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Lingua italiana a.a. 2018-19

Presentazione standard di PowerPoint - italiana Andreose... · Ha visto me Vieni con me te Indica te. Parlo di te. lui esso ... Ti chiamo domani; ... Aggiungo un po’ di sale alla

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Lingua italianaa.a. 2018-19

TIPI DI SINTAGMI

• (A) i sintagmi nominali (= SN), cioè sintagmi la cui testa è un nome (= N): per. es. la scalata del monte;

• (B) i sintagmi aggettivali (= SA), la cui testa è un aggettivo (= A): per es. molto utile a tutti;

• (C) i sintagmi verbali (= SV), la cui testa è un verbo (= V): per es. mangia la mela;

• (D) i sintagmi preposizionali (= SP), la cui testa è una preposizione (= P): per es. anche con il coltello;

• (E) i sintagmi avverbiali (= SAvv), la cui testa è un avverbio (= Avv): per es. molto lentamente, proprio analogamente a Maria.

LA VALENZA

1) Piove

2) Simona restaura libri antichi

3) Saverio aspira alla vittoria

4) Mario regalerà ad Anna una bicicletta

ELEMENTI NUCLEARI: GLI ARGOMENTI DEL VERBO

1) Domani, all’Università, Paolo mi darà gli appunti

2) Paolo mi darà gli appunti

3) *Domani, all’Università, Paolo mi darà

4) *Domani, all’Università, Paolo darà gli appunti

5) *Domani, all’Università, Paolo gli appunti

6) (*)Domani, all’Università, mi darà gli appunti

7) Martina sostiene di non essere stata lei/che non è stata lei

ELEMENTI NUCLEARI ED EXTRANUCLEARI

1) La seduta di oggi/odierna

2) Parlava con dolcezza/dolcemente

3) È arrivato di corsa/correndo

ELEMENTI NUCLEARI ED EXTRANUCLEARI

1) Lucia ha scassinato il lucchetto con una forcina

2) Ho fatto una lunga passeggiata con Stefano

3) Michela ha comprato un profumo per suo marito

4) Il presidente del consiglio è stato fischiato dai manifestanti

5) Filippo è stato colpito da un pezzo di cornicione

6) Domenico è partito lunedì

7) Serviremo l’aperitivo in salotto

8) Luca ha rinunciato al viaggio per ragioni personali

9) L’ho incontrato mentre andavo al lavoro

PRONOMI

1) È arrivata Maria, ma non sono riuscito a parlarle (uso anaforico)

2) Non lo sopporto proprio, tuo fratello! (uso cataforico)

3) Guarda! È lui il ragazzo di cui ti parlavo! (uso ostensivo)

4) Mi hanno colpito le sue parole. (uso deittico)

PRONOMI LIBERI O TONICI

• (1) Chi hai visto? Lui.

• (2) Chi è arrivato per primo? Io.

• (3) Stavano chiamando proprio te. [= focalizzazione]

• (4) Proprio tu mi hai tradito. [= focalizzazione]

• (5) Ti dico che ho visto lui. (non Mario) [= contrasto]

• (6) Lui ha comprato dei gemelli, lei un paio di orecchini. [= contrapposizione]

• (7) Ho parlato con lui.

• (8) Dovremo arrangiarci senza di lei.

PRONOMI LIBERI singolare plurale

I II III I II III

m. f. m. f.

NOMINATIVO io

Io vado a casa.

tu

Tu resti qui.

lui / egli

esso

Lui è bravo.

lei / ella

essa

Lei è brava.

noi

Noi prendiamo un caffè

voi

Voi rimanete a casa

loro essi

Loro sono bravi

loro esse

Loro sono brave

OBLIQUO (= Oggetto diretto,

Complemento di preposizione)

me

Ha visto me Vieni con me

te

Indica te. Parlo di te.

lui esso

Sgrida lui. Sono da lui. Parlo di esso.

lei essa

Sgrida lei. Lo faccio per lei. Parlo di essa.

noi Guarda noi. Vieni da noi.

voi Indica voi. Lo do a voi.

loro essi Guarda loro. Parlano tra loro. Parlo di essi.

loro esse Scegli loro, che sono brave. Vado da loro, che sono brave. Parlo di esse.

PRONOMI CLITICI O ATONI

1) Ti chiamo domani; gli parlerei, se lo conoscessi;

2) Voglio scriverti; volendolo, si può fare tutto; il palloncino, sfuggitoglidi mano, volò via; leggilo più volte.

3) Chi hai chiamato? *Lo (→ Lui)

4) *Anche lo ho visto! (→ Anche lui ho visto!); *Lo ho chiamato, non la! (→ Lui ho chiamato, non lei)

5) *Sto parlando di vi (→ Sto parlando di voi)

Singolare Plurale

1a 2a 3a 1a 2a 3a

m. f. m. f.

ACCUSATIVO (= Oggetto diretto)

mi Mi vedi?

ti Ti amo.

lo Lo intravedo.

la La stimo.

ci Ci sgriderà

vi Vi stimo molto.

li Li vedo spesso.

le Non le incontro

mai. DATIVO (= Oggetto

indiretto)

mi Mi dai una

penna?

ti Ti offro una

bibita.

gli Gli vendo una

macchina.

le Le passo lo

zucchero.

ci Ci piace andare

in moto.

vi Vi consegnerò

una copia del documento.

gli loro

Gli ho dato i documenti (varietà

informale e mediamente formale)

Ho dato loro i documenti (varietà formale).

IL CLITICO LOCATIVO

(1) Abitiamo da un anno nella nostra casa nuova → Ci abitiamo da un anno

(2) Domani vado dal medico → Ci vado domani

(3) Passo raramente per Milano → Ci passo raramente

(4) Mi devo abituare a questa situazione → Mi ci devo abituare

(5) Aggiungo un po’ di sale alla minestra → Ci aggiungo un po’ di sale

(6) Devo riflettere su quel problema → Ci devo riflettere

(7) Voglio ragionare sui dati → Ci voglio ragionare

(7) Parlo poco con mia madre → Ci parlo poco

(8) Ho dipinto il muro col pennello grande → Ci ho dipinto il muro

(9) Metto il coperchio sopra alla pentola → Ci metto sopra il coperchio

(10) Per errore sono finito sotto al tavolo → Per errore ci sono finito sotto

IL CLITICO GENITIVO-PARTITIVO

(1) Avete discusso del problema? → Ne avete discusso?

(2) Mi sono pentito dell’acquisto → Me ne sono pentito.

(3) Siamo fuggiti dalla città → Ne siamo fuggiti

(4) Ho ricavato molto denaro da quell’affare → Ne ho ricavato molto denaro.

(5) Ieri ho bevuto del latte → Ieri ne ho bevuto

(6) Ho comprato molto pane → Ne ho comprato molto

(7) Riconosco il profumo di Silvia → Ne riconosco il profumo

(8) Conosci il marito di Maria? → Ne conosci il marito?

(9) Ho visitato il luogo di produzione di questo vino → Ne ho visitato il luogo di produzione

I PRONOMI RIFLESSIVI

Anche per i pronomi riflessivi si presentano due serie, una di pronomi liberi e una di pronomi clitici

TABELLA 1 - PRONOMI RIFLESSIVI LIBERI singolare plurale

I II III I II III

OBLIQUO (= Oggetto diretto, Complemento di preposizione)

me Guardo me Lo prendo con me

te Correggi te (stesso) Parli di te?

Loda sé (stesso) Fa tutto per sé

noi Miglioriamo noi (stessi) Lo prendiamo con noi

voi Correggete voi (stessi) Pensate a voi (stessi)

sé Celebrano sé (stessi) L’hanno fatto da sé

RIFLESSIVI LIBERI

(1) Fa tutto per sé

(2) Pensa a te e alla tua famiglia

(3) Ha portato con sé i documenti?

(4) Il regalo lo farò solo a me stesso

(5) Conosci te stesso

(6) Sto guardando me allo specchio, non te

RIFLESSIVI CLITICI

(7) Gianni si è corretto

(8) Mi sono macchiato la giacca

(9) Si sono preparati un bel panino

TABELLA 2 - PRONOMI RIFLESSIVI CLITICI singolare plurale

I II III I II III

ACCUSATIVO (= Oggetto diretto)

e DATIVO (= Oggetto indiretto)

mi Mi guardo allo specchio

Mi pulisco le scarpe

ti Lavati! Ti sei stirato la camicia?

si Si veste Si è comprato una macchina nuova

ci Ci guardiamo allo specchio Ci puliamo le scarpe

vi Lavatevi! Vi siete stirati i vestiti?

si Si vestono Si sono comprati una macchina nuova

PROPRIETÀ DELLE PRINCIPALI FUNZIONI GRAMMATICALI: IL SOGGETTO

1) La questione riguarda teObl, non meObl; tuNom devi occupartene, ioNom non c’entro

2) Patrizio stimava molto Oreste. Per questo egliNom decise di affidare a luiObl l’incarico, non a Livia

3) Le bambine giocano in giardino / *Le bambine gioca in giardino

4) Le bambine sono andate a giocare in giardino / *Le bambine èandato a giocare in giardino.

PROPRIETÀ DELLE PRINCIPALI FUNZIONI GRAMMATICALI: IL SOGGETTO

1) DarioAGENTE presta l’autoTEMA a RosariaTERMINE

2) LiaESPERIENTE ha visto il nuovo episodio di Star WarsTEMA

3) EmanueleTERMINE ha ricevuto molti regaliTEMA

4) FrancoPOSSESSORE possiede due appartamentiTEMA

5) GennaroTEMA è caduto dal seggioloneORIGINE

6) AnnaTEMA è stata sanzionata dal presideAGENTE

PROPRIETÀ DELLE PRINCIPALI FUNZIONI GRAMMATICALI: L’OGGETTO DIRETTO

1) Non vedevo Maria da dieci anni → Non la vedevo da dieci anni

2) Credo che tu abbia sbagliato → Lo credo

3) Stimo te e lui in ugual misura

4) La maestra ha interrogato Giulia → Giulia è stata interrogata dalla maestra

PROPRIETÀ DELLE PRINCIPALI FUNZIONI GRAMMATICALI: L’OGGETTO INDIRETTO1) Pietro presta il libro a Rosa → Pietro le presta il libro

2) Pensavo alla squadra → *Non le pensavo / Non ci pensavo

3) Il papà ha mandato dei fiori alla mamma

4) A Giovanna piacciono le auto sportive

5) Ho dato una verniciata al cancello

6) Rosa lava le mani a Pietro (= le mani di Pietro)

7) Mi sono caduti gli occhiali (= i miei occhiali)

8) Ha preparato un bel pranzetto per Maria/lei → Le ha preparato un bel pranzetto

9) Che cosa mi combini? (*Che cosa combini a me? )

10) Era solo davanti alla porta vuota, ed ecco che mi sbaglia il tiro (*sbaglia a me il tiro)

ALTRI ARGOMENTI VERBALI REALIZZATI DA SP

1) Rinuncerò al dessert → Ci rinuncerò

2) Pensa sempre all’anno prossimo → Ci pensa sempre

3) Parlava della sua vita → Ne parlava

4) Si sono liberati di un grande fardello → Se ne sono liberati

5) Ti ricordi della passata edizione? → Te ne ricordi?

IL PASSIVO

(1) Il professore ammonisce lo studente pigro. → Lo studente pigro è ammonito (dal professore).

(2) [TEMALa casa di cui mi parlavi] [REMAè stata comprata dai Rossi].

(3) [TEMAPaolo] [REMAè entrato in casa] ed [REMAè stato assalito dal cane].

IL PASSIVO: AUSILIARI

(1) La porta è chiusa

(2) La porta è chiusa da Mario / violentemente

(3) La porta è chiusa da due ore

(4) La porta viene chiusa (= ‘Qualcuno fa l’azione di chiudere la porta’)

(5) La porta va chiusa = La porta deve essere chiusa

IL SI IMPERSONALE

(1) Si dice spesso che invecchiando si diventa più saggi.

(2) Non si deve calpestare l’erba.

(3) Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie. (G. Ungaretti, Soldati)

≠(4) Si pettina sempre prima di andare a letto.

(5) Si pettina sempre i capelli prima di andare a letto.

N.B.:

(6) Lo [accusativo] si [impersonale] dice spesso.

(7) Se [riflessivo] lo [accusativo] porta a casa.

IL SI PASSIVO

(1) In Trentino si produce molte mele [= Ogg. dir.] →

(2) In Trentino si producono molte mele [= Sogg.]

(3) In Trentino si sono prodotte molte mele [= Sogg.]

(4) I dettagli? Quelli, li si controlla dopo [si impersonale]

(5) I dettagli? Quelli, si controllano dopo [si passivo]

IL VERBO

I verbi italiani si possono raggruppare in tre classi flessive o coniugazioni a seconda della vocale tematica:

A. la I coniugazione ha la vocale tematica a (ama-te → Base tematica (BT)am-a- → vocale tematica a);

B. la II coniugazione ha la vocale tematica e (crede-te → cred-e- → e);

C. la III coniugazione ha la vocale tematica i (senti-te → sent-i- → i).

All’interno del paradigma del verbo (abbreviazione «V») si distinguono forme con l’accento sulla base tematica (o radice verbale), dette rizotoniche, e forme con l’accento sulla vocale tematica o sul morfema flessivo, dette arizotoniche

PASSATO REMOTO (O PERFETTO SEMPLICE)

Perfetti forti

II coniug. (chiedere) III coniug. (venire)

BTp-i (chiès-i, vénn-i) BT-ésti (chied-ésti) BT-ìsti (ven-ìsti)

BTp-e (chiès-e, vénn-e)

BT-émmo (chied-émmo) BT-ìmmo (ven-ìmmo)

BT-éste (chied-éste) BT-ìste (ven-ìste)

BTp-ero (chiès-ero, vénn-ero)

L’ASPETTO PERFETTIVO E COMPIUTO

L’aspetto perfettivo aoristico

(1) Giovanni si tuffò in piscina.

(2) Maria si allenò per tutto l’anno.

(3) Nadia andò a trovare sua madre due volte in quella settimana.

L’aspetto perfettivo compiuto

(4) Giovanni si è tuffato in piscina (→ Giovanni è ancora in piscina)

(5) Maria si è allenata per tutto l’anno (→ Maria è ora in forma)

(6) Nadia è andata a trovarlo due volte in questa settimana (→ e sua madre è ora contenta)

IL SINTAGMA NOMINALE

DETERMINANTI: articoli, dimostrativi, quantificatori (indefiniti e numerali), interrogativi.

(1) i/quei/alcuni/quali bambini

Determinanti + Possessivi e aggettivi

(2) i nostri bambini

(3) i bei bambini

MODIFICATORI

• (4) il venditore di giornali

• (5) il desiderio di conoscere la verità

• (6) la schiavitù per debiti

• (7) il maglione rosso

• (8) il poemetto attribuibile a Dante

• (9) la casa di cui abbiamo parlato

NOME (O SOSTANTIVO)• I N sono morfologicamente marcati per la categoria del GENERE

(maschile o femminile = m. e f.) e per la categoria del NUMERO(singolare o plurale = sing. e pl.)

• I nomi si raggruppano i due categorie: contabili e massa

• Classi di nomi

Classe Genere Terminazioni

sing./pl. Esempi

1 m. -o -i libro/-i, capitano/-i, telefono/-i

2 f. -a -e donna/-e, casa/-e, vela/-e

3 m./f. -e -i fiore/-i, cane/-i, classe/-i, voce/-i

4 m. -a -i poeta/-i, atleta/-i, problema/-i

5 m./f. Varie: sing.= pl. (a) ossitoni: re, virtù, caffé; (b) in -a: vaglia, gorilla; (c) in -o: moto, radio, (d) in -i: analisi, ipotesi; (e) in -ie: serie, carie; (f) in consonante: sport/sport, bar/bar

ARTICOLI

• Gli articoli (= Art) si suddividono in definiti (= def) e indefiniti (= indef). Gran parte degli articoli presenta degli allomorfi – che nella tabella sono scritti in corsivo

Maschile Femminile

Sing. Pl. Sing. Pl.

Art def

il casi restanti i casi restanti la + C

le

l’ + V

gli

+ V

lo

+ C doppia o gruppi

consonantici, tranne che

davanti a C + liquida (/l r/)

+ C doppia o gruppi

consonantici. tranne che

davanti a C + liquida (/l r/)

l’ + V

Art indef

un casi restanti

-

una + C

- uno + C doppia o

gruppi consonantici, tranne che

davanti a C + liquida (/l r/)

un’ + V

• L’Art def si usa quando il parlante ritiene che l’ascoltatore sia in grado di individuare il referente al quale il SN che contiene l’Art def rimanda. L’individuazione del referente può avvenire mediante strategie diverse: mediante il rinvio al contesto linguistico precedente (riferimento anaforico o endoforico) o mediante il rinvio alla situazione extralinguistica (riferimento esoforico), per es. utilizzando mezzi ostensivi come l’indicazione con un dito o facendo ricorso a conoscenze comuni, condivise da parlante e ascoltatore. Ess.:

1. Ho visto una bici bellissima. La bici è rossa e molto leggera.

2. Il cane è il miglior amico dell’uomo.

3. Passami il piatto (indicandolo con un dito, col mento, ecc.)

4. Il cane ha fatto una buca in giardino (detto da un padrone all’altro padrone in riferimento al cane di loro proprietà)

ARTICOLO INDEFINITO E PARTITIVO

Mentre l’uso dell’Art def indica che l’ascoltatore è in grado di individuare il referente indicato dal SN, attraverso l’uso dell’articolo indefinito (= Art indef) e dell’articolo partitivo il parlante introduce nel discorso un referente, di cui non viene richiesta all’ascoltatore l’identificazione.

1. Ieri ho comprato una bicicletta

2. Ho mangiato delle pesche

NOMI CONTABILI E NOMI MASSA

L’uso dell’Art indef è limitato ai N cosiddetti contabili o numerabili usati al singolare. Sono contabili quei N che indicano referenti che si possono contare, nel senso che possono costituire una pluralità di entità «discrete» (cioè ‘distinte’, ‘divise’): matite, palloni, cani, ecc.

Ai N contabili si oppongono i N cosiddetti massa: si tratta di N, usati di norma solo al singolare, che designano dei referenti che costituiscono delle unità indifferenziate, non suddivisibili in entità discrete: acqua, oro, zucchero, farina, ecc.

Con i N massa (al singolare) e con i N contabili al plurale si usa per esprimere l’indefinitezza l’ARTICOLO PARTITIVO (Art part), formato dalla P articolata di + Art def pl.:

1. Hai dello zucchero? (N massa)

2. Ho visto delle biciclette bellissime (N contabile)

Quando i N massa e i N astratti sono preceduti dall’Art def, non indicano più dei referenti non contabili, ma si riferiscono a un particolare «tipo» all’interno di una classe:

3. Da questa fonte sgorga un’acqua speciale (= un particolare tipo di acqua)

4. Ha un’intelligenza molto lucida (= un particolare tipo di intelligenza)

DIMOSTRATIVI

• I dimostrativi sono elementi deittici, in quanto servono a situare un referente nello spazio e nel tempo. L’italiano contemporaneo ha un sistema a due termini: questo e quello. Questo è il dimostrativo prossimale (indicante referenti prossimi al parlante); quello, invece, è il dimostrativo distale (indicante referenti lontani dal parlante).

• In italiano antico, in toscano e in sardo si trova un terzo elemento dimostrativo, che designa un oggetto vicino all’interlocutore ma non al parlante: codesto (sard. cussu).

QUANTIFICATORI, INTERROGATIVI E ESCLAMATIVII quantificatori hanno la proprietà di specificare la «quantità» dei referenti cui si riferisce il N. Si distinguono in due sottoclassi:

• [I] numerali, cosiddetti «cardinali», che fanno riferimento a una quantità numericamente precisa (uno, due, tre, quattro, ecc.)

• [II] indefiniti, che fanno riferimento a una quantità numericamente non precisa. I quantificatori indefiniti si possono a loro volta dividere in due gruppi:

(a) indefiniti che possono essere usati solo al singolare: ciascuno, nessuno, qualche, ogni, qualunque, ecc.: ciascun bambino, nessuna matita, ecc.

(b) indefiniti che possono essere usati al plurale: entrambi, ambedue, pochi, tutti, molti, certi, alcuni ecc. Per es. tutti i bambini/poche matite.

Gli interrogativi e gli esclamativi si trovano all’interno di SN che introducono frasi interrogative (dirette e indirette) o esclamative: quale, quanto, ecc.

• Per es. Quanto zucchero vuoi? (interrogativa diretta) / Dimmi quanto zucchero vuoi. (interrogativa indiretta) / Quanto zucchero mi hai dato! (esclamativa). Nella lingua dell’uso quale è spesso sostituito da che: Quale camicia vuoi? / Dimmi quale camicia vuoi → Che camicia vuoi? / Dimmi che camicia vuoi.

POSSESSIVIDopo i determinanti possono essere collocati i possessivi e alcuni aggettivi qualificativi.

• I POSSESSIVI indicano una relazione tra due referenti. Si prenda il SN il tuo cane: il possessivo tuo rimanda a un referente (= tu) che instaura una relazione (in questo caso di possesso) con il referente designato dal N, il cane. La relazione è spesso di possesso, ma può essere anche di altro tipo.

• Dal punto di vista semantico, i possessivi corrispondono a un SP [di + pronome personale]: mio/-a/-ei/-e = di me, tuo/-a/-oi/-e = di te, suo/-a/-oi/-e = di lui/lei, nostro/-a/-i/-e = di noi, vostro/-a/-i/-e = di voi, loro (forma unica) = di loro.

• Per la III pers. sing. esiste anche un’altra forma, proprio/-a/-i/-e, che corrisponde a un SP di sé: il proprio orgoglio = l’orgoglio di sé. A differenza di suo, che significa anche di lui/lei, proprio può essere usato solo quando il possessore coincide con il soggetto della frase:

(1) Gianni dice che Maria è fiera della sua [= ‘di Maria’ o ‘di Gianni’] intelligenza.

(2) Gianni dice che Maria è fiera della propria [= ‘di Maria’] intelligenza

AGGETTIVI

Gli aggettivi (= A), come i N, sono morfologicamente marcati per le categorie di genere e numero. In italiano distinguiamo due classi di A:

Oltre a queste classi c’è un gruppo di A, come entusiasta, ottimista, ipocrita, idiota, ecc. che condividono le terminazioni degli A della classe 1, tranne che il m.sing. che ha la stessa desinenza del f. in -a: sing. m./f. idiota, m.pl. idioti, f.pl. idiote.

Alcuni A, specialmente di colore, sono invariabili: es. blu, marrone, viola, ecc. ma anche pari, dispari, impari, ecc.

ClasseSing. Pl.

Esempim. f. m. f.

1 -o -a -i -e buono, bravo, alto, basso, corto, ecc.

2 -e -i agile, intelligente, dolce, grave, ecc.

• La morfologia degli A prevede anche la possibilità di aggiungere all’aggettivo il suffisso derivativo -issimo per ottenere il superlativo assoluto. Il superlativo assoluto indica il grado massimo della proprietà indicata: es. bellissimo ‘bello al sommo grado’, ecc. Con alcuni A il suffisso del superlativo è -errimo: celebre → celeberrimo, acre → acerrimo, misero → miserrimo, ecc. Con altri A, oltre alle forme regolari con -issimo, si hanno anche delle forme di superlativo non derivate dall’A mediante suffissazione, ma ottenute attraverso una radice lessicale diversa: buono → ottimo (ma anche buonissimo), cattivo → pessimo (ma anche cattivissimo), grande → massimo (ma anche grandissimo), piccolo → minimo (ma anche piccolissimo).

• Il comparativo di maggioranza, in italiano è espresso in modo analitico, cioè attraverso la giustapposizione di parole distinte, l’avverbio più e l’aggettivo: più bello, più bravo, più facile. I comparativi degli aggettivi buono, cattivo, grande e piccolo, oltre alle forme regolari più buono, più cattivo, più grande, più piccolo, hanno anche forme “sintetiche”, basate su radici lessicali diverse: migliore, peggiore, maggiore, minore.

AVVERBI

L’Avverbio (Avv) è una categoria lessicale morfologicamente invariabile, che non presenta cioè una morfologia flessiva. Si distinguono morfologicamente tre classi di Avv:(A) Avv formati a partire da un aggettivo cui viene aggiunto il suffisso -mente: es. gentile + -mente → gentilmente, facile + mente → facilmente, profondo + mente → profondamente. Gli avv in -mente hanno anche una forma superlativa in -issimamente: gentilissimamente, facilissimamente, profondissimamente, ecc.(B) Avv che hanno la stessa forma degli A corrispondenti (con la differenza, logicamente, che gli Avv sono invariabili): es. solo, piano, forte, molto, troppo, ecc.(C) Avv che hanno una forma lessicale autonoma, non derivata da altre categorie lessicali: bene, male, qui, qua, lì, là, volentieri, abbastanza, più, meno, adesso, allora, ecc.

A seconda delle proprietà sintattiche che li caratterizzano, si possono suddividere gli Avv in diverse classi.

[A] Avverbi verbali. Poiché tali avverbi forniscono informazioni sulla «modalità» con cui si svolge l’evento verbale, tali Agg sono detti anche «di modo»:

(1) Giovanni mangia lentamente.

(2) Carlo ha chiuso la porta violentemente.

(3) Non ti sei comportato bene.

[B] Avverbi di grado e di quantità, e avverbi focalizzatori. Gli Avv di grado e diquantità possono modificare aggettivi e avverbi : per es. molto facile, moltofacilmente. Gli Avv focalizzatori possono modificare SN e SP: proprio tuo fratello, proprio per questo motivo.

[C] Avverbi frasali. Sono così definiti perché si riferiscono all’intera frase, esprimendo una valutazione sul suo «valore di verità» (forse, probabilmente, verosimilmente, ecc.) o sul suo «contenuto» (purtroppo, (s)fortunatamente, disgraziatamente, malauguratamente, ecc.):

(4) Probabilmente, Pietro a quest’ora sarà già arrivato.

(5) Fortunatamente, in quel momento in casa non c’era nessuno.

[D] Avverbi deittici. Per Avv deittici si intendono gli Avv di luogo e di tempo, come qui, qua, lì, là ecc., ora, adesso, poi, ieri, oggi, domani, ultimamente, la cui interpretazione richiede necessariamente la conoscenza del contesto situazionale in cui vengono pronunciati (in particolare il «luogo» in cui il parlante si trova e il «momento» dell’enunciazione).

[E] Avverbi testuali o connettivi. Tali Avv sono usati per mettere in relazione tra di loro «parti» di testo: però, invece, perciò, quindi, dunque, tuttavia, diversamente, analogamente, invece, ecc. In genere mettono in rapporto il contenuto della frase in cui si trovano con il contenuto del discorso precedente:

(6) Paolo ha voluto fare di testa sua, perciò ho deciso di farmi da parte.

(7) Mio fratello andrà al mare; noi, invece, andremo in montagna.

PREPOSIZIONI

Sintagma Preposizionale (SP) intendiamo il costituente che ha come testa una preposizione (P), che può essere di due tipi: monosillabica o polisillabica.

(i) Le P monosillabiche (dette anche proprie o semplici) sono costituite da una sola sillaba e sono prive di accento (sono cioè atone o clitiche). Sono in tutto nove, ma due di esse (tra/fra) hanno uguale significato: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.

(ii) Le P polisillabiche (o improprie o avverbiali) constano di due o più sillabe e sono portatrici di accento (sono cioè toniche): accanto, addosso, contro, davanti, dentro, dietro, innanzi, fuori, incontro, indosso, fino, insieme, intorno, invece, verso, lungo, lontano, oltre, presso, prima, sopra, sotto, vicino, ecc.

Oltre che dalla struttura sillabica, queste due classi sono distinte da proprietà morfo-sintattiche. Le P monosillabiche possono unirsi all’articolo definito, formando le P articolate

1. Rispondi al telefono

Gran parte della P polisillabiche, invece, possono occorrere senza complemento.

2. Lo metto sopra il tavolo? No, lascialo sotto.

Un’altra differenza è di natura semantica. Il significato delle P monosillabiche è spesso debole, ed è determinato dal contesto sintattico in cui si trova il SP: per es. Il bastone di [= che appartiene a] Mario vs. Il bastone di [= che è fatto di] ferro; Mangio con gusto vs. Mangio con Mario, ecc. Le P polisillabiche, invece, hanno un significato lessicale più preciso, e dunque meno legato al contesto.

Il Complemento della P è costituito in genere da un SN (1)-(2), ma può essere rappresentato però anche da una proposizione (3). Alcune P ammettono come complemento degli avverbi di luogo (4):

(1) Ho prestato la bici a tuo fratello.

(2) Si è seduta sopra il suo cappello.

(3) Devi lavorare di più per ottenere migliori risultati.

(4) Per favore, digli che deve spostarsi da là.

Diverse polisillabiche possono reggere come un complemento un SP (5-6) oppure possono occorrere senza complementi – diciamo in quest’ultimo caso che hanno uso avverbiale o intransitivo :

(5) Mario a parcheggiato davanti a casa mia (= [SP davanti [SP a casa mia]]).

(6) Dopo di lui è il tuo turno (= [SP dopo [SP di lui]])

(7) La prossima volta dobbiamo partire prima.

LA FRASE COMPLESSALa frase in cui tutti i costituenti sono dei sintagmi prende il nome di frase semplice. Per es. la frase

(1) Piero vuole il gelato

è formata da un SN (Piero), e da un SV (vuole il gelato). Il SV a sua volta consta di un V (vuole) e di un SN (il gelato):

[F [SN Piero] [SV [V vuole] [SN il gelato]]].

È possibile, tuttavia, che una frase svolga all’interno di un’altra frase il ruolo che svolgerebbe un sintagma: questa frase prende il nome di proposizione (o subordinata): per es.

(2) Piero vuole che tu gli dia il gelato.

In (2) la frase che tu gli dia il gelato svolge il ruolo di un SN nucleare, l’Oggetto diretto. La rappresentazione della struttura sintattica di (2) sarà la seguente:

[F [SN Piero] [SV [V vuole] [F che tu gli dia il gelato]]]

(tralasciamo di analizzare anche la subordinata).

Chiamiamo «frase complessa» l’intera struttura frasale che contiene tra i suoi costituenti una proposizione (o frase subordinata). All’interno di una frase complessa, ogni singola frase che contiene una proposizione è detta matrice (o sovraordinata). Una frase matrice/sovraordinata può essere subordinata a un’altra frase. Per es., (3) è una frase complessa, formata da tre frasi, che indichiamo con F1, F2 e F3 (4):

(3) Io credo che Paolo ci dirà dove è stato ieri.

(4) [F1 Io credo [F2 che Paolo ci dirà [F3 dove è stato ieri]]].

F1 (Io credo...) è la frase matrice che contiene la proposizione che Paolo ci dirà... (F2). A sua volta, F2 funge anche da frase matrice della proposizione F3 (dove è stato ieri). Una frase matrice che, come F1, non è subordinata a un’altra frase è detta frase principale.

FUNZIONI DELLE FRASI SUBORDINATE

Per quanto riguarda la funzione all’interno della F matrice, suddividiamo le proposizioni in tre tipi.

[I] Le proposizioni che fungono da elemento nucleare (o argomentale) della F matrice sono dette NUCLEARI (o completive). Le proposizioni che svolgono la funzione di Soggetto sono dette soggettive (1), quelle che svolgono la funzione di Oggetto diretto oggettive (2)

(1) È probabile che piova (→ Questo è probabile)

(2) Penso che pioverà (→ Lo penso)

La proposizione nucleare può svolgere anche la funzione di un SP argomentale (o argomento preposizionale) del tipo [a + SN] (3) o [di + SN] (4) (cosiddette completive oblique):

(3) Aspiro a essere promosso (→ Aspiro a una promozione)

(4) Mi pento di averlo fatto (→ Mi pento di questo)

[II] Le proposizioni che fungono da elemento extranucleare circostanzialedella F matrice sono dette extranucleari (o circostanziali). Queste frasi svolgono, all’interno della sovraordinata, la funzione di complementi di tempo (proposizioni temporali), di complementi di causa (proposizioni causali), di complementi di fine (proposizioni finali), ecc.

(5) Dopo essere arrivato, mi ha telefonato (→ Dopo il suo arrivo mi ha telefonato)

(6) Si è addormentato perché era stanco (→ Si è addormentato per la stanchezza)

[III] Le proposizioni che modificano un sintagma nominale, svolgendo la funzione di attributo, come le proposizioni relative, sono dette attributive:

(7) Passami l’incartamento che ti riguarda (→ Passami l’incartamento relativo a te)

FRASI RIDOTTEEsiste un tipo di costruzione in cui il normale rapporto tra Soggetto e predicato si istituisce senza la presenza di una forma verbale. Nella frase (1), in cui manca il V, tra il SN Tobia e il SA innocente sussiste lo stesso rapporto di predicazione che c’è tra gli stessi sintagmi in (2):(1) Silvia crede Tobia innocente(2) Silvia crede che Tobia sia innocenteDefiniamo la costruzione esemplificata in (1) «frase ridotta». Semplificando, potremmo dire che si tratta di una proposizione «in cui manca il verbo». Va notato, però, che mentre in (2) il SN Tobia è il vero e proprio Soggetto sintattico della proposizione oggettiva che [...] sia innocente, in (8) ha valore di Soggetto «semantico» di innocente, ma dal punto di vista sintattico è l’Oggetto diretto del V crede. Se infatti in (1) sostituiamo il SN Tobia con un pronome personale, dobbiamo usare il clitico accusativo lo (3) Silvia lo crede innocente.

Nelle frasi ridotte il predicato può essere costituito da un sintagma nominale (4), da un sintagma aggettivale (5), oppure da un sintagma preposizionale (6):

(4) Silvia crede Tobia una brava persona

(5) Silvia crede Tobia innocente

(6) Silvia crede Tobia al mare

Il predicato di una frase ridotta formato da sintagma nominale (4) o da un sintagma aggettivale (5) è detto Complemento predicativo dell’Oggetto.

COMPLETIVE E INTERROGATIVE INDIRETTE

Le proposizioni nucleari (o completive) sono frasi subordinate che svolgono la funzione di Soggetto (1), Oggetto diretto (2) o di un argomento preposizionale del verbo della frase matrice (3):

(1) È evidente che non dici la verità

(2) Voglio che tu mi dica la verità

(3) L’ho costretto a dirmi la verità

Le frasi con funzione di Oggetto diretto sono dette oggettive.

Esiste anche un’altra categoria di proposizioni, diverse dalla oggettive, che possono corrispondere a un Oggetto diretto della frase matrice: le interrogative indirette. Le interrogative indirette sono proposizioni che hanno la forma di una domanda che non è autonoma, come quella veicolata dalle interrogative dirette (4), ma dipende da un verbo (5), da un aggettivo (6) o un nome (7):

(4) Quanti anni hai?

(5) Le ho chiesto quanti anni aveva

(6) Ero incerto su quanti anni avesse

(7) Alla mia domanda su quanti anni avesse non rispose

L’interrogativa diretta dipendente da un V svolge il ruolo di Oggetto diretto, come dimostra il fatto che può essere sostituita dal clitico accusativo lo:

(8) Non so se sia partito → Non lo so.

La proposizione nucleare può dipendere direttamente dal verbo della F matrice (9) o può essere introdotta da una parola funzionale (10) :

(9) Desidero partire al più presto.

(10) Penso che partirò al più presto.

La parola funzionale che funge da introduttore di una proposizione è detta CONGIUNZIONE SUBORDINANTE o COMPLEMENTATORE. Che è un complementatore che introduce proposizioni di modo finito.

Il verbo della proposizione nucleare si presenta generalmente in tre forme: al modo indicativo (1), al modo congiuntivo (2) e al modo infinito (3). In certi contesti può trovarsi anche al condizionale:

(11) Se fossi stato al tuo posto, penso che avrei rinunciato.

Nella grammatica tradizionale, le proposizioni che presentano un V di modo finito sono dette esplicite, quelle che presentano un V di modo non finito implicite.

PROPOSIZIONI TEMPORALILe proposizioni temporali svolgono all’interno della frase matrice la funzione di un complemento circostanziale di tempo. Possono essere costituite: a) da proposizioni al modo finito introdotte da dopo che, prima che, quando, mentre, ecc. (1); b) da proposizioni al gerundio (dette anche gerundive) (2); c) dalla costruzione del participio assoluto (3); d) da proposizioni all’infinito (infinitive) introdotte da dopo o prima di (4):

(1) Dopo che Mario si fu preparato, andarono fuori a cena

(2) Andando al lavoro, mi sono fermato a comprare il pane

(3) Appena arrivato a casa, ho ricevuto una telefonata

(4) Prima di uscire, ricordati di mettere fuori il gatto.

Per ciò che concerne le temporali al modo finito, notiamo che la congiunzione prima che richiede obbligatoriamente il congiuntivo (5), mentre dopo che ha di norma l’indicativo (1):

(5) Dobbiamo fermarlo prima che faccia danni.

PROPOSIZIONI CAUSALI

Le proposizioni causali svolgono all’interno della frase matrice la funzione di un complemento circostanziale di causa. Possono essere costituite: a) da proposizioni all’indicativo introdotte da perché, poiché, in quanto, dal momento che, ecc. (1); b) da proposizioni gerundive (2); c) da proposizioni infinitive introdotte da per (3):

(1) Paolo è stato richiamato perché è arrivato tardi

(2) Avendo terminato tutto il lavoro, Simone decise di tornare a casa.

(3) È stato multato per aver parcheggiato in divieto di sosta.

Dal punto di vista semantico, distinguiamo tra causali tematiche (o presupposte) e causali rematiche (o asserite). La differenza tra i due tipi è esemplificata in (4) e (5):

(4) Poiché mi piace la danza, mi sono iscritto a un corso di ballo

(5) Mi sono iscritta a un corso di ballo perché mi piace la danza.

In (4) la causale esprime l’evento che fa da cornice all’evento della frase matrice: dal punto di vista della struttura informativa, fa parte del tema, perché l’elemento saliente della comunicazione, il rema, è quello contenuto nella frase matrice. In (5), invece, la causale è il centro della comunicazione, costituisce il rema della frase.

PERIODO IPOTETICOIl periodo ipotetico (d’ora in avanti PI) è una costruzione formata da due frasi, la matrice, detta apodosi, che esprime la «conseguenza»; e una proposizione condizionale introdotta dalla congiunzione se, detta protasi (o anche «proposizione ipotetica») che esprime la «condizione». Generalmente (ma non obbligatoriamente) la protasi precede l’apodosi:

(1) [PROTASISe hai fame], [APODOSI c’è un bar aperto dietro l’angolo]

Distinguiamo fondamentalmente due tipi di PI: quello della REALTÀ (o della possibile verità) e quello dell’IRREALTÀ (o della possibile falsità). Le differenze sono di tipo sintattico (uso dei modi verbali) e semantico. Il PI della realtà ha un tempo dell’indicativo tanto nella protasi che nell’apodosi (2). In questo costrutto la realizzazione della condizione espressa nella protasi viene presentata come probabile o possibile:

(2) Se Mauro viene entro le nove, lo accompagno al treno.

Il PI dell’irrealtà ha il congiuntivo (imperfetto o trapassato) nella protasi e il condizionale (presente o passato) nell’apodosi. Questo tipo di costrutto può presentare due forme. Se la realizzazione della condizione espressa nella protasi viene presentata come improbabile, il PI ha il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale presente nell’apodosi (3):

(3) Se Mauro venisse entro le nove, lo accompagnerei al treno.

Se la realizzazione della condizione espressa nella protasi viene presentata come impossibile perché il parlante sa già che non si è verificata, il PI ha il congiuntivo trapassato nella protasi e il condizionale passato nell’apodosi:

(4) Se Mauro fosse venuto entro le nove, lo avrei accompagnato al treno

PROPOSIZIONI CONCESSIVELe proposizioni concessive esprimono una premessa cui non fa seguito la conseguenza che sarebbe lecito attendersi, bensì una conclusione imprevista:

(1) Benché Paolo si sia preparato con cura per l’esame, è stato respinto.

La premessa (la lunga preparazione) è frustrata dall’evento espresso dalla frase matrice (il mancato superamento dell’esame). In un certo senso, la concessiva è l’opposto di una causale, in cui a una premessa (la causa) corrisponde la conseguenza attesa: Poiché non si è preparato con cura per l’esame, è stato respinto.

(2) Anche se Paolo si fosse preparato con cura per l’esame, sarebbe stato respinto.

(3) Qualunque cosa tu dica, non mi interessa.

PROPOSIZIONI FINALI

Le proposizioni finali corrispondono a un complemento di fine nella F matrice. Possono essere costituite da frasi infinitive introdotte da per, a, onde, da (1) o da frasi al congiuntivo introdotte da affinché, perché, ecc. (2):

(1) L’ho punito per insegnargli l’educazione.

(2) L’ho punito perché imparasse l’educazione.

PROPOSIZIONI CONSECUTIVELe proposizioni consecutive esprimono l’effetto dell’evento espresso nella frase matrice:(1) Ha piovuto talmente tanto che il fiume è straripatoIn quest’esempio la matrice esprime una causa (l’abbondanza di piogge) da cui discende l’effetto espresso nella consecutiva (lo straripamento del fiume). Possiamo dire, dunque, che il costrutto consecutivo esprime una relazione di causa-effetto, ma, diversamente dalla proposizione causale (Poiché ha piovuto tanto, il fiume è straripato), colloca la causa nella matrice anziché nella subordinata.La concessiva richiede in genere un elemento correlativo nella frase matrice che esprime l’eccesso o la particolarità di una qualità o di un evento: tanto, talmente, così, tale, troppo ecc.Il modo è l’indicativo, come in (1). In alcuni casi, però, la concessiva può essere espressa da una frase infinita introdotta da da: (2) Il libro è talmente complesso da risultare quasi illeggibile.

PROPOSIZIONI ATTRIBUTIVE (RELATIVE)Le proposizioni relative – come tutte le attributive – hanno come caratteristica fondamentale quella di avere un elemento «in comune» con la frase matrice. Per es., la frase:

(1) Non conosco il ragazzo che ti ha salutato

può essere divisa in due frasi: (A) Non conosco il ragazzo; (B) Il ragazzo ti ha salutato. Nell’unione delle due frasi (1), la seconda delle due occorrenze del SN il ragazzo è stata sostituita dal relativo che (che ti ha salutato). Chiamiamo il SN che non viene sostituito nella frase matrice (cioè il ragazzo in (1)) «antecedente» della proposizione relativa.

Nelle frasi (A) e (B), il SN il ragazzo svolge funzioni diverse: in (A) è Oggetto diretto mentre in (B) è Soggetto. Di conseguenza diciamo che il che in (1) svolge la funzione di Soggetto.

Sono possibili numerose altre combinazioni (ne elenchiamo soloalcune):• Non conosco il ragazzo [Ogg dir] che [Ogg dir] hai salutato; Mi è

ignoto il ragazzo [Sogg] che [Sogg] ti ha salutato; Mi è ignoto ilragazzo [Sogg] che [Ogg dir] hai salutato; Non conosco il ragazzo [Oggdir] a cui [Ogg indiretto] hai dato la mano, ecc.

Quando l’elemento relativizzato è introdotto da una preposizione, larelativa è introdotta dai pronomi relativi cui o quale:• ...il ragazzo a cui/al quale hai dato la mano; ...il ragazzo di cui/del

quale mi hai parlato, ecc.Il pronome cui può essere usato per esprimere l’Oggetto indirettoanche senza la preposizione a: ...il ragazzo cui hai dato la mano.Se l’elemento relativizzato è un’indicazione di luogo, la relativa può essere introdotta da dove: • Non conosco la località dove andremo in vacanza.

Le proposizioni relative possono avere, rispetto all’antecedente, due diverse funzioni:(2) Il ragazzo che ho salutato prima è il capitano della squadra(3) Luigi, che ho salutato prima, è il capitano della squadraIn (2) la relativa serve a specificare meglio di quale ragazzo si tratti: chiameremo questo tipo di relativa «restrittiva», perché restringe il numero dei referenti a cui ci si potrebbe riferire con l’antecedente (il ragazzo), se esso non fosse modificato dalla relativa.In (3) la relativa non ha questa funzione: il SN Mario si riferisce a una persona determinata e la relativa aggiunge solo delle informazioni supplementari che lo concernono, ma che non servono a identificarlo meglio. Chiameremo questo tipo di relativa «descrittiva» (o«appositiva»). Diversamente dalle restrittive, le descrittive sono in genere separate dall’antecedente da una pausa (rappresentata graficamente da una virgola).

Le proposizioni relative possono non avere un antecedente. In questo caso sono introdotte da chi, nel caso di esseri umani, o da chiunque/qualunque:

(4) Non approvo chi dice questo (= Non approvo colui che dice questo).

(5) Dillo pure a chiunque vuoi.

Esempi di esercizi

Nella frase: «Venerdì mattina sono arrivati dei pacchi», il sintagma dei pacchi svolge la funzione sintattica di

a) Soggetto

b) Oggetto diretto

c) Oggetto indiretto

d) Genitivo/Complemento di specificazione

Nella frase: «Paolo, non lo vedo da tanto tempo», lo è

a) Un articolo definito con funzione di Oggetto diretto/Accusativo

b) Un pronome personale clitico con funzione di Oggetto diretto/Accusativo

c) Un pronome personale tonico con funzione di obliquo

d) Un pronome personale clitico con funzione di Oggetto indiretto/Dativo

Nella frase: «Domenica mattina ho visto Silvia», il Soggetto è

a) Domenica

b) Domenica mattina

c) Silvia

d) Non espresso (o sottinteso)

Nella frase: «Non te lo ha ancora restituito?», te è

a) Un pronome personale tonico con funzione obliquo

b) Un pronome personale riflessivo con funzione di Oggetto diretto/Accusativo

c) Un pronome personale clitico con funzione di Oggetto diretto/Accusativo

d) Un pronome personale clitico con funzione di Oggetto indiretto/Dativo

Nella frase: «In questo periodo si vendono molti antistaminici», si ha funzione di

a) si impersonale

b) si riflessivo

c) si passivo

d) si avverbiale

La corrispondente frase passiva di: «Giorgio ha subito un torto» è

a) Un torto ha subito Giorgio

b) Hanno fatto un torto a Giorgio

c) Un torto è stato subito da Giorgio

d) Giorgio ha ricevuto un torto

La seconda persona singolare del perfetto semplice (o passato remoto) di chiedere è:

a) (tu) hai chiesto

b) (tu) chiedesti

c) (tu) chiesi

d) (tu) chiedetti

Nella frase complessa «Paolo ritiene che tu sia una persona onesta», che tu sia una persona onesta è

a) una proposizione oggettiva

b) una proposizione soggettiva

c) la frase principale

d) una proposizione consecutiva

Nella frase complessa «Dimmi se arrivi domani», se arrivi domani è

a) una proposizione oggettiva

b) una proposizione interrogativa indiretta

c) la frase principale

d) la protasi di un periodo ipotetico

Nella frase complessa «Se arrivi domani, ti vengo a prendere», se arrivi domani è

a) una proposizione oggettiva

b) una proposizione interrogativa indiretta

c) la protasi di un periodo ipotetico

d) una proposizione concessiva