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Manuale d’uso

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Carlo Nachtmannvicedirettore Caritas Torino

CASA MANGROVIA: LA METAFORA E LA PAROLA

«Gli aspetti della crisi e delle sue soluzioni, nonché di un fu-turo nuovo possibile sviluppo, sono sempre più interconnessi,si implicano a vicenda, richiedono nuovi sforzi di comprensioneunitaria e una nuova sintesi umanistica. La complessità e gra-vità dell'attuale situazione economica giustamente ci preoc-cupa, ma dobbiamo assumere con realismo, fiducia e speranzale nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di unmondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturalee della riscoperta di valori di fondo su cui costruire un futuromigliore. La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino,a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, apuntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative.La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuovaprogettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rasse-gnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente»(Caritas in veritate n° 21).

Con queste parole profetiche, già nel 2009, Benedetto XVI intravve-deva nel discernimento e nella rinnovata progettualità la via di uscitadalla crisi che incide sulla intima interiorità delle persone, oltre chesugli aspetti economici. Molti si interrogano sulla sostenibilità dell’attualearchitettura economica, sociale, familiare, individuale e da più parti ini-zia a profilarsi la ricerca dell’essenziale verso cui la mentalità dell’homoconsumptor, dell’uomo abituato all’agiatezza, era poco avvezza. Molti,troppi si impegnano, pur disponendo di esigue risorse, ad apparirequelli di sempre per non essere classificati come coloro che mai avreb-bero voluto diventare, dei poveri. Molti vivono la disperazione della per-dita del lavoro, della casa, della difficoltà di una progettazione futura,subiscono il peso della percezione di un incolpevole fallimento: «Finoa quando nell’anima mia addenserò pensieri, tristezza nel mio cuoretutto il giorno?» (Salmo 13,3). In una società in cui la corresponsabilitàè frammentata e la relazione di aiuto sovente trascurata, la difficoltàaggredisce nel profondo la persona ferita e questa si ripara nella so-litudine del cuore: «Ecco le lacrime degli oppressi e non c’è chi li con-soli» (Qoelet 4,1). Sebbene l’odierna società civile sia stimolata allasolidarietà, valore quanto mai opportuno e condivisibile, la società cri-

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stiana, famiglia di famiglie, da sempre è stata sollecitata alla fraternitàil cui mandato si concretizza nell’esercizio della prossimità e della con-solazione. Risuonano dense di significato le parole di San Paolo (2Cor1,4) che ci sollecitano a «consolare quelli che si trovano in ogni generedi afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati daDio». La consolazione passa certamente attraverso un impegno rela-zionale, ma si esprime in modo particolare nell’individuare questi fratelliafflitti con la stessa attenzione con cui un cercatore d’oro si china sulsetaccio per individuare tra la terra rimescolata con l’acqua la lucen-tezza della preziosa pagliuzza. Questa attenzione nell’individuare diventaconsolazione sociale quando si rende capace di trattenere questi fratellidallo scivolare sul piano inclinato della vulnerabilità, così come le radicidi una mangrovia trattengono per il suo vivere i nutrienti presenti nellapalude. Una mangrovia, un sistema di vegetazione che trova dimora inun terreno non sabbioso né roccioso, ma costituito da una fanghiglianerastra che miriadi di crostacei ripuliscono e rimaneggiano comefanno i lombrichi nei nostri campi. Una mangrovia, vegetazione le cuiradici si sviluppano verso l’aria a guisa di paletti verticali. Una mangro-via, il cui tronco si risolve in un apparato di trampoli su cui si regge,al di sopra delle maree, una chioma sempreverde i cui frutti, cadendodirettamente nel fango, danno vita a nuove piante, una rete di piante,una rete inestricabile, robusta e avvolgente, in cui i pesci trovano riparodai predatori. Casa Mangrovia è quindi un luogo di riparo per le famiglie, le persone

in difficoltà, vulnerate nella loro dignità, da ripescare dalla fanghigliadella disperazione, da trattenere nella rete delle rela-zioni, da consolare dalla solitudine del cuore. Nonuna casa di mattoni, ma un edificio di fra-ternità dove impegnativa è stata la ricercadegli itinerari di ascolto e di accompa-gnamento a favore di chi vive lefragilità dell’oggi. Le strade battutenon sempre conducono ai risultati at-tesi ma l’intraprendere con prospettivaecclesiale questi percorsi comportanecessariamente la conoscenza delleparole di Pietro rivolte a Gesù che,

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sulla riva del lago di Genezareth, chiedeva a lui e ai suoi compagni digettare le reti per la pesca: «Maestro, abbiamo faticato tutta la nottee non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti» (Lc5,5). Proprio la Parola del Signore è il fondamento su cui piantare que-sta mangrovia, Parola mescolata con la fanghiglia, Parola i cui nutrientine vivificano le radici, Parola che accoglie i frutti della pianta per farligermogliare in intrecci sempre più capaci di diventare riparo e soste-gno. «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i co-struttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella»(Salmo 127,1). Proprio come costruttore e sentinella ognuno è chiamato ad agire,

ognuno e tutti a essere mangrovia del vivere quotidiano, rete dapesca secondo il mandato di Cristo: «Non temere, d’ora in poisarai pescatore di uomini» (Lc 5,10). Come non uscire allora dall’ap-prodo per una pesca miracolosa? «Duc in altum» (Lc 5,4): prendi illargo! Pietro e i primi compagni si fidarono della Parola di Cristo,gettarono le reti «e presero una quantità enorme di pesci e le lororeti quasi si rompevano» (Lc 5,6).

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Tiziana CiampoliniOsservatorio Caritas Torino, Progettazione Cei 8x1000 Fondo Italia

RAGIONI E RADICI DI UN NUOVOINTERVENTO

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Luisa: una storia comune Luisa ha due genitori che stanno perdendo l’autonomia, lei non ce la

fa ad assolvere i compiti del loro accompagnamento: è sola, non hanessuno che la può aiutare; vuole capire, cerca informazioni, cerca ser-vizi, cerca qualcuno disposto a darle una mano. Luisa ci racconta lasua storia: «Ho contattato l’associazione perché sapevo che svolgevaun servizio di accompagnamento».«Ho spiegato il problema – continua Luisa – e la persona al di là del

telefono non mi ha fatto finire di parlare dicendomi che aveva già ca-pito tutto e che avrei dovuto chiamare le assistenti sociali».«Ho fatto presente che avevo appena chiamato i Servizi sociali, i

quali mi avevano detto di rivolgermi direttamente all’associazione conla quale stavo parlando, perché il servizio in questione non era più inconvenzione. La persona al di là del telefono mi ha risposto che nonsapeva cosa dirmi».

Luisa racconta, poi, di avere chiamato un’altra organizzazione chesvolgeva analogo servizio da cui si è sentita chiedere: «Come mai si-gnora lei è così informata, sta per caso cercando lavoro?».Ovviamente Luisa non stava cercando lavoro, solo una risposta a una

sua necessità e, prima di contattare interlocutori, si era informata sulleconcrete possibilità di vedere soddisfatto il suo bisogno. Per sua fortuna Luisa è «simpatica», come le dice il suo secondo in-

terlocutore telefonico, che quindi aggiunge: «Le do un altro numero ditelefono a cui chiamare, ma non dica che gliel’ho dato io. Lì potrebberoaiutarla e poi, detto tra noi, se non le rispondono neanche lì, vada inParrocchia, lì qualcuno l’ascolterà». Luisa è una cittadina che non sa a chi rivolgersi per risolvere un pro-

blema e che deve muoversi nella frammentazione delle risorse, in uncontesto in cui non si capisce più chi deve fare che cosa e quali sianoo debbano essere i rapporti tra servizi pubblici e servizi del privato so-ciale, tra volontari e operatori professionali.L’operatore che “premia” la «simpatia» di Luisa con «un altro numero

di telefono», non solo usa questa ulteriore informazione di cui solo luiè in possesso per esercitare un “potere” ma compie, certamente inmaniera inconsapevole, uno scivolamento dal piano dei diritti a quello

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delle concessioni che si accompagnano agli atti di benevolenza. Se si legge questa storia con senso di responsabilità non si può non

essere solidali con chi ne è stata protagonista, con la sua solitudinee con il suo smarrimento, ma occorre essere capaci di “andare oltre”. Molteplici potrebbero essere le analisi proposte. In questa piccola sto-

ria comune troviamo i temi:

• della diseguaglianza tra chi possiede informazioni e chi non lepossiede;

• del funzionamento di Welfare;

• della frammentazione dei servizi;

• della differenza tra esigibilità dei diritti e benevolenza;

• del rapporto tra servizi pubblici e privati, tra i servizi professionalie quelli di volontariato.

Noi però siamo Caritas. Come questa storia interpella il nostro spe-cifico mandato? Cosa ci dice? Cosa possiamo fare?Noi Caritas abbiamo il compito di lavorare perché, attraverso la pe-

dagogia dei fatti, possa crescere il riconoscimento di essere indisso-lubilmente legati gli uni agli altri. Questo è, a nostro parere, il sensodella nostra storia di uomini sociali. Senza il riconoscimento di questopassaggio non può esserci sviluppo individuale e sociale, non può es-serci la costruzione del bene comune la cui legge fondamentale è lareciprocità. È negli scambi del quotidiano in cui facciamo transitaremerci e informazioni che possiamo esprimere appieno la reciprocità,la mutua assistenza per la costruzione del capitale sociale che è in-tessuto di fiducia, e che deve andare a braccetto con il capitaleeconomico perché si possa pensare allo sviluppo della nostra uma-nità.Perché questa reciprocità sia feconda serve un po’ di eccedenza, un

surplus di buono, vero, giusto che sblocchi il regime statico dello scam-bio delle equivalenze, della funzionalità e della strumentalità e, così fa-cendo, aumenti la vita. Ci serve un po’ di gratuità: che è concettodiverso da quello di “gratis”, di altruismo, di filantropia, di benevolenzacomunemente intesa, di gentilezza, di buona educazione.

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È proprio la gratuità che distingue un amico vero da un amico op-portunista, che rende la famiglia diversa da un insieme di scambi,un’opera d’arte non solo una merce, la preghiera qualcosa di diversodalla magia o dalla superstizione. E anche se non sappiamo spiegarela gratuità, sappiamo che cos’è nel momento in cui la cerchiamo, lasmarriamo o vediamo che viene tradita.La gratuità è “l’orientamento intenzionale verso il Bene”.Il nostro compito, in quanto Caritas, è realizzare una società fra-

terna e lavorare perché l’espressione di reciprocità esca dalla sferaprivata dei singoli, in cui spesso è relegata, e trovi posto nella sferadegli scambi pubblici. Crediamo, infatti, che senza questa dimensionesiamo destinati, come società, ad implodere.Abbiamo provato a coniare un nuovo termine per raccontare come la

fraternità può essere agita. Secondo noi occorre farsi soglia. Sul concetto di persona o gruppo soglia, come Caritas Torino lavoriamo

da tempo e nel “Taccuino dell’Opera Segno”, memoria del cammino cheha portato alla nascita di Casa Mangrovia, abbiamo scritto: «Oltre ai Centri di Ascolto esistono molti luoghi vivi, attraversati con

frequenza, abitati da persone molteplici, normali, consuete, è lì che ab-biamo diretto la nostra attenzione: gli spiazzi in cui i genitori attendonoi loro figli uscire da scuola, il negozio del panettiere, la bancarella delfruttivendolo o del salumiere, le sale di attesa del medico di base, delparrucchiere, i cortili delle parrocchie dove le mamme aspettano che iragazzi escano dal catechismo, gli androni dei condomini dove le per-sone scambiano parole mentre prendono la posta o entrano con lebuste della spesa. Questi e altri sono i luoghi soglia, i luoghi prossimialla nostra quotidianità, a portata di tutti. Non è necessario apparte-nere ad un gruppo particolare di volontariato per trovarsi in questiluoghi e per avere un potere di azione. Se i luoghi soglia sono facilida rintracciare, occorrono persone che possano farsi soglia: personein ascolto, porose, attente, generose, capaci di muovere risorse e ca-pitale sociale».Casa Mangrovia nasce perché possano esserci nella nostra città sempre

più persone soglia, gruppi soglia, luoghi soglia, organizzazioni soglia.

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CHE COS’È CASA MANGROVIA

Casa Mangrovia è uno dei risultati tangibili di un lungo cammino diprogettazione pastorale (sostenuto dai Fondi CEI 8x1000) che è iniziatonel 2006 e si è articolato in tre fasi:

• analisi dei problemi e delle risorse compiuta dall’Osservatorio dellePovertà e delle risorse;

• progettazione di nuovi interventi Caritas;

• interconnessione con altri interventi presenti in città.Oggi Casa Mangrovia è uno degli strumenti di cui Caritas Torino si è

dotata per realizzare nel quotidiano la pedagogia dei fatti secondo ilmetodo Caritas: ascoltare, osservare, discernere per animare.

LE PAROLE CHIAVE DEL METODO CARITAS

• Ascoltare: Come possiamo leggere nel volume pubblicato inoccasione del quarantesimo anniversario di CaritasItaliana*: «Ascoltare è il primo passo per entrare inrelazione, per fare spazio non solo all’altro che incontro […].È “simpatizzare”, è stare in sintonia con l’altra persona. Ècondivisione, è partecipazione, è prendere parte […].È cogliere la sostanza di tanti segnali, e presuppone avere“l’orecchio e l’occhio liberi” da superficialità, disinteresse,pregiudizi, disimpegno, egoismi, chiusure».«L’ascolto è un atteggiamento fondamentale nella vita diuna comunità cristiana, per favorire cammini dicambiamento e di conversione, la costruzione di relazioniricche di attenzione, di fraternità, di comunione. Perrendere la comunità capace di essere costantementeattenta e accogliente nei confronti dei tanti poveri che lainterpellano all’interno del territorio e altrove».

•Osservare: “Osservare” è più di “guardare”. Con il“guardare” condivide l’intenzionalità, ma diversamente dal“guardare” cerca anche di “serbare”, e cioè di registrarequanto visto: osservare è un guardare mirato, per metterea fuoco ciò che si ritiene significativo e rilevante, ed èinsieme un registrare ciò che è rilevante per uno specifico

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obiettivo. Saper osservare implica dunque assai più diquanto la parola non suggerisca: significa imparare aguardare intenzionalmente in modo da poter “serbare” ecioè conservare i dati osservati, per poterci tornare soprae riflettere. Per fare questo occorre saper descrivere enominare ciò che si osserva, essere perspicui, evitando digeneralizzare e di interpretare troppo presto, ma osservarelungamente da più punti di vista.

• Discernere: Discernere vuol dire leggere, comprendere,distinguere e valutare; significa decidere, scegliere, saperri-pensare se stessi e le proprie azioni alla luce di quantoemerge dalla realtà che incontriamo, significa accogliereresponsabilità e competenze per rispondere alleproblematiche sociali di oggi.

• Animare: Il termine animazione nel suo significatoetimologico vuol dire “dare anima”, “infondere spirito” edesprime un movimento rivolto a qualcosa che si intende“vivificare”; è un processo che nutre e che dà vita. Apartire da questo significato, definiamo animazione quelsistema di azioni in grado di alimentare il principiovitale dei legami che le persone stabiliscono tra loro neipropri contesti quotidiani. In questo senso, l’animazione èper noi un processo continuo di promozione delle relazioniall’interno delle quali il singolo può “farsi prossimo” e,insieme agli altri, costruire una comunità più fraterna. Lacomunità è un elemento essenziale per contrastare lenuove forme di povertà, in quanto questa è la verarisorsa sia per quanti ne fanno parte e vivono unasituazione di “stabilità”, sia per quanti attraversano unacondizione di vulnerabilità. Essa svolge, seppure in modoinvisibile, un’azione di protezione verso i suoi appartenentigrazie alle reti relazionali che consente e sostiene.

*Per approfondire: Salvatore Ferdinandi, Quarant’anni di Caritas,Edizioni Dehoniane Bologna, 2011.

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CHE COSA FA CASA MANGROVIA

Nella cornice metodologica sopra delineata, Casa Mangrovia:

• Realizza attività di ricerca finalizzate alla conoscenza dei territoria partire da alcune questioni-chiave: quali sono i volti dellapovertà? Come cambiano? Quali processi rendono vulnerabili lepersone e le famiglie? Quali risorse possono essere messe incampo per fronteggiare questi fenomeni e questi processi? Comequeste strategie possono diventare materia prima perl’elaborazione di nuovi interventi?

• Produce strumenti informativi: i risultati delle attività di ricercavengono diffusi non soltanto attraverso le pubblicazioni conclusive(Rapporti), ma anche attraverso strumenti informativi più “leggeri”(riviste, newsletter, documentazione audio-visiva) maggiormenteaccessibili e più facilmente utilizzabili per divulgare cultura socialenelle parrocchie e nelle comunità civili ed ecclesiali.

• Attiva percorsi di animazione alla responsabilità e alla fraternitàrivolti alle scuole, alle parrocchie, alle comunità ecclesiali, aisingoli e alle famiglie, perché il nostro vivere civile possa averecome principio fondativo il riconoscimento dei reciproci legami.

• Promuove percorsi di accompagnamento alla progettazione localeformando e sostenendo persone soglia e gruppi soglia, chesostengono le comunità ecclesiali e civili nell’acquisizionedi una maggiore consapevolezza del loro ruolorispetto alle povertà presenti nei territori.

• Offre servizi di ascolto e di orientamentoper intercettare le nuove forme dipovertà. Le persone che arriveranno aCasa Mangrovia saranno ascoltate inmaniera competente e accurata edall’ascolto prenderanno l’avviointerventi che ambiscono ad averevalenza preventiva (interagendo con lepersone in una fase in cui esse hannoancora delle risorse da mettere in campoper reagire alle difficoltà) e che puntano avalorizzare le capacità dell’altro di prendersicura di sé.

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Attraverso tutte queste attività Casa Mangrovia vuole:

• continuare a creare legami generativi sul territorio,

• consolidarsi come nodo di una rete da allargare e irrobustire,

• uscire da vecchie logiche di erogazione di tipo assistenziale,

• essere capace di trovare anche dentro la vulnerabilità i semi dellageneratività, che alimentano la cultura della fraternità e dellareciprocità.

Alle attività di Casa Mangrovia lavoreranno operatori professionalie persone impegnate in attività di volontariato che, nella complemen-tarietà degli approcci e degli sguardi, sapranno sostenere la chiarifica-zione delle nuove domande sociali. L’obiettivo di Casa Mangrovia è infatti mettere a fuoco i problemi

(più che risolverli in maniera diretta erogando servizi) aiutando a co-struire le domande e, successivamente, a elaborare risposte efficaci.

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CASA MANGROVIAPER CONOSCERE E PER INFORMARE

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Le attività di raccolta, sistematizzazione e divulgazione delle cono-scenze sono realizzate dall’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse,che è nato nel 2006 e che si propone come il perno della progetta-zione innovativa.

Attività:• Ricerca quantitativa

• Ricerca qualitativa

• Produzione di strumenti informativi

Ricerca quantitativaÈ basata sostanzialmente sui dati provenienti dai Centri di Ascolto

che dal 2006 hanno preso parte a un lungo cammino di:

• sensibilizzazione sull’importanza di raccogliere dati “buoni”, cioèutili a leggere le domande del territorio e dei poveri andandooltre le percezioni soggettive;

• condivisione di uno strumento, progettato e realizzato dall'équipedell'Osservatorio, che consenta la raccolta di buoni dati senzaporsi come barriera all’impegno quotidiano dei volontari dei Centridi Ascolto.

È nato così il sistema informativo, che oggi consente di rilevare ibisogni a partire da un linguaggio comune.Del sistema informativo bisogna ora promuovere l’utilizzo e potenziare

l’integrazione con gli strumenti predisposti a livello nazionale (progettoRete di Caritas Italiana).

Ricerca qualitativa Ciò che i Centri di Ascolto vedono e rilevano è soltanto una parte

dei complessi e articolati fenomeni che hanno luogo tutti i giorni nellenostre città, nei nostri quartieri e nelle nostre comunità e, al tempostesso, gli strumenti “chiusi” della ricerca quantitativa non consentonodi leggere la complessità delle storie dei poveri e dei vulnerabili o dellerisposte date da territori e comunità. Bisogna quindi guardare a un orizzonte più ampio e per farlo l’Osser-

vatorio utilizza gli strumenti e i metodi della ricerca qualitativa, in modo

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da acquisire e sistematizzare le informazioni con il necessario rigorescientifico.Il lavoro di ricerca qualitativa innesca – e così è stato anche per l’Os-

servatorio – processi di riflessione che stimolano l’elaborazione di nuoverisposte e, successivamente, creano le condizioni per l’attivazione dinuovi interventi capaci di rispondere alle nuove domande.

LE RICERCHE QUALITATIVE DELL’OSSERVATORIO

•Caritas Diocesana di Torino (a cura di TizianaCiampolini), Barriera Fragile, IDOS, Roma 2007. Una fotografia del quartiere torinese di Barriera di Milano,per riflettere sui processi di periferizzazione in corso neiterritori urbani. La ricerca è inserita all'interno delprogetto "Aree Metropolitane" condotto da Caritas Italianacon la collaborazione dell'Università Cattolica di Milano.

•Caritas Diocesana di Torino (a cura dell’Osservatoriodelle Povertà e delle Risorse), In precario equilibrio, EGA,Torino, 2009. Il volume riporta i risultati e le riflessioni diun’ampia ricerca sulle dimensioni della vulnerabilitàsociale a partire dalle rappresentazioni che ne danno isoggetti e gli attori di un circoscritto territoriometropolitano, con un forte valore emblematico. La ricercaindaga il grado di significatività che il territorio e lacollettività locale hanno rispetto ai processi diimpoverimento, analizzati dal punto di vista dei legamisociali, delle risorse, della qualità della vita.

• Caritas Diocesana di Torino (a cura di TizianaCiampolini), Piccolo Lessico per l'Ascolto, EGA, Torino, 2009.Una ricerca pedagogica che presenta gli esiti di uncomplesso progetto di ricerca-azione realizzato dalla CaritasDiocesana di Torino. Al centro, un esperimento sul campoper interrogarsi sul significato dell'ascolto come strumentoper prendersi cura dell'altro, degli altri. Intento di questoquaderno è condividere con il lettore le scopertesull'ascolto, affinché siano generative di simili esperienze.

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Strumenti informativi I Rapporti che vengono redatti al termine di un percorso di ricerca

hanno tempi di realizzazione piuttosto lunghi e solitamente risultanofruibili ad un pubblico prevalentemente composto da “addetti ai lavori”.Interagire con gli addetti ai lavori (esponenti istituzionali, rappresen-

tanti della cultura) è sicuramente importante in chiave di proposta eprogettazione innovativa, ma per noi è altrettanto importante che leconoscenze acquisite nei nostri percorsi di ricerca siano fatte propriedai territori, dalle parrocchie e dalle comunità.Per questa ragione abbiamo messo a punto due strumenti di infor-

mazione:

• “Cantieri di comunità”: newsletter nata nel giugno 2010 che hacome obiettivo principale quello di facilitare la circolazione delleinformazioni tra le Diocesi della Regione Ecclesiastica Piemonte-Valle d’Aosta, offrendo anche spunti per una riflessione condivisasui temi che più da vicino toccano la quotidianità dei volontari edegli operatori Caritas.

• “puntidivista”: rivista nata nel marzo 2010 in ambito diocesanotorinese e successivamente estesa anche a quello della RegioneEcclesiastica Piemonte-Valle d’Aosta.

“puntidivista” si configura come una voce che, partendodall’esperienza Caritas, cerca di accostare alcuni feno-meni sociali (la vulnerabilità, la solidarietà, l’acco-glienza, il volontariato, i sistemi di Welfare)utilizzando una molteplicità di linguaggi, di ap-procci e di punti di osservazione, dall’am-bito locale a quelli nazionale ed europeo.“puntidivista” non è solo una rivista

cartacea, ma uno strumento di divulga-zione di cultura sociale che, con una pre-cisa scelta metodologica, affianca alla parolascritta anche contenuti audiovisivi (accessibilivia web), attraverso i quali sono raccontatestorie di vita o è possibile divulgare le ri-flessioni di esperti.

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Attraverso “puntidivista” l’Osservatorio si pone l’obiettivo di:

• informare i cittadini sulla situazione europea, nazionale e locale (esulle sempre più forti interconnessioni tra i tre livelli);

• offrire molteplici approcci ai fenomeni sociali: dalla “lente”analitica dell’esperto a quella “metodologica” di chi trae dallarealtà indicazioni per il lavoro sociale, fino a quella “esperienziale”di chi interviene operativamente sul campo;

• aprire una nuova soglia di accesso all’informazione percostruire cittadinanza, responsabilità e solidarietà.

Destinatari L’Osservatorio delle povertà e delle risorse ha come obiettivo specifico

quello di raccogliere e organizzare dati, conoscenze e informazioni suifenomeni di povertà e di vulnerabilità sociale e sulle risorse che ven-gono messe in campo per fronteggiare tali fenomeni. Gli interlocutori (termine forse più appropriato rispetto a destinatari)

ai quali l’Osservatorio si rivolge sono dunque diversi. In primo luogo i cittadini, che possono essere informati attraverso i

materiali prodotti dall’Osservatorio.Non meno importante è l’interlocuzione dell’Osservatorio con le co-

munità ecclesiali e con le parrocchie, che vengono coinvolte neipercorsi di ricerca e di costruzione di ciò che dalla ricerca nasce (èstato così anche per Casa Mangrovia) e che possono utilizzare gli esitidel lavoro dell’Osservatorio per svolgere il loro mandato di animazionedelle comunità. Infine l’Osservatorio interloquisce anche con le realtà del territorio

(istituzioni, associazioni e organizzazioni, soggetti economici) sia in sededi progettazione e realizzazione delle attività (molte sono le iniziativerealizzate in partenariato con altri soggetti), sia nella fase di studio esperimentazione di interventi innovativi.

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Il gruppo di lavoroIl gruppo di lavoro dell’Osservatorio è caratterizzato dalla compre-

senza di professionalità e approcci differenti. Vi trovano spazio com-petenze pedagogiche, socio assistenziali, sociologiche (ricerca socialee progettazione), comunicative (giornalistiche e documentaristiche) etecnico-informatiche (per quanto attiene alla gestione del sistema for-mativo).

ContattiReferente Osservatorio

• Tiziana Ciampolini [email protected] Coordinamento Sistema informativo:

• Claudia Calci [email protected] Coordinamento diffusione strumenti informativi

• Marina Marchisio [email protected] Redazione strumenti informativi

• Enrico Panero [email protected]

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L’animazione può far emergere le risorse presenti all’interno di unacomunità e orientarle verso i bisogni di coloro che si trovano a fron-teggiare situazioni di difficoltà.La finalità dei percorsi di animazione è quella di creare le condizioni

perché ciascuno possa farsi prossimo all’altro, per vivere autentica-mente l’esperienza dell’abitare la Terra come comunità di fratelli.

L’animazione è un sistema di azioni che alimenta due processi com-plementari: la promozione dei servizi di ascolto/accompagnamento ela promozione di una cultura della prossimità. Entrambi i processi hannocome obiettivo quello di far incontrare coloro che si trovano in unostato di vulnerabilità con coloro che possono sostenerli nel fronteggiarele difficoltà. L’animazione ha lo scopo di tenere in vita questi due pro-cessi e replicarli nei diversi contesti, generando reciprocamente l’unoa partire dall’altro e viceversa.

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CASA MANGROVIAPER ANIMARE ALLA RESPONSABILITÀE ALLA FRATERNITÀ

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Attività• Percorsi educativi

• Percorsi di condivisione per il sostegno delle vulnerabilità

• Percorsi formativi

• Percorsi educativi

L’obiettivo di questi percorsi è quello di favorire la capacità di guar-dare in modo più critico i meccanismi che generano nuove forme dipovertà e di esclusione sociale, cogliendo l’importanza del farsi pros-simo attraverso la cura del bene comune, a cominciare dal bene piùprezioso, cioè la relazione con l’altro. Le proposte didattiche di questatipologia di intervento sono:

• Laboratorio ZEROPOVERTY: AGISCI ORAÈ rivolto alle scuole superiori ed è finalizzato alla comprensionedei fenomeni di povertà ed esclusione sociale. Attraverso giochi diruolo e discussioni di gruppo si invitano i ragazzi a conoscere ledimensioni delle povertà e le azioni di contrasto praticabili.L’obiettivo è quello di attivare azioni concrete per contrastare lapovertà anche nelle sue nuove forme e promuovere volontariato asostegno delle vulnerabilità sociali nel proprio territorio.

• Laboratorio Mangrovie - Crescere nella responsabilità generativaÈ rivolto alle scuole dell’infanzia, alle elementari e alle medie ed èfinalizzato alla promozione di una cultura della prossimità. Illaboratorio Mangrovie utilizza il linguaggio dell’arte e dellametafora per educare i ragazzi all’incontro con l’altro, facilitandol’accoglienza delle diversità di ciascuno attraverso la scopertadelle molteplici forme di relazioni possibili che ci legano gli uniagli altri. Ragazzi, insegnanti e genitori sono invitati a guardarel’esperienza della relazione attraverso lo sguardo dellaresponsabilità generativa: la chiamata a farsi prossimo comecondizione necessaria per crescere pienamente come persone.

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Percorsi di condivisione per il sostegno delle vulnerabilitàSono rivolti a gruppi di famiglie e/o singoli. A partire da testimonianze

dirette di chi vive o ha vissuto in contesti di vita condivisa, i parteci-panti sono sollecitati e accompagnati a sperimentare forme di condi-visione e sostegno reciproco nei propri contesti di vita. Questi percorsidi sensibilizzazione e di accompagnamento hanno come obiettivo quellodi favorire la nascita sul territorio di esperienze di condivisione che, inquanto esperienze fondate sulla prossimità e sulla reciprocità, si con-figurano come forme privilegiate per favorire sostegno ai soggetti piùvulnerabili.

Percorsi formativi Sono rivolti alle parrocchie e alle comunità ecclesiali, sono dedicati

all’educazione alla Carità e si rifanno alla pedagogia dei fatti. Uti-lizzano una metodologia basata sul “fare per capire”, perché i concettie i valori esplorati e appresi durante gli incontri possano articolarsi adazioni concrete, favorendo lo sviluppo di nuove pratiche di Carità al-l’interno delle comunità. In ogni percorso i partecipanti sono chiamatiad elaborare un progetto di lavoro, in quanto la capacità di dare formaagli apprendimenti risiede nell’agire. Le proposte sono diversificate pertipologia di partecipanti: operatori, famiglie, educatori, giovani e ragazzi.L’obiettivo di questi percorsi è quello promuovere il rinnovamentodelle esperienze di carità attrezzando le comunità alle sfide che lenuove forme di povertà oggi pongono loro.

DestinatariCome visto sopra ogni tipologia di percorso ha destinatari specifici: i

percorsi educativi sono rivolti al mondo della scuola; studenti, inse-gnanti e genitori.I percorsi di condivisione e sostegno della vulnerabilità sono, invece

rivolti a gruppi di famiglie e/o singoli.I percorsi formativi sono infine rivolti alle parrocchie e alle comunità

ecclesiali.

Referente e contatti • Ivan Andreis [email protected]

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Acompagnare la progettazione locale significa attrezzare le comunitàad interpretare in modo più competente il proprio contesto ed esami-nare in modo critico la realtà sociale, uscendo dalle logiche assistenzialibasate esclusivamente sull’emergenza e tessendo reti di solidarietàorientate alla promozione umana e alla partecipazione sociale. Questolavoro fa sì che le comunità arrivino ad avere gli strumenti per poterdecidere consapevolmente come costruire una società più solidale eattenta alla tutela dei soggetti più deboli.

AttivitàIl percorso di accompagnamento alla progettazione prevede al-

cuni incontri nel corso dei quali, a partire da una riflessione sultema delle nuove povertà, ci si confronta per verificare insiemequali spazi ci siano per assumere una conformazione di “grupposoglia” e sperimentare localmente interventi di sostegno e ac-compagnamento a persone vulnerabili.Tale confronto pone particolare attenzione alla promozione

e alla valorizzazione delle competenze già presenti tra i vo-lontari in termini di ascolto, accompagnamento e orienta-mento, ma intende anche favorire l’acquisizione di nuovecompetenze teoriche e metodologiche al fine di giun-gere all’elaborazione di un modello di interventonon di tipo autoreferenziale. L’approccio con ilquale il gruppo viene accompagnato alla co-struzione del progetto di lavoro è di tipodialogico: progettista e gruppo costrui-scono insieme la proposta di lavoro.Questo approccio permette di giungeread un risultato che non è frutto di unintervento esterno del progettista, mala conclusione di un percorso di unaco-costruzione (e pertanto di un ac-cordo) fra i partecipanti coinvoltinella progettazione e nella fu-tura gestione dell’inter-vento stesso.

CASA MANGROVIAPER ACCOMPAGNARE LAPROGETTAZIONE LOCALE

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Il percorso di progettazione prevede cinque fasi. Il numero degli in-contri può variare a seconda dei contesti e della progettualità che siintende mettere in atto:

1 Fase di ascolto: attraverso un ascolto attivo delle personecoinvolte nel “gruppo soglia” si definisce il bacino di risorse certeche sono a disposizione della progettazione;

2 Fase dell’orientamento: sulla base delle risorse disponibili sidelineano alcune piste di lavoro possibili e tra queste ci si orientaverso quella più consona al contesto e alla possibilità;

3 Fase delle rappresentazioni: partendo dalla definizione della pistadi lavoro si avvia una rappresentazione dell’intervento e della suaoperatività;

4 Fase della definizione progettuale: definito il quadro dell’ipotesi sipassa alla definizione del documento sintetico di progetto checontiene i principi guida e un programma di lavorosufficientemente dettagliato;

5 Fase della sperimentazione: si avvia una fase di sperimentazioneche, per il primo anno, prevede verifiche trimestrali. Oggetto delleverifiche è lo scarto tra quanto si è progettato e quanto si starealizzando, obiettivo di questo lavoro è il progressivo ri-orientamento del progetto sulla base della sempre piùapprofondita conoscenza della realtà di riferimento e delle sueevoluzioni.

DestinatariI percorsi di accompagnamento alla progettazione locale sono rivolti

alle comunità parrocchiali, ecclesiali e alla comunità civile. Ogni per-corso intende avviare processi di ri-lettura dei propri contesti al finedi dar vita ad una progettualità locale sul tema della vulnerabilità so-ciale per divenire un nuovo punto-rete di Casa Mangrovia.

Referente e contatti• Pasquale Salerno [email protected]

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CASA MANGROVIAPER ASCOLTARE E ORIENTARELE VULNERABILITÀ

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Uno degli obiettivi di Casa Mangrovia consiste nel mettersi a dispo-sizione dell'altro offrendo un accompagnamento attento e continuo chefavorisca processi generativi:

• partendo dall’ascolto

• riconoscendo le persone

• progettando la cura delle fragilità per trasformarle in risorsa

Attività • Servizio di counselling per rinforzare l’incontro, aprire uno spazio

al dialogo e curare la relazione.

• Servizio di orientamento per uscire dall’isolamento, cercare risorse,creare sinergie.

Di fronte a una storia complessa caratterizzata da una richiesta diaiuto dominante, si accompagna la persona a rileggere la problematica,a riformularne il senso, a sviluppare consapevolezze.Per progettare il cambiamento è necessario discernere e riconoscere

le effettive possibilità, anche minime, di trasformazione ponendosi obiet-tivi concreti e realizzabili a breve e medio termine. In quest’ottica l’accompagnamento si configura all’interno di un trac-

ciato in cui concretamente si aiuta la persona a cercare soluzioni pos-sibili.È un percorso dinamico che prevede il coinvolgimento di persone o

gruppi soglia, della comunità in cui il soggetto si relaziona, sia essa laparrocchia, la scuola, il mondo del lavoro. La prospettiva auspicata èche ciascun soggetto collochi il proprio intervento in un’ampia rete direlazioni e contatti in cui attuare interlocuzioni diverse, sviluppare al-leanze, co-costruire ipotesi di supporto alla vulnerabilità.L’accompagnamento riguarderà anche il prendere contatto con il sé,

i limiti personali e del contesto.

Fasi del percorsoL’accesso alla struttura può avvenire in modo autonomo o su segna-

lazione da parte di persone/gruppi soglia che devono tenere presente

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i criteri di accesso enunciati.Un primo colloquio filtro sarà fissato entro gli otto giorni successivi

alla segnalazione, con l’obiettivo di valutare se il soggetto segnalatorientra tra:

• coloro che hanno patito un evento spiazzante e/o l’aggravamentodi un malessere che ha reso particolarmente fragile la persona,compromettendone l’equilibrio progettuale e/o decisionale;

• coloro che, pur in situazioni stabilmente compromesse, conservanopropensione all’intraprendenza.

Le attività di counselling e/o di orientamento si realizzano in due fasi

1 Approfondimento: fase strutturata in 2/3 colloqui distribuiti in unarco temporale di tre mesi, durante i quali si definisce se lapersona ha bisogno di:

• Supporto all’autonomia: in tal caso si attiverà l’orientamento, nonnecessariamente solo di tipo formativo professionale, accompagnatodal sostegno emotivo.

• Supporto alla progettualità: in tal caso si lavorerà per potenziare laforza desiderante, individuando con la persona la parte del problemache può essere realisticamente trattata e che diventa l’oggetto dilavoro.

2 Progettazione: in questa fase Il progetto è qualificato dal fatto chela persona non si muove da sola, ma concretizza azioni chetrovano terreno e sviluppo nella socialità. Una molteplicità disoggetti anche esterni a Casa Mangrovia concorre allatrasformazione della vulnerabilità, dando vita ad una rete diprossimità.

• Con il counselling si esplorano e riconsiderano gli elementi di vitadella persona, fornendo alla stessa un supporto per conoscersi ecapirsi un po’ di più.

• Con l’orientamento mirato, comprensivo dell’accompagnamento ancheemotivo, si aiuta la persona disorientata a far luce sugli obiettivi daraggiungere, indispensabili per pensare di progettare il futuro.

• Con la rete di prossimità si promuovono collaborazioni, si colleganoemergenze e quotidianità, si stringe un cerchio intorno alla personastessa, nell’ottica di una responsabilità condivisa.

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DestinatariIn Casa Mangrovia si accompagnano persone:

• che si trovano a dover affrontare una situazione di impoverimento,o un'imprevista difficoltà e sono sguarnite degli strumentinecessari per farvi fronte;

• che hanno patito un evento destabilizzante o che l'aggravamentodi un malessere ha reso particolarmente fragili, compromettendonel'equilibrio progettuale e/o decisionale;

• che non sanno cosa fare, né a chi chiedere, che da sole fannofatica a trovare soluzioni anche parziali;

• che, pur in situazioni stabilmente compromesse, conservano unapropensione all'intraprendenza.

Referente e contatti • Antonella Difabio [email protected]

[email protected]

• www.mangroviainascolto.net

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Questo “Manuale d’uso” è stato realizzato nell’ambito del progettoEnergie per una città più fraterna e responsabile Finanziato dal Fondo CEI 8X1000 Italia

Hanno preso parte al progetto in qualità di partnerCISV Comunità Impegno Servizio VolontariatoCooperativa OrsoAssociazione Casa Morgari OnlusAssociazione Il Mondo di JoeleUfficio Pio della Compagnia di San PaoloScout TorinoFondazione PaideiaBanca Etica

Coordinamento progettualeTiziana Ciampolini,Osservatorio Caritas eProgettazione Cei 8x1000

Coordinamento redazionaleMarina Marchisio, Enrico Panero, Osservatorio Caritas Torino

SupervisioneMarco BrunodStudio APS

Redazione testiIvan AndreisClaudia Calci Antonella Difabio Marina Marchisio Pasquale Salerno

Impaginazione e graficaCantiere 48 – Torino

Il gruppo di lavoro ringrazia tutte le persone che hanno scelto di con-dividere la propria storia e tutte le organizzazioni, i gruppi e le realtà chehanno preso parte a questo percorso.

Con l’auspicio che per tutti questi e per altri ancora Casa Mangrovia di-venti un punto di riferimento per progettare e per costruire.

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Stampa Tipografia XXXXXXXXXXXXmarzo 2012

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