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Mio fratello martire pag. 2 Se Rimini non va a Cafarnao pag. 3 Certezza nella pena pag. 7 LA RIFORMA DEL FEDE- RALISMO FISCALE Partecipano: Gianni Alemanno, sindaco di Roma; Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa; Piero Fassino, sindaco di Torino. Introduce Luca Antonini, Università degli Studi di Padova. Salone B7 ESPERIENZE ALLA PRO- VA. INCONTRO CON… Partecipa Clara Gaymard, Fondazione Jérô- me Lejeune e presidente e Ceo Ge France. Introduce Letizia Bardazzi, Fondazione per la Sussidiarietà. Sala A3 11.15 15.00 25 MEETING Q UOTIDIANO ANNO 21 Numero Cinque Giovedì 25 AGOSTO 2011 PRIMO PIANO L’INEVITABILE CERTEZ- ZA: RIFLESSIONE SULLA MODERNITÀ Partecipa Fabrice Hadjadj, filosofo e scritto- re. Introduce Stefano Alberto, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Auditorium B7 I CRISTIANI IN POLITICA Partecipano: Paul Jacob Bhatti, consigliere del primo ministro del Pakistan; Phillip Blond, direttore di ResPu- blica; Joseph Daul, presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo; Marcos Zerbini, Parlamento dello Stato di San Paolo (Brasi- le). Presiede e introduce Roberto Formigoni Sala A3 17.00 19.00 PRIMO PIANO n questo Meeting si sta fa- cendo largo una certezza. Come diceva un grande poeta brasiliano: «La vi- ta, amico, è l’arte dell’in- contro». Da egiziani a ebrei, da de- stra a sinistra, da anziani a so- prattutto giovani, chi viene al Meeting a visitare, ad ascolta- re, a prestare servizio, a suo- nare o a parlare, fa una espe- rienza: l’incontro con uomini vivi rende più certi, contro o- gni difficoltà. Si può essere nella crisi ma non in crisi, attraversare un momento di difficoltà sociale o personale senza cedere allo sterile lamento o alla egoistica rivendicazione. La certezza infatti non è la e- laborazione di un discorso per- fetto, né tantomeno una pre- sunzione. Ma nasce da un in- contro che rende ragione di tutte le cose della vita. Anche là dove appare la diversità e la contraddizione, esse sono ri- condotte a una unità di espe- rienza. Questa posizione, come è stato ricordato nell’incontro con Costantino Esposito dedi- cato al tema del Meeting, «fa la differenza nella storia». Siamo lieti come cristiani che tale posizione si stia mo- strando capace anche in que- sto Meeting di suscitare in tan- ti - provenienti da ogni storia e cultura - una simile tensione positiva e costruttiva. Di fronte a questo spettacolo i nostri stessi limiti e le nostre aspetta- tive sono investite da una gioia e da una speranza che li tra- sforma. Per questo l’invito fatto dal presidente Napolitano all’inizio del Meeting, a portar la nostra certezza nel mondo, lo avvertia- mo già in questi giorni come i- potesi affascinante di lavoro culturale e di passione umana. L’arte dell’incontro «A scuola di Meeting» Il trentacinquenne presidente Fiat John Elkann tra Bernhard Scholz (Cdo) e William Barcella, studente universitario. Inconciliabili eppure uniti on aspettatevi un miracolo, piuttosto un cammino». Questa frase di don Giussani ormai nota al ciellino medio perché ampiamente citata da don Ju- lián Carrón ha avuto ieri una conferma paradossale nella Sala Neri della Fiera di Rimini. Chi si mette seriamente in cammino può assiste- re a un miracolo a ogni svolta della strada. Se il miracolo è un evento straordinario che obbliga a pensare a Dio, ieri, tecnicamente, si può osare di dire che l’evento si è realizzato, anche se non verrà vagliato da nessun tribunale ecclesiastico. Chi c’era, come chi sta scrivendo queste righe, non è riuscito a prendere appunti perché travolto dall’emozione profonda di fronte a quello che stava succedendo. Le note che seguono sono af- fidate, dunque, alla pura e vivida memoria delle parole ascoltate, della commozione che ha coin- volto i relatori, della dura battaglia teologica combattuta a suon di citazioni bibliche, degli ab- bracci visti, dell’irresistibile simpatia di un «te- stardo ebreo» (autodefinizione), della sua profondità esegetica, dell’apertura mentale di un giovane teologo spagnolo altrettanto simpatico ma meno istrione, della stupefatta osservazione di quello che succedeva da parte del moderatore. Il titolo dell’incontro era impegnativo e respin- gente, questioni per addetti ai lavori. Impressione errata solo a metà, di un vero lavoro si è trattato, ma non era per pochi eletti, anche se si è discus- so del popolo eletto. Il titolo recitava: «Nomos e profezia· essere ebreo, essere cristiano. Due le- zioni su Deuteronomio 13 e 18», protagonisti il professor Joseph H. H. Weiler, ebreo, e il suo collega cattolico Ignacio Carbajosa Pérez (Na- cho), tra i due contendenti don Stefano Alberto (don Pino). Un affermato giurista newyorchese, una grande promessa dell’esegesi vetero-testa- mentaria, un figlio prediletto di don Giussani con studi giuridici nella patria dell’azionismo italia- no (Torino) e teologici nella Germania post-con- ciliare. Tre lame di acciaio puro. Non sono mancate le stoccate, il duello è stato vero, il dibattito serrato, non si è trattato di «u- manitarismo con tentazioni apparentemente pa- cificatorie», come avvertito da don Pino nella sua introduzione, ma dell’emergere di due esperien- ze di fede inconciliabili tra loro eppure unite, mi- steriosamente e visibilmente unite. (...) (segue a pagina 5) N di UBALDO CASOTTO di DAVIDE RONDONI I

Quotidiano Meeting 2011 - giovedì 25 agosto

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Il quotidiano del Meeting

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Mio fratello martire pag. 2 Se Rimini non va a Cafarnao pag. 3 Certezza nella pena pag. 7

LA RIFORMA DEL FEDE-RALISMO FISCALE

Partecipano: Gianni Alemanno, sindacodi Roma; Roberto Calderoli, ministroper la Semplificazione normativa; PieroFassino, sindaco di Torino. IntroduceLuca Antonini, Università degli Studi diPadova.Salone B7

ESPERIENZE ALLA PRO-VA. INCONTRO CON…

Partecipa Clara Gaymard, Fondazione Jérô-me Lejeune e presidente e Ceo Ge France.Introduce Letizia Bardazzi, Fondazione perla Sussidiarietà.Sala A3

11.15

15.00 25

MEETING

QUOTIDIANO

ANNO 21

Numero Cinque

Giovedì

25AGOSTO2011

PRIMO PIANOL’INEVITABILE CERTEZ-ZA: RIFLESSIONE SULLA

MODERNITÀ Partecipa Fabrice Hadjadj, filosofo e scritto-re. Introduce Stefano Alberto, UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Milano.Auditorium B7

I CRISTIANI IN POLITICAPartecipano: Paul Jacob

Bhatti, consigliere del primo ministro delPakistan; Phillip Blond, direttore di ResPu-blica; Joseph Daul, presidente del gruppo delPpe al Parlamento europeo; Marcos Zerbini,Parlamento dello Stato di San Paolo (Brasi-le). Presiede e introduce Roberto Formigoni Sala A3

17.00

19.00

PRIMO PIANO

n questo Meeting si sta fa-cendo largo una certezza.

Come diceva un grandepoeta brasiliano: «La vi-ta, amico, è l’arte dell’in-

contro». Da egiziani a ebrei, da de-

stra a sinistra, da anziani a so-prattutto giovani, chi viene alMeeting a visitare, ad ascolta-re, a prestare servizio, a suo-nare o a parlare, fa una espe-rienza: l’incontro con uominivivi rende più certi, contro o-gni difficoltà.

Si può essere nella crisi manon in crisi, attraversare unmomento di difficoltà sociale opersonale senza cedere allosterile lamento o alla egoisticarivendicazione.

La certezza infatti non è la e-laborazione di un discorso per-fetto, né tantomeno una pre-sunzione. Ma nasce da un in-contro che rende ragione ditutte le cose della vita. Anchelà dove appare la diversità e lacontraddizione, esse sono ri-condotte a una unità di espe-rienza.

Questa posizione, come èstato ricordato nell’incontrocon Costantino Esposito dedi-cato al tema del Meeting, «fala differenza nella storia».

Siamo lieti come cristianiche tale posizione si stia mo-strando capace anche in que-sto Meeting di suscitare in tan-ti - provenienti da ogni storia ecultura - una simile tensionepositiva e costruttiva. Di frontea questo spettacolo i nostristessi limiti e le nostre aspetta-tive sono investite da una gioiae da una speranza che li tra-sforma.

Per questo l’invito fatto dalpresidente Napolitano all’iniziodel Meeting, a portar la nostracertezza nel mondo, lo avvertia-mo già in questi giorni come i-potesi affascinante di lavoroculturale e di passione umana.

L’artedell’incontro

«A scuola di Meeting»

Il trentacinquenne presidente Fiat John Elkann tra Bernhard Scholz (Cdo) e William Barcella, studente universitario.

Inconciliabilieppure uniti

on aspettatevi un miracolo, piuttostoun cammino». Questa frase di donGiussani ormai nota al ciellino medioperché ampiamente citata da don Ju-lián Carrón ha avuto ieri una conferma

paradossale nella Sala Neri della Fiera di Rimini.Chi si mette seriamente in cammino può assiste-re a un miracolo a ogni svolta della strada. Se ilmiracolo è un evento straordinario che obbliga apensare a Dio, ieri, tecnicamente, si può osare didire che l’evento si è realizzato, anche se nonverrà vagliato da nessun tribunale ecclesiastico.

Chi c’era, come chi sta scrivendo queste righe,non è riuscito a prendere appunti perché travoltodall’emozione profonda di fronte a quello chestava succedendo. Le note che seguono sono af-fidate, dunque, alla pura e vivida memoria delleparole ascoltate, della commozione che ha coin-volto i relatori, della dura battaglia teologicacombattuta a suon di citazioni bibliche, degli ab-bracci visti, dell’irresistibile simpatia di un «te-stardo ebreo» (autodefinizione), della suaprofondità esegetica, dell’apertura mentale di ungiovane teologo spagnolo altrettanto simpaticoma meno istrione, della stupefatta osservazionedi quello che succedeva da parte del moderatore.

Il titolo dell’incontro era impegnativo e respin-gente, questioni per addetti ai lavori. Impressioneerrata solo a metà, di un vero lavoro si è trattato,ma non era per pochi eletti, anche se si è discus-so del popolo eletto. Il titolo recitava: «Nomos e

profezia· essere ebreo, essere cristiano. Due le-zioni su Deuteronomio 13 e 18», protagonisti ilprofessor Joseph H. H. Weiler, ebreo, e il suocollega cattolico Ignacio Carbajosa Pérez (Na-cho), tra i due contendenti don Stefano Alberto(don Pino). Un affermato giurista newyorchese,una grande promessa dell’esegesi vetero-testa-mentaria, un figlio prediletto di don Giussani constudi giuridici nella patria dell’azionismo italia-no (Torino) e teologici nella Germania post-con-ciliare. Tre lame di acciaio puro.

Non sono mancate le stoccate, il duello è statovero, il dibattito serrato, non si è trattato di «u-manitarismo con tentazioni apparentemente pa-cificatorie», come avvertito da don Pino nella suaintroduzione, ma dell’emergere di due esperien-ze di fede inconciliabili tra loro eppure unite, mi-steriosamente e visibilmente unite. (...)

(segue a pagina 5)

Ndi UBALDO CASOTTO

di DAVIDE RONDONI

I

PRIMO PIANO

2 25 agosto

«Non voglio popolarità, non voglioposizioni di potere. Voglio solo un po-sto ai piedi di Gesù» così recita il testa-mento spirituale del Ministro per le mi-noranze del Pakistan Shahbaz Bhatti,pubblicato dal «Corriere della sera», ilgiorno dopo la sua morte lo scorso 2marzo. Si schiera sulla stessa linea ilfratello di Shahbaz, Paul Jacob, consi-gliere del Primo Ministro del Pakistansempre per le minoranze religiose. Og-gi partecipa all’incontro, in sala A3 alle19, dal titolo: «I cristiani in politica»,che vede la presenza di Philip Blond,direttore di ResPublica, Joseph Daul,presidente del gruppo del Ppe al Parla-mento europeo, Marcos Zerbini, depu-tato al Parlamento dello Stato di SanPaolo. Presiede e introduce il dibattitoRoberto Formigoni, presidente della re-gione Lombardia. Abbiamo incontratonei padiglioni della Fiera Paul Bhatti.

Perché ha deciso di intraprenderela strada politica dopo un’intera vitalegata alla medicina?

«Mi sono laureato in medicina all’U-niversità di Padova. Non mi ero mai oc-cupato di politica direttamente, ma èqualcosa che ho sempre vissuto da vici-no. A partire da mio zio, mio padre e inultimo da mio fratello. Shahbaz sospet-tava di andare incontro alla morte nellasua lotta per i diritti dei cristiani e di tut-te le minoranze oppresse in Pakistan.Riceveva quotidianamente minacce. Iltimore non lo ha mai fermato perchéquello che lo muoveva era il servizio aCristo, ai più deboli e ai cristiani dellanostra terra. Aveva ottenuto un consen-

so internazionale: era riuscito a uniretutte le minoranze (indù, cattoliche, pro-testanti…) perché combatteva per unacosa sola. Non politica, ma umanitaria.Io ho sempre osservato il lavoro di miofratello e dopo la sua morte mi si è pre-sentata una grande scelta. Continuare ilsuo sacrificio, e quindi portare avanti la

lotta per la difesa delle minoranze cri-stiane e altre, ancora più intimorite do-po l’assassinio, oppure continuare lamia vita come se non fosse mai succes-so niente. Alla fine ho deciso di prose-guire la marcia di mio fratello perchénon fosse vana la sua vita».

Non c’era nessun altro che potesseassumersi questo compito? Perchéproprio a lei?

«Sì. Non ero l’unico che poteva pro-seguire quel difficile incarico. Ci volevaun uomo neutro. Nella mia famigliac’era qualcuno che sarebbe stato in gra-do. Ma io me la sentivo. Volevo soste-nere quel sacrificio e poi io avevo rice-vuto la stessa educazione di Shahbaz.Questo mi focalizzava sul suo muover-si, sulle sue scelte».

Come ha vissuto questi mesi e co-me si è svolto il suo lavoro in questimesi?

«Sono stato a casa con il timore chepossa riaccadere quanto è capitato amio fratello. Ho una numerosa scorta,ma quando ho scelto questa strada homesso in conto il rischio della vita. C’èstato bisogno di un controllo immediatoper non gettare nel dimenticatoio tuttigli sforzi di Shahbaz. Per questo mi so-no messo subito a lavorare su alcuniprogetti. Ma mi sono accorto che servo-no appoggi che oggi non abbiamo. Laposizione dell’Occidente non si è anco-ra capita bene. Per esempio sul caso diAsia Bibi, vittima della legge sulla bla-sfemia pakistana, la Francia e altri pae-si europei si sono schierati a favore del-la sua liberazione. Quello che sfugge a

tutti loro è il fatto che, una volta liberata,ci saranno altre migliaia di Asia Bibi.Bisogna cambiare qualcosa alla base,ma non ci sono gli aiuti necessari. IlPakistan è un Paese che brucia e nean-che la morte di mio fratello è riuscita acambiare tanto rispetto alle minoranze.Ho fatto una fondazione a nome diShahbaz, a fondo non governativo, perraccogliere quegli aiuti necessari perportare avanti i suoi stessi obbiettivi e ri-partire dall’educazione e dall’economialocale».

È la sua prima volta al Meeting di

Rimini? Quali sono le sue aspettati-ve?

«Sì, non ero mai venuto prima. Ne a-vevo sentito parlare, anche quando stu-diavo a Padova, ma non avevo mai par-tecipato prima. Sono contento di espor-re la causa difficile del mio Paese e rac-contare come va aiutato. Vorrei eviden-ziare le differenze tra ciò che si sente di-re dai media e ciò che realmente acca-de, perché la mia realtà è spesso accan-tonata o falsificata. Come insegna lacommercializzazione del caso Bibi».

Davide Ori

Paul Jacob Bhatti, fratello di Shahbaz

«Sui passi di Shahbazmio fratello martire»Era il ministro pakistano per le minoranze ed è stato assassinato lo scorsomarzo. Ora Paul Bhatti ha deciso di succedergli. Anche a costo della vita

Consigli al politico cattolicoLa versione di Del Noce

La lezione del grande filosofo torinese illumina l’attualecontesto politico segnato da un “groviglio” etico-giuridico

di ALESSANDRO BANFI

Che cosa direbbe oggi Augusto Del Nocedel neo–pelagianesimo imperante, per ri-prendere uno dei suoi ultimi cavalli di batta-glia su «Il Sabato»? Vent’anni dopo la suascomparsa, alcune delle sue lezioni sono at-tualissime. Prendete l’ultimo libro di coluiche è considerato oggi un guru mondiale del-la filosofia politica, il filosofo sloveno SlavojZizek, colui che la rivista americana «NewRepublic» ha definito «il pensatore più peri-coloso dell’Occidente», ha scritto nel suo af-fascinante «Vivere alla fine dei tempi»: «Ilpensiero (post)politico contemporaneo è pri-gioniero dello spazio determinato da due po-li: etica e giurisprudenza. Da un lato, la poli-tica – sia nella sua versione liberal-tolleranteche in quella “fondamentalista” – è concepi-ta come la realizzazione di posizioni etiche(su diritti umani, aborto, libertà) che le pree-sistono; dall’altra (e in modo complementa-re) essa è formulata nella lingua della giuri-sprudenza (come trovare l’equilibrio appro-priato tra i diritti degli individui e quelli del-le comunità ecc.). È qui che il riferimento al-la religione può giocare un ruolo positivo nelresuscitare la dimensione propria del politi-co, nel ri-politicizzare la politica: può dare lapossibilità agli attori politici di uscire dall’at-tuale groviglio etico-legale».

È il “groviglio” cui è giunta la politica glo-

freudiana segnano il passo, la lotta contro ilcattolicesimo avviene proprio sotto il segnodell’umanitarismo».

Lui, Del Noce, coerentemente, per ricorda-re un fatto della sua biografia, si oppose per-sino alla raccolta di firme sul referendum peril divorzio, rompendo con Gabrio Lombardi,già prefigurando i rischi negativi della scon-fitta del 1974. Che furono disastrosi e segna-rono la vittoria di quella “società opulenta”,denunciata da Pasolini, ritratto di una ineditaItalia, dopo Cristo ma senza Cristo, per dirlacon Peguy.

Per Borghesi l’attualità di Del Noce staproprio nell’aver proposto una dimensionepolitica non clericale, dove il metodo dellapersuasione, della non violenza, del dialogo(per comprendere le ragioni dell’avversario)è il cuore di un atteggiamento. Il cattolico,nella storia e nella politica, non ha da impor-re un modello, da restaurare una società per-duta, che sia quella contadina o quella me-dievale, ma vuole solo legittimare un’opzio-ne, lasciare aperta la possibilità di una co-struzione dal basso. Per tutto questo è AlcideDe Gasperi il suo riferimento storico fonda-mentale. Colui che incarna il principio dellademocrazia, della libertà, della laicità dellapolitica, della pace (quanto dobbiamo allostatista trentino se l’Europa è in pace dal1948!) in una geniale prosecuzione della pre-senza cattolica del nostro Paese.

stulatorio” si batte il filosofo piemontese,convinto com’è che possa diventare il mag-gior “pericolo” dopo la fine del comunismo(un’implosione peraltro da lui prevista conlucidità già nel 1957) e con la conseguente

possibile caduta di spinta utopica e reli-giosa. Il “groviglio etico- legale”,

per restare all’immagine di Zi-zek, campeggia in uno sce-

nario di idee globalizzate ein esso i cattolici hanno ilruolo prefissato di com-battere per i crocefissinelle scuole o stracciarsile vesti per i diritti deigay. Del Noce l’avevaprevisto, recensendo adesempio «Il Padrone delmondo» di Benson. «Og-gi che il marxismo è inun declino irreversibile»

scrivea su «Il Sabato» nel 1987, «sino al pun-to che si rischia di essere ingiusti rispetto al-la sua reale potenza filosofica, e che la rivo-luzione sessuale e la combinazione marx-

bale e che Del Noce già alla fine degli anniOttanta aveva in qualche modo profetizzato.Filosoficamente, come dimostra il bel saggiodi Massimo Borghesi edito da Marietti 1820,che domani verrà presentato in Fiera (EniCaffè Letterario D5), la radice di que-sto vicolo cieco della politicacontemporanea, definita sem-pre più, allo stesso tempo,da scandali, regole e batta-glie “etiche”, sta in Im-manuel Kant. Per DelNoce Kant realizza ciòche lui chiama “ateismopostulatorio”: nega GesùCristo, ma conserva inmodo astratto, appuntopostula, la morale, il fa-moso “imperativo catego-rico”. In certo senso èKant il primo dei neo pela-giani della modernità che finisce per influen-zare in modo decisivo proprio il pensiero e lapolitica “cattolici”.

Contro il dilagare di questo “ateismo po-

Augusto Del Noce.

Shahbaz Bhatti (nella foto)nasce a Lahore nel 1968 inuna famiglia di missionaricristiani. Già a 23 anni ini-ziò la sua lotta, quando sipropose una carta d’iden-tità diversa tra cristiani emusulmani. Nel 1986 si op-pone alla legge sulla blasfe-mia. Dal 2008 era il nuovoMinistro pakistano per ladifesa delle minonoranze, u-nico cattolico nel governo.Lo scorso 2 marzo viene as-sassinato a Islamabad.

Un cristianoa Islamabad

PRIMO PIANO

3 25 agosto

Si è fermato per venti secondi davanti a quel pan-nello. «La fede è il riconoscimento stupefatto, gra-to, intimidito e nello stesso tempo esaltante, di unapresenza; perché Dio è venuto ed è fra noi. È la co-sa bella e pre-sente il contenuto della fede e io nonso nient’altro che questo (don Luigi Giussani)».Don Julián Carrón, presidente della Fraternità diComunione e Liberazione, ieri è arrivato al Meetinge ha visitato nella mattina la mostra «Con gli occhidegli apostoli». Di fronte a quelle righe, ha escla-mato: «Ecco, la realtà si fa chiara nell’esperienza:questa è la frase che ripeto di più e non mi stan-cherò mai di ripetere. Perché solo questo ci salva:soltanto una cosa che ci attira così tanto ci consen-te di essere noi stessi».

Dopo la visita alla mostra, Carrón è stato rag-giunto dalle telecamere del Tg Meeting: «Ho sco-perto prima di tutto un popolo gioioso, interessatosempre di più alle cose vere, alle cose essenziali,che si gioca la partita della vita sempre più intensa-

mente. E in un momento come quello che stiamovivendo, dove tanti sono confusi, è una speranzaper noi che lo vediamo e per tutti, perché que-sta grazia ci è stata data per tutti. Unadelle cose più belle di questo Mee-ting è come i volontari partecipa-no, non soltanto a fare i lavoriche vengono chiesti loro, manel capire la portata del conte-nuto del Meeting. Questo èun fattore di novità ed è fon-damentale perché fa la diffe-renza con una vacanza, per-ché il Meeting è parte del per-corso della fede. Così comeabbiamo vissuto le elezionicome parte della verifica del-la fede, il Meeting è una parte di questa verificaperché per noi tutto è legato a una stessa origine,che è la fede». Non a caso Carrón ha visitato pro-

prio questa mostra, che fin dall’allestimento vuoleaiutare il visitatore a fare il percorso di verifica del-

la fede nell’esperienza. Ettore Soranzo, che la-vora alla Custodia di Terra Santa, dice:

«Siccome non potevamo portare tuttaquesta gente a Cafarnao, abbiamo

portato Cafarnao qui». Tutto con-corre ad aiutare ciascuno in que-sta immedesimazione. Le lucicambiano a segnalare lo staccoche l’incontro di Gesù con Gio-vanni e Andrea porta. Gesù sitrasferisce nella piccola Cafar-nao, e un calore avvolge ognicosa: il suo arrivo stravolge ra-dicalmente la cittadina. Le casesono le stesse, esattamente le

stesse, ma tutto cambia, come cambia radicalmentela nostra vita nell’incontro con Lui.

M.S.

mo resta la vera Terra Santa dell’in-contro con Dio». Un incontro che av-viene non in un mitico iperuranio, manella realtà semplice, quelle quattropietre di Cafarnao e le sponde dellariva di un lago.

«La salvezza concreta – dice Piz-zaballa – di un Dio che arriva ad abi-tare esattamente lo spazio del tuoquotidiano, per cui questo quotidia-no, così com’è, diventa la via del tuoincontro con Lui. Non bisogna inven-tarsi nulla». Solo una fede così, un«dimorare dentro la vita insieme al

Signore, uno sguardo attento e curio-so per riconoscere il suo passaggionella storia» trasforma davvero l’esi-stenza tutta – altrimenti la realtà ri-marrà inevitabilmente una minacciada cui difendersi. «Con gli occhi de-gli apostoli»: questo titolo ci è parti-colarmente caro, incalza Cesana, per-ché i Vangeli non sono «qualcosa cheloro hanno immaginato, non è qual-cosa che hanno letto, non è un discor-so che hanno sentito: è qualcosa chehanno visto, cioè un fatto preciso,storico». E mentre la cultura moder-

na rifiuta più di ogni altra cosa cheDio si sia incarnato e tratta i miracolialla stregua di leggende, la mostra èstata creata prendendo sul serio la te-stimonianza dei vangeli e il loro va-lore storico, basandosi sui risultatidella ricerca archeologica ed esegeti-ca.

D’altra parte, argomenta José Mi-guel Garcia, professore di Esegesidel Nuovo Testamento presso la fa-coltà di Teologia San Damaso di Ma-drid, «come si può pensare ragione-volmente che i primi discepoli potes-

«Abbiamo tutti ricevuto la fede,anche se ormai sempre meno dallafamiglia, dalla storia. Perché ci siamoallontanati, perché tutti dobbiamo fa-re questo passaggio dell’esperienza.Questo è un background fondamen-tale, ma poi tutti dobbiamo fare unsalto da quello che abbiamo ricevutoall’esperienza personale. Questo èfondamentale, soprattutto nel mondodi oggi». Studiare i testi, conoscere leScritture, dominare il linguaggio teo-logico certo è un primo passo nellaconoscenza di Gesù. Eppure, raccon-ta Pierbattista Pizzaballa, custode diTerra Santa, tutto questo sarebbe de-stinato a rimanere sterile e ultima-mente a scomparire se non diventasseper ciascuno un’esperienza persona-le. E il Custode di Terra Santa tratteg-gia quelle circostanze concrete in cuiavvenne per lui una «sorta di rifonda-zione della vocazione». Dopo annitrascorsi al riparo del suo sapere edella sua teologia, viene inviato a stu-diare all’università ebraica di Gerusa-lemme, unico cristiano di tutto il di-partimento: il suo primo contatto conuna realtà estranea. Nei dialoghi difede con i compagni di studio si ac-corge presto di non riuscire a tra-smettere nulla, perché le sue parolevenivano fraintese.

«Capii allora che più la mia rifles-sione su Cristo, a loro interessava lamia esperienza di Cristo. Capii che latestimonianza diventa vera e vissutaquando si fa uno sforzo concreto percomunicarla». E il dovere della testi-monianza, la necessità di raccontareloro un’esperienza vissuta trasformaradicalmente il suo rapporto con Ge-sù: «Da allora non sono cambiate lecose da fare, ma il mio modo di rap-portarmi. Quegli incontri mi hannoprovocato a prendere in maniera deltutto nuova, una decisione personalein relazione a Gesù».

Proprio dentro a quelle relazionicosì difficili, così ferite che costitui-vano la sua realtà in Terra Santa «tro-vi la quotidiana provocazione al rap-porto con Cristo e tutto allora diventaconcreto, difficile, eppure necessario:perdono, gratuità, libertà, carità, mo-derazione, pazienza, accoglienza…diventano una necessità. Negarti aquegli atteggiamenti, sarebbe negarsia Lui. La nostra fede si basa su qual-cosa di reale, di storico, di avvenuto,di concreto. C’è la storia della salvez-za, c’è la geografia della salvezza.Quindi, la terra, il luogo e la storia cidicono quello di cui si è scritto neiVangeli lì è realmente avvenuto. Senon ci fosse quel luogo nella storianoi saremmo legati solo ad un’idea,invece non è solo un’idea, è un’espe-rienza».

Un’esperienza personale: d’altraparte, ricorda Giancarlo Cesana, pre-sidente della fondazione Policlinico-Mangiagalli di Milano, Gesù ha tra-volto la vita degli apostoli non condiscorsi o spiegazioni, ma «perchénon avevano mai sentito cose così,che mettevano insieme i problemi co-sì, che realizzavano quello che lorodesideravano per la loro vita».

Per il Custode di Terra Santa, Ca-farnao dice due cose alla sua fede. In-nanzitutto, «che la vita reale dell’uo-

Ettore Soranzo, uno dei curatori,sovrastato dallo sguardo di Gi0vannie Pietro mentre presenta la mostra«Con gli occhi degli apostoli».

Se Rimini non va a Cafarnao...Dalla riva del lago di Tiberiade alla riviera romagnola: l’incontro che cambia la storia raccontato da padre Pizzaballa

Dopo il successo di ieri, og-gi la replica nel Teatro D2sempre alle ore 19.45 coningresso a pagamento del-lo spettacolo scritto dal fi-losofo Fabrice Hadjadj di«Job - o la tortura da partedegli amici» con regia e in-terpretazione di AndreaMaria Carabelli. Inoltrecon Roberto Trifirò e lacantante lirica Dina Pe-rekodko.La storia di Giobbe è affi-ne al tema del Meetingperché è percorsa dallacertezza che il dolore nonha l’ultima parola sulmondo.La nuova pièce del filosofofrancese amico del Mee-ting ha come trampolinodi lancio la rassegna rimi-nese. A gennaio sarà al tea-tro Parenti a Milano.

Si replica«Job» in D2

Anche Carrón alla mostra degli apostoli«Qui c’è tutto quello che voglio dire»Il presidente della Fraternità colpito da una frase: «Ecco, la realtà si fa chiara nell’esperienza»

Don Julián Carrón

sero suscitare l’adesione a un uomomorto con delle invenzioni?». Pro-prio su questa follia della croce siregge la dimostrazione della storicitàdei Vangeli. «Se loro hanno comin-ciato a indicare Gesù crocefisso co-me Dio, qualcosa di straordinario èaccaduto per forza davanti ai loro oc-chi. Come ebrei c’era una resistenzaad accettare che un uomo potesse es-sere identificato con la divinità. Maper loro come per noi la fede nascedallo sguardo».

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PRIMO PIANO

5 25 agosto

Festa a sorpresaper JosephWeiler, che iericompiva 60 anni.A sinistra con l’altro relatore dell’in-contro, IgnacioCarbajosa Pérez,mentre brinda e mangia un pezzo di torta. A destra, con il regalo del Meeting di Rimini.

Un «ebreo testardo»per fratello maggioreIl serrato confronto teologico-ecumenico fra Joseph Weiler e Ignacio Carbajosafinisce con un abbraccio al musulmano Farouq: «Il vostro dono più grande»

segue dalla prima pagina

(...) I settecentocinquanta occu-panti la Sala Neri hanno partecipa-to a un vero incontro ecumenico.Un incontro ecumenico, se non èuna rappresentazione diplomatica,permette a ognuno di incontrarel’altro essendo fino in fondo sestesso, non si fanno cortesie pergli ospiti, si ama la differenza, e lasi fa emergere per conoscerla, eabbracciarla.

La prima schermaglia è statasulla sala. Don Pino ha fatto nota-re il diverso assetto (tavolo deglioratori, schermo gigante, ampiez-za della sala) rispetto agli incontridegli anni precedenti con il pro-fessor Weiler, che avevano, anchelogisticamente una forma più se-minariale; ne ha spiegato il moti-vo: «Ci sta più gente». «Non èdetto che sia sempre un bene» gliha obiettato ironicamente e con u-na strizzata d’occhio il professorWeiler. Una battuta, ma nella qua-le c’era già tutta la speculazioneteologica sull’elezione di un «pic-colo popolo», che in seguito Wei-ler ha sviluppato.

Carbajosa ha iniziato il suo per-corso da un passo di Deuterono-mio 18 con due ammonimenti di-vini a Israele per indicare i puntiin comune con la religiosità natu-rale, ma anche la radicale differen-za da essa della devozione del po-polo di Javhé. «Come si può chie-dere a un popolo di non tentare dientrare nel mistero con auguri eindovini». Come gli si può chiede-re di rinunciare alla dinamica u-mana e razionale che è stata anchestorica?

La risposta è un altro passaggiodi Deuteronomio: «Il Signore Diosusciterà per te, in mezzo a te, fra ituoi fratelli un profeta pari a me; alui darete ascolto». Di qui in poi,in modo affascinante («e commo-vente» ha commentato Weiler)Carbajosa ha parlato di questo

lari). Ha spiegato come il patto traDio e il suo popolo sia «immuta-bile e per sempre, almeno millegenerazioni, a voler fare i calcolisiamo solo alla duecentesima». Hacitato un altro passo del Deutero-nomio col quale Dio si vincola alsuo patto mettendo in guardia I-sraele da un profeta che pur venis-se da Lui con i segni che lo con-traddistinguono, «sia messo amorte»

E ha concluso con una frase chepoteva gelare chi lo ascoltava eche invece è stata accolta nella suadrammaticità e misteriosità per laverità con la quale è stata pronun-ciata: «Per me un ebreo che siconverte non fa una bella cosa».

C’è un piano misterioso di Dio,di cui parla spesso Benedetto X-VI, per cui Israele ha una sua fun-zione nell’economia della salvez-za fino alla fine dei tempi, anchedopo l’incarnazione. Don Pino,con un accenno di rottura nella vo-ce, ha parlato di «un dialogo frafratelli diversi ma non distanti: ab-biamo un solo Padre. Ci sarà untempo in cui vedremo tutto, in cuitutto sarà chiaro, oggi di quel gior-no abbiamo gustato un anticipo».

Poi, a sorpresa, la festa per ilsessantesimo compleanno del pro-fessor Weiler e il suo abbraccio«al popolo del don Giuss», «mi a-vete dato tanto sul piano spiritua-le, umano, sociale…», seguito daun abbraccio forte, intenso, tene-ro, virile con Wael Farouq, il mu-sulmano egiziano che ha tradotto«Il senso religioso», e il miracolonel miracolo: «Una delle cose piùgrandi che mi avete dato è statoWael».

Tutti lo chiamano ormai il Mee-ting di Cl (o di Rimini), ieri a chiha assistito a quell’abbraccio e-breo-cristiano-musulmano è tor-nato in mente il marchio origina-le: Meeting per l’amicizia tra ipopoli.

Ubaldo Casotto

«profeta» pari a Mosè, cui dare a-scolto e obbedire, della coscienzadel popolo di Israele che nella suastoria millenaria «non è più sortoun profeta come Mosè», della suanatura di sposo che «mi baci con ibaci della sua bocca», della spe-ranza che questo profeta fosse ilBattista, e dell’annuncio di unavoce «carica di tenerezza verso lamillenaria attesa dell’umanità» dicui Israele è ancora oggi e testi-mone, una voce che dalla nube di-ceva: «Questi è il mio figlio predi-letto, nel quale mi sono compia-ciuto. Ascoltatelo». Per come hapronunciato «ascoltatelo», il teo-logo spagnolo poteva non ricorda-re il «gli darete ascolto» del Deu-teronomio. L’ha fatto per confor-tare chi aveva già capito. E per te-

stimoniare come in quell’ascoltosia la fedeltà al Dio dell’alleanza.

A questo punto la domanda didon Pino è stato tremenda: «C’èun problema, di cui ci parlerà ilprofessor Weiler, il mistero di co-me il non riconoscimento di Cri-sto sia anch’esso obbedienza e fe-deltà a Dio».

«Noi ebrei siamo testardi – ha e-sordito Weiler – non voglio con-vincervi del fatto che abbiamo ra-gione, ma darvi ragioni che vispieghino la nostra testardaggine».E in un serrato quanto divertente edivertito excursus ha spiegato imotivi del legalismo morale e ri-tuale ebraico, di quanto gli piace-rebbe poterlo trasgredire («Sperosempre in un rotolo di Qumranche dica che possiamo mangiare

tutte quelle prelibatezze che ci so-no vietate»). Ha spiegato la voca-zione di testimonianza del popolodi Israele con un esempio che nonpoteva non catturare l’uditorio: «Ècome i Memores Domini, un se-gno e un richiamo per tutti, manon tutti possono diventare Me-mores, non ci sarebbe più il mon-do». Ha testimoniato il suo doveredi obbedienza al Dio dell’alleanza(«per noi è l’unica, lo sapete,no?») anche in quei rituali che nonsembrano avere fondamento ra-zionale se non la volontà di Dio(«ma mi obbligano, come per voil’Eucaristia e la presenza reale diCristo su cui insiste don Giussani,a ricordarmi di Dio quando mi ve-sto, quando mangio, quando vadoin bagno, e vi risparmio i partico-

Tettamanzi racconta la passionedi san Carlo per la ChiesaIl cardinale oggi al Meeting per la presentazione della mostra sulla figura del Borromeo: una «casa costruita sulla roccia»

A 400 anni dalla canonizzazione di san Carlo Borromeo,avvenuta nel 1610 a soli 25 anni dalla sua morte, arriva al Mee-ting una mostra che permette di incontrare la sua figura. Lapresentazione di «San Carlo Borromeo. La casa costruita sullaroccia» si terrà oggi alle 15 presso la sala C1 e vedrà anche lapartecipazione del cardinale Dionigi Tettamanzi, autore dellaprefazione al catalogo.

La mostra ripercorre la vita, i fatti e i cambiamenti che se-gnarono il periodo del ministero episcopale di san Carlo e neindaga la personalità. Il Borromeo, infatti, si distinse come mi-glior portavoce della riforma tridentina, in un periodo storicosegnato dagli scismi prima protestante e poi anglicano, testi-moniando un desiderio continuo di rispondere ai bisogni chenascevano nel suo popolo. «La candela per bruciare deve con-sumarsi», è questa una delle frasi più affascinanti per i volon-tari che spiegano la mostra. È, dicono, il segno di una passioneper la Chiesa che portò Carlo a dedicarsi senza tregua alla suaricostruzione.

L’intelligenza che il vescovo milanese mostrò nel riformarela sua diocesi ne cambiò radicalmente la fisionomia, conse-

gnandoci quelle che sono ancora oggi le caratteristiche dellapresenza religiosa nel territorio ambrosiano. La necessità di unluogo dove educare alla fede cattolica il clero, e non solo, loportò a favorire la crescita di diversi carismi nascenti, comequello “rivale” di san Filippo Neri, e a istituire il primo semi-nario della storia.

Dall’operato di Carlo nasce quindi una tradizione profondache continua nel tempo, come dimostrano anche le reliquiepresenti all’interno della mostra. E c’è un’ulteriore provoca-zione. Il Borromeo, infatti, non è solo una figura che ha segna-to il passato della Chiesa. «I miei interessi sono gli interessi diCristo» diceva san Carlo, rendendo esplicita l’origine di quel-l’acuta intelligenza che mostrava nel governo del suo popolo.«Il suo vescovato lo rese santo – racconta una delle guide – equi, dai segni che permangono si può capire su cosa egli pog-giava per poter fare tutto». Edificata sulla roccia della Chiesa lavita di san Carlo mostra un modo eroico di vivere il quotidianoe, come ha scritto anche Tettamanzi, da questo è nata la suasantità.

Camilla Binasco

«Imparare». Una parola ina-spettata, pronunciata con quel-l’accento così strano, difficil-mente ripetibile, un po’ inglese,un po’ torinese con delle sfuma-ture francesi, frutto degli annivissuti a Londra per gli stage dilavoro e di quelli studenteschit ra la Francia e i l Piemonte.John Elkann la ripete una decinadi vol te durante l ’ incontro«Quali certezze in un mondo in-certo?». Un termine che, pro-nunciato dal numero uno di unadelle aziende automobilistichepiù importanti a livello mondia-le, lascia stupiti.

L’appuntamento con il presi-dente Fiat si è svolto a livello didialogo nel quale i l g iovanerampollo della famiglia Agnelliha risposto con semplicità e sin-cerità alle domande rivoltegli daBernhard Scholz , presidenteCompagnia delle Opere, e da u-no studente di Economia all’u-nivers i tà Bocconi di Milano,William Barcella.

Elkann ha raccontato della suaesperienza formativa prima al-l’estero (la scuola in Francia, glianni in Brasile e gli stage in In-ghilterra e in Polonia) e poi in I-talia (lo studio di ingegneria alPolitecnico di Torino e l’ingres-so in Fiat) sottolineando l’im-portanza di avere avuto l’occa-sione di poter imparare a lavora-re da persone più grandi comel’amministratore delegato Fiat,Sergio Marchionne (presente inprima fila nel padiglione A3):«L’esperienza lavorativa più im-portante è quella che ho vissutoe sto vivendo, lavorando e impa-rando da Sergio Marchionne. Cisentiamo, direttamente e indiret-tamente, più di una vol ta a lgiorno».

E proprio il rapporto con Mar-chionne è stato uno dei motiviper cui John ha accettato l’invi-to al Meeting. L’ad Fiat, infatti,tornato dalla rassegna rimineselo scorso anno aveva raccontatoal suo presidente la bellezza cheaveva visto in fiera. Da qui ladecisione di venire a vedere dipersona quello che gli era statoraccontato.

Gli altri due motivi che hannospinto Elkann ad essere presentesono stati innanzitutto l’incon-tro a Torino con la fondazione«La piazza dei Mest ier i» , laquale in alcune occasioni ha vi-sto come ospiti sia Elkann siadirigenti Fiat. Infine, la parteci-pazione attiva alle iniziative del«Banco alimentare» nel 2010.

Parlando del titolo del Mee-ting, Elkann ha affermato che«La prima certezza è l’incertez-za», ma che le incertezze, «letempeste della vita», possonoessere at t raversate , o meglio,devono: «Una delle lezioni cheho imparato di più è che è me-gl io fare le cose sbagl iando,piuttosto che non fare niente».

Il patron della Juventus ha de-scritto anche la situazione attua-le dell’Italia e di Fiat: «Indub-biamente, girando molto all’e-stero, quello che si vede è chel’Italia è un paese amato. A que-sto punto, la cosa importante èchiedersi : “Che cosa l ’ I ta l iavuole?”, “Che cosa gli italianivogliono?”. Fiat con Chryslerproduce quattro milioni di auto-

mobili, l’Italia vuole ancora fa-re automobili?». In conclusioneil nipote di Gianni Agnelli ha in-vitato i giovani a «cercare la ve-rità e a non avere paura di dirlacome il bambino all’imperatorenudo nella fiaba di Andersen “Ivestiti nuovi dell’imperatore”» e«a lasciarsi guidare dalla vita».

L’altro grande evento della vi-sita di Elkann al Meeting è statol’incontro con 40 giovani uni-versitari provenienti da tutti gliatenei d’Italia che hanno avutola possibilità di rivolgergli do-mande di qualsiasi tipo, da con-sigli per diventare imprenditori,a l futuro dei giovani , fino aquello della Juventus. «L’appun-tamento – racconta Davide, stu-dente al terzo anno di Economia

in Bocconi – è stato voluto dalui, per noi è stata quasi una sor-presa».

Il trentacinquenne è entrato fi-no in fondo nello spirito Mee-ting, presentandosi con la ma-glietta con il titolo della rasse-gna. «È sembrato un uomo mol-to sereno e l ibero – cont inuaDavide – aveva sempre un sorri-so spontaneo quando parlava disé e del la sua famiglia . Ci haspiegato che “i l futuro saràquello che costruiremo noi” chedobbiamo ripartire dalla nostravolontà di costruire». Dopoun’ora e venti di quesiti, i suoicollaboratori hanno invitato afare le ultime due domande, maElkann ha risposto: «Speriamoce ne s iano ancora molte dipiù!».

Un uomo venuto al Meetingper dialogare: «Alla fine ci haaddirittura chiesto: “Ora ditemicosa vi aspettate che io vi dicadomani”, è s tato bel lo perchécosì noi possiamo comunicareche cosa è Comunione e Libera-zione».

Marco Capizzi

I VOLTI

6 25 agosto

Elkann: «Io qui per imparare»Il presidente Fiat conquista i giovani del Meeting, poi elogia Marchionne: «Grazie a lui sono diventato quel che sonoadesso». E sul destino del Lingotto dice: «Noi continueremo a fare automobili. Ma l’Italia vuole ancora farne?»

John Elkann riceve i complimenti di unaragazza al termine del suo incontro.Sopra il presidente Fiat con la magliettadel Meeting insieme ad alcuni studenti.

Borsette targate Avsi con gli scarti FiatIn Brasile parte l’auto della solidarietàProgetto comune per la cooperativa Arvore da Vida a Betim: 14.000 persone coinvolte

Lo stand di Avsi in Fiera.

“Buone notizie” per il popolo femminile solito bi-sticciare con la propria automobile. Basta strozzarsicon la cintura di sicurezza tentando di fare una ma-novra impossibile. Con Avsi e Fiat potrete tranquil-lamente mettervela a tracolla, con tanto di borsettafatta con gli interni dell’auto. Una rivincita alla mo-da. Scherzi a parte, a Betim, in Brasile, sorge una fa-vela di circa 35.000 abitanti, proprio davanti a unafabbrica della Fiat. Nella favela la vita non è facile,soprattutto per le donne che spesso si ritrovano sole aprovvedere alla famiglia. Grazie ad Avsi, tra i favela-do e la fabbrica, ha piantato le radici un albero, chedal 2004 ha generato tanti frutti. È nato il progettoArvore da Vida, che significa appunto albero dellavita, che attraverso attività educative, sociali e di for-mazione al lavoro ha l’obiettivo di migliorare le con-dizioni di vita di ciascuno. Tra queste attività c’è unacooperativa di donne che creano borse, sacche e og-getti vari utilizzando i materiali di scarto dell’indu-stria automobilistica, come le cinture di sicurezza, gliinterni dei sedili e i rivestimenti in pelle. «Fiat ha ab-

bracciato l’idea che lo sviluppo economico va di pa-ri passo allo sviluppo sociale, spiega Ana Luiza Ve-loso, coordinatrice corporate social responsability diFiat in Brasile. Quando la zona è stata industrializza-ta nelle persone si è creata una forte aspettativa dinuove opportunità, che a sua volta ha generato unacrescita urbana accelerata senza uno sviluppo socia-le equilibrato.» Emerge quindi un bisogno di cam-biamento e Fiat, con l’aiuto dell’allora ambasciatoreitaliano Vincenzo Petrone, incontra la realtà di Avsi.Continua Ana: «Da quando è nato, il progetto Arvo-re da Vida ha coinvolto circa 14.000 persone, tra ilsostegno scolastico, l’educazione al lavoro e attivitàdi rafforzamento dei vincoli comunitari. Per me, ol-tre alla soddisfazione professionale, si è aperta lapossibilità di condividere esperienze e iniziative peruna crescita umana. Contribuire a creare nuove pos-sibilità per gli altri mi fa intuire che questo camminoè giusto». In mezzo allo stand di Avsi nel padiglioneC1, da una macchina da cucire nascono cover per ilportatile e shopping bag. Autrici della magia sono al-

cune delle 27 donne che lavorano alla produzionedella cooperativa, divisa in taglio e cucito, artigiana-to e stampa sui tessuti. Claudinéia, 40 anni, è la re-sponsabile della sezione artigianato. Il suo voltogioioso cela un passato drammatico. Separata da 18anni, ha cinque figli. Per mantenerli faceva la donnadelle pulizie, cambiando posto ogni giorno. Poi ilseme dell’albero della vita entra nella sua casa. Suasorella lavorava già alla cooperativa e Claudinéiaviene chiamata come rinforzo per tre giorni a causadi una produzione molto grande. Lavora bene e lechiedono di fermarsi. «Inizialmente lavoravo anco-ra tre giorni come donna delle pulizie e due giornialla cooperativa perché avevo paura di non guada-gnare abbastanza, ma così non facevo bene niente,spiega. Ho partecipato a un corso organizzato dallacooperativa sul significato del lavoro insieme, su co-sa significa farne parte, e così ho deciso di rischiaree lavorare tutti i giorni con loro. Ho realizzato sogniche pensavo di non potermi neanche permettere, a-vendo smesso di studiare giovane e avendo cinque

figli non pensavo a niente di meglio per me. Ora hola mia casa con i mobili e i miei figli hanno la possi-bilità di studiare». «L’invito a partecipare al Meetingè stato per me inaspettato e gratuito – spiega sorri-dente – mi piace il Meeting!». Insieme a lei ci sonoaltre donne che lavorano alla cooperativa, diventateormai una famiglia allargata, «ci aiutiamo l’un l’al-tra nel lavoro e nella vita. Un’amica era arrivatacompletamente distrutta dalla depressione, piangevasempre. Oggi, attraverso il valore del lavoro che haimparato e i volti amici, ha cambiato il suo modo divivere, vuole bene a se stessa e agli altri». Dopo ifrutti, sbocciano i fiori.

Benedetta Consonni

Wu, cinese, detenuto nel carcereDue palazzi di Padova, la notte diPasqua ha fatto il pieno di sacra-menti, ricevendo il battesimo col no-me di Andrea e, nel medesimo tem-po, sia la prima comunione, sia lacresima. Lui, mentre sta visitando alMeeting la mostra dal titolo «Congli occhi degli apostoli», è la provavivente, contemporanea, di una«presenza che travolge la vita», co-me dice il sottotitolo. Una presenzache, per lui, ha il volto dei volontaridella cooperativa Giotto.

Travolto da una presenza è ancheAndreas, tedesco, ex detenuto a Bol-late, che entrando in contatto con lacooperativa Incontro e presenza hatrovato una certezza. Prima di visita-re la mostra ricorda che nell’annoche è passato «questa certezza è au-mentata: è continuata attraverso per-sone, incontri, che mi hanno comu-nicato sempre di più la Presenza. Èstato per me un crescere graduale.Già avevo chiaro che Dio esiste, main quest’anno ho cominciato a senti-

ha detto) ha sottolineato la naturaprofonda delle ormai numerose pre-senze di volontari nelle carceri chesi ritrovano ogni anno al Meeting:«L’esperienza per sé e per i detenutidi una speranza nel presente, che vaal di là della realizzazione o menodelle riforme». L’associazione na-zionale lanciata al Meeting, ha comenome provvisorio Liberi dentro.Un’associazione che, si legge nellabozza che sarà discussa nei prossimimesi dai diversi gruppi, «riconosceche chi ha subito violenza o ne è au-tore porta con sé il dolore delle con-seguenze per tutta la vita. Perciò vit-time e autori dei reati, detenuti e o-peratori del mondo carcerario sonolegati da un’esperienza comune: ilbisogno di risposta al proprio dolo-re, subito o causato, e, in ultima ana-lisi, la necessità di un significato al-la propria vita senza del quale con-fusione, odio e violenza avrebberol’ultima parola su di sé e su tutto ciòche ci circonda».

Adriano Moraglio

re la Sua Presenza, nella preghiera,nella messa, nella scuola di comu-nità».

Con loro altri dieci detenuti(Franco, Maurizio, Salvatore, Ma-riano, Claudio, Giovanni, Florin,Zhe Min, Francesco, Wellington) eun ex (Memmo), hanno fatto ieri u-na “gita” al Meeting durante la qua-le Nicola Boscoletto (CoooperativaGiotto) ed Emanuele Pedrolli (In-contro e presenza) hanno lanciato laproposta di un’associazione nazio-nale tra vari gruppi e persone che inItalia si occupano a diverso titolodel mondo carcerario. Un percorsoche ha avuto come tappe decisiveanche la mostra al Meeting sullacondizione carceraria e l’impegno,l’anno scorso, di un gruppo di dete-nuti come volontari nella kermesseriminese.

Coi loro amici, i detenuti hannovisitato anche la mostra sui 150 annidi sussidiarietà illustrata da GiorgioVittadini (che fa il volontario in car-cere) e quella sul Santa Maria dellascala a Siena, presentata da MariellaCarlotti (che ha mandato un bacio,mentre parlava, a Franco, forse il de-tenuto di Padova più noto e amatodal popolo del Meeting). Il gruppopadovano (una cinquantina di per-sone tra cui volontari, agenti di poli-zia penitenziaria e il presidente delTribunale di sorveglianza, GiovanniMaria Pavarin) insieme con unaventina di altri provenienti da Pesca-ra con il magistrato di sorveglianzaMaria Rosaria Parruti, hanno poi as-sistito all’incontro di presentazionedi «Con gli occhi degli apostoli»con Josè Miguel Garcia.

Un tour de force (una “toccata e

fuga” con ritorno) al Meeting nelquale c’è stato anche spazio, duranteil pranzo, per un affettuoso incontrotra Franco e Rose e gli amici ugan-desi che avevano catalizzato l’annoscorso l’attenzione del Meeting. Ro-se va sovente al Due palazzi a far vi-sita a Franco e agli altri quando vie-ne in Italia.

La giornata a Rimini è coincisacon l’annuale incontro della rete digruppi di volontari che operano nel-le carceri italiane. L’esempio piùconcreto che il tema della dignitàdelle persone nei luoghi di pena,sollevato dal presidente della Re-pubblica nel suo intervento di dome-nica scorsa, è da tempo al centro delMeeting. Per l’esattezza, dal 2006.

Boscoletto, che ha criticato lastretta sui permessi prevista dal lun-go processo («Speriamo non passi»,

Momenti della visita dei detenuti di Padova.

MONDO MEETING

7 25 agosto

La certezza nella penaI detenuti di Padova tornano al Meeting per una giornata da visitatoriAl via un’associazione che raccoglie chi si occupa del mondo carcerario

E l’incertezzanel sistemaIl vicepresidente del Csm Vietti chiede «misure strutturaliper uscire dalla situazione d’emergenza degli istituti»

«Le carceri scoppiano, per potere usciredalla situazione di emergenza sono necessariemisure strutturali alternative per tutto il siste-ma giudiziario italiano». Così Michele Vietti,vicepresidente del Consiglio superiore dellamagistratura, nel giorno della visita in fieradei carcerati della cooperativa Giotto. Ospitedel Meeting come relatore dell’incontro «Lostato della giustizia», Vietti non ha evitato inodi centrali del dibattito sulla giustizia.

Domenica era stato il presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano a definire «ripu-gnante alla luce del diritto e della Costituzionela situazione carceraria italiana». E Vietti ria-pre il capitolo. Il vicepresidente del Csm habene in mente la situazione degli istituti di pe-na: la capienza massima è di 45.000 detenuti,ma in Italia, ad oggi, ci sono oltre 66.000 de-tenuti.

A monte del problema del sovraffollamen-to, secondo Vietti, c’è il malfunzionamentodel sistema penale: «La custodia cautelare a

volte è necessaria, ma come ha detto la CorteCostituzionale deve essere l’extrema ratio».Per quanto riguarda le misure di detenzionealternative occorre invece modificare il pre-supposto legislativo: «Ora il magistrato di sor-veglianza si trova a fare da parafulmine in ca-so di incidente in seguito alla scarcerazione».

Infine è necessario avviare un processo didepenalizzazione, perché «in un sistema comeil nostro, dove vige l’obbligatorietà dell’azio-ne penale non è possibile che continuino adaumentare le figure di reato: in questo modonon si risolvono le situazioni di criticità socio-economica, ma si rende più complesso l’appa-rato. Avendo una portata limitata, l’organismos’intasa rendendo più facile la prescrizione.Ciò significa che la pena ed il diritto sono me-no certi».

Le ricadute di questa incertezza sono molte,soprattutto in una situazione di crisi economi-ca come quella che stiamo attraversando, per-ché «la giustizia è uno snodo del sistema eco-

nomico, è elemento di competitività di un pae-se. Dove funziona attira capitali, mentre l’im-prevedibilità non permette di dare risposta a-gli investitori ed ai cittadini».

Per Vietti questo è il momento propizio perrisolvere alcuni problemi strutturali che afflig-gono il nostro Paese: «Sta passando un trenoin corsa, la manovra finanziaria, ma per esserecompleta occorre attaccare il vagone dellagiustizia, con alcuni provvedimenti urgenti.Come la riforma della distribuzione geografi-ca dei tribunali, che è ancora quello degli statipreunitari. Bisogna eliminare quelli non in ca-poluoghi di provincia e con meno di quindicimagistrati. Nella situazione attuale è facile in-correre in problemi d’incompatibilità ed allostesso tempo manca la specializzazione perdare certezza del diritto in una società che po-ne problemi sempre più specifici. Si trattaquindi di creare un’economia di scala per i tri-bunali italiani».

Pietro Bongiolatti

«La custodia cautelare certe volte

può essere necessaria ma, come ha detto

la Corte Costituzionale, deve essere l’extrema ratio»

Una visita lampo quella del segreta-rio del Pdl Angelino Alfano che, no-nostante non avesse incontri in pro-gramma (inizialmente doveva parte-cipare ma in qualità di ministro dellaGiustizia) non ha voluto rinunciareal Meeting di Rimini.Il segretario è arrivato poco dopo le11 e, dopo un incontro con i giornali-sti, si è lanciato in un tour dei padi-glioni. Accompagnato dal presidentedella Regione Lombardia RobertoFormigoni, Alfano ha visitato la mo-stra sulla Sagrada Familia, poi quel-la allestita nello stand della CdO(Ante Gradus), infine l’esposizionesui 150 anni dell’Unità d’Italia.

Per Alfano tourcon Formigoni

Il talento è genetico. Anche se for-se non sarebbe contenta di sentirselodire Clara Gaymard, presidente eCEO di General Electric France,nonché figlia del famoso genetistaJerome Lejeune, lo scopritore dellacausa della sindrome di Down. Il pe-so di un padre importante non sem-bra schiacciarla, ma piuttosto lan-ciarla da protagonista. «Mio padremi ha insegnato l’importanza dell’at-teggiamento nei confronti della vita.Essendo lui uno scienziato, un gene-tista, sapeva che la vita comincia dalconcepimento. Ed essendo un uma-nista, pensava che ogni vita valga lapena di essere vissuta. Non si è maipreoccupato di sapere se avrebbevinto o perso. Ha rispettato i suoi im-pegni davanti a Dio e in seguito an-che davanti agli uomini» racconta laGaymard. Lejeune si è apertamenteschierato contro l’aborto, posizioneche gli è probabilmente costata ilNobel per la medicina, come luistesso ha dichiarato. Nominato presi-dente della Pontificia Accademia perla Vita, il grande genetista si spegnela mattina di Pasqua del 1994. E a uncerto punto la sua storia di umanità

straordinaria si incrocia con l’uma-nità bisognosa di Ombretta, biologache vive e lavora a Washington. Aseguito di una crisi personale, comelei stessa ha raccontato in un articoloper Tracce, Ombretta non riesce piùad affrontare la propria vita e il lavo-ro. Casualmente su internet scopreche il professor Lejeune, da lei sti-mato durante gli anni di studio a Pa-rigi, è sulla via della beatificazione.E così inzia a pregare. E la vita ini-zia a cambiare. E la creatività si met-te in moto. Ombretta propone unamostra alla Fondazione Lejeune peril New York encounter, annuale festi-val culturale. Da qui la conoscenzacon tutta la famiglia del genetista, in-clusa Clara Gaymard. Oltre ad esse-re ai vertici di una multinazionale, èmamma di nove figli e si occupa delsostegno alla ricerca per superare ladisabilità genetica. Una mamma chelavora, a cui non sono mancate ledifficoltà. «Ci sono persone che vo-gliono il tuo bene e che ti dicono,con fare quasi compassionevole,“ma mia piccola Clara, non ti rendiconto della mole di lavoro, i figli …tutto ciò non sarebbe ragionevole”.

rità». Oggi al Meeting la Gaymardsarà protagonista del ciclo di incontri«Esperienze alla prova». Una donnacattolica, figlia di un uomo sulla viadella beatificazione, madre e moglie,manager all’apice dell’economia eu-ropea. Su che certezza si fonda que-sta vita?

Benedetta Consonni

Ci sono persone invece che ti giudi-cano e diffondono l’idea che tu sia u-na cattiva madre e un’ambiziosa.Quante volte ho sentito dire, “Claravuol tutto”, mentre io volevo sempli-cemente fare bene il mio lavoro enon ho mai avuto ambizioni di car-riera, consapevole che la famiglia èstata sempre la prima delle mie prio-

Clara, figlia di Jerome Lejeune (scomparso nel ‘94) è moglie dell’ex ministrodell’Economia francese Henry Gaymard.

I VOLTI

8 25 agosto

Giuseppe Mosconi

VALCONCA

CENTO ANNI CON LA BANCA POPOLARE

1911 - 2011

anni

Spirito capitalisticoed etica cattolicaOggi la smentita vivente a Max Weber: la figlia del grande genetistaJerome Lejeune (nove figli) è presidente di General Electric Francia

Una vita per la vita. Quella diJerome Lejeune, che nel 1958scoprì l’anomalia genetica checausa la trisomia 21, meglionota come sindrome di Down,è così. La sua esperienza uma-na e di medico è raccontatadalla figlia Clara, oggi ospitedel Meeting, nel libro «La vitaè una sfida». Il testo scandiscei passi in avanti compiuti nellaricerca, la stima dei colleghi edi Papa Giovanni Paolo II(che si inginocchiò davanti allasua tomba), l’affetto dei pa-zienti, ma anche le moltepliciasperità incontrate lungo ilcammino. Nel 1994 diventamembro dell’Accademia Pon-tificia delle Scienze. Dal 2007 èaperta la causa di beatificazio-ne. È stato due volte ospite alMeeting: la prima volta nel-l’85, la seconda nel ‘90.

Un genioper padre

Bernard Dan, primario di neuro-psichiatria all’ospedale Regina Fa-biola di Bruxelles, è onestamente e-straneo a quella che Mariangelachiama “grazia”. Il dottore che hapreso in cura la piccola Giulia è unateo non militante che pure per lamilitanza ha un sacro rispetto.

Il fatto che ieri i genitori di Giuliahanno raccontato commossi – assie-me a Fabio Cavallari, cantore dell’e-roismo quotidiano di chi sceglie lavita – è che qualcuno aveva consi-gliato di spegnere la vita di quellabambina prima che una brutta pato-logia potesse compromettere ogni i-potesi di felicità. Il salto logico di chiprogramma l’aborto come scappa-toia dall’imprevisto è colmato dadue «occhi di cielo», quelli di Giulia,che a otto anni vive felice con la suafamiglia a Bruxelles. Certo: non vivecome una bambina «normale», «macosa significa normale?», si chiedeDan. «Significa che le performancedi Giulia non corrispondono a quelleche statisticamente chiamiamo nor-mali: non parla e non cammina, ad e-sempio, ma capisce due lingue, simuove, mangia, piange quando è tri-ste, ride quando è contenta. E poi hauna memoria incredibile per i volti.Ditemi se questa non è una vita uma-na». E i volti che sono passati dallacasa dei Ribera D’Alcalá sono dav-

impedito di essere felice». Marian-gela e Riccardo hanno sottolineatol’importanza di avere qualcuno che liaccompagna, quella che Cavallarichiama «la rete protettiva». Una tra-ma di rapporti che introduce caloreumano – Dan ripete questa espres-sione in continuazione – e aiuta a so-stenere il peso delle difficoltà chequalunque vita si porta dietro.

Ma quanto il contesto incide sullacura? «Tantissimo – dice Dan – e di-rei che tutto si gioca nello sguardo.Se una persona con un handicap sisente guardata come un mostro, unessere anormale da nascondere, ten-derà a essere infelice e a risponderepiù lentamente alle cure. Ma questovale anche per una persona sana. Èun’esperienza comune, no?». Quelloche Dan rivendica è di essere unoscienziato comune: «Non sonoun’eccezione, ce ne sono tanti comeme». E perché quelli che fanno lavoce grossa sui giornali e nei salottinon hanno questa stessa lucidità?«Forse perché non ci sono tanti con-testi come quello del Meeting in cuipossono esprimersi. Purtroppo».

Nicola Tiepolo

vero tanti. «Siamo arrivati fino atrenta volontari che fanno turni diun’ora per stare con Giulia», diceMariangela. Il recupero delle facoltànon è una faccenda semplice: ci so-no voluti innumerevoli discese da u-no scivolo per imparare a strisciare,poi a gattonare; la strada è lunga e igenitori di Giulia lo sanno meglio dichiunque altro, ma la stessa esistenzadi quello scricciolo che ama e desi-dera testimonia una certezza. È quel-

la che i genitori chiamano grazia(Riccardo, il padre, cita Mounier:«Siamo stati visitati da una cosamolto grande»), parola estranea alvocabolario di Dan.

Ciò che il dottore però sa è comeusare gli occhi e le parole: «La no-zione di aborto terapeutico è grotte-sca, dovrebbe essere bandita dal lin-guaggio. Si tratta di una truffa, per-ché quando si interrompe una vitanon si può dire in nessun modo che

sia una terapia», dice Dan. «Quellosu cui bisogna riflettere – continua –è l’idea delle “strade alternative”: chiha detto che la qualità della vita di-pende dalle capacità di fare quelloche corrisponde alla nostra idea dinormali? Attraverso la lente della“normalità”, con la quale noi tendia-mo a guardare tutte le cose, non siriesce a vedere l’intero spettro del-l’umanità. Giulia è una bambina fan-tastica e nessuno può dire che le sia

La famiglia D’Alcalá assieme al neuropsichiatra Bernard Dan (a destra).

I VOLTI

9 25 agosto

«Sono ateo, non sono cieco»Il neuropsichiatra Dan sa usare gli occhi: «Qualcuno provi a dire che la vita di Giulia non è degna di essere vissuta»

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I VOLTI

11 25 agosto

Robert Sarah, 66 anni, è stato creatocardinale da Joseph Ratzinger

nel 2010. È originario della Guinea.

Arriva Sarah,il cardinaledei volontariDomani l’incontro di Avsi con il porporatodella Guinea presidente di «Cor Unum»

Nel momento di crisi econo-mica mondiale che stiamo vi-vendo ha senso parlare ancoradi volontariato? Mentre tante fa-miglie hanno problemi concretie pressanti, come non caderenella tentazione dell’egoismo edel ripiegamento su se stessi?Che cosa può spingere, speciein un frangente simile, a interes-sarsi ancora all’altro? E perchévale la pena farlo? È su questitemi che si svolgerà il dibattitonell’incontro su «Volontariato esviluppo internazionale», previ-sto al Meeting per domani (salaA3 alle 15). Parteciperanno,moderati da Roberto Fontolan,Alberto Piatti, segretario gene-rale della fondazione Avsi, e ilcardinal Robert Sarah, uno degliospiti più importanti dell’edi-zione di quest’anno.

Sarah, per cui molti preconiz-zano un grande futuro nella

Chiesa, è uno dei più importantisacerdoti in Africa: dal 2010Ratzinger lo ha scelto come pre-sidente del pontificio consiglio«Cor Unum», un istituto volutoda Papa Paolo VI nel 1971 perla gestione di fondi e di offertespontanee. In pratica, è il “mini-stero” che in Vaticano si adope-ra per la carità nel mondo, pro-muove iniziative umanitarie efavorisce la nascita di istituzio-ni cattoliche. Anche a frontedella sua esperienza nelle vicen-de e nei bisogni interni al conti-

nente africano, Benedetto XVIha affidato a Sarah questo deli-catissimo mandato, carico diconseguenze a livello interna-zionali.

Al Quotidiano Meeting Piattispiega la genesi dell’incontro didomani: «Portare aiuto all’uo-mo e ai popoli senza portare unsignificato pieno rischia disvuotare della sua dignità lapersona che riceve assistenza».È in fondo questo il punto attor-no a cui si gioca ogni attività divolontariato. Il cardinal Sarah,

venuto a conoscenza delle operedi carità generate dal carisma didon Giussani, ha accettato l’in-vito del Meeting di Rimini. Du-rante la visita incontrerà i prota-gonisti di queste opere e illu-strerà le ragioni che sostengonoil volontariato cristiano. Némancherà di sottolineare la suaurgenza anche pratica, a comin-ciare dall’emergenza che oggivede più impegnato il «Cor U-num»: la drammatica carestiache ha colpito il Corno d’Africa.

«In occasione dell’anno inter-

nazionale sul volontariato – hapoi spiegato Piatti – è sorto ildesiderio di un incontro chepossa approfondire questo tema.Portare il bene, se non si radicain un significato, diventa fine ase stesso. C’è un particolare ti-po di volontariato – concludePiatti – che può diventare pre-senza cristiana significativa. Ciòaccade quando l’assistenza in-comincia con l’attenzione al va-lore della persona e alle doman-de che muovono il suo cuore».

Emanuele Ranzani

Per l’ultima proiezione delciclo “Storie dal mondo”,questa sera alle 19 in SalaNeri, un eccezionale viag-gio dentro il Vaticano, ric-co di immagini e di testi-monianze inedite, e tra tut-te alcune sequenze giratenell’appartamento di Be-nedetto XVI, mentre il Pa-pa lavora alla scrivania oguarda il notiziario televi-sivo. Il documentario, frut-to di un lungo lavoro dipreparazione e riprese, èstato realizzato da una e-quipe di History Channel epotrà essere visto dal pub-blico del Meeting in ante-prima nazionale, grazie al-la partnership con Sky.

Viaggio TVin Vaticano

CULTURA

12 25 agosto

È possibile raggiungere una certez-za in campo scientifico? Con qualemetodo, e su quali temi? E perché neparliamo al Meeting? Marco Bersanel-li dell’Università Statale di Milano l’hachiesto a John Polkinghorne, fellowdella Royal Society e del Queens’ Col-lege di Cambridge. Polkinghorne è u-no dei più grandi testimoni della ricer-ca scientifica, un sacerdote della Chie-sa anglicana e uno dei massimi studio-si del rapporto scienza-fede. Nel suointervento ha descritto l’equilibrio deli-cato della scienza fra fiducia e doman-da: equilibrio teso fra lo scetticismo as-soluto e implacabile (che porterebbealla paralisi intellettuale) e la riluttanzaa ripensare alle cose (che avrebbe glistessi effetti). Ha spiegato come l’es-senza della razionalità consista nell’a-deguare il pensiero a ciò che la realtàmostra, cercando di evitare la tiranniadel buonsenso. La Meccanica Quanti-stica (che si occupa del comportamen-to della materia a livello atomico e su-batomico) è l’esempio più evidente diun incontro con una realtà imprevedi-bile non basata sulla logica aristotelica.Ciò che conta non è se tale realtà sia ra-gionevole, come se sapessimo con cer-tezza la forma che la razionalità deveprendere, quanto piuttosto cosa fa pen-sare che tale aspetto della realtà sia co-sì: l’apertura verso l’inatteso è un in-grediente essenziale della ricerca dellaverità. Raggiunto dal Quotidiano delMeeting, Polkinghorne risponde ad al-cune domande.

alla realtà. La scienza si chiede il come,mentre la religione si chiede il perché.Faccio l’esempio del bollitore dell’ac-qua: l’acqua bolle perché l’energia delgas la riscalda. Ma l’acqua bolle ancheperché io voglio una tazza di tè: ho bi-sogno di entrambe le risposte».

Nella scienza tutto ciò che è possi-bile è anche lecito?

«No. La scienza pura ci fornisce laconoscenza, e questa è sempre una co-sa buona. La conoscenza è meglio del-l’ignoranza. Ma la tecnologia prende laconoscenza e la trasforma in potere.Non tutto ciò che possiamo fare dob-biamo farlo. Abbiamo bisogno del do-no della sapienza per sapere cosa faree cosa no. E gli scienziati non hanno ilmonopolio della sapienza».

Un fisico ha recentemente dichia-rato, qui al Meeting, che il rifiuto delrischio nella vita quotidiana derivadalla perdita del senso del padre.Cosa ne pensa?

«Abbiamo bisogno di un dibattitopubblico che coinvolga credenti enon credenti su livelli accettabili dirischio. Oggi troppe discussioni sul-l’etica prendono le forme di unoscontro fra gruppi di pressione diver-si e contrapposti, ma nessuna delledue posizioni è vera. Quello che sipuò accettare non deve essere stabili-to da chi grida più forte ma da unadiscussione più moderata. Gli scien-ziati e gli uomini di fede hanno deiruoli specifici in questo dibattito».

Franco Belosi

nell’incontro con Cristo, nel Vangelo enella Chiesa».

Lei ha detto che non vuole esseresacerdote alla domenica e fisico allunedì: «Voglio essere entrambi tuttii giorni». Come tiene uniti, nella suaesperienza, i giorni della settimana?

«Penso che lo scienziato e il sacer-dote siano amici e si completino a vi-cenda, perché fanno domande diverse

per credere in Dio? In altri termini,può l’uomo comune credere ragio-nevolmente in Dio?

«Penso ci siano molte strade cheportano a Dio. A me, scienziato, l’ordi-ne del mondo suggerisce una mente di-vina. Ma tutti possiamo incontrare Dio

Cosa l’ha colpita in queste primeore al Meeting?

«Sono rimasto molto colpito dalletante persone, dai numerosi volontari,dall’atmosfera generale di gioia e dallaricerca delle questioni importanti. Perme è un’esperienza unica, perché am-bienti analoghi li avevo già visitati, mamai di queste dimensioni».

È fondamentale essere scienziati

Prete e scienziato «E siamo buoni amici»

Il grande fisico e sacerdote John Polkinghorne: «È assurdocontrapporre fede e scienza. Per questo mi piace il Meeting»

John Polkinghorne, 81 anni,firma un autografo

dopo l’incontro di ieri.

CULTURA

13 25 agosto

Parlare è davvero facile? Senza pensarci,ogni giorno ci portiamo dietro un bagagliodi parole, frasi, grammatica e sintassi: èscontato, quasi spontaneo. Usiamo di que-sto carico per definire e descrivere ciò checi circonda attraverso suoni che abbiamo inbocca da quando eravamo bambini. Mache ruolo hanno le parole? E fino a chepunto riescono ad approssimarsi alla veritàdelle cose a cui corrispondono?

Ieri mattina Stefano Arduini, professoredi Linguistica Generale all’Università de-gli studi di Urbino, Pietro Barcellona, pro-fessore ordinario di Filosofia del Diritto al-l’Università degli studi di Catania e AndreaMoro, professore ordinario di LinguisticaGenerale all’Institute for advanced study(Iuss) di Pavia, hanno sondato il mondo dellinguaggio durante l’incontro introdottodal poeta e scrittore Davide Rondoni.

«Nessuno sa spiegare come facciano leparole a parlare del mondo» ha detto Mo-ro. Il linguista si sorprende della corrispon-denza tra parole e mondo come lo scien-ziato si stupisce quando si accorge che lefunzioni matematiche si applicano ai feno-meni naturali. Ma c’è uno «scarto», ha af-fermato Barcellona: «La parola che pro-nunciamo non coincide mai con la cosache vogliamo rappresentare. Quante voltesiamo convinti di aver detto quel che vole-vamo alla persona più cara e non è così?».

«Bisogna distinguere tra la certezza cheabbiamo dal linguaggio e quella che abbia-mo circa il linguaggio», ha continuato Mo-

ro. Nel primo caso, l’esempio appena cita-to mostra come la lingua non sia di per sestessa in grado di dare certezza: le parolepossono essere pronunciate e intese conmodi e intenti diversi. Non bisogna«confondere il mezzo con il fine», caderenello steso errore in cui cadono gli scien-ziati che credono che la verità venga dallascienza. Il linguaggio è un mezzo e inquanto tale non è da esso che viene la ve-rità. Nel secondo, si apre una sfida nuova:«Il linguaggio, come il cielo, è sotto l’e-sperienza percettiva dell’uomo da sempre.Se prendiamo sul serio il suo funziona-mento, siamo costretti ad aprirci al Miste-ro». Oltre un secolo fa si è scoperto che illinguaggio dipende dal cervello. Ma lagrammatica? Come fa un bambino a co-struirsene una? Alcuni esperimenti hannodimostrato che, nel caso di strutture lingui-stiche artificiali ideate ad hoc, le reti delcervello legate al linguaggio non si attiva-no. Questo significa che la grammatica nonè mero frutto di una convenzione ma ciòche solo e più corrisponde alla struttura eal funzionamento del cervello umano.

Il linguaggio, ha continuato Barcellona,è «l’esperienza di una trascendenza che sisottrae al nostro controllo». Esso apre unosquarcio, genera una domanda. Ma come,se davvero è un mezzo, ci permette di met-terci in rapporto col Mistero? Attraverso il«linguaggio simbolico», ha risposto Bar-cellona, «che è il modo con cui il Misterosi presenta nell’esperienza umana; esso

rinvia a un Altro e a un Altrove che posso-no essere rappresentati solo mentalmente».Come ha detto Arduini citando Parmenide,filosofo greco del VI-V sec. a.C., quello u-mano è un linguaggio ingannevole: nonfalso, ma limitato, perché riesce a descrive-re il mondo ma non la sua essenza. Le me-tafore, che costellano il linguaggio di Par-menide, ricorrono spesso anche nella mi-stica per rispondere alla difficoltà di nomi-nare l’ineffabile. Il suo «non è il linguag-gio astratto della speculazione», ha prose-guito Arduini, «ma quello concreto dell’e-sperienza. È un linguaggio preciso cheperò non tocca il fondamento delle cose,l’ineffabile. Il mistico vive questa contrad-dizione. Le metafore raccontano la lottacon la lingua per trovare nell’incertezza dellinguaggio quotidiano una certezza».

Il linguaggio è contraddittorio: apre adun Mistero a cui tenta di approssimarsi mache non riesce ad afferrare. È un luogo in-certo che però lascia spazio ad una certez-za. Barcellona ha concluso: «l’essere uma-no non sarà mai interamente spiegato. Noinon siamo nati per essere certi come quelliche abitano dentro un bozzolo chiuso. Nonabbiate paura dell’incertezza. Con essa sipuò convivere se si ha la coscienza del Mi-stero. Se tutto fosse certo, non saremmonati per cercare».

Laura Bertoli

Dall’alto in basso: Andrea Moro, StefanoArduini e Pietro Barcellona.

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Parole, non soltanto paroleGuardare come funziona il linguaggio è come osservare il cielo stellato. Un’esperienza che apre l’orizzonte del Mistero

VITA DA MEETING

15 25 agosto

I ragazzi volontari chevendono biglietti della

lotteria e i cataloghi. Sottoun venditore accaldato

cerca refrigerio in piscina eda lì vende i biglietti.

A sinistra l’ormai leggendaria “donna-

zorro”. A destra ci provanole orecchie da coniglietta

di Playboy.

Biglietti della lotteriaper un posto in cieloI volontari le provano tutte per vendere tagliandi e cataloghi:dall’ «uomo-panino» a maschere da Zorro. Fantasia al potere

gliandi vincenti. Non vi spaventate, anzi comprate, se a-prendo un bidone della spazzatura, spunterà fuori da es-so un ragazzo, oramai maleodorante, con in mano ilblocchetto. Chissà mai che proprio dalla spazzatura arri-vi il biglietto vincente?! C’è chi, poi, adotta il metodo delpietismo: un venditore in ginocchio in mezzo alla fieracon cappellino davanti a sé, come un mendicante oppu-re c’è chi per la gran afa i biglietti li vende in mezzo allapiscina. Tra ragazzi con orecchie da coniglietta di Play-boy, sombreri e bengi, parrucconi blu elettrico, spuntachi vende i cataloghi e gira in coppia. Ecco un ragazzocon in spalla un suo amico che ti ferma: «Ehi, siamo piùalti di te devi comprarci un biglietto!».

Marco Capizzi

Vi ricordate il ragazzo che ha venduto una decina dibiglietti della lotteria al numero uno della Fiat, JohnElkann? Ecco quello forse era il più normale. Già, per-ché protagonisti di questo Meeting sono anche loro, ivenditori volontari di biglietti della lotteria e di cataloghidella rassegna riminese che, ogni giorno, se ne inventanouna pur di riuscire a svolgere il loro lavoro divertendosi ein maniera “simpatica”. Non avrete potuto non notarel’esilarante “uomo-panino” che con successo distribui-sce a pagamento biglietti della lotteria: sui cartelloni at-taccati alla schiena e al busto scritte di invito a comprarei ticket. Niente a che vedere con la “donna-zorro”: ra-gazza con mascherina nera e cappello dell’eroe spagno-lo si aggira tra i padiglioni delle mostre per vendere i ta-

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SPETTACOLI

17 25 agosto

Cosa ha portato il Sodalizio Canoro Ecclesiasti-co Branko, coro della cattedrale della città serbadi Nis, qui al Meeting di Rimini? È il quesito natodopo l’esibizione di ieri sera del coro di voci bian-che diretto da Jovana Mikic, che ha portato allaluce una singolare quanto commovente vicenda.

L’inizio risale al 1992 quando, qui al Meeting,nasce il coro Millenium. L’attività del coro e l’ecodella sua bravura giungono al di fuori del territo-rio nazionale; nel 2009 viene invitato in Serbia perl’inizio delle celebrazioni dell’anniversario del-l’Editto di Costantino, imperatore nato a Nis. Lecelebrazioni sono iniziate due anni fa e proseguo-no con cadenza biennale fino al 2013, anno del-l’anniversario. Il motivo dell’evento sta nella vo-

lontà del popolo serbo di ritrovare un’identità na-zionale, ed ha persuaso i membri del coro Mille-nium ad accettare l’invito. Giunti in Serbia i cori-sti sono stati subito colpiti da quello a cui hannoassistito: la sezione giovanile del coro Branko as-sisteva alla messa ortodossa con una compostezzae una consapevolezza che non avevano mai vistoprima; l’educazione e il rispetto presenti in queiragazzi li avevano conquistati. È nata quindi un’a-micizia che ha riportato il coro Millenium in Ser-bia a giugno, per l’ultima celebrazione in vista del2013. Il coro Serbo ha espresso il desiderio di po-ter venire a cantare in Italia, e Marina Valmaggi,presidente del coro, ha subito pensato di invitar-li al Meeting: «Sapevo che era un po’ tardi, ma

ci tenevo che tutti vedessero la straordinarietà diquesti ragazzi». Nonostante il ritardo e la man-canza di fondi, con molto impegno e un po’ difortuna è riuscita nell’impresa: «Dobbiamo rin-graziare l’ospitalità delle suore francescane delmonastero di Sant’Agata Feltria, che hanno ca-pito l’importanza della vicenda cedendo gratui-tamente la foresteria ai ragazzi». Dalla Serbiasono giunti 47 giovani coristi di età compresa trai 6 e i 16 anni, la direttrice e due accompagnato-ri. «Per poterci permettere di pagargli il cibo ab-biamo fatto qualche concerto col coro Mille-nium raccogliendo le offerte». Un’altra storia alieto fine sulla scena del Meeting.

A.C.

Sulla scia dei grandi cantautoripresenti nelle scorse edizioni delMeeting, da Gaber a Ruggeri, daVan De Sfroos a Iannacci, que-st’anno a Rimini avremo l’occasio-ne di lasciarci affascinare dalle pa-role e dalla musica di Niccolò Fa-bi. L’artista romano con la suaband sarà sul palco domani alle21.45 all’Arena D3, che come ognisera ospita lo spettacolo più in vi-sta del cartellone. Lo show fa partedel seguitissimo Tour estate 2011,che si chiuderà il 23 settembre alFestival Francescano di Reggio E-milia, e prevede un’altra decina didate.

Fabi non è uno showman che siscatena sul palco, ma un musicistache cattura il pubblico con la ricer-catezza dei testi e la dolcezza dellamusica. Le sue canzoni raccontanodi un uomo che si lascia provocaredalla vita, la quale suscita in luitante domande «eppure ci mancasempre qualcosa/ la vita è una cosameravigliosa/ eppure ci mancasempre qualcosa» (La bellezza);gli interrogativi non vengono chiu-si in una utopica ricerca di felicimondi paralleli, ma si confrontano

Casale sul Treja, in provincia diRoma, organizza «Parole di Lulù»,un evento che va oltre la rilevanzaartistica dell’accaduto. 50 musici-sti e più di 20’000 persone si sonoritrovati per festeggiare il com-pleanno della piccola, in un con-certo che è durato per più di 12 o-re. Durante l’avvenimento sonostati raccolti fondi attraverso la li-bera offerta e la vendita di gadgetper aiutare il progetto di costruzio-ne di un ospedale in Angola. Fabiricorda così quei momenti: «Quel-la giornata ha davvero creato uncerchio intorno a tutti noi. La cosaincredibile è che molti artisti cihanno ringraziato come se avessi-mo fatto loro un regalo». E ancora:«È stata un’occasione, al di là del-la motivazione per cui è nata, nellaquale tutti hanno imparato qualco-sa. Oltre certi confini tutte le per-sone presenti, artisti e non, sonoriusciti ad aprire ogni loro poro e-motivo». Tutto questo è stato pos-sibile grazie alla capacità di un uo-mo che non ha paura di affrontarela realtà, anche nei suoi aspetti piùterribili.

Alberto Castagna

dre, produttore discografico bennoto nell’ambiente romano, lavo-rando come assistente di palco, poiesordisce come batterista in unaband che suona cover di Sting. Manon è quello il suo genere. Mentrefrequenta l’università (si laureacon il massimo dei voti in Filolo-gia romanza, con una tesi in codi-cologia) si fa conoscere grazie allesue esibizioni nel fervido ambientemusicale romano, entrando a con-tatto con nomi importanti comeMax Gazzè, Daniele Silvestri, Fe-derico Zampaglione e Riccardo Si-nigallia. Nel ’97 esordisce al Festi-val di Sanremo, vincendo il Pre-mio della Critica nella sezioneNuove Proposte. Pubblica tra il ’95e oggi otto album, di cui sette regi-strati in studio e uno di raccolte.Tra le numerose collaborazionispiccano quelle con Max Gazzè,Frankie Hi Nrg e gli Zero Assolu-to.

Un lutto improvviso sconvolgela sua vita privata: nel 2010 la fi-glia Olivia, di soli 22 mesi, muorea causa di una meningite fulminan-te; da questo fatto nasce un eventoincredibile. Il 30 agosto 2010, a

sempre con la realtà di fronte allaquale si formano «a volte un’isolaè la cura del tempo/ a volte un’iso-la è solo isolamento/ è come cade-re al buio/ scegliere» (Fuori o den-tro). La fatica che la vita comportanon prende mai il sopravvento, èsempre l’occasione per rinnovarela sfida con la quotidianità; nonsembra esserci il segno di una resanei suoi brani «allora una parolalanciata nel mare con un motivo/ eun salvagente che semplicementefa il suo dovere/ una parola chenon affonda/ che magari generaun’onda/ che increspa il piattume elava il letame» (Parole che fannobene). Traspare un vivo interesseper la realtà, amplificato dai dubbiche, come ogni uomo, incontralungo il cammino «È solo un uomoquello che mi commuove/ che vor-rei uccidere e salvare/ amare e ab-bandonare/ è solo un uomo ma lovoglio raccontare/ perché la gioiacome il dolore si deve conservare/si deve trasformare» (Solo un uo-mo).

Il valore di Niccolò Fabi è certi-ficato anche dalla sua carriera arti-stica; comincia sulla scia del pa-

«Eppure ci mancasempre qualcosa» Questa sera il grande concerto di Niccolò Fabi. Il cantautore romanoche nelle sue canzoni non ha paura di porsi le grandi domande della vita

Una partita … impossibi-le, un match entrato nel-la storia del calcio mon-diale per il suo esito asso-lutamente imprevedibilee clamoroso. A raccon-tarlo con le parole e conle immagini un protago-nista di quell’evento, ungiocatore che qualchesettimana fa ha chiuso ilsuo contratto con il RealMadrid e che ha deciso disvelare alcuni retroscenadi quella partita al gior-nalista televisivo NandoSanvito, che oggi alle 18al Villaggio ragazzi pre-senta questa videointer-vista dove appare eviden-te che anche in uno sta-dio di calcio i fattori ingioco sono più grandi diuna semplice palla e del-la tecnica di chi deve col-pirla. Qual è la partita?Qual è il giocatore? Sor-presa… Incontro consi-gliato a un pubblico dai13 anni in su.

Dal RealMadrida Rimini

Voci bianche dalla Serbia con candoreLa storia di amicizia che ha portato a Rimini il coro di ragazzi della cattedrale di Nis

Due immagini di Nicolò Fabi.

Ci sono grandi progetti e progetti che diventano grandi e ci sono grandi idee che diventeranno grandi realtà,

o parte di una grande realtà:il nostro Paese.

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C’è un’Italia che progettalavora e cresce

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I FATTI DI OGGI

19 25 agosto

IncontriLA RIFORMA DEL FEDERALISMO FISCA-LEOre 11.15 Salone B7Partecipano: Gianni Alemanno, sindaco di Roma;Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazio-ne Normativa; Piero Fassino, sindaco di Torino.Introduce Luca Antonini, Università degli Studi diPadova.LA LIBERTÀ DEI GENI: COMPLESSITÀ ECONTROLLO DEL GENOMA UMANOOre 11.15 Sala A3 Partecipano: Carlo Croce, Università Statale del-l’Ohio; Pier Giuseppe Pelicci, Ifom-Ieo Campus,Milano. Introduce Marco Pierotti, Istituto Nazio-nale Tumori di Milano.L’IMPRESA ITALIANA NEL MONDOOre 11.15 Sala C1 In collaborazione con Unioncamere. Partecipano:Andrea Illy, presidente di Illy Spa; Roberto Snai-dero, presidente di FederlegnoArredo; Ettore San-savini, presidente del Gruppo Villa Maria; Massi-mo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria;Umberto Vattani, ambasciatore; Raffaello Vigna-li, Camera dei Deputati. Introduce Enrico Bisca-glia, Compagnia delle Opere.ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTROCON…Ore 15.00 Sala A3Partecipa Clara Gaymard, Fondazione JérômeLejeune. Introduce Letizia Bardazzi, Fondazioneper la Sussidiarietà.SAN CARLO BORROMEO. LA CASA CO-STRUITA SULLA ROCCIAOre 15.00 Sala C1 Presentazione della mostra. Partecipano: S. Em.cardinale Dionigi Tettamanzi, amministratore a-postolico dell'Arcidiocesi di Milano; ArmandoTorno, giornalista de Il Corriere della Sera. Intro-duce Giuseppe Bolis, Università Cattolica del Sa-cro Cuore di Milano e curatore della mostra.LAVORI IN CORSO: L’ITALIA CHE ARRI-VAOre 15.00 Sala Neri GE HealthcarePartecipano: Giuseppe Bonomi, presidente e Ceodi Sea Aeroporti Milano; Raffaele Cattaneo, as-sessore alle Infrastrutture e Mobilità della RegioneLombardia; Fabio Cerchiai, presidente di Auto-strade per l’Italia e di Atlantia Spa; Altero Mat-teoli, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti;Renzo Tondo, presidente della Regione Autono-ma Friuli-Venezia Giulia. Introduce Paola Garro-ne, Politecnico di Milano e Fondazione per la Sus-sidiarietà.L’INEVITABILE CERTEZZA: RIFLESSIONESULLA MODERNITÀOre 17.00 Auditorium B7Partecipa Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore. In-troduce Stefano Alberto, Università Cattolica delSacro Cuore di Milano.I CRISTIANI IN POLITICAOre 19.00 Sala A3 Partecipano: Paul Jacob Bhatti, consigliere del

Primo Ministro del Pakistan; Phillip Blond, diret-tore di ResPublica; Joseph Daul, presidente delgruppo del Ppe al Parlamento Europeo; MarcosZerbini, Parlamento dello Stato di San Paolo (Bra-sile). Presiede e introduce Roberto Formigoni. INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀOre 19.00 Sala C1In collaborazione con Lombardia Informatica.Partecipano: Marco Arzilli, Repubblica di SanMarino; Ossama Bessada, amministratore delega-to di Wind Spa; Giuseppe Biesuz, amministratoredelegato di Trenord; Luca Ferrarini, presidente delGruppo Ferrarini-Vismara; Carlo Camnasio, pre-sidente e amministratore delegato di Philips Italia;Alberto Daprà, vicepresidente di LombardiaInformatica. Introduce Bernhard Scholz.

FocusUN CAFFÈ ITALIANO… DOMANDE SUL-L’UNITÀ. IL BOOM ECONOMICO Ore 13.45 Padiglione B5 Partecipano: Gianluigi Da Rold, giornalista; GianLuigi Trezzi, Università degli Studi di Milano-Bi-cocca. Introduce Francesco Babbi, studente all’U-niversità Cattolica del Sacro Cuore di Milano.PRESENTE E FUTURO DEL FARMACO CO-ME STRUMENTO DI CURA. DOVE VA LARICERCA FARMACOLOGICA?Ore 15.00 Sala Tiglio A6 Partecipano: Roberto Dall’Aglio, Aifa; FabrizioPane, presidente della Società Italiana di Emato-logia e Università Federico II di Napoli; StefanoPortolano, amministratore delegato di CelgeneSrl; Davide Prosperi, Università degli Studi di Mi-lano-Bicocca. Introduce Carlo Lucchina, RegioneLombardia.L'ESPERIENZA RELIGIOSA NELL'EBRAI-SMO E NEL CRISTIANESIMO. IL MEETINGINCONTRA THE ELIJAH INTERFAITH IN-STITUTEOre 19.00 Sala Mimosa B6Partecipano: Alon Goshen-Gottstein, direttoredell’Istituto Elijah Interfaith; Ambrogio Pisoni, U-niversità Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Testi&ContestiINVITO ALLA LETTURA. Introduce CamilloFornasieri, Centro Culturale di Milano.Ore 11.15 Eni Caffè Letterario D5 «Una nuova cultura per un nuovo umanesimo. Igrandi discorsi di Benedetto XVI»Presentazione del libro a cura di Lorenzo Leuzzi(Editore LEV). Partecipano: il Curatore, cappella-no di Montecitorio; Pierluca Azzaro, UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Milano; GiuseppeCosta, direttore della Libreria Editrice Vaticana;

Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore.A seguire:«Passaggio d’epoca. L’Italia al tempo della crisi»Presentazione del libro di Pietro Barcellona (Edi-tore Marietti 1820). Partecipano: l’Autore, Uni-versità degli Studi di Catania; Davide Rondoni,poeta e scrittore.INVITO ALLA LETTURA. Introduce CamilloFornasieri, Centro Culturale di Milano.Ore 15.00 Eni Caffè Letterario D5 «La casa, la terra, gli amici: la Chiesa nel terzomillennio»Presentazione del libro di Massimo Camisasca(Editore San Paolo). Partecipano: l’Autore, supe-riore generale della Fraternità di San Carlo Borro-meo; Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore.A seguire:«VIVA L’ITALIA! Risorgimento e Resistenza:perché dobbiamo essere orgogliosi della nostranazione»Presentazione del libro di Aldo Cazzullo (EditoreMondadori). Partecipano: l’Autore, giornalista escrittore; Marianna Dal Collo, attrice; MicheleGhionna, attore; Paolo Valerio, attore. Accompa-gnamento di Sabrina Reale al pianoforte.STORIE DAL MONDO. Rassegna di reportagesinternazionali a cura di Roberto Fontolan e GianMicalessin. Ore 19.00 Sala Neri GE HealthcareVaticano: oltre la soglia. Anteprima nazionale Hi-story (canale 407 di Sky).INVITO ALLA LETTURA. Introduce CamilloFornasieri, Centro Culturale di Milano.Ore 19.00 Eni Caffè Letterario D5 «Augusto Del Noce. La legittimazione critica delmoderno»Presentazione del libro di Massimo Borghesi (E-ditore Marietti 1820). Partecipano: l’Autore, Uni-versità degli Studi di Perugia; Alessandro Banfi,giornalista.A seguire:«Don Oreste Benzi. Parroco, cioè padre»Presentazione del libro di Valerio Lessi (EditorePaoline). Partecipano: l’Autore, giornalista e scrit-tore; Elio Piccari, parroco de La Resurrezione, Ri-mini; Paolo Ramonda, responsabile Comunità Pa-pa Giovanni XXIII.

SpettacoliMEETING RIMINI FILM FESTIVALOre 19.30 Palco D7Tavola rotonda della IV edizione del Meeting Ri-mini Film Festival e presentazione del film il Can-tico di Maddalena. Interverrà il regista MauroCampiotti.JOB - O LA TORTURA DA PARTE DEGLI A-MICI (replica)Ore 19.45 Teatro Frecciarossa D2 Ingresso a

pagamento Testo di Fabrice Hadjadj tradotto da Fabrizio Si-nisi. Regia di Andrea Maria Carabelli. MUSICA, PAROLE E STORIE. Una vita a suondi musica, dalla Bay Ridge Band a Sketches of You.Ore 20.30 BackMusic Presentazione dell’ultimo cd musicale di Mauri-zio Maniscalco.TRIO INCANTICISOre 21.00 Palco D7 Reportage musicale di Guya e Marina Valmaggie Francesco Mingucci. Con Wakako Saito dell'U-niversità di Nagoya.NICCOLO' FABI IN CONCERTOOre 21.45 Arena D3 Ingresso a pagamento Il musicista e paroliere romano in concerto con lasua band per la prima volta al Meeting.IL CANTICO DI MADDALENAOre 21.45 Sala Neri GE Healthcare Anteprima del film (Italia 2011) di Mauro Cam-piotti. SPRING ROLLSOre 22.00 Area Piscine Ovest EdisonSoul, Blues, Rock con cinque musicisti riminesiper rivivere le hit degli anni ‘80 e ‘90.

SportIL GIOCO DEL LOTTO SPORT VILLAGESpazio dedicato allo sport da praticare dove ilGioco del Lotto in collaborazione con Csi e CdoSport hanno predisposto e allestito campi per ilcalcetto, la pallavolo, il beach volley, il basket e ilminibasket, il biliardino, il ping pong, la dama, gliscacchi e una fantastica area dedicata al Golf.Tutti i giorni dalle 11.00 alle 24.00BASKET IN CARROZZINAOre 12.00 Il Gioco del Lotto Sport VillageSquadra Aurora Assicurazioni Under 22CALCIO A 5Ore 14.00 Il Gioco del Lotto Sport VillageSquadra Rolafer Briantea84, Campione d'Italia2011.SCHERMAOre 15.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Esibizioni e prove libere con l'Accademia d'armeG. Voltolini di Rimini.4°TORNEO MEETING di RUGBY UNDER 16Ore 15.00 Stadio di Via Montefiore - Cesena In collaborazione con Federazione Italiana Rugby- Comitato Emilia RomagnaBASKET IN CARROZZINAOre 16.45 Il Gioco del Lotto Sport VillageSquadra Aurora Assicurazioni Under 22.CALCIO A 5Ore 18.00 Il Gioco del Lotto Sport VillageSquadra Rolafer Briantea84, Campione d'Italia2011.VII TRIATHLON non agonistico per tutti inmountain bikeOre 18.00 Lido S. Giuliano MareCon le discipline di nuoto (400 metri), ciclismo(mountain bike 10 Km) e corsa (3 Km)In collaborazione con Csi e Centro Sociale S. An-drea (RSM).LA

GIO

RNAT

ACertezza inevitabile

Oggi in Fiera il filosofo Fabrice Hadjadj

RASSEGNASTAMPA Intervista ad Elkann: «Qui c’è una

grande energia – spiega - la cosa buo-na è che ci siano in Italia forze moltopositive. Essere giovani non è diffici-le, a patto però di agire attivamenteper conquistarsi il proprio futuro. Sei meccanismi di merito sono ingessa-ti c’è una doppia responsabilità, inparte di chi li gestisce, in parte di chinon spinge abbastanza per modifica-re la situazione».

Luca Orlando

Era arrivato al Meeting di Cl per di-battere di Italia unita: ma il due voltepremier, Giuliano Amato, è planatocon ironia sui temi del giorno. Il tra-monto del berlusconismo per rag-giunti limiti di età del Cavaliere: «Ri-tengo che stia per finire, ma è natu-rale che sia così. L’eternità, per ora,appartiene a chi sappiamo». Il dila-gare del “velinismo”: «C’è troppaSardegna nella vita politica degli ul-timi 10 anni. Non me ne vogliano lefamiglie sarde».

Virginia Piccolillo

È indubbio che il Meeting di Cl abbia

fatto breccia ai vertici del Lingotto.Domenica scorsa è arrivato Mar-chionne, ieri e oggi toccherà aElkann. Perché questo interesse?«Qui si incontrano dei giovani chehanno una speranza, che sono fidu-ciosi nel futuro. E questo è molto im-portante».

Paolo Griseri

Se il Meeting è un buon sismografodella politica e del potere italiani, ilnuovo abbraccio bipartisan sembraessere la cifra vera di questa edizione.L’unità nella crisi, con regolare cita-zione di una qualche frase del Napoli-tano pensiero di domenica, viene evo-cata praticamente ad ogni incontroda manager, banchieri, imprenditorie relatori vari. «È possibile conviveretra diversi, la certezza non divide, lacertezza apre…», riassume il temponuovo un generale ciellino comeGiorgio Vittadini, presidente dellaFondazione per la Sussidiarietà, de-clinando il titolo della kermesse 2011.

Marco Alfieri

Intervista al cardinale Naguib, pa-triarca di Alessandria dei copti:«Non è in discussione la sincerità di

un simile sforzo – il Meeting del Cai-ro è stato un successo concreto diquesto dialogo – ma l’esito del mede-simo, come dicevo a proposito dellaLibia. Il mio Paese è ancora in pienatransizione e nessun traguardo èscontato: gli integralisti sono molti einfluenti e sono loro il nemico dellademocrazia, non i musulmani, maquesti integralisti sono molti e nonsappiamo ancora quale peso avrannoquando, con le prossime elezioni, ipartiti musulmani otterranno lamaggioranza dei seggi».

Paolo Viana

I ciellini sono gentili ed educati e nonfanno mai mancare applausi e sorrisia chiunque varchi la soglia del loroMeeting. Applaudono, con convinzio-ne, anche Giuliano Amato. Impossi-bile, qui a Rimini, distinguere tra a-mici ed avversari del più vivace ed in-traprendente movimento ecclesialeche esista sulla scena italiana. Però u-na domanda sorge spontanea: se, al-l’improvviso e senza la maniacale«preparazione» che caratterizza ogniiniziativa, negli enormi padiglionidella Fiera si presentassero Berlusco-ni e Bossi come verrebbero accolti?

Onide Donati

DirettoreStefano FilippiDirettore responsabileCesare Trevisani EditoreAssociazione Meetingper l’amicizia tra i popoliAssociazione riconosciuta con D.P.R.n.869 del 6/8/1986, sede: via Flami-nia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini.Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422.Progetto graficoG&C, MilanoImpaginazioneEdita, RiminiFotolito e stampaSigrafvia Redipuglia, 77 Treviglio (BG)RegistrazioneTribunale di Rimini n.16/91 del15/07/1991PubblicitàUfficio commerciale MeetingTel. 0541-783100FotografiRoberto Masi, Paola Marinzi, Giovanni ZennaroE.mail: [email protected]

MEETING

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