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Imparare a leggere, magari partendo dalla Bibbia: una storia che ha caratterizzato le valli valdesi nei secoli scorsi dando loro un’identità forte. Come può evolvere la sanità in Piemonte? A metà dicembre l’assessore Antonio Saitta ha incontrato gli amministratori del Pinerolese. Pragelato, Prali, Cesana... Molte strutture costruite per le Olimpiadi invernali del 2006 ora non hanno prospettive: su altre si può e si deve lavorare. Il diritto all’istruzione è un diritto che deve essere garantito a tutti i cittadini e le cittadine: come mai nei fatti viene spesso disatteso? foto Anna Lami Supplemento al n. 1 del 9 gennaio 2015 di Riforma – L’Eco delle valli valdesi reg. Trib. di Pinerolo n. 175/60. Resp. Luca Maria Negro. Poste italiane S.p.A. – Spedizione in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB/CN FREEPRESS GENNAIO 2015 NUMERO UNO Non toccateci la scuola!

Supplemento al n. 1 del 9 gennaio 2015 GENNAIO 2015 (conv ... · via S. Pio V, 15 • 10125 Torino tel. 011/655278 fax 011/657542 e-mail: [email protected] ... secondaria

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Imparare a leggere, magaripartendo dalla Bibbia: unastoria che ha caratterizzato levalli valdesi nei secoli scorsidando loro un’identità forte.

Come può evolvere la sanitàin Piemonte? A metàdicembre l’assessore AntonioSaitta ha incontrato gliamministratori del Pinerolese.

Pragelato, Prali, Cesana...Molte strutture costruite perle Olimpiadi invernali del2006 ora non hannoprospettive: su altre si può e sideve lavorare.

Il diritto all’istruzione è un diritto che deve essere garantito a tuttii cittadini e le cittadine: come mai nei fatti viene spesso disatteso?

foto Anna Lami

Supplemento al n. 1 del 9 gennaio 2015 di Riforma – L’Eco delle valli valdesireg. Trib. di Pinerolo n. 175/60. Resp. Luca Maria Negro.Poste italiane S.p.A. – Spedizione in A.P. – D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB/CN

FREEPRESS GENNAIO 2015 NUMERO UNO

Non toccateci la scuola!

l’Eco delle Valli Valdesi / pagina 2

Una bella avventura interioreSabina Baral

Basterebbe guardarli mentre escono dascuola, quando rompono le fila e ridono fe-stanti o confabulano tra loro, ammiccanti,vagamente maliziosi, certamente complici,

di quella complicità che si matura lentamente, fiancoa fianco, ogni giorno. Una massa informe, colorata,che tutti noi sogniamo di vedere appagata, ebbra dinozioni e aspirazioni, quando si sa che il desideriopiù autentico nasce dal vuoto, dalle lacune che vor-remmo a tutti i costi colmare, da qualche ferita.

Basterebbe guardarlo il popolo variegato degliscolari e per una volta sospendere il giudizio, le an-sie, le recriminazioni. Sarebbe più facile intravederele loro inclinazioni, gli slanci, le cadute, ma soprat-tutto il loro desiderio, quello che spinge ciascunodi essi verso qualcosa di grande e che ha che fare

con l’apprendimento ma non solo. Perché la scuolaresta un luogo di incontri umani indimenticabili.Quei volti disseminati tra le fila dei banchi ce li por-tiamo dentro per sempre, così come le lacrime trat-tenute, i fogli strappati, le amicizie improbabili. Èlì che i deboli cominciano a imparare dai forti, gliintelligenti dagli stupidi, gli abili dagli inabili.

Questa bella avventura interiore, più saggia diqualunque saggezza, andrebbe preservata. Ne trar-rebbero giovamento anche schiere di genitori am-malati di accudimento maniacale, gli stessi che alleriunioni di classe siedono al banco del figlio e chie-dono se non sia possibile fare un corso di yoga ininglese. Così, giusto per riempire ogni buco, tam-ponare ogni falla, noncuranti se in quegli spazi bian-chi alberghi o meno la vita. Perché l’importante èsconfiggere il temibile mostro: il terrore del vuoto.

«Signore, Dio, tu lo sai»(Ezechiele 37, 3)Claudio Pasquet

«Mi depose in mezzo a una valle pienad’ossa. Mi fece passare presso di esse, tuttoattorno; ecco, erano numerosissime sullasuperficie della valle, ed erano anche moltosecche. Mi disse: ”Figlio d’uomo, queste ossapotrebbero rivivere?”. E io risposi: ”Signore,Dio, tu lo sai”». (Ezechiele 37, 1-3)

Il mondo ha sempre avuto una visione schizofre-nica del rapporto tra fede e conoscenza. Ancora

oggi sono molti negano le scoperte scientifiche secontraddicono la Bibbia; altri, per contro, affermanoche la fede è una pura illusione perché la scienzaha dato risposta a molti misteri del passato.

La visione di Ezechiele è parabola della lotta cheogni credente deve sostenere tra ciò che vede e ciòche Dio lo invita a sperare. Al profeta viene chiestodi credere all’impossibile: «possono rivivere delleossa disseccate?». Ovviamente no, ci dicono la no-

stra conoscenza e la nostra scienza. Ovviamente sì,sarebbe portato a dire il fanatico, sempre alla ricercadel Dio del miracolo e dell’impossibile.

«Tu lo sai», risponde invece il profeta. Noi cre-denti siamo chiamati a seguire questa piccola grandeparola di umiltà. Non intendiamo sottrarci a stu-diare, valutare il mondo che ci sta intorno, accre-scere le nostre conoscenze. È la sfida che, in passato,hanno raccolto i valdesi: pur poveri e discriminati,hanno aperto scuole in ogni villaggio perché i lorofigli e le loro figlie potessero accrescere le loro co-noscenze.

Ma siamo anche consci che, ieri come oggi, oltreogni scoperta scientifica, oltre ogni nostra nuovaconoscenza, c’è Dio che ci chiede di guardare oltre.Laddove scopriamo solo ossa secche che parlanodi morte, ci invita a credere che «Lui sa». Studiamosenza la pretesa di arrivare a conoscere tutto, rin-graziando il Signore per il dono della cultura, e re-stiamo aperti alle sorprese della fede.

Ci sono delle parole che oggi sembrano cadutein disuso. Una di queste è «educazione».

Spesso dobbiamo associarla a un aggettivo perqualificarla meglio: buona, cattiva, civica, reli-giosa, sanitaria, sessuale ecc. Dentro di sé, tut-tavia, essa contiene un significato fondamen-tale. Deriva dal verbo latino ex-ducere chesignifica tirare fuori, allevare, condurre. Inqualsiasi campo si attui, l’educazione presup-pone l’uscire da se stessi e guardarsi attorno.

Ma a chi tocca guidare questa scopertadell’«oltre noi»? L’educazione riguarda tutti,non solo i bambini e non solo la scuola, ma lefamiglie e la società intera. È un grande pro-getto di vita comune che le generazioni trasmet-tono le une alle altre, attraverso conoscenze evalori, storie del passato e speranze di migliora-mento. Anche oggi, quando vivere un’esistenzasana è sempre più difficile, non smettiamo dipensare che la bellezza e il rispetto reciprocosiano possibili nella convivenza. Promuoviamouna grande campagna di educazione civica:per strada, sui mezzi pubblici, nei bar, nei su-permercati, in casa e fuori, sapendo che a ognidiritto corrisponde un dovere. Non accontentia-moci di guardare, educhiamoci a capire. Anchese ci si può sentire sconfitti, non significa che cisi debba sentire vinti.

I valdesi in merito hanno dato, nella storia,una grande lezione: per secoli hanno perso con-tro papi e re, ma sono sempre stati forti nel di-fendere il valore della coscienza personale e illoro spazio di testimonianza evangelica. Hannocostruito scuole e proposto progetti pedagogici,mettendo in atto una resistenza profonda, pas-sata attraverso la ricerca di parole umane fon-date sulla Parola biblica, che invita a capirecome sia possibile vivere la nostra umanità inmodo essenziale, senza magie e artifizi retorici.

Educazione e coscienzadi Bruna Peyrot

RIUNIONE DI QUARTIERELa sera, nelle borgate delle valli valdesi, la riunione serve

a discutere di Bibbia, storia, temi di attualità

RIUNIONE DI QUARTIERE

Riforma - L’Eco delle Valli Valdesi

Redazione centrale - Torinovia S. Pio V, 15 • 10125 Torinotel. 011/655278fax 011/657542e-mail: [email protected]

Redazione Eco delle Vall Valdesirecapito postale:via Roma 9 - 10066 Torre Pellice (To)tel. 366/7457837 oppure 338/3766560 e-mail: [email protected]

Direttore responsabile: Luca Maria Negro([email protected])In redazione: Alberto Corsani (coord. Eco delleValli), Marta D’Auria (coord. Centro-Sud), ClaudioGeymonat, Jean-Jacques Peyronel, SamueleRevel, Piervaldo Rostan, Federica Tourn (coord.newsletter quotidiana), Sara Tourn. Grafica:Pietro Romeo

Supplemento realizzato in collaborazione con Radio Beckwith Evangelica: Simone Benech,Denis Caffarel, Leonora Camusso, Matteo De Fazio, Daniela Grill, Marco Magnano, Diego Meggiolaro, Susanna Ricci, Paolo Rovara, Matteo Scali

Supplemento al n. 1 del 9 gennaio 2015 di Riforma - L’Eco delle Valli Valdesi, registrazionedel Tribunale di Torino ex Tribunale di Pinerolo n. 175/51 (modifiche 6-12-99)

Stampa: Alma Tipografica srl - Villanova Mondovì(CN) tel. 0174-698335

Editore: Edizioni Protestanti s.r.l.via S. Pio V 15, 10125 Torino

foto Anna Lami

l’Eco delle Valli Valdesi / pagina 3

DOSSIER/SCUOLA Due le parole d’ordine più urgenti: formazionedel corpo insegnante e lotta all’abbandono scolastico. Si tratta diemergenze ancora più importanti della cura degli edifici scolastici

Alberto Corsani

Tagli ai bilanci degli enti locali, strutture ina-deguate, precarizzazione del corpo inse-gnante: quali sono le emergenze più rile-vanti nel mondo della scuola? Ne parliamo

con Marco Armand-Hugon, dirigente scolastico aLuserna San Giovanni fino all’estate scorsa, che èstato anche assessore e poi sindaco di Torre Pelliceper quattro mandati, e ha dunque una molteplicitàdi sguardi sul problema complessivo.

Qual è lo stato degli edifici scolastici?In Italia sono generalmente in precarie condi-

zioni: diversi edifici dovrebbero essere ricostruiti oquantomeno sottoposti a una manutenzione accu-ratissima; detto questo, ogni edificio è un caso a sestante, a seconda dell’età e della cura che se ne èavuta nel tempo. Quanto alle competenze, possiamodistinguere due soggetti. In primo luogo i Comuni(per la scuola primaria, la scuola dell’infanzia e lasecondaria di 1° grado, ovvero la Media) e le Pro-vince (per la scuola secondaria di 2° grado): a lorotocca la responsabilità dell’agibilità e abitabilità degliedifici scolastici, e naturalmente toccano a loro an-che la manutenzione ordinaria e straordinaria comepure gli adeguamenti via via previsti dalle normein vigore. Poi vengono le competenze dei dirigentiscolastici: in primo luogo gli obblighi di verifica (peresempio sull’impiantistica, la prevenzione incendi...),ma anche una costante e ordinaria attenzione al-l’insieme della struttura, al fine di prevenire, perquanto possibile, il verificarsi di incidenti. Le altresue responsabilità sono quelle tipiche di un datoredi lavoro. Infine è da considerare il ruolo degli organi

Un problema di tutti noi

collegiali, gli organismi «politici» del sistema-scuola:in primis il consiglio di Istituto, che dovrebbe esseremesso a conoscenza delle eventuali criticità.

Allora quali sono le criticità più ricorrenti in que-sto quadro?Gli edifici costruiti prima degli anni 80 non erano

sottoposti alle norme di costruzione antisismica.Poi, ogni amministrazione comunale, negli anni, siè data da fare per capire quali interventi fosseropossibili per dare maggior sicurezza alle propriescuole. Un buon lavoro di rinforzo della struttura,con interventi e accorgimenti mirati, è stato fattoalla scuola media di Bricherasio, ed è stato possibileanche perché l’edificio comprende solo un pianoterreno e un primo piano; va però considerato chenon tutte le zone sismiche d’Italia sono esposte arischi della stessa entità, e il Pinerolese, dove puresono attestati eventi sismici fin dal XVII secolo, nonne ha visti di particolarmente gravi. Nella carenzadi risposte che caratterizza gli enti locali in questafase storica, va detto che l’attuale governo è il primoad aver trovato, dopo molti decenni di inerzia, dellerisorse economiche per le scuole e, si badi, non perla loro costruzione ex novo: sono stati infatti attri-buiti fondi a Comuni e scuole per la manutenzionee l’adeguamento, per esempio, per tinteggiature,per la manutenzione dei serramenti e degli infissiecc. Gli enti locali, con la progressiva riduzione ditrasferimenti di risorse da parte dello Stato, possonoattuare una manutenzione scarsa, mentre le scuoleavrebbero bisogno di manutenzione continua.

Passeggiata didattica in val d’Angrogna – foto M. G. Borgarello

Che cosa possiamo dire, invece, sul corpo do-cente?Il problema, anche in questo caso, non è nuovo:

gli organici sono stati ridotti progressivamente al-l’essenziale e oggi non si potrebbero avere meno in-segnanti di quelli attivi al momento. Nella scuolamedia sono state ridotte al minimo le ore di attività;i docenti hanno all’attivo solo ore di insegnamento«frontale» e, dove si attua il tempo prolungato, leore in più sono destinate alla presenza alle mense.Questo processo è stato possibile poiché moltissimecattedre erano coperte da precari: sopprimendolenon si sono rinnovati, nel tempo, decine e decinedi migliaia di posti di lavoro. Non solo: nella Mediaprofessori a tempo indeterminato di educazione fi-sica, educazione tecnica ed educazione artisticasono diventati «perdenti posto» e riciclati come in-segnanti di sostegno.

Il quadro è dunque fosco: ma per concludere,quali priorità vedrebbe come essenziali, a cuiprestare attenzione?Due questioni sono vitali. In primo luogo l’atten-

zione alla didattica, che significa formazione dei do-centi: è necessario riprendere a investire sulla for-mazione permanente degli insegnanti se si vuoleuna più alta qualità del servizio scolastico. E la se-conda emergenza è relativa alla dispersione scola-stica: non è possibile che in Piemonte il 15-16% deiragazzi e giovani tra i 15 e i 24 anni abbandonino glistudi senza, al contempo, potersi inserire nel mondodel lavoro: ma questo è un compito che non investela sola scuola, tocca a tutta la società farsene carico:è di fatto un problema politico in senso pieno.

l’Eco delle Valli Valdesi / pagina 4

DOSSIER/SCUOLA Tempo di iscrizioni: dal 15 gennaio al 15febbraio bisogna procedere, come avviene da tre anni, per viainformatica. Il sito del Ministero dà le opportune istruzioni

Diego Meggiolaro

Sempre più scuole si trovano davanti allascelta di chiudere o trasferire i propri istitutiallo Stato. Chi è particolarmente coinvoltoin questa situazione? Sono soprattutto le

scuole materne, che sono quasi tutte paritarie e vi-vono le stesse vicissitudini degli istituti retti da con-gregazioni religiose, parrocchie o associazioni. Èormai qualche anno che sempre più amministratoricomunali richiedono che venga avviato l’iter per ilpassaggio a una gestione totalmente statale, vistal’impossibilità finanziaria dei privati a continuarnela gestione. Un fenomeno allarmante che nel nostroterritorio ha il suo esempio nella scuola d’infanzia«Serena» di Bricherasio.

Nata nel 1854, la scuola venne istituita con il so-stegno di alcune tra le personalità più note del Co-mune. L’attività si è sempre avvalsa della collabo-razione tra l’istituzione, il Comune e la parrocchia,che ha spesso giocato un ruolo di primo piano: nu-merosi sacerdoti hanno rivestito la carica di presi-dente, e la formazione dei bambini è stata seguitadal 1876 al 1994 dalle suore Giuseppine. L’attualesede è stata inaugurata nel 1969 e ampliata nel 2006,

con una serie di adatta-menti normativi. Oggi ac-coglie circa 80 bambini dietà compresa tra i 3 e i 6anni, su una domanda dicirca 130 posti a livello co-munale e locale. Il suoconsiglio di amministra-zione prevede la presenza di due consiglieri nomi-nati dal Comune, uno nominato dalla parrocchia equattro dal l’assemblea dei soci. La Provincia di To-rino eroga ai Comuni con popolazione inferiore ai5000 abitanti i contributi per limitati interventi ri-guardanti l’edilizia scolastica, le palestre, gli impiantiginnico-sportivi e le esigenze urgenti di sicurezzae igiene, ma solo per le scuole statali.

«C’era una forte richiesta da parte delle famiglie–spiega il sindaco di Bricherasio, Ilario Merlo – af-finché la scuola diventasse statale, soprattutto pernon dover più pagare la retta di circa 100 euro almese. Ci è sembrato giusto e logico proporre allascuola materna un passaggio a scuola pubblica, an-che per il suo forte deficit, e questo si può fare solose i soci, che pagano annualmente una quota, sciol-

gono la società, anche se laloro quota era simbolica eil grosso del finanziamentoera già comunale con circa40.000 euro all’anno. Così,in due assemblee a maggioe settembre, il consiglio deisoci ha deliberato il passag-

gio da proprietà privata a una interamente pubblica.Il Consiglio comunale si è e spres so a favore e a set-tembre ho fatto richiesta alla Provincia di Torinoche l’ha accolta dicendo che vi erano i presupposti,anche perché diversamente Bricherasio sarebbe ri-masta senza una materna. La Provincia ha inoltratola richiesta alla Regione e ora aspettiamo una ri-sposta dall’assessorato all’Istruzione. A gennaio lisolleciterò e entro febbraio dovranno darmi una ri-sposta anche perchè poi si aprono le iscrizioni».

A Bricherasio la popolazione è passata nel giro diun quinquennio da 3800 a 4400 abitanti con un in-sediamento di molte famiglie giovani che hanno in-crementato il tasso di natalità: oggi esso vede unadomanda di bambini in età di materna di circa 130unità.

Fin da metà dell’Ottocento la scuoladell’infanzia vedeva collaborare il Comune e la parrocchia. Con la crescita della popolazionee l’aumento dei costi si è reso necessariorichiedere, dopo due assemblee, il passaggio al pubblico. Tra gennaio e febbraio dovrannoarrivare le risposte delle autorità competenti

Bricherasio, la materna da privata a statale

Come succede ormai da treanni, le iscrizioni alle scuoledell’obbligo italiane avven-gono attraverso una proce-dura online sul sito www.iscri-zioni.istruzione.it.Per l’anno scolastico2015/2016 le date fissate dalministero dell’Istruzione, Uni-versità e ricerca (Miur) preve-dono l’apertura delle iscrizionidal 15 gennaio al 15 febbraio2015, offrendo quindi un mesedi tempo alle famiglie per iscri-vere i propri figli alle scuoleprimarie o secondarie.Le iscrizioni dirette alle scuolestatali possono essere effet-tuate esclusivamente online,mentre quelle verso le scuoleparitarie potranno essere con-

dotte online solo se la scuolaaderisce all’iniziativa. Allostesso modo, le iscrizioni indi-rizzate ai corsi di istruzione eformazione professionalepresso i Centri di formazioneprofessionale regionali pos-sono essere effettuate onlinesolo se le rispettive Regioni,come hanno fatto ad esempioPiemonte e Lombardia, hannoaderito al progetto Iscrizionionline del Ministero.Ma che cosa serve per potersiiscrivere? Tre elementi: un in-dirizzo di posta elettronica, undocumento di riconoscimentoe un’idea precisa sulla propriascelta. Le famiglie con più figlinon devono registrarsi piùvolte, perché basta ottenere

un solo codice d’accesso perpresentare tutte le iscrizioni dicui si ha bisogno.Al di là delle informazioni tec-niche, fornite in modo detta-gliato sul sito del Ministero, èimportante ricordare che saràpossibile scegliere fino a trescuole, indicando la propriascelta preferenziale e le duealternative. La domanda verràinfatti inoltrata in modo auto-matico solo alla prima scuolaindicata, mentre gli istituti se-gnalati come seconda o terzascelta saranno contattati sol-tanto se necessario, nel caso incui il primo istituto decidessedi respingerla. Una volta in-viata, la domanda non potràpiù essere modificata tramite

il portale del Miur, ma soltantocontattando la prima scuolascelta entro la data di sca-denza.Dopo aver inoltrato la do-manda sarà possibile control-larne l’evoluzione accedendoallo stesso sito con gli stessidati, nella sezione «Situazionedomande». Una volta accet-tata la domanda, sarà il mo-mento di perfezionare la pro-pria iscrizione, una fase cheverrà gestita dai singoli isti-tuti, che contatteranno le fa-miglie.Una nota a margine, che il Mi-nistero ricorda con insistenza:compilare per primi la proce-dura d’iscrizione non dà dirittoad alcuna priorità.

Iscrizioni online: istruzioni per l’uso

foto Anna Lami

l’Eco delle Valli Valdesi / pagina 5

DOSSIER/SCUOLA Il problema è forse meno rilevante rispetto adaltre realtà territoriali, ma sono sempre troppi i ragazzi e leragazze che non completano gli studi, neanche quelli dell’obbligo

Il «rischio-abbandono» a Pinerolo e nelle sue valli

Elaborazione gr

afica

: Leonora Cam

usso

l’Eco delle Valli Valdesi / pagina 6

DOSSIER/SCUOLA Quando la presenza di una scuola di borgata o di villaggio non era un dato di costume, ma l’indice della serietàcon cui le generazioni passate progettavano l’avvenire dei figli

Paola Rostan

Quando Gustavo Bouchard, negli anni ‘50pastore a Rorà, mi propose di insegnarenella scuola di Rumé, sapevo che avreiavuto cinque alunni in tutto, di I, II e V

classe. Non sapevo invece che avrei ricevuto la legnaper scaldarmi dalla famiglia X, la polenta e le uovadalla famiglia Y e le patate da un’altra ancora. L’in-segnante di una scuola sussidiata poteva fare sicuroaffidamento sul sostegno e sul coinvolgimento deigenitori degli alunni. La loro motivazione all’istru-zione dei figli si sentiva in tutto: dalla tazza di caffe-latte caldo che trovavo dopo i miei dodici chilometridi cammino a piedi dalla stazione di Luserna, allaspalatura dell’ultimo tratto di strada, spesso copertoda mezzo metro di neve, alla stufa accesa al mio ar-rivo in classe il lunedì mattina.

Le scuole sussidiate si trovavano in genere nelleborgate più isolate, i Comuni si facevano carico dellocale e di un sussidio di 25.000 lire annue per ognialunno. Senza stipendio all’insegnante, il cui servizioera almeno considerato valido ai fini dei concorsi delProvveditorato. Si faceva scuola mattina e pomerig-gio, rimanendo cinque giorni alla settimana sul posto(tornare a casa più spesso sarebbe stato impossibileper il tempo necessario. Poteva capitare che una mae-stra di Torre Pellice, assegnata a Prali, dovesse pren-dere il treno fino a Pinerolo, poi il tram fino a Perosa,poi il camion della Talco & Grafite fino alla Gianna,camminando infine fino a Ghigo nella neve), e questopermetteva anche all’insegnante di avere un rapportoculturale con le famiglie: notizie, libri, informazionidi tutti i generi si scambiavano nelle stalle, nelle cu-cine, davanti alla scuola.

Lavoravo in una scuola Beckwith: due stanze, unaadibita ad aula, l’altra ad abitazione; quando la stufaera accesa la stanza si riempiva di fumo, così d’in-verno si trattava di scegliere se tossire con la portachiusa o avere freddo con la porta aperta. La sceltaveniva condivisa con alunni più grandi che la seravenivano a prepararsi per superare l’esame di Velementare per avere un posto di lavoro nelle cavedi pietra di Mugniva.

Oggi si parla spesso di come funziona la didatticacon pochi alunni di età diverse. Direi che funzio-nava soprattutto per l’entusiasmo e la curiosità deibambini e delle bambine, ben visibili nei loro occhi.Anche io imparavo (un po’ di patouà, i nomi deiluoghi e delle erbe…) e le mie serate erano piene diletture, preparazione di collage e di altro materialeper le lezioni. Alla fioca luce di una lampada ad ace-tilene...

A piedida Luserna a Rumé

Pradeltorno ( Angrogna), davanti alla scuola - foto La Beidana

Luisa Aureli Bergomi e Eligio Milano

L’atto ufficiale della costituzione della scuoladi Dolonne, villaggio di Courmayeur, risaleal 1° febbraio 1822. Le famiglie fondano laloro scuola di villaggio alla presenza di Cas-

siano Gadin, notaio reale, operante in Morgex. Loscopo sociale è l’educazione dei bimbi a cui sarannoammessi anche quelli delle piccole frazioni di Vil-lette e di La Forge. Le 130 famiglie di Do-lonne si impegnano a dotare la scuola didue aule sovrapposte, riscaldate a legna,con servizi al piano terra. Il 29 giugno1823 si specifica con documento ufficialela natura dei lavori compiuti; si inaugurala scuola, iniziando le lezioni l’11 novem-bre, con un programma di percorso dicento giorni operativi. Ancora oggi il traveportante del tetto certifica la data.

Un nuovo atto notarile è ritenuto necessario persuperare le difficoltà di diversa natura riscontratee per dare un’univoca interpretazione alle regoledell’atto del 1822. È interessante evidenziarne unarticolo , il 22: «Il diritto di partecipazione alla scuolapuò essere trasmesso ai discendenti senza distin-zione tra maschi e femmine». La lingua utilizzatae insegnata è il francese sino al periodo fascista;l’italiano si affianca negli anni ‘80 del XIX secolo.Nel 1982 l’ultima pluriclasse viene trasferita nel ca-

poluogo e la scuola cessa l’attività. Il 14 luglio 2001riapre con finalità educative e culturali, per realiz-zare ancora il grande sogno dei fondatori, cioè «As-sicurare per l’avvenire un luogo in cui studiare, ri-flettere, testimoniare, ma soprattutto in grado dielaborare pensieri e idee da mettere a confronto».

Le famiglie proprietarie della scuola concedonoin comodato d’uso gratuito l’utilizzo dell’edificio al

«Centro di Studi Alessandro Milano»,che si impegna a renderlo efficiente pernon meno di cento giorni all’anno, comeai tempi della sua fondazione.

La Scuola di Dolonne oggi ha una bi-blioteca di circa ventimila volumi, unacollezione di video riguardanti la Storia,una sezione di documenti, ivi compresiquelli della Scuola stessa. Gli studentiche la frequentano sono affiancati da

docenti e adulti per lo studio; durante le vacanze laScuola è aperta anche ai giovani turisti. Dolonnecontinua a ospitare, in collaborazione con la Biblio-teca comunale, conferenze ed eventi diffusi anchecon articoli e resoconti. Infine, in una pagina Face-book, aggiorna gli eventi che coinvolgono la vitadella comunità, realizzando tantissimi contatti...

Molte scuole rurali oggi sono musei o luoghi diritrovo; non risulta che ci sia un’altra ex-scuola ru-rale ancora operativa come centro educativo.

La scuola di Dolonne

foto Archivio Scuola di Dolonne

Non solo alle valli valdesierano attive le scuolette diquartiere nelle borgate dimontagna. In Valle d’Aosta eanche nell’Alta Savoia, di làdalle Alpi, esistono espe-rienze analoghe. Ecco il caso,singolare, della lunga vita diuna scuola sorta per volontàdegli abitanti di una borgatadi Courmayeur, alta Valled’Aosta.

Paola Schellenbaum

Molti di noi sono stati positivamente colpitidalla decisione di attribuire il PremioNobel per la pace 2014 a Malala Yousaf-zai, la ragazza pakistana che si è opposta

al fondamentalismo religioso dei talebani nel suopaese, il Pakistan, e da allora si batte per il dirittoall’istruzione dei bambini e delle bambine in tuttoil mondo, e a Kailash Satyarti, un indiano, che daancora più anni è impegnato nello stesso campo:

un premio che hanno rice-vuto insieme nella consa-pevolezza di condividerlocon i milioni di bambini di-menticati e senza voce chesperano nella pace e nel-l’istruzione, in un futuroche porti maggiore unità efraternità tra le nazioni.

L’istruzione è, ancora og -gi, infatti, l’unico antidotoal fanatismo e alla povertàe non è un caso che nelmondo valdese già alla finedel XVI secolo avesse co-minciato a costruirsi un si-

stema scolastico per la formazione primaria. A chiconsulti l’Archivio e la Biblioteca valdese (www.fon-dazionevaldese.org) risultano numerose le traccestoriche che raccontano di scuole e scuolette che,in epoca più recente, a partire dalla prima metàdell’Ottocento, furono costruite nelle borgate dimontagna e nei capoluoghi. Abbandonato il trattoitinerante dei maestri, su impulso del colonnello

Beckwith si cercò di fornire una preparazione agliinsegnanti – che spesso, come gli aspiranti pastori,venivano mandati in Svizzera per la loro forma-zione – ma soprattutto si tentò di portare l’istru-zione a tutti e a tutte. Già dal secolo precedente, lescuole valdesi erano sostenute da aiuti stranieri, inparticolare dal «Comitato vallone», costituito nel

1735, a cui si doveva rife-rire, tramite una fitta cor-rispondenza, circa l’attivitàscolastica e le spese soste-nute per la sua conduzione.

Gli studi degli storici edegli antropologi ci diconoche tra le popolazioni al-pine vi era un tasso di alfa-betizzazione più elevato ri-spetto alla pianura, seppurcon differenze tra cattolicie protestanti. La lotta al-l’analfabetismo, allora co -me oggi, dipende da diversifattori: la motivazione reli-giosa e gli aspetti socio-

economici, ma anche il ruolo dello Stato e fattoriambientali, in relazione ai processi migratori, tran-sfrontalieri o a lungo raggio, che si estendevano atutto il Mediterraneo. Nelle valli valdesi i movimentimigratori erano accompagnati da un’alta scolariz-zazione e conoscenza delle lingue straniere, un pa-trimonio di memoria che vale la pena valorizzaree riscoprire continuamente.

Il primato dell’istruzione nel mondo valdese con-sentì – all’indomani dell’emancipazione del 1848,quando furono concessi i diritti civili tra cui l’accesso

alle università – di rafforzare il tasso di alfabetiz-zazione nelle valli valdesi migliorando anche la con-

dizione dei maestri e laqualità dell’insegnamento,cercando di adeguare il si-stema scolastico alle mu-tate esigenze della popola-zione. Nel 1850 a Pinerolo,insieme all’apertura di unnuovo locale di culto, ven-gono promosse una scuolaelementare, una scuolad’istruzione superiore perragazze, frequentata dacattoliche e protestanti, euna borsa dei poveri. È ti-pico del «Risveglio» otto-centesco e delle societàd’evangelizzazione pro-

muovere l’istruzione: la diffusione della Bibbia (e dialtri opuscoli a carattere religioso) sarà accompa-gnata dall’apertura di scuole anche nella diaspora,dove i valdesi incontrarono altri evangelici.

Sull’«Echo des Vallées vaudoises», il nostro gior-nale allora scritto e stampato in francese, vi è tracciadi un dibattito sull’istruzione che affronta temi ri-tenuti importanti ancora oggi: l’efficacia del processoeducativo, la partecipazione e la cooperazione attivadelle famiglie, la qualità dell’insegnamento e la va-lutazione. Dal 1870 lo sguardo si allarga al bisognod’istruzione nell’intera Penisola, dove vengono man-dati maestri e maestre, in un crescente impegno ci-vile che sfocerà nelle più recenti battaglie sulla laicitàe sul pluralismo.

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Un antidoto contro ogni fanatismo

DOSSIER/SCUOLA L’istruzione caratterizza da sempre la vitadelle minoranze: è una pratica che guarda al futuro e permette di incontrare chi è diverso o diversa con un occhio più libero

La scuola del Serre di Angrorna - foto David Peyrot - Archivio fotografico valdese/Ccv

Dal 1979 l’Unione dellechiese metodiste e valdesi inItalia riunisce valdesi e meto-disti, in un Patto d’integra-zione. Le chiese metodistesono una famiglia di chiese diorigine inglese, nata nel XVIIIsec. da un movimento di ri-sveglio all’interno dellaChiesa anglicana. Presenti inItalia dagli anni 70 dell’800,hanno come tratto caratteri-stico quello di affiancare allapredicazione l’azione socialee l’istruzione, atteggiamentoche portò all’apertura discuole in molte località doveesse erano assenti da partestatale.

Il 17 febbraio del 1848 ve-dono la luce le Lettere Pa-tenti con le quali il re CarloAlberto concede i diritti civilie politici ai cittadini di reli-gione valdese, che erano pre-senti nelle valli del Pinero-lese. Non si tratta di «libertàreligiosa», ma ai valdesi ve-niva finalmente concesso dipoter frequentare scuole euniversità del Regno. Inbreve essi si sentirono auto-rizzati a portare il messaggioevangelico anche al di là delPinerolese, aprendo locali diculto e scuole, a Torino e viavia nelle altre importanticittà italiane.

Colonnello e poi generale bri-tannico, Charles Beckwith(1789-1862) è stato un bene-fattore dei valdesi. Dopoaver perso una gamba nellabattaglia di Waterloo (1815),fu messo a riposo, e nel 1827si recò nelle valli valdesi,dove si stabilì definitiva-mente nel 1850. A lui si devela promozione di moltissimescuole nelle borgate mon-tane delle valli valdesi, chegià in parte esistevano, ma acui Beckwith diede un nuovo,forte impulso, che permise diridurre progressivamentel’analfabetismo in anticipo sualtre zone del Piemonte.

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DOSSIER/SCUOLA È giusto denunciare le carenze e inefficienzenei servizi garantiti per legge: ma si può dare un bel segnalecontribuendo al funzionamento delle strutture educative

Genitoriche non stanno a guardare

Il tempio e la scuola: un albero di Natale in Sicilia

Samuele Revel

La scuola è nostra, nel senso che è un patri-monio di tutti. Un patrimonio che spessoversa in condizioni degradate: la colpa nonè di nessuno, se non dei Comuni che non

hanno più soldi oltre alla normale amministrazione(idem le scuole stesse). Ma i cittadini non stanno aguardare. Vi raccontiamo di due «episodi» degli ul-timi anni che sono accaduti sul nostro territorio.

Partiamo da Prarostino. «La scuola primaria erain condizioni davvero precarie, dovevano essere ef-fettuati alcuni lavori indispensabili di tinteggiaturadelle aule e di pulizia. Il Comune non aveva i fondinecessari per coprire i costi di materiale e mano-dopera. Allora ho pensato, da consigliera comunalecon delega alla scuola e da mamma, di far ricorsoal volontariato chiedendo ai genitori degli alunni»,ci racconta Luisa Bertalot. E come è andata? «Al dilà delle aspettative! Un sabato di fine agosto ci siamoritrovati in oltre 30 persone con scale, rulli e pen-nelli. Dopo un primo momento di disorientamentosiamo partiti e nel tardo pomeriggio, dopo un velocepasto, tutte e cinque le aule erano tinteggiate. Men-

Dalle valli valdesi alla chiesa val-dese di Grotte, 15 km. da Agri-

gento! Succedeva per iniziativadella chiesa e della Scuola evange-lica, che le era affiancata, come inmolte località negli anni dell’evan-gelizzazione e della diaspora. Lo haricordato il pastore Klaus Lange-neck a Torre Pellice, nel culto di do-menica 21 dicembre, dedicato allastoria dell’«albero di Natale». Lachiesa di Grotte – ha detto il past.Langeneck, che l’ha servita neglianni ’90 – si era costituita nel 1897

e contò fino a 170 persone, in pre-valenza minatori di zolfo con leloro famiglie, per poi declinare conla chiusura delle miniere stesse allafine della Prima Guerra mondiale.La chiesa valdese aveva il propriotempio, con la casa pastorale e laScuola, nella piazza del municipio,e nella direzione delle miniere viera un ingegnere svizzero o tede-sco, ovviamente in contatto con lechiese del proprio paese. Questicontatti – ha proseguito Lange-neck – allargavano l’orizzonte an-

che degli insegnanti della scuola,che già incontravano i colleghievangelici di altre realtà italiane:ne derivava un’apertura alle meto-dologie pedagogiche più moderne,non riscontrabile, all’epoca, in altriambienti scolastici.Dai contatti con l’Europa Centro-settentrionale venne probabil-mente anche l’idea dell’«albero diNatale»: in Sicilia non vi sonoabeti, perciò possiamo immaginareche il sapin per la «Festa dell’Al-bero» arrivasse a Grotte o dalle

valli valdesi o da altri paesi euro-pei, magari via nave da Genova. La«Festa dell’Albero» per i membri dichiesa e i ragazzi della Scuola eraun’occasione tanto importante chealcuni anni fu necessario «repli-carla» in più serate: intorno allachiesa si era formata anche un’or-chestra che contribuiva al pro-gramma musicale, come risultadalla foto pubblicata nel III vol., afirma di Valdo Vinay, della Storiadei valdesi (Claudiana, 1980).[A.C.]

Prarostino – foto Valeria Parisatre i nostri figli e le nostre figlie giocavano in cor-tile...». Il Comune ha coperto le spese del materialecosì come alcuni anni fa aveva fatto quello di TorrePellice, per un’iniziativa analoga. I cittadini quindidiventano protagonisti, così come lo sono nell’«As-sociazione genitori val Pellice».

Nata ufficialmente nel 2012, ma già attiva qualchemese prima, l’associazione si occupa di offrire queiservizi che scuola e Comune non riescono più a ga-rantire. «Lo spunto – ci spiega Tullio Parise, presi-dente dell’associazione – è arrivato da un problemadi comunicazione fra genitori e scuola. In ballo c’erail rischio di perdere i servizi di pre e post-scuola. Aquel punto alcuni genitori hanno deciso di organiz-zarsi e i risultati ottenuti ci hanno spinto ad andareavanti e a strutturarci come associazione vera e pro-pria anche per avere più “peso” nei vari ambiti incui si parla di scuola».

La posizione dell’associazione non si pone in an-titesi con la scuola né le «fa concorrenza»: sempli-cemente copre quelle attività importanti (disabili,etc.) che vengono sempre più penalizzate. «Siamocirca 120 soci, non tutti ugualmente attivi, – con-

tinua Parise – e lavoriamo sul territorio della valPellice con i suoi nove Comuni e i tre istituti com-prensivi. I rapporti sono molto buoni sia con l’entepubblico sia con la scuola. Il nostro lavoro è rico-nosciuto ed è chiaro che la nostra posizione è unpungolo per avere una scuola che sappia offrire unservizio completo e funzionante. Il nostro è ancheun esempio di democrazia partecipata, con l’obiet-tivo di avere un tavolo sull’istruzione a livello divalle tutta». Le attività svolte in questi anni sonodavvero molte e ci si chiede come facciano a trovareil tempo i vari genitori... una passeggiata di sensi-bilizzazione, corsi di formazione, Festa dell’infanzia(con i Comuni di Luserna San Giovanni e Torre Pel-lice che fra l’altro gestiscono l’Asilo nido interco-munale), patrocinio al corso «Futura-mente», lastretta collaborazione con il gruppo genitori Dsa(disturbi specifici dell’apprendimento) e con l’As-sociazione Genitori adottivi.

Questi due segni sono anche l’invito a re-interes-sarsi alla «cosa pubblica» che ha molti volti, nonsolo la vita amministrativa del Comune ma anchealtri piccoli grandi momenti, in cui tutti possiamodire la nostra e fare qualcosa.

A Torre Pellice si terrà unconsiglio aperto perdecidere sull’acquapubblica. La decisione è stata presa dallaGiunta che in seguito al consiglio comunaleaperto deciderà comedeliberare in merito allatrasformazione di SmaTin società consortile di diritto pubblico

TERRITORIODopo la decisione presa dal Consiglio comunale di Pinerolo in ottobre, altri Enti stanno esaminando ilpossibile futuro della società che gestisce l’erogazione nel territorio corrispondente alla Provincia di

Torino. Anche «Pendolaria» (Legambiente) segnala i disservizi ferroviari in Piemonte

Diego Meggiolaro

Il Consiglio comunale di Pinerolo a fineottobre ha votato a larga maggioranzaper la trasformazione di SmaT, che ge-stisce il servizio idrico in provincia di

Torino, da spa a Società consortile di dirittopubblico. In quella occasione avevamo sol-lecitato altri Comuni del territorio a discu-terne nei relativi consigli. Due mesi dopo,l’unica notizia che si ha è che Torre Pellicepresto discuterà l’argomento.

Nel mese di gennaio – ma non è stato an-cora deciso il giorno preciso – a Torre Pellicesi terrà un Consiglio comunale aperto, alquale tutti potranno partecipare. Sarà unaserata informativa che vuole permettere allapopolazione di farsi un’idea sull’argomento

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In assemblea per discutere dell’acqua

Le linee ferroviarie del Piemonte tra le peggiori d’Italia

della gestione pubblica del servizio idrico.«Abbiamo deciso di invitare un esponentedel Comitato acqua pubblica torinese, cheha sostenuto i referendum del 2011 sull’ac-qua e si sta battendo per la loro applicazione,e un dirigente di SmaT, in modo da avere unconfronto vero e pubblico, aperto ai cittadiniche così potranno valutare le posizioni diuna e dell’altra parte, i pro e i contro di cia-scuna proposta, e farsi un’idea il più possibilecompleta», spiega l’assessora alla CulturaMaurizia Allisio.

Dopodiché, continua Allisio, «daremo iltempo anche a tutti i consiglieri di rifletteree farsi un’opinione al riguardo. Non tutti iconsiglieri, così come i cittadini, hanno benele idee chiare su come lavora SmaT o su

come lavorerà una società consortile che lapotrebbe sostituire. In questo modo po-tremo discutere, dibattere e deliberare concognizione di causa nel successivo Consigliocomunale in cui anche il comune di TorrePellice si esprimerà in merito. Non sarà unadecisione imposta dal sindaco o dalla mag-gioranza, ma daremo libertà di scelta ai con-siglieri, magari con una linea di maggioranzaa cui ognuno potrà attenersi o meno».

Il Comune di Torre Pellice prevede nel suostatuto la possibilità di avere forme di par-tecipazione allargata: «Ci piaceva iniziarel’anno proprio con un Consiglio comunaleaperto, a maggior ragione su un tema cosìimportante come quello dell’acqua e dellasua gestione», conclude l’assessora.

Diego Meggiolaro

Il Piemonte, con le sue 14 linee ferrovia-rie tagliate dalla Giunta regionale Cotae ancora non ripristinate, è entrato nellanon onorevole classifica delle 10 peg-

giori linee ferroviarie d’Italia stilate ognianno da Legambiente. Nel rapporto Pendo-laria 2014, l’associazione ambientalista ana-lizza, come ogni anno, la situazione dei pen-dolari italiani e soprattutto le modalità concui sono costretti a spostarsi e viaggiare, perstudiare o lavorare.

I dati quest’anno sono ancora peggiori, sepossibile, rispetto agli anni scorsi. «Per laprima volta il numero di pendolari italianinon aumenta ma al contrario diminuisce –spiega Fabio Dovana, responsabile Legam-biente Piemonte –. Questo sicuramente perlo stato disastroso del trasporto pubblico,su ferro o gomma che sia, italiano».

La classifica mette in evidenza le situa-zioni più gravi del trasporto ferroviario pen-dolare in Italia per i tre milioni di italiani cheogni hanno lo utilizzano. Sempre menotreni, con carrozze vecchie e sovraffollate,o in ritardo o soppressi all’ultimo minuto.Questo è il risultato dei tagli sistematici nelservizio ferroviario regionale che, dal 2010a oggi, sono stati del 7,5% in Piemonte, men-tre inspiegabilmente le tariffe aumentano:+47,5% in cinque anni, dato in assoluto piùalto d’Italia.

Recita il rapporto Pendolaria 2014: «Gliultimi anni sono stati davvero terribili perchi si muove in treno, rispetto al 2009 le ri-

sorse da parte dello Stato per il trasportopubblico su ferro e su gomma sono dimi-nuite del 25% e le Regioni, a cui sono statetrasferite nel 2001 le competenze sui trenipendolari, in larga parte dei casi non hannoinvestito né in termini di risorse né di atten-zioni per recuperare la situazione. Comples-sivamente dal 2010 a oggi, a seguito dei taglisui trasferimenti da parte del Governo, sipossono stimare tagli pari al 6,5% nel servi-zio ferroviario regionale, con differenze trale diverse Regioni ma dentro un quadro incui diventa ogni giorno più difficile salire su

Totaledei tagliai servizi

%Regioni

Totaledegli aumentidelle tariffe

%Abruzzo –21 +25,4Basilicata –11Pr. Bolzano –2,2Calabria –16,3 +20Campania –19 +23,75Emilia -Romagna –5,4 +16,1Friuli Venezia Giulia +14,9Lazio –3,7 +15Liguria –9,8 +41,24Lombardia +24,1Marche –5Molise +9Piemonte –7,5 +47,3Puglia –15 +11,3Sicilia –19Toscana –2,9 +21,8Pr. Trento –3,3Umbria –5,7 +25Veneto –3,35 +15

Tagli e aumenti tariffari, 2010-2014

fonte: Legambiente 2014

un treno. A rendere evidente la situazionesempre più complicata che vivono i pendo-lari sono i tagli realizzati nelle diverse partidel Paese, con la riduzione del numero ditreni lungo le linee, a cui si è accompagnatoin quasi tutte le Regioni italiane un aumentodelle tariffe».

Le 14 linee tagliate in Piemonte sono San-thià→Arona, Pinerolo→Torre Pellice, Cu-neo-Saluzzo→Savigliano, Cuneo→Mondovì,Ce va→Ormea, Asti→Castagnole→Alba, Ales -sandria→Castagnole→Alba, Asti→Casale-Mortara, Asti→Chivasso, Novi→Tortona,Alessandria→Ovada, Vercelli→Casale Mon-ferrato, Novara→Varallo Sesia e Sesto Ca-lende→Oleggio. Quest’ultima tratta fa partedella storica linea ferroviaria Luino→SestoCalende→Novara ed è stata soppressa senzaalcun preavviso. «A piedi» sono rimasti ipendolari (tra cui molti studenti) che nonhanno trovato alcun mezzo sostitutivo.

Oltretutto negli ultimi mesi la Pinerolo-Chivasso è una delle peggiori linee: quellache ha subito più ritardi e più cancellazioniin Piemonte, dai dati forniti dalla stessa Re-gione sul suo sito . «Per il futuro – concludeDovana – sarà determinante come la Re-gione Piemonte e l’assessorato ai Trasportidi Balocco prepareranno le nuove gare d’ap-palto per la gestione dei servizi ferroviari.Se saranno preparate bene e permetterannodi avere concorrenti a Trenitalia, anche pri-vati, che lavoreranno meglio, la situazionepotrebbe migliorare. Altrimenti avremmoancora perso tempo e risorse». [D.M.]

Le 10 linee peggiori d’Ita-lia sono: 1. RomaTermini→Ciam pi -no→Castelli Ro ma ni; 2. la Circumflegrea, 3. la Bergamo→Milano; 4. la Siracusa→Ragu -sa→Ge la;5. la Porto gru aro→Venezia; 6. la Catanzaro→Lido→Lamezia Terme;7. le 14 linee cancellatein Piemonte negli ultimitre anni;8. la Salerno→Potenza;9. la Campobasso→Isernia→Roma.10. la Cremona→Pia-cenza.

TERRITORIOSe possano esserci significativi ripensamenti rispetto al riordino della sanità regionale voluto dallaprecedente amministrazione, è forse presto per dirlo: certo le modalità sono diverse e avere aperto

un dialogo con i rappresentanti del territorio è un segnale da non lasciar cadere

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Leggero ottimismo, dopo l’incontro con l’asses-sore Saitta, si registra anche da parte di Ric-cardo Baral, presidente del Comitato per la di-fesa dell’ospedale valdese di Pomaretto.«Questa volta, a dispetto di altre – spiega – cisentiamo un po’ più ottimisti, quanto meno perciò che riguarda il presidio di Pomaretto. Alcunisegnali fanno bene sperare». Cerchiamo quindidi capire quali siano questi segnali. «Il fatto diaver aggiustato il macchinario per le radiografie,rotto da tempo, è il primo. Certo andrebbe sosti-tuito perché ormai tecnologicamente superato,ma intanto ora è di nuovo operativo. In secondoluogo sono state ascoltate le nostre segnalazionie c’è stato un intervento per sistemare unagrave infiltrazione d’acqua, mentre con la pas-sata amministrazione regionale nessuno si eramai fatto vivo».

Notizie positive, però, si possono vedere anchein ottica futura: «Si parla di passare da 18 postidi lungodegenza a 25 e da 12 in riabilitazionea20 – prosegue il presidente del Comitato –: ungrande cambiamento, con la speranza che essosia supportato da un adeguato aumento del per-sonale. Bisogna però considerare la situazione diPinerolo. Qui un Comitato non è ancora decollatononostante ci siano gravi problemi e nonostanteil rischio della chiusura del laboratorio analisi».Baral infine ci conferma che nonostante queste«aperture» «manterremo anche nei prossimimesi l’attenzione su ciò che succede al nostroospedale, con continue segnalazione di disser-vizi e mancanze».Alla luce di tutto questo viene da pensare chemanifestare, raccogliere decine di migliaia difirme, monitorare quanto avviene nei servizi enelle strutture, etc. non sia stato tempo spre-cato. [Samuele Revel]

L’assessore ascolta i sindaciDiego Meggiolaro

Che il vento sia cambiato lo si capisce dal primoimpatto: il 18 dicembre l’assessore alla SanitàAntonio Saitta ascolta i cittadini dei comitatiarrivati sotto il municipio di Pinerolo per par-

tecipare al suo incontro con i sindaci del Pinerolese.Gli assessori della Giunta regione Cota non solo nonera mai venuti a Pinerolo ma non avevano mai apertola porta ai comitati e ai rappresentanti del territorioper discutere insieme le priorità della sanità locale.

«Siamo qua per difendere la sanità sul territorio –dice ai microfoni di Radio Beckwith evangelicaAdriano Miglio, sindaco di Osasco – perché lo rite-niamo un principio vitale per tutti quanti. E poi cer-cheremo di difendere l’ospedale di Pinerolo. Anzi, nonsolo lo difenderemo ma cercheremo di fare in modoche Pinerolo torni com’era prima e che possa utilizzarea pieno le potenzialità che ha. Abbiamo personalequalificato e strutture utilizzate in percentuale bas-sissima. Torino ha 18 ospedali, Pinerolo soltanto uno,ma non può lavorare a mezzo servizio, deve lavorarea pieno regime». «Dalle ultime notizie e dal piano cheSaitta ci esporrà questa sera sembra che Pinerolo noncorra rischi, ma noi non allentiamo la guardia, ancheperché anche i tribunali a loro tempo non avrebberodovuto chiudere e sappiamo tutti com’è andata a fi-nire».

«A Saitta chiederemo tante cose – precisa EugenioButtiero, sindaco di Pinerolo –: innanzitutto di illu-strarci la sua nuova delibera, quali siano le prospettivedel sociosanitario e del territorio, insomma qual è ilsuo piano di riforma della Sanità piemontese. Ma comesindaci abbiamo già presentato un elenco di propostequalche giorno fa all’assessorato. La delibera sembraun po’ più confortante di quelle del passato, ma vo-gliamo verificare le proposte nel momento in cui ci

verranno illustrate e soprattutto quando verranno ap-plicate e trasformate in esigenze territoriali come ciaspettiamo. Ci faremo anche portavoce dei comitatipresenti stasera e non solo difenderemo l’ospedale diPinerolo, ma anche a quelli di Pomaretto e Torre Pel-lice».

E Saitta la sua riforma l’ha presentata. Una riformache si basa su quattro pilastri: la sostenibilità finan-ziaria, il controllo della spesa, la trasparenza sui conti,la razionalizzazione di alcuni servizi e il potenzia-mento di altri. «Nessun’altra Regione spende comenoi in Sanità – ha esordito –. Non possiamo più spen-dere più di quel che lo Stato ci dà. Non siamo più so-stenibili e dobbiamo spendere meglio quello che ab-biamo». Pinerolo non sarà toccato ma a Torino ilMauriziano diventa ospedale più importante, il SanLuigi viene declassato a Dea di I livello e il Martiniresta Dea di I livello. Tra Domodossola e Verbania ri-marrà soltanto un Dea di primo livello. Ogni Dea diprimo livello, proprio come Pinerolo, svolgerà anchefunzione di pronto soccorso per il proprio bacino diriferimento. Anche a Pinerolo Saitta ha riconfermatola chiusura dei punti nascita di Susa, Carmagnola,Tortona, Acqui Terme «sotto i 500 parti all’anno – haribadito l’assessore – diventa pericoloso per un ospe-dale tenere il punto nascite aperto».

Il consigliere Rostagno (Pd), uno dei pinerolesi inRegione (con Valetti, M5S), ha fatto una proposta aSaitta: un tavolo di sindaci con cui confrontarsi, au-mentare i posti letto a Torre Pellice e ripristinare lariabilitazione, e attivare a Torre Pellice e Pomarettoun centro di primo soccorso. «Quella di Rostagno èuna proposta interessante, da valutare, ma l’impres-sione è che l’assessorato l’abbia presa con qualche per-plessità», ha osservato Piero Rostagno del comitatoSalviamo l’Ospedale valdese di Torre Pellice.

Intervista di RBE al moderatore della Tavola valdeseBernardini sulpronunciamento del Tar sull’OspedaleValdese» di Torino

Pinerolo, 18 dicembre:l’assessore Saittaincontra i sindaci e i cittadini (video RBE)

Torino, 13 dicembre:manifestazione a sostegnodell’Ospedalevaldese (video RBE)

Pinerolo, dicembre 2012, manifestazione per gli ospedali - foto Riforma

l’Eco delle Valli Valdesi / pagina 11

TERRITORIO1532: in val d’Angrogna si riunisce per la prima volta un’assemblea sinodale che decide l’adesione deivaldesi alla Riforma e la loro strutturazione in Chiesa. Dopo vent’anni sorgono i primi locali di culto,

spogli ed essenziali: ciò che conta è riunirsi in assemblea al loro interno, nel nome di Dio

Marco Rostan

Nel Sinodo convocato a Chanforannel 1532 il movimento valdese de-cide di aderire alla Riforma prote-stante, ma passano oltre vent’anni

prima che sia costruito il primo «luogo co-perto» per il culto in Val d’Angrogna: è iltempio del Capoluogo (La Ruà d’la Guieiza,v. foto centrale). La gran parte della popo-lazione delle valli di Pragelato, San Martino,Luserna aderisce alle nuove idee e accorread ascoltare i predicatori che giungevano daGinevra. Spesso i parroci avevano abban-donato le loro sedi e così furono utilizzatedai valdesi le chiese cattoliche esistenti, eli-minando gli arredi legati alla messa (altare,madonne, crocifissi...). Nel 1555 la Dieta im-periale stabilisce che in tutti i paesi europeila religione obbligatoria dei sudditi dovràessere quella del sovrano su quel territorio,e di conseguenza anche in val d’Angrogna(dominio dei Savoia) viene ripristinato ilculto cattolico: i valdesi sono costretti a co-struire edifici per il loro.

bandona il latino, ma ci sono tutti gli ele-menti della tradizione cristiana: confessionedi peccato, preghiera, omelia, battesimo ecomunione.

Ciò che cambia è l’impostazione: nellamessa cattolica il popolo assiste all’evento

dell’eucarestia, l’assem-blea riformata si raccoglienell’ascolto e nella pre-ghiera (dove due o tresono riuniti nel mionome, dice Gesù, io sonoin mezzo a loro). Il predi-catore è soprattutto unbiblista, non ha più i pa-ramenti, ma una togacome si usava per i dot-tori in legge, l’eucarestia

non è il sacrificio compiuto dal sacerdotesull’altare (consacrazione dell’ostia che di-venta corpo di Cristo) ma si chiama SantaCena: in ricordo della Cena di Gesù con isuoi discepoli si condividono il pane e il vino.

I primitemplidopo laRiforma

Il primo tempio protestante in Italia fudunque realizzato nel 1555, al capoluogo diAngrogna, adattando e ingrandendo la pree-sistente cappella della Confraternita delSanto Spirito. Il tempio risultò subito troppopiccolo per ospitare i tanti che giungevano(a piedi) dalla pianura e dalla Val Perosa, ecosì si costruì il tempio delSerre. E poi quello del Cia-bas, ai confini con Lu-serna, dove risiedevano ilpriore e le autorità civili epertanto il culto riformatoera vietato, nonostante gliabitanti fossero quasi tuttivaldesi. Il nome Ciabas, di-spregiativo di ciabòt, luogodove i contadini tengonogli attrezzi, dà un’idea dellasemplicità di questi primi templi: quattromura spoglie e un tetto di paglia. Si legge laBibbia nella traduzione in francese che i val-desi avevano fatto redigere da Olivetano, cu-gino di Calvino (stampata nel 1535), si ab-

Il tempio del Ciabas - disegno di M. Rostan Il tempio del Serre di Angrogna - disegno di M. Rostan

La foto qui a fianco è tratta da: G. Tourn, I templi delle vallivaldesi, Claudiana, 2011.

Una speranza per le strutture olimpiche

l’Eco delle Valli Valdesi / pagina 12

SOCIETÀMentre la candidatura di Roma olimpica mette qualche brivido, il governo dà il via libera all’utilizzodegli ultimi fondi residui dei Giochi di Torino 2006: il problema è che per alcuni degli impianti sportiviallora realizzati non è possibile prevedere nessun utilizzo di tipo agonistico, e allora che ne facciamo?

I n Internet, sul più conosciuto eutilizzato (abusato?) social net-

work esistono molti gruppi così denominati: «Seidi un determinato paese se…». Lo scopo princi-pale è socializzare vecchie fotografie del villaggionatìo. Rispondendo a suggestioni altrui, i membridel gruppo virtuale si lasciano andare a com-menti nostalgici sui tempi andati, rimembrandoquanto fosse armonioso passeggiare in un pratofiorito oggi distesa di brutte villette a schiera,quanto fosse buono il ginger bevuto in quel bar,quanto fossero onesti i nostri avi, raffinati nei co-stumi e grandi lavoratori. Nulla di male. Efficacipalliativi, i ricordi ci allontanano da una realtàche non ci soddisfa: ritornare all’infanzia,quando le mele erano gustose e la comunità piùunita, ci fa stare meglio. Nostalgia a parte, spessoqueste fotografie su Facebook sono pure belle,qualche volta documentano schifezze architettoni-che ed estetiche, invitandoci a vigilare, come citta-dini, su tristi operazioni edilizie, avallate o menodalle nostre amministrazioni locali.

Dal gruppo «Sei di Torre Pellice se…» è natal’idea di ripristinare la sirena che cinque lustri orsono (anno più, anno meno) segnalava il mez-zodì. La sirena, si dice, era un suono simpatico,che caratterizzava positivamente l’abitato torrese.Parte una raccolta di firme, il Sindaco dichiara dinon opporsi, a patto che la nuova sirena non rap-presenti un costo per le casse del Comune. Ironiadella sorte, nel frattempo Torre Pellice annunciache non può più permettersi di pagare l’ufficio dipromozione turistica. Il rischio è che la sirena rin-novata sia suonata a morto, celebrando la fine diun ufficio tradizionalmente vocato a favorire l’af-flusso dei turisti e il benessere degli autoctoni.

Ci auguriamo che il 2015 porti con sé idee,energie e risorse utili a reinventare non solo vir-tualmente i nostri territori, fra suoni e canti di si-rene vecchie e nuove.

ALTRESTORIE

SireneMassimo Gnone*

ALTRESTORIEQuelle che non avete mai sentito raccontare

*Massimo Gnoneresponsabile Servizio richiedenti asilo e rifugiatie volontariato internazionale – Diaconia valdese

Samuele Revel

Gennaio 2006, 9 anni fa, Torino e le sue vallisi preparavano al grande evento delle Olim-piadi invernali, superavano per importanzai Mondiali di calcio del 1990, ospitati in

parte anche a Torino. Grandi eventi di sport significaanche grandi investimenti in ambito infrastrutturale.Il «Delle Alpi» di Torino è un chiaro esempio di stadiche non funzionano. Costi elevati, visibilità scarsae vita breve: inaugurato nel 1990, è stato chiuso nel2006 e poi demolito. Gli impianti olimpici rischiano,in parte di fare la stessa, brutta, fine, con alcune felicieccezioni.

La pista di bob, slittino e skeleton di Cesana-Pariolè ormai svuotata oltre che del suo valore,non essendosi più disputate gare, anchedelle 50 tonnellate di ammoniaca che ser-vivano per refrigerare la pista e ghiacciarla.Stadio del biathlon, sempre in zona, abban-donato. Cerca di sopravvivere l’impianto disalto di Pragelato mentre la situazione dellepiste per l’hockey e il pattinaggio è diversa.Torino ha abbandonato fin da subito l’Ovaldel Lingotto (pattinaggio di velocità, poiconvertito a spazio espositivo) e il PalaIsozaki (con-certi). Funzionano, bene, il PalaVela (a fine dicembreè anche arrivato per un gran galà del ghiaccio lastella Plushenko) e il Tazzoli.

Nei nostri territori Pinerolo è passata dal curlingall’hockey e al pattinaggio (ma le pietre scorrono

ancora in una struttura più piccola a fianco del pa-lazzo) e Torre Pellice si è dedicata esclusivamenteall’hockey, con una squadra in serie A. Ma questigrandi palazzi del ghiaccio, costruiti in fretta e furiaper arrivare in tempo per i Giochi hanno fin da su-bito evidenziato due gravi problemi: il primo strut-turale e il secondo di gestione. Falle, difetti, opereaccessorie incompiute, collegati a costi di gestioneelevatissimi, hanno fatto sì che gli impianti rischias-sero di chiudere.

Per far fronte a questo grave problema si è pensatodi utilizzare il «tesoretto olimpico», e cioè quei 130milioni di euro risparmiati dalle opere olimpiche(spesi 1200 pubblici e 500 da finanziatori privati)

per intervenire nei punti più critici. Nella primavera scorsa a Pinerolo veniva

presentato da parte della Fondazione «20marzo 2006», meglio conosciuta come Top(Torino Olympic Park), il programma delleopere da realizzarsi per un importo totaledi 5,5 milioni di euro per le strutture di Torree Pinerolo. Pannelli fotovoltaici, sostituzionedei compressori frigoriferi e, per Torre Pel-lice, l’ultimazione dei lavori non conclusi

per le Olimpiadi (foresteria etc). Con l’approvazionedel decreto Milleproroghe di pochi giorni fa, di fattoil Governo ha deciso il mantenimento in vita del-l’Agenzia liquidatrice. Quindi la speranza che le strut-ture olimpiche non facciano la fine del «Delle Alpi»è viva. Almeno per alcuni anni.

Manca la neve, ma l’hockey su ghiacciotiene banco: si gioca a Torre Pellice (serie A e giovanili), si fa molto lavorogiovanile a Pinerolo. Ma le altre struttureche furono«olimpiche»?

SOCIETÀQuando la Fiat non era solo lavoro ma era anche l’opportunità di incontrarsi per italiani di regioni eprovenienze diversissime: un segugio «proposto» al nonno, e ora un nipote porta sui monti delle Alpi

Cozie il cane che dalla Cirenaica arrivò in Sicilia. E la complicità continua...

Ary, il cirnecodall’Etna alle ValliSamuele Revel

La traversata dello stretto di Sicilia, oggi tri-stemente nota, l’hanno fatta i suoi avi, pro-babilmente fenici, qualche centinaio dianni fa. Lei per arrivare in val Pellice ha

preso l’aereo. Non parliamo di migranti ma di uncane, Ary, una femmina di Cirneco dell’Etna.Cane probabilmente proveniente dalla Cirenaica,molto simile a quello detto «dei Faraoni», appar-tenente alla famiglia dei cani primitivi, con ca-ratteristiche simili a un levriero, ma di media ta-glia. La sua caratteristica è di aver mantenuto neisecoli la sua purezza genetica.

La passione di Michael Martina ha portato Aryfra le montagne piemontesi. «Mio nonno lavoravain Fiat, dove conobbe un collega siciliano». Duemondi lontani, quello delle montagne di Luser-netta, in val Pellice, e quello delle terre siciliane,da cui partirono in molti con «direzione Fiat», siincontrano su una passione comune. «Parlandodi caccia, il collega gli disse che gli avrebbe portatoun cane siciliano ottimo per la caccia alla lepre,al ritorno dalle vacanze estive. Mio nonno nonpotè accettare perché aveva già due cani da cacciae non poteva permettersene un altro».

L’interesse si era solo sopito per alcuni decennima le parole del nonno Valerio hanno semprestuzzicato il nipote. La moglie Gabriella quindi,

«stufa» di sentirsi raccontare le meraviglie di que-sto cane, decide di trovarne uno e regalarlo almarito. Primi contatti con allevatori in Sicilia epoi il viaggio in aereo. «L’aereo l’ha preso primalei di me – ci confida sorridendo Michael –, e unavolta qui si è subito ambientata. Pioggia, neve,fango, montagna, torrenti... non si tira mai indie-tro. La sua caratteristica è di essere molto mu-scolosa e resistente: caratteristiche derivate dallavita dura sul territorio siciliano, povero di acquae cibo. Il cirneco veniva impiegato per la cacciasu terreni lavici, quindi qui si è trovato bene.L’estate scorsa non ha avuto problemi a salire incima a una vetta di oltre 3000 metri».

Un cane, il cirneco, che difficilmente vedrete daqueste parti. «In un raduno informale dei cirnechi“piemontesi” eravamo in una ventina e ogni annole nascite a livello nazionale sono circa 100-150.È però molto apprezzato e conosciuto nel nordEuropa e negli Stati Uniti». Quando Michaelporta a spasso Ary, attira la curiosità di molti pas-santi, e allo stesso modo nelle mostre canine glivengono spesso riconosciuti dei premi: soprat-tutto i giudici non si aspettano di vedere questotipo di cane e al padrone chiedono spesso se siasiciliano lui o se abbia parenti sull’isola. Invecequella di Michael è solo passione per un cane cheè diventato di compagnia nonostante la sua in-disciplina... e gli arredi in casa ne sanno qualcosa!

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foto M. Martina

I suoi occhi verdi sono scintille. La bancarellaespone gioielli vitrei di grande fattura.È alto Josean, ha mani da artigiano: «mani per

l’arte». Dall’accento lo faccio spagnolo, non sba-glio. È nato a Bilbao, nei Paesi Baschi. Sono cu-riosa e lui si racconta. «Soffio il vetro e il vetro siforma... Ogni volta diverso, riesce sempre a sfug-gire al mio controllo quel tanto che basta a stu-pirmi».

Voleva imparare l’inglese, licenziarsi dalla fab-brica e scoprire altre strade, trovarne una sua. AEdimburgo rimane impressionato dalla periziadei mastri vetrai nella delicata arte del vetro-gri-saille. Completamente rapito, si iscrive al corsopreparatorio. Il vetro, con le sue delicate traspa-renze e la sua duttilità, resistente e fragile al con-tempo, aveva trovato in quel giovane un testi-mone appassionato. La Scuola d’Arte gli permettedi avvicinarsi alla delicata tecnica del «soffio».

«Soffiare è quanto di più misterioso esista. Lamateria liquida, brillante freme al calore, sembratremare; le pinze nere di fuliggine, il vetro pulito elimpido». Un paradosso diffuso nel mondo arti-giano, sempre meno conosciuto. Quasi astratto perchi non sa come nascono gli oggetti. Ma Joseanvuole Venezia, soprattutto Murano. Sarà il grandemaestro Davide Salvadore a prenderlo in bottega.Tre anni intensi tra le calli e i colori accesi dellecase specchiate nei canali.

Parte per Torino, dove trova l’amore e una fortesomiglianza con la sua Bilbao. Continua a «sof-fiare». Realizza monili, bicchieri, vasi, oggetti rarie raffinati. È un sognatore, un artigiano bril-lante. Vuole portarla qui, da noi, la Murano che loha ispirato e forgiato come fosse egli stesso pastaincandescente a prender forma.

Ce la farà, ne sono certa. Ha il nome vastodell’Oceano! Sarebbe l’unico esecutore di questofascinoso mestiere.

Potrebbe insegnarci la bellezza di quel mondocolorato e sensibile. Potrebbe soffiare sul grigio deipalazzi la sua arte eclettica.

Josean sorride e si illumina come i suoi vetri«vivi».

MIRALH/SPECCHIO

L’arte del soffioValeria Tron*

MIRALH/SPECCHIOIn lingua occitana «specchio» si dice «miralh».

*Valeria TronArtigiana e cantautrice della val Germanasca

Diego Meggiolaro e Matteo Scali

Èuna testimonianza diretta dall’isola di Haiti cheancora oggi prova a venir fuori dalla tragediadel terremoto che la colpì cinque anni fa. Maè anche l’esempio di come giornalismo, etica e

attivismo possono convivere. Gotson Pierre ancheper questo è stato premiato nel 2014 da Reporterssans frontières come «eroe dell’informazione» per ilsuo impegno in difesa dei diritti del popolo haitiano.Era a Torre Pellice lo scorso 6 dicembre e per un in-contro organizzato dalla libreria Claudiana in colla-borazione con il Cisv, organizzazione non governa-tiva torinese, che si è trasformato in un’occasioneper capire i contorni del suo pensiero.

Gotson Pierre è giornalista ad Haiti da oltre 30anni. «Molti non capiscono – racconta – come sipossa passare tutto questo tempo a fare un mestiereche non rende ricchi e che è allo stesso tempo peri-coloso». Il giornalismo a Haiti è per lui qualcosa cheva oltre il riportare notizie. «Concepisco il mestieredel giornalista prima di tutto come un servizio. L’in-formazione non è un bene privato ma soprattuttoun servizio pubblico, che richiede impegno, sensodell’onestà e coraggio».

Con i suoi collaboratori ha raccontato ilterremoto di Haiti con l’ausilio di pocheapparecchiature. «Il mio ufficio era il miocomputer portatile e lo stesso era per imiei colleghi. Andavamo sul terreno fa-cendo riunioni di redazione al telefono.Producevamo i contenuti a casa nostra eli condividevamo online». I media nonsono stati per Gotson Pierre solo deimezzi di informazione ma anche di co-municazione tra le persone utili a diffondere appellie permettere alle informazioni di circolare in un con-testo difficile; utili a raccontare quel che è accadutodopo il terremoto.

«Si può dire – racconta il reporter – che ci sia statauna grande solidarietà mondiale ma che l’utilizzo ela gestione dei fondi non ha corrisposto ai bisognidegli haitiani e a risollevare Haiti». Passata l’emer-genza la ricostruzione non è mai veramente partitao si è arenata ben presto. A quattro anni da un sismache ufficialmente ha avuto un bilancio di circa«300.000 morti, altrettanti feriti e circa 1,5 milioni disfollati, le statistiche dicono che ancora oggi 100.000persone vivono nei campi per terremotati. Una buonaparte di questo 1.400.000 persone che sarebbe tornatoa casa, si trova oggi nelle bidonville. Si tratta di unadeduzione basata sul fatto che il programma del Go-verno non ha ricostruito più di 3500 case e molte diesse non sono abitate perché la gente le considera“gabbie per piccioni”. Inoltre sono state costruite inzone isolate, senza rapporto con la vita sociale dellaregione: non ci sono mercati, posti di lavoro, i legamisociali sono troncati e la gente cerca di non andarci».

In totale, racconta Gotson Pierre, su 250.000 casedistrutte dal terremoto sono circa 30.000 quelle ri-costruite, in buona parte grazie all’intervento di pri-vati, organizzazioni religiose o organizzazioni nongovernative. «Nei quartieri più poveri sono stati tolti

solo i detriti» ma non c’è stata una rico-struzione, aggiunge il giornalista che poisnocciola il dato più amaro che riguardaPort-au-Prince. «Per quanto riguarda gliedifici pubblici in questi quattro anni nes-sun fabbricato è stato riparato o rico-struito. Il Palazzo presidenziale funzionain prefabbricati, la stessa cosa per il Parla-mento».

La ricostruzione, insomma, avanzalenta, troppo lenta e per Haiti sta per iniziare, il 12gennaio, il quinto anno dal sisma. Con troppe feriteaperte che neanche un buon giornalismo – comu-nitario e indipendente – può, da solo, lenire.

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CULTURA Il mestiere di informare l’opinione pubblica non haancora perso il proprio fascino: c’è chi, come Gotson Pierre,racconta la realtà della sua terra e ce ne trasmette l’insegnamento

Haiti, etica e giornalismo

WACCGotson Pierre è anchemembro della World Asso-ciation for christian Com-munication, organizza-zione internazionale chepromuove l’informazionecristiana e riunisce giorna-listi e comunicatori dellevarie Chiese nel mondo.

Nel 1844 Torre Pellice era un pic-colo borgo. Il re Carlo Alberto

aveva presenziato all’inaugurazione della Mis-sione Mauriziana e la popolazione, senza di-stinzione tra cattolici e valdesi, ne era statacommossa. Perciò il Consiglio comunale pensòdi erigere un monumento «ad immortal me-moria della faustissima venuta in questo luogodi Torre, del venerato Monarca». I consiglieri,per non sprecare i denari dei cittadini, riten-nero di far «erigere, presso la nuova Chiesa econvitto, un zampillo d’acqua».

Per una popolazione che si approvvigionavadell’acqua potabile a mezzo di pozzi o percor-rendo tragitti anche lunghi per raggiungere unasorgente, un «zampillo d’acqua» rappresentavadunque un autentico regalo. Si poteva pensareche ogni volta che un cittadino si dissetasse aquella fontana o vi attingesse acqua, fosse por-tato a sentimenti di riconoscenza verso il re everso i consiglieri che avevano deciso di ricor-dare in quel modo la visita del sovrano.

Ma il re «a nuovo contrassegno della sua Re-gale benevolenza per l’insigne borgo di Torre,ha determinato che a vece del monumento divi-sato dalla prefata Comunale Amministrazione,uno ne sarà per comando della Maestà Sua in-nalzato ad uso esclusivo di vantaggio ed orna-mento del borgo... un edificio in pietra ornatodi colonne e sormontato da una guglia: ed ac-compagnato da una vasca in cui sgorgheràl’acqua a comodo della popolazione».

Il Re Carlo Alberto al popolo che l’accoglievacon tanto affetto – 1845, scrisse il Comune.

ABITARE I SECOLI

Un «zampillo d’acqua»Bruno Bellion*

ABITARE I SECOLIPagine di storia nelle valli valdesi e nel Pinerolese

*Bruno BellionPastore emerito della Chiesa valdese

CULTURA Uno spettacolo per dire no alla violenza contro le donne.Occorre non ignorare le debolezze che ci caratterizzano come persone, anche attraverso le storie d’invenzione

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Una specie di bomba, carica di sentimenti ed emozionilanciata al publico

Daniela Grill«Mi fido di te» è un progetto culturale

della Diaconia valdese dedicato all’at-tenzione sulla violenza di genere che nel-l’arco del 2014 ha già coinvolto circa 600studenti e studentesse degli Istituti superioridel Pinerolese. Ai ragazzi viene proposto,come introduzione alla riflessione, una let-tura teatrale di Anna Giampiccoli, attrice,specializzata in teatro per ragazzi e bambini.«L’abbiamo intitolato Per dire NO alla vio-lenza sulle donne – spiega –: è una compo-sizione di parole, musica e immagini chetrae spunto da alcuni libri: Ferite a morte diSerena Dandini, Il male che si deve raccon-tare di Simonetta Agnello Hornby, Se questisono gli uomini un’inchiesta di AlessandroIacona e da La 27esima ora, un blog creatoda alcune giornaliste del Corriere della Sera.Mi è stato chiesto di realizzare uno spetta-colo impattante, forte, che toccasse nel pro-fondo le persone che lo guardano. Il lavoroè una specie di bomba carica di sentimentied emozioni che lanciamo al pubblico inmodo quasi provocatorio, punto di partenzadi analisi e di riflessioni successive che par-tono dal concetto iniziale della relazioneamorosa, con i protagonisti che la compon-gono: la vittima, il carnefice e la società cheruota intorno alla coppia, dai parenti e amicialle forze dell’ordine passando per gli ste-reotipi e i modelli culturali che accompa-gnano e spesso influenzano i comporta-menti delle persone. Il presupposto chesottolineiamo è che non esiste la personaviolenta slegata dalle contaminazioni socialie culturali».

Molti ragazzi hanno scelto di proseguirela riflessione e stanno partecipando alla Fu-cina artistica seguita da Anna Giampiccoli,che proporrà il proprio lavoro l’11 aprile2015 al teatro sociale di Pinerolo.

Racconti che parlano alle fragilità di ognuno secondole armonie del nostro vivere

Matteo Scali

Èuna scrittura che impegna i cinque sensi,quella condensata nel primo atto di

Oscure Regioni, il libro di Luigi Musolinoedito da Rill*. Il testo si snoda attraverso unaserie racconti che affondano le radici nel fe-condo humus della tradizione popolare ita-

liana. Dieci racconti cui

corrispondono a na -loghe iniezioni di adre-nalina, senza il pericolodi cadere nella ripetiti-vità. «Mi sono ispiratoalle leggende del fol-clore italiano –rac-conta l’autore –: il la-

voro di ricerca è stato fondamentale per darea ogni racconto una sua precisa identità, an-che stilistica».

Non si tratta però di un volume adatto achi voglia conservare la propria tranquillitàperché Luigi Musolino, 32enne osaschese,non offre lieti fini o facili consolazioni e pre-ferisce piuttosto tirare ceffoni di carta (be-nevoli) al proprio lettore. «Queste storiesono spesso il pretesto per mettere il lettoredavanti a situazioni estreme e disturbanti,sperando che in qualche modo riescano aportarlo a riflettere su tematiche come la pa-ranoia, l’isolamento, la malattia o la morte».

I racconti parlano direttamente alle fra-gilità di ognuno attraverso immagini sonore,olfattive e perfino gustative; un filo direttocon le corde profonde che suonano le armo-nie del nostro vivere. Ma il mondo descrittodall’autore non punta a essere armonico ele note che si odono durante la lettura sonopiuttosto strida di una realtà che inquieta.Si, perché quel che accade ai suoi personaggirispecchia «l’imprevedibilità devastante disituazioni drammatiche che possono pre-sentarsi nella quotidianità di ciascuno. Epi-sodi a cui non siamo preparati ma che pos-sono scuotere le fondamenta del nostro realee far emergere fragilità o aspetti di noi stessimai contemplati sino a quel momento». Manon è necessariamente tutto oscuro il pae-saggio sullo sfondo. «Non credo sia neces-sariamente una visione negativa, piuttostouna presa di coscienza, un aspettarsi l’ina-spettato. La speranza può trovare il suo spa-zio quando l’orrore viene metabolizzato eaffrontato».

* Luigi MusolinoOscure Regioni2014, Rill – Will Boar Riflessi di Luce Lunare

Jazz, pop, swing, musica e tanta ironia con i Japsilla

Denis Caffarel

IJapsilla, torinesi, nascono dall’idea del can-tante Jacopo Savelli, ai quali si affiancano

Bianca De Paolo, Lorenzo Nasi e, in unprimo momento, Dario Castellar, al qualepoi succede l’attuale tastierista Joel KakuluNgalamulume. Ad accomunarli è la passioneper il jazz, al quale legano una grande dosedi ironia e un vestito d’epoca, che a tratti de-struttura la forma canzone dandole un sa-pore cabarettistico e giocoso, colorato che,cosa fondamentale, non si prende maitroppo sul serio.

Nel progetto dei Japsilla c’è molta teatra-lità. Ascoltandoli si entra virtualmente in unallegro pub sul cui palco accadono cose par-ticolari, buffe ma non banali o scontate, dovesi raccontano storie di musica e di perso-naggi che hanno un rapporto tutto loro conla realtà che li circonda, che a volte si con-fonde con l’invenzione, dando vita a quadrivariopinti e inusuali. L’ispirazione arriva daparole, immagini, frasi che si stratificano,permettendo un ascolto a più fasi; ci si puòabbandonare alla musica o provare a frugarenei testi e leggervi ciò che lascia l’immagi-nazione.

La parola d’ordine, in ogni caso, resta ildivertimento, che tuttavia si mantiene, nelprogetto dei Japsilla e nel loro extended playd’esordio, in una forma mai eccessiva, purlasciando spazio a un canovaccio morbidonel quale si nota la base jazz, ma su cui la

contaminazione e la speri-mentazione germogliano ri-gogliose, offrendo possibilitàinfinite anche a livello com-positivo. La band si muove

in uno spazio ricco di variabili, dove puòesprimere la propria carica creativa, of-frendo un prodotto fresco e saporito, chesvecchia alcuni canoni e permette di ascol-tare una musica effettivamente nuova.

Da tempo nei luoghi pub-blici, Comuni, bibliotechee anche nelle chiese, tro-viamo il «Posto occu-pato», contraddistinto daun indumento rosso, perricordare che quel postodovrebbe essere occu-pato da una donna vit-tima di violenza. In que-sto ambito anche laDiaconia valdese si è atti-vata con il progetto «Mifido di te». Il progetto ab-braccia la campagna disensibilizzazione «Ferite,a volte uccise» dell’Ottoper mille e si svolge conla collaborazione delleassociazioni del territo-rio, «Svolta donna», «An-Lib», «Uomini in cam-mino» e il Comune diPinerolo.

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SERVIZI Un inverno finora mite, che non consente l’atteso avvio della stagione della neve. Intanto ripartono le stagioni teatrali e degli appuntamenti musicali in Pinerolo e nelle Valli

Met

eo Avevamo iniziato questa rubricacon il resoconto del trimestre

estivo all’epoca da poco terminato,che aveva lasciato tutti scontenti perl’andamento poco consono ai nostrigusti. Oggi vediamo invece come si èconcluso il trimestre autunnale, cheprobabilmente non è dispiaciuto abuona parte di voi, ma che ha fattostorcere un po’ il naso agli addettiai lavori. Separando i nostri gustidai dati effettivi registrati, ci siamotrovati di fronte a un trimestre deci-samente più caldo rispetto alla me-dia del periodo (si parla di recordstorici per i mesi in questione), con

anomalie termiche positive, rispettoalla media, non più dell’ordine deidecimi di grado ma dei gradi. Neldettaglio:

Settembre: media di +19.5 °C,media storica di +18.5 °C, +1 °C di scarto; Ottobre: media di +15.5 °C, media storica di +13.2 °C, +2.3 °C di scarto; Novembre: media di +9.6 °C,media storica di +7.2 °C, +2,4 °C di scarto.

A livello di precipitazioni invece,settembre ha chiuso pressoché in me-

dia con 102.9 mm. contro 99.5 dimedia. Ben diversa la situazioneinvece per ottobre e novembre chesono stati diametralmente opposti.Ottobre ha visto un deficit idricoprossimo all’80% rispetto alla me-dia, con 20.3 mm invece di 97.6mm. Deficit ampiamente recuperatoe superato, con danni in alcunezone, nel mese di novembre, checon 331.2 mm (a fronte di 82.4mm) ha registrato un surplus del400% nelle precipitazioni mensili!

Nel suo complesso, il trimestreautunnale è stato caratterizzato da

fasi anticicloniche persistenti, so-prattutto in ottobre, alternate a nu-merosi passaggi perturbati di ori-gine atlantica che, oltre a essereresponsabili di eventi piovosi ripe-tuti, hanno prolungato il climamite per l’intero mese di novembre.Il flusso atlantico «sparato» infattiimpedisce le discese di aria freddada Nord, che sono totalmente man-cate nel trimestre in esame. E laprima metà di dicembre non si èdistinta sicuramente per il freddo ela neve, nonostante finalmente sisiano registrate le prime deboli ge-late in pianura.

Giovedì 8 gennaio Luserna S. Giovanni per larassegna «Altro Cinema» nellestrutture della Diaconia valdese,proiezione del film «Le Meraviglie» alle 20,45 all’Uliveto in Stradavecchia S. Giovanni 93. Dalle 19,30 degustazionegratuita di cibo civile prodottodalla rete delle aziende agricolesociali Coldiretti-Torino.Venerdì 9Pinerolo Concerto di musicaclassica del Quartetto Lyskamm,con musiche di Schubert, Verdi,Bartok, alle 21 al teatro delLavoro in via Chiappero 12.Pinerolo Spettacolo teatrale«Pazza Idea!» di Samuel Dossi eMarta De Lorenzis, alle 21 alTeatro il Moscerino in via Ortensia di Piossasco 9.Sabato 10Pinerolo Spettacolo teatrale«Pazza Idea!» di Samuel Dossi eMarta De Lorenzis, alle 21 al Teatro il Moscerino in via Ortensia di Piossasco 9.

Domenica 11Pinerolo Spettacolo «Lo Zoo divetro», proposto dallacompagnia Tieffe Teatro stabiledi innovazione, alle 21 al Teatro Sociale, piazzaVittorio Veneto 24.Pinasca Bal folk con gli «Aire d’Ostana» alle 15,30 alla sala polifunzionale in piazza della Libertà 7.Martedì 13Pinerolo Concerto di DoraSchwarzberg (violino), RomainGarioud (violoncello) e FabioBidini (pianoforte), alle 21 alla Sala Concerti PatriziaCerutti Bresso dell’Accademia di Musica in via Giolitti 7.Giovedì 15Luserna San Giovanni Per larassegna «Altro Cinema» nellestrutture della Diaconia valdese,proiezione del film «Just like awoman», alle 16 e alle 20,45 all’Uliveto in Strada vecchia S. Giovanni 93.Torre Pellice Per il ciclo «Donnescrittrici donne eroine», MichelaVolante leggerà «Domani andròin sposa», alle 18 al Collegiovaldese.

Venerdì 16Pinerolo Spettacolo teatrale«Domani è un altro G», sulladonna, l’amore e le coppiesecondo Giorgio Gaber». Alle 21 al Teatro il Moscerino in via Ortensia di Piossasco 9.Sabato 17Pinerolo Spettacolo teatrale«Domani è un altro G», sulladonna, l’amore e le coppiesecondo Giorgio Gaber. Alle 21 al Teatro il Moscerino in via Ortensia di Piossasco 9.Domenica 18Pinerolo Spettacolo «Unapiccola impresa meridionale»,proposto dalla compagnia«Nuovo teatro», con RoccoPapaleo. Alle 21 al Teatro Sociale in piazza Vittorio Veneto 24.Sabato 24Luserna San GiovanniSpettacolo «Uomo e Galantuomo», di Eduardo De Filippo, proposto dallacompagnia La Pirandelliana. Alle 21 al teatro Santa Croce, in via Tolosano 8.

Domenica 25Pinerolo Spettacolo «Lascuola», con Silvio Orlando, alle21 al Teatro Sociale in piazzaVittorio Veneto 24.Luserna San Giovanni Per larassegna «Altro Cinema» nellestrutture della Diaconia valdese,proiezione del film d’animazioneper bambini e ragazzi«Arrietty», alle 16 all’Uliveto inStrada vecchia S. Giovanni 93.Pinasca Bal folk con la «PeiroDouso» alle 15,30 alla salapolifunzionale in piazza dellaLibertà 7.Martedì 27 Pinerolo Spettacolo teatrale «Ilballo d’Irene» di Mirabilia Teatro,alle 21 al teatro del Lavoro in viaChiappero 12.Pinerolo Concerto del maestroSalvatore Accardo con il pianistaFilippo Gorini, alla Sala Concerti Patrizia CeruttiBresso dell’Accademia di Musicain via Giolitti 7.

Giovedì 29Torre Pellice Per la rassegna«Altro Cinema» nelle strutturedella Diaconia valdese,proiezione del film d’animazioneper bambini e ragazzi «The special need», alle 16 al Centro Autismo in via Angrogna 20.Venerdì 30Pinerolo Spettacolo«Coloratura», del duo FrancescaLanza soprano e StefanoSeghedoni al pianoforte, alle 21 al teatro del Lavoro n via Chiappero 12.San Germano Chisone per larassegna Altro Cinema nellestrutture della Diaconia Valdese,proiezione del film d’animazioneper bambini e ragazzi «E se vivessimo tutti insieme?» alle ore 16 e alle 20,45 all’Asilodei Vecchi in via Tron 27.Sabato 31» Spettacolo «Teo Teocoli Show– Restyling faccio tutto», alle 21 al Teatro Sociale in piazza Vittorio Veneto 24.Martedì 3 febbraioPinerolo Concerto di SonigTchakerian al violino con musiche di Bach, alle 21 alla Sala Concerti PatriziaCerutti Bresso dell’Accademia di Musica in via Giolitti 7.

Appuntamenti di gennaio

Temperature e precipitazioni

www.m

eteo

pine

rolo.it

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Temp. Media 2014 Temp. Media '88-'13 Scarto Pioggia (mm) Media '88-'13 AnomaliaSettembre 19,5 °C 18,5 °C +1 °C 102,9 99,5mm 2,30%Ottobre 15,5 °C 13,2 °C +2,3 °C 20,3 97,6mm -79%Novembre 9,6 °C 7,2 °C +2,4 °C 331,2 82,4mm 400%

Per comunicare i vostri eventiinviate entro il 18 del mese una mail a [email protected]