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Breve analisi della pittura vascolare greca, dal X al IV secolo a.C.Tesina accademica
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Breve analisi dell'evoluzione della pittura vascolare greca,dal X al IV secolo a.C.
“Non c'è una tradizione diretta che unisca le remote origini ai giorni nostri ma c'è una tradizione diretta tramandata dal maestro all'allievo e dall'allievo all'ammiratore o al copista, che ricollega l'arte dei nostri giorni, qualsiasi casa o cartellone pubblicitario dei nostri tempi, all'arte antica di migliaia di
anni fa”[Ernst H. Gombrich]
Claudia ZanardiComunicazione e didattica dell'arte
Corso di metodologia progettuale della comunicazione visivaProfessor S. Venturi
Anno accademico 2010/2011Accademia di Belle Arti, Bologna
Abbiamo poche testimonianze della grandezza della pittura greca, l'unico modo per
farcene un'idea, seppur vagamente, è quello di prendere in esame la pittura vascolare,
la quale ci offre un quadro panoramico discreto dell'evoluzione della pittura greca
attraverso circa un millennio.
Vi è una grande varietà di vasi con fogge diverse dal momento che la loro destinazione
era varia.
Vi erano vasi per bere (coppa o càntaro), vasi per il trasporto d'acqua (hydria), per
mescolare bevande durante i conviti e quindi dall'imboccatura larga (cratere,
oinochòe), per custodire l'olio e il vino (dolio, anfora, pithos), per conservare profumi
(aryballos) ed infine vasi utilizzati solo in circostanze speciali come quelli nunziali o
funebri (lekythos).
Tutti questi vasi quindi, se pur decorati, avevano uno scopo pratico e non decorativo.
Venivano modellati al tornio, fatti seccare e poi dipinti prima della cottura e portavano
spesso la doppia firma del vasaio e del decoratore.,
La decorazione era generalmente molto aderente alla forma del vaso, possiamo
parlare di una vera e propria scienza delle proporzioni tipicamente ellenica
caratterizzata da un'evidente tendenza all'ordine, alla simmetria e alla chiarezza.
CàntaroHydria
Oinochòe o cratere
Pithos AryballosLekythos
Periodo geometrico (X-VIII a.C.)
Dopo l'invasione dorica la pittura vascolare riprese vigore in tutta l'area ellenica.
Il periodo è caratterizzato da vasi di piccole e grandi dimensioni, ammirabili sia per
quanto concerne la purezza delle forme sia per le decorazioni geometriche: punti a
tratteggio, linee a zig-zag, rettangoli, cerchi, rombi, croci uncinate... il tutto distribuito
su fasce orizzontali parallele con un'altezza variabile.
Notiamo la presenza anche di figurine umane e animali
ridotte a schemi geometrici.
Il triangolo pieno rappresenta il torace, mentre quattro
fili le gambe e le braccia.
La colorazione vede colore nere su fondo chiaro.
Possiamo trovare esemplari di questo stile presso la
necropoli del Dipylon, Atene.
Periodo orientalizzante: stile rodiota e corinzio (VII-VI a.C.)
Ha maggior successo presso Rodi e Corinto.
È caratterizzato da vasi lussuosi, decorati con sfingi,
animali fantastici di ispirazione mesopotamica, rosoni e
stelle. Sono presenti anche delicati riempimenti geometrici
e vivaci rappresentazioni umane.
Il colore prevede ancora figure nere con sfondo chiaro con
qualche possibile variazione cromatica.
Un esempio caratterizzante può essere l'oinochoè del
Louvre.
Periodo dei vasi a figure nere sul fondo rosso naturale dell'argilla (VI-IV a.C.)
Fiorisce sopratutto in Attica.
È caratterizzato dalla scelta della figura umana come soggetto principale. Le figure
spiccano nere sullo sfondo rosso-arancione ed a volte sono ravvivate da tocchi rosei,
violacei e bianchi.
“Vaso François”, Museo Archeologico di Firenze
Rinvenuto a Chiusi prende il nome dall'archeologo
che lo rinvenne.
La datazione è dell'inizio del VI secolo, ha la doppia
firma del vasaio Ergòtimo e del pittore Clìzia.
Decorato con più di duecento figure nere, con
riferimenti a temi famosi del mondo ellenico
descritti con un'immediata velocità narrativa:
caccia al cinghiale, nozze di Peleo e Teti (episodio
più importante che si trova quindi sulla linea delle
anse), corsa di quadrighe ecc.
Curiosità: Nel 1900 il vaso fu ridotto in 628 frammenti da un custode del museo
improvvisamente impazzito, la ricostruzione si deve ad abilissimi restauratori.
“Anfora di Exekias”, Museo Gregoriano Etrusco, Città del Vaticano.
Opera interamente attribuibile all'artista Exekias.
Del VI secolo e rinvenuta a Vulci.
Raffigurava Aiace e Achille intenti a giocare a dadi su di
una pietra.
Il Mingazzini nota che l'episodio dei due eroi che, immersi
nel gioco, dimenticano il momento più critico della
battaglia (non infatti armati entrambi) era contenuto in un
qualche poema epico che però la tradizione non ci ha
tramandato.
Il disegno è nitido e conciso ed è in coerente armonia con
la forma dell'anfora.
Periodo dei vasi a figure rosse su fondo nero: lo stile severo (530-470 a.C.) e
lo stile nobile (470-450 a.C.)
Si sviluppa specialmente in Attica. È caratterizzato dalla preferenza per le figure
umane, realizzate con una tecnica diversa dalle precedenti.
Da figure nere su fondo rosso si passa a figure rosse su sfondo nero affinchè si
potessero concretare meglio le sfumature non solo chiaroscurali, gli effetti di
prospettiva lineare e arera e gli scorci.
Il grande innovatore fu Cimone da Cleonae, di cui ci parla anche il Plinio.
“Nella Historia Naturalis (I secolo dopo Cristo), Plinio racconta che il pittore greco
Cimone di Cleone aveva inventato la tecnica dei catagrapha; tecnica a tutt'oggi
misteriosa nonostante la precisazione di significato che lo stesso Plinio ne dà: «hoc est
obliquas imagines». la locuzione «immagini oblique» non ha significato alcuno, né
viene mai ripresa nella trattatistica successiva. Tanto che le pliniane «obliquas
imagines» vengono rese, nella metà del Quattrocento, dallo scultore Lorenzo Ghiberti
in «l'atteggiare delle figure e li posari d'esse» e, poco più d'un secolo dopo,
dall'umanista Giovan Battista Adriani in «figure in iscorcio»; con ogni probabilità
entrambi i traduttori fiorentini deducono quel significato dal proseguire del racconto di
Plinio, dove Cimone è chi per primo disegna articolazioni e vene dei corpi umani e
altro ancora inventa.” Bruno Zanardi, 02-09-2007, IL SOLE 24 ORE
• Stile austero
Prima fase del periodo che prende il nome dal fatto
che i soggetti dipinti fossero quasi sempre austeri.
“Kylix con la discesa di Teseo in fondo al mare”
Kylix (larga coppa sostenuta da uno stelo esile e
slanciato) ad opera di Eufronio il quale dà una
prova di abilità con un sapiente adattamento di
parecchie figure entro un tondo.
“Beviamo. Perchè aspettare le lucerne?Breve il tempo.O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte, *kulìkvnais megalais poikìlais* perchè il figlio di Zeus e di Sèmelediede agli uomini il vinoper dimenticare i dolori.Versa due parti di acqua con una di vino;e colma le tazze fino all'orlo: *kulix* coppae l'una segua subito l'altra”
[Alceo, fr. 346 V.]
• Stile nobile o grandioso
Le figure non vengono più disposte soltanto su un solo piano ma anche su piani diversi
di profondità, dando così luogo ad un'innovativa visione prospettica data da un nuovo
concetto spaziale.
Periodo fiorito (fine V sec.- inizio IV sec. a.C.)
La pittura vascolare comincia a decadere: non vi sono più composizioni equilibrate ma
vi è una profusione di personaggi, un esagerato gusto aneddotico, il vigore espressivo
si attenua e l'attività pittorico-decorativa si riduce a raffinati virtuosismi. La produzione
vascolare finisce quindi per assumere una dimensione interamente industriale se non
artigianale.
Le lekythoi funerarie attiche della seconda metà del V
secolo, sono vasi di piccole dimensioni e colmi di essenze
odorose, nei quali possiamo trovare una qualche traccia
della lezione fidiaca: erano infatti decorati con poetiche
immagini giovanili con contorni delicati.
Mentre la pittura vascolare in Grecia si avviava verso la fine, in Italia, specialmente in
quella meriodionale, sorgevano, grazie a ceramisti attici emigrati, molte fabbriche di
ceramiche.
La produzione della Magna Grecia si caratterizza
per le grandi dimensioni dei vasi, per
un'eccezionale vivacità espressiva e per un
senso vivo della realtà.
Si sviluppa in Campania, Lucania e Apulia.
Mentre la ceramica apula preferì soggetti storici
e drammatici, quella campana e lucana si
concentrò più verso soggetti comici o scene
mitiche parodiate.
Cratere apulo: Orfeo assalito da donne tracie