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Settembre 2014

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Dall’anno scorso, la nostra diocesi sta riflettendo sui sacramenti di iniziazione cristiana. Per farlo ha favorito ildialogo e il confronto promuovendo un’Assemblea diocesana dedicata al tema che si è svolta nel mese di set-tembre. Durante gli ultimi incontri assembleari si è cercato di raccogliere i dati e le analisi effettuate nei mesiprecedenti, al fine di comprendere quali strade intraprendere a questo proposito. Condivido con voi alcune riflessioni che il cammino in parrocchia mi suggerisce al riguardo. Ci si domanda: come iniziare una persona al cristianesimo?La prima cosa che bisognerebbe aver chiaro è: chi e dove? Infatti non è lo stesso accompagnare i bambini, i gio-vani o gli adulti. Inoltre bisogna capire il contesto. Non è lo stesso farlo in Messico, in Congo o in Italia.Bene, la diocesi riflette sul come farlo con tutte le persone, qui a Crema. Per tanti verrà istintivo dire: tempo

sprecato! Qui, tranne i migranti nordafricani e quelli del mediooriente, quasi tutti sono già cristiani e sono stati iniziati medianti isacramenti (battesimo, cresima e comunione) fin da piccoli!Ma è proprio per questo che ci facciamo delle domande e proble-matizziamo la questione. Perché, se più del 85% della popolazioneè battezzata, non prevale una mentalità cristiana nella società?Perché la grande maggioranza dei cristiani non partecipaall’Eucaristia? E ancora, perché in quelli che partecipano si vedeun atteggiamento passivo e di poco entusiasmo? Perché, se il bat-tesimo ci rende figli di Dio, non si vede un rapporto più filiale

(affettuoso e spontaneo) nei confronti di Dio e un rapporto fraterno con tutti gli uomini?Forse bisogna riconoscere che la formazione ricevuta (prevalentemente solo da bambini) è stata insufficiente oinappropriata per costituire una identità cristiana forte. Nel primo secolo il termine “cristiano” fu dato comesoprannome a coloro che pensavano e agivano come Gesù il Cristo. La loro vita era un riferimento a Lui.Se il dato che la realtà ci palesa è quello di una società cristiana di nome ma di fatto poco praticante e convin-ta, la domanda pastorale è: come risvegliare la fede in coloro che l’hanno abbandonata o pur rimanendo cri-stiani vivono questa per inerzia, dovere e/o in modo tiepido? Come evangelizzare oggi perché la buona novel-la di Gesù segni e diventi elemento di identità del cristiano?Nelle nostre parrocchie vediamo investiti tanti sforzi e risorse per aiutare i bambini nella catechesi (ancora benpartecipata). Purtroppo la partecipazione finisce spesso dopo aver ricevuto la cresima. I ragazzi non solo abban-donano gli incontri di catechesi, ma in genere tendono ad allontanarsi dalla vita della comunità cristiana, daisacramenti, dai valori cristiani. D'altronde, come possono perseverare se vedono cristiani tiepidi al posto di“cristiani adulti nella fede”, convinti e contenti di esserlo? Alcune diocesi, prima di noi, hanno sperimentato nuovi percorsi per coinvolgere di più i genitori nell’educazionedella fede dei loro bambini. I risultati sono questionabili e, senza voler essere giudicanti, a volte sono stati scarsi(qualche diocesi ha fatto già marcia indietro). Credo che prima di pretendere che un adulto formi i piccoli, vadanoformati gli adulti. Iniziare da loro, nel nostro contesto sociale, è una scelta metodologica strategica. Gesù, puramando tanto i bambini, ha dedicato il suo tempo a parlare e formare gli adulti con la consapevolezza che loroavrebbero poi inciso sulla loro famiglia e sulla società. Ma, che tipo di formazione va data all’ adulto? Spesso l’adul-to crede di sapere già le cose perché ne ha sentito parlare alla catechesi. Altri hanno approfondito il tema leggen-do o partecipando ai corsi. La fede, però, non nasce dallo studio della teologia o dal vissuto di una morale (anchese si approfondisce così), ma dall’incontro con Gesù e il suo messaggio. Tanti adulti (compresi preti e catechisti)credono di educare alla fede trasmettendo la dottrina e la morale cristiana, ma sono incapaci di insegnare a rap-portarsi con le persone della Trinità. Prevale un rapporto con un Dio concettuale più che con le 3 persone delleTrinità e questo influenza il cammino di fede perché l’esperienza trinitaria attraverso il dialogo conduce all’amoreverso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e all’amore verso i fratelli (si conoscono le persone solo parlando con loroe amandole). Chi non ama non ha conosciuto Dio (1 Gv 4,8.20). Per molto tempo, l’approccio alla fede e il cate-chismo sono stati impostati come norme che modellano la vita e come questioni spirituali da capire, ma ciò è orainsufficiente e addirittura rischia di allontanare dal Signore e dalla sua Chiesa. Oggi, iniziare alla fede, credo che comporti fare “percorsi”, non corsi di dottrina o morale; percorsi con altri(comunità di fratelli) e con gli Altri (le persone della Trinità). Percorsi che partono dal vissuto (implicano l’ascol-

Forgiare cristiani ma non in serieEd i tor ia le

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Facendo memoria dei sacerdotiche hanno animato la parroc-chia, ricordiamo che dal 1998 al2008 sono stati con noi 3 sacer-doti: don Zeno, don Giulio e donGiuseppe. Dal 2008 ad oggi, conla presenza dei Missionari delloSpirito Santo, abbiamo conosciu-to 8 sacerdoti: Armando M.,

Giorgio, Miguel, Saverio, Lucio,Armando e Ricardo, un fratellocoadiutore: Giovanni Paolo, e 6fratelli studenti: Arnold, Stefano,Arsene, Fabian, Carlos, Ricardo.Non di meno succede ai Sabbionicon i frati cappuccini. D’altronde,

ad animare la parrocchia non èpiù la figura di un sacerdote, madi una comunità di religiosi. Questi dati ci parlano della gran-de mobilità che implica la vitareligiosa. Tale situazione ha dei riflessisulla parrocchia, alcuni a favore ealtri meno. Rispetto a questi ulti-

mi, una considerazioneda tener presente è chel’avvicendamento deisacerdoti non sempre ciha permesso di dare lacontinuità desiderata aiprogetti. Si pensi, adesempio, all’oratorio e allavoro giovanile dove ilsacerdote responsabile ècambiato costantemen-

te. Altro aspetto è che l’avvicen-damento comporta un distaccoche diventa faticoso quando è ildistacco di persone a cui si vuolebene. Va però detto che non tuttoè instabilità, infatti, la presenza dip. Ricardo ha garantito la conti-

nuità e la possibilità di avviare epromuovere il consolidamento diun progetto di pastorale parroc-chiale. Ma soprattutto è benericordare che tanti cambiamentinon sono una povertà per la par-rocchia e che i vantaggi sonomolti e di più. Ogni persona haarricchito con la sua sensibilitàspirituale e pastorale la nostracomunità e il nostro progetto dipastorale parrocchiale. Ognunoha lasciato una sua impronta per-ché tutti ci hanno voluto bene ead ognuno abbiamo voluto bene.Non abbiano perso nessuno per-ché, anche se sono altrove, li sen-tiamo ancora parte della comuni-tà, tra noi e nei nostri cuori.Con questo spirito abbiamo vis-suto, durante l’estate, la fatica disalutare p. Alessandro che è tor-nato in Messico e la grata sorpre-sa di accogliere p. Armando.Alessandro, grazie per tuttoquanto ci hai dato! Armando,benvenuto fra di noi!

Una parrocchia animata da religiosi

Vi saluto dal mio paese il Messico dove, comesapete, sono stato trasferito alla nostra comu-nità dei Missionari dello Spirito Santo nella cittàdi Durango situata nel nord ovest del Messico. Mi trovo molto bene, in una chiesa molto bellache è un Tempio Espiatorio, cioè dove ilSantissimo Sacramento è esposto sempre, digiorno e di notte e solo durante la celebrazionedella Santa Messa viene coperto con un pannospeciale. Durante la notte ci sono dei turni diadorazione che durano un ora; ci sono circa1.300 adoratori, in maggior numero uomini!!!!ed il resto donne, è una cosa veramente bella.

Mi dispiace di non essere stato più tempo convoi tutti a Santa Maria della Croce; ma, possodirvi che l’anno 2013-2014 è stato per me diuna esperienza molto bella l’aver condiviso convoi la fede e conoscere la vostra cultura. Vi porto tutti nel mio cuore e, state certi chepregherò tutti i giorni durante la Santa Messaper ciascuno di voi e per le vostre famiglie. Anch’io mi affido alle vostre preghiere. “Santa Maria della Croce, prega per me e pertutta questa bella gente di Crema.” Un fortissimo abbraccio!!!!!!

Padre Alessandro Reyes

Un caro saluto dal ………… Messico

to della propria interiorità: bisogni, gioie, fatiche, ecc.) e mettono in gioco la libertà per poi concretizzarsi in stilidi vita che permettono di far vivere Dio in noi. Percorsi dove si accompagna la persona e gli si propone le cosebelle e buone, dove si ama e non dove si impongono le cose. Il Padre misericordioso di Luca 15 era un buon edu-catore anche se, in certi momenti della vita, non è riuscito a far capire il suo amore e a far amare, nel modo giu-sto, i suoi figli.Lo Spirito Santo ci aiuti in questa bella avventura dell’iniziare le presone ad un rapporto con Dio e ad accompa-gnarli nelle fatiche che seguono ad una iniziazione! Buona strada!

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Dall’inizio di set-tembre sono arri-vato alla comunitàdi Santa Mariadella Croce e trami-te questa miabreve presentazio-ne vorrei entraresubito in relazionecon tutti voi, cheora mi state leg-gendo, col deside-

rio di farmi conoscere e disporci a percorrere un“lungo” tratto di strada insieme.Sono nato a Durango Messico l’08 novembre del1971, sono il più piccolo di una famiglia di ottofratelli (5 femmine e 3 maschi) insieme ai mieigenitori. Come potete vedere il mio cognomeTovalín è di origine italiana, per essere più precisidella Val di Non in Trentino.A 18 anni sono entrato nella Congregazione deiMissionari dello Spirito Santo. La maggior partedegli anni della mia formazione li ho vissuti inMessico, nel 1998 sono arrivato in Italia per con-cludere i miei studi teologici presso la FacoltàTeologica dell’Italia Settentrionale a Milano. Nel2002 sono stato ordinato sacerdote ed ho presta-to servizio come Assistente dell’Oratorio dellaParrocchia Santa Maria Liberatrice per 6 anni; misono trasferito successivamente in Sicilia presso ilSantuario Madonna della Neve a Santa Lucia delMela in Provincia di Messina dove ho trascorso 4anni. Dal 2012 al 2014 sono stato a Roma perstudi, ottenendo una Licenza in Teologia con spe-cializzazione in accompagnamento vocazionale.

Ed ora eccomi qui con grande gioia in mezzo a voi.Oltre ai dati del percorso vocazionale e ministerialefatto fino adesso, credo importante condividere convoi, alcune caratteristiche della mia personalità.Prima di tutto mi ritengo una persona socievole,semplice e concreta. Mi piace stare insieme aglialtri, conoscere gente nuova e farmi conosceresubito per quello che sono e per quello che ho,sono un uomo di Dio e Dio va condiviso nella gioiae nella semplicità. Anche se da sempre nel mioministero ho lavorato con i giovani e adolescenti,mi trovo bene anche con gli adulti e i bambini.Ringrazio molto i miei genitori perché il trattodella semplicità l’ho respirato da sempre in fami-glia tramite la campagna, il creato, la natura, ilbestiame e in modo particolare i cavalli. Quel cherende concreta la mia vita è la volontà e lo sforzoquotidiano di imparare sempre da qualsiasi situa-zione o persona. Mi piacciono i discorsi brevipieni di vita e quotidianità, le azioni più che leparole, le decisioni più dei propositi, insomma igesti che parlano da soli.Come hobby mi piace suonare la chitarra, canta-re, camminare, correre ma soprattutto godere almassimo ogni momento.Sono molto lieto di far parte di questa nuova real-tà di Santa Maria della Croce, nella quale mi sentoa casa, insieme ai miei confratelli Missionari delloSpirito Santo. Sono pronto a camminare accantoa voi per condividere la gioia di essere cristianibisognosi della misericordia di Dio. Grazie dellavostra preghiera e della vostra accoglienza.Non sprechiamo il tempo e, tante saranno leoccasioni del camminare insieme per conoscercimeglio. Buona vita a tutti quanti!

Padre ARMANDO TOVALIN, MSpS

Una nuova festa sta prendendo piede nellanostra Comunità: la festa dell’Esaltazione dellaSanta Croce, che ricorre il 14 settembre e cheda qualche anno celebriamo in modo solenne.Questa festa ha un legame molto stretto con iMissionari dello Spirito Santo, che da sei anniguidano la nostra Parrocchia, perché è il fonda-mento che anima la loro scelta di essereSacerdoti e Missionari.Sempre un maggior numero di persone condivi-dono questo momento di festa sia come gesto di

ringraziamento per la presenza dei Missionari inmezzo a noi, sia come via per comprendere sem-pre meglio quanto si sta costruendo nellaComunità.La Spiritualità della Croce è come una porta peravvicinarci ad una realtà: vivere il Vangelo, labuona notizia, in modo sempre più attuale equindi vicino alle realtà delle varie situazioni.La strada della Croce che Gesù stesso ci ha indi-cato”…Se qualcuno vuol venire dietro a me, rin-neghi se stesso, prenda la sua Croce e mi segua”

Festa della Santa Croce 2014

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è la più radicale e forse incute qualche timore.Eppure è la più attuale: la via della Croce è lasofferenza dei popoli che quotidianamentesono sottoposti ai tormenti delle guerre, dellafame e della miseria; la via della Croce è l’ab-bandono e la solitudine di quanti vivono ai mar-gini della società, è la sofferenza e le malattie;la via della Croce è perdere il lavoro e non riu-scire più a trovarlo…Eppure ogni croce ci rimanda a quella Croce,trasformata da patibolo a cattedra d’amore.Fare festa non è una contraddizione, ma è unriconoscere che da quella Croce nascono le spe-ranze, è quella scelta d’amore che ci dà forza ecoraggio per proseguire.Il primo luogo di approfondimento della spe-ranza è la preghiera. Se non mi ascolta più nes-suno Dio mi ascolta ancora, se non posso parla-re più con nessuno a Dio posso ancora parlare.La speranza cristiana ci porta poi ad agire per glialtri: è una speranza attiva, che nonostantedelusioni e fallimenti ci dice che la vita persona-le e la storia sono custodite dal potere indi-struttibile dell’amore.Anche la sofferenza fa parte dell’esistenzaumana, ma non è fuggendo davanti al doloreche si trova la felicità, ma è calando la sofferen-za nella Croce di Gesù che si trova la forza pertrasformarla in esperienza d’amore.Il calendario delle celebrazioni della Festa 2014è stato ricco di momenti di preghiera, di gioia,di comunione e condivisione. L’adorazione eucaristica notturna comunitariadi giovedì 11 settembre ha coinvolto a turnotutti i gruppi parrocchiali e la domenica, festadella Croce, durante la celebrazione dellaMessa delle 10,30, dieci laici hanno pubblica-mente aderito al progetto di vita della

Spiritualità della Croce, prendendo daiMissionari dello Spirito Santo la Crocedell’Apostolato. Un gesto che si traduce in unimpegno davvero grande, forse difficile da com-prendere se limitato al semplice rito della con-segna di una piccola croce, ma un segno con-creto di speranza in un cammino nella fededella nostra comunità.Le celebrazioni eucaristiche di lunedì 15, alpomeriggio per gli anziani ed ammalati chehanno potuto ricevere il sacramento dell’unzio-ne degli infermi, seguita poi da un rinfresco inoratorio e la Messa della sera in ricordo di tuttii defunti, in particolare di quelli dell’annopastorale 2013/2014, seguita dalla processionecon la reliquia della Croce, accompagnata per laprima volta dalla banda del Trillo, hanno con-cluso le giornate di festa con la benedizionefinale all’incrocio tra via Mulini-via Battaglio-viaMontanaro. Padre Ricardo, volgendosi verso il nord habenedetto la campagna, le cascine e gli agricol-tori; verso ovest, zona industriale, ha benedet-to tutti i lavoratori e quanti sono alla ricerca dellavoro; verso sud ha ricordato la zona di colle-gamento alla città e la nostra unione con laDiocesi, verso est ha benedetto la parte delquartiere dove la Madonna ha voluto visitare lanostra gente e, grazie alla sua intercessione,riportarci a Gesù, vero motivo per fare festa.La “Corrida” di venerdi 12 settembre, dove unfolto numero di artisti locali ha sfoggiato unrepertorio da far invidia agli spettacoli televisi-

vi: un inedito Padre Armando, con tanto di som-brero e chitarra si è esibito con una canzone tipi-camente messicana, mostrando tutta la sua bra-vura; alcune scenette di nostri attori ormai col-laudati e le barzellette di una Gladis in grande

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forma hanno fatto sorridere tutti e la bravura diLaura, una bambina che con un’interpretazionemagistrale di una canzone ha convinto la giuriaad assegnargli la vittoria finale.La bellissima sfilata degli abiti da sposa di saba-to 13 settembre, è statagustata ed apprezzata daun numerosissimo edappassionato pubblico:oltre ad unire moda edepoche diverse degli abitiin sfilata quest’anno i bra-vissimi organizzatorihanno cercato di unireanche culture diverse conuna sensibilità e conun’alternanza nelle sfilate davvero molto deli-cata e ricercata, condotta da una regia impec-

cabile; come veri modelli sono stati i ragazzi e leragazze che hanno mostrato gli abiti in passe-rella.Infine la rappresentazione di domenica 14 set-tembre delle ragazze della ginnastica ritmica

che hanno allietato laserata con la loro partico-lare disciplina sportivaimmersa nella musica.E, per finire, un grandegrazie a tutto lo staffdell’Oratorio che durantele serate ha saputo offrirepiatti squisiti con un menùed un servizio apprezzatoda tutti e con i tortelli

casalinghi che hanno soddisfatto anche i palatipiù critici.

L’estate ci ha portato pre-occupanti notizie di guer-ra. Da Gaza all’Ucraina,dal Pakistan al Sud Sudanmolti nostri fratelli esorelle vivono quotidia-namente quest’espe-rienza dilaniante e sonospesso costretti a lascia-re le loro case, la loroterra per trovare una viadi salvezza.

Ma ci vuole più coraggio a fare la pace o a fare laguerra? Ci vuole più coraggio a cercare l’unione persuperare le divisioni o a mettere in atto la vendetta? Molti sono i conflitti che si consumano nell’indiffe-renza generale, che ci fa lentamente “abituare”alla sofferenza dell’altro, ci fa chiudere in noi stes-si e ci conduce a considerare alcune guerre comeinevitabili, persino necessarie.Ma quando pensiamo in questi termini, stiamopensando ”da cristiani”? È possibile difendere lalegittimità della guerra e quindi anche delle armi didifesa appellandosi ai valori cristiani? Gesù haforse manifestato eccezioni al “non uccidere”?Gesù, crocifisso e risorto, ha attirato tutti a séannunciando la vittoria sulla morte e noi, invece,continuiamo a riprodurre e convivere con strumen-

ti di morte. Accordiamo fiducia alle armi con lamotivazione che la pace debba essere fondata sul-l’equilibrio delle forze. Oggi siamo tutti più diffi-denti che in passato. Chi non si difende, chi non sichiude dentro la propria casa pensa che prima opoi avrà delle spiacevoli conseguenze. Il nostroambiente sociale è così cambiato che accogliereestranei nella propria abitazione, nella propriaterra è considerato come un atto d’ingenuità, unamancanza di furbizia. Tra i temi di forte attualità c’èanche quello del bisogno di accoglienza legato alfenomeno migratorio, che coinvolge il nostropaese. Non è facile spalancare le porte a chi si pre-senta con una cultura diversa e una religione, chespesso è vista come carica di violenza e quindi ispi-ra poca simpatia. Ma l’accoglienza non significasolo ospitare una persona in casa per giorni e nottiintere ma si manifesta anche con la forza di un sor-riso, con un saluto caloroso, con la disponibilità aldialogo.“Dov’è tuo fratello?” (Gen 4,9)Gesù ci dice: ”Poiché vi è un solo Padre, che è Dio,voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8-9).La fratellanza è la via e il basamento per la pace.Ma per riconoscerci fratelli dobbiamo prima rico-noscerci figli di uno stesso Padre. Nel cuore diognuno di noi abita un desiderio insopprimibile allafraternità, alla comunione con gli altri, nei quali

Si alzi forte in tutta la terrail grido della pace!

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incontrare non nemici o antagonisti ma bensì fra-telli da accogliere ed abbracciare.Ma gli uomini e le donne di questo mondo potran-no mai conformarsi interamente all’anelito di fra-ternità impresso in loro da DioPadre? Saranno capaci a vincerel’indifferenza, l’egoismo e l’odio ead accogliere le naturali differenzeche contraddistinguono i fratelli ele sorelle?La risposta di Gesù è chiara:”Come io ho amato voi, così ama-tevi anche voi gli uni gli altri. Daquesto tutti sapranno che sietemiei discepoli: se avete amore gliuni per gli altri.” (Gv 13,34-35)L’amore sopra ogni cosa. Nonlasciamoci guidare nelle divisioni,da qualsiasi parte esse vengano,ma lottiamo, per fede, nella ricer-ca continua di parole e gesti di comunione, di acco-glienza, di comprensione, di speranza, di pace. DonLorenzo Milani diceva: ”Se voi avete il diritto didividere il mondo in italiani e stranieri, allora vidirò che, nel vostro senso, io non ho patria e recla-mo il diritto di dividere il mondo in diseredati eoppressi da un lato, privilegiati e oppressori dal-l’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i mieistranieri.” La comunione è ciò che dà senso allanostra vita di battezzati. Risuonano le voci e gli

esempi di coloro che nella loro scelta cristianahanno perso la vita. Santi, esempi di chi ci dice chela pace è rifiuto di adeguarsi al mondo, è scelta dinon piegarsi al male, è ricerca dei valori di fraterni-tà universale, è diniego di farsi complici dei fabbri-canti di guerre. Se fossimo più comunità avremmopiù coraggio ad abbattere gli steccati che ci divido-no dall’altro, a rafforzare l’idea che quando unapersona è nostro ospite non porta del “disagio”ma è “la benedizione di Dio”. La fraternità ci aiutaanche a dimenticare noi stessi e i nostri piccoli egrandi problemi, che spesso messi a confronto con

quelli degli altri si ridimensionano e divengono pic-cole cose. Tanto più evitiamo i problemi degli altri tanto più inostri ci sembrano insormontabili. Ha detto Papa

Francesco nell’intervento sullapace nel corso dell’incontro con ipresidenti dello stato di IsraeleShimon Peres e dell’Autorità nazio-nale palestinese, Abu Mazen, insie-me al patriarca di Costantinopoli edel custode della Terra Santa: ”Inostri figli sono stanchi e sfiniti daiconflitti e desiderosi di raggiunge-re l’alba della pace; figli che cichiedono di abbattere i muri del-l’inimicizia e di percorrere la stra-da del dialogo e della pace perchél’amore e l’amicizia trionfino.Molti, troppi di questi figli sonocaduti vittime innocenti della

guerra e della violenza, piante strappate nel pienorigoglio. E’ nostro dovere far sì che il loro sacrificionon sia vano. La loro memoria infonda in noi ilcoraggio della pace, la forza di perseverare neldialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere gior-no per giorno la trama sempre più robusta di unaconvivenza rispettosa e pacifica, per la gloria diDio e il bene di tutti. Per fare la pace ci vuolecoraggio, molto di più che per fare la guerra. Civuole coraggio per dire sì all’incontro e no alloscontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al nego-ziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e noalle provocazioni; sì alla sincerità e no alla dop-piezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grandeforza d’animo.” Per fare questo dobbiamo chiede-re aiuto al Signore perché non manchino personeche rispondano all’odio con il perdono, all’indiffe-renza con la comprensione, perché ci chiami a vive-re da fratelli e ci doni la capacità di guardare conbenevolenza coloro che incontriamo sul nostrocammino, perché ci doni la forza di essere ognigiorno costruttori di pace. La logica del perdono è fondamento della cristiani-tà e l’effetto della non violenza è quello di risveglia-re il senso della giustizia e dell’amore nell’oppres-sore. È questa la buona notizia che richiede adognuno la fatica di mettersi in ascolto degli altri,anche di quelli più lontani da noi, delle loro soffe-renze e delle loro speranze, per incamminarci sul-l’ardua strada di quell’amore, che sa offrirsi e spen-dersi per il bene di ogni fratello e sorella. L’amorerende possibile ciò che appare impossibile. Il pro-blema su questa terra è quello di amare!

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I l Santuar io

A distanza di una quindicina d’an-ni, con l’intervento di restaurodella cupoletta nord della basilica,termineranno i lavori di restaurodel santuario. Iniziati in occasionedel V° centenario dell’apparizioneinteressando principalmentel’esterno e il tamburo centrale oggianche le parti “meno in vista”saranno restaurate per la soddisfa-zione di tutti. Questa cupoletta, sidefinisce così in rapporto allacupola centrale grande e unica, manon è piccola, è stata dipinta da unpittore cremasco Eugenio Conti(l’altra ricordiamo è di angeloBacchetta), nato nel 1841 e mortonel 1909. È molto probabile che ilterremoto abbia fracassato anchequesta parte di basilica oltre allacupoletta sud. Sicuramente primadell’intervento dei due pittori cre-maschi entrambe le cupoletteerano affrescate dai pittoriParravicino o Torricelli (pittoridella grande cupola). Questa non è

una semplice ipotesi poiché v’è traccia di un lascito testamentario del nipote del Parravicino,Bartolomeo, nel 1703 testimonia un impegno a decorare una cupoletta della basilica. Pertanto ilParravicino e il Torricelli, completarono i cicli pittorici dei bracci settentrionale e meridionale, rive-stendo di affreschi l’intera superficie cupolette comprese. I temi mariani dipinti nelle calotte dei duebracci, hanno sostituito i soggetti precedenti, certamente omogenei all’impostazione cristologicavoluta dai padri Carmelitani (che oramai avevano lasciato il santuario) creando qualche discrepanzaiconografica. L’impegno economico per il lavoro di decorazione della cupoletta settentrionale è statosostenuto dal sacerdote di Santa Maria Filippo Samanni, come si legge da un “cartiglio” alla base deltamburo della cupoletta, che riporta la scritta: “Pio aeree Samanni sacer Philippi hui par exornata1898”. L’affresco raffigura il Riposo durante la fuga in Egitto, tema caro alla delicata sensibilità delpittore. La composizione del Conti, come afferma il critico d’arte Cesare Alpini, presenta una dimen-sione romantica e lirica, suggerita da tenui impasti cromatici, dalla serenità e familiarità della scenadagli episodi idilliaci dei putti che raccolgono fasci d’erba e abbeverano l’asino e infine il concertostrumentale improvvisato dagli angeli sotto la tenda. È una pittura facile e felice che corrisponde conpienezza al clima devoto e intimistico della religiosità ottocentesca. L’intervento qualificato deirestauratori consentirà una migliore leggibilità dell’affresco, ridando luce all’opera del Conti toglien-do i danni delle infiltrazioni e il degrado della decorazioni e delle pitture all’intero braccio nord dellabasilica.

I restauri della cupoletta nord

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Negli anni scorsi oforse nel secolo scor-so in modo molto dif-fuso si affidava alla“medaglietta bene-detta” una forza pro-tettiva particolar-mente importante. LaChiesa Cattolica, làdove parla della“celebrazione delmistero cristiano”afferma che oltre allaliturgia dei sacramen-ti, la catechesi devetener conto delleforme della pietà deifedeli e della religiosi-tà popolare. Il sensoreligioso del popolocristiano, in ognitempo, ha trovato lasua espressione nelle

varie forme di pietà che accompagnano la vita

della Chiesa, quali lavenerazione delle reli-quie, le visite ai san-tuari, i pellegrinaggi, leprocessioni, la « viacrucis», le danze reli-giose, il Rosario, lemedaglie, ecc. L’espressione dellavicinanza allaMadonna, nel nostrocaso, si manifestaanche con le medagliette devozionali, votive emedaglie commemorative che anche nellanostra cancelleria abbondano. Noi di Santa Maria della Croce abbiamo a cuorei ricordi che hanno attraversato i cinque secoli equello delle medagliette lo abbiamo voluto sot-tolineare con mostra allestita per la festa dellaSanta Croce. L’apprezzamento di coloro che l’hanno visitata,e che hanno ricevuto anche una medagliettastorica in dono, è stata la migliore gratificazio-ne per l’impegno profuso.

La Mostra delle medaglie votive,devozionali e commemorative

del Santuario diSanta Maria della Croce

Sp ir i tua l i t à

L’imminente arrivo delCentenario della nostraCongregazione ci chiede certa-mente da una parte, di prepara-re la grande festa e dall’altra,essere molto attenti alle sfide

che ci si presentano comeMissionari dello Spirito Santonelle realtà dove ci troviamo.Nel far festa va compreso ilsenso di gratitudine per lemeraviglie che il Signore ha

compiuto nel nostro fondatoreP. Félix Rougier e in ConcepciónCabrera in Armida quale stru-mento docile alle ispirazionidello Spirito Santo. Altrettantariconoscenza va a tutti i

Missionari dello Spirito SantoLe sfide del Giubileo

25 dicembre 1914 – 2014

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Missionari dello Spirito Santoche ci hanno preceduto e godo-no della presenza beata nellagloria di Dio. Anche un vivaceincoraggiamento a tutti noi cheattualmente facciamo parteattiva, e che con la nostra perse-veranza portiamo avanti nellaChiesa il carismaCongregazionalista che ci èstato affidato.Quando nasceva laCongregazione, cent’anni fa, ilcontesto era quello della perse-cuzione religiosa in Messico, i

sacerdoti stranieri dovevanotornare nella loro patria, altri-menti, venivano uccisi (PadreFélix, sacerdote francese harischiato molto). Nel rischiodella vita, durante e dopo i diecianni di attesa per la fondazionedella nostra Congregazione, hadimostrato come S. Paolo, che ilsuo vivere era Cristo cercando,con squisita obbedienza, di farein tutto la volontà di Dio.Le sfide iniziali furono quelle difar fronte ad una casa di forma-zione con solo due novizi, cercarebenefattori per il loro sostenta-mento, provvedere alle nuove efuture vocazioni, aprire le prime

comunità

tra queste la fondazione dellacasa di Roma ecc.Dopo cent’anni alcune sfidesono ancora aperte come quellavocazionale. Mi soffermo su tresfide che secondo me, oggi sonole più importanti:- La condivisione e fedeltà al

carisma congregazionalista- La qualità della nostra vita con-

sacrata - La pastorale vocazionalePer quanto riguarda il carismadella nostra congregazione, noiMissionari dello Spirito Santo

siamo stati chiamaticome religiosi alla seque-la radicale di CristoSacerdote e Vittima, colproposito di trasformarciin Lui e condividere i Suoistessi sentimenti sacerdo-tali. Quindi la sfida princi-pale è quella di continua-re a riprodurre nellanostra vita quotidiana, inmezzo alla comunità cri-

stiana e intera Diocesi, la figuradi Cristo sacerdote che è com-passionevole e solidale. La mis-sione di santificare il popolosacerdotale tramite il dono delsuo Spirito sarà sempre unrichiamo alla fedele testimonian-za della nostra consacrazione.Ecco perché la qualità dellanostra vita consacrata deveessere secondo il volere di Dio,un dono che mira semprealla perfezione della cari-tà tramite l’esperienzadei nostri voti religio-si di povertà, castitàed obbedienzavissuti incomunità. Ilnostro agire

pastora-

le deve partire da una profondacontemplazione che promuovala nostra comunicazione intimacon Dio affinché ci disponga aservire meglio i nostri fratelli. Lavita comunitaria è anche impul-so per non vivere da soli ma, tra-mite il vincolo della carità, sor-reggerci e correggerci fraterna-mente per vivere meglio lanostra sequela radicale diCristo.Infine, la sfida principale sono lenuove vocazioni. Il carisma con-gregazionalista e la qualità dellavita consacrata non saranno pos-sibili nel futuro se non ci sonovocazioni oggi. Il rischio è quellodi invecchiare e rimanere ferminello spirito di “sopravvivenza”che tanti istituti religiosi stannovivendo per la mancanza di voca-zioni. Siamo convinti che la pre-ghiera per le vocazioni, la testi-monianza fedele e la pienezzagioiosa della nostra vita sarannole calamite che attireranno i gio-vani a questo stile di vita; di con-seguenza la promozione vocazio-nale dovrà essere un’attività per-manente nel nostro apostolatod’accordo con tutta la pastoraled’insieme.Festeggiate con noi aiutandoci aringraziare il buon Dio per ildono della nostra chiamata e lapresenza nella Chiesa di Crema. Col vostro sostegno ci impegnia-mo a continuare la diffusionedel nostro carisma congregazio-nalista, la qualità della nostravita consacrata e nella ricerca di

nuove e sante vocazioni.

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Quando mi è stato chiesto di scrivere unarticolo sulla Croce dell’Apostolato, hosperimentato una grande gioia e, con-temporaneamente, il timore … Gioia perparlare di qualcosa che mi riguarda diret-tamente, di questa croce che porto tutti igiorni, che è la mia identità religiosa cioètutto quello che sono e dovrei essere …Dicevo anche, però, che c’è il timore chenasce da quello che rappresenta questaCroce: una bellezza, una ricchezza pro-fonda, una spiritualità. Il mio timore è:“Sarò in grado di trasmettere con le paro-le giuste ciò che rappresenta la crocedell’Apostolato affinché sia capita nellasua preziosità contenutistica? Riuscirò ad

esaurire tutto quello che racchiude la Spiritualità della Croce per cui la Croce dell’Apostolato è il sim-bolo? Sicuramente no, non ci penso neanche! Cosa fare? Semplice … chiedere allo Spirito Santo,attore principale e integrante di questa croce d’aiutarci: a me per scrivere in modo capibile ciò cheessa rappresenta, a voi, cari lettori, di cogliere quello che Egli (Spirito Santo) vuole dirvi in questasemplice presentazione che faccio. Croce dell’Apostolato … due parole chiavi: Croce e Apostolato. Entrambe parole che ci riguardanonon solo come cristiani ma anche come esseri umani. La croce fa parte della nostra identità. Mi ricordo, qualche anno fa, quante persone si sono lamenta-te perché qualcuno voleva che si togliessero le croci nelle scuole. I cristiani hanno voluto preservarequello che è parte della loro identità. La croce non è solo un segno appeso al muro, ma qualcosa checi ricorda l’amore incommensurabile di Colui che si è offerto per noi. Quindi, la croce non è estraneaa noi. E noi di Santa Maria della Croce ci sentiamo più identificati in questo senso. La croce è anche quella che ci toglie il sorriso, la serenità, la pace, la gioia. L’apostolato è la missione di ognuno. Ognuno è inviato da Dio a fare qualcosa per l’altro … e tutti,abbiamo qualcosa da fare per gli altri, a favore degli altri.Una settimana fa abbiamo festeggiato l’Esaltazione della Santa Croce con una grande celebrazioneliturgica durante la quale siamo stati testimoni di due fatti importanti: il primo è stato quello chedieci dei nostri (parrocchiani) hanno ricevuto la croce dell’Apostolato cioè sono diventati Apostolidella Croce; il secondo è stata la benedizione ufficiale della Croce dell’Apostolato ed all’interno delcuore è stata posizionata la reliquia della prima croce dell’Apostolato che Concepciòn Cabrera deArmida, detta Conchita, aveva allestito à Jesùs Maria, SLP/Messico. Ma cos’è questa “famosa” Croce dell’Apostolato? Cosa significa? Cosa rappresenta?La Croce dell’Apostolato è una croce pasquale che simboleggia la Spiritualità della Croce e racchiudeun programma di vita che ci conduce alla sequela di Gesù Cristo Sacerdote e Vittima. Cosa intendodire? Nella Sua vita terrena, Gesù non ha fatto altro che offrire al Suo Padre (Sacerdote) tutto quel-lo che era, aveva e faceva e si è offerto Lui stesso (Vittima) come offerta gradita, immacolata a Dioper redimerci dai nostri peccati. Il Suo agire quindi aveva questa doppia caratteristica: offrirsi alPadre, Colui da cui tutto si riceve, e poi offrirsi per coloro a cui ha dato la vita e… l’altare sul quale siè offerto è stata la croce.La croce dell’Apostolato è una croce pasquale … Contempliamo gli elementi che compongono que-sta croce per capire il perché di quest’affermazione.

La croce dell’Apostolato

La croce grande, presenza di Gesù crocifisso e dei suoi dolori, rappresenta tutta la realtà umana: pec-cato, debolezza, miseria, tutte le nostre fatiche, morte ecc. Cosa faccio con queste mie miserie?Posso scegliere di portare da solo le mie croci, chiudermi, cercare di farcela da solo ma con il rischiodi cadere nella depressione. Ma c’è una grande alternativa: mettere al centro della mia croce Gesùe, lasciarmi abbracciare dal Padre e illuminare dallo Spirito Santo …La Colomba, è il simbolo dello Spirito Santo, che illumina la mia situazione difficile e mi invita a con-templare Gesù e, come Lui, imparare ad offrire (sacerdote) quello che vivo … In questo caso, la miasofferenza non è sprecata, ma diventa fonte di salvezza per le persone per cui mi offro.Il Cuore trapassato, è la presenza e la donazione amorosa di Gesù crocifisso e risorto. QuandoConchita ha avuto la visione della Croce dell’Apostolato, il Cuore era palpitante, sanguinante … quin-di era un cuore vivo.La croce piccola, le spine, la lancia manifestano i sentimenti sacerdotali di Gesù, specialmente i suoidolori interiori, intimi, che haportato e vissuto con amore (perl’umanità). La luce e le nubi di fuoco: è la pre-senza amorosa del Padre, che miabbraccia teneramente, compas-sionevolmente perché in Gesù,anch’io sono diventato il Suofiglio amato.Illuminati dallo Spirito Santo,mettendo al centro della miavita, delle mie sofferenze, dellemie gioie Gesù, assumendo i sen-timenti sacerdotali di Gesù,posso anch’io offrire al Padretutto quello che sono e che ho,tutto quello che vivo e faccio. Lacosa interessante è che offro tutto, anche i miei peccati … Solo così potrò imparare a vivere in unmodo diverso le mie fatiche. Le croci saranno sempre una sofferenza, ma vissute in modo diverso,perché Gesù porta con me e per me queste croci e mi restituisce il sorriso, la pace, la serenità cheesse avevano tolto. Non ti costa nulla provarci … ma c’è una condizione: fare tutto con amore o, imparando ad amare …con gratuità. La Spiritualità della Croce è un cammino che mi porta dalla morte alla vita. La croce dell’Apostolatoè dunque un programma di vita, che mi mette alla sequela di Gesù che ha dato tutto per me e, pianpiano mi porta a lasciarmi trasformare in Gesù per lo Spirito Santo per la gloria del Padre e la salvez-za degli uomini. Nella nostra parrocchia, la Croce dell’Apostolato che abbiamo messo vicino all’ingresso centrale del-l’oratorio, vuole ricordare a chi entra nella Basilica, di portare a Gesù le situazioni difficili di tante per-sone e famiglie; e a chi vi esce, di portare alle persone il messaggio di Gesù e di Maria (fate quello cheEgli vi dirà). Inoltre richiama anche a chi accede all’oratorio, la comunione come nella Trinità; infattil’oratorio è il luogo di incontro, dove con le nostre diversità (di provenienza, di personalità ecc.) pos-siamo, guidati dallo Spirito Santo, fare una sola famiglia. Il progetto e il programma di vita che pre-senta la Croce dell’Apostolato è un percorso, un seme che deve essere annaffiato ogni giorno perchépossa germogliare. Vuoi saperne di più? Puoi contattare uno dei Missionari dello Spirito Santo o avvi-cinarti del Gruppo dell’Apostolato della Croce …

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Domenica 14 settembre, festa dell’Esaltazionedella Santa Croce, durante la messa solenne delleore 10.30, dieci persone hanno pronunciato, difronte alla comunità, l’impegno a vivere comeApostolo della Croce. Si tratta di laici che, grazieall’accompagnamento dei padri Missionari delloSpirito Santo, hanno conosciuto e approfonditol’Apostolato della Croce e riconoscendosi in esso,hanno chiesto di essere Apostoli della Croce.L’Apostolato della Croce è la prima delle cinqueOpere della Croce; fu fondato nel 1895 dallaVenerabile Conchita Cabrera de Armida con ilsostegno di padre Alberto Mir e del Venerabilemons. Ramon Ibarra y Gonzales. Da allora si è dif-fuso in molti Paesi e attualmente sono circa 20.000i membri.Per mano dei padri Ricardo, Lucio e Armando i diecilaici hanno ricevuto la Croce dell’Apostolato, comesegno dell’impegno nella Chiesa, e la consegna divivere le “croci di ogni giorno” in unione con Gesù. Così come Gesù ha dato tutto se stesso per riconci-liarci con il Padre, un Apostolo della Croce si uniscea Gesù, con il sostegno dello Spirito Santo, e si offrecon Lui al Padre per la salvezza e la santità di ognipersona ad esempio di Maria.Questo gruppo di dieci Apostoli della Croce siaggiunge agli anziani e agli ammalati della nostra

comunità che già da tempo hanno accolto la pro-posta di pregare ogni giorno per la comunità e lepersone in stato di bisogno, offrendo al Padre leproprie sofferenze, la malattia, la fragilità a favoredella salvezza degli uomini.Ha senso impegnarsi a vivere come Apostoli dellaCroce? In un mondo in cui prevalgono l’interesse individua-le, il piacere e il benessere ad ogni costo, offrire leproprie croci quotidiane al Padre significa impararead amare con libertà. La libertà di accogliere con legioie che l’amore porta, anche le sofferenze, le feri-te, le delusioni, i dolori; la libertà di accogliere l’amo-re nella sua interezza: gioia e dolore.E’ un cammino di crescita umana e spirituale aper-to a tutti. L’adesione di molte persone, in tanteparti del mondo, dimostra la bontà e la pienezza disenso che vivono coloro che seguono questa pro-posta.Partecipare agli incontri dei gruppi di Apostolatosignifica formarsi ad una fede adulta, vuol direentrare in una dinamica di rinnovamento interiore,che comporta il passaggio da una fede di consuetu-dine ad una fede che è scelta personale, illuminata,convinta, testimoniata.Chi fosse interessato può rivolgersi ai padriMissionari dello Spirito Santo.

Apostoli della croce

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V i ta Parrocch ia le

Nella nostra parrocchia abbiamo scelto dichiamare i ministranti (detti comune-mente “chierichetti”) col nome di “Amicidi Gesù”, espressione con la quale sivuole ricordare quello che sono e quelloche vogliono essere. L’intuizione è parti-ta dalla Parola stessa di Gesù “Lasciate

che i bambini vengano a me …” (Mc10,14). In un altro passaggio ascoltiamoanche: “Gesù chiamò a sé quelli che Eglivolle, ne costituì dodici per tenerli consé e per mandarli a predicare …” (Mc10,13-15)I chierichetti della nostra parrocchiavogliono essere quegli amici di Gesù chestanno con Lui e che si lasciano trasfor-mare da Lui, per mezzo dello SpiritoSanto così poi da portarlo agli altri.Questo ideale è un percorso che ha biso-gno della collaborazione di tutti (innanzi-tutto dei genitori, ma anche di tutti glianimatori ed educatori della comunitàparrocchiale) affinché i nostri chierichettisiano effettivamente i testimoni del-

l’amore di Gesù, il loro amico.Quest’anno, per incentivare questa logi-ca di amicizia con Gesù, abbiamo organiz-zato tre comunità: la comunità san Pietro(i chierichetti delle medie), la comunitàsan Giacomo (i chierichetti delle elemen-tari) e la comunità san Giovanni (i nuovi

chierichetti). Pietro,Giacomo e Giovannierano i tre apostoli chehanno avuto un’amici-zia stretta con Gesù.Così vogliamo i nostrichierichetti. È in questa ottica cheabbiamo voluto iniziarequesto anno pastoraleoffrendo ai chierichettiun ritiro (da sabato 6 aDomenica 7 settembre),presso la CascinaEmmaus di Ricengo, perapprofondire e prende-re più consapevolezza

della loro identità di “Amici di Gesù”. Il tema del ritiro era dunque“Dall’amicizia con Gesù all’amicizia congli altri”. Partendo dalla storia diZaccheo, uomo di non buona fama, mache, sperimentando la fiducia e l’amoredi Gesù, si era convertito, riparando idanni commessi, i chierichetti hannocompreso quanto l’amore ha una forzatale da cambiare chi è umanamente “eti-chettato” come “non cambiabile” in unapersona capace di un amore grande.Credere che l’essere umano è dinamico,dargli sempre una nuova opportunità,essere con lui generoso e paziente è la“magia” che cambia la persona. Questamagia si chiama Spirito Santo, si chiama

“Amici di Gesù”

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Amore, capace di stimolare la parte posi-tiva che si trova in ogni persona umana.Agli amici di Gesù è stato chiesto di aprir-si non solo a quelli che appartengono alloro gruppo, ma a tutti, senza escluderenessuno, vedendo in tutti un amicoanche in chi all’apparenza sembra“meno simpatico”. L’amore sprona verso il servizio … Cosìnel pomeriggio del 6 settembre, abbiamofatto una netta distinzione tra “fare ilchierichetto” (un servizio puntuale che sirealizza in chiesa durante le celebrazionie nel momento in cui viene chiesto) e“essere chierichetto” che è l’invito cheabbiamo fatto agli “Amici di Gesù”: il ser-vizio senza limite come atteggiamentonaturale in ogni momento e luogo (ascuola, in famiglia, all’oratorio, in chie-sa…)La collaborazione dei genitori di cui par-lavamo, consiste, appunto, a far sì che gli

“Amici di Gesù” imparino anche a casa aservire e non ad essere sempre serviti …che diano una mano in famiglia, cheapparecchino, sparecchino, facciano iloro letti, puliscano le loro stanze …La Domenica è stata invece riservataall’accoglienza della comunità sanGiovanni: i nuovi chierichetti che sonoarrivati alla Cascina Emmaus verso mez-zogiorno e che sono stati accolti dai vec-chi in un clima di festa e di giochi. Ainuovi, è stato presentato il gruppo, la suaidentità e il servizio che svolge. Con loroinizierà a breve un percorso di formazio-ne che li porterà verso gennaio, dopo unacerimonia di vestizione, a iniziare il loroservizio.In un ambiente di grande entusiasmo, gli“Amici di Gesù” hanno concluso il lororitiro verso le ore 16.45 . Agli “Amici diGesù” auguriamo di vivere con gioia egenerosità il loro servizio.

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Domenica 21 settembre 13ragazzi della nostra parroc-chia hanno ricevuto il sacra-mento della cresima ammi-nistrato da Sua Ecc. Mons.Oscar Cantoni, Vescovo diCrema: una celebrazioneemozionante ed intensa, unevento di giubilo non soloper i cresimandi e le rispetti-ve famiglie, bensì per tutta lanostra comunità di SantaMaria della Croce.Come evidenziato dallo stes-so Vescovo nell’omelia, l’af-fetto dell’intera comunità,stretta attorno a questi 13ragazzi, ai loro padrini emadrine, era tangibile nellapartecipazione attiva di tutti

noi presenti, ognuno chia-mato ad offrire il propriotalento per la buona riuscitadella S. Messa: dal coroall’assemblea dei fedeli,dalla voce guida la gruppoliturgico, dai ministranti allecatechiste, un vero popolo infesta ed in comunione,segno evidente che l’unicaUnità possibile è attorno aLui e che la Confermazione,come ogni Sacramento, nonè opera degli uomini, madello Spirito che scende suquanti sono insieme nelnome di Gesù.Invocando lo Spirito Santosui nostri ragazzi, il nostroamato Vescovo ha detto: “Il

Signore vi chiama ad esseretestimoni della sua Parola,che il Vangelo diventi animadei vostri pensieri e dellevostre scelte (…), Gesù vienead allietare il cuore dell’uo-mo (…) che la vostra festanon abbia fine.” Un augurio,ma anche un invito ad unimpegno serio per i nostriragazzi e per tutta la nostraComunità che, sostenuta dalloSpirito Santo, sappia accom-pagnare Giorgio, Michele,Luca, Megan, Gabriele, Ketty,Tommaso, Sofia, Arianna, Lisa,Lucia, Chiara e Valentina, nelnon sempre facile compito diessere testimoni autentici diCristo.

S. Cresima 2014: un popolo in festa

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Presentiamo alcuni “stralci” di interviste rilasciate in questi mesi, dal neo pre-sidente, dell’Azione Cattolica Nazionale, Matteo Truffelli, che ci aiutano acomprendere i tratti caratteristici dell’esperienza dell’Azione Cattolica e lesfide future del cammino dell’ associazione.

CI SONO AMBITI O STILI O PAROLE-CHIAVE CHE AIUTANO A DESCRIVEREL’AZIONE CATTOLICA DI OGGI?«Nella storia associativa abbiamo dei punti fermi: il compito educativo, lo stiledella corresponsabilità, l’impegno verso il bene comune. In questo senso vedoun’Azione Cattolica che si fa sempre più vicina alla vita delle persone, alle loroattese, alle loro sofferenze e povertà, alla loro ricerca di una piena umanità,per accompagnarle nella scoperta della pienezza di senso e della gioia che

nascono dall’incontro con Cristo e da una fede che cambia la vita». «Dobbiamo sempre partire dai più debo-li , da chi vive materialmente l’indigenza o la carenza di prospettive; … Credo che l’Ac debba continuare a cam-minare con il passo di chi resta indietro, di chi fa più fatica e ha più pesi da portare: questo criterio, che papaFrancesco ci ricorda continuamente, deve essere guida al nostro cammino e metro con cui valutare le nostreiniziative.».

UN LAVORO IMPEGNATIVO L’ASPETTA NEL PROSSIMO TRIENNIO.«Le rispondo, volutamente in modo un po’ paradossale: non abbiamo particolari programmi da scegliere, ilprimo e fondamentale “programma” è quello stesso della Chiesa tutta, l’evangelizzazione. Questo significa,innanzitutto, continuare ad abitare e animare in modo responsabile la vita delle nostre comunità parrocchia-li, delle nostre diocesi, del territorio in cui ci troviamo ad abitare, con l’intento di metterci sempre più al passocon quella “Chiesa in uscita” che papa Francesco sta trainando con tanta forza e decisione. Si tratta di capirecome l’associazione può dare concreta attuazione, alla “scelta missionaria” : credo che questo richieda innan-zitutto vivere e testimoniare in modo semplice ma capace di parlare alla vita delle persone la gioia che nascedal sapersi amati dal Signore, per aiutare ciascuno a riconoscere i segni di questo amore nella propria vita.Significa anche, allora, continuare a investire nella formazione, per far crescere persone consapevoli dellapropria ricca umanità e della propria vocazione alla santità. Un’altra direzione lungo la quale vogliamo con-tinuare a camminare con costanza, ma anche con la creatività necessaria per andare in cerca di nuove stra-de, è senz’altro quella che ci vede impegnati a coltivare la passione di bambini, ragazzi, giovani e adulti per ilbene comune. Credo che in un contesto come quello di oggi, fortemente segnato dalla “globalizzazione del-l’indifferenza” e da quella “tristezza individualista” di cui parla papa Francesco, essere associazione rappre-senti già di per sé un modo di stare nel nostro tempo quanto mai profetico, perché è il modo per introdurreanticorpi sani nella società e nella cultura esasperatamente individualistica del nostro Paese.

I TEMI ETICI, LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA NEL CONTESTO SOCIALE ED ECONOMICO, LA FAMIGLIA E ILPROSSIMO SINODO: COME SI PREPARA E AGISCE L’AC?«L’Ac vive la dimensione familiare come il luogo fondamentale della vita e della formazione della persona,della maturazione umana, della trasmissione della fede. Pensiamo sia sempre più importante, testimoniarela bellezza del “fare famiglia” e dell’educare le nuove generazioni, raccontando la pienezza di umanità chenasce dal coltivare legami buoni tra le persone: legami di solidarietà, di amicizia, di libertà. La famiglia è lospazio primario nel quale si sperimenta l’amore e si vive la felicità più profonda, si fanno i conti con la malat-tia e con il dolore.……a ogni livello, da quello politico a quello ecclesiale, la famiglia deve essere posta al cen-tro dell’attenzione. Sono convinto che il Sinodo si interrogherà su come aiutare le famiglie a essere “luogo dievangelizzazione” e “soggetti attivi” della stessa evangelizzazione, e al tempo stesso saprà dire parole profe-tiche sull’importanza del sostenere la famiglia per il bene delle persone e dell’intera società».

Azione Cattolica“Evangelizzare contro la

globalizzazione dell’indifferenza”

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Evviva settembre: “Capodanno”della scuola. La Scuoladell'Infanzia di Santa Maria hafesteggiato l'inizio di questonuovo anno scolastico abbrac-ciando i piccolini alla loro primaesperienza. Tutto il mese saràdedicato soprattutto alla loro“accoglienza” e a riallacciare irapporti con i mezzani e grandiche durante le vacanze hannosentito tantissimo la mancanzadei loro amichetti e della scuolastessa.Il giorno 11\09\2014 inse-gnanti e membri del Comitatohanno incontrato i genitori perpresentare loro le attività inprogramma per l'anno scolasti-co 2014- 2015, le novità dalpunto di vista organizzativo eper confermare la disponibilitàad accogliere da parte loroproposte e consigli nell'otticadi fornire ai bimbi un ambientesempre migliore dal punto divista didattico- formativo, maanche sereno e piacevole dovetrascorrere gran parte delleloro giornate.L'attività didattica di quest'an-no scolastico prevede lo svilup-

po delle conoscenze dei bam-bini attraverso “I cinquesensi”. Ci saranno pertantodiverse occasioni speciali di

manipolare oggetti (tatto),aguzzare la vista (vista), annu-sare profumie odori (olfat-to), sentiresuoni e melo-die (udito) eperchè noanche digustare preli-batezze efrutti di sta-gione (gusto).Cogliamo l'oc-casione conquesto artico-lo per cercaredi risvegliare un ulteriore“senso”: il“Sesto” quello cheviene dal cuore. Stiamo parlan-do del sentimento di amore –solidarietà e carità verso ilprossimo. In questo momentostorico caratterizzato dall'as-senza di prospettive di lavoroper diverse persone, infatti,abbiamo riscontrato una diffi-coltà oggettiva per alcune fami-glie a far fronte al pagamentodelle rette della scuola per que-sto abbiamo pensato di pro-muovere l'iniziativa “ Adotta

una retta”. Chi ne avesse le pos-sibilità economiche e il deside-rio potrebbe in questo modoconsentire la frequenza di un

bimbo che altrimenti saremmocostretti a non poter accogliere

o ad accogliere ma con pesonotevole sul nostro già precariobilancio.Proprio in onore dei cinquesensi e in particolare della“Vista” vi annunciamo, inoltre,l'intenzione di raccogliere unadocumentazione fotograficadella nostra Scuola dell' Infanziaa partire dagli anni della suaapertura (1910) fino ai nostritempi per allestire una mostra aconclusione dell'anno scolasti-co (maggio 2015) aperta a tuttie, se ci fosse uno Sponsor ancheun documento cartaceo dadivulgare.Chi avesse pertanto fotografiedi nonni, genitori, figli chehanno frequentato l'asilo oche riguardano l'asilo e avessepiacere a contribuire alla rea-lizzazione di questo progettopuò portare alla scuola mater-na il materiale fotografico(contrassegnandolo in modoche possa poi essere riconse-gnato al legittimo proprieta-rio) rivolgendosi alla nostrasegretaria Maria Rosa, alpomeriggio al termine dell'at-tività didattica (dalle 16.00alle 17.15)

Conoscere con i 5 sensi

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Papa Francesco in tutti i suoi messaggi fa traspa-rire la carità della chiesa che accoglie gli ultimi, ipoveri e, paternamente se ne fa carico. Usa delleespressioni significative affermando che la caritàè la carezza della chiesa al suo popolo, la carezzadella madre chiesa ai suoi figli, la tenerezza, lavicinanza; la carità è anche l’amore della madrechiesa che si avvicina, accarezza, ama ….L’azione della carità rende viva e concreta la pre-senza della chiesa nella comunità civile e socialegrazie a tanti interventi che sono messi in attodalle parrocchie, dai volontari ed operatori impe-gnati nei diversi servizi che vanno incontro aimolti bisogni degli ultimi.L’esistenza cristiana perciò si rivela come unimpegno di comunione, cioè un impegno solidalecome lo era la vita dei primi cristiani che metteva-no in comune i loro beni affinché nessuno fossenel bisogno. Nella nostra comunità stiamo verifi-cando che purtroppo molte persone vivono neldisagio, sia economico che sociale. Ci permettia-mo di evidenziare alcune situazioni di vera emer-genza presenti nella nostra parrocchia:

• Circa cinquanta persone giovani e menogiovani sono disoccupate, sottoccupate,in cassa integrazione o in mobilità.

• Molti anziani vivono con una pensione aldi sotto di mille euro.

• Famiglie di quattro o cinque componen-ti che vivono con un salario che non èsufficiente per affrontare tutte le speseprimarie.

• Quaranta persone vivono incompletasolitudine.

• Molte famiglie e singole persone si stan-no indebitando con il giuoco (slot machi-ne, gratta e vinci, corse di cavalli, lotto,ecc.) una piaga che sembra non abbiafine, al punto di non aver niente in tavo-la da mangiare.

• Il rapporto con gli immigrati che diven-tano sempre più numerosi, crea proble-mi di accoglienza, di inserimento, di con-vivenza per le loro diversità culturali ereligiose.

• Non mancano alcuni episodi di tossico-dipendenza e di etilismo causati da qual-che birra o bicchiere di vino in più.

Come comunità dovremmo creare la condizioniperché le persone in difficoltà si sentano a pro-prio agio nella nostra parrocchia.“MY LIFE IS A GIFT FOR OTHERS……” (la mia vitaè un dono per gli altri….)Questo monito dovrebbe costituire sempre unimpegno personale e sociale del vero cristiano intutti i contesti operativi di lavoro e di azione.

Con la carità nel cuore

“Grest Piano Terra”Venne ad abitare in mezzo a noi. Gv 1, 14

Una esperienza estiva piena di incontri, amicizia, giochi, progetti, ma soprattutto la gioia di stareinsieme. Abbiamo cominciato l’estate col Grest che è durato quattro settimane, dal lunedì 09 giugno fino avenerdì 04 luglio. Gestito dall’equipe dei catechisti delle superiori abbiamo fatto riferimento altema conduttore proposto dalla pastorale giovanile diocesana “Piano Terra” ampliandola per adat-tarla alle nostre esigenze: giochi di integrazione, gare sportive, balletti, laboratori e un recital ispi-rato alla tematica.I nostri ragazzi si sono preparati per accogliere i più piccoli della nostra comunità facendo il corsodi preparazione al Grest per diventare dei bravi animatori: Alessandro e Michele Quartani, Giovanni

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Vailati, Elisa Doldi, Claudia Perolini, Silvia Ferrini, ElisaCattaneo, Alice Bianchessi, Giorgia Venturini, FilippoUsberghi, Ahmad El Haddad, Claudio Simonetti, BrunoFerrari, Carlo Riboli, Marco Donzelli, BenedettaBalestraci, Marika, Matteo Gnatta, Ivan Severgnini,Marcello Torresani, Camilla Tacchini, Camilla Vanazzi eMatteo Toppio. Ne vale la pena nominarli!Sono stati scritti circa 80 bambini e ragazzi. Sin dal mat-tino il raduno nell’area giochi e nel cortile diventava unmomento per incontrarsi e cantare “al piano terra” edisporsi a vivere una giornata piena d’iniziative. La pre-

ghiera iniziale in Basilica ci aiutava a ringraziare Dio e a chiederela forza per vivere unatteggiamento costruttivoin confronto con gli altri.Sebbene il tempo ci faces-se tribolare e modificare ilprogramma, abbiamofatto uso della creativitàcaratteristica dei ragazziper trovare un’alternativabella e vivere insieme delle giornate fantastiche.Laboratori, grandi giochi nel quartiere, la piscina –voluta e godutaper tutti- ci hanno concesso il bello di stare insieme!Non possiamo dimenticare il lavoro volontario delle persone che

hanno fatto di tutto per creareun’atmosfera di accoglienza, diservizio e di famiglia: i cuochi, gliautisti, la pulizia dell’oratorio, ilbar, tutti facendo il meglio perdonare ai bambini uno spaziodignitoso ed educativo.Per chiudere l’esperienza estivaGrest 2014, la serata finale èstata un successo! Canti, balli,applausi e ringraziamenti. Ringraziamo Dio per rinnovare innoi (e in voi) la certezza che nelnostro Oratorio c’è uno spazioper tutti! Vi aspettiamo al Grestedizione 2015.

Subito dopo il Grest i giovanicalciatori del nostro quartieresi sono radunati per svolgere ilgià tradizionale campionato“Santa Marea Cup”. In un’at-mosfera giovanile, sono arriva-ti squadre di altri quartieri e

paesi per far fronte alle grandipromesse del calcio, evidente-mente nate dalla nostra socie-tà sportiva “Atalantina”.Lunghe serate di calcio e sala-melle, nonostante la pioggiache non è riuscita a fermare le

partite. Sebbene i nostri giova-ni di Santa Marea non abbianovinto il campionato, si sonodivertiti in compagnia degliamici e famigliari.

“Santa Marea Cup”11a Edizione

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“La stanzetta delle chiacchiere”Uno spazio giovane per tutti i nostri ragazzi “nell’oratorio è comestare a casa, per questo avevamo bisogno di uno spazio nostro”.Ecco la stanzetta dei ragazzi dove si trovano a chiacchierare e rac-contare la propria vita. Sussidiato dall’Associazione NOI Lombardia,la stanzetta è diventata un progetto educativo per i ragazzi. Da unmagazzino è statosistemato e trasforma-to con le loro risorse inuno spazio pieno di

vita. Vissuto questa estate con serate, dialoghi, pianti,feste, e altre tante cose, oggi continua ad essere un non-luogo dove si sta insieme. La stanza delle chiacchiere cispinge ad accompagnare i ragazzi e dare loro un abbraccioaccogliente nella nostra comunità cristiana.

“L’angolo delle fiabe”Un'altra iniziativa sviluppata questa estate è stata “L’angolodelle fiabe”. Un altro progetto educativo sussidiatodall’Associazione NOI e indirizzato ai più piccoli della nostracomunità. Uno spazio per educare i nostri bambini all’ascolto,alla narrazione e alla creatività. Gli obiettivi di questo spaziosono: • Acquisire valori attraverso la narrazione delle fiabe.• Creare uno spazio di sostegno educativo nelle attività feriali

ed estive indirizzati ai bambini.• Promuovere uno spazio d’incontro multiculturale e d’inclusione.• Favorire la socializzazione nella comunità.Catechisti, maestre del dopo-scuola, famiglie, portate ai bambi-ni all’angolo delle fiabe dove troverete una libreria indirizzata aibambini, mobili per fare i compiti, uno spazio per guardare unfilm educativo o catechetico, e tante altre cose.In particolare ci sarà un programma invernale per raccontare lefiabe. Vi aspettiamo numerosi!

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“Santa Marea Music Festival”

Un’altra novità dell’Oratorio è stata la prima edizione del MusicFestival. Rimandata a causa della pioggia la prima serata ci siamotrovati dopo ferragosto per goderci un’altra serata estiva. Il servizioristorazione e l’accoglienza dei volontari è stato fondamentale pergioire in compagnia degli amici e goderci il rock della band TotoTown. Hanno aperto il concerto i Duoble Track acustic duo con musi-ca di grande qualità. E’ stata una bellissima serata che senz’altro verrà ripetuta, vi aspet-tiamo sempre più numerosi alla seconda edizione!

Guarda!! un aquilone!!E’ bello, e’ colorato, frizzante, leggero viene trasporta-to dal vento e ha voglia di scappare, di andare lonta-no…,ma quel filo, lo trattiene, lo guida, lo aiuta a volare, aprendere il vento giusto per andare da solo.Ecco, questi sono i nostri figli, i figli del GRUPPO FAMI-GLIA “ L’AQUILONE “.Sono ragazzi, giovani adulti, che crescono, che voglionovolare da soli, ma che hanno ancora bisogno dellanostra guida; allunghiamo e accorciamo il filo che litrattiene per insegnare loro ad andare lontano da soli un domani.Oggi però sono i giorni delle nostre gioie, vederli diventare uomini e donne, con i loro progetti, i lorosogni, ma soprattutto i giorni dei contrasti, dei nostri dubbi, delle nostre paure per il mondo che ci cir-conda.Oggi sono anche i giorni i cui ci si ritrova come coppia, visto che i figli non ti seguono quasi più.Dopo anni in cui si viveva quasi esclusivamente in tre, quattro, cinque…..oggi siamo nuovamente io e

te, marito e moglie, abbiamo più tempo come coppiacon la gioia e/o la fatica di riscoprirsi.Condividere e confrontarsi su tutto questo è lo scopodel gruppo famiglia, nato 3 anni fa che si incontraperiodicamente una volta al mese, la domenica seradopo la messa delle 18.00.Siamo poche coppie, ma non per questo il gruppo èmeno arricchente, anzi, questo forse ci ha permesso dicondividere anche pensieri e esperienze più intime.Tuttavia nonostante la serietà dei temi trattati riuscia-mo sempre ad affrontarli con serenità e molto diverti-mento, grazie anche alla guida di P. Ricardo, che ci sti-

mola e ci illumina.La parte conclusiva, la cena di condivisione, sempre molto abbondante e golosa, è il momento più pia-cevole e rilassante, per qualcuno forse anche troppo, visto che tra una chiacchiera e un boccone, rie-sce anche a fare riposare gli occhi Non ci resta che invitare tutte le coppie che vogliono condividere con noi questa esperienza ad unirsi,per arricchirci vicendevolmente.

Gruppo Famiglia “l’Aquilone”

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Il 18 agosto alle prime luci dell’alba “44 gatti” si sonodati appuntamento presso la basilica di S. Maria, perdare inizio al consueto Pellegrinaggio; quest’anno lameta era l’Umbria definita cuore verde dell’ Italia ,dove l’arte e la spiritualità sono unica sinfonia!... Se il “buongiorno si vede dal mattino”, l’inizio dellanostra avventura avrebbe potuto far desistere anchei più intrepidi. Solo (!) 12 ore per arrivare a Perugia,intervallate da una sosta di tre quarti d’ora per ilpranzo presso un ristorante di Camaldoli. Qui siamoarrivati dopo oltre 40 Km di tornanti e la meta tantoagognata è stata trovata chiusa dato il nostro ecces-sivo ritardo. Vi risparmiamo i particolari di quel tratto intermina-bile di strada che in molti ha scatenato la “carica deisucchi gastrici”. Il pronto ed efficace intervento deldottore e dell’infermiera di bordo hanno evitato l’af-fondamento del “TITANIC”. In questo modo, supera-to “l’empasse”, l’intero equipaggio arrivò a PERUGIAalle ore 18. Una fugace visita ci ha permesso di

apprezzare le particolari bellezze del centro storico:Piazza IV Novembre, Fontana Maggiore, Cattedrale,Palazzo dei Priori, Rocca Paolina.Per tutta la settimana abbiamo alloggiato presso unhotel di S. Maria degli Angeli, punto strategico da cuiammirare la città di Assisi adagiata sul colle di fronte,dandoci così la possibilità di recarci alla Porziuncola(in orari diversi, liberamente anche in piccoli gruppi),dove sempre ci siamo stupiti della presenza costantee carica di speranza di tanti giovani che quotidiana-mente si davano appuntamento in questo luogo perraccogliersi in preghiera e per la recita delle LODI odella COMPIETA.Il secondo giorno ha decisamente compensato ledisavventure del precedente, permettendoci di farcicatturare dalla magica atmosfera di ASSISI che ci haaffascinato sia per l’aspetto spirituale che culturale eartistico , sempre valorizzati dalle pertinenti, precisee accattivanti spiegazioni di Sara, la nostra straordi-naria guida!

“Umbria cuore verde dell’Italia,arte e spiritualità,unica sinfonia!... ”

Ci siamo, a Settembre finiscono le vacanze, sitorna a scuola, ma ricomincia anche l’attivitàdell’Atalantina. Se avete voglia di fare sport incompagnia e in allegria l’Atalantina è il postoche fa per voi. L’attività, come ormai consolida-to da anni, comprende il calcio e la pallavoloper bambini e bambine dai 5 anni in su.Gli allenamenti si svolgono, per tutte le squa-dre, sul campo dell’Oratorio e ogni squadra farà2 allenamenti a settimana più la partita di cam-pionato al Sabato pomeriggio o alla Domenicamattina. Di seguito riportiamo le annate di ognicategoria e i rispettivi Dirigenti da contattareper avere maggiori informazioni sullo svolgi-mento delle attività delle varie squadre:Settore Calcio:• Scuola Calcio e Primi Calci: annate 2006-2007-

2008-2009.Responsabile Ferrari Francesco

(Cell. 328 9451233)• Pulcini: annate 2004-2005

Responsabile Massari Andrea (Cell. 339 6312475)

• Esordienti: annate 2002-2003Responsabile Bissa Giovanni(Cell. 331 5781715)

• Giovanissimi: annate 2000-2001Responsabile Adenti Marco(Cell. 348 3924183)

• Allievi: annate 1998-1999Responsabile Gnocchi Maurizio(Cell. 335 395740)

Il Settore Pallavolo, da quest’estate è in fase diriorganizzazione e sicuramente sarà oggetto diun prossimo articolo in cui illustreremo detta-gliatamente come è strutturata l’attività. Peravere migliori informazioni riguardo al minivol-ley (dai 6 ai 10 anni) potete comunque contat-tare Elisabetta Bissa (Cell. 329 3211232).Vi aspettiamo numerosi, sia come atleti checome pubblico, per poter passare una nuovastagione sportiva all’insegna dello stare insiemein allegria ed armonia.

Buon divertimento a tutti!!!!

A.S.D. ATALANTINA - Ricomincia l’avventura

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Siamo partiti dalla BASILICA DI S.CHIARA, la Chiesache la fede e la pietà popolare hanno eretto in onoredella prima e più fedele discepola di S. Francesco. Qui nella cappella di San Giorgio, viene custodito ilprezioso Crocifisso che nella chiesa di San Damianoparlò al giovane Francesco.Nella cripta sono custoditi e venerati i resti mortali diSanta Chiara, conservati in una semplice urna di pie-tra bianca e rosa del monte Subasio.Ci siamo quindi diretti verso la CATTEDRALE DI SANRUFFINO. Nel 412, secondo la tradizione, vi fucostruita una piccola chiesa per ospitare il corpo diSan Ruffino, primo vescovo di Assisi e patrono dellacittà, vi si trova anche il fonte battesimale, dovefurono battezzati san Francesco, santa Chiara.A conclusione dell’intensa mattina, la visita alla BASI-LICA DI SAN FRANCESCO, ideata da frate Elia, che nediresse la costruzione,voluta da Papa Gregorio IX,per narrare nei secoli l’av-ventura umana e spiritualedel Santo di Assisi. LaBasilica di S. Francesco ècerto uno dei più celebrisantuari della cristianità. Laprima pietra fu posta il 17Luglio 1228; il giorno primafrate Francesco era statoproclamato Santo.Lo splendido edificiocostruito sul colle Paradisoè l’asta sulla quale gli uomini vollero innalzare, comevessillo, il corpo stigmatizzato di Francesco, del qualela basilica è nei secoli eminente monumento e degnasepoltura. Il complesso è architettonicamente unodei più singolari dell’arte italiana, sintesi imponentedi romanico e gotico; nell’interno, i grandi cicli pitto-rici del XIII e XIV secolo rendono testimonianza dellavita del Santo e della sua influenza nell’arte.Ad Assisi non c’è luogo, non c’è pietra che nonsusciti estasi e mistero; infatti anche i luoghi dellavisita pomeridiana ci hanno profondamente colpi-to.L’EREMO DELLE CARCERI è cresciuto attorno allagrotta di San Francesco e alla cappellina ove il Santosi ritirava di tanto in tanto in contemplazione, insie-me ai suoi primi compagni.Situato a circa 800 metri sul livello del mare, l’eremoè tutto incorporato nella roccia, luogo di solitudine edi preghiera. L’eremo è la testimonianza eloquentedella vita di intensa preghiera vissuta da S.Francescoe dai suoi primi compagni. S. DAMIANO è uno dei luoghi più sacri alla memoriadei primordi francescani.. Posta fuori dalla cerchiadelle mura, addossata alla collina su cui sorge Assisi.

Francesco comincia a frequentarla quando, poco piùche ventenne, si fa ricercatore appassionato delsenso pieno e gioioso per la propria vita. Essa diven-ta così il luogo della vocazione di Francesco, una delleprime tappe del suo cammino spirituale . E la lucearrivò dal Crocifisso dipinto, una voce rese attento estupefatto il giovane: “Va Francesco, ripara la miacasa che, come vedi, va in rovina” . A S. Damiano,restaurato materialmente dalle sue mani inespertema generose e divenuto poi, col sopraggiungere diChiara, monastero di Povere Dame, Francesco ritor-nava sovente per incontrare lei, Chiara, la sua “pian-ticella”, ed era per lui come rituffarsi nei momentieroici degli inizi. A San Damiano Francesco ritornerà per l’ultima volta,l’anno prima della sua morte: una breve visita, cheper la sua salute cagionevole, si trasformerà in un

soggiorno forzato di mesi, inuna casupola attigua almonastero.LA PORZIUNCOLA, “scrigno”dell’imponente BASILICA diS. MARIA DEGLI ANGELI, èla piccola chiesa doveFrancesco cominciò nel-l’umiltà il suo spiritualecammino che proseguì concoraggio e felicemente con-cluse. Francesco la restauròcon le sue mani e qui, ascol-tando il Vangelo, comprese

con chiarezza la sua chiamata al servizio di Dio eall’amore dei fratelli. L’antico piccolo edificio dedica-to alla Vergine Maria, era al tempo in stato di abban-dono. Qui andò a sostare coi primi due compagninon appena Dio cominciò a moltiplicare la sua fami-glia. In seguito i monaci benedettini del Subasiodonarono il luogo a S.Francesco. Così egli vi prese sta-bile dimora, facendo poi della Porziuncola il centro e laChiesa Madre del suo ordine, concretizzandovi la suapiù significativa esperienza di vita evangelica doveradunava i suoi frati, inviandoli poi per il mondo comemissionari di pace. In questo luogo nel 1211, Francescodiede il saio francescano a santa Chiara. AllaPorziuncola nel 1216 ottenne dal Cristo, per la media-zione di Maria, il perdono di Assisi.L’interno povero e semplice della chiesetta ci riportaagli umili e gioiosi inizi della fraternità dei FratiMinori.Il 3° giorno il nostro viaggio è proseguito a Spello. Lacittà sorge fra Assisi e Foligno, adagiata su uno spero-ne del Monte Subasio al di sopra di una fertile pianu-ra irrigua. Fra le città della zona è quella che sicura-mente annovera il maggior numero di testimonianzedi epoca romana.

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Camminando nel borgo medioevale, la fatica di per-correre i vicoli in salita è stata sicuramente ripagatadalla intensa emozione di percepirsi all’interno di unvero e proprio “sfondo natalizio”, reso particolare ecreativo dalle varie e raffinate composizioni florealidi ogni abitazione. Forse non è un caso che questiluoghi abbiano suggerito a S.Francesco l’isitutuzionedel presepio.Continuando la nostra salita, abbiamo raggiunto laChiesa di Santa Maria Maggiore dove abbiamo ammi-rato la splendida Cappella Baglioni, dipinta dalPinturicchio con le immagini dell’Annunciazione,della Natività e della Disputa al Tempio, oltre ad altriaffreschi dello stesso autore nelle cappelle della cro-ciera e del Perugino sui pilastri di accesso al presbite-rio. Nel pomeriggio la visita all’ABBAZIA di SASSOVIVO,fondata nella seconda metà del XI secolo, ci ha per-messo non solo di apprezzare le caratteristiche arti-stiche del luogo, in particolare il CHIOSTRO, ma anchedi ritagliarci un piccolo momento di raccoglimentopersonale dopo aver ascoltato una breve testimo-nianza di un abate della Comunità Jesus Caritas ispi-rata dalla figura di Charles de Foucauld.Sulla via del ritorno abbiamo approfittato di unasosta a TREVI con visita guidata all’oleificio. Il 4° gior-no è stato dedicato ai Santi Rita da Cascia eBenedetto da Norcia.Rita nacque nel1381 a Roccaporena; avrebbe deside-rato farsi monaca, ma la promisero in sposa a PaoloFerdinando Mancini, un uomo conosciuto per il suocarattere rissoso e brutale.Dal matrimonio nacquero due figli gemelli maschi;Giangiacomo Antonio e Paolo Maria che ebbero tuttol’amore, la tenerezza e le cure dalla mamma. Rita riu-scì con tanta pazienza a trasformare, a rendere piùdocile il marito,il quale morì assassinato. Nonostanteil dolore, Rita, perdonò gli assassini del marito e intra-prese un’azione personale per giungere alla pacifica-zione con gli avversari, a partire dai suoi figlioli, chesentivano come un dovere la vendetta per la mortedel padre. Pregò il Signore, offrendo la vita dei suoifigli, pur di non vederli macchiati di sangue.“Essi morirono di peste ad un anno dalla morte delpadre”..Rimasta sola, a circa 30 anni, sentì il desiderio diseguire quella vocazione che aveva sognato realizza-re da giovane, ma non fu facile in quanto vedova diun uomo assassinato.La leggenda narra che S. Rita riuscì a superare tutti glisbarramenti e le porte chiuse grazie all’intercessionedi: S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola daTolentino. Rimase in convento per 40 anni immersanella preghiera, chiese a Gesù di condividere almenoin parte la Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio:

S. Rita fu trafitta da una delle spine della corona diGesù, che la colpi alla fronte. Fu uno spasimo senzafine. S. Rita portò in fronte la piaga per 15 anni comesigillo di amore. Rita è definita la santa dei casi impossibili, per i gestieroici che testimoniano la sua fede…Una leggendanarra che un giorno di inverno, con la temperaturarigida, la neve copriva ogni cosa; una parente fecevisita a Rita morente e nel congedarsi chiese allaSanta se desiderava qualche cosa; Rita rispose cheavrebbe desiderato una rosa del suo orto. Tornata aRoccaporena, la parente si recò nell’orticello e gran-de fu la meraviglia quando vide una bellissima rosasbocciata, la colse e portò a Rita.San Benedetto, fratello di santa Scolastica, nacqueverso il 480 nella città umbra di Norcia. A 12 anni fu mandato con la sorella a Roma a compie-re i suoi studi, ma sconvolto dalla vita dissoluta dellacittà, abbandonò la casa e i beni paterni e cercò l’abi-to della vita monastica perché desiderava di piaceresoltanto a Dio».A Subiaco incontrò Romano, monaco di un vicinomonastero che, vestitolo degli abiti monastici, gliindicò una grotta impervia del Monte Taleo (attual-mente contenuta all’interno del Monastero del SacroSpeco), dove Benedetto visse da eremita per circa treanni.Conclusa l’esperienza eremitica, accettò di fare daguida ad altri monaci in un ritiro cenobitico pressoVicovaro, ma, dopo che alcuni monaci tentarono diucciderlo con una coppa di vino avvelenato, tornò aSubiaco. Qui rimase per quasi trenta anni, predican-do la “Parola del Signore” ed accogliendo discepolisempre più numerosi, fino a creare una vasta comu-nità di tredici monasteri, ognuno con dodici monacied un proprio abate, tutti sotto la sua guida spiritua-le. A Montecassino dove Benedetto, fondò il celebremonastero e scrisse la regola, visse fino alla morte. Benedetto morì il 21 marzo 547 dopo 6 giorni di feb-bre fortissima e quaranta giorni circa dopo la scom-parsa di sua sorella Scolastica, con la quale ebbecomune sepoltura. Il patrimonio artistico della cittadina nursina, seppurancora cospicuo ed interessante, risente tuttaviadegli eventi sismici, spesso catastrofici, che nel corsodei secoli hanno inferto ferite gravissime, distruggen-do monumenti importanti e tracce di un passatoremoto che risale all’epoca pre-romana. Come potete constatare dal nostro diario di bordo ilprogramma del nostro itinerario turistico si struttura-va in maniera piuttosto articolata e intensa, infatti il5° giorno ci siamo recati all’ABBAZIA DI SAN PIETROIN VALLE, uno storico monastero della Valnerina. È situata in provincia di Terni, nel comune diFerentillo

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La chiesa, che è rimasta come corpo separato rispet-to all’abbazia, è ad una sola navata e conserva prege-voli affreschi medievali e rinascimentali di scuolaumbra raffiguranti scene dell’Antico e del NuovoTestamento.Siamo così giunti a SPOLETO. La nostra guida Sara,citando lo scrittore Herman Hesse, ha affermato“Spoleto è la scoperta più bella che ho fatto in Italia!”A testimonianza di ciò, la forte emozione di tuttiall’apparire della piazza dall’alto della scalinata lafacciata della Cattedrale S.Maria Assunta.Spoleto, pur mostrando anche nel tessuto urbanisti-co evidenti influssi di epoca romana, mantienesostanzialmente intatto un aspetto antico - medioe-vale, dovuto al periodo in cui fu prima fiorenteDucato longobardo e poi importante centro delloStato pontificio.La cattedrale di Santa Maria Assuntavenne costruita in stile romanico nell’XIsecolo.Nel corso del XIII secolo ci furono iprimi sconvolgimenti, venne eretta la fac-ciata e terminato il campanile.Progettualmente la facciata fu ritoccatapiù volte, sino ad assumere la conforma-zione attuale di facciata a “capanna”. Nel XV secolo, venne aggiunto, ad opera diAntonio Barocci e della sua bottega, il por-tico della facciata, in stile rinascimentale,che aveva il compito di conferire maggioremagnificenza alla cattedrale. La particolarità delle cittadine UMBRE,arroccate su diversi livelli, è la presenzadegli ascensori che hanno facilitato in piùdi un occasione le nostre “scalate”, anchenella visita pomeridiana a TODI; questa cittadina èricca di importanti monumenti e austeri palazzi comeil Palazzo dei Priori e del Podestà e la chiesa di S.Fortunato e Santa Maria della consolazioni.Adagiata alle falde del Monte Ingino, è invece GUB-BIO una tra le più antiche città dell’Umbria, meravi-gliosamente conservata nei secoli e ricca di monu-menti che testimoniano il suo glorioso passato.Sovrastata dall’alto dalla monumentale Basilica diSant’Ubaldo che custodisce le spoglie incorrotte delPatrono, Gubbio ospita capolavori architettonici chesimboleggiano e richiamano la potenza di questacittà-stato medievale. Di grande interesse la Cattedrale (sec. XII), SANTAMARIA NUOVA Fra le più importanti manifestazioni che sono orga-nizzate nella città meritano senza dubbio note parti-colari la Corsa dei Ceri e la rievocazione storicadel Palio della Balestra.Nella splendida GUBBIO, abbiamo concluso il nostroitinerario turistico, il 23 agosto; non poteva esserci

luogo più coerente ed espressivo per concluderedegnamente lo stile “dell’allegra brigata” : “ LA FON-TANA DEI MATTI” dove molti di noi hanno allegra-mente girato attorno ad essa, come prevede la tradi-zione, schizzandosi copiosamente spruzzi d’acqua,nonostante la pioggia battente!Sarà stato lo Spirito Francescano respirato durante ilnostro soggiorno, sarà stata sorella Provvidenza adamalgamare un gruppo, pur così eterogeneo, ma“…in men che non si dica”, l’intera compagnia haespresso con modalità diverse lo stile gioioso e soli-dale, della fraternità .In esperienze come queste infatti è bello constatarecome certi vissuti siano facilitati nella misura in cuiognuno si mette in gioco esplicitando con semplicitàla parte migliore e più vera di sé che si manifesta consfumature diverse nelle relazioni interpersonali e

nelle dinamiche di gruppo:chi con la sua innata simpatia coinvolgeva anche i piùriservati, chi riservato è riuscito a lasciarsi coinvolge-re sorprendendosi e sorprendendo, chi a sorpresarivestiva ruoli a dir poco stravaganti ma sicuramentestraordinari, chi…chi? Tutti!!!!44 gatti in fila per sei col resto di due!!!!!Sapete chi sono i due? Ve lo diremo ringraziandoli:Grazie a Gianfranco solerte e premurosa guida turi-stica, sempre pronto e disponibile ad affrontare gliimprevisti.Grazie a Padre Ricardo che gioca sempre la sua parti-ta in diversi ruoli, ed è sempre il primo ad accoglieretutti ma soprattutto aiuta tutti a fare esperienzadella presenza del Signore, sia nei momenti di pre-ghiera e nella celebrazione delle Messe sempre cari-chi di significato, sia nei contesti più concreti e quoti-diani. Così siamo tornati custodendo nel cuore l’inco-raggiamento a diventare Santi, vivendo pienamentela nostra umanità!

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Dal 6 al 13 agosto 2014 i ragazzi di Santa Maria della Croce (Elisa, Claudia, Benedetta, Rebecca, Alessandro,Giovanni, Filippo, Ivan e Michele) accompagnati da Greta sono andati ad un campo adolescenti insieme adalcuni ragazzi della Papa Giovanni, gruppo con cui stiamo “crescendo” ormai da tre anni. Siamo stati inol-tre accompagnati da Fabio, Lara e due ragazzi della CT (Comunità Terapeutica) di Lavagna e siamo andati aTrichiano, una località del Lazio “vicino” a Roma. Siamo partiti con un’ora di ritardo, dopo dodici ore e quattropause finalmente siamo arrivati nella casa dove, appena raggiunta, salendo una ripida salita, a causa del troppopeso la macchina a metano (che non tiene durante le salite) ha avuto un imprevisto: non riuscendo a far la sali-ta e cercando di non mandar la macchina contro il pulmino del Buon Fabio, l’abbiamo tirata su con una corda.TRANQUILLI!! Per i giorni seguenti abbiamo trovato una soluzione: lasciavamo i mezzi parcheggiati ai piedi dellasalita e con buon passo ed in ottima compagnia affrontavamo la montagna con le nostre gambe!

Gli Adolescenti e.. “lo Spirito di Comunione”..

Per una settimana abbiamo camminato e viaggiato,incontrando a approfondendo quattro figure di Santi.Da Francesco a …..Chiara, da Rita a…… Benedetto,Santi di altri tempi ma che parlano ancora al cuore dimolti. L’abbiamo constatato osservando le numerosecomitive di turisti che si lasciavano trasportare dalfascino del luogo, dalle storie tormentate e profonde

della loro vita evocate anche da tante opere d’arte,……Quale parola saprebbe esprimere e contenere la ric-chezza e la diversità delle storie di questi Santi? Forsel’essere state testimoni di un AMORE tenace e ancorpiù, di aver vissuto anche nelle avversità come “PER-SONE BEATITUDINALI!”.

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Passato questa sventura abbiamo trascorso le prime ore di questo campo estivo conoscendosi e diverten-dosi insieme. Siamo stati divisi in gruppi in modo da poter dividere i lavori di casa che consistevano nel puli-re i bagni, cucinare per pranzo e cena, preparare la colazione e sparecchiare nei diversi momenti dei pasti.In questo campo abbiamo imparato il vero valore dell’acqua, dato che in quel paese, essendo in montagna,non c’erano gli acquedotti, quindi l’acqua era conservata in cisterne. Rispetto e massima attenzione per i

consumi.. siamo riusciti nel nostro intento eabbiamo avanzato addirittura dell’acqua!! In questi 8 giorni sono state proposte nume-rose gite, due giorni li abbiamo passati almare in una spiaggia isolata e rudimentale aSperlonga e una sera ci siamo fermati a man-giare la pizza nel forno dei parenti di Armin(uno di noi), un giorno siamo andati in monta-gna per fare una camminata, un’altro giornoin un parco con la camminata alle cascatefacoltativa e un giorno a Roma che, abbiamovisitato sotto la guida di Padre Lucio. La suapresenza è stata per noi un dono speciale (si èfermato per tutta la seconda parte delcampo!). A Roma abbiamo mangiato ed è

stata celebrata la Santa Messa nella casa dei Missionari Dello Spirito Santo. L’ultimo giorno è stato dedica-to alla pulizia della casa e di sera è stata fatta la caccia al tesoro notturna in stile “giallo” all’aperto, immer-si tra versi di strani animali ed incontri speciali.. il tesoro consisteva in un bigliettino che prometteva tortaper tutti!!! L’ottavo giorno è stato dedicato al viaggio, dove noi ragazzi (sembrava che ci conoscessimo daanni!) nelle varie macchine ci siamo confrontati sulla settimana passata insieme e abbiamo riso e scherza-to. Arrivati a Cavacurta ci sono stati i primi saluti, il viaggio si è definitivamente concluso a Santa Maria,dove gli ultimi rimasti in macchina si sono salutati e sono andati a casa.È stata una grandissima esperienza che ha portato i ragazzi che si conoscevano già ad un legame più pro-

fondo e con quelli che non si conoscevano ancora bene, ad iniziare una bella amicizia. Siamo molto fortunati ad avere qualcuno che ci propone queste esperienze!

Un salto nel passato.Il cammino puo’ essere affrontato anche senzaparticolari motivazioni di fede o peccati da farsiperdonare.Per chi decide di percorrere i 780 km da saint jeanpied de port a santiago de compostela la motiva-zione e’ spesso storica e culturale, ma comunquepersonale, interiore.Abbiamo percorso un antichissimo cammino che

per l’80% del tracciato e’ rimasto invariato.Un sentiero percorso da milioni di pellegrini findall’ xi secolo, ricco di storia, paesi e pontimedioevali, chiese, cattedrali che ogni paese sicoccola come il bene piu’ prezioso.Un’esperienza nella quale abbiamo conosciuto tantagente di tutto il mondo animata da uno spirito dicondivisione, fraternita’ e vogliosa di socializzare.Gente che apre la porta di casa solo per offrirtiaccoglienza, un caffe’ o una parola di conforto.Un luogo incredibile, una natura selvaggia, si vivefuori dal tempo, senza trascurare un po’ di sanafatica, seguendo la “freccia gialla” o la “conchi-glia” che ti indica la via.Finalmente siamo giunti a santiago, la cattedrale,la tomba del santo, il botafumeiro, le migliaia dipellegrini: una grande emozione!Buen camino pellegrino.

Manuele – Antonio 14/27 giugno 2014

Santiago di Compostela

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È arrivato il momento di ritrovarci e di riprendere lenostre attività ordinarie. Questa volta però, spero emi auguro con nuove idee e creatività per evitare la“routine”. Auspico che l’estate sia stata un’opportu-nità per ricaricarci di nuove energie spirituali e fisi-che. Ricominciamo un nuovo anno pastorale conmentalità nuova … “… si mette il vino nuovo in otrinuovi e l’uno e gli altri si conservano” (Mt 9,17).Poichè siamo una comunità, mi è sembrato giustospiegare dove sono andato a ricaricarmi condividen-do con voi la mia esperienza di questa estate. Qualcuno mi pensava in vacanza, qualcun altro stavapregando per me perché mi sapeva a fare un’espe-rienza intensa di discernimento, qualcun altro nonsapeva spiegare la mia assenza nel momento cosìimportante soprattutto durante il Grest. Sono stato in Messico per l’esperienza del secondonoviziato. Siccome è logico che qualcuno si doman-da: “cos’è il secondo noviziato?” “E il primo?”… vor-rei, prima di rispondere a queste domande, trasmet-tere alla comunità parrocchiale i cari saluti dei fratel-li Missionari dello Spirito Santo che sono vissuti qui,e i quali vi ricordano con tanto affetto. Infatti, hoavuto la fortuna di partecipare a qualche eventocongregazionale; cito l’ordinazione sacerdotale ediaconale (tre sacerdoti e un diacono), la festa diPentecoste (nostra festa titolare) e la festa delnostro seminario minore (Scuola Apostolica). È inquelle diverse occasioni che ho incontrato i padriArmando Moreno, Saverio Corona e Miguel Ochoa, ifratelli Carlos Jimenez e Ricardo Hernandez (ho fattoil secondo noviziato con questi i due fratelli). Cominciamo da capo per capirci … Quando un ragaz-zo manifesta il desiderio di consacrarsi a Dio nellanostra Congregazione, viene messo in contatto conuno dei missionari dello Spirito Santo con il quale ini-zia un percorso serio di ricerca della volontà e pro-getto di Dio su se stesso, come fu il caso di Samueleed Elia (1Sa 3,1-10): questo è il discernimento. Se cisono dei segni che confermano questo desiderio delragazzo, allora il discernimento continua nella primatappa di formazione, il postulantato che finisce conl’ammissione o no, al noviziato. Sono due anni dinoviziato, tempo intenso di lavoro interiore, dove, inun ambiente di silenzio e di preghiera, il candidatos’incontra con se stesso e con Dio cercando di cono-scersi, di conoscere Dio e la Congregazione. Alla finedel secondo anno del noviziato si può prendere i votiper un anno e diventare, ufficialmente, Missionariodello Spirito Santo o, se uno scopre che non è la suastrada, liberamente si tira indietro. Dal momento incui uno fa i voti per un anno, deve, ogni volta che luie la Congregazione confermano il percorso vocazio-

nale, rinnovare i suoi impegni (sempre per un anno).Dopo sei anni di voti temporanei (e dunque sei rin-novi), il religioso può chiedere di fare la consacrazio-ne definitiva (prendere i voti perpetui). Se, dunque, per prendere i primi voti, il noviziato(primo) è lo spazio chiave, imprescindibile per favo-rire un clima di discernimento intenso, l’accesso aivoti perpetui richiede anche questo spazio di silen-zio, di raccoglimento per poter contemplare la pro-pria storia, individuarne i passi di Dio e tutti i segnivocazionali che hanno accompagnato il religioso,non solo dal giorno che è entrato nellaCongregazione, ma da sempre. Il secondo noviziato èproprio quello spazio dove il religioso che ha giàfatto più o meno dieci anni nella Congregazione,sotto lo sguardo di Dio e davanti alla propria coscien-za, liberamente, decide o no di continuare. La sualibera decisione deve essere confermata dall’équipeche lo accompagna nel secondo noviziato. I formato-ri del secondo noviziato fanno alla fine una relazioneda mandare al Superiore Provinciale e il suoConsiglio, il quale avrà l’ultima decisione per accetta-re o no, il religioso a fare i voti perpetui. Quest’anno il secondo noviziato è iniziato aGuadalajara, Messico, il 09 giugno, per darci l’oppor-tunità di partecipare ad alcuni eventi congregaziona-li, accennati prima; poi, il 20 dello stesso mese ci

siamo trasferiti a Querétaro, Messico, dove abbiamoconcluso l’esperienza il 1 di Agosto.Mentre a Guadalajara avevamo comunque il tempodi divertirci insieme (al calcio per esempio) e parlaredurante i pasti, a Querétaro era una cosa completa-mente diversa. “Era il silenzio assoluto”. Non faccioriferimento solo al fatto di tenere “chiusa la bocca”,parlo del silenzio anche e soprattutto interiore. Lemotivazioni che ci avevano presentato erano suffi-cienti perché ognuno prendesse consapevolezza del-l’imprescindibilità del silenzio come “valore privile-giato” per incontrare e ascoltare se stesso e Dio. Nelsilenzio ho potuto rileggere la mia storia (vita) perringraziare ancora una volta il Signore che mi ha

Anch’io sono stato via …

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Incontro Lucia nella sua casa “an Curt da la Madona”, in via Caterina DegliUberti, luogo dove ha trascorso, dopo il matrimonio nel 1954 con LuigiSangiovanni, la sua vita familiare. Qui sono nati e vissuti fino al loro matri-monio i suoi due figli Claudio e Massimo. Oggi gode anche della gioia di 4nipoti e due pronipoti. Lucia non si è mai allontanata dal Santuario, nata nel1924 alla cascina “da le Regasole” ha poi traslocato in via Battaglio, senzamai perdere di vista la Basilica. L’esperienza lavorativa come operaia alLinificio di Crema per 15 anni le ha consentito di condividere anche il duropeso del lavoro in quegli anni e in quel tipo di azienda, attività che ha inter-rotto alla nascita del primo figlio Claudio. Da quel momento ha mutato latipologia del lavoro: quello della casalinga, non meno pesante, che continuatutt’ora. L’impegno e la dedizione alla famiglia non ha impedito a Lucia didedicarsi anche alla parrocchia, alla costante pratica religiosa e alla frequen-te presenza associativa nell’Azione Cattolica, fin da piccola. I ricordi della sua

vita da cristiana sono vivissimi e vicini, ricorda perfettamente (e me li ha riferiti) pensieri, preghiere e cantidi una volta. Una parte molto importante della sua vita sono gli anni che ha trascorso in casa parrocchialededicandosi al servizio della cancelleria, prima con don Zeno e poi con don Giulio, accudendo anche alle loronecessità. Con consapevolezza ha ceduto il passo alle nuove generazioni non senza un po’ di nostalgia. Lasua generosità e disponibilità all’impegno gratuito, proprio secondo la logica del Vangelo, sono sotto gliocchi di tutti e tutti conoscono Lucia. Ma dove avrà trovato la forza e la coerenza per una condotta di vitaal servizio della Chiesa e della comunità? Questo non gliel’ho chiesto, ma credo non sia difficile a nessunoda individuare: la sua fede incrollabile, la vicinanza alla Madonna e la presenza continua nell’Azione catto-lica sono state sicuramente le fonti da cui ha tratto quanto lei ha saputo donare. Auguri Lucia per il prossi-mo traguardo anagrafico…!!!!

L’età della saggezzaintervista a Lucia Stabilini vedova Sangiovanni

sempre accompagnato ma anche, prendere coscien-za delle mie miserie e, valorizzare così l’amoreimmenso, misericordioso e gratis di Dio. Devo riconoscere (approfitto per ringraziare tutte lepersone che stavano pregando per me), che le pre-ghiere di tante persone mi hanno accompagnato emi hanno permesso di vivere in una “sana indifferen-za”. Ero sereno pur sapendo che dopo quell’espe-rienza, avevo due alternative: tornare a casa mia ocontinuare ad essere Missionario dello Spirito Santo.All’inizio mi ero un po’ “ribellato” con l’idea di poter“fingere di non aver fatto una scelta definitiva” cioè

bisognava arrivare non dicendo “sono venuto a pre-pararmi per fare la consacrazione definitiva” mapiuttosto “sono venuto a chiedere a Dio quello cheLui vuole e aspetta da me”. Sì, dopo di nove anninella Congregazione, arrivare con una domanda delgenere non mi sembrava gradevole. Insomma, allafine ho capito che il Signore voleva che io mi abban-donassi alla Sua volontà. Mi sono detto “Tutto concor-re al bene di quelli che amano Dio (Rm 8,28) … Quinditornare a casa mia o continuare nella Congregazionesarà il meglio che Dio vuole per me. Dopo questa deci-sione, mi sono sentito libero, sereno, disposto a tutto.Non potevo più sapere se sarei tornato a Crema percontinuare o per fare la mia valigia. Alla fine degliEsercizi, io mi sentivo confermato nel continuare adessere missionario dello Spirito Santo e la mia scelta èstata confermata dal formatore e dalla comunità chemi accompagnava lì. Eravamo quattordici tra cui, quattro formatori e diecifratelli: due della Provincia del Messico (Oziel eRodrigo) e otto della nostra (Félix de Jesùs p Provinciadi Guadalajara). Tutti, grazie a Dio, hanno riaffermatola loro decisione di consacrarsi definitivamente a Dionella nostra Congregazione, scelta confermata dai for-matori. Aspettiamo solo la decisione finale delSuperiore Provinciale e del suo Consiglio.

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VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE DEL 5 GIUGNO 2014

I lavori del CPP inizianoalle ore 21,00 alla presenzadi 31 persone (di cui 16 con-siglieri) essendo aperta lariunione a tutti coloro chehanno partecipato ai ritiridi evengelizzazione. Gliassenti hanno avvisatodella impossibilità a parte-cipare alla riunione.La convocazione ha comeobiettivo la verifica dellamissione parrocchiale attra-verso le tre tappe che hannosegnato il percorso diMissionando: il tempo dellapre-missione, la fase della mis-sione vera e propria e in ultimouna valutazione del periododella post-missione con tuttigli obiettivi che ci eravamofissati. In ordine a ciascunodei tre punti il gruppo si èposto nell’ottica di verifica-re le azioni messe in campoutilizzando anche valuta-zione numeriche per capireanche la dimensione delraggiungimento o menodegli obiettivi. La comples-sità e profondità della veri-fica non è riportata nel ver-bale, ma rimane espressasulle schede di valutazioneche fanno parte integrantedella documentazione. Inestrema sintesi la puntualeverifica ha portato a pro-pendere positivamente intutte e due le prime azioni,

su quanto si farà durante lapost-missione si è svolta unaadeguata riflessione. È statocomunque ribadita lanecessità di creare legaminuovi con le persone facen-do in modo che sentanovicina la Chiesa e con lei ilSignore. Insistere per unamaggiore conoscenza cherappresenta il primo pas-saggio verso la fraternitàcomunitaria. Affondare irapporti per capire i pregi ei bisogni spirituali, esisten-ziali e umani come adesempio la consapevolezzadel bisogno di Dio, la soli-tudine, il vuoto ecc.Fondamentale resta la testi-monianza per ingolosire,parlare alle persone di quel-lo che Dio sta facendo innoi, parlare della bellezzadella vita comunitaria, disentirsi amati e spronati dalSignore … La disponibilitàincontrata nelle centinaia difamiglie incontrate deve sti-molarci a rinforzare i vinco-li con le persone per farassaggiare loro la ricchezzae la bellezza del confrontocomunitario- fraterno perintraprendere nuovi percor-si di evangelizzazione. P.Ricardo ha concluso riba-dendo che il Signore hafatto cose belle perché noiabbiamo messo a disposi-

zione i nostri talenti. IlSignore ringrazia tutti attra-verso l’impegno di ciascu-no qualunque cosa abbiafatto, anche gli assenti cheoggi non hanno potuto par-tecipare.

In conclusione l’informa-zione che sarà convocato ilgruppo di lavoro che sioccuperà di elaborare ilcontributo della nostra par-rocchia al documento sullaIniziazione cristiana all’at-tenzione dell’assembleadiocesana del prossimo set-tembre.

I lavori terminano con alcu-ne valutazioni sulla festadella Croce programmataper le giornate dal 12 al 15settembre.

Segretario verbalizzanteSebastiano Guerini

Il ParrocoP. Ricardo Castillo MSpS

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VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE DEL 7 SETTEMBRE 2014

IL CPP è stato convocato didomenica per consentire ai con-siglieri di partecipare al ritiro diinizio anno. Il programma dellagiornata prevedeva l’inizio deilavori alle ore 10 e il termine fis-sato per le ore 17. Ha partecipa-to per la prima volta al Cpppadre Armando Tovalin appenagiunto nella nostra comunità.Gli assenti hanno avvisato dellaimpossibilità a partecipare alritiro.Prende la parola all’inizio P.Ricardo per illustrare i tre obiet-tivi della giornata: Una maggio-re conoscenza reciproca; Unaassunzione di consapevolezza econoscenza del tema della ini-ziazione cristiana; Miglioreconoscenza della Spiritualitàdella Croce.Il lavori si sono svolti per laprima parte in tre gruppi pro-prio per favorire una profonditàconoscitiva tra le persone pre-senti. Anche senza la socializza-zione nell’intero gruppo si puòaffermare che la meta è stataraggiunta con la soddisfazionedei partecipanti ai tre gruppi. Il secondo momento, sul temadell’iniziazione cristiana e preci-samente sul documento di lavo-ro che la diocesi ha diffuso e cheporterà alla prossima assembleadella Chiesa di Crema il 19 e 26settembre, i presenti si sonoancora divisi in tre gruppi pervalutare e approfondire i primitre capitoli dello strumento dilavoro. In ogni gruppo in rela-zione al capitolo in esame sisono cercate le risposte alledomande: Il documento comearricchisce il cammino della par-rocchia? Il cammino della par-

rocchia come arricchisce il docu-mento e la riflessione diocesana?I tre gruppi hanno poi messo incomune le riflessioni che si pos-sono riassumere come segue; lanostra comunità è al passo conquanto indicato, anzi tenta diandare oltre con l’aiuto delSignore, la sintonia con il docu-mento l’abbiamo anche speri-mentata con la nostra missioneparrocchiale, incontrando perso-ne che ci hanno ascoltato e cihanno posto anche domande di“senso”, migliorare l’attenzionee l’accoglienza verso tutti è unaproblematica che va approfon-dita e adottata, per ultimo l’ac-cresciuta consapevolezza dellacomunità verso la trasmissionedella fede a partire dagli adulti edalla testimonianza comunitariaoltre che quella personale.Dopo l’agape fraterna con laconsumazione di abbondantecibo, nel pomeriggio con leparole di P. Armando è stataaffrontata la conoscenza dellaSpiritualità della Croce. Conl’aiuto di P. Armando è statoapprofondito il tema attraversouna serie di argomenti estrema-mente chiari e precisi. Ne citia-mo alcuni: spiritualità comedono, una scelta non per tutti,non per soli eletti o che si credo-no migliori, semplicemente percoloro che desiderano vivere insintonia col Signore, insommauna colonna sonora della quoti-dianità, uno stile di vita, nonuna semplice conoscenza di unaopportunità, la Spiritualità dellaCroce non è stata inventata madonata da Dio a Conchita. Poi P.Armando, anche didatticamen-te, ha illustrato alcuni aspetti

dell’amore e della sofferenzacon esemplificazioni convincen-ti e belle. Il lavoro è poi conti-nuato con domande e riflessioniper meglio cogliere gli elementiidentitari della Spiritualità dellaCroce, per afferrare le parolechiave di questa spiritualità.L’accoglienza della Croce che hale braccia aperte, in comunionecon la Chiesa locale ci portaall’esperienza della Catenad’amore. Sono intervenuti sul-l’argomento i consiglieri,Gianfranca, Natasha, Serafino,Rosanna, Sebastiano, Faustina,Cristina, Mariarosa, Aldo eMaurizio ponendo a disposizio-ne di tutti riflessioni e argomen-tazioni relative alla conoscenzadella realtà che nella nostra par-rocchia è partecipata da duegruppi distinti che da alcunianni seguono percorsi di forma-zione e conoscenza. Gli apostolidella Croce sono una espressio-ne della spiritualità, che forseconosciamo meglio ma la gran-de famiglia della Croce vedetante altre possibilità d’impegnoche però ha sempre al centroCristo sacerdote.Il ritiro termina con un momen-to di preghiera e di adorazioneproposto da P. Lucio.Un ultimo accenno alla post-missione e alla necessità diriprendere ciò che abbiamolasciato in sospeso a giugno conle azioni proprie già discusse.

Il Segretario verbalizzanteSebastiano Guerini

Il ParrocoP.Ricardo MSpS