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FONDAZIONE RezzatoBs Catalogo delle mostre disponibili al noleggio

PInAC Campionario Mostre

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Campionario Mostre PInAC

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Catalogo delle mostre disponibilial noleggio

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Con lo sguardo dei bambini del mondoCatalogo delle mostre disponibili al noleggio

Siamo fieri e felici di mettere a disposizione le opere che la Fondazione Pinac conserva con amore e cura per esporle nel vostro territorio. I motivi di tanta fierezza? Eccoli.Le mostre sono piccole e curate, i disegni che le compongono molto, molto belli e non stereotipati.Affrontano temi eterni: abitare, muoversi, incontrarsi, vivere insieme; guardare il cielo, osservare le erbe e i fiori; si cimentano con diverse tecniche espressive.Veicolano con semplicità e potenza la varietà e la ricchezza degli sguardi e della realtà che rendono così bello, vario e complicato il mondo.Dietro ogni disegno un viso, un’emozione, un paese, una storia che merita di essere conosciuta e rispettata.I disegni della Pinac sono un patrimonio dell’umanità, come i bambini e le bambine che ne sono autori, come l’acqua, la pace, la cultura. Invitano, attraverso la gioia della felicità espressiva che comunicano, a preservare a qualsiasi età e latitudine la bellezza e la creatività come diritto per tutti. Mariella Foresti Presidente Fondazione PInAC

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A che giocogiochiamo

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La mostra propone lo sguardo particolare e attento di giovani autori e autrici sul mondo dello sport, prevalentemente vissuto in prima persona ma anche seguito come pubblico partecipe e, in minima parte, visto rappresentato in televisione. Pensiamo che uno dei motivi per cui non spiccano opere di spettacolarizzazione ‘mediatica’ dello sport è sicuramente riconducibile agli anni in cui la maggior parte delle opere è stata realizzata – fra gli anni ’60 e ’80 – ma certamente il fattore decisivo è da ascrivere a come i bambini e le bambine vivono lo sport quale gioco di movimento organizzato,

individuale o a squadre che sia – con una partecipazione emotiva molto alta e come forte impegno personale.L’esposizione offre un approccio nuovo al mondo variegato e tanto seguito dello sport. Come spesso capita, il segno infantile coglie la realtà con uno sguardo più diretto – per molti aspetti più libero – e ne svela dimensioni lontane dall’ovvietà di cui abusano oggi i mezzi di comunicazione quando parlano di sport.

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A che gioco giochiamoMovimenti, ritmi, corpi, spazi e regole fra gioco e sport

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Album di famiglia

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Sfogliare l’album di famiglia è sicuramente uno dei gesti più intimi e carichi di affettività che possiamo fare.Certamente la famiglia è, per definizione, caratterizzata, fondata e definita dallo stare insieme di qualcuno con qualcun altro. È uno stare con… radicato, per gli adulti-genitori, su una libera scelta: quella di essersi uniti, per amore o per condivisi sentimenti di affetto e di stima; per i bambini uno stare con… come naturale, un dato storico indiscutibile nel quale essi affondano la loro stessa identità. La mostra propone i diversi modi con i quali si sta con i familiari. Stare con… nella sua declinazione dello

stare in mezzo, dello stare fra genitori e fratelli. Si vedono diversi accanto, diversi insieme, diversi separati, diversi in mezzo e diversi con…; tutti figure specifiche, storiche dello stare insieme, adulti e piccoli, sotto lo stesso tetto: diversità date dall’età dei bambini, dal proprio specifico sentirsi, dalle pedagogie parentali, dalle abitudini sociali, dalle rappresentazioni dell’età infantile, da quelle dei familiari, dalle storie e dai miti del gruppo familiare.

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Album di famigliaLa rappresentazione della famiglianei diversi paesi del mondo

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Al mercato

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Le opere colgono dettagli e totali, personaggi e ambienti in dialogo fra loro, capaci di interpellare l’osservatore esterno e di coinvolgerlo nel gioco del viaggio immaginario dentro un mercato che ha per confini il mondo.Ci si imbatte in pescatori africani e in pescivendoli nordamericani, in fruttivendoli giapponesi e in fioriste peruviane. Il suk iraniano confina con il mercato serrano sudamericano con le sue venditrici di terrecotte o il contadino che offre le patate.La venditrice di rane viene da Pavia, il venditore di dolci da Verona, il banchetto dei würstel è arrivato da Merano,

l’ombrellaio dalla provincia bresciana. Al mercato polacco si comperano oche, al marchet di Nairobi soprattutto coloratissima frutta. A Bucarest si va al mercato anche con l’ombrello, nella russa Tula si ammirano i giocattoli, inaccessibili, dentro le vetrine.È una festa di colori e di lingue, nonostante le diversità tutti si intendono, si scambiano le merci migliori si offrono i prodotti più belli. Basta un sorriso, il gesto fiducioso della mano, in cenno cortese di ringraziamento.

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Al mercatoI colori, i profumi, i personaggi, che animanola vita in angoli di mondo

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Col nasoall’insù

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Il titolo, suggerito da uno dei bozzetti a matita in mostra, descrive la postura fisica, che è anche atteggiamento dello spirito: avere la testa rivolta al cielo segnala occhi puntati a scrutare l’infinito, mente pronta ad immaginare, cuore disposto a vibrare di emozione.E questo non per distogliere lo sguardo dalla nostra amata e tribolatissima Terra, su cui teniamo i piedi ben piantati, ma per declinare quel desiderio di Assoluto che è tanto profondo nei bambini: bisogno dello spirito, memoria ancestrale di una lontanissima origine. Da tempere, pastelli, graffiti, stampe, collages polimaterici, matite, polveri dorate e tele

dipinte ecco l’altra metà del paesaggio che abitiamo: cieli notturni palpitanti, incastonati di preziosissime stelle, vortici di meteore luminose che attraversano in corsa l’atmosfera terrestre e incantano come fuochi artificiali nelle sere di festa. E comete che con le loro apparizioni rarissime e misteriose sanno di farsi desiderare… da piccoli e grandi.

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Col naso all’insùI cieli notturni, i miti, il fascino degli astri

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Dentroil villaggio

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La proposta si configura come un viaggio con moltissime tappe in cuii giovani autori mostrano cosa vedono, come e cosa scelgono di mostrare del villaggio, della città, del quartiere cui appartengono e della loro casa, intesa non come luogo intimo della famiglia ma come edificio del vivere quotidiano.È uno sguardo esterno, spesso giocato a volo d’uccello, come nelle antiche mappe, per riflettere su continuità e differenze che definiscono le culture e il vivere sociale.Sono i diversi luoghi dell’abitare, da Occidente a Oriente in cui si riconoscono i materiali, le architetture e le forme di

raggruppamento degli edifici: il cerchio delle capanne di Nairobi, il villaggio peruviano, i vicoli dell’anglosassone Perth e la piazzetta di Nuoro, il villaggio rumeno, le strade metropolitane, le tende del villaggio indio.Nelle piazzette, fra i vicoli, sulle strade, davanti alle case c’è quasi sempre gente che passa, fa festa, lavora, prega, danza. Un intrecciarsi di vite, colori e suoni.Ma è possibile anche ascoltare il silenzio di alcuni luoghi della fantasia e le voci della notte.

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Dentro il villaggioGli edifici del vivere quotidiano. Uno sguardooltre l’Occidente

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Echi diletteratura

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Nell’archivio della Raccolta museale della fondazione PInAC sono numerose e anche lontane nel tempo le opere infantili che dialogano con le pagine scritte. Per i giovani autori italiani Pinocchio è l’opera letteraria più presente, seguono le fiabe tradizionali, le poesie di Angelo Canossi o di Leopardi, le filastrocche di Gianni Rodari e Roberto Piumini.Ma si trova anche Pippi Calzelunghe, L’Isola del Tesoro, Peter Pan.In altri Paesi europei, come la Russia, e non occidentali, come ad esempio il Giappone, si fa riferimento invece a fiabe e leggende della tradizione popolare del luogo di appartenenza ma anche ai

grandi personaggi della letteratura, da Amleto al Piccolo Principe o ai romanzi di Tolstoj.Un’ interessante e curiosa galleria di immagini – a partire dal libro – di miti ed eroi, streghe e pirati che hanno assunto volti, forma e colori grazie alla fantasia e al gioco intepretativo di letterari e indispensabili viaggi infantili dai diversi Paesi del mondo.

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Echi di letteratura nelle opere della PInAC

Le suggestioni visive rappresentate da bambine e bambini dopo l’incontro con poesie, romanzi, favole e filastrocche

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Fotoframe

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L’esposizione propone una cinquantina dei frame realizzati nel percorso di televisione a circuito chiuso che ha prodotto, coi bambini di cinque anni, il film “Di tutti i colori”, vincitore del Premio Alberto Manzi 2006.Si tratta di un percorso di ricerca/azione artistico-espressiva, guidata da Vinz Beschi – regista e videoanimatore dello staff della PinAC – che ha sperimentato il sistema televisivo usato in chiave creativa.Le foto scelte sono le più interessanti e contigue alle esperienze di videoarte, anche se in questo caso inconsapevole. Esse rappresentano i segni-stampe digitali di un agire i cui significati hanno

come meta la condivisione, al di là delle individuali competenze e delle singole estetiche.L’esperienza attiene al percorso di Videattivo, scelta di metodo e di merito che costringe ad identificare continuamente il punto di vista, in una spazialità reinventata e originale. Un processo interattivo e sensoriale caratterizzato da momenti precisi: riconoscere, significare ad altri, estraniarsi, problematizzare, confrontare. Un percorso privilegiato per coinvolgere piccoli e grandi.

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FotoframePennellate elettroniche di tutti i colori

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I segnidell’incisione

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Si tratta di un’antologica di stampe realizzate negli anni Sessanta-Novanta. Le opere provengono da Italia, Giappone, Francia, Stati Uniti, Polonia, Australia, Cuba e costituiscono una straordinaria galleria di immagini poetiche che sanno sorprendere e incantare. Per la difficoltà che la tecnica dell’incisione impone, l’età degli autori e autrici maggiormente rappresentata va dai 10 ai 14 anni. Non mancano però alcune stampe dei piccoli dai 5 ai 9 anni capaci di produrre magiche incisioni anche policrome. Adigrafie, acqueforti, acquetinte e soprattutto linoleografie che rivelano la guida di insegnanti

appassionati e competenti, rispettosi del segno infantile, ma di grande capacità maieutica. Il visitatore resterà sorpreso dall’abilità tecnica e affascinato dai temi che spaziano dal paesaggio alla città, dalla letteratura alla storia locale, dai temi civili al surrealismo.

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I segni dell’incisioneStampe di bambini-autori presenti nella raccolta musealedella Fondazione PInAC

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La PInACdegli esordi

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La mostra ricostruisce il bandolo di un progetto pedagogico che tesse la trama di una ricerca e di una sperimentazione coerente e verificata. Le opere scelte sono datate anni Cinquanta e Sessanta.La ricostruzione visiva tratteggia quei ponti e quei fili che Aldo Cibaldi, insieme alle sue maestre, andava costruendo e ordinando. I disegni catalogati risalgono al 1955 e quelli selezionati per quest’occasione arrivano fino al 1969. Il tema più rappresentato in mostra si ispira alla natura attraverso i paesaggi, gli animali, il ritmo delle stagioni. Non mancano elaborati a soggetto religioso e qualche visione domestica.

Diversificate le tecniche espressive, anche se la parte del leone viene sicuramente fatta dal colore a tempera, sia diluito che nel suo spessore materico. Numerosi i Paesi presenti, ma anche città italiane e il territorio bresciano.Scorrendo le annate delle produzioni arrivate in quel periodo, salta agli occhi l’impennata, quantitativa: dai 4/5 lavori del 1956, ai 22 del 1964, dai 63 disegni nel 1967 ai 205 del 1969, in un crescendo molto intenso e significativo. L’opera di contatto, scambio e formazione ferveva, contagiava e portava frutto.

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La PInAC degli esordiI primi lavori raccolti da Aldo Cibaldi per costituire la Pinacoteca internazionale dell’età evolutiva

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Mestieri

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Le opere esposte, provenienti da Italia, Giappone, Gran Bretagna, Polonia, Repubblica Ceka, Usa, Russia, Kenya, Perù, Svizzera, Germania, offrono aspetti del lavoro umano specchio del tempo – dalla fine degli anni ‘60 agli anni ’80 – in cui è stata realizzata la maggior parte dei lavori presentati. Dai cassetti dell’archivio è uscita una folla variegatissima e affascinante fatta di contadini, operai e operaie, casalinghe e meccanici, pastori, allevatori e lavandaie, pescatori e artigiani. Incontri sorprendenti con uomini e donne dei quali pare udire le voci e i richiami, con animali al pascolo in mansuete greggi, con macchine

agricole dai motori sbuffanti. Si incontra l’arrotino-ombrellaio-stagnino in un turbinio di folla, di voci allegre, di ombrelli e pentole da aggiustare. Le rappresentazioni per alcuni aspetti potrebbero appartenere anche ai primi decenni del Novecento, perché mostrano mestieri attualmente molto meno visibili o che hanno subìto una sostanziale trasformazione tecnologica.

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MestieriL’attività umana nelle immagini dei gesti, degli ambienti e dei prodotti, interpretati da bambine e bambini del mondo

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Nei giardinidel mondo

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Nella scelta delle opere si è deciso di estendere il concetto di giardino a quello di paesaggio. I bambini infatti raccontano di luoghi vissuti, visti, o solo sognati: gli alberi del bosco e quelli da frutto, la campagna coltivata, l’orto, il giardino, lo specchio d’acqua e l’ansa di un fiume, quei fiori – proprio quelli e non altri –, l’angolo speciale lungo il sentiero che porta al villaggio.Quali i paesaggi dunque? Innanzitutto realtà e sogni dai diversi angoli della terra. Le opere narrano di creste andine ornate di fiori di cactus, di gialli campi di ravizzone, di selve e di orchidee, di frutteti vestiti a festa e di fiori regali nelle

loro divise smaglianti. Ci sono la trina dei rami spogli di giardini dormienti e gli spazi verdi percorsi da giochi infantili, orti ordinati e protetti, orientali tappeti di fiori di loto e sentieri dai bordi fioriti nel cuore del villaggio africano. Racconti che ci parlano una volta di più dell’importanza dell’acqua, della diversità delle culture e della trasversalità dell’amore per la propria terra.

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Nei giardini del mondoGli alberi, i fiori, gli spazi verdi negli occhie nei colori infantili

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Pennelli che passione

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Carte dipinte a tempera o ad acquerello da bambine e bambini di 19 Paesi del mondo, realizzate fra il 1964 e il 2005, carte sprizzanti energia e freschezza, gioia di vivere e stupore. Pennellare è il verbo che sa visualizzare il movimento delle mani e dei cuori dei giovani autori alle prese col colore e il suo stendersi sul foglio: tratti, tocchi, colpi di pennello ampi e distesi, contratti ed aggressivi, carichi di colore fino a creare volume, aerei e lievi nelle velature impalpabili.Sembra di vederle quelle giovani mani stringere, impugnare, guidare pennelli di tutte le fogge e misure; preparare il colore

con le terre e l’uovo, il latte, l’acqua, spremerlo dal tubetto per le tempere o, per gli acquerelli, asportarlo da cubetti o pastiglie dalle mille sfumature.La raccolta museale PInAC è costituita – per oltre la metà – di elaborati dipinti con la tempera, così come è presente un buon numero di acquerelli e di lavori realizzati a pennello.

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Pennelli che passioneL’espressività delle tempere e la poesia degli acquerelli

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Pinocchio in PInAC

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Era il 1972 l’anno in cui Luigi Comencini proponeva il suo Pinocchio in tv e PInAC lanciava, con la rivista ‘Madre’, un omonimo concorso. Le opere in mostra appartengono a quel momento e propongono un tuffo nell’espressività infantile che dialoga con Pinocchio e il suo mondo; un dialogo fra gli stili rappresentativi e le poetiche personali; un confronto all’interno delle diverse età dell’infanzia che racconta, con le matite e i colori, anche storie di ordinaria quotidianità. Benché parte dello svolgimento cronologico della narrazione collodiana sia rintracciabile nella serie di

linoleografie realizzate dai ragazzi della media di Montichiari (Bs), la scelta non ha voluto privilegiare l’illustrazione sequenziale del racconto.È sembrato più interessante porre attenzione ai temi e ai personaggi maggiormente ricorrenti. Si è privilegiato la varietà dei punti di vista, i modi e gli stili delle interpretazioni, la messa in scena di ambienti e situazioni.

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Pinocchio in PInACGalleria di Pinocchi, Fatine, Gendarmi, Gatti e Volpi

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Piume, pennee pennuti

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Immaginate di entrare in una magica voliera di cristallo che accoglie una pigolante, coloratissima miriade di uccelli intenti a disegnare nell’aria arabeschi e volute.Considerate che la straordinaria collezione di volatili multicolori proviene dalle terre d’Oriente e d’Occidente, dall’algido Settentrione come dall’infuocato Mezzogiorno.Scoprite che gli artefici di tali specialissime creature sono bambine e bambini che non superano i 14 anni. E stupite.L’azzurro che incornicia le opere è una citazione del cielo, territorio assoluto di queste aeree creature, ma anche degli

specchi d’acqua su cui si appoggiano cigni, anatroccoli e gabbiani. Non mancano pennuti che razzolano nell’aia o che regalmente attraversano la savana. Un’immersione discreta e stupita nel mondo delle creature che hanno ali per volare e che consente anche ai visitatori di spiccare il volo.

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Piume, penne e pennutifrulli d’ala e pigolii

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Signori in carrozza!

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La mostra rimanda alla capacità, alla fantasia e alla poesia delle rappresentazioni realizzate, tra gli anni ‘60 e il 2006, da bambine e bambini di diversi Paesi del mondo – fra cui Giappone, Repubblica Ceka, Perù, Italia – attorno al tema del treno; presenza urbana e collegamento sul territorio attraverso gli ambienti naturali e quelli costruiti dalle comunità umane.Il treno come mezzo collettivo di viaggiare il mondo, dai piccoli paesi alle grandi città, dalle montagne al mare. Ma anche il treno dei bambini, quello proposto dalla filastrocca di Gianni Rodari che gioca tra ironia e poesia per stuzzicare visioni

poetiche partendo dalla concretezza dei treni reali e delle loro strade di ferro.L’esposizione potrà viaggiare presso Comuni e/o Enti diversi interessati al tema del treno come mezzo collettivo immerso nell’ambiente e alle modalità rappresentative della cultura visiva prodotta dall’infanzia. Signori in carrozza! si propone come una fermata facoltativa speciale per immergersi nella poesia dei piccoli e giovani autori che hanno giocato a raccontare il loro treno con colori e pennelli.

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Signori in carrozza!Treni e rotaie, stazioni e viaggiatori

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TukoPamoja

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Il progetto Tuko Pamoja nasce come una sinfonia da una straordinaria collaborazione a più mani. Il prodotto è Tuko Pamoja, parole swahili che significano “tutti insieme.”Disegni, fotografie, alcune testimonianze verbali: un piccolo gioiello per provare ad organizzare i segni espressivi di linguaggi diversi e complementari di una trentina di bambini e adolescenti tra i 6 e i 16 anni, a cui tutti insieme dare un’ opportunità di protagonismo e visibilità, un rinforzo al desiderio di esprimersi.Korogocho è rappresentata dai bambini e dalle bambine di Korogocho, sono gli schizzi grafici e gli scatti fotografici

di ragazzi e ragazze che dallo slum raccontano lo slum, autori e soggetti della loro storia, delle loro emozioni.I contenuti maggiormente rappresentati con matite e pennarelli rimandano alla quotidianità vissuta: il mercato, il fiume, le danze collettive, agli animali amati o temuti, ai giochi infantili, gli agguati e le violenze. Il linguaggio fotografico restituisce profondità al loro sguardo, interiorità ai loro racconti di vita. Con sorprendente intensità le foto disvelano personaggi e ambienti, oggetti e attività.

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Tuko Pamoja (Tutti insieme)

Disegni, fotografie e testimonianze di bambine e bambini di Nairobi, Kenya – Africa

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Viva ledifferenze

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Viva le differenze è stato un intrigante esercizio di ricerca secondo parametri non noti agli autori, ma intrinseci ad essi: la loro appartenenza di genere, l’ambiente in cui vivono, la religione che praticano, la tipologia di scuola che frequentano, le modalità di danzare, fare musica, di vivere in famiglia.Ne è uscito uno straordinario caleidoscopio di opere capaci di raccontare la quotidianità di maschi e femmine, di età dai 5 ai 16 anni, nati in 13 diversi Paesi del mondo: dal cuore di Rezzato a quello dell’Isola di Pasqua, passando dall’Europa, alle Americhe.

In questo gioco di confronti si riscontra, una volta di più, la conferma che le differenze stanno negli occhi di chi guarda quando, osservando con curiosità il mondo, scopre la molteplicità che sta oltre la propria individualità.La mostra è un gioco che coinvolge i visitatori adulti e bambini. Una caccia al tesoro è aperta: viva le differenze tutte da scoprire.

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Viva le differenzeFemmine e maschi, vicino e lontano, piccolo e grande,dentro e fuori, il piacere di scoprire la ricchezzadelle differenze nella cultura visiva prodotta dall’infanzia

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Viverealtrove

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È un viaggio con bambine e bambini africani, indonesiani, indiani, curdi, brasiliani e guatemaltechi. Tutti – fatta eccezione per i ragazzi degli ospedali di Emergency – sapevano dove sarebbero volati i loro lavori e di avere un interlocutore lontano. C’è, nei loro disegni, la consapevolezza di raccontare di sé ad altri. Per apprezzare come l’hanno fatto bisogna entrare in punta di piedi nei loro lavori e mettersi in ascolto.Il loro intento è prevalentemente informativo: mostrano la casa tipica, il villaggio, la magnificenza architettonica e cromatica del tempio, l’organizzazione sociale e collettiva, il paesaggio.

Vivere altrove racconta un altrove comune e accessibile a tutte le bambine e i bambini del mondo che non ha a che fare con la fisicità della terra ma con l’impalpabile materia dei sogni. Se segnalare le diversità culturali è importante per costruire la pace e la comprensione fra i popoli, è altrettanto fondamentale identificare la matrice comune che ci rende degni del termine Umanità, di cui fantasia e poesia sono marche irrinunciabili.

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Vivere altroveElaborati infantili e condizioni di sviluppo

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a cura di Elena Pasettigrafica: Luisa Goglio

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Via Disciplina, 6025086 Rezzato (Bs) Italia

Chiuso il lunedì. Da martedì a domenica, aperto il mattino dalle 9,30 alle 12. Sabato e domenica pomeriggio,dalle 15 alle 18. tel./fax 030 2792086

[email protected] www.pinac.it