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www.filarmonicalaudamo.it Programma RICHARD STRAUSS Ständchen op. 17 n. 2 (trascr. Walter Gieseking) CLAUDE DEBUSSY Images. II série Cloches à travers les feuilles Et la lune descend sur le temple qui fut Poissons d’or HECTOR VILLA-LOBOS Rudepoêma FRANZ LISZT Années de pèlerinage. I Année: 6. Vallée d’Obermann LUDWIG VAN BEETHOVEN. Sonata n. 30 in mi magg. op. 109 Vivace, ma non troppo Prestissimo Andante molto cantabile ed espressivo 9 4 ª stagione concertistica 2014-2015 9º concerto • 2041º dalla fondazione domenica 7 dicembre 2014 ore 18 Palacultura “Antonello da Messina” FRANCESCO LIBETTA pianoforte NEGOZIO SPECIALIZZATO IN MUSICA CLASSICA SCONTO DEL 10% PER ABBONATI E AMICI DELLA FILARMONICA LAUDAMO valido per ordini via telefono, fax ed e-mail Via Santa Reparata, 8/b - 50129 Firenze - Tel. 0553928712 - Fax 0555609844 www.dischifenice.it - [email protected] vi augura buon ascolto www.eurekaoffice.it FILARMONICA LAUDAMO MESSINA ente morale onlus domenica 14 dicembre 2014 ore 18 • Palacultura “Antonello da Messina” FRATELLI MANCUSO Enzo Mancuso voce, chitarra classica, violino, baglama, ghironda, sipsy Lorenzo Mancuso voce, chitarra classica, armonium, darbouka Elena Sciamarelli violoncello Ketty Teriaca pianoforte «Come albero scosso da interna bufera» Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Siciliana - Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo Amministrazione Comunale di Messina Provincia Regionale di Messina E.A.R. Teatro di Messina Fondazione Bonino Pulejo - Messina

Programma FILARMONICA LAUDAMO scaricabili/ps filarmonica 7-12... · 2015-11-25 · impressioni fuggevoli che non sopportano d’essere ... giapponese che Debussy teneva accanto al

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www.filarmonicalaudamo.it

Programma

RICHARD STRAUSSStändchen op. 17 n. 2

(trascr. Walter Gieseking)

CLAUDE DEBUSSYImages. II série

Cloches à travers les feuillesEt la lune descend sur le temple qui fut

Poissons d’or

HECTOR VILLA-LOBOSRudepoêma

FRANZ LISZTAnnées de pèlerinage. I Année:

6. Vallée d’Obermann

LUDWIG VAN BEETHOVEN.Sonata n. 30 in mi magg. op. 109

Vivace, ma non troppoPrestissimo

Andante molto cantabile ed espressivo

94ªstagione concertistica 2014-2015

9º concerto • 2041º dalla fondazione

domenica 7 dicembre 2014 ore 18Palacultura “Antonello da Messina”

FRANCESCO LIBETTApianoforte

NEGOZIO SPECIALIZZATO IN MUSICA CLASSICASCONTO DEL 10% PER ABBONATI E AMICI DELLA FILARMONICA LAUDAMO

valido per ordini via telefono, fax ed e-mailVia Santa Reparata, 8/b - 50129 Firenze - Tel. 0553928712 - Fax 0555609844

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vi augura buon ascolto

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FILARMONICALAUDAMOMESSINA ente morale onlus

domenica 14 dicembre 2014 ore 18 • Palacultura “Antonello da Messina”

FRATELLI MANCUSOEnzo Mancuso voce, chitarra classica, violino, baglama, ghironda, sipsy

Lorenzo Mancuso voce, chitarra classica, armonium, darboukaElena Sciamarelli violoncello Ketty Teriaca pianoforte

«Come albero scosso da interna bufera»

Ministero per i Beni e le Attività CulturaliRegione Siciliana - Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo

Amministrazione Comunale di MessinaProvincia Regionale di Messina

E.A.R. Teatro di MessinaFondazione Bonino Pulejo - Messina

NOTE AL PROGRAMMA

Aveva ventidue anni Richard Strauss (Monaco 1864 - Garmisch 1949) quando compose Ständchen[Serenata], secondo dei sei Lieder op. 17 su testi di Adolf Friedrich Graf von Schack, poeta suo con-temporaneo. Vivace e dolce ha come intestazione questa pagina delicata che evoca una natura not-turna «profumata nel sonno, mentre soltanto l’amore è sveglio». La linea vocale si snoda sopra untappeto di arpeggi e la tonalità, fa diesis magg., è quella impiegata da Strauss per connotare le atmo-sfere romantiche. Il ciclo dei Lieder op. 17 fu pubblicato nel 1888 ma Ständchen godette subito diuna particolare fortuna, tanto da essere spesso ristampato come pezzo a sé stante. Ebbe anche suc-cesso nelle trascrizioni realizzate dai grandi pianisti del tempo come Walter Gieseking e LeopoldGodowski. Gieseking pubblicò la sua trascrizione nel 1923 e la incise anche in disco; ascoltandola,si resta ammirati dal virtuosismo arabescato che non mette mai in ombra il naturale fluire del canto,anzi lo esalta in una più struggente espressività.«Senza falsa vanità, credo che questi pezzi stiano in piedi, e che occuperanno un posto nella lettera-tura pianistica … a sinistra di Schumann, o a destra di Chopin … come preferite». Ironico, distacca-to, Claude Debussy (St. Germain-en-Laye 1862 - Parigi 1918) così presentò all’editore la prima seriedi Images, che avrebbe completato nel 1907 con un secondo trittico. «Conversazioni del pianofortecon sé stesso», definì l’autore le Images: la loro occasione è infatti solo apparentemente esterna e sba-glieremmo a intenderle come traduzioni sonore di stimoli visivi. Piuttosto, è la stessa rêverie del pia-noforte a materializzare non tanto immagini fuori dal tempo e dallo spazio, quanto le sensazioni inde-finite e fuggevoli che a esse s’accompagnano. La seconda serie di Images si apre con Cloches à tra-vers les feuilles. Debussy trasse l’ispirazione dall’usanza dei contadini della valle del Giura di lasciarsuonare la campana della loro chiesa ininterrottamente dal Vespro della festa dei Santi fino alla Messadel giorno dei Morti: uno scampanio lento, cerchi sonori che s’irradiavano nella campagna autunna-le addormentata. Su un tappeto di armonie modali sentiamo subito, al grave, il suono regolare dellacampana; ma ecco che, nel silenzio della notte, le foglie degli alberi e le folate di vento smorzano,filtrano questo regolare impulso sonoro che infine risuona ovunque, in ogni registro della tastiera,avvolto «in una nebbia iridescente». Anche Et la lune descend sur le temple qui fut è uno studio sultimbro. Molto breve, ancor più vaporoso, evoca un’immagine onirica su uno spettro sonoro che vadal ppp al p. Il tempio antico su cui la luna si china è certo orientale: lo suggeriscono le scale per toniinteri e l’argenteo tintinnio di piccole percussioni di cui le rovine conservano memoria. Ma sonoimpressioni fuggevoli che non sopportano d’essere catturate. La scrittura su tre pentagrammi usatanelle Images II è particolarmente funzionale a Poissons d’or. Pesci dorati brillavano sul paraventogiapponese che Debussy teneva accanto al pianoforte. Liberati dalla loro prigione di lacca nera emadreperla li vediamo ora guizzare nella gioiosa tonalità di fa diesis magg., imprendibili, con un vita-lismo incessante reso da un perpetuum mobile.Rudepoêma [Poema selvaggio] è la pagina più spettacolare di Heitor Villa-Lobos (Rio de Janeiro1887 - 1959) e di tutta la letteratura pianistica sudamericana. «La sagra della primavera incontra lagiungla brasiliana»: questa felice espressione coglie subito il carattere di una partitura tanto origina-le quanto spericolatamente virtuosistica. Villa-Lobos vi lavorò per cinque anni, completandola nel1926 e dedicandola ad Arthur Rubinstein che col suo forte, sauvage temperamento artistico, l’avevaispirata: «Mio amico sincero e grande, non so se sono stato in grado di tradurre completamente la

vostra anima in questo Rudepoêma, ma ho l’impressione d’aver riprodotto fedelmente sulla carta ilvostro temperamento, così vicino al mio spirito, come con una Kodak. Quindi, se l’opera è riuscita,ne sarete sempre voi il vero autore». Rubinstein suonò spesso Rudepoêma - resta anche una sua regi-strazione live - ma pare abbia detto: «Villa-Lobos può realmente pensare che mi piaccia questa musi-ca?». Rudepoêma è un vasto poema “sinfonico” (difatti l’autore poi lo orchestrò) in più episodi, concontinui cambi di tempo. I ritmi sono percussivi, aggressivi e la scrittura pianistica, a dir poco speri-colata, culmina assai rudemente nelle battute finali su quattro accordi in rffff suonati dalla manodestra col pugno.I tre quaderni delle Années de pèlerinage sono il suggestivo diario musicale in cui Franz Liszt (Rai-ding 1811 - Bayreuth 1886) tradusse le impressioni suscitategli dalle molte letture, dalle opere d’ar-te viste, dal folklore ascoltato, dai paesaggi e dalla storia dei tanti luoghi che - irrequieto viandante -visitò. La prima Année, intitolata alla Svizzera dove si rifugiò nel 1835 dopo una romantica fuga d’a-more da Parigi con la sua amante d’allora, è formata da nove brani. Il sesto e più ampio della raccol-ta, Vallée d’Obermann, è ispirato al protagonista (Oberman) dell’omonimo romanzo di Etienne deSénancour, ambientato in Svizzera. Allo spartito sono premessi alcune frasi tratte dal romanzo: «Cosavoglio? chi sono? cosa posso chiedere alla natura? […]» e altre tratte dal poema Il pellegrinaggio delgiovane Aroldo di George Byron: «[…] Così, io vivo e muoio inascoltato, come un pensiero senzavoce, come una spada senza fodero». Entrambe le citazioni esprimono il senso di straniamento chel’artista romantico spesso prova a contatto con la natura, percepita come altro essere vivente cherimanda, in un gioco d’echi, l’eterna e inappagata domanda sul senso della vita. Da una vallata Ober-man-Liszt avvolge il paesaggio con uno sguardo malinconico, tradotto da un tema semplice espostoprima nel registro grave della tastiera, poi all’acuto, poi sottoposto a continue “peregrinazioni”, muta-zioni armoniche e tonali, fino alla Coda conclusiva segnata dalla zampata del virtuosismo trascen-dentale del giovane Liszt.Nel dedicare la Sonata in mi magg. op. 109 alla diciannovenne Maximiliane Brentano, Ludwig vanBeethoven (Bonn 1770 - Vienna 1827) scrisse: «Una dedica!!! Però non è una di quelle dediche dicui migliaia di persone fanno uso e abuso. È lo spirito che unisce gli esseri migliori di questa terra, eil trascorrere del tempo non potrà mai distruggerlo». Parole sorprendenti per una composizionestraordinaria finita nel 1820 mentre l’autore lavorava alla Missa Solemnis, alla Nona Sinfonia e alle33 Variazioni sopra un valzer di Diabelli. Posta al centro del gruppo delle cinque opere che chiudo-no la parabola sonatistica beethoveniana, l’op. 109 è caratterizzata da «un fiotto di tenerezza, una pro-pensione cantabile che definire “romantica” è approssimativo» (G. Pestelli) e che ne attraversa tuttie tre i tempi. Il primo è un’originale forma-sonata con subito in scena due personaggi non in relazio-ne tra loro: un primo tema dolce e p (Vivace, ma non troppo) cui segue, senza mediazione, la secon-da idea tematica (Adagio espressivo). Il Prestissimo messo al centro prende il posto del tradizionaletempo lento ed è brevissimo, appena un ponte gettato verso il cuore espressivo della sonata, il movi-mento finale in forma di tema con sei variazioni. Beethoven ne scrisse l’intestazione in tedesco e nonin italiano, lingua internazionale della musica, per esprimere meglio la sua intenzione: Gesangvoll,mit innigster Empfindung [Pieno di canto, con intimo sentimento]. Indicazioni come teneramente,molt’espressivo, leggieramente, attraversano la partitura marcando anche una ricerca timbrica senzaprecedenti ma con molti futuri sviluppi nel pianismo di Liszt e di Debussy.

Alba Crea

La multiforme carriera di compositore, direttore d’orchestra e pianista, ha portato Francesco Libetta atenere concerti nelle sale di tutto il mondo: New York (Carnegie Hall, Steinway Hall), Lugano (RTSI),Miami (Lincoln Center), Londra, Stoccolma, Oslo, Parigi, Tokyo, Osaka, Hong Kong, Spagna, Vietnam,Etiopia, Romania, Germania, Polonia, e ancora Roma (Villa Medici, Villa Borghese, Palazzo del Quiri-nale), Milano (Sala Verdi, Teatro alla Scala, Teatro Manzoni), Napoli (Auditorium della RAI, TeatroAugusteo, Metropolitan), Venezia (Biennale Musica), Rimini (Sagra Malatestiana), Firenze, Spoleto,Brescia, sempre ricevendo recensioni entusiastiche dei critici più esigenti del mondo come John Ardoin(il quale ha dichiarato che, della nuova generazione di pianisti, Francesco Libetta è «il più ispirato e crea-tivo»), Paolo Isotta (che ha scritto sul Corriere della Sera di «un virtuosismo così miracoloso e un cosìdelicato senso dell’eloquio melodico, da indurci alla domanda: quale altro artista della sua generazione,non solo in Italia, può essergli accostato?»), Matthew Gurewitsch (che sul New York Times l’ha definito«aristocratico poeta della tastiera con il profilo e il portamento di un principe rinascimentale»). HaroldSchönberg ha affermato che «maestro di ogni periodo o stile, Libetta è il migliore rappresentante delgusto moderno […] che considera il virtuosismo non come funambolismo, ma come un mezzo, dove ilsignificato musicale è più importante di una tecnica che lascia allibiti». Francesco Maria Colombo gli hariconosciuto, sul Corriere della Sera, «eleganza e charme [...] uno smalto, uno spolvero di signorilità edi frivolezza, che credevamo perduto negli archivi dell’interpretazione pianistica».Francesco Libetta ha studiato in Italia con Vittoria De Donno, Igino Ettorre e Gino Marinuzzi, in Fran-cia con Jacques Castérède. All’IRCAM di Parigi ha seguito i corsi di Pierre Boulez, Tristan Murail e Pier-re-Laurent Aimard. A Mosca ha studiato direzione d’orchestra con Gennadi Roshdestvenskij. Ha debut-tato da solista a Napoli eseguendo con l’Orchestra Scarlatti della RAI il Concerto KV 595 di Mozart e ilConcerto op. 21 di Chopin, trasmesso in diretta radiofonica. Con la stessa orchestra ha debuttato annidopo anche come direttore. Nel suo saggio sulla storia dell’interpretazione delle sonate di Beethovenpubblicato dalle Edizioni del Teatro alla Scala, Piero Rattalino lo ha citato quale terzo italiano, dopoAlfonso Rendano e Dino Ciani, ad aver eseguito in concerto l’intero ciclo delle trentadue sonate. Ha fon-dato ed è direttore artistico del Miami International Piano Festival in Lecce. È anche direttore artistico,dalla fondazione, delle manifestazioni annuali in Val di Rabbi in memoria di Arturo Benedetti Miche-langeli.Ha collaborato con molti esponenti del mondo musicale e dello spettacolo: ballerini (Carla Fracci, Ales-sandro Molin, Sophie Sarrote), coreografi (Fredy Franzutti), strumentisti (Giovanni Angeleri, Trio d’Ar-chi della Scala), cantanti (Anna Caterina Antonacci, Ernesto Palacio) compositori (Francesco d’Avalos,Claudio Ambrosini), oltre naturalmente a numerosi amici pianisti come Pietro De Maria, Roberto Pros-seda, Ilya Itin, Emanuele Arciuli e Francesco Caramiello. Ha anche collaborato con Simona Marchini,Michele Mirabella, Marisa Laurito, Denis Kriev e Franco Battiato che, dopo averlo invitato a recitare nelsuo film Musikanten presentato alla Mostra di Venezia, è stato il regista di un DVD live d’imminentepubblicazione. Il suo DVD realizzato a La Roque d’Anthéron da Bruno Monsaingeon è stato premiato con il Diapasond’Or e lo CHOC di Le Monde de la Musique. I suoi CD e DVD sono pubblicati dalla V.A.I. (USA). Hafondato e dirige la casa discografica Nireo.Nel 2010 la casa discografica statunitense Marston lo ha inserito in un’antologia di interpreti chopiniani“storici” che, a partire da Pabst, include de Pachmann, Friedman, Paderewski, Rubinstein, Lipatti, Bar-tók e un unico altro italiano: Ferruccio Busoni.