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I l recupero del relitto della Costa Con- cordia è la più complessa operazio- ne avvenuta al mondo di questo tipo per la stazza della nave e per le difficoltà superate. Ci sono state altre operazioni di recupero di relitti con tecniche simili al “parbuckling” e sono state svolte preva- lentemente dalla Marina Militare Italiana. Questo articolo vuole ricordare cronolo- gicamente le imprese che ai loro tempi impressionarono il mondo. Il parbuckling, utilizzato per ruotare la na- ve Concordia, è una tecnica diffusa nell'800 che i marinai utilizzavano per ca- ricare e scaricare sulle navi merci pesan- ti come cannoni e barili. Pare che questo metodo di rotolamento inizialmente sia stato utilizzato dai muratori per muovere grandi pietre nella costruzione di edifici. Successivamente praticato dai marinai che riuscivano così a far salire o scende- re dal bordo pesanti merci, facendole scorrere su un piano inclinato o lungo una superficie verticale. Era un dispositivo molto semplice che prevedeva l’impiego di cordame robusto fatto scorrere intorno a bitte sul molo. Quindi le due estremità della corda venivano fatte passare attor- no all'oggetto e portate al di sopra di que- sto. Così ad esempio il cannone da solle- vare a bordo della nave veniva avvolto dalle due estremità della corda e con ma- novre attente i capi della corda venivano allentati o tirati secondo necessità. È dal novecento che il nome parbuckling viene utilizzato per indicare le operazioni di re- cupero delle navi affondate su bassi fon- dali. Il primo precedente risale a dopo la prima guerra mondiale. Nel 1921 infatti avviene il recupero della corazzata Leonardo da Vinci danneggiata e capovolta nel fonda- le del porto di Taranto dall’agosto del 1916, a seguito di un’esplosione attribuita a sabotaggio. Tra i vari progetti viene scelto quello del Tenente Generale del Genio Navale Ed- gardo Ferrati. La nave, posta in galleggia- mento con dei cilindri di spinta nel bacino dell’Arsenale di Taranto dopo essere sta- ta alleggerita delle pesanti torri corazza- te, viene rimorchiata in Mar Piccolo e lì, con l’utilizzo di millecinquecento tonnella- te di catene ed oltre 800 tonnellate di ac- qua collocate sul suo lato destro, viene capovolta. Questa straordinaria impresa viene completata in due anni e mezzo, con l’impiego di circa 150 operai dell’arsenale e ditte civili. Anche in questo caso come nel recupero della Costa Concordia ha perso la vita un sommozzatore palomba- ro. Il costo totale dell’impresa è stato cal- colato in un milione di lire. Durante le ope- razioni di recupero viene ritrovato il cofa- no contenente la bandiera di combatti- mento dell'unità, un po’ stinta e lacerata ma complessivamente ancora in buono stato. Il cofano e la bandiera sono conser- vati a Roma al Sacrario delle Bandiere del Vittoriano. Abbandonato il progetto della riparazione completa della corazzata es- sa viene venduta per la demolizione nel maggio 1923. Il 17 febbraio 1941 la nave ospedale Teve- re, in missione in Libia nella rada di Tripo- li, urta una mina posata qualche tempo prima da velivoli della Fleet Air Arm di Malta. Nell’esplosione muoiono quattro uomini e si apre una grossa falla che se- gna la sorte della nave. Nonostante i tan- ti tentativi di tenerla a galla la nave ospe- dale, spezzata in chiglia, si posa sul bas- so fondale sbandata sulla dritta. Data la scarsa profondità delle acque vengono avviati i lavori di recupero della nave con il tamponamento della falla e procedendo con l'impiego di palombari a sigillare gli oblò e le altre aperture som- merse. Nell’aprile del 1941 il relitto del Te- vere viene sollevato, riportato a galla e ri- morchiato dentro il porto di Tripoli. Ma an- che questa nave non tornerà in servizio perché il 20 gennaio 1943 in previsione 14 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015 Capovolgimenti Recupero di relitti in basso fondale Dalla corazzata Leonardo da Vinci alla Costa Concordia Daniele Busetto scrittore di mare Nella foto in alto, accanto al titolo, la copertina della Domenica del Corriere del 1919 sul recupero della Regia corazzata Leonardo da Vinci 1921. Il Leonardo da Vinci rovesciata nell’Arsenale di Taranto della caduta in mano britannica di Tripoli, la nave Tevere viene minata e fatta salta- re in aria. Il parbuckling viene utilizzato ancora nel secondo conflitto mondiale per recupera- re le navi da guerra americane Oglala, Ok- lahoma e Utah, colpite dalle bombe du- rante l'attacco a Pearl Harbour. Le autorità della base di Pearl Harbor danno il via al recupero della USS Oklaho- ma nel luglio 1942. Dopo più di un anno di lavoro per ruotarla e farla galleggiare, la nave viene rimorchiata in un bacino di ca- renaggio. Radiata ufficialmente dai ranghi dell'US Navy nel 1944, l'Oklahoma viene privata dei cannoni e della sovrastruttura. Nel 1947, venduta alla Moore Drydock Company di Oakland in California, è in na- vigazione di trasferimento rimorchiata da due unità apposite, l’Hercules e il Monar- ch, ma verso la base delle Hawaii imbar- ca acqua iniziando a trascinare con lei le due navi verso il fondo marino. Grazie al- l'accorgimento che i due capitani dei ri- morchiatori avevano preso prima della partenza, vengono allentati i cavi da ri- morchio e rilasciati permettendo sia al- l'Hercules che al Monarch di evitare l'affondamento. Nel 1942 la US Navy decide di recupera- re e riparare anche il posamine USS Ogla- la, lavoro complesso per la scarsa stabi- lità della nave capovolta. Diciotto subac- quei riescono, dopo quasi 2000 ore sott'acqua, a preparare il recupero del suo guscio, tagliando strutture e catene. Dieci pontoni di salvataggio riescono a ri- portare la nave in posizione verticale mentre al suo interno viene pompata aria per alleggerirne il carico. Un primo par- buckling nell’ aprile 1942 non riesce per scollegamento delle catene tiranti, il suc- cesso arriva al secondo tentativo dodici giorni più tardi ma durante i tentativi per il suo innalzamento e galleggiamento defi- nitivo subisce un grave incendio. Il com- pletamento del suo recupero è diventato leggenda tra soccorritori marini. Succes- si di raddrizzamento riportati fanno tenta- re il parbuckling ad un’altra unità statuni- tense, la corazzata USS Utah, affondata durante l’attacco giapponese. Per il suo recupero vengono utilizzati 17 argani con tiranti. Ma gli sforzi tecnici non vanno a buon fine e la nave, ruotata di 38 gradi ri- spetto al piano orizzontale, scivola sul fondale. Vi saranno altri vani tentativi per 15 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015 Il parbuckle Lo scafo del Leonardo da Vinci durante e dopo il suo raddrizzamento nell’Arsenale di Taranto

Recupero di relitti in basso fondale - marinaiditalia.com · Recupero di relitti in basso fondale Dalla corazzata Leonardo da Vinci alla Costa Concordia Daniele Busetto scrittore

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I l recupero del relitto della Costa Con-cordia è la più complessa operazio-ne avvenuta al mondo di questo tipo

per la stazza della nave e per le difficoltàsuperate. Ci sono state altre operazioni direcupero di relitti con tecniche simili al“parbuckling” e sono state svolte preva-lentemente dalla Marina Militare Italiana.Questo articolo vuole ricordare cronolo-gicamente le imprese che ai loro tempiimpressionarono il mondo.Il parbuckling, utilizzato per ruotare la na-ve Concordia, è una tecnica diffusanell'800 che i marinai utilizzavano per ca-ricare e scaricare sulle navi merci pesan-ti come cannoni e barili. Pare che questometodo di rotolamento inizialmente siastato utilizzato dai muratori per muoveregrandi pietre nella costruzione di edifici.Successivamente praticato dai marinaiche riuscivano così a far salire o scende-re dal bordo pesanti merci, facendole

scorrere su un piano inclinato o lungo unasuperficie verticale. Era un dispositivomolto semplice che prevedeva l’impiegodi cordame robusto fatto scorrere intornoa bitte sul molo. Quindi le due estremitàdella corda venivano fatte passare attor-no all'oggetto e portate al di sopra di que-sto. Così ad esempio il cannone da solle-vare a bordo della nave veniva avvoltodalle due estremità della corda e con ma-novre attente i capi della corda venivanoallentati o tirati secondo necessità. È dalnovecento che il nome parbuckling vieneutilizzato per indicare le operazioni di re-cupero delle navi affondate su bassi fon-dali.Il primo precedente risale a dopo la primaguerra mondiale. Nel 1921 infatti avvieneil recupero della corazzata Leonardo daVinci danneggiata e capovolta nel fonda-le del porto di Taranto dall’agosto del1916, a seguito di un’esplosione attribuitaa sabotaggio. Tra i vari progetti viene scelto quello delTenente Generale del Genio Navale Ed-gardo Ferrati. La nave, posta in galleggia-mento con dei cilindri di spinta nel bacinodell’Arsenale di Taranto dopo essere sta-ta alleggerita delle pesanti torri corazza-

te, viene rimorchiata in Mar Piccolo e lì,con l’utilizzo di millecinquecento tonnella-te di catene ed oltre 800 tonnellate di ac-qua collocate sul suo lato destro, vienecapovolta. Questa straordinaria impresaviene completata in due anni e mezzo, conl’impiego di circa 150 operai dell’arsenalee ditte civili. Anche in questo caso comenel recupero della Costa Concordia haperso la vita un sommozzatore palomba-ro. Il costo totale dell’impresa è stato cal-colato in un milione di lire. Durante le ope-razioni di recupero viene ritrovato il cofa-no contenente la bandiera di combatti-mento dell'unità, un po’ stinta e laceratama complessivamente ancora in buonostato. Il cofano e la bandiera sono conser-vati a Roma al Sacrario delle Bandiere delVittoriano. Abbandonato il progetto dellariparazione completa della corazzata es-sa viene venduta per la demolizione nelmaggio 1923.Il 17 febbraio 1941 la nave ospedale Teve-re, in missione in Libia nella rada di Tripo-li, urta una mina posata qualche tempoprima da velivoli della Fleet Air Arm diMalta. Nell’esplosione muoiono quattrouomini e si apre una grossa falla che se-gna la sorte della nave. Nonostante i tan-ti tentativi di tenerla a galla la nave ospe-dale, spezzata in chiglia, si posa sul bas-so fondale sbandata sulla dritta.Data la scarsa profondità delle acquevengono avviati i lavori di recupero dellanave con il tamponamento della falla eprocedendo con l'impiego di palombari asigillare gli oblò e le altre aperture som-merse. Nell’aprile del 1941 il relitto del Te-vere viene sollevato, riportato a galla e ri-morchiato dentro il porto di Tripoli. Ma an-che questa nave non tornerà in servizioperché il 20 gennaio 1943 in previsione

14 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015

Capovolgimenti

Recupero di relittiin basso fondaleDalla corazzata Leonardo da Vincialla Costa Concordia

Daniele Busettoscrittore di mare

Nella foto in alto, accanto al titolo,la copertina della Domenica del Corrieredel 1919 sul recupero dellaRegia corazzata Leonardo da Vinci

1921. Il Leonardo da Vinci rovesciatanell’Arsenale di Taranto

della caduta in mano britannica di Tripoli,la nave Tevere viene minata e fatta salta-re in aria. Il parbuckling viene utilizzato ancora nelsecondo conflitto mondiale per recupera-re le navi da guerra americane Oglala, Ok-lahoma e Utah, colpite dalle bombe du-rante l'attacco a Pearl Harbour.Le autorità della base di Pearl Harbordanno il via al recupero della USS Oklaho-ma nel luglio 1942. Dopo più di un anno dilavoro per ruotarla e farla galleggiare, lanave viene rimorchiata in un bacino di ca-renaggio. Radiata ufficialmente dai ranghidell'US Navy nel 1944, l'Oklahoma vieneprivata dei cannoni e della sovrastruttura.Nel 1947, venduta alla Moore DrydockCompany di Oakland in California, è in na-vigazione di trasferimento rimorchiata dadue unità apposite, l’Hercules e il Monar-ch, ma verso la base delle Hawaii imbar-ca acqua iniziando a trascinare con lei ledue navi verso il fondo marino. Grazie al-l'accorgimento che i due capitani dei ri-morchiatori avevano preso prima dellapartenza, vengono allentati i cavi da ri-morchio e rilasciati permettendo sia al-l'Hercules che al Monarch di evitarel'affondamento. Nel 1942 la US Navy decide di recupera-re e riparare anche il posamine USS Ogla-la, lavoro complesso per la scarsa stabi-lità della nave capovolta. Diciotto subac-quei riescono, dopo quasi 2000 oresott'acqua, a preparare il recupero delsuo guscio, tagliando strutture e catene.Dieci pontoni di salvataggio riescono a ri-portare la nave in posizione verticalementre al suo interno viene pompata ariaper alleggerirne il carico. Un primo par-buckling nell’ aprile 1942 non riesce perscollegamento delle catene tiranti, il suc-

cesso arriva al secondo tentativo dodicigiorni più tardi ma durante i tentativi per ilsuo innalzamento e galleggiamento defi-nitivo subisce un grave incendio. Il com-pletamento del suo recupero è diventatoleggenda tra soccorritori marini. Succes-si di raddrizzamento riportati fanno tenta-re il parbuckling ad un’altra unità statuni-tense, la corazzata USS Utah, affondatadurante l’attacco giapponese. Per il suorecupero vengono utilizzati 17 argani contiranti. Ma gli sforzi tecnici non vanno abuon fine e la nave, ruotata di 38 gradi ri-spetto al piano orizzontale, scivola sulfondale. Vi saranno altri vani tentativi per

15Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015

Il parbuckle

Lo scafo del Leonardo da Vinci durante e dopo il suo raddrizzamento nell’Arsenale di Taranto

disincagliarla, viene così dichiata fuoriservizio nel settembre del 1944. Il suo re-litto arrugginito in parte affiorante è visi-bile a Pearl Harbor ed è considerato sa-crario militare.Sessantaquattro anni fa anni nelle acquedella Sardegna vengono sperimentati al-cuni metodi avveniristici simili a quelli usa-ti per recuperare e trainare la Costa Con-cordia sino a Genova. Nel 1950 la MarinaMilitare Italiana promuove e porta a termi-ne con successo, un’operazione all’avan-guardia per quei tempi, facendo risalire insuperficie da un fondale di 25-30 metri l’in-crociatore Trieste che era stato colpito daaerei anglo-americani durante un massic-cio bombardamento davanti a Palau nellaprimavera del 1943. Alla chiglia della nave,alleggerita del suo armamento, vengonoapplicati enormi cassoni riempiti d’aria.

Successivamente l’unità è trasferita coni rimorchiatori sino alla Spezia, centinaiadi miglia marine vengono percorse colrelitto a galla ma non ancora in posizio-ne verticale.Il lavoro di raddrizzamento avviene nelporto ligure e si svolge in diverse fasi conl’impiego di decine di palombari militariche eliminano le sovrastrutture dell’in-crociatore, tamponano le falle, creanocompartimenti stagni.

Successivamente viene pompata ariacompressa nella parte destra più internae fatta entrare acqua nel lato destro del-la stiva, ottenendo così un’efficace con-tro-spinta. Infine con l’aiuto di 7 cassonida 20 tonnellate riempiti d’acqua marinaciascuno, l’intera nave gira riportando lachiglia e le eliche nella posizione origi-naria. Sempre nel 1950, il governo di Ro-ma prende accordi con la Spagna per lacessione dell’incrociatore.

16 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015

Il relitto sbandatodella nave ospedale Tevere

1943Il relitto della USS Oklahoma

a Pearl Harbour,in corso di raddrizzamento

e dopo il capovolgimento

Capovolgimenti

Madrid voleva trasformare l’unità navaleitaliana in una portaerei, ma il progettoviene poi abbandonato. Sei anni più tar-di il Trieste viene demolito. Su You Tubeè visibile il video girato dall’Istituto Lucesul raddrizzamento di questa nave.Nel 1981 la Marina Militare decide lamessa in disarmo e la demolizione del-la nave Artigliere, che aveva prestato

servizi per 20 anni fra esercitazioni ed ad-destramenti vari, di base alle scuoleCEMM della Maddalena, che la utilizzava-no come nave didattica. La nave purtropposubisce un sabotaggio e affonda in pochimetri d'acqua, rimanendo così per diversimesi fino a quando ne viene deciso il recu-pero ed il relativo rimorchio fino all'arsena-le della Spezia. Nel 1983 l’ex D-553 diventail bersaglio per il siluro sperimentale delnuovo sommergibile Nazario Sauro.Con tecniche di tiraggio simili al parbuck-ling, nel 1987 viene recuperato il traghet-to britannico Herald of Free Enterprise,protagonista di un tragedia nella qualeperdono la vita 193 persone, tra passeg-geri e membri dell'equipaggio. Nel marzodello stesso anno la nave parte da Zee-brugge con i portelloni di prua aperti.Quando la nave esce dal porto, nonostante

17Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015

1944La USS Oglala rovesciataa Pearl Harbour

1944I tentativi di salvataggiodella USS Utah

Il traghetto britannicoHerald of Free Enterpriserovesciato

1982Il recupero

di nave Artigliereaffondata

alla Maddalena

Il traghetto britannicoHerald of Free Enterpriserisollevato

le condizioni meteorologiche fossero fa-vorevoli, l’effetto combinato dell'insuffi-ciente svuotamento delle casse di zavor-ra e dell'aumento della velocità fa sì cheuna gran quantità d'acqua inondi il gara-ge principale. Il traghetto si inclina sul la-to di sinistra, capovolgendosi rapidamen-te e adagiandosi su un basso fondalesabbioso. Un mese dopo viene recupera-to con un’operazione atta a disincagliare

la nave, condotta dalla società olandeseSmit Tak-rimorchio e salvataggio. La na-ve viene rimorchiata a Zeebrugge e poiattraverso la Schelda occidentale fino alcantiere di De Schelde a Flushing per es-sere venduta alla Compagnia Naviera SAdi Kingstown, che la rinomina FlushingRange e la cede per la demolizione; arri-verà a Taiwan nel marzo 1988.

nnn

Cenni sul recuperodella Costa Concordia

L o scorso luglio la Costa Concor-dia ha completato il suo ultimo

viaggio verso il porto di Genova, do-ve è in corso la sua demolizione.I lavori di recupero, iniziati nel mag-gio 2012, sono stati condotti dal con-sorzio composto dalla società statu-nitense Titan Salvage del CrowleyGroup, leader mondiale nel settoredei recuperi in mare, e la società ita-liana Micoperi, che ha una lungaesperienza nella ingegneria del ma-re, in particolare nella installazionedi strutture offshore e tubazioni sot-tomarine. Leader dell’impresa è sta-to l’ingegnere sudafricano NicholasSloane, forte di una lunga esperien-za nel recupero in mare e offshore nelsettore petrolifero. Suoi i recuperidella Jolly Rubino sulla costa del SudAfrica nel 2002, della petroliera Bril-lante Virtuoso al largo del Golfo diAden nel 2011 e della portacontainerRena nelle acque della Nuova Zelan-da nel 2012. Nicholas Sloane ha gui-dato un team di 27 nazioni con perso-nale altamente specializzato compo-sto in maggioranza da italiani. La Costa Crociere S.p.A., con sede aGenova, è la società europea che rag-gruppa i marchi della italiana CostaCrociere, della tedesca AIDA Cruisese della spagnola Iberocruceros. LaCosta S.p.A. fa parte della società an-glo americana Carnival Corporation& plc. I costi dell’incidente e dell’in-tera operazione di recupero non sonopubblicamente noti ma si presumeche solo per il recupero della naveammontino a circa 1,2 miliardi di dol-lari. Nonostante tutte le misure di si-curezza un sommozzatore spagnolo,Israel Franco Moreno di 40 anni,muore mentre stava lavorando all’in-stallazione dei cassoni sul lato didritta.

18 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015

Il parbuckling alla Costa Concordia

La Costa Concordiapronta per il parbuckling

La Costa Concordiaraddrizzata

Capovolgimenti

Recuperinavaliin bassofondaledi Armando Andri

D a molti anni èesaurito il volu-

me “Recuperi navaliin basso fondale”dell'Ing. ArmandoAndri, tornato d’attualità con il nau-frago della Costa Concordia. Tra gli argomenti trattati il libro de-scrive le operazioni e le problema-tiche connesse al recupero dellacorazzata Leonardo da Vinci, dellacorazzata Caio Duilio colpita dagliaerosiluranti inglesi a Taranto edel cacciatorpediniere Corazziere,affondato nel porto di Genova dai te-deschi in fuga. Protagonista in diver-si periodi l’ing. Armando Andri, pio-niere in un campo tecnico agli alboridel ’900, nasce a Brescia l’8 febbraiodel 1890. Conseguita la laurea in in-gegneria civile a Milano entra a farparte del Genio Navale della RegiaMarina. Nel 1916 consegue a Geno-va la laurea in Ingegneria Navale eMeccanica. Nel Genio Navale si dedi-ca ai lavori subacquei, creando cosìla figura dell’ingegnere navale su-bacqueo. Nel 1918 imbarca sul som-mergibile G. Ferraris che ha effettua-to lavori di trasformazione per porta-re palombari per azioni belliche. Abordo Andri studia e realizza un si-stema che consente il ritorno dell'a-ria di scarico dei palombari all’inter-no del sommergibile, per evitarne lavista in superficie. Per le sue attivitàriceve oltre agli elogi, un encomiosolenne e l’onorificenza di Cavalieredella Corona d’Italia. Nel giugno del1920 il Capitano Andri lascia il servi-zio permanente effettivo e passa neiruoli di complemento, intraprenden-do la libera professione presso la Pi-relli. Nel novembre del 1940 viene ri-chiamato in servizio con il grado diTenente Colonnello per collaborareal recupero delle navi colpite a Ta-ranto. Nel giugno 1941 vien promos-so Colonnello. Ritornato alla vita ci-vile brevetta numerose invenzioninel campo delle opere marittime sot-toposte all'urto delle navi in fase diattracco. Nel 1975 viene promossoContrammiraglio del G.N. in con-gedo assoluto a titolo onorifico.

19Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015

La Costa Concordiagalleggiante

La Costa Concordialascia l’Isola del Giglioper Genova