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ULUSLARARASI MÜSLÜMAN- DiYALOG SEMPOZTIJMU II VE KAYNAKLARINDA HZ. 23-24 EYLÜL 2005 Sempozyumun yer: Saint Etienne Misafirhanesi konferans salonu sok., n.: 8, 34800 Tel.: 0212.573.85.54 VE MARMARA F AKÜL VE KAPÜSYEN KATILIMI 2

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ULUSLARARASI MÜSLÜMAN- HIRİSTİYAN DiYALOG

SEMPOZTIJMU

II

"İSLAM VE HIRİST!YAN KAYNAKLARINDA HZ. İSA"

YEŞİLKÖY 23-24 EYLÜL 2005

Sempozyumun yapıldığı yer: Saint Etienne Misafirhanesi konferans salonu

Cümbüş sok., n.: 8, 34800 Yeşilköy İstanbul

Tel.: 0212.573.85.54

İTALYA-ROMA VE MARMARA ÜNİVERSİTESİ İLAHİYAT F AKÜL TESİ PROFESÖRLERİ

VE KAPÜSYEN RAHİPLERİNİN KATILIMI İLE DÜZENLENMİŞTİR

2

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LA CRISTOLOGIA DEl PADRI

PROF. ILARIA MORALI

2005 YILI SEMPOZYUMU

Introduzione

La Cristologia dei Padri e profondamente radicata nella Cristologia del Nuovo Testamento. Poiche fin dali'inizia i loro sforzi si concentrano sul tema dell'identita di Cristo, sarebbe impossibile dare una spiegazione sintetica del loro pensiero senza conoscere almeno qualche elemento che ci viene dalla Scrittura.

Per questo motivo introduciamo questa esposizione offrendo inizialmente alcune indicazioni molto generali sulla Cristologia biblica, sottolineando soprattutto il tema dell'identita di Gesiı nei Vangeli Sinottici.

I

Elementi di Cristologia biblica

1.1 L 'identita di Gesit come questione per i suoi discepoli

Ritroviamo spesso nelle pagine del Vangelo il tema dell'identita di Cristo. Le azioni, le parole e i comportamenti del Cristo costituiscono gia di per se una deserizione della sua identita ; tuttavia, vi sono alcuni episodi che toccano piiı da vicino questo argomento. Ricordiamo le Tentazioni ne! deserto («Se sei Figlio di Dio, di a queste pietre di trasformarsi in pane» - Mt.4, 3) ; Gesiı che cammina sulle acque («Tu sei davvero il Figlio di Dio»- Mt.l4, 33); il grido del centurione e degli uomini che assistono alla morte di Cristo («Dawero costui era figlio di Dio» ) ; l'indemoniato di Gerasa che grida contro Gesiı («Che vuoi da me, Gesü, Figlio del! 'Altissimo ? » - Lc.8, 28) ; la dichiarazione di N atanaele in Giovanni ( «Maestro, tu sei il Figlio diDio» - Giov.2, 49) e di Marta («Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che viene in questo manda»- Giov.ll, 27).

La questione dell'identita di Cristo e posta a volte sotto forma interrogativa. Per esempio: Giovanni Battista, dalla prigione, manda i suoi discepoli a chiedere a Gesiı: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?» (Mt ll, 3); ed anche quando si reca in visita a Nazaret, i suoi compaesani si chiedono: «Non e forse ilfiglio delfalegname?» (Mt. 13, 55)

Ma 1' episodio piiı significativo in questo senso e il racconto dei Sinottici (chiamati in questo modo per la loro vicinanza letteraria) sulla Professione di Pietro

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a Ce::,aıca Ji Filİ!JIJİ (Lc.9, i 8-21 ~ // lvfl.l G~ 13-20~ // ivfc.8,27 -30) : la coınunita stessa dei discepoli si pone la questione dell'identita di Cristo.

Arrivando nella regione di Cesarea, il Signore Gesu Cristo chiede ai suoi discepoli : «Per la gente. ch i sona io?» (Lc.9, 18). In questo contesto di famigliarita, tra il Maestro e i suoi discepoli, comincia a svilupparsi la risposta a questa doruanda cosi complessa, perche appaiono anche le opinioni di quelli che li circondano. Cronologicamente, la doruanda viene posta dal Maestro prima del suo primo annuncio della Passione, quindi in un momento esaltante della vita della comunita primitiva, momento in cui molti erano i miracoli e i successi apostolici, come si puo notare leggendo il capitolo 8 di Luca. D'altra parte, il racconto di questo episodio e stato composta dopola Risurrezione, cioe nel "periodo post-pasquale", e dunque alla luce degli avvenimenti che seguirono la Passione e la morte di Gesiı Cristo, quando i discepoli potevano comprendere in profondita il senso degli insegnamenti di Cristo.(i)

Secondo il testo, Cristo in realta pone due vol te questa domanda: - la prima, che abbiamo citato, tocca evidentemente le opinioni correnti, di cui i discepoli danno i principali orientamenti. Non essendo implicati personalmente, i discepoli rispondono senza aleuna difficoıta: «Risposero : "Giovanni Battista; per altri, Elia; per altri, uno dei profeti risuscitato» (Mc.8,28). - una seeonda volta quando il Cristo indirizza l'interrogativo agli stessi discepoli chiedendo loro di prender pasizione personalmente : «Ma per voi, chiese loro, chi sona ?» Solo Pietro e pronto a rispondere, mentre i suoi compagni tacciono. Egli

risponde a Gesu: in Luca, confessando «ll Cristo di Dio» (Lc.9,21); in Matteo, dicendo «Tu se i il C,·isto, il Figlio del Dio vivo» (Mt.l6, 17) e in Marco affermando : «Tu sei il C,·isto» (Mc.8,30)

E' una vera professione di fede che il Signore stesso sottolinea: «Beato tu, Simone jiglio di Giona, perche questa rivelazione ti e st ata fatta 11011 da /la carne e dal sangue, ma dal Padre mi o che e 11ei Cieli» (Mt.l6, 18)

punti: Questa lode indirizzata a Pietro da Cristo, ci conduce a riflettere su due

La gente interpreta la personalita di Gesiı, secondo gli schemi tradizionali, mentre Pietro, pur essendo formato nella stessa cultura, va al di la della visione umana e materiale del suo maestro. Tuttavia, Gesiı ebiarisee dicendo che la sagacita di Pietro non viene da un semplice buon senso, ma da un qualcosa che va al di la dell'umano: l'affermazione di Pietro e, nel vero senso della parola, l'effetto di una rivelazione. Una verita rivelata significa che viene dall'alto, da Dio Padre; l'uomo non potrebbe con le sue sole forze intellettuali raggiungere da solo questa verita che riceve e confessa.

Si puo dunque riassumere questa prima tappa : l'identita di Gesiı e una rivelazione. Non puo venire solo dal pensiero umano. I discepoli sono chiamati a

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rendcr tcstimonianza di qucsta idcntitiı c la loro tcstimonianza c la risposta a qucsta rivelazione.

1.2 Primeformu/e cristologiclıe del Nuovo Testamento.

a. Titoli In tutti gli episodi evangelİcİ citati, abbiamo visto che, per definire

l'identita di Gesu, si fa ricorso a dei titoli: Signore, Cristo, Figlio di Dio eec: Ritroviamo la stessa tendenza nelle Lettere di S.Paolo e negli Atti degli Apostoli. Paolo nella Lettera ai Filippesi utilizza, per esempio, la formula: Gesı/ e il Signore (Fil.2,11), mentrenella prima Lettera di S.Giovanni, si trova l'espressione Gesı/ e il Cristo (1 Giov.2,22) e ne! cap.8 degli Atti, abbiamo la formula: Credo che Gesıl e il Figlio di Dio.

Gli studi compiuti ci indicana che si tratta di brevi « professioni di fede », professioni che definiscono l'identita di Gesu di Nazaret. Ogni espressione mette in rilieva un aspetto fondamentale della sua identita. Senza entrare nella spiegazione di ognuno di questi titoli, indicheremo degli elementi che passono aiutarci a capire la loro funzione.

1) Kyrios (ii) Questo titolo si trova al centro della cosiddetta cristologia dell'esaltazione: dopo l'abbassamento, Gesu viene riabilitato nelle sue prerogative divine. L'inno ai Filippesi e la testimonianza di questa verita(iii).

2) Kristos (iv) : Gesu e nella sua persona, l'unto di Dio, cioe colui che viene per compiere tutte le promesse dell'alleanza fra Dio e I'umanita.

3) Ui6s TJıeou(v) : II titolo indica il posta che il Cristo occupa ne! suo rapporto all'intema del mistera di Dio (vi). Dal punto di vista della Rivelazione, ci rivela il Padre.

4) Monogemis(vii) : II titolo si riferisee all'affermazione dell'unicita e de ll' esclusivita del legame tra Di o, Padre, e Gesu stesso.

Qui, bisogna compiere due osservazioni. la prima : I cristiani hanna utilizzato soprattutto questi titoli come nomi propri di Gesu. E' interessante notare che, nella Chiesa apostolica, fare qualcosa 'in name di Gesu Cristo' significa agire attraverso la sua persona: eredere (3, 16), battezzare (At.l 0,48), predicare (At. 1 0,36), guarire (At.4,8) 'ne! su o n ome', cioe agire con la mediazione stessa di Cristo. Egli e personalmente presente con la sua attivita salvifica attraverso la persona dei discepoli. Le conseguenze teologiche sona molto importanti : per esempio, l'espressione teologica 'in persona Christi' che riguarda l'azione del sacerdote, mentre consacra I'Eucaristia. E' Cristo che consacra.

la seeonda : Dobbiamo inaitre notare che, quando affermiamo che Gesu e Signore, o che Gesu e il Cristo eec., si stabilisce un legame d'identita : questo 'f esprime la perfetta identita tra Gesu di Nazaret e il Risorto, tra Gesu che ha sofferto ed e morto e colui che siede alla destra del Padre. Al

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tempo stcsso. si n;olc significarc : colui che possicdc la potcnza c che c presente alla ereazione del mondo. e il Verbo incamato. Gesü Cristo. Il tema dell"identita viene cosi precisato. dopola Risurrezione.

b. Kerigma

Oltre a queste formule sempliei e brevi, abbiamo il Kerigma o annuneio : si tratta di un testo piü dettagliato, una speeie di riassunto, ehe proclama l'identita di Cristo, ma partendo dagli avvenimenti che lo riguardano. Si tratta di brevi sornınari di fede, destinati alla catechesi e alla predicazione (viii). Ne! Nuovo Testamento troviamo vari esempi di questo kerigma. Per esempio: I Cor.l5,1-8 (cfr. anche Rom.l,3, II Tim.2,8):

«Fratelli, vi ricordo il messaggio di salvezza che vi ho portato, che voi avete accolto e sul quale e fondata la vostra fede. E' per mezzo suo che siete salvati, se lo aonservate come io ve !'ho annunziato. Altrimenti avreste creduto invano. Innanzitutto vi ho trasmesso l'insegnamento che anch'io ho ricevuto: « Cristo e mortoperi nostri peccati, come e scritto nella Bibbia ed e stato sepolto. E' risuscitato il terzo giomo, come e scritto nella Bibbia, .... e apparso a piü di cinquecento discepoli riuniti insieme.»

Il kerigma e dunque oggetto di una 'tradizione', cioe di una trasmissione attraverso gli apostoli alle generaziani seguenti. I fedeli, che ricevono attraverso gli apostoli questa testimonianza, sono chiamati a loro volta a trasmetterla agli altri, come l'hanno ascoltata e ricevuta. In questo testo di S.Paolo, sinota la cura con cui si vuole salvaguardare il conrenuto trasmesso, maanche l'insistenza alla conformita delle Scritture : gli avvenimenti della vita di Cristo sono il compimento di quanto le Scritture avevano preannunciato.

Per concludere, la cristologia primitiva, che ritroviamo nei titoli cristologici e nelle formule kerigmatiche, ha sempre avuto una dimensione confessante. E' una risposta alla volonta stessa di Cristo, come abbiamo visto ne ll' episodio di Cesarea. Il cristiano e chiamato da Gesü Cristo a render testimonianza della rivelazione della sua identita. Ecco l'eredita sulla quale i Padri costruiranno la loro cristologia.

II

Il Cristo e i Padri

2.1 Credere in Gesil Cristo all 'epoca de i Padri.

Vorrei innanzitutto, far notare un aspetto particalare del mondo all'epoca in cui i Padri operano. Poi, anche se in modo molto generale, vorrei esporre alcuni

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aspctti dclla loro Cristologia(ix) c pariare dci generi lcttcrari con cui hanna csposto la loro dottrina cristologica.

Ci limiteremo a prendere in considerazione soltanto i primi cinque seeali dell'epoca patristica, perche e il periodo dello sviluppo della riflessione cristologica e 1' epoca in cui si preparano le basi de lle tappe successive.

2.2 Gli en·ori degli eretici e le preoccupazioni dei Padri

Le comunita cristiane dei primi seeali sona una minoranza ne! mondo che · le circonda. Questo mondo e abitata dai pagani e dagli ebrei. I convertiti vengono da questi ambienti e, fra di loro, alcuni non rinunciano completamente al loro passato. lnoltre, coloro che rifıutano l'annuncio cristiano fanno delle obbiezioni molto gravi : fra questi ci sona dei fılosofı e degli intellettuali che eriticana o negano 1' origine divina del Cristianesimo.

Le formule che abbiamo ritrovato nel Nuovo Testamerrta sono di una grande semplicita, ma al tempo stesso di una grande profondita di pensiero. Ma all'epoca dei Padri, oltre all'esigenza di approfondire sempre piiı la comprensione della dottrina biblica, si aggiunge la necessita di difenderla contro le false interpretazioni. Molte eresie nascono quando un convertito cerca di modellare l'identita di Cristo, sull'idea pagana o ebraica della divinita. Spesso gli eretici sono persone che pensano di seguire la verita di Cristo, mentre lo sforzo di adattamento riduce o deforma l'identita del Cristo. Hanna dei seguaci, formana delle comunita che si dieono 'cristiane'.

Oltre a questa diffıcolta che nasce all'intema della Chiesa, vi e pure la critica degli avversari all'estemo delle comunita e, per certi movimenti, la tentazione di mescolare elementi pagani e cristiani in un nuovo sistema pseudo-cristiano. Per esempio la tendenza gnostica.

In ogni modo, le eresie testimoniano della diffıcolta di entrare in una logica di fede e della conseguente tendenza a negare la verita della divina umanita di Cristo oscillando nei loro asserti tra i due poli di questa identim : rifıutando o la divinita di Cristo o l'umanita di Cristo.

Per esempio, coloro che negano l'incamazione vedono, nel fatto che Dio si e fatto uomo, una contradizione rispetto alla trascendenza di Dio. Per adattare la fede cristiana al loro modo di vedere, i seguaci del Docetismo (II seeola) affermano che l'umanita di Cristo e pura apparenza.

Invece, l'Adozionismo (ll secolo) nega la divinita di Cristo, affermando che egli sarebbe solo un 'figlio adottivo' di Dio, ma non realmente suo Figlio.

L'eresia ariana (IV secolo) e una delle forme piu sviluppate della negazione della divinita di Cristo ; questa eresia non riconosce che il Verbo di Dio e Dio tanto quanto il Padre (x).

Lungo i secoli, le eresie diventano sempre piu complesse : basti pensare al nestorianismo e al monofısismo (V seeola) : il primo introduce una separazione all'intema della persona di Cristo mentre il seeonda mette tra parentesi l'umanita di Cristo (xi).

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Se vogliaıno parafrasare un ·espressione di Cirillo di Alessandria. si potrebbe dire. che tutte queste tendenze eretiche incorrono negli stessi errori : «dividere in du e /'ımico CJ·isto ... producendo wıa separazione brutale Ira i du e e/ementi»(xii), oppure mescolare la divinita di Cristo con la sua umanita in modo tale da non poter piiı distinguerle.

La Cristologia dei Padri e quindi caratterizzata dallo sforzo di confutare questi errori, animati da tre grandi preoccupazioni prioritarie :

• difendere la verita di Cristo : per i Padri non si tratta di difendere un'idea, ma al contrario, di proteggere la persona stessa di Cristo. L'anima della difesa e il loro amore per la Persona stessa di Gesiı.

• Fissare delle forrnule precise affinche le loro comunita restino fedeli alla fede in Gesiı Cristo. E' ancora e sempre il desiderio di mantenere la vita degli uomini intimamente legata alla persona di Gesiı.

• Lasciar pariare Gesiı Cristo attraverso la spiegazione delle Scritture per formare Cristo ne! cuore dei loro fedeli cristiani (xiii).

2.3 Le caratteristiche principali della Cristologia dei Padri

La dottrina dei Padri e troppo ricca per poterla presentare qui integralmen te; preferisco quindi dare solo alcune linee principali che possono perrnetterci una visione globale dei loro concetti :

a. Cristo e la Parola : un solo e medesimo essere «Penso che i quattro vangeli siano com e gli elementi di fede de/la Chiesa»,

afferrna Grigene (II secolo). In questa immensa stima dei Padri per la Scrittura, scopriamo la volonta di rimanere saldi nella loro fede, cosi come nella spiegazione sull'identita di Cristo, perche e lui che parla nelle Scritture (xiv). Ne! la visione origeniana scopriamo che il Cristo stesso e l'anima di questo legame : «poiche Cristo e la Parola sona un sola e medesimo essere»(xv).

D'altronde, quando Grigene dice che «partendo da questi nımıerosi testi che lo riguardano, sara passibi/e dimosn·are che Gesıl e ıma moltitudine di bene ... » fa notare che le Scritture sono anche la prova della fede in Gesu Cristo.(xvi)

b. L'unita della Persona di Cristo, candizione di Salvezza Di fronte aile tesi eretiche che distruggono l'unita dell'identita di Cristo, lo

sforzo dei Padri e di chiarire e di difendere l'unione delle due nature nella stessa persona. Ilario di Poitiers, nel suo commento all'episodio di Cesarea di Filippo secondo il racconto di Matteo, ci mostra che non si puo introdurre una separazione nell'identita di Cristo senza distruggere la realta della salvezza: «perche !'idea segıtita n ella professione di fede, e che non si dimentichi che egli e Figlio del! 'u o mo

lll

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COiiie (: Figfiu di Di u pı::rt /il: llliu de i du.: iı::mıi11i .\elt:.u 1 'uliru IJUII !wciu piit ulc·u11u speranza di salvez::.cw(xvii).

c. ll Cristo, legame tra ereazione e Redenzione I Padri si sono sovente soffennati sulla ragione deli'Incamazione,

mostranda com e 1 'Incamazione sia la risposta d ella vol on ta stessa di Di o, n ella sua bonta, di salvare l'umanita che Lui stesso ha creata. Nella loro dottrina cristologica vi e dunque la certezza che ı' opera della ereazione trova il suo compimento ne ll' opera del la Redenzione. A questo proposito, Atanasi o di Alessandria, n ella sıia opera sull 'In camazi one, porta un paragone : Di o si comporta com e un re che ha costruito una casa. Quando viene attaccata dai briganti «non 1 'abbandona in nessun modo, ma la difende in quanto opera sua e le assicura la salvezza, senza curarsi della negligenza di coloro che la abitano, ma del suo proprio onore». Questo esempio lo porta a concludere : «A maggior ragione, Dio, il Verbo del Padre buono, non abbandono il genere ımıano, la sua opera cadula nella corruzione ; ma, con l'offerta del suo proprio cmpo, distrusse la morte che si era loro attaccata, corresse la loro negligenza co! suo insegnamento, e con la sua potenza restaw·o tutta la candizione degli uomini»(xviii).

b. Cristo, il redentore dell'uomo Gregorio, spiegando la ragione dell'Incamazione, afferma: «L 'uomo

caduto aveva bisogno di colui che lo risolleva ; colui che aveva perso la vita aveva bisogno di colui che da la vita ... »(xix). Si vede bene qui come per i Padri il mistera di Cristo, Verbo Incamato, e il mistera della divinizzazione deli 'uomo siano intimamente legati.

III

I generi letterari della Cristologia dei Padri Alle tre preoccupazioni, di cui ho parlato, corrispondono tre generi Jetterari

attraverso i quali i Padri spiegano la fede in Gesu Cristo :

3.1. Opere palemiche e profondamente teologiche

In queste opere si spiega la dottrina cristologica nei suoi vari aspetti sia contro le pravocazioni che vengono dall'estemo della Chiesa, sia contro gli errori dottrinali che sono stati commessi dagli eretici all'intema delle comunita. I Padri rispondono alle provocazioni che vengono dall'estemo e dali'intema della Chiesa, con due sotto-generi di Jetteratura polemica.

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o I dialoghi: per eseınpio, il Dialogo can Trifone (ll secoio), un dialogo can un ebreo, oppure le Consu/tationes Zacchei clıristiani et Apo//onii phi/osophii, ( 409-41 0). In questo trattato, per mezzo dell'artificio letterario del dialogo, il cristiano risponde invece aile provocazioni di un pagano (xx). Lo scopo polemico esprime l'ardore della fede, per esempio nelle Consu/tationes , in cui troviamo una difesa appassionata del Signore ma anche una sorta di confessione piena di amore : «Seguiro il Cristo, Dio e via di salvezza amandal o piü del! 'an ima mia e di tu tt e le mi e viscere ... »(xxi).

o I trattati : ricordo, qui, per esempio, I' opera di Giustino Contro Marcione, o quella di Ireneo Contro le eresie. Si tratta in ogni moda di opere piu sistematİche in cui si espone innanzitutto il contenuto dell'eresia, primadi confutarla. La dottrina cristologica ha una gran profondita perche i Padri cercano di dimostrare e spiegare la fede in Gesu Cristo, partendo dai punti che sona oggetto di controversia. In questo genere letterario, la riflessione segue il rigore speculativo. Ce lo dimostra Ireneo di Lione, quando dice che «la confutazione di tutti gli eretici e varia e multiforme>> e lo scopo e dunque di «contraddire tutti seeonda il carattere proprio a ciascuno .. »(xxii). Atanasio di Alessandria, nell'introduzione alla sua opera sull'lncarnazione, scrive: «Descriviamo nei dettagli l'Incarnazione del Verbo, espaniama la sua manifestazione divina in favore nostro, queila che gli Ebrei calunniano e di cui i Greci ridono, ma che noi adoriamo»(xxiii). Vedete le espressioni verhali usate qui : descrivere, esporre con scopo polemico, ma anche con la coscienza che si spiega la verita che si adora.

3.2. La composizione del Simbo/o del la Fede o Credo

a. Regole di fede e simboli

In quest'epoca le comunita cristiane capiscono l'importanza di avere una specie di carta d'identita della loro fede : dopo le prime formule bibliche di fede, all'inizio, esse compongono delle brevi sintesi can le principali verita di fede, le 're go le della fede', mentre i simboli della fede rappresentano una tappa successiva : sono dei testi piu articolati nei quali i dati della cristologia biblica vanno strutturandosi.(xxiv) I cristiani chiamavano pure il Simbol o 'breviarium Scripturae' per sottolineare il legame esistente tra Serittııra e fede. All'inizia troviamo una specie di pluralismo di espressione, ma dato che, anche gli eretici avevano le loro formule di fede, si giunge ad omogeneizzare i testi e a fissare dei modelli. In ogni caso, questi testi hanno una struttura comune : per esempio usano i titoli cristologici e i contenuti del kerigma, sono strutturati in tre articoli di fede (sul Padre, sul Figlio, sullo Spirito Santo). Nel secondo articolo sono riuniti i titoli cristologici e il kerigma (xxv).

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b. Le funzioni del Credo rı Credo ha due finalita.

" formatİva : rı sim bo lo e il tes to di base per la formazione deli 'identita del cristiano. I Padri si servono di queste 'sintesi' per spiegare la fede a chi vuol diventare cristiano. Ha quindi una funzione pedagogica : un testo breve e sintetico, perche «la concisione e necessaria, per conservare tutto ne/la memoria e ne/ ricordo»(xxvi). ·

" liturgica : ci sono dei momenti solenni in cui si confessa la fede : per esempio, i catecumeni confessano la loro fede pronunciando il Credo qualche giomo prima del Battesima e il giomo stesso del Battesima e, in generale, i fedeli professano il Credo durante la celebrazione deli 'Eucaristia. Ad imitazione di Pietro, ed anche di altre testimonianze di confessione di

fede ne! Nuovo Testamento, confessare la fede co! Credo significa esprimere in modo visibile due dimensioni della fede: 1) quella soggettiva: render visibile il 'si' pronunciato nell'intimo del cuore, cioe, dare pubblicamente un impegno di fede, davanti alla comunita e la societa. «La formula delmio Credo ... presuppone sempre un atta di cui essa rende conto e che e !'atta difede propriamente detto. Questo atta, anteriare e interim·e, e il mavimento stesso de/la fede ... E' la mia risposta aDi o che si rivela, ilmio impegno di risposta a Dio, che si dona. Primadi dire al/'esterno: Credo in Dio, per poter/o sinceramente dire, io ho dovuto gia dire ne! mio cuore : «Signore Dio mio, Credo in Te»(.-r.;rvii) . 2) quella oggettiva : l'adesione aile affermazioni che esprimono il contenuto della fede cristiana, l'adesione alle verita sulle quali la mia vita si fonda.

3.3. Le dejinizioni dogmaticlıe e i discorsi pastarali

a. Definizioni dogmatiche Di fronte aile eresie che diventano sempre piiı minacciose, la Chiesa deve

riunire tutte le forze per proteggere la fede, rischiarare i fedeli e condannare gli sbagli.

Dal 325, co! Concilio di Nicea, si ha dunque una formula del Credo, fıssata dai Vescovi. Sebbene all'epoca si sia voluto solo questo testo del Simbolo per confessare la fede , nei secoli seguenti si e capito che con questa decisione, si era dato al Credo un valore dogmatico, cioe normativo. La Chiesa, con l'autorita del Magistero, fıssa delle parole per difendere la fede contro le interpretazioni eterodosse e condanna l'eresia ariana. Da questo momento in poi, nessuno puo negare o modifıcare la formula fıssata dall'autorita della Chiesa. E' pure interessante notare che, con Nicea si comincia ad introdurre nei testi di fede delle parole extrabibliche. Quando le parole bibliche diventano oggetto di falsa interpretazione,

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si scelgono certe espressioni extrabibliche per dar ancor piü forza al signiticato autentico elelle parole bibliche. Per cscmpio : l 'esprcssionc ·si e inearnato, che vi en e da !la Bibbia, vi en e interpretata dagli eretic i ne! senso 'ha preso da ll 'uomo sol o la carne' ; non si tratterebbe quindi di una vera ereale incamazione. Nicea risponde introducendo a fianco dell'espressione biblica minacciata, la formula: 'si e fatto u o mo' ( en-anthropesanta).

Nicea segna solo l'inizio di un cammino, che avn1 altre tappe: per esempio, il Concilio di Costantinopoli I (381), di Efeso (431) e di Calcedonia (451) contro varie eresie. Queste assemblee ecumeniche, cioe universali data la presenza di molti vescovi della Chiesa cattolica, propongono sempre il Credo come testo normativo. Secondo le necessita, si aggiungono delle espressioni particolarİ che a tutcia dei punti messi in discussione dagli eretici. Le definizioni conciliari non trattano solo questioni di dottrina di tipo cristologico, ma anche la Trinita, la salvezza, i sacramenti. La loro dottrina ha sempre le radici nella Scrittura. A volte si trovano anche delle indicazioni di ordine pratico, sempre per aiutare i cristiani a canformare la loı;o fede in Gesiı Cristo.

b.Le omelie e i discorsi di tipo pastarale I Padri sono dei pastori che guidano le proprie pecore. Hanno la

responsabilita di formare alla fede i fecieli e quelli che si convertono. Il loro insegnamento si basa sulla Scrittura che essi commentana pagina per pagina. Per questo abbiamo un grandissimo numero di omelie di tipo biblico, che, riunite, danno vita ai Commenti : questi autori sono, per esempio, Origene, Gerolamo, Agostino, Clemente di Alessandria, Ireneo eec.

IV

Conclusione

La cristologia patristica: Un modello per i cristiani di ogni epoca.

Abbiamo cercato di descrivere gradualmente le principali caratteristiche della dottrina cristologica dei Padri : il punto di partenza e stato la Scrittura, per giungere, a poco a poco, a descrivere il contesto eeclesiale in cui i Padri hanno sviluppato la loro dottrina cristologica e certe linee principali della loro visione cristologica. Penso che possa essere interessante, per dei cristiani coerenti e istruiti, ed anche per i ricercatori musulmani che desiderane conoscere il ainamismo della fede cristiana, riflettere sull'attualita dell'insegnamento dei Padri.

Dall'unita del dato biblico e patristico, si puo infattİ dedurre una specie di paradigma che e l'anima della fede enstiana di ogni epoca.

Ne presento sinteticamente i tratti salienti

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4.1 Lafede in Geszl Cristo confessata in moda visibi/e e adesione nel/'intimo del cu o re.

Abbiamo visto che Gesiı Cristo domanda ai suoi discepoli di prender pasizione di fronte alla domanda sulla sua identita. E' il centro intomo al quale si sviluppa la Cristologia dei primi secoli, di fronte al mondo pagano ed ebraico. Questa presa di posizione, che crea una distanza tra i discepoli e coloro che non. credono in lui, ha un carattere pubblico e personale-interiore, cioe essa non e concepita come una questione privata.

a. ll su o carattere 'pubblico'. Ha due signifıcati : Come testimonianza nella comunita stessa : la fede cristiana in Gesu Cristo e una fede confessata nella Comunita e per la Comunita. Pietro confessa di fronte ai suoi compagni, cosi come i cristiani dei primi seeali canfessana la loro fede in presenza della comunita. Ecco perche la confessione di fede, gia nelle Scritture, si esprime con degli inni liturgici cristologici. Come testiınonianza in un ınondo ostile : l'atto pubblico di confessare la fede e il dovere del cristiano e, insieıne a lui, della coınunita ; diventa il segno visibile di una appartenenza che iınpegna il cristiano e la coınunita· fıno alla morte. All'epoca dei Padri ci sono stati molti martiri per la fede in Gesiı Cristo. Il martirio per la fede resta un'esperienza seınpre presente nella vita della Chiesa aneara oggi.

b. ll su o carattere 'personale-interiore'. Questa visibilita nella coınunita e ne! ınondo, vuole esprimere 'il si'

pronunciato dal fedele nell'intimo della sua coscienza. S.Paolo nella Lettera ai Romani al cap.lO, dice cosi : «Poiche se confesserai con la tua bocca che Gesu e il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infattİ si erede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza»(xxviii). Cosi la teologia dei Padri e la loro opera catechetica sono l'espressione di una fede profonda e di un grande amore per il Signore Gesiı Cristo. Tutto cio spiega che la Cristologia, come ogni discorso su Cristo non e mai una speculazione, ma scaturisce obbligatoriaınente dalla fede.

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4.2 Le dimensioni dellafede in Cesit Crislo.

a. Fede personale (pisteuein eis : eredere in Christum) e fede intellettuale (pisteuein oti- eredere Christum)

Ne! nostro Credo utilizziamo due fom1Ule che non sono identiche : 'CI·edo in Dio ... Padre ... Figlio ... Spirito San to·. e la prima. L "in'. in greco 'ei s' e in latino 'in' spiega la dimensione relazionale del rapporto con la Persona divina: in latino e seguito sempre da!l'accusativo, per indicare che c'e un mavimento del cristiano verso Dio. Ma attenzione: non possiamo assolutamente dire: 'Credo in Maria' perche il senso tecnico di questa espressione si riferisee solo a Dio. C'e anche la formula 'Credo che' (oti, in greco; 'credere Deum) che invece esprime l'adesione a delle verita. Credo che Gesiı e il Figlio di Dio, che ha rivelato, per esempio, delle verita sulla Chiesa, sul mondo, sui Sacramenti. Il secondo aspetto e la dimensione intellettuale della fede. Crediamo, ma, nella nostra fede in Gesiı Cristo c'e l'assenso della nostra volonta intellettuale alla veri ta di Dio e della sua Rivelazione.

Nella fede in Gesiı Cristo dobbiamo sempre distinguere, la dimensione soggettiva e oggettiva, dalle altre dimensioni.

b. Fede 'soggettiva' (fides qua) Considerando oggi la vita di Pietro, e anche la vita dei Padri della Chiesa

(molti sono stati proclamati 'santi' dalla Chiesa), queste furono caratterizzate da un progressivo e difficile tirocinio nell'apprendere il significato dell'identita di Gesiı. La fede in Gesiı Cristo non e un'adesione impersonale, ma personale e interpersonale: il credente affida tutta la sua vita al Signore e si appoggia su di lui, ma e anche chiamato a condividere la sua fede con i fratelli e a testimoniarla ai non cristiani. Quando Pietro pronuncia la sua professione di fede, non sa che confessare Cristo significa seguirlo fino alla morte.

c. 'Oggettiva' (fides quae) Pietro e anche i Padri hanno pronunciato delle affermazioni circa le verita

sulla persona di Gesiı. Queste verita non provengono dalla ragione umana, non sono delle idee. Gesiı stesso ha rivelato queste verita con le sue parole, le sue azioni, la sua persona.

Alla luce di questo panorama sulla fede che i Padri avevano in Gesiı Cristo, possiamo dunque concludere che essi sono un vero paradigma destinato a modellare la fede di tutte le epoche.

Credere in Gesiı Cristo, e un vero impegno della persona credente in tutte le dimensioni del suo essere. D'altra parte, non si tratta solo dell'adesione a una dottrina, ma a una persona pienamente divina e pienamente umana. La risposta di Pietro e del cristiano si pone dunque a un livello molto diverso dal modello profetico proposto dal senso comune. Alcuni anni fa, mi trovavo in Giappone ed incontrai un

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bonzo buddista. Discutendo della divina-umanita di Cristo. ci disse : «Gesu si situa a un livello qualitativamente superiore di retazione tra Dio e l'uomo. perche il modello di rapporto religioso che nasce con la sua persona e il suo avvenimento, non trova analogie nelle altre forme religiose.»

Ilaria Morali Pontificia Universita Gregoriana

Bibliografia

Sorgen/i

ATANASI O D' ALESSANDRIA, Sul! 'Incarnazione del Ver bo, (Sources Chn!tierınes 199), Paris: Les Editions du Cerf 1973.

CIRILLO D'ALESSANDRIA, Due dialoghi Cristologici, (Sources Chn!tierınes 97), Paris: Les Editions du Cerf 1964.

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ILARIO DI POITIERS, Su Matteo, t.II, (Sources Chretiennes 258), Paris: Les Editions du Cerf ı979.

lRENEO DI LIONE, Contro gli Eretici, (Sources Chretiennes 264), Paris: Les Editions du Cerf ı979.

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S tu di CH. DUQUOC, Christologie. Essai dogmatique, I : L 'Homme Jesus,

(Cogitatio Fidei 29) Paris: Les Editions du Cerf ı968,282-328; R. F ABRIS, Gesit O·isto, in: NDTHB 6 ı 6-6 ı 7. A.GRILLMEIER, Clırist in Christian tradition. From the Apostolic Age to

Clıalcedon (45I), London: Mowbray ı965. J.N. KELLY, I simbo/i di fede della clıiesa antica. Nascita, evoluzione, uso

del credo, Napoli: Edizioni Dehoniane, ı987. J. MEYENDORFF, Il Cl·isto nella teologia bizantina, (Bibliotheqı_ıe

oecumenique 2), Paris: Les Editions du cerf ı969. B. SESBOüE, Storia dei dogmi, I, Paris: Deselee ı994.

No te İ Attraverso la lettura di questo racconto, si possono dunque scoprire due

momenti principali della fede cristiana: il momento pre-pasquale in cui la fede dei discepoli e ancora superficiale e fragile e deve capire che la missione di Cristo deve passare dalla croce e la sofferenza, dunque dalla sconfitta. Il momento post­pasquale, in cui i discepoli rileggono il cammino col Signore a posteriori, e

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giungono infine alla comprensione delressenza della sua missione e al signifıcaıo completo della sua persona.

ii R. SCHNACKENBURG, Cristo/ogia del Nuovo Testamento, 327.Cfr. A. PERETTO, Lettera ai Fi/ippesi, in AA. Vv.,Le /ettere di Paolo. Ciniseila Balsaıno (Milano): Ed. Paoline ı985,372-375.

iii Fil. 2, 5- ı ı : «Abbiate fra di va i gl i stessi sentimenli c lı e sona in Cristo Gesi/. Lu i, di candizione divina, non ritenne ge/osamente il fatto di essere ugua/e a Dio. Ri nunzia a tutto; seeise di essere come servo e divento uomo fra g/i uomini ... cosi ara, per onarare il name di Gesi/, ognuno in cielo, in terra e sotto !erra, pieglıi le ginocchia, glorifichi Dio Padre e dichiari: Gesi/ O·isto e il Signore ..

iv I cristiani danno a questo titolo un significato puramente religioso : Kristos, colui che rimette i peccati (At 2,38;3,19; 5,31). Il caınmino messianice cristiano implica l'azione terrestre di Gesiı, ma anche il passaggio dalla morte per raggiungere l'esaltazione. Questo titolo cristologico si trova 535 vo!te ne! NT., con forme diverse : Jesoıis-Cristôs, Kristôs-Jesoıis, Kristôs-Kyrios, o semplicemente, KristÇıs (c:fr. B.-SESBÖUE, Histoires des Dogmes, I, 112).

v Gesiı non si definisce Figlio di Dio, ma utilizza l'espressione Abbiı, 'papa', n ei riguardi del Padre, ci o che attesta una relazione filiale co n Di o Padre. Questo titolo si trova nei Sinottici in vari momenti solenni e teofanici come il Battesima (Mt 3,17; Mc 1,9-10; Le 3,21-22;), la Trasfigurazione (Mt 17,1-8; Mc 9,2-8; Le 9,28-36). Il titolo Figlio di Dio attesta anche la preesistenza del Verbo: cfr. Ga4,4.

vi Non si deve canfondere il titolo Figlio di Dio, con quello di Figlio dell'uomo. R.Fabris scrive infatti: <<Alla sua origine sta !'usa che Gesi/ stesso ha fatto di questa formula per esprünere il suo arigina/e rapporto can la storia e il desfina degli uomini, nonche il suo unico ed eccezionale ruolo ne! piano salvifico di Dio. La conferma di questo sta ne! fatto che l'espressione ''figlio dell'uomo" non e documentata al di fuori de i vangeli, e n elle stesse fonti evangeliche e quasi sempre un'autodesignazione di Gesit. La ıradizione cristiana puo aver esteso e riletto questa singolare formula alla luce della fede pasquale e in rapporto alla situazione conjlittuale in cui si trovano a vivere i cristiani, che sona associati al destino di Gesıl. [ ... ] .. can l'espressione arigina/e "Figlio dell'uomo" la ıradizione cristiana ha trascritto la sua fede cristologica che proclama Gesı/ ne! suo ruolo di mediatore unico e definitivo, satto/ineanda la sua duplice retazione can il manda st01·ico umano e can Di o. Alla base di questa formula cristologica, tipi ca della ıradizione evangelica, si deve ammettere l'autopresentazione che Gesıl ha fatto di se e della sua missione ne! contesto de/la tensione e del conjlitto che si sona conclusi tragicamente can la sua morıe in croce.» R. FABRIS, Gesıl O·isto, in: NDTHB 616-617.

vii L'Evangelista Giovanni e l'unico che applica questo titolo a Gesiı. Vuole infattİ sottolineare la relazione particalare che esiste fra Gesiı e Dio, legame esclusivo ed unico, maanche il fatto che abbiano uguale natura. (cfr. Gv1,18).

viii Cfr. J.N. KELL Y, I simbo/i di fede del la chiesa anti ca. Nascita, evoluzione, usa del credo, Napoli: Edizioni Dehoniane, 1987, 16-17.

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ix Cfr. CH. DU()UOC, Christulogie. Essai dugmmique, 1 : L Homme Jesus. (Cogitatio Fidei 29) Paris : Les Editions du Cerf 1968,282-328; J. MEYENDORFF, Le Christ dans la theo/ogie by::antine, (Bibliotheque oecumenique 2), Paris : Les Editions du cerf 1969 ; A. GR!LLMEIER, Christ in Christian tradition. From the Apostolic Age to Chalcedon (451), London: Mowbray 1965.

x Cfr. DUQUOC, Christologie. Essai dogmatique, I , 283-289. xi Cfr. DUQUOC, Christologie. Essai dognıatique, I, 293-299. xii CIRILLO DI ALESSANDRIA, Deux dialogues christologiques,679b,

(Sources Chretiennes 97), Paris: Les Editions du Cerf 1964, p. 195. xiii «La prima preoccupazio11e del predicatore e, can 1 'aiuto d ella grazia,

di rilna11ere fedele a questa Parola di cu i 11011 deve dimi11uire la profandila ne taeere le esigenze» ; Homelies sur 1 'Evangile de Sabıt Jean 73a, Introdution, E tu des Augustiniennes, 1988, 79.

xiv ÜR1GENE, Commentaire sur Sabıt Jean, I, IV 21, (Sources Chretiennes 120), Paris: Les Editions du Cerf, 1966, p. 69.

xv ÜR1GENE, Commentaire sur Sabıt Jean, I, XXXVII, 269, p. 195. xvi ÜR1GENE, Conımentaire sur Saint Jean, I, X 60, p. 91. xviiILARİO DI POITIERS, Sur Matthieu, t.JJ, 16, 5, (Sources Chretiennes

258), Paris: Les Editions du Cerf 1979, p.53. xviii ATANASIO Dİ ALESSANDRIA, Sull'Incanıazione del Verbo, 10,1,

(Sources Chretiennes 199), Paris: Les Editions du Cerf1973, p.299. xix GREGORIO di NISSA, Discours catechetique, XV a, (Sources

Chretiennes 453), Paris Les Editions du Cerf 2000, p.217. xx Questioni di un paga11o a un cristiano, t.I (Livre I), (Sources

Chretiennes 401), Paris: Les editions du Cerf 1994 « ... la setta de/la vostra credenza e cas i supelficiale ed irrazionale che no11 e accettabile jıwl· che dagli stolti. Infatti non c 'e nu !la di piıl assurda e impensabile da !la ragio11e ımıana com e il eredere che il Cristo,che voi dile essere Figlio di Dio, sia Dio eanche uomo ... ?» (t.I, I, n. 3, p. 81) ; «Se credi di po ter rispondere, spiegami i11na11zi tutto questo punto del la vostra fede : Come e passibi/e considerare Cristo come Dio e Figlio di Dio quando non negate che e ugualmente uomo, sebbene certamente debba essere detto sia Dio sia uomo, perche e chiaro che puo diventare uno dei due, ma non puo essere al tempo stesso !'uno e l'altro» ; Questions, t.I, II, n. 2, p. 83.

xxi Questioni, t.J, XXXVIII, n.4, p.217. xxii IRENEO DI LIONE, Cantre fes Heresies, lib. I 22,2, (Sources Chretiennes

264 ), Paris : Les Editions du Ce rf 1979, p. 311. XXIII ATANASIO DI ALESSANDR1A, Sur l'Jncarnation du Verbe, 1,1, (Sources

Chretiennes 199), Paris: Les Editions du Cerf 1999, p.261. xxiv syrn-bolon viene da sym-ballein - mettere irnsierne, riunire ... due parti

che hanno una relazione :fra di loro. Si suggerisce l'idea di un legarne di alleanza; cfr. B. SESBOOE, Histoire des dogmes, I, Paris: Deselee 1994, 72.

xxvNon posso entrare nei dettagli. Cfr : B. SESBOÜE, Histoil·e des dognıes, I, Paris : Deselee 1994, 109-120.

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XXVI AMBROGIO DI MILANO, Spiegazioni dul Simbolo,2, (Sources Chretiennes 25), p.4 7.

xxvii H. DE LUBAC, La Foi chretienne. Essai sur la strzıcture du Symbole des Apôtres, Paris: Aubier 1970, 369-370.

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