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L’Offerta

Microeconomia Classica

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L’Offerta

Nasce dal comportamento di ogni produttore e, quindi, dal comportamento di molti produttori (offerta aggregata)

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L’Offerta

È la quantità di un bene che l’imprenditore / venditore offre sul mercato

L’offerta dipende, al solito, da molti fattori:– Prezzo– Condizioni di mercato

Costo dei fattori produttivi (relazione inversa) Tecnologia (relazione diretta) Eventi casuali (es. in agricoltura le condizioni

climatiche influenzano l’offerta)

– Gusti del produttore– ----

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L’Offerta

Per spiegare il comportamento del produttore la Microeconomia ha utilizzato la Teoria della Produzione

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La teoria “classica” della Produzione

I beni non esistono in natura: bisogna produrli

Produrre significa essenzialmente trasformare alcuni beni e servizi in altri beni e servizi

In economia il fenomeno della trasformazione va inteso come trasformazione con aumento di Valore e non in senso fisico o merceologico

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Il Valore

Si crea Valore quando si:– trasforma una tavola in un armadio

(trasformazione in senso tecnico)– conserva il grano in un silos (trasformazione

nel tempo)– vende al consumatore un bene acquistato

all’ingrosso (trasformazione nel modo)– trasporta il caffè dal Brasile all’Italia

(trasformazione nello spazio)

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Il Valore

Alla base di queste trasformazioni vi è una caratteristica comune: la creazione di Valore

Da sempre il concetto di Valore è stato al centro dei ragionamenti economici e … politici

Ad esempio abbiamo definito Valore Aggiunto (PIL) la somma dei redditi individuali (lavoro = salari/stipendi) + ammortamenti + profitti

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Il Valore (aggiunto)

Un problema (di politica economica) è allora:– Come dividere tale Valore fra redditi

individuali e profitti ? A seconda delle risposte si sono avuti

capitalismo e comunismo E scusate se è (stato) poco

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Il Valore (di mercato)

Il Valore di Mercato è definito invece come il prezzo al quale un bene può essere venduto

Ovviamente il prezzo non è quello che vuole il produttore ma quello che si può ottenere dal Mercato

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Il Valore (per il cliente)

Oggigiorno, l’abbiamo visto, con Valore si intende il Prezzo che il cliente finale (customer) è disposto a pagare per ottenere dall’azienda Satisfaction tramite Prodotti o, più in generale, Relazioni

Purtroppo oggi, in questa età di consumismo, il prezzo non lo definisce il Mercato (com’era fino a poco tempo fa: Mass Production) ma il cliente, il singolo cliente (Mass Customization)

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Il Valore (per il cliente)

Approfondirete questi aspetti durante tutto il vs. corso di laurea mentre noi abbiamo trattato questo particolare aspetto esaminando il I° Principio del Lean Thinking

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Definizioni

La contabilità nazionale suddivide la produzione in:– Settore dei beni e servizi destinati alla vendita

(hanno un prezzo) primario (agricoltura, silvicoltura e pesca; a volte

unito alle industrie estrattive) < 10% del PIL secondario (industria) – 30% del PIL terziario (servizi) > 60% del PIL

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Definizioni

– Settore dei servizi non destinati alla vendita: amministrazioni pubbliche (servizi sanitari,

istruzione, ordine pubblico; non hanno un prezzo di mercato e gli utenti pagano tributi specifici o tasse)

istituzioni private senza fini di lucro

Come vedete manca un settore importantissimo: servizi per i consumatori pagati tramite la pubblicità (es. Google, Facebook, Mediaset, …)

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I Fattori Produttivi

Ogni processo produttivo, che viene attuato per produrre beni (output) di: – consumo– investimento (cioè mezzi di produzione)

necessita di risorse materiali, ovvero di Fattori Produttivi:– risorse naturali (terra, materie prime del

sottosuolo o foreste, fiumi, laghi, mare)– lavoro (ore di persone)– capitale (strumenti di produzione e beni

intermedi)

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Risorse naturali

Le risorse naturali sono appropriabili, possono formare oggetto di proprietà da parte dei soggetti economici, sia pubblici che privati

La risorsa principale è la terra, ma anche le miniere, le foreste, i fiumi, i mari, ...

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Risorse naturali

Caratteristiche:– Sono limitate; qualcuna si può migliorare (la

terra) ma altre non sono riproducibili (risorse minerarie)

– Non devono essere prodotte, in quanto esistono in natura, per cui non ci sono costi di produzione (ma costi per l’utilizzazione o per lo sfruttamento o per l’estrazione)

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Il Lavoro

Il lavoro è lo sforzo fisico e mentale dell’uomo necessario per produrre beni e servizi è cioè l’energia fisica o intellettuale dell’individuo

Le risorse naturali ed il lavoro sono considerati fattori originari o risorse primarie della produzione, a differenza del terzo fattore, il capitale, che è una risorsa prodotta dall’uomo

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Il Lavoro

Il lavoro può essere considerato dall’individuo:– penoso e faticoso– gratificante

In ogni caso è sottoposto al vincolo dell’esecuzione (ma ha riflessi economici retribuzione)

Secondo voi è più conveniente per l’azienda che il lavoro dei suoi dipendenti sia penoso e faticoso o gratificante?

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Il Lavoro

Dal punto di vista strettamente economico il lavoro viene (dovrebbe essere) valutato in base alla capacità produttiva, cioè in base all’efficienza economica

Ma, essendo strettamente legato all’individuo come persona, il lavoro va valutato anche dal punto di vista sociale, della dignità e della libertà individuale (I° articolo della Costituzione)

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Il Lavoro

L’offerta “globale” di lavoro dipende quindi da:– numerosità della popolazione– composizione per età della popolazione– sviluppo socio-economico (salario,

prolungamento degli studi, disponibilità individuale al lavoro, cultura, …)

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Il capitale

Il capitale (o beni capitale) è l’insieme di beni prodotti dall’uomo utilizzati come fattori produttivi (il denaro non è “capitale” come fattore di produzione, anche se è necessario per disporre di beni capitale)

Per capitale quale fattore produttivo si intende:– Il capitale fisso

privato: capannoni, attrezzature, macchinari, computer, ecc pubblico (o sociale) quale: strade, ponti, ospedali, scuole,

ecc).

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Il capitale

– Il Capitale circolante che è dato dalle scorte (di materie prime, di semilavorati, di prodotti finiti)

– Le scorte sono considerate capitale in quanto rendono efficiente il processo produttivo impedendone le interruzioni (oggi è un concetto da superare secondo i principi del Lean Thinking)

– Nella contabilità nazionale, non a caso, nella voce “investimenti” sono conteggiate le variazioni delle scorte

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Il capitale

Il capitale che si logora è compensato da un deprezzamento, generalmente annuale, definito “ammortamento o quota di ammortamento” (le scorte non si ammortizzano eventualmente si svalutano)

Il nuovo capitale prodotto è “l’investimento lordo”

Se dal lordo sottraiamo man mano l’ammortamento si ha l’investimento netto

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L’organizzazione del processo produttivo

I fattori produttivi devono essere “combinati”, “organizzati”

L’organizzazione necessita di una capacità imprenditoriale (considerata un ulteriore fattore produttivo) per realizzare un processo produttivo:– efficace (capace di creare beni economici

desiderabili dai clienti) – efficiente sia dal punto di vista tecnico che

economico (minor utilizzazione di risorse a parità di efficacia)

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L’organizzazione del processo produttivo

L’Impresa, dal punto di vista economico, è il “Processo” ovvero l’insieme di attività messo in atto dall’imprenditore per produrre

L’Azienda è invece la “struttura fisica” dell’Impresa ovvero l’insieme dei fattori produttivi e la loro organizzazione, utilizzati dall’imprenditore per realizzare l’Impresa

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La dimensione

Un’azienda può essere di piccole, medie o grandi dimensioni

In Italia, come nel resto d’Europa, la realtà prevalente è costituita da aziende di medio-piccole dimensioni (PMI)

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Le PMI

La dimensione di una impresa può essere definita in base a diversi parametri:

tipologia d’impresa (industriale, di servizio)numero dei dipendenticapitale investitocapitale investito/numero dipendentivolume d’affariquota di mercatoecc.

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Per l’ISTAT

Il parametro di riferimento per l’ISTAT è (era) il numero dei dipendenti:

fino a 10 dip. impresa artigiana11 - 99 dip. piccola impresa100 - 499 dip. media impresa500 e oltre grande impresa

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Per la UE (Raccomandazione 06/05/2003 in vigore da 1/1/2005)

Oggi si prendono in esame i parametri sotto riportati

Impresa

MICRO

PICCOLA

MEDIA

GRANDE

Dipendenti

<10

<50

<250

≥250

Fatturato

<2 milioni €

<10 milioni €

<40 milioni €

≥ 40 milioni €

Tot.bilancio

<2 milioni €

<10 milioni €

<27 milioni €

≥ 27 milioni €Almeno uno dei due parametri deve essere soddisfatto

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Le PMI nella UE

Rappresentano più del 99% (compreso le micro aziende) del totale delle imprese

Occupano circa il 70% degli addetti Generano oltre il 55% del PIL In Italia il rapporto è ancora più spostato

verso le PMI

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Negli USA

Le PMI rappresentano il 92% del totale delle imprese

Occupano circa il 59% degli addetti Generano circa il 50% del PIL

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Forma giuridica delle imprese

Dal punto di vista giuridico le imprese possono essere:– Individuali– Collettive (società)– Cooperative: Produzione di beni e servizi a

scopo mutualistico, offerti ai soci a prezzi più bassi in quanto non esiste il profitto di impresa

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Società collettive

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Le grandi imprese

Molte grandi imprese sono S.p.A., caratterizzate da una molteplicità di soci (azionisti)

Alcune sono quotate nelle Borse valori, dove vengono scambiati i titoli azionari

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Le grandi imprese

L’esistenza dell’impresa in genere, cioè di una produzione organizzata e gestita, ma soprattutto della grande impresa, è (dovrebbe essere) importante perché presenta dei vantaggi in termini di efficienza (sottolineati da Ronald Coase, premio Nobel nel 1991)

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I vantaggi di una grande impresa

1. Produzione su vasta scala

2. Maggiore potere contrattuale, che consente di: reperire più facilmente le risorse finanziarie

(prestiti obbligazionari o credito bancario) trattare con maggior forza i prezzi di acquisto

dei beni intermedi di cui ha bisogno influire sui prezzi di vendita dei suoi prodotti

(tutto sommato per il consumatore questo è un aspetto “negativo”)

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Organizzazione “funzionale”

3. La gestione ed il controllo del processo produttivo, possono essere ripartiti in vari settori e uffici (funzioni specializzate): direzione, acquisti, vendite, gestione del personale, marketing, pubbliche relazioni, studi e ricerche, pianificazione, finanza e contabilità (classico schema “industriale” smithian-tayloristico)

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Approfondimento del concetto di Produzione su vasta scala:

Learning curves, economie di scala ed economie di scopo

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All'aumentare dei volumi prodotti il costo All'aumentare dei volumi prodotti il costo diminuisce per tre effetti:diminuisce per tre effetti: Apprendimento Apprendimento ScalaScala ScopoScopo

La strategia è in tal caso molto semplice: La strategia è in tal caso molto semplice: produrre e vendere più (molto di più) dei produrre e vendere più (molto di più) dei concorrenticoncorrenti

Apprendimento/Scala/Scopo

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Apprendimento/Scala/Scopo

Un indicatore operativo è la quota (Share) di mercato: un’azienda è leader quando vende il doppio del principale concorrente ed insieme coprono i due terzi del mercato

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Economie

Apprendimento (Apprendimento (learning curveslearning curves) - si hanno ) - si hanno economie con la cumulata delle quantità economie con la cumulata delle quantità prodotteprodotte

Scala - si hanno economie quando Scala - si hanno economie quando aumentano i volumi prodotti nell’unità di aumentano i volumi prodotti nell’unità di tempotempo

Scopo – si hanno economie quando si Scopo – si hanno economie quando si verificano sinergie fra le quantità di più verificano sinergie fra le quantità di più prodottiprodotti

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Learning Curves

Si è “quantizzato” quanto affermato Si è “quantizzato” quanto affermato teoricamente dallo Smithteoricamente dallo Smith

Già dal tempo della seconda guerra Già dal tempo della seconda guerra mondiale (nella produzione di aerei militari) mondiale (nella produzione di aerei militari) ci si è posto il problema di conoscere ci si è posto il problema di conoscere meglio e di studiare il fenomeno meglio e di studiare il fenomeno “dell’apprendimento”: il tempo di “dell’apprendimento”: il tempo di realizzazione di una attività diminuisce con realizzazione di una attività diminuisce con il numero delle volte che viene ripetutail numero delle volte che viene ripetuta

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Experience Curve

Nel 1960 sono stati fatti degli studi empirici Nel 1960 sono stati fatti degli studi empirici (BCG – Boston Consulting Group) che (BCG – Boston Consulting Group) che hanno mostrato come in tutte le realtà hanno mostrato come in tutte le realtà aziendali i costi diminuiscono con il aziendali i costi diminuiscono con il volume cumulato di produzione volume cumulato di produzione

La diminuzione può andare dal 10% al 30% La diminuzione può andare dal 10% al 30% ogni volta che il volume cumulato ogni volta che il volume cumulato raddoppiaraddoppia

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Experience Curve

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Economia di scala

Economia di scala: all’aumentare Economia di scala: all’aumentare “nell’unità di tempo” del volume di “nell’unità di tempo” del volume di produzione il costo unitario diminuisceproduzione il costo unitario diminuisce

Diseconomia di scala: all’aumentare del Diseconomia di scala: all’aumentare del volume di produzione nell’unità di tempo il volume di produzione nell’unità di tempo il costo unitario aumentacosto unitario aumenta

All’aumentare della produzione si ha quindi All’aumentare della produzione si ha quindi prima una fase di economia e poi di prima una fase di economia e poi di diseconomia di scala diseconomia di scala

È la base della teoria dell’OffertaÈ la base della teoria dell’Offerta

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Economia di scala

Aumentando i volumi di produzione nell’unità Aumentando i volumi di produzione nell’unità di tempo si hanno, fino a certi volumi che di tempo si hanno, fino a certi volumi che dipendono dal particolare tipo di produzione, dipendono dal particolare tipo di produzione, minori costi di:minori costi di:– acquisti (sconti)acquisti (sconti)– personale (specializzazione e apprendimento)personale (specializzazione e apprendimento)– possibilità di utilizzare macchine di maggiori possibilità di utilizzare macchine di maggiori

dimensioni con regola dei 6/10 (il costo totale di dimensioni con regola dei 6/10 (il costo totale di produzione aumenta con rapporto fra le capacità produzione aumenta con rapporto fra le capacità produttive elevato a 6/10) produttive elevato a 6/10)

CCtot.1tot.1 = C = Ctot.0tot.0 x (V x (V11/V/V00))6/106/10

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Diseconomia di scala

Oltre certe dimensioni prevale però la Oltre certe dimensioni prevale però la diseconomia di scala che è legata ai costi diseconomia di scala che è legata ai costi della complessità (li vedrete) ovvero ai costi della complessità (li vedrete) ovvero ai costi in più per realizzare attività a non valore per in più per realizzare attività a non valore per il cliente (costi di controllo, costi di attesa, il cliente (costi di controllo, costi di attesa, …)…)

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Economia di scopo

È la diminuzione dei costi unitari legati alle È la diminuzione dei costi unitari legati alle economie ottenibili non dalla maggior economie ottenibili non dalla maggior produzione nell’unità di tempo o dalla produzione nell’unità di tempo o dalla produzione cumulata di un singolo prodotto produzione cumulata di un singolo prodotto ma dalla sinergia fra più prodotti (costi di ma dalla sinergia fra più prodotti (costi di distribuzione, di marketing, ..)distribuzione, di marketing, ..)

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Una posizione dominante legata ai Una posizione dominante legata ai precedenti tre aspetti si raggiunge, precedenti tre aspetti si raggiunge, generalmente in tempi lunghi, tramite abilità generalmente in tempi lunghi, tramite abilità imprenditoriale e forti investimenti (ad imprenditoriale e forti investimenti (ad esempio in macchinari automatici e di grosse esempio in macchinari automatici e di grosse dimensioni)dimensioni)

Leadership

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Per raggiungere una posizione dominante in Per raggiungere una posizione dominante in tempi brevi si può acquisire o fondersi con i tempi brevi si può acquisire o fondersi con i principali concorrenti (principali concorrenti (Merger & Merger & AcquisitionAcquisition))

Si vedano ad esempio le recenti fusioni fra Si vedano ad esempio le recenti fusioni fra banche italiane, l’acquisizione di Chrysler banche italiane, l’acquisizione di Chrysler da parte di Fiat, …da parte di Fiat, …

Merger & Acquisition

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Dipendono dalla variabilità del mercato:Dipendono dalla variabilità del mercato: i lunghi tempi per ammortizzare gli elevati i lunghi tempi per ammortizzare gli elevati

investimenti specialmente in grosse macchine investimenti specialmente in grosse macchine sono incompatibili con la rapida obsolescenza sono incompatibili con la rapida obsolescenza tecnologica e/o commerciale riflettendosi tecnologica e/o commerciale riflettendosi quindi in problemi di cash flow e presentano quindi in problemi di cash flow e presentano forti barriere all’uscitaforti barriere all’uscita

aziende con prodotti meglio focalizzati sulle aziende con prodotti meglio focalizzati sulle esigenze dei clienti possono essere più efficaciesigenze dei clienti possono essere più efficaci

I limiti

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I limiti

Il limite più importante è che la ricerca Il limite più importante è che la ricerca spasmodica di aumentare la dimensione per spasmodica di aumentare la dimensione per ridurre i costi tende a far perdere di vista il ridurre i costi tende a far perdere di vista il Valore per il cliente che non è influenzato Valore per il cliente che non è influenzato solo dal costosolo dal costo

Tale aspetto è invece centrale nel Lean Tale aspetto è invece centrale nel Lean Thinking dove le “grosse macchine” sono Thinking dove le “grosse macchine” sono definite in senso spregiativo <Monumenti> definite in senso spregiativo <Monumenti>

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Scala e PMI

Ovviamente i bassi costi per effetto di Ovviamente i bassi costi per effetto di dimensione non possono essere l’elemento dimensione non possono essere l’elemento strategico di successo per le PMI e, quindi, strategico di successo per le PMI e, quindi, per la maggior parte delle aziende italiane per la maggior parte delle aziende italiane (e non solo)(e non solo)

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Oggi

Da notare:– Vantaggi in termini di efficienza delle grandi

imprese organizzate per funzioni Nobel per l’Economia del 1991

– Solo dopo pochi anni (1996) tutti questi aspetti, come detto, sono fortemente messi in dubbio dal Lean Thinking

– Oggi (era di Internet) ancora di più Da notare che per la Microeconomia

classica l’Economia di Scala è la base per dedurre l’Offerta (lo vedremo)

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Localizzazione

Le imprese possono essere:– nazionali: l’attività produttiva si svolge in un

solo paese– internazionali: una parte della produzione

avviene all’estero, ma la direzione resta nel paese d’origine

– multinazionali: imprese internazionali con la produzione dislocata in “molte nazioni”

– transnazionali: imprese multinazionali che hanno dislocato anche la direzione

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Altre forme di Impresa

Holding detta anche società capogruppo o società madre: è quella impresa che possiede almeno il 50,1% delle azioni di altre società e ciò le dà diritto di controllarle – Le società controllate possono appartenere allo

stesso o a rami produttivi diversi Trust: è una forma di coalizione di imprese

che giuridicamente restano autonome e distinte, ma “sotto un’unica direzione”

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Altre forme di Impresa

Cartello: è un accordo tra imprese operanti in uno stesso settore produttivo – Le imprese non sono integrate fra di loro e non

sono sotto la stessa direzione– Lo scopo dell’accordo è quello di ridurre la

concorrenza fra di loro mediante la fissazione dei prezzi di vendita dei prodotti e la spartizione dei mercati

– Il cartello più conosciuto è l’OPEC

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Cartelli e trust

I cartelli ed i trust sono coalizioni di imprese che formano un monopolio e la loro presenza ostacola l’entrata nel settore di altre imprese

Per evitare ciò in molti paesi esiste una legislazione antitrust

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Teoria classica dell’Offerta

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Teoria dell’Offerta o della Produzione

La Funzione “classica” della produzione studia la relazione tra gli input immessi nel processo produttivo e l’output ottenuto, dato un certo livello di conoscenze tecniche

Dal punto di vista teorico agli economisti classici interessava studiare come l’impresa stabilisca la quantità di output da produrre e quindi la costruzione della curva di Offerta (che mette in relazione prezzo e quantità prodotta)

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La teoria “classica” della produzione

Obiettivo dell’impresa: massimizzazione del profitto (anche questa oggi è un’affermazione sostanzialmente messa in discussione in quanto si dovrebbe tendere a massimizzare il Cash Flow Netto)– Profitto: differenza tra ricavi (vendite) e costi– Cash Flow Netto: soldi che rimangono in mano

all’azienda alla fine di un prestabilito periodo di tempo (ad esempio un anno = esercizio)

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Ad esempio quale preferireste fra le due successive aziende ?

Dati attuali Dati previsti ( crescita del 5%)

Anno 1 2 3 4 5

AZIENDA 1 - Cash Company

Utile 100 105 110 116 122

AZIENDA 2 - Earning Company

Utile 150 157 165 173 182

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Apriamo la tabella

Dati attuali Dati previsti (crescita del 5%)

Anno 1 2 3 4 5

Cash Company

Utile 100 105 110 116 122

Nuovi investim. totali (25) (26) (28) (29) (30)

Net Cash Flow 75 79 83 87 91

Earning Company

Utile 150 157 165 173 182

Nuovi investim. totali (150) (157) (165) (173) (182)

Net Cash Flow 0 0 0 0 0

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Qual è miglioreQual è migliore ??

Ovviamente Cash Company, malgrado un utile minore, ha soldi da “dare” (dividendi) ai proprietari

Earning Company è una gallina dalle uova d’oro che però si mangia le uova per sopravvivere!

Voi quale preferireste ?

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La teoria “classica” della produzione

Come i consumatori, anche le imprese devono prendere delle decisioni: cosa, quanto e come produrre

Le scelte dell’impresa devono essere razionali, cioè devono massimizzare i ricavi e minimizzare i costi (ovviamente su questo ci sarebbe da discutere anche da un punto di vista … etico)

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La teoria della produzione

L’impresa deve quindi pianificare il livello di produzione e scegliere la combinazione di fattori produttivi, in base a determinati vincoli da rispettare: vincoli tecnici (tecnologia disponibile) e vincoli di mercato (domanda e prezzo)

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Funzione della Produzione

Cominciamo con la Funzione di Produzione, o Prodotto Totale, cioè la relazione tra la quantità di output ottenibile e la quantità necessaria di input (fattori produttivi) per ottenerla: Q = f(xi)

Indica la capacità produttiva dell’impresa Ogni funzione di produzione esprime una

tecnica produttiva

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Funzione della Produzione

La funzione di produzione si può analizzare facendo variare tutti i fattori produttivi (terra, lavoro, capitale) (F. di produzione aggregata) o un solo fattore produttivo (F. di produzione disaggregata)

Al solito gli economisti classici prendono in esame solo un input alla volta (ad esempio il lavoro), a parità degli altri fattori produttivi (ceteris paribus)

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Gli Isoquanti

In analogia con le curve di isoutilità nella Domanda si può intanto determinare quale sia l’ottimo della “combinazione” fra lavoro (L) e capitale (K) a parità di costo (isoquanti di produzione): Q = f(K, L, gli altri xi essendo costanti) = Cost.

Ad esempio nella figura successiva (piano K, L) la combinazione ottimale, dato un certo Costo Totale, è data al solito dal punto di tangenza fra isoquanto e retta del costo

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K

L

Costo Totale

K1

L1

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Gli Isoquanti

È chiaro che all’aumentare del Costo Totale il punto di tangenza si sposta verso destra e verso altre combinazioni L / K

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Economie di scala

La produzione o prodotto totale aumenta all’aumentare di un solo fattore analizzato (ceteris paribus)

Tale aumento non è però lineare in quanto:– in una prima fase è più che proporzionale

(vedete: economie di scala con rendimenti crescenti)

– in una seconda fase è meno che proporzionale (diseconomie di scala e rendimenti decrescenti)

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21 3 4 5

Fattore0

ProdottoTotale

1000

2000

3000

4000

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La Produttività

La produttività è il rapporto fra quantità di prodotto ottenuto e quantità di risorsa utilizzata

Ad esempio:– Produttività del lavoro = output

ottenuto/quantità di lavoro utilizzata– Produttività del capitale = output

ottenuto/quantità di capitale utilizzata

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La Produttività

Ovviamente la produttività può essere misurata tramite la “moneta”

Questo ci permette di aggregare i dati per produzioni diverse

Ad esempio:– Produttività del lavoro = valore della

produzione ottenuta/costi del lavoro utilizzato– Produttività del capitale = valore della

produzione ottenuta/costi del capitale utilizzato

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La Produttività

Produttività marginale: è la produzione aggiuntiva che si ottiene con una unità aggiuntiva di risorsa (P/Q): è prima crescente per poi decrescere (noi ingegneri siamo abilitati ad utilizzare anche le derivate!)

Ovviamente in tal caso anche la produttività media è crescente/decrescente come la marginale, ma sfasata in ritardo (non insisto sull’analisi matematica)

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La Produttività

Naturalmente, aumentando tutti gli input il prodotto totale aumenterebbe, anche in tal caso con rendimenti crescenti e decrescenti

Ad esempio investendo di più (aumento del fattore capitale) la produttività del lavoro aumenterebbe a tutti i livelli

In questo caso si produrrebbe a scala più ampia

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La Produttività

La produttività può aumentare anche per effetto del progresso tecnico attraverso innovazione:– di prodotto quando si riduce l’uso delle risorse

migliorando il progetto dei prodotti esistenti o introducendone di nuovi

– di processo sia tecnologica [ad esempio tramite ICT (Information and Communication Technologies] sia organizzativa (ad esempio tramite Lean Thinking)

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Analisi dei costi

L’impresa deve tenere sotto controllo i costi, in quanto i ricavi dipendono dai clienti e dalle condizioni di mercato (domanda e prezzi)

Tra costi totali e quantità prodotta esiste una relazione diretta, almeno nel modello microeconomico classico

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I costi

Il CT è l’insieme dei costi che l’impresa deve sostenere per produrre la quantità di beni e servizi programmata

Esso comprende:– I costi variabili: quelli che variano al variare dei

fattori della produzione utilizzati (materie prime, salari, ecc.)

– I costi fissi: quelli che l’impresa sostiene indipendentemente dalla quantità prodotta (investimenti, canoni d’affitto, interessi sui debiti, ecc.)

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I costi

In ottica del modello di microeconomia classica i costi variabili sono quelli associati al fattore che facciamo variare (generalmente il lavoro) mentre i fissi sono quelli che non variano (ceteris paribus)

Qual è l’andamento dei costi variabili ? Si ottiene banalmente invertendo il grafico

della curva di produzione e moltiplicando il fattore variabile per il suo costo unitario

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20001000 3000 4000 5000

CostoVariabile

0Q = Prodotto Totale

1 x Cu

2 x Cu

3 x Cu

4 x Cu

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Il Costo Totale

Si ottiene sommando al precedente una quota fissa (costi dei ceteris paribus) qualunque sia Q ovvero la quantità prodotta

Da cui il Ct = Cfisso +Cvariabile

Vedrete come questi aspetti sono ripresi da una tipologia classica di “Costing” definita “Direct Costing”

Oggi nella realtà si dovrebbe utilizzare il Value Steam (Lean) Costing

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CostoTotale

0 Q

CostoFisso

CostoVariabile

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Costo marginale

Ormai abbiamo imparato cosa vuol dire marginale e, quindi, il costo marginale è la variazione del costo totale per una variazione di quantità prodotta = Ct / Q (le derivate anche parziali - Ct / Q - sono ammesse!)

Se ad esempio il Ct per produrre dieci maglioni fosse 1.000 € mentre per produrne undici fosse di 1.050 € il costo marginale sarebbe di 50 €/pezzo

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Costo medio

Il costo medio è invece dato da Ct / Q Nel caso dei maglioni sarebbe di 1.050/11 =

95,45 (mentre sarebbe di 100 = 1000/10 per 10 maglioni)

Mentre nel costo marginale, essendo una variazione, non c’è la componente fissa in quello medio la stessa è ben presente

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Costi marginali e medi

Qual è il loro andamento? Lo si deduce dall’andamento della curva dei

Costi totali (curva ad S) È un andamento di tipo parabolico Con tutta l’Analisi Matematica che fate il

perché vedetevelo da voi!

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CostiMarginale

e Medio

0 Q

CostoMedio

CostoMarginale

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Forma

Entrambi i costi sono concavi verso l’alto Il costo marginale ha una concavità più

pronunciata (non avendo la componente fissa è più sensibile alla variazione di produttività) ed incrocia il costo medio nel suo punto di minimo

Il perché è banale: utilizzando le derivate lo si deduce dal minimo della funzione del costo medio, ma lo si capisce anche con un po’ di ragionamento

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L’Offerta

Con in mano il Modello del Costo Marginale affrontiamo il problema di quanto il nostro mitico Produttore “razionale” produrrebbe

Ipotizzando un prezzo di mercato P “esogeno” (che non dipende da lui) per massimizzare il profitto produrrebbe quella quantità in cui il costo marginale (ramo crescente) è uguale a P

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Perché

Se infatti producesse meno rinuncerebbe al guadagno ottenibile da tutte quelle quantità il cui costo aggiuntivo (marginale) è inferiore al prezzo

Se producesse di più produrrebbe delle quantità che hanno un costo aggiuntivo superiore al prezzo e, quindi, venderebbe in perdita

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Perché

Per voi matematici: Utile = Rt - Ct = P x Q – Cv (Q) - Cf Max utile quando:

– dUtile/dQ = 0 ovvero– P = dCv/dQ = Cmar. (ramo crescente)

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Prezzi e Costo

Marginale

0 Q

Ramo crescente del CostoMarginale

P1

P2

Pn

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L’Offerta

La curva di Offerta del singolo produttore coincide dunque con il ramo crescente della curva del costo marginale (a partire dal suo punto di minimo, il produttore infatti fra minimo del costo marginale e minimo del costo unitario produrrebbe si in “perdita” ma con la minima “perdita”)

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L’Offerta aggregata

Per i classici l’offerta “aggregata” o offerta di mercato, essendo una somma, ha lo stesso tipo di andamento

Come detto alla luce della teoria della Complessità la cosa non è però così lineare e ovvia

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L’Offerta

Anche per l’offerta si possono fare le solite considerazioni sull’elasticità, sulle variazioni con le altre condizioni di mercato, …

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Il Mercato

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Forme di mercato

1. Concorrenza perfetta Ipotesi:

– Omogeneità del bene (stesse caratteristiche per tutti i produttori)

– Pluralità di compratori e venditori tale che ciascun compratore e venditore non può influire sul prezzo del bene

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Forme di mercato

1. Concorrenza imperfetta Assume diverse forme:

– Monopolio: un solo venditore, che stabilisce il prezzo, e molti compratori. Es: in una città c’è una sola società (magari pubblica) che fornisce la risorsa idrica

– Oligopolio: pochi venditori. Essendo molto debole la concorrenza fra di loro (magari si possono mettere d’accordo), riescono a stabilire il prezzo. Es. le assicurazioni

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Forme di mercato

– Concorrenza monopolistica: molti venditori dello stesso bene, ma ciascun bene ha delle caratteristiche particolari che ne fa un “piccolo” monopolio. Ciascun venditore può fissare il prezzo. Es: la ceramica

– Monopsonio: un solo acquirente con molti fornitori che hanno quel solo ed unico acquirente (ad esempio alcuni fornitori delle grandi aziende)

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Limiti del mercato

Il mercato può fare molto, ma cosa vuol dire ottimo?

Ovviamente ci possono e/o devono essere dei Limiti (problema di Politica Economica)

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Limiti del mercato

I limiti del mercato possono nascere quando non c’è concorrenza perfetta e quindi quando esistono:– Concorrenza imperfetta: un acquirente o un

venditore hanno la capacità di influire sul prezzo. Es. il costo del lavoro sindacalizzato; un’impresa oligopolistica; un trust di aziende

– Monopolio: un solo venditore che fissa il prezzo. Caso estremo di concorrenza imperfetta

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Limiti del mercato

Oppure quando sono importanti gli effetti esterni (o esternalità):– positivi (es. beni pubblici- un parco, la salute

pubblica, la sicurezza ) – negativi (inquinamento)

Oppure quando c’è una eccessiva diseguaglianza del reddito fra categorie sociali o territoriali o settoriali

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Il Mercato

Di seguito approfondiremo la concorrenza perfetta come caso teorico limite a cui tendere

Nella realtà la concorrenza perfetta non esiste

La cosa che esiste è che oggi il cliente può utilizzare il suo reddito fra beni assolutamente diversi (un nuovo televisore o un bel viaggio?)

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Il Mercato

Come si dice oggi le aziende devono concorrere con tutti (e non solo con i produttori di beni simili) per acquisire quote del “portafoglio (reddito)” dei clienti

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Concorrenza perfetta

Un mercato di concorrenza perfetta è caratterizzato da:1. Omogeneità dei prodotti: i prodotti presentano le

stesse caratteristiche. Es. un’impresa agricola offre prodotti identici a quelli delle altre imprese (grano, mele, ecc..).

2. Un numero elevatissimo di imprese di piccole dimensioni, tali che ognuna di esse con il proprio comportamento non influenza le altre, né influenza il prezzo di mercato. L’incapacità di influenzare il prezzo è una caratteristica esclusiva della concorrenza perfetta

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Concorrenza perfetta

3. Il non attaccamento da parte degli acquirenti a nessun produttore in particolare. Ciò significa che se l’impresa aumentasse anche di poco il prezzo perderebbe tutti i clienti

4. La libertà di entrata e di uscita dal mercato da parte delle imprese. Il loro numero è talmente alto che l’entrata o l’uscita di una impresa non influenza né il comportamento delle altre imprese né il prezzo

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Concorrenza perfetta

Il prezzo di mercato è pertanto un dato per ciascuna impresa e l’impresa in concorrenza perfetta, detta impresa price-taker, concorre avendo come variabile competitiva solo il prezzo

Ciascuna impresa cioè non può aumentare il prezzo, perché perderebbe tutti i clienti

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Concorrenza perfetta

Dall’altro, non ha interesse ad abbassare il prezzo, perché è talmente piccola, rispetto alle dimensioni del mercato, che può vendere qualsiasi quantità desideri al prezzo dato e la sua produzione è talmente bassa che non riuscirebbe a soddisfare l’aumento di domanda

Per l’impresa concorrenziale la curva di domanda (dei suoi clienti) è pertanto orizzontale, è cioè perfettamente elastica (e = ∞)

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L’equilibrio di breve termine

In un mercato di libera concorrenza la curva della Domanda e dell’Offerta sono quelle che abbiamo già visto

L’unico punto di equilibrio possibile si trova allora nell’incrocio fra domanda e offerta in quanto è l’unica posizione in cui i singoli sono contenti di fare quello che fanno e non cercano di spostarsi

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D

O

Q

P

Q*

P*

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L’equilibrio di breve termine

In altre posizioni ci sarebbero delle forze che tenderebbero a spostare i comportamenti dei singoli

Ad esempio se il prezzo fosse superiore a quello di equilibrio la domanda sarebbe inferiore all’offerta ed i produttori (tutti) tenderebbero ad cercar di svendere il proprio prodotto pur di non avere rimanenze

Essendo una tendenza generale il prezzo tenderebbe a diminuire

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Equilibrio di breve in libera concorrenza

Il problema è capire se l’equilibrio di breve nel medio lungo termine è stabile, instabile o indifferente

La soluzione si ottiene verificando nell’intorno del punto di equilibrio l’elasticità incrociata (il rapporto) delle due curve

Provate per conto vostro, magari in modo grafico, a vedere cosa succede

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Equilibrio di medio lungo

Nel medio lungo termine se il prezzo di mercato è “remunerativo” per le singole aziende molte altre imprese tenderanno a entrare nel Settore il che porterebbe a una maggior offerta e, quindi, a uno spostamento verso destra dell’Offerta con un diminuzione del prezzo

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D

O

Q

P

Q*

P*

Q1*

P1*

O1

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Equilibrio di medio lungo

Nel medio lungo termine la concorrenza garantisce quindi:– Prezzi minimi (sia per quanto visto

precedentemente sia perché le singole imprese cercheranno di ridurre i costi marginali e medi)

– Quantità massime (prezzi minimi), il che potrebbe però portare a delle esternalità negative (ad esempio consumo di risorse facilmente esauribili, aumento dell’inquinamento, …)

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Equilibrio di medio lungo

La concorrenza fra fattori garantisce inoltre l’equilibrio di “pieno impiego” degli stessi (soprattutto del Lavoro)

Ma la domanda che ci dobbiamo fare rimane la stessa: tale equilibrio è stabile, instabile od indifferente?

Ovvero in quanto tempo il sistema, spostandosi da un equilibrio, può raggiungerne un altro?

Purtroppo, come diceva J. M. Keynes (uno dei padri della Macroeconomia) …..

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…. nel lungo termine siamo tutti morti!

Infatti, se l’equilibrio è instabile basta una piccola variazione che il sistema si allontana dalla sua precedente posizione per andare …. non si sa né verso dove né in quanto tempo

Vedrete meglio questi aspetti di equilibrio “sistemico” parlando di Macroeconomia, argomenti difficili ma … importantissimi !!!

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Macroeconomia e attuale crisi

Per concludere questa parte riporto un altro aforisma di Keynes che lo riferiva alla crisi del ’29 mentre noi … possiamo riferirlo a quella attuale:– Contro la stupidità anche gli Dei sono impotenti – Ci vorrebbe il Signore, ma dovrebbe scendere

Lui di persona, non mandare il Figlio …

…. non è il momento dei bambini

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Siete giovani, un po’ di ottimismo che diamine !

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