Upload
others
View
2
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
1
RELAZIONE SULLA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE
INDICE 1.0 PREMESSA ...............................................................................................................................................................................2
2.0 QUADRO AMBIENTALE...................................................................................................................................................4
2.1 Descrizione dell'ambiente di riferimento (ante operam)..................................................................................................4
2.2 Presenza di zone tutelate ...........................................................................................................................................................5
2.3 Rischio idrogeologico secondo il PAI ..................................................................................................................................5
2.4 Situazione botanico vegetazionale .........................................................................................................................................6
2.5 Situazione faunistica ..................................................................................................................................................................7
2.6 Situazione geologica, geomorfologica, idrogeologica e climatologica ....................................................................19
2.7 Situazione idrologica ...............................................................................................................................................................21
2.8 Paesaggio e presenze architettoniche, culturali e storiche .............................................................................................22
2.9 Situazione antropica ed infrastrutturale ..............................................................................................................................22
2.10 Situazione del bacino visuale ................................................................................................................................................24
2.11 Valutazione degli impatti ambientali potenziali sul breve, medio e lungo periodo (post operam) ...................25
2.12 Suolo e sottosuolo .....................................................................................................................................................................28
2.13 Acque ...........................................................................................................................................................................................28
2.14 Aria e clima .................................................................................................................................................................................28
2.15 Rumore ........................................................................................................................................................................................29
2.16 Emissioni elettromagnetiche .................................................................................................................................................29
2.17 Vegetazione ................................................................................................................................................................................29
2.18 Fauna ed ecosistemi .................................................................................................................................................................30
2.19 Elementi paesaggistici .............................................................................................................................................................31
2.20 Benessere e salute umana .......................................................................................................................................................31
2.21 Viabilità locale ...........................................................................................................................................................................31
2.22 Indicazione degli Interventi di mitigazione .......................................................................................................................32
INDICE DELLE FIGURE
Figura 1: Schema idraulico centrale idroelettrica …………………………………………………….2
Figura 2: Individuazione territori comunali interessati dalle opere ……………….…………………4
Figura 3: Stralcio carta PAI Marche…..……………………………………..…………………………6
Figura 4: Area in cui verrà realizzata la centrale……………………………………………………...9
Figura 5: Visuale dall’alveo del fiume Cesano immediatamente a valle della briglia …….…………14
Figura 6: Sistema insediativo infrastrutturale …………………………………………….………….23
Figura 7: Visuale a valle della briglia. La freccia indica la posizione della centrale ………………...24
Figura 8: Visuale dalla S.P. 14. La freccia indica la futura posizione della centrale ………..………25
2
1.0 PREMESSA
L'oggetto della presente procedura di verifica è la realizzazione di una derivazione di acqua dal
torrente Cesano per alimentare una Centrale di produzione di energia idroelettrica.
La procedura di verifica è rivolta a stabilire se il progetto considerato deve essere assoggettato a
Procedura di VIA, in accordo a quanto sancito dall'art. 20 del D.Lgs. 152/2006 e dell’art. 8 della L.R.
n. 3/2012 della Regione Marche, riguardante la “Disciplina della valutazione di impatto ambientale”.
Il sito scelto per il progetto ricade prevalentemente nel territorio del Comune di Arcevia (AN) in
località S.P. 14 (opera di presa, canale di adduzione, centrale, rilascio, punto di consegna energia
elettrica).
L'intervento è ubicato nei pressi di una traversa esistente realizzata a protezione delle pile di
sostegno del ponte della Strada Provinciale n° 14 sul fiume Cesano, a ridosso dello stesso.
Stato attuale
Stato di progetto
Figura 1: Schema idraulico centrale idroelettrica
3
Il progetto, in sintesi, prevede la realizzazione e la posa di:
- Vasca di carico integrata nelle opere idrauliche esistenti dotata di tutti i componenti
necessari alla derivazione come una paratoia per la pulizia della vasca, una paratoia
dissabbiatrice per evitare il deposito del materiale solido, uno sgrigliatore, una griglia a
maglia stretta ed i sensori di livello necessari al corretto funzionamento dell’impianto;
- Realizzazione di una centrale di produzione di piccola potenza dotata di una turbina Kaplan
doppia regolata KSDA-4-680 alloggiata in un fabbricato di dimensioni in pianta 5 x 4 m
interrato quindi non visibile.
- Organi elettrici di potenza per la trasformazione del moto rotatorio dell’albero in energia
elettrica mediante un generatore asincrono trifase di potenza nominale 100 kW;
- Restituzione delle acque turbinate al Fiume Cesano subito a valle della traversa esistente
tramite un breve tratto di canale interrato in calcestruzzo;
- Cabina elettrica situata in prossimità della sponda destra idraulica per permettere l’allaccio
alla rete elettrica nazionale BT e posta a quota di sicurezza rispetto all’alveo, accessibile
tramite strada e interamente recintata;
- Allaccio alla rete elettrica nazionale di Bassa Tensione mediante risalita su palo esistente
posto nelle immediate vicinanze della nuova cabina elettrica.
Gli interventi di nuova edificazione previsti sono prevalentemente interrati e, per quanto riguarda le
parti fuori terra, di dimensioni ridotte.
La centrale si configura come Opera di pubblica utilità per la Produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili e si accorda con le linee di programmazione e di indirizzo della politica energetica
regionale (PEAR, cfr. R01 – Relazione Tecnico-Idrologica).
7
2.0 QUADRO AMBIENTALE
2.1 Descrizione dell'ambiente di riferimento (ante operam)
La centrale verrà realizzata sulla sponda destra idrografica del fiume Cesano, sotto il ponte della S.P.
14, in un sito con baricentro approssimativo avente coordinate lat. 43° 35' 448.95" N e lon. 12° 57'
00.37" E.
L'area d'intervento ricade prevalentemente all'interno del Comune di Arcevia (AN) ed è cartografata
sulla Carta Tecnica Regionale 1:10.000 alla sezione n. 301080 denominata “Cerreto d’Esi” e presso il
catasto comunale al Foglio n.1, particelle n. 3-119-120.
Figura 2: Individuazione del progetto nel territorio comunale di Arcevia(AN)
L’area scelta si trova nella piana alluvionale in sponda destra del Fiume Cesano, ai margini di
una zona prevalentemente pianeggiante.
Il territorio è caratterizzato da un utilizzo prevalentemente, il sito è stato scelto per l’esistenza di
una traversa fluviale in cemento armato per la difesa dall'erosione delle pile del ponte.
8
2.2 Presenza di zone tutelate L’opera in progetto ricade all’interno del PRG del comune di Arcevia (AN) nella zona E1 ovvero in
zone agricole di salvaguardia paesistico ambientale Art. 72 delle Norme Tecniche di Attuazione
del PRG del comune sopracitato.
La realizzazione dell’impianto è subordinata all’ottenimento dell’Autorizzazione Paesaggistica,
come stabilito dall’art. 146 della stessa norma.
Il progetto non ricade all’interno di altre zone di tutela (cfr. R04 - Relazione Paesaggistica e
Scheda C).
2.3 Rischio idrogeologico secondo il PAI Dall’analisi del Piano di Assetto Idrogeologico (fig3 – stralcio carta PAI e R05 - Relazione
Geologica, Geotecnica e Sismica), l’area interessata dal progetto è sita all’interno di aree a
rischio esondazione di grado moderato R1 cioè “per il quale danni sociali, economici e al
patrimonio ambientale sono marginali”. La normativa PAI, approvata dal Consiglio Regionale
con delibera n. 116 del 21.01.04, nell’Elaborato D - Norme di attuazione, punto c, comma 6, art.
7, prescrive che l’utilizzazione delle risorse idriche superficiali sia compatibile con l’assetto
morfologico e con il preventivo parere vincolante dell’Autorità di Bacino. Qualora l’opera in
oggetto comportasse nuove edificazioni o realizzazione di canali o altro, insistendo su proprietà
demaniali, dovrà essere attivata la procedura per ottenerne l’autorizzazione preventiva.
Il progetto prevede inoltre la risistemazione degli elementi idraulici preesistenti, attualmente in
condizioni di degrado tali da non consentirne il corretto funzionamento.
In conclusione l’opera in progetto non contrasta con le norme attuative perchè:
• si tratta di una tipologia di opera consentita dal Piano,
• è compatibile con le norme e le prescrizioni dettate dal PAI;
• è previsto un miglioramento delle opere di regimentazione delle portate fluviali (riparazione
della traversa, pulizia dell’alveo e delle sponde).
9
Fig. 3: stralcio carta PAI Marche
2.4 Situazione botanico vegetazionale La macroarea, in cui si inserisce il progetto, è quella della pianura alluvionale caratterizzata da
depositi con terrazzi fluviali che si estendono dal fiume fino alle pendici dei rilievi collinari
interessando tutte le zone di fondovalle.
La vegetazione ripariale di questo tratto di argine, lungo la sponda destra del Fiume, si presenta
degradata per la vicinanza di infrastrutture viarie a media alta percorrenza, zone agricole,
nonché un piccolo nucleo residenziale in località Borghetto nelle vicinanze dell'area dove
sorgerà la centrale.
Si rinvengono diversi tipi di terrazzi alluvionali posti a varie altezze che variano per
caratteristiche litologiche e di conseguenza anche la vegetazione potenziale che si insedia
subisce differenziazioni in funzione delle variazioni di substrato.
Partendo dall'alveo del fiume Cesano si passa infatti dalle piante sommerse fino a formazioni
elofite caratterizzate dai canneti a cannuccia di palude, che si insediano in acque basse o sui
depositi limosi emersi, saturi di umidità.
In condizioni più stabili e favorevoli i salici si impiantano direttamente sulle ghiaie e sui
depositi di ciottoli: essi costituiscono la prima fascia di vegetazione legnosa. I salici, anche
quando sono solo bassi cespugli, consolidano il substrato alluvionale e trattengono il sedimento
più fine preparando il terreno per le piante più evolute.
Accanto a questa formazione si rinviene formazioni vegetali di salici che costituiscono la vera
ricchezza botanica del sito e la formazione climax (azonale) inquadrato nell'Associazione Salix
alba.
Essa rappresenta il corridoio ecologico principale di connessione biotica delle risorse di
10
questa porzione di territorio comunale.
All'interno della formazione ripariale si presentano aree di vegetazione autoctona a
dominanza di Salice rosso (Salix purpurea),Salice di ripa (Salix elaeagnos), Pioppi (Populus alba,
Populus nigra, Populus tremula), Ontano (Alnus glutinosa) e Olmo minore (Ulmus minor).
Insistono al margine rari esemplari infestanti di robinia (Robinia pseudoacacia), giovani piante
ormai naturalizzate ma fortunatamente non rinvenibili nelle porzioni centrali della cenosi
boschiva anche se in futuro, grazie alla loro capacità di adattamento e veloce disseminazione,
potrebbero aumentare la loro diffusione.
In futuro, grazie alla loro capacità di adattamento e veloce disseminazione, potrebbero
aumentare la loro diffusione.
2.5 Situazione faunistica
L’area oggetto dell’intervento è situata ad un’altitudine di 147,23 m s.l.m. ed è costituita dal Fiume
Cesano, da vegetazione ripariale.
E’ possibile individuarvi 3 ecosistemi principali: fluviale, ripariale e aree agricole. L’ecosistema
fluviale risulta piuttosto degradato a causa dell’inquinamento e della presenza delle briglie di
sbarramento.
L’ecosistema ripariale è piuttosto limitato e fortemente modificato dalle attività antropiche; a
diminuire ulteriormente il carattere di naturalità dell’area è la presenza di numerose piante
esotiche, soprattutto canna da bambù ed acero americano. L’ecosistema delle aree agricole è
limitato ad una porzione di coltivato attualmente seminato a grano sia sulla sponda destra che a
sinistra.
Nel tratto del torrente in cui si intende costruire l’opera di presa è già presente una briglia
impossibile da superare per le specie ittiche.
La zona di intervento ha già subito un processo di antropizzazione tale che ne è risultata una
fortissima diminuzione e semplificazione della naturalità dovuta all’inserimento della S.P. 14 ad
una distanza di 800 metri dal centro abitato di San Lorenzo in campo.
In tale contesto gli obiettivi del presente studio sono:
• la descrizione della fauna potenzialmente presente nell'area dell'intervento;
• l'analisi degli impatti;
• l'illustrazione delle misure di mitigazione e di compensazione.
DESCRIZIONE DELL'AMBIENTE DI RIFERIMENTO
Area di studio Il progetto per la realizzazione della centrale idroelettrica interessa un tratto del fiume
Cesano ricadente nel Comune di Arcevia (AN) (Fig.1).
11
L'area in oggetto è situata ad una altitudine di 147,23 metri s.l.m. ed è costituita dal
fiume Cesano, da vegetazione ripariale e da vegetazione spontanea.
Il sito ricade all’interno di aree agricole di salvaguardia paesistico ambientale E1 come da PRG
del Comune di Arcevia.
Metodi L'analisi faunistica è stata effettuata mediante ricerca bibliografica e dati pregressi degli autori.
Risultati Numerose sono le specie faunistiche che possono potenzialmente frequentare l'area nei diversi
stadi del ciclo biologico. Qui di seguito vengono riportate le specie di pesci, anfibi, rettili, uccelli e
mammiferi potenzialmente presenti.
12
Fig. 4 – Area in cui verrà realizzata la centrale.
Pesci
Il tratto del fiume Cesano interessato dal progetto, è risultata costituita esclusivamente da
ciprinidi che prediligono solitamente habitat fluviali posti più a valle e appartenenti alla
Categoria C - Acque a ciprinidi. (Provincia di Ancona, 2007): acque intermedie a
popolazione mista, ai sensi della L.R.11/03.
Il tratto del Fiume Cesano interessato dal progetto è classificato come categoria B
(Provincia di Ancona, 2007): acque intermedie a popolazione mista, ai sensi della
L.R.11/03.
Nome comune Nome scientifico Lista Rossa Italia* All. II Dir. 92/43/CEE Anguilla Anguilla anguilla Cavedano Leuciscus cephalus Salmerino Salvelinus fontinalis Lasca Chondrostoma genei VU X Cobite Cobitis Taenia LR X Barbo comune Barbus plebejus LR X
Tab. 1 - Pesci potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Zerunian, 1997; VU = vulnerabile; LR =
a più basso rischio).
13
Tra le specie potenzialmente presenti (Zerunian, 2004; Provincia di Ancona, 2007), 3 sono
inserite nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Zerunian, 1997) e 3 sono incluse
nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE come specie la cui conservazione richiede la
designazione di zone speciali di conservazione.
Anfibi
Le caratteristiche dell’area sono idonee alla presenza potenziale di tre specie di anfibi.
(Fiacchini,2003; Sindaco et al., 2006).
Nome comune Nome scientifico Lista Rossa Italia All. II, IV
Dir.92/43/CEE Tritone crestato
italiano
Triturus carnifex
Rospo comune Bufo bufo
Raganella italiana Hyla intermedia
boulenger DD IV
Rana verde Rana kl ispanica/
Rana berger
Rana dalmatina Rana dalmatina
Fitzinger in
Bonaparte
Tab. 2 - Anfibi potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Capula, 1997; DD = dati mancanti).
La Raganella italiana è inserita all’interno dell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE e nella
Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula, 1997) come specie per cui vi è carenza di
informazioni.
Rettili
L’area può essere utilizzata da otto specie di rettili, di cui 4 sauri e 4 ofidi (Fiacchini, 2003;
Sindaco et al., 2006).
Nome comune Nome scientifico All. IV Dir. 92/43/CEE
Orbettino Anguis fragilis Linnaeus
Ramarro occidentale Lacerta bilineata Daudin X
Lucertola muraiola Podarcis muralis X
Lucertola campestre Podarcis sicula X
Luscengola comune Chalcides chalcides
Biacco Coluber viridiflavus X
Natrice dal collare Natrix natrix
Natrice tassellata Natrix tesselata
Vipera comune Vipera aspis
Tab. 3 - Rettili potenzialmente presenti e status conservazionistico.
Nessuna di queste specie è presente nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula,
14
1997), mentre cinque di loro sono elencate nell'allegato IV della Direttiva 92/43/CEE come
specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Esse sono
comunque tutte specie comuni.
Uccelli
Le specie inserite nella tabella sottostante sono quelle tipiche degli habitat fluviali,
ripariali ed agricoli. Nei diversi stadi del loro ciclo biologico possono frequentare l’area 65
specie di cui 54 nel periodo riproduttivo (Giacchini, 2007).
Nome comune
Nome
scientifico
Fenologia
Lista Rossa
Italia* All. I Dir.
79/409/CEE
Poiana Buteo buteo SB,M,W
Gheppio Falco tinnunculus SB,M,W Fagiano comune Phasianus colchicus SB Quaglia Coturnix coturnix B,M LR Gallinella d’acqua Gallinula chlorophus M Corriere piccolo Charadrius dubius M,B LR Tortora Streptopelia turtur M,B Tortora dal collare Streptopelia decaocto SB Cuculo Cuculus canorus M,B Barbagianni Tyto alba SB LR Assiolo Otus scops M,B LR
Allocco Strix aluco SB Civetta Athene noctua SB,M,W Gufo comune Asio otus M,W LR Rondone Apus apus M,B Martin pescatore Alcedo atthis SB,M,W LR X Gruccione Merops apiaster B,M Upupa Upupa epops M,B Torcicollo Jinx torquilla M,B Picchio verde Picus viridis SB LR Allodola Alauda arvensis SB,M,W
Rondine Hirundo rustica M,B Balestruccio Delichon urbica M,B Pispola Anthus pratensis M,W NE Cutrettola Motacilla flava B,M Ballerina bianca Motacilla alba SB,M,W
Ballerina gialla Motacilla cinerea SB,M,W Scricciolo Troglodytes troglodytes SB,M,W Pettirosso Erithacus rubecola SB,M,W Usignolo Luscinia megarhynchos M,B Codirosso
spazzacamino Phoenicurus ochruros M,W
Codirosso Phoenicurus
phoenicurus M,B
Stiaccino Saxicola rubetra M Saltimpalo Saxicola torquata SB,M,W
Merlo Turdus merula SB,M,W
15
Tordela Turdus viscivorus SB,M,W Usignolo di fiume Cettia cetti SB,M,W
Sterpazzola Sylvia communis M Sterpazzolina Sylvia cantillans M Occhiocotto Sylvia melanocephala M,B Capinera Sylvia atricapilla SB,M,W
Luì piccolo Phylloscopus collybita SB,M,W Fiorrancino Regulus ignicapillus SB,M,W Balia nera Ficedula hypoleuca M Pigliamosche Muscicapa striata M,B Codibugnolo Aegithalos caudatus SB,M,W
Cincia bigia Parus palustris M Cinciarella Parus caeruleus SB,M,W Cinciallegra Parus major SB,M,W Rampichino Certhia brachydactyla M
Rigogolo Oriolus oriolus M,B Averla piccola Lanius collurio M,B X
Ghiandaia Garrulus glandarius SB,M,W Gazza Pica pica SB
Cornacchia grigia Corvus corone cornix SB,M,W Storno Sturnus vulgaris SB,M,W Passera d’Italia Passer italiae SB,M Passera mattugia Passer montanus SB,M,W
Fringuello Fringilla coelebs SB,M,W Verzellino Serinus serinus SB,M,W Verdone Carduelis chloris SB,M,W Cardellino Carduelis carduelis SB,M,W
Frosone Coccothraustes
coccothraustes M,W LR
Zigolo nero Emberiza cirlus SB,M,W Strillozzo Miliaria calandra SB,M,W
Tab. 4 - Specie potenzialmente presenti, fenologia e status conservazionistico (*Calvario et al., 1999; EN = in
pericolo; VU = vulnerabile; LR = a più basso rischio; NE= non valutata).
16
Tra le specie potenzialmente presenti, nove sono incluse nella Lista Rossa degli Uccelli
Nidificanti in Italia (Calvario et al., 1999) e due, il Martin Pescatore e l’Averla piccola,
nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE.
Mammiferi
Le specie potenzialmente presenti nell'area sono indicate nella Tabella 5.
Nell’elenco non sono stati inseriti i Chirotteri a causa della mancanza di dati per l’area in oggetto;
bisogna comunque tener presente che i fiumi rappresentano aree di rilevante importanza per
questo taxa come siti di foraggiamento. Per quanto riguarda lo status conservazionistico in Italia
ed in Europa, tutti i Chirotteri fanno parte dell'allegato IV della Direttiva 92/43/CEE in quanto
specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e sono presenti nella
Lista Rossa dei Vertebrati d'Italia (Dondini e Vergari, 1997) con diverse categorie di minaccia.
Tra gli altri mammiferi potenzialmente presenti, sono inclusi nella Lista Rossa dei Vertebrati
d'Italia (Angelici, 1997) il moscardino e la puzzola: il primo come vulnerabile e la puzzola a
causa della carenza di informazioni.
Sono invece elencati nell'allegato IV della Direttiva 92/43/CEE il moscardino e l’istrice, mentre
nessuno di loro compare nell’Allegato II.
Tab. 5 - Mammiferi potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Angelici, 1997; VU = vulnerabile; DD =
dati mancanti).
Nome comune Nome scientifico Lista Rossa Italia* All.II, IV Dir.
92/43/CEE Riccio comune Erinaceus europaeus
Toporagno comune Sorex antinorii Toporagno nano Sorex minutus
Mustiolo Suncus etruscus Crocidura ventre bianco Crocidura leucodon
Crocidura minore Crocidura suaveolens Moscardino Muscardinus avellanarius VU IV
Arvicola rossastra Clethrionomys glareolus Arvicola di savi Pitymys savii Topo selvatico Apodemus sylvaticus
Topo selvatico a collo giallo Apodemus flavicollis Topolino delle case Mus domesticus
Ratto nero Rattus rattus Istrice Hystrix cristata IV
Volpe Vulpes vulpes Tasso Meles meles
Donnola Mustela nivalis Puzzola Mustela putorius DD
Faina Martes foina Cinghiale Sus scrofa Capriolo Capreolus capreolus
Toporagno d’acqua Neomys fodiens
17
DESCRIZIONE DEGLI ECOSISTEMI NELL’AREA OGGETTO D’INTERVENTO
Nell’area oggetto dell’intervento è possibile individuare tre ecosistemi principali: fluviale, ripariale
e delle aree agricole.
L’ecosistema fluviale risulta piuttosto degradato a causa dell’inquinamento e della presenza di
due briglie di sbarramento. Entrambe le briglie, sia quella posta in località S.P. 14, sia quella
posta più a valle in località Caselle rappresentano un ostacolo insormontabile per le specie
ittiche quindi si ritiene opportuno intervenire con il ripopolamento annuale della fauna ittica come
descritto di seguito.
Fig. 5 – Alveo del fiume Cesano immediatamente a valle della briglia.
Le specie ittiche sono quelle tipiche dei tratti medi dei fiumi, tra esse le più comuni
sono il Cavedano ed il Barbo. Tra gli anfibi che frequentano tale ecosistema troviamo il Rospo
comune e la Rana di berger; la Natrice dal collare tra i rettili; il Martin pescatore e la Ballerina
bianca tra gli uccelli.
L’ecosistema ripariale risulta piuttosto limitato e fortemente modificato dalle attività antropiche.
Lo strato arboreo è costituito da esemplari di modeste dimensioni di Pioppo nero, Salice bianco
18
e Robinia: le uniche eccezioni sono costituite da alcuni esemplari di Pioppo nero di dimensioni
ragguardevoli. A diminuire ulteriormente il carattere di naturalità dell’area è la presenza di
numerose piante esotiche, soprattutto Canna da bambù ed Acero americano. La fauna
caratteristica è rappresentata da Riccio, Usignolo, Scricciolo, Merlo, Occhiocotto, Cinciallegra,
Gazza e diversi fringillidi.
L’ecosistema delle aree agricole è limitato ad una piccola porzione di coltivo attualmente
seminato a grano. Le specie tipiche sono l’Arvicola di savi, il Fagiano, l’Allodola e numerose
specie di rettili.
ANALISI DEGLI IMPATTI
In Italia, le attività antropiche che minacciano i pesci delle acque interne determinando perdita di
biodiversità nelle specie e nelle comunità ittiche indigene sono numerose; le minacce più
consistenti sono rappresentate dalle alterazioni degli habitat, dall’inquinamento delle acque,
dall’introduzione di specie alloctone, dalla pesca condotta in modo eccessivo o con metodi ed in
tempi illegali (Zerunian, 2004).
L’ecosistema fluviale, così come tutti i sistemi naturali, è il risultato della interazione di
un complesso di fattori, biotici ed abiotici, che concorrono alla determinazione di uno o più
particolari habitat. Nel caso di un ecosistema fluviale, l’equilibrio delle caratteristiche ambientali è
in continua evoluzione e determina, in particolar modo nei corsi d’acqua a regime torrentizio,
tipici dell’Appennino, habitat particolarmente instabili e sensibili alle minime variazioni dei
parametri idrologici e della qualità delle acque. Il fattore più evidente che condiziona e
caratterizza un corso fluviale è costituito dalla variazione delle portate lungo l’asta fluviale nel
corso dell’anno, ed in particolare tra la stagione invernale e quella estiva.
Tra i numerosi fattori che concorrono ad alterare la naturale evoluzione e diversità degli ambienti
fluviali, particolare rilevanza assumono le opere di diversione e di ritenuta per scopi idroelettrici,
irrigui ed idropotabili che modificano in modo radicale il naturale deflusso delle acque.
La realizzazione di tali opere, in generale, comporta delle modificazioni evidenti dei parametri
idrologici, della morfologia dell’alveo, delle caratteristiche del substrato, delle variazioni dei
parametri chimico-fisici delle acque che si riflettono su tutte le comunità animali e vegetali del
corso d’acqua.
Le specie ittiche maggiormente danneggiate sono quelle migratrici anadrome, caratterizzate
dallo svolgere una parte del ciclo biologico in mare ed una parte nelle acque dolci, ma anche
quelle che vivono una parte dell’anno nei tratti medio-bassi dei fiumi e che si spostano nei tratti a
monte per la riproduzione (Zerunian, 2003). Infatti anche lasche e vaironi possono aver bisogno
di ritirarsi dai tratti dei corsi d'acqua momentaneamente o stagionalmente colpiti da forti
modifiche ambientali (naturali o di origine antropica) inaccettabili per la specie (forti regimi di
19
"magra" e/o forti piene stagionali).
Infine, i generi Condrostoma, Thymallus, Barbus, Salmo (lasche, cavedani, barbi, temoli, vaironi,
trote) tendono a costituire popolamenti la cui entità, complessità e qualità sono, di fatto, sempre
più proporzionali anche alla integrità del continuum del corpo idrico in cui abitano; un fiume
frammentato da briglie e traverse non può che ospitare popolamenti altrettanto "frammentati" e
progressivamente sempre più impoveriti man mano che ci si sposta da monte a valle. Il
fenomeno delle "meta-popolazioni" sarà tanto più accentuato quanto più sarà breve l'intervallo
medio fra gli sbarramenti, con progressivo impoverimento, anche fino all'annullamento, dei
nuclei più a monte, per riduzione o mancanza di reclutamento dalle aree più a valle.
Altri impatti all’ittiofauna vengono causati dall’aspirazione contro le griglie delle condotte di
captazione dell’acqua e dell’azione meccanica delle pale rotanti delle turbine; tali impatti
riguardano soprattutto gli stadi giovanili.
Fondamentale, inoltre, risulta il mantenimento del Deflusso Minimo Vitale.
Il concetto di deflusso minimo vitale (DMV) è stato introdotto nella legislazione nazionale con la
Legge n. 183 del 18 maggio 1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa
del suolo”. In particolare la lettera
i) del punto 1 dell’articolo 3 di detta legge, relativo alle attività di pianificazione, di
programmazione e di attuazione dei Piani di Bacino, indica tra queste "la razionale utilizzazione
delle risorse idriche superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica, irrigua ed idrica,
garantendo, comunque, che l’insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso
costante vitale negli alvei sottesi, nonché la pulizia delle acque".
Lo stesso concetto viene ripreso dalla Legge n. 36 del 5 gennaio 1994, la quale al punto 3
dell’articolo 3, prevede che "nei bacini idrografici caratterizzati da consistenti prelievi o da
trasferimenti, sia a valle che oltre la linea di displuvio, le derivazioni sono regolate in modo da
garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli
equilibri degli ecosistemi interessati".
I criteri generali di stima del deflusso minimo vitale seguono essenzialmente due
procedure di calcolo differenti: l'indagine di tipo teorico si basa sull'applicazione di una variabile
posta in relazione alla portata, oppure di tipo sperimentale in cui vengono raccolti una serie di
dati in riferimento ad un preciso obiettivo di tutela ambientale. In quest'ultimo caso le portate
sono ricavate dalla relazione tra una variabile idraulica o strutturale del corso d'acqua e la
portata.
L'analisi critica delle metodologie precedentemente descritte evidenzia come quelle di tipo
sperimentale, in cui i dati biologici sono posti in relazione con quelli idrologici, siano le più
qualificate per ottenere valori attendibili di portata residua tali da permettere un soddisfacente
mantenimento dell'ecosistema fluviale.
20
Per ciò che concerne il presente progetto, il Deflusso Minimo Vitale è stato calcolato secondo i
criteri generali per la definizione del DMV definiti dal Comitato tecnico dell’Autorità di Bacino
Regionale.
Poiché il tratto fluviale in oggetto può essere frequentato da specie di interesse comunitario ed
inserite nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani, per ottenere una visione completa e puntuale
degli effetti sull’ecosistema occorrerebbe far ricorso a modelli basati su informazioni relative alle
specie che popolano il tratto fluviale, in maniera tale da poter anche costruire delle curve di
idoneità. Le curve di idoneità sono l’elemento fondamentale nella stima dell’habitat
favorevole alla sopravvivenza ed alla riproduzione della specie ittica presa in esame (Menduni
et al., 2006).
Comunque, nel tratto del fiume Cesano in cui si intende costruire l’opera di presa è già presente
una briglia impossibile da superare per le specie ittiche.
Pertanto, nonostante la potenziale presenza di specie di interesse conservazionistico, in
considerazione degli interventi di mitigazione, ovvero ripopolamento annuale delle specie ittiche,
l’impatto dell’opera può essere considerato trascurabile.
Per quanto concerne gli habitat terrestri, l’intervento comporterà la trasformazione permanente
di una superficie di circa 200 mq.
In considerazione dell’antropizzazione dell’area, che ha comportato una fortissima diminuzione e
semplificazione della naturalità, e degli interventi di mitigazione e ripristino che saranno attuati,
non si ritiene significativo l’impatto dell’opera prevista sugli habitat terrestri.
MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE
Gli interventi di mitigazione prendono in considerazione:
• i tempi e i modi di costruzione dell'impianto;
• l’interramento della linea elettrica.
• le bocche di presa
• ripopolamento annuale del corso d’acqua
Tempi e modi di costruzione dell’impianto
Relativamente ai tempi di costruzione, le operazioni di scavo e di trasformazione dell'habitat
devono essere evitate nel periodo compreso tra aprile e la prima metà di luglio in maniera tale
da non sovrapporsi con la stagione riproduttiva delle specie faunistiche terrestri presenti. Gli
interventi che interessano direttamente l’alveo fluviale non dovranno essere svolti tra marzo e la
prima metà di giugno per non influire con la stagione riproduttiva dei pesci.
Al fine di ridurre al minimo l’impatto, tutti i lavori per la costruzione dell’opera dovranno utilizzare
il più possibile le strutture esistenti. Particolare attenzione dovrà essere posta nei confronti degli
21
esemplari di Pioppo nero di grandi dimensioni situati lungo la strada esistente a lato del canale
di adduzione. Infine, dovrà essere prevista una recinzione alta 1,5 metri lungo il lato esterno sia
del canale di alimentazione che del canale di restituzione allo scopo di evitare l’accesso al
canale della fauna selvatica.
Isolamento della linea elettrica
Le linee elettriche rappresentano una delle maggiori cause di mortalità per gli uccelli. La loro
morte può avvenire per collisione (quando un uccello si scontra con i cavi elettrici) o per
elettrocuzione (quando un uccello entra in contatto con elementi conduttori caratterizzati da
una differenza di potenziale) (Penteriani, 1998). In particolare, la mortalità per collisione riguarda
principalmente le linee ad alta tensione, mentre l'elettrocuzione quelle a media tensione.
Allo scopo di eliminare i rischi di elettrocuzione e collisione, la linea elettrica per il trasporto
dell'energia dovrà essere interrata.
Bocche di presa
Le bocche di presa devono essere munite di griglie fisse, aventi tra barra e barra una luce
massima di 20 mm, o di apparati tali da impedire il risucchio di ogni specie ittica.
Ripopolamento annuale del corso d’acqua Si provvederà al miglioramento delle condizioni ittiche mediante ripopolamento annuale del corso
d’acqua con le modalità previste dall’art. 15 della legge regionale n° 11/2003 “Norme per
l'incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne”.
Articolo 15 (Strutture per la risalita delle specie ittiche)
1. I progetti delle opere d'interesse pubblico o privato che comportano l'occupazione totale o
parziale del letto di fiumi o torrenti devono prevedere la costruzione di strutture idonee a consentire
la risalita ed il libero spostamento delle specie ittiche; nel caso in cui la realizzazione delle strutture
di risalita sia tecnicamente impossibile, i soggetti interessati corrispondono annualmente alla
Provincia competente per territorio una somma pari al costo del ripopolamento ittico del corso
d’acqua.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche ai titolari di concessione in atto.
3. Le Province stabiliscono le caratteristiche tecniche delle strutture di cui al comma 1, nel
rispetto delle tecniche di ingegneria idraulica e naturalistica.
22
Ulteriori interventi di compensazione Come compensazione delle aree permanentemente modificate dovranno essere previsti
interventi di ripristino ecologico che prevedano il miglioramento della vegetazione ripariale del
fiume secondo quanto indicato nella relazione botanica. Le fasce di vegetazione ripariale
svolgono infatti una utile funzione di filtraggio e riduzione del carico dei nutrienti e degli apporti
inquinanti e mitigano i picchi di luminosità e di calore svolgendo inoltre una funzione
equilibratrice sulla disponibilità di materia organica (Zerunian, 2003).
A tal riguardo nel PRG del comune di Arcevia in adeguamento al PPAR regionale all’art. 32 al
capitolo “d” si espongono le proposte per interventi di recupero che consistono
nell’incentivazione della ricostruzione della vegetazione ripariale nei tratti di maggior
depauperamento o dove è stata completamente soppressa.
Tale ricostruzione potrà avvenire tramite piantumazione di specie autoctone, nel rispetto della
successione naturale: nella fascia arbustiva, in prossimità dell’alveo del fiume, potranno essere
utilizzate specie quali il salice rosso (Salix purpurea), il salice di ripa (Salix eleagnos) e nella
fascia più esterna elementi arborei quali pioppi (Populus alba, Populus nigra, Populus tremula),
ontano(Alnus glutinosa), olmo minore (Ulmus minor).
Inoltre è prevista una mitigazione come prescritto dall’Arch. Massimo Bergamo responsabile
dell’area Urbanistica del Comune di Arcevia (AN) nella Conferenza dei Servizi del 08 settembre
2011, attraverso l’inserimento specie arboree come il pioppo e il salice nella parte adiacente la
strada comunale d’ingresso, infoltendo ulteriormente, attraverso l’ausilio di arbusti igrofili come il
sambuco nero e il nocciolo, l’esterno dell’area di progetto.
La progettazione e la realizzazione degli interventi di compensazione dovranno essere
coordinate da un botanico ed uno zoologo.
2.6 Situazione geologica, geomorfologica, idrogeologica e climatologica
Morfologia
Nel tratto in esame il fiume Cesano scorre, da ovest verso est, con un andamento
moderatamente sinuoso, trasversalmente alle strutture geologiche che costituiscono il bacino.
Dal rilevamento geologico e dall’esame della cartografia tematica esistente si evince che il
substrato è formato da sedimenti terrigeni, costituiti prevalentemente da argille-marnose, della
formazione delle Argille Azzurre, di età pliocenica.
Sul fondovalle è presente una serie di ripiani alluvionali, riferibili al Pleistocene medio, superiore
e all’Olocene, terrazzati a diverse altezze dal fiume, costituiti da sedimenti prevalentemente
ghiaiosi.
Il canale di magra è delimitato da scarpate di erosione fluviale, di altezza variabile tra 5 e 15
23
metri, a tratti attive.
Il corso d’acqua mostra, infatti, la tendenza all’erosione lineare e, in corrispondenza del lato
concavo dei meandri, anche la tendenza all’erosione laterale di sponda. A tale dinamica è da
collegare limitati fenomeni di crollo di materiali detritici con il conseguente arretramento del ciglio
delle scarpate.
I sedimenti presenti lungo il canale di magra sono costituiti principalmente da elementi
grossolani, delle dimensioni delle ghiaie e dei ciottoli che nei tratti rettilinei, dove il corso d’acqua
è più ampio, costituiscono piccoli sistemi di barre longitudinali. Sul lato convesso delle sinuosità,
i depositi di fondo-canale prevalentemente ghiaiosi sono talora ricoperti da coltri sabbioso-
limose, dello spessore di 1-3 metri, che costituiscono, nel complesso, il corpo di barre legate alla
migrazione laterale dei meandri. I sedimenti presenti lungo il corso d’acqua sono generalmente
movimentati durante il periodo invernale-primaverile o in occasione d’intensi eventi meteorici.
A monte e a valle della traversa, per un tratto complessivo di circa 200 metri il fiume ha
un’andamento rettilineo ed è delimitato da scarpate di erosione fluviale in cui l’erosione laterale
di sponda è molto limitata. Appena a valle della traversa, lungo il fondo-canale sono presenti
estese barre longitudinali, prevalentemente ghiaiose, per gran parte emerse, delimitate da canali
multipli profondi circa 2 metri.
Suolo e sottosuolo Il sondaggio geognostico del terreno è stato eseguito appena a monte del ciglio della scarpata di
erosione fluviale dove verrà realizzata la centrale.
In superficie è stata rilevata la presenza di un sottile strato di terreno di riporto al disotto del
quale è stata rinvenuta una coltre alluvionale riferibile all’Olocene-Pleistocene superiore.
Fino ad una profondità di circa 5,6 metri dal p.c. la coltre alluvionale è costituita da ghiaie medio-
grossolane con matrice sabbioso-limosa, di colore nocciola mentre più in profondità è costituita
da argille di colore grigio cenere, con intercalati sottili livelli sabbiosi.
La coltre insiste sul substrato litoide costituito da depositi prevalentemente pelitici del
Pleistocene inferiore-Pliocene medio.
Il substrato presenta generalmente una stratificazione con direzione N40-50°W e un’immersione
di alcuni gradi verso oriente. Nell’area in esame non sono state osservate risorgente idriche,
un’abbondante circolazione idrica è stata rilevata durante l’esecuzione del sondaggio
geognostico a circa 14 metri dal p.c.
Per l’analisi della litologia e delle caratteristiche geomeccaniche del terreno si fa riferimento alla
relazione R05 – Relazione Geologica ,Geotecnica e Sismica.
Idrogeologia
Per le caratteristiche climatiche con precipitazioni di provenienza atlantica e per le condizioni
geologiche generali, la zona, intesa come fondovalle del fiume Cesano, è ricca di acqua che si
24
manifesta come falda di subalveo secondo le caratteristiche descritte al punto precedente. La
profondità di rinvenimento è varia e comunque, nelle porzioni adiacenti al fiume, è sempre molto
prossima al livello idrico dell’acqua fluente.
Considerate le dimensioni, le finalità e le caratteristiche intrinseche, il progetto non ha
evidentemente alcuna interferenza sostanziale su questa componente ambientale, interferenze
peraltro occasionali e limitate alla sola fase di cantiere.
Clima
L’areale sottende altimetrie caratteristiche del Piano collinare con temperature medie annue
comprese tra 7,5 e 19,5 °C. Le precipitazioni sono di tipo orografico con venti dominanti di
maestrale o comunque dai quadranti settentrionali ed una insolazione propria delle medie
latitudini.
Non essendo il clima un elemento determinante in ordine al progetto in esame, per una
caratterizzazione di massima, vengono di seguito riportate le misure tratte da una delle
pubblicazioni dall’Osservatorio Geofisico Sperimentale di Macerata, rilevate alla stazione di
Pergola (43°33'46” N, 12°50'08” E, 306 m s.l.m., distanza dal mare 33,5 km), posta a non più di
9,8 km dal sito in esame. Per i valori relativi al vento, non disponendo di una stazione più vicina,
sono state considerate le misure relative alla stazione di Falconara Marittima, posta presso la
foce dell’Esino.
Per ciò che riguarda le temperature e le precipitazioni tutti i dati sono mediati su un periodo di
osservazioni di 50 anni.
Medie mensili gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Temperatura °C 5.3 5.9 8.1 11.5 15.6 19.7 22.1 22.2 18.6 14.4 9.9 6.5 Precipitazioni
(mm) 75.4 80.3 92.2 79.8 78.7 76.9 56.3 77.1 80.8 92.4 113.9 94.6
Venti
(frequenza %
e provenienza)
17.3 NW
13.2 NW
13.0 N
12.2 NE
13.9 NE
14.4 NE
16.1 NE
16.2 NE
13.3 NE
12.9 N
11.1 SW
17.2 NW
La realizzazione del progetto non ha alcuna interferenza negativa sul clima; per contro,
coprendo una parte seppur modesta di fabbisogno energetico, contribuisce in senso positivo ad
una riduzione delle emissioni di “gas serra”.
2.7 Situazione idrologica Il Cesano nasce nel monte Catria, ha come affluente principale il torrente Cinisco e sfocia
nel mare Adriatico nella località Cesano di Senigallia, scorre nell'omonima valle
marchigiana facendo da confine tra la provincia di Pesaro e Urbino e la provincia di Ancona.
Sfocia nel Mare Adriatico, dopo circa 62 km dalla propria sorgente.
Per un’analisi di dettaglio delle portate che interessano il corso d’acqua si rimanda alla R01–
25
“Relazione Tecnico-Idrologica”.
L'art. 95 del D.Lgs 152/06, riguardante il bilancio idrico e la conformità con la morfologia del
bacino, richiamato dal PAI per le opere di captazione da realizzare in area esondabile, richiede il
rispetto di alcuni indirizzi finalizzati alla tutela della qualità delle acque superficiali.
Dall'analisi del progetto risulta che:
• l'opera non ha ripercussioni sulla qualità delle acque utilizzate poiché non ne modifica
le caratteristiche chimico fisiche (comma 1);
• viene assicurato l'equilibrio del bacino idrico (comma 2) sia per la limitata lunghezza
del tratto sotteso tra presa e restituzione (circa 40 m), sia perché in questo tratto
viene garantito il rilascio di un adeguato Deflusso di Minimo Vitale;
• non riduce la disponibilità idrica del bacino poiché tutta la portata prelevata viene
restituita in alveo (comma 2);
• non ha influenza sulla capacità di ravvenamento della falda (comma 2);
• non interferisce con le destinazioni d'uso della risorsa pubblica (comma 2).
Pertanto si può concludere che il progetto è conforme agli indirizzi stabiliti dall'art.95 del D.Lgs.
152/06.
2.8 Paesaggio e presenze architettoniche, culturali e storiche Immerso nel tipico paesaggio marchigiano agricolo-collinare, San Lorenzo in Campo è legato alla
fondazione di un monastero di Benedettini ed all’omonima abbazia (uno dei principali monumenti
romanico-gotici delle Marche), nati fra il VII e il IX secolo.
Il paesaggio è contraddistinto da un’ampia visuale interrotta frequentemente dalle macchie di
vegetazione presenti lungo i corsi d’acqua e le strade poderali ed interpoderali.
Dove la vista rimane più aperta in direzione delle colline si nota la presenza del caratteristico
mosaico marchigiano, composto da un’alternanza di coltivazioni a suolo, macchie di alberi, strutture
rurali e piccoli centri abitati.
Viceversa lungo il fiume persistono prevalentemente zone agricole e insediamenti rurali, mentre
lungo la principale via di transito (S.S. n. 424) il paesaggio è dominato dalla commistione di elementi
naturali ed antropici (stabilimenti, gruppi di edifici, strutture abitative isolate, ecc.).
Nelle vicinanze dell’opera non sono presenti rilevanze architettoniche di particolare interesse, né si
rilevano emergenze culturali o storiche con cui l’opera possa interagire.
2.9 Situazione antropica ed infrastrutturale
Presenza umana
Il sito si trova poco al di fuori della periferia dell’abitato di San Lorenzo, il cui centro storico dista circa
26
650 metri in direzione Nord-Ovest.
La configurazione insediativa presenta il duplice aspetto degli abitati più antichi disposti sul reticolo
collinare, e il più recente sviluppo lineare di fondovalle, dovuta allo sviluppo delle principali direttrici
vallive che ha portato alla fusione eterogenea di insediamenti produttivi, commerciali e residenziali.
Nel complesso la zona è caratterizzata da una discreta densità di strutture antropiche.
La centrale sorgerà in prossimità di una zona agricola.
Fig. 6 – Sistema insediativo infrastrutturale.
Rumore
Lo stato sonoro della zona è conseguenza della presenza nei pressi del sito della S.P. 14, del fiume
stesso, delle attività di tipo agricolo e della presenza di nuclei residenziali. Nel complesso l'area
risulta tranquilla e priva di recettori sensibili tipo scuole od ospedali.
Infrastrutture
Il territorio in cui ricadrà l’opera è caratterizzato dalla presenza di una infrastruttura viaria sovrastante
che attraversa un ponte S.P. 14 collocata al di sopra dell’area di progetto.
Attorno alle quali si trovano alcuni nuclei residenziali e agricoli.
27
2.10 Situazione del bacino visuale
L’area di intervento si trova in posizione defilata rispetto alle principali direttrici visuali.
Le opere saranno realizzate in posizione limitrofa alla fascia della vegetazione ripariale che cresce
lungo il fiume. La presenza della rigogliosa vegetazione fa si che la zona non sia visibile né dalla
sponda opposta del fiume, né dalla limitrofa strada provinciale che attraversa il fiume (vedi Figura
7).
Fig. 7 - Visuale a valle della briglia. La freccia indica la posizione della centrale.
L’impianto previsto sarà costituito prevalentemente da strutture interrate o naturalistiche.
Per quanto riguarda le opere più propriamente fluviali (sistemazione della traversa e vasca di
calma) si tratta di limitati rimaneggiamenti dell’esistente che non determinano modifiche evidenti
delle percezioni visive attuali.
I canali in terra saranno realizzati in materiali completamente naturali, con sezione in argilla e
sponde piantumate con essenze arboree tipiche della zona. L’impatto visivo derivante sarà del
tutto compatibile con lo stato attuale risultando armonioso e gradevole all’osservatore, anche
grazie alla visibilità del moto dell’acqua attraverso il canale.
Le poche strutture a vista, peraltro scarsamente evidenti per dimensione, saranno ulteriormente
mascherate e occultate sia attraverso il raccosto del terreno, sia mediante la messa a dimora di
vegetazione in siepe, sempre di essenze riparali.
28
Figura 8 - Visuale dalla S.P. 14. La freccia indica la futura posizione della centrale.
2.11 Valutazione degli impatti ambientali potenziali sul breve, medio e lungo
periodo (post operam)
L’opera richiede la realizzazione preliminare di una stradina di accesso che funge sia da
pista di servizio, sia da accesso carrabile a progetto ultimato.
In fase di realizzazione si provvederà ad adeguare l'opera di imbocco esistente, integrandola con il
nuovo manufatto, che contiene.
A regime l’operazione non comporterà alcuna parzializzazione della sezione di deflusso fluviale.
Le fasi di lavorazione in cantiere prevedono, in successione continua, il rinforzo della traversa
principale mediante diaframma; l’operazione verrà eseguita in varie trance per garantire il normale
deflusso del fiume e in periodo stagionale di magra statisticamente accertata (mesi di luglio,
agosto e settembre).
Contemporaneamente ai lavori in alveo, vista la mancanza di interferenze, sarà possibile la
realizzazione dei canali di alimentazione e restituzione e delle opere civili per l’alloggiamento delle
turbine di produzione. Ciò comporterà anche la rimozione della vegetazione che insiste sull’area di
intervento, limitata alle superfici strettamente necessarie.
Terminate le opere civile, si procederà ai rinterri e raccostamenti di terreno, alla messa in opera
29
degli apparati elettromeccanici e dei macchinari, concludendo con il mascheramento delle parti
residue attraverso lavori di ingegneria naturalistica e messa a dimora della vegetazione.
I comparti ambientali per i quali è ipotizzabile una interazione con i lavori e le strutture di progetto,
sia in fase di cantiere, sia di gestione della centrale e di funzionamento a regime, sono i seguenti:
Suolo e sottosuolo
Acque
Aria e clima
Rumore
Vegetazione ripariale
Fauna ed ecosistemi (Ittiofauna e Fauna terricola)
Elementi paesaggistici/ visivi
Benessere e salute umana
Viabilità locale
Gli impatti generati dagli interventi sui comparti ambientali sono stati classificati secondo una
scala di entità basata sulla capacità di naturale recupero o sulla necessità di interventi esterni di
mitigazione /compensazione.
ENTITA’ DEFINIZIONE Nullo Nessun impatto Lieve Impatto rapidamente reversibile (tempi brevi). Non necessita di interventi
di mitigazione e/o compensazione Medio Impatto lentamente reversibile (tempi lunghi). Necessita di interventi di
mitigazione e/o compensazione Elevato Impatto difficilmente reversibile o non reversibile.
30
Tabella 1 – Matrice di impatto ambientale
Comparto ambientale Impatto Opere di Mitigazione Impatto residuo Suolo e sottosuolo Occupazione permanente di suolo: impatto medio
Realizzazione strada permeabile (macadam): impatto lieve
Acque Sistemazione diaframma: impatto positivo
Deviazione portata: impatto medio
Trasporto solido: impatto medio
Rilascio DMV
Sistema di sghiaiamento
Deviazione portata: impatto lieve
Trasporto solido: impatto nullo Aria e clima Produzione polveri in fase di cantiere: impatto lieve
Rumore Produzione di rumore in fase di cantiere: impatto lieve
Turbine in fase di gestione: impatto lieve
Radiazione elettromagneti- ca
Centrale di produzione: impatto nullo
Cavidotto interrato: impatto nullo
Vegetazione ripariale Rimozione temporanea vegetazione: impatto lieve
Rimozione permanente vegetazione ripariale: impatto medio
Piantumazione superficie di compensazione
Rimozione permanente vegetazione: impatto lieve
Fauna ed ecosistemi (Ittio- fauna e Fauna terricola)
Deviazione portata: impatto medio
Presenza cantiere: impatto medio
Cavidotto: impatto medio
Rilascio DMV Interrimento cavidotto
Realizzazione cantiere in periodo non riproduttivo
Deviazione portata: impatto lieve
Presenza cantiere: impatto lieve
Cavidotto: impatto lieve
Elementi paesaggistici/visi- vi
Presenza cantiere: impatto lieve
Presenza strutture fuori terra: impatto medio
Piantumazione cortine albe- rate per mascheramento
Presenza strutture fuori terra: impatto lieve
Benessere e salute umana Utilizzo fonti rinnovabili: impatto positivo Viabilità locale Presenza mezzi di cantiere: impatto lieve
31
2.12 Suolo e sottosuolo
La realizzazione delle opere in progetto prevede l’asportazione di quantità minime di suolo.
La vasca di calma ricalca un sito già privo di suolo senza interessamento sostanziale di nuovi
spazi (impatto lieve). La centrale elettrica ha un impegno planimetrico di circa 200 mq, ma non è
reversibile durante la vita dell’opera (impatto elevato). I canali in terra comportano una
asportazione temporanea di suolo che viene parzialmente ripristinato e piantumato (impatto
medio). Anche la strada di accesso e la piazzola di manovra costituiscono un’occupazione di
suolo di estensione limitata e non comportano impermeabilizzazione venendo realizzate in
macadam (impatto medio).
Tutti gli interventi sono comunque puntuali e reversibili al termine della vita dell’opera per cui
l’impatto complessivo può essere considerato di ordine medio e comunque largamente accettabile.
Il materiale di risulta degli scavati sarà smaltito a norma di legge.
2.13 Acque
La realizzazione del diaframma di rinforzo della traversa in alveo comporta una parziale riduzione
della sezione fluviale ma di carattere solo temporaneo ed in periodo di magra. Pertanto, sotto il
profilo idraulico l’impatto è lieve.
In funzionamento a regime, sebbene il tratto di fiume sotteso dalla derivazione sia brevissimo, un
sistema di luci sotto battente consente il passaggio costante di una portata di DMV (impatto medio)
mentre i sistemi di sbrecciamento e dissabbiamento permettono il passaggio del trasporto solido
anche sulle portate intermedie (impatto medio).
La centrale non modifica le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua (composizione, temperatura,
ecc.) (impatto nullo).
2.14 Aria e clima
La centrale non ha emissioni in atmosfera (impatto nullo) ed al contempo contribuisce alla
riduzione delle emissioni di CO2.
La realizzazione delle opere corrisponde ad un piccolo cantiere edile di breve durata ad emissioni
molto ridotte, e prive di materiali o procedure di particolare polverulenza (impatto lieve).
L’esercizio dell’impianto non comporta variazione delle caratteristiche climatiche (temperatura,
composizione dell’aria, umidità, ecc.) del sito mentre, come sopra, contribuisce alla riduzione di
emissioni di gas serra (impatto positivo).
32
2.15 Rumore
Per la realizzazione delle opere valgono le stesse considerazioni di cui sopra ed i rumori prodotti
non sono dissimili a quelli delle comuni pratiche agricole che normalmente si svolgono in zona.
La durata delle emissioni acustiche è, anche in questo caso, temporanea (impatto lieve).
Il funzionamento della centrale determina un livello di emissioni di per sé modesto, e ulteriormente
mitigato attraverso una serie di accorgimenti (copertura isolata e fonoassorbente, giunti osmotici -
water stop in gomma- su tutti i contatti tra acciaio e c.a., vetri termoacustici, ecc) che, unitamente
alla ubicazione isolata e depressa rispetto all’intorno permette di ottenere un impatto lieve
Il clima acustico era stato studiato, in via previsionale, per il caso di turbina Kap lan doppia
regolata KSDA-4-680 installata in edificio interrato.
2.16 Emissioni elettromagnetiche
L’emissione elettromagnetica nei dintorni della centrale di produzione non comporta la necessità di
definire una fascia di rispetto (impatto nullo), tenuto conto delle seguenti considerazioni:
•••• nel sito dove sorgerà la centrale non vi sono nelle vicinanze insediamenti con le
caratteristiche previste dall’art. 4 del D.P.C.M. dell 08/07/03,
•••• la massima potenza fornita dai generatori è molto contenuta,
•••• nei sistemi costituiti da avvolgimenti elettrici il campo elettromagnetico decresce
proporzionalmente al cubo della distanza.
Il tratto di cavidotto di Bassa tensione interrato che conferisce la corrente al punto di consegna
della rete non necessita di una fascia di rispetto poiché dai calcoli effettuati si deduce che
l’isolivello a 3 mT non arriva a livello del suolo ma si trova a circa 0,5m dal baricentro del cavo
(impatto nullo).
2.17 Vegetazione
La realizzazione del progetto comporta l'eliminazione permanente della vegetazione esistente
all'interno della fascia di pertinenza del fiume solo in corrispondenza del canale di restituzione. Le
formazioni vegetali interessate sono comunque presenti ed ampiamente rappresentate nel
territorio circostante lungo il fiume Cesano in maniera più o meno rarefatta man mano che ci si
avvicina alla foce.
L'eliminazione della zona di bosco ripariale incide percentualmente in misura molto limitata rispetto
all'estensione di dette formazioni nel territorio circostante e le opere di compensazione
consentiranno di ricostituire le formazioni vegetali momentaneamente perdute (impatto medio).
33
2.18 Fauna ed ecosistemi
I principali fattori di alterazione della naturale evoluzione e diversità degli ambienti fluviali sono :
• presenza di opere di diversione e di ritenuta per scopi idroelettrici, irrigui ed idropotabili che
modificano in modo radicale il naturale deflusso delle acque;
• aspirazione dell’ittiofauna contro le griglie delle condotte di captazione dell’acqua;
• mantenimento del Deflusso Minimo Vitale.
Vista la presenza allo stato attuale di una traversa impossibile da superare per l’ittiofauna, non è
stata prevista la realizzazione di una scala di risalita in quanto risultava un intervento invasivo e di
potenziale disturbo per la struttura esistente della traversa. Pertanto il miglioramento delle
condizioni ittiche verrà attuato mediante ripopolamento annuale del corso d’acqua con le modalità
previste dall’art. 15 della legge regionale n° 11/2003 “Norme per l'incremento e la tutela della fauna
ittica e disciplina della pesca nelle acque interne” che si riporta:
Articolo 15 (Strutture per la risalita delle specie ittiche)
I progetti delle opere d'interesse pubblico o privato che comportano l'occupazione totale o parziale
del letto di fiumi o torrenti devono prevedere la costruzione di strutture idonee a consentire la risalita
ed il libero spostamento delle specie ittiche; nel caso in cui la realizzazione delle strutture di risalita
sia tecnicamente impossibile, i soggetti interessati corrispondono annualmente alla Provincia
competente per territorio una somma pari al costo del ripopolamento ittico del corso d'acqua.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche ai titolari di concessione in atto.
3. Le Province stabiliscono le caratteristiche tecniche delle strutture di cui al comma 1, nel
rispetto delle tecniche di ingegneria idraulica e naturalistica.
In ingresso alla centrale turbine sarà posizionato uno sgrigliatore per la raccolta del materiale
flottante dotato di griglia di sbarramento, che impedisca il passaggio dei pesci verso le macchine di
produzione.
Sarà garantito il rilascio di un’idonea portata di DMV calcolato in base alla formula definita dal
comitato tecnico dell’Autorità di Bacino Regionale.
Gli interventi che interessano direttamente l’alveo fluviale non verranno svolti tra marzo e la prima
metà di giugno per non influire con la stagione riproduttiva dei pesci.
Pertanto, nonostante la potenziale presenza di specie di interesse conservazionistico, in
considerazione degli interventi di mitigazione, in particolare riguardo ai tempi di costruzione e alla
realizzazione di una scala di rimonta per i pesci, e della situazione attuale, l’impatto dell’opera può
essere considerato trascurabile (impatto lieve).
Il cavidotto di consegna della corrente prodotta verrà interrato in modo da evitare rischi di collisione
od elettrocuzione della fauna aviaria.
34
Relativamente ai tempi di costruzione, le operazioni di scavo e di trasformazione dell’habitat
devono essere evitate nel periodo compreso tra aprile e la prima metà di luglio per non sovrapporsi
con la stagione riproduttiva delle specie faunistiche terrestri presenti.
In considerazione dell’antropizzazione dell’area, che ha comportato una fortissima diminuzione e
semplificazione della naturalità, e degli interventi di mitigazione e ripristino indicati, non si ritiene
significativo l’impatto dell’opera prevista sugli habitat terrestri (impatto lieve).
2.14 Elementi paesaggistici L’impianto in progetto è caratterizzato da opere di ridottissime dimensioni, in massima parte
interrate che, per forma e colori non sono dissonanti con l’intorno.
A ciò si aggiunge l’occultamento naturale dato delle siepi vegetazionali e gli interventi di
rilivellamento e raccostamento di terreno alle opere d’arte, che ne determinano la sostanziale
invisibilità. Tali caratteristiche rendono le opere non distinguibili rispetto al circostante e
sostanzialmente non evidenti neppure giungendo sui luoghi.
La realizzazione delle stesse richiede un piccolo cantiere edile di tipologia comune, con logistica di
trasporti limitata alle poche quantità di materiali da costruzione.
Per tali ragioni, indipendentemente dalla visibilità del sito (comunque quasi nulla) è facile
condividere che:
l’impatto visivo durante i lavori (peraltro limitato a minime variazioni cromatiche) è lieve, l’impatto
visivo dell’impianto in funzione è pressoché insignificante (impatto lieve), e che il progetto non
determina alcuna situazione pregiudizievole al godimento delle bellezze panoramiche.
2.19 Benessere e salute umana L’impianto che si vuole realizzare, come già riportato nei precedenti paragrafi, non porta ad un
impatto sulla vivibilità del territorio o sulla salute degli abitanti delle zone circostanti.
Non si hanno emissioni né in acqua né in aria, la generazione di rumore durante la vita dell’opera
rientra nei criteri di legge ed è notevolmente inferiore a quello generato dalle normali attività
agricole svolte nella zona.
Le radiazioni elettromagnetiche rientrano abbondantemente nei limiti di legge previsti.
2.20 Viabilità locale Il funzionamento dell’impianto non comporta la presenza di personale se non per visite saltuarie di
controllo e manutenzione. Non si determina pertanto alcuna incidenza sul traffico (impatto nullo).
La fase di cantiere, peraltro di breve durata, richiede un numero minimo di personale; i trasporti
necessari alla realizzazione delle opere, mediati sull’intera durata, si sostanziano in poco più di 3
35
viaggi/giorno che, come ovvio, si inseriscono agevolmente sul normale traffico esistente (impatto
lieve).
2.21 Indicazione degli Interventi di mitigazione In fase di progetto sono stati previsti interventi di mitigazione mirati ad eliminare totalmente o a
ridurre sensibilmente i maggiori impatti indotti sull’ambiente dall’opera.
Comparto Acque Rilascio DMV: per evitare la disconnessione biologica del tratto di fiume compreso tra la traversa e
la restituzione.
Trasporto solido: introduzione di sistemi di sbrecciamento e dissabbiamento in continuo che
permettono il passaggio del trasporto solido anche sulle portate intermede, altrimenti interdetto allo
stato attuale.
Comparto Vegetazione Salvaguardia piante ad alto fusto: durante la realizzazione delle opere si porrà particolare
attenzione a salvaguardare le esistenti piante ad alto fusto presenti lungo il limite del terreno
coltivato. In questo modo si vuole preservare una parte importante dell’ecosistema presente e si
vuole ridurre l’impatto sul comparto Paesaggio mantenendo un elemento di schermatura naturale.
Comparto Fauna ed Ecosistemi Cavidotto interrato: trasporto dell’energia e allaccio alla rete senza realizzazione di alcuna linea
aerea, evitando quindi qualunque problema connesso con le stesse.
Periodo di cantierizzazione: Il cantiere verrà realizzato in periodi dell’anno che non interferiscano
con le fasi riproduttive della fauna locale. In particolare per le opere in alveo NON saranno
effettuati lavori nel periodo compreso tra marzo e la prima metà di giugno, mentre i lavori da
svolgersi fuori acqua NON si realizzeranno tra aprile e la prima metà di luglio.
Comparto Paesaggio Messa a dimora di cortine alberate: allo scopo di rendere impercettibili le poche parti di impianto a
vista anche giungendo sui luoghi.
BIBLIOGRAFIA
Angelici F.M., 1997 - Mammiferi. In: Calvario E., Sarrocco S. (eds) Lista Rossa dei Vertebrati Italiani.
WWF Italia.
Calvario E., Gustin M., Sarrocco S., Gallo Orsi U., Bulgarini F., Fraticelli F., 1999 - Nuova lista rossa degli uccelli
nidificanti in Italia. LIPU-WWF.
Capula M., 1997 - Anfibi e Rettili. In: Calvario E., Sarrocco S. (eds) Lista Rossa dei Vertebrati Italiani.
WWF Italia.
Dondini G., Vergari S., 1997 - Chirotteri. In: Lista rossa dei vertebrati italiani. Calvario E., Sarrocco S. (eds.).
WWF Italia.
Fiacchini D., 2003 – Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Provincia di Ancona. Ass. Amb. Provincia si
Ancona. Nuove Ricerche Editore srl, Ancona. 128 pp.
Giacchini P., 2007 – Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Ancona. Provincia di Ancona, IX
Settore Tutela dell’Ambiente – Area Flora e Fauna. Ancona. 352 pp.
Penteriani V., 1998 - L'impatto delle linee elettriche sull'avifauna. WWF Italia. Serie Scientifica n. 4. 85 pp.
Provincia di Ancona, 2007 – Carta Ittica della Provincia di Ancona. Provincia di Ancona, IX Settore Tutela dell’Ambiente – Area Flora e Fauna. Ancona. 93 pp.