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Notizie, curiosità, recensioni... PixelPress è la rivista contenitore di DeadPixels! 100% Indipendente e senza texture sula lingua!
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- RUZZLE:
TRA PASSIONE E FANATISMO
PixelPress is a product of MadInk Project http://deadpixels.altervista.org
Month’s character!
Nome: Dante
Cognome: Ignoto
Soprannome: Son of Sparda
Età: Ignota
Nazionalità: Presumibilmente americana
Occupazioni: Cacciatore di demoni, esempio di tamarragine, nefilim
Prima apparizione: Devil May Cry - Capcom – Playstation 2 – 2001
Ultima apparizione: DMC – Ninja Theory – multipiattaforma - 2013
Prossima apparizione: Ignota
Ha detto: Let’s ro k, Ba y!
EDITORIALE
Che dire? Soprattuttamente grazie a chi ci segue e ci sostiene dal primo giorno. Che
navigare nel mare della rete è una cosa difficile e spesso si rischia di finire sommersi da
pagine e pagine di siti copia/incolla. Sin dal primo giorno abbiamo provato a portarvi una
ventata di novità (per quanto ci sia ovviamente possibile), ed è bello vedere dopo qualche
mese che in un certo senso il nostro sforzo è stato ripagato. Dopo i ringraziamenti che
altro aggiungere? Un oratore migliore di me forse tacerebbe, ma poiché io sono uno con la
lingua lunga (pure troppo) permettetemi un attimo di spendere due parole. Su tutto
benvenuti! Questa è PIXELPRESS, la stampa made in DeadPixels. Stampa digitale
o ia e te, he ui o a ia o u eu o, figu a si se i ettessi o a sta pa e! Il progetto è tanto semplice quanto potenzialmente efficace: offrire alla nostra utenza uno
strumento con cui avere una carrellata rapida degli articoli del mese appena trascorso con,
in più, qualche chicca saltuaria. Siamo ancora in fase di rodaggio, ma lasciatevi fare e
magari sapremo pure stupirvi! PixelPress è gratuito, indipendente, downloadabile e,
ovviamente, senza texture sulla lingua e ci permetterà di offrirvi in maniera accattivante
quello che è stato il meglio tra gli ultimi articoli redatti. Sarà un nuovo appuntamento fisso
ricco di passione, rubriche, editoriali ed articoli di approfondimento sui tempi più cari alla
NERD CULTURE. A metà tra una fanzine ed un monthly recap, questo progetto è frutto
della nostra passione per questo lavoro nonché del nostro affetto per voi che, nonostante
il mare di merda che gira per la rete, riuscite sempre a trovare un buon motivo per saltare
sulle nostre pagine. Questo numero 1 lo dedichiamo a voi allora, cari Pixels a cui, ancora
una volta, non posso che dire: grazie di cuore!
Sommario
Finalmente arriva su
console il reboot ad opera
di Ninja Theory. Tante le
controversie, ancor di più
le speranze. Sarà riuscito il
team a mantenere le
promesse riportando
Dante, in pompa magna,
sulle nostre console?
IN COPERTINA:
’
- 05 DMC: Devil May Cry (VG)
- 08 Django Unchained (Movie)
- 11 Educazione Siberiana (Book)
- 13 Ha o u iso l Uo o ‘ag o! - 16 Meglio Hit a o Assassi s C eed?
- 18 Di Ruzzle e di Altri Demoni
What’s news?!
In occasione del Nintendo Direct, la sofwtare house ha annunciato che nel suo ventre poligonale in 3D sono in gestazione
uo i titoli pe Wii U: t a uesti u uo o “upe Ma io, “upe “ ah B os, u el Ma io Ka t e u i a a ile The Lege d of Zelda tutto da scoprire! Mario è ormai un appunatemtno quasi annuale ma un nuovo Zelda? Cazarola non stiamo nella
pelle!
Quello he edete ui di fia o u soldato f a ese. Dal Mali fi o all Afgha ista t a i soldati i peg ati elle issio i di pa e sta spopola do il passa o tag a o l effige di u tes hio, p ati a e te lo stesso he po ta Ghost all i te o della se ie
Call of Duty. Stavolta il problema è diverso. Si tratta di una questione di immagine e
di pensiero. In una guerra che già di per sé non ha nulla di buono, ci mancava giusto
il fa atis o di ual u o t oppo o pia iuto dal suo estie e. La issio e di pa e
perde quel poco di credibilità che aveva, mostrando un lato della cosa ancora più
cinico e disinteressato, in cui – purtroppo- il so iso effa do del tes hio solo la pu ta dell i e e g di uesta e talità. Lo “tato aggio e di Pa igi si già di hiarato
estraneo ai fatti, additando contro il soldato in questione e in particolar modo alla
Legione Straniera.
Destiny è la nuova ip creata da Bungie e della quale
ancora non si conosce nulla. I creatori di Halo,
comunque, si sono già detti pronti a stupire i gamers di
tutto il mondo nel corso della prossima GDC di San
Francisco.
Due a i di su essi el setto e dei ideogio hi o cosa da poco, ma dopo dieci anni di Halo, Bungie si è
trovata di fronte ad una grande sfida: costruire un
mondo completamente nuovo, pieno di misteri ancora
più incredibili, luoghi, creature, e opportunità di
i esti e to pe il gio ato e.
La e t ge di o sole o ai diet o l a golo. Vo i elati e all a i o dei uo i ha d a e e t o la fi e
di uest a o si fa o se pre più insistenti.
Sembra quasi che Sony e Microsoft vogliano
emulare Apple in quanto a strategie pre lancio. A
rafforzare questa teoria ci pensano quelli di
NeoGaf che pubblicano le rumoreggiate specifiche
tecniche di entrambe le console, con una
Playstation 4 che monta:
- PROCESSORE APU PRODOTTA DA AMD CON
4 CORE E FREQUENZE DI CLOCK MAGGIORI
DI XBOX 720
- SCHEDA GRAFICA AMD 8000 DA 2 A 4 GB DI
RAM GDDR5
e una Xbox Next/ 720 che risponde così:
- PROCESSORE AMD JAGUAR A 1.6 GHZ, 8
CORE
- SCHEDA GRAFICA AMD 8000 O 8900
- 8GB DI RAM DDR3
Una cosa è certa, Microsoft e Sony se ne daranno
di santa ragione anche questa volta!
recensioni
Follia e coraggio. Quanto basta per compiere azioni che agli occhi dei più possono sembrare cavolate che non
po te a o a ulla di uo o. “ta olta i asa Cap o ha o fatto le ose i a ie a u po a o ala e, pe l appu to, de isa e te folle. Ha o p eso u pe so aggio ta to azzuto ua to a ato e l ha o spogliato di tutto e gli e hi di u a fa ase s o olta dalla de isio e p esa si se to o a o a oggi. Chissà os passato i mente ai produttori quando hanno infilato, ideologicamente parlando, un proiettile nella testa del Dante che
tutti o os ia o. Addio ai Let s ‘o k e i a i Too Eas . Già, hissà o su esso, hissà hi l ha de iso. Eppu e u el gio o gli s iluppato i ha o eli i ato tutto iò he a e a o eato, e l ha o esettato. Tabula rasa. Si parte da capo. Quello che sarebbe potuto essere Devil May Cry 5, come per magia, finisce per
essere semplicemente Devil May Cry o Dmc, in una sorta di nastro di moebius creativo. Nuovo personaggio,
nuova storia, nuovo mondo. Stesso gioco?
La storia: praticamente la stessa. Sembrerà strano visto il cianciare fatto fino a questo momento, ma è così, il
a o a io a ati o segue a asta za fedel e te gli e e ti dei apitoli p e ede ti. C il ost o Da te, Ve gil, uel atti o e di Mu dus i te to a do i a e il o do, i soliti de o i o pi oglio i e sa gue i quantità indust iale. A a ia e piuttosto il o testo. Il ollega e to t a ealtà e l u i e so de o ia o la ile a tal pu to he le azio i o esse da u lato i flue za o iò he a ade ell alt o. A sf utta e la situazio e i pe sa Mu dus, leade di u o ga izzazione dietro la quale in realtà si celano i demoni.
Att a e so il o t ollo dei edia, ies e lette al e te ad i ade e e odifi a e la ealtà o l ausilio dei suo poteri, il tutto senza destare alcun sospetto. Praticamente un piano di Berlusconiana fattura. A rompergli le
uo a el pa ie e u o ga izzazio e, hia ata L O di e, he te ta i tutti i odi di po ta e a galla la verità, ed è qui che entra in gioco Dante. Ricercato da Mundus che teme il suo potere e desiderato
dall o ga izzazio e o lo s opo di fe a e uest ulti o, il ost o e oe fi i à suo alg ado a fa f o te agli e e ti, t o a dosi all i te o di u tu i io di situazio i he lo po te a o a o pie e s elte i aspettate ed a scoprire dettagli sul suo passato tormentato.
recensioni
Beh, he di e, u plot a ati o u po a o ato al passato e fo se o i g ado total e te di p e de e il olo. La storia è comunque convincente, bella, appassionata e ricca di pathos. Si lascia apprezzare e vivere grazie ad
una regia ben curata, che si muove arrogantemente tra le varie sequenze e talvolta irridendo anche suo stesso
il passato.
Che poi a dirla tutta è il gameplay che fa la differenza. Sembrerà una frase fatta, eppure è dannatamente
vero. Pur avendo trama e personaggi da Oscar se la parte giocata non soddisfa completamente, il fail è
assicurato. Ninja Theory prende in mano una patata riscaldata nelle fiamme infernali e – udite, udite – ne esce
solo con qualche piccola scottatura. A vederlo Devil May Cry sembra lo stesso: combo a terra, combo aeree,
devil trigger, proiettili manco fossimo in un film di John Woo e quel ritmo che ormai è diventato un marchio di
fabbrica. Il retaggio storico che porta dietro è enorme, nonostante la parola reboot nasconda più di qualche
insidia, il cuore pulsante del gioco è sempre lo stesso. Batte adrenalinicamente, sempre più forte, sempre più
veloce, e cazzo se ci piace, ci piace eccome. Prendendo in mano le redini del gioco ci si accorge che il feeling è
se p e lo stesso. La elo ità d azio e i asta i a iata, osì o e g a pa te delle o e ze. La diffe e za a questo giro la fanno le armi e il layout di comandi. Se in passato Dante disponeva di più strumenti tutti più o
meno dello stesso genere, ora ha sì più armi, ma divise in due categorie: angeliche e demoniache.
A a to alla fidatissi a e odatissi a ‘e ellio , figu a o esse zial e te due a i: l A ite e l Osi is. Il primo un pesante e potente martello, la seconda una veloce ed agile lancia. Questi due soli strumenti hanno
la capacità di distruggere tutto quello che conoscevamo su Devil May Cry. Attivandosi tramite i grilleti laterali
trasformano on the fly la Rebellion, cambia do di o segue za patte d atta o. Questo sig ifi a he te e do p e uto u g illetto possia o esegui e atta hi, ad ese pio, o l A ite e, all i te o della stessa o o, s it ha e i auto ati o ad Osi is, il tutto aga i alte a dolo o l o ai lassica Rebellion.
Ammettiamo che in prima battuta lo switch, e più in generale il layout dei comandi, non è dei più intuitivi,
a zi, ole do esse e u po più si e i, i ha dato o po o filo da to e e. Ora dopo ora, nemico dopo
nemico, memoria muscolare, abilità e voglia di giocare fanno il resto.
“
ù
”
recensioni
Si prende confidenza e si abbandona quella incapacità delle prime missioni, a tutto questo subentra la
spetta ola ità dell azio e e u a soddisfazio e ludi a se za pa i. Il te i is o al di sotto di uesta s elta, conferma Dmc come uno degli action migliori di sempre. E non è tutto, Ninja Theory è riuscita nel rendere il
titolo una costante evoluzione di se stesso. Ogni abilità sbloccata genera nuove soluzioni di gioco. Le armi
fu go o a he da a pio e , ha o i fatti la apa ità di di e ta e u a so ta di ampino per interagire con
determinati punti del fondale che a loro volta costruiscono le basi per la componente platform del gioco.
Le sequenze platform sono sintomatiche di un intero rinnovamento avvenuto nel level design. Stage come
corridoi (manco fosse Final Fantasy XIII) lasciano spazio a livelli leggermente più articolati e ricchi di sezioni di
esplorare. Per completare una missione al 100% non basterà troneggiare ammazzando tutti i nemici ma anzi
è necessario u atte to studio dell a ea di gio o. Og i issio e p e ede u e ose a ee aggiu ti e, aggiu gi ili uoi s o a do u o idoio e as osto, uoi o l utilizzo delle a i de o ia he, a tal
p oposito si ap e u o s e a io uo o all i te o della saga: il acktraking. Ebbene sì, in puro stile Zelda i livelli
affrontati in precedenza andranno ripassati per raggiungere posizioni prima irraggiungibili perché mancava
l att ezzo giusto. A uesto a so ato o ia e te la i e a di tutte le issio i e t a spa se per i vari stage.
Tornando ai combattimenti questi non sarebbero riusciti se non grazie alla buona quantità di nemici
presentati. Pur non brillando per originalità i demoni di questo nuovo capitolo sono ben realizzati e vari,
talvolta riescono anche a far uscire il bestemmiatore che è in noi. Una cosa però vogliamo dirla, e non senza
un certo rammarico: i boss sono veramente pochi. Da sempre punto di forza della serie, le boss battle si sono
ridotte drasticamente di numero e questo è un vero peccato.
Più in generale l i te o o pa to gio ato solidissi o e ede le sue u i he pe he el la out e ella macchinosità che contraddistingue le prime fasi gioco. Passato lo scetticismo iniziale (praticamente il
leit oti dell i te a a oglie za ediati a si passa al di e ti e to pu o, all azio e sf e ata e al tatti is o che fa felici anche i giocatori più smaliziati. Tirando le somme, Devil May Cry, ci è piaciuto. I Ninja Theory, così
come Capcom, si sono assunti un bel rischio e, nonostante le premesse non fossero le migliori, hanno creato
un titolo davvero ottimo. Il sentiero lastricato da fan arrabbiati e gente capace di apprezzare solo gli
omaccioni di Gears of War, ci sarà sempre, i passatisti ancorati ai vecchi capitoli pure, i finti esperti di
videogame che additeranno il capitolo come deludente anche, eppure non bisogna preoccuparsene. VIA IL
VECCHIO, DENT‘O IL NUOVO. E fa ile gua da e al passato e p o a e ostalgia a il futu o, o e ual u o di estremamente saggio ha detto una volta, è in mano a chi sa osare. Rendiamo grazie a chi ha provato a
reinventare un titolo che forse – e dico forse – stava iniziando a perdere colpi. Questo Dmc è intriso
o u ue dell a i a he lo ha se p e o t addisti to, hi ha gli o hi uo i pe gua da e o fati he à a riconoscerne all i te o il titolo he ha se p e a ato. Pe uel he ale, e to ato Da te o fo se do e o dire benvenuto!
recensioni
Oggi pa lia o di Dja go U hai ed, l a ete isto? T attasi del uo o fil di Ta a ti o, p ati a e te u o aggio più he u e ake, del fil Dja go dell o ai lo ta issi o 1996 t a l alt o a he uesto consigliato). Che ci porta qui oggi su questa pagina? Beh… o e tutte ose la passio e a o du i ui, he sia videoludica, fumettistica o, appunto, cinematografica poco importa. I Dead Pixels sono pronti a dire la
propria.
‘affaele ‘EdeiDE“IDE‘I di hia a:
Le scuole di pensiero sono due: da un lato quelli che ritengono Tarantino un povero coglione, incapace di fare
qualcosa che sia poco più che il copia/incolla di scene e canovacci presa di film a dir poco celeberrimi.
Dall alt o hi ado a il suo fo se ato itazio is o, o side a dolo – non senza motivo – un regista avantpop,
forse addirittura il migliore della categoria. Beh, che dire? Ti spari le tre ore di Django Unchained e come
sempre o le ami o le odi. Ma se le ami (come nel mio caso) non puoi far altro che avallare le teoria dei suoi
estimatori pe h Dja go U hai ed o ull alt o he u alde o e dei iti del West e o solo , i ui si mescolano situazioni ed inquadrature tipiche dello Spaghetti Western, nonché un umorismo scaturito da
personaggi decisamente massicci e cazzuti. Grandissime le prove attoriali (Christoph Waltz su tutti), per un
o plesso di azio e e t a a he fila lis io o e l olio, t a itazio i, p ese i gi o, azio e e la tipi a iole za ta a ti ia a . È u fil asi ista, a età t a itazio e e p esa i gi o i ui si definisce ancora una volta
l a o e i e so di uesto egista pe le ope e di ge e e. Dul is i fu do, o ello stile di Ta a ti o, il fil i o di hi he, o pa sate, olo e so o e ele i e ua t alt o possa se i e a is eglia e i se si e la
memoria) su così tanti livelli da trasportarci letteralmente via. Django è insomma un nuovo viaggio nella
cinematografia Tarantiniana. Una roba seria, cazzuta, capace di lasciarci con la testa immersa nel mondo di
Django, con la fottuta voglia di mettersi un cinturone in vita.
recensioni
Pas uale Khal g a hia:
Devo dire la verità, io sono un fan sfegatato di Tarantino. E non parlo solo dei suoi film, quanto nel suo
atteggiamento volto al recupero di tutta quella cultura di b- o ie u po di e ti ati e u po ist attati. Molti dei suoi film preferiti sono i miei film preferiti e con alcuni di questi ci sono letteralmente cresciuto.
I so a io e Ta a ti o di solito sia o sulla stessa lu ghezza d o da. “ottoli eo di solito, pe h , fate i levare subito il sasso dalla scarpa, a me Django Unchained è piaciuto a metà. Ho trovato imponente
Christopher Waltz, che è riuscito a delineare il suo personaggio con maestria senza pari. Se in Bastardi Senza
Gloria mi aveva entusiasmato, qui è riuscito a sbalordirmi. Non credevo affatto che questo ruolo potesse
essere nelle sue co de. E il esto? Beh il esto u g osso Meh . Ho t o ato la sto ia a ale e s o tata. No a ete u po pie e le palle di sto ie di a o i i possi ili, e dette e apito oli? Holl ood ha ie pito la testa di sta roba da piccoli e questo è probabilmente il fil più Holl oodia o di Ta a ti o. E u a spe ie di promessi sposi ambientato in America e con le pistole. O ia e te se ti edi T ilight hai i p o le i a se ti sciroppi 3 ore quasi di amore contrastato diretto da Tarantino e ambientato nel West sei figo. Proprio da
qui veniamo al secondo punto. Django non è un western ma un film in costume, con dei grossi alti e bassi
associati a qualche scivolone nel genere cui vorrebbe appartenere. Insomma mi aspettavo di più e per di più
non intendo la lunghezza a issale del fil he io dio se du a a ezz o a di e o essu o hiede a i soldi indietro.
Ma ia o T le Du de aggiu ge:
“a ò si e o, o i ite go u g a de a a te dei Weste , u po da fa o ho isto questo film unicamente perché attratto dal nome –
praticamente una garanzia – di Quentin Tarantino. Dopo Kill Bill, Pulp Fiction e
Le Iene che ho letteralmente adorato non potevo lasciarmi scappare questo
uo o fil . E e o il Weste o i affas i a, ma non bisogna mai essere
troppo certi di ciò che si può apprezzare, e infatti ho avuto ragione nel
is hia e e ede e uesto fil . Dja go u este pe hi o a a i western, ha quella straordinaria capacità di trasportarti in questo universo
senza accorgertene. Appena ti rendi conto della categoria di film cui stai
assistendo è troppo tardi: vorresti già stare su un cavallo, indossare un
discutibile paio di stivali e, perché no, andartene in giro a riscuotere qualche
taglia a furia di proiettili. E poi? Poi del ta a ti is o o u ue: itazio i, iole za, o i ità. C tutto uello a ui Ta a ti o i ha a ituato. E di uesto o posso he e de e g azie. Passa do da u a s e a all alt a, o i e de o
conto nemmeno del passare del tempo; le quasi tre ore totali non mi hanno
i i a e te sta ato. “a à pe l otti a e itazio e, pe le usi he stratosferiche, eppure questo film mi ha colpito. Lo ritengo consigliabile a
p ati a e te hiu ue a ia t e o e da utta e , he poi ta to da utta e non sono. Ah e i o date i la D uta…
recensioni
Ch istia Pa iu o p o u ia:
Ho visto il film la scorsa settimana. Di proposito non avevo cercato alcun trailer prima di vederlo al cinema:
il isultato stato olto uo o. No o os e o la sto ia di Dja go; solo he l ulti o fil di Que ti Tarantino. Un nome una garanzia: personaggi eclettici e solida sceneggiatura. Ho apprezzato soprattutto la
colonna sonora (per buona metà di matrice italiana), eccezion fatta per alcuni brani che ho trovato poco
pertinenti alla pellicola in questione. QT, così come in ogni suo film, allestisce in maniera magistrale il gioco
delle parti, giocandosi una alla volta le sue carte vincenti: Samuel L. Jackson è odioso e dissacrante,
Leonardo Di Caprio è un ottimo stupido ricco ignorante, Jamie Foxx è un animale (ma quel vestito blu dopo
la p i a ezz o a? ne parliamo?), e Christoph Waltz , spettacolare anche solo da ascoltare!
La solita sfilza di pe so aggi i p o a ili e di situazio i u po fuo i dal o u e de ti o ultifu zio e o po go o u i i e e te ed app ezza ile o i e. T e o e so o olte, a la genialità di Tarantino la si
ota ei dettagli, e si sa e e he dettaglio i uesto a po e ui ale a se ue za aggiu ti a.
Non entusiasmante come Bastardi senza gloria, ma è solo un parere personale. In ogni caso: da non
perdere! Se dovessi valutarlo da 1 a 10 direi 7,5.
Django è un film controverso ma
appagante. Ennesima prova di un regista stiloso ed eclettico.
recensioni
Quante volte li guardiamo al cinema fare cose stratosferiche? E quante volte, nel momento in cui i
protagonisti trionfano (in modi non sempre verosimili o intenzionali) ci guardiamo nell'oscurità della sala e
sussurriamo "ma che stronzata." Spesso capita, sulla via del ritorno a casa o davanti a una birra, di aprire
lunghe discussioni su questi personaggi. Per gioco si potrebbe persino pensare a una top ten di cavalieri neri;
per farci chissà cosa a parte da spalle in una rissa non è dato sapersi, ma il punto è che in questo team tutti
vorrebbero un Urca siberiano. Di cosa stiamo parlando? Del membro di una delle comunità criminali più
temute della Russia meridionale a cavallo tra gli anni '70 e '80 del 1900. Da sempre nemici del potere, prima
dagli Zar, poi dalle istituzioni del comunismo, gli Urca furono deportati e relegati in una stretta regione del
sud dell'ex URSS: la Transnistria. Lì, questi furono costretti a vivere sotto la sferza del regime a stretto
contatto con altre realtà criminali. Gli ultimi anni di vita degli Urca in Transnistria vengono raccontati da
Nicolai Lilin attraverso i suoi stessi occhi in Educazione Siberiana (Einaudi): un libro che da un anno a questa
parte sta facendo molto parlare di sé. Facciamo un po di conti. Il romanzo è tradotto in 14 lingue e
distribuito in 20 paesi del mondo (non è stato tradotto in russo, su richiesta espressa dello stesso NL). Per chi
non lo sapesse questo signore vive a Como, possiede uno studio di tatuaggi. La fama del suo scritto è valsa a
procurargli i complimenti di Roberto Saviano ed altri nomi illustri, nonché l'invito a partecipare a un
considerevole numero di trasmissioni televisive (tra le quali, in Italia: il Chiambretti Night e il Maurizio
Costanzo Show). Immancabile l'acquisto dei diritti d'autore per la trasposizione dell'opera sul grande
schermo da parte del regista Gabriele Salvadores. La prima del film in Italia è prevista in data 8 febbraio
2013. Insomma, come la EL James nel nostro precedente appuntamento, questo Nicolai è un altro che ha
sfondato di brutto. E dunque cos'avrebbe di speciale questa sua "educazione", in virtù della quale sono stati
sacrificati milioni di pagine e mosse montagne di danaro? Kolima (questo l'appellativo dell'autore all'interno
della comunità da cui proviene) è un Urca. Gli Urca non hanno codici, ma solo leggi non scritte: regole molto
semplici, rigide, tramandate di generazione in generazione e per questo considerate sacre, la cui
trasgressione comporta l'espulsione dalla comunità stessa. Onora gli anziani, onora i simboli sacri, non
rubare se non ai ricchi o allo Stato, non uccidere se non per giusta causa; l'omosessualità non è tollerata;
proteggi i deboli e in genere le persone affette da handicap anche a costo della vita.
recensioni
Un complesso di norme non molto consuetudinario, ma che disegna uno schema a ben vedere coerente. La
vera sorpresa di questo libro è infatti la filosofia di NL, capace di spaventare ed esaltare chi legge; in grado di
suscitare empatia e di indurre il lettore, in ultima istanza, a pensare che gli Urca siano "i buoni." Un
paradosso, questo, che è chiave di lettura della stessa ideologia del giovane Urca: l'essere ligio ai doveri della
propria "famiglia", determinato quando serve. In parole povere: essere "un criminale onesto." Per
comprendere quanto gli Urca fossero cazzuti basti pensare che, all'epoca, un poliziotto che restava per un
anno in Transnistria veniva retribuito come se avesse prestato servizio per cinque anni: esattamente come in
guerra, si. Un libro efficace, scritto da Lilin di suo pugno dopo i primi 5 anni trascorsi in Italia, che parla di un
mondo tragico e comico al tempo stesso, un mondo lento, in grado tuttavia di forti e improvvise scosse. Una
terra di nessuno dove la violenza e l'altruismo convivono come due amici a in una stanza e nel quale ogni
concetto di istituzione e di intelaiatura sociale proveniente dall'alto viene prima offesa e poi (e ditemi se è
poco) relativizzata. Un libro che lascia trasparire in modo genuino come anche un mondo del genere possa
possedere una sua dignità. Tutto qui? Se ci fermassimo dovremmo concludere che Nicolai Lilin ha dato alla
luce un capolavoro di letteratura etnica-antropologica moderna. Tuttavia la storia insegna che perdere più
tempo nello studiare qualcosa può portare a preziosi risultati. Partiamo dalla scrittura: efficace, semplice, ma
non priva di punti oscuri. La lingua italiana è stata assimilata dall'autore, ma forse non a sufficienza per dare
la dovuta chiarezza a certi dettagli. Qualcuno potrebbe dire che è un'opera gretta. Eppure c'è una vocina che
non la smette di star zitta che suggerisce che "probabilmente" le rare ma evidenti incertezze stilistiche di NL
siano presenti in questo testo volutamente e non da lui. Rimarrà un dubbio insoluto. In ogni caso chi critica
questo libro per l'eccessiva semplicità va a collocarsi in una posizione scomoda, poiché criticare
un'importante testimonianza umana e culturale come Educazione Siberiana sulla base di argomentazioni del
tipo "non è un bravo scrittore" è eccessivo, controproducente e fuori luogo. Bisognerebbe ricordare a molti
che non tutti i narratori hanno all'esordio la vena di Dan Brown. Simbologia: curioso è il modo con cui
ricorrano elementi che l'autore descrive come tipici della tradizione Urca, ma che in realtà somigliano
inequivocabilmente ad elementi della tradizione italiana: il cappello con 8 triangoli ricorda la coppola
siciliana; i pirozki non sono biscotti farciti ma una sorta di calzoni ripieni (qui proprio non ce la faccio a
mettere questo punto interrogativo). Eticamente dubbio è anche il messaggio che questo libro consegna al
mondo: supponiamo pure che Kolima ci piaccia, che ci conquisti; eppure è sempre di una mafia in fin dei conti
che stiamo parlando, no? Sorge spontaneo chiedersi dunque: è mai possibile che sia esistita una mafia così
categorica, idealista e protettiva verso tutte le donne e i bambini? Sarebbe una bella favola, ma di certo non
parliamo di una favola in questa sede. Peraltro risulta difficile credere che Kolima e i suoi "criminali onesti"
rubano, uccidono e aggrediscono solo per legittima difesa o per difendere ideali altissimi mentre tutto ciò che
è al di fuori della famiglia Urca è un'umanità allo stato bestiale, composta da assassini senza morale,
stupratori di ragazzine, drogati e pederasti. Siamo onesti: probabilmente il racconto di Nicolai Lilin presenta
molti contenuti romanzati, ma resta un'opera ugualmente originale ascesa a grandi livelli, ove in genere
siamo abituati a vedere ogni genere di porcheria. Se avete lo stomaco sensibile leggete Fabio Volo; se al
termine spazzino preferite quello di "pulitore ecologico" allora leggete Ulisse di Joyce; se volete la violenza
vera abbandonate i vostri CSI e Gossip Girl e iniziate a guardare OZ dalla puntata numero 1. E amen. Ma se
cercate una storia inconsueta, violenta, se vi piace lo stile borderline e non avete pregiudizi né aspettative
eccessive (non esiste il libro perfetto, esistono solo libri che piacciono e non) questo è indubbiamente un
buon libro da scegliere tra tanti.
Point of view
C e a u a olta u Uo o ‘ag o. C e a u a olta pe h – magari non lo sapete – uell Uo o ‘ag o adesso o più. O a, p i a di s e de e di asa pe a da e a a della e Ma Pezzali (in fin dei conti uno dei tanti
che gli ha tirato i piedi prima del tempo), vediamo di capire cosa diamine è successo. Partiamo dalle cose
semplici: Spider Man è vivo. Chi è morto è invece Peter Parker. Che evidentemente avrà fatto qualche sgarro
all i dust ia del aff o, più se pli e e te, le sue sto ie o i ia a o a sta i sulle alle ed a e de e po o e osì, o e da t adizio e, i asa Ma el si sa a o detti: oh, sai he ?! ‘e upe ia o e dite e fa ia olo s hiatta e! FUCK YEAH! Tutti ad abbracciarsi ed a piangere commossi come in una comune
hippie. E così, con il numero 700 (numerazione originale) di Amazing Spider-Man, la Marvel ha
defi iti a e te esso fi e alla ita dell Uo o ‘ag o Classi o se ai ual osa di lassi o sia i asto…)
facendo – udite udite – morire Peter Parker. Eh già, al buon vecchio Peter sto giro ancora mancava che nel
corso degli anni tra La Caccia di Kraven, La Saga dei Cloni e mutazioni varie, era forse rimasto uno degli unici a
non essere ancora morto. Il che, dal nostro punto di vista, aveva dato al personaggio un fascino quasi
e le ati o: uello dell i o a pe e elle za di asa Ma el. U pe so aggio, i so a, he o osta te gli acciacchi restava un qualcosa in cui la Marvel si sentiva di credere. Così semb a a… e i e e ia, aput, iao ciao Parker. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire cosa sia successo premesso che, come avrete
i tuito, uesto a ti olo i fa ito di spoile . “ull ulti o gi o di giost a della se ie si e a isto Pete i o t a e una sua e hia e esi, l a i oto Do O k he, a ausa di u a alattia i u a ile, e a o ai i fi di ita e prossimo a divenire qualcosa di molto simile ad una mummia. La notizia di per sé fu già notevole perché la
morte di una nemesi del calibro di Octopus se a a, all o hio dei fa uei po hi i asti , u a ella t o ata pe is eglia e u po di i te esse e so u a se ie he dopo il a e di i hiate del i lo O e Mo e Day aveva scosso parecchio la fanbase.
Point of view
TRIVIA:
L'Uomo Ragno (Spider-Man), il
cui vero nome è Peter Parker, è
un personaggio dei fumetti,
creato da Stan Lee (testi) e Steve
Ditko (disegni) nel 1962,
pubblicato dalla Marvel Comics.
La sua prima apparizione
avviene in Amazing Fantasy
(prima serie) n. 15.
In seguito, è apparso in molte
testate, tra cui Amazing Spider-
Man, Sensational Spider-Man,
Spectacular Spider-Man e molti
altri. Attualmente le avventure di
nuova pubblicazione vengono
presentate sulla collana The
Superior Spider-Man.
La rivista Wizard Magazine lo ha
classificato terzo nella Top 200
Comic Book Characters of All
Time
Ma che succede?! Succede che sul numero 698 di Amazing Spider-Man si scopre che i due si sono scambiati
di corpo portando lo spirito di Peter nel moribondo corpo di Octopus e viceversa, il tutto nel corso di una
saga, quella di Spider Island, in cui i pote i dell Uo o ag o so o stati t asfe iti su tipo… h… tutti i personaggi Marvel! Si anche quelli scrausi, sì persino quelli che quasi mai ci si incula di striscio. Ora che
su ede? “u ede he e t e Do O k p e de o fide za o i pote i e la ita del agno (ed anche con la
sua bella moglie), Peter, intrappolato nel corpo morente della sua nemesi, prova insieme ad una banda di
sfigati a ip e de e possesso della sua ide tità a se za isultati… e osì sul u e o la Ma el ha messo fine alle sofferenze di Mr. Parker uccidendolo, visto che il corpo di Octopus non ha retto più e via.
Addio! Questo, però, non prima di dare vita ad un momento di autentico squallore in cui il supereroe
strappa alla sua nemesi la promessa di continuare il suo operato. Questi – ovviamente – ha accettato e così
ia ad A azi g e la go a “upe io . “upe io “pide Ma . Nuo a se ie, uo a u e azio e, uo o “pide Man.
Point of view
Ora premetto una cosa. A me Spider Man non è mai piaciuto granché a livello fumettistico: le sue
sto ie i so o se p e se ate u a ozzaglia di uo i se ti e ti, attuta e he spesso o facevano ridere) e tutta una serie di temi triti e ritriti, rivestiti ogni tanto di qualche costume
autenticamente orrendo, tipo quello bianco della Fondazione Futuro (ARRRGH!). Non si mette in
du io la pote za del pe so aggio o uello he esso ha sig ifi ato all i te o dell e oluzio e del edia ma, semplicemente, ho sempre preferito gli X Men. Che i gusti so gusti oh! Quando poi la Marvel
propose tutto quel ciclo sulla morte di Zia May, ed il Back in Black (che non è la canzone di Amy
Wi ehouse e poi il patto o il Dia olo eal! pe esetta e il gio o la osa mi ha fatto scendere le
palle a li elli asote a. “e u a osa he disti gue la Ma el su og i alt a asa edit i e i fatti il o etto di o ti uit ossia uella o ti uità he si ea elle sto ie dei pe so aggi e ei o di ad
essi collegati. Resetta e l Uo o ‘ag o i se ata ui di u a p esa pe il ulo ella e uo a a ui oggi si a ad aggiu ge e a he uesta o te . E le i golette so o d o ligo. D o ligo o solo perché il mondo dei fumetti ha quella magica capacità di non lasciare i morti nelle tombe ma
sop attutto pe h i pa e u po p ete zioso sostitui e u pe so aggio i o i o o e Pete Pa ke o u illai o e Dotto O topus he gua da… già fosse stato Ve o fo se si sa e e detto di e o a il succo è proprio il cambio di rotta. Cambio di rotta che – tra le altre cose – si è già tentato sulla serie
Ultimate dove Peter è morto per lasciare il posto ad un nuovo eroe mezzo ispanico, mezzo nero, mezzo
vattelapesca, tutto inutile.
A questo punto ci si aspetta che prima o poi le cose to e a o al lo o posto… e di e to osì sa à, ta t he i asti sape e he già el u e o della uo a se ie u e to fa tas a aleggia alle spalle del uo o e supe io e ‘ag o. E uesto ua to. Che di e? Bhe se e pot e e di e peste e o a ed in effetti è proprio quello che sta succedendo in questa tempesta di idee malsane che la Marvel sta
a e do. La ost a i p essio e he si oglia e upe a e te e o su di u pe so aggio he, da u po di tempo, ha perso ormai il suo smalto in favore di tutta una serie di trovate che partendo dalla serie
L Alt o: E ol i o Muo i ha o pesa te e te i ta ato la edi ilità della testata. E se osì fosse o si potrebbe negare che in casa Marvel stiano riuscendo nel loro intento, basti pensare alla valanga di
lette e i ato ie he Da “lott, ideato e dell i iziati a, ha i e uto già dopo po he o e dall us ita dell al o. Pe uel he i i te essa ueste sto ie o a i e a o da oi p i a di ual he te po a fa comunque riflettere la morte di Peter Parker. Non sappia o se l i dust ia sia o ai alla f utta, a questo divagare di pessime idee concatenate le une alle altre o di scelte drastiche che si smentiscono in
una manciata di mesi, ci da una sola lapalissiana idea: in fondo, in certe cose, qualcuno lì in alto non ci
crede più. Magari a qualcuno fregherà pure sapere cosa combinerà un vecchio rincoglionito negli
elasti i pa i dell Uo o ‘ag o, pe uel he i igua da i se a se pli e e te he la Ma el stia andando alla deriva venendo meno proprio in quei fondamentali che essa stessa aveva forgiato anni ed
a i fa. E se la su a delle s elte se a las ia i te de e he ea he a a Ma el i eda più… con quali mezzi convinceranno invece proprio noi a continuare a crederci? Meditate gente! Meditate!
Point of view
Un paio di settimane fa girovagando per il Mediaworld in cerca di un illuminazione, mi sono imbattuto nel
fil di Hit a , us ito el i se a o i te p etato da Ti oth Olipha t, i offe ta a € pa lia o del lu a , l ho p eso se za pe sa i su molto, continuando a camminare tra i vari reparti,
insinuandomi in ogni anfratto dove era presente un qualsiasi tipo di scaffale riflettevo sulla saga di Hitman,
su ua to l age te app ese tasse da e o il lato os u o di Ja es Bo d.
Preso dalla nostalgia e it o a do i ol po tafogli alleg o ausa t edi esi a i so detto fa ulo, p e do l A solutio a p ezzo pie o , affe azio e de i ata dal fatto he e o i attesa he ual he opia di se o da mano facesse capolino tra gli usati del GS o del Media, ma niente, una quantità imbarazzante di Dishonored
usati, di ‘eside t E il i e ita il e te aggiu ge ei , di Assassi s C eed a di lui essu a t a ia, seg o evidente che la qualità del prodotto è alta e che la gente, giustamente, ha preferito tenerselo stretto, per
uesto oti o i so o de iso a p e de lo i a a al ispa io e posso di e a g a o e he ai € spesi dal sottoscritto sono stati spesi meglio. Tornato a casa per farmi salire la scimmia da vero Nerd mi sono
sparato il film, a parte una Olga Kurylenko da urlo che riuscirebbe a tenere attaccato allo schermo anche un
uho , o e di o o i Tos a i. Gua da do il fil a he se o fedelissi o al assi o i so o i o dato di quanto fosse potente la figura di Hitman e di quanto fossero elabo ate pe l epo a le sue e a i he di gio o, il p i o ha eal e te o iato u ge e e e a dista za di a i la figu a dell age te ha a te uto inalterato tutto il suo infinito carisma, anche solo guardandolo in penombra, con le sue Silverbullet silenziate
in mano e la cravatta rossa che fluttua magicamente nel vuoto, già solo questa immagine sgretola quella di
qualsiasi altro assassino videoludico esistente e riesce a trasmettere una sorta di aura ancestrale che porta il
giocatore a contemplare 47 più che a interagire con lui.
Point of view
L otti o la o o s olto sulla ost uzio e del pe so aggio ha dato ita a u a figu a olto ape ta i a po interpretativo, i creatori non hanno mai voluto raccontarci le sue vere origini, sappiamo solo che è un clone
es iuto all i te o dell o ga izzazio e o lo s opo ulti o di di e ta e l assassi o pe fetto, f eddo, distaccato, sociopatico e granitico in ogni suo gesto, tutte qualità che il personaggio nel suo completo da
lavoro incarna perfettamente, riuscendo a bucare lo schermo e a far immedesimare ancora di più di quanto
non riesca a immedesimare un personaggio del quale si conosce praticamente tutto. Un dettaglio questo,
una scelta azzardata ma azzeccata allo stesso tempo, che definisce un rapporto con il proprio alter ego
unico. Provando e godendomi il meraviglioso Absolution non ho potuto fare a meno di non pensare ad
Assassi s C eed e a ua to U isoft de a i g azia e IO i te a ti e pe lo sti olo eati o offe togli e la ago ata d idee p ese i p estito dalla saga di Hit a se za e gog a al u a. Lo s o e to ė
sopraggiunto quando mi sono reso conto che i gamers non hanno mai associato i due assassini in termini di
similitudini nelle meccaniche di gioco, Ubisoft zitta zitta è riuscita a far passare inosservato quello che a me
sembra evidente, ovvero che gli elementi alla base del proprio titolo di punta sono praticamente identici a
ua to offe to dalla saga dell age te , a he se l aggiu ta del f ee oa i g può fuo ia e il gio ato e e portarlo fuori strada. Di sicuro Ubisoft ha saputo vendere il suo prodotto, ha saputo far credere che il suo
assassi o fosse l u i o i a ie te ideoludi o he e itasse di esse e a ato, app ofitta do dei a i di sile zio dall us ita del Blood Mo e , la saga di Assassi s C eed si i posta o e pio ie a di un genere
che in realtà conta già il suo massimo esponente, ma non si chiama Desmond/Altair/ Ezio/ Connor, si
chiama 47, scelta mai tanto azzeccata per definire un personaggio, un numero, un codice a barre sulla
testa, bastano questi due elementi a far viaggiare la mente del giocatore facendogli creare inconsciamente
il suo personalissimo agente 47, una veicolazione emotiva geniale quanto il personaggio stesso.
Queste mie impressioni però non vogliono sminuire il lavoro svolto da Ubisoft nella creazione dell u i e so di Assassi s C eed, he o i e di solo stealth e he a zi ha saputo sf utta e la a ta sto i a e gio a i di gusto, inserendo situazioni limite intrecciate a fatti davvero accaduti, un pò come ha fatto Dan Brown in
ambito letterario e cinematografico, insomma dei gran paraculi che sono stati ripagati con milioni di copie
vendute e gli onori della cronaca. Parliamo di due prodotti di altissimo livello, ma solo uno può fregiarsi del
titolo di iglio e del ge e e e uello se za du io Hit a , dire il contrario è Hipster.
Olga Kurylenko è un'attrice e
modella ucraina naturalizzata
francese. Oltre al film su
Hitman la si ricorda anche per
essere la topa atomica nel film
di Max Payne.
Point of view
A e o he o i iate sulla Lu a ed i uel aso i e e e da di e: eati oi i sa ete e ta e te a o ti dell esplode e di u a uo a a ia, uella di ‘uzzle. No luogo da ui sal a si da uesta uo a moda videoludica ma soprattutto sociale. Che sia Twitter, Facebook, piuttosto che casa vostra o il vostro
uffi io l appli azio e i uestio e sa à si u a e te el aggio di po hi et i o di po hi post. No he sia
un male, intendiamoci, che grazie a Ruzzle ci sta gente che FINALMENTE sta ampliando il proprio
o a ola io olt e le t e ta pa ole e la osa, pe o e a o i te pi, o i dispia e affatto. Ma he os Ruzzle? Come nasce? E soprattutto come ha avuto o igi e il su esso? Fa ia o u po di hia ezza e s a ia o pu e uatt o hia hie e. ‘uzzle ulla più he l ulti o espo e te di u uo o ge e e di videogame mordi e fuggi che, se proprio dovessimo categorizzarli, potremmo definirli tutti appartenenti a
uelli del ultipla e asi o o t ! asi o o ! “o o u otto di pu ti! , ossia u a tipologia di ideoga e o petiti i i ui, tutta ia, o isog o di a e e l a e sa io e essa ia e te o esso
assieme a noi. Questo perché i server del gioco (rigorosamente online) registrano il punteggio ed il turno
della nostra partita permettendoci un confronto con i nostri avversari che può avvenire anche dopo ore,
gio i o setti a e dall i izio della pa tita esse do uesti gio hi s a diti da dei tu i di competizione
precisi e definiti. Ruzzle, a ben vedere, non è il primo esponente di questa categorie, e neanche quello più
brillante. Forse è stato semplicemente il più immediato e riconoscibile trattandosi, sostanzialmente, di
una rimodernata versione del Pa olie e Boggle , Has o – a i . Il pu to he u appli azio e uffi iale del Pa olie e esiste ed s iluppata e dist i uita da Ele t o i A ts a essu o se l ai i ulata di striscio il che fa prospettare due idee. La prima è che lo sviluppatore del giochino, tale MAG Interactive,
sia tipo il più grande genio del marketing di sempre. La seconda è che forse forse sia tutta una questione di
culo. Ma torniamo in tema: Ruzzle nasce circa un anno fa con il nome di Rumble, e li per li non se lo è filato
nessuno. Del resto se a nessuno è mai venuta voglia di giocare al Paroliere sul proprio iPhone, perchè
dia olo do e e gio a e a ‘u le ?! Dopo 9 mesi dal lancio il gioco ha cambiato nome e,
improvvisamente, ha raggiunto la magica soglia di circa 7 milioni di utenti totali.
Point of view
Co e a ia o già detto uesta tipologia di gio hi o e a uo a al e ato dell i t atte i e to o di e
fuggi, tutta ia l esplosio e della popola ità del titolo stata u ual osa he i suoi p ede esso i o avevano neanche lontanamente concepito. E non è che parliamo di perfetti sconosciuti, ma di applicazioni
come Draw Something e SongPop, giochilli che alcuni di voi ancora giocheranno con i propri amici (hispter
della fungia!). Il primo altro non era è un clone portatile di Pictionary, il secondo è una sorta di
usi hie e . Ossia u gio o i ui o o e i do i a e u a a zo e as olta do e solo u a piccolissima
pa te eh si… “a a a da di E i o Papi . Eppu e, o osta te i titoli di ui sop a a esse o do i ato il e ato, ‘uzzle si o u ue i posto i odo oatto, ta t he i uesto o e to p o a il e te
uno dei videogame più giocati del pianeta. La do a da, di e e ual u o, o hi ? a pe h ? . Perchè Ruzzle si ed altri no? Partiamo pure dal presupposto che giochi come SongPop detengono
comunque un cospicuo record di giocatori, il successo di Ruzzle non può che spiegarsi con un concetto:
viralità. Avete presente le due ipotesi che si siamo posti qualche spazio più sopra? Ebbene scartiamo pure
la p i a, pe h MAG I te a ti e o il uo o essia del a keti g ta t he il suo oss, ‘oge “kage all, stato il p i o a stupi si dell i redibile successo del proprio prodotto.
No a ia o fatto ulla per h a adesse, u istero. Possia o solo ipotizzare he u gruppo di adoles e ti a ia o i iziato a sfidarsi o divide do il gio o oi loro a i i
L uso di Google A al ti s, ha pe esso a “kage all e so i di s op i e he, l o igi e della diffusio e del gio o la si de e ad u i pe ata di gio ato i el uo e di Colli s, i Lousia a a pa ti e dall di e e scorso. In pratica sarà successo quanto detto da M . “ka ge all: u g uppo di agazzi i ha t o ato l app tra le nuove proposte dei vari store (aveva cambiato nome, do you rememba?), ha cominciato a sfidarsi in
amicizia ed ha poi condiviso i suoi risultati a mezzo social network, insinuando il tarlo della curiosità nella
testa dei p op i o pag i. ‘uzzle ui di u fe o e o a diffusio e i ale la ui i etta agi a , sosta zial e te o esiste. La o t op o a he lo stesso gio o, o il più o u e o e di pa olie e, di fatto non se lo fila nessu o. ‘uzzle i e e si. L idea he si p ospetta he el o do essu o a ia ai avuto voglia di giocare con gli amici al Paroliere, salvo una piccola fetta di sfigati feticisti del demodé.
Qua do poi l i dust ia ha t asfo ato il gio o i ‘uzzle, e o appena i mezzi sociali lo hanno permesso,
ecco che è scoppiata la febbre gialla. Questo sapete che significa? Significa più o meno siamo delle pecore
digitali, p o te a segui e la assa i posta dal peso di u i pia e o di u a o di isio e da so ial network. Il punto fondamentale è che qualcuno (tipo me) se ne potrebbe anche lamentare, ma la realtà
dei fatti è proprio questa. Prima di chiudere lasciatemi un attimo divagare – capirete poi il perché :
qualche anno fa un gruppo di ricercatori delle Università di Boston e del New Jersey studiarono un caso di
diffusio e di u i us o tale all i te o di Wo ld of Wa aft. A ausa di u e o e, u a alattia i flitta da un nemico, destinata a restare circoscritta in una determinata area, di fatto si diffuse a tutto il mondo
di gio o. I o po ta e ti attuati pe p otegge e i p op i pe so aggi sa e e o ui di stati utili pe simulare il comportamento delle grandi masse allo scoppiare di una pandemia e di fatto così fu. A questo
punto mi viene da chiedermi se non si possa utilizzare lo stesso concept con Ruzzle. E se tipo pensassimo
alla diffusio e del gio o o e ad u i p o a ile studio so iale? Il isultato si pot e e iassu e e o e la capacità di un social network ad ampia base di rendere gradevole, concepibile e aga i al passo o i te pi , a he u o ept he di fatto o lo . Lo studio di ost e e e, i sosta za, he se p oposto el
odo giusto, l ute te edio deside e à u ual osa he o ha ai deside ato… tipo gio a e al Pa olie e. Lo studio, se esistesse di ost e e e uesto… o fo se e lo ha già di ost ato. “ipa io pu ti .
Lo sapevate?!
Il t aile he a u iò l’us ita di Hit a : Absolution, mostrava in modo decisamente chiaro
il celeberrimo codice a barre tatuato sulla nuca del
protagonista. Il codice (110706/040147) fu
manipolato per ottenere come risultato una data
(7 Giugno 2011), giorno in cui furono rivelati
ulteriori dettagli sul gioco. Quello che IO
Interactive ignorò è che proprio quel codice a
barre, se scansionato su Amazon, dava come
risultato quello di essere associato ad un prodotto
olto pa ti ola e : u a o sa la ui fu zio e e design era stata specificatamente pensata per
o se a e… eh … u dildo. Po e o 47…
Nel fil Basta di “e za Glo ia di Que ti ta a ti o, il pe so aggio di Do y L’O so E eo Do o itz doveva originariamente essere interpretato da
Ada “a dle . L’atto e, tutta ia, e hè i te essato al ruolo dovette rifiutare perché impegnato con un
altro film (Funny People). Tarantino, quindi, non
ole do alle ta e l’i izio delle ip ese o u nuovo casting affidò il ruolo al suo grande amico Eli
Roth che, tra le altre cose, stava già collaborando al
fil i ua to egista del fil el fil O goglio della Nazione.
Nel corso delle riprese di Batman: Begins avvenute
in quel di Chicago, un ubriaco si schiantò
volontariamente nella Batmobile, mentre questa era
intenta in una scena di guida per le strade della
città. La giustificazione dell’uo o fu he il ei olo, mai visto prima, gli era sembrato un mezzo
d’i asio e alie o e ui di i si e a s hia tato o t o pe i pedi e l’i asio e della ittà. U e oe
i o p eso…
Quando Hideo Kojima architettò il suo primo titolo, lo storico Snatcher, cercò di escogitare un modo per produrre
un floppy disk che, una volta esso all’i te o del p , e ettesse odo e di sa gue pe ezzo del is alda e to del computer. La cosa, ovviamente, non fu possibile, tuttavia Kojima restò convinto fino alla fine della bontà della sua
idea. Essendo Snatcher un titolo di natura investigati a, Koji a deside a a ea e u t u o he desse a o più l’idea al gio ato e di t o a si osta te e te sulla s e a di u delitto, da ui l’idea dell’odo e di sa gue.
Miyamoto, per creare la
serie Zelda, ha preso
ispirazioni da più aspetti
della sua vita. Da piccolo,
infatti, amava molto
esplorare la zona collinare
intorno casa sua.
Significativa fu la scoperta di
una grotta (da lui
completamente esplorata)
che, solo molti anni dopo, è
diventato un elemento
cardine del gioco.