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Romanzi Brevi, Passioni Forti - Atrion · “Romanzi Brevi, Passioni Forti ... lettore ardenti emozioni. Da non perdere l’arguta sfida del “gioco letterario” che consiste nel

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“Romanzi Brevi, Passioni Forti”, forti e brevi come gli incontri alla biblioteca di

Carugate in cui il tempo scorre veloce e intenso: siamo partite con La lettera di

Somerset Maugham, appassionandoci a tal punto da provare a cimentarci anche

noi con l’arte magica di nascondere, accennare o svelare segreti.

Ci siamo poi divertite con Novecento di Alessandro Baricco a cui ne abbiamo fatte

di tutti i colori: lo abbiamo trasformato in filastrocca “Suonava il piano e portava

le loro anime lontano”, “Tra le onde imparò a suonare e dal pianoforte non si

poteva allontanare”, “Finì che alle loro case tornarono tutti, solo Novecento

rimase sulla nave tra i flutti”. Ne abbiamo fatto singolari tautogrammi:

“Sospirando, solo e sereno stette sullo scafo sostenendolo sino allo schianto

sacrificando semplicemente se stesso e il suo singolare suono” . Lo abbiamo

trasformato in Menù, eccone un antipasto: “Barchette al neonato marinato

abbandonato - Tartar di pianoforte speziato - Affetti misti della nave”. Pensate

quali leccornie letterarie potrebbero rivelarsi i primi, secondi e dolci … Ne

abbiamo fatto anche un’originale e arguta ricetta che solletica palato e neuroni.

Il Postino di Neruda di Antonio Skarmeta, ci ha poi raccontato la storie

dell’ardente pazienza che alimenta persone e legami speciali e così abbiamo

provato a descrivere personaggi solo dai particolari per imparare a suscitare nel

lettore ardenti emozioni.

Da non perdere l’arguta sfida del “gioco letterario” che consiste nel provare a

titolare alcune frasi matte proposte nel libro di Stefano Bartezzaghi. E che dire

degli illuminanti mesostici sulle parole Libro, Romanzo e Breve, un altro punto

di vista per affrontare il “Romanzo Breve”?

E infine il finale del libro “Nel paese dei ciechi”: ognuno ne ha raccontato uno,

immaginando per il protagonista opportunità diverse e, spesso, inaspettate

come lo sono quelle che cogliamo imparando a raccontare storie.

Grazie a tutte

Paola

Gabriella Cipriani

Esercizio

Provate a trasformare il testo “Novecento” di Alessandro Baricco utilizzando uno

dei seguenti registri di stile:

menù turistico, filastrocca, SMS, telegramma, bugiardino

Filastrocca di Novecento

Lo trovarono su una nave in una scatola di cartone su un pianoforte

un marinaio generoso adottandolo ne disegnò la sorte

l'oceano sua culla il piroscafo sua madre e la musica il sogno da inseguire

le sue dita inventavano sulla tastiera una melodia unica da sentire.

Tutti lo ascoltavano rapiti emigranti ricche dame e signori

e lui coglieva di ognuno i più segreti ed intimi tremori

suonava il piano e portava le loro anime lontano al di là del mare

al di là di quell'America quasi più vicina da toccare.

Un amico trombettista lo accompagnò per un tratto

e cercò di convincerlo a cambiare della sua vita un atto

a scendere dal bordo e toccare finalmente il suolo

guardare il mare dalla terraferma, guardarlo dal molo....

Ma Novecento, questo il suo nome, non poté cambiare la sua vita

e quando la sua nave finì i suoi giorni e venne demolita

restò con lei l'accompagnò con la sua musica al pianoforte

per seguirla fino all'ultimo ne condivise anche la morte.

Filastrocca di Novecento

Trovatello su una nave e sopra un piano

imparò presto una musica che portava lontano

ma lui invece no lui sul piroscafo restava

che a scendere tentò ma la nave lo ammaliava.

E così di giorno in giorno passò tutta l'esistenza

il piano suo compagno non poteva vivere senza

e quando la nave venne infine demolita

con essa sacrificò anche la sua stessa vita.

Esercizio

Provate a scrivere un mesostico sulla parola Libro, Romanzo e Breve

Mesostico dell parola Libro

LA LETTURA

CI INSEGNA

AD ABBANDONARE

IL CORPO

E IMPARARE A VOLARE

Esercizio

Provate a scrivere tre brevi testi (massimo 400 caratteri spazi inclusi per ogni

richiesta. Va benissimo anche una riga per ogni richiesta) in cui:

Nel primo si accenni a un segreto

Nel secondo lo si sveli

Nel terzo lo si tenga nascosto

Naturalmente il segreto deve essere il medesimo per tutte e tre le richieste.

SEGRETO

La torta fritta di nonna era unica.

Soffice, delicata, deliziava il palato e ne potevi mangiare a sazietà senza provare

pesantezza.

A chi le chiedeva quale fosse il segreto della sua ricetta lei si illuminava con un

sorriso gioioso e sdentato ed il luccichio degli occhi neri, e non rispondeva.

Nella cucina in penombra c'era profumo di rosmarino.

Nonna mi disse aiutami a fare la torta fritta.

Il suo sguardo accennò un sorriso, lei non lo aveva mai chiesto a nessuno.

Mi guardò con gli occhi luminosi mentre aggiungeva un cucchiaio di aceto

all'impasto...e dunque era questo il suo segreto ed anche, avvertii con dolore,

il suo addio per me.

Nonna morì in primavera.

La portammo nel cimitero in collina, i vecchi contadini i visi segnati dal sole

tenevano i cappelli in mano.

Dirce mi sussurrò: nessuno farà mai una torta fritta buona come la sua, ha

portato il segreto con sé.

Mi sembrò vedere il sorriso felice di nonna, come il sorriso di una bimba.

Esercizio

Provate a descrivere un personaggio (se volete anche più di uno) solo dai

particolari, (massimo 500 caratteri).

Lo zio Harnold era un uomo alto ed signorile.

Portava sempre occhiali scuri ed aveva sulla fronte uno strano ricamo, un segno

lasciato da una scheggia di granata, che si era portata via i suoi occhi e lasciato

questa cicatrice.

Usava il bastone per ciechi con grande eleganza, in modo del tutto naturale, ed

aveva sempre un buon profumo di colonia.

La zia Anna era una donna minuta. Portava spesso camicette dai colori

sgargianti, e la sua voce era allegra. Sorrideva sovente e sembrava non essere

mai triste. Aveva mani piccole e curate, portava capelli corti, e il rossetto sulle

labbra sempre.

Esercizio

Provate a immaginare e scrivere la vostra conclusione del “Il Paese dei ciechi”. Il

testo può variare dai 1000 ai 3000 caratteri spazi inclusi.

Il paese dei ciechi - Herbert Gorge Wells

Sperduto nelle Ande, Nunez viene accolto da una comunità i cui membri sono tutti

ciechi. Confuso dalla vita laboriosa e dai sensi fìnissimi dei suoi ospiti, dovrà

destreggiarsi fra il proprio senso di superiorità e la loro remota saggezza: anche

perché i ciechi si sono prefìssi di guarirlo a tutti i costi dalla sua inspiegabile,

perversa ossessione per la vista.

Il giorno prima dell'intervento che lo dovrebbe privare della sua “ossessione”

Nunez si allontana dalla comunità pensando di andare in un luogo solitario: “ma

alzò gli occhi e vide il mattino”...

Medina Sarotè non pensava ad altro mancava solo un giorno all'intervento ma

anziché sentirsi felice aveva avvertito lungo i giorni un senso di disagio sempre

più profondo, e la verità le si manifestò improvvisa e dolorosa proprio quella

mattina.

L'intervento avrebbe cancellato la malattia di Nunez ma anche la sua diversità

che era la sua natura, quei vaneggiamenti che lo rendevano unico.

Quella mattina Medina Sarotè capì di colpo che l'amore se non rispetta questo se

non accoglie la differenza non può essere amore.

Si ritrovò così a correre sul sentiero che l'avrebbe portata a Nunez, e lo trovò, né

avvertì la presenza e sentì che era angosciato e teso.

Lui la guardò stupito e nello stesso tempo pieno di una gioia venata di tristezza,

era forse l'ultima volta che l'avrebbe vista.

Lei disse allora decisa, non lo devi fare, e senza attendere risposte lo prese per

mano e lui la seguì, senza parlare.

Poi, quando arrivarono vicini all'uscita della valle, si abbracciarono forte, in

silenzio, entrambi comprendendo l'altro, entrambi sentendo il loro amore

compiersi in quell'attimo ed in quel gesto definitivo.

Nunez si incamminò senza voltarsi e lei restò muta ascoltando i suoi passi

allontanarsi; e quando non lo percepì più allora e solo allora si lasciò andare al

suo pianto asciutto privo di lacrime.

Angela Grande

Esercizio

Provate a scrivere tre brevi testi (massimo 400 caratteri spazi inclusi per ogni

richiesta. Va benissimo anche una riga per ogni richiesta) in cui:

Nel primo si accenni a un segreto

Nel secondo lo si sveli

Nel terzo lo si tenga nascosto

Naturalmente il segreto deve essere il medesimo per tutte e tre le richieste

1) Appena sentì la porta aprirsi ripose tutto nel cassetto.

2) Aveva scoperto che la tradiva con una certa Giulia, che le scriveva melense

lettere d’amore.

3) Gi disse: “Il postino stamattina ha lasciato solo un mucchio di depliant

pubblicitari!”

Esercizio

Provate a trasformare il testo “Novecento” di Alessandro Baricco utilizzando uno

dei seguenti registri di stile: menù turistico, filastrocca, SMS, telegramma,

bugiardino

Ricetta

Ingredienti

1 pirofila a forma di nave

1 scatola a base di Lemon

1 bambino in fasce

1 pianoforte

1 comandante di nave

1 marinaio con capacità paterne

1 trombettista jazz

Musica in abbondanza

Diversi punti d’attracco

Una spruzzata d’Oceano

Sentimento e paura quanto basta

Procedimento

In una capiente stanza porre un pianoforte e posizionare su questo una

scatola aspettando che nasca un bambino;

Far incontrare marinaio paterno e bambino e lasciare rosolare nel loro

brodo;

Legare ben bene con uno spago da cucina il comandante spruzzare con vino e

rosolare fino a che non diventi colorito;

Irrorare di spavento il bambino e nasconderlo nelle viscere della nave;

Quando lo spavento ha ben ammorbidito i marinai riporre tutto al buio e

aspettare che il bambino suoni gli 88 tasti del pianoforte;

Mettere nella stessa padella trombettista e pianista e lasciare che le musiche

si amalgamino bene;

A cottura ultimata separare trombettista e pianista;

Cercare di tirare fuori dalla pentola il pianista ma se non ci riusciste

lasciatelo sul piatto legnoso galleggiante su letto di alghe in soluzione salina;

Spruzzate tutto con vino bianco, portate in tavola e farlo al flambé

MESOSTICO : ROMANZO BREVE E ANGELA

ScRivere

ROvistando

Nella Memoria

E mescolAre

ViceNde

SenZa

COnfini

ABituarsi

PRecocemente

NEl

EVocare

L’Essenzialità

Vorrei Andare

Per il moNdo

ViaGgiando

E vivere

Di queLlo

L’Anima

Esercizio

Provate a descrivere un personaggio (se volete anche più di uno) solo dai

particolari, (massimo 500 caratteri).

Non rideva mai!

Era invece molto affettuoso: quando Marta tornava da scuola lui, le maniche

della camicia bianca arrotolate fin sotto i gomiti, il gilet grigio,al massimo bordò

con i rombi, il ditale al dito e l’ago con il filo appuntato al bordo del gilet, le

andava incontro le prendeva le manine gelate e gliele riscaldava tra le sue;

quando era estate poi riempiva il frigo di angurie perché sapeva che piacevano

alle sue bambine.

Ma mai, aveva anche provato a cercare nelle foto dei matrimoni, lo aveva visto

sorridere.

Esercizio

Provate a immaginare e scrivere la vostra conclusione del “Il Paese dei ciechi”. Il

testo può variare dai 1000 ai 3000 caratteri spazi inclusi.

Il paese dei ciechi - Herbert Gorge Wells

Sperduto nelle Ande, Nunez viene accolto da una comunità i cui membri sono tutti

ciechi. Confuso dalla vita laboriosa e dai sensi fìnissimi dei suoi ospiti, dovrà

destreggiarsi fra il proprio senso di superiorità e la loro remota saggezza: anche

perché i ciechi si sono prefìssi di guarirlo a tutti i costi dalla sua inspiegabile,

perversa ossessione per la vista.

Il giorno prima dell'intervento che lo dovrebbe privare della sua “ossessione”

Nunez si allontana dalla comunità pensando di andare in un luogo solitario: “ma

alzò gli occhi e vide il mattino”...

Nunez trascorse la notte sveglio, quello che stava per accadere gli sembrava una

follia.

La valle si illuminò di bianco e il sole a est cominciò a salire nel cielo.

Udì un rumore e vide qualcuno che si muoveva verso di lui, la luce del sole alle

spalle non gli permetteva di capire chi fosse, poi riconobbe il lieve ondeggiare

della testa a individuare i rumori intorno e la mano aperta che anticipava i suoi

passi: Medina-sarò te stava camminando verso di lui.

Si fermò proprio di fronte a Nunez e senza parlare, cominciò ad accarezzargli il

volto: la bocca, il naso, le orecchie, gli occhi. Indugiò sugli occhi: con movimenti

circolari disegnò l’orbita poi le sopracciglia, poi le palpebre.

Avvicinò la bocca alla fronte di lui, lo baciò, baciò il naso, le orecchie, la bocca e

gli occhi.

Con l’ indice gli indicò di non parlare.

Quando vennero a prenderlo non lo trovarono e non trovarono neanche Medina

sarò-te, li cercarono ovunque ma non li trovarono, gli abitanti della valle prima

pensarono che Nunez avesse rapito la ragazza, poi che fossero caduti in un buca

senza uscita, poi che fossero morti.

Mai avrebbero pensato che i racconti di Nunez avevano suscitato in Medina

l’idea di un mondo diverso e la curiosità di scoprirlo; aveva voluto conoscerlo di

più attraverso le parole dell’uomo che amava ma poi era nato il desiderio di

viverlo per davvero quel mondo.

Si era detta allora che se Bogotà o Nunez, come diceva di chiamarsi, era riuscito

ad arrivare fin li si poteva anche uscire da lì.

Ed erano riusciti a trovare una strada, una possibilità per uscire da quella valle e

da quel mondo troppo circoscritto.

Ed in quel momento, mentre tutti erano alla ricerca di un segno che facesse

capire cosa fosse accaduto, Nunez e Medina sarò –te stavano raggiungendo il

punto da cui, con una buona dose di fortuna, avrebbero potuto varcare il confine

tra quel mondo e tutto ciò che c’era al di là.

Stefania Maino

Esercizio

Provate a scrivere tre brevi testi (massimo 400 caratteri spazi inclusi per ogni

richiesta. Va benissimo anche una riga per ogni richiesta) in cui:

Nel primo si accenni a un segreto

Nel secondo lo si sveli

Nel terzo lo si tenga nascosto

Naturalmente il segreto deve essere il medesimo per tutte e tre le richieste.

1. Il rumore dell’autobus la riscosse dai suoi pensieri. Si girò e guardò l’uomo

seduto al suo fianco. L’uomo a cui aveva appena raccontato il suo segreto.

2. Il rumore dell’autobus la riscosse dai suoi pensieri. Si girò e guardò l’uomo

seduto al suo fianco. L’uomo a cui aveva appena raccontato di avere scoperto un

corpo nascosto nel baule della sua auto.

3. Il rumore dell’autobus la riscosse dai suoi pensieri. Si girò e guardò l’uomo

seduto al suo fianco. Il suo istinto le consigliò di non parlare e di continuare a

guardare avanti.

Esercizio

Provate a riassumere con un tautogramma il testo Novecento di Alessandro

Baricco. Un tautogramma è una frase o un testo più lungo in cui tutte le parole

iniziano con la medesima lettera (gli articoli e le preposizioni si possono usare

liberamente).

Nel salone stava solo soletto sopra lo scuro strumento senza sussurrare suoni e

senza sapere che suonare sarebbe stata la sua straordinaria storia. Subito

signore sensibile ma sudato scoprì, sollevò, strinse a se con sentimento e

sostentò. Suonare sempre e solo su scafo scivolante su superficie salmastra

suggellò strepitoso successo. Simpatici signori strombazzanti sostennero

sempre singolare suonatore scivolante serenamente e svagatamente su scafo.

Solo segreta solitudine e sconforto scoraggiavano sua salita su suolo statico,

senza salti e scossoni. Svanirono successivamente spensieratezza e sogni.

Sospirando, solo e sereno stette sullo scafo sostenendolo sino allo schianto

sacrificando semplicemente se stesso ed il suo singolare suono.

Esercizio

Provate a descrivere un personaggio (se volete anche più di uno) solo dai

particolari, (massimo 500 caratteri).

Erano cresciuti insieme. Di lei colpiva il delicato profumo di mughetto che

riusciva ad insinuarsi nell’aria dando un senso di pace e tranquillità, resa ancora

più forte dal timbro di voce flautato e dalla figura esile vestita con sobria

semplicità. Di lui la forza emanata dai gesti e dai movimenti decisi ed il senso di

protezione che derivava dall’aria franca e fiduciosa: non era bello ma riusciva a

trasportarti attraverso le fitte rughe del volto nei suoi racconti, quasi fosse

possibile pensare di avervi preso parte.

Esercizio

Provate a scrivere un mesostico sulla parola Libro, Romanzo e Breve

al semplice tocco

ritrovo

i brividi della

prima

volta

Acrostico

lasciami

inventare

brevi

racconti

odorosi

Esercizio

Provate a immaginare e scrivere la vostra conclusione del “Il Paese dei ciechi”. Il

testo può variare dai 1000 ai 3000 caratteri spazi inclusi.

Il paese dei ciechi - Herbert Gorge Wells

Sperduto nelle Ande, Nunez viene accolto da una comunità i cui membri sono tutti

ciechi. Confuso dalla vita laboriosa e dai sensi fìnissimi dei suoi ospiti, dovrà

destreggiarsi fra il proprio senso di superiorità e la loro remota saggezza: anche

perché i ciechi si sono prefìssi di guarirlo a tutti i costi dalla sua inspiegabile,

perversa ossessione per la vista.

Il giorno prima dell'intervento che lo dovrebbe privare della sua “ossessione”

Nunez si allontana dalla comunità pensando di andare in un luogo solitario: “ma

alzò gli occhi e vide il mattino”...

Nefandezza. Questa parola risuonò dentro di lui come una bomba e risvegliò

l'orgoglio sopito, vittima inconsapevole di un mondo irreale. Aprì allora il suo

cuore a tutti i sentimenti e le emozioni che da sempre erano legati ai suoi occhi,

vero specchio della sua anima e rabbrividì all'idea di vivere per sempre

nell'ombra. No, non poteva vivere senza i suoi occhi, piuttosto sarebbe morto.

Iniziò allora a camminare oltre il muro salendo dapprima lentamente e poi con

sempre maggior convinzione i ripidi pendii. Scivolò, cadde, si rialzò, scivolò e

cadde di nuovo e di nuovo si rialzo vivo e determinato come mai in vita sua. Era

deciso a ritornare nel suo mondo, dove i colori giocavano con l'arcobaleno dei

sentimenti e la gioia della luce. Come accade molte volte la fortuna aiuta gli

audaci: dopo un mese di stenti, acciaccato, ferito nel corpo ma non nello spirito

riuscì, non si sa come, a ritornare da dove era venuto. Non parlo mai però della

sua avventura né della sua scoperta: aveva imparato la lezione e non voleva che

quanto accaduto a lui accadesse al popolo della valle sperduta, di fronte ad un

mondo che non avrebbe certamente capito le sue abitudini e convinzioni.

Maria Papamarenghi

Esercizio

Provate a scrivere un mesostico sulla parola Libro, Romanzo e Breve

LIBRO

In genere Leggere

mI piace,

divento duBbiosa

se tRovo

la prOsa noiosa.

ROMANZO

Se la tRama è

cOinvolgente

non sMetto

lA lettura

fiNo

a meZzanotte,

pOi dormo.

BREVE

un Bacetto

Il Racconto

l’Esercizio

una Visita

l’Esperienza, a volte.

Esercizio

Partendo da alcuni esempi selezionati da “Non ne ho la più squallida idea” - Frasi matte da legare di Stefano Bartezzaghi, provate a costruirne qualcuna voi provando anche a “titolarle”.

SCRIPTA MANENT

Erba (verbo) volant

DISCESA PERICOLOSA

Quel tipo là, poveretto, ha 4 ski-pass (by-pass) nel cuore

ALTIPIANI IN FIAMME

In Vietnam gli americani buttavano le bombe al Nepal (Napalm)

LA RUSUMADA OVVERO ZABAIONE

Dobbiamo essere prudenti e procedere a passo d’uovo (uomo)

NAUFRAGIO

Non porterò i miei figli a Ostia, il mare è troppo inclinato (inquinato)

TENERSI STRETTI

E’ molto afferrata (informata) in materia

ABBRONZATISSIMA

Santa Caterina Valfulva (Valfurla)

NESSUNA PIETA’

Un’ambulanza a sirene spietate (spiegate)

RIPESCAGGIO OBBLIGATO

Stavo pensando di fare una cernia (cernita) tra vecchi libri

GIUNGLA D’ASFALTO

Ha fatto passi da leone (gigante)

ATTENZIONE! PERICOLO

Non voleva fare un discorso imprudente ed ha messo subito i piedi avanti

DIVISIONE UTILE

Non pretendo di conoscere tutto lo scisma umano

FARE LA LAVATRICE

Mio figlio ne fa sempre un sacco e una sporca (sporta)

Esercizio

Provate a descrivere un personaggio (se volete anche più di uno) solo dai

particolari, (massimo 500 caratteri).

Quello che non si può fare a meno di notare in lei è quel grande cappello a tesa

larga e il vestito lungo, il tutto rigorosamente nero, ancor più evidente su quel

colorito smunto ravvivato dalle labbra color ciliegie mature.

Esercizio

Provate a immaginare e scrivere la vostra conclusione del “Il Paese dei ciechi”. Il

testo può variare dai 1000 ai 3000 caratteri spazi inclusi.

Il paese dei ciechi - Herbert Gorge Wells

Sperduto nelle Ande, Nunez viene accolto da una comunità i cui membri sono tutti

ciechi. Confuso dalla vita laboriosa e dai sensi fìnissimi dei suoi ospiti, dovrà

destreggiarsi fra il proprio senso di superiorità e la loro remota saggezza: anche

perché i ciechi si sono prefìssi di guarirlo a tutti i costi dalla sua inspiegabile,

perversa ossessione per la vista.

Il giorno prima dell'intervento che lo dovrebbe privare della sua “ossessione”

Nunez si allontana dalla comunità pensando di andare in un luogo solitario: “ma

alzò gli occhi e vide il mattino”...

Il cuore di Nunez aveva combattuto prima di scegliere tra il sacrificio per amore

di Medina-serotè e la decisione ormai presa di andarsene da quel luogo e

mantenere la sua “vista".

Quella mattina il Cielo stava rispondendo alla sua inconscia richiesta di aiuto.

Si guardava intorno pensando a quanto aveva imparato ad amare quel luogo

tranquillo, dove tutto era avvolto da un’ ordine perfetto.

Ora però era tempo di preparare le provviste per il viaggio. I suoi passi si fecero

felpati, i movimenti ben studiati, nessuno lo doveva scoprire. Non era difficile,

tutti dormivano, tranne lui che a questa inversione, non era ancora riuscito ad

abituarsi.

Si sbrigò velocemente, ora si trovava vicino alla casetta di Medina-Sarotè,

doveva fare in modo di svegliarla senza provocare la stessa reazione negli altri.

D’improvviso udì un suono come un debole brontolio, che andava aumentando

di volume e un rumore come crepitio di alberi e qualcosa in movimento. Da

esperto arrampicatore qual era, conosceva la montagna e i suoi pericoli, sapeva

riconoscere i segnali dell’arrivo di una frana.

Non si perse d’animo e pensò solo a salvarsi ma mai senza di lei. .Accelerò i

movimenti , ebbe paura della reazione dell’amata per questa decisione

improvvisa , ma magicamente la trovò seduta sul letto, non riusciva a dormire, le

disse poi, pensando a quanto fosse stata egoista nel cercare di convincerlo a farsi

operare.

Nunez, con voce flebile le chiese semplicemente di fidarsi di lui e seguirlo, la

afferrò per mano e lei si lasciò condurre. Lo aiutò a superare le mura e

cominciarono a correre verso il lato opposto della montagna e andarono,

andarono, senza fermarsi mai.

Quando esausti, si sedettero ai piedi di un albero, da lì Nunez guardò verso la

valle: le case non si vedevano più, tutto era coperto da detriti.

Strinse a sé Medina-Sarotè.

La loro vita ricominciava da lì.

Marta Piazza

Esercizio

Provate a scrivere tre brevi testi (massimo 400 caratteri spazi inclusi per ogni

richiesta. Va benissimo anche una riga per ogni richiesta) in cui:

Nel primo si accenni a un segreto

Nel secondo lo si sveli

Nel terzo lo si tenga nascosto

Naturalmente il segreto deve essere il medesimo per tutte e tre le richieste.

Si accenni un segreto: “Perché mai dovrei svelarti ciò che finalmente ho

scoperto?”

Lo si sveli: “Perché mai dovrei svelarti l’ingrediente segreto della felicità?”

Lo si tenga nascosto: “Perché mai dovrei svelarti qualcosa che io ancora non so?”

Esercizio

Provate a trasformare il testo “Novecento” di Alessandro Baricco utilizzando uno

dei seguenti registri di stile: menù turistico, filastrocca, SMS, telegramma,

bugiardino

Filastrocca

Narro la storia di un fagottino,

che nel giro di poco tempo divenne un bambino,

un nome particolare egli aveva

che su di lui tutto diceva.

Novecento si chiamava

E su di una nave dimorava,

L’oceano la sua casa divenne

E non l’abbandonò nemmeno da trentaduenne.

Tra le onde imparò a suonare

e dal pianoforte non si poteva allontanare,

anche quando della nave si seppe la sorte

lui decise di accompagnarla fino alla morte.

Un carico di esplosivi venne a bordo

ma Novecento non ci pensò un altro secondo.

Infinita è la musica che il pianoforte poteva fare,

ma finito è Novecento, con la nave giù nel mare.

Esercizio

Provate a scrivere un mesostico sulla parola Libro, Romanzo e Breve.

LIBRO ROMANZO BREVE

Esercizio

dicono che è veRo

che Ogni

aMore

grAnde

Naufraga la notte

nel mezZo

di un capitOlo

Bisognerebbe

leggeRe di più

piuttosto che

rimanere daVanti

allo schErmo della tv

un Libro

è semplIcemente

un Bellissimo

spReco

di tempO

Provate a immaginare e scrivere la vostra conclusione del “Il Paese dei ciechi”. Il

testo può variare dai 1000 ai 3000 caratteri spazi inclusi.

Il paese dei ciechi - Herbert Gorge Wells

Sperduto nelle Ande, Nunez viene accolto da una comunità i cui membri sono tutti

ciechi. Confuso dalla vita laboriosa e dai sensi fìnissimi dei suoi ospiti, dovrà

destreggiarsi fra il proprio senso di superiorità e la loro remota saggezza: anche

perché i ciechi si sono prefìssi di guarirlo a tutti i costi dalla sua inspiegabile,

perversa ossessione per la vista

Il giorno prima dell'intervento che lo dovrebbe privare della sua “ossessione”

Nunez si allontana dalla comunità pensando di andare in un luogo solitario: “ma

alzò gli occhi e vide il mattino”...

Il sole splendeva alto nel cielo. Sarebbe stata l’ultima volta che Nuñez l’avrebbe

potuto vedere. Il sole. Quel sole che aveva sempre accompagnato le sue giornate

di monotonia e quelle piene di avventure su per le Ande. Quello stesso sole che

era stato complice delle sue disavventure da quando era giunto nel Paese dei

ciechi.

Quel sole che lì illuminava la notte, e che a lui piaceva tanto.

Il silenzio regnava sovrano nella vallata e Nuñez decise di camminare per le

strade del paese. Lui era quel tipo di persona che amava camminare, soprattutto

nei momenti di tensione. C’era a chi il sonno portava consiglio, ma per lui era

diverso. Camminò per ogni via un paio volte, sfiorando i muri colorati di ogni

casa e passandosi le dita fra la barba non curata che lentamente stava

ricrescendo. Era difficile rendersi conto che sarebbe stato il suo ultimo giorno da

vedente. Si toccò gli occhi. Pianse. Si asciugò le lacrime e si strofinò forte gli

occhi. Stava seduto su un tronco di un albero che era stato abbattuto

recentemente, quando poco distante da lui notò una piccola pozza d’acqua. Si

avvicinò e vi si specchiò dentro. I suoi occhi erano gonfi e avevano una

sfumatura di rosso qua e là, le sue guance erano piene, come se si fosse riempito

la bocca di cibo e le sue labbra erano sottili come al solito. Nuñez pensò che

doveva farlo, doveva farlo per la sua cara Medina Saroté. Non c’era modo più

significativo per provarle il suo amore. Nuñez guardò ancora il suo riflesso

nell’acqua. Poi si alzò, si spazzolò con le mani i pantaloni, prese un grande

respiro e decise. Decise di essere egoista.

Corse subito verso il centro del paese e si guardò intorno. Non aveva pianificato

una fuga la volta precedente quindi doveva essere attrezzato questa volta,

perché non aveva intenzione di dovervi ritornare.

Silenzioso come la notte ma veloce come il vento, entrò in un capanno e prese

tutti gli attrezzi necessari per la sua fuga. Poi entrò in una casa li vicino, prese

due pagnotte di pane, due pezzi di formaggio e una sacca d’acqua. Ripose il tutto

dentro un grande sacco in pelle e se lo caricò sulle spalle. Prima di andarsene

prese dei guanti un cappello, una giacca pesante e un’asse di legno. Diede un

ultimo sguardo a ciò che gli stava attorno e infine passò oltre al muro che

circondava il paese. Una volta fuori, con un chiodo incise sull’asse di legno una

scritta: “il paese dei ciechi, dove chi ha un occhio solo non è un re.” Incastrò con

un paio di chiodi l’asse al terreno e si preparò per tornare nel mondo. Nel mondo

che lui chiamava casa, in quel mondo dove poteva sentirsi libero, dove poteva

essere Nuñez.

Mary Riboldi

Esercizio

Provate a riassumere con un tautogramma il testo Novecento di Alessandro

Baricco. Un tautogramma è una frase o un testo più lungo in cui tutte le parole

iniziano con la medesima lettera (gli articoli e le preposizioni si possono usare

liberamente).

TAUTOGRAMMA DI NOVECENTO

In nababbo natante nero nacque neonato nominato Novecento.

Un nostromo, novello noverca, nutrì e ninnò narciso neonato nascosto in nave.

Da nanerottolo negò nuovo natale in natura non navale.

Da novizio narrò note su nera navetta, negoziò con nottambulo, narrando nuove

nenie nostalgiche in navigazione. Naumachia necessitò neutralizzazione

natante.

Nave necropoli di Novecento.

FILASTROCCA DI NOVECENTO

Un bel dì, all’interno di una nave

fu trovato su un pianoforte, dello scatolame.

All’interno, in un fagottino,

sbucava il visetto di un piccolo bambino.

Venne adottato da tutto l’equipaggio

e con loro crebbe forte e con coraggio.

Autodidatta il pianoforte suonava,

belle melodie a chi con lui navigava.

Conobbe un amico bravo con la tromba,

insieme la loro musica divenne una bomba!

Ma purtroppo il tempo passava,

e amicizie, affetti e persino la nave questa divorava!

Finì che alle loro case tornarno tutti,

solo Novecento rimase sulla nave tra i flutti,

che non abbandonò per nulla al mondo,

colando a picco nel mare più profondo.

Ancora adesso, se tendi l’orecchio, potrai ascoltare

insieme alle onde Novecento suonare.

MENU’ TURISTICO DI NOVECENTO

Antipasti

-Barchette al neonato marinato abbandonato

-Tartar di pianoforte speziato

-Affetti misti della nave

Primi

-Vellutata di marinaio con istinto paterno

-Ragazzino all’arrabbiata insaccato nella nave

Secondi

-Tagliata di trombettista alle note fluttuanti

-Polpettone di sentimenti su letto di vicissitudini tra naviganti

Sorbetto di frizzante amicizia tra i due musicisti

-Carpaccio di mare perenne

-Filettini di lieve tentazione alla terraferma

Contorni

-Lacrime e saluti di amicizie in evoluzione

-Nave rottamabile rosolata dalla guerra

Dolce

-Abbandono della nave con mousse di saluti e addii vanigliati

-Colloquio affettuoso al cioccolato fondente con tentativo di salvezza sfumato

Caffè corretto alla tragica e consapevole fine

Digestivo con esplosivo

Acqua: frizzante di mare

Vino: Novecento mai invecchiato doc

Esercizio

Provate a immaginare e scrivere la vostra conclusione del “Il Paese dei ciechi”. Il

testo può variare dai 1000 ai 3000 caratteri spazi inclusi.

Il paese dei ciechi - Herbert Gorge Wells

Sperduto nelle Ande, Nunez viene accolto da una comunità i cui membri sono tutti

ciechi. Confuso dalla vita laboriosa e dai sensi fìnissimi dei suoi ospiti, dovrà

destreggiarsi fra il proprio senso di superiorità e la loro remota saggezza: anche

perché i ciechi si sono prefìssi di guarirlo a tutti i costi dalla sua inspiegabile,

perversa ossessione per la vista

Il giorno prima dell'intervento che lo dovrebbe privare della sua “ossessione”

Nunez si allontana dalla comunità pensando di andare in un luogo solitario: “ma

alzò gli occhi e vide il mattino”...

Mattino! La splendente luce del sole! Il cielo azzurro…. Tutto questo in cambio

dell’oscurità più totale.

“No, non posso rinunciarvi.” Disse col cuore colmo di tristezza.

Si perché se la cecità implicava una vita insieme alla donna amata, la vista

significava la sua rinuncia, e abbandonare il villaggio.

Decise di tentare nuovamente di ritrovare la strada per tornare nel suo mondo e

s’incamminò tra la vegetazione coi pensieri che gli si accatastavano in testa.

Camminò tra boschi, roccie e dirupi, cercando fino allo sfinimento quel

maledetto passaggio, finchè non arrivò sera e crollò esausto.

Il mattino seguente riprese la ricerca, nutrendosi di bacche o radici commestibili

che trovava lungo il percorso, mentre ispezionava ogni anfratto.

Dopo cinque giorni di ricerca una sensazione di sfinimento fisico e morale lo

assalì: non riusciva a trovare un modo per rientrare nel suo mondo, ma al

contempo sentiva la mancanza di Medina Sarotè talmente forte da temere che

gli si spaccasse in due il cuore.

Le sue convinzioni di fuga vacillarono e si sentì mancare la terra sotto i piedi:

fece un passo azzardato sopra un sasso e scivolò con esso lungo la pietraia posta

su un pendio che terminava nel torrente sottostante.

Annaspò come un pesce fuor d’acqua nel tentativo di afferrare un appiglio che

frenasse la sua caduta, ma tutto quanto acchiappava ruzzolava via con lui.

Si schiantò contro un masso in riva all’acqua, picchiando la testa, e perse

conoscenza.

Quando riaprì gli occhi non riuscì a vedere nulla: “No!! Sono diventato cieco!”

Gemette dapprima angosciato ma poi una sensazione di sollievo lo pervase,

sentendosi più vicino a Medina Sarotè.

Udì lo scroscio dell’ acqua vicino a sé e allungo una mano per raccoglierne un

poco e portarsela alla testa, dove gli doleva.

Si sciacquò la testa e il viso e capì che del sangue fuoriuscito da un taglio sulla

fronte gli si era seccato intorno agli occhi impedendogli la vista, e lavandoselo

via ritornò a vedere.

Ora gli fu chiaro cosa avrebbe dovuto fare.

Quando tornò al villaggio tutti lo circondarono incuriositi.

“Bogotà, dove sei stato?” gli chiese il capo del villaggio dispiaciuto per il suo

ritorno.

Ma non potè rispondere subito perché Medina Sarotè lo cinse in un forte

abbraccio.

“Tesoro mio! Credevo mi avessi abbandonato! Temevo tu fossi fuggito per non

rinunciare a quella che tu chiami vista, perché ami più lei che me!”

“Amore mio ma cosa vai pensando! Ti spiego subito cosa è successo.

Il giorno prima della mia operazione sono uscito dal villaggio per cogliere dei

fiori profumatissimi e portarteli, per suggellare il nostro amore, prima che le

tenebre mi avessero impedito di ritrovare il luogo dove crescono.

Ma nella ricerca mi sono perso e un grosso animale selvaggio mi ha inseguito e

attaccato: ho lottato contro di lui e ne sono uscito vincitore, ma a discapito dei

miei occhi.

Tocca amore mio, tocca i miei occhi che non ci sono più, ma questo non mi ha

impedito di tornare da te, seppur con difficoltà, aiutato dagli altri miei sensi.”

“Oh Bogotà! I tuoi occhi! “ Disse Medina Sarotè tastandogli il volto, e lo toccarono

anche gli anziani, confabulando tra loro.

Si sposarono dopo qualche giorno, felici del benestare dato loro dagli anziani, e

fù una festa per tutto il villaggio.

Alla fine di questo giorno importante i due sposi si ritirarono nella loro casa

esausti: Medina Sarotè si addormentò serena tra le braccia di Bogotà.

Lui si tolse la benda ricoperta di fango secco che gli avvolgeva gli occhi e ammirò

estasiato la sua sposa avvolta nella luce frizzante del primo mattino, felice di

poterla guardare e di poter starle vicino per sempre.

“STAR”

Esercizio

Provate a immaginare e scrivere la vostra conclusione del “Il Paese dei ciechi”. Il

testo può variare dai 1000 ai 3000 caratteri spazi inclusi.

Il paese dei ciechi - Herbert Gorge Wells

Sperduto nelle Ande, Nunez viene accolto da una comunità i cui membri sono tutti

ciechi. Confuso dalla vita laboriosa e dai sensi fìnissimi dei suoi ospiti, dovrà

destreggiarsi fra il proprio senso di superiorità e la loro remota saggezza: anche

perché i ciechi si sono prefìssi di guarirlo a tutti i costi dalla sua inspiegabile,

perversa ossessione per la vista

Il giorno prima dell'intervento che lo dovrebbe privare della sua “ossessione”

Nunez si allontana dalla comunità pensando di andare in un luogo solitario: “ma

alzò gli occhi e vide il mattino”...

Rinunciare alla vista o rinunciare all’amore e alla sua amata. Forse aveva già

visto abbastanza e quello che c’era ancora da vedere non aveva bisogno degli

occhi. Comunque lui amava troppo vedere, era fatto per vedere e sapeva di non

farcela a rinunciare.

Era disorientato, non sapeva cosa fare, vagava in cerca di un segno.

Più il tempo passava e più sapeva, comunque, che non aveva la facoltà di

andarsene dalla sua amata, non ce la faceva e poi si sa che per l’amore bisogna

rinunciare a volere vedere tutto.

Doveva accettare la realtà e l’unico margine che aveva era quello di crearne una

in cui vivere senza soffrire troppo.

E così un giorno gli è tornata alla mente la storia della “terza via”, quella che non

c’e’ ancora e che bisogna inventare.

Quindi non farsi cavare gli occhi, prima via, non abbandonare la sua amata,

seconda via, ma vivere così, nei limiti di tutto questo, terza via.

Sarebbe tornato al villaggio e avrebbe proposto ai saggi la terza via, così

incompiutamente, come nel mezzo di una notte in cui si cerca la stella che ci

guida.