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Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Comune di DUINO-AURISINA Comune di SGONICO Comune di MONRUPINO Comune di SAN DORLIGO DELLA VALLE PIANO COMUNALE DI SETTORE PER LA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI FISSI PER LA TELEFONIA MOBILE LR 6.12.2004 n 28 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA RAPPORTO AMBIENTALE DIRETTIVA 42/2001/CE - ALLEGATO I ____________________________________________________________________________________ professionista incaricato: arch. Emilio Savonitto – via Sacile 20 - 33100 Udine. – tel 0432545382 – [email protected] consulente arch. Emma Taverna data: settembre 2009 (agg.14102009)

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA RAPPORTO … · 2015-04-08 · PER LA TELEFONIA MOBILE LR 6.12.2004 n 28 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA RAPPORTO AMBIENTALE DIRETTIVA 42/2001/CE

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Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Comune di DUINO-AURISINA Comune di SGONICO Comune di MONRUPINO Comune di SAN DORLIGO DELLA VALLE PIANO COMUNALE DI SETTORE PER LA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI FISSI PER LA TELEFONIA MOBILE LR 6.12.2004 n 28

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

RAPPORTO AMBIENTALE DIRETTIVA 42/2001/CE - ALLEGATO I

____________________________________________________________________________________ professionista incaricato: arch. Emilio Savonitto – via Sacile 20 - 33100 Udine. – tel 0432545382 – [email protected] consulente arch. Emma Taverna data: settembre 2009 (agg.14102009)

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RAPPORTO AMBIENTALE per la procedura di VAS ___________________________________ pag- 1

INDICE 1. PREMESSA: QUADRO NORMATIVO, OGGETTO VAS E METODO

1.1 Normativa di riferimento e procedura 2. ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO O PROGRAMMA E DEL RAPPORTO CON ALTRI PERTINENTI PIANI O PROGRAMMI

2.1 Inquadramento territoriale 2.2 Sistema socio-economico

2.3 Sistema urbano 2.4 Sistema ambientale

2.4.1 Aspetti geomorfologici 2.4.2 Aspetti vegetazionali 2.4.3 Aspetti faunistici 2.4.4 Aree sottoposte a tutela

2.5 Contenuti e obiettivi principali del piano – Rapporti con altri piani 2.5.1 Obiettivi e contenuti di piano 2.5.2 Rapporti con altri paini o programmi 2.5.3 Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello comunitario

3. INDICATORI AMBIENTALI

3.1 Inquinamento elettromagnetico 3.1.1 Radiazioni non ionizzanti 3.2.1 Radiazioni ionizzanti - Radon

3.2 Uso del suolo 3.3 Natura e paesaggio

3.3.1 Collocazione degli impianti 3.3.2 Naturalità

4. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

4.1 Metodologie di valutazione 4.2. Matrice degli impatti

5 ALTERNATIVE AL PIANO 6 MITIGAZIONI 7 MONITORAGGIO

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RAPPORTO AMBIENTALE per la procedura di VAS ___________________________________ pag- 2

1. PREMESSA, QUADRO NORMATIVO E METODO

La Valutazione Ambientale Strategica o VAS è un processo di supporto alle decisioni riguardo la progettazione del territorio introdotta dalla Direttiva 2001/42/CE del 27 Giugno 2001: “Direttiva del Parlamento Europeo che riguarda la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”.

Un efficace ed efficiente sistema di programmazione e pianificazione territoriale, al fine di operare per migliorare la qualità della vita, deve promuovere un uso appropriato delle risorse ambientali, naturali, territoriali e culturali.

La VAS è, pertanto, un processo sistematico di valutazione e verifica degli effetti potenziali delle proposte pianificatorie, per garantire uno sviluppo sostenibile del territorio fin dalle prime fasi del processo decisionale.Il ruolo di tale processo è quello di valutare i possibili effetti negativi derivanti dalle scelte operate dallo strumento e definire le misure idonee per impedirli, ridurli o compensarli.

Si possono distinguere due momenti fondamentali all’interno del processo di VAS:

‐ Valutazione ambientale preventiva dello strumento di pianificazione, sulla base dei trend storici (Rapporto ambientale);

‐ Valutazione ambientale degli effetti derivanti dalla attuazione dei piani, attraverso il monitoraggio.

La VAS è applicata ai piani e ai programmi e richiede che le questioni legate allo sviluppo sostenibile siano accuratamente prese in considerazione in tutte le fasi della pianificazione per garantire che le informazioni conseguite siano utili ai livelli di programmazione e monitoraggio successivi.

La VAS può essere considerata uno strumento, o un processo, di completamento per verificare la coerenza del processo di pianificazione e per indirizzandolo verso la sostenibilità, tenendo conto degli aspetti ambientali, sociali ed economici, durante tutto il processo di impostazione e redazione del piani e programmi.

1.1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO E PROCEDURA L’introduzione della procedura di VAS nella pianificazione territoriale rappresenta un’opportunità utile all’avvio di un nuovo modello di pianificazione e programmazione finalizzato a fissare la sostenibilità come obiettivo fondamentale nel processo decisionale.

I criteri e le indicazioni normative e procedurali che guidano la redazione del presente documento sono principalmente: - Direttiva Comunitaria 2001/42/CEE; - Decreto legislativo 152/2006 con le ulteriori disposizioni correttive e integrative apportate dal decreto legislativo n 4/2008; - le disposizioni regionali in materia (LR 6/5/2005 n.11 modificata e integrata con LR 5/12/2008 n.16 e artt. 34 e 35 della LR 30/07/2009 n.13.

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Normativa europea

La Valutazione Ambientale Strategica o VAS è introdotta a livello europeo dalla Direttiva 2001/42/CE del 27 Giugno 2001: “Direttiva del Parlamento Europeo che riguarda la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”.

Normativa nazionale

A livello nazionale il riferimento normativo principale per la VAS è il Decreto legislativo n.152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”.

Il Decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 dà ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006: modifica e adegua i contenuti inerenti la procedura di VAS secondo i canoni della Direttiva Comunitaria 2001/42/CEE.

Gli allegati alla parte seconda del suddetto Decreto e inerenti la VAS sono: • Allegato I che specifica le informazioni da inserire nel rapporto ambientale. • Allegato II che indica i criteri per verificare se lo specifico piano o

programma oggetto di approvazione possa avere effetti significativi sull’ambiente. Tali allegati recepiscono sostanzialmente l’Allegato I e l’Allegato II della Direttiva 2001/42/CE. Con riferimento all’art. 7- Ambito di applicazione: sono sottoposti a valutazione ambientale strategica:

“a) i piani e i programmi che presentino entrambi i requisiti seguenti: 1) concernano i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli; (…) 4. I piani e i programmi di cui al comma 2 che determinano l'uso di piccole aree a livello locale e le modifiche dei piani e programmi di cui ai commi 2 e 3 che siano già stati approvati sono sottoposti a valutazione ambientale strategica solo se possono avere effetti significativi sull'ambiente. 5. Ai fini dell'applicazione dei commi 3 e 4, l'autorità competente all'approvazione del piano o del programma deve preliminarmente verificare se lo specifico piano o programma oggetto di approvazione possa avere effetti significativi sull'ambiente secondo i criteri di cui all'Allegato II alla parte seconda del presente decreto. (…)”

Normativa regionale

La Regione FVG con la Legge 11 dd. 06/05/2005 – “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi della Regione Friuli Venezia Giulia derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunita’ Europee. Attuazione delle direttive 2001/42/CE, 2003/4/CE e 2003/78/CE. (Legge comunitaria 2004) ha recepito la citata Direttiva europea.

All’art 3 (finalità e ambito di applicazione) della legge regionale 11/2005 si legge:

“1. al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile e assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, la Regione, gli enti locali e gli enti pubblici anche

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economici, operanti sul territorio regionale, provvedono alla VAS di piani e programmi aventi effetti significativi sull’ambiente

2. Per le finalita’ di cui al comma 1 e fatto salvo quanto previsto dal comma 3, si considerano avere effetti significativi sull’ambiente i piani e i programmi elaborati per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, relativa alla valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, nonche’ i piani e i programmi che richiedono la valutazione d’incidenza ai sensi degli articoli 6 e 7 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

3. I piani e programmi di cui al comma 2 che interessano piccole aree di interesse locale o che comprendono modifiche di rilevanza minore, nonche’ i piani e programmi diversi da quelli di cui al comma 2 e che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti, sono soggetti a VAS qualora ne vengano accertati effetti significativi sull’ambiente mediante applicazione caso per caso della procedura di verifica di cui all’articolo 5”.

L’art. 4 della Legge Regionale n.16 del 5 dicembre 2008, “Norme urgenti in materia di ambiente, territorio, edilizia, urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio), e gli artt.34 e 35 della Legge n.13 del 30 luglio 2009 precisano le figure che intervengono nella procedura di VAS, quali il proponente, l’autorità procedente, l’autorità competente, i soggetti competenti in materia ambientale, ecc.

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Procedura

La procedura da seguire per effettuare completamente la verifica richiesta dalle norme vigenti può essere rappresentata dal seguente schema di flusso.

PROPONENTE ufficio comunale

che elabora il Piano urbanistico UFFICIO TECNICO

entrano in consultazione individuano e consultano i soggetti competenti in materia ambientale

predispone

AUTORITA' PROCEDENTE organo a cui compete l'adozione e l'approvazione dello strumento

urbanistico comunale CONSIGLIO COMUNALE

AUTORITA' COMPETENTE la pubblica amministrazione cui compete

l'elaborazione del parere motivato

GIUNTA COMUNALE

pubblica mette a disposizione dei soggetti competenti vàluta provvede all'eventuale revisione del Piano

adotta Piano + RA

RAPPORTO AMBIENTALE

Piano o variante

PROCEDURA DELLA VAS

trasmette Piano + RA all'organo che adotta

il RA è parte integrante del Piano ne accompagna l'intero processo di elaborazione ed approvazione

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2. OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO E RAPPORTO CON ALTRI PIANI

2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE Il territorio della provincia di Trieste, sebbene di superficie non estesa (212 kmq), presenta caratteristiche naturalistiche e morfologiche importanti, differenziate, e può essere, a grandi linee, distinto in tre fasce:

• l’area dell’altopiano carsico fino al confine con la Slovenia • la fascia costiera da Monfalcone a Trieste • l’area urbana e industriale di Trieste e Muggia

Schema inquadramento territoriale

L’altopiano carsico è un punto di contatto tra regioni biogeografiche diverse: mediterranea, alpina e balcanica.

Il sistema ambientale è interessato da numerosi vincoli per salvaguardare le caratteristiche naturalistiche e l’assetto idrogeologico dell’area e limitare le attività antropiche e di sviluppo urbano fortemente impattanti.

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La zona costiera è fortemente antropizzata con espansione di centri abitati, di attività ricettive, siti industriali, economiche, cantieri, porti, approdi e marine, ferrovie, autostrade, strade e viadotti, oleodotti e metanodotti e elettrodotti.

Sono presenti svariati siti di interesse storico, culturale, monumentale e naturalistico: grotte carsiche, ripari e grotte frequentati nel paleolitico, abitazioni rustiche, cave e acquedotto romano, basiliche paleocristiane e alto-medievali, ruderi di castelli e fortificazioni, e castelli come Miramare e Duino.

2.2 SISTEMA SOCIO-ECONOMICO

• Aspetti demografici

La popolazione complessiva della provincia di Trieste risulta essere in costante calo. Nel 2007 era costituita da 236.457 abitanti di cui l’87% residenti nel capoluogo, con una diminuzione del 1,2% in cinque anni

Popolazione dei comuni della provincia di Trieste - Fonte ISTAT

2003 2004 2005 2006 2007

Trieste 208.309 207.069 206.058 205.363 205.356

Sgonico 2.159 2.130 2.116 2.099 2.115

S. Dorligo V 5.993 6.019 6.040 6.019 5.999

Muggia 13.258 13.211 13.236 13.414 13.417

Monrupino 852 848 844 850 872

Duino Auris. 8.795 8.815 8.755 8.767 8.698

Totale 239.366 238.092 237.049 236.5112 236.457

I valori riferiti alla densità demografica si differenziano fortemente a seconda della localizzazione e del rapporto di estensione territoriale del Comune: da meno di 100 unità per Monrupino e Sgonico, a qualche centinaio di abitanti per kmq a Duino Aurisina, Muggia e San Dorligo, fino ad arrivare alle 2.500 unità nel comune capoluogo.

Andamento demografico nella provincia di Trieste

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• Aspetti economici

L’elemento che caratterizza l’economia triestina è senza dubbio il terziario con l’84% del valore aggiunto della provincia (con circa l’85% degli occupati), infatti presenza significativa degli storici insediamenti del settore assicurativo e finanziario, del settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (grazie anche alla vicinanza con la ex-Jugoslavia), delle attività di ricerca scientifica (area Science park con il laboratorio Sincrotrone Elettra, il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare).

A questo tipo di settore si lega in parte il turismo (convegni e seminari specialistici) che nonostante la posizione strategica rimane, nell’area triestina, confinato alle visite giornaliere.

Il settore primario non ha un peso considerevole nell’economia del territorio con un numero di addetti di circa 1%, la produzione agricola rimane chiusa al consumo locale con produzioni di nicchia per quanto riguarda l’olio e il vino.

Imprese per settore nei vari Comuni - Fonte ISTAT censimento 2001

Comuni Primario Secondario Terziario Totale

Duino Aur 28 85 346 4459

Monrupino 3 8 82 93

Muggia 10 179 504 693

S. Dorligo V 2 153 183 338

Sgonico 5 24 78 107

Trieste 55 2246 11546 13847

Totale 103 2695 12739 15537

Le aree industriali sono raggruppate nel comprensorio EZIT ente pubblico non economico di promozione della zona industriale di Trieste che comprende: • nel Comune di Trieste: la zona industriale ovest ed est • nel comune di San Dorligo della Valle: l’area Grandi motori, zona artigianale,

zona industriale est) • nel Comune di Muggia: la Valle delle Noghere, Valle Rio Ospo, area ex Aquila.

Le aziende insediate sono 522, per una superficie industriale di 810 ettari, di cui 390 ricadono nel Sito di Interesse Nazionale Trieste, con una tipologia riconducibile in media alla piccola impresa.

Imprese ed istituzioni per settore - Fonte ISTAT-

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Inoltre nell’area Ezit è ubicato il termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti urbani della provincia.

Le industrie soggette al D.lgs 334/99, attività considerate a rischio di incidente rilevante secondo l’inventario APAT, sono concentrate nella parte più meridionale del territorio triestino nei Comuni di Trieste, Muggia e San Dorligo della Valle. Nella stesse zona si trovano anche altre attività produttive che possono essere considerate fonti di pericolo per la tipologia di merce stoccata o lavorate.

Le attività industriali soggette a D lgs 334/99 sono otto suddivise in. 1 stabilimento petrolchimico 1 deposito di gas liquefatti 4 depositi oli minerali 1 produzione deposito gas 1 acciaieria o impianto metallurgico

Settore 2007

Agricoltura 473

Pesca piscicoltura e servizi connessi 73

Industrie estrattive 10

Industrie manifatturiere 1.491

Energia elettrica, gas, acqua 6

Costruzioni 2.509

Commercio all’ingrosso e al dettaglio 4.847

Alberghi e pubblici esercizi 1.364

Trasporti e comunicazioni 891

Banche assicurazioni 425

Attività immobiliari, informatica 2.045

Istruzione, sanità servizi pubblici 1.007

Imprese non classificate 88

totale 15.229

Dai dati che riguardano il censimento sull’agricoltura si evince che il comparto è ristretto rispetto agli altri, ma va preso atto delle opportunità di sviluppo che si aprono con le direttive Natura 2000 per una valorizzazione e conservazione degli habitat esistenti legati alle caratteristiche storiche del modo di vivere degli abitanti..

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2.3 SISTEMA URBANO

Uso del suolo

Dalle elaborazione della provincia di Trieste dei dati provenienti dal progetto MOLAND FVG 2003 si può ricavare il consumo e uso del territorio della provincia di Trieste.

Aree agricole eterogenee 6,1

Aree estrattive discariche e cantieri 0,2

Aree vegetate artificiali non agricole 5,5

Associazioni di cespugli 10,3

Foreste 58,7

Pascoli 0,2

Spazi aperti con poca vegetazione 0,1

Terre arabili 0,3

Tessuto residenziale 11,9

Unità industriali, comm, di trasporto 6,3

Zone umide e costiere 0,4

La maggior parte del territorio è descrivibile da vegetazione (75%), mentre il tessuto urbano occupa il 12% e le aree industriali 6,3%.

• Insediamenti

Le zone insediate residenziali sono circa un quarto della superficie totale della provincia, da notare che il comune capoluogo ha una densità edificatoria consistente, mentre i comuni minori è prevalente la bassa densità edilizia.

L’edificazione per uso residenziale si concentra soprattutto lungo la linea di costa privilegiando la prossimità ai centri urbani esistenti delineando un continuum urbano, per poi espandersi anche nell’entroterra.

Superficie comunale

Comuni Superficie Ha

Duino Aurisina 4.505,5

Monrupino 1.270,4

Muggia 1.380,1

San Dorligo della Valle 2.412,9

Sgonico 3.133,5

Trieste 8.473,4

Totale 21.175,8

Fonte dati- provincia di Trieste- 2006

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Nel territorio extra-urbano si sta profilando una situazione di progressiva urbanizzazione del territorio: i nuclei urbani lungo le strade provinciali si stanno progressivamente connettendo a formare un unico nastro edificato (si può notare questo soprattutto tra Duino-Sistiana-Malchina, tra Aurisina-San Pelagio-Ternova, e tra Rupingrande e Monrupino).

Le reti per la distribuzione di acqua, elettricità, e il sistema fognario sono presenti in tutto il territorio provinciale.

Nell’altopiano carsico, anche per la conformazione e la natura del terreno (comuni di Sgonico e Monrupino), non esiste la rete fognaria, e le acque nere vengono smaltite, previo trattamento, nel sottosuolo. Parti del Comune di Duino Aurisina, S.Dorligo e Monrupino non risultano serviti dalla rete del metano.

I rifiuti da raccolta differenziata sono portati presso i centri di recupero, mentre i rifiuti indifferenziati raccolti sul territorio sono destinati allo smaltimento nel termovalorizzatore di Trieste gestito da ACEGAS APS s.p.a.

Densità abitativa

Comuni Densità ab/kmq

Duino Aurisina 194

Monrupino 68

Muggia 974

San Dorligo della Valle 242

Sgonico 70

Trieste 2.500

Fonte dati- censimento ISTAT - 2001

Gli insediamenti turistici si trovano localizzati per la maggior parte lungo la costa (baia di Sistiana, Duino e il comprensorio di Grignano, l’area di Muggia verso S. Bartolomeo; in piccola parte, ed in modo frammentario, sull’altopiano carsico.

I grandi insediamenti commerciali (centri commerciali, grandi magazzini, supermercati) sono localizzati nella parte meridionale, in comune di Trieste, soprattutto per rispondere, o per proporsi, alla domanda dell’est europeo.

Le aree produttive provinciali sono concentrate nell’ambito Ezit, tra S.Anna e Muggia, e nel comune di San Dorligo (Wärtsilä – Grandi motori) con estensoni ed assetti infrastrutturali fortemente condizionati e costretti dalla morfologia orografica dei luoghi. La zona industriale (EZIT) è collocata a sud di Trieste, distribuita sul territorio di tre Comuni (TS, Muggia e S.Dorligo), in collocazione strategica poichè affacciata sul mare e in prossimità del confine con la Slovenia e posta in continuità con le aree intermodali del porto.

L’area EZIT ha una superficie totale di 811 ha.

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• Viabilità e infrastrutture

Il territorio provinciale è uno snodo importantissimo per i collegamenti stradali e ferroviari ed infrastrutturali con la Slovenia e l’est europeo.

La posizione geografica strategica del territorio provinciale, la presenza del porto più settentrionale del mediterraneo, la rende passaggio obbligato per i traffici verso le regioni dell’Europa orientale e genera una situazione valutabile su più fronti: viabilità di raccordo con il sistema internazionale, viabilità di collegamento tra le attività industriali locali (trasporto merci e pendolarismo), viabilità verso i poli commerciali, viabilità destinata ai flussi turistici, viabilità per la mobilità tra nuclei carsici e entroterra Sloveno.

Le più importanti strade di collegamento possono essere così riassunte:

• l’Autostrada A4: dal confine della provincia presso il Lisert fino a Sistiana posto in continuità con il Raccordo Autostradale RA13 che oggi la collega direttamente al valico di Rabuiese

• Raccordo Autostradale RA14 dall'allacciamento con il RA13 presso Opicina fino al valico di Fernetti

• SS 14 della Venezia Giulia: dal confine provinciale presso il Lisert fino al valico di Pesek (la Costiera);

• SS 15 Via Flavia: da Trieste fino al valico di Rabuiese;

• SS 15 Raccordo: da Trieste a Cattinara (via Brigata Casale);

• SS 55 dell'Isonzo : da San Giovanni di Duino fino al confine provinciale (strada del Vallone);

• SS 58 della Carniola: da Trieste fino al valico di Fernetti;

• SS 202 Triestina : dal porto di Trieste fino a Cattinara.

Le infrastrutture ferroviarie, importanti e complesse a causa della situazione orografica, sono probabilmente sotto utilizzate e non valorizzate per la connessione internazionale del traffico di merci e passeggeri.

L’altopiano carsico è inoltre percorso da diverse linee di elettrodotti di grande portata (in alcune sezioni se ne contano 7); è inoltre solcato dall’oleodotto SIOT (Trieste-Ingolstadt).

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2.4 SISTEMA AMBIENTALE

2.4.1 Aspetti geomorfologici

In generale possiamo distinguere il territorio considerato in :

• altopiano carsico, largamente occupato da una boscaglia dominata da specie submeditteranee e centroeuropee, intersecato, nel comune di Dolina, della Val Rosandra con le sue pareti rocciose che si addolcisce verso sud nei rilievi collinosi di Caresana e San Servolo

• la costiera in comune di Duino, una stretta fascia di territorio caratterizzata, da falesie rocciose, forti declivi con vegetazione mediterranea sempreverde e le due baie di Sistiana.

Dal punto di vista geomorfologico è costituito da due ambienti principali: le zone calcaree del Carso triestino e le zone arenaceo marnose (flysch). Una stretta fascia delimitata a est dalla Val Rosandra e ad ovest dal lago di Pietra Rossa, a sud dal ciglione costiero e a nord dal confine con la Slovenia presenta l’affioramento di rocce carbonatiche. Si tratta di un ambito posizionato tra due alture parallele: a nord, verso il confine sloveno, i monti Hermada, S. Leonardo, Vetta Grande, Lanaro, Orsario, Monte dei pini e Concusso (o Cocusso), verso il mare a sud il confine del Carso è delimitato dal Monte Grisa e dal Monte Calvo.

Le zone carsiche sono caratterizzate dall’assenza quasi totale di acque superficiali; il rapido drenaggio delle acque piovane causa la cosiddetta “permeabilità in grande”.

Le aree a flysch sono intensamente antropizzate con nuclei abitativi diffusi e opere di sistemazione agraria. La zona costiera è area profondamente modificata dall’uomo dove la presenza di sedimenti alluvionali e depositi limoso-argillosi di origine marina e le interazioni con le acque dolci superficiali aveva dato luogo a zone umide.

L’andamento topografico del territorio evidenzia una progressiva diminuzione delle quote altimetriche procedendo da NE verso NW e dalle zone interne verso il mare.

Dal punto di vista idrogeologico va ricordata, senza dubbio, la risorgenza del fiume Timavo e del Sardoz in parte usato per la fornitura di acqua potabile di Trieste.

Tra gli interventi antropici più impattanti sul territorio l’attività estrattiva ornamentale ha lasciato segni profondi: in passato non erano previste attività di ripristino e le depressioni che si sono formate sono ancora molto visibili.

La particolare conformazione del territorio comporta una notevole incidenza del rischio idrogeologico: il fenomeno del carsismo che condiziona il comportamento delle acque superficiali e la stabilità di molti luoghi.

Si riscontrano soprattutto fenomeni franosi che riguardano tipologie di frane per crollo per distacco di massi e per scorrimento di porzioni rocciose molto fratturate.

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Le zone pianeggianti in prossimità della quota mare, invece, sono interessate da problemi legati da allagamenti ed esondazioni dovuti sia alle ingressioni marine in concomitanza di processi meteoclimatici, sia dai corsi d’acqua il cui processo corrosivo contribuisce al trasporto solido di materiale che va ad ostruire canali con rischio di allagamento per le aree urbane.

Il paesaggio carsico è caratterizzato dall’assenza delle rete idrica superficiale favorito dalla permeabilità del substrato e dalla presenza di fratture attraverso cui le acque penetrano in profondità. I torrenti principali sono

- Il fiume Timavo, che scorre prevalentemente in sotterraneo fino a comparire con la foce nel a San Giovanni di Duino;

- Il torrente Rosandra che attraversa San Dorligo prima di sfociare a Muggia;

- Il Rio Ospo che attraversa Muggia e San Dorligo nella Valle delle Noghere;

E’ da considerare alto il rischio di incendi boschivi, in particolare nelle zone dell’altopiano dove la copertura boschiva è maggiore e la conformazione del territorio rende difficile l’azione di spegnimento; la collocazione orografica rende l’rea molto ventosa con conseguenti pericoli per le abitazioni e le infrastrutture esistenti.

Il territorio della provincia di Trieste è interessato da numerosi vincoli di tutela della caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche presenti nei diversi comuni per un totale di 8.700 ha, circa 1/3 del territorio sia lungo le coste sia sull’altopiano carsico (vedi tav.3 del PLITM).

Il Carso è particolarmente ricco di elementi di elevata biodiversità; infatti sono presenti numerosi habitat diversi, tra i quali ben 5 sono habitat “prioritari” secondo la classificazione dell’Unione Europea.

Sono habitat prioritari, ad esempio, i pavimenti calcarei e i ghiaioni della Val Rosandra, habitat di interesse comunitario, come le falesie di Duino, unico esempio di scogliere alte nelle coste adriatiche settentrionali e habitat ideale per la Centaurea kartschiana che qui concentra la maggior parte della sua popolazione; la lecceta extrazonale della costiera triestina; la vegetazione acquatica e ripariale presso il fiume Timavo, e le praterie alofile a salicornie annuali (Lisert) che qui raggiungono il limite più settentrionale della loro area di distribuzione nel bacino mediterraneo.

Per tutelare la conservazione dell’alto valore ecologico dell’area sono stati istituiti, a seguito delle direttive europee Habitat e Uccelli, il SIC IT3340006 del Carso triestino e la ZPS IT334010002 Aree carsiche del Friuli Venezia Giulia.

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2.4.2 Aspetti vegetazionali

Gli aspetti di maggior pregio, e facilmente riconoscibili, nell’attuale paesaggio carsico sono due: la boscaglia e la landa.

La landa carsica, elemento caratteristico dell’altopiano, è un habitat di origine seminaturale dovuta al pascolo degli animali, che sta scomparendo sia perché ampi tratti sono stati coperti da boscaglia per le opere di bonifica forestale fin dall’ottocento, sia perché si è l’usanza del pascolo è in via di abbandono per note motivazioni di carattere socio-cultural-economico.

Elemento di spicco è, oltre al sommaco o scotano (Cotinus coggygria) che colora il

paesaggio autunnale, il pino nero (Pinus nigra), introdotto durante la dominazione

austriaca, che continua ad espandersi infiltrandosi nella boscaglia illirica, nei cespuglieti e nella landa.

Troviamo ancora dei boschi di querceto misto con rovere, cerro e farnia, (Ostryo‐Quercetumpubescentispistacetosumterebinthi)presenza costante nei tempi passati.

Purtroppo i processi di incespugliamento presenti in tutta l’area carsica creano una costante diminuzione delle praterie termofile e una forte perdita di biodiversità sia per quanto riguarda la componente vegetazionale che quella faunistica. I cambiamenti dell’uso del suolo, per esempio l’impianto di vigneti, causano una notevole perdita di biodiversità oltre che l’erosione del suolo.

Le rupi e i ghiaioni calcarei della Val Rosandra (scogliere alte delle coste settentrionali) sono terreno ideale per l’endemica Centaurea kartschiana. Altri elementi vegetazionali tipicamente carsiani sono la presenza della lecceta extra zonale della costiera triestina (Quercus ilex/ilex), della vegetazione acquatica e

ripariale (fiume Timavo e laghi carsici) e delle praterie alofite a salicornie annuali del Lisert.

2.4.3 Aspetti faunistici

L’aspetto del territorio e le variazioni che vi sono avvenute è determinato anche dalla fauna.

La copertura arborea, che toglie costantemente terreno alla landa, ha portato come conseguenza il diradamento della presenza della lepre, mentre per quanto riguarda la microfauna è sempre molto ricca di arvicole, ricci, scoiattoli, ghiri.

Il Carso è ricco di grotte quindi sono molto diffusi i pipistrelli: particolarmente la specie Rhinopholus ferrus equinum chiamato così per il muso con escrescenza a forma di ferro di cavallo.

Si riconoscono circa un’ottantina di specie di uccelli importantissime per l’equilibrio ecologico: la coturnice e la starna, la ghiandaia, il pettirosso, picchi, cuculo, e fagiani che nidificano tra i cespugli.

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Numerosi sono gli uccelli predatori presenti nella zona: la poiana, lo sparviero, l’astore, il gufo reale, l’allocco, il barbagianni e la civetta.

Non si devono poi dimenticare gli anfibi e i rettili: popolazioni di importanza nazionale di Hyla A. arborea e Rana Ridibunda che si trovano nelle raccolte d’acqua.

Fra i mammiferi, sicuramente il più diffuso all’interno della boscaglia carsica è il capriolo (Capreolusc.capreolus), di cui sono note le capacità a muoversi agevolmente

anche attraverso i centri abitati in ore crepuscolari e notturne.

Per quanto riguarda il camoscio (Rupicapra rupicapra) “la presenza della specie a nord, ma anche a sud dell’autostrada (nonostante fosse all’epoca già interamente recintata) è stata segnalata a partire dal 1989, quando una giovane femmina è stata recuperata vivente mentre nuotava verso il largo all’altezza dei Filtri di Aurisina. Successivamente una piccola popolazione, numericamente crescente di soggetti (attualmente tra 10 e 20 soggetti) si è spontaneamente insediata nell’area collinare che va grosso modo da Medeazza a Malchina nell’ambito del comune di Duino-Aurisina (non “Sgonico”, come riportato erroneamente in Lapini et al. 1995). La capacità di tale specie di attraversare corsi d’acqua ed ostacoli di vario genere è anche testimoniata dalla presenza prolungata di un soggetto (poi traslocato artificialmente nel 1995) su una collinetta al di là del canale Locavaz, affluente del Timavo, in comune di Monfalcone” (Perco Fabio 2007).

Circa i due terzi della superficie forestale del carso triestino è frequentata normalmente da cinghiali (Sus scrofa); la specie, un tempo rara, è divenuta

frequente a partire dagli anni 90 nelle zone carsiche a monte dell’autostrada. La presenza di soggetti a sud di questa è da ritenersi improbabile, ma non impossibile (Perco Fabio 2007).

Certamente il manufatto autostradale, e in alcuni punti la ferrovia, con le loro recinzioni, costituiscono una barriera significativamente ostativa alla diffusione della selvaggina a valle dell’autostrada limitando ai piccoli punti di contiunuità la continuità ambientale dell’habitat.

Nelle grotte è possibile trovare il raro proteo (proteusanguinus) – specie “prioritaria” ai sensi della direttiva “Habitat” – importante endemismo del carso ipogeo minacciato dal possibile inquinamento delle acque di base. La sua presenza è stata infatti riscontrata in occasione della risorgenza di acque basali in alcuni siti delle Cave di Sistiana (Lapini et al. 1999) a seguito di forti piogge (Perco Fabio 2007).

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2.4.4 Aree sottoposte a tutela

a) Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e zone a protezione speciale (ZPS)

Le aree di pregio naturalistico della Regione sono oggetto di tutela da parte di due disposizioni normative originali: la Legge nazionale 394 del 1991 "principi fondamentali per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette" e il Decreto del Presidente della Repubblica 357/96 e sgg., recepimento nazionale delle Direttive 92/43 CEE "Habitat" e della Direttiva 79/409 CEE "Uccelli" che istituiscono la rete Natura 2000 di tutela della biodiversità europea. La Regione ha provveduto, in attuazione del DPR 357/97, a specificare Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale, a emettere misure di conservazione generali e specifiche, a preparare i piani di gestione dei siti.La rete Natura 2000, infatti, prevede la conservazione di habitat e specie indicate a livello comunitario attraverso criteri di gestione e di monitoraggio, e propone, inoltre, la continuità fra i siti attraverso la previsione di "direttive per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale".

Con un recente provvedimento (DGR 217 dd. 8.2.2007) a conclusione di una annosa diatriba con con la comunità europea, al fine “di dare indifferibile e completa esecuzione alla sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee del 20 marzo 2003, relativa alla condanna della Repubblica italiana per non avere classificato in misura sufficiente come zone di protezione speciale i territori più idonei, per numero e per superficie, alla conservazione delle specie di cui all’allegato I della direttiva 79/409/CEE” è stata individuata, ai sensi e per gli effetti dell’art. 4 della direttiva 79/409/CEE cd. Uccelli

- la zona di protezione speciale IT3341002 “Aree Carsiche della Venezia Giulia”, corrispondente all’area IBA89 “041- Carso Triestino

- il sito Natura 2000 IT 3340006 “Carso triestino e goriziano” modificato, ai sensi del formulario standard Natura 2000 approvato con decisione della Commissione del 18 dicembre 1996, in sito di tipo G, ovvero sito di interesse comunitario di cui alla direttiva 92/43/CEE interamente contenuto in zona di protezione di speciale.

Tale individuazione ha pertanto assorbito (in quanto ricompresi nell’unificato perimetro) i seguenti SIC e ZPZ originariamente individuati:

- SIC IT3330003 Laghi di Doberdò e Pietrarossa - SIC IT3330004 Foce del Timavo - SIC IT3340001 Falesie di Duino - SIC IT3340002 Monte Lanaro - - SIC IT3340003 Monte Hermada - - SIC IT3340004 Val Rosandra e Monte Cocusso - SIC IT3340005 Monte Orsario - ZPS IT3301001 Carso

Il SIC carso triestino e goriziano si estende sul territorio provinciale, ad esclusione delle aree marine, per circa 7.145 ha, pari al 33,7 del territorio

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Sito di Importanza Comunitaria (SIC)

Sito: SIC - CARSO TRIESTINO E GORIZIANO codice sito: IT3340006

Superficie (ha) 9.648,00 Altitudine minima 0 Altitudine massima 668 Altitudine media 250 Regione Biogeografica: Continentale Caratteristiche e qualità degli habitat Area tipicamente carsica con rilievi di tipo collinare (la cima più alta è il M.Cocusso con 670 m s.l.m.) con presenza di numerose doline e fenomeni carsici epigei ed ipogei. Nella zona orientale è localizzata una valle fortemente incisa dal torrente Rosandra, unico corso d'acqua epigeo del carso italiano, attraversata da una faglia di contatto fra calcari e flysch. Qui vi sono anche vaste aree rupestri e ghiaioni termofili, sui quali si rinviene l'associazione endemica ad impronta illirico-balcanica a Festuca carniolica e Drypis spinosa ssp. jacquiniana. Nel tratto costiero tra Sistiana e Duino vi sono falesie calcaree con relativa inacessibilità al mare e brevi tratti di macereti calcarei ricchi in elementi mediterranei. Nella zona di contatto tra il Carso e la pianura alluvionale dell'Isonzo si trova il corso terminale del fiume Timavo, che rappresenta un fenomeno idrogeologico di rilevanza internazionale. Esso infatti nasce in territorio sloveno e dopo alcuni chilometri si inabissa per riaffiorare in territorio italiano nei pressi di S. Giovanni al Timavo e sfociare in mare dopo alcune centinaia di metri. Nella porzione più occidentale del sito vi sono inoltre due grandi depressioni carsiche parzialmente riempite dai laghi di Doberdò e Pietrarossa e separate da una dorsale calcarea. Essi costituiscono l'unico esempio di sistema di specchi lacustri carsici, alimentati da sorgenti sotterranee e suscettibili di notevoli variazioni del livello dell'acqua. Questi fanno parte di un più ampio sistema idrologico cui appartengono anche la contigua area di Salici, ove si trovano bei esempi di boschi paludosi, e le zone di risorgenza delle "Mucille". Il sito confina a nord con la Repubblica di Slovenia. Qualitá e importanza Data la complessità dell'area sono presenti numerosi habitat anche molto eterogenei, fra cui numerosi habitat prioritari. Da ricordare le rupi ed i ghiaioni calcarei della Val Rosandra particolarmente ricchi in endemismi, l'unico esempio di scogliere alte della coste adriatiche settentrionali, habitat ideale per la stenoendemica Centaurea kartschiana che qui concentra la maggior parte della sua popolazione, la lecceta extrazonale della costiera triestina, la vegetazione acquatica e ripariale (fiume Timavo e laghi carsici) e le praterie alofile a salicornie annuali (Lisert) che qui raggiungono il limite più settentrionale del loro areale di distribuzione nel bacino mediterraneo. Tra le specie più significative e di pregio, molte delle quali endemiche e/o di Lista Rossa nazionale, sono da annoverare: Genista januensis (unica stazione dell'Italia nord-orientale, Daphne alpina, Genista holopetala, Moehringia tommasinii, Drypis spinosa ssp. M. Hermada) e di Lactuca quercina ssp. chaixii (anche sul M. Lanaro) nella zona della Val Rosandra; nella zona del M. Lanaro da segnalare Satureja subspicata ssp. liburnica (limite occidentale di distribuzione), Carex fritschii (unica stazione regionale), Orchis pallens, Paeonia mascula; nella zona del M. Hermada si rinvengono Sesleria juncifolia, Euphorbia fragifera e Onosma dalmatica (= O. javorkae), tutte specie che hanno qui il limite occidentale della loro distribuzione, ed una delle poche stazioni di Vicia loiseleurii. Sulle falesie di Duino vi è un'alta concentrazione di specie stenomediterranee ed endemiche oltre che le ultime stazioni nordadriatiche di Urospermum picroides e Reichardia picroides. Nell'area dei laghi di Doberdò e Pietrarossa sono presenti stazioni di specie rare sia termofili sia di umidità quali Lens ervoides, Asterolinon linumstellatum (uniche stazioni regionali), Crepis vesicaria e Rhagadiolus edulis, Bellevalia romana, Thelypteris palustris, Alisma lanceolatum, Leersia oryzoides, Scilla autumnalis, Viola elatior, Ranunculus velutinus,

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Ranunculus illyricus, Ranunculus lingua, Veronica catenata, Ophioglossum vulgatum, Linum strictum ssp. Corymbulosum, Zannichellia palustris e Utricularia australis. Nelle acque dei laghi sono concentrate ben cinque specie di Potamogeton (P. cripsus, P. lucens, P. nodosus, P. pectinatus e P. pusillus). ). Il Sic del Carso raggruppa uno straordinario mosaico di zone umide e xerotermiche, e dev'essere considerato uno dei più importanti d'Italia anche dal punto di vista faunistico. In queste aree si incontrano numerose entità balcaniche, illirico-mediterranee (Carso triestino) ed italiche (Carso goriziano), in una comunità faunistica assolutamente unica nell'ambito europeo (Hyla arborea, Rana ridibunda, Algyroides nigropunctatus, Podarcis melisellensis, Telescopus fallax, Elaphe quatuorlineata, ecc.). Diffuso e localmente piuttosto comune Proteus anguinus, vertebrato stigobio di importanza prioritaria (dal 2003), che nella zona trova il suo limite occidentale di diffusione naturale. Fra le specie più importanti merita ricordare Austropotamobius pallipes, Triturus carnifex, Rana latastei, Emys orbicularis, Ursus arctos, Lynx lynx, ed un corteggio di uccelli davvero notevole (Accipiter gentilis, Bubo bubo, Strix uralensis, Otus scops, Picus canus, Dryocopus martius, Monticola solitarius, ecc.). Nella zona sono frequenti anche Zamenis longissimus, Podarcis sicula, Podarcis muralis, Felis silvestris, Canis aureus, Muscardinus avellanarius ed Erinaceus concolor, il quale in diverse zone del Carso italiano può coabitare con Erinaceus europaeus. Nei macereti è frequente Chionomys nivalis, che in queste zone si spinge quasi fino al livello del mare. Tra gli insetti merita segnalare la presenza di Leptodirus hochenwarti, conosciuto solo per alcune grotte di quest'area nell'ambito dell'intero territorio italiano, oltre che di Eriogaster catax, Euphydryas aurinia e Coenonympha oedippus. Nell'area sono presenti inoltre Lucanus cervus e Morimus funereus, mentre esistono alcune vecchie segnalazioni di Osmoderma eremita.

Vulnerabilitá L'imponente sistema idrologico sotterraneo risulta particolarmente vulnerabile all'inquinamento idrico e alla realizzazione di infrastrutture, soprattutto in relazione alla conservazione di Proteus anguinus, minacciato anche dall'abuso delle raccolte amatoriali. Le cavità carsiche rivestono notevole valore per i Chirotteri, per tale motivo l'accesso alle grotte di maggiore importanza andrebbe regolamentato per limitare il disturbo derivato dall'attività speleologica. La tutela delle rare e localizzate raccolte d'acqua esistenti è prioritaria per la conservazione delle risorse biogenetiche di importanza nazionale, costituite dalle popolazioni di Hyla a.arborea e Rana ridibunda. Nella zona del lago di Doberdò potrebbero essere costruiti dei sottopassi in corrispondenza di punti critici noti per limitare la mortalità di anfibi dovuta ad investimenti stradali. I processi di incespugliamento, comuni a tutta l'area carsica, producono una forte contrazione delle praterie temofile ("lande") con il rischio di una notevole perdita di biodiversità sia nella componente floristica che in quella faunistica. I cambiamenti di uso del suolo, quali ad es. l'impianto di vigneti, causano una notevole perdita in biodiversità oltre che erosione del suolo. L'arrampicata sportiva o percorsi turistici molto frequentati sono inoltre fonte di disturbo soprattutto per l'avifauna nidificante sulle pareti verticali. A ridosso del sito vi sono poi tutta una serie di impianti industriali di notevoli dimensioni, dotti energetici ed infrastrutture fonti di vulnerabilità e inquinamento floristico.

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Siti di Importanza Comunitaria (SIC)

Fonte cartografia regionale

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Le zone di protezione speciale (ZPS)

Denominazione Comuni interessati Superficie

(ha)

Aree carsiche della Venezia Giulia – IT3341002

Duino Aurisina, Doberdò del lago, Fogliano, Monfalcone, Monrupino, Ronchi dei Legionari, San Dorligo della valle, Sgonico, Trieste

12.189,6

Sito: ZPS - AREE CARSICHE DELLA VENEZIA GIULIA IT3341002

Superficie (ha): 12.189,57

Altitudine minima 0 Altitudine massima 668 Altitudine media 250 Regione biogeografica: Continentale

Caratteristiche e qualità degli habitat Corrispondente al SIC sopra descritto

Qualità e importanza Corrispondente al SIC sopra descritto

Vulnerabilità Corrispondente al SIC sopra descritto

Le zone di protezione speciale (ZPS)

Fonte cartografia regionale

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b) Le aree protette regionali Le riserve naturali rappresentano un territorio più piccolo rispetto ai parchi, caratterizzato da elevati contenuti naturali, in cui le finalità di conservazione sono prevalenti rispetto al perseguimento dello sviluppo sociale, economico e culturale. Anche le riserve naturali promuovono lo sviluppo delle attività educative, informative, divulgative, di formazione e di ricerca al fine di incrementare la cultura naturalistica. Sul territorio del Friuli Venezia Giulia ricadono tre riserve naturali statali, di cui una è la riserva marina di Diramare, circondata da un tratto di mare di 102,7 ha, regolamentato dall’Ordinanza della capitaneria di Porto 28 del 1998 che fa da fascia di rispetto.

Riserve naturali regionali

Denominazione Comuni interessati Superficie (ha) Falesie di Duino Duino Aurisina 105,8 Monte Lanaro Monrupino, Sgonico 285,4 Monte Orsario Monrupino 157,6 Val Rosandra S. Dorligo della Valle 752,0

I biotopi naturali sono aree di limitata estensione territoriale, individuati in aree esterne ai parchi e alle riserve, caratterizzate da emergenze naturalistiche di grande interesse, che corrono il rischio di distruzione e scomparsa. In provincia di Trieste ne è interessato solo il Comune di Muggia.

Biotopi naturali in provincia di Trieste.

Denominazione Comuni interessati Superficie (ha) Laghetti delle Noghere Muggia 12,5

Aree naturali protette ai sensi della LR42/1996 della provincia di Trieste

Fonte cartografia regionale

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c) Altri tipi di tutela del territorio Si riportano di seguito alcune cartografie relative ulteriori vincoli a cui è assoggetto il territorio della provincia di Trieste.

Vincolo idrogeologico (Provincia di Trieste)

Fonte cartografia regionale

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2.5 CONTENUTI E OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO - RAPPORTI CON ALTRI PIANI

2.5.1 Contenuti e obiettivi del piano La telefonia cellulare ha avuto negli ultimi venti anni una crescita impetuosa, determinando l’invadenza delle infrastrutture che la sorreggono; si tratta degli “impianti fissi per telefonia mobile” (Stazioni Radio Base - SRB) collocati in ambiente urbano ed extraurbano, essenziali a garantire la qualità e la copertura territoriale del servizio.

La presenza di SRB (in alcuni casi si può anche parlare di “improvvisa apparizione”) ha prodotto una molteplici reazioni da parte della popolazione: proteste per l’invadenza paesaggistica di taluni impianti, preoccupazioni legate a eventuali effetti sanitari collegati all'esposizione ai campi elettromagnetici che esse generano, liti e malumori assimilabili alla sindrome NIMBY (not in my backyard).

La diffusione di SRB, dovuta oltre che al progressivo ed inarrestabile crescere dell'utenza anche alla moltiplicazione dei gestori di telefonia mobile, ha fatto emergere la necessità, prima di tutto, di una normativa che tenesse conto delle disposizioni internazionali in merito alla tutela della salute pubblica e, quindi, di una pianificazione dell'iter autorizzativo all'installazione di tali impianti. Infatti il Piano comunale per la localizzazione degli impianti della telefonia mobile, (PLITM) definisce le linee guida per la pianificazione e la localizzazione della rete e delle infrastrutture di telefonia mobile in conformità alle leggi e provvedimenti che disciplinano la materia e in particolare di:

• Legge Quadro n 36/2001- legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici

• Decreto n 381/1998 “regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana”

• DPCM 08/07/2003 fissazione dei limiti di esposizione dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la popolazione da esposizioni a campi elettrici magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz

• Decreto Lgs 259/2003 “codice delle comunicazioni elettroniche” , decreto che definisce le regole generali sull’assegnazione delle frequenze, delle interconnessioni, sui livelli di servizio da garantire e della gestione commerciale delle reti di telecomunicazione, delle tariffe, diritti e obblighi degli operatori.

• Legge regionale n 28/2004 che impone a tutti i comuni di predisporre un piano locale per le infrastrutture della telefonia mobile con l’obiettivo di minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici e di ottimizzare le localizzazione SRB concertando le esigenze della cittadinanza e dei gestori.

• Regolamento di attuazione DPR 19/04/2005 n 094/Pres che ha definito nel dettaglio linee guida e contenuti da osservarsi nella redazione del piano.

La LR 28/04, quindi, istituisce per i Comuni l’obbligo di predisporre un piano che definisca e regolamenti la localizzazione degli impianti fissi per la telefonia mobile; un piano che deve individuare le emergenze di una rete infrastrutturale posseduta e

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gestita da privati, di pubblica utilità, e tecnicamente determinata da esigenze, limiti e fattori tecnologici che, per essere soddisfatti, hanno margini di manovra talora limitati od obbligati.I Gestori, assieme alla concessione delle frequenze, hanno assunto obblighi di copertura territoriale e devono mantenere standard di servizio concorrenziali senza trascurare il fatto che, essendo operatori privati, devono raggiungere il legittimo obiettivo del profitto aziendale.

Ai sensi della LR 28/04 la regolamentazione dell’individuazione dei siti per l’installazione di nuovi impianti per telefonia mobile sul territorio è effettuata attraverso l’adozione da parte dei Comuni di un piano di settore (Piano comunale di settore per la localizzazione degli impianti - PLITM) che deve assicurare: - l’uso razionale del territorio; - la tutela dell’ambiente, del paesaggio e dei beni naturali; - il diritto dei cittadini alla tutela dagli effetti dell’esposizione ai campi

elettromagnetici; - la garanzia per gli utenti di poter utilizzare il servizio di telefonia mobile.

Il piano deve, perciò, tenere conto sia delle necessità dell’Amministrazione che dei programmi di sviluppo dei gestori di rete, i quali potranno presentare, ogni anno, i propri programmi di sviluppo precisando le aree di ricerca per l’installazione di eventuali nuovi impianti.

La localizzazione degli impianti deve assicurare il rispetto dei limiti di esposizione dei valori e la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100kHz e 300GHz secondo DPCM 8 luglio 2003.

Il Piano per la Localizzazione degli Impianti per la Telefonia Mobile (PLITM) ha, dunque, come scopo la ricerca dell’equilibrio tra le esigenze tecniche dell’infrastruttura ed il contesto territoriale tutelando la componente urbanistica legata all’uso del suolo, quella paesaggistica legata alla percezione del sistema territoriale e la protezione della salute dei cittadini.

L’integrazione di questi aspetti porta alla definizione di scelte che vanno verso uno sviluppo sostenibile ovvero verso la garanzia di fruibilità del servizio strategico senza alterare o modificare l’aspetto naturale e paesaggistico dei luoghi interessati dagli interventi e garantendo il rispetto dei limiti di legge in merito alla salvaguardia della salute dei cittadini e di esposizione ai valori ammissibili dei campi elettromagnetici.

Obiettivi di sostenibilità del piano Salvaguardia della salute dei cittadini Salvaguardia del territorio/paesaggio Mitigare gli effetti e massimizzare il servizio Sviluppo delle migliori tecnologie

La LR 28/2004 e il regolamento d’attuazione, definisce le linee guida precisando i contenuti del piano, stabiliscono anche la metodologia utilizzata per l’elaborazione del piano che deve garantire trasparenza al processo, portare al riconoscimento di

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aree compatibili con i vari vincoli di natura territoriale, ponendo una particolare attenzione agli aspetti di carattere ambientale e paesaggistico .

Il PLITM si conforma alle prescrizioni normative identificando i siti incompatibili secondo le indicazioni dell’art 8 della LR 28/04 avvalendosi delle competenze tecniche attribuite dalla legislazione vigente all’ARPA per quanto riguarda il controllo dei campi elettromagnetici, all’ASS per quanto riguarda la prevenzione della salute pubblica.

Obiettivo generale del piano Obiettivi operativi di piano

Localizzazione dei nuovi impianti indicati come necessari dai gestori di rete

Regolamentare - localizzazione - modalità di progettazione - possibili modifiche - impatto paesaggistico della rete infrastrutturale per la telefonia mobile

Verifica dei possibili adeguamenti degli impianti esistenti

Inoltre il PLITM propone criteri ed approcci per ridurre l’impatto urbanistico e paesaggistico degli impianti per la telefonia, favorendo la condivisione delle infrastrutture per limitare il numero di SRB e ricercando una qualificazione progettuale per l’inserimento degli impianti nel paesaggio in modo da coordinare le problematiche legate al rapporto tra sistemi infrastrutturali e comunità insediate.

Il PLITM si compone di una serie di elaborati tecnici e normativi di natura strettamente urbanistica e di elaborati grafici che propongono una rappresentazione dei campi elettromagnetici generati dalle SRB ad oggi autorizzate dall’ARPA.

La metodologia di valutazione di idoneità delle aree per l’istallazione degli impianti progetto prevede lo studio del territorio suddiviso in diverse fasi:

• analisi dello stato attuale delle reti di telefonia e del loro collocamento territoriale

• analisi degli indirizzi dell’Amministrazione comunale • analisi dei piani di sviluppo presentati dai gestori • analisi dell’impatto elettromagnetico • predisposizione del piano con l’individuazione delle aree preferenziali /

neutre/ controindicate • proposta dei nuovi siti e delle eventuali de-localizzazioni • criteri di progettazione ed inserimento paesaggistico degli impianti.

L’analisi dello stato di fatto, rappresenta le isolinee di campo elettrico (come richiesto dall’art 3 del Regolamento della LR) per tutti gli impianti censiti nel catasto

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regionale delle radiofrequenze evidenziando le isolinee del campo elettrico calcolate per quote crescenti da 2 m sul livello del suolo fino all’ altezza dell’edificio più alto presente nel territorio comunale.

Inoltre, per una corretta individuazione delle aree del territorio da impiegare alla localizzazione degli impianti per la telefonia mobile, il piano rileva secondo la normativa vigente:

• la localizzazione delle infrastrutture per la telefonia mobile esistente; • l’individuazione delle parti del territorio comunale da adibire alla

localizzazione dei nuovi impianti; • le modalità per la realizzazione degli impianti di telefonia mobile; • le eventuali prescrizioni da seguire per la realizzazione o la modifica degli

impianti per le parti di territorio di interesse ambientale, paesaggistico e storico culturale;

• i siti dove le localizzazioni degli impianti sono incompatibili (secondo art 8 della Legge 28/2004);

• le aree sottoposte a vincoli paesaggistici e storico-culturali previsti dal decreto legislativo 42/2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio), a vincoli di tipo forestale idrogeologico ed ambientale all’interno delle quali deve essere posta una particolare cura nella progettazione degli impianti e nell’adozione di soluzioni progettuali adeguate alle prescrizioni dei vincoli paesaggistici e storico culturali, ai vincoli di tipo forestale, idrogeologico ed ambientale in genere.

• i siti di proprietà comunale ritenuti idonei ad ospitare impianti di telefonia mobile

• le aree dove non sono presenti vincoli o limitazioni e non emerge una particolare attitudine alla localizzazione degli impianti.

La LR 28/2004 stabilisce che le aree incompatibili con la presenza di impianti per la telefonia mobile escluse a priori della ricerca dei siti preferenziali sono:

• asili nido scuole di ogni ordine e grado • attrezzature per l’assistenza alla maternità, l’infanzia e l’età evolutiva • attrezzature per l’assistenza degli anziani • attrezzature per l’assistenza ai disabili • ospedali e altre strutture adibite a degenze • sono ritenuti incompatibili anche biotopi istituiti ai sensi della LR 42/1996

(parchi e riserve naturali regionali)

Inoltre gli impianti, per proprie caratteristiche tecniche, devono essere posizionati in ambiti relativamente aperti in modo da consentire una diffusione del segnale lineare; possono essere collocati anche in aree prive di particolari servizi o collegamenti infrastrutturali purchè dotate di energia elettrica.

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2.5.2 Rapporti con altri piani o programmi

• Il Piano della telefonia mobile e il Piano Regolatore Generale Comunale

Il PLITM è un piano comunale di settore (ai sensi dell’art 34 della LR 52/91 – oggi: art.63 bis comma 201) e segue le procedure di adozione approvazione ed aggiornamento indicate dell’art.4 della LR 28/2004.

Il piano di settore costituisce un momento di approfondimento specialistico di una categoria d’uso del territorio e disciplina, in coerenza con il PRGC, un’attività che ha una sua interna autonomia funzionale.

Quindi il piano della telefonia mobile -PLITM- è uno strumento esclusivamente legato allo sviluppo delle infrastrutture di telefonia mobile sul territorio e determina i metodi e le tipologie degli impianti al fine di un corretto inserimento urbanistico, paesaggistico ed ambientale.

• Il Piano della telefonia Mobile e linee guida per lo sviluppo del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Trieste

Le linee guida per lo sviluppo del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Trieste sono un documento, realizzato dalla Funzione Pianificazione Territoriale e Strategica della Provincia di Trieste, finalizzato alla condivisione dei quadri conoscitivi per una pianificazione territoriale, ambientale ed economica che consideri il territorio provinciale nel suo complesso.

Tale studio, alla luce delle analisi svolte e dei trend economici in corso che definiscono uno sviluppo del territorio triestino disomogeneo e disarticolato, contrappone la necessità di una pianificazione territoriale che indichi linee di sviluppo di lungo periodo; tale obiettivo può essere raggiunto solamente con un approccio all’uso del territorio organico e omogeneo.

Le azioni del PLITM sono orientate a raggiungere obiettivi generali, di salvaguardia e di tutela del territorio e di miglioramento della qualità della vita degli abitanti, quindi, si può affermare che il PLITM è conforme ai principi guida per uno sviluppo sostenibile del territorio che verranno approfonditi dal Piano territoriale di coordinamento .

1LR5/2007–art.63bis,comma20

20. I piani comunali di settore, elaborati in applicazione di leggi dello Stato o della Regione o su iniziativa autonoma del Comune, sono strumenti finalizzati a disciplinare modalita' di esercizio di attivita' di rilievo sociale, economico e ambientale relativamente all'intero territorio comunale, integrano le indicazioni dello strumento urbanistico generale e costituiscono, ove necessario, variante al medesimo purche' rientrino nella flessibilita' di cui al comma 7, lettera b), numero 1); in caso contrario, sono osservate le procedure di adozione e approvazione previste dal presente articolo.

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2.5.3 Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli stati membri, pertinenti al piano o al programma

Per la redazione del piano si è tenuto conto di documenti di carattere comunitario e nazionale.

Rispetto all’elenco dei principali obiettivi selezionati verrà successivamente verificatala coerenza del Piano per verificare la coerenza delle relazioni tra obiettivi di Piano e obiettivi di sostenibilità ambientale.

I documenti scelti sono: ‐ il sesto programma comunitario d’azione in materia ambientale 2002-2012 ‐ la strategia di azione ambientale in Italia CIPE 157/2002

1) Sesto programma comunitario d’azione in materia ambientale 2002-12

Il sesto programma comunitario d’azione in materia ambientale 2002-2012 prevede l’adozione di sette strategie tematiche relative:

- all’inquinamento atmosferico - all’ambiente marino - all’uso sostenibile delle risorse - alla prevenzione e al riciclaggio dei rifiuti - all’uso sostenibile dei pesticidi - alla protezione del suolo e all’ambiente umano.

Tali strategie sono basate su un approccio globale per temi e fissano obiettivi a lungo termine basati sulla valutazione dei problemi ambientali e sulla ricerca di sinergie tra la le diverse strategie e gli obiettivi di crescita previsti dal programma di Lisbona al fine di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e della qualità della vita.

Di seguito si riportano le tematiche per settore del VI programma comunitario - 1a Cambiamenti climatici

Stabilizzare le concentrazioni dei gas ad effetto serra nell’atmosfera ad un livello tale da escludere qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico

- 2b Natura e biodiversità Tutelare, conservare , ripristinare, sviluppare il funzionamento dei sistemi naturali degli habitat naturali e della flora e fauna selvatica allo scopo di arrestare la desertificazione e la perdita di biodiversità compresa la diversità delle risorse genetiche, nell’Unione Europea e su scala mondiale

- 3c Ambiente e salute e qualità della vita umana Contribuire ad un elevato livello di qualità della vita e di benessere sociale per i cittadini attraverso uno sviluppo urbano sostenibile operando affinchè il livello di inquinamento non provochi effetti nocivi per la salute umana e l’ambiente

- 4d Risorse naturali e rifiuti Garantire la miglior efficienza e gestione delle risorse e controllare la gestione dei rifiuti ai fini del passaggio a modelli di produzione e consumo più sostenibili, dissociando l’impiego delle risorse e la produzione dei rifiuti dal tasso di crescita economica e cercando di garantire che il consumo di risorse rinnovabili e non rinnovabili non superi la capacità di carico dell’ambiente.

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2) Strategia di azione ambientale in Italia CIPE 157/2002

Con la deliberazione n.57 del 2 Agosto 2002 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha approvato la Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 2002-2010 individuando gli strumenti, gli obiettivi, le aree tematiche principali e gli indicatori per monitorarne lo stato di attuazione.

La strategia nazionale garantisce la continuità con l’azione dell’Unione Europea in materia di occupazione, coesione sociale, tutela ambientale.

L’Azione si suddivide in quattro tematiche principali, le stesse indicate dal sesto piano ambientale della UE: - cambiamenti climatici e protezione della fascia dell’ozono, - protezione e valorizzazione sostenibile della natura e della biodiversità, - qualità dell’ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani, - prelievo delle risorse e produzione dei rifiuti. La scelta di verificare gli obiettivi di Piano con la Strategia di Azione è motivata della necessità di controllare la coerenza degli obiettivi proposti con un documento nazionale secondo la prescrizione all’interno del D.L.vo 4/2008 che definisce che “le regioni dovranno dotarsi di una strategia di sviluppo sostenibile coerente e che definisca il contributo alla realizzazione di obiettivi di strategia nazionale”.

Strategia di azione ambientale (CIPE 157/2002) 1 Conservazione della biodiversità 2 Riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali, sul suolo a destinazione

agricola e forestale 3 Uso sostenibile delle risorse ambientali 4 Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle

concentrazioni di inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni alla salute umana, agli ecosistemi e al patrimonio monumentale

5 Riduzione del prelievo di risorse senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della vita

6 Valorizzazione delle risorse socioeconomiche e la loro equa distribuzione.

Lo schema riportato di seguito mette in relazione gli obiettivi posti dal PLITM con quelli appena estrapolati. I risultati saranno utili per valutare la sostenibilità e forniranno indicazioni per orientare misure correttive o compensative.

OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ

OBIETTIVI OPERATIVI DEL PIANO 1a 2b 3c 4d 1 2 3 4 5 6

Localizzazione dei nuovi impianti

Verifica dei possibili adeguamenti degli impianti esistenti

POCO COERENTE

INDIFFERENTE

COERENTE

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3. INDICATORI AMBIENTALI

Gli indicatori ambientali che si prenderanno in considerazione saranno unicamente quelli ritenuti inerenti la specifica tematica trattata dal Piano per la localizzazione degli impianti per la telefonia in quanto strumento che costituisce oggetto ed obiettivo della valutazione.

L’analisi generale dei possibili temi trattabili, in relazione alla specificità del Piano oggetto della presente VAS, porta a considerare non rilevanti i seguenti aspetti e quindi consente di ritenerli, a priori, non significativi: ‐ qualità delle acque superficiali e sotterranee; ‐ qualità dell’aria (eventuali emissioni in atmosfera sono legate esclusivamente ai

mezzi impegnati durante le attività di cantiere ); ‐ produzione di rifiuti (confinati in questo caso specifico alla sola attività di

cantiere e di manutenzione); ‐ consumi di energia.

Si prenderanno in considerazione invece: 1. inquinamento elettromagnetico da radiazioni non ionizzanti; 2. uso del suolo; 3. natura e paesaggio.

3.1 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

3.1.1 Radiazioni non ionizzanti

Con il termine inquinamento elettromagnetico da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti si intendono le radiazioni prodotte da emittenti radiofoniche, cavi elettrici percorsi da correnti alternate di forte intensità, reti per telefonia cellulare, e dagli stessi telefoni cellulari.

In questo particolare contesto verranno trattate esclusivamente le radiazioni conseguenti alla presenza di impianti per la telefonia mobile, con la consapevolezza che l’inquinamento elettromagnetico equivale alla somma di tutte le varie componenti sopra menzionate.

OBIETTIVI

L’interesse relativamente l’inquinamento elettromagnetico riguarda gli effetti sulla salute umana e degli animali.

Data l’incertezza sull’insorgenza di specifiche patologie dovute all’esposizione a radiazioni non ionizzanti, la legislazione italiana (legge quadro 36/2001) attua il principio di precauzione (art.174, par.2, trattato istitutivo dell’Unione Europea) che sancisce la necessità di prevenire conseguenze potenzialmente gravi senza

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attendere i risultati della ricerca scientifica. Il monitoraggio è finalizzato al controllo ambientale dell’inquinamento elettromagnetico, in particolare attraverso la verifica sugli impianti installati con misure di durata limitata o con misure in continuo tramite centraline.

Sulla base della frequenza viene effettuata una distinzione tra: ‐ inquinamento elettromagnetico generato da campi a bassa frequenza (0Hz-

10kHz), nel quale rientrano i campi generati dagli elettrodotti ; ‐ inquinamento elettromagnetico generato da campi ad alta frequenza (10kHz-

300GHz) nel quale rientrano i campi generati dagli impianti di telefonia mobile e radio-TV.

INDICATORI:

Si riporta in particolare un quadro generale della presenza delle installazioni in Friuli Venezia Giulia e delle percentuali stimate di cellulari per famiglia in tre diversi contesti geografici: i dati evidenziano un incremento di entrambi i parametri.

Fonti puntuali di emissioni ad alta frequenza

2003 2004 2005 2006 Tipo di installazione n n/km2 n n/km2 n n/km2 n n/km2

SRB 1069 0,14 1236 0,16 1412 0,18 1653 0,21

RTV 927 0,12 929 0,12 934 0,12 955 0,12

Fonte ARPA FVG – catasto regionale Impianti radioelettrici

Distribuzione degli impianti per provincia in termini assoluti e in termini di densità per unità di area

Num. siti SRB2

Densità di siti SRB

Num. siti RTV3

Densità di siti RTV

Num. Num/km2 Num. Num/km2

Gorizia 206 0,091 83 0,037

Pordenone 360 0,765 201 0,407

Trieste 308 1,145 150 0,707

Udine 779 0,059 521 0,106

Totale 1653 0,210 955 0,122

Fonte ARPA FVG – catasto regionale Impianti radioelettrici

2SRB:stazioniradiobase3RTV:impiantoradiotelevisivi

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Distribuzione degli impianti radio, Tv e SRB per provincia

Fonte elaborazione dati ARPA FVG –RSA 2008

Famiglie che posseggono il telefono cellulare (per 100 fam)

Fonte ARPA FVG

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Analizzando invece il contesto dei comuni oggetto di valutazione si evidenzia un numero piuttosto contenuto rispetto il numero totale registrato in provincia (oltre 300).

Censimento SRB esistenti e SRB in programma

SRB nel catasto ARPA

SRB realizzate Siti utilizzati

NUOVE SRB IN PROGRAMMA DA PARTE DEI

GESTORI

DUINO AURISINA 23 16

(+ 2 microcelle)

13

(+ 2 microcelle) 7

SGONICO 9 6 6 2

MONRUPINO 3 3 3 0

SAN DORLIGO 10 10 8 7

totale 45 37 32 16

Soltanto Tim e Wind prevedono nei loro programmi di sviluppo un aumento delle SRB e, nei rispettivi piani, propongono nuove localizzazioni definite con areali.

Alcune proposte sono collocate in corrispondenza di impianti già presenti, ma di proprietà di altro gestore; in altri casi aree di ricerca di diversi gestori risultano sovrapposte.

Relativamente agli impianti per la telefonia, sul territorio comunale sono attualmente distribuiti diversi impianti per la telefonia mobile e per la radiofonia, elencati nelle tabelle seguenti.

ARPA FVG mette a disposizione il Catasto Regionale Radiofrequenze (istituito con la L.R. 2/2000, articolo 4, comma 17)contenente i dati relativi agli impianti di radiodiffusione sonora e televisiva, alle stazioni radiobase per la telefonia mobile, ai ponti radio.

Le immagini seguenti (*) rappresentano la dislocazione degli impianti per la telefonia mobile sul territorio (triangoli rosa) e i punti in cui sono state effettuate le ultime misure (punti verdi) da parte di ARPA FVG: il colore del punto, corrispondente al sito di misura, esprime l’intensità del campo E (espresso in V/m) rilevato; tutte le misure riportano valori inferiori ai 20 V/m, limite di esposizione, e al valore di attenzione 6 V/m, ai sensi del DPCM 8/07/2003.

(*) per una visione più dettagliata si rimanda agli specifici elaborati di PLITM.

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A. DUINO AURISINA

Censimento SRB esistenti

indirizzo gestore proprietà

sito stato co-siting

1 Aurisina cave 12 TIM gestore realizzata no 2 Duino TIM pubblico realizzata no 3 Duino (bowling) VODAFONE privato realizzata no 4 S. Giovanni di Duino VODAFONE privato realizzata no 5 Sistiana presso A4 TIM pubblico realizzata si 6 Aurisina presso galleria RFI gestore realizzata no 7 Aurisina VODAFONE pubblico realizzata si 8 Baia di Sistiana VODAFONE pubblico realizzata no 9 Sistiana presso A4 H3G pubblico realizzata si

10 Aurisina WIND pubblico realizzata si 11 Visogliano WIND pubblico realizzata no 12 Duino WIND privato realizzata no 13 Aurisina presso galleria RFI gestore realizzata no 14 Duino presso ferrovia VE-TS RFI gestore realizzata no 15 Aurisina H3G pubblico realizzata no 16 Duino H3G pubblico realizzata no 17 Aurisina H3G pubblico realizzata si 18 Sistiana S.S 202 Triestina VODAFONE privato realizzata no 19 Prepotto di San Pelagio VODAFONE privato realizzata no 20 Duino WIND pubblico non realizzata no 21 S. Giovanni di Duino H3G privato non realizzata no 22 Aurisina H3G pubblico non realizzata no 23 Aurisina - ferrovia bivio TIM pubblico in itinere no

Catasto delle emissioni – Comune di Duino Aurisina

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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B. SGONICO

Censimento SRB esistenti

gestore proprietà

sito stato co-siting

1 RFI gestore realizzata no

2 WIND pubblico realizzata no

3 VODAFONE pubblico realizzata no

4 WIND pubblico realizzata no

5 WIND pubblico realizzata no

6 H3G non realizzata no

7 VODAFONE pubblico non realizzata no

8 VODAFONE pubblico in itinere no

9 VODAFONE pubblico in itinere no

Catasto delle emissioni – Comune di Sgonico

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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C. MONRUPINO

Censimento SRB esistenti

gestore proprietà sito stato co-siting

1 VODAFONE pubblico realizzata no

2 VODAFONE pubblico realizzata no

3 WIND pubblico in itinere no

Catasto delle emissioni – Comune di Monrupino

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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C. SAN DORLIGO DELLA VALLE

Censimento SRB esistenti

gestore proprietà sito stato co-siting

1 TIM pubblico realizzata si

2 TIM pubblico realizzata no

3 VODAFONE pubblico realizzata no

4 H3G pubblico realizzata no

5 WIND pubblico realizzata no

6 WIND pubblico realizzata no

7 VODAFONE pubblico realizzata si

8 VODAFONE pubblico realizzata no

9 TIM privato realizzata si

10 TIM privato realizzata si

Catasto delle emissioni – Comune di San Dorligo della Valle

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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3.1.2 Radiazioni ionizzanti – presenza di Radon Il radon (Rn) è un gas inerte e radioattivo di origine naturale, prodotto del decadimento nucleare del radio all’interno della catena di decadimento dell’uranio.

Poiche' si tratta di un gas incolore ed inodore, i suoi effetti non sono direttamente avvertibili dai sensi dell'uomo; il principale danno per la salute (e l’unico per il quale si abbiano al momento evidenze epidemiologiche) legato all’esposizione al radon è un aumento statisticamente significativo del rischio di tumore polmonare.

OBIETTIVI

Il D.Lgs. 241/2000, che recepisce la direttiva comunitaria 29/96, prevede che le regioni definiscano le “radon prone areas” RPA (zone a rischio radon) all'interno del proprio territorio.

Nel biennio 2000-2002, ARPA FVG realizzò una campagna di misure del radon nelle scuole e negli asili nido della regione, descritta nella edizione del 2002 del Rapporto sullo stato dell'Ambiente del Friuli Venezia;

Nel 2005 è poi stato predisposto un progetto allo scopo di ottenere una prima indicazione della distribuzione della concentrazione del radon indoor sul territorio regionale e di definire le radon prone areas. L’indicatore permette di individuare quali aree sono maggiormente a rischio per poter eventualmente agire in modo da limitare gli effetti delle radiazioni.

INDICATORI:

La normativa italiana non prevede livelli di riferimento per la concentrazione di radon all'interno delle abitazioni private. Gli unici valori di riferimento sono quelli contenuti nella Raccomandazione Euratom 143/90, nella quale viene fissato, per le abitazioni esistenti, il valore di 400 Bq/m3 al di sopra del quale si rendono necessari provvedimenti correttivi per la riduzione del radon. Inoltre viene stabilito che sia applicato un livello di progettazione, pari a 200 Bq/m3, cui le competenti autorità possano far riferimento nell'adottare disposizioni, norme e codici di tecniche costruttive per i casi in cui il livello di progettazione rischi di venire superato.

Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, pubblicato dall’ARPA-FVG nel 2005, riporta i risultati definitivi sulle misurazioni delle concentrazioni di radon, relative a 1.300 scuole oggetto di indagine di cui sopra: circa il 2% delle strutture scolastiche risulta avere concentrazioni medie superiori a 500 Bq/m e circa il 4% del totale, presentano almeno un locale abitabile con concentrazione media superiore a 500 Bq/m3.

Risultati dell’indagine sulla concentrazione di radon nelle strutture scolastiche

Fonte: ARPA FVG – RSA 2005

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Nella seguente figura è riportata la rappresentazione spaziale della distribuzione della concentrazione di radon indoor in regione mediante il metodo dei vicini naturali.

I risultati ottenuti dall’analisi dei dati riportati in questo lavoro confermano tutte le zone a rischio rilevate in seguito alle analisi svoltesi nel 2002.

In figura è riportata la rappresentazione spaziale della distribuzione della concentrazione di radon indoor nella regione mediante il metodo dei vicini naturali.

Valori medi delle concentrazioni di radon misurate nei piani terra delle scuole

Fonte: ARPA FVG – RSA 2005

Comuni con scuole che presentano almeno un locale con concentrazione media di radon superiore rispettivamente a 200, 400 e 500 Bq/m3.

Fonte: ARPA FVG – RSA 2005

I comuni interessati dal piano sono caratterizzati, secondo quanto rilevato nelle campagne di misurazione di ARPA FVG delle concentrazioni medie di radioattività naturale rispetto al contesto regionale, ma da tenere sotto controllo.

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3.2 USO DEL SUOLO

OBIETTIVI

Le informazioni sull’uso del suolo figurano tra le informazioni più utili per la formulazione delle strategie di gestione sostenibile del patrimonio paesistico-ambientale perchè utili per controllare e verificare l’efficacia delle politiche ambientali sul territorio.

Di seguito si riportano i dati relativi l’uso del suolo dell’area di interesse.

INDICATORI:

L’analisi dell’uso del suolo è utile per misurare la pressione esercitata dalle attività umane sull’ambiente naturale, capire quanta superficie comunale sia stata artificializzata e quanta tutelata e pervenire ad un uso ottimale del territorio comunale e alla sua salvaguardia. I dati sono ricavati dalle linee guida per il Piano territoriale della Provincia di Trieste.

Superficie totale Comuni (Ha) Comuni Totale

Duino Aurisina 4505,5 Monrupino 1270,4 San Dorligo della Valle 2412,9 Sgonico 3133,5

Fonte dati Provincia di Trieste 2006

Superficie Aree commerciali (Ha) Comuni Totale

Duino Aurisina 3,4 Monrupino 9,9 San Dorligo della Valle 3 Sgonico 2,6

Fonte dati Provincia di Trieste 2006

Superficie Aree turistiche (Ha) Comuni Totale

Duino Aurisina 60,7 Monrupino 0 San Dorligo della Valle 2,2 Sgonico 3,1

Fonte dati Provincia di Trieste 2006

Superficie Aree industriali/artig. (Ha) Comuni Totale

Duino Aurisina 53,5 Monrupino 0 San Dorligo della Valle 285,7 Sgonico 313,5

Fonte dati Provincia di Trieste 2006

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Superficie Aree industriali/artig (Ha)

Comuni Totale Duino Aurisina 0 Monrupino 35,9 San Dorligo della Valle 0 Sgonico 20,4

Fonte dati Provincia di Trieste 2006

Superficie aree potenzialmente agricole (Ha) Comuni Totale

Duino Aurisina 453,2 Monrupino 86,3 San Dorligo della Valle 773,7 Sgonico 330,1

Fonte dati Provincia di Trieste 2006

Aree tutelate per Comune (Ha)

SIC -ZPS Riserve regionali

Biotopi Zona tutela

amb. Duino Aurisina 2649,4 108,6 0 1013,8 Monrupino 739,7 242,0 0 623,9 S Dorligo della Valle 919,4 779,4 0 777,0 Sgonico 1351,7 205,1 0 1155,8

Fonte dati Provincia di Trieste 2006

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3.3 NATURA E PAESAGGIO

3.3.1 Collocazione degli impianti

OBIETTIVI

Il Piano ha tra i suoi scopi quello di ricercare il punto di compatibilità tra le esigenze tecniche dell'infrastruttura per il servizio della telefonia mobile ed il contesto territoriale nel quale si colloca.

Nel contesto territoriale vi sono diverse componenti da gestire: - componente urbanistica legata alle modalità d'uso del suolo (e degli edifici) - componente paesaggistica legata alla percezione estetica, culturale del sistema

territoriale - componente umana, relativamente la salute pubblica per effetto della

minimizzazione dei valori di campo elettromagnetico e la disposizione urbanistica degli impianti in grado di assicurare l'erogazione del servizio agli utenti.

Il territorio carsico è abbondantemente solcato da elettrodotti, o scavato dalle tracce degli oleodotti che costituiscono un elemento "intrusivo" mal sopportabile dal punto di vista paesaggistico-ambientale e comunque giustificato dalla esigenza di continuità intrinseca a tali infrastrutture.

INDICATORI:

La Convenzione europea del paesaggio (Firenze - 20 ottobre 2000) definisce il paesaggio: “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.

Emerge con evidenza che definizione del termine “paesaggio” è molto complessa, non sempre univoca nè semplificabile, e, di conseguenza, risulta complicata anche la ricerca degli indicatori che possano rappresentare un tale parametro.

Gli indicatori, infatti, sono strumenti che devono riuscire a rendere distinguibile un andamento non immediatamente percepibile “fotografando” le condizioni esistenti del sistema, per poi riuscire a “misurare” le azioni intraprese; in sintesi: si cerca di riprodurre, attraverso macrodati, semplificando problemi complessi, identificando ed analizzando i problemi e le azioni per poter monitorare le tendenze.

Per descrivere attraverso parametri la percezione complessiva ambientale del territorio interessato dal Piano della telefonia mobile è stato necessario identificare un insieme di indicatori che riuscisse a rappresentare il quadro complessivo.

COMPONENTE INDICATORI Indicatore di profondità di visione Secondo 3 livelli di osservazione (1°,2°,3°piano) Indicatore elementi vegetazionali Indicatore elementi agricoli Indicatore elementi costruito edilizio Indicatore elementi costruito industriale

PAESAGGIO PERCEZIONE COMPLESSIVA AMBIENTALE

Indicatore elementi costruito infrastrutturale

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COMUNE DI DUINO

SRB ad Aurisina

COMPONENTE INDICATORI

profondità visione

elementi vegetazionali

aree agricole

costruito edilizio

costruito industriale

costruito infrastrutture

1 piano 37% 28% 35%

2 piano 23% 77%

pae

saggio

identita’

del luogo

3 piano 100%

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COMUNE DI DUINO

SRB a Duino

COMPONENTE INDICATORI

profondità visione

elementi vegetazionali

aree agricole

costruito edilizio

costruito industriale

costruito infrastrutture

1 piano 92% 8%

2 piano 38% 62%

pae

saggio

identita’

del luogo

3 piano

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COMUNE DI MONRUPINO

SRB a Monrupino presso Fernetti

COMPONENTE INDICATORI

profondità visione

elementi vegetazionali

aree agricole

costruito edilizio

costruito industriale

costruito infrastrutture

1 piano 100% 2 piano 10% 90%

pae

saggio

identita’ del luogo

3 piano 95% 5%

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COMUNE DI SGONICO

SRB a Sgonico presso Gabrovizza

COMPONENTE INDICATORI

profondità visione

elementi vegetazionali

aree agricole

costruito edilizio

costruito industriale

costruito infrastrutture

1 piano 100%

2 piano 100%

pae

saggio

identita’

del luogo

3 piano

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3.3.2 Naturalita’

OBIETTIVI

La naturalità identifica la presenza, estensione, configurazione e funzionalità degli ambienti naturali; rappresenta un indice significativo rispetto al grado di pressioni ambientali che insistono sul territorio e che possono determinare una riduzione del livello di complessità e integrità strutturale degli ecosistemi,

L’insieme delle carte di base e dei parametri valutativi rappresentano una base indispensabile per la definizione delle linee di assetto generale del territorio, oltre che per la verifica, della valenza degli strumenti di tutela del territorio e degli effetti di mutamenti sul territorio.

Si intende individuare la presenza di aree di particolare pregio ambientale al fine di valutare quale sia l’incidenza del progetto su di esse.

Si fa in particolare riferimento ai SIC (Siti di importanza comunitaria), tutelate ai sensi della direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) relativa alla Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche e alle ZPS (zone a protezione speciale), istituite con la Direttiva 79/409/CEE, comunemente conosciuta come Direttiva Uccelli (vedi par.2.2.3.4).

INDICATORI:

Il territorio dei quattro comuni oggetto di valutazione è in gran parte tutelato ai sensi di diverse norme, comunitarie e nazionali.

Per esempio l’area protetta come SIC ai sensi della Direttiva Habitat, rappresentata in figura, si estende su una porzione di territorio piuttosto ampia, nella quale sono comprese alcune SRB già installate e alcune di quelle in progetto.

Sito: Carso Triestino e Goriziano codice sito: IT3340006

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Il territorio provinciale è, per più di un terzo della sua estensione (per un totale di circa 8.700 ettari), interessato da vincoli atti a salvaguardare le caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche presenti nei diversi Comuni.

L’effetto combinato di tali disposizioni (ma non solo questo) ha indotto un progressivo disimpegno dalle attività primarie che una tempo venivano esercitate prevalentemente su questi territori, comportando anche una mutazione dei caratteri naturalistici e paesaggistici per i quali erano stati individuati come habitat particolari, e talvolta anche degrado e compromissione degli equilibri geologici (versanti in costiera).

I dati del censimento dell’agricoltura evidenziano che il comparto è molto piccolo rispetto gli altri settori economici; tuttavia non va trascurato che, qualora si riesca a fare proprie le direttive di Natura 2000, potrebbero realizzarsi ulteriori possibilità di sviluppo.

A sostegno di quanto detto sopra, nella tabella seguente vengono riportati i valori delle superfici delle diverse aree protette.

Estensione delle aree tutelate

Comuni superficie (ha)

SIC -ZPS (ha)

RISERVE REGIONALI

(ha)

AMBIENTE TUTELATATO

(ha)

BIOTOPI (ha)

Duino Aurisina 4.505,5 2.649,4 108,6 1.013,8 0,0

Monrupino 1.270,4 739,7 242,0 623,9 0,0

S.Dorligo d.Valle 2.412,9 919,4 779,4 777,0 0,0

Sgonico 3.133,5 1.351,7 205,1 1.155,8 0,0

TOTALE 11.322,3 5.660,2 1.335,1 3.570,5 0,0

% sul totale – 49,99% 11,79% 31,54% 0,00%

Fonte: Elaborazione Funzione Pianificazione Territoriale Strategica – Provincia di Trieste, 2006.

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Aree protette – Comune di Duino – Aurisina

Fonte: linee guida per lo sviluppo del P.T.P.C., 2006

Aree protette – Comune di Sgonico

Fonte: linee guida per lo sviluppo del P.T.P.C., 2006

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Aree protette – Comune di Monrupino

Fonte: linee guida per lo sviluppo del P.T.P.C., 2006

Aree protette – Comune di San Dorligo della Valle

Fonte: linee guida per lo sviluppo del P.T.P.C., 2006

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Di seguito si riporta il risultato di una valutazione della fragilità ecologica effettuata a livello regionale. In particolare, sono state create tre carte della natura a partire da quella relativa gli habitat, qui non riportata, relative: 1. il valore ecologico, relativo alla tipicità e diffusione delle unità di paesaggio; 2. la sensibilità ecologica (o rischio, o vulnerabilità), relativa alla capacità di

“resistenza” a eventi perturbanti di origine naturale o antropica e di “resilienza”, ritorno ad un punto di equilibrio al termine dell’evento;

3. la pressione antropica, relativa l'impatto che esercita l'uomo su un determinato ambiente attraverso le sue attività).

Dalla sovrapposizione di queste si ottiene la carta della fragilità ecologica, come illustrato nella figura.

Generazione della carta della fragilità ecologica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

INDICATORI: a) valore ecologico Il valore (o pregio) ecologico, si basa sulla valutazione della diffusione dei tipi di paesaggio (superficie relativa occupata da ogni tipo di paesaggio in relazione all’intera superficie nazionale) e della loro tipicità (rispetto ad un suo modello ideale). b) sensibilità ecologica La definizione e la comprensione del significato ecologico di sensibilità/vulnerabilità è ancora oggetto di dibattito all’interno della comunità scientifica. Tale difficoltà si

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amplifica quando si cerca di definire la fragilità di sistemi ad elevata complessità quali le unità di paesaggio. c) Pressione antropica La valutazione del grado di naturalità di un paesaggio contiene in sé un’indicazione degli effetti delle modifiche alla struttura e alla composizione del territorio dovuti dall’azione antropica d) Fragilità ecologica La Fragilità ecologica, essendo il risultato dell’interazione tra gli indicatori di Pressione Antropica e di Sensibilità Ecologica, rispecchia in parte la suddivisione del territorio definita per i precedenti indicatori. Carta del valore ecologico

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

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Carta della sensibilità ecologica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

Carta della pressione antropica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

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Carta della fragilità ecologica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

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4. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

4.1 Metodologie di valutazione

La valutazione delle azioni di piano segue l’Allegato 1 della Direttiva 2001/42/CE, dove si precisa che nell’ambito della valutazione ambientale di piani e programmi vanno valutati i “possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori”.

La situazione che emerge dal quadro ambientale e l’analisi degli obiettivi di piano ha portato a tenere in considerazione determinate componenti ambientali che possono aver bisogno di particolare attenzione e monitoraggio.

L’analisi ambientale dell’area permette, dunque, di valutare la portata della pressione ambientale sul territorio in oggetto, derivante dal potenziale insediamento di nuove antenne per la telefonia mobile,di individuare gli impatti ambientali (negativi e positivi) derivanti da questo tipo di scenario e gli specifici settori di intervento di mitigazione, in parte già compresi nel progetto.

Per valutare in modo oggettivo la compatibilità ambientale delle azioni previste dal Piano sono state considerate tre tipologie di indicatori: economici, socio-cultuali e ambientali.

Sono stati, in particolare, analizzati i seguenti aspetti ambientali :

COMPONENTI

01 Radiazioni

02 Paesaggio

03 Biodiversità

04 Suolo

05 Popolazione

Sono state quindi valutate le principali azioni previste dal piano nell’area in oggetto, ovvero:

OBIETTIVI OPERATIVI DI PIANO

01 Localizzazione dei nuovi impianti

02 Verifica dei possibili adeguamenti degli impianti esistenti

Dalla valutazione di ogni singola azione in relazione ad ogni aspetto è possibile individuare i diversi impatti ambientali che ne conseguono, riassunti di seguito in una “matrice degli impatti”.

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4.2 Matrice degli impatti

Si riporta di seguito la matrice riassuntiva della valutazione degli impatti, basata su valutazione di tipo qualitativo e quantitativo, basata sulla conoscenza del territorio e delle specifiche problematiche.

Ne deriva che alcune azioni, rapportate ai singoli aspetti ambientali, hanno un impatto significativo, altre meno importante; altre ancora, al contrario, portano dei vantaggi sul territorio.

Di seguito sono riportati, per singolo aspetto, gli impatti derivanti dalle azioni previste dal Piano in oggetto.

OBIETTIVI OPERATIVI DI PIANO

COMPONENTI EFFETTI

RADIAZIONI

Le misure di controllo effettuate dall’ARPA sulle emissioni delle radiazioni elettromagnetiche delle antenne esistenti sul territorio riferiscono valori inferiori ai limite di esposizione (20 V/m) e al valore di attenzione (6 V/m), limiti prescritti dalle normativa vigente ai sensi del DPCM 8/07/2003.

Di particolare interesse una recentissima sentenza del TAR Veneto Sez. III sent. 1487 del 14 maggio 2009 in cui si afferma che “laddove l’impianto sia ubicato in zone inaccessibili per la particolare conformazione dei luoghi o perché appositamente interdette, la riduzione dell’intensità del campo elettromagnetico che comporta il rischio di compromettere l’attività delle emittenti si rivela non necessaria a tutelare la salute della popolazione, essendo sufficientemente idonei allo scopo un’adeguata recinzione e il posizionamento di appositi cartelli segnaletici”.

PAESAGGIO

Da quanto emerge dal quadro ambientale è evidente la necessità di tutelare la percezione complessiva del paesaggio del territorio interessato. L’installazione delle nuove antenne è un’intrusione sicuramente invadente, in quanto si tratta di elementi che spiccano per la loro elevazione generalmente in posizioni isolate, necessita di una particolare attenzione per evitare contrasti troppo evidenti e mantenere un giusto equilibrio con gli aspetti paesaggistici.

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BIODIVERSITA’, FLORA E FAUNA

L’incremento delle antenne sul territorio comporta una minima riduzione della biodiversità.

L’aspetto è da considerarsi limitatamente significativo in quanto si tratta di interventi puntuali sul territorio, la fase di cantiere è generalmente caratterizzata da rapidità di esecuzione ed interventi tecnologicamente mirati (in taluni casi si preferisce servire i siti con elicottero in alternativa alla creazione di nuove viabilità di accesso); la manutenzione necessita di interventi di rara frequenza e poco invasivi.

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SUOLO

La realizzazione di nuove strutture comporta un minimo consumo del suolo considerato che si tratta di interventi puntuali e limitati sul territorio e in parte in corrispondenza di impianti già esistenti.

POPOLAZIONE

Una maggior diffusione delle SRB sul territorio comporta un miglior servizio di ricezione, una minor necessità di cablature, emissioni più basse da parte delle antenne e del cellulare.

RADIAZIONI L’adeguamento attraverso una corretta disposizione urbanistica comporta una maggior tutela della salute pubblica per effetto della minimizzazione dei valori del campo elettromagnetico

PAESAGGIO

L’eventuale invadenza nello skyline del territorio delle antenne esistenti può essere corretto attraverso una serie di indicazioni di adeguamento progettuali per aumentare la qualità dei singoli elementi e limitare la percezione visiva negativa.

BIODIVERSITA’, FLORA E FAUNA

Per quanto riguarda gli habitat non si registrano particolari effetti

SUOLO

Per quanto riguarda il suolo non si registrano particolari effetti in quanto l’azione prevede la sistemazione dell’esistente non impianti nuovi

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POPOLAZIONE Un possibile perfezionamento estetico e un’eventuale rilocalizzazione o accorpamento degli impianti esistenti possono portare ad una migliore percezione ed accettazione dell’opera.

Matrice riassuntiva degli impatti

Obiettivi operativi di piano Componenti ambientali

O1 O2

Radiazioni

Paesaggio

Biodiversità, flora e fauna

Suolo

Popolazione

Legenda

significativo assente poco significativo positivo

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5. ALTERNATIVE AL PIANO La direttiva VAS afferma che nella predisposizione del Rapporto Ambientale gli effetti delle azioni di Piano devono essere individuati, descritti e valutati sia in rapporto allo stato attuale dell’ambiente sia in rapporto ai possibili effetti futuri, attraverso l’individuazione di ragionevoli alternative.

La predisposizione/generazione di alternative di piano risulta dunque uno degli aspetti irrinunciabili del processo di valutazione ambientale.

All’interno del Rapporto Ambientale è richiesta, sia dalla Direttiva VAS che dal D.lgs 4/2008, l’indicazione delle alternative che possono essere prese in considerazione analizzando attentamente gli obiettivi e l’ambito territoriale del piano .

Lavorare attraverso la creazione di scenari, infatti, aiuta a trovare ulteriori linee guida per lo sviluppo del territorio: “lo scopo principale degli scenari non è vedere il futuro, ma evitare scelte sbagliate” (P.Schwartz- The Art of the Long View - 1991).

D’altra parte, in questo caso, esaminando la tipologia del piano e lo sviluppo dello stesso l’identificazione di “ragionevoli alternative”/”scenari” si rivela non senza difficoltà.

Infatti è piuttosto problematico riuscire a riflettere sulla possibilità di individuare scelte diverse da quelle strutturate dal piano dal momento che queste ultime sono legate strettamente alla normativa nazionale e regionale esistente e sono, quindi, sostenute da un’attività di analisi e diagnosi approfondite alle varie scale .

Inoltre, i princìpi sui quali si basa la redazione del PLITM derivano dalle impostazioni strategiche che attualmente sono riconosciute a livello internazionale e assimilate dalla normativa nazionale e regionale. Queste impostazioni costituiscono i caratteri fondamentali in tutte le politiche di sviluppo sostenibile della pianificazione territoriale e il loro scopo principale è quello di utilizzare gli strumenti di governo del territorio per rendere compatibili le diverse azioni umane con l’ambiente attraverso una programmazione in grado di definire concretamente le basi di coerenza spaziale dello sviluppo socio-economico e culturale.

Schema dello sviluppo sostenibile di un territorio

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E proprio da questi principi si ricava l’articolazione delle strategie e degli obiettivi (analizzati nei precedenti capitoli) del Piano.

L’infrastrutturazione del territorio, l’introduzione di nuove potenziali sorgenti di criticità possono sembrare fattori in contrasto con lo sviluppo sostenibile, ma la Valutazione Ambientale Strategica che accompagna la redazione di questo piano si configura come ulteriore elemento di tutela delle risorse presenti sul territorio.

Sulla base delle considerazioni espresse è possibile limitare l’individuazione delle “ragionevoli alternative” all’opzione “alternativa 0”, corrispondente alla non attuazione del Piano.

Questa ipotesi prefigura una mancata attuazione delle previsioni degli interventi e implicherebbe impalpabili benefici sulle principali componenti ambientali, ma comporterebbe una netta incoerenza verso obiettivi di miglioramento socio-economico del territorio.

Dal momento che il PLITM nasce proprio dalla volontà di evitare le possibili tendenze negative sul territorio, la “non attuazione” del piano potrà produrre una progressione delle tendenze negative in atto rinunciando a prefigurare l’adeguamento alle nuove normative e le opportune modifiche volte al raggiungimento dello sviluppo sostenibile.

In alternativa all’”ipotesi 0”, che vuol dire mantenere lo stato attuale dei luoghi, si può, invece, confermare lo sviluppo previsto con il piano in oggetto in quanto:

• gli effetti connessi all’attuazione del piano vengono analizzati rispetto alle principali componenti ambientali

• per gli interventi che risultano più negativi vengono proposte misure mitigative o compensative per rendere maggiormente sostenibili le soluzioni proposte. Queste misure trovano diretta applicazione nelle Norme di attuazione del Piano, come risultato degli esiti del processo di Valutazione e integrazione della componente ambientale nelle previsioni urbanistiche.

• Gli indicatori indicati nel piano di monitoraggio costituiranno un ulteriore elemento di salvaguardia degli esiti della valutazione Ambientale e garanzia che le misure vengano applicate ed eventualmente integrate.

• Inoltre l’elaborazione del Piano assicura agli abitanti la ricerca del punto di equilibrio tra i diversi interessi consentendo il completamento delle reti di ciascun gestore per il miglioramento del servizio pubblico della telefonia mobile e nel contempo la salvaguardia della salute pubblica e la tutela dei beni paesaggistici per consentire uno sviluppo territoriale sostenibile

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RAPPORTO AMBIENTALE per la procedura di VAS ___________________________________ pag- 61

6. MITIGAZIONI

Gli effetti connessi all’attuazione delle scelte di Piano sono stati analizzati rispetto alle principali componenti identificando in seguito le misure compensative più adatte alla situazione. Parte di queste misure trovano diretta applicazione nelle Norme di Attuazione del Piano, quale risultato degli esiti del processo di Valutazione Ambientale Strategica, parte troveranno soluzione all’interno del monitoraggio.

Gli interventi di mitigazione, ovvero le misure previste per impedire , ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi significativi sull’ambiente conseguenti all’applicazione del piano” (D.Lgs 4/2008- allegato VI) riguardano essenzialmente gli interventi relativi al paesaggio.

Gli interventi di mitigazione e compensazione previsti per il Piano riguarderanno principalmente:

COMPONENTI CRITICITA’

Radiazioni Aumento delle antenne

Paesaggio Interferenza paesaggistica

Le tabelle seguenti riassumono i possibili interventi di mitigazione relativi agli impatti precedentemente descritti con particolare riferimento agli impatti valutati come significativamente negativi.

COMPONENTI CRITICITÀ MISURE DI RIDUZIONE E MITIGAZIONE

Premesso che il controllo dei valori dei CEM è attribuito dalla vigente normativa all’ARPA, il PLITM, per il perseguimento della minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici, può limitare l’esposizione individuando i siti puntuali per la localizzazione delle nuove antenne definendo (art 8 e 9 delle NdiA e allegato): Elementi cogenti (LR 28/04)

• aree incompatibili • aree assoggettate a vincoli sovraordinati

Aree preferenziali • Proprietà pubbliche • Aree ferroviarie • Pertinenze autostradali • Tralicci esistenti

Aree neutre • Produttive, commerciali, • nautiche, balneari

Aree controindicate • Aree insediate (zone A e B) • Aree agricole, naturali, parchi

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Privilegiare il co-siting degli impianti e l’utilizzo di infrastrutture verticali esistenti per limitare il numero di nuove installazioni sul territorio.

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Per tutelare la percezione complessiva del paesaggio e salvaguardare l’identità del luogo sia per chi ci vive che per chi viene da fuori è necessario riqualificare gli impianti esistenti attraverso (art 12 NdA):

• sostituzione degli impianti esistenti con quelli di minor impatto visivo

• ricollocazione con impianti in siti alternativi (in aree neutre o preferenziali)

Al fine di minimizzare i fattori che possono interferire visivamente il PLITM definisce i criteri di progettazione formale dell’impianto:

• assimilando le antenne ad un elemento di arredo urbano

• attenzione all’attacco a terra delle SRB • integrazione delle proporzioni con le linee verticali

esistenti • attenzione al ritmo dettato dalle infrastrutture

esistenti • progettazione degli armadi tecnici come parte

formalmente integrata con il sostegno • cablature interne per non risultare visibili • eventuale recinzione dell’impianto realizzata a

completamento dell’opera stessa • le antenne emittenti dovranno essere posizionate in

aderenza al supporto evitando gli sbracci e rivestite in modo da limitare la percezione di oggetto frammentario

• adozione di sostegni mimetizzabili (forma di alberi, camini etc..)

Paesa

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Per quanto riguarda due antenne esistenti in particolare sono prioritari interventi di riqualificazione (art 12 NdA):

• ID 13 (TIM): impianto ubicato ad Aurisina la cui parte apicale risulta notevolmente impattante

• ID 14 (TIM): impianto di limitata altezza, m posizionato vicino ad analogo impianto ID 2591 (H3G) costituito da un traliccio notevolmente più alto. Si ritiene di poter migliorare la situazione accorpandoli.

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7. MONITORAGGIO

Uno dei passaggi più importanti introdotti dalla Direttiva Comunitaria 2001/42/CE è il monitoraggio: un aspetto che viene ancora considerato come marginale nella procedura di VAS. Si tratta invece di uno strumento molto utile, che permette di introdurre in modo sistematico i metodi della valutazione nel percorso decisionale.

Il percorso della VAS prevede il monitoraggio continuo cioè una costante e puntuale verifica dei processi di trasformazione territoriale definendo un sistema che consenta la verifica continua della sostenibilità delle variazioni delle dinamiche di evoluzione del territorio, anticipando e guidando le trasformazioni invece di adeguarvisi a posteriori. Il piano di monitoraggio costituisce un elemento di tutela e salvaguardia degli esiti della VAS, garantendo che le azioni e le misure vengano applicate, consentendo di verificare la realizzazione degli obiettivi posti. In questo modo si riuscirà a proporre azioni correttive in tempo reale e a permettere di implementare un sistema di pianificazione capace di guidare e trasformazioni del territorio. I risultati del monitoraggio non devono essere utilizzati solamente a livello tecnico, ma anzi devono essere pensati in funzione della comunicabilità ad un pubblico vasto, di non addetti ai lavori. Il programma di monitoraggio produce con cadenza un report, che presenta informazioni e considerazioni in forma qualitativa discorsiva, basate sulla quantificazione di una serie di indicatori. Relativamente al monitoraggio delle varianti, è molto importante ricondursi ad un uso attento dell’analisi quantitativa, quindi, elementi fondamentali in questo percorso sono gli indicatori che rappresentano determinate tematiche in maniera sintetica e soprattutto in modo quantitativo, numericamente, lo stato di una componente ambientale. Il piano di monitoraggio sarà strutturato su due azioni fondamentali che conducono verso gli obiettivi di sostenibilità trattati all’interno del percorso di valutazione.

Nello specifico le azioni risultano essere così stabilite:

OBIETTIVI DEL MONITORAGGIO INDICATORI CRITERI METODI

RA

DIA

ZIO

NI Salvaguardia e

protezione della salute della popolazione e degli ecosistemi dall’inquinamento elettromagnetico

V/m

Nei limiti di Legge

Secondo la legislazione vigente il controllo dei valori dei campi elettromagnetici delle deve essere condotto dall’ARPA e dall’ASS

N impianti

/kmq

PA

ES

AG

GIO

Salvaguardia del territorio e tutela dell’identità del luogo e della percezione complessiva ambientale

Qualità progettuale

degli impianti

Attuazione delle prescrizioni sulle localizzazioni dei nuovi impianti e attuazione delle Norme di Piano per la tutela della percezione visiva del territorio e indicazioni progettuali

Controllo da parte dell’uffici comunali preposti

ComunidiDuino‐Aurisina,Sgonico,Monrupino,SanDorligodellaVallePIANOCOMUNALEDISETTOREPERLALOCALIZZAZIONEDEGLIMPIANTIFISSIPERLATELEFONIAMOBILE

RAPPORTO AMBIENTALE per la procedura di VAS ___________________________________ pag- 64

TEMPISTICA

Il monitoraggio sull’attuazione della variante avverrà mediante la raccolta di dati e di rilievi finalizzati alla sostenibilità ambientale delle azioni previste con cadenza annuale .

COMPETENZE

Nel caso specifico, in via preliminare gli Enti da contattare nel merito delle informazioni contenute nei documenti di monitoraggio sono:

- Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – FVG;

- Direzioni (o in alternativa i servizi di competenza) della Regione Friuli Venezia Giulia;

- Azienda per i Servizi Sanitari;

- Uffici Comunali;

In fase di monitoraggio potrebbero essere coinvolti ulteriori enti per le loro specifiche conoscenze settoriali in materia di ambiente.

CONTROLLO

Il documento di monitoraggio, verrà inviato agli enti a cui attiene una valutazione sui dati raccolti per le loro specifiche competenze sui temi trattati.

- ARPA FVG - Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ;

- Direzioni (o in alternativa i servizi di competenza) della Regione Friuli Venezia Giulia;

- ASS (Azienda per i servizi sanitari) competente per territorio;

- Uffici comunali.

ESITI

Nel caso in cui dal monitoraggio si evidenzino esiti negativi o eventuali effetti imprevisti, dovranno essere definiti gli scenari, la tempistica e la cogenza delle azioni da intraprendere per apportare le opportune misure correttive alle previsioni introdotte.

Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive adottate, dovrà essere data adeguata informazione al pubblico interessato agli effetti ambientali.

Inoltre l’Amministrazione potrà promuovere in modo autonomo o in collaborazione con gli enti le campagne di monitoraggio misura e verifica dei livelli di campo elettromagnetico per dare risposte ad esigenze o richieste da parte della popolazione.