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ELABORATO DI MEDICINA

AALLGGIIEE DDEELL MMAARRZZIIAALLIISSTTAA

A cura di

MMiicchheellee ZZaannnnoollffii

Maestro dell’Arte della Spada

ELABORATO DIDATTICO PER ASPIRANTI ISTRUTTORI

QQuueessttoo ddooccuummeennttoo èè ssttaattoo ggeennttiillmmeennttee ccoonncceessssoo ddaallllaa

FISMM ITALIA

aa ffaavvoorree ddeellllaa JK SPORTS MILANO

RReeddaattttoo iinn pprroopprriioo ppeerr ssoollii ffiinnii ddiiddaattttiiccii DDiissttrriibbuuiittoo ddaallllaa SSeeggrreetteerriiaa NNaazziioonnaallee

FFEEDDEERRAAZZIIOONNEE IITTAALLIIAANNAA SSCCUUOOLLEE MMAARRZZIIAALLII MMUULLTTIIDDIISSCCIIPPLLIINNAARRII

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PPRREEMMEESSSSAA

d ogni buon fine, chiarisco che l’elaborato didattico “ALGIE DEL

MARZIALISTA” è indirizzato prima-riamente agli Aspiranti Istruttori

iscritti alla Federazione Italiana Scuole Marziali Multidisciplinari, secondariamente ai Responsa-bili Regionali e Referenti delle Scuole Marziali affiliate per l’eventuale distribuzione ed infine ai marzialisti accreditati presso la nostra JK Sports. Questa precisazione è finalizzata all’omissione sia d’argomenti, sia di concetti, visti e approfon-diti molte volte in precedenti elaborati didattici. Nondimeno è utile ribadire che il K.H.S. si basa sulla regola “CHEIN ONE GO” (tutto d'un fia-

to), ciò al solo scopo d’avvicinarci quanto più possibile, sia mentalmente, sia fisicamente, agli obblighi imposti dal “combattimento reale”. Per questa ragione nella nostra disciplina non sono

previste operazioni di:

a) PULLED MUSCLE PREVENTION (esercizi

di riscaldamento finalizzati a prevenire

strappi muscolari ¹);

b) STRETCHING (esercizi di distensione del-

le membra);

c) CATCH ONE'S BREATH (interruzioni du-

rante il combattimento, finalizzate a ri-

prendere il fiato ²).

(¹) Il K.H.S. allena al movimento isometrico as-soluto. In questo modo, il corpo viene addestrato ad eseguire quegli scatti intensi e brevi, necessari per il combattimento senza compromettere né la muscolatura né i tendini. (²) Il marzialista impara, senza interrompere il combattimento, ad assumere posture, o eseguire manovre, che gli permettono di normalizzare il respiro e controllarne l’aspetto bradicardico.

onostante il praticante d’arti marziali sia una persona che non conosca ma-lattie particolarmente gravi dal punto di vista patologico, egli sa che vi è un

“campanello d’allarme” cui deve prestare la massima attenzione. Questo segnale, comune-

mente conosciuto come «dolore» è a volte l’unico elemento che indichi una patologia nel soggetto che pratica un’attività sportiva. Il dolore acuto a carico di un organo inizia con la stimola-zione di uno o più recettori sensoriali, chiamati nocicettori, localizzati nella pelle o negli organi interni. Questi recettori ricevono informazioni su caldo intenso, forte pressione, punture, tagli e al-tri eventi che possono causare danni all'organi-smo. Il trasporto di queste informazioni dai noci-cettori al midollo spinale è affidato a due tipi di fibre nervose:

a) FIBRE A - DELTA, che trasmettono le in-formazioni velocemente e sono probabilmen-te responsabili della percezione acuta del do-lore;

b) FIBRE C, che trasmettono gli impulsi più lentamente e causano, probabilmente, la percezione del dolore persistente.

Nel midollo spinale i messaggi dei nocicettori

possono essere modulati da altri neuroni spinali che aumentano o, più frequentemente, diminui-scono l'intensità dello stimolo dolorifico. L'im-pulso viaggia, quindi, verso diverse aree del cer-vello. Alcune zone cerebrali determinano dove si trova il dolore e cosa lo sta causando, mentre al-tre integrano l'informazione sensoriale con le condizioni generali dell'organismo e producono la sensazione emotiva chiamata «dolore». Questi stessi centri cerebrali possono attivare lunghe fi-bre nervose che discendono fino al punto del mi-dollo spinale dove ha origine il segnale del dolore e l’attenuano.

Figura A

[…] L'impulso viaggia, quindi, verso diverse aree del cervello. Alcune zone cerebrali determinano dove si trova il dolore e cosa lo sta causando […]

AAAAAAAA

NNNNNNNN

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Secondo alcuni studi sembra che alcune delle fi-bre che inibiscono i messaggi del dolore nel mi-dollo spinale rilascino un neurotrasmettitore chiamato encefalina; inoltre, in determinate aree del cervello che elaborano i messaggi, viene se-creta una sostanza chimica simile all'encefalina, chiamata endorfina. Nonostante il ruolo preciso di queste due sostanze nell'organismo non sia an-cora del tutto chiaro, la loro somiglianza struttu-rale con alcuni analgesici sintetici suggerisce che esse vengono prodotte per funzionare da inibitori naturali del dolore. Empiricamente, nella nostra Sala d’Armi, s’usa il motto: “Quando il dolore morde, continua;

quando punge, smetti”. L’atleta marziale, comunemente, denuncia dolore muscolo-scheletrico, localizzabile nelle strutture:

1) articolari;

2) capsulari miofasciali;

3) legamentose tendinee;

4) osteoperiostee.

Prenderemo in analisi sia alcuni aspetti della po-stura , sia alcune di queste patologie al fine di renderci maggiormente coscienti ed eventual-mente prevenirle, riconoscerle e correggerle.

LLAA PPOOSSTTUURRAA

acquisizione della postura

eretta e del movimento bipede (nella linea evolutiva dell'uomo risale al tempo dei primi austra-

lopiteci), è stata possibile grazie ad una serie di adattamenti strutturali che tuttora si riscontrano nell'apparato scheletrico umano:

a) la colonna vertebrale presenta una ca-

ratteristica forma a S, che sposta il cen-

tro di gravità del corpo direttamente

sull'area di appoggio dei piedi, confe-

rendo stabilità ed equilibrio nella posi-

zione eretta;

b) il bacino è più ampio che negli altri pri-

mati antropomorfi, l'articolazione del gi-

nocchio si blocca nella posizione di mas-

sima estensione e il piede non è prensile,

ma specializzato nell'appoggio e nella

deambulazione plantigrada.

Fu l'antropologo francese Marcel Mauss a parla-re per primo, nel 1934, di tecniche del corpo. In un articolo pubblicato nel 1936 sul "Journal de

Psychologie". Secondo Mauss, alcune tecniche del corpo ci ap-partengono perché ci sono state trasmesse cultu-ralmente e riguardano i diversi momenti della vi-ta d’ogni individuo, dall'infanzia alla vita adulta. La postura e il movimento vengono percepiti spontaneamente come “portatori di significato” in base all'esperienza che ciascuno sviluppa nel proprio ambiente; quest’insieme di movimenti, che permettono la naturale padronanza del corpo, corrisponde a ciò che marzialmente sono definite “Tecniche base” o “Fondamentali”. Il marzialista deve possedere quella stessa natura-le padronanza del corpo. Per far sì ché ciò acca-da, occorre acquisire una serie di posture che Mauss chiama extraquotidiane. Esse sono utili per trovare un equilibrio psicofisico di base. Sarà tale condizione che permetterà al marzialista di comportarsi come se, questa, fosse la sua condi-zione naturale d’esistenza. Nel nostro caso, la Sa-la d’Armi è il teatro dell’azione, in cui si simula-no metodiche e psicologia del “combattimento reale”.

Per evitare, sia durante i combattimenti, sia negli allenamenti, la comparsa di dolori muscolari e/od osteoarticolari, è necessario mantenere sempre una corretta postura. Questa può essere definita come "il mantenimento del corpo in equilibrio

con il minimo dispendio energetico possibile". La postura dipende da due fattori fondamentali:

1. anatomo - funzionale, rappresentato dalla "struttura portante" della colonna vertebrale, con muscoli, legamenti ed articolazioni; 2. ambientale, rappresentato dal modo di in-teragire con il mondo esterno; una sorta di "lin-

guaggio del corpo", determinato da, ad esem-pio: emozioni e impulsi.

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Tali fattori possono a loro volta essere influenzati da varie condizioni.

Oggi, purtroppo, è sempre più difficile mantenere una postura corretta. Quando il corpo cerca di conservare l'equilibrio ricercando posizioni che non acuiscano il dolore, riduce la sua mobilità. Si deforma, pagando il proprio sollievo con una maggiore perdita d’energia, quindi indebolendo-si. Il “dolore”, a causa della postura non più cor-retta, compare così senza difficoltà (un emblema-tico modello ne è la vecchiaia, con la relativa ti-pica assunzione di nuove posture).

Figura B

[…] è importante notare come la linea di gravità cada al centro della base d'appoggio; che il peso sia equa-mente distribuito sugl’arti inferiori […]

Purtroppo nella maggior parte dei casi le persone prendono coscienza del problema solamente nella fase della repressione, quando invece è maggior-mente utile un’adeguata prevenzione. Il corpo umano è, normalmente, in buon equili-brio; raramente, invece, conserva una buona po-stura. Guardando l’immagine (Figura B) è importante notare come nella “Postura del Cavaliere” la linea di gravità cada al centro della base d'appoggio; che il peso sia equamente distribuito (cin-que/decimi) sugl’arti inferiori e che il piede (let-tera A) riproduca la movenza «Asci», (Figura C) ovvero, un movimento rotatorio in sospensione

sulle punte, o sui talloni, al fine di migliorarne il carico dinamico espresso nel gesto tecnico e non arrecare così danno ai muscoli lombari e/o pro-vocare cervicobrachialgie.

Figura C

[…] e che il piede riproduca la movenza «Asci», ovve-ro, un movimento rotatorio in sospensione sulle pun-te, o sui talloni, al fine di migliorarne il carico dinami-co espresso nel gesto tecnico e non arrecare danno ai muscoli lombari e/o provocare cervicobrachialgie […]

L'atleta mantiene la stazione eretta, ovvero l'equi-librio, grazie all'acquisizione istantanea di nume-rose informazioni esterne da parte del nostro or-ganismo; l'apparato oculo-motore (vista), l'appa-rato vestibolare (udito), l'apparato propriocettivo (muscoli e organi nervosi specifici) determina-no le "correzioni" infinitesimali necessarie a "compensare" le perturbazioni sull'equilibrio de-rivanti dall'ambiente esterno. Nel caso un Istrut-tore avesse dubbi sul corretto portamento, o sul-la postura di un atleta, per valutare bene, è utile che consigli l'effettuazione di esami posturogra-

fici e/o stabilometrici. La stabilometria fornisce altresì un valido contri-buto alla vestibologia, alla odontoiatria ed alla fisiatria. L'esame posturografico, in definitiva, consente di valutare come stiamo in piedi, per-mettendo così di correggere in maniera mirata un difetto posturale. Inoltre è stato scoperto che v’è una stretta corre-lazione tra occlusione delle arcate dentarie (ma-

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scellare superiore e mandibola), e postura del corpo. Questa ricerca rappresenta l’aspetto più avanzato della ricerca odontoiatrica ed è denomi-nata «Gnatologia». Una “chiusura scorretta”, anche d’alcuni millimetri, della mandibola, o un suo iniziale irrigidimento (evento non raro in un marzialista), determina una torsione delle prime vertebre della colonna. Fatto che può provocare a sua volta, com’è facilmente comprensibile, forti dolori, capogiri e gravi difficoltà di movimento. Questa connessione è possibile che si manifesti con dolori, quali: mal di testa, nevralgie, torcicol-lo, dolori cervicali (definiti sbrigativamente come artrosi cervicale), vertigini, nausea, dolori al dor-so, sciatalgie o lombo-sciatalgie.

Nello schermidore, un carico scorretto, un movi-mento di rotazione senza essere sostenuto da un corretto passo “Asci”, oppure, traumi locali, sfor-zi bruschi, microtraumi ripetuti, eccetera, posso-no favorire una delle più diffuse algie marziali: la sciatica (radicolalgia da irritazione della quinta radice sensitiva lombare e della prima sacrale). Il meccanismo più frequentemente chiamato in causa si manifesta nella regione spinale inferiore. La sciatica è caratterizzata essenzialmente da do-lori lombari irradiati alla natica, alla faccia poste-riore della coscia e anche a quella del polpaccio e al tallone, alla caviglia, all'alluce. Il dolore, lanci-nante, può essere continuo oppure può manife-starsi a tratti e raggiungere intensità tale da co-stringere il marzialista a riposo assoluto. L’Aspirante Istruttore sappia che ogni manovra che determina l'allungamento del nervo provoca dolore (segno di Lasègue), quindi dovrà favorire la posizione flessa.

EEEPPPIIICCCOOONNNDDDIIILLLIIITTTEEE

epicondilite comunemente detta "gomito del tennista o tennis el-

bow", (se viene colpito l'epicon-dilo mediale, la sindrome viene

detta gomito del golfista) è una tendinopatia in-serzionale che interessa l'inserzione sull'osso del gomito (in realtà su una porzione di questo detta

epicondilo), dei muscoli epicondilei, che sono quelli che permettono l'estensione, (cioè il pie-gamento all'indietro), delle dita e del polso. Come tutte le tendinopatie inserzionali, le cause sono rappresentate da movimenti eccessivamente ripe-tuti o attuati con troppa intensità, che sono re-sponsabili di una progressiva infiammazione del-la giunzione osteo-tendinea. Questo, nello sport, ad esempio, si può verificare frequentemente nel tennista, ma ciò non significa che non possa comparire in altre discipline.

Figura D

L'epicondilite non deve essere considerata come una patologia esclusivamente sportiva. L'elemen-to comune è rappresentato da un eccessivo utiliz-zo dei muscoli estensori delle dita e del polso. È evidente, quindi, che opportune precauzioni, come lo studio d’una corretta tecnica nel gesto sportivo, possano rappresentare una valida pre-venzione. Il sintomo principale è il dolore spontaneo, che aumenta molto alla pressione sulla zona dell'epi-condilo. Talvolta il dolore tende ad irradiarsi sull'avambraccio, rendendo difficili anche le atti-vità quotidiane. I sintomi sono indolenzimento sul sito delle inserzioni muscolari e dolore quan-do i muscoli vengono contratti. Nel caso dello schermidore il dolore si manifesta in concomi-tanza con i movimenti d’estensione del braccio (occorre tenere presente che solitamente l’arto d’uno schermidore K.H.S. sostiene circa 900

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grammi d’arma e che questa ne grava il movi-mento ). La lesione è causata da uno strappo dei muscoli vicino al sito d’inserzione nell'osso o da uno sti-ramento del “periostio”; tale lesione iniziale pro-voca un’infiammazione. Innanzitutto bisogna evi-tare di cominciare in ritardo la terapia. Ai primi accenni di dolore è consigliabile rivolgersi allo specialista. Riposo e ghiaccio per prima cosa: la borsa del ghiaccio deve essere mantenuta per 15 -20 minuti più volte al giorno.

Figura E

Talvolta può essere utile utilizzare un tutore a fa-scia particolare, (si acquista nelle sanitarie richie-dendo un tutore antiepicondilite), che supporta lo sforzo compiuto durante l'estensione del braccio. La terapia ideale è il riposo assoluto del gomito, sebbene non sempre sia facile sostenerla. Tutte le indicazioni sanitarie indicate in quest’elaborato sono a puro titolo indicativo, (per prescrizioni o terapie è sempre necessario rivol-gersi a personale medico qualificato).

CCCOOOLLLPPPOOO DDDIII FFFRRRUUUSSSTTTAAA

l “Colpo di frusta” è un trauma molto forte. Provoca uno stiramento dei muscoli, tendini e legamenti della nuca. Comprime i dischi inverte-

brati, cioè i «cuscinetti» posti tra una vertebra e l’altra. Il termine colpo di frusta, coniato probabilmente da H. Crowe nel 1928, identifica una lesione traumatica distorsiva della colonna cervicale, causata da una brusca sollecitazione in ipere-

stensione (testa notevolmente all'indietro), segui-ta da un'altrettanta violenta spinta in iperflessio-

ne (testa notevolmente in avanti). Le lussazioni o le fratture complete delle vertebre si hanno solo in seguito a traumi di notevole entità: cadute, schiacciamento, eccetera, spesso mortali per le conseguenze delle lesioni da compressione o da resezione del midollo spinale. Le fratture parcel-lari, invece, non sono molto rare (a carico delle apofisi spinose, delle trasverse o delle articolari) e, come pure la lesione isolata del corpo vertebra-le, possono evolvere verso la guarigione, con o senza postumi. Caratteristicamente il colpo di frusta, nelle arti marziali, si verifica in combattimenti, o adde-stramenti passivi, ossia quando nell’atleta le mo-tivazioni non sono sufficienti alla stimolazione adrenalinica ¹.

Figura E […] Il marzialista, è soggetto a questo tipo di trauma, specialmente in seguito a tecniche portate da dietro, o frontali, senza presentimento; in un duello attivo difficilmente avviene questa traumatologia, in quanto l’atleta è attento […]

IIIIIIII

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Il marzialista, è soggetto al “Colpo di frusta”, specialmente in seguito a tecniche portate da die-tro, o frontali, senza presentimento. In un duello attivo questa traumatologia avviene difficilmente, in quanto l’atleta è reattivo. Molto utili, alla pre-venzione del trauma, sono le posture del «Crice-to» e dello «Schiavo». Queste posizioni evitano, o attutiscono, la brusca decelerazione e accelera-zione della cervicale che causa lo stiramento dei muscoli e dei legamenti cervico-nucali, nonché delle strutture nervose. Il “Colpo di frusta”, comporta un effetto lesivo a carico dei recettori e delle fibre nervose; gli effetti lesivi possono esse-re sia periferici, sulle afferenze vestibolari e pro-priocettive, sia centrali, per lo stiramento del mi-dollo cervicale. Quando ciò avviene la muscola-tura cervico-nucale si contrae a scopo antalgico (una reazione di difesa antidolorifica), limitando le capacità articolari della colonna cervicale.

Figura F

[… ] gli effetti lesivi possono essere sia periferici, sulle afferenze vestibolari e propriocettive, sia centrali, per lo stiramento del midollo cervicale […]

La conseguenza di tutti questi effetti è una sinto-matologia rappresentata da:

� dolore cervicale; � rigidità del collo; � cefalea; � dorsalgia:

� formicolii alle braccia e alle mani (pare-

stesie). Tale sintomatologia, dopo un'adeguata terapia, tende a scomparire nel giro di 1 - 3 mesi. In alcu-ni casi, tuttavia, si può verificare la cosiddetta "sindrome tardiva del colpo di frusta", che può persistere anche più di sei mesi; questa, oltre ai sintomi suddetti, può presentare:

� vertigini;

� ansia;

� depressione;

� insonnia;

� disturbi dell'orecchio (acufeni, ipoacusia,

eccetera);

� disturbi dell'occhio (annebbiamenti della

vista, dolori retrobulbari, eccetera).

Il primo provvedimento da prendere è rappresen-tato dall'immobilizzazione della cervicale con idoneo collare.

¹ Adrenalina: L’adrenalina, o epinefrina, è un

ormone secreto dallo strato midollare delle

ghiandole surrenali. Solitamente è presente nel

sangue solo in quantità minime che aumentano in

momenti di particolare ansia, eccitazione o stress

emotivo, dal momento che l'adrenalina ha un'a-

zione generale stimolante sulle strutture corpo-

ree, preparandole ad uno sforzo psicofisico. Tra i

suoi effetti vi sono la stimolazione del cuore, la

costrizione dei piccoli vasi sanguigni, l'innalza-

mento della pressione sanguigna, la liberazione

dello zucchero conservato nel fegato e il rilassa-

mento o la contrazione di alcuni muscoli involon-

tari.

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TTTUUUNNNNNNEEELLL CCCAAARRRPPPAAALLLEEE

a Sindrome del Tunnel Carpale (de-nominata anche “Sindrome da sforzo

ripetuto”) è una patologia della mano molto diffusa, causata da traumi ripe-

tuti, che colpisce prevalentemente atleti di sesso femminile tra i 40 e i 60 anni. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’ha classificata tra le malattie a carico del siste-ma muscoloscheletrico, causata dalla ripetizione assidua e incessante di movimenti apparentemen-te innocui, come ad esempio: il maneggio ordina-rio, l’oscillamento dell’arma o la presa negli Atemi. Ulteriori fattori che possono contribuire ad intensificare le manifestazioni sintomatiche sono allenamenti scorretti, o in condizioni di stress, e il compiere movimenti del polso eserci-tando una forza eccessiva. I suoi sintomi, che comprendono dolore, affaticamento, debolezza degli arti superiori, rigidità e crampi (ossia stati di contrazione prolungata e dolorosa di alcuni muscoli), in genere compaiono in modo progres-sivo; in taluni casi, però, possono presentarsi all'improvviso. Inizialmente, il marzialista prova affaticamento o dolore alla fine dell’allenamento, e migliora dopo il riposo notturno. In seguito, il dolore diviene costante e permane anche quando l’atleta non si allena. La sindrome non va confusa con patologie come la sinovite che sono ben definite e si curano me-diante l'uso di steroidi (ai quali, invece, non ri-sponde la sindrome del tunnel carpale). I sintomi di questa malattia sono causati da una compres-sione del nervo mediano a livello del polso. Tale nervo fornisce la sensibilità alle prime tre dita della mano, (e alla metà del quarto dito), e gli impulsi motori ad un importante muscolo del pol-lice detto "opponente". Il sintomo caratteristico è il formicolio, che si manifesta, specie durante il riposo, sulle prime tre o quattro dita della mano; il dito medio è quello caratteristicamente più inte-ressato. Talvolta il formicolio può assumere ca-rattere doloroso ed irradiarsi sino alla spalla. Successivamente possono comparire alterazioni della sensibilità e della forza; in particolare il marzialista si accorge di non riuscire a "forzare" con la mano interessata e avverte impaccio nello svolgere semplici movimenti di maneggio. Nei casi più gravi può perdere l’arma che le cade dal-le mani. Nelle fasi più avanzate i muscoli della base del pollice diminuiscono di volume e la sen-

sibilità delle prime tre dita tende a scomparire gradualmente. Il nervo mediano lascia l'avam-braccio e penetra nella mano percorrendo un ca-nale, (il tunnel carpale); questo è composto da un "tetto", il legamento trasverso del carpo ¹, e da un "pavimento", le ossa del polso.

Figura G

[…] Tale nervo fornisce la sensibilità alle prime tre di-ta della mano, (e alla metà del quarto dito), e gli im-pulsi motori ad un importante muscolo del pollice det-to "opponente […]

Nel tunnel, insieme al nervo mediano, vi sono nove tendini diretti ai muscoli flessori delle dita. Ogni anomalia che provoca la diminuzione dello spazio disponibile all'interno del tunnel, provoca la sofferenza del nervo mediano che, tra le strut-ture contenute all'interno, è la più delicata. Nella maggior parte dei casi la causa della sin-drome consiste nell'ispessimento del legamento

palmare trasverso; questo si verifica più frequen-temente nelle marzialiste nel periodo menopausa-le, durante la gravidanza, (tra il 3° e il 6° mese, in genere), o al termine di essa; ciò è probabilmente da mettere in relazione con le modificazioni or-monali caratteristiche di queste fasi di vita della donna. Tuttavia questo tipo di patologia colpisce anche, a titolo d’esempio, operatori di computer e casalinghe; questa patologia provoca l'infiamma-zione dei tendini o delle guaine tendinee (tenosi-

noviti), che, aumentando di volume, comprimen-do il nervo mediano nel tunnel carpale. Altre cau-se possono essere una ristrettezza congenita del canale, cisti radicolari e tendinee, esiti di fratture

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di polso, artrite reumatoide, gotta, amiloidosi, neoplasie, cicatrici retraenti della faccia palmare del polso. Disturbi simili sono stati lamentati du-rante tutta la storia: "crampo dello scrivano" fu il nome attribuito ad un disturbo descritto nel 1864, causato dallo scrivere per lunghi periodi. È con-sigliata la rotazione delle tecniche d’armi durante l’allenamento, che permette alla muscolatura e ai tendini d’eseguire compiti diversi.

Figura H

[…] Tale nervo fornisce la sensibilità alle prime tre di-ta della mano, (e alla metà del quarto dito), e gli im-pulsi motori ad un importante muscolo del pollice det-to "opponente […]

È molto importante non sottovalutare i primi sin-tomi della sindrome, e recarsi subito da uno spe-cialista per una diagnosi. Infatti, specie se la sin-drome non è nelle fasi più avanzate, si possono avere buoni risultati con la terapia medica e con la fisioterapia: uno dei protocolli terapeutici pre-vede riposo, fisioterapia, ginnastica, tutori per il polso, farmaci antinfiammatori ed eventualmente un intervento chirurgico volto a ridurre la pres-sione sul nervo colpito.

¹ Carpo: Il carpo è formato da otto ossa brevi

disposte su due file: la superiore comprende, in

direzione lateromediale, lo scafoide, il semiluna-

re, il piramidale, su cui posa il pisiforme; l'infe-

riore, sempre lateromedialmente, il trapezio, il

trapezoide, il capitato o grande osso e l'uncinato.

Il carpo si articola in alto con la faccia inferiore

del radio e il legamento triangolare che lo sepa-

ra dall'ulna.

TTTEEENNNDDDIIINNNIIITTTEEE

on il termine ”Tendinite” si intende definire l'infiammazione di un tendi-ne (la struttura di collegamento tra il muscolo e l'osso). Le tendiniti più

comuni sono quelle del tendine di Achille e del tendine bicipitale. Nel primo caso, la tendinite provoca dolore al calcagno; spesso è possibile os-servare la pelle della zona arrossata e palpare il tendine gonfio. In genere questa forma di tendini-te è dovuta ad usura ed è aggravata dalla pressio-ne locale sul tendine (può essere necessario cam-biare il tipo di calzature normalmente indossate). Nel caso del tendine bicipitale, i sintomi della tendinite sono indolenzimento localizzato al go-mito nel punto d’inserzione del capo lungo del bicipite e dolore quando il braccio viene flesso contro resistenza. Anche questo tipo di tendinite è provocato da usura (pertinente con quanto scrit-to nel capitolo “Tunnel Carpale” ed “Epicondili-

te”). I tendini sono formazioni anatomiche che rappre-sentano la struttura di trasmissione della forza dai muscoli alle ossa. Sono appunto interposti tra os-sa e muscoli, attraverso la giunzione osteotendi-nea (entesi) e la giunzione muscolo-tendinea. So-no strutture molto robuste, in grado di resistere a grandi forze. Tuttavia a partire dai 30 anni di vita i tendini cominciano a perdere elasticità, a causa di alterazioni degenerative, divenendo così più vulnerabili; tale processo può essere rallentato grazie ad un esercizio fisico regolare e corretto.

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Le tendiniti, ma più in generale le lesioni tendi-nee, si distinguono in:

a) Atraumatiche (senza alcuna lesione

esterna agente);

b) Traumatiche (lesione prodotta da

qualsiasi causa esterna che agisca con

violenza sull’organismo).

Figura I

Anche se, per ovvie ragioni, non siamo interessati si sappia che le lesioni tendinee atraumatiche, meno frequenti, possono essere causate da pato-logie di natura dismetabolica, (cioè caratterizzate da un alterato metabolismo), come l'insufficienza renale cronica, la gotta o il diabete; oppure da pa-tologia infiammatorie croniche come l'artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico. Osserviamo con attenta valutazione le lesioni tendinee traumatiche. Esse si distinguono in: Rotture

a) complete (3° grado)

b) parziali (1° e 2° grado)

Sindromi da sovraccarico

⇒ tendinite;

⇒ tenosinoviti (o tenovaginiti);

⇒ tenoperiostiti (o tendinopatie inserziona-

li, cioè infiammazioni della giunzione tra

il tendine e l'osso);

⇒ tendinosi (infiammazione cronica e de-

generazione del tendine).

Figura L

La rottura tendinea avviene spesso in un tendine degenerato ed è frequente soprattutto negli atleti più anziani, (dopo i 35 anni), che riprendono l'at-tività sportiva dopo qualche anno d’inattività; ma anche nei non atleti, talvolta per un brusco mo-vimento. Tra le metodiche (solo se eseguite in modo scorretto), quelle più a rischio sono: Passo Double, Passo del Bruco, Postura Cinese Bassa, Tecnica del Lungo Orizzonte e tutte le Tecniche Tao Pao (incontriste). Il marzialista avverte come uno "schiocco", con dolore intenso; quindi non potrà muovere l'arto interessato, mentre sulla parte si apprezzerà come un "vuoto" in corrispondenza della lesione, tume-fazione ed ecchimosi. Le lesioni da sovraccarico (tipiche in prossimità di stage, esami e combattimenti), sono causate da movimenti eccessivamente ripetuti (microtrau-

mi), o attuati senza scaricare idoneamente l’energia accumulata nel gesto tecnico (procedura denergizzante). Le lesioni possono essere causate da fattori intrinseci (difetti nella lunghezza o an-golazione degli arti, squilibri posturali), o estrin-seci (errori d’allenamento). La tendinite si mani-festa con insorgenza di dolore in maniera acuta

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oppure gradualmente, con algia (dolore), sempre più forte; generalmente il dolore non è presente a riposo, ma compare durante il movimento o alla palpazione del tendine. Nei tendini muniti di guaina sinoviale, come quelli dei muscoli flessori o estensori delle dita delle mani e dei piedi, si potrà sviluppare una te-nosinovite, che oltre al dolore, potrà causare dif-ficoltà di scorrimento del tendine nella sua guai-na, (immaginiamo i freni delle biciclette, che scorrono all'interno dei cavi), producendo feno-meni di "scatto". Nelle tendinopatie inserzionali (tenoperiostiti), invece, il dolore si presenta caratteristicamente alla giunzione tra il tendine e l'osso, è molto forte e tende a persistere. Esempi tipici sono:

� epicondilite;

� pubalgia;

� tendinopatia del rotuleo.

Con il tempo, se trascurate, le lesioni tendinee andranno incontro ad un processo di degenera-zione, che causerà un'alterazione delle caratteri-stiche istologiche e ultrastrutturali del tendine, definite come « tendinosi ».

Figura M

Utile alla prevenzione di questa patologia è lo studio che l’Aspirante Istruttore dovrà eseguire sul corpo dell’atleta con riferimento alla dinami-

cità tecnica, tenendo conto di canonici fattori quali, a puro titolo d’esempio:

� baricentro;

� squilibrio imposto dall’arma;

� dinamicità;

� scarico energetico corretto;

� scarico dinamico corretto;

� posture e movimenti;

Sembra che, all'insorgenza di questo disturbo, contribuiscano fattori come: l'aumento dello stress, la pressione verso il raggiungimento degli obiettivi, quindi… Quindi fate in modo che go-verni la “Pacata quiete”.

VVVEEERRRTTTIIIGGGIIINNNIII

e vertigini vengono avvertite come una sensazione di rotazione del pro-prio corpo intorno agli oggetti o vi-ceversa. Alcuni marzialisti scoprono

solo in Sala d’Armi di soffrire di “chinetosi” ¹, ovvero quel disturbo che colpisce in gradi diversi molti atleti quando sono soggetti a movimento di rotazione sprovvisti di direttrice avversaria. In un combattimento reale, i sintomi della chinetosi possono essere alleviati sdraiandosi proni, fissan-do la punta della lama, o delle dita della mano, che dovrà “penetrare” nell’alone della figura av-versaria. L’adrenalina ha effetti straordinari su questo tipo di disturbo. Spesso questa falsa sen-sazione si accompagna a nausea, vomito e tachi-cardia (battito cardiaco accelerato). Il marzialista sofferente di vertigini potrà riferire sensazione di testa confusa, di mancanza di ap-poggio al suolo, di capo che ruota, di stato d’ebbrezza. Spesso, durante l’allenamento, l’atleta s’adagia serrando il corpo in difesa, ricer-

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cando imperativamente silenziosità. Quali sono i meccanismi che controllano il nostro equilibrio? Una serie di complesse e fini interazioni tra strut-ture regolano il nostro equilibrio nello spazio. Gli organi interessati sono: il cerveletto, l'apparato visivo, terminazioni nervose muscolari e articola-ri, particolari zone della parte profonda del cer-vello (nuclei della base), e soprattutto l'orecchio interno, situato nella profondità del cranio, che rappresenta il vero organo dell'equilibrio.

Figura N

Al suo interno, infatti, sono presenti piccole strut-ture (sacculo, utricolo e canali semicircolari), det-te nel loro insieme "labirinto membranoso", che "registrano" i movimenti della testa nello spazio grazie ad un liquido particolare detto "endolinfa", che va a stimolare particolari cellule, anche a or-gani come: lo stomaco e l'intestino (ecco perché spesso le vertigini possono accompagnarsi a vo-mito, sudorazione, nausea, pallore e diminuzione della pressione arteriosa). Innanzitutto va detto che talvolta l'origine delle vertigini non si riesce a trovare. Le cause, tutta-via, possono essere moltepici: fondamentalmente l'origine può essere la colonna cervicale o l'orec-chio interno. Nel primo caso le vertigini possono comparire a seguito di una cervicobrachialgia o di un'artrosi cervicale; mentre nel secondo caso sono interessate patologie dell'orecchio interno come la sindrome di Menière e la labirintite.

Quale altra probabile causa sottolineo, come scritto nel capitolo “La postura”, la scorretta oc-clusione della bocca. Talvolta, infatti, la causa delle vertigini può essere rappresentata dalle ar-cate dentarie non combacianti perfettamente (la

linea che passa per i punti di contatto tra i denti

dell'arcata superiore e quelli dell'arcata inferiore

è detta linea di occlusione), che, provocando ten-sioni nei muscoli della masticazione, può causare un irrigidimento della muscolatura cervico-nucale; questa, infatti, è collegata indirettamente alla muscolatura masticatoria, attraverso la co-lonna cervicale.

Figura P

La contrattura della muscolatura cervico-nucale, infine, può stimolare le numerosissime termina-

zioni nervose propriocettive presenti a livello cervicale e causare così una sindrome vertigino-sa. Nell'artrosi cervicale la causa va ricercata nella presenza degli osteofiti (sporgenze ossee caratteristiche della patologia), che nei movimen-ti di rotazione, flessione ed estensione del capo, oltre a generare dolore, e a poter provocare con-tratture muscolari, possono comprimere le arterie vertebrali, riducendo così l'afflusso ematico all’orecchio interno.

Nella sindrome di Menière, caratterizzata da un aumento abnorme dell'endolinfa del labirinto dell'orecchio interno, le crisi vertiginose si ac-compagnano anche ad una riduzione dell'udito e a

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fischi auricolari (acufeni). Nelle labirintiti, (una delle più frequenti cause di vertigini), è l'infiam-mazione dell'organo dell'equilibrio responsabile della sintomatologia; questa, oltre alle vertigini, sarà rappresentata da febbre, dolore auricolare e riduzione dell'udito. Le sindromi menieriformi, infine, cosiddette in quanto piuttosto simili alla sindrome di Manière, sembrerebbero quelle più collegate ad aspetti psi-cosomatici, anche se talvolta potrebbero essere chiamate in causa eccessive esposizioni a sbalzi termici o, più raramente, acustici. Per curare bene le vertigini è fondamentale fare una corretta dia-gnosi. Come spesso accade, il marzialista si ri-volge subito al proprio Istruttore, il quale, quindi, ha il delicato compito di indirizzare il proprio at-leta da uno specialista.

Figura O

Molto utile alla prevenzione delle vertiginosi è un avvicinamento graduale alla rotazione. Semplice ed efficace è l’esercizio con la corda nella cui parte terminale viene situato un oggetto colorato, fatta roteare e seguita con lo sguardo. Chiaramente se il sospetto è quello di un'origine cervicale, lo specialista sarà il fisiatra, altrimenti l'otorino, lo psicologo o nel caso d’una malocclu-sione, lo gnatologo. Sarà poi lo specialista a richiedere esami partico-lari. Solitamente s’eseguono gli esami posturali ed altri specifici (radiografie dinamiche della cervicale, esame posturografico e stabilometrico,

esame audiometrico, eco-doppler, prove di stimo-lazione del labirinto, eccetera). La terapia dipenderà essenzialmente dal tipo di diagnosi, anche se comunque esistono dei farma-ci che agiscono direttamente sul "sintomo" verti-gine, e che generalmente vengono associati alla terapia di base. Nel caso di una malocclusione, è utile l'utilizzo di un bite (una "forma" da applicare in bocca duran-te le ore notturne, che ha lo scopo di non far prendere contatto alle arcate dentarie, eliminando quindi la tensione muscolare causata dalla ma-locclusione), il quale potrebbe chiarire la nascita della sindrome vertiginosa. Sulla base di queste prove, effettuate anche sulla pedana posturografi-ca, lo gnatologo deciderà sul tipo di terapia da effettuare.

¹ Chinetosi: Nei casi lievi la chinetosi provoca

solo lieve nausea, mentre in quelli gravi provoca

vomito, vertigini, incertezza nella postura, perdi-

ta dell'equilibrio e della coordinazione. Il distur-

bo è causato dall'eccessiva stimolazione dei ca-

nali semicircolari (una coppia di piccoli organi

dell'orecchio interno), che normalmente regi-

strano i cambiamenti di posizione e li trasmetto-

no al cervello.

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l piede è formato da 26 ossa, che costituiscono il tarso, il metatarso e le falangi. Le ossa tarsali, spesse, corte e in numero di 7, formano il

tallone e la parte anteriore, mentre le 5 ossa me-

tatarsali parallele costituiscono la pianta. Le dita sono formate ciascuna da 3 falangi, ad eccezione dell'alluce che ne ha 2. Tutte le ossa del piede so-no tenute insieme saldamente da robusti cordoni di tessuto connettivo, chiamati legamenti, e i loro movimenti sono controllati dai muscoli della gamba. Il calcagno ¹ è un osso breve allungato

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longitudinalmente e appiattito trasversalmente; è costituito da un “corpo” che si prolunga poste-riormente nella tuberosità, anteriormente nella grande apofisi e medialmente nel “sustentaculum tali”. Il termine tallonite, (o talalgia plantare), identi-fica nel linguaggio comune una condizione in-fiammatoria e dolorosa del tallone. Le ossa tarsa-

li e metatarsali formano i due archi del piede: l'arco plantare, che decorre dal tallone alla pianta e generalmente è a contatto con il terreno solo al-le estremità, e l'arco metatarsale, che attraversa la pianta del piede per il largo. Insieme allo spesso strato di tessuto adiposo presente sotto la pianta, questi archi flessibili ammortizzano la compres-sione e gli urti derivanti da azioni come cammi-nare e saltare. Non sono rare, nell’ambito delle discipline marziali sottovalutazioni, nei confronti degli atleti che denunciano incapacità nel conser-vare posture corrette o compiere tecniche dina-miche, di vere e proprie malformazioni a carico di quest'organo. che si presentano con un'inci-denza di 1:1000.

Figura O

Tra queste anomalie congenite, vi è:

� il piede equino, caratterizzato dalla po-

sizione del piede con la punta rivolta

verso il basso;

� il piede talo (detto anche piede torto), in

cui la parte dorsale del piede è rivolta

verso il femore;

� il piede convesso, grave malformazione

in cui la pianta del piede risulta conves-

sa.

Deformazioni e traumi derivanti da un’irregolare posizione di alcune ossa sono alcuni disturbi che risultano, comunque, meno gravi e di più facile trattamento rispetto alle malformazioni congeni-te. Abbastanza frequente è il cosiddetto piede piatto, causato da uno sviluppo insufficiente di alcune strutture ossee del tarso o dall'indeboli-mento dei legamenti dell'arco plantare. Questa patologia può, se perdura a lungo senza che l’Istruttore se ne accorga, determinare anche l'in-sorgenza di dolori, contratture ai muscoli e con-seguente difficoltà nella normale deambulazione.

Figura P

Il piede, per il suo stesso ruolo di sostegno del corpo, è soggetto a numerosi microtraumi, so-prattutto nel corso di alcuni tipi di movenze mar-ziali in cui vengono richiesti frequenti e rapidi spostamenti di direzione, come avviene, ad

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esempio, nella maggioranza delle Tecniche fon-damentali di secondo e terzo livello. In questi casi, i piedi possono subire distorsioni, lussazioni e fratture. La tallonite, nell’ambito marziale, può essere provocata da vari fattori: � la presenza del cosiddetto "sperone calca-

neale", una sporgenza ossea del tallone che

può essere congenita o formarsi successiva-

mente;

� il soprappeso;

� calzature non idonee;

� terreni non idonei;

� prolungata attività sportiva, con eccessive

sollecitazioni o contusioni della superficie

plantare del piede;

� artrosi astragalo - calcaneale;

� alterazioni della postura;

Tutte queste condizioni possono causare l'in-fiammazione dei tessuti molli della regione sotto-calcaneale, (fascia plantare, formazioni muscolo-aponeurotiche, borse sierose, tendini, tessuto sot-tocutaneo, tessuto cutaneo), definendo il classico quadro clinico della tallonite. Una volta definita la causa, (lo specialista pre-scriverà adeguate indagini diagnostiche. Succes-sivamente, per evitare le recidive, occorrerà, sulla base della diagnosi, rimuovere i fattori causali.

¹ Calcagno: Il calcagno si articola anteriormente

con il cuboide e presenta tre faccette articolari,

superiore, laterale e mediale, per l'astragalo da

cui, nella stazione eretta, riceve tutto il peso del

corpo. La faccia posteriore del calcagno serve da

inserzione al tendine di Achille e quell’inferiore è

a contatto del tessuto sottocutaneo. Le fratture

del calcagno sono piuttosto frequenti e derivano

in genere da cadute sul tallone; il trattamento è

difficile e la prognosi riservata.

EEllaabboorraattoo DDiiddaattttiiccoo

““AAllggiiee ddeell MMaarrzziiaalliissttaa””

hhaannnnoo ccoollllaabboorraattoo (in ordine alfabetico)

Tavole Originali SSAAMM DDEELLMMAAII

BBUURRNNEE HHOOGGAARRTTHH

Supervisione Iconografia AANNTTOONNIIAA BBAARRBBIIEERRII

Elaborazioni grafiche SSAAMM DDEELLMMAAII

Testi MMIICCHHEELLEE ZZAANNNNOOLLFFII

Responsabile Pubbliche Relazioni RRIICCCCAARRDDOO ZZAANNNNOOLLFFII

Consulenza Medica DDRR.. LLUUCCAA BBEELLLLAANNDDII

Consulenza

FFEEDDEERRIICCOO MMAASSIIEERROO

VVAALLEENNTTIINNAA OOSSTTOONNII

[...] Prima di una forma, d’un gesto, l’Arte Marziale è uno stato di grazia, è un concetto dello spirito, un disusato luogo nell’Anima.

MM°° MMIICCHHEELLEE ZZAANNNNOOLLFFII


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