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Avventure nel mondo 1 | 2013 - 39 ............................................................................. U n itinerario sulle coste sud ovest dell’India da Kochi a Trivandrum dalle backwaters all’oceano indiano tra palmeti, foreste e campi da tè per assistere a un festival keralese o per ricevere un darsham nella patria dell’ayurveda. Kochi, ma siamo in India? Fort Cochin: è l’alba. Nell’ex colonia portoghese oggi ribattezzata Kochi, pedoni, motociclisti, biciclette e qualche auto sono già in movimento. Ma siamo lontano dal caos di Mumbai o di Calcutta, dalle baraccopoli. Qui in Kerala la vita scorre molto più tranquillamente. Un ritmo che segue le maree o le placide acque verdi delle backwaters (i canali interni). A Fort Cochin le antiche reti cinesi dei pescatori dominano la spiaggia. Sei secoli sono trascorsi da quando Vasco da Gama passò da queste parti e, come lui, molti altri navigatori sulla via delle spezie. Non a caso la Chiesa di San Francesco ospitò le sue spoglie prima che fossero rimandate a casa in Portogallo. Il dedalo di stradine racchiude ciò che resta di una storia coloniale animata da olandesi, portoghesi, inglesi … Per le vie di Kochi non c’è traccia di miseria, siamo in India, ma senza mendicanti, anzi si nota un certo decoro, un benessere modesto ma diffuso. Tropicale, afosa, ordinata. In questo piccolo lembo del sud-ovest che si affaccia sul mar Arabico si respira un’atmosfera indiana un po’ fuori dalle righe. Alle danze Kathakali (tipiche keralesi) preferiamo assistere ad uno dei tanti festival in onore di Shiva. In serata seguiamo una lunga processione che si apre con due file di ragazze agghindate con fiori nei capelli mentre portano lampade votive di guscio di cocco dalle esili fiammelle, tanti piccoli lumini nella notte; invece i ragazzi - tutti in Dhoti bianco candido in netto contrasto con la pelle nerissima delle popolazioni del sud-, battono incessantemente i tamburi; a seguire, un carrettino trasporta le offerte per Shiva, banane, fiori, frutta … e si possono donare anche rupie. Il ragazzo del tuc-tuc che ci ha accompagnato al festival ci tiene molto che noi possiamo assistere alla manifestazione e -ci confida con orgoglio- forse il prossimo anno farà parte anche lui del gruppo degli uomini alle percussioni se riuscirà a mettere da parte le rupie necessarie per acquistare un Dhoti da cerimonia. La mattina seguente ci spostiamo nella zona di Erkalum, in Bazar Road, la via principale. Entriamo in un vecchio e polveroso cortile dove si affacciano alcuni magazzini. Nel primo, in un ampio stanzone alcune donne in sari colorati si trovano in mezzo a tonnellate di tuberi color marrone chiaro, lo zenzero. Con un setaccio in legno eliminano le impurità; ci cimentiamo anche noi, ma non è semplice, le signore indiane con pazienza ci mostrano ancora Testo e foto Roberta Tragaioli INDIA VERDE KERALA VIAGGI | India - Kerala Da un Kerala Ayurveda Breve gruppo Roberta Tragaioli 01 02 VIAGGI | India - Kerala

VIAGGI | India - Kerala VIAGGI | India - Kerala INDIA ... · “masala”. Dopo la spesa ripartiamo lentamente, la quiete è spezzata da campanelli di biciclette. Ogni tanto . compare

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Avventure nel mondo 1 | 2013 - 39.........................................................................................................................................................

Nord Corea

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Un itinerario sulle coste sud ovest dell’India da Kochi a Trivandrum dalle backwaters all’oceano

indiano tra palmeti, foreste e campi da tè per assistere a un festival keralese o per ricevere un darsham nella patria dell’ayurveda.

Kochi, ma siamo in India?Fort Cochin: è l’alba. Nell’ex colonia portoghese oggi ribattezzata Kochi, pedoni, motociclisti, biciclette e qualche auto sono già in movimento. Ma siamo lontano dal caos di Mumbai o di Calcutta, dalle baraccopoli. Qui in Kerala la vita

scorre molto più tranquillamente. Un ritmo che segue le maree o le placide acque verdi delle backwaters (i canali interni). A Fort Cochin le antiche reti cinesi dei pescatori dominano la spiaggia. Sei secoli sono trascorsi da quando Vasco da Gama passò da queste parti e, come lui, molti altri navigatori sulla via delle spezie. Non a caso la Chiesa di San Francesco ospitò le sue spoglie prima che fossero rimandate a casa in Portogallo. Il dedalo di stradine racchiude ciò che resta di una storia coloniale animata da olandesi, portoghesi, inglesi … Per le vie di Kochi non c’è traccia di miseria, siamo

in India, ma senza mendicanti, anzi si nota un certo decoro, un benessere modesto ma diffuso. Tropicale, afosa, ordinata. In questo piccolo lembo del sud-ovest che si affaccia sul mar Arabico si respira un’atmosfera indiana un po’ fuori dalle righe. Alle danze Kathakali (tipiche keralesi) preferiamo assistere ad uno dei tanti festival in onore di Shiva. In serata seguiamo una lunga processione che si apre con due file di ragazze agghindate con fiori nei capelli mentre portano lampade votive di guscio di cocco dalle esili fiammelle, tanti piccoli lumini nella notte; invece i ragazzi - tutti in Dhoti bianco candido in netto contrasto con la pelle nerissima delle popolazioni del sud-, battono incessantemente i tamburi; a seguire, un carrettino trasporta le offerte per Shiva, banane, fiori, frutta … e si possono donare anche rupie. Il ragazzo del tuc-tuc che ci ha accompagnato al festival ci tiene molto che noi possiamo assistere alla manifestazione e -ci confida con orgoglio- forse il prossimo anno farà parte anche lui del gruppo degli uomini alle percussioni se riuscirà a mettere da parte le rupie necessarie per acquistare un Dhoti da cerimonia. La mattina seguente ci spostiamo nella zona di Erkalum, in Bazar Road, la via principale. Entriamo in un vecchio e polveroso cortile dove si affacciano alcuni magazzini. Nel primo, in un ampio stanzone alcune donne in sari colorati si trovano in mezzo a tonnellate di tuberi color marrone chiaro, lo zenzero. Con un setaccio in legno eliminano le impurità; ci cimentiamo anche noi, ma non è semplice, le signore indiane con pazienza ci mostrano ancora

Testo e foto Roberta Tragaioli

INDIAVERDE KERALA

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Da un Kerala Ayurveda Breve gruppo Roberta Tragaioli

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India Kerala

come fare e alla fine dopo vari tentativi riusciamo nell’impresa … Dopo questa operazione le spezie saranno pronte per essere messe in vendita in sacchetti trasparenti nel vicino negozio …

Aleppy, il regno delle backwatersDa Kochi un paesaggio lussureggiante, verde smeraldo ci accompagna sino ad Aleppy dove prendiamo possesso della nostra Oistricht, la bella barca in legno a motore che ci condurrà nella fitta rete dei canali interni. Per un giorno ci scorre davanti agli occhi la vita lenta dei pescatori, mentre altre barche ci sorpassano e delle risaie ci salutano, vediamo bambini che ritornano da scuola, donne che cucinano, uomini che fanno il bagno… Perdiamo la nozione del tempo e ci abbandoniamo a questo placido intermezzo che solo l’India e pochi altri paesi sanno donare ai loro ospiti … In piena distensione a prua arriva un corvo veloce che ruba il sacchetto delle banane fritte e vola via fulmineo con il bottino…

A riva si scorgono modeste abitazioni di poche stanze, più che sufficienti per una vita che si svolge essenzialmente all’aperto. Una breve sosta al mercato per acquistare tiger prawns e tonno fresco che verranno cucinati a bordo nel latte di cocco alla “keralese” e anche nelle spezie alla “masala”.Dopo la spesa ripartiamo lentamente, la quiete è spezzata da campanelli di biciclette. Ogni tanto compare qualche pubblicità sui muri delle case, l’unico segnale che ci riporta al nostro tempo.

Amitanpuri: a ognuno il suo Darsham… Prima di partire per il Kerala avevo letto la storia di Sri Mata Amritanandamayi Devi, più nota semplicemente come Amma e la curiosità di andare a visitare il suo ashram ad Amintanpuri e di riuscire anche ad incontrarla per ricevere il suo “darsham” (abbraccio) amorevole era maturata nei giorni a seguire. Al di là di qualsiasi fede religiosa, in nome unicamente della pace e dell’amore universale, negli ultimi 38 anni, Amma ha abbracciato oltre 28 milioni di persone in ogni parte del mondo. Amitanpuri si trova sulla strada a un’ora da Aleppy verso sud.Il nostro autista ci lascia di fronte ad un piccolo corso d’acqua, l’asharam è proprio dietro, per raggiungerlo traghettiamo su una minuscola e vecchia barca di legno. Insieme a noi alcune signore americane vestite di bianco probabilmente delle habitueés del luogo, ci fanno subito notare che dobbiamo coprirci di più, soprattutto le gambe e le spalle, stiamo entrando in un luogo raggiunto da pellegrini e devoti. Obbediamo e ci prepariamo. Attracchiamo a riva e camminiamo per un centinaio di metri su un sentiero polveroso e acciottolato, intorno è tutto poco curato, più tardi ci spiegheranno che qui lo tzunami del 2004 distrusse la costa, inghiottì le case basse dei pescatori, il fiume si portò via tutto senza pietà, tranne l’edificio a tre piani in cemento intorno al quale ruota tutta la vita dell’ashram.Finalmente entriamo, siamo tra le poche con vestiti colorati in contrapposizione al total white dei residenti e dei pellegrini. Una ragazza australiana conosciuta sulla barca si offre spontaneamente di guidarci all’interno sino al posto di accredito, di chi è venuto in questo luogo per poter incontrare la santona; lei invece prosegue oltre la reception, nella parte degli alloggi e degli spazi in comune riservati solo ai residenti. Loreene è una ragazzona alta e bionda e a noi donne occidentali come lei fa un certo effetto apprendere che vive lì da quattordici anni, metà della sua vita trascorsa in quelle quattro mura o avanti e indietro tra l’ashram e il villaggio di fronte al fiume…”Le regole dell’asharam le conoscete, è vietato fumare, bere e tantomeno assumere droghe

e viene praticata l’astinenza sessuale”. “Qui si vive senza pagare nulla , dando in cambio un servizio volontario utile per la vita dell’asharam”…“…non saprei ora vivere al di fuori anche perché non l’ho mai desiderato, ma nulla mi obbliga a restare, nel momento in cui decidessi di andarmene sarebbe la cosa più normale del mondo…” Adesso vi lascio, piacere di avervi incontrate, buon darsham …”La signora che ci rilascia il bigliettino pass per la visita ci chiede a che ora vogliamo ricevere il Darsham, considerato che ci sono già due-tre centinaia di persone in coda non prima di 2-3 ore riusciremo nell’impresa.Ci accomodiamo nella grande sala davanti ad un palco affollato di altri pellegrini e persone di staff che lascia presagire che Amma si trovi proprio là dietro, nascosta dietro questa fiumana che ordinatamente e incessantemente prosegue nel rito. Ci sediamo a metà sala ascoltando il ciclo ininterrotto di preghiere in ode ad Amma, ogni litania in suo onore secondo una sequenza di duecento frasi che compaiono anche su uno schermo per aiutare i pellegrini a recitarle ad alta voce. Alla destra del palco alcune donne anziane indiane, rigorosamente in sari, regolano l’afflusso degli ospiti dividendo gli hindi dai non e privilegiando i primi. Questo trattamento differenziato genera comportamenti diversi tra chi è in coda. C’è la ragazza tedesca che supplica piangendo di essere accolta subito perché malata di cancro, c’è il signore orientale con la t shirt con la scritta “Rio de Janeiro” che spudoratamente riesce a farla in barba alle rigide matrone e oltrepassare il metal detector e incanalarsi nel flusso vicino al palco che dista solo poche decine di metri da Amma; ci sono donne europee ben curate e raffinate che pare non abbiano altro desiderio che raccontarsi di come è stato l’abbraccio del giorno prima e di come sarà quello odierno; ci sono signore americane un po’ invasate che sembra che stiano lì per vivere della luce riflessa della santona, poi ci siamo noi sei… Già Mara, Michela, Valeria, Simonetta, Marcella ed io, queste sei italiane che sino a poco prima di partire conoscevano ben poco dell’esistenza di Amma e che ora sono qui in fila con altri pellegrini e curiosi …. Ma siamo in India e nulla è strano…S. è scettica, M. e M. paiono incuriosite, io abbastanza tranquilla, V. forse la più emozionata. Lasciamo macchine fotografiche, blackberry, cellulari, pc, qualsiasi contatto con il tempo

01 Backwaters in navigazione02 Backwaters in navigazione

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03 Danzatore Kathakali04 Festival keralese processione di elefanti

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India Kerala04“tecnologico”, così come abbandoniamo le scarpe e, una volta scalze, in fila, iniziamo a percorrere l’ultimo tratto che ancora ci separa da Amma. Arriviamo sino all’inizio del palco dove dovremo spostarci di sedia in sedia, a scorrere, sempre più vicino a lei, mano a mano che chi ha ricevuto il darsham ritorna indietro. Quando davanti a noi rimangono poche persone, dopo esserci separarci anche dalle nostre borse, dichiariamo la nazionalità ad altre ancelle

americane del servizio organizzativo che in lingua inglese ripetono: “Sono italiane! Tutte italiane”. In quel momento ho pensato a come questo abbraccio sia stato il primo così meticolosamente organizzato finora nella mia vita!Quanti problemi inutili, in realtà dopo che chi era inginocchiato davanti a me scompare alla mia vista quasi fulmineamnete, da braccia vicine sono sospinta e mi ritrovo con la testa sulla spalla sinistra di Amma. Resto immobile, quasi non respiro, forse

20-30 secondi, mi pare un tempo lunghissimo, interminabile, intanto lei parla con altri in hindi lì a fianco – presumo di questioni importanti, di aiuti umanitari, forse delle sue prossime visite …- e, nel frattempo riesce anche, ogni tanto, a sussurrarmi frasi incomprensibili nell’orecchio destro; poi mi guarda negli occhi sorridendomi e mi riabbraccia ancora; in questo secondo darsham mi sento veramente un po’ strana ma ho comunque una sensazione positiva, quella credo

05 Tramonto nelle backwaters 06 Kochi reti dei pescatori

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che un abbraccio avvolgente e caritatevole può comunque dare, se a tutto ciò si aggiunge anche una sorta di suggestione dell’attesa, di misticità del luogo; infine Amma mi parla ancora e mi mette in mano un pacchettino profumato di cannella e incenso… Fine, eccomi separata da lei, il mio darsham è terminato, riprendo un po’ stordita la direzione della fila delle sedie stavolta in senso contrario e stringo nella mano questo regalo, è una caramella cosparsa di cenere…ritrovo le mie compagne e ci avviamo all’uscita, in silenzio.Fuori facciamo la conoscenza di una signora indiana di mezza età, D., molto loquace e vuole fare una foto insieme, noi lei e alla vecchia signora con cui vive, sua madre. Loro abitano lì a fianco dell’ashram, suo marito è il fratello di Amma, lei è molto fiera di essere sua cognata; ci scrive l’indirizzo su un fogliettino e la

prossima volta che torneremo ci ospiterà volentieri nella sua dimora… realtà o fantasia, sta di fatto che D. è simpatica ed ha voglia di parlare un po’ con qualche occidentale… ma il nostro Caronte ci aspetta per traghettarci al bus e poi raggiungere Varkala “See you soon next time! Bye namaste”….

Varkala, la regina del cliff? Qualcuno la definisce così. Questa sonnolenta cittadina del Kerala che si affaccia per kilometri sulla spiaggia sacra “Papanasam” sopra una scogliera davvero maestosa. Qui ristoranti, negozietti, centri di massaggi ayurvedici, locali notturni si susseguono, per rendere l’ultima parte del viaggio meno mistica e più profana…Profumo di spezie e meditazione. Passeggiate

sulla spiaggia e templi hindu.Riusciamo a fare visita all’Ashram di Sree Narayana Guru, filosofo e riformatore sociale del secolo scorso e ad assistere ad un altro festival keralese con tanto di processione di elefanti…Tuttavia anche Varkala pare un’altra India, senza polvere e senza stracci. I tuk tuk hanno Shiva, Cristo, Buddha, Che Guevara e la falce e martello disegnati sulla carrozzeria… Divinità induiste e santi cristiani…That’s Kerala …

09 Varkala Papasanam beach 10 Varkala spiaggia

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07 Varkala colori08 Il Gruppo nelle backwaters