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1 ROTAZIONE E TORSIONE NELL’HATHA-YOGA : ANALISI E APPROFONDIMENTO DI ALCUNE POSIZIONI INTRODUZIONE Ho iniziato a conoscere e a praticare lo yoga, solo cinque anni fa. Dall’inizio per me è stata una esperienza positiva e appagante, tanto che andavo alle lezioni di pratica settimanale persino se avevo la febbre: sentivo di perdermi qualcosa di importante se non fossi andata. Dal momento che ero così assidua e pian piano sentivo crescere in me l’esigenza di saperne di più, la mia insegnante mi ha parlato della scuola per diventare insegnanti; avrei potuto così approfondire la conoscenza dei tanti aspetti dello yoga ed inoltre avrei avuto una chance per cambiare lavoro, dato che quello che svolgo non è di alcun interesse per me, non mi dà stimoli e mi costringe a stare tutto il giorno in un ambiente negativo e sterile. La prospettiva mi attirava molto, ma nello stesso tempo mi spaventava l’impegno che avrei dovuto necessariamente metterci. Ho smesso molto presto di studiare e non ho mai amato molto farlo, credo, per il fatto che implica una certa fatica e mi sembra che la mia attitudine sia sempre stata quella di impegnarsi quel tanto che fosse sufficiente ad apprendere la lezione da studiare; se la cosa mi veniva facilmente, bene, altrimenti mi si doveva spronare e incoraggiare allo studio e se questo sprono mancava, lasciavo perdere. Naturalmente poi mi sono pentita di aver lasciato gli studi e negli anni successivi ho sempre cercato di recuperare quello che avevo perso, interessandomi a tante cose, alla continua ricerca di colmare le lacune che sento di avere, ma senza avere degli obiettivi veri e propri. Con lo yoga, è forse l’unica o una delle pochissime volte in cui mi sto impegnando sempre più a fondo e ciò comporta non pochi conflitti interiori, perché non è facile cambiare le proprie attitudini. Durante questo percorso che richiede sempre più un maggior impegno e dedizione da parte mia, mi sono resa conto di quanto sono immersa nella dualità; sento che in me si contrappongono due forze contrastanti: la forte esigenza di un continuo e costante approfondimento dell’argomento facendomi assorbire completamente da esso e al tempo stesso, l’esigenza di lasciar perdere per poter finalmente essere libera da tutto questo impegno che non mi permette di fare altro. Sono sempre stata poco incline a sottopormi ad una disciplina e ora sento che non posso più esimermi dal farlo. Sto lentamente rendendomi conto della necessità di sottostare ad una disciplina per conseguire e raggiungere uno scopo e sto nel contempo scoprendo i lati positivi nella disciplina stessa. Non ho mai considerato così importante raggiungere un obiettivo, quanto quello che si può scoprire per arrivare alla meta; ancora adesso non sono convinta a fondo di questa necessità, anche se in questo percorso mi sto rendendo conto che porsi degli obiettivi ci sprona maggiormente ad impegnarci e a dare il massimo. Tra i tanti argomenti dello yoga che avrei voluto approfondire, ho scelto di conoscere meglio i vari aspetti delle posture di rotazione e torsione, in quanto,

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ROTAZIONE E TORSIONE NELL’HATHA-YOGA : ANALISI EAPPROFONDIMENTO DI ALCUNE POSIZIONI

INTRODUZIONE

Ho iniziato a conoscere e a praticare lo yoga, solo cinque anni fa. Dall’inizio perme è stata una esperienza positiva e appagante, tanto che andavo alle lezionidi pratica settimanale persino se avevo la febbre: sentivo di perdermi qualcosadi importante se non fossi andata.Dal momento che ero così assidua e pian piano sentivo crescere in mel’esigenza di saperne di più, la mia insegnante mi ha parlato della scuola perdiventare insegnanti; avrei potuto così approfondire la conoscenza dei tantiaspetti dello yoga ed inoltre avrei avuto una chance per cambiare lavoro, datoche quello che svolgo non è di alcun interesse per me, non mi dà stimoli e micostringe a stare tutto il giorno in un ambiente negativo e sterile.La prospettiva mi attirava molto, ma nello stesso tempo mi spaventaval’impegno che avrei dovuto necessariamente metterci. Ho smesso molto prestodi studiare e non ho mai amato molto farlo, credo, per il fatto che implica unacerta fatica e mi sembra che la mia attitudine sia sempre stata quella diimpegnarsi quel tanto che fosse sufficiente ad apprendere la lezione dastudiare; se la cosa mi veniva facilmente, bene, altrimenti mi si dovevaspronare e incoraggiare allo studio e se questo sprono mancava, lasciavoperdere. Naturalmente poi mi sono pentita di aver lasciato gli studi e negli annisuccessivi ho sempre cercato di recuperare quello che avevo perso,interessandomi a tante cose, alla continua ricerca di colmare le lacune chesento di avere, ma senza avere degli obiettivi veri e propri.Con lo yoga, è forse l’unica o una delle pochissime volte in cui mi stoimpegnando sempre più a fondo e ciò comporta non pochi conflitti interiori,perché non è facile cambiare le proprie attitudini.Durante questo percorso che richiede sempre più un maggior impegno ededizione da parte mia, mi sono resa conto di quanto sono immersa nelladualità; sento che in me si contrappongono due forze contrastanti: la forteesigenza di un continuo e costante approfondimento dell’argomento facendomiassorbire completamente da esso e al tempo stesso, l’esigenza di lasciarperdere per poter finalmente essere libera da tutto questo impegno che non mipermette di fare altro.Sono sempre stata poco incline a sottopormi ad una disciplina e ora sento chenon posso più esimermi dal farlo. Sto lentamente rendendomi conto dellanecessità di sottostare ad una disciplina per conseguire e raggiungere unoscopo e sto nel contempo scoprendo i lati positivi nella disciplina stessa. Nonho mai considerato così importante raggiungere un obiettivo, quanto quello chesi può scoprire per arrivare alla meta; ancora adesso non sono convinta afondo di questa necessità, anche se in questo percorso mi sto rendendo contoche porsi degli obiettivi ci sprona maggiormente ad impegnarci e a dare ilmassimo.Tra i tanti argomenti dello yoga che avrei voluto approfondire, ho scelto diconoscere meglio i vari aspetti delle posture di rotazione e torsione, in quanto,

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spesso, la loro pratica mi ha procurato una piacevole sensazione di benesseree distensione, con il desiderio, a volte, di restare a lungo nell’asana, senzavolerla sciogliere. Esse sono delle posture al tempo stesso energizzanti erilassanti, due caratteristiche apparentemente in contrasto ma che in questeposture coesistono in armonia e lavorano in sinergia. Vorrei quindiapprofondire tra i tanti aspetti, in particolare quelli energetici e sottili dellapratica, che riguardano ad es. la conquista della verticalità, grazie almovimento ascendente a spirale che si attua e al “superamento degli opposti”,raggiunto attraverso l’armonizzazione e il riequilibrio dei due aspetti presenti innoi, quello maschile e quello femminile e tutto ciò che ne consegue.Mi hanno affascinato alcune peculiarità delle posture di torsione come peresempio l’asimmetria che le caratterizza; durante la lezione di teoriaall’I.s.f.i.y, era stato spiegato che dal punto di vista posturale le torsionilavorano in modo alternato sulle due correnti energetiche complementari eopposte che rappresentano la nostra essenza duale, andando volutamente acreare uno squilibrio per poi successivamente riportare l’equilibrio con unapratica che lavora centralmente. Ciò mi ha fatto riflettere sul fatto che perraggiungere l’armonia e l’unità con il Tutto, bisogna passare attraverso unpercorso opposto, di voluto squilibrio e quindi affrontare e diventare piùconsapevoli del nostro aspetto duale. Il lavoro alternato sulla parte destra esinistra del corpo, sia a livello fisico che energetico, porta ad un confronto trale due parti, con la possibilità di accrescere la consapevolezza del proprio corpoe dei suoi limiti; con il lavoro costante e graduale possiamo superare questilimiti ed insieme ad essi, grazie all’unione e all’interscambio tra i pianiesistenziali, superare anche gli ostacoli dello strato mentale ed entrare piùprofondamente in contatto con il piano spirituale.

Anche il significato stesso di “torsione”, torcere il proprio corpo con un certosforzo, mi fa sentire vicina a questo tipo di posture, perché è necessarioapplicare uno sforzo graduale e costante per raggiungere la posizione, cosìcome nel percorso dello yoga e della vita stessa, è necessario forzare se stessicon determinazione ma anche con abbandono.

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SIGNIFICATO DELLA PAROLA ROTAZIONE

La parola ROTAZIONE è applicata all’azione del rotare, dell’essere rotato. Puòfigurare come il movimento di un corpo intorno a un asse che attraversa ilproprio baricentro.Moto di rotazione: è il moto rigido di un elemento attorno a un punto dettocentro di rotazione, se si tratta di figura piana, o intorno ad un asse se si trattadi figura solida.La rotazione di un corpo nello spazio è un movimento rigido avente unatraiettoria circolare intorno ad un perno, detto asse di rotazione. Si puòdefinire analogamente una rotazione di un corpo nel piano: in questo caso ilperno è un punto, detto centro della rotazione. Lo spostamento effettuato dalmovimento è misurato dall’angolo di rotazione, mentre la velocità dispostamento è data dalla velocità angolare.In geometria, troviamo un esempio di simmetria di rotazione, nellatrasformazione geometrica che sposta punti corrispondenti nello stesso verso edi angoli uguali.In ginnastica, è un movimento circolare di un arto o di altra parte del corpo;es. rotazione delle braccia, della testa.

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CONSIDERAZIONI SULLA “ROTAZIONE-TORSIONE” NELLO YOGA

I termini rotazione e torsione, nello yoga, si riferiscono principalmente allarotazione dei corpi vertebrali; i due termini si differenziano tra loro in questomodo:

la rotazione è un movimento meccanico che prevede la rotazione di unavertebra rispetto a quella situata sopra o sotto di essa attorno al suo assevirtuale e tale movimento non comporta alcuno sforzo o tensione;la torsione, che è l’azione prodotta dalla rotazione delle vertebre stesse ecoinvolge interamente il corpo, in particolare il dorso, consiste nel torcere ilproprio corpo applicando un certo sforzo, effettuando una contorsione. Ciòsignifica far ruotare il proprio corpo alle due estremità e in senso contrario.La torsione è la deformazione di un corpo solido attorno a un’asse diriferimento ed è il risultato dell’applicazione di una coppia di forze, i muscoliagonisti ed antagonisti. Le fibre muscolari, inizialmente parallele, subisconouna trasformazione diventando elicoidali.

Di conseguenza, nelle posture di yoga, la “rotazione” intesa come movimentodel corpo attorno ad un asse fisso, non è propriamente adatta, in quanto larotazione della colonna vertebrale presuppone che, mantenendo fissaun’estremità, per esempio il bacino, l’altra cambi di piano; altrimenti, girando ilcorpo su sé stesso, senza alcuna azione di “torsione”, l’azione stessa nonsarebbe efficace. Pertanto i movimenti di rotazione-torsione, tengono contodell’asse del rachide e dell’asse del corpo e coinvolgono una delle cinturearticolari, oppure entrambe vengono mobilizzate in senso inverso.L’asse di rotazione rimane verticale, oppure orizzontale se si è a terra suldorso; quando la rotazione è accompagnata da un’estensione, una flessione inavanti o laterale, l’asse non è più rettilineo.La colonna si avvolge in un movimento elicoidale attorno a quest’asse. Si trattadi un movimento ascendente a spirale della colonna, che si propaga dal bassoverso l’alto. Sia che venga eseguita da seduti o da in piedi, la torsione portaverso la conquista della verticalità.Le torsioni, essendo posture asimmetriche la cui azione specifica è piùprofonda, sono estremamente terapeutiche, in quanto aiutano almantenimento dell’attitudine verticale in tutte le posizioni e perciò sono utilinella prevenzione del mal di schiena. A tal fine, è indispensabile che ognimovimento di rotazione del tronco, sia accompagnato da un raddrizzamentodell’asse vertebrale, che deve essere allungato al massimo.Il bacino è spesso il punto fisso dal quale parte la rotazione del rachide e, nelleposture sedute, ha la funzione di base d’appoggio. Di conseguenza èimportante preparare bene questa zona, cercando di liberarla da eventualitensioni in essa presenti.

Gli esercizi di rotazione/torsione, costituiscono dei movimenti di mobilizzazionedella colonna vertebrale e del corpo e sono indispensabili per preparare il corpoad eseguire allungamenti, estensioni e flessioni, ma hanno anche la funzioneimportantissima di riassestamento articolare, dopo la pratica di questeposizioni/esercizi.

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Le rotazioni-torsioni possono essere praticate:- in piedi- in piedi con il busto flesso in avanti- seduti- proni o supini- in ginocchio (sollevati)- in ginocchio carponi- in posizione capovolta- in modo dinamico o statico

All’interno di una sequenza, solitamente le torsioni vengono eseguite dopo unaserie di piegamenti all'indietro ed in avanti, ma possono anche essere eseguiteda sole, per un tempo più lungo, se vogliamo osservarne meglio gli effetti eottenere da esse il massimo dei benefici.In linea generale, le torsioni più importanti, come ardha-matsyendrasana oparivritti janu sirshasana, che richiedono un’accurata preparazione dellamuscolatura e della struttura di tutto il corpo, è bene eseguirle verso la finedella seduta, dopo aver praticato, oltre a flessioni in avanti e allungamenti,anche estensioni e inclinazioni laterali.Se si inizia la sequenza da in piedi o da sdraiati sul dorso, si possono eseguirequasi subito delle torsioni, torso-flessioni o torsioni dinamiche a livello lombaree cervicale, come i movimenti di 1° coccodrillo, semplicemente dopo averpraticato un allungamento e una flessione in avanti o alcuni allungamenti aterra di tutto il corpo.Per quanto riguarda invece le torsioni sul ventre, che sono abbastanzacomplesse, è meglio praticarle a seduta inoltrata, avendo cura prima di andarein estensione e poi in torsione, di retrovertere bene il bacino spingendo il pubea terra.

Per quanto concerne la respirazione nella rotazione, le posizioni di rotazione-torsione possono essere assunte durante tutte le fasi, ossia l’inspirazione,l’espirazione, la ritenzione a pieno o a vuoto, a seconda degli effetti che sivogliono ottenere.Quando si assume la posizione sull’inspiro, o in ritenzione a pieno, l’ariapresente nei polmoni favorisce l’allungamento della colonna vertebrale. Taleazione è indispensabile durante la torsione, per evitare che si producano deglischiacciamenti a livello dei dischi intervertebrali, che causerebbero unacompressione troppo grande del nucleo. Si ha inoltre l’effetto di riempire d’ariale parti del polmone corrispondenti alle zone della gabbia toracica che siespandono durante la rotazione e viene evitato il pinzamento di organiimportanti quali il fegato e la milza.Quando si esegue la rotazione espirando, condizione che si instaura in modonaturale, la posizione è più intensa perché nella fase di svuotamento deipolmoni le vertebre hanno una possibilità maggiore di rotazione enaturalmente lo è ancora di più nella fase di ritenzione a vuoto. L’espirazioneha come effetto il rilassamento delle resistenze muscolari e dei legamenticoinvolti nella torsione, che limitano l’avanzare della rotazione, mantenendo

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allo stesso tempo, lo stato di allungamento della colonna, acquisito durante lafase di inspirazione.

Aspetto rilevante dei movimenti di rotazione-torsione, è il permettere all’essereumano di acquisire un vero e proprio “giro-vita”.La posizione e l’esercizio di rotazione e di torsione non si basa unicamente suuna dimensione estetica ma è inerente a ragioni ben più profonde. La vita è lazona che divide e unisce la cavità addominale e la cavità toracica. L’energiache si sprigiona in queste due cavità è di natura molto differente; Muladhara,Svadhisthana e Manipura chakra gestiscono l’energia della natura animale-istintuale dell’essere umano.Anahata, Vishuddhi, Ajna e Sahasrara chakra controllano la natura spiritualedell’uomo. L’importanza della “vita” è la sua fluidità mediana. Se all’essereumano mancasse questa zona ben delineata, non sarebbe in grado didifferenziare queste energie e rimarrebbe ancora vestito della sua tunicaanimale.Uno degli scopi essenziali della rotazione è il risveglio a un’umanità fatta diintelligenza del cuore e di comprensione della Realtà.

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DESCRIZIONE DELLE POSIZIONI SCELTE

Ho scelto di approfondire la conoscenza delle seguenti posizioni:

Da in piedi: TRIKONASANA o VAKRA-TRIKONASANA - primo triangolo

La postura di Vakra-trikonasana è una delle tante varianti delle posizioni inpiedi nelle quali il corpo vive la forma del triangolo; questo tipo di posturehanno alcune caratteristiche che mi piacciono e il praticarle può trasmettermi erafforzare determinate qualità che desidero risvegliare in me.Gli asana spesso hanno nomi di animali, prendono spunto dai loroatteggiamenti e tendono a sviluppare le caratteristiche proprie di queglianimali, come scioltezza, agilità, forza e flessibilità. In altri casi portano il nomedi antichi saggi o maestri della mitologia indiana, oppure ne implicano ladescrizione da un punto di vista geometrico, come ad esempio i Trikonasana,nei quali il corpo del praticante vive la forma del triangolo, che ha una fortevalenza simbolica. Quando, come in questo caso, la postura riproduce unsimbolo universale o un archetipo che appartiene al patrimonio inconscio dellastoria umana, l’influsso si produrrà inconsapevolmente inducendo il praticantea realizzare le qualità e le virtù del simbolo evocato.La postura del primo triangolo appartiene alla classe delle flesso-torsioni eracchiude in sé le funzioni e le caratteristiche della flessione in avanti e dellatorsione; come tutte le posizioni di triangolo, esercita scioltezza ed è moltoforte, le gambe e le braccia sono molto tese, come se fossero antenne checollegano il centro della posizione con la Terra e il Cielo, il praticantericongiunge in sé le forze celesti e quelle terrestri. E’ una posizione energica,che richiede impegno consapevole e controllo della forza muscolare; la forzaimpiegata nel mantenimento della postura, favorisce il rilassamento successivoper effetto di opposizione. Può servire per preparare sia le posizioni didistensione, sia le posizioni di torsione più impegnative e perciò può essereinserita sia all’inizio che a metà di una seduta. E’ una postura che esercitastabilità, caratteristica dell’elemento Terra che ci sostiene e il praticarla infondesicurezza, determinazione ed equilibrio, qualità indispensabili nella vita. Essapuò essere eseguita in sequenza con altre posizioni di triangolo, dalle piùsemplici alle più complesse, come ad esempio Uttitha-trikona-asana eParivritta-trikona-asana che prevedono, la prima l’inclinazione laterale delbusto e la seconda l’inclinazione laterale combinata alla torsione. Questeposture ed altre varianti di Trkonasana, svolgono la funzione molto importantedi mobilizzazione del torace, di estensione ed apertura della gabbia toracica edi allungamento e sviluppo della muscolatura del busto, con notevoli beneficisulla respirazione.

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Esecuzione di VAKRA-TRIKONASANA

- In piedi, dalla posizione di SAMASTHITI, con il peso del corpo egualmentedistribuito su entrambi i lati, lo sguardo davanti a sé, mantenere il controllodella cintura addominale, il mento rientrato e le spalle abbassate; divaricare legambe e ruotare di tre quarti le punte dei piedi verso l’esterno

- Inspirando, raddrizzarsi sentendo l’estensione della colonna vertebrale edespirando portare il bacino in retroversione e la nuca indietro per allineareanche le cervicali

- Inspirando sollevare le braccia lateralmente fino all’altezza delle spalle e, inritenzione a pieno per mantenere la gabbia toracica aperta e il dorso diritto,inclinare il busto in avanti fino ad arrivare ad angolo retto e poi ruotarlo versodestra, appoggiare la mano sinistra a terra, al centro, fino al polso con le ditaorientate all’indietro e portare il braccio destro verso l’alto liberando la spalla incompleta apertura

- Anche la testa ruota, lo sguardo è verso la mano in alto che ha il palmoorientato in avanti, le due braccia sono tese in rotazione esterna e una è ilprolungamento dell’altra

- Ad ogni inspirazione progredire nella rotazione ruotando la testa e la sommitàdel busto verso l’alto, durante l’espirazione rilassarsi mantenendo la posizioneraggiunta – aver cura di non perdere l’orizzontalità del bacino, per vivere apieno la rotazione della colonna vertebrale; per correggere la naturaletendenza del bacino a spostarsi verso destra, abdurre la gamba destra esimultaneamente addurre la gamba sinistra

- Il peso del corpo è sulle gambe e il bacino è più arretrato rispetto ai piedi

- Dopo alcune respirazioni, durante un’espirazione abbassare il braccio e lasciarpendere il busto, la testa e le braccia rilassandosi completamente, poiappoggiare la mano destra a terra ed eseguire la rotazione dal lato sinistro

- Dopo aver riportato a terra il braccio sinistro e aver rilassato il dorso come inprecedenza, appoggiare le mani nelle pieghe inguinali e con la spinta dellebraccia raddrizzarsi con il dorso arrotondato e la testa abbandonata, senza ilcoinvolgimento della muscolatura dorsale

- SAMASTHITI per sentire l’effetto della posizione, confrontando i due lati delcorpo – Dopo aver vissuto l’asimmetria, sentire se ora si è in uno stato diequilibrio e stabilità – Sentirsi come un collegamento tra Terra e Cielo, benradicati alla terra che ci sostiene, ma anche portati verso il cielo

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Supino: JATHARA-PARIVARTANASANA – posizione di torsione attorno allostomaco

Le torsioni da eseguire distesi a terra, mi sono sempre piaciute perché èveramente possibile abbandonarsi dolcemente e gradualmente alla posizione,la sensazione di apertura di una parte del corpo è molto evidente ed èagevolata dall’appoggio del corpo al suolo, l’elemento Terra ci attrae e ci invitaall’abbandono totale, con fiducia. In queste posizioni ci si rilassa senzadifficoltà vivendo piacevolmente la condizione asimmetrica e la torsione dellaspina dorsale; quando si scioglie la postura, ci si sente distesi e profondamenterilassati, a tutti i livelli, da quello fisico a quello psichico. Sono tante le posturedi torsione al suolo, supino o proni, che mi piace praticare, come Vakra-makarasana, la torsione del coccodrillo, che induce un grande rilassamento euno stato di leggerezza mentale o la torsione lombare detta del “faraoneseduto”, dove si è “comodamente seduti” con l’appoggio del dorso al suolo. Leposture di Jatharasana e Jathara Parivartanasana agiscono particolarmente alivello del giro-vita e aiutano a liberare dalle tensioni la parte inferiore dellaschiena. Nella versione con le gambe tese, che vanno all’incontro del braccioposto orizzontalmente, il corpo assume la forma di un triangolo.

JATHARASANA – torsione dello stomaco

Esecuzione di JATHARA-PARIVARTANASANA

- Supino con le braccia aperte a croce sulla linea delle spalle e i palmi dellemani verso il suolo- piegare le gambe appoggiando i piedi al suolo e traslare con il bacino versosinistra, lato opposto alla rotazione, per mantenere il bacino nell’asse dellacolonna vertebrale- sollevare le gambe alla verticale, mantenendole rilassate e più o meno flessea seconda delle proprie possibilità

- sollevare leggermente la testa e girarla verso sinistra; il braccio destro spingecontro il suolo e la spalla destra si solleva per accentuare la rotazione dellevertebre cervicali

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- inspirando lasciar scendere lentamente le gambe a destra, cercando diportare i piedi vicino alla mano; se le gambe sono flesse avvicinare le ginocchiaal gomito

- rilassare interamente la schiena e le gambe - abbandonarsi alla posizioneportando l’attenzione sulla respirazione toracica

- dopo alcune respirazioni, inspirando riportare le gambe nella posizioneverticale mantenendo rilassata la muscolatura dei fianchi

- poi riportare la testa al centro e le gambe piegate con i piedi al suolo

- allungare le gambe per un breve rilassamento, sentire gli effetti dellaposizione e la simmetria del corpo prima di vivere nuovamente l’asimmetria dallato opposto

- piegare le gambe con i piedi al suolo, traslare con il bacino a destra edeseguire la torsione dal lato sinistro

- compensazione: Apanasana: piegare le gambe portando le ginocchia al petto,abbracciare le gambe appoggiando se possibile, entrambe le mani sul gomitoopposto ed eseguire delle profonde respirazioni addominali

Da seduti: MATSYENDRASANA

Matsyendrasana è tradizionalmente considerata una delle cinque posizioniarchetipiche dello Hatha-yoga, in quanto attraverso il suo nome, la suarealizzazione pratica e i suoi effetti energetici, ne traduce la quintessenza, cioèviene eletta a rappresentare l’essenza profonda dello yoga.Nei testi di riferimento dello Hatha-yoga, come l’Hathayoga-Pradipika o laGheranda Samhita, la postura di Mastyendra è chiamata anche “purna” o“paripurna matsyendrasana”, che significa la posizione completa diMatsyendra.Leggiamo dal libro “La lucerna dello Hatha-Yoga”, cap. I,26, la descrizione delsaggio Svatmarama:

“Dopo aver afferrato il piede destro posto alla base della cosciasinistra (con la mano sinistra passante dietro il dorso) e il piedesinistro appoggiato contro l’esterno del ginocchio destro (con la manodestra), si stia con il busto voltato nella direzione opposta: questo èl’asana insegnato dal santo Matsyendranata.”

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Leggiamo anche la descrizione che troviamo nella Gheranda-Samhita, al cap.II,22-23:

“Si spinga indietro lo stomaco e lo si mantenga contratto senza sforzo,si pieghi la gamba sinistra al di là del ginocchio destro;”“Si appoggi su quella (cioè sulla gamba sinistra) il gomito destro, e ilmento nella mano destra. Questa postura è chiamata Matsyendra.”

Nella postura completa, particolarmente complessa, si porta il piededestro sopra la coscia sinistra, con il tallone contro l’addome insemiloto e la gamba sinistra piegata con il piede in appoggio di fiancoal ginocchio destro, si ruota il busto verso sinistra e si afferra con lamano sinistra il piede della gamba in appoggio.

La sua esecuzione richiede una grande libertà articolare a livello degli artiinferiori ed essendo accessibile solo a pochi, le scuole insegnano una versionepiù semplificata della postura, ardha matsyendrasana, che produce gli stessieffetti energetici.

In questa posizione si pone il tallone destro a contatto del gluteo sinistro, ilpiede sinistro con la pianta in appoggio al suolo, all’esterno del ginocchiodestro e mantenendo con il braccio destro la coscia premuta contro l’addome eil busto in verticale, si ruota lo stesso verso sinistra. Il braccio sinistro èappoggiato al dorso in avvicinamento alla coscia destra e anche il capo ruotaverso sinistra.

Nella serie Rishikesh, ideata dai grandi maestri yogi, la postura di ardhamatsyendrasana, è inserita quasi alla fine della sequenza, dopo una serie diripetute flessioni in avanti e indietro, che lavorano in particolare sullamuscolatura del dorso e sulla colonna vertebrale. Infatti la torsione spinale inentrambi i sensi, ne conclude e completa il lavoro, mantenendo elastica lacolonna.

ESECUZIONE di ARDHA-MATSYENDRASANA

Variante semplificata con la gamba tesa

- Posizione di partenza: seduti, con le gambe allungate davanti a sé, verificareche il peso del corpo sia ben equilibrato sulle ossa ischiatiche, che il dorso siadiritto senza tensioni muscolari, il bacino non inarcato, la nuca allungata sulprolungamento delle vertebre dorsali, il mento leggermente rientrato, le spalleaperte

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- Mantenere la consapevolezza della posizione del corpo nello spazio, la staticavertebrale, il controllo del bacino simmetricamente appoggiato a terra

- eseguire un paio di respirazioni complete nella posizione, percependol’estensione della colonna vertebrale

- piegare la gamba destra e appoggiare la pianta del piede destro oltre lagamba sinistra, vicino all’esterno del ginocchio

- mantenere la gamba sinistra tesa con il piede flesso e appoggiare entrambele mani sul ginocchio della gamba piegata, esercitando una certa trazione dellagamba verso il petto, allo scopo di raddrizzare il dorso più possibile

- piegarsi un po’ in avanti, portare il braccio sinistro verso la gamba tesa eall’interno di quella piegata, afferrando la tibia o, se possibile, il piede destro

- inspirando estendere bene la colonna vertebrale verso l’alto ed espirandogirare il busto verso destra, appoggiando la mano del braccio destro, dietrovicino al sacro; il braccio destro respingendo il suolo, ha la funzione di pilastroe aiuta a mantenere la colonna verticale. Il braccio sinistro accentua la suaspinta sulla gamba destra. La linea delle spalle deve essere parallela al suolo

- girare anche la testa verso destra cercando di portare il mento allineato,sopra la spalla destra

- durante l’inspirazione si mantiene il raddrizzamento del tronco che permettealla gabbia toracica di rimanere ben aperta, ad ogni espirazione si accentua,senza sforzo, la rotazione/torsione verso destra, avendo cura di mantenereentrambi i glutei a contatto con il terreno.

Per rimanere nella posizione in modo corretto, durante la statica bisogna porreattenzione a questi tre elementi:- conservare l’azione di autoallungamento della colonna vertebrale per tutto iltempo dell’esecuzione, onde evitare un’eccessiva pressione sui dischiintervertebrali- mantenere l’asse di rotazione rettilineo con la sommità del cranio in linea conil perineo- prestare particolare attenzione al respiro: nella prima fase prevale unarespirazione di tipo toracico, durante il mantenimento della postura è beneeseguire delle profonde respirazioni addominali

Ora descrivo le sensazioni che ho percepito durante l’esecuzione dell’asana:

- tensione verso l’alto, percezione dell’estensione della colonna vertebrale- compressione della parte dell’addome contro la quale preme la coscia dellagamba piegata- tensione, stiramento/allungamento della muscolatura posteriore, partendodal gluteo, della gamba piegata con il piede che appoggia a terra

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- apertura della parte superiore dell’emitorace destro e anche della spalladestra- pressione della scapola destra contro la colonna vertebrale- stiramento del fianco sinistro, opposto al lato della torsione- torsione progressiva di tutto il rachide, dal sacro alla nuca- un calore che dall’addome si espande nelle altre parti del corpo- a livello della respirazione, percezione maggiore della narice opposta al sensodi rotazione

POSIZIONE CLASSICA

- la gamba, anziché rimanere tesa, viene piegata e si porta il tallone a contattodel perineo o del gluteo della gamba opposta

- il braccio anziché essere appoggiato a terra, gira intorno alla vita; il dorsodella mano è in avvicinamento alla coscia

Nel libro “Perfeziono lo yoga”, André Van Lysebeth spiega che è possibileaumentare l’efficacia della torsione intensificando la posizione in questo modo:

- dalla posizione classica di ardha-matsyendrasana, far scivolare il bracciosinistro sotto la gamba destra portando il dorso della mano appoggiato alfianco sinistro; poi il braccio destro viene portato dietro alla schiena e la manodestra vicino alla sinistra, cercando con questa di afferrare il polso.Una volta raggiunta la posizione, eseguire 5-10 respirazioni profonde, durantel’inspirazione mantenere l’immobilità, durante l’espirazione accentuare latorsione.Secondo Van Lysebeth, questa variante è molto più confortevole della posturaclassica e conduce l’adepto a mantenere per più tempo la posizione; il fatto ditenersi le mani dietro alla schiena, permette di accentuare la torsionerendendola più efficace e dà forza e potenza.Tale variante produce una migliore irrigazione dei vasi sanguigni che si trovanoattorno alla colonna vertebrale e sui fianchi e lo si può facilmente sentire, inquanto al ritorno dalla posizione si percepisce la schiena più calda, rispetto allaposizione classica.

E’ senza dubbio indispensabile una grande scioltezza delle articolazioni perpoter eseguire in modo confortevole questa variante e per quanto mi riguardaho avuto non poche difficoltà nel praticarla.

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Qualunque sia la postura e la variante scelta, una volta raggiunta la statica,restare nella posizione, abbandonarsi ad essa con attitudine di ascolto eabbandono alle sensazioni percepite.Nello Yoga sutra di Patanjali al cap. II,46-47, ci vengono insegnate lecaratteristiche fondamentali dell’asana e il modo per conseguire lo stato diyoga:II,46: “stira sukham asanam”La posizione (asana) deve essere stabile e confortevole

sthira solido, fisso, stabile, resistente, durevolesukam felicità, gioiaasanam postura, posizione

II,47: “prayatna-saithilyananta-samapattibhyam”La perfezione nell’asana si raggiunge quando si allenta lo sforzo e quando lamente riflette la condizione d’infinito

prayatna sforzo perseverante, esercizio continuo, tentativosaithilia distensione, rilassamentoananta senza fine, illimitato, eternosamapattibhyam assumere la forma originale, completamento, conclusione

L’asana deve essere mantenuta stabilmente in uno stato di gioia, dove nonesiste più alcun disagio, né fisico, né mentale, con il controllo del respiro edella mente. Immobilità assoluta, del corpo e della mente, che permette alcorpo di abbandonarsi all’asana, facendo sì che l’asana agisca su di esso.Bisogna lasciarsi andare attraverso il respiro, abbandonare ogni resistenza,rilassare i muscoli facendo distendere passivamente quelli su cui la posturainsiste particolarmente, rilassare le tensioni muscolari, le quali sono legate alletensioni mentali, eliminare ogni sforzo fisico e mentale. Dopo aver conquistatoquesto stato di rilassamento del corpo, anche la mente si calma, si immerge inquesto stato di pace nel quale non è più il nostro io a prevalere, ma è la nostranatura reale che si rispecchia nell’infinito; le sensazioni del corpo vengonomeno, avviene una piena fusione tra corpo, intelletto, emozioni e ci si sente inuno stato di unità.

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ETIMOLOGIA DEL NOME MATSYENDRA

Solitamente, le posizioni dello yoga fanno riferimento ad eroi mitologici, a statid’essere, al mondo animale, vegetale o a strumenti e oggetti, che sono simbolodell’evoluzione dell’uomo nei suoi aspetti più profondi.

La posizione di Matsyendra, è una delle rare posizioni, il cui nome origina dauno yogin illustre, il mitico saggio Matsyendranatha, che secondo la tradizionene fu l’ideatore. La figura di Matsyendra è soprattutto leggendaria e le notiziestoriche veramente attendibili sono scarse e spesso contrastanti fra di loro.Autorevoli studiosi ritengono comunque che un maestro di nome Matsyendra, oMatsyendranâtha, sia effettivamente esistito e lo collocano intorno all’XI secolod.C. nella parte nord-occidentale del continente.Matsyendra non è solo il primo yogin che sia mai esistito, colui che ha imparatola dottrina direttamente da Shiva, ma è ritenuto con Goraksha, il fondatoredella scuola tantrica dei natha-yogin, una dottrina di salvezza aperta a tutti gliuomini, senza discriminazione di casta e di sesso, che ha come divinità Shiva,inteso sia come dio personale che prende il nome di Adinatha, sia come entitàsuprema e assoluta, Parama-Shiva. Matsyendra avrebbe in tal modocontribuito all’elaborazione della tecnica dello Hatha-yoga e alla sua diffusionesu tutto il territorio indiano.

Si dice che Matsyendra, attraverso la pratica intensa di questa postura, abbiaraggiunto lo stato di perfezione nello yoga.

Immagine tradizionale di Matsyendra

Il termine Matsyendra, dal punto di vista etimologico, è formato da duevocaboli:MATSYA = pesceINDRA = signore, dio guerrieroMatsya, il pesce, secondo la simbologia indiana, rappresenta l’acqua, elementoessenziale ad ogni vita, è in associazione con la fertilità e l’aspetto femminile,nonché in relazione con la nadi lunare Ida. Nella mitologia indiana, è vistocome cavalcatura di Varuna, il Signore dell’oceano partecipe dei fenomeni dinascita e rinascita che si compiono dentro o sulla superficie dell’acqua e puòessere assimilato allo spirito agitato che può essere domato, calmato senza piùessere preda delle emozioni.

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Una delle leggende che riguardano la nascita dello Yoga, di cui Matsyendra èprotagonista, si ricollega a questa simbologia del pesce:

“All’inizio, lo Yoga, stato di unità, era appannaggio degli dèi. Shiva, la purezza stessa dellostato di Yoga, decide di trasmettere l’iniziazione allo Yoga alla sua sposa Pârvatî in un’isoladeserta, e là, guardandola negli occhi, le insegnò lo stato di Yoga. Tutto intento all’unione conla sua Shakti, non fece caso a un pesce che si manteneva nelle vicinanze, immobile nell’acqua,ascoltando con concentrazione l’insegnamento. Poi il pesce si allontanò velocemente dall’isolain direzione della terra. Shiva scorse il suo movimento, e pensando che lo si derubasse delsegreto dello Yoga, si lanciò all’inseguimento. Ma il pesce, durante la corsa, realizzòl’insegnamento che aveva ascoltato. Arrivò sulla terra nello stesso momento di Shiva, e sitrasformò in uomo. Davanti a un tale prodigio Shiva gli diede la sua benedizione e gli disse:«Tu hai veramente realizzato lo stato di Yoga. è arrivato il momento di trasmetterlo agli esseriumani, tu sarai il mio messaggero presso di loro».

Nell’immobilità assoluta, tramite l’intuito e l’ascolto, qualità associateall’aspetto femminile, qui rappresentato dal pesce, esso si “trasforma”, dapesce a yogin, si “evolve”, realizzando lo stato di yoga. Egli diventa depositarioe messaggero della disciplina, il primo maestro che avrà il compito didiffondere lo hatha-yoga e dal quale avranno seguito tutti gli altri maestri.

Indra, all’opposto, è il simbolo del fuoco, è associato all’aspetto maschile e allanadi solare Pingala. E’ un dio guerriero che secondo la leggenda indiana,combatte e uccide il dragone, che causava la siccità e impediva lo scorreredelle acque. Per questo Indra rappresenta la forza di volontà e ladeterminazione necessarie ad eliminare gli ostacoli che impediscono il percorsoevolutivo nello Yoga.Perciò nella simbologia del nome sono presenti le due facoltà cherappresentano i nostri opposti, il femminile e il maschile, l’acqua e il fuoco,l’ascolto e l’azione e attraverso la loro fusione, si ottiene la conoscenza delsapere, della Verità assoluta e il passaggio da una coscienza ordinaria ad unacoscienza evoluta.

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ASPETTI ANATOMICI DELLE POSIZIONI

Le posizioni di torsione o di rotazione del tronco su se stesso, sono considerateimportanti nello hatha yoga e devono avere un posto privilegiato nella nostrapratica di yoga, in quanto costituiscono una mobilizzazione che agisce dacontro-posizione agli altri movimenti del corpo e della colonna vertebrale.

E’ necessario sviluppare un’attitudine cosciente per localizzare i diversisegmenti della colonna vertebrale, sui quali agiscono le forze della torsione epercepire le zone in cui la loro azione è più intensa. Le zone particolarmentecoinvolte sono la zona cervico-dorsale e quella dorso-lombare.La possibilità di rotazione dei corpi vertebrali nei diversi tratti del rachide, èdeterminata principalmente dalla disposizione e dall’orientamento delle apofisiarticolari, che sono delle prominenze ossee, ma anche dallo spessore più omeno ridotto dei dischi intervertebrali.

Infatti, nella zona lombare la possibilità di rotazione è di circa 20°, in quantole faccette articolari sono disposte in senso verticale e questo determina piùfacilità nei movimenti di estensione e flessione, che non in quelli di rotazione eflessione laterale;nella zona dorsale, dove la disposizione delle faccette articolari è quasi insenso orizzontale, la possibilità di flessione laterale e rotazione aumenta ed èdi circa 50°, mentre la possibilità di flessione ed estensione è inferiore rispettoalle vertebre lombari; la presenza della gabbia toracica, comunque rende menomobile questo tratto, rispetto a quello cervicale;le vertebre del segmento cervicale sono quelle che hanno una maggiorecapacità di movimento, in particolare le prime due, l’atlante e l’epistrofeo, dovela rotazione può arrivare fino a 85-90°.Perciò la rotazione-torsione si può definire importante a livello cervicale,abbastanza rilevante a livello dorsale e minima a livello lombare.Bisogna poi considerare altri aspetti come l’età, la morfologia e le deformazioniacquisite e soprattutto la tensione delle membrane legamentarie e fasciali,l’azione dei muscoli agonisti e antagonisti al movimento preposto, che incidononotevolmente sull’insieme della mobilità vertebrale.

Analizzando più nel dettaglio la colonna vertebrale, vediamo che è costituita daparti dure, vertebre, e parti molli, dischi intervertebrali di cartilagine, chehanno la funzione di ammortizzatori e permettono alla colonna di essereflessibile. Essi sono composti da un nucleo polposo (parte centrale gelatinosa)e da una successione di strati fibrosi concentrici che sono poco elastici.Durante la fase di rotazione delle vertebre stesse, si produce una leggeracompressione dei dischi con la conseguente decompressione nel momento diritorno alla posizione di partenza.Il movimento di rotazione-torsione è paragonabile all’atto di torcere un pannoper strizzarlo, azione che causa l’avvicinamento delle due estremità. Ciò fa sìche i dischi, che non sono vascolarizzati, possano nutrirsi attraversol’assorbimento di sostanze nutritive; essi infatti sono come delle spugne:

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espellono liquidi e sostanze da eliminare quando sono compressi e assorbono ilnutrimento quando si dilatano.

La mobilizzazione nella rotazione della colonna vertebrale mette in stiramentotutte le strutture legamentarie e muscolari lungo quest’ultima.La muscolatura del dorso è costituita da un piano superficiale e da unoprofondo. Al di sotto dei muscoli trapezi, dei gran dorsali e dai gran dentati,esiste un sistema muscolare longitudinale e uno obliquo.Il sistema longitudinale mantiene la colonna vertebrale in estensione, mentrequello obliquo, tramite l’azione dei muscoli corti paravertebrali, permette larotazione delle vertebre una sull’altra.

Nella fase di rotazione-torsione da seduti, come nella postura diMatsyendra, l’atlante e il sacro sono l’uno sulla verticale dell’altro, la basesacrale e lombare così come le prime cervicali conservano un orientamentoverticale; la colonna vertebrale tende verso l’alto con il conseguenteappiattimento della curva lombare e l’allineamento della zona cervicale, datodal movimento all’indietro della testa con lo stiramento dei muscoli della nuca.La linea di gravità deve cadere al centro del perineo e non sul coccige; perciòbisogna essere seduti sulle tuberosità ischiatiche, superfici ovali alla base delleossa iliache e non sul coccige. L’immobilità e un buon posizionamento delbacino a terra, leggermente inclinato, offre una base fissa al movimento dellespalle.Il mantenimento del tronco verticale sul bacino è supportato dalla contrazionedei muscoli spinali posteriori.La cintura scapolare ha la funzione di un bilanciere, in quanto agisce sia comebraccio di leva che come contrappeso mantenendo l’equilibrio del corpo sugliischi.Il posizionamento corretto di braccia e mani evita l’affaticamento dellamuscolatura posteriore del corpo.I muscoli ischio-crurali effettuano un’azione di raddrizzamento sulla partelombare della colonna e la flessione delle ginocchia causa la decontrazionedegli stessi.Osserviamo in modo più dettagliato ciò che accade durante il movimento dirotazione-torsione:nel momento in cui si inizia ad inspirare, lo sterno e le coste si sollevano, l’ariaraggiunge la sommità dei polmoni e le coste fluttuanti facendo espandere ilgiro-vita; poi, durante l’espiro, fase in cui i muscoli espiratori entrano in giocoa mano a mano che l’aria esce, per es. si ruota a sinistra:le braccia esercitano un’azione per far ruotare la gabbia toracica e la testa finoal punto di arresto, il giro-vita si stringe e i muscoli addominali rimangonocontratti. Più la rotazione viene accentuata, più la parte bassa della gabbiatoracica, che si trova nel lato opposto alla rotazione, si apre, mentre la parteche va nel senso della rotazione e si orienta all’indietro, si chiude.Per contro, con il progredire del movimento di rotazione, la parte superioredella gabbia toracica si apre sempre di più: è agevolata l’apertura dell’alto-torace dal lato della rotazione. Continuando ad espirare, la testa ruota con iseguenti effetti sulla muscolatura: il muscolo sterno-cleido-mastoideo destro e

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lo scaleno destro partecipano all’elevazione della cintura scapolare e a quelladella prima e seconda costa a destra, producendo un’apertura e unarespirazione agevolata a destra, anche se, molti hanno la sensazione direspirare più liberamente dal lato della rotazione, in quanto percepiscono unamaggiore apertura da quel lato; i piccoli muscoli rotatori situati lungo levertebre a destra e gli obliqui addominali si contraggono, così come i piccolidentati inferiori, (invisibili perché coperti dai gran dorsali) situati nella schiena,di traverso lungo le coste più basse. La loro azione abbassa e chiude le costeinferiori. Nel corso dell’espirazione, i grandi e piccoli obliqui si contraggonoprogressivamente.Analizzando il movimento della spalla e del braccio che viene portato dietro aldorso, vediamo che i muscoli interessati al movimento della rotazione sono: imuscoli trapezi, il gran dentato, il romboide, l’elevatore della scapola. Laspalla, arretrando, spinge tramite la scapola, la colonna vertebrale verso il latoopposto, il destro.Se prendiamo fermamente appoggio sul pugno sinistro, come a volerloaffondare nel suolo, il gran dorsale sinistro si contrae, l’emitorace sinistro sichiude, scende ulteriormente, rendendo possibile espirare ancora.Quando eseguiamo la posizione completa la pressione del tallone agisce sullamuscolatura profonda dell’addome, principalmente sul muscolo ileo-psoas.

In merito alla respirazione in posizione, la respirazione toracica è quella cheprevale nella maggioranza dei casi; la fase dell’inspirazione favoriscel’allungamento del tronco, mentre la fase dell’espirazione ha un effetto didistensione e aiuta ad abbandonarsi alla posizione, mantenendo comunquel’estensione.

Rotazione in piedi: nella postura di Vakra Trikonasana, che appartiene allaclasse delle flesso-torsioni, la testa e le spalle sono mobili, mentre il bacino è ilpunto fisso della rotazione.Durante la flessione del busto in avanti, vengono allungati i muscoli posterioridelle gambe e del tratto lombare ed intervengono i muscoli dell’addomeobliquo interno ed esterno e retto dell’addome, la cui azione viene integratanella fase di rotazione-torsione della colonna, dal muscolo trasverso e i muscolimultifidi.Nella fase di rotazione del capo, si contraggono i muscoli del collo sterno-cleido-mastoideo e splenio nel senso della rotazione e gli stessi si estendononel lato opposto del collo.Mantenendo la mano a terra con le dita rivolte all’interno, si tendono i muscolidell’avambraccio.Nella posizione statica la forza esercitata nelle gambe allunga e sviluppaflessibilità nei muscoli posteriori delle cosce e negli adduttori, aumenta lastabilità nel bacino e agevola l’apertura delle anche.La rotazione-torsione del busto attiva e rinforza i muscoli laterali del tronco,accentua l’apertura dell’emitorace nel senso della rotazione e apre il cingoloscapolomerale.

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Rotazione supino: nella postura di Jathara parivartanasana, il bacino èmobile, mentre la cintura scapolare è fissa con le spalle al suolo. Il corpoesercita un movimento che provoca la torsione opposta delle vertebre cervicalirispetto a quelle lombosacrali.Nella fase di sollevamento delle gambe in posizione verticale, entrano in azionei muscoli estensori delle cosce e della parte inferiore dell’addome perstabilizzare il bacino. Il movimento di rotazione della testa, che vieneaccentuato dalla spinta del braccio al suolo, fase in cui si tende il bicipite e dalsollevamento della spalla da terra, opposti al senso di rotazione, propaga larotazione per tutta la lunghezza della colonna vertebrale.Durante la fase di discesa delle gambe al suolo, le stesse vanno lasciate andarecon tutto il loro peso, cercando di mantenere rilassati i muscoli obliqui deifianchi; la loro discesa è frenata unicamente dalla rotazione in senso inversodella colonna, in particolare dalla forza del collo, dal lavoro dei muscoli sterno-cleido-mastoidei e dei muscoli rotatori del tronco.E’ importante coordinare il movimento del collo, con la respirazione e con ilmovimento in senso opposto delle gambe.Una volta raggiunto il suolo, lasciare le gambe abbandonate e rilassarecompletamente la schiena; se la rotazione della colonna è limitata, il ginocchiopotrebbe non arrivare al suolo o la spalla opposta sollevarsi da esso;mantenere allora le gambe a terra, premendole con la mano al suolo.Nella fase statica, quando le gambe sono vicine al suolo, l’intensità del lavorodel collo aumenta; è bene preparare la muscolatura del collo con degli esercizispecifici e comunque non bisogna forzare; si può tornare con la testa al centroo anche limitare l’ampiezza di rotazione, appoggiando sotto le gambe deisupporti.In questa fase i muscoli rotatori vertebrali si allungano, l’emitorace opposto alsenso di rotazione è in massima apertura e da quel lato si percepiscel’ampiezza della respirazione; il gluteo della gamba posta superiormente è intensione e il fianco è stirato.Nella fase di risalita delle gambe, la testa trascina nella rotazione l’insiemedella colonna vertebrale e trasmette al bacino lo stesso movimento,permettendogli di sollevare le gambe e portarle in posizione verticale; legambe devono essere dimenticate, in modo da rilassare completamente imuscoli obliqui dei fianchi, che intervengono nell’azione di risalita delle stesse.Una volta riportate le gambe in verticale, la testa torna al centro e i muscoli delcollo possono rilassarsi.Una volta sciolta la postura e tornati in una posizione simmetrica, si percepiscel’allungamento della parte del corpo opposta al senso di rotazione e si sente lazona dorsale elastica e priva di contratture.

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ASPETTO ENERGETICO DELLE POSIZIONI

I testi tradizionali del tantrismo prevedono, alla pari del corpo fisico, l’esistenzadi un’anatomia e di una fisiologia del corpo energetico, costituito da una fittarete di canali sottili, Nadi, nei quali il prana, il soffio vitale prevalentementecaptato dal corpo attraverso il respiro, fluisce e viene distribuito nel corpopranico.Il prana è l’energia che ci mantiene in vita ed alimenta il piano fisico e il pianomentale; ci sono delle zone del corpo, dove l’energia è più concentrata, ichakra, veri e propri vortici di energia situati all’incrocio di diverse nadi.I chakra principali sono disposti lungo la colonna vertebrale nei punti dicongiunzione delle tre correnti praniche principali, Ida, Pingala e Sushumnanadi.Le tre nadi originano da Muladhara chakra, il chakra della base o della radicesituato alla base della colonna vertebrale; Ida e Pingala formano una doppiaelica che risale attorno a Sushumna, dal perineo fino alla sommità del cranio,trasportando le due polarità dell’energia negativa/femminile epositiva/maschile e terminano rispettivamente nella narice sinistra e nellanarice destra.L’uomo è un microcosmo che riproduce in sé la struttura del macrocosmorappresentato dalle divinità Shiva/Shakti e contiene in sé questa polaritàmaschile/femminile: i chakra, nei quali risiede l’energia cosmica e divina,rappresentano i mondi intermedi che la coscienza deve trascendere nel suopercorso evolutivo, dal grossolano al sottile, dai chakra inferiori a quellisuperiori; Ida e Pingala simboleggiano la luna e il sole o i fiumi sacri Yamuna eGange mentre l’asse verticale dell’uomo, la colonna vertebrale nel cui internoc’è il canale centrale di Sushumna (che rappresenta il fiume sacro Saraswati),è paragonato all’asse del mondo che regge l’intero cosmo.Nella tradizione indiana l’asse del mondo è identificato con il mitico monteMeru; così come si passa dal monte Meru all’intero cosmo, allo stesso modoper effetto di questo parallelismo, mediante le tecniche dello hatha-yoga, laKundalini-Sakti sale lungo la Sushumna per ricongiungersi con il divino, Siva.

Lo HATHA YOGA, yoga dello sforzo violento, ma anche yoga dell’unione, inquanto l’aggettivo “hatha” è composto da “ha” sole e “tha” luna, intendeessere l’unione dei due respiri, con riferimento simbolico al passaggio dell’arianella narice destra, assimilata al sole e nella narice sinistra, assimilata alla lunae si propone l’obiettivo di superare la dualità incarnata dagli aspetti oppostimaschile e femminile, culminando nell’unione con il tutto (samadhi).

Le rotazioni-torsioni sono una classe di posizioni asimmetriche che lavorano inmodo alternato sui due lati del corpo. Sono al tempo stesso energizzanti erilassanti, due caratteristiche opposte, che in queste posture coesistonoarmonicamente e lavorano in sinergia.Un’asimmetria nell’attitudine corporea, implica una modificazione dellacircolazione dell’energia vitale nel corpo stesso. Questa modificazionevolontaria favorisce l’apertura o la chiusura di un emi-torace e si ripercuotesulla polarità del respiro nelle due narici, stimolando in modo alternato i due

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principali flussi energetici complementari e antagonisti, che scorrono in Ida-nadi e Pingala-nadi.Quando siamo nella posizione, con un attitudine ricettiva possiamo osservarein quale modo incide la postura sul passaggio del respiro nelle due narici,senza cercare di modificare il flusso, oppure possiamo spostare la nostraattenzione da una narice all’altra praticando la respirazione alternata,ottenendo così una polarità respiratoria, che a sua volta dovrebbe favorirel’attitudine della postura.Ascoltando il nostro respiro e mantenendo l’attenzione sul percorsodell’energia, agiamo sul sistema nervoso autonomo attivando il sistemasimpatico se stimoliamo la corrente solare/maschile dinamica che scorre inPingala nadi, o parasimpatico, se stimoliamo la corrente lunare/femminilepacificante che fluisce in Ida nadi.La riarmonizzazione delle due correnti energetiche che rappresentano il nostroaspetto duale, porta alla riunificazione dell’energia in un unico canale centrale,Sushumna-nadi, simbolo di perfetta unità.

MATSYENDRASANA:Essa corrisponde pienamente allo spirito dello yoga, che attribuisce moltaimportanza al mantenimento prolungato della posizione seduta, con il bustoeretto, le gambe ripiegate, posizione che nella tradizione è considerata la piùpropizia allo stato di meditazione e all’ascensione dell’energia.Pur appartenendo alla classe delle torsioni, la colonna vertebrale è posta su unpiano verticale, e nella sua pratica completa, viene rallentata la circolazioneperiferica dell’energia negli arti inferiori, favorendo la risalita verticaledell’energia stessa.

Nella Gheranda-samhita, uno dei testi più antichi che trattano l’hatha-yoga, alcapitolo II,1, viene detto:

“le posture (asana), in complesso, sono numerose come le specieviventi; ottomilioniquattrocentomila sono state esposte da Shiva.”

Fra tutte queste, Matsyendra, il grande maestro che le ha imparatedirettamente dalla bocca della divinità, ne sceglie una sola alla quale dà il suonome ed essa viene eletta a rappresentare l’essenza profonda dello yoga.

Nell’Hathayoga-pradipika al capitolo I,27 leggiamo:

“Questo è l’asana insegnato dal santo Matsyendranatha.Matsyendrasana è l’arma che distrugge una quantità di malattieterribili; grazie alla sua continua pratica, essa ravviva il fuoco gastricodegli uomini, permette il risveglio della Kundalinî e la stabilità delchandra.”

Analizzando punto per punto il versetto, in primo luogo si parla del risultatofisiologico della pratica, la purificazione del corpo dalle tossine, in quanto la

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compressione effettuata sull’addome dalla gamba ripiegata, favorisce lefunzioni di assimilazione e di eliminazione, che sono considerate primarie dallamedicina ayurvedica, per la salute e il benessere psicofisico dell’individuo. Fortitensioni mentali ed emotive, possono causare il malfunzionamentodell’apparato digestivo e produrre un accumulo di tossine, che a sua voltagenera un blocco d’energia.Perciò è fondamentale la pratica della postura che ravviva il fuoco gastrico; nelcorpo fisico esso è situato nell’addome, dove avviene l’assimilazione e latrasformazione del cibo in energia e dove, al centro dell’ombelico, risiedel’importantissimo centro energetico di manipura-chakra, produttore di energia.Nella Siva-Samhita, lo Yoga rivelato da Siva, al cap. II,32-33 leggiamo:

“Il Sole, che sta in mezzo al mandala di dodici kalâ (unità di misura),dimora nella regione dell’addome come una fiamma che brucia edigerisce il cibo. Questo fuoco appartiene a tutti, derivato da una partedella mia energia, stando nei corpi digerisce i cibi delle creature.Questo fuoco dà vita, forza e nutrimento, riempie il corpo di energia edè l’origine della distruzione delle malattie.”

Il soffio vitale situato in questo centro energetico è samana-vayu, la correntepranica che regola la temperatura corporea, sovraintende alle funzionidigestive ed assimilative degli elementi nutritivi e del prana; prana e apanavayu, sono le due correnti principali, che si occupano rispettivamente dicaptare il prana e di eliminare le tossine. Normalmente i loro percorsi sonoopposti, uno ascendente, l’altro discendente. Uno degli scopi dello yoga, èquello di invertirne i percorsi per ricongiungere i due flussi nella zona dimanipura-chakra. Questo accumulo di energia, attiva samana-vayu eriarmonizza gli altri vayu, migliorando tutte le funzioni fisiologiche e non soloevita gli squilibri che causano la malattia, ma permette il risveglio delpotenziale addormentato, la Kundalinî.

Nell’Hathayoga-pradipika, cap. III,66-68 leggiamo:

“L’apana dopo che ha preso il corso ascendente, raggiunge la regionedel fuoco: allora, la punta della fiamma, investita dal soffio vitale siingrandisce.Quando l’apana e il fuoco riuniti raggiungono il prana, caldo per suapropria natura, allora si accende nel corpo un fuoco oltremodoardente.Surriscaldata da questo, Kundalini addormentata si risvegliacompletamente; essa si drizza sibilando proprio come un serpentecolpito da un bastone.”

Sempre in H.Y.P., cap. III,105, leggiamo, a proposito di Kundalini:“Come uno apre la porta con la chiave, usando la forza, così con lohatha-yoga, grazie a Kundalini, lo yogin spalanca la porta dellaliberazione.”

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E al cap. III,108:“La Kundalî è da tutti descritta avvolta in spire come un serpente: chimette in movimento questa Shakti è liberato, non c’è dubbio.”

Essa è infatti l’energia latente che risiede nel corpo umano, e spesso èidentificata con la Shakti, l’energia primordiale della creazione. E’ della stessanatura ed è quasi sempre raffigurata come un serpente addormentato,arrotolato su se stesso alla base della colonna vertebrale in muladhara-chakra(kundala significa appunto «spirale»).

Al capitolo III,111 dell’H.Y.P., leggiamo:“Bisogna svegliare questo serpente addormentato afferrandolo per lacoda: la Shakti, dopo aver abbandonato il sonno a causa dello hatha-yoga, si erge verso l’alto.”

Quando Kundalinî si risveglia, inizia a salire verso l’alto lungo la colonnavertebrale in Sushumna nadi e forando tutti i chakra, arriva a congiungersi inSahasrara-chakra, con Shiva, il divino. Ciò significa che la coscienzadell’adepto ha subito una trasformazione passando da uno stato ordinario aduno stato evoluto. In tal modo si dissolvono tutte le dualità e si sperimenta lostato di Yoga, di unione.Il raggiungimento della meta finale, cui mirano le tecniche dello hatha-yoga, èlegato alla stabilità del chandra, il nettare lunare, l’ambrosia divina, bevandadell’immortalità, particolarmente apprezzata dal Dio Indra, spesso associato alfuoco, Agni.

Nella Gheranda Samhita, al cap. III,29, leggiamo:

“Il Sole risiede alla base della regione ombelicale, la Luna alla radicedel palato. Poiché il Sole consuma l’ambrosia (amrita), l’uomo èschiavo della morte.”

Nell’essere ordinario, il nettare lunare viene continuamente prodotto nellasommità del capo, scende attraverso un piccolo canale nella cavità dellaregione palatale e da qui cola verso il basso fino ad essere consumato dalfuoco gastrico, che ne è particolarmente avido; da ciò risulta la vecchiaia, lamalattia e la morte.

Nell’Hatha-yoga Pradipika, cap. III,45-46 leggiamo:

“Lo yogin, il cui corpo è saturato dall’ambrosia della falce di Luna, èeterno. Anche se morso dallo stesso Takshaka [un demonio-serpente]in lui il veleno non si diffonde.Proprio come il fuoco non abbandona il combustibile, né la fiamma lostoppino imbevuto d’olio, così lo spirito incarnato non lascia il corpopieno dell’ambrosia della Luna.”

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Impedire a questo fluido, questa forma di energia concentrata che racchiude insé tutto il potenziale vitale e psichico dell’uomo, di cadere nel fuoco dimanipura, permette di vincere la malattia e vivere più a lungo, diventandoesseri divini ed immortali, cioè liberi e non più condizionati dal Karman, il cicloinfinito delle rinascite. Non si tratta di ottenere l’immortalità del corpo fisico,ma di raggiungere un livello tale di purificazione da trascendere tutti i piani delproprio essere, realizzando lo stato di Pura Coscienza.

Per riuscire a stimolare il risveglio di kundalini, è necessario innanzituttoportare in equilibrio le due correnti energetiche che scorrono in Ida nadi ePingala nadi; esse rappresentano la nostra essenza duale, i due aspettiopposti, femminile e maschile presenti in noi, che nello stato ordinario nonsono in armonia perché un aspetto prevale sull’altro.La postura di Matsyendra permette questa riconciliazione degli opposti, inquanto stimola in modo alternato le due nadi: quando ruotiamo a sinistramette in movimento l’energia lunare rinfrescante e tamasica legata alfemminile, quando ruotiamo a destra, privilegia la circolazione dell’energiasolare, calda e rajasica, maschile. Quando le correnti energetiche sono riunitein uno stato di perfetto equilibrio, si produce un’esplosione di energia che siapre il percorso attraverso Sushumna nadi, trascendendo gli opposti e facendosperimentare all’adepto lo stato di yoga, l’unione con il Tutto.

E così si instaura la condizione affermata da Patanjali, nel terzo sutra dedicatoagli asana, cap. II,48 Yoga Sutra:

“Tatah dvandvah anabhighatah”In seguito cessa il disagio provocato dalle coppie degli estremi

tatah da questo, alloradvandvah dualità, oppostianabhighatah fine del disturbo

Non siamo più influenzati dagli opposti perché ci troviamo nello stato di unità.

La tradizione antica attribuisce un’importanza particolare a matsyendrasana estabilisce una relazione molto stretta tra la posizione di Matsyendra e ilrisveglio energetico perché unisce il concetto di torsione a quello di forza e dienergia.In matsyendra-asana, la colonna vertebrale viene sottoposta a una intensatorsione a spirale su tutta la sua lunghezza, un movimento di torsione chestimola in profondità i centri energetici ad essa collegati e agisce da propulsoredell’energia fino a quel momento trattenuta. La pressione applicata prima in unsenso e poi nell’altro, libera una volta rilasciata, un turbine d’energia intensa,simile al liberarsi di una molla che sia stata tenuta compressa. E’ una pressioneindispensabile che simboleggia lo sforzo necessario per raggiungere l’unicitàfinale e la realizzazione del Sé, che secondo il tantrismo si realizza con l’unionetra Shiva e Shakti, Dio come coscienza e potenza assoluta.

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ASPETTO MENTALE E SIMBOLOGIA DELLE POSIZIONI

L’asana agisce sulla coscienza effettuando un lavoro di decondizionamentoposturale, togliendo gradualmente gli ostacoli fisici, energetici e mentali, cheimpediscono alla coscienza di essere libera e di manifestarsi.L’asana, quando assume le caratteristiche di STHIRA SUKAM, aiuta lacoscienza a liberarsi dagli automatismi della mente; essa lavorando a livellosomato-psichico, scioglie una determinata parte del nostro corpo che ècontratta e attraverso questa azione, arriva a sciogliere la corrispondentecausa mentale di tensione.E’ importante prendere consapevolezza delle aree del nostro corpo, che nonsono integrate, cioè non sono presenti nel campo del nostro schema corporeomentale, che è l’immagine, la rappresentazione che abbiamo di noi stessi inqualche parte dentro di noi.Poiché la mente opera attraverso una specie di filtri mentali, che non cipermettono una visione corretta della Realtà, quando abbiamo diversi stimoliintorno a noi, tendiamo inconsciamente a far passare quegli stimoli cherafforzano ciò che è già dentro di noi e così facendo rafforziamo le nostreabitudini e le nostre tendenze. Il nostro schema corporeo mentale, vienecontinuamente aggiornato dalle informazioni che riceviamo, le quali vanno arafforzare le strutture, i condizionamenti già presenti.Le aree che non sono integrate, ci sono ignote e abbiamo difficoltà a prendernecoscienza; siccome coscienza ed energia viaggiano insieme, quelle aree sonoprive di energia e toccandole, possiamo sentire che sono fredde o rigide.Attraverso l’asana, in particolar modo con le posture asimmetriche come ad es.le rotazioni/torsioni, possiamo osservare meglio il nostro corpo, mettendo aconfronto le sensazioni percepite sui due lati del corpo che lavorano in modoalternato. Ciò ci aiuta a diventare più consapevoli delle aree corporee che nonsono o sono poco integrate nella nostra coscienza, esse emergono piùfacilmente e così possiamo sentire quali sono le parti che non funzionano, chesono più rigide e lavorare su di esse al fine di integrarle.

Durante questo periodo di studio e di ricerca per lo svolgimento della tesi, misono chiesta più volte quale possa essere la motivazione più profonda che miha spinto alla scelta di questo argomento. Lo yoga induce a guardare dentro disé, gradualmente aumenta la consapevolezza e ci si rende maggiormenteconto di quanta zavorra abbiamo accumulato, che non ci fa essere “liberi”, eche spesso ci porta a subire le situazioni della vita, evitando di prenderedecisioni, di cambiare ciò che non ci piace o che ci fa soffrire e di impegnarci afondo in qualcosa. Così continua ad aumentare quel senso di vuoto e discontentezza che nasce dall’insoddisfazione per il proprio modo di essere e divivere senza un vero e proprio scopo.Forse, l’aspetto sottile e simbolico legato al movimento di rotazione-torsione èquello che più mi pare essenziale per la trasformazione che desidero attuare inme stessa.Nella vita quotidiana, effettuiamo questo tipo di movimento quando ci giriamoper vedere qualcosa che è al di fuori del nostro campo visivo, è un volgersiverso qualcosa o qualcuno che prima non era visibile. Quindi, simbolicamente

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rappresenta l’espressione di un cambio di prospettiva e di orientamento, un“volgersi al nuovo”, che induce a cambiare noi stessi liberandoci dalle vecchieabitudini e dai condizionamenti acquisiti con il tempo e le varie esperienzevissute. Questo cambiamento ci può insegnare a guardare “oltre”, a nonrimanere nella superficialità delle cose, a non fermarci a quello che ci sembraevidente ad un primo sguardo; ci può far scoprire aspetti di noi sconosciuti epossiamo riuscire a cambiare alcune nostre attitudini che ci spingonoinconsciamente a comportarci sempre nello stesso modo, anche se ci rendiamoconto di sbagliare.Un’altra cosa importante è saper distinguere tra la capacità di “agire” e di“reagire”. Nella maggior parte dei casi, noi rispondiamo agli avvenimenti dellavita con reazioni diverse, in quanto ci esprimiamo attraverso la nostrapersonalità esteriore, cioè la nostra dimensione corpo-mente, nella quale ciidentifichiamo, dimenticando la nostra vera essenza. In questo modo siamoprigionieri dei molteplici condizionamenti che, grazie alle diverse esperienzevissute, si sono accumulati sui diversi piani esistenziali: psichico, corporeo edemotivo. E’ per questo che anche se siamo convinti di “agire”, di “fare”, inrealtà siamo mossi dall’insieme delle reazioni che sopraggiungono e dipendonodalla risonanza immediata e non controllata, che esiste tra i diversi pianicostitutivi della personalità esteriore. Così si finisce per reagire solo agli eventidella vita e spesso ad impegnarsi in attività inutili e lontane dallo scopo daraggiungere.Leggiamo dalla Bhagavad-Gita, il Canto del glorioso Signore, al cap. III,27:

Le azioni sono compiute tutte quantedagli elementi costituitivi della Natura;

ma chi ha l’animo fuorviato dal senso dell’iopensa: “Sono io che agisco!”

Commento di Stefano Piano:“Le azioni sono compiute dall’uomo in quanto entità psicofisica che appartienealla Natura; il Sé, però, è inattivo ed è un errore attribuire al Sé gli atti chesono compiuti dal corpo coi suoi organi d’azione.”L’azione, invece, deve essere un atto consapevole e deve essere il risultato diuno spirito di libera decisione, scaturita non dalla propria personalità, ma dalSé che è libero e incondizionato.Le esperienze vissute, soprattutto quelle che hanno un forte impatto emotivo,si manifestano nel corpo, sotto forma di blocchi, tensioni e rigidità producendocostrizioni e condizionamenti che progressivamente limitano la libertà dimovimento sia a livello fisico, che a livello psichico. La rigidità del corpo èindice di rigidità mentale; chi è rigido viene più facilmente spezzato, mentre chiè morbido ed elastico, si adatta meglio alle situazioni.La limitazione della capacità di rotazione corrisponde a una diminuzione dellalibertà di decisione e ad un imprigionamento nelle abitudini del passato. Perciòpossiamo praticare le posizioni di rotazione-torsione per aumentare la nostraflessibilità e adattabilità alle situazioni della vita e con lo stato d’animo di volerrisvegliare il nostro spirito di decisione, riappropriandoci del nostro liberoarbitrio e ascoltando il nostro intuito.

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MATSYENDRASANA

Postura asimmetrica per eccellenza, con il lavoro alternato sulla parte destra esinistra del corpo, sia a livello fisico che energetico, con il confronto tra le dueparti delle sensazioni percepite, ci dà la possibilità di scoprire le differenze suidue lati e i limiti del corpo, aumentando la consapevolezza di tutto il nostroessere, a partire dallo strato grossolano, il più evidente legato al corpo fisico,per arrivare a livelli più sottili come il piano mentale e spirituale.

Nella posizione di partenza, l’appoggio del corpo distribuito equamente suentrambi gli ischi, l’ascolto del respiro che scorre lento lungo la colonnavertebrale, asse centrale di riferimento sul piano fisico/anatomico e legame trai due poli, maschile e femminile sul piano energetico, ci fanno divenireconsapevoli della stabilità nella posizione seduta e questa sensazione difermezza e di equilibrio, si trasmette alla mente, che si tranquillizza e si rilassarimandando a sua volta segnali di calma e relax a tutto il corpo.

Nella fase di rotazione, la postura imprime alla colonna vertebrale unmovimento ascendente a spirale che tende a riequilibrare le nostre duecorrenti energetiche principali complementari, le quali a livello sottilerappresentano gli opposti presenti in noi con gli aspetti e le qualità ad essicollegati; ciò porta a riunire capacità di azione e interiorità, forza e sensibilità.La forma della colonna vertebrale in rotazione è specifica: essa si avvolgeintorno all’asse di rotazione che è rettilineo, con un movimento elicoidale,disegnando una sorta di elica, un po’ particolare perché le due estremitàrestano sul prolungamento esatto l’una dell’altra. La sua forma è simile anchequella di una scala a chiocciola, di una molla o anche di un cavatappi.L’immobilità nella postura, viene raggiunta attraverso un lento ma continuo eprogressivo sforzo del corpo che si contorce attorno all’asse centrale ed ègrazie al movimento ascendente a spirale che si attua torcendo il proprio corpocon un certo sforzo, che si ottiene la conquista della verticalità, condizionefondamentale da raggiungere per affrontare la vita pieni di forza e di fiducia.

Un altro aspetto molto importante, è quello che riguarda la digestione el’assimilazione del cibo, che è strettamente correlato alla digestione deglieventi e all’accettazione di ciò che ci accade nella vita.In matsyendrasana viene stimolato in modo specifico manipura chakra, situatoal centro dell’ombellico, dove risiede il fuoco gastrico che presiede allatrasformazione del cibo in energia. Se il nostro fuoco interno funziona in modocorretto, tutto il cibo viene trasformato in energia e le tossine vengonobruciate, permettendo così di avere un corpo sano e una mente attiva e libera.Senza tossine che inquinano il corpo e la mente è più semplice digerire edaccettare gli eventi.

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Leggiamo dallo Yoga sutra, cap.III,28:

“Per mezzo del samyama sul chakra dell’ombellico, si ottiene laconoscenza dell’ordinamento del corpo”

Possiamo perciò portare la concentrazione sul centro dell’ombelico, che vienestimolato dalla posizione, ottenendo così la conoscenza del funzionamentodell’intero corpo, essendo questo punto ritenuto, per la sua posizione mediana,la matrice di tutte le membra, più o meno come una radice da cui cresconorami e germogli.

Simbologia della spiraleNel cuore del nostro essere matsyendrasana riproduce la spirale di vita cheritroviamo in tutti gli stati della materia, dall’infinitamente piccolo finoall’infinitamente grande. La spirale è presente in modo concreto e naturale neiregni minerale, vegetale, animale e umano. E’ visibile nelle linee di alcuneconchiglie e nella fioritura della rosa. Essa disegna il movimento, lospostamento di una forza in azione come ad esempio, quella del vento nelcuore di un ciclone o nell’espansione di una galassia.

Nell’essere umano, ritroviamo la spirale nella doppia elica della struttura delD.N.A., il codice genetico che trasmette la vita e su un piano più sottile, essa èriprodotta dalle due nadi Ida e Pingala, dove scorre il prana l’energia della vita,che si avvolgono in modo caduceo intorno a Sushumna-nadi. E’ come se laspirale con il suo ruotare, il suo curvarsi e avvolgersi, fosse l’immagine stessadella vita. Essa ci rende partecipi di questo grande movimento dell’Energiauniversale.

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Champeaux e Sterchx, nella loro “Introduction au monde des symboles”, fannonotare che “la spirale manifesta l’apparizione del movimento circolare a partiredal punto d’origine” e aggiungono: “Essa mantiene e prolunga all’infinitoquesto movimento: è il tipo di linee che collegano incessantemente le dueestremità del divenire”. “Essa è emanazione, estensione, sviluppo, continuitàciclica ma in progresso, rotazione creativa”.Simbolicamente l’elemento spirale è descritto come una figura elicoidale che sidispiega all’infinito e che unisce vita e morte senza interruzioni segnando unacontinuità ciclica e progressiva.E’ un simbolo che esercita un certo fascino perché richiama un discorso diinfinito, si conosce il punto di partenza ma non il punto di arrivo e per questopuò essere paragonata alla nostra vita, della quale sappiamo l’inizio, ma non lafine e nemmeno gli accadimenti e gli ostacoli di cui è costellata. Infatti l’essereumano segue un suo percorso che lo porterà tra sofferenze, emozioni epassioni, alla fine di un ciclo vitale temporale e biologico. Tra nascita e morte,la nostra esistenza è una successione di cicli temporali nei quali attraversoinfinite esperienze, avvengono cambiamenti di livello ad ogni nuovo passaggio:l’essere umano approfondisce la sua conoscenza e aggiunge esperienza esaggezza al proprio vissuto.La spirale contiene in sé il pieno e il vuoto che ruotano su se stessi, le polaritàcomplementari in movimento e considerando che nel nostro spazio/tempo tuttoè curvo e che il cerchio è la figura della perfezione divina, essa dimostra che lalinea retta, non è necessariamente il percorso più breve per arrivare da unpunto ad un altro. La spirale ci permette di procedere senza violenza, con dolcenaturalezza ma con forza, utilizzando, contrariamente a quanto potrebbesembrare, molta meno energia che in linea retta.

Esempi e significati della spirale in alcune popolazioni

La spirale è un simbolo universale presente in culture molto diverse e moltolontane tra loro nel tempo e nello spazio.

Nelle popolazioni antiche è un simbolo del moto del Sole, del percorso del Solenel cielo, che noi sappiamo essere apparente, ma che gli antichi dovevanoinvece ritenere reale. E' inoltre possibile che in un secondo tempo tale simboloabbia assunto il significato più generico di "tempo" o di "ciclo".

Espansione Contrazione

Per gli antichi greci era il motivo dominante delle loro decorazioni, sotto formadi fregio rotondo o quadrato avvolto su se stesso.Per i Maya è il numero zero, inizio del nuovo ciclo annuale.

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Nella tradizione celtica è un simbolo antichissimo che racchiude in sé ilconcetto di espansione, crescita, sviluppo. Rappresenta il sole nel suomovimento del cielo se a partire dal centro si svolge da sinistra verso destra,ma se il suo moto procede dal centro verso sinistra è connessa all'acqua chescorre e fluisce dal sottosuolo verso la superficie. In questo caso la spiralesimboleggia il potere della Terra in quanto Dea della vita, colei che guida letribù a spostarsi nel territorio. Questa spirale rappresenta anche la strada daseguire per entrare in se stessi e trovare la luce interiore, come indicato sullapietra di ingresso del tumulo di Newgrange, mentre al contrario è il sentieroche lo spirito deve percorrere per giungere agli dei celesti. Essenzialmenterappresenta lo scorrere e il fluire dell'energia divina, ben incarnata dai filiintrecciati che formano il corpo dei torques, gli antichi collari e bracciali usatidai celti.La doppia spirale rappresenta il sorgere e calare del sole in successionestagionale e quindi i due centri delle rispettive spirali indicano i giorni degliequinozi, le parti più esterne i solstizi. E' simbolo perciò dell'equilibrio interioreraggiunto nel movimento, di comprensione del ciclo della Vita compostodall'armonizzazione degli opposti (luna/sole, maschile/femminile, caldo/freddo,luce/buio, estate/inverno, andare/venire, nascere/morire, ecc.).Rappresenta il ritmo, la danza, il flusso, il respiro, lo scorrere del tempo, lestagioni. E' un aiuto per comprendere e amare il percorso di vita.

ingresso di Newgrange con pietre incise a spirale

La rappresentazione della spirale, come illustrato nella figura sotto, mostraKundalinî nella forma essenziale di una spira unica con il capo al centro e lacoda coincidente con un punto della circonferenza esterna del loto, i cui petalisono in disposizione radiale.

Rappresentazione di Kundalinî(Siti internet : http://www.treddi.com/forum/index.php?automodule=blog&blogid=17&showentry=60 http://www.specchiomagico.net/irlandamisteriosa2.htm - http://www.corsodireligione.it/digiland/segnisimb_1.htm)

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TRIKONASANA - Triangolo di pace: nelle posture dove il corpo vive la formadel triangolo, braccia, gambe e bacino disegnano delle linee perfette chetrasmettono alla mente chiarezza, calma e concentrazione.Le gambe e le braccia sono molto tese, come se fossero antenne che attiranole forze terrestri e celesti convogliandole al centro e trasmettendole alpraticante. Sono posizioni energiche che esercitando la stabilità e l’equilibriofisico, infondono sicurezza, determinazione ed equilibrio psicofisico.

Simbologia del triangolo

Il Simbolo del Triangolo

TRIKONA = dall’enciclopedia dello Yoga di Stefano Piano: “Triangolo” Chiamato anche yoni,è nel tantrismo, la raffigurazione grafica più comune della Dea o Sakti, indispensabile per ilculto. Al centro del Trikona risiede la Para sakti o Para Vac, cioè la forma suprema della divinapotenza, mentre i tre lati simboleggiano una lunga serie di nozioni tripartite, come le tre formedel suono (pasyanti, madhyama e vaikrhari), oppure le tre principali Sakti (icha, jnana e krya-sakti), le tre dee, i tre pitha (troni) e molte altre.

Il triangolo è la prima figura geometrica chiusa, formata da due linee che da unlato si incontrano mentre nell’altra direzione continuerebbero all’infinito se nonintervenisse una terza linea a collegarle. Il triangolo contiene quindi il simbolodei due opposti la cui inconciliabilità è superata e risolta dal terzo segmentoche li congiunge.Nell’ordine delle figure chiuse, secondo l’interpretazione alchemica, il triangolosi colloca tra il cerchio e il quadrato, rappresentando così un’entità intermediatra la sostanza quasi astratta, ovvero spirituale e la materia.La figura geometrica del triangolo è strettamente legata al numero tre: èformato da tre lati e ha tre vertici. E’ un simbolo universale presente in tutte letradizioni e si ricollega alle varie simbologie del ternario. Esprimeva,prevalentemente sia l'Ideale della Divinità, simbolo di Trinità, sia l'ideadell'Ascesi dell'uomo verso la trascendenza divina, l'Universale, il Macro-Cosmo, sia l'idea della Proiezione Divina o di Potenze celesti verso l'Umanità ela Natura. Nella tradizione tantrica è spesso rappresentato come il linga, ilsimbolo dell’elemento maschile, la fonte dell’energia di vita.Nella tradizione pitagorica, il triangolo è simbolo della molteplicità che tende afondersi nell’Uno.Oltre l’importanza riconosciutagli dai Pitagorici, in alchimia il triangolo è allostesso tempo, simbolo del fuoco e del cuore. Il triangolo con la punta versol’alto e quello con la punta verso il basso erano visti come l’uno il riflesso

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dell’altro, equivalenti il primo alla montagna e l’altro alla caverna, simbolirispettivamente della natura divina e della natura umana.

Secondo la tradizione massonica, ciascun triangolo corrisponde ad unelemento: l’equilatero alla terra, il rettangolo all’acqua, lo scaleno all’aria,l’isoscele al fuoco. Sempre in questa tradizione, venne chiamato Deltaluminoso in riferimento alla quarta lettera dell’alfabeto greco maiuscolo, delta;il delta luminoso consisterebbe in un triangolo isoscele, con la base più lungadei lati, come il frontone di un tempio, il cui angolo al vertice corrisponde a108°. Questo triangolo dall’aspetto particolarmente armonioso,corrisponderebbe al numero aureo. Numero sacro per eccellenza, il 108corrisponde simbolicamente all‘Infinito originario manifestato attraverso latotalità delle cose esistenti. In esso il lato di base significa la durata e i due latiche si congiungono al vertice, esprimono tenebre e luce, formando nelcomplesso la triade cosmica.Il triangolo fu spesso utilizzato nei fregi ornamentali dell’India, in Grecia e aRoma. Era considerato triangolo per eccellenza, quello il cui vertice è di 36° e idue angoli di base 72°. Il numero 36 rappresenta la solidarietà cosmica,l’incontro degli elementi e delle evoluzioni cicliche.Il triangolo con la punta verso l’alto simboleggia tutto ciò che dal basso si ergeverso l’alto, è simbolo del fuoco e dell’elemento maschile; quello orientatoverso il basso invece, rappresenta tutto ciò che scende verso il basso e sta asignificare l’acqua, il fresco e l’elemento femminile.

Il simbolo del Fuoco ricorda la fiamma protesa in alto che termina a punta;allude quindi ad un moto ascendente, di crescita o dilatazione, ad un azionecentrifuga, invadente o conquistatrice. Il Fuoco di per sé ha d’altronde letendenze impetuose dell’energia maschile, incita alla collera e sarebbeportatore di distruzione, se non fosse moderato dagli altri elementi combinati.Alla forza ascensionale del Fuoco si oppone, infatti, in primo luogo l’Acqua, chescorrendo verso il basso va a riempire ogni spazio vuoto o cavo. Rinsalda quelche il Fuoco dilata. La sua azione è dunque centripeta o costruttiva; invece dielevarsi verticalmente come il Fuoco, si espande in orizzontale. Tende così alriposo, alla calma, il che consente di accostare la sua passività alla dolcezzafemminile.L’unione del Fuoco, triangolo con la punta in su, e dell’Acqua, triangolo con lapunta in giù, forma il simbolo dell’anima umana, ambivalenza ed equilibrio;Allacciando i due triangoli formiamo una stella con sei raggi, il sigillo diSalomone, che significa saggezza umana ed è l’espansione sul piano dellamanifestazione divina.

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Essa sarà il simbolo dell’ Evoluzione e dell’Involuzione, dell’eterna stretta dellaForza con la materia, il cui prodotto è il Ritmo.

In relazione al sole e al grano il triangolo è doppiamente simbolo di fecondità.

Ogni triangolo richiama comunque il numero tre, simbolo dellacompenetrazione di passato, presente e futuro, oppure di nascita, maturità emorte: il ciclo perfetto nel corso del quale uno spirito si evolve.

(Siti internet: http://www.prometeolocri.net/?page_id=37http://www.fralenuvol.com/albero/sapere/significato/simboli/triangolo.phphttp://www.esoteria.org/web_utenti/teoriacolorisimbolici.htmhttp://www.magnanelli.it/YogaInOccidente/03_DebenedettiNeiSegretiDeiTriangoli.htm)

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EFFETTI BENEFICIGli esercizi di rotazione/torsione, costituiscono dei movimenti di mobilizzazionedella colonna vertebrale o del corpo, agiscono in modo diretto sullo scheletroosseo e legamentario ed esercitano un’azione indiretta sulle altre strutture delcorpo come la respirazione, grazie alla torsione della gabbia toracica e sulsistema nervoso, perché i forami vertebrali vengono liberati.Esse hanno sia la funzione di preparazione del corpo prima di eseguireallungamenti, estensioni e flessioni, sia la funzione di riassestamentoarticolare, dopo la pratica di queste posizioni ed esercizi, che aiutano aripristinare la naturale mobilità della colonna vertebrale, che risulta piùflessibile.Le posture di rotazione, che producono una notevole apertura, in particolaredella cintura scapolare, sono allo stesso tempo energizzanti e rilassanti e,mantenute per un certo tempo, procurano stati di benessere e di distensione.

Le posizioni che implicano una torsione della spina dorsale - movimento cheviene raramente effettuato nel corso delle attività quotidiane - rinforzano edistendono i muscoli paraspinali e dorsali, tonificano le terminazioni nervose esono di grande aiuto nell'alleviare il mal di schiena, le emicranie e l'eccessivarigidezza del collo e delle spalle. Viene ricostituita la naturale mobilità dellacolonna vertebrale, la flessibilità migliorata e le relative patologie risultanoalleviate.La torsione produce una modificazione meccanica dei movimenti deldiaframma, che si aggiunge alla respirazione facilitata nell’emitorace dal latoopposto alla rotazione.La torsione del busto e la compressione alternata del ventre stimola gli organiaddominali migliorando l’attività digestiva e la peristalsi intestinale.

Le posture di rotazione tramite l’azione di compressione che attuano sullacavità addominale, sono intensi esercizi di purificazione, in quanto aiutano adrenare verso le vie di eliminazione tutti i liquidi che ristagnano negli organicontenuti in questa cavità: al rilascio dalla compressione vengono irrorati danuovo sangue ossigenato, perciò il loro funzionamento viene migliorato evengono eliminate le principali cause di malattia.

Riequilibrio energetico: nelle posizioni di torsione vengono stimolate inmodo alternato le correnti energetiche complementari ed opposte Ida e Pingalae si ottiene uno stato di equilibrio energetico che porta a far fluire l’energiavitale nel canale centrale. A proposito dell’attivazione delle nadi, non tutti lapensano allo stesso modo. Nel testo “Hatha-yoga posizioni di rotazione”, adesempio, a pag. 93 Boris Tatzki afferma che “la torsione verso sinistra mette inmovimento l’energia lunare rinfrescante femminile e la torsione verso destraprivilegia la circolazione dell’energia solare, calda, maschile: avviene unauguale sollecitazione delle due tendenze fondamentali dell’essere umano e sistabilisce una corrente alternata che purifica le nadi Ida e Pingala.” Nellostesso testo, a pag. 23-24, Remy Chaloin spiega, contrariamente a quantosopra descritto, che nella fase di rotazione viene attivata la circolazionedell’energia e stimolata l’apertura nel canale opposto al lato della torsione: “In

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torsione verso destra, l’energia qualificata come lunare circola nella naricesinistra e lungo la nadi Ida. Allo stesso modo, in torsione a sinistra, larespirazione scorre attraverso la narice destra, solare e la circolazioneinteressa la nadi Pingala”.Nel periodo giornaliero delle 24 ore, il prana in Ida e Pingala scorre in modoalternato; sebbene sia previsto un ritmo di alternanza equilibrato, a causa difattori inquinanti come stati emotivi, tensioni fisiche e cattiva respirazione, unacorrente energetica spesso prevale sull’altra.In realtà noi respiriamo con una narice sola e il cambio da una narice all’altraavviene ogni ora e mezza circa. Lo Swara yoga che si occupa di studiare glieffetti di una respirazione quando è prevalente nell’una o nell’altra narice e glieffetti correlati ad ogni squilibrio, sostiene che se si respira sempre dalla stessanarice, per un difetto congenito o altri motivi, ne derivano malattie e disturbispecifici collegati alla narice chiusa. La torsione, liberando le due narici,permette di ottenere uno stato di equilibrio energetico che favorisce l’accessoalla meditazione.

Effetti della posizione Ardha MatsyendrasanaMatsyendra-asana è ritenuta una posizione molto interessante per le profondetrasformazioni che provoca a livello fisiologico.L’intensa torsione della colonna, unita ad una forte compressione dell’addome,produce una serie di effetti benefici sulla colonna stessa, sui muscoli dorsali,sulle articolazioni principali e naturalmente sugli organi interni. Si attua unintenso stiramento del gluteo e una pressione benefica sul nervo sciatico.Il movimento di rotazione, che coinvolge la colonna vertebrale dal coccige allecervicali, ha un effetto riequilibrante sull’intero sistema vertebrale:distanziando le vertebre tra di loro riesce a neutralizzare eventuali tensioni ocontratture e, secondo quanto afferma C. Kernéiz, citato da André VanLysebeth nei suoi testi, il suo scopo principale è quello di evitare lasacralizzazione della quinta vertebra lombare, cioè la sua fusione con l’ossosacro.La torsione allunga tutta la muscolatura e i legamenti della colonna vertebrale,produce un considerevole flusso di sangue nel dorso, rinforza la muscolaturadella colonna, corregge la schiena curva, allevia mal di schiena di varia natura,lombalgie e dolori ai fianchi procurando una sensazione di benessere. Learticolazioni delle spalle, delle braccia e delle gambe si sciolgono e acquistanoagilità.La torsione agisce sulle terminazioni nervose della colonna e sui ganglivertebrali, li stimola intensamente e tonifica il sistema simpatico, rendendolopiù efficiente.Gli organi della cavità addominale vengono compressi e allungati. In questomodo si verifica nella zona una forte stimolazione della circolazione sanguigna:una grande quantità di sangue venoso stagnante viene espulso per essere poisostituito da un afflusso di sangue arterioso, ricco di ossigeno, che rigenera gliorgani stessi.La compressione alternata del ventre massaggia e tonifica tutti i visceri: sullato destro vengono stimolati il colon ascendente, il fegato, il rene destro,mentre sull’altro lato, l’azione si localizza sul colon discendente, sulla milza, il

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pancreas e il rene sinistro. Migliora la funzionalità digestiva e iniziando lacompressione dal lato destro, si accentua la peristalsi intestinale con l’effetto dicombattere la costipazione. Anche le ghiandole surrenali subiscono un influssobenefico.E’ utile nel trattamento del diabete, della costipazione, della dispepsia e deiproblemi urinari.Gli effetti sugli organi interni risultano ancora più intensi, con una respirazioneaddominale profonda. Il movimento del diaframma provoca infatti un aumentodella pressione interna, che rende più efficace l’azione di allungamento e dicompressione.Nella posizione completa, la pressione del tallone al livello del quarto inferioredell’addome, agisce per via riflessa sui muscoli ileo-psoas, così come suivisceri.

Come effetto sottile, lavorando sull’apertura del torace, stimola il chakra delcuore, l'Anahata chakra, da cui si irradiano i sentimenti di amore;spiritualmente risveglia l'amore divino nell'uomo.

Effetti della posizione Vakra-trikonasana- apre e sviluppa il torace migliorando la respirazione- tonifica i muscoli degli arti e della schiena- rinforza la struttura ossea e le articolazioni- rende elastica la colonna vertebrale, allunga le gambe e i fianchi- tonifica le regioni pelvica e addominale: gli organi interni vengono compressie allungati alternativamente, liberati dal sangue stagnante e successivamenterinvigoriti da sangue ossigenato- stimola la circolazione sanguigna nella parte inferiore della schiena- migliora l’equilibrio- allevia le forme lievi di mal di schiena

Effetti della posizione Jathara-parivartanasanaLa torsione della colonna vertebrale ne migliora la scioltezza e ne impediscel'irrigidimento, evita lo schiacciamento dei nervi spinali mantenendo così inperfetta efficienza la funzionalità degli organi ad essi collegati

- genera un massaggio rotatorio della colonna vertebrale, dalla nuca al coccige- dona flessibilità ed elasticità alla colonna vertebrale- elimina il mal di schiena e rilassa le tensioni nella zona lombare e nei fianchi- tonifica la muscolatura addominale e dorsale- tonifica fegato, milza, pancreas- massaggia gli organi interni, aiuta la digestione, il metabolismo e le altrefunzioni essenziali- rinforza l’intestino- stimola la circolazione sanguigna nella cavità addominale e toracicarigenerando gli organi interniQuesta torsione scioglie le tensioni, in particolare quelle dei muscoli profondidella schiena, e come molte delle posizioni di torsione, aiuta a liberarsi daipensieri ossessivi

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CONTROINDICAZIONI

E' necessaria una grande cautela ed una guida esperta in caso di disturbigastrici, addominali, patologie della colonna vertebrale e scoliosi. Le donne ingravidanza specialmente dopo i primi mesi, dovranno evitare le torsioni oeseguire delle varianti opportunamente modificate.E' necessaria inoltre una guida esperta in caso di sciatica, ernia del disco,ipertiroidismo ed ulcera peptica.

Proprio per l’intensa stimolazione che provoca sul sistema vertebrale, latorsione non deve essere praticata in caso di problemi alla colonna e inparticolare in caso di ernia del disco, ernia inguinale, dislocazione di vertebre,problemi cervicale.

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SEQUENZA: ESERCIZI DI PREPARAZIONE E COMPENSAZIONEDurata lezione 1 ora e 30 minutiScopo: Risvegliare la nostra energia interioreSequenza:

1 TADASANA posizione della montagna: qualche minuto nella postura perstaccarsi da tutto ciò che abbiamo vissuto finora e centrarsi sul “qui e ora”- in piedi, gambe un poco aperte quanto la larghezza delle anche e le braccia ailati del corpo, piedi paralleli leggermente separati, peso del corpo ben distribuitosu entrambe le piante dei piedi, glutei e addominali in leggera contrazione,colonna vertebrale ben allineata, nuca in equilibrio, respiro profondo, calmo eregolarePer mantenere l’equilibrio, depositare lo sguardo a terra a circa 1 metro emezzo davanti a sé, immaginando un raggio luminoso che unisce lo sguardocon il suolo e fa da puntelloPossiamo anche immaginare una linea di energia che dai piedi raggiungal'interno delle cosce e l'inguine e da lì il centro del busto, il collo e la testa fino aduscire dalla sommità del capoPoi su un espiro, rilasciare la posizione

2 movimenti di UTTANASANA (piegamento in avanti in piedi): all’inspiroportare le braccia in alto e un poco indietro per aprire l’alto dorso, estendersibene e portarsi in punta di piedi; all’espiro flettersi in avanti e portarsi inUttanasana, eventualmente con le gambe un po’ piegate ma con le mani aterra fino ai polsi, con il capo abbandonato in completo relax

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3 2 serie di ASTHA-KARANA - PRATICA DEGLI OTTO MOVIMENTIpermette al corpo, in particolare alla colonna vertebrale, di muoversi in brevetempo e in modo equilibrato nelle varie posizioni di estensione, inclinazionelaterale, flessione laterale e in avanti e rotazionePartenza: piedi leggermente divaricati – bacino retro-verso – braccia tese emani con le dita tese – le 4 dita unite e il pollice teso ma staccato dalle altredita – mento rientratoFare qualche respirazione con l’attenzione alla zona perinealeInspirare, espirare rientrando bene con l’addome e praticare mula-bandha allafine dell’espiro – poi rilasciarlo ed inspirare, espirare e praticare ancora mula-bandha (ripetere un paio di volte)

Inspirare – aprire le braccia, ruotarle e portarle verso l’alto con i palmi dellemani verso l’interno

Espirare e portare le mani ai gomiti

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Inspirare e allungare il lato destro inclinandosi verso sinistra e guardando ilgomito destro, tenendo il bacino fermo

Espirare e tornare al centro

Inspirare e allungare il lato sinistro inclinandosi verso destra e guardando ilgomito sinistro

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Espirare e tornare al centro

Inspirare e ruotare a sinistra mantenendo il bacino fermo e in avanti – ilmovimento parte dalla vita – sensibilizzarsi nel punto tra le scapole e rivolgerelo sguardo al gomito

Espirare e tornare al centro

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Inspirare e ruotare a destra mantenendo il bacino fermo e in avanti

Espirare e tornare al centro

Inspirando portare le braccia verso l’alto ed estendersi bene con i palmi versol’alto

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Espirare e portare le braccia verso il basso con i bordi delle mani e degliavambracci che si toccano e le mani orientate verso il viso, le gambe morbidee il capo abbandonato, flettersi in avanti portando le mani a terra

Poi piegare le gambe portando il peso sui talloni ed aprire le braccialateralmente ad aeroplano tenendole in linea con le spalle, mantenere leginocchia in linea con le caviglie e il capo in linea con la colonna– rimanerequalche respirazione

Espirare e scendere in accosciata, rilassarsi un attimo e poi guardando inavanti, lanciare le braccia indietro, in avanti e sollevarsi inspirando e portandole braccia in alto con i palmi al cielo; poi espirando riportare le braccia vicino alcorpo

Ripetere la sequenza, partendo dal lato destro

4 breve rilassamento in SHAVASANA

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5 in posizione supino, eseguire estensioni delle gambe in modo alternato perosservare e confrontare i due lati del corpo:piegare la gamba sinistra con il piede al suolo circa a metà dell’altra gamba,all’inspiro sollevare la gamba destra tesa con il piede a martello e all’espiroriportarla a terra – dopo qualche esecuzione afferrare la gamba all’altezza delpolpaccio, all’espiro sollevarsi portando la fronte verso il ginocchio, all’inspirotornare con il dorso a terra – ripetere alcune volte, poi rimanere sollevati e adogni espiro avvicinare la fronte al ginocchio allargando i gomiti, fino al puntomassimo – afferrare con entrambe le mani il metatarso e mantenendo il mentorientrato cercare di portare la testa al suolo. Riposarsi brevemente inShavasana ascoltando gli effetti e ripetere tutta la sequenza con la gambaopposta.

6 STHAMBASANA posizione del pilastro: supino con le braccia lungo il corpoe i palmi delle mani a terra, all’espiro piegare le gambe con le ginocchia alpetto e all’inspiro stendere le gambe in verticale mantenendo la statica perqualche respirazione. Immaginare di sostenere il cielo con le piante dei piedi.

7 SHAVASANA con ascolto delle sensazioni

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8 supino eseguire alcuni movimenti di 1° coccodrillo : gambe piegate, piedie ginocchia divaricate, bacino in leggera retro-versione, all’espiro ruotare con ilcapo a sinistra e contemporaneamente far scendere le gambe verso destra,all’inspiro tornare al centro avendo cura di portare il punto vita aderente aterra e poi continuare nell’altro senso – osservare le due rotazionicontemporanee delle vertebre cervicali e lombari in senso opposto e scioglierele anche

9 PAVANMUKTASANA : supino, piegare le gambe e portarle al petto,abbracciarle tenendosi i gomiti ed eseguire delle profonde respirazioniaddominali, rilassando completamente il dorso

10 CHAKRAVAKASANA + ADHO MUKHA SHVANASANA : portarsi in posizionedi quadrupedia con le braccia un poco in avanti ed eseguire in dinamica laposizione del gatto, alternandola a quella del cane. All’espiro arrotondarsi beneportando il mento contro il petto, all’inspiro inarcare il dorso aprendosi bene,poi puntare i piedi e in ritenzione del respiro, sollevare le ginocchia, stendere legambe e portarsi nella posizione del cane che si stira, quindi tornare inginocchio e arrotondarsi espirando. Dopo qualche sequenza, restare nellaposizione statica del cane. Osservare come, automaticamente, si instaura unarespirazione addominale. Per sciogliere, piegare un po’ le gambe, camminarefino alle mani portandosi in Uttanasana e poi riportarsi lentamente in posizioneverticale.

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11 PARIGHASANA posizione del cancello - intenso allungamento laterale dellaspina dorsale unito ad una leggera torsione: portarsi in ginocchio con il bacinosollevato, mantenere il bacino in retroversione e una leggera contrazione dellacintura addominale, inspirando allungare bene la spina dorsale; estendere lagamba destra in fuori con il piede ben premuto a terra all’altezza del ginocchiosinistro; inspirando sollevare le braccia lateralmente all’altezza delle spalle coni palmi in basso e appoggiare la mano destra sull’anca, espirando inclinarsiverso destra facendo scivolare la mano sulla gamba e sollevare il bracciosinistro portandolo teso di fianco all’orecchio con il palmo verso l’interno;all’inspiro allungarsi e all’espiro abbandonarsi all’estensione laterale. Raggiuntoil punto massimo, premere la mano destra sulla gamba per favorire unaleggera rotazione della spina dorsale e rivolgere lo sguardo oltre il bracciosinistro verso l’alto. Mentre si effettua la rotazione portare prima l’attenzionesull’addome e poi man mano salire fino al capo; inspirare nella parte sinistradella gabbia toracica che si espande. Per sciogliere la posizione, inspirando sitorna in posizione verticale e ci si riposa nella foglia ripiegata, prima dieseguire dall’altro lato

12 PRINASANA foglia ripiegata: in ginocchio con la fronte a terra e le bracciarilassate lungo il corpo con i palmi delle mani verso l’alto, eseguire delleprofonde respirazioni addominali

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13 PARSVOTTANASANA: in piedi, gambe divaricate e piedi paralleli, ruotare ilpiede destro verso l’esterno, portare le mani giunte sul dorso all’altezza dellescapole con le dita rivolte verso l’alto, inspirare e a polmoni pieni ruotare ilbusto verso la gamba avanti ed espirare; inspirando sollevare il capo e apriredi più le spalle, espirando scendere con il busto portando il capo verso lagamba. Tenere alcuni respiri, poi sciogliere la posizione delle bracciaappoggiando le mani a terra, portare la gamba dietro vicina a quella davanti earrotondarsi con gambe piegate e mantenendo le mani appoggiate a terra. Poieseguire sull’altro lato

14 SAMASTHITI : in piedi, gambe un poco aperte quanto la larghezza delleanche e le braccia ai lati del corpo, piedi paralleli leggermente separati, pesodel corpo ben distribuito su entrambe le piante dei piedi, glutei e addominali inleggera contrazione, colonna vertebrale ben allineata, nuca in equilibrio,respiro profondo, calmo e regolare

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15 VAKRA TRIKONASANA o 1° triangolo (variante): in piedi, gambe bendivaricate con i piedi paralleli e il bacino retroversione, portare le braccia teselateralmente all’altezza delle spalle ed espirando inclinare il busto in avantimantenendo il dorso piatto fino ad arrivare ad angolo retto; eseguire qualcherespiro in posizione e poi portare la mano destra a terra, al centro, fino al polsoorientandola all’indietro e il braccio sinistro verso l’alto con il palmo orientato inavanti. Lo sguardo è verso la mano in alto, le due braccia sono tese e una è ilprolungamento dell’altra. Dopo alcune respirazioni, durante un’espirazioneabbassare il braccio e lasciar pendere il busto, la testa e le braccia rilassandosicompletamente, poi appoggiare la mano sinistra a terra ed eseguire larotazione dal lato destro. Per sciogliere la postura appoggiare le mani nellepieghe inguinali e con la spinta delle braccia raddrizzarsi con il dorsoarrotondato e la testa abbandonata, senza il coinvolgimento della muscolaturadorsale

16 unire le gambe e rimanere flessi in UTTANASANA, poi riportarsi eretti

17 SETHUBANDASANA ponte statico a terra sul dorso, gambe piegatedivaricate quanto la larghezza del bacino con i piedi vicino, portare le bracciatese sotto il corpo intrecciando le mani e unire bene le scapole; poi, portare lemani ai reni appoggiandosi bene sui gomiti per sostenersi. Inspirando edespirando, distendere prima una gamba e poi anche l’altra. E’ un esercizio chefa molto bene alla schiena. Per sciogliere, piegare le gambe, togliere le mani,appoggiare i palmi a terra ed espirando riportare il dorso a terra appoggiandouna vertebra alla volta

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18 VAJARASANA : seduti sui talloni, verificare che il dorso sia diritto senzatensioni, la nuca sul prolungamento delle vertebre dorsali, il mentoleggermente rientrato, le spalle abbandonate, il bacino rilassato, l’addome unpo’ proteso in avanti, appoggiare le mani sulle ginocchia o incrociate ingrembo. Portare l’attenzione al movimento del respiro lungo la colonnavertebrale, all’inspiro salire dal sacro alle cervicali e all’espiro ritornare allabase della colonna

19 JANU PARSHVATANASANA : dalla posizione di vajarasana, portare le manidietro alla nuca e intrecciarle, lentamente portare il bacino a terra oltre iltallone destro e dopo qualche respiro nella postura, espirando inclinarsi versosinistra in senso opposto alle ginocchia e guardarsi il gomito destro. Poi, con lacintura addominale controllata, risollevarsi e tornare in vajarasana pereseguire, dopo un breve ascolto, dall’altro lato.

20 Da VAJARASANA – movimenti di apertura e arrotondamento del dorso:all’inspiro aprire le spalle e portare il capo indietro, all’espiro arrotondare ildorso portando il capo in avanti

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21 UPAVISTHA-VAKRASANA - Torsione da seduti progressiva: seduti con legambe divaricate, piegare la gamba sinistra all’interno portando il tallone alperineo e la mano destra dietro alla schiena, cercando di afferrare la cosciasinistra; la mano sinistra è appoggiata sul ginocchio sinistro. Inspirandotendersi bene verso l’alto con la spina dorsale ed espirando eseguire la torsioneverso destra in modo progressivo, portando prima la mente sulle vertebrelombari, poi, dopo aver inspirato, portare la coscienza sulle vertebre dorsali edinfine, sempre dopo un’inspirazione, su quelle cervicali. Ripetere la sequenzaper 2-3 volte fino a raggiungere il massimo della torsione (il mento dovrebbeessere sulla stessa linea della spalla) e poi mantenere la posizione statica. Conun’inspirazione sciogliere la posizione ed eseguire a sinistra. Eseguire latorsione portando la mente sulle diverse parti della colonna, favorisce laconcentrazione.

22 ARDHA-MATSYENDRASANA – portare il piede sinistro oltre il gluteo destro,appoggiarsi bene su entrambi i glutei, appoggiare la pianta del piede destrooltre la gamba sinistra, vicino all’esterno del ginocchio, intrecciare le mani sulginocchio destro effettuando una leggera trazione della gamba verso la spalladestra; inspirare profondamente ed espirando ruotare il busto verso destra,portare la mano destra dietro al bacino, mantenere il braccio teso a sostenerela colonna. Ad ogni inspiro sentire l’estensione dell’asse vertebrale e ad ogniespiro accentuare la rotazione. Mantenendo la statica, inserire unarespirazione a narici alternate: all’inspiro sentire l’aria fresca che entradalla narice sinistra, all’espiro sentire l’aria calda che esce dalla naricedestra. Si può intensificare la posizione oltrepassando col braccio sinistro ilginocchio destro e afferrando il piede destro, oppure facendolo passare sotto lagamba destra; l’altra mano è dietro il dorso, in avvicinamento alla cosciasinistra e afferra il polso destro.

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23 PINZA CON GAMBE DIVARICATE – da seduti, all’inspiro sollevare le bracciaed estendersi bene verso l’alto, tendere le braccia tendendole vicino alleorecchie e mantenere la testa sollevata, poi ad ogni espiro scenderelentamente con il busto cercando di avvicinare l’addome alle cosce; mantenereil capo allineato alla colonna vertebrale e il dorso piatto

24 Compensazione - esercizio dinamico di riassestamento per la zona lombare:a terra supini, mettere i pugni vicini rivolti verso l’alto sotto il coccige, portarele gambe in verticale e sollevare la testa (lasciarla a terra è pericoloso), poisforbiciare con le gambe in modo energico. Si può eseguire anche 50-100volte.

25 SHAVASANA RELAX FINALEdistesi supino, gambe divaricate, piedi abbandonati, braccia lungo il corpo, unpoco distanti in modo da rilassare le spalle, con i palmi delle mani verso l’alto,occhi chiusi………portiamo la coscienza nelle varie parti del corpo, inviando unpensiero di relax a ciascuna parte……………sentiamo che la terra ci attira,percepiamo com’è pesante il nostro corpo e ci abbandoniamo all’attrazioneterrestre……………ascoltiamo il nostro respiro spontaneo………….respiro comel’onda del mare………….all’inspiro l’onda giunge alla spiaggia e all’espiro l’ondaritorna al mare…………modifichiamo il nostro respiro facendo delle ampierespirazioni complete e lentamente compiamo i primi movimenti partendo dalle

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dita delle mani, le mani, le braccia, le gambe e tutto il corpo, stirandoci eportandoci lentamente nella posizione seduta

26 CANTO DELLA OM

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CONSIDERAZIONI PERSONALI SULLA PRATICA SVOLTA

Ho scelto di iniziare da alcune posizioni in piedi, con esercizi dinamici, persciogliere ed attivare il corpo facendolo muovere in breve tempo e in modoprogressivo, come nella sequenza di Astha-Karana, dove i segmenti del corpovengono mobilizzati separatamente, in modo da percepire più facilmente ilmovimento dell’energia. Portando l’attenzione sul corpo in modo dinamico, miè sembrato più semplice staccare con l’esterno. Il corpo è lo strumento nelquale maggiormente ci identifichiamo e riuscire ad entrare in contatto conesso, ci aiuta a concentrarci sulla nostra pratica e ad interiorizzarci.A tale scopo ci sono utili gli esercizi eseguiti in modo alternato e gli asanaasimmetrici mantenuti per un certo tempo, attraverso i quali, confrontando lesensazioni percepite separatamente dai due lati del corpo, possiamo renderciconto delle differenze e riuscire gradatamente a diventare più consapevoli dellearee corporee che non sono o sono poco integrate nella nostra coscienza enelle quali non arriva energia. Esse emergono più facilmente e così possiamosentire quali sono le parti che non funzionano, che sono più rigide e lavorare sudi esse al fine di integrarle.Poi ho inserito delle flesso-torsioni come Parighasana e Vakra-trikonasana, persviluppare delle caratteristiche importanti come la forza, l’equilibrio el’apertura.Infine, le varie posture da seduti, da tenere più a lungo per entrare in contattoattraverso il corpo, con la sfera istintuale, emozionale e intellettuale, grazieall’interdipendenza che esiste tra i piani costituivi del nostro essere.Gli effetti che vorrei ottenere sono il contatto e il risveglio dell’energiainteriore, per essere propositivi e aperti ad una esistenza migliore.

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CONCLUSIONE

L’aver frequentato questa scuola, mi ha dato l’opportunità di conoscere imolteplici aspetti dello Yoga e mi ha dato modo di approfondire tanti argomentiad esso collegati, risvegliando in me la voglia di scoprire, di imparare, disperimentare. Questa esigenza era in me, ma era stata soffocata dall’obbligo difare cose che dovevo fare e che non mi interessavano; al di là degli hobby chenaturalmente avevo, non c’era però un vero e proprio scopo. Sono ancora allaricerca della mia strada e desidero attuare dei cambiamenti in me stessa enella mia vita; spero che lo yoga riesca a forgiare il mio carattere.E’ stato faticoso per me scrivere questa tesi, sia perché prove di questo tiponon ne avevo mai affrontate e sia per la mia attitudine che tende a rimandarenel tempo ciò che è impegnativo e costa fatica.Oltre agli ostacoli mentali, proprio nel periodo in cui era indispensabileterminare la tesi, ecco un bell’ostacolo fisico: una infiammazione acuta a duetendini della spalla destra. Non potevo più scrivere al computer e non potevopraticare yoga. Questo dolore fisso alla scapola destra, che poi si irradiavalungo tutto il braccio fino alla mano, a volte con intenso bruciore, assorbivatutta la mia energia togliendomi la forza necessaria per proseguire. Mi èsembrata una coincidenza strana: ora che avevo scoperto che i movimenti dirotazione-torsione ci aprono ad una visione nuova di noi stessi e di ciò che cicirconda, dandoci l’opportunità di osservare il mondo da una prospettivadiversa e risvegliando così la nostra libertà di decisione, aspetto al quale tengomolto in questo momento del mio percorso, la mia capacità di rotazione èfortemente diminuita, fino a che ho dovuto interrompere la pratica per curarmie per dare tempo al mio corpo di guarire. Un altro passo indietro? Qual’è ilmessaggio da cogliere? E’ una continua lotta tra ciò che devo fare, perché nelprofondo sento che è la cosa giusta da fare, e il fatto di sentirlo come unaimposizione, un dovere troppo grande per me.La mia attitudine mi porta a rimandare, a lasciar perdere, a non impegnarmipiù di quel tanto, ma poi c’è qualcosa dentro di me che invece vuole fare fatica,vuole migliorarsi. Tutto mi sembra sempre così difficile, pieno di ostacoli,inarrivabile, non mi sento in grado di farcela. Poi però lo yoga mi dà forza,sono costretta a fare.

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BIBLIOGRAFIA

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Piera Scarabelli e Massimo Vinti (a cura di), (2002), Patanjali Yoga Sutra il piùantico testo della tradizione, Mimesis, Milano

Fossati S. (a cura di), (1994), Insegnamenti sullo Yoga (Gheranda-Samhita),Promolibri, Torino

Repetto M. P. (a cura di), (1990), Lo Yoga rivelato di Siva (Siva-Samhita),Manganelli, Torino

Spera G. (a cura di), (1990), Svatmarama La Lucerna dello Hatha-Yoga(Hatha-yoga-pradipika), Promolibri Manganelli, Torino

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Andrè Van Lysebeth (1969), Perfeziono lo Yoga, Mursia, Milano

Dispense di asana, pranayama e yoga mentale, ISFIY Milano (2004-2008)

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INDICE

p.01 INTRODUZIONE

p.03 SIGNIFICATO DELLA PAROLA ROTAZIONE

p.04 CONSIDERAZIONI SULLA “ROTAZIONE-TORSIONE” NELLO YOGA

p.07 DESCRIZIONE DELLE POSIZIONI SCELTE

p.15 ETIMOLOGIA DEL NOME MATSYENDRA

p.17 ASPETTI ANATOMICI DELLE POSIZIONI

p.21 ASPETTO ENERGETICO DELLE POSIZIONI

p.26 ASPETTO MENTALE E SIMBOLOGIA DELLE POSIZIONI

p.35 EFFETTI BENEFICI

p.38 CONTROINDICAZIONI

p.39 SEQUENZA: ESERCIZI DI PREPARAZIONE E COMPENSAZIONE

p.54 CONSIDERAZIONI PERSONALI SULLA PRATICA SVOLTA

p.55 CONCLUSIONE

p.56 BIBLIOGRAFIA

P.57 INDICE