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RIASSUNTO AUTORI PRINCIPALI MANUALE GALLI HOBBES = padre del razionalismo politico moderno fa della politica una scienza applicata legittimata soltanto dalla ragione e non dalla morale cristiana, elabora una filosofia politica che tende ad eleminare il conflitto e costituire un ordine. Egli crede che l’uomo sia sempre in guerra (homo homini lupus) nello stato di natura e attraverso un patto orizzontale (factum unionis) esce da questo stato e nasce lo Stato, che definisce attraverso il termine Leviatano, mostro biblico, che tiene in mano la spada (potere politico) e nell’altra il pastorale (potere spirituale) in quanto egli rappresenta la volontà di Dio ed è il suo profeta (teologia politica). Egli non separa i poteri e li attribuisce tutti al sovrano incontrastato. La libertà vera e propria risiede pertanto solo nello stato di natura. LOCKE = attua una rivoluzione antiassolutistica che tende a limitare i poteri del sovrano a favore del popolo e rispettare i diritti naturali del cittadino (costituzionalismo e liberismo moderno). Egli intende sconfiggere i limiti assolutistici di Hobbes. Egli ne riprende però la teologia politica nel primo trattato sul governo. Nel secondo spiega l uscita dell uomo dallo stato di natura. Lavorando ottiene una proprietà che crea disuguaglianza. Non essendoci un giudice imparziale, una legge certa e un potere esecutivo egli è costretto ad unirsi secondo un contratto a cui demanda i propri diritti affinchè vengano rispettati da tutti e sancisce la tripartizione dei poteri in esecutivo legislativo e federativo. Inoltre nelle lettere sulla tolleranza si esprime il concetto di “libera chiesa in libero Stato”. SPINOZA = la sua politica non indaga le forme di Stato e di governo ma le forme della liberazione. Una filosofia della vita e della gioia alla ricerca del proprio utile. Supera il dualismo corpo e mente. Risalta le passioni e gli affetti umani come parte integrante della loro libertà. A differenza di Hobbes, ritiene che vi sarà sempre un primato della “potentia” sulla “potestas” (autorità) ma che il diritto naturale continuerà a persistere nella civitas. La forma di governo migliore non è la monarchia in quanto si serve della paura e della superstizione per controllare il popolo ma è la democrazia poiché essa rispetta i principi di libertà e uguaglianza, caratteristici dello Stato di natura. MONTESQUIEU = nello spirito delle leggi egli descrive l’uscita dallo stato di natura come condizione inevitabile per cui gli uomini, benché sociali, non potrebbero vivere senza leggi. Egli però a differenza di Hobbes, sul modello de la Politica di Aristotele, intende separare i poteri secondo la forma costituzionale della monarchia inglese, con il sistema del balance of power, al fine di garantire la libertà politica del cittadino. Ai parlamenti che spetta il potere legislativo affida il proprio appoggio, secondo una limitazione reciproca dei poteri col sovrano. Al sovrano l esecutivo e all aristocrazia di toga il giudiziario. È un fervido sostenitore della Storia e paragona i moderni Stati europei a una quercia che affonda le radici nella Storia. Come per Hobbes, accetta il pluralismo religioso per evitare scontri interni. DIDEROT = fu uno dei massimi esponenti dell ‘illuminismo, ideatore e editore dell’Encyclopedie in collaborazione con D’Alambert. La sua critica si rivolge alla monarchia assoluta francese e, come montesquieu, riprende il modello inglese. In più riprende il valore politico della proprietà come in Locke. Egli intende aumentare la rappresentanza dei cittadini in governo e riconosce come unico sovrano e legislatore il popolo e il suo diritto a condannare anche in maniera cruenta qualsiasi forma di dispotismo. VOLTAIRE = uomo di punta dei philosophes, non teorizzò mai una forma ideale di Stato ma puntò all’ordine politico garantito, secondo lui, dalla libertà delle leggi. In lui troviamo i concetti principali del moderno contrattualismo ovvero sovranità, natura, legge e libertà. HUME = la teoria politica si distacca dal giusnaturalismo e dal contrattualismo inteso come uscita dallo stato di natura secondo un patto stipulato per necessità ma piuttosto come un’evoluzione umana e storica, un processo naturale, casuale e imperfetto che fa parte proprio di quello stato in quanto l’uomo è un animale sociale di per sé. Ma questa socievolezza e simpatia non risultano abbastanza efficaci per un ordine politico per cui è necessaria una teoria della giustizia che tuteli la proprietà. Quindi la politica non è la conseguenza dell’uscita dallo stato di natura piuttosto un aiuto che regoli le passioni umane per un ordine pacifico.

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RIASSUNTO AUTORI PRINCIPALI MANUALE GALLI

HOBBES = padre del razionalismo politico moderno fa della politica una scienza applicata legittimata soltanto dalla ragione e non dalla morale cristiana, elabora una filosofia politica che tende ad eleminare il conflitto e costituire un ordine. Egli crede che l’uomo sia sempre in guerra (homo homini lupus) nello stato di

natura e attraverso un patto orizzontale (factum unionis) esce da questo stato e nasce lo Stato, che definisce attraverso il termine Leviatano, mostro biblico, che tiene in mano la spada (potere politico) e nell’altra il

pastorale (potere spirituale) in quanto egli rappresenta la volontà di Dio ed è il suo profeta (teologia politica). Egli non separa i poteri e li attribuisce tutti al sovrano incontrastato. La libertà vera e propria risiede pertanto solo nello stato di natura.

LOCKE = attua una rivoluzione antiassolutistica che tende a limitare i poteri del sovrano a favore del popolo e rispettare i diritti naturali del cittadino (costituzionalismo e liberismo moderno). Egli intende sconfiggere i limiti assolutistici di Hobbes. Egli ne riprende però la teologia politica nel primo trattato sul governo. Nel secondo spiega l uscita dell uomo dallo stato di natura. Lavorando ottiene una proprietà che crea disuguaglianza. Non essendoci un giudice imparziale, una legge certa e un potere esecutivo egli è costretto ad unirsi secondo un contratto a cui demanda i propri diritti affinchè vengano rispettati da tutti e sancisce la tripartizione dei poteri in esecutivo legislativo e federativo. Inoltre nelle lettere sulla tolleranza si esprime il concetto di “libera chiesa in libero Stato”.

SPINOZA = la sua politica non indaga le forme di Stato e di governo ma le forme della liberazione. Una filosofia della vita e della gioia alla ricerca del proprio utile. Supera il dualismo corpo e mente. Risalta le passioni e gli affetti umani come parte integrante della loro libertà. A differenza di Hobbes, ritiene che vi sarà sempre un primato della “potentia” sulla “potestas” (autorità) ma che il diritto naturale continuerà a persistere

nella civitas. La forma di governo migliore non è la monarchia in quanto si serve della paura e della superstizione per controllare il popolo ma è la democrazia poiché essa rispetta i principi di libertà e uguaglianza, caratteristici dello Stato di natura.

MONTESQUIEU = nello spirito delle leggi egli descrive l’uscita dallo stato di natura come condizione

inevitabile per cui gli uomini, benché sociali, non potrebbero vivere senza leggi. Egli però a differenza di Hobbes, sul modello de la Politica di Aristotele, intende separare i poteri secondo la forma costituzionale della monarchia inglese, con il sistema del balance of power, al fine di garantire la libertà politica del cittadino. Ai parlamenti che spetta il potere legislativo affida il proprio appoggio, secondo una limitazione reciproca dei poteri col sovrano. Al sovrano l esecutivo e all aristocrazia di toga il giudiziario. È un fervido sostenitore della Storia e paragona i moderni Stati europei a una quercia che affonda le radici nella Storia. Come per Hobbes, accetta il pluralismo religioso per evitare scontri interni.

DIDEROT = fu uno dei massimi esponenti dell ‘illuminismo, ideatore e editore dell’Encyclopedie in

collaborazione con D’Alambert. La sua critica si rivolge alla monarchia assoluta francese e, come

montesquieu, riprende il modello inglese. In più riprende il valore politico della proprietà come in Locke. Egli intende aumentare la rappresentanza dei cittadini in governo e riconosce come unico sovrano e legislatore il popolo e il suo diritto a condannare anche in maniera cruenta qualsiasi forma di dispotismo.

VOLTAIRE = uomo di punta dei philosophes, non teorizzò mai una forma ideale di Stato ma puntò all’ordine

politico garantito, secondo lui, dalla libertà delle leggi. In lui troviamo i concetti principali del moderno contrattualismo ovvero sovranità, natura, legge e libertà.

HUME = la teoria politica si distacca dal giusnaturalismo e dal contrattualismo inteso come uscita dallo stato di natura secondo un patto stipulato per necessità ma piuttosto come un’evoluzione umana e storica, un

processo naturale, casuale e imperfetto che fa parte proprio di quello stato in quanto l’uomo è un animale

sociale di per sé. Ma questa socievolezza e simpatia non risultano abbastanza efficaci per un ordine politico per cui è necessaria una teoria della giustizia che tuteli la proprietà. Quindi la politica non è la conseguenza dell’uscita dallo stato di natura piuttosto un aiuto che regoli le passioni umane per un ordine pacifico.

Francesco Russo

Francesco Russo

SMITH = nella Ricchezza delle Nazioni egli cerca di risolvere la questione dell’ordine politico attraverso la

produzione di ricchezza. Cosi sancisce il legame tra politica ed economia. Egli non elabora una teoria delle forme di governo. Piuttosto analizza i rapporti tra i singoli individui e la società. Il sovrano – legislatore deve garantire e sovraintendere la sfera privata del cittadino in modo da renderla funzionale all’interesse collettivo.

Alla base della società vi sta il prudent man che rappresenta cosi l’idea utopica della perfetta razionalità,

capace di governare le proprie passioni egoistiche e sociali di virtù ed interesse. ROUSSEAU = uno dei personaggi più influenti del ‘700. il suo obbiettivo è rigenerare la società con la

ragione e di affermare la virtù con la politicaa. A differenza di Hobbes, egli sostiene che lo stato di natura non sia caratterizzato dalla guerra di tutti contro tutti ma è pacifica. Il lavoro ha creato le diseguaglianze e la proprietà privata. Quest’ultime vengono controllate dallo Stato che è una mera creazione dei piu ricchi. Per lui

la Storia ci testimonia questa evoluzione negativa dell’uomo. Si scontra contro la proprietà privata “se

dimenticate che i frutti sono di tutti siete perduti”. La società è quindi la causa del Male, poiché l’uomo vero

risiede nello stato di natura. Le guerre nascono appunto da queste diseguaglianze di ricchezza. La soluzione risiede nel contratto sociale, in cui tutti gli uomini affidano, alienandosene, i propri diritti, e cosi può garantire l’uguaglianza e la pace attraverso l’ubbidienza alle leggi che essi stessi si danno. La forma di governo che corrisponde a questi principi è sicuramente la Democrazia diretta e non rappresentativa come in Montesquieu. La legge quindi non è che la dichiarazione della volontà generale dei cittadini, intesa non come volontà di tutti ma come interesse comune che tende sempre all’uguaglianza ed è la base del patto sociale. Il

contratto a cui si ispira Rousseau è un patto di ASSOCIAZIONE che non genera una istituzione sovrana ma una COMUNITA’. Nel Contratto sociale afferma che qualsiasi sia la forma di governo, la costituzione dello Stato deve essere democratica e repubblicana: la sovranità appartiene alla totalità dei cittadini considerati come un solo corpo.

KANT = il pensiero politico di Kant pone in relazione politica e morale attraverso il diritto. La morale consiste nella libertà e nel DOVERE. Tuttavia, l’uomo appartiene a due mondi: quello noumenico e quello

fenomenico. Secondo kant, il potere e la politica sono sottomessi al diritto. Ci sono due origini dello Stato: una reale, ovvero quello nato dalla forza, una ideale, dal contratto. Lo Stato si impegna a garantire la libertà esteriore e fenomenico e non la libertà interiore noumenica. Lo stato di natura viene considerato come una ipotesi pura e intellettuale ma è necessaria un’autorità giuridica che regoli le relazioni. Ma nello stato di natura vigono le volontà particolari e superarlo significa affermare la volontà generale, il cui esercizio è legittimato dalle leggi dello stato civile. Ecco che si arriva al contratto originario che si esprime attraverso il principio di rappresentanza, secondo la regola della maggioranza. inoltre non ammette il diritto alla resistenza attiva ma, poiché il sovrano può sbagliare, il cittadino può criticare avendo come diritto la “libertà

della penna”. Se non si raggiunge l’obbiettivo, bisognerà comunque continuare ad ubbidire. A differenza di

Hobbes, il contratto però non ha scopi utilitaristici bensì regolativi, e garanti della libertà, attraverso l’attuazione dei diritti naturali dell’uomo. La proprietà, per kant, non è una creazione dello Stato, bensì si fonda sul possesso che, prima è naturale, poi diventa regolato dal diritto. Ogni cittadino, pleno jure, per essere denominato tale, deve avere un reddito o un censo = Visione anti democratica. Egli riprende la divisione dei poteri aristotelica e afferma che il regime repubblicano è il migliore. La democrazia è essa stessa una forma di dispotismo in quanto ognuno vuole essere sovrano. Per quanto riguarda la guerra egli afferma nel saggio Per la pace perpetua che vi sono tre condizioni per risolvere i conflitti: il compolitismo, la libera federazione di stati e il diritto internazionale.

FICHTE = parte dal pensiero kantiano della libertà per affermare lo “stato di ragione” che superi il mondo

morale dello spirito e il mondo empirico della storia. Egli afferma che lo stato di natura e i diritti naturali non possono essere denominati tali se non vengano garantiti dallo Stato. Il che significa che il passaggio allo Stato civile è necessario. Di diritti quindi si può parlare solo nello Stato, la Politica in quanto realizza i diritti è lo snodo obbligato per l’affermazione della libertà e della morale. Tuttavia è raggiungibile solo se lo stato è

rappresentativo. A differenza di kant, i tre poteri non sono separati ma si concentrano nel governo e il popolo ha il diritto di resistenza nel momento in cui si organizza come “un solo corpo guidato dai più dotti”. Con la

disfatta di Jena e l’occupazione napoleonica della Prussia egli cerca di risollevare gli animi dei tedeschi puntando sul principio di nazionalità. La nazione tedesca per la sua lingua e tradizione incontaminate deve farsi promotrice della cultura, della ragione e della morale. Egli non ha scopi imperialisti ma ritiene che una

volta che tutto il popolo sarà unificato la Germania potrà essere custode e garante dell’ordine europeo.

HEGEL = La contraddizione fra morale e mondo storico di Fichte viene trasformata da Hegel in Idea e realtà e superata attraverso un processo di comprensione superiore che approda nello Spirito (la ragione), chiamato “Aufhebung”. Nella Costituzione della Germania egli riconosce lo Stato come universalità fornita di potenza superando l’idea che lo Stato fosse solo la controparte della libertà dell’individuo. Il rapporto che si viene a creare è di totalità ed eticità che si rifà alla polis greca e che verrà distrutta dal Cristianesimo. Cosi Hegel afferma il primato logico del Tutto sulle parti e pone le basi (forse infondate) dei moderni totalitarismi. Nella Fenomenologia dello Spirito descrive il processo che si compie attraverso le tappe della Coscienza, Autocoscienza, Ragione e Spirito. Egli paragona questi processi alla formazione del pensiero e della storia dell’Occidente a partire dalla polis greca, dai romani, al feudalesimo fino a giungere alla rivoluzione francese. Inoltre nell’autocoscienza vengono descritte le figure del servo e del signore. Il primo per paura della morte si

sottomere al secondo. Ma il vero eroe è proprio il servo che lavorando si fa uomo e riconosce la propria autocoscienza.

BURKE = le Riflessioni sulla rivoluzione francese costituiscono il primo testo della letteratura controrivoluzionaria. Egli crede che sia stato un evento distruttivo e innaturale. Egli dissocia la natura dalla ragione e affida alla politica i caratteri sperimentali della storia. Vi è un ritorno di fiducia nei confronti della religione come base di ogni forma di vita associata.

COMTE = riprende l’immagine della società medievale come unità organica ma ritiene che la conciliazione

tra ordine e progresso può essere assicurata soltanto dal potere degli scienziati positivi e degli industriali. Attraverso lo stadio teologico prima, metafisico poi, scientifico infine si arriva allo stadio positivo in cui si ha una commistione di cultura, morale e costume che crea l’equilibrio tra ordine e progresso.

HUMBOLDT =

SAVIGNY = è il principale esponente della scuola storica del diritto che rifiuta il razionalismo e il giusnaturalismo. Secondo savigny il diritto nasce dall convinzione collettiva del popolo che si manifestano nei concreti comportamenti umani oggettivati negli istituti giuridici. Egli sostiene che l’unico diritto possibile sia

quello positivo e che le sue vere fonti siano tradizione e consuetudine. CLAUSEWITZ = figlio di un ufficiale di federico II entrò nell esercito combattendo nella battaglia di Waterloo. Nell’opera Della Guerra riscopre il valore della guerra intesa non come strumento alienato dalla politica ma come guerra di popolo capace di mobilitare gli animi, gli entusiasmi e le energie contro i nemici esterni ed interni. La guerra diventa un fatto politico più che militare. Egli si pone l’obiettivo di liberare la

Prussia dalla Francia di Napoleone. BENTHAM = esponente del liberismo inglese, critica la rivoluzione francese e scredita la concezione di diritto dei giusnaturalismi. Egli intende il diritto in base solo alla sua funzione sociale e politica poiché l’uomo

non può rivendicare un diritto senza che esso sia sancito da una legge positiva. La natura umana è formata da dolori e piaceri che possono essere calcolati come grande comparabili e misurabili in base alle teorie matematiche newtoniane. Il principio di utilità è il fondamento dell’ordine politico e il suo scopo è

raggiungere la felicità. Da questo radicalismo egli presenta un progetto di codice penale razionale che muove dall’idea utilitaristica che la punizione sia sempre un male in quanto produce dolore e un progetto di riforma carceraria in cui le carceri servano a riformare la salute, la morale dei detenuti. Inoltre il benessere economico collettivo può essere raggiunto solo attraverso il libero mercato e il liberismo in campo industriale.

MILL = propugna la modifica del sistema rappresentativo della camera dei comuni per difendere una forma più ampia di rappresentanza. La migliore forma di governo è la democrazia rappresentativa con un estensione del suffragio che comunque resta limitato dal genere, età e censo. La riforma auspicata da Bentham e Mill verrà attuata nel 1832 con il Reform Bill che allarga il diritto di voto.

Francesco Russo

MARX = il suo pensiero nasce dalla critica di Hegel, considerato il punto piu alto della filosofia. La sua analisi parte prima di tutto dall’introduzione del concetto di classe. La politica è composta dalla lotta di classe contro classe, le quali si distinguono fondamentalmente in borghesia e proletariato. È quest’ultimo che

custodisce il segreto sia dell’assoggettamento che della liberazione nel sistema capitalistico. Contro l’

individualismo della democrazia, egli oppone il comunismo e l’abolizione della proprietà privata. Nel Manifesto del partito comunista egli esprime una concezione materialistica della storia e della società che si sono formate attraverso la continua lotta di classi. Da qui assistiamo alla distinzione di “classe in sé”

(oggettiva posizione sociale degli individui) e “classe per sé” (capace di porsi come soggetto politico). Inoltre

egli preannuncia un declino del sistema capitalistico a favore delle presa al potere del proletariato. Ma la rivoluzione comunista trova massima inspirazione ne Il Capitale. Uno dei più importanti temi trattati è quello del feticismo della merce. La merce è prodotta per un determinato valore d’uso, riguardo al compratore e per un valore di scambio che rende appunto feticcio il rapporto sociale tra gli uomini che, attraverso il denaro, viene ridotto ad un semplice scambio di cose, poiché le merci restituiscono ai produttori l’immagine

rovesciata dei caratteri sociali del loro proprio lavoro. Inoltre, egli aggiunge il concetto di forza – lavoro, ovvero la capacità di ogni uomo di lavorare per un determinato tempo. Il prezzo della merce prodotta sarà misurata in base esigenze sociali di produzione. Il lavoro necessario è il tempo impiegato per ottenere questa merce mentre il plus-lavoro è il tempo impiegato che va oltre il bisogno richiesto dal lavoro necessario. Tutto questo crea il plus-valore, che viene sfruttato dal capitalista e trasformato in profitto. Ecco che si crea lo scontro tra capitalista e operaio. L’uno cerca di aumentare il pluslavoro con il prolungamento della giornata

lavorativa (pluslavoro assoluto) l’altro riscattando il diritto di vendita e libero scambio. Non potendo

prolungare la giornata lavorativa più di tanto, il capitalista, a questo punto, cerca di sfruttare al massimo le ore lavorative attraverso l’intensificazione e l’innovazione tecnologica, che col tempo crea alienazione

all’operaio (sviluppo dell’industria). Da qui si arriva alla transizione dal capitalismo al comunismo e alla dittatura del proletariato che indica per marx la pratica rivoluzionaria, di massa che ha come obbiettivo il deperimento dello Stato.

TOCQUEVILLE = nella Democrazia in America segue il metodo montesquiviano, ovvero quello storico. Afferma che la Democrazia è essa stessa la causa della sua fine in quanto nelle elezioni la maggioranza assume un potere assoluto: tirannide della maggioranza. Ai miei occhi le società umane come gli individui diventano qualcosa solo grazie alla libertà. Egli rappresenta il più importante esponente del pensiero liberale: Instaurazione dell’uguaglianza di diritto, la legge è uguale per tutti. Mobilità sociale da una classe all’altra.

Negli USA la sovranità spetta al popolo perché c’è il suffragio universale maschile. Tocqueville è ateo e

propone la divisione tra Stato e Chiesa. Cavour si ispirò a lui. JOHN STUART MILL = segue le orme di Tocqueville e Bentham rivolgendo l’attenzione agli aspetti

qualitativi della felicità secondo il principio della maggior felicità possibile per il maggior numero di individui. Egli promuove il suffragio universale (anche per le donne e per i poveri) e, sotto l’influenza di

Tocqueville, rivolge il monito alla tirannia della maggioranza nel saggio Sulla libertà, definendola la più potente tra le oppressioni politiche. Soprattutto riguardo l’opinione pubblica che egli ritiene fondamentale, poiché il carattere e l’autonomia individuale sono i perni della libertà nella politica. Essendo la classe dei

lavoratori la classe sociale piu numerosa, egli teme una legislazione imposta e non imparziale. Per risolvere ciò ammetta il sistema proporzionale che possa garantire gli interessi delle minoranze.

MAZZINI = è il principale esponente del Risorgimento. Sotto il profilo delle dottrine politiche, egli mira al concetto di comunità etno-nazionale compatta, dotata di una propria storia, di proprie tradizioni e di una propria missione. All’opportunismo e utilitarismo delle dottrine propugnate dalla rivoluzione francese,

mazzini contrappone l’idea di dovere che “sta in Dio” e la sua immediata realizzazione è la patria. Criticando

il comunismo e animato da un profondo sdegno morale per la condizione degli operai egli denuncia che senza l’uguaglianza non vi può essere libertà. Inoltre egli critica il “giusto medio” del moderatismo che a suo avviso

non porta a nulla. O vi è democrazia o vi è dispotismo. Ecco che va in contrasto con Cavour.

Francesco Russo

TREITSCHKE = durante il periodo preunitario lo sviluppo del pensiero politico tedesco fu diviso da due correnti: una propugnava l’unificazione “grande-tedesca”, l’altra “piccolo-tedesca”. Treitschke rappresenta

una sintesi paradigmatica. egli intendeva superare la tensione società – Stato con l’idea nazionale. Fautore di

un aggressivo pangermanismo egli sosteneva l’idea di Potenza, affermando la naturale disuguaglianza degli

uomini. Diffuse cosi l’idea di antisemitismo, utilizzando politicamente l’idea di razza. Insistette molto sulla

concezione purificatrice della guerra sulla missione della Germania nel mondo. Infine offrì una legittimazione intellettuale di imperialismo e espansionismo coloniale.

NIETZSCHE = Il primo nichilista d’europa in cui il termine nichilismo assume il senso letterale che gli deriva

dall’etimologia (nihil=nulla). L’esistenza stessa è senza scopo, senza senso ma inevitabilmente ritornante:

l’eterno ritorno. Nei frammenti postumi descrive questa come una condizione in cui i valori tradizionali (Dio, la Verità, il Bene) perdono il loro senso e diventano appunto nulla. Questo coincide con la storia della “decadenza”. Esso si divide in passivo e attivo: il primo è sinonimo di regresso dello Spirito, in quanto subisce il declino dei valori. Il secondo coincide con la potenza dello Spirito che elimina la metafisica e promuove il processo di distruzione. In quest’ultimo si afferma la volontà di potenza che trapassa da una posizione distruttiva ad una costruttiva. La dimensione della scelta nell’eterno ritorno di decidere ciò che

nella vita risulta dotato di più potenza, indica il passaggio dell’uomo che dice no (nichilismo di rinuncia) e

l’uomo che dice si, il super-uomo (ubermensch) nel libro cosi parlò Zarathustra. Da qui si delinea la concezione antidemocratica e antiegualitaria in cui il super uomo ha bisogno della schiavitù e delle masse. Da qui deriva l’analisi errata che associava Nietzsche alla cultura nazifascista, forse a causa dell’interpretazione

arbitrariamente politica della sorella che ha raccolto i suoi appunti. WEBER = studia il capitalismo e afferma che è sovversivo e nichilistico. L’intero pensiero politico è

attraversato dal timore che i valori classici dell’illuminismo e del liberalismo, primo fra tutti quello della

libertà, si mostrano inconsistenti e che si dilaghi una burocratizzazione universale. Egli intende attuare un riforma costituzionale che prendeva l’assunzione del suffragio universale e la dipendenza del governo (potere esecutivo) al Parlamento. Quest’ultimo attraverso una lunga scelta prenderà i migliori capi-partito ovvero politici di professione, i quali dopo un’intensa lotta causata dal “politeismo dei valori” ed i diversi ideali,

conquisteranno la meritata leadership. MOSCA = secondo Mosca, la politica è retta dagli interessi di una minoranza omogenea organizzata, la classe politica, che si impone ad una maggioranza divisa e frammentata. Nella storia politica dell’umanità egli

contrappone due opposte tendenze, quella democratica e quella aristocratica. Inoltre enuclea 4 tipi ideali di organizzazione dei sistemi politici. Autocratico-aristocratico, aristocratico liberale, autocratico democratico e quello liberale democratico in cui vengono eliminati gli ostacoli creati dalla burocrazia e gli individui sono chiamati a partecipare alla vita politica. La classe politica dominante, per imporre le proprie decisioni non può fare appello soltanto alla costrizione, ma deve giustificare il proprio potere attraverso una dimensione di consenso che prende il nome di “formula politica”.

PARETO = il suo obiettivo è studiare scientificamente la natura delle disuguaglianze in termini di ricchezza e potere all’interno della società. Secondo Pareto, la società è divisa su due classi sociali: la classe eletta o “elitè” che dirige tutto e la classe non eletta che racchiude i governati. La stabilità o la decadenza

dell’organizzazione sociale dipende dal modo in cui queste classi si interscambiano a livello sia orizzontale (tra gli individui della stessa classe) che verticale (da una classe all’altra) secondo un fenomeno chiamato

circolazione dell’elite. Quest’ultima avviene soprattutto in quattro ambiti: intellettuale, governativo, storico e

politico. Infine quelle che Mosca chiama formule politiche, Pareto le definisce “derivazioni” che servono a

spiegare, giustificare e dimostrare le azioni dei governanti. SOREL = il tema centrale del suo pensiero politico è il proletariato inteso come l’unico in grado di riscattare la società dalla decadenza del socialismo e dalla scienza positivistica. Egli fa appello al sindacato piuttosto che al partito, per un’azione diretta degli operai. Egli promuove lo “sciopero generale” , “l’agire

rivoluzionario” degli operai che sono uniti da uno spirito inconscio (il mito) che risveglia in loro i desideri di riscatto sociale.

Francesco Russo

LENIN = capo rivoluzionario dei bolscevichi, egli ritiene che la politica proletaria ha come prospettiva la scomparsa della politica istituzionalizzata, cui va sostituita la diretta partecipazione delle masse all’organizzazione democratica di tutto lo stato attraverso i soviet, i quali a differenza del Parlamento, non

rappresentano una rappresentanza politica formale, bensì l’immediatezza del potere operaio, attraverso la macchina del partito. Egli ha una concezione attivistica della politica che rifiuta il progresso e la discussione a favore della rivoluzione e della dittatura. Lenin sancisce la nascita della democrazia proletaria in cui vi è la dittatura del partito contro la borghesia, ritenuta incapace di effettuare un’azione rivoluzionaria. In Stato e rivoluzione egli afferma che lo Stato è una macchina che deve estinguersi e con essa anche ogni burocrazia. In realtà il concetto di democrazia diretta assumerà un contorno dispotico e totalitario, che non lascerà altre vie d’uscita all’organizzazione sociale. Inoltre egli definisce l’imperialismo come la fase suprema del capitalismo

caratterizzata da 5 elementi: la concentrazione, l’esportazione, le associazioni di capitali, la loro fusione col

capitale finanziario e la spartizione del mondo da parte delle maggiori potenze capitalistiche. CROCE = Attraverso la ripresa della dialettica di Hegel, Croce intende di mostrare che le contraddizioni, essendo l’essenza stessa della storia, non possono venire risolte una volta per tutte mediante una razionalità

pianificatrice, ne la loro soluzione può essere affidata alla Provvidenza o al progresso. Non esiste nessun’Assoluto o Verità trascendenti, per lui questi fattori risiedono nell’operare umano nel corso della

Storia: “storicismo assoluto”. Per quanto riguardo la politica, egli ritiene che la sua funzione abbia uno scopo

utile che ammette l’uso della forza. Da qui perviene alla concezione dello Stato-potenza, avulso dalla morale. La seconda fase del suo pensiero però si distacca da questa concezione e individua lo Stato come istituzione capace di incorporare i valori del progresso morale, riprendo il liberalismo che lo ha sempre contraddistinto, come fondamento di vita e lotta pratica.

GENTILE = ne la riforma della dialettica hegeliana egli cerca di oltrepassare e inverare l’idealismo

hegeliano in un idealismo attuali stico, il cui concetto è atto. Supera i dualismi reale/razionale, teoria/prassi, soggetto/oggetto e perviene ad una visione unitaria dello stato. In seguito assistiamo all’adesione del filoso al

fascismo durante la prima guerra mondiale. GRAMSCI = massimo esponente del marxismo italiano, subisce l’influenza di Croce, critica il meccanicismo, economicismo, positivismo. La rivoluzione d’ottobre rappresenta un punto cruciale della storia: essa mette in

luce le capacità del proletariato di riuscire ad alienarsi dal capitalismo, tramite l’istituzione dei Soviet o

“consigli operai di fabbrica”. Il proletariato deve organizzarsi attorno al partito comunista il quale rappresenta

la totalità degli interessi dei lavoratori contro la speculazione fascista, causata dalle debolezza della borghesia italiana. Esso così potrà sconfiggere i problemi della questione meridionale con una strategia unitaria tra operai e contadini contro industriali ed agrari. Cosi il partito comunista assume la figura del moderno principe di machiavelli, capace di creare un nuovo Stato.

JUNGER = con la mobilitazione totale descrive la differenza tra la prima guerra mondiale e le altre guerre della storia. Mentre quest’ultime erano un semplice fatto militare, la prima guerra mondiale, a causa del

progresso e della tecnica, coinvolse pienamente la società e la distrusse come fece per tutti gli altri beni materiali. Si va cosi delineando una nuova forma di società che si concentra tutta sull’Operaio, il quale attraverso il lavoro si adatta ai nuovi scopi politici e si serve adeguatamente della tecnica e del suo potenziale distruttivo. Questo nichilismo della tecnica può essere sconfitto soltanto attraverso la lotta e la mobilitazione totale. La figura capace a fare ciò è il Ribelle, il quale preferisce rischiare pur di sottrarsi alla schiavitù e rendersi libero.

HEIDEGGER = ritiene che il nichilismo della tecnica è la manifestazione della volontà di potenza che contraddistingue tutta la civiltà occidentale, che consiste nel rapporto impositivo del soggetto verso l’oggetto.

La condizione dell’uomo che è gettato nel mondo in una mancanza di senso (Dasein – esserci dentro) viene superata non con l’abbandono bensì con la decisione e la consapevolezza che la morte è un destino fatto di

continua lotta. La sua è una critica della ragione umana che termina con la fine della filosofia che sfocerà nel più grave degli errori umani: l’adesione al nazismo, in cui H. vedeva la volontà del popolo tedesco di rivalsa

dalla crisi tecnica della modernità.

Francesco Russo

SCHMITT = giurista e teorico politico, è critico sia del liberalismo che tende alla ricerca dell’ordine basata

sul singolo individuo sia del giuspositivismo che crede la politica sia riducibile al sistema delle norme giuridiche poste dallo stato. Ne Romanticismo politico analizza l’incapacità dei romantici e dei borghesi di creare un ordine politico adeguato. Solo la chiesa cattolica è capace di accogliere tante contraddizioni individuali e universalizzarle attraverso una rappresentanza dall’alto. Secondo lui il nichilismo tecnico nasce

dall’irrazionalismo politico. La politica della modernità è quel prodotto nato dal nulla in cui l’atto decisivo è

la decisione. Nell’opera più importante di Schmitt il concetto politico, egli afferma che ormai lo Stato non è in grado di garantire il compito che gli era stato assolto, ossia l’ordine socio-politico. Inoltre egli afferma la differenza tra politico e politica i quali non sono sinonimi bensì il primo è conflitto e origine della politica la quale è un’architettura istituzionale.

KELSEN = la crisi dello stato moderno è caratterizzata dal Problema della Sovranità . secondo Kelsen questa ha portato allo Stato-potenza, quando lo Stato deve essere invece ricondotto all’interno della dottrina pure del

diritto. Superando quindi il dualismo stato/diritto si approda ad un sistema monistico che riconduce la politica all’interno delle procedure garantite da un ordinamento giuridico. Afferma il primato della democrazia

parlamentare che è un compromesso politico fondato da una parte sulla superiorità della costituzione e dall’altro dal Parlamento inteso come un luogo dove giungono ad accordo i diversi interessi della società. La

pace sociale quindi è garantita dal sistema proporzionale. ARENDT = se Strauss intendeva recuperare una filosofia politica aperta alla trascendenza, la Arendt vede la politica come un’azione collettiva. Ne Le origini del totalitarismo prima tratta il tema dell’antisemitismo,

considerando gli Ebrei il capro espiatorio delle incertezze e delle crisi della società borghese tedesca, nella seconda parte dedicata all’imperialismo, analizza i motivi di tale fenomeno, che sono da attribuirsi alla

necessità di crescita sia economica che spirituale. Queste saranno, poi, le basi dei “pan - movimenti” e in

particolare del “pan - germanesimo”. Inoltre, ritiene che il totalitarismo è un regime nichilistico che distrugge le classi sociali a favore delle masse, attraverso l’attuazione di esperimenti scientifici mai provati finora in

quanto è un regime totalmente nuovo. Riguardo l’agire politico egli scrive Vita activa in cui intende tre funzioni: il lavorare dell’uomo come animal laborans, l’operare dell’homo faber e l’agire della collettività che mette in relazioni gli uomini. Inoltre vi sono due sfere: quella pubblica (la polis) in cui vice la libertà e quella privata (l’oikos, la casa) in cui vige la necessità. L’annientamento della sfera pubblica può avvenire con

la violenza del tiranno, come accade nell’età moderna, caratterizzata dall’alienazione del soggetto dal mondo

per fattori sia storici sia filosofici. La centralizzazione del lavoro e della necessità hanno comportato la crisi della società moderna che vede l’uomo al servizio della tecnica. Solo la rivoluzione americana è stata capace

di non concentrare i propri interessi sulla necessità a differenza di quella russa e francese che erano costrette dalla necessità di formazione di un popolo sovrano nuovo. Abbiamo un ritorno alla polis e alla civiltà romana scevra da contaminazioni filosofiche e un’idea di pensiero che dal punto di vista politico è destrutturante ossia “impolitico”.

Francesco Russo