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Rassegna 28 settembre

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pagina 10 Martedì 28 settembre 2010

di Ferruccio SansaG e n ov a

L’ acqua vale oro. Produce energiaelettrica senza inquinare. E, mira-

colo ancora più incredibile, rimettein sesto le finanze disastrate delleProvince: nelle casse delle ammini-strazioni – quando la riforma sarà aregime – potrebbero arrivare 1,4 mi-liardi. A costo zero per lo Stato. At-tenzione, la pioggia di denaro noncadrà su tutte le province, ma sol-tanto su quelle che ospitano centraliidroelettriche. E allora se sovrapponila mappa delle dighe a quella deglienti locali trovi la prima sorpresa: lamaggioranza delle province benefi-ciarie sono al Nord. Di più, sono am-ministrate dalla Lega. Non basta: unabuona fetta di quei miliardi finirannoproprio a province e mini-province(da Sondrio a Belluno, passando perVerbania) su cui minacciava di ab-battersi la scure dei tagli. Ricordate?Il Carroccio insorse. Bossi avvertì:“Se toccano Bergamo è guerra civi-le”.

Il regalinonella Finanziaria

ANCHE COSÌ si capiscel’attaccamento della Legaalle sue province, perchél’idea di “i n d e n n i z z a re ” leamministrazioni che ospi-tano gli impianti idroelet-trici era già pronta nel cas-setto, ma il taglio propostodal centrodestra rischiavadi mettere tutto in discus-sione. L’articolo, quasi invi-sibile, nascosto nel maremagno della Finanziaria,promette di avere effettipositivi. Insomma, è un

aperitivo di federalismo fiscale appro-vato da Camera e Senato senza che nes-suno se ne accorgesse.Di che cosa si tratta con precisione? “Leconcessioni delle centrali idroelettri-che saranno rinnovate soltanto se i ge-stori faranno entrare nelle società an-che le province (con quote tra il 30 e il40 per cento)”, spiega Jonny Crosio,deputato della Lega, uno dei padridell’articolo della Finanziaria (insiemecon il senatore Massimo Garavaglia).In soldoni: secondo le stime Aper (As-sociazione produttori energia da fontirinnovabili), ogni anno i ricavi dellaproduzione di energia idroelettricavalgono 3,5 miliardi. “Finora, però, re-stava quasi tutto nelle tasche delle so-cietà che gestiscono gli impianti”, spie-ga Massimo Sertori, presidente dellaProvincia di Sondrio. Aggiunge: “Lanuova norma invece stabilisce che leconcessioni in via di scadenza (quindinon tutte subito, la riforma produrràtutti gli effetti in quindici anni) siano ri-negoziate con i giganti del settore. Se igestori accetteranno l’ingresso delleProvince, la durata sarà prorogata disette anni. Altrimenti – spiega Sertori –si farà una nuova gara aperta a tutti”.Insomma, le province avranno dirittofino al 40 per cento delle quote, quindi

dei ricavi. Appunto 1,4 miliardi. Nonsolo: “I benefici andranno a tutti, dalNord alla Calabria”, osserva Crosio.

Un tesorettoper il Nord

DI SICURO, PERÒ, i maggiori bene-ficiari si trovano a Nord dove ogni annosi producono 31.108,3 Gwh contro i3.701,2 del Centro e 7.547,4 del Sud.La regione più produttiva è la Lombar-dia (9.420,8 Gwh). Un esempio pertutti: Sondrio, appunto. Da qui, ai piedidella Valtellina, arriva il 14 per centodell’energia idroelettrica prodotta inItalia e il 50 per cento di quella lombar-da. Quando la nuova legge andrà a re-gime porterà quasi 400 milioni. Da su-bito comunque saranno oltre 70, peruna Provincia che oggi ha un bilanciodi 30 milioni. Allora non c’è da stupirsise in Valchiavenna e Valtellina l’appro -vazione dell’articolo 15 della Finanzia-ria è stata salutata con più entusiasmodi una vittoria dell’Italia ai mondiali.Qui davvero la vita sta per cambiare.Sertori la spiega così: “Dalla Valtellinaal bellunese, le nostre montagne si ve-dono “scippati” miliardi di metri cubid’acqua. Queste zone hanno pagato un

di Stefano Feltri

“D ovremo adattarci adavere meno risorse.Meno soldi in tasca.Essere più poveri. Ec-

co la parola maledetta: povertà.Ma dovremo farci l’a bitudine”,con questa previsione Edmon-do Berselli chiude il suo ultimolibro, L’economia giusta (Einau -di). E uno studio dell’Ires, il cen-tro studi della Cgil, confermache la diagnosi del giornalistascomparso pochi mesi fa si stagià rivelando corretta. Negli ul-timi dieci anni i salari reali, cioèal netto dell’inflazione, si sonoridotti di oltre 5 mila euro. Per laprecisione di 5.453 euro. Il con-to è semplice: per ogni anno siconsidera l’aumento del salarioa cui va sottratto l’aumentodell’inflazione (che diminuisceil valore reale, perché con glistessi soldi si comprano menocose). Poi si considera il cosid-detto fiscal drag, cioè l’ef fettoper cui un aumento di salario fascattare un’aliquota Irpef piùelevata e quindi il beneficio siriduce di molto o scompare.Nonostante le apparenze, la ta-bella sui salari sembra quasi in-vitare all’ottimismo: il grossodella perdita dei salari è da at-tribuire al passaggio all’e u ro(-3.364 euro nel 2003), mentrenegli anni della crisi si notanoaumenti. I problemi veri si intra-vedono in filigrana: le prospet-tive e le disuguaglianze.

I prossimianni

SE CONSIDERIAMO il trien-nio 2008-2011, scrive la Cgil ba-sandosi su dati Eurostat e del Fon-do monetario, si nota la gravitàdella situazione: il Pil dell’Italiadiminuisce, nel complesso, del4,4 per cento. Nello stesso arcodi tempo quello della Francia ar-retra solo dell’1,2, quello dellaSpagna dopo lo scoppio dellabolla immobiliare del 2,5. L’epi -centro della crisi finanziaria, cioègli Stati Uniti, ha addirittura il se-gno positivo, +3,4 per cento. An-cora peggio se si guarda alla pro-duttività, che è l’altro parametro–assieme al livello dei salari –permisurare quanto sono competi-tivi i lavoratori italiani. L’Italia èsostanzialmente allo stesso livel-lo di produttività del 1995: inquindici anni è cresciuta soltan-

La centrale idroelettrica di Somplago (Udine) (FOTO ANSA)

Nelle centrali idroelettriche un tesoro per la LegaDA SONDRIO A BELLUNO: IL REGALO DEL GOVERNO PER RISANARE I CONTI DELLE PROVINCE DEL CARROCCIO

to dell’1,8 per cento. E questomentre i lavoratori inglesi diven-tavano più produttivi del 32,2per cento, quelli francesi del24,8 per cento e quelli tedeschidel 27 per cento. Proprio il casodella Germania è interessante.Mentre la produttività aumenta-va, dice sempre la Cgil, i salaricrescevano meno che in Italia.Confrontando gli aumenti delleretribuzioni di fatto lorde (consi-derando cioè l’inflazione ma nonle tasse), si vede che tra il 2000 eil 2008 mentre in Italia si assiste-va a una crescita del 2,3 per cen-to, in Germania i salari diminui-vano dell’1,20 per cento. È chia-ro che è difficile risultare compe-titivi in queste condizioni.

Quelli checi guadagnano

NON BISOGNA però raccon-tare questi anni come un impo-verimento complessivo. “A diffe-renza delle famiglie con a capoun imprenditore o un libero pro-fessionista, le famiglie di lavora-tori dipendenti hanno accumu-lato una perdita di reddito dispo-nibile reale che si è trascinata fi-no alla crisi”, si legge nel rappor-to Ires-Cgil. E nella crisi, in granparte per effetto del passaggio dimolti dipendenti alla cassa inte-grazione, il potere d’acquistodelle famiglie di lavoratori dipen-denti e operai è crollato ancora.Morale: sommando l’effetto eu-

ECONOMIA

Il rapportodel centro studiCgil spiegache il problemaè anchela produttivitàdei lavoratori

Il rapporto Ires-Cgil Qui sopra la stima della perdita di potere d’acquisto deisalari reali italiani, cioè considerando gli aumenti al netto dell’inflazione e delfiscal drag (lo scatto dell’aliquota superiore all’aumentare del reddito imponibile)

QUASI TUTTI PIÙ POVERIIn 10 anni potere d’acquisto giù di 5 mila euro

E non c’entra la crisi: i ricchi sono sempre più ricchi

ro e la crisi si nota un trasferimen-to interno di ricchezza consi-stente. Tra il 2002 e il 2010 le fa-miglie di lavoratori dipendentihanno visto ridursi il reddito rea-le disponibile di 3.200 euro cir-ca, mentre quello di imprendito-

ri e liberi professionisti aumenta-va di quasi 6 mila euro. E nientelascia pensare che nei prossimimesi la tendenza si possa inver-tire, visto che parecchi lavoratoripasseranno dalla cassa integra-zione alla disoccupazione.

co n f i n d u s t r i adc

Non ancoraall’opposizione

di Giorgio Meletti

A lmeno tre agenzie distampa hanno riferito

ieri parole all’a p p a re n z ainequivocabili di GiorgioSquinzi, presidente dellaFe d e rch i m i c a ,associazione di settoredella Confindustria, cheha commentato a marginedi un convegno iltentativo del presidenteEmma Marcegaglia diricucire il dialogo con laCgil: “Lo scorso anno hofirmato il contratto deichimici anche con loro.C’erano spinte perlasciare fuori la Cgil, maio mi sono impuntato eho detto che il contrattodoveva essere firmato datutti”.Queste parole, riferite intarda mattinata, sono statesmentite a fine giornata,con una nota: “LaFederazione delleIndustrie Chimiche non èmai stata oggetto dialcuna pressione pergiungere, senza la Cgil,alla firma del contrattonazionale di lavoro dicategor ia”.Con questa imbarazzantemessa a punto della suaposizione Squinzi habuttato a mare le parolesoddisfatte di diversiesponenti della Cgil, cheavevano visto nella suarivelazione la conferma dimolti antichi sospetti.Alberto Morselli, leaderdei chimici della Cgil siera spinto anche a daredel “galantuomo” aSquinzi.L’incidente confermal’agitazione che regna inqueste settimane ai pianialti della Confindustria. Lacritica severa di EmmaMarcegaglia alla inazionedel governo,probabilmente dettata dalproposito di creare unfeeling favorevole aldialogo con la Cgil, si èforse spinta oltre il voluto.E infatti ieri mattina hacreato molto nervosismola nuova sortita di LucaCordero di Montezemolo,che dal suo blog “Italiaf u t u ra ” ha lanciato unaccorato appello aun’alleanza tra iproduttori in grado diaggirare le lentezze delgoverno: “Esiste uninteresse di tutto il paeseaffinché le associazioniche rappresentano chilavora (operai eimpiegati) e produce(industriali, artigiani,commercianti) diano unsegnale concreto sullacapacità di abbracciare ilcambiamento senzaaspettare i tempi lunghidella politica”.E’ stato lo stesso Squinzi adare l’altolà aMontezemolo: “EmmaMarcegaglia fa dellecritiche al governo chevogliono essere deglistimoli all’economia e alpaese. Mentre la critica diMontezemolo è fine a sestessa o forse all’azionepolitica che lui ha inmente”.Pressata dalle difficoltàdel contesto economico edall’esigenza di ricostruireun quadro più costruttivodi relazioni sindacali, laConfindustria non sembraper ora intenzionata apassare all’opposizione.

prezzo ambientale altissimo alle cen-trali, ci sono fiumi devastati, decine didighe. Una volta davano lavoro, ogginemmeno quello. Finora a Sondrio re-stano solo 19 milioni di canoni. Alme-no così una parte della ricchezza rimar-rà nel territorio e contribuirà a recupe-ra r l o ”. Ma non è solo una questione didenaro: “Se le Province entrerannonella gestione delle centrali, potrannoanche vigilare sulla tutela dell’ambien -te che in una zona turistica è la prin-cipale risorsa. Alla nostra terra ci tenia-mo. A Sondrio siamo stati i primi in Ita-lia a preparare un “bilancio idrico” deitorrenti delle valli. Abbiamo messo unfreno alle domande per installare nuo-ve centrali elettriche: eravamo arrivatia 120 progetti”. Edoardo Zanchini, re-sponsabile Energia di Legambiente,commenta: “Alla base della legge c’èchiaramente una visione leghista chefavorisce il Nord. Lo spirito, però, nonè negativo: dopo tanti regali alle grandiconcessionarie, le amministrazioni siriappropriano del controllo delle ac-que che sono pubbliche”.Andrea Agapito, responsabile acquedel Wwf, ha qualche perplessità: “LeProvince devono vigilare su chi gesti-sce le centrali idroelettriche. Se entre-ranno nelle società ci sarà un conflittodi interessi: saranno controllori e con-trollati. Per non dire dei rischi econo-mici: e se poi le imprese fallissero?”. Unaltro dubbio che qualcuno avanza: leentrate per gli enti locali aumentano,ma anche le poltrone da spartire. La Le-ga ha puntato tutto sulla legge. Crosioci tiene a precisare: “Bossi in personaha sostenuto la novità”. Non c’è dub-bio: una legge che porta centinaia dimilioni ai collegi elettorali del Carroc-cio. Ma liquidarla come un’abile mossapolitica sarebbe un errore. L’ar ticolodella Finanziaria in poche righe spiegaanche tanto del radicamento della Leganel suo territorio.

Gli enti localipotrannod i v e n t a reazionistidelle societàche gestisconogli impianti

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IL TIRRENO Pagina 2 - Montecatini Convegno di Asshotel su innovazione e promozione All’incontro di giovedì al Salone Regina presente anche l’assessore regionale Cristina Scaletti MONTECATINI. “Innovazione e promozione: la chiave per la competitività del turismo toscano”. E’ questo il titolo di un convegno regionale organizzato da Asshotel Confesercenti, in programma giovedì prossimo a partire dalle ore 14,30 nel Salone Regina delle Terme Tettuccio. Appuntamento che sarà preceduto, nel corso della mattinata, dalle riunioni della giunta nazionale e della presidenza regionale dell’associazione. Il convegno rappresenta un concreto risultato messo a punto da Asshotel, il cui coordinamento comunale a Montecatini è stato realizzato solo da alcuni mesi, ma che in poco tempo è stato in grado di associare buona parte dei grandi alberghi del centro cittadino. I lavori si apriranno con i saluti e il benvenuto del vicesindaco di Montecatini, Edoardo Fanucci, e del presidente di Asshotel Montecatini, Nicola Guelfi (nella foto), per poi proseguire con l’introduzione del presidente regionale di Asshotel (nonché vicepresidente nazionale dell’associazione), Bruno Migneco. Durante il convengo verrà presentato uno studio sulla propensione all’innovazione nelle piccole e medie imprese toscane, da parte di Alessandro Tortelli (direttore del Centro Studi Turistici di Firenze). In seguito si aprirà la tavola rotonda sulle politiche per il sostegno all’innovazione delle imprese del turismo e la qualificazione della promozione in Toscana, con interventi dei consiglieri regionali Vittorio Bugli (capogruppo Pd) e Alberto Magnolfi (capogruppo Pdl), del presidente di Confesercenti Toscana Massimo Vivoli, del ricercatore dell’Irpet Enrico Conti e con il coordinamento di Paolo Ermini (direttore del Corriere Fiorentino) che farà da moderatore per tutta la durata dei lavori. La conclusione del convegno è affidata all’assessore regionale alla cultura, commercio e turismo, Cristina Scaletti, che potrà fare il punto sulla situazione regionale attuale e sulle politiche di innovazione per le imprese del turismo che verranno attuate dal governo della Toscana.

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LA NAZIONE Pagina 3 – Livorno Romano: «Aumentiamo le tasse» Nebbiai: «Se potessi lo farei al volo» Siparietto in commissione tra capogruppo Idv e assessore al bilancio di MONICA DOLCIOTTI LIVORNO — «USIAMO la leva fiscale per recuperare le risorse economiche necessaire al Comune a far fronte ai tagli nei trasferiementi dallo Stato alle amministrazioni locali. Per cui propongo di aumentare dove possibile i tributi comunali e di far pagare di più, sempre dove possibile, chi ha di più». A chiedere che l’amministrazione comunale usi lo strumento dell’aumento delle tasse è il capogruppo di Italia dei Valori Andrea Romano. Esponente spesso «controcorrente» della maggioranza in Comune. LO FA in II commissione, alle prese con l’equilibrio di bilancio per l’esercizio 2010. E l’assessore al bilancio e al patrimonio Valter Nebbiai gli risponde: «Portessi lo farei, ma ho le mani legate. La legge finanziaria 2010 impedisce ai comuni di usare la leva fiscale per cui niente aumento di Ici per le seconde case, niente ritocco all’addizionale Irpef di competenza comunale e niente ritocchi a Tosap e tassa per le insegne». Chissà che ne penserà di tutto questo il sindaco Alessandro Cosimi che non ha mai nascosto il suo orgoglio e la sua soddisfazione per «non avere aumentato le tasse e l’addizionale Irpef nel primo mandato e nemmeno in questo secondo mandato». «FACCIAMO pagare di più certi servizi, come le mense scolastiche, a chi guadagna di più, per recuperare qualcosa a beneficio di tutta la collettività — suggerisce di rimbalzo Marco Cannito, capogruppo di Città Diversa — perché occorre più equità. Non è accettabile che certi lavoratori autonomi, sulle cui dichiarazioni reddituali sarebbe necessario fare verifiche più approfondite, paghino la stessa retta per la mensa scolastico e dell’asilo di un operaio». Ancora Nebbiai: «Il princio espresso da Cannito è condivisibile, ma sul piano pratico non è facile andare a verificare puntulamente se i requesiti di tutti coloro che usufruiscono dei servizi comunali sono congrui con le rette praticate. E’ giusto che chi ha il reddito più alto debba pagare di più. Ma va dimostrato». E dimostrarlo è sicuramente difficile: però, forse, mettendo insieme i dati e incrociandoli, collaborando con altre amministrazioni e con un adeguato apparato alle spalle, qualcosa potrebbe saltar fuori. PER MARISTELLA Bottino (gruppo Pdl presideuto da Marcella Amadio): «Prima di aumentare le tasse a Livorno, bisogna mettere a frutto il patrimonio comunale, diminuire i privilegi come le case popolari date a chi non ne ha diritto» per la qual cosa ha chiesto l’audizionen in II commissione del presidente di Casalp. «E occorre anche tagliare gli sprechi», ha concluso la Bottino.

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LA NAZIONE Pagina 3 – Livorno Trasporto pubblico. Il 55% non paga e con la mora la multa sale a 181 euro. I furbastri sono 10.000 l’anno e fatti due conti… «Portoghesi» tremate: l’Atl a caccia di cinque milioni L’ATL DEVE recuperare quasi cinque milioni di euro da chi si è «nascosto» per non pagare la sanzione pecuniaria per avere viaggiato sugli autobus senza biglietto. Questa somma rilevante rappresenta un arretrato — dunque un credito da riscuotere — formatosi tra il 2005 ed il 2010. «MA GLI EVASORI che, non avendo pagato i biglietti Atl, sono stati sanzionati dai nostri controllori con tanto di verbali e ammenda pecuniaria di 41 euro e che non l’hanno pagata entro i termini di legge, non avranno scampo». Parola di Alfredo Fontana, presidente di Atl. E questo è un problema molto pesante che si ripercuote sul bilancio di Atl: più sono i biglietti non pagati, minori sono gli incassi della locale azienda di trasporto pubblico che deve vedersela anche con il drastico taglio ai fondi per il trasporto pubblico imposto dalla manovra di governo per ridurre la spesa pubblica. «In media i verbali con sanzione per i “portoghesi” nel 2009 sono stati 10mila; stesso risultato crediamo sarà raggiunto entro il 31 dicembre 2010», precisa Bruno Bastogi, responsabile del settore commerciale di Atl. «L’AZIENDA si sta però attrezzando per recuperare le sanzioni non pagate fino a ricorrere all’iscrizione a ruolo e al pignoramento dei beni contro chi si sottrae all’obbligo di mettersi in regola. E l’arretrato da incassare risale al 2005». Ancora Fontana: «In media il 25% dei sanzionati sull’autobus pagano subito, o velocemente. Un altro 20% aspetta il primo sollecito. Il rimanenti 55% deve essere inseguito, ma prima o poi riusciremo a metterci sopra le mani». Allo “zoccolo duro” dei portoghesi alla fine toccherà pagare la sanzione pecuniaria maggiorata che dai 41 euro iniziali sarà lievitata a 181 euro. Facendo due conti e considerando che il numero dei verbali dal 2005 ad oggi sia più o meno rimastato intorno ai 10.000 l’anno e calcolando che il 55% di questi non arriva alla riscossione, nemmeno dopo il primo sollecito come spiega Fomtana, l’Atl alla fine deve recuperare dai “portoghesi” più riottosi circa 4.977.500 euro. IL CASO ha voluto che ieri mattina in II commissione bilancio dalle fila della maggioranza di governo della città, Andrea Romano capogruppo di Italia dei Valori, ha chiesto «per far quadrare i conti di Atl e per metterla al riparo dai tagli al fondo per il trasporto publico, di incrementare l’azione di contrasto verso di viaggia sui bus senza biglietto. E di imporre anche a Livorno ai viaggiatori di esibire biglietto o abbonamento al conducente che sarà autorizzare a partire solo solo dopo avere verificato che tutti hanno pagato. Avviene già in altre città». Monica Dolciotti

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LA NAZIONE Pagina 4 – Prato Il caso. Dialogo e polemiche all’incontro in Provincia sull’immigrazione Moschea, la protesta degli islamici I pakistani chiedono risposte per la sede di via Filicaia giudicata inagibile «QUANDO iniziammo l’iter per avere l’immobile in via Filicaia, ottenemmo tutti i permessi. Abbiamo speso oltre 35mila euro: avere un luogo di culto era il desiderio di tutta la comunità musulmana pakistana. Solo dopo aver speso quella somma sono stati fatti i controlli, e giudicato inagibile il locale. Credo che questa non sia una cosa solo tecnica, ma anche politica». A dirlo è Mofeed Ahmad, imam della comunità pakistana durante il dibattito per l’incontro «Musulmani a Prato: l’Islam nella sfera pubblica locale», organizzato dalla Provincia per presentare il sesto rapporto sull’immigrazione a Prato 2008/09. Insomma, se in Germania la Merkel annuncia che le moschee ben presto diventeranno parte del paesaggio urbano, a Prato sono tutt’oggi al centro del dibattito sociale e politico, e da qualche parte monta lo scontento. «Questa è una necessità per 3000 persone. Da sei mesi ho presentato in Comune la pratica di agibilità — continua Mofeed — ancora non mi è stata data risposta. Quanto dovremo aspettare?». Già l’assessore comunale alle politiche di immigrazione Giorgio Silli nel suo intervento era stato chiaro: «Sono questioni di tipo tecnico, e come tali vanno prese. Dobbiamo poi tener conto che Prato è una città particolare, con una presenza di immigrati che pesa troppo sulla cittadinanza italiana. Non dobbiamo prendere decisioni a caldo solo perché le porta avanti una o l’altra forza politica. Chi vuole a tutti i costi portare avanti certe istanze, faccia una mozione in consiglio comunale: quello è il luogo per discuterne». Nel merito della moschea aggiunge: «L’inagibilità era già stata firmata da Romagnoli 4 anni fa». SU QUESTO punto non manca l’intervento di Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Ucoii. «Facile come amministratore dire che una moschea non è agibile, senza dare risposte. Dobbiamo avere un dialogo intrareligioso. Anche il cimitero, di cui più volte con Silli abbiamo discusso, è per noi una necessità importante: lavoriamo per questa città, siamo italiani e pratesi di fede islamica, vogliamo essere sepolti in questa terra». Luoghi di culto e cimiteri, come ha spiegato il responsabile della ricerca, Fabio Bracci, sono le richieste che più pressanti emergono dalla comunità islamica anche a Prato: durante il dibattito sono state presentate le esperienze di Arezzo e Colle Val d’Elsa, dove le comunità musulmane hanno chiesto e (dopo lunghi iter) ottenuto cimiteri e luoghi di culto. Da parte sua, Santino Brunetti, vicario episcopale per gli immigrati, invita a «lasciare da parte i fondamentalismi, mettere in atto il dialogo tra le persone». Mentre Loredana Ferrara, assessore provinciale alle Politiche sociali, evidenzia la necessità di «trovare soluzioni adeguate e rispettose dei dettami fondamentali della nostra Costituzione. Il rispetto delle regole è fondamentale per la convivenza, ma accanto a questo deve esserci l’incontro con le culture con cui dividiamo il nostro territorio». Lucia Pecorario

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IL TIRRENO Pagina 1 - Prato L’imam dei pachistani minaccia di portare i fedeli in piazza Duomo La protesta dei musulmani: «Moschea subito» Inagibile per il Comune il locale di via Filicaia «Solo giochi politici» M.L. PRATO. Può suonare come una provocazione, ma in realtà quello esploso ieri pomeriggio sui banchi del consiglio provinciale, mentre si presentava il VI Rapporto sull’immigrazione, è lo sfogo di una comunità che a Prato conta oltre tremila persone. Pachistani esasperati, che non sanno dove riunirsi per pregare, stanchi dell’equazione tra centro culturale islamico e moschea. Li rappresenta l’imam Mofeed Ahmad, che di spiegare le pagine del Corano ai bimbi più piccoli in un anonimo stanzone non ne può più. «Non vorrei arrivare a soluzioni estreme, ma visto che è da sei mesi che il Comune continua a rimandare la nostra richiesta di sanatoria, faremo come a Milano: mi porto tremila persone in piazza Duomo e ci riuniremo lì per pregare 5 volte al giorno». Uno dei temi contenuti nell’indagine curata da Fabio Bracci verteva sulla presenza musulmana a Prato, dal rituale di sepoltura all’esigenza di un luogo di culto che nulla ha a che vedere con le caratteristiche architettoniche di una moschea. Oggi Mofeed e i suoi si ritrovano a pregare in uno stanzone di via Isarco preso in affitto. Ma loro, un fondo da cui ricavare una “moschea”, per così dire, l’avevano trovato in via Filicaia e comprato a 35mila euro, un bel gruzzolo di soldi raccolti in due anni dai membri della comunità. I permessi furono rilasciati dall’allora giunta Romagnoli, poi lo stop di recente che l’assessore comunale all’Integrazione Giorgio Silli ha liquidato come «tipico esempio di un approccio tecnico alla questione, per una dichiarazione d’inagibilità dell’immobile firmata dall’amministrazione precedente». Ma a Mofeed quella spiegazione non è andata giù: «I problemi tecnici non c’entrano, mi sembra sia solo un gioco politico». Ad alzare la voce invece sul dibattito intorno ai cimiteri islamici è stato l’imam di Firenze e presidente nazionale dell’Unione comunità islamiche, Izzedin Elzir (tra gli altri, anche la “padrona di casa”, assessore provinciale Loredana Ferrara e il vicario per l’immigrazione, don Santino Brunetti). «Due mesi fa la salma di una donna musulmana fu trasportata fino a Roma per l’impossibilità di seppellirla a Prato: un fatto grave. Se un musulmano chiede di essere sepolto qui - ha fatto notare Elzir - significa che ama questa terra dove ha lavorato».

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IL TIRRENO Pagina 1 - Cecina Denuncia di Grosso Sul turismo solo gazzarra in commissione CECINA. Si è riunita nei giorni scorsi la 5ª commissione consiliare, che si occupa di programmazione economica e turismo, con all’ordine del giorno “Bilancio della stagione turistica”. Il presidente Grosso (Idv) ha chiesto di tracciare un bilancio sulle attività svolte e di accogliere suggerimenti e proposte per la futura programmazione. L’invito a partecipare era stato esteso a tutte le associazioni che hanno collaborato al cartellone degli eventi di questa estate: Targa Cecina, Cna, Confesercenti, Confcommercio, centro Commerciale Naturale di Cecina e di Cecina Mare, associazione Marinese, Associazione Albergatori. Ciò - spiega Grosso - per favorire il dialogo fra aministrazione e associazioni. «Purtroppo - scrive Grosso - non è andata così, il luogo di possibile e auspicabile incontro di idee, di lavoro fattivo per il bene della collettività si è trasformato in un luogo di scontro politico, legittimo, ma inopportuno. Si è preferito, invece sparare a zero, dando sfogo a critiche a tutto tondo, piuttosto che avanzare idee brillanti e concrete da sviluppare insieme». E conclude: « È stata persa un’occasione di confronto in cui la politica doveva tenersi in secondo piano, sacrificando gli interessi partitici per il bene comune, e non usare da parte di alcuni, questa circostanza per inscenare una specie di comizio elettorale».

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IL TIRRENO Pagina 6 - Cecina ARTE DONNA Un premio per le creative Il Premio Arte Donna 2010 ha preso il via con la presentazione del bando relativo alla settima edizione del concorso per la promozione del talento femminile nell’arte. Ad illustrare i contenuti del bando, realizzato dalla commissione provinciale pari ppportunità con il contributo della Fondazione Casa di Risparmio di Livorno, è stata l’assessore alle pari opportunità, Maria Teresa Sposito. «Un’iniziativa molto importante - ha detto - che rappresenta un’occasione per tutte le donne di far conoscere la propria arte attraverso forme espressive diverse». L’assessore ha poi sottolineato il successo sempre crescente del concorso, che nelle varie edizioni ha visto aumentare il numero delle partecipanti, tanto che nel 2009 sono state quasi trecento le opere presentate. Al Premio Arte Donna, dedicato quest’anno al tema del lavoro, possono partecipare le donne maggiorenni, residenti o domiciliate in Toscana. Le sezioni del concorso sono quattro: pittura, scultura, video arte e animazione, fotografia. Alle vincitrici di ogni sezione andranno dei premi in denaro del valore di 700 euro, mentre sarà di 300 euro il premio per le seconde classificate. «L’obiettivo dell’iniziativa - ha concluso Sposito - è quello di promuovere la ricerca di genere nei diversi settori delle arti espressive, incentivando la creatività femminile e valorizzando la presenza delle donne nei vari ambiti artistici».

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