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Rassegna Stampa di mercoledì 3 settembre 2014 SNALS / CONFSAL Messaggero Veneto 03/09/2014 SI TORNA SUO BANCHI MAZZATA DA 700 EURO Messaggero Veneto 03/09/2014 PROF MERIDIONALI, IL CASO A ROMA Taranto Oggi 03/09/2014 LA SCUOLA SENZA DIRIGENTI SCOLASTICI: INIZIO ANNO SCOLASTICO TRA INCERTEZZE, MALCONTENTI E CARENZE Testate on line 02/09/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Il Piccolo 03/09/2014 TELESCA SFIDA I MEDICI SULLA RIFORMA La Nuova del Sud 03/09/2014 VERTENZA 118, LA FIALS: AT E REGIONE RESTANO INDIFFERENTI Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 03/09/2014 ALT AGLI AUMENTI DI STIPENDIO AUTOMATICI (Cl.t.) il Sole 24 Ore 03/09/2014 SCUOLA, CARRIERE LEGATE AL MERITO (C.Tucci) il Sole 24 Ore 03/09/2014 PARTONO NEL 2015 I PRIMI INTERVENTI DI EDILIZIA SCOLASTICA il Sole 24 Ore 03/09/2014 COSI' I NUOVI INTERVENTI PER L'EDILIZIA SCOLASTICA (G.Trovati) Corriere della Sera 03/09/2014 RENZI LANCIA IL SUO PIANO SCUOLA: SARA' LA FINE DELLA "SUPPLENTITE" Corriere della Sera 03/09/2014 UN DECRETO PER ASSUMERE E 11 OBIETTIVI (G.Fregonara/O.Riva) Corriere della Sera 03/09/2014 QUEL VIAGGIO AD AUSCHWITZ ANNULLATO DALLA SCUOLA PALESTINESE APERTA AL DIALOGO (D.Frattini) la Repubblica 03/09/2014 "STOP AI SUPPLENTI E SCATTI DI MERITO" LA RIFORMA DELLA SCUOLA ARRIVA ONLINE (C.Zunino) la Repubblica 03/09/2014 LA LEGA NON DA' PIU' SOLDI FA CRAC LA SCUOLA SIMBOLO DELLA MOGLIE DI BOSSI (A.Montanari) la Repubblica 03/09/2014 LE ORE DI LABORATORIO CANCELLATE A SCUOLA la Stampa 03/09/2014 CARI STUDENTI NON RASSEGNATEVI ALLA STANCHEZZA (A.D'avenia) la Stampa 03/09/2014 RENZI: "SCATTI NELLA SCUOLA BASATI SUL MERITO" (F.Schianchi) la Stampa 03/09/2014 Int. a M.Di rocca: "CHIEDIAMO PIU' AUTONOMIA MA PER GARANTIRLA SERVONO I SOLDI (L.Vendemiale) la Stampa 03/09/2014 UN PATTO A TRE COI PROF E LE AZENDE (P.Baroni) Italia Oggi 03/09/2014 RENZI, UN PATTO CONTRO I SINDACATI (A.Ricciardi) il Messaggero 03/09/2014 LA PRIORITA' E' MISURARE L'EFFICIENZA DELLA SCUOLA (F.Grillo) il Messaggero 03/09/2014 ARRIVANO GLI SCHOOL BOND: INCENTIVI FISCALI PER LE AZIENDE CHE SI APRONO AGLI STAGE (M.Ajello) il Messaggero 03/09/2014 SCUOLA, RENZI: NUOVO PATTO EDUCATIVO (D.pir.) il Giornale 03/09/2014 MATTEO VUOL CAMBIARE LA SCUOLA E IL PD LO METTE DIETRO LA LAVAGNA Avvenire 03/09/2014 A VOI LA PAROLA-SCUOLA: VUOTA SENZA COMPETENZE CIECA SENZA CONOSCENZE Avvenire 03/09/2014 ANCORA MILLE ISTITUTI SENZA DIRIGENTE (P.Ferrario) Avvenire 03/09/2014 Int. a F.Delzio: DELZIO: "COSI' I GIOVANI POSSONO SOGNARE ANCORA E IL PAESE CI GUADAGNA" (M.Iasevoli) Avvenire 03/09/2014 SCUOLA, SI CAMBIA: PREMIATI I PROF MIGLIORI (V.D'angelo) OGGI 10/09/2014 AMARCORD CHE TENERO QUEL NOSTRO PRIMO GIORNO DI SCUOLA Europa 03/09/2014 RENZI: "STOP A PRECARIATO E SUPPLENZE. MA PER I DOCENTI SCATTI BASATI SUL MERITO" (P.Fabi) Giorno/Resto/Nazione 03/09/2014 "RISARCITE GLI SCATTI D'ANZIANITA' DELLE PRECARIE" (F.Pacella) Giorno/Resto/Nazione 03/09/2014 Int. a M.Pacifico: I DOCENTI: "I SOSTITUTI MERITANO IL POSTO FISSO" Il Fatto Quotidiano 03/09/2014 SCUOLA, LA RIFORMA RENZI-GELMINI (S.Cannavo') il Manifesto 03/09/2014 SCUOLA, SVELATO IL MISTERO RENZIANO (R.Ciccarelli) il Mattino 03/09/2014 COSA SI DEVE FARE E COSA NO IN DIECI PUNTI (G.Israel) il Mattino 03/09/2014 ASILI, DISPERSIONE E MATEMATICA ECCO DOVE IL SUD RIMANE INDIETRO La Notizia (Giornale.it) 03/09/2014 RENZI VUOLE FARE SCUOLA E BOCCIA LA SUPPLENTITE

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Rassegna Stampa di mercoledì 3 settembre 2014

SNALS / CONFSAL Messaggero Veneto 03/09/2014 SI TORNA SUO BANCHI MAZZATA DA 700 EURO Messaggero Veneto 03/09/2014 PROF MERIDIONALI, IL CASO A ROMA Taranto Oggi 03/09/2014 LA SCUOLA SENZA DIRIGENTI SCOLASTICI: INIZIO ANNO SCOLASTICO TRA

INCERTEZZE, MALCONTENTI E CARENZE Testate on line 02/09/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Il Piccolo 03/09/2014 TELESCA SFIDA I MEDICI SULLA RIFORMA La Nuova del Sud 03/09/2014 VERTENZA 118, LA FIALS: AT E REGIONE RESTANO INDIFFERENTI

Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 03/09/2014 ALT AGLI AUMENTI DI STIPENDIO AUTOMATICI (Cl.t.) il Sole 24 Ore 03/09/2014 SCUOLA, CARRIERE LEGATE AL MERITO (C.Tucci) il Sole 24 Ore 03/09/2014 PARTONO NEL 2015 I PRIMI INTERVENTI DI EDILIZIA SCOLASTICA il Sole 24 Ore 03/09/2014 COSI' I NUOVI INTERVENTI PER L'EDILIZIA SCOLASTICA (G.Trovati) Corriere della Sera 03/09/2014 RENZI LANCIA IL SUO PIANO SCUOLA: SARA' LA FINE DELLA "SUPPLENTITE" Corriere della Sera 03/09/2014 UN DECRETO PER ASSUMERE E 11 OBIETTIVI (G.Fregonara/O.Riva) Corriere della Sera 03/09/2014 QUEL VIAGGIO AD AUSCHWITZ ANNULLATO DALLA SCUOLA PALESTINESE

APERTA AL DIALOGO (D.Frattini) la Repubblica 03/09/2014 "STOP AI SUPPLENTI E SCATTI DI MERITO" LA RIFORMA DELLA SCUOLA ARRIVA

ONLINE (C.Zunino) la Repubblica 03/09/2014 LA LEGA NON DA' PIU' SOLDI FA CRAC LA SCUOLA SIMBOLO DELLA MOGLIE DI

BOSSI (A.Montanari) la Repubblica 03/09/2014 LE ORE DI LABORATORIO CANCELLATE A SCUOLA la Stampa 03/09/2014 CARI STUDENTI NON RASSEGNATEVI ALLA STANCHEZZA (A.D'avenia) la Stampa 03/09/2014 RENZI: "SCATTI NELLA SCUOLA BASATI SUL MERITO" (F.Schianchi) la Stampa 03/09/2014 Int. a M.Di rocca: "CHIEDIAMO PIU' AUTONOMIA MA PER GARANTIRLA SERVONO I

SOLDI (L.Vendemiale) la Stampa 03/09/2014 UN PATTO A TRE COI PROF E LE AZENDE (P.Baroni) Italia Oggi 03/09/2014 RENZI, UN PATTO CONTRO I SINDACATI (A.Ricciardi) il Messaggero 03/09/2014 LA PRIORITA' E' MISURARE L'EFFICIENZA DELLA SCUOLA (F.Grillo) il Messaggero 03/09/2014 ARRIVANO GLI SCHOOL BOND: INCENTIVI FISCALI PER LE AZIENDE CHE SI

APRONO AGLI STAGE (M.Ajello) il Messaggero 03/09/2014 SCUOLA, RENZI: NUOVO PATTO EDUCATIVO (D.pir.) il Giornale 03/09/2014 MATTEO VUOL CAMBIARE LA SCUOLA E IL PD LO METTE DIETRO LA LAVAGNA Avvenire 03/09/2014 A VOI LA PAROLA-SCUOLA: VUOTA SENZA COMPETENZE CIECA SENZA

CONOSCENZE Avvenire 03/09/2014 ANCORA MILLE ISTITUTI SENZA DIRIGENTE (P.Ferrario) Avvenire 03/09/2014 Int. a F.Delzio: DELZIO: "COSI' I GIOVANI POSSONO SOGNARE ANCORA E IL PAESE

CI GUADAGNA" (M.Iasevoli) Avvenire 03/09/2014 SCUOLA, SI CAMBIA: PREMIATI I PROF MIGLIORI (V.D'angelo) OGGI 10/09/2014 AMARCORD CHE TENERO QUEL NOSTRO PRIMO GIORNO DI SCUOLA Europa 03/09/2014 RENZI: "STOP A PRECARIATO E SUPPLENZE. MA PER I DOCENTI SCATTI BASATI

SUL MERITO" (P.Fabi) Giorno/Resto/Nazione 03/09/2014 "RISARCITE GLI SCATTI D'ANZIANITA' DELLE PRECARIE" (F.Pacella) Giorno/Resto/Nazione 03/09/2014 Int. a M.Pacifico: I DOCENTI: "I SOSTITUTI MERITANO IL POSTO FISSO" Il Fatto Quotidiano 03/09/2014 SCUOLA, LA RIFORMA RENZI-GELMINI (S.Cannavo') il Manifesto 03/09/2014 SCUOLA, SVELATO IL MISTERO RENZIANO (R.Ciccarelli) il Mattino 03/09/2014 COSA SI DEVE FARE E COSA NO IN DIECI PUNTI (G.Israel) il Mattino 03/09/2014 ASILI, DISPERSIONE E MATEMATICA ECCO DOVE IL SUD RIMANE INDIETRO La Notizia (Giornale.it) 03/09/2014 RENZI VUOLE FARE SCUOLA E BOCCIA LA SUPPLENTITE

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continua Scuola, Formazione, Università, Ricerca la Repubblica 03/09/2014 "500 EURO PER LA STANZA" E CONTRO IL CARO-AFFITTI GLI STUDENTI

DIVENTANO ANCHE BADANTI PART-TIME (E.Manisco) la Repubblica 03/09/2014 "NOI, A CACCIA DI CITTA' VIVIBILI E BORSE DI STUDIO" (E.Manisco) il Mattino 03/09/2014 TEST PER SEIMILA TRA CAOS E RICORSI SOLO 1800 POSTI (D.De Il Secolo XIX 03/09/2014 NEOLAUREATI E QUARANTENNI FRA GLI ASPIRANTI PSICOLOGI il Manifesto 03/09/2014 NUMERO CHIUSO, STUDENTI CONTRO I "TEST DELL'AZZARDO"

Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 03/09/2014 Int. a M.Renzi: RENZI: "SUBITO TAGLI PER 20 MILIARDI E SUL BONUS NON TORNO

INDIETRO" (R.Napoletano) il Sole 24 Ore 03/09/2014 LA TASK FORCE INDUSTRIA PARTE DA INNOVAZIONE E AGGREGAZIONI PMI il Sole 24 Ore 03/09/2014 LA "CANCELLAZIONE" DEL LICENZIAMENTO NON E' TITOLO ESECUTIVO Corriere della Sera 03/09/2014 LAVORO ED EXPORT, LE MISURE PER L'AGRICOLTURA (An.duc.) Corriere della Sera 03/09/2014 JOBS ACT IN SENATO, SUBITO DUELLO SULL'ARTICOLO 18 Corriere della Sera 03/09/2014 NEGOZIATO SUI DEBITI A QUOTA 781 MILIONI PRESSING DELLE BANCHE, IL

RUOLO DI INTESA (F.Massaro) la Stampa 03/09/2014 Int. a T.Treu: "IL MODELLO TEDESCO E' IL MIGLIORE PERCHE' COMBATTE LA

PRECARIETA'" (A.Barbera) Italia Oggi 03/09/2014 L'ART. 18 E' COME IL PALLONE DI PEZZA PER I BAMBINI IN UNA SERA D'ESTATE Italia Oggi 03/09/2014 EXTRACOMUNITARI, LEGITTIMA L'ESCLUSIONE DAL PUBBLICO IMPIEGO Italia Oggi 03/09/2014 NUOVA CIG, PARTE IL VERSAMENTO (D.Cirioli) il Messaggero 03/09/2014 RIFORMA DEL LAVORO, MAGGIORANZA DIVISA POLETTI IN CAMPO PER UNA

MEDIAZIONE (G.Franzese) il Messaggero 03/09/2014 PENSIONI PER GLI ASSEGNI PIU' BASSI MINI SCONTO FISCALE E PIU' DETRAZIONI il Messaggero 03/09/2014 UN SOSTEGNO AL REDDITO PER GLI ESODATI il Giornale 03/09/2014 NEL MARE DI ANNUNCI NEPPURE LO STRACCIO DI UNA PROMESSA PER LE

PARTITE IVA (S.Filippi) Il Secolo XIX 03/09/2014 BONUS BEBE' A RISCHIO FLOP, MANCA ANCORA IL BANDO 2014 Il Secolo XIX 03/09/2014 PUBBLICO IMPIEGO, RESTA IL BLOCCO DEI SALARI RUGHETTI: "NON SI PUO'

DARE TUTTO A TUTTI" il Sole 24 Ore 03/09/2014 LE ARMI DI DRAGHI E LE ATTESE DEI MERCATI (A.Merli) la Repubblica 03/09/2014 PORTAFOGLIO GONFIO PER IL POPOLO DEI FONDI RISPARMI A 1460 MILIARDI il Messaggero 03/09/2014 WALL STREET, IN ARRIVO ONDATA DI IPO

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SCUOLA

Si torna sui banchi "mazzata'' da 700 euro L'allarme del Codacons: ecco quanto si spenderà tra libri e cancelleria Via libera del ministero all'adozione di testi digitali o autoprodotti Il nuovo anno scolastico è ini­ziato ufficialmente lunedì e la prima campanella suonerà lu­nedì 15 settembre. Questo è dunque il momento dei prepa­rativi. E, in alcuni casi, anche delle brutte sorprese. Come nel caso del caro-libri, per il quale il Codacons lancia l'allarme. «Ogni famiglia - osserva il coor­dinamento che difende i consu­matori - spende oltre 700 euro per mandare il figlio a scuola. Una mazzata che si ripercuote­rà sui consumi».

Intanto il ministero punta su digitale e autoproduzione per ridurre i costi. Stando alle stime del Codacons, soltanto il corre­do scolastico comporterà un maggior esborso di circa il 2 per cento rispetto al 2013, per l'ac­quisto di penne, diari, quader­ni, zaini e astucci. Insomma, nonostante si parli di deflazio­ne, l'economia reale continua a galoppare. «Una famiglia deve mettere in conto una spesa an­nua compresa tra i 450 e i 490

euro a studente - spiega l'asso­ciazione -, cui va aggiunto un costo medio tra i 300 e i 350 eu­ro per i testi scolastici a seconda della scuola e del livello di istru­zione». Per un totale compreso tra i 750 e gli 840 euro, ma che può anche raggiungere i 1.100 euro a studente.

«Il ministero dell'istruzione deve intervenire per contenere la spesa delle famiglie e impedi­re i rincari dei testi scolastici e lo sforamento dei tetti massimi fissati dallo stesso dicastero -tuona il presidente del Coda­cons Carlo Rienzi-. La stangata che attende gli italiani sul fron­te della scuola minerà i consu­mi in altri settori, perché le fa­miglie sempre più in difficoltà saranno costrette a rinunciare ad altri acquisti per mandare i figli a scuola, con evidenti dan -ni per il commercio e l'econo­mia nazionale».

Nella scuola dell'obbligo il sa­lasso è contenuto dallo stru­mento del comodato gratuito.

E quest'anno la Regione per aiu­tare mamme e papà ha stanzia­to 2,5 milioni di euro, di cui 1,1 per la provincia di Udine. La mi­sura massima dei contributi è fissata a 175 euro per ogni alun­no nella prima classe della scuo­la secondaria di primo grado, 100 euro per seconda e terza classe della scuola secondaria di primo grado, 200 euro nella prima classe della scuola secon­daria di secondo grado e 125 eu­ro nella seconda classe della scuola secondaria di secondo grado.

Per ridurre le spese, il mini­stero punta sui testi digitali e autoprodotti dalle scuole. Per la prima volta l'adozione dei libri diventa facoltativa. I collegi dei docenti potranno quindi sce­gliere anche strumenti alterna­tivi, purché coerenti con i pro­grammi e con i limiti di spesa stabiliti per legge e le scuole po­tranno predisporre in proprio materiale didattico digitale da usare al posto dei libri di testo.

Nel corso dell'anno scolastico i contenuti prodotti dagli istituti saranno acquisiti dal Miur che li renderà disponibili a tutte le scuole italiane. Insegnanti e di­rigenti saranno coinvolti per la prima volta in un'opera colletti­va di elaborazione di strumenti per la didattica che avrà la scuo­la stessa come protagonista. Da quest'anno scolastico comin­cia anche l'inserimento massic­cio di libri in formato misto (di­gitale-cartaceo) e totalmente di­gitale. Per coniugare l'esigenza di risparmio delle famiglie con la possibilità per i docenti di fa­re nuove adozioni sono previ­ste riduzioni dei tetti di spesa per le classi iniziali della scuola secondaria di I e II grado e le ter­ze superiori del 10 per cento se tutti i libri sono di nuova ado­zione in formato misto e del 30 per cento se sono tutti digitali. I testi consigliati potranno esse­re inseriti in lista solo se mono­grafici o di approfondimento.

Michela zanutto trlRIPRODUZIONE RISERVATA

Matematica, in palio 20 borse di studio per gli universitari iscritti al primo anno

Gli studenti che si iscrivono al primo anno del corso di laurea in Matematica all'università di Udine possono partecipare al concorso dell'Istituto nazionale di alta matematica "Francesco Severi" (lndam} di Roma, che assegna 20 borse di studio annuali, rinnovabili, di 4 mila

euro (più due eventuali borse di studio aggiuntive di pari importo}. Le domande di partecipazione possono essere presentate esclusivamente online sul sito http://www.altamatematica.it/ (sezione "bandi"} entro le ore 12 di lunedì 8 settembre. La

selezione, su base nazionale, sarà effettuata con una prova scritta di argomento matematico che, all'ateneo friulano, si terrà martedì 9 settembre, alle 14.30, nell'aula Beta 1 del padiglione "Feruglio", nel polo scientifico dell'ateneo, in via delle Scienze 212. Il polo scientifico dell'ateneo

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IL PROGETTO

Ecco come scegliere l'università giusta Corsi di formazione sulla didattica accademica per 314 studenti delle superiori

Alcuni dei partecipanti al progetto

IL CARO LIBRI

450· 490€ Corredo scolastico (dati Codacons)

300· 350€ Testi (dati Codacons)

Sono 314 gli studenti di 23 scuo­le superiori delle province di Udine e Pordenone che, fino al 12 settembre, partecipano alla prima edizione dei moduli for­mativi organizzati da Universi­tà di Udine e Ufficio scolastico regionale per attivare un per­corso di continuità tra istruzio­ne secondaria e universitaria. L'iniziativa, denominata "Dalla scuola all'università", è rivolta ai ragazzi che si accingono a fre­quentare il quinto anno.

Articolato in 10 moduli for­mativi, punta a trasferire agli studenti maggiore consapevo­lezza sulle competenze richie-

IL COMODATO GRATUITO

UDINE····

1,1 milioni

HoJi:loloi1

PORDENONE····

@li'

Stanziamento Regione a.s. 2014/2015

Statale iiil!I Paritaria

ste nei corsi di laurea, realizzan­do un approccio graduale alla didattica accademica per favori­re una scelta ponderata del per­corso universitario. La frequen­za consentirà di acquisire credi­ti formativi da convalidare nel momento dell'iscrizione all'ate­neo friulano.

I moduli sono condotti da 29 docenti, 19 universitari e I O del­le scuole superiori, e si tengono nel polo scientifico dell'univer­sità e a palazzo Garzolini - di Tappo Wasse1mann. Il proget­to è coordinato da un gruppo di lavoro composto dalla rappre­sentante dell'Ufficio scolastico

GORIZIA

regionale, Cesira Militello, e dal­le delegate dell'ateneo, Christi­na Conti, Marisa Michelini e Laura Rizzi.

I moduli formativi sono di due tipi: sei "elettivi", di 15 ore l'uno, con funzione di orienta­mento e presa di coscienza del­le competenze necessarie per intraprendere l'università; quat­tro "di base", di 25 ore l'uno, per acquisire o arricchire le basi formative di discipline fondanti uno o più percorsi di studio. Ca­lendario didattico e ulte1iori in­formazioni all'indirizzo: ht­tp://www.uniud.it/extra/orien­tamento I attivita/ attivita.

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Prof meridionali, il caso a Roma L'assessore Panariti ha chiesto un incontro al ministro: sul tavolo, graduatorie e Ufficio scolastico regionale

L'assessore provinciale al La­voro, Leonardo Barberia, dà degli analfabeti agli insegnan­ti meridionali e subito si apre la contestazione. Perché se la numero uno regionale all'Istruzione, Loredana Pana­riti, parla di «toni e modi sba­gliati», è anche l'ex senatore del Carroccio, oggi capogrup­po comunale, Mario Pittoni, a porre dei distinguo. «Il lin­guaggio utilizzato può genera­re polemiche - dice -, ma sono le cose che si sentono tra la gente. Ovviamente ci sono in­segnanti bravi a tutte le latitu­dini».

A preoccupare l'assessore Panariti è la continuità scola­stica. «Deve essere una garan -zia data a studenti e famiglie -spiega-. Non sono contraria allo spostamento delle perso­ne sul territorio nazionale, sia­mo in Europa, e sono lontana da quel tipo di affermazioni su cittadini italiani, sono incom­mentabili. Però il calcolo dei punteggi è un tema importan­te. Ho già chiesto un incontro al ministro Giannini per discu­tere di questi e altri aspetti, co­me per esempio la direzione

Loredana Panari ti

Mario Pittoni

dell'Ufficio scolastico regiona­le. Perché vanno date risposte alle famiglie, ma all'interno di un ragionamento fatto in un paese civile, dove le persone hanno pari diritti e dignità».

Molto più guardingo Pitto­ni. Perché in tempi di assem­blea del partito gli equilibri so­no perennemente a rischio. «La perdita di occupazione in ambito scolastico a vantaggio di chi arriva da fuori è un dato oggettivo - afferma il consi­gliere del Carroccio-. Così co­me sono oggettive le ricerche internazionali che evidenzia­no una preparazione maggio­re degli insegnanti del nord ri­spetto agli altri colleghi. L'as­sessore provinciale al Lavoro, Barberia - continua - ha rac­colto gli umori del territorio per una situazione a dir poco sconcertante. Si pensi che a Milano il 98 per cento dei nuo­vi assunti dalle graduatorie de­gli insegnanti viene dal sud. E non cambia molto nel resto del centro-nord, Friuli Vene­zia Giulia compreso. Possia­mo uscire da questo sistema soltanto aggiornando i mecca­nismi di reclutamento con un

sistema basato su albi regiona -li, che garantisca omogeneità di valutazione sul territorio».

A fare il punto della situazio­ne è ~ietario provinciale dello • Mauro Grisi. «Esi­ste un sacrosanto diritto costi­tuzionalmente garantito di piena circolazione su tutto il territorio nazionale dei lavora­tori cittadini italiani e di quelli europei - ricorda -. Se la for­mazione dei nuovi insegnanti trova soluzione nel sistema dei Tirocini formativi attivi, ge­stiti dalle università e attivabi­li con cadenza biennale sulla base della programmazione futura dei posti disponibili, di­verso è il caso del reclutamen -to che suscita sempre molte discussioni tra gli addetti ai la­vori oltre che diverse prese di posizione politiche sostenute da principi ideologici o da in­teressi territoriali».

Proprio oggi il governo Ren­zi presenta la sua riforma della scuola. E in quel documento dovrebbe trovare spazio l'or­ganico funzionale plurienna­le. «Una proposta che il sinda­cato avanza da anni - conti­nua Grisi -. Abbattuta la di-

L'assessore provinciale Barberi o, che ha dato il via alla polemica

stinzione tra organico di dirit­to e di fatto, le scuole possono realizzare il proprio progetto formativo e valutare i risultati potendo contare su risorse di personale stabile negli anni. Chiamati tutti gli insegnanti inseriti nelle graduatorie a esaurimento, le gae, potremo ragionare sull'istituzione di al­bi regionali dai quali reperire il totale dei docenti ai fini dei rapporti di lavoro a tempo sia indeterminato, sia determina­to».

Albi, cioè, che racchiudono i nomi delle persone che lavo­rano sul territorio. «Tale scelta - ha spiegato Grisi - darebbe concretamente risposte im­mediate alla necessità di con­fluenza dei futuri abilitati con i Tfa in raccordo con i posti programmati sul territorio, al­la possibilità di procedure concorsuali regionali o di reti di scuole sempre in stretto rapporto alle necessità di po­sti che si vengono a creare sul territorio».

Michela zanutto ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Prof meridionali, il caso a Roma L'assessore Panariti ha chiesto un incontro al ministro: sul tavolo, graduatorie e Ufficio scolastico regionale

L'assessore provinciale al La­voro, Leonardo Barberia, dà degli analfabeti agli insegnan­ti meridionali e subito si apre la contestazione. Perché se la numero uno regionale all'Istruzione, Loredana Pana­riti, parla di «toni e modi sba­gliati», è anche l'ex senatore del Carroccio, oggi capogrup­po comunale, Mario Pittoni, a porre dei distinguo. «Il lin­guaggio utilizzato può genera­re polemiche - dice -, ma sono le cose che si sentono tra la gente. Ovviamente ci sono in­segnanti bravi a tutte le latitu­dini».

A preoccupare l'assessore Panariti è la continuità scola­stica. «Deve essere una garan -zia data a studenti e famiglie -spiega-. Non sono contraria allo spostamento delle perso­ne sul territorio nazionale, sia­mo in Europa, e sono lontana da quel tipo di affermazioni su cittadini italiani, sono incom­mentabili. Però il calcolo dei punteggi è un tema importan­te. Ho già chiesto un incontro al ministro Giannini per discu­tere di questi e altri aspetti, co­me per esempio la direzione

Loredana Panari ti

Mario Pittoni

dell'Ufficio scolastico regiona­le. Perché vanno date risposte alle famiglie, ma all'interno di un ragionamento fatto in un paese civile, dove le persone hanno pari diritti e dignità».

Molto più guardingo Pitto­ni. Perché in tempi di assem­blea del partito gli equilibri so­no perennemente a rischio. «La perdita di occupazione in ambito scolastico a vantaggio di chi arriva da fuori è un dato oggettivo - afferma il consi­gliere del Carroccio-. Così co­me sono oggettive le ricerche internazionali che evidenzia­no una preparazione maggio­re degli insegnanti del nord ri­spetto agli altri colleghi. L'as­sessore provinciale al Lavoro, Barberia - continua - ha rac­colto gli umori del territorio per una situazione a dir poco sconcertante. Si pensi che a Milano il 98 per cento dei nuo­vi assunti dalle graduatorie de­gli insegnanti viene dal sud. E non cambia molto nel resto del centro-nord, Friuli Vene­zia Giulia compreso. Possia­mo uscire da questo sistema soltanto aggiornando i mecca­nismi di reclutamento con un

sistema basato su albi regiona -li, che garantisca omogeneità di valutazione sul territorio».

A fare il punto della situazio­ne è ~ietario provinciale dello • Mauro Grisi. «Esi­ste un sacrosanto diritto costi­tuzionalmente garantito di piena circolazione su tutto il territorio nazionale dei lavora­tori cittadini italiani e di quelli europei - ricorda -. Se la for­mazione dei nuovi insegnanti trova soluzione nel sistema dei Tirocini formativi attivi, ge­stiti dalle università e attivabi­li con cadenza biennale sulla base della programmazione futura dei posti disponibili, di­verso è il caso del reclutamen -to che suscita sempre molte discussioni tra gli addetti ai la­vori oltre che diverse prese di posizione politiche sostenute da principi ideologici o da in­teressi territoriali».

Proprio oggi il governo Ren­zi presenta la sua riforma della scuola. E in quel documento dovrebbe trovare spazio l'or­ganico funzionale plurienna­le. «Una proposta che il sinda­cato avanza da anni - conti­nua Grisi -. Abbattuta la di-

stinzione tra organico di dirit­to e di fatto, le scuole possono realizzare il proprio progetto formativo e valutare i risultati potendo contare su risorse di personale stabile negli anni. Chiamati tutti gli insegnanti inseriti nelle graduatorie a esaurimento, le gae, potremo ragionare sull'istituzione di al­bi regionali dai quali reperire il totale dei docenti ai fini dei rapporti di lavoro a tempo sia indeterminato, sia determina­to».

Albi, cioè, che racchiudono i nomi delle persone che lavo­rano sul territorio. «Tale scelta - ha spiegato Grisi - darebbe concretamente risposte im­mediate alla necessità di con­fluenza dei futuri abilitati con i Tfa in raccordo con i posti programmati sul territorio, al­la possibilità di procedure concorsuali regionali o di reti di scuole sempre in stretto rapporto alle necessità di po­sti che si vengono a creare sul territorio».

Michela zanutto ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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LASCUOLASENZADIRIGENTISCOLASTICI: INIZIO ANNO SCOLASTICO TRA INCERTEZZE, MALCONTENTI E CARENZE

Snals Puglia: "Siamo seriamente preoccupati per i disagi"

Inizio del nuovo anno scolastico, senza di­rigenti scolastici: è questa la situazione della scuola pugliese al 1° settembre. A denunciar­lo è la segreteria regionale pugliese dello SNALS che, in una nota, esprime vibrata pro­testa per la mancata nomina, da parte del Di­rettore Regionale dott. Franco Inglese, dei nuovi Dirigenti Scolastici nelle sedi vacanti.

"La mancata nomina creerà certamente no­tevoli disagi, anche di carattere amministra­tivo e organizzativo, dal momento che non sarà consentito il regolare avvio dell'anno scolasti­co alle scuole prive dei rispettivi dirigenti sco­lastici in quanto non si può ancora convocare il collegio dei docenti e quindi non si può sta­bilire il calendario scolastico e il piano an­nuale delle attività, al fine di definire tempi, modi e strategie dell'azione didattico-educa­tivo - si legge nella nota-. Anche dal punto di vista psicologico l'impatto del primo giorno del nuovo anno scolastico non è stato positivo

perché ci si è ritrovati senza il punto di riferi­mento giuridico fondamentale nella fase di avvio dell'anno scolastico. Non è certamente solo questa l'unica "carenza burocratica" con cui si inaugura l'anno scolastico preannunciato invece come quello delle "grandi novità': infat­ti emergono gravi perplessità per come è stato, sino ad oggi, applicato il decreto sulla cancel­lazione dei trattenimenti in servizio tenuto con­to che in più casi sono stati individuati dubbi interpretativi ed è stato sollecitato il parere del­l'Avvocatura. In generale c'è da rilevare che ancora una volta l'anno scolastico inizia tra le incertezze rilevate anche dal malcontento da parte dei genitori degli alunni per il " caro­scuola': con riferimento ai testi scolastici:'.

"Lo SNALS-ha detto Chiara De Bernardo, Segretario Regionale SNALS Puglia - non si fermerà alla mera protesta, ma nelle sedi op­portune farà valere i diritti del personale sco­lastico tutto, delle famiglie e degli studenti".

Teorna: lavoratori stremati

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Mer, 03/09/2014 - 08:56

Snals Friuli: dopo le Graduatorie ad esaurimento sì agli albi regionali Contributo dello SNALS del Friuli Venezia Giulia sul tema del reclutamento dei docenti e in particolare della istituzione di albi regionali. Formazione, reclutamento dei docenti e continuità didattica sono in questi ultimi giorni all'attenzione del mondo politico e sindacale.

Era stato il Ministro Giannini, durante la sua visita al Caffè della Versiglia di Marina di Pietrasanta, ad affrontare anche il problema degli spostamenti di provincia nelle Graduatorie ad esaurimento, affermando durante il suo intervento che il problema dei punteggi è legato alle diverse condizioni di lavoro dei docenti nelle diverse aree del paese. Graduatorie esaurimento. Giannini "Punteggi più alti al Sud perché più difficile entrare in ruolo". A settembre sorprese per le supplenze

Sulla tematica è intervenuto poi l''assessore all'Istruzione del Friuli Venezia Giulia, Loredana Panariti, che ha replicato ad alcune richieste di precari della sua regione che chiedevano uno stop alla mobilità interprovinciale. ''Mi pare debba essere garantita ai cittadini italiani la libera circolazione su tutto il territorio nazionale''. Panariti, assessore istruzione FVG, per libera circolazione dei docenti . Secca replica dell'ex senatore Mario Pittoni, nella scorsa legislatura capogruppo della Lega Nord in commissione Istruzione di Palazzo Madama Pittoni (Lega): albi regionali docenti non inficiano libera circolazione cittadini

Oggi ampliamo il dibattito con l'intervento di Mauro Grisi, segretario provinciale di Udine e Vicesegretario SNALS del Friuli Venezia Giulia

"Oggi probabilmente per assegnare il contingente del personale docente alle scuole si passerà definitivamente, dopo anni che il sindacato lo propone, all’organico funzionale pluriennale della singola autonomia scolastica e arricchito di rete di scuole, abbattendo la distinzione tra organico di diritto e quello di fatto, permettendo così alle scuole da una parte di realizzare il proprio progetto formativo e di valutarne i risultati potendo contare su risorse di personale stabile negli anni e dall’altra di risolvere l’annoso problema delle supplenze che si viene a creare durante l’anno scolastico.

L’obbiettivo primario è il raggiungimento di una stabilità dell’organico e una conseguente stabilizzazione dei docenti precari che si rifletta positivamente sulla qualità delle prestazioni garantendo nel contempo maggiore continuità didattica.

Ma se da queste scelte ne deriverà un veloce svuotamento delle Graduatorie ad Esaurimento grazie all’immissione in ruolo su tutti i posti disponibili e vacanti, dall’altra ci ritroveremo velocemente a discutere su quale nuovo sistema di reclutamento ci si baserà per le future assunzioni visto che nel frattempo, blocchi della Legge Fornero a parte, le richieste di pensionamento nei prossimi anni sono previste progressivamente in aumento.

Su questo punto pensiamo che una volta terminata la fase della presenza delle Graduatorie ad esaurimento si possa ragionare sulla istituzione di albi regionali dai quali reperire il totale dei docenti ai fini dei rapporti di lavoro sia a tempo indeterminato sia a quello determinato.

Tale scelta darebbe concretamente risposte immediate alla necessità di confluenza dei futuri abilitati con i TFA in raccordo con i posti programmati sul territorio

alla possibilità di procedure concorsuali regionali o di reti di scuole sempre in stretto rapporto alle necessità di posti che si vengono a creare sul territorio

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al rafforzamento della continuità didattica prevedendo la validità delle graduatorie così costituite su più anni.

Garantita la libera scelta di chiunque di appartenere a quell’albo regionale piuttosto cha a quell’altro decidendo eventualmente di trasferirsi mutando scelta a scadenza della validità stabilita, garantita la serietà della formazione iniziale a gestione delle università in collaborazione diretta con le scuole in rete, garantita la continuità didattica ancorando alla tempistica degli albi anche la mobilità dei docenti a tempo indeterminato, riteniamo si possa concorrere ad un percorso che dia certezza sia ai giovani che intendano diventare docenti sia agli allievi per la qualità e serietà dell’insegnamento loro dovuta."

1 settembre 2014

Scuola, la Regione Umbria scrive alla Giannini: «Tutelare i precari umbri» Incontro tra la presidente Marini, la vice Casciari, i sindacati e i parlamentari: «Chiederemo verifiche a tappeto sulle graduatorie». Scuola, la Regione Umbria scrive alla Giannini: «Tutelare i precari umbri»

«Vogliamo mettere in atto una azione istituzionale molto forte, tesa ad impedire che si penalizzi in Umbria la situazione di moltissimi insegnanti precari ed anche la stessa qualità dell’insegnamento e della didattica nelle nostre scuole». È l’impegno della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini che, insieme alla vice Carla Casciari, ha presieduto a Palazzo Donini una riunione con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali regionali della scuola (Flc Scuola, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals, Gilda Unams) e del Coordinamento dei precari storici di Perugia per un confronto sulle problematiche derivanti dall’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento provinciali dei docenti. All’incontro hanno partecipato anche i parlamentari umbri Valeria Cardinali, Adriana Galgano, Nadia Ginetti, Giampiero Giulietti e Walter Verini.

Ora basta Intanto un gruppo di insegnanti precari protestava davanti a Palazzo Donini con cartelli con la scritta «Ora basta».

Scavalcati in graduatoria I rappresentanti sindacali degli insegnanti hanno esposto la complessa situazione venutasi a creare per i docenti precari storici umbri “scivolati” in graduatoria a causa dell’ingresso di numerosi docenti da altre province (soprattutto del Sud), e hanno auspicato che la Regione Umbria si attivi affinché si possano definire, con il contributo dei Parlamentari, iniziative di carattere legislativo da attivare in sede istituzionale che possano contribuire a risolvere il problema.

L’impegno L’incontro si è concluso con l’impegno da parte della Regione Umbria di svolgere «una forte iniziativa politica ed istituzionale che miri a definire un intervento legislativo e normativo che individui una soluzione – anche transitoria – ad un problema che sta interessando in Umbria, come in altre regioni del Centro Nord, centinaia di insegnanti precari». Su questo specifico punto la Regione Umbria formalizzerà a breve una proposta che, accogliendo le istanze degli insegnanti precari, sarà inviata al ministro dell’Istruzione ed a tutti i parlamentari umbri.

Controlli sulle graduatorie La presidente Marini e la vicepresidente Casciari hanno inoltre annunciato che la Regione, con una lettera formale, chiederà all’Ufficio scolastico regionale ed all’Inps che le verifiche relative alla correttezza dei titoli di ciascun insegnante inserito nelle diverse graduatorie siano svolte per tutti e non a campione.

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le risorse, Oltre un miliardo per coprire il piano assunzioni -Con il Mof prosciugato si punta a rivedere le regole sugli scatti di anzianità

Alt agli aumenti di stipendio automatici ROMA

Una rivisitazione dello sta­tus giuridico dei docenti. Con una modifica al meccanismo degli scatti automatici d'anzianità che verrarmo legati al merito (e non più quindi al semplice trascorre­re del tempo).

È questa la novità a cui sta pen­sando il governo per dare attua­zione alla maxì operazione di as­sunzioni di oltre 10omila inse­gnanti dal2015. Unamanovrache, secondo le prime stime, ha un co­sto di oltre un miliardo ed è impos­sibile da coprire attingendo alle sole risorse del Miur (l'unica fon­te dove sono ancora allocate risor­se è il «Mofo, ilfondo per il miglio­ramento dell'offerta formativa a vantaggio degli studenti, ma è sta­to praticamente prosciugato pro­prio per pagare gli scatti d'anziani­tà ai docenti di ruolo).

Di qui l'esigenza di scambiare la "stabilità" con un percorso vir­tuoso di incrementi stipendiali

Al TRE COPERTURE Fondi potrebbero arrivare dalla rimodulazione del piano di assunzioni firmato Carrozza e dalla spending review

(una opzione che dovrebbe ri­guardare i neo-assunti, e non il

personale attualmente in servi­zio). L'esigenza di intervenire su­gli scatti d'anzianità (che nella scuola sono l'unico modo di pro­gressione salariale) è dettata dal­la volontà di premiare il merito (e quindi chi lavora di più). Ma an­che da ragioni economiche visto che una rimodulazione in chiave premiale degli scatti renderebbe meno onerosa la ricostruzione di carriera (che, a legislazione vigen­te, è la voce di costo più salata per­ché chi viene inlmesso in ruolo ha già tanti anni di precariato e quin­di di servizio alle spalle).Altrifon­di per coprire le annunciate im­missioni inruolo potrebbero arri­vare anche rimodulando il piano triennale di assunzioni in atto pre­visto dal decreto Carrozza. E, so­lo se ci fosse ancora bisogno di ri­sorse, si utilizzerebbero i rispar­mi della spending review. In ogni caso, i tempi non si armunciano

brevi. Infatti, pubblicate le linee guida, seguirà una consultazione pubblica, e al termine, cioè da gen­naio, si inizierarmo a definire i provvedimenti norniativi. Solo al­lora saranno messe nero su bian­co le coperture definitive, che sa­ranno poi "vistate" dalla Ragione­ria generale dello Stato.

Gliscattid'anzianitàdellascuo­la erano finiti nel mirino già lo scorso gennaio e del resto l'istru­zione, in una stagione di blocco dei rinnovi contrattuali in tutta la Pa, è stato l'unico comparto che ha visto crescere le retribuzioni dei propri dipendenti grazie, ap­P?nt~, al meccanismo del passag­gio d1 grad10ne. Sono stati infatti recuperati gli anni 2010, 2on e 2012. Ma penonsentire difar arri­vare i soldi in tasca a docenti e per­sonale Ata,. dal 2on, esauritesi le risorse derivanti dai tagli agli or­ganici targati Tremonti-Gelmini, si è deciso dli pescare le risorse dal «Mof», che è il fondo che serve a

promuoveire il miglioramento dell'offerta formativa a vantaggio degli studenti. Ora questo «Mof» che valeva oltre i4miliardi, è sce­so a poco più di 600 milioni, ed è forte rischio prosciugamento (vi­sto che è ancora bloccato l'armo 2013). Inoltre, un superamento de­gli scatti renderebbe meno onero­so procedere alle nuove assunzio­ni considerato come la carriera deinuoviimmessiinruolononsa­rebbe più collegata ad aumenti re­tributivi automatici legati alla me­ra anzianità di servizio. . L'operazione scatti a cui pensa il governo è molto ambiziosa. Sa­rebbe una svolta enorme. Ma do­vrà essere portata avanti in sede di rinnovo contrattuale, e comun­que difficilmente potrebbe appli­carsiachi ègiàinruolo (c'èunfor­te rischio contenzioso). Si potreb­be invece sperimentare con i neo­assunti per costruire un nuovo status giuridico professionale le­gato, da subito, al merito.

Cl.T. ©RIPROSL:ZION(RISERVATA

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II~ CANTIERE DELLE RIFORME

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Consultazioni fino al 15 novembre, prime norme nel 2015 -Parte delle coperture nella stabilità Pronto il patto

educativo LE ORE RADDOPPIATE DEI PERCORSI

SCUOLA·LAVORO <<Organico dell'autonon1ia>> Docenti in più assegnati a reti di scuole: per la scuola

Basta supplenze brevi; più merito nelle carriere; organici rafforzati; raddoppio a 200 ore dei percorsi formazione-lavoro: oggi il progetto di riforma della scuola. In consultazione dal 15 settembre.

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i presidi potranno sceglierli per la didattica

Vérso il raddoppio delle ore di formazione in azienda. Potenziamento dei laboratori e più apprendistato negli ultimi 2 anni delle superiori

Scuola, carriere legate al merito Renzi punta a un nuovo patto educativo - Stabilizzazioni per oltre lOOmila precari

Claudio Tucci ROMA

Abolizione delle supplenze brevi. Decollo, e finanziamento, dell'organico funzionale (un surplus di docenti a disposizio­ne delle reti di scuola da impie­gare per potenziare le attività di­dattiche). Stop al precariato per­manente. Nuovo piano di assun­zioni, dal 2015, di oltre 10omila insegnanti. Ma con carriere lega­te al merito. Più legame tra scuo­la e mondo del lavoro, con il rad­doppio delle ore di alternanza (da 100 ore ad almeno 200 ore di formazione direttamente in azienda), potenziamento deila­boratori (grazie anche a incenti­vi fiscali per i privati che inve­stono) e diffusione dell'appren­distato negli ultimi due anni del­le superiori (misura introdotta, in via sperimentale, da Maria Chiara Carrozza).

Questa mattina alle ore 10 il go­verno pubblicherà sul sito passo­dopopasso.italia.it le linee guida di riforma dell'istruzione. «Noi proponiamo un nuovo patto edu­cativo - ha spiegato Matteo Ren­zi -. Conterrà alcune idee nel me­rito. Non quindi diktat prendere o lasciare. E l'obiettivo è quello di rendere la scuola sempre più strumento di crescita per il giova­ne cittadino». Sulle proposte, eia-

borate da Miur e palazzo Chigi, si aprirà una consultazione aper­ta a tutti dal 15settembreal15 no­vembre. «Nella legge di stabilità ci saranno le prime risorse -ha ag­giunto Renzi - e da gennaio gli at­ti normativi conseguenti». Il no­do risorse interessa soprattutto il capitolo docenti. L'obiettivo dell'esecutivo è coprire tutti gli spezzoni di cattedre intere (pro­fessori in servizio fino al termine delle attività didattiche - in tutto 12/I3mila posti), il turn-over (cir­ca2omilacattedre l'anno), le sup­plenze annuali (circa4omila), gli insegnanti di sostegno utilizzati in organico di fatto ( quasi2omila posti), oltre a far decollare l' orga­nico funzionale dotando gli isti­tuti di un cospicuo numero di do­centi «da utilizzare per la flessibi­lità curriculare, l'autonomia sco­lastica, e l'apertura delle scuole oltre il suono della campanella», ha spiegato Davide Faraone, re­sponsabile Scuola e Welfare del Pd. Insomma, l'idea è quella di rendere stabili tutti posti che ogni anno non vengono coperti da docenti di ruolo. Ma da sup­plenti, di volta in volta nominati all'occorrenza. L'operazione, se­condo le prime stime, ha un co­sto di oltre un miliardo; e a classi di concorso invariate (il regola­mento è fermo da due anni nelle stanze del Miur) rischia di riso I-

versi in una mega infornata di precari, senza concorsi e quindi senza valutazione del merito, e a prescindere dalle effettive esi­genze dei ragazzi (una lettura non condivisa dal ministro, Stefa­nia Giannini, che ha preferito mettere l'accento sulla necessità di contrastare il precariato cam­biando il sistema). Tant'è. I pre­cari "storici" inseriti nelle gra­duatorie a esaurimento sono cir­ca l 54ffiÌla (148mila, al netto dei nuovi ingressi, questo settem­bre, per coprire il turn-over) e ci sono almeno altri 3oomila aspi­ranti docenti (non abilitati) inse­riti nelle graduatorie di istituto (utilizzati per le supplenze bre­vi). In attesa che il governo chia­risca i dettagli del cospicuo pia­no di assunzioni e delle carriere legate al merito (e non più all'an­zianità), sembra essere certo che, nelle linee guida di oggi, non si affronterà il nodo «Quota96» che interessa circa4mila docenti intrappolati a lavoro dalla legge Fornero. Una misura che espun­ta dal decreto Madia (dopo lo stop del Tesoro) è destinata quin­di a un ulteriore rinvio.

Una novità, e che guarda sta­volta agli studenti, è l'irrobusti­mento dell'alternanza scuola-la­voro sul modello duale tedesco. L'esecutivo punta a rendere ob-

bligatoria l'esperienza di forma­zione in azienda negli istituti tec­nici, prevedendo un monte ore dei percorsi di almeno 200 ore l'anno (oggi si è fermi a 100 ore). Si punta, anche, a potenziare i la­boratori, incentivando gli inve­stimenti privati con "school bo­nus" e "school guarantee" se, ad­dirittura, creano nuova occupa­zione giovanile. Sul fronte delle competenze, si introdurranno ore curriculari in più per l'inse­gnamento della pratica musicale (con docenti dedicati); ci sarà un rafforzamento della storia dell'arte nei licei e dell'inglese nelle scuole primarie e medie, estendendo il metodo "Clil", l'in­segnamento in lingua di una ma­teria non linguistica. Spazio an­che al" coding" (sviluppo del pen­siero computazionale) nella pro­grammazione informatica nelle "ex elementari". E si apre alla for­mazione obbligatoria dei docen­ti. Si ufficializzerà l'avvi o della valutazione delle scuole, e quin­di dei professori. Cambierà an­che la figura del preside, che in­dosserà le vesti di "manager", con un ridisegno complessivo de­gli organi collegiali (consiglio di classe, collegio docenti e consi­glio di istituto) per distinguere tra potere di indirizzo e potere di gestione (quest'ultimo più salda­mente in mano ai dirigenti).

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Le novità in arrivo

Piano per assumere oltre 1oomila docenti dal 2015 Rendere sta bili tutti i posti che ogni anno non vengono coperti da docenti di ruolo. È questo l'obiettivo del Governo che punta ad assumere oltre lOOmila docenti dal 2015. Per la copertura di tutti gli spezzoni di cattedre intere (professori in servizio fino al termine delle attività didattiche), del turn-over, delle supplenze annuali; degli insegnanti di sostegno utilizzati in organico di fatto e per l'avvio dell'organico fu nzi on a le

L'alternanza scuola-lavoro

IL TREND

Raddoppiano a 200 ore i percorsi scuola-lavoro Una novità che riguarda gli studenti, è l'irrobustimento dell'alternanza scuola-lavoro sul modello duale tedesco. Un percorso che oggi in Italia coinvolge meno del 9% degli studenti delle superiori. L'esecutivo punta a rendere obbligatoria l'esperienza di formazione in azienda negli ultimi tre anni degli istituti tecnici, prevedendo un monte ore in azienda di 200 ore l'anno (si raddoppiano le 100 ore attuali)

Numero di studenti partecipanti, strutture ospitanti, percorsi realizzati, e istituti coinvolti· Anni scolastici 2006-2013

- Studenti Strutture ospitanti - Percorsi Istituti

06/07 07/08 08/09 09/10 1'0/11 11/12 12/13 250.000_, ___ ~-

200.000.

150.000:

100.000 •

Si punta su inglese, musica e arte, spazio al ucoding» Si introdurranno orecurricularì in più per l'insegnamento della pratica musicale(con docenti dedicati); ci sarà un rafforzamento della storia dell'arte nel biennio in tutti i licei e dell'inglese nelle scuole primarie e medie, estendendo il metodo «Clii>>, l'insegnamento in lingua di una materia non linguistica. Spazio anche al «coding» (sviluppo del pensiero computazionale) nella programmazione informatica nelle «ex elementari»

PRIMATO AI PROFESSIONALI Scuole in cui sono stati organizzati i percorsi per ordine di studio(%)

Licei 20,0~---"

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I Istituti tecnici 34,2

Altri ordini di studio ~-----1,5

(

Istituti professionali

44,4

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Sicurezza. Disponibili 636 milioni

Partono nel 2015 i primi interventi di edilizia scolastica Massimo Frontera ROMA

Ci sono 636 milioni di eu­ro da spendere entro l'anno per interventi di edilizia scola­stica, ma la maggior parte de­gli investimenti rischia di par­tire solo nel 2015. Si tratta, in larga prevalenza di piccoli o piccolissimi lavori in sicurez­za e manutenzione edilizia.

Gli interventi sono quelli pianificati e selezionati nell'ambito dei tre programmi che il premier Matteo Renzi ha ribattezzato #Scuolenuove, #scuole belle e #scuolesicure.

La quota maggiore è costitu­ita dai400 milioni di risorse Ci­pe per la messa in sicurezza e l'eliminazione dell'amianto (#scuolesicure). Poi ci sono i 86,4 milioni del programma "#scuolenuove", che libera le risorse nelle casse dei comuni, perché le esclude dal patto di stabilità2014. Gli altri150 milio­ni vanno a finanziare un pulvi­scolo di micro-manutenzioni eseguite da cooperative di arti­giani nel quadro delle conven­zioni quadro della Consip (#scuolebelle).

I 400 milioni Cipe delle "#scuolesicure" vanno a 1.636 appalti in 18 regioni, per unta­glio medio di 245mila euro a cantiere. Il piano rappresenta il rifinanziamento di quello av­viato dal precedente governo con il decreto "fare".

I lavori vanno affidati en­tro il 31 dicembre 2014, pena la revoca dei fondi. La strada pe­rò non è del tutto spianata. In­fatti, la delibera Cipe del 30 giugno con la quale è stato fi­nanziato il programma non è ancora apparsa sulla «Gazzet­ta Ufficiale»; anzi non è stata ancora registrata dalla Corte dei Conti. Il ritardo si spiega in parte con una "svista". Nel-

la delibera del 30 giugno, infat­ti, oltre ai fondi per le #Scuole­sicure, venivano stanziati an­che 110 milioni a favore del piano #scuolebelle, fondi -che si è poi scoperto - aveva­no già una copertura. Il suc­cessivo 1 ° agosto il Cipe «ha preso atto che per il cofinan­ziamento di 110 milioni di eu­ro ( ... ) è stata individuata una copertura finanziaria alterna­tiva rispetto all'assegnazione , a carico del FSC, disposta nel­la seduta del 30 giugno u.s.; la

PROCEDURE AVVIATE Si tratta dei lavori di messa a norma e ristrutturazione degli istituti previsti da tre diversi programmi

relativa delibera, pertanto, non avrà corso». In altre paro­le, la delibera del 30 giugno de­ve essere modificata.

Intanto il tempo passa e la scadenza del 31 dicembre si avvicina. Sempre il 1 ° agosto, l'ufficio di Gabinetto del mini­stero dell'Istruzione, pren­dendo atto del ritardo, ha sol­lecitato i comuni - «nelle mo­re della registrazione della de­libera Cipe» - ad avviare le procedure di gara, per non ri­schiare il definanziamento. Allo stesso tempo ha anche in­formato i Comuni che «risor­se saranno assegnate agli enti locali a partire da gennaio 2015 e dovranno essere utiliz­zate nello stesso anno». Stan­do così le cose, l'impatto sull'economia reale di questo "pezzo" del programma diedi­lizia scolastica si avvertirà so­lo il prossimo anno.

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Il Sole?]{! mmrn

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DIEU.ACASA

Cos1 i nuovi interventi 1

per l'edilizia scolastica

Sul Quotidiano della Casa un approfondimento di Massimo Frontera sulle nuove risorse per l'edilizia scolastica e sulla decisione del Consiglio di Stato, secondo cui la Pa non può incamerare la cauzione provvisoria in caso di informazione prefettizia atipica; un articolo di Giuseppe Latourillustra invece le istruzioni di Accredia per cui ai frigoristi non servono documenti per passare da un ente di certificazione all'altro .

Data 03-09-2014 Pagina 33 Foglio 1

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COBBIEBE DELLA SEBA Data 03-09-2014 Pagina 9 Foglio 1

Renzi lancia il suo piano scuola: sarà la fine della «supplentite» L'accento sul merito per la carriera. Oggi le linee guida online

ROMA -Tecnicamente, non sarà una riforma Anzi, per usa­re le parole di Matteo Renzi, non sarà «l'ennesima riforma della scuola>>. Nell'orizzonte del governo, infatti, c'è «un nuovo patto educativo». Ed è quello che si comincerà a intravedere questa mattina, quando sul sito dei mille giorni dell'esecutivo, quel passodopopasso. italia. it presentato ieri l'altro dal pre­mier in persona, spunteranno una serie di linee guida sulla «Svolta>> nel mondo dell'educa­zione che Palazzo Chigi ha in­tenzione di imprimere nei pros­simi mesi.

Il metodo che il governo use­rà su questo fronte è di quelli già rodati. Lo stesso con cui l'esecutivo ha affrontato finora il varo di due delle sue riforme più importanti, pubblica am­ministrazione e giustizia. «Si tratta di proposte, non di diktat "prendere o lasciare"», ha pre­messo Renzi alla vigilia, nella sua ormai tradizionale e-news.

Traduzione: «Proporremo agli insegnanti di superare il mec­canismo atroce del precariato permanente e della supplenti-

te», altro neologismo che fini­sce in -ite che il premier mette a verbale all'indomani dell' «an­nuncite» citata lunedì. «Ma chiederemo loro», e cioè ai pro­fessori, «di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull'anzianità>>.

È una svolta radicale. Che si materializzerà, ovviamente, nel futuro prossimo. C'è un tempo, «dal 15 settembre al 15 novem­bre», fissato perché l'esecutivo possa raccogliere pareri e opi­nioni da tutti i protagonisti, tra cui Renzi cita soprattutto gli studenti. E un tempo, «da gen­naio», perché le norme possano essere fissate nero su bianco anche in seguito a quella legge di Stabilità in cui saranno tro­vate «le prime risorse». Vale per la stabilizzazione dei precari.

Ma anche per gli altri provvedi­menti, dal cambio dei program -mi scolastici («dalla storia del­l'arte alla musica, dall'inglese al coding», la programmazione informativa) agli investimenti sull'edilizia.

La road map è fissata. Oggi verrà annunciata la linea del go­verno, dal 15 settembre partirà la consultazione, da gennaio ci sarà la riforma vera e propria. «Quella che stiamo elaborando non è la stabilizzazione dei pre­cari», ha spiegato ieri Stefania Giannini, il ministro dell1stru­zione che per prima - dal Mee­ting di Comunione e liberazio­ne - aveva parlato dell'addio ai supplenti. «Quello che voglia­mo fare è mettere fine a questo metodo veramente negativo di essere consapevoli all'inizio dell'anno dei professori di cui c'è bisogno senza avere però i professori pronti». In gergo, co­me si leggerà nel documento di governo, le linee-guida sanci­ranno - nel mondo dei docenti

- il passaggio dall'attuale «Or­ganico di diritto» al futuro «Or­ganico funzionale». E il tutto sarà fatto, come sottolinea an­che il responsabile Welfare del Pd Davide Faraone, «attraverso il confronto con gli operatori del settore» e non attraverso «Una riforma calata dall'alto».

Sul dossier la maggioranza sembra compatta E il Pd ha già il disco verde del Nuovo centro­destra. Più problematico po­trebbe essere il dialogo coi sin­dacati. Almeno a giudicare le parole consegnate ieri da Su -sanna Camusso a chi le chiede­va un giudizio sulla riforma della scuola. «Bisognerebbe smettere di dire che abbiamo una scuola disastrosa», ha scandito il segretario generale della Cgil. Che sia l'inizio di un confronto serrato o l'alba del­l'ennesimo scontro lo si capirà presto. Già da oggi, forse.

Tommaso Labate ©RIPRODUZIONE RISERVA-; A

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Il documento --"====---L_e _ris_o_rs.e arriveranno con la legge di Stabilità. Entro gennaio il prowedimento d'urgenz~r partire dal 2015-2016

UN DECRETO PER ASSUMERE E 11 OBIETTIVI Il progetto su 150 mila precari Le scelte: dai nuovi programmi

agli «scatti di competenza» . entocinquantamila precari as­sunti per decreto. Sorpresa do- ' veva essere e sorpresa è: la

idonei dell'ultimo concorso bandito nel 2012». Il secondo passaggio con­sisterà nella predisposizione di un decreto legge. Per spiegare i requisiti di necessità e urgenza dello stru­mento normativo scelto - la rifor­ma per decreto - il documento del governo invoca la gravità della si -tuazione economica «che impone scelte che valorizzino la cultura>> e la fretta per arrivare entro settembre del prossimo anno ad attuare le mi­sure.

Gli undici punti Che cosa ci sarà nel decreto? I tito­

li dei capitoli sui quali il governo ri­tiene di intervenire nei prossimi die­ci mesi sono contenuti nello schema che circola in queste ore nei ministe­ri e in Parlamento. Eccoli: l'allarga­mento dell'organico di diritto e la

«Buona Scuola>> è innanzitutto un piano per l'assunzione di quasi 150 mila persone in un solo anno scola­stico, il prossimo. Così è scritto nel documento che spiega il percorso normativo del progetto che stamat­tina verrà messo online sul sito pas­sodopopasso. ita!ia. it. Due i cardini sui quali gli annunci di queste setti­mane si trasformeranno in norme: la legge di Stabilità 2015 e un decre­to legge da presentare al massimo entro gennaio, dopo la consultazio­ne di due mesi che partirà dal 15 set­tembre e si concluderà a metà no­vembre. Il ruolo del Parlamento è dunque ridotto al minimo, vista la scelta del decreto legge che dovrà essere convertito a tappe forzate per poter essere pronti entro luglio per definizione di quello «funzionale» gli adempimenti amministrativi e inteso come una batteria di profes­per far partire la nuova scuola dal sori senza cattedra a disposizione di prossimo anno scolastico 2015- una rete di più scuole vicine sul ter-2016. Un disegno di legge avrebbe ritorio per coprire posti vacanti, consentito una discussione più di- spezzoni e buchi che altrimenti ver­stesa nelle commissioni competenti I rebbero assegnati ogni volta a un ma così si rischiava di sforare item- docente diverso; il superamento pi. Minimo sarà anche il ruolo dei delle supplenze brevi; l'ampliamen­sindacati perché non è previsto al- to delle classi di concorso e le regole cun passaggio per un prossimo con- per la mobilità geografica degli inse­tratto di categoria Saranno ascoltati gnanti; la nuova procedura di abili­come tutti nella consultazione pub- tazione dei docenti; il ripensamento blica «con le forze politiche, sociali, dello stato giuridico del docente con economiche, produttive e con tutti i riferimento a quelli che nel docu -cittadini». mento vengono definiti come gli

«scatti di competenza» legati alla I fondi

Il primo snodo sarà contenuto nella legge di Stabilità che «dovrà prevedere il finanziamento del pia­no straordinario di assunzioni a de­correre dall'anno scolastico 2015-16 di tutti i precari storici iscritti nelle graduatorie a esaurimento aggior­nate a luglio 2014 e dei vincitori e

valutazione e alla valorizzazione delle competenze didattiche dei do­centi (è questo un punto centrale della riforma renziana, ribadito an­cora ieri dal presidente del Consi­glio. Basta con il sistema di retribu -zione basato solo agli scatti di anzia­nità: lo stipendio va modulato in ba­se al merito, ovvero alle competenze acquisite e sviluppate in itinere dai

singoli docenti grazie anche ai corsi di formazione); le risorse per il fon­do per il miglioramento dell'offerta formativa; il rafforzamento del ruolo dei presidi con maggiore autonomia delle scuole; le nuove competenze dei ragazzi; le regole per l'ingresso dei privati nelle scuole; la semplifi­cazione delle regole per la procedura di alternanza scuola-lavoro e infine la revisione delle procedure ammi­nistrative potenziando la digitaliz­zazione degli uffici e delle segreterie.

li testo unico Nelle scorse settimane si era par­

lato anche della possibilità di una legge delega per la riforma Il ruolo della delega, secondo l'ultima ver­sione della Buona Scuola, riguarda la scrittura di un testo unico (l'ulti­mo è del 1994) che raccolga tutte le norme che riguardano l'istruzione in modo organico. Il punto resta ora quello del reperimento dei fondi, «le coperture finanziarie non solo per il 2015 ma anche a regime devono es­sere contenute nella legge di Stabili­tà>>, è scritto nel documento. La fret­ta per la regolarizzazione dei precari ha un argomento forte nel verdetto della Corte di Giustizia europea sui precari della scuola atteso nei pros­simi mesi. Se, come è molto proba­bile, arriverà una condanna per vio­lazione del diritto comunitario (la direttiva 1999/70/CE che prevede l'assunzione in via definitiva per tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio) lo Stato italiano rischia di dover pagare multe salatissime.

Gianna Fregonara Orsola Riva @RIPRODUZIONF RISERVATA

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'·············································· Seguite la presentazione delle linee guida della riforma di Renzi su www.corriere.it/scuota

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la Repubblica Data 03-09-2014 Pagina 15 Foglio 1

"Stop ai supplenti escatti di merito" la riforma dellascuola arriva online

CORRADOZUNINO

ROMA. Non ci sarà Consiglio dei ministri, oggi, sulla scuola. Lo "stupirò" renziano, sgan­ciatodalcdmdel29agostoper la troppa "carne al fuoco" di quel Consiglio e la difficoltà di trovare in questa fase le co­perture finanziarie (almeno un miliardo e mezzo di euro), questa mattina alle 1 O si sco­prirà sul sito "passodopopas­so. italia. it". Successivamen­te, anche su un sito del mini­stero dell'Istruzione. Online, infatti, si dipanerà la proposta di governo ("non una riforma ma un patto educativo") sulla scuola. Libero da vincoli finan­ziari immediati-cherestano necessità fin qui irrisolta - il premier ieri sulla nota politica di "e-news"haannunciatouna discussione in tutto il paese "per due mesi". Per ottobre so-

Il premier promette più soldi ma anche revisione dellespese. "Glisprechi sono inaccettabili"

Le organizzazioni degli studenti: "Ci attendiamo novità sull'alternanza tra aule e luoghi di lavoro"

no annunciate le risorse (leg­ge di stabilità), per novembre le proposte nel dettaglio, all'i­nizio del 2015 ci saranno i de­creti di governo e solonel 2015 inoltrato la discussione con i sindacati per un contratto che manca da sette anni.

Ieri Matteo Renzi ha scritto: "Offriremo alcune idee nel merito per rendere la scuola strumento di crescita. Non sa­ranno diktat prendere o la­sciare. Proporremo agli inse­gnanti di superare il meccani­smo atroce del precariato per­manente e della 'supplentite', ma chiederemo loro di accet­tare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicementesull' anzianità ". Questamattinasicapiràseil post-supplentite già significa l'assunzione di cento-cento­ventimila precari e se questo avverràinunannoointre.Pro-

segue Renzi: "Chiederemo al­le famiglie e agli studenti se condividono le nostre propo­ste sulle materie, dalla storia dell'arte alla musica, dall'in­glese alcoding. Chiederemo ai presidi di fare di più, aumen­tandone competenze e re­sponsabilità, ma anche snel­lendo la struttura ammini­strativa attraverso un percor­so di digitalizzazione spinta. Metteremo più soldi, ma fa­cendo comunque tanta spen­ding review: educare non è mai un costo, magli sprechi so­no inaccettabili".

I presidi diventeranno colo­ro che decideranno quali figu­re specializzate o di esperien­za potranno avanzare in car­riera (si dovrebbero varare le figure dei professori esperti e senior e, parallelamente, di docenti dedicati alle famiglie, alla formazione interna, ai bi-

sogni speciali). Detto che di "patti sulla

scuola" già ne parlava Letizia Moratti, e poi Fioroni, poi la Carrozza, Renzi si è conquista­to un'attesa più fiduciosa da parte di alcuni sindacati ( Cgil e Gilda, tuttavia, temono che gliscattid'anzianitànonsiano rivisti ma bloccati per sem­pre) e il plauso degli studenti organizzati che hanno subito messo il dito nella piaga dei rapporti ormai deteriorati tra il presidente del Consiglio e il ministro dell'Istruzione Stefa­nia Giannini: "Nonostante non siçi. chiaro chi stia deci­dendo delle sorti della scuola pubblica", scrive la Rete stu­denti medi, "le Ùltimissime di­chiarazioni di Renzi sembra­no molto vicine alle nostre ri­vendicazioni. Ci aspettiamo azioni su alternanza scuola-la­voro e riforma dei cicli".

©RIPRODUZIONE RlSERVATA

"Stop ai.supplenti escatt1 d1 mento" lanfonnadellascuolaamvaonlme

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la Repubblica

Le ore di laboratorio cancellate a scuola

Sergio Ferrazzi [email protected]

LA cosiddetta riforma Gelmini della scuola pubblica (riduzione dell'orario scolastico delle superiori di ogni tipologia dalle 2 alle 4 ore settimanali) ha previsto anche un'ult& riore novità: trasformare parte delle ore la­boratoriali negli istituti tecnici e nei profes­sionali in ore di aula, cioè teoriche. Nel bien­nio dei tecnici le ore di laboratorio di fisièa e di chimica sono state ridotte ad una alla set­timana (come religione che è facoltativa!) il che vuol dire l'impossibilità di eseguire una decente attività laboratoriale. A differenza degli altri paesi europei, nei licei scientifici

l'utilizzo dei laboratori di chimica e di fisica è a discrezione dell'insegnante di teoria che però al massimo esegue esperienze dimo­strative, in quanto non prevista la presenza del docente di laboratorio (ecco il motivo della scelta). Troviamo così neo diplomati al liceo scientifico che si iscrivono a facoltà co­me chimica, biologia,fisicache alloro primo impatto con il laboratorio dell'università si trovano come elefanti dentro una cristall& ria!

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LA STAMPA Pagina 2/3 Foglio 1 / 2

Renzi: "Scatti nella scuola basati sul merito" Oggi al via la consultazione online sulle nuove linee guida

FRANCESCA SCHIANCHI ROMA

Agli insegnanti, la promessa di superare la «supplentite», ma in cambio di una «svolta enorme», cioè scatti dì car­riera «basati sul merito e non semplicemente sull'an­zianità». Ai presidi, la richie­sta «di fare di più, aumen­tandone competenze e re­sponsabilità», dando in cam­bio però strutture ammini­strative più snelle grazie alla digitalizzazione; e à famiglie e ragazzi la proposta dì esprimersi sulle idee del go­verno «sui temi oggetto dì insegnamento», le materie che vanno «dalla storia del­l'arte alla musica, dall'inglese al coding». A tutti, l'invito a di­re la propria opinione, perché «dal 15 settembre al 15 novem­bre ascolteremo tutti, a co­minciare dagli studenti», visto che «si tratta di proposte, non di diktat prendere o lasciare».

L'appuntamento per cono­scere il <<nuovo patto educati-

vo» sulla scuola è per oggi, al­le 10, sul sito passodopopas­so.italia.it, sorta di diario di bordo del governo presenta­to un paio di giorni fa: ma già ieri, sulla Enews, la sua tra­dizionale newsletter, il pre­mier Matteo Renzi, facendo il punto sulle cose fatte e le sfide da affrontare (dalla vi­sita lampo di agosto in Iraq alle riforme da realizzare) ha anticipato alcuni punti chia­ve di quello che, appunto, battezza <muovo patto edu­cativo», tenendosi alla lonta­na dalla definizione di «enne­sima riforma della scuola».

Un provvedimento messo a punto con il ministro Giannini che doveva arrivare in Consi­glio dei ministri nelle sue linee guida già il 29 agosto, venerdì scorso, alla prima riunione dopo la pausa estiva: rinviato, arriverà oggi non tramite conferenza stampa ma con la publ:)licazione sul sito. Saran­no, spiega il premier, «alcune idee nel merito per rendere la scuola sempre più strumento

di crescita per il giovane citta­dino, ma anche strumento di crescita per il Paese», visto che l'Italia tra vent'anni «non sarà come l'avranno fatta i de­creti attuativi della ragione­ria dello Stato o le interviste dei ministri o gli editoriali dei professori», ma come l'avran­no fatta «le maestre elemen­tari, gli insegnanti di scuola superiore, le famiglie che so­no innanzitutto comunità educanti». E allora, promette Renzi, «metteremo più soldi» in un settore che giudica così cruciale, «ma facendo comun­que tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave». Nella legge di stabilità, anticipa, si trove­ranno le prime risorse, poi da gennaio arriveranno «gli atti normativi conseguenti», men­tre continueranno gli investi­menti anche sull'edilizia sco­lastica, annunciati all'inizio del suo mandato da presiden­te del Consiglio.

lettera del

premier

«Supplentite» Il patto con le famiglie

Proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della supplentite

Chiediamo di condividere le proposte sul programma: dalla storia dell'arte alla musica, all'inglese alcoding

Il premier promette più soldi al settore ma anche una spending review contro gli sprechi

«Chi mi conosce dai tempi di Firenze sa che per me fa scuola è alfa e omega di tutto»

«Chi mi conosce dai tempi di Firenze sa che per me la scuola è alfa e omega di tut­to», torna a ribadire, «Solo che la scuola non si cambia con un decreto, ma coinvol­gendo famiglie, studenti, inse­gnanti, presidi, tecnici, ammi­nistratori locali»: tutti invitati a esprimersi, allora, un mo­dello già'.sperimentato con le consultazioni fatte in occasio­ne del decreto sulla Pubblica amministrazione. Obiettivo, quello di un provvedimento che prudenzialmente il pre" mier non chiama riforma («il nome di patto educativo è già un buon indizio», approva il capogruppo di Per l'Italia Del­lai, piuttosto che <<il fardello di un'ennesima riforma») che possa rinnovare, far crescere, valorizzare la scuola. Meglio di come è stata finora, visto che, chiarisce Renzi nella lun­ga newsletter, «io non ho fatto il tifo per la rottamazione per­ché vé>ltlvo fare qualcosa di nuovo rispetto a quelli dì pri­ma. Io ho fatto il tifo per la rot­tamazione perché volevo fare qualcosa di meglio rispetto a quelli di prima».

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LA STAMPA

!numeri ekdate ddrmovo anno

Il premier Matteo Renzi

Al via dall'8 settembre La prima campanella a Bolzano 111111111111 Nella maggior parte delle regioni il primo giorno di scuola sarà il 15 settembre. le provin­

ce di Bolzano e Trento cominceran­no un po' prima, rispettivamente 1'8 e il 1 O settembre. Anche in Molise il via libera è previ­sto per il giorno 1 O, mentre Valle d'Aosta e Abruzzo partiranno 1'11.

Tra le regioni «ritardatarie» invece ci sono la Puglia e la Sicilia, nelle quali la prima campa­nella è attesa per il 17 settembre.

La spesa media: 800 euro Il 5% delle famiglie ricorrerà a un prestito llBI Secondo l'Osservatorio mensile Findome­stic le famiglie italiane spenderanno in media

71 O euro per l'istruzione dei figli, circa 1 O euro in più rispetto allo scorso anno. E il 5% di queste do­vrà ricorrere a un prestito per farvi fronte. Diverse invece le stime ef­fettuate dal Codacons, che parla

di 450-490 euro a studente per il corredo scola­stico e di 300-350 euro per libri e dizionari. To­tale: tra 750 e 840 euro a studente.

Gli insegnanti di ruolo Le immissioni per ora sono 33 mila 111!111111111 In attesa di conoscere le misure straordinarie decise dal governo, le immissioni in ruolo attual­

mente autorizzate per l'anno scola­stico 2014-2015 sono 33.380, di cui 28.781 destinate agli insegnanti e 4.599 agli Ata (Ausiliari, tecnici e am­ministrativi). Alla scuola dell'infanzia sono riservati 2.341 posti, 3.630 alla

primaria, 4.999 alla secondaria di primo grado, 4.255 alla secondarie di secondo grado. A questi vanno aggiunti 13.342 posti in totale sul sostegno.

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Quasi 8 milioni di alunni Lieve aumento rispetto a un anno fa 111a11 Secondo i dati - che per il momento sono ancora provvisori - forniti dal ministero del­

l'Istruzione, in classe entreranno 7.881.838 alunni, pochi in più ri­spetto a un anno fa (quando furo­no 7.878.661). Poco più di un milione sono invece i piccoli iscritti alla scuola dell'in­

fanzia, 2,6 milioni i bambini della primaria, 1,6 milioni quelli delle medie e 2,6 milioni invece quelli delle scuole superiori.

Fuga dai banchi Il 63% dei 16-1 Senni a rischio abbandono - Il 63, 1 % dei ragazzi tra i 16 e i 18 anni è a rischio

- abbandono scolastico. la percentuale rimane alta anche nella fascia d'età fra i 14 e i 16 anni, dove i ragazzi che rischiano di ab­bandonare i banchi di scuola sono il 49,8%, mentre per gli under14si scen­de al 17,8%.11 dato emerge da un'in­dagine della Fondazione Exodus, l'as-

sociazione fondata da don Antonio Mazzi che da ol­tre 25 anni combatte il fenomeno della dispersione scolastica grazie al progetto «Donmilani2».

I nuovi presidi In servizio 620 nuovi dirigenti scolastici lllml Dopo il via libera del Ministero dell'Economia, ieri sono entrati in servizio 620 dirigenti scolastici,

assunti per l'anno 2014/2015. La maggior parte in Lombardia (162), poi Campania (101) e Lazio (86). Sa­ranno invece 25 i nuovi presidi in ser­vizio in Abruzzo, 7 in Basilicata, 43 in Calabria, 5 in Emilia Romagna, 4 in

Liguria, 4 nelle Marche, 11 in Molise, 20 in Piemon­te, 43 in Puglia, 23 in Sardegna, 39 in Sicilia, 23 in Toscana, 8 in Umbria e 16 in Veneto.

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LA STAMPA

I "Chiediamo più autonomia Ma per garantirla servono i soldi"

LORENZO VENDEMIALE ROMA

Più autonomia alle scuole e potere ai presidi. Dovrebbe essere uno dei punti della riforma. Se lo augura anche Mas­simo Di Rocca, che dirige l'istituto com­prensivo Luigi Settembrini, tra i più grandi a Roma.

Preside, oggi quali sono le sue man­sioni?

«Su di me ricade la responsabilità di ol­. tre 1300 studenti e 150 docenti. Ma di fatto non decido nulla».

Perché? «Tutto viene calato dall'alto, dalle as­sunzioni ai programmi. Il margine di manovra è minimo».

Si parla di introdurre una nuova fi­gura di «presidi-manager» ...

«Magari, in teoria lo saremmo già. Vorremmo la facoltà di gestire le ri-

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sorse: umane, strumentali e ovviamen­te finanziarie».

È una questione economica? «Anche: non esiste autonomia senza sol­di. Invece negli ultimi anni il fondo per l'offerta formativa è stato prosciugato. Se il governo pensa di fare una riforma a co­sto zero sì sbaglia».

Che cosa chiedete, allora? «Più soldi per le iniziative supplementa­ri. Gli organici funzionali vanno bene, ma devono essere corposi (almeno il 10% dei posti di ruolo) e pensati in maniera intel­ligente. E poi vorremmo intervenire nella scelta dei docenti».

i: assunzione in Italia è sempre stata su base centrale ...

«Ed è giusto che sia così. Però non tutti gli insegnanti vanno bene per tutte le scuole. Sarebbe bello incrociare le gra­duatorie con le esigenze degli istituti. Co­sì come sarebbe giusto premiare i docen-ti più bravi». ·

Su questo è d'accordo con Renzi? «Certo. Basta trovare dei criteri oggetti­vi, come le competenze certificate o la di­sponibilità al servizio. L'obiettivo dev'es­sere valutare cosa non funziona e cam­biare. Vale anche per il lavoro dei profes­sori. E dei presidi, ovviamente».

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Un patto a tre coi prof e le aziende \osto fiss? per oltr~ 100 mila pr~cari: ~ ?ambio :Uente progressioni automatiche 1apprendistato sara rafforzato, mcent1vi per spmgere gli investimenti dei priyati

PAOLO BAllONI ROMA

U n patto coi prof, o se voglia­mo uno scambio, per far decollare il nuovo «patto educativo» che palazzo Chigi presenta ufficialmen­

te oggi. Per battere il «morbo della sup­plentite», come lo chiama Renzi, il go­verno è sì pronto a stabilizzare lOOmila precari, ma in cambio chiede ai neoas­sunti di rinunciare agli scatti di anziani­tà per far posto a scatti di carriera legati al merito. Cosa che già ora mette in allar­me i sindacati della scuola. Secondo i cal­coli del governo un intervento del gene­re, oltre a premiare meglio le professio­nalità, avrebbe infatti il vantaggio di ren­dere meno onerosa la ricostruzione delle carriere, che in base alle leggi attuali og­gi rappresenta una delle voci di maggior spesa visto che ogni immesso in ruolo ha sempre anni di servizio alle spalle.

La carica dei 100 mila Il governo punta a coprire sia le 40mila supplenze annuali che i 20 mila posti del turn-over, i posti degli inse­gnanti di sostegno utilizzati di fatto co­me normale organico (altre 20mila unità) e tutti gli «spezzoni» di cattedre intere (docenti in servizio sino al ter­mine delle attività didattiche), che as­sommano ad altre 12.,);3 mila unità. In più le reti di scuole verranno dotate di un contingente di professori, il cosid­detto «organico funzionale», da utiliz-

zare per tutte le altre esigenze della di­dattica, comprese le aperture prolun­gate. Un'operazione importante, che potrebbe portare all'assunzione anche di più dei lOOmila precari di cui si par­la da giorni per un costo di almeno un miliardo di euro all'anno. 11 nodo delle risorse Il governo parla di primi stanziamenti inseriti già nella prossima legge di Stabi­lità, cui poi dovrebbero aggiungersi i ri­sparmi legati agli interventi sugli scatti di anzianità, la rimodulazione del piano triennale di assunzioni già previsto dal decreto Carrozza e, qualora ve ne fosse bisogno, una parte dei risparmi frutto della revisione della spesa.

Altri fondi per l'edilizia Oltre al miliardo. di euro già stanziato nelle scorse settimane, per il 2015 si po­trà disporre di un altro miliardo e mez­zo dei fondi europei da destinare a nuo­ve costruzioni e ristrutturazioni. Inol­tre verrà sbloccato il patto di stabilità a quei comuni che nei mesi passati hanno presentato progetti seri e soprattutto cantierabili, come è già accaduto con la lettera che Renzi ha inviato a tutti i sin­daci a ilÌizio mandato.

Programmi e apprendistato La consultazione aperta servirà anche a costruire assieme alle famiglie e agli stu­denti nuovi modelli didattici. TI governo, tra l'altro, punta a rafforzare inglese e in­formatica già dalla scuola primaria e ad aumentare le ore di storia dell'arte nei li-

cei e quelle dedicate all'insegnamento della musica. Ma soprattutto per avvici­nare scuola e mondo del lavoro, con un legame molto stretto col decreto lavoro ed il Jobs act che verrà definito a breve si punta a raddoppiare le ore di forma~ zione in azienda, potenziando l'appren­distato che verrà esteso ai ragazzi delle superiori in maniera da formarli ancor prima di entrare sul mercato del lavoro. Quindi si prevedono incentivi fiscali per i privati che investono nei laboratori di­dattici e più in generale nelle scuole.

Presidi-manager Tutta questa costruzione non può pre­scindere da un rafforzamento del ruolo dei dirigenti scolastici, che saranno sempre più manager, o se vogliamo pre­sidi-sindaco, dovendo gestire non solo il lavoro della scuola e dei plessi che diri­gono, organizzando con maggiore flessi­bilità sia l'impiego degli insegnanti che la gestione dei programmi, ma anche i rapporti col territorio, con le imprese e con il volontariato che a sua volta potrà utilizzare spazi nelle scuole. Di conse­guenza si prevede pure di ridisegnare le funzioni degli organi collegiali per di­stinguere tra potere di gestione (in ma­no ai dirigenti) e potere di indirizzo.

A gennaio i primi decreti A partire da oggi le linee guida saranno pubblicate sul sito dei «Millegiorni» (www.passodopopasso.italia.it ), segui­ranno due mesi di raccolta pareri,quindi a metà novembre il governo tirerà le fila. Primi prowedimenti attuativi a gennaio.

Twitter @paoloxbaroni

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Scuola, aumenti per merito

e non più in base all'anzianità

Ricciardi a pag 7

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Il premier lancia la proposta ai cittadini: se ci sarà consenso, vita dura per chi protesta

Renzi, un patto contro i sindacati Scuola, aumenti per merito e non più per anzianità

DI ALESSANDRA RICCIARDI

Ala fine anche Matteo

Renzi non ha saputo resist.ere al fascino del <patto educativo» che

negli ultimi dieci anni ha con­quistato sindacalisti e ministri, da Beppe Fioroni a Maria­stella Gelmini. Anticipando i contenuti delle Linee guida sulla scuola, che saranno dal­la mattina di oggi sul sito del governo passodopopasso (e poi forse illustrat.e dal ministro Stefania Giannini), ieri il premier ha precisato: ««Noi non facciamo l'ennesima riforma della scuola. Noi proponiamo un nuovo patto educativo». Un patto con scuola e società civile che prevede tra l'altro aumenti per i nuovi docenti assunti non più legati all'anzianità di ser­vizio ma al merito. Una rifor­ma epocale, che non è riuscita-

ai governi di centrodestra e su cui Renzi si gioca la carta del consenso popolare: se la misura raccoglierà favori nella società civile, come i report fatti per pa­lazzo Chigi sembrano indicare, sarà un'arma potente contro i sindacati che sulla carriera degli insegnanti hanno finora frenato. In verità l'apertura c'è stata ma chiedendo risor­se aggiuntive, quelle risorse che invece sono carenti e che il premier conta di recuperare proprio dagli scatti di anziani­tà. Quasi un miliardo. Gli scatti sono progressioni economiche automatiche, che l'ex ministro dell'economia Giulio Tremon­ti aveva congelato per il pubbli­co impiego nel 2009, salvo che per la scuola. Finora, proprio grazie al pressing dei sindaca­ti, gli scatti sono stati sempre pagati, anche a costo di sacrifici dello sì.esso settore.

Quello che propone Ren­zi è un capovolgimento di prospettiva: rinunciare alla sicurezza di aumenti minimi ma certi per passare a un si­stema meritocratico. Dovreb­be riguardare i docenti che proprio grazie al patto saran­no immessi in ruolo a partire dal 2015 (i vecchi potranno aderire su base volontaria): 120 mila e più precari, quelli che lavorano sui posti vacan­ti e disponibili dell'organico di diritto, con l'obiettivo di arrivare a coprire stabilmen­te tutte le supplenze, sotto lo slogan renziano di «basta supplentite». Una stabilizza­zione del corpo docent.e che dovrebbe, insieme a una di­dattica rafforzata su alcune discipline, alla valutazione del rendimento del sistema e all'apertura al mondo del lavoro attraverso stage e ap-

prendistato, costruire la «buo­na scuola» necessaria a uscire dalla crisi.

Avendo stretti vincoli di bilancio da un alto e un sindacato già sulle barricate, il governo però ha bisogno di incassare un ampio consenso dalla consultazione on line aperta fino al 15 novembre. Quel consenso che il premier si è speso per esempio quando si è tratto di tagliare i distac­chi sindacali, «C'è stata una richiesta sociale», spiegò il ministro della pa, Marianna Madia. «Carriera e assunzio­ni? Siamo pronti a discutere», aprono Francesco Scrima e Massimo Di Menna, se­gretari di Cisl e Uil scuola, «ma no a ricatti sugli scatti di anzianità, che esistono in tutta Europa». Per la Flc-Cgil di Mimmo Pantaleo nessun dubbio: «Così non ci stiamo». L'inverno sarà impegnativo:

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n patto educativo

La priorità ' . ermsurare l'efficienza della scuola Francesco Grillo

N on ha futuro un Paese che continua a spendere in pensioni quattro volte di più di quello che investe

in educazione. Ma sarebbe un errore, come nota il ministro Giannini, aumentare l'investi­mento nella scuola e nelle uni­versità se non ci dotiamo subi­to degli strumenti organizzati­vi e valutativi minimi per po­ter gestire un'organizzazione così complessa. Sembra chia­ro anche allo stesso presidente del Consiglio che è su questa questione che si gioca la capa­cità di lungo termine dell'Italia di crescere dal punto di vista economico e civile. Ed è, allo­ra, utile che ci sia sulla riforma della scuola un supplemento di riflessione per non sbaglia­re - come è successo già tante

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volte negli ultimi venti anni -approccio ad una partita che non possiamo assolutamente perdere.

Come è possibile, infatti, che negli ultimi venti anni -mentre aumentava la spesa pubblica e le tasse e si moltipli­cavano gli appelli al valore fon­dante della cultura - gli stipen­di degli insegnanti sono diven­tati sempre più bassi, mentre crescevano nonostante la crisi nel resto d'Europa? Perché, no­nostante tutta la retorica sul merito, è solo l'anzianità a fare qualche differenza nelle retri­buzioni degli insegnanti?

Continua a pag.18

Misurare l'efficienza della scuola Francesco Grillo

segue dalla prima pagina

Come mai abbiamo ancora il problema di "strumenti valutati­vi adeguati'', quando ondate di ri­forme "organiche" hanno, da an­ni, istituito agenzie - per la scuo­la l'Invalsi, per le università l'An­vur - che, per legge, dovrebbero appunto valutare?

In realtà, l'investimento in educazione sconta un problema ben conosciuto dagli scienziati della politica: i tempi necessari per apprezzarne l'impatto sono troppo lunghi per essere utili a politici la cui sopravvivenza di­pende dalla capacità di conqui­stare consenso giorno per gior­no. Questo paradosso che porta a rimandare continuamente l'in­vestimento pubblico più impor­tante deve essere pesato ancora di più sulla società italiana: riu­sciamo ad essere il Paese euro­peo con il maggior numero di pensionati e quello con il più bas­so numero di laureati, ed è que­sto il dato che spiega - meglio di qualsiasi altro - perché siamo fermi da venti anni e rischiamo di arretrare per i prossimi venti.

Mancano le risorse. Ma, so­prattutto, mancano le leve per adattare la scuola e le università a domande che mutano in conti­nuazione. E manca, per comin­ciare, un sistema di valutazione realmente utile ad allocare in maniera efficiente le risorse

scarse e a risolvere, ad esempio, il problema delle supplenze in maniera sensata. Ed è un para­dosso anche questo, perché la va­lutazione sulla carta (delle rifor­me)esiste.

I test Invalsi - che verificano l'acquisizione di competenze lin­guistiche e matematiche - sono stati somministrati l'anno scor­so a quasi tre milioni di studenti e sono costati quasi otto milioni di euro; l'ente che li gestisce im­piega circa 50 persone e alcune migliaia di collaboratori usati per le prove. Per le università lo Stato trasferisce all'Anvur quasi 9 milioni di euro all'anno. Parti­colarmente voluminosi - 500 pa­gine circa - sono i rapporti an­nuali che le due agenzie restitui­scono al Governo. Però, nono­stante il numero di pagine e di considerazioni metodologiche sui limiti ovvi di qualsiasi nume­ro, il prodotto finale per il quale tali Agenzie furono create risul­ta non pervenuto. Sul sito del di­partimento dell'educazione del Regno Unito, invece, basta digi­tare il nome di un istituto per ot­tenere su una pagina i risultati, la loro evoluzione nel tempo, la distinzione per categoria di alun­ni tenendo conto di svantaggi, i confronti con le medie nazionali e quelli su aree geografiche omo­genee. E, allora, come mai dopo aver parlato, legiferato e speso tanto, abbiamo anche sulla valu­tazione partorito un topolino?

Le ragioni sono quattro. Cia­scuna di esse corrisponde ad un

problema e ad una soluzione che possono disegnare la traiettoria di un cambiamento radicale in grado di mobilitare milioni di persone.

La prima è che tali organizza­zioni sono esse stesse precarie proprio come i supplenti della Giannini. L'Invalsi è finanziata da fondi strutturali europei che hanno il difetto tecnico di essere destinati ad una finalità diversa da quella per la quale l'Invalsi vi­ve: essi sono infatti temporanei e tendenzialmente destinati alle sole Regioni del Sud.

La seconda è che è proprio questa precarietà a spingere In­valsi e Anvur - come tante altre sovrastrutture pubbliche - a di­sattendere l'obiettivo che gli era stato assegnato dalla legge per rendere minimo il costo.politico della valutazione e a compensa­re allargandosi a compiti ulterio­ri rispetto a quello previsto origi­nariamente per giustificare la propria sopravvivenza.

È lo stesso Invalsi a rendere quasi inutile il pur ingente lavo­

.roche svolge, dichiarando espii-• citamente nelle prime pagine del • proprio rapporto che "spetta alle

singole scuole definire il grado · di pubblicità che intendono dare : ai dati" della valutazione. Persi-• no peggiore è stato il destino del­

l'Anvur: le leggi della Gelmini as­segnandogli una funzione di cer-

• tificatore ex ante della qualità : delle scelte dei rettori, hanno ere­: ato un conflitto di interesse con • la funzione di valutatore (e ridot-

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: to ulteriormente quell'autono­: mia delle università che la valu­. tazione deve incoraggiare). · La terza criticità è che se, an­: che, avessimo un vero sistema di : valutazione nazionale in grado : di produrre sistematicamente : confronti tra scuole, ad essi non : corrisponderebbe alcun incenti­: vo: i risultati non hanno alcuna • influenza sugli stipendi e carrie­. re dei dirigenti scolastici, così co­: me sulle risorse assegnate a eia-• scuna scuola (in parte minima • ciò è possibile per le università).

Infine, se anche ci fossero pre­. mi di produttività per i dirigenti e premi per i singoli istituti, essi si scontrerebbero con il fatto che presidi e rettori non hanno le le­ve di autonomia per influenzare i risultati. A cominciare da quel­le di gestione del personale: se è vero, infatti, che chi è precario deve avere il diritto di program­mare il proprio futuro, altrettan­to vero è che deve scomparire per chi è "di ruolo" l'idea che un concorso produca un diritto ina­lienabile ad un posto di lavoro in

una sede che non può cambiare. Ma qualcosa c'è e può essere

un punto di partenza: c'è un pa­trimonio di dati attendibili e co­struiti con metodologie che ne consentono il confronto interna­zionale.

Rendiamo, dunque, subito tra­sparenti questi dati, anche per­ché è un obbligo legale ed etico farlo nei confronti dei genitori, degli studenti e dei contribuenti; chiariamo qual è l'obiettivo delle due agenzie facendovi corrispon­dere una struttura stabile con di­rigenti che siano esterni al mon­do che va valutato; costruiamo sulla base delle differenze tra scuole, la domanda tra gli inse­gnanti bravi per incentivi che premino concretamente il meri­to; creiamo il consenso tra i citta­dini per dare ai dirigenti l'auto­nomia indispensabile per poter rispondere di risultati.

La valutazione, infine, può ri­solvere anche il paradosso a cui si accennava all'inizio: misurare un miglioramento delle compe­tenze degli studenti, può essere

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leva di consenso politico prima ancora che ciò abbia impatto sui parametri economici di un Pae­se. Se ne sono accorti il governo cinese e coreano che hanno fatto dei risultati ottenuti dai propri adolescenti nelle classifiche mondiali sugli apprendimenti (Pisa) motivo di orgoglio nazio­nale. Bisognerebbe che il presi­dente del Consiglio sulla scuola (e non solo) assuma la leader­ship di un cambiamento che as­somigli più ad un movimento sulla trasparenza, ad una coali­zione di chi crede ancora nel fu­turo, che ad una legge. Più ad un progetto di trasformazione a tap­pe che cominci da risultati picco­li e concreti sui quali costruire aspettative realistiche ed ambi­ziose, che all'ennesimo tentativo di cambiare tutto dall'alto imma­ginando che il mondo vi si adatti. Se funzionasse avremmo speri­mentato con successo un model­lo di trasformazione che rispon­da alla crisi di un riformismo senza cambiamento che sta svuotando di consenso la stessa Europa.

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Scuola, Renzi: nuovo patto educativo ~Oggi in Consiglio dei ministri le linee guida sulla riforma ~Giannini: l'idea non è stabilizzare i precari, ma far finire «Per gli insegnanti scatti di carriera legati solo al merito» questo metodo negativo. Risorse nella legge di stabilità

Il CASO ROMA Il "pacchetto scuola" com­pleto sarà presentato dopo il con­siglio dei ministri di oggi. Ma ieri il premier Matteo Renzi ha offer­to qualche anticipazione attrra­verso la sua "news".

Premesso che il governo non intende varare l'ennesima rifor­ma della scuola, Renzi ha spiega­to che si prospetta un "nuovo patto educativo". Di cosa si trat­ta? «Proporremo agli insegnanti - ha spiegato Renzi - di superare il meccanismo atroce del preca­riato permanente e della sup­plentite, ma chiederemo loro di accettare che gli scatti di carrie­ra siano basati sul merito e non semplicemente sull'anzianità: sarebbe, sarà, una svolta enor­me».

LE RISORSE A proposito di precariato, il mi­nistro Giannini, da Bruxelles, ha aggiunto che «l'idea rion è stabi­lizzare i precari ma riflettere su come far finire questo metodo negativo che ha , soffocato la scuola italiana. E necessario cambiare il sistema con un cam­bio di regole».

Di una cosa il presidente del consiglio pare convinto: «L'Italia tra vent'anni non sarà come l'avranno fatta i decreti attuativi della Ragioneria dello Stato o le interviste dei ministri o gli edito­riali dei professori. L'Italia sarà

come l'avranno fatta le maestre elementari, gli insegnanti di scuola superiore, le famiglie che sono innanzitutto comunità edu­canti». E per tornare nel concre­to ha assicurato che nella scuola verranno messi più soldi «ma fa­cendo comunque tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi - ha ammonito - sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave».

Nella legge di stabilità ci sa­ranno dunque le prime risorse e da gennaio gli atti normativi con­seguenti.

Nel frattempo si continuerà a investire sull'edilizia scolastica. Il premier ha precisato che quel­le di oggi sono proposte, «non diktat prendere o lasciare»: «dal 15 settembre al 15 novembre ascolteremo tutti». «Chiedere­mo alle famiglie e agli studenti se condividono le nostre proposte sui temi oggetto di insegnamen­to, le materie, quelli che quando andavamo a scuola noi chiama­vamo il programma: dalla storia dell'arte alla musica, dall'inglese al coding (programmazione in­formatica, ndr). Chiederemo ai presidi di fare di più, aumentan­do competenze e responsabilità, ma anche snellendo la struttura amministrativa attraverso un percorso di digitalizzazione pro­cedurale spinta» ha detto Renzi. Aggiungendo che per lui la scuo­la «è alfa e omega di tutto».

D.Pir. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

I La spesa perl'istruzione-1 ---· ----- --- ---

Percentuale sul totale della spesa pubblica -dati 2011

Fonte:elaborazioneUi!ScuolasudatiEurostat ANSA iLellt~-~ _ J

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SCUOLA: VUOTA SENZA COMPETENZE CIECA SENZA CONOSCENZE Caro direttore, circa quanto affermato dal collega Gianni Mereghetti ("Avvenire" del 13 agosto) sulla necessità di tutelare e promuovere una scuola delle compe­tenze, in pieno accordo con tale pen­siero, desidero, a ragion veduta, ag­giungere che se «Una scuola senza competenze è vuota, una scuola sen­za conoscenze è cieca»: dunque, nes­sun «saper fare», senza relativa «co­gnizione di causa», nessuna «cogni­zione di causa», senza relativo saper fare, per la serie: «t:insegnante Pinco insegna inglese, ma non lo parla» ... E così via, in analogia con tutte le altre discipline: italiano, matematica, filo­sofia e storia comprese ...

Massimo Roncoroni, docente Induno Olona (Va)

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11 Ancora mille istituti senza dirigente Appello delle associazioni a Renzi: «Abolisca le supplenze anche dei presidi»

PAOLO fERRARIO MILANO

1 governo che vuole cancel­lare i supplenti, chiediamo di partire eliminando le sup­

plenze dei presidi. Non è immaginabile avviare l'anno scolastico con così tante scuole senza dirigente titolare: non è di­gnitoso per la bontà del sistema scola­stico». Le 620 assunzioni di dirigenti sco­lastici comunicate la scorsa settimana dal Ministero dell'Istruzione, non pla -cano la protesta delle associazioni di ca­tegoria, che denunciano una situazio­ne «non più sostenibile». Ad oggi, anco­ra 1.049 scuole sono senza preside, com­presi i 475 istituti sottodimensionati (con meno di 600 studenti), che non hanno diritto al dirigente titolare. In que­sti giorni, gli Uffici scolastici regionali stanno provvedendo alla nomine dei "reggenti", dirigenti a cui sono assegna­te più scuole sul territorio. Intanto, però, l'anno scolastico è ufficialmente co­minciato, ma non nelle scuole senza preside, dove non è stato possibile svol­gere il collegio docenti che dà il via alle attività. «Senza dirigente la scuola è ferma - ri­corda Ezio Delfino, presidente dell'as­sociazione di categoria Disal -: non si possono asse-

gnare 1 aocenn alle classi, non si possono produr -re atti contabili perché ad esclu­siva firma del preside, tanto per fare alcuni e­sempi. Nessuno può sostituire il preside in queste funzioni e, quin­di, la scuola è a-perta ma non può funzionare». Il paradosso più grande, osserva Delfi­no, è che, mentre da un lato alle scuole è attribuita grande autonomia, ricono­sciuta persino dal nuovo Titolo V della Costituzione, dall'altro sono lasciate senza guida. «Nessuna autonomia si può gestire senza un apice», osserva il diri­gente, che denuncia il «malfunziona­mento» di un sistema di cui «non si ca­pisce la logica». Di situazione di «grave disagio» parla an­

che il presidente dell' Associazio-

ne nazionale presidi (Anp), Giorgio Remba­do che ricorda come, ogni an­no, circa 800 di­rigenti vadano in pensione, il 10%

«L'autonomia è inutile se non può essere gestita», osserva Delfino (Disal). E Rembado (Anp) ricorda che «Serve un

concorso all'anno» soltanto per sostituire gli 800 pensionamenti

del totale. «Sono dati che si cono­scono da tempo

e quindi stupisce come non si provveda, per tempo, alle nomine», insiste Rembado. Che ricorda come, la sostituzione dei pensionandi, sia previstadallalegge 128 del2013 "Mi­sure urgenti in materia di istruzione, u -niversità e ricerca'', che all'articolo 17 re­cita: «Il reclutamento dei dirigenti sco­lastici si realizza mediante corso-con­corso selettivo di formazione bandito dalla Scuola nazionale dell'amministra -zione. Il corso-concorso viene bandito annualmente per tutti i posti vacanti». «Al governo -conclude Rembado-chie­diamo non soltanto di rispettare le re­gole della buona amministrazione, ma anche le leggi. Un concorso armuale non è mai stato fatto e così, oggi, abbiamo più di mille scuole senza dirigente». Il problema delle sedi senza titolare è stato sollevato anche dal mensile spe­cializzato Tuttoscuola, che parla di «Si­tuazione che non fa bene alla scuola» e che non aiuta a «sostenere l'innovazio­ne e la gestione qualificata del servizio». Anche le linee guida che il governo pre­senterà oggi, «avranno bisogno di esse­re sostenute e governate da una diri­genza scolastica presente ed efficiente, se si vuole ottenere il massimo coinvol­gimento dei docenti, degli studenti e del­le famiglie».

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Scuola, si cambia: premiati i prof migliori Oggi, le linee guida. Poi due mesi di consultazione larga nel Paese Renzi, ora rivoluzione del "merito". «Più risorse, ma basta sprechi»

Sulla scuola «si gioca il futuro del Paese», dice Renzi: «È alfa e omega» Perciò il governo intende sentire tutti gli interessati, anche se «alla fine decide». Serviranno più fondi, conferma il premier, per i quali si attende la legge di stabilità

ROBERTA D'ANGELO ROMA

on vuole chiamarla riforma, an­che se rivoluzione è un termine un po' inflazionato, ma quella del-

la scuola vuole essere qualcosa di più, per Matteo Renzi: una pagina del Paese che si volta. Una pagina da scrivere insieme a cittadini e diretti interessati, ma, ancora una volta, sulla quale il premier intende mettere il sigillo finale, senza consentire discussioni inconcludenti o compromessi al ribasso. Insomma, dall'inizio del suo mandato, il capo del governo ha puntato tutto sulla scuola: «È alfa e omega di tutto», dice. Co­sì oggi il sito "Passodopasso", nel suo se­condo giorno di vita, pubblicherà le linee guida della proposta su cui si apre un pe­riodo di confronto. Nella sostanza, spiega, «proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo a­troce del precariato permanente e della "supplentite", ma chiederemo loro di ac­cettare che gli scatti di carriera siano ba­sati sul merito e non semplicemente sul-

l'anzianità: sarebbe, sarà, una svolta e­norme». Non si tratta di «diktat prendere o lascia­re», assicura Renzi: «Dal 15 settembre al 15 novembre ascolteremo tutti. Chiede­remo alle famiglie e agli studenti se con­dividono le nostre proposte sui temi og­getto di insegnamento, le materie, quelli che quando andavamo a scuola noi chia -mavamo il programma: dalla storia del-1' arte alla musica, dall'inglese al coding (programmazione informatica, ndr)». An­cora, «chiederemo ai presidi di fare di più, aumentando competenze e responsabi­lità, ma anche snellendo la struttura am­ministrativa attraverso un percorso di di­gitalizzazione procedurale spinta». E però il governo va avanti. Attraverso la sua enews, dunque, Renzi ha anticipato alcuni dei contenuti del vo­lume «La buona scuola», concordato con il ministro Giannini. Non sarà l'ennesi­ma riforma della scuola, secondo il pre­mier, ma un nuovo patto educativo. Di una cosa il presidente del Consiglio pare convinto: «I;Italia tra vent'anni non sarà come l'avranno fatta i decreti attua­tivi della Ragioneria dello Stato o le in-

terviste dei ministri o gli editoriali dei pro­fessori. rltalia sarà come l'avranno fatta le maestre elementari, gli insegnanti di scuola superiore, le famiglie, che sono in­nanzitutto comunità educanti». Serviranno più soldi, ammette poi, e si troveranno «facendo comunque tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inac­cettabili soprattutto nei settori chiave». Nella legge di stabilità ci saranno dunque le prime risorse e da gennaio gli atti nor­mativi conseguenti. Nel frattempo si con­tinuerà a investire sull'edilizia scolastica. In attesa del progetto complessivo, i sin­dacati si mettono in trincea. «Le due e­mergenze da affrontare subito sono le basse retribuzioni e il precariato», dice il segretario generale della Uil Scuola Mas­simo Di Menna, sollecitando un crono­programma preciso perché «la giusta e­sigenza di condivisione» non può essere trasformata in «un dibattito permanente». Il governo «faccia la sua proposta, noi va­luteremo e ci confronteremo» commen­ta il segretario generale di Cisl Scuola Francesco Scrima, ricordando che «per eliminare le supplenze brevi ci vuole l' or­ganico funzionale».

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OGGI

- Il PRIMO GIORNO DI SCUOLA NEI RICORDI DI TESTIMONI ECCELLENTI

.,i, grembiule con un colletto rigido in plastica, portatore di sudore ed eritemi. La maestra era severa e teneva molto al disegno, cosa che a noi bambini non dispiaceva affutto: era l'unico momento di svago consentito. Non abbiamo mai fatto Educazione fisica né an­davamo in cortile a giocare. Avevamo lari­creazione naturalmente: dieci minuti per andare in bagno, marciando a due a due e senza parlare. Erano alcri tempi, e per fortu­na non ci sono più».

SERENA AUTIERI attrice «Napoli, scuola pubblica. Ho del primo giorno un ricordo galvanizzante, a partire dalla preparazione. Mamma mi aveva stira­to il grembiulino, appeso nella mia stanza, ed eravamo andate in cartoleria a comprare matite e pastelli. Adoro dipingere! Ero tal­mente felice da aver somatizzato con qual­che doloretto alla pancia. Maria Rosa Capo­bianco, la maestra delle elementari, è stata importantissima per la mia formazione. Alla recita di Natale mi affidava più ruoli, avendo già intuito la mia predisposizione artistica. Le devo davvero molto».

da elementare a Napoli, perché avevo furto la "primina" a Roma a cinque anni. Mio padre, ingegnere civile, aveva dovuto trasfe­rirsi per lavoro. Ero un bambino timidissi­mo, mi sentivo insicuro: il cambio di città e di amichetti mi apparve come una tragedia. Vista la situazione, per varcare la soglia del­la Domenico Cimarosa, in via Posillipo, mi accompagnò un piccolo mmitato familiare: oltre a papà e mamma, si aggiunse anche il nonno paterno Nicolò. Poi, piano piano, le cose cambiarono».

VLAD.IMIR UJXURIA conduttrice «Andare a scuola per la prima volta mi ren· deva entusiasta, non vedevo l'ora di affron­tare questa nuova avventura. Mi accompa­gnò mia madre, entrai alla "Don Giovanni Bosco" di Foggia indossando il grembiulino blu e il fiocco bianco. Ma la mamma mi aveva infilato dei calzoni alla zuava che de­testavo; solo io li portavo. Non dimentiche­rò mai la mia prima maestra, Maria De Santis, donna preparata e severa per una classe agitata. Ho sempre amato srudiare, ero la prima di banco e la prima della classe. L'unico inconveniente era dato dal futto che

KARIN PROIA attrice «Ricordo la cartella grande grande, con un orsetto, che mi sono portata dietro per i cinque anni delle elementari (allora ci si affezionava alle cose, e si faceva economia). Ricordo i calzini bianchi da brava bambina e il tanto sonno che avevo, quel primo giorno, io che sono una dor­migliona. Alla scuola di Borgo Podgora, frazione di Latina, ci conoscevamo già tutti e non ho avuto proble­mi di inserimento, anzi. Ero molto eccitata dalla novità. E poi contavo sulla maestra Edda, simpatica, affetruosa. Il mio grande amore».

Savona, 1970.

ALESSANDRO CECCHl • 4n.;n.<;

condtatore «Ricordo il primo giorno come un fatto traumatico, piangevo a dirotto. Avevo sei anni e cominciavo la secon-

Fabio Fazio a 6 anni, alunno della scuola Mazzini, e

oggi a 49 (nel tondo). 1<La mia

maestra era molto severa.Non

abbiamo mai fatto educazione fisica. né andavamo nel cortile a giocare.

Avevamo la ricreazione: dieci

minuti per andare in bagno,

marciando a due a due, in silenzio>>.

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Napoli, 1967. Alessandro

Cacchi Paone sui banchi di seconda

elementare alla scuola Domenico

Cimarosa e, nel tondo, oggi a 59

anni. «llprimo gio:mo piangevo>>,

ricorda. «Avevo fatto la primina a

Roma, poi mio padre si trasferl e

io con lui. Ero timido e molto

insicure»>.

Latina, 1980. Karin Proia va in prima (nel tondo, oggi a

40 anni). «Ricordo la cartella grande

grande con l'orsetto», dice,

<tche mi sono portata dietro per tutti i cinque anni delle elementari.

Una volta ci si affezionava alle cose e si faceva

economia. Oggi mi rivedo nella mia

figlioletta, che debutta in prima».

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OGGI

Cinquale (Massa­Carrara), 1968.

Giorgio Panariello in terza

elementare e, nel tondo, oggi a 53

anni. «Il mio primo giorno non feci

altro che piangere», ha

confessato. «lo pensavo che i parenti potessero

rimanere ad aspettarci e

invece ... Ricordi? L'odore di banana

nella cartella».

Data 10-09-2014 Pagina 32/36 Foglio 4 / 5

a quel tempo i sessi venivano separati: la mia classe era tutta di maschietti. La mia diversità era già evidente e mi prendevano in giro. Ma io avevo un metodo per difen­dermi: aiutavo quelli più aggressivi e così li tenevo a lx1da».

RICKY TOGNAZZI dttrwe e regista «Rk-ordo pochissimo del mio primo giorno di scuola. In verità, il giorno che ricordo bene è l'ultimo! Ho fatto la prima elemen­tare al Collegio San Carlo di Milano, accom­pagnato da mamma Pat e da papà Ugo, anche se erano già separati. Non ho pianto per niente, anche se ero emozionato: per lintera estate tutti mi ricordavano l'evento in arrivo, l'aspettativa era caricata a palletto­ni. La maestra, Marta Ripamonti, era piut­tosto dura e di scarsa simpatia. Insomma, non vedevo l'ora che finisse: il mio incubo quotidiano era di essere bocciato e di stare lì un altro anno. Dopo l'esperienza dai preti diocesani del San Carlo, mi sono toccati i Gesuiti del Leone XIII. Ho proseguito gli studi in Inghilterra in una scuola protestan­te, la Solihull Public School vicino a Bir­mingham, dove abitavano i mieì nonni ma- ~

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OGGI

Il PRIMO GIORNO DI SCUOLA

"* terni. Non mi sono fatto mancare proprio nulla! Poi finalmente l'ultimo anno ho fre­quentato una scuola pubblica italiana: lì ho finalmente conosciuto la libertà e non ho più fatto un cavolo».

ROBERTO M.ARONI presidente della Regione Lombardia «Ho bei ricordi del primo giorno di scuola, alla Giovanni Pascoli di Lozza, paese in provincia di Varese. Mi accompagnò la nonna materna, che viveva con noi: mio padre lavorava in banca e mia madre aveva un negozio di generi alimentari. A scuola da subito mi sono sentito come a casa: cono­scevo la maestra, Maria Rosa Colombo, che era amica di mia madre e abitava nel mio cortile, e avevo come compagni di classe gli amici dell'oratorio. Sono stato da subito un secchione, anche nella foto ho un'aria da angioletto. Ero in una pluriclasse: noi di prima eravamo solo 9, gli altri erano di ter­za. L'unica nota stonata era il colore dei grembiuli: bianco per le bambine e nero per i maschietti. Tutto troppo juventino per me milanista. Ero curioso, imparavo subito e facevo i compiti anche per gli altri. Sì, come Berlusconi, ma io non mi facevo pagare. Ed ero anche incaricato di mantenere l'ordine, scrivendo sulla lavagna i nomi dei buoni e

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OGGI

Data 10-09-2014 Pagina 32/36 Foglio 5 / 5

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dei cattivi. Le punizioni erano severissime e di tre tipi: la maestra ti chiamava fuori dall'aula e ti bacchettava le dita con un ma­titone rosso e blu; ti faceva stare 15 minuti con le braccia alzate dietro la lavagna; o ti faceva inginocchiare sui chicchi di grantur­co. Io non ho mai avuto punizioni, ero il boss della classe. Facevo il capo e mettevo in atto un piccolo esercizio di potere. Come ha detto Paul Valéry, "il potere senza abuso perde tutto il suo fascino". Mettevo tra i

cattivi i ragazzi di terza, mai quelli di pri­ma, per senso dì appartenenza, quelli che mi avevano battuto a calcio, o quelli che ti­favano Inter. Io non ho mai aVl.1to punizioni. Ero tranquillo, al massimo schizzavo con l'inchiostro il grembiule di qualche compa­gna di classe. Ed ero generoso, aiutavo chi era in difficoltà. Quella scuola mi è rimasta nel cuore: ci ho insegnato, ci sono andati i miei tre figli. E ho pure una figlia maestra».

1:0 regista «Il primo giorno mi accompagnò mia ma­dre. Io mi sentivo felice, ma l'entusiasmo durò poco. La maestra mi nominò capoclas­se e fui subito odiato da tutti. In quegli an­ni, poi, la scuola era militarista: si punivano i ragazzi con bacchettate sulle mani, si usci­va marciando e salutando il direttore. Mi sembrava terribile. Io all'inizio non riuscivo a distinguere la destra e la sinistra, e ricordo che me lo scrissi sulle mani. Ero disciplinato e anche un po' privilegiato perché avevo genitori famosi. Un giorno mio padre mi scarabocchiò con i colori un disegno con casette perfette. Ci rimasi male. "Ma c'è il lampo a dare tutti questi colori", spiegò. Lo dissi a scuola, ma la maestra non capì».

Michela Auriti, Maria Giuseppina Buonanno, Maum Gaffuri (hanno collabm"ato

Leda Balzarotti e Barbara Microlupi)

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EUROPA Data 03-09-2014 Pagina 2 Foglio 1

Renzi: "Stop a precariato e supplenze. Ma per i docenti scatti ba.~ati sul merito" PAOLA FAm

Superamento del precariato e delle supplenze così come sono adesso e scatti di carriera ba­

sati sul merito. Alla fine le anticipazioni sul piano scuola le ha date lo stesso Renzi che, nella sua enews, ha sottolineato che non sarà l'ennesima ri­forma ma «un patto educativo» da proporre a tutto il mondo della scuola. Linee guida che saran­no presentate domani alle 10 direttamente sul sito Passodopopasso.Italia.It.

Un patto che nelle intenzioni del premier deve coinvolgere tutto il mondo dalla scuola, dalle fami­glie ai presidi passando per gli insegnanti, e che non sarà calata dall'alto ma condivisa con chi nella scuola ci sta davvero. E la consultazione sarà atti-va dal 15 settembre al 15 novembre.

Protagonisti del cambiamento saranno soprat­tutto gli insegnanti, ai quali il governo chiede di mettersi un po' in gioco accettando scatti di car­riera basati sul merito e non solo sull'anzianità. Una battaglia che già si preannuncia difficile, soprat­tutto guardando ai precedenti: la progressione per merito inserita dall'ex ministro Berlinguer, che era riuscito a convincere i sindacati, naufragò per le porteste degli insegnati ostili a una forma di valu­tazione non convincente e davanti al passo indietro delle stesse sigle sindacali. A riprovarci fu poi Va­lentina Aprea di Forza Italia, ma la sua proposta

Un cambiamento che vedrebbe, (come contro­partita?), sparire il precariato e la «supplentite» (come la chiama il presidente del consiglio), e che coinvolgerà direttamente i dirigenti scolastici: «Chiederemo ai presidi di fare di più, aumentan -do ne competenze e responsabilità, ma anche snel­lendo la struttura amministrativa attraverso un percorso di digitalizzazione procedurale spinta». Ma i sindacati già mettono i paletti: «Le due emer­genze della scuola sono il reddito basso dei docen -ti e il precariato», la prima da rivalutare con il rinnovo del contratto e la seconda con un piano di immissioni in ruolo in organico funzionale.

Ed è proprio il reclutamento uno dei capitoli più attesi, soprattutto dopo che la settimana scor­sa era stata annunciata l'assunzione di centomila precari. Sarà un turnover applicato integralmente fino a esaurimento (e quindi assunzione di circa 130mila nei prossimi tre anni) o sarà affiancato dall'organico funzionale? Quest'ultimo sarebbe la vera novità: calcolato sul 10 per cento dell'organico di diritto (circa 690mila posti, compreso il soste­gno), dovrebbero essere aggiunti 70mila ai 130mila del turnover triennale, per un totale di 200mila assunzioni.

Interventi che avranno bisogno di fmanziamen -ti: «Metteremo - dice il premier - più soldi, ma facendo comunque tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inaccettabili. Nella legge di stabilità ci saranno le

incontrò resistenze anche all'interno della sua mag- prime risorse e da gennaio gli atti normativi con­gioranza parlamentare e finì in archivio. seguenti». @PaolaFabi65

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IL GIORNO iilèso.i.,1 QJiriilllO LA NAZIONE

Data 03-09-2014 Pagina 2 Foglio 1

IL GIUDICE D'APPELLO DÀ RAGIONE A DUE DOCENTI CONTRO IL MINISTERO

<<Risarcite gli scatti d'anzianità delle precarie>> I BRESCIA

DA TRAPANI ad Albino (Bergamo) per diven­tare insegnante. Ma per Loredana Amato le belle speranze si sono infrante comro il muro del precarìaco. A 38 anni, da 14 in catcedra, ma da precaria. «I primi t.empi lavoravo per il punteggio, perché quanro percepivo non ba­stava neanche a coprire le spese. Dopo 4 o 5 anni ho iniziato ad avere incarichi annuali». Nei mesi est.ivi nessuna retribuzione. «Ricor­ro alla disoccupazione, che normalmente vie­ne pagata in autunno, il che vuol dire restare

per mesi senza stipendio)>. Una piccola vitto­ria, per Loredana e per un'altra insegnante di Bergamo, è arrivata dalla Corte d'Appello dì Brescia, che, con sentenza dcli'! settembre, ha stabilito che il ministero dcll'lstrnzionc de­ve riconoscere l'anzianir.à di servizio, confer­mando la semenza di primo grado. «Una sen­tenza importante spiega Marta Perugì, av­vocato Codacons, promotore dci ricorsi collet­tivi dei preçari della scuola~ ìl mìnisten) de­ve pagare migliaia di euro, tutti gli scatti di anzianità finora negati)). M.a la srnhilizzazio-

ne è ancora !on tana. Come ogni anno, Loreda­na è in attesa di sapere se e quando coprirà un posto vacante. <<Viviamo in un continuo suuo di incertezza, perdò prima di met.tcr su fami­glia ci si pensa ... Chi farebbe prestiti o mutui a una precaria?)>. Ma il danno è soprattutto per i bambini. ((Ogni anno si trovano a cam­bìm·e insegnante: non è positivo per la loro formnzìonc». La sentenza resta una consola­zione, seppur mai;,'l·a. ;d,'insegnamcnto è il la­voro che amo, ma, non rifarei la stessa scelta)),

Federica Pacella

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IL GIORNO iilèso.i.,1 QJiriilllO LA NAZIONE

Data 03-09-2014 Pagina 3 Foglio 1

PACIFICO, PRESIDENTE DELL'ANIEF: «ALCUNE IDEE SONO GIUSTE. PIÙ LEGAMI CON IL LAVORO>

I docenti: <<I sostituti meritano il posto fisso>> ROMA

«IL MINISTRO dell'Istruzione i supplenti dovrebbe solo assumerlhJ. Così l'Anief (13mila deleghe e 45mi­la iscritti, è il sindacato pìù ràppresentati~;() nel mon­do della scuola) replica alla ministra Giannini. Parla il presidente lV1arcello Pacifico (nella foto).

Ragionevole il piano di assunzione precari, con obiettivo 2015?

«Le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve. I numeri dicono che i supplenti servono, solo che vanno stabilizzati. Se veramente il governo vuole risolvere il problema dcl precariato ha una sola sua­da: smeuere di ignorare ì richiami della Ue (attendia­mo la semenz.a della Corte di Giustizia sul precarimo scolastico) e tramutare in contratti a tempo indetermi­nato almeno la metà delle 140mifa supplenze di lunga durata che stanno già per ripartire.

Dell'idea di legare la carriera dell'insegnante al merito che pensa?

«La direzione è gmsra, ma a patto che gli stipendi ven­gano, finalmente, legati all'aumento del costo della vi­ta. Negli ultimi 12 anni sono invece rimasti quattro

punti sono l'ìnf1azione>J. 11 go:verno vuole introdurre il principio dell'or­ganico funzionale.

«Lo si può fare solo se funzionano, e per davvero, le attività ordinarie. Se si tratta solo di un modo per sup­plire ai posti vacanti, è un grosso errorc>J.

Il governo vuole legare sempre di più scuola e mondo del lavoro.

«Siamo in ritardo di almeno 5 anni, su questo. Il pun­to vero è alzare l'obblìgo scolastico, ora a 16 anni, e portarlo a 18 anni, come prevedeva la riforma Berlin­guer. Oggi ci sono 700mila ragazzi che non studiano né lavorano. Ben venga il modello redcsc.1) ma solo do­po una riforma del mercato del lavoroJJ.

C'è poi il ~tenziomento del ruolo dei presidi. «Parliamo di dirigenti scolas1ìci dì grandi capacità di management,. che hanno tamo personale da gestire e tamì problemi da affrontare, ma con tre problemi da­vanti: la selezione (no ai quiz sbagliati), gli stipendi (prendono un quinto rispetto agli altri dirigenti pub­blici) e la loro valucazione (non può essere rigida)li,

Ettore Maria Colombo

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SCUOLA, LA RIFORMA

Data 03-09-2014 Pagina 6 Foglio 1

1100 MILA PRECARI DA ASSUMERE- SENZA SCATTI DI STIPENDIO, COME FECE IL PDL- COPRONO CHI VA IN PENSIONE O POCO PIÙ

di Salvatore Cannavò La frase, incomprensibile per i più, può voler dire una cosa già circolata nelle bozze allo stu-

L a riforma della scuo- dio. Si tratta di rivedere le pian­la non sarà una ri- te organiche della scuola pub­forma. Questa è la blica, adeguando l'organico di prima certezza che diritto (più basso) a quello di

si ricava dalla pubblicazione, fatto o funzionale (più alto) in prevista per questa mattina alle modo da dotare le scuole del ore 10 sul sito passodopopas- personale necessario a svolge­so.it, del Rapporto sulla scuola re le lezioni. Quindi, sulla car­pubblica più volte annunciato ta, fine delle supplenze.Non si­da Matteo Renzi. Si chiamerà gnifica però che tutti i precari la "Buona scuola" e, appunto, oggi in circolazione verranno invece di una riforma rappre- assunti, come ha più volte sot­senta le "Linee guida" che sa- tolineato Renzi. Anzi, è proba­ranno messe a disposizione del bile che sfruttando un ampio mondo degli insegnanti, degli turn-over offerto dall'andata in studenti, delle famiglie per pensione di molti insegnanti l'ennesima consultazione po- entrati in servizio negli "anni polare che dovrebbe tenersi dal d'oro" dei 70, si arrivi a una sta-15 settembre al 15 novembre. bilizzazione più o meno con­Poi, con calma, si tracceranno i sistente - 100 mila? - nel giro di vari provvedimenti. Qualsiasi tre anni. Un modo per stare novità, comunque, non potrà dentro i margini finanziari ri­che vedere la luce con il pros- spettando in questo modo i ta­simo anno scolastico, quello gli mai più recuperati della ri­che prenderà il via a settembre forma Gelmini. In cambio, di­del 2015. ce Renzi, gli insegnanti devono In attesa del piano governati- rinunciare agli scatti automa­vo, le indiscrezioni dei giorni tici progressivi e accettare scat­scorsi si sono accumulate l'una ti di stipendio basati sul meri­sull'altra. Un po' più di chia- to. rezza, però, l'ha fatta lo stesso Problema spinoso perché nella Renzi, proprio ieri, pubblican- scuola italiana è difficile capire do la sua E-news mensile in cui cosa sia e chi possa stabilire il un passaggio è dedicato pro- merito. In ogni caso, una so­prio alla scuola. Fra vent'anni, luzione del genere è stata già scrive Renzi, "l'Italia sarà come applicata nel 2011 con il mi­l'avranno fatta le maestre ele- nistro Gelmini, quando i sin­mentari, gli insegnanti di scuo- dacati, tranne la Cgil, accetta­la superiore, le famiglie che so- rono la soppressione dello no innanzitutto comunità edu- scatto nei primi tre anni per canti". Per questo, dice il pre- portarlo a otto. Ne derivò un mier, "noi non facciamo l'en- risparmio che permise la sta­nesima riforma della scuola" bilizzazione di circa 67 mila ma proponiamo "un nuovo precari. Oggi si potrebbe pro­patto educativo". Saranno durre uno scambio analogo. "proposte" e non dei "diktat prendere o lasciare" scrive an- L'OBIETTIVO DI RENZI in ogni cara Renzi. E qui arrivano i caso è di parlare direttamente a punti salienti: "Proporremo "famiglie e studenti" per chie­agli insegnanti di superare il dere loro se "condividono le meccanismo atroce del preca- nostre proposte sui temi ogget­riato permanente e della 'sup- to di insegnamento: dalla storia plentite', ma chiederemo loro dell'arte alla musica, dall'ingle­di accettare che gli scatti di car- se all'informatica". L'aspetto riera siano basati sul merito e mediatico dell'iniziativa consi­non semplicemente sull'anzia- ste anche nella volontà di sca­nità: sarebbe, sarà, una svolta valcare gli insegnanti per par­enorme". lare direttamente a tutto il re-

sto, famiglie in primis. In que­sta logica si spiega l'intenzione di ridare centralità alle scuole private con l'ipotesi della defi­scalizzazione della spesa per le rette. Misura che potrebbe va­lere anche diverse centinaia di milioni. Ma anche l'idea di pa­ragonare i presidi ai sindaci, dando loro più ruolo, respon­sabilità e autonomia. Infine, la centralità, ribadita più volte, della "alleanza scuola-lavoro" anche con l'enfasi posta sulla riforma dello Statuto dei Lavo­ratori per tendere a quel "mo­dello tedesco" riscoperto ormai come strategico. Ieri, non a ca­so, Renzi ha visto a lungo anche il ministro Po letti per mettere a punto il piano sulla delega-la­voro la cui discussione ripren­de domani al Senato. E che al premier non dispiacerebbe ap­paiare al dibattito sulla scuola pubblica. La consultazione popolare, dunque, scatta dal 15 settembre al 15 novembre, poi, nella legge di stabilità," ci saranno le prime risorse e da gennaio gli atti nor­mativi conseguenti". Come si vede, non si va più di corsa ma "passo dopo passo" perché, di­ce lo stesso Renzi, "la scuola non si cambia con un decreto". Forse nemmeno con due.

Il premier: "Sarà

una svolta enorme"

Nel menu anche sgravi

fiscali alle private:

costerebbero centinaia

di milioni l'anno

SCUOLA, LA RIFORMA RENZI-GnMJNI

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il manifesto Oggi alle 10 si svela il mistero renziano Stamattina alle 10 il governo svela il •patto educativo• -Mn la riforma - sulla scuola. Si può discutere fino al 15 novembre, poi da gennaio si paìte. La mini­stra Giannini; •Vogliamo abolire gli scatti di anzianità degli inse­gnanti e basarti solo sul merito•. Dell'assunzione di lOOmila pre­cari, per ora, non c'è più tTaccia

CICCAREUI I PAGINA 2

Anni Scuola, svelato il mistero renziano

Alle 1 O di questa mattina pubblicate online le linee guida del «patto educativo» - non della «riforma» - proposto dal governo. Verranno discusse fino al 15 novembre

Roberto Clccàrelli

A Ile 10 di questa mattina il mistero renziano sulla scuola sarà rivelato. Sul si­

to passodopopasso.italia.it ver­ranno pubblicate le «linee gui­da» del «patto educativo»: «La buona scuola». E non chiamate­la «riforma della scuola», ha pre­cisato il presidente del Consi­glio. Le proposte verranno sotto­poste ad una consultazione pub­blica e online dal 15 settembre al 15 novembre. Nella legge di stabilità, ha annunciato ieri Ren­zi nella sua newsletter «EneWS>>, verranno inserite le «prime risor­se» e da gennaio il governo si è impegnato a produrre i primi provvedimenti legislativi.

«Proporremo agli insegnanti -ha spiegato - di superare il mec­canismo atroce del precariato permanente e della supplentite, ma chiederemo loro di accetta­re che gli scatti di carriera siano

basati sul merito e non sempli­cemente sull'anzianità: sareb­be, sarà, una svolta enorme». Il passaggio è sancito: dalla con­trattazione nazionale, e dalla carriera basata sull'idea di «ser­vi7Jo pubblico», si passerà alla «meritocrazia>•: un contratto vin­colante per l'individuo sia in ter­mini economico-finanziari (più lavori, più vieni valutato, più vie­ni pagato) che in termini morali (l'insegnante, o lo studente, non «bravi» non sono «eccellen­ti» e «efficienti», e quindi verran­no esecrati?).

Per fare questo sarà necessa­rio introdurre dosi massicce di valutazione per «misurare» i <<meriti» (e gli stipendi) di docen­ti e studenti (con le prove Inval­si). Ufficialmente per trasforma­re insegnanti e famiglie in «co­munità educanti», altra espres­sione renziana. Concretamente per delineare una società dei «controllh• e delle sanzioni per valutare e punire i meriti e i de-

meriti degli individui. «Quella che stiamo elaboran­

do non è l'idea di stabilizzare i precari - ha detto ieri da Bruxel­les il ministro dell'Istruzione Ste­fania Giannini - Quello che vo­gliamo fare è mettere fine a que- · sto metodo negativo che ha sof­focato la possibilità di crescita della scuola italiana. Bisogna ve­ramente cambiare il sistema e questo si abbina a un cambio delle regole del gioco».

L'esegesi di queste dichiara­zioni resta difficile perché con­trastano con lannuncio di «sta­bilizzare» 100 mila precari dal­le graduatorie ad esaurimento o abolire quelle di istituto. Tra le righe forse si vuole attrìbuire la «supplentite» (altra invenzio­ne linguistica di Renzi) ai do­centi precari che da anni dan­no una parvenza di normalità alla scuola italiana. Proprio co­me se fosse una malattia dei singoli, non una degenerazio­ne del sistema scolastico che

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precarizza 280 mila persone nelle graduatorie e 337.458 iscritte nella «terza fascia».

È anche probabile che il gover­no non abbia le risorse per fi­nanziare una simile impresa. Renzi ieri ha evocato il passepar­tout della «spending review», una coperta stretta utile per tut­te le stagioni. Qualora riuscisse nell'impresa, quella del gover­no sarà una nonnale attività di sostituzione al lavoro delle 90-100 mila persbne che an­dranno in pensione dal 2015 al 2022. Resta da capire, e non è detto che lo scopriremo questa mattina, il destino riservato ai precari che non rientreranno nella stabilizzazione-che-non­si-può-chiamare-stabilizzazio­ne. Si parla di una riforma del «reclutamento» dei docenti a partire dall'università. Un prov­vedimento reso necessario dal caos disumano prodotto dai pre­decessorì della Giannini (Gelmi­ni-Profumo-Carrozza) sull' abili-

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il manifesto tazione all'insegnamento dopo la chiusura nel 2007 delle Siss. Oggi è frazionato tra Ifa, Pas, senza dimenticare gli «idonei» o i «vincitori senza cattedrn» gene­rati dal «concorsone» del 2012.

Tra incognite e auspici, nel frattempo si pùò apprezzare la

portata ideologica dell'operazio­ne. la scuola, ha detto ieri Renzi, «è alfa e omega di tutto». Come nel 2008 con la riforma Gelmini, anche oggi la scuola - la cono­scenza e il suo rapporto con l'istrUJione tecnica e professiona­lizzante - vengono usati come lo

sfondo dove proiettare le ombre di un progetto neoliberale di so­cietà. In questa chiave si può in­terpretare la trasformazione dei dirigenti scolastici in manager di una scuola-azienda; l'introduzio­ne dell'inglese e dell'informatica («coding» così si esprime Renzi)

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sin dalle materne; il «modello te­desco» con stage e apprendistato a scuola (pallino della Gelmini, poi della Fornero, che riscuote mnsensi tra i sindacati). In atte­sa di capire come opererà I' «orga­nico fumionale a rete» prospetta­to ai neo-assunti o ai precari, al momento simile al «lavoro a chia­mata». Le fabbriche, come la scuola, funzionano già così.

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Cosa si deve fare e cosa no in dieci punti

Giorgio lsrael

N ell' attesa che dietro il fuoco di fila delle antici­pazioni si profili in mo­

do preciso il programma f:;O­vemativo per la scuola, provia­mo a dire in dieci punti che co­sa vorremmo per arrivare a un sistema scolastico migliore.

>Segue alle pagg. 2 e 3

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Cosa fare (e cosa evitare di fare) in dieci punti

Sono troppi i libri di testo presenti sul mercato Il merito non è fare più ore

Giorgio lsrael SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

1.Edilizia Un chiaro piano per l'edilizia scola­stica che precisi non solo l'entità delle somme mobilitate ma, soprat­tutto, i modi con cui saranno con­cretamente spese nei tempi più ra­pidi, semplificando le dinamiche vi­schiose degli appalti che in Italia af­fondano nel nulla le migliori inten­zioni.

2. Reclutamento Speriamo che sia vera l'intenzione e che esistano i mezzi per cancella­re le parole "precariato" e "Gae, Graduatorie a esaurimento", che tragicamente, invece di esaurirsi so­no continuamente alimentate da un mercato di punteggi con cui atti­vità di dubbia qualità contribuisco­no a tenere in vita un sistema inqua­lificabile. Le sanatorie non sono mai una bella cosa, ma il sistema dell'istruzione ha un disperato biso­gno di essere alimentato da proce­dure di immissione in ruolo secon­do regole normali, stabili, basate sul merito e riservate ai giovani.

3.Ricucire Ci attendiamo che a nessuno venga in mente di metter mano a qualche riforma "epocale" dei cicli, magari per realizzare un antico sogno di ve­der iscritto il proprio nome sulla ste­le delle riforme italiane del sistema dell'istruzione, dimenticando quanti tentativi smozzicati lo han-no dilaniato in modo incoerente. È importante una pausa di riflessio~ ne in cui si cerchi pazientemente d1 ricucire e migliorare senza ulteriori sperimentazioni "in corpore vili" e

senza riproporre, sotto nuove vesti, la demagogica ricetta delle "tre i" (internet, inglese, impresa).

4.licei E quindi ci attendiamo che si_ e:'iti.­no sforbiciate sulla durata dei 1Ice1, magari ispirate da una sconside~a­ta contrapposizione tra formazio­ne "pratica" e formazione "genera­le" e umanistica, tra tecnica e scien­za, come se non avessimo bisogno di entrambe e quindi di rilanciare alla grande sia gli istituti tecnici _e professionali che di preservare e rm­gliorare la qualità dei licei classici e scientifici.

5. Scuola~iaworo È del tutto sensato cercare di strin-gere dei rapporti tra scuole e impre­sa, e gli stages possono giocare un ruolo importante al riguardo. Ma se questo ruolo è evidente e facile ai livelli tecnico e professionale sareb­be pura demagogia spedire studen­ti del liceo classico o scientifico in qualche piccola azienda, magari a basso livello tecnologico - come purtroppo gran parte di quelle ita­liane ormai - anziché i primi in una biblioteca,inunmuseooinuncen­tro di scavi archeologici e i secondi in un'impresa ad alto livello tecno­logico.

6. libri Non pretendiamo che si possa im -porre un solo libro di testo di mate­matica per le primarie, come in Ci­na (peraltro migliore di tutti quelli circolanti in Italia), ma il dilagare, per ogni materia, di centinaia _di li­bri di testo diversi o riproposti con modifiche marginali - con enormi inutili spese - assume aspetti grotte­schi. Come procedere in una demo­crazia liberale? Per esempio, nomi­nando commissioni (come in USA) che bandiscano gare per la selezio-ne dei libri migliori e quindi incenti­vandone l'adozione.

7.Menotest Occorre invece vietare seccamente

addestrare al superamento dei test Invalsi. Questi test debbono servire a valutare la qualità degli apprendi­menti nelle materie ordinarie e non a valutare l'apprendimento dell' abi­lità a superare i test medesimi. Ciò deve collegarsi a un annullamento del ruolo dei test Invalsi come nuova materia che conta nella valutazione dell'esame di terza media, e a dismet­tere gli insani propositi di introdurre qualcosa di analogo nell'esame di maturità.

8. Ts:>N"il'!i6'11l.r'M~l"1> Dopo aver speso tanti quattrini per leLim (Lavagne Interattive Multime­diali, troppo spesso usate per vedere film o le ultime canzoni su YouTu­be), dovrebbe essere chiaro che sa~ rebbe stato meglio puntare su mezzi tecnologicamente meno caduchi, co­me i computer, e non dimenticare la robustezza tecnologica dei comunili­bri. Ci si attende cautela nell'introdur­re altri mezzi digitali confidando in proprietà salvifiche che non esistono.

9.~ois;te~ Verrà il momento di parlare con co­raggio e senza pregiudizi del soste­gno? Non certo per tagliare il soste­gno dei casi seri e autentici, ma per guardare in faccia i disastri che sono stati fatti con la legge suiDsa (Disturbi specifici di apprendimenti) e sui Bes (Bisogni educativi speciali) che han­no aggiunto alla dislessia patologie di dubbia esistenza come la "discalcu­lia" o la "disortografia", trasforman­do la scuola italiana in una gigantesca clinica in cui un numero crescente di alunni viene diagnosticato "disturba­to" e così aprendo percorsi di vera e propria irresponsabilità didattica.

10.Merito Quanto alla questione più difficile di tutte, la valutazione degli insegnanti, e l'introduzione di scale di merito nel­la carriera, nessuna persona seria può dichiararsi contrario ma occorre riflettere in modo serio e fuori da ogni demagogia. Il problema è il" come", e la difficoltà non si risolve nel modo

l'uso nelle scuole di "eserciziari" per più banale: premiando chi lavora di

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più. Se l'uovo di Colombo fosse l'idea di incrementare l'orario di apertura degli istituti in conformità a un'idea della scuola come centro di aggregazione sociale, e di premia­re i docenti che si impegnano di più nelle attività extra, ricevendo un giu­dizio positivo dei dirigenti scolastici e degli "utenti", allora - ammesso che si trovino le risorse per una siffat­ta operazione - non ci siamo pro­prio. Può benissimo accadere che, invece di migliorare la qualità degli insegnamenti e degli apprendimen­ti delle materie fondamentali, acca­da il contrario. Sono molti gli inse­gnanti (indiscutibilmente bravi) che paventano una situazione in cui sia premiato chi, anziché rompersi la testa sui "programmi" di base, mette in piedi progetti sul riscalda­mento globale, sull'accoglienza e sulla miriade di tematiche nobilita­te dall'appartenenza alla categoria del "politicamente corretto", e ulte­riormente nobilitate dalla loro pre­sentazione digitale (video, power point, ecc.); e paventano che ciò va­da a scapito degli apprendimenti lin­guistici, matematici, storici, lettera­ri, scientifici di base. Ed è tutt'altro che sospettoso temere che siano pe­nalizzati gli insegnanti "tradiziona­li", meno ligi alla dogmatica delle "competenze", della didattica alter­nativa e al feticismo dei test, senza che questo significhi che siano i peg­giori: potrebbero essere tra i miglio­ri. Non si tratta di timori campati in aria. Basta vedere come sono state ridotte le nostre scuole primarie, un tempo declamate come le migliori del mondo, che fanno disperare le famiglie che vorrebbero vedere i pro­pri bambini tornare a casa avendo appreso qualcosa, mentre sono sem­pre più un emporio di "attività" di­sperse e dispersive che consegnano alle secondarie di primo grado alun­ni con drammatiche carenze orto­grafiche, lessicali e matematiche (magari diagnosticate come Dsa). Se si pensa di esportare tale modello ai livelli superiori, anziché correg­gerlo a quello primario, allora non c'è da essere profeti per prevedere i risultati che avremo di fronte tra un certo numero di anni.

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I divari nell'istruzione in Italia

Piemonte

Valle d'Aosta

Liguria

Lombardia

Bolzano

Trento

Veneto

Friuli V.G.

Emilia R.

Toscana

Umbria

Marche

Lazio

Abruzzo

Molise

Campania

Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Centro nord

Mezzogiorno

Asili nido

Bambini entro i 3 anni presi in carico(%)

4,6

16,3

ITALIA 12,3

~ Nonètempo per l'ennesima riforma epocale ora serve una pausa di riflessione e ricucitura

e 1/ ompetenza) .. a 15 anni ;r Test Invalsi matematica al livello più basso (1 o inferiore)%

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Quota % di giovani che abbandonano prematuri mente gli studi

il!!!!ll!ll! 21, 1

Popolazione % tra i 30 e i 34 anni che ha un titolo di studio universitario

+.:.e.n-time..tri

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Asili, dispersione e matematica ecco dove il Sud rimane indietro Nessun'area d'Europa è così lontana dagli obiettivi

Marco Esposito

Conoscenza. La parola chiave nella strategia che si è data l'Europa per il 2020 ha molto a che fare con l'istru­zione. Senza conoscenza, senza un'elevata percentuale di persone laureate, non c'è sviluppo economi­co e sociale possibile. Se questa è la direzione di marcia, il Mezzogiorno d'Italia rappresenta oggi il territorio d'Europa che, in modo quasi speri­mentale, evidenzia cosa «non» si do­vrebbe fare.

Il primo, colossale, divario, si ha sugli asili nido e i servizi per l'infan­zia. Un piccolo su tre, secondo la Ue, dovrebbe frequentare gli asili nido e ciò non soltanto per consentire a en­trambi i genitori di lavorare, ma per­ché la scolarizzazione precoce non è intrattenimento ma il primo tassello della formazione. Con risultati che, secondo doversi studi, sono riscon­trabili alle elementari.

Nessuna regione italiana, neppu­re l'Emilia Romagna, raggiunge il mi­tico 33% indicato dall'Europa per i piccoli entro i tre anni. Ma mentre l'Emilia è al 25% (quindi prende in carico un bambino ogni quattro) la Campania è al 2% e il Sud nel suo in­sieme al 5%.

Il Mezzogiorno, quindi, sconta una «falsa partenza» del proprio siste­ma scolastico, visto che la maggioran­za dei bambini arriva sui banchi del­la scuola primaria senza essere mai stato in un'aula. I test dell'Invalsi e i confronti internazionali dei report Ocse-Pisa, in effetti, segnalano un dif­ferenziale di competenze sin dalle prime ;ilevazionI, ma quel che è più grave e che al crescere degli anni di studio cresce anche il divario fra ira -gazzi che frequentano le scuole del Mezzogiorno e quelli del resto d'Ita­lia, anzi del resto del mondo.

Sull'efficacia dei test come misu -ratori oggettivi di competenze, va se­gnalato, c'è molto dibattito. Però al-

meno in una materia, lama tematica, la formula dei quesiti è un efficace strumento di valutazione.

A 15 anni d'età, un campione di studenti di tutto il mondo è sottopo­sto a una serie di test per confrontar­ne le competenze. In base alle rispo­ste fornite, i ragazzi sono divisi in sei livelli di competenza matematica e si considera minimo sufficiente il livel­lo 2, mentre i livelli 5 e 6 sono gli eccel­lenti. Ebbene: l'Italia nel suo insieme vede appena il 10% di eccellenti (con­tro il 15% in Germania e il 19% in Bel­gio e Olanda), mentre sono quasi il 25% quelli che si ritrovano al livello di competenza 1 se non addirittura inferiore al livello 1. E i divari regiona -li sono fortissimi: i geni in matemati­ca sono appena il 4,5% e il 2,5% in Sicilia, ovvero valori pari alla metà o a un quarto del già mediocre stan­dardnazionale. Per contro gli incom­petenti in matematica al Sud dilaga -no al 34,5% con un picco del 45% in Calabria. Frequentare regolarmente la scuola e non raggiungere le compe­tenze minime nel far di conto è il se­condo fallimento del sistema scolasti­co del Sud.

Il terzo punto dolente, collegato per certi aspetti al precedente, è il fe­nomeno della dispersione scolasti­ca, intesa come abbandono prematu­ro degli studi prima di conseguire un titolo anche professionale. L'Europa ~a inse~ito un target ben preciso per 112020: 1110%. Ma tre regioni italiane -la Campania, la Sicilia e la Sardegna - perdono per strada oltre un quinto dei ragazzi in età di studio, persone destinate a vivere ai margini della vi­ta sociale ed economica.

Non stupisce, a questo punto, che anche l'obiettivo finale della società della conoscenza prospettata dall'Eu -ropa sia clamorosamente mancato nel Mezzogiorno. Il target è il 40% di laureati, definiti come quota della po­polazione fra i 30 e i 34 anni con un titolo di studio universitario in tasca.

L'obiettivo del 40% di trentenni laure­ati appare agli occhi di un italiano particolarmente ambizioso, al punto che lo stesso governo ha annunciato come obiettivo nazionale il 26%. In realtà, di tutti i target fissati dalla Ue peril2020, quello dei laureati è l'uni­co a portata di mano perché nel 2013 il livello medio registrato nel 28 paesi dell'Unione europea era il 37%. Gia oggi, oltre la metà delle persone con 30-34 anni in Lussemburgo, in Irlan­da e in Lituania è laureata. Valori so­pra il 40% fissato per il 2020 sono regi­strati nel 2013 in Belgio, Cipro, Dani­marca, Estonia, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Lettonia, Olanda, Po­lonia, Slovenia, Spagna, Svezia. La Germania è sotto la media Ue con il 33%. L'Italia è semplicemente ventot­tesima su 28, con appena il 22. In tale

1137% dei trentenni ha un titolo universitario mentre in Campania il16,6%

quadro scorag­giante, nessuna regione italiana brilla e la stessa Emilia Romagna si ferma al 29%. Tuttavia sembra esserci una rela -zione tra la buo­na partenza del sistema scolasti­co emiliano per l'infanzia e il ri-sultato al termi­

ne del ciclo di studi. Per i laureati il Sud conferma il

peggio: ci sono cinque regioni che non arrivano neppure a quota 20% e sono Calabria (18,5%), Puglia ( 18,4% ), Sicilia e Campania (affianca­ta al 16,6%) e Sardegna (15,6%). Non esiste in Europa un'altra area così lontana dalla civiltà della conoscen­za. E, guarda caso, Calabria, Puglia, Sicilia e Campania sono anche le quattro con il più basso tasso di occu -pazione su 260 regioni europee. Chi non lavora, non fa l'amore, cantava Adriano Celentano. E, oggi più che mai, chi non studia non lavora.

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Calabria

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Sardegna

Centro nord

Mezzogiorno

ITALIA

Asili nido

Bambini entro i 3 anni presi in carico(%)

::::::I 16,3

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12,3

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a 15 anni 'J\ Test Invalsi matematica al livello più basso (1 o inferiore)%

Quota % di giovani che abbandonano prematuri mente gli studi

••• 21,1

Popolazione % tra i 30 e i 34 anni che ha un titolo di studio universitario

••• 18,5

Eilii1116,6 1111115,6

•••123,8 +.:.e.ntime.tri

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1\rriva la riforn1a della scuola ~ila senza soldi è a rischio flop

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Renzi vuole fare scuola E boccia la supplentite

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ndhi dv~ ìl ministri di dia onli1w al''"''"'"'"''

:Son h;u;tlum i hunni 1wopnsiti. ;;1illll >ic·uul1~ è ;in lmçi.:·,1~J'"' peki· ri1...,uJ1~1:c tl I'l~1m1<.:r, "!'!li1li;1 !rn

Vf"nf.-uud ni:vn ~·nnM" 1''.~·tt,.-;~n lft-t) ~;:ittn i dt'i:rt:tì aauafr>'i ,,,,~111 dd:lu S.la· 111 •l· ],, h1!1"l'Vfa!11 tki O ftli t'll11'H"IH1f dd L'l tttliJ1 snnì c•.1m1· t'aw,im11J

k' ma·1:~tt'l' dc:m1mt"uL hv*:&'!oimti dì Hl'\ll}la ·'llfll'tiori::' ''·' dH• "PIMl lnn,;rwiti .. 11t1' 1.:1.imu.11i1i\ l'd11<:1u•W Lil f"i,

vr:ilt~t.Ì<lH>!' Jll.l baMK> .. dtH'lq'U•t\ ~f!,'111 bn'4 ~~~{~("N~ l'i1fol'! jlo'.l"rtiu111· dd pnr .... Rl"l'to '"N!1.l1mo a.i•thi• ~e il !'1''1bl~mil di fondo r•:.'à.tm\i 1,:'fmmnq11•.: i ft~1~dì, ~·1;\ldi

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Copie in nostro possesso di cattiva qualità

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LANOTiZiA --------- GIORNAllll-

Emergenza dirigenti Più di mille istituti.

al via senza una guida

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Lavoro e previdenza

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COBBIEBE DELLA SEBA

li lavoro nelle grandi imprese GLI OCCUPATI {aÌ netto della cassa integrazione)

Variazioni tendenziali rispetto a dodici mesi prima

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GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET on NOV DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU

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2013

LA RETRIBUZIONE LORDA MEDIA ORARIA Variazioni tendenziali rispetto a dodici mesi prima

7,6

5,2 4,4

-0,3 -0,5 -0,6

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET on NOV DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU

2013 D'ARCO

Data 03-09-2014 Pagina 13 Foglio 2 / 2

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nuova normativa in un'area ·abbastan­za ampia (chessò Yitalia settentriona­le) e per un periodo di tempo signifi­cativo (tre anni). Dopo, a e'sperimento concluso, sì potrebbe decidere defini­tivamente, con ragione di .causa. Pur­troppo nessuno ®gli attuali difensori (putativi) dell'art. 18,Vµol rischiare di ve<lére come andreJ;)be a finire. Perche, se si scoprisse chefart.18 punisce, più che avvantaggiare, tutti i lavoratori prjvati, verrebbe meno una bandiera che, fin che c'è, si può agitare con più risultati demagogici•che non con un ragionamento. •

· · · l>ierluigi.Magnasebi ---:.©Riprod!l.ZWntrnervata--8

Data 03-09-2014 Pagina 1 Foglio 2 / 2

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Data 03-09-2014 Pagina 30 Foglio 1

Extracomunitari, legittima l'esclusione dal pubblico impiego

Gli extracomunitari regolari non sono ammessi al pubblico im­piego, almeno prima della riforma attuata con la legge europea del 2013. A fare chiarezza sulla questione è intervenuta la Cor­te di cassazione che, con la sentenza n. 18523 del 2 settembre 2014, ha sottolineato come con le vecchie norme anche gli stra­nieri di paesi terzi non fossero ammessi ai concorsi pubblici e soprattutto come la disposizione non fosse discriminatoria. La vicenda riguarda un concorso pubblico indetto nel 2011, prima dell'ultima legge europea. Una donna albanese, regolarmente soggiornante in Italia e invalida, era stata esclusa dalla com­petizione per l'assunzione al ministero dell'economia e delle finanze. Aveva quindi impugnato il provvedimento sostenendo la discriminazione contenuta nelle norme. Il tribunale e la Corte d'appello hanno respinto le rimostranze con decisione resa ora definitiva dalla sezione lavoro della Suprema corte. In senten­za i giudici di legittimità hanno chiarito che, diversamente da quanto avviene in tema di provvidenze assistenziali, in caso di accesso al lavoro è lasciata al legislatore una più ampia possibi­lità di contemperare opposte esigenze tutte costituzionalmente rilevanti. Se, quindi, nel lavoro privato opera pienamente la parità di trattamento tra cittadini italiani, comunitari ed ex­tracomunitari, con riguardo agli impieghi pubblici trova spazio la valutazione della particolarità e delicatezza della funzione svolta alle dipendenze dello stato (e in particolare, nel caso in esame, del ministero dell'economia e delle finanze che gestisce uno degli aspetti peculiari e individualizzanti della politica na­zionale), differenze che tutt'ora giustificano la preferenza per i

cittadini italiani e, in virtù del particolare legame internazio­nale che lega l'Italia agli altri paesi della Ue, per quelli co­munitari e ad essi equiparati. A dirimere una volta per tutte la questione è intervenuta la legge europea del 2013 che, all'articolo 7, ha chiarito come ora siano ammessi al pubblico impiego gli extracomunitari con permesso di soggiorno a lungo periodo, i rifugiati po­litici o i titolari di protezione sussidiaria.

Debora Alberici

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IL SECOLO XIX Data 03-09-2014 Pagina 2 Foglio 1

PUBBLICO IMPIEGO, RESTA IL BLOCCO DEI SALARI RUGHETTI: «NON SI PUÒ DARE TUTTO A TUTTI» ••• ROMA. «Il governo deve fare delle scelte» e «non si può dare tut­to a tutti». Così il sottosegretario al­la Pa, Angelo Rughetti, sul rinnovo del contratto per i dipendenti pub­blici. La proroga del blocco, quindi, sembra avvicinarsi sempre di più. Anche il 2015 si appresterebbe ad essere archiviato come un anno di "vacche magre" per gli statali, che non godono più di aumenti salariali dal 2010. Lo stop, sottolinea il nume­ro due del ministero della Pa, «re­sta» se il «Def non cambia». Manca

quindi poco meno di un mese per scegliere e soprattutto per racco­gliere circa 7 miliardi di euro (a tanto ammonterebbe le risorse necessarie per il rinnovo triennale). Ma non è il solo capitolo aperto, un altro fronte riguarda la mobilità ob­bligatoria, dopo il via libera al di­mezzamento di distacchi e permessi sindacali i dipartimenti della Pa sono a lavoro sul trasferimento dei dipen­denti da una sede all'altra, nel raggio dei 50 chilometri. A breve l'incontro tra il ministro Madia e i sindacati.

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Il Sole?]{! mmrn

BCE E CRESCITA

Le armi di Draghi ele attese dei mercati di Alessandro Merli

I. 1 discorso del presidente del­la Banca centrale europea,

. Mario Draghi, a J ackson Hole dieci giorni fa è stato giustamen­te giudicato un discorso impor-

tante, persino un punto di svolta nel Draghi-pensiero. Forse l'aspetto più significativo è il rico­noscimento esplicito, quasi per la prima volta, che non di sole po­litiche dell'offerta vive l'uomo, e che l' eurozona soffre anche di do­manda insufficiente. E questa va sanata con la politica monetaria, ma anche con la politica fiscale (pur con l'ovvio richiamo al ri­spetto delle regole vigenti), os­servazione inaudita da uno degli ideatori del "fiscal compact" e che dà la misura della percezio­ne della gravità della situazione dal punto di vista di Draghi.

I mercati finanziari si sono concentrati però soprattutto su una frase che non era nel testo originario e che Draghi ha ag-

L'EDITORIALE

Alessandro Merli

Le anni di Draghi e le attese dei mercati • '-m1tim1a da pagina 1

Epossibile quindi che giovedì, se Draghi non dovesse

annunciare nè il Qe, nè un taglio dei tassi (nonostante nuove previsioni dello staff della Bee che rivedranno al ribasso quelle ormai palesemente ottimistiche di giugno), i mercati abbiano un contraccolpo. Molti operatori hanno già cominciato a riaggiustare le proprie posizioni in questi giorni. Ma questo risponde alla normale dialettica fra la Bee e i mercati, dove la dinamica accelerata di questi ultimi sembra spesso sopravanzare il passo più flemmatico della prima. E delle tre frecce della Abeonomics all'europea (stimolo fiscale, riforme

strutturali, stimolo monetario), come nota l'economista Gavyn Davies nel suo blog per il "Financial Times", solo l'ultima è nelle mani del presidente della Bee, ma non è detto, conclude lo stesso Davies, che il consiglio gliela lasci usare.

Lo stesso Draghi è di certo riluttante a imboccare la strada di un Qe che prevede l'acquisto di titoli pubblici, ben sapendo che questo gli scatenerebbe contro una guerra senza quartiere in Germania, nonostante anche l'economia tedesca abbia frenato fino alla stagnazione. Così riluttente che due delle misure annunciate a giugno (la liquidità alle banche condizionata al credito all'economia reale, le cosidette Tltro, e l'acquisto di titoli cartolarizzati, Abs) sono state costruite entrambe in modo da ovviare, se possibile, alla necessità di lanciare il Qe sui titoli pubblici. E non hanno ancora lasciato i blocchi di partenza. Con la prima ormai imminente (anche se i suoi effetti richiederanno qualche tempo per essere valutati), è ipotizzabile che domani Draghi, oltre alle consuete rassicurazioni di esser pronto a far di più, ci lasci con qualche certezza in più riguardo alla seconda.

giunto al momento di pronun­ciarla: e cioè che le aspettative sull'inflazione a cinque anni (l'in­dicatore che l'Eurotower segue più da vicino) sono scese abba­stanza bruscamente, per la pri­ma volta sotto l'obiettivo del 2%.

E ha aggiunto che il calo è stato ancora più pronunciato sulle sca­denze più brevi. Dato che la Bee ha ossessivamente ripetuto. in questi mesi di inflazione in disce­sa, fino allo 0,3% di agosto, che le aspettative continuavano a esse­re "ancorate" all'obiettivo di lun­go termine, le parole di Draghi so­no state considerate come il se­gnale di una sicura azione della Bee alla prossima riunione di consiglio, domani a Francoforte. Tanto più che in passato il ban-

r,\:J RlPROfJU!iONf. RfSERVATA

Data 03-09-2014 Pagina 1 Foglio 1

chiere centrale italiano aveva esplicitamente fissato l'asticella per l'avvio del quantitative ea­sing ( Qe ), cioè dell'acquisto di ti­toli, privati e pubblici, al punto in cui le aspettative d'inflazione si fossero "disancorate". I mercati si sono quindi convinti che l'av­vio del Qe potesse essere immi­nente. Una minoranza ha invece ritenuto che per il momento la Bee potesse procedere a un ulte­riore taglio dei tassi dopo quello di giugno, anche se lo stesso Dra­ghi ha osservato in passato che «siamo già praticamente a ze­ro». In un modo o nell'altro, que­sta lettura ha contribuito a pro­lungare il ribasso dell'euro inizia­to a giugno, effetto nient'affatto indesiderato all'Eurotower.

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la Repubblica

Portafoglio gonfio perii popolo dei fondi risparmi a 1460 miliardi Nuovo record del patrimonio gestito da banche eSgr in sei mesi raccolti 60 miliardi, volano i titoli del settore

VITTORIA PULEDDA iflussidirisparmiodellefamiglie mento nel secondo trimestre ri­-le banche -e nello stesso tempo spetto al primo). poche opportunità di investi­

MILANO. Un altro dato-boom per mento "facili", che tanto a lungo l'industria del risparmio gestito: hanno catalizzato le. scelte dei nel secondo trimestre del 2014 Bot-people. Tra l'altro, nota Pro-secondoinumeridiAssogestioni meteia nella sua.newsletter l'A sonostatiraccolti31miliardi(al tlante, il prossimo arrivo delle netto dei riscatti) in fondi comu- aste Bee di Titro dovrebbe allen-ni, ·gestioni di portafoglio con tareulteriormentelanecessitàdi quote di fondi, gestioni previ- fare raccolta presso la clientela, denziali e gestioni assicurative da parte degli istituti di credito. (sempre contando i fondi comu- Dunque, per i fondi comuni ci so-ni compresi nel portafoglio, ov- no le condizioni di sistema per viamente). Ebbene, tutto il mon- continuare a crescere: in Europa, do del gestito ha portato a casa i prodotti gestiti (comprensivi poco più di 30 miliardi in un tri- deiprodottiassicurativiepensio-mestre e poco più di 60 nei primi nistici) rappresentano il 40% del sei mesi 2014, praticamente portafoglio finanziario delle fa-eguagliando il risultato dell'inte- mi glie, mentre in Italia siamo co-ro 2013 (quando la raccolta net- munqueal26,5%,nonostantegli tadel settore era stata pari a 62,6 ultimi dati sul risparmio gestito. miliardi). Altrettanto record è il Guardando più da vicino i ri-patrimonio complessivo, che ha sultati del secondo trimestre toccatolasogliadi 1.460miliardi 2014, i fondi comuni hanno por-( 1.392 il trimestre precedente). tato a casa un bottino netto pari a Anche i risultati relativi ai mesi 18,32 miliardi, dove la parte del estivi (ancora non noti a livello leone l'hanno fatta i fondi flessi­aggregato di settore) dovrebbe- bili, con una raccolta netta pari a ro confermare il buon andamen- 11, 1 miliardi. Dainizioanno, que­to del primo semestre, che ieri in sta categoria di fondi ha totaliz­Borsa si è avvantaggiato dei ri- zato 23, 7 miliardi di sottoscrizio­sultati (la migliore è stata Me- ni al netto dei riscatti, seguita (a diolanum, +2,95%. distanza) dagli obbligazionari,

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Data 03-09-2014 Pagina 25 Foglio 1

Gli scarsi rendimenti dei titoli di Stato spingono a cercarenuove forme di investimento

Decisiva anche la strategia delle banche che cercano più utili da commissioni

,7 I FLESSIBILI E' la categoria che ha raccolto di più

47, o IL PATRIMONIO I fondi obbligazionari restano i più "pesanti"

7 o DALL'ESTERO E' il patrimonio dei prodotti stranieri

«Ci sono almeno tre ragioni che hanno portato a casa 13 mi­che spiegano il boom del rispar- liardi netti nel semestre, nono­mio gestito -dice Piermario Mot- stante il calo dei rendimenti dei ta, ad di Banca Generali - i tassi bond (tuttora rappresentano il sempre più compressi sui titoli 4 7% del patrimonio complessivo governativi, che rendono quasi dei fondi comuni). L'unica cate­obbligatorio cercare alternative goriachehailsegnomeno,daini­di investimento; le banche che zioannoadoggi,èquelladeifon­vanno alla ricerca di utili, facen- di monetari, che ha avuto riscat­do commissioni sui fondi e, infi- tinetti per 4,3 miliardi (i tassi co­ne, laminore pressione afarerac- sì compressi sul breve termine colta diretta, sempre da parte hanno evidentemente tenuto al­delle banche, perché in questo la larga i risparmiatori), mentre momento non hanno bisogno di i fondi azionari hanno ricevuto

Continua la lunga fase positiva del risparmio gestito in Italia

cercare liquidità dai clienti». sottoscrizioni nette per 4, 1 mi-Dunque, meno pressione da par- liardi di euro (sempre positiva tedichinotoriamenteintercetta nel semestre, ma in rallenta-

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Data 03-09-2014 Pagina 17 Foglio 1

Wall Street, in arrivo ondata di lpo QUOTAZIONI NEW YORK Saràunannorecordper i collocamenti azionari a Wall Street. Tra i grandi sbarchi attesi sul mercatò, oltre al colosso cine­se dell'e-commerce Alibaba, c'è il leader dei prestiti Lending Club, il re dell'immobiliare commercia­le Paramount Group, la startup nello storage online Box Inc, e la nuova Fca-Fiat Chrysler. Ad ago­sto il numero delle Ipo (188) è au­mentato del 44% rispetto all'anno scorso e da inizio anno sono stati raccolti 46,4 miliardi sul merca­to: il massimo dal 2000. Le socie­tà, spiegano gli analisti, vengono collocate a prezzi ottimistici, con multipli mediani pari a 8,2 volte i

fatturato dell'ultimo anno rispet­to a multipli di 3,6 nei dodici anni scorsi. Anche escludendo azien­de spesso quotate ad elevati mul­tipli quali le biotech, il rapporto prezzo/vendite è di 4,2.

LA SVOLTA CON ALIBABA Gli analisti sottolineano poi che i rally delle matricole appaiono più convincenti del passato, per­ché spesso le aziende che sbarca­no in Borsa sono più solide al con­fronto con ondate di collocamen­ti di fragili gruppi Internet nei precedenti due decenni. Il vero colpo, come accennato, arriverà con l'Ipo di Alibaba, il cui road show partirà la prossima settima­na. Il colosso cinese potrebbe rac­cogliere fino a 26 miliardi di do!-

lari, con una valutazione della so­cietà di 220 miliardi di dollari. Con questi numeri si tratterà dell' Ipo più grande della storia ameri­cana e. del mondo, superiore ai 22,I miliardi di dollari raccolti dall'altra cinese che per ora detie­ne il titolo di maggiore quotazio­ne al mondo, Agricultural Bank of China. Un'offerta talmente grande - osserva The Wall Street Journal - che le banche stanno po­sticipando altre quotazioni sulla scia di timori che potrebbero es­sere offuscate. Inoltre le banche ritengono l'Ipo di Alibaba un test per misurare l'appetito del mer­cato verso le Ipo tecnologiche: se Alibaba farà bene nel primo gior­no di scambi, potrebbe dare il via a una stagione delle Ipo hitech.

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