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30 settembre

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Da “Radio Padania”

parte la rivolta: discorso

schiacciato sul Sud

P ollice verso del popolo leghista aldiscorso di Silvio Berlusconi. Gliascoltatori di “Radio Padania”, che ha

trasmesso in diretta l'intervento alla Camera delpresidente del Consiglio, hanno espresso i loromalumori per un discorso “troppo sbilanciatoverso le esigenze del Sud”, come ha fatto notareFabrizio Carcano, il conduttore del “Filo diretto”,

andato in onda ieri pomeriggio. “Ne ho piene lescatole di sentire un premier che dice falsità sulfe d e r a l i s m o ”, ha esordito al telefono Nicola daMilano, “il federalismo deve fare il bene del Nord,non del Sud, come ha detto Berlusconi”. “Vorrei -ha continuato - un premier che andasse inParlamento e dicesse la verità sul federalismo, ecioè che deve servire per mettere fine al

l a d ro c i n i o ”. Gli ha fatto eco un altro ascoltatore:“Da padano che lotta tutti i giorni, sono stanco disentire tutte queste voci di incertezza: noi siamopadani e noi stiamo portando avanti la battagliacontro il potere centralista”. Sulla stessa lineaFernando da Busto Arsizio che rimprovera aBerlusconi di aver dedicato al Sud uno dei cinquepunti programmatici.

di Wanda Marra

“I l Parlamento deve esserelibero e forte. Tra Parla-mento e governo non vipuò essere contrapposi-

zione”. Comincia a parlare subitodopo le 11 Silvio Berlusconi inun’aula gremita. Il “la” al suo in-tervento lo danno già le prime pa-role, con un inaspettato riferi-mento a Sturzo: atteggiamentoda statista, toni concilianti, ge-stualità sobria. Intorno a lui, suibanchi del governo, ci sono tutti.Dietro Gianfranco Fini appare te-sissimo, quasi un convitato di pie-tra. È il giorno del suo settanta-quattresimo compleanno, è la se-conda volta che si presenta in au-la alla Camera (la prima fu in oc-casione della presentazione delgoverno) e il Cavaliere è deciso a“prender si” la fiducia. È quasi ir-riconoscibile. Parla di fine della"guerra fredda" e di “coesione na-zionale". Poi, un esplicito ricono-scimento al Pd: “Con il voto del2008 ci fu la prima grande rifor-ma voluta e certificata dal popolonel segno di un bipolarismo ma-t u ro ”. E un ringraziamento all’op -posizione per il sostegno alle mis-sioni militari all’estero. L’Aula ap-plaude compatta.

Profilo bassoe toni concilianti

NEL SUO intervento, che duraappena meno di un’ora, Berlusco-ni mantiene un profilo persinotroppo basso. Ci tiene a far capireagli italiani che non è lui che cercala rissa (un discorso “da primo gior-no di scuola”, lo definisce Casini).E dunque, riprende i punti pro-grammatici. Comincia dal federali-smo, un “p i l a s t ro ”. Poi, ribadisceche l’obiettivo di “ridurre la pres-sione fiscale”. Cerca consensi e perfarlo tocca temi cari ai centristi (ilquoziente familiarie) e all'Mpa di

Lombardo (gli investimenti alSud). Non rinuncia a denunciarel“uso politico” della giustizia (fi-schi, soprattutto dai banchidall’Idv). Poi, dice, che è ora di ri-forme a partire da quella “costitu -zionale” del Csm e dalla separazio-ne delle carriere giudici-pm. Si li-mita a menzionare la “ra gionevoledurata dei processi”. Nessun cen-no alle intercettazioni. Fli è accon-tentata. Ricorda i “successi” regi -strati dal governo nella lotta alla allamafia. Chiosando: “C'è una grandesquadra che si chiama finalmenteStato”. Metà Aula entusiasta si alzain piedi, applaudendo, l’altra metàallibita fischia e ride. Stessa acco-glienza all’annuncio: “Nel 2013completeremo la Salerno-ReggioCalabr ia”. Si sprecano le risate daibanchi dell’opposizione, tanto piùche appena due ore prima la Com-missione Trasporti ha votato pertagliare i fondi all’autostrada. MaBerlusconi continua a leggere ilsuo intervento, puntellato da ap-plausi regolari, ai quali i finiani nonpartecipano quasi mai.Poi, le conclusioni. Nella maggio-ranza “il dibattito è legittimo”, di-ce. E sottolinea: “La mia indolepersonale è da sempre incline allaricerca di soluzioni nel confron-to”. Risate dai banchi dell’oppo -sizione. È l’unico momento in cuiperde la calma, guardando il Pd:“Sto tenendo a freno delle battu-

te”. Poi, riprende: “Il Pdl è natoper unire, non per dividere”.Qualcuno nell’emiciclo urla: “Èquesta la battuta”. Infine, l’appel -lo: “Abbiamo il dovere di “por tarea termine la legislatura”. E l’am -missione di debolezza. “Ho lettostanotte il risultato di alcuni focusche dicevano come gli italiani inlarga parte non si sarebbe decisa avotare ove fosse chiamata”.

Non ce la fa piùe sbotta

È UN DISCORSOmolto “demo -cr istiano”, addirittura doroteo, chesi appella ai “m o d e ra t i ”e acconten-ta Futuro e Libertà. Molti ci vedonola mano di Ferrara, e quella più “ov -via” di Letta. Tra mezzogiorno e le16 e 30, momento della replica, pe-rò, i finiani alzano il tiro: martedì fa-ranno il nuovo partito. Un modoper ribadire che hanno vinto, chevoteranno la fiducia, ma che il pre-mier non può fare a meno di loroper andare avanti. Il Cavaliere nongradisce, si rovina il pranzo, con isuoi parla di “p rovo c a z i o n e ”.Il clima, allora, nella replica è de-cisamente più infuocato. Berlu-sconi legge un intervento che al-meno nei toni sembra la fotoco-pia di quello della mattina. Mapoi, esce fuori il suo vero umore:“È inaccettabile l’accusa di com-pravendita, di calciomercato. Ilpresidente del Consiglio si è per-messo di parlare solo con una de-putata dell'Udc”. Ancora: “All'in -terno dell'Udc si e' determinatauna scissione di alcuni parlamen-tari. Ma non avranno e non hannochiesto nessun premio, nessunsottosegretariato". Poi l'appello:"Mi aspetto risposte alte da Pd eUdc". È il Berlusconi più noto cheesce fuori: punta l’indice, ricordache il leader è lui. Fini, che con-duce l’Aula, lascia andare alle pro-teste. Ma riconoscendo il pigliodel Capo, i suoi si sciolgono in un

applauso spontaneo. È un mo-mento, ma i fogli volano per aria,lo sguardo cambia. Poi Berlusconisi ricompone e chiede la fiducia.Seguono le dichiarazioni di voto.Lui ascolta, palesemente annoia-to, a tratti decisamente arrabbia-to. Se la prende con Fini, quandonon interrompe Di Pietro che loinsulta. Si gira due volte, prova arichiamarlo all’ordine. L’ostilitàtra i due è palese. Si copre il visoquando Bersani lo invita ad anda-re con lui sui rifiuti di Napoli. Man-

Vista da Montecitorio

IUNA GIORNATA SQUALLIDAAdi Furio Colombo

L’ applauso di metà dell’aula scro-scia alla fine, tutti in piedi per tri-

butare un trionfo. Oppure per direaddio, magari anche con gratitudine,perché coloro che applaudono in pie-di, a lungo, hanno ricevuto molto e

da “pizzini” a Cicchitto per indi-rizzarne l’intervento. Se ne va pri-ma della fiducia. Chi lo incontra lodescrive deluso per come sonoandate le cose. Lo ha tradito an-che l’Mpa. Ma mentre si preparaper la cena di compleanno a Pa-lazzo Grazioli con le deputate pre-ferite, le dichiarazioni più inquie-tanti della giornata arrivano dallaLega. Bossi: “Se passa la mozionecontro di me, vado io a casa. Lastrada è stretta”. E Maroni: “Me -glio il voto a marzo”.

sanno che quel momento è arrivato.Tutto in liquidazione. Il liquidatore,Silvio Berlusconi, ha fatto quel chefanno i liquidatori in questi casi. Haelencato tutte le merci restate in ma-gazzino, una lista lunghissima che vadal prestigio dell'Italia nel mondo alPonte di Messina (non sto scherzan-do, ha proposto come ultima offertail Ponte di Messina, per favore pub-blicate i verbali). E nell'offerta figu-rano anche la Salerno-Reggio Cala-bria, nuovi treni per tutto il Sud e “ab -biamo dato inizio alla nuova epocanuc leare”. Ma è bastato gridargli “cidice dove? Verona o Treviso? Per farlocorrere e inciampare sulle righe suc-cessive, mentre Bossi, l'infame, ride-va. Tranquilli, sto parodiando DeAmicis, e poi in politica è naturale in-cludere battute goliardiche anche seun po' pesanti. Sì, Berlusconi leggevagirando le pagine del discorso lungo,verboso, contraddittorio come un

Mariano Rumor nei giorni peggiori,quando il fine congressuale era farperdere il filo e offrire un gomitologrosso e inestricabile. Sì, Berlusconiera cupo, teso, ma non rabbioso co-me quando conduce il gioco ed è nelpieno possesso della sua vitalità di-struttiva. La seduta mimava il Parla-mento e la messa in scena era inti-tolata: ‘Il presidente del Consiglio ri-ferisce al Parlamento sui primi dueanni e mezzo di attività politica delgov e r n o ’.Questo presidente del Consiglionon ha mai riferito nulla a nessuno. Ecerto non lo ha fatto questa volta.Mai, in nessun momento, durante i 54minuti del discorso. Ha tentato lacommozione “voi sapete quanto holavorato all'interim del ministero delloS v i l u p p o . . .”. Ma non ha fatto in tempoa dire di essersi occupato personal-mente di 316 aziende, che è stato ac-colto da un boato. E poi ha cambiato

In serata ilCaimano fatrapelare la suadelusione: peril governo sono(solo) 342 i votif a v o re v o l i

precipitosamente argomento perchéè stato facile chiedergli a ripetizione“ci dica il nome del nuovo ministro... cidica un nome, ci dia una notizia, inquesta strana giornata”. La stranagiornata infatti ci ha mostrato undrammatico, improvvisato congressodel partito di maggioranza che sispacca, camuffato da dibattito framaggioranza di governo e opposizio-ne parlamentare. Naturalmente nonc'è stato alcun dibattito in Parlamen-to, nel senso alto e rispettoso della pa-rola. Per esempio, la Lega. I deputatidella Lega applaudono poco (salvo ilmomento finale che assomiglia trop-po al passaggio di una bara) e lo fannosolo se Bossi, sistemato e appoggiatoa Tremonti, batte con la mano sul ban-co. Altrimenti, potere della democra-zia, restano fermi e impassibili. Quan-do tocca a loro parlare (tre volte) par-lano ciascuno di un punto solo (immi-grati, sicurezza intesa come caccia ai

LA SFIDUCIA a Bossidiventa un punto chiaveE ora tocca a Umberto Bossi. Da lui, dalle sue ester-

nazioni, può passare uno dei momenti decisiviper la legislatura. La “ch i ave ” è il voto di sfiduciapromosso dal Partito democratico dopo le recentidichiarazioni sull’“SPQR”, tramutato durante un in-contro con i suoi elettori in “sono porci questi ro-mani”. Oltre a democratici, Idv e Udc, si sono dettifavorevoli anche i tre rappresentanti dei Liberalde-mocratici: Daniela Melchiorre, Italo Tanoni e Mau-rizio Grassano. Tanto che, subito, il viceministrodella Lega Nord, Roberto Castelli, ha dichiarato: “Sesfiduciano Bossi, non penso proprio che riuscirò arestare in un governo che vede in Parlamento unamaggioranza che ha mandato a casa il mio segre-tar io...”.Al quale, indirettamente, risponde lo stesso mini-stro alle Riforme: “Sì, i numeri sono effettivamentestretti, ma non cade il governo - risponde Bossi -. Ecomunque se vado via io, s'incazzerà il Nord, lage n t e ”. E ancora: '”Nella vita è meglio prendere lastrada maestra, la strada maestra è il voto. Berlusconiil voto non lo ha voluto e ora siamo a questo pun-to”.

IL BORSINO DE L L’AU L A

I MOMENTI CHIAVEDEL DISCORSOAPPLAUSI CONDIVISI“Ho apprezzato lo spirito unitario con cui questoParlamento ha dato sostegno ai militari impe-gnati all’estero che sono il fiore migliore della no-stra Italia”.

FISCHI E RISATE“Nel 2013 raggiungeremo risultati importanti, co-me il completamento della Salerno-Reggio Ca-labria”

APPLAUSI E PROTESTE“Alla mafia sono stati inferti moltissimi colpi”.

STANDING OVATION E FISCHI“Siamo una squadra che si chiama Stato”

FISCHI E RISATE“La mia stessa indole personale è stata quella diricerca di soluzioni”

FISCHI E SCHIAMAZZI“La giustizia è un pilastro fondamentale dello Sta-to di diritto” e “l'uso politico della giustizia è statoe continua ad essere elemento di squilibrio traordini e poteri”.

FISCHI“È assoluto interesse del nostro Paese non ri-schiare un periodo di instabilità”

Cupo, teso,ma non rabbiosocome quandoconduceil gioco ed èin piena vitalitàdistruttiva

LA REPLICAALLE PROTESTE

Berlusconi alza i foglicon il discorso

al momento dei fischidell’aula (FOTO ANSA)

CASINÒ PARLAMENTO

SCHIAFFO AL PREMIERBerlusconi ottiene la fiducia, ma è “ost aggio”

di finiani e Mpa. Per Maroni si vota a marzo

Giovedì 30 settembre 2010

A E INUTILE

Gianfranco risponde

al ‘Senatur’ ricordando

la grandezza di Roma

P ochi giorni dopo l'epitetoriservato da Umberto Bossi airomani, Gianfranco Fini ha

ricordato ieri la grandezza dell'antica Roma."Si rivelò anche nella capacità di estendere idiritti e di riunire etnie diverse in una comuneciviltà costituita da leggi, valori e culture”, hasottolineato il presidente della Camera”. E

ancora: “Ritengo importante sottolineare chequella fondamentale pagina di storia segna lanascita dell'idea stessa dell'Italia come valorepolitico e civile”. “La conseguenza piùsignificativa e storicamente decisiva della‘guerra sociale’ fu l'estensione dellacittadinanza romana alle genti che abitavano laPenisola", ha ricordato, “fu così che, per la

prima volta nella storia, i popoli italici sitrovarono riuniti in un medesimo sistemagiuridico, culturale e politico. Il ricordo di unevento tanto importante non può che trovarepiena valorizzazione in questi mesi in cui ciapprestiamo a celebrare ilcentocinquantesimo anniversario dell'unitànazionale”.

di Luca Telese

R iguardatela bene, la fotodi prima pagina di questogiornale. L’imma gineche resta e che racconta

meglio di tutto le geometriedella giornata e i nuovi rapportidi forza nel centrodestra, èquella in cui Silvio Berlusconichiede aiuto contro Antonio DiPietro che gliene sta dicendo ditutti i colori (l’epiteto più leg-gero è “piduista”).Richiesta d’a i u t o. Il Caimano,per una volta volta con i dentilimati – in visibile difficoltà – sivolta con la mano aperta in se-gno di preghiera verso Gian-franco Fini. Come per dire: in-tervieni tu. Riguardatela con at-tenzione, quella foto. Se c’è unribaltamento nell’i c o n o gra fi ache può raccontare cosa sta ac-cadendo in una sfida all’ultimosangue è tutto racchiuso in quelfo t o gra m m a .Nel giorno del duello mortaleall’Auditorium, in fondo (soloprima dell’estate) era accadutol’esatto contrario: Fini sotto ilpalco, in piedi, con il dito leva-to a contestare e Berlusconi allatribuna, con il viso stravolto

dalla rabbia, ma pur sempre so-vrano. Ma ora a ben vedere èpeggio: ora è il premier chechiede protezione, conl’espressione corrucciata, aquello stesso presidente dellaCamera che solo pochi giorni favoleva destituire ed è Fini chedietro la facciata di un impec-cabile galateo parlamentare, sigode lo spettacolo della guerri-glia d’aula anti-berlusconiana edei suoi effetti sui nervi del pre-mier. Fini richiama Di Pietro,certo. Ma non se ne accorgenessuno. Il re –ancora una volta– sembra nudo.Rapporti di forza. Risultato

conclusivo della giornata cam-pale? Una disfatta per il Pdl, untrionfo –quasi inaspettato –peri finiani. Il governo si ferma aquota 342 (ancora ieri la mag-gioranza vagheggiava di ottene-re 350 voti!), i finiani diventanodeterminanti. Di più: ottengo-no di poter aggiungere in calcealla loro mozione i 5 votidell’Mpa di Lombardo. Ovvero:Berlusconi ha fatto fino all’ulti -mo di tutto per non riconosce-re al capogruppo Italo Bocchi-no lo status di alleato e – di con-seguenza – assegnare al movi-mento di Fini il ruolo di “terzagamba” che rivendica da mesi.Invece si è ritrovato con un mi-cro-polo formato da due partitialleati che sarà determinante inqualsiasi voto di fiducia e che dadomani è padrone di Monteci-torio in ogni commissione e inaula (dove se vota con l’oppo -sizione può ribaltare la maggio-ranza). Ecco, il premier chechiede aiuto a Fini: forse non laleggeremmo in questo modo lageometria di quel fotogramma,se non fosse incontestabile ilfatto che – come osservava Fla-via Perina alla fine della giorna-ta più lunga di Futuro e libertà –“Ieri Berlusconi le ha sbagliateproprio tutte”.Discorso “prudente”. Che ilCavaliere avesse deciso di gio-care con prudenza (per i suoistandard) si era capito fin dallaprima mattina. Berlusconi deci-de di evitare ogni casus bellie nelsuo discorso di apertura si tienealla larga dai due temi che i fi-niani avevano dichiarato irrice-vibili. Ovvero: le intercettazio-ni e il processo breve. È un Ber-lusconi che non rischia, che silimita a qualche punzecchiatu-ra sui temi della bioetica.All’ora di pranzo gli uomini diFuturo e libertà sono a metà fral’euforia e la delusione: “Abbia -mo imposto la nostra egemoniagramsciana al Cavaliere – sor ri-de Fabio Granata appoggiato aun pomello nell’atrio di Monte-citorio – anche la sua lingua ècambiata. Pacato, prudente...che il nostro dissenso gli abbiafatto bene?”. Ancora più ironiciItalo Bocchino e Carmelo Bri-guglio, che si aggiungono al ca-pannello: “Lo abbiamo costitu -zionalizzato”, sorridono. Ancheil fotogramma dei discorso del

premier – persino nella diretta– contiene una chiave di lettu-ra: Berlusconi parla in piedi, se-duto al suo fianco c’è la faccia (atratti pietrificata, a tratti ironi-ca) di Giulio Tremonti, sul ban-co più indietro, quasi in ombra,c’è Roberto Calderoli: quasiuna trinità, quasi la certificazio-ne di un commissariamento.In realtà Berlusconi fino all’ul -timo vuole fare di tutto per nondover riconoscere lo status di“partito di maggioranza” a Fu-turo e libertà. E questo è il suoprincipale errore, quello che siporta dietro tutti gli altri. Tra i 9assenti di ieri, infatti, uno soloera del Pdl. Per di più, 38 dei342 voti a favore sono quelli deifiniani e dei lombardiani. Futu-ro e libertà infatti fra l’altro con-ta su 35 voti ma Fini per prassinon vota e ben due deputati,Mirko Tremaglia e Fabio Grana-ta (che viene subito convocatodal leader e dice: “Il mio è un nosimbolico”) votano addiritturacontro. Insomma, un’ecatom -be. Briguglio non ricorre a di-plomatismi: “Senza di noi il go-verno non esiste più”, dice, fa-cendo infuriare gli azzurri. Inun angolo del TransatlanticoLa7 intercetta una dichiarazio-ne sconfortata di Maroni: “Amarzo si vota”.Mozioni separate. Ma il se-condo errore di Berlusconi èquello di consentire (sempreper non dare riconoscimenti aFli) il proliferare delle mozioni.Ne vengono presentate quattro(una di opposizione, quella delPdl, quella della Lega e quelladei filo-lombardiani). Ma con-sentire al Carroccio di smarcar-si, significa allargare i ranghi efacilitare lo sganciamento delpartito del presidente della Ca-mera. Commenta Adolfo Urso:“Nel momento del massimo at-tacco contro di noi, nel pienodella campagna contro Fini, sia-mo rimasti uniti e determinan-ti. Adesso marciamo speditiverso il nuovo partito. Siamonoi che dettiamo l’a genda”.Già, la costituzione del partitoviene annunciata da Fini, non acaso, in questa giornata. “Appe -na lo avremo fatto – conclude laPerina – saremo ancora più for-ti. Dopo di stasera è chiara unacosa. Senza noi non si va da nes-suna parte”.

E Fini raddoppia:da martedì Fli è un partito

BOCCHINO CHIAMA A RACCOLTA IL COMITATOMA DA OGGI LA BATTAGLIA PASSA PER LE COMMISSIONI

rom, federalismo). Parlano poco easpettano. Facile interromperli con ladomanda “quanti morti nei respingi-menti in mare?”, “avete mai visitato ilcentro di Identificazione di Ponte Ga-ler ia?”. La consegna per loro è di nonreagire, basso profilo. Temono che fragli articoli in liquidazione ci sia anche ilfederalismo. All'improvviso, nel tumul-to di un'aula confusa fra congresso dipartito e dibattito parlamentare, c'è ilmomento in cui Berlusconi è cattivo,arrabbiato e intollerante come ai vec-chi tempi. Salta in piedi ed esige cheFini faccia tacere Di Pietro che elencanotizie troppo dettagliate su vita e mi-racoli del primo ministro, dentro e fuo-ri dal percorso politico. NaturalmenteFini non fa tacere nessuno e la scenaappare nella formazione immutabileche blocca il Paese da mesi. Una sortadi rito voodoo. Sopra, nel suo posto delpresidente della Camera, impossibileda rimuovere, c'è Fini, quello dell'ap-

C’È CHI RIDEE CHI DÀ “PUGNI”

È uno dei passaggipiù delicati del

discorso: Berlusconi sidefinisce “uomo

d e m o c rat i c o ”. E sulvolto di Gianfranco

Fini compare un risoironico

A destra il salutotra il premier

e Umberto Bossi(FOTO ANSA)

Tre m a g l i ae Granata i più“duri”trai finiani: votano“no”; accordocon i cinquedi Lombardo

CASINÒ PARLAMENTO

partamento di Montecarlo, del miste-ro della cucina Scavolini, quello di cuisanno tutto, fin da febbraio (ma il casoè scoppiato in Italia in luglio) nell'isoladi Santa Lucia. Anche Il Giornale ti-tolava ieri “ora Fini si dimetta” e Li-bero “ne resterà uno solo”.Sotto, tentando di restare pr i-mo ministro, siede e si agita Berlusco-ni. Ecco, il senso della giornata è tuttoqui, un penoso ballo in maschera in cuitutti i protagonisti girano fino allo sfi-nimento intorno alla lunga attesa del-la fine. Per questo Casini ha potutofare lo spiritoso (“lei viene a dirci chel'Udc ha perso dei deputati. Credevofossimo qui perché la sua maggioran-za si è spaccata”). Per questo MirkoTremaglia, con una voce esitante, masenza ripensamenti ha annunciato aBerlusconi “ io a lei dico no”. Era facileinterrompere Berlusconi e fargli per-dere il filo delle pagine un po' squallideche stava leggendo in fretta, tradendo

un senso di solitudine un po' sorpren-dente per uno che ha tutto e compratutto. All'infelice passaggio “il nostrofederalismo unisce l'Italia” (Bossi bat-te forte il pugno sul banco, dando ilsegnale alla Lega) è facile chiedergli:“Come nella scuola di Adro?”. Al piùinfelice elogio del blocco dell'immigra-zione nel Mediterraneo viene natura-le gridare “l’importante è sparare supescatori e immigrati”. Quando l'au-toelogio riguarda “la nuova immagine

dell'Italia nel mondo” impossibile nonfar notare che “certo è nuova. Solol'Italia si è legata a Putin e a Gheddafi.Nel mondo libero non si parla di al-t ro ”. A Bersani, nel suo intervento fi-nale, tocca la frase giusta: “Qui dentrooggi stiamo vivendo una distanzapaurosa fra le parole pronunciate eciò che accade davvero in Italia”. Cosìsi chiude una giornata squallida e inu-tile cui neppure la frase giusta detta almomento giusto può dare un senso.

Il sottosegretario Rocco Crimi e Silvio Berlusconi (FOTO ANSA)

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Giovedì 30 settembre 2010 pagina 5

Sorpresa, in aula c’è

Gaglione l’assenteista:

“Sono venuto a votare no”

I l suo indice di assenze è il più alto ditutta la Camera. Antonio Gaglione nonc’è il 91,05 per cento delle volte. Fa il

cardiologo, non ha tempo da perdere in aula e lorivendica con orgoglio. Ma ieri ha stupito tutti. Siè presentato a Montecitorio ed è statoimmediatamente circondato dai cronisti. “Lo soche di me si scrive sempre male. La realtà è un

po' più complicata, ma comunque eccoci qua”.Sottosegretario alla Salute nel governo Prodi, èstato rieletto nelle liste del Pd a maggio del 2008,per lasciare poi il partito a ottobre dell'annodopo, quando si scoprì la sua abitudine allalatitanza in occasione del voto sullo scudo fiscale,che i democratici persero proprio per le troppeassenze. Ora è finito nella pattuglia di NoiSud. E,

sorpresa, è venuto a votare no alla fiducia aBerlusconi. “Lo so – aggiunge – che gli altricinque voteranno sì alla fiducia. Io invece sonovenuto qui per votare no”. Orientamento che isuoi compagni di gruppo mettevano già in contoieri, dopo l'incontro con Berlusconi a PalazzoGrazioli, ricordando che “Gaglione è stato elettonel Pd e si determina di volta in volta”.

“STUPRO DELLA DEMOCRAZIA”L’intervento di Antonio Di Pietro scatena la bagarre

Ma B. prova a sedurre Donadi: “Guardate che sono buono”“Lei, signor Berlusconi non èun presidente del Consiglio mauno ‘stupratore della democra-zia’ che, dopo lo stupro, si è fat-to una legge, anzi una ventina dileggi ad personam per non ri-spondere di stupro. Lei non è,come alcuni l’hanno definito,uno dei tanti tentacoli della pio-vra. Lei è la testa della piovra po-litica che in questi ultimive n t ’anni si è appropriata delleistituzioni in modo antidemo-cratico e criminale per piegarleagli interessi personali suoi edei suoi complici della setta

massonica deviata di cui fa par-te”.

Il premier perdela pazienza

A QUESTO punto l’aula di-venta una bolgia, il Pdl è in piediad urlare contro Di Pietro maanche contro Gianfranco Finiche chiede al leader Idv di “as -sumersi la responsabilità delleproprie parole”. C’è chi lascial’emiciclo e chi continua a ur-lare mentre Berlusconi si alza ecerca lo sguardo di Fini affinchéfermi l’intervento di Di Pietro.Ma siamo in democrazia e tuttipossono parlare: “Lei ci ha det-to della volontà del governo diimplementare la lotta alla cor-ruzione, all’evasione fiscale ealla criminalità economica del-

Il leader Idv Antonio Di Pietro (FOTO ANSA) Sotto, il segretario Pd Pier Luigi Bersani ( FOTO LAPRESSE)

LE REAZIONI

BERSANI: “VENGA A NAPOLI CON ME”. CASINI ATTACCA, MA È LA PREDA

di Caterina Perniconi

“H o capito, non laconvinco, ma miconsenta almeno didire che sto passan-

do un compleanno di mer-da!”. Nel tentativo di accapar-rarsi qualche voto in più, Sil-vio Berlusconi c’ha provatoanche con l’Italia dei Valori. Ilprimo intervento in Aula, do-po quello del presidente delConsiglio, è toccato a Massi-mo Donadi. “Ci aveva abituatial monologo – ha detto il pre-sidente dei deputati Idv rife-rendosi al discorso appenapronunciato – adesso siamoarrivati alle barzellette”. Nonsapendo che Berlusconi unabattuta gliel’avrebbe fatta dav-vero. Non appena Donadi èsceso dallo scranno per rag-giungere il Transatlantico, ilpremier l’ha seguito e apostro-fato: “Perché ce l’ha tanto conme?”. “Non ce l’ho con lei, cel’ho con quello che fa, con gliatti del governo” ha replicatoDonadi. Ma il Cavaliere nonl’ha mollato: “Guardate che iosono buono, me lo diceva miamamma che ero troppo buo-no. E anche Cossiga mi dissenel ‘94 che non avrei mai po-tuto fare politica proprio per-ché sono troppo buono”. Aquel punto Donadi ha usatol’ironia: “Avrebbe dovuto dar-gli ascolto...” gli ha risposto al-lontanandosi.

Il discorsoincr iminato

È L’AULA delle grandi occa-sioni, pronta ad ascoltare il se-condo intervento di Berlusconiin due anni e mezzo. Nonostan-te le richieste dell’opposizione,il premier non si era mai piùpresentato a Montecitorio perriferire al Parlamento. Soffre,costretto ad ascoltare quattroore di dibattito, e va oltre i limitidurante l’intervento di AntonioDi Pietro. Si alza, chiede al pre-sidente della Camera di farlosmettere, fa il gesto della folliasventolando la mano davanti al-

la fronte finché Giulio Tremon-ti non gli blocca il braccio e lofer ma.“Lei è uno spregiudicato illusio-nista, anzi un ‘preg iudicato’ il -lusionista –dice Di Pietro all’ini -zio del suo discorso – che haraccontato un sacco di frottoleagli italiani, descrivendo un’Ita -lia che non c’è e proponendoazioni del governo del tutto ine-sistenti e lontane dalla realtà”.I deputati del Pdl rumoreggia-no e cominciano ad avventarsiverbalmente contro il leaderdell’Idv alla frase successiva:

CASINÒ PARLAMENTO

“P erché non cita più Na-poli? Io domani ci vado.

E lei? Perché non andiamo in-sieme a vedere com’è la situa-zione dei rifiuti? E perchénon viene a L’Aquila a vederea che punto è il programmadi ricostruzione?”. Il segreta-rio del Partito democratico,Pier Luigi Bersani, parte subi-to all’attacco di Berlusconinel suo intervento in aula.È stata una settimana trava-gliata per l’opposizione, fra ilcaso Calearo (che dopo esse-re passato all’Api voleva vo-tare la fiducia a Berlusconi edice di essersi astenuto solo“per amore di Veltroni”) e i“t ra n s f u g h i ” dell’Udc (Man-nino, Romano, Ruvolo, Dra-go e Pisacane) che ieri hannoanche pranzato da soli a piaz-za delle Coppelle, ormai inrotta totale col partito. Berlu-sconi l’ha fatto notare a PierFerdinando Casini durante lasua replica, e il leader Udcnon ha esitato a rispondere:“Lei parla di scissione nel mio

partito ma io pensavo fossi-mo qui perché c’era stata nelPdl una scissione di 35 depu-tati e 10 senatori. Sono pro-prio uno sprovveduto”.

CASINI ha passato la giorna-ta a dare la linea ai suoi. Riu-nioni e conciliaboli sia in Au-la, a margine dei discorsi di

Berlusconi, che nel cortile diMontecitorio. C’è stato ancheun bacio con Nichi Vendola,arrivato a Montecitorio perascoltare il discorso del pre-mier, e prendere le misure colsuo possibile prossimo avver-sario. Per resistere Berlusconiha bisogno di voti. E adesso sa-rà il leader Udc una delle pre-

de più ambite dalpremier per sostitui-re i finiani all’inter -no di una maggio-ranza non più auto-sufficiente, e c’è chiipotizza di un cam-bio al vertice dellapresidenza della Ca-mera proprio tra Fi-ni e Casini. Ma il lea-der dell’Udc smenti-sce e va avanti per lasua strada: “Dopodue anni di governoBerlusconi si prepa-ra a tirare a campare,esattamente cometutti gli altri prima –ha detto Casini nel

suo intervento – noi abbiamoassunto un impegno d’o n o recon gli elettori che ci porta aconfermare i 36 voti giàespressi in precedenza e a di-re no all’ennesima fiducia.Continuiamo sulla nostra stra-da che è quella dell’opposi -zione repubblicana che nullaha a che fare con le strade deltrasformismo che a nostro pa-rere sono il cancro della vitad e m o c ra t i c a ”. Per Casini,quindi, la soluzione è un go-verno di transizione, per cam-biare la legge elettorale, e poiil voto. Lo stesso pensiero cheesprime Rosy Bindi durante ilsuo intervento.

POI TOCCA a Bersani, chedopo l’affondo iniziale, incal-za: “È la seconda volta che lavediamo qui. La prima fu perl’insediamento del governo.Lei alla fine di quel discorsodisse ‘W il Parlamento’ma poinon l’abbiamo più sentita: ciha fatto avere 36 voti di fidu-cia e 54 decreti. In quell’inter -

vento disse anche venti voltela parola ‘c re s c i t a ’ e inveceabbiamo avuto il calo piùgrande della storia del dopo-guerra. E non si permetta diparlare di conti con noi, è of-fe n s i vo ”. Partono gli applausinel lato sinistro dell’e m i c i cl o .Che suonano ancora più fortiquando Bersani chiede “inche cosa è migliorata l’Italia?Date sempre la colpa agli altri,ma avete governato per 7 anninegli ultimi dieci. Quanti annici volete stare per assumervila colpa?”. Ma quando arrivaal capitolo Montecarlo, e de-finisce Fini il presidente dellaCamera “un malcapitato chefinisce alla gogna”, Bersanistrappa un applauso anchedalle mani di Italo Bocchino.“Se fosse successo a lei, pre-sidente – ha concluso Bersanirivolgendosi a Berlusconi –sa -rebbe già stato perdonato die-cimila volte. La pagina che hascritto oggi è una pagina vec-chia, quella nuova la scrivere-mo noi”. (C .Pe.)

le cricche – ha continuato l’exmagistrato – e che fa, si arrestada solo? O ha deciso di prender-si a schiaffi tutte le mattine ap-pena si alza e si guarda allo spec-chio? Lei controlla il sistemabancario e finanziario del Pae-se, le nomine degli organi dicontrollo che dovrebbero con-trollare il suo operato, si è im-possessato dell’infor mazionepubblica e privata e la manipolain modo scientifico e crimina-le”. Poi incalza: “La magistratu-ra che lei ha corrotto le piace.Non le piace quella che vuolegiudicarla per i suoi misfatti,tanto che al primo punto delsuo ‘vero programma’, quellodi cui oggi non ha parlato, c’è lareiterazione del Lodo Alfano,cioè di quella legge che deve as-sicurarle l’impunità per un rea-to gravissimo che lei ha com-

messo: la corruzione di giudicie testimoni”. Alla fine dell’inter -vento dal Pdl continuano le urladi chi è rimasto in aula. A sentirecerte parole non sono ancoraa bituati.

Il capogruppo Idv Donadi (FOTO LAPRESSE)

Paolo GuzzantiSono contro,

governo illiberale

È nel grup-po di

NoiSud (cheha votato sìalla fiducia).Ma parla anome del

Partito Liberale e dunquevota no: “Il governo Ber-lusconi è illiberale” ancheperché il premier si è per-messo di dare del liberaleanche al “satrapo russocon cui ama fare bisboc-cia, che ha definito, Dio loperdoni, un dono di Dio”.

Daniela MelchiorreDico no

al libro dei sogni

I nsiemeagli altri

due Liberal-democratici,Italo Tanoni eMaurizioGrassano ha

votato no, nonostante icorteggiamenti: “Il discor-so del presidente del Con-siglio è a metà tra il librodei sogni e il programmaelettorale. La crisi è ancorauna volta rimasta fuori, enon ci sono state le rispo-ste che ci aspettavamo”.

Giorgio La MalfaUn passato giàvisto, non ci sto

“M i sem-bra di

tornare indie-tro nel tempo,quando sipr omettevanostrade provin-

ciali per accontentare quelparlamentare o quell'al-tr o”. Così, Giorgio La Malfa,deputato del Pri spiega ilsuo no alla fiducia, in con-trotendenza con il suo col-lega Francesco Nucara, cheda settimane era a caccia divoti per il governo.

“Lei non è, come l’hanno definita,uno dei tentacoli della piovraLei è la testa e controlla tutto”

Pierluigi Bersani (FOTO LAPRESSE)

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LA NAZIONE Pagina 7 – Primo Piano Di Pietro insulta a ruota libera «Silvio stupratore della democrazia» Il premier costretto a rivolgersi a Fini per chiedere ordine in Aula ROMA — I DUELLANTI erano riusciti a ignorarsi per tutto il giorno, a non incrociare mai lo sguardo: Gianfranco Fini seduto sullo scranno più alto di Montecitorio, Silvio Berlusconi subito sotto, tra i banchi del governo. Ma poi è arrivato Di Pietro. E allora è sucesso quello che nessuno dei due avrebbe voluto: il capo del governo si è dovuto alzare per chiedere a Fini di intervenire e il presidente della Camera ha dovuto difenderlo, proprio mentre il leader dell’Idv, in un crescendo di insulti, parlava delle «azioni di dossieraggio e killeraggio politico, di cui Berlusconi è maestro». Quasi le stesse accuse già mosse dal finiano Bocchino. Certo è che la dichiarazione di voto di Di Pietro sulla fiducia al governo ha scatenato un putiferio. L’ex magistrato è andato giù pesante. «Lei — ha detto rivolgendosi direttamente a Berlusconi — è uno spregiudicato illusionista. Anche oggi ha raccontato frottole. Il Paese fuori di qui muore di fame e lei è venuto a suonare l’arpa della felicità come faceva il suo predecessore Nerone, mentre bruciava Roma e rideva come oggi ride lei e i suoi amici barbari padani». Il Cavaliere non sembra prendersela più di tanto, sorride e si tocca la testa con il dito a significare che Di Pietro è proprio matto. Tra i banchi del Pdl si inizia a rumoreggiare e in molti abbandonano l’aula. MA L’ALTRO incalza sempre più violento fino a definire il premier «stupratore della democrazia». Fini, dopo le numerose scampanellate precedenti, ammonisce Di Pietro invitandolo a usare «un linguaggio consono a quest’aula». Nulla da fare, il capo dell’Idv incalza con le accuse (Berlusconi «manipola l’informazione», «è un serpente a sonagli», «compra i parlamentari», «è il capo piduista della cricca», «parla della società off shore a Montecarlo mentre di società off shore ne ha 64»). Il presidente del consiglio si alza dal banco del governo, si gira verso Fini e, allargando le braccia, gli fa capire che deve intervenire. Fini scuote la testa per ricordare di aver richiamato Di Pietro già due volte. Berlusconi torna a sedersi insoddisfatto. Il Pdl rumoreggia con toni da stadio, mentre nei banchi dell’opposizione i deputati restano fermi e zitti. «Non è uno spettacolo che il Parlamento può offrire al Paese — ribadisce Fini — l’onorevole Di Pietro si assume la responsabilità di quello che dice davanti al Paese». IL TEMPO a disposizione dell’ex magistrato scade e in aula ritorna un po’ di calma. Ma poco dopo è fuori dall’emiciclo che riprendono le polemiche. Dice Sandro Bondi, coordinatore del Pdl: «È stupefacente che nessun esponente del Pd abbia avvertito il dovere di spendere una sola parola per prendere le distanze dal discorso pronunciato da Di Pietro. Mai, dall’epoca del fascismo in poi, il Parlamento era stato profanato in una maniera così squallida e volgare e con un linguaggio così violento e insultante». «Ho invitato l’ufficio di presidenza a valutare le dichiarazioni rese in aula da Di Pietro, perchè le ritengo ingiuriose e lesive nei confronti del presidente Berlusconi», sbotta Simone Baldelli, vicepresidente dei deputati Pdl, che invoca provvedimenti. «Ho detto solo la verità», gigioneggia Di Pietro. E Franceschini: «Ha esagerato, ma Bossi ha detto di peggio». Olivia Posani

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CORRIERE DI AREZZO Vigili, tagli anche agli elicotteri Rischio ridimensionamento al nucleo salva vite. La crisi rischia di intaccare un altro servizio importante. Quello del nucleo elicotteri dei vigili del fuoco di Arezzo. L’allarme viene dalle organizzazioni sindacali provinciali: Fabio Cioni per il Conapo, Massimo Pacifici per Fp Cgil Vf e Vanni Cappelletti di Uil Pa Vvf. “Il piano di ristrutturazione - si legge in una nota - fa presagire strategie mirate ad un radicale taglio di risorse operative disponibili.” Si teme che il reparto volo dei vigili del fuoco aretini venga privato degli aeromobili Agusta AB412, “gli unici in grado di portare soccorso ai cittadini in quanto aeromobili bimotori dotati di verricello per il trasporto di carichi e operatori, lasciando il nucleo con i soli elicotteri AB 206, utili esclusivamente per missioni di ricognizione” I sindacalisti dei vigili del fuoco proseguono: “Nonostante il nucleo di Arezzo utilizzi l’AB 412 DRAGO da oltre vent’anni, garantendo affidabilità nell’organizzazione tecnico-operativa e capacità nella gestione delle limitate risorse umane disponibili, si vuole privare una Regione come la Toscana di un servizio importante come quello dell’elisoccorso Vf garantendo la strada spianata a enti e società private di monopolizzare la copertura del territorio nell’ambito del soccorso tecnico urgente”. Il timore è che se il progetto andrà in porto, “sarà una sconfitta per tutti i vigili del fuoco, ma anche per la stessa Regione Toscana e per i cittadini”. Unica soluzione possibile sarebbe quella indicata dal senatore Fabio Evangelisti e dal consigliere regionale Marta Gazzarri: “Stipulare convenzioni con la Regione in modo da creare quei vincoli indispensabili affincé anche il nostro elicottero risulti intoccabile. Creare un protocollo d’intesa con la Regione assicurerebbe un rilancio garantito dal servizio di elisoccorso vf e nuove forme di collaborazione con l’ente regione nell’ambito del soccorso tecnico sanitario o di protezione civile”. L’elicottero di Arezzo agisce anche in Umbria e nelle Marche. Preoccupazione viene espressa dai piloti: “Tutta la nostra professionalità, nella quale l'amministrazione ha investito molto, verrebbe buttata al vento togliendo l’elicottero AB 412”. Sparirebbero anche i SAF 2B: elisoccorritori altamente specializzati. Dai vigili del fuoco aretini parte un appello ai politici locali affinché si adoperino contro la drastica riduzione operativa

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LA NAZIONE Pagina 3 – Livorno Solidarietà La politica chiama in causa gli industriali SOLIDARIETÀ del Pd, dal Pdci, dall’Idv agli operai dell’Inalfa che rischiano il posto di lavoro. «Non possiamo accettare la legge della giungla per cui, per qualche presunto euro in meno, una fabbrica si trasferisce da un paese all’altro come se fosse una piuma. Questo all’Inalfa glielo devono dire tutti; Istituzioni centrali, regionali e locali; ma anche la Confindustria». Anche il Pdci con il capogruppo in Provincia Michele Mazzola prende posizione: «Invitiam gli enti locali a partire dalla Provincia a chiedere immediatamente un incontro con il Presidente Rossi per verificare insieme alla Regione le azioni da mettere in campo per bloccare la perdita di occupazione in atto». E mentre Marco Ruggeri, consigliere regionale del Pd prepera un ordine del giorno per il consiglio regionale, anche l’Idv, con la consigliera regionale Marta Gazzarri, si schiera: «Come Idv intendiamo approfondire la questione Inalfa. Nei prossimi giorni incontreremo i sindacati di categoria e ci faremo carico di sollecitare la Regione ad attivarsi per scongiurare la chiusura dell’azienda, prevista per il prossimo febbraio».

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IL TIRRENO Pagina 7 - Livorno La solidarieta dalla Trw e le reazioni dal mondo politico LIVORNO. I lavoratori di Inalfa incassano la solidarietà dei colleghi della Trw e si moltiplicano le reazioni politiche. La capogruppo dell’Italia dei Valori in Regione, Marta Gazzarri, sottolinea: «L’Inalfa non ha problemi di numeri o di qualità. Come si può spiegare ai dipendenti che hanno perso il lavoro per un mero calcolo di convenienza?». Duro il Pd: «Non si può accettare la legge della giungla per cui, per qualche presunto euro in meno, una fabbrica si trasferisce da un paese all’altro». E Sel invita gli enti locali a chiedere un incontro col presidente della Regione Rossi.

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CORRIERE DI SIENA Acceso dibattito in consiglio regionale sul federalismo fiscale “Serve un progetto locale di federalismo”. Lo ha detto l’assessore regionale al bilancio durante la seduta congiunta di consiglio “Dobbiamo affiancare al percorso nazionale un nostro progetto di federalismo fiscale, che permetta ai territori di essere pronti a recepire le riforme in tutta la loro portata“. Lo ha detto l’assessore toscano al bilancio Riccardo Nencini intervenendo ieri alla seduta congiunta di consiglio regionale e consiglio delle autonomie locali. Per Nencini gli obiettivi sono “semplificare il sistema tributario, recuperare l’evasione fiscale e redistribuire il maggior gettito che ne deriverà sul territorio. Ma anche utilizzare la leva fiscale e l’autonomia che il federalismo concederà per alimentare le politiche economiche e sociali e sostenere gli investimenti“. L’assessore sottolinea che il federalismo fiscale da solo è insufficiente e si deve accompagnare a un federalismo istituzionale, con un forte riassetto sui territori delle geometrie, sopprimendo enti intermedi e riorganizzando le forme associative. Secondo il capogruppo Pd Vittorio Bugli “il federalismo non deve essere un’arma letale. Parallelamente dobbiamo portare avanti un percorso sulla Carta delle autonomie che preveda l’erogazione dei servizi presso l’istituzione più vicina al cittadino e la riforma del Parlamento con la riduzione del numero di parlamentari, una sola Camera e la creazione del Senato delle autonomie“. Alberto Magnolfi, capogruppo Pdl, ha ribadito la piena adesione del gruppo al federalismo, “metodo di organizzazione dello Stato efficace per tenere insieme e valorizzare le differenze. Certo è che se fosse stata prevista una realtà statuale con un assetto federale, questa sarebbe stata adatta per la situazione italiana dove convergono e convivono storie, tradizioni, culture e civiltà diverse“. Per il capogruppo Idv Marta Gazzarri “la riforma del titolo V della Costituzione presenta contenuti fortemente innovativi, ma il periodo di transizione non è finito ed esistono alcune criticità. C’è una contraddizione, perchè abbiamo un sistema imperniato sugli enti locali ma le risorse primarie sono gestite dal sistema centrale“. Antonio Gambetta Vianna, capogruppo Lega Nord, ha sottolineato che “se parliamo di federalismo in una regione centralista come la Toscana, lo dobbiamo soprattutto alle politiche portate avanti dalla Lega in questi anni“. Il presidente del Cal e sindaco di Pisa, Marco Filippeschi , ha evidenziato come l a strada del “ federalismo che funzioni “ è quella della “ semplificazione istituzionale a partire dalla riorganizzazione del sistema delle funzioni locali “. Q uindi occorre , a suo avviso, assicurare integrazione fra le istituzioni. Per Filippeschi è necessario “ confronto e dialogo “ , vale a dire condivisione delle scelte e delle politiche che “ oggi non può essere affidata esclusivamente alla concertazione “ . Quanto al federalismo fiscale, per il presidente del Cal “ la Toscana dovrà far valere la sua esperienza di Regione virtuosa che ha i conti in regola e vanta un livello di prestazioni sanitarie e sociali elevato”.

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LA NAZIONE Pagina 22 – Firenze Signa. Polemica dopo le dimissioni del Consigliere Idv Mori: «Mi dicono no a priori, lascio» Il segretario del Pd: «Ripensaci» MORI si dimette, ma il segretario del Pd (e vicesindaco) di Signa, Andrea Guarnieri, gli chiede di ripensarci. È finita con le dimissioni l’ennesima polemica fra il consigliere dell’Idv di Signa, Alessandro Mori e la maggioranza targata Pd. La tensione serpeggiava da mesi, già da quando, con la formazione della giunta, l’Idv ne era stata esclusa. Erano seguite varie critiche di Mori alla maggioranza, con la presentazione di numerose interrogazioni. Venerdì scorso, in consiglio comunale, l’ultima discussione, partita dalla scelta dell’amministrazione di rinviare l’ampliamento della materna di San Mauro, dirottando i soldi sulla costruzione della nuova mensa della Leonardo da Vinci e sulla sistemazione di piazza della Stazione e piazza del Popolo. La polemica si è accesa ancor più con l’interrogazione presentata da Mori sulla trasparenza in consiglio comunale. A questo punto, il capogruppo Pd Andrea Marretti ha annunciato la bocciatura del documento, sostenendo di condividerne il contenuto, ma non il metodo. «Se mi si dice no a prescindere - ha detto Mori - tanto vale che mi dimetta». Così, abbandonata l’aula, ha presentato le dimissioni il giorno successivo. «Il clima - ha scritto - creatosi fra il sottoscritto e i consiglieri del Pd, rischiava di trascendere a livello personale, cosa inconcepibile per chi come me ha una visione della politica legata solo agli interessi del cittadino e del territorio». «Mi spiace molto per questa scelta - ha commentato il sindaco Cristianini - soprattutto per l’amicizia che mi lega a Mori. Credo che abbia sbagliato a dimettersi». «Auspichiamo che Mori ritiri le dimissioni - ha detto Guarnieri - e sia disponibile a trasformare il suo prezioso operato in modo propositivo, lasciando le polemiche all’opposizione». Lisa Ciardi

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LA NAZIONE Pagina 22 – Firenze Signa. Protestano i genitori della materna di San Mauro «I nostri bimbi rinchiusi in aula» Manca un’area gioco per i piccoli e le maestre non li fanno uscire di LISA CIARDI NIENTE USCITE in giardino per le due sezioni della materna di San Mauro a Signa trasferite all’interno dell’edificio delle elementari della frazione. A denunciare il problema un gruppo di mamme e papà, i cui figli sono entrati proprio quest’anno all’asilo. «Le maestre non vogliono che i bambini giochino insieme a quelli più grandi, delle elementari - spiegano i genitori - ma il risultato è che i nostri figli non possono mai uscire in giardino. Sono costretti a passare le mattine e i pomeriggi in classe, anche quando ci sono bellissime giornate». Oltretutto, la scuola elementare di San Mauro ha un’ampia area verde inutilizzata, che potrebbe essere messa a disposizione dei più piccoli. «Quest’area - spiegano le mamme - è stata chiusa per ospitare un cantiere ed effettuare alcuni interventi all’edificio. Ora però i lavori sono conclusi e il giardino potrebbe essere di nuovo messo a disposizione dei bambini. Da parte nostra, siamo disposte anche a contribuire economicamente all’acquisto dei giochi. L’importante è che i nostri figli possano uscire dalle classi». La mamme chiedono infine che venga eliminata la rete che divide le due zone del giardino, a loro parere pericolosa anche per i ragazzi più grandi, e domandano che anche la recinzione esterna sia modificata e resa più sicura. Il punto più urgente è però sicuramente l’accesso al giardino. Del problema si è interessato il capogruppo del Pdl Gianni Vinattieri, che ha incontrato più volte le mamme, mentre la questione della rete e della sicurezza era già stata evidenziata da Olivaldo Ricci (Udc) e Alessandro Mori (consigliere ora dimissionario dell’Idv). «Conosciamo il problema - spiega l’assessore alla scuola di Signa, Giampiero Fossi - e stiamo lavorando per risolverlo. Quella di non far giocare insieme grandi e piccoli e di non usare lo spazio anteriore per i bimbi della materna è una scelta libera delle maestre. È assolutamente legittima e non entriamo nel merito, ma non ci sono problemi strutturali a impedire l’uso di questa zona. Per la parte di giardino oggi chiusa esiste invece un problema legato ai rami dei pini: molti sono a rischio di caduta e dobbiamo quindi effettuare una serie di potature prima di rendere accessibile la zona. Cercheremo di eseguire l’intervento al più presto, ma per il momento non possiamo dare ai genitori un’indicazione precisa sui tempi».

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LA NAZIONE Pagina 23 – Firenze Impruneta. Idv e Sel «Campo sportivo degradato, oggi scade il bando per la gestione L’assessore si dimetta» LA “TELENOVELA” del campo sportivo comunale, la cui gestione il Comune non riesce a concedere in affitto nonostante i diversi bandi di gara effettuati, l’ultimo dei quali scade alle ore 12 di oggi, diventa oggetto di un duro comunicato congiunto di Sinistra ecologia e libertà, all’opposizione in Consiglio comunale, e dell’Idv che l’opposizione la fa dall’esterno. Premesso che l’acquisizione in gestione di tale struttura da parte di enti, società e privati, è resa difficile, se non impossibile, dal fatto che questa non è al momento idonea per manifestazioni sportive “con presenza di pubblico”, pur essendo stata a suo tempo dotata di molti servizi essenziali per poterlo fare, è altrettanto vero che si presenta particolarmente degradata. Ed è su questo che l’accusa di Sel e Idv converge. Sul fatto cioè che il campo sportivo comunale, diversi anni fa, è stato oggetto di ristrutturazioni «che hanno comportato ingenti spese andate a pesare nelle tasche dei cittadini – si legge nel comunicato congiunto – senza che ad oggi sia in grado di rispondere alle esigenze sportive della cittadinanza e sia stato lasciato in così totale abbandono». RETI DIVELTE, terreno di gioco “ormai adatto per coltivare i cavoli”, gradinate in stato precario, spogliatoi “in mano a vandali che hanno spaccato porte e finestre ”, e chi più ne ha ne metta. «Dal che si deduce – fanno rilevare Sel e Idv – che gli amministratori comunali non ci mettono piede da chissà quanto tempo!». Per questa ragione, invitano i gruppi consiliari ad adottare provvedimenti istituzionali tesi ad evidenziare, sull’intera vicenda, la «incapacità di governo del sindaco e della giunta, e in particolare dell’assessore allo sport». Che secondo loro: «dopo anni di inefficienza, dovrebbe considerare le sue dimissioni come un atto dovuto». Leandro Giani

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IL TIRRENO Pagina 3 - Lucca MARCUCCI (PD) Al voto subito, senza inciuci «Un altro fallimento» LUCCA. Al voto subito. Senza inciuci. A chiedere la «rottamazione» del sindaco Mauro Favilla è il senatore del Pd, Andrea Marcucci (che già all’inizio dell’estate aveva suggerito il voto anticipato, accorpando comunali e provinciali nel 2011) e l’Idv. «A Lucca - esordisce Marcucci - si è consumata la fine della maggioranza di centrodestra che governava il Comune dal 2007. È la seconda volta che ciò succede, perché si concluse nello stesso mondo anche la giunta di Pietro Fazzi. È chiaro che non c’è più spazio per pateracchi dell’ultima ora, si vada speditamente ad elezioni anticipate. Per il Pdl toscano è una debacle totale, hanno confermato la loro incapacità di governare le città. La sfiducia al presidente del consiglio comunale non è certo un atto contro la persona ma l’ultimo episodio di una crisi durata mesi. Favilla deve solo prenderne atto e dare le dimissioni». Sulla stessa posizione è il segretario provinciale dell’Idv, Lara Fiorini: «La sfiducia ad Agnitti ha ufficialmente sancito la crisi della giunta di centrodestra. Ora è il momento di muovere un ulteriore passo: rottamare Favilla. Da anni va avanti uno spettacolo poco edificante: la guerra delle poltrone nel centrodestra, ma la città ha bisogno di altro. Ha bisogno di scelte coraggiose su viabilità, scuola, cultura, ambiente». Il sindaco, però, non vuole gettare la spugna senza combattere. «Ho svolto questo ruolo e lo svolgo volentieri - commenta Favilla - a patto di poter dare risposte alla gente che vuole che la maggioranza realizzi il programma. Ovviamente serve una maggioranza compatta, in modo che non ci siano contrasti di bandiera su ogni pratica. Già martedì c’era un’intesa per uscire da questa situazione, ma poi in giornata le posizioni dei due gruppi si sono irrigidite. Se mi accorgessi che un’intesa certa non è possibile, allora potrei dimettermi».

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IL TIRRENO Pagina 6 - Prato LA POLEMICA «L’imam rettifichi o addio dialogo con gli islamici» Silli: «Sulla moschea ha detto cose non vere Ordinanza di Romagnoli» PRATO. «Se l’imam della comunità pakistana non rettifica le sue affermazioni sull’attuale amministrazione comunale, sarà impossibile proseguire il dialogo con la comunità islamica». E’ dura la reazione dell’asessore Giorgio Silli alle parole dell’imam Mofeed Ahmad sulla questione della moschea. Silli ribadisce, documenti alla mano, che l’immobile di via Filicaia in cui la comunità islamica vorrebbe realizzare una moschea è stato dichiarato inagibile da un’ordinanza firmata dalla passata giunta. «Per continuare un dialogo istituzionale con la comunità islamica - conclude - chiediamo pertanto la rettifica da parte di chi ha dichiarato cose non vere nei confronti dell’attuale giunta». Polemizza invece con lo stesso Silli, l’assessore provinciale Loredana Ferrara: «Mi dispiace e mi meraviglia, che Silli abbia ritenuto “strumentale” l’incontro di lunedì a palazzo Buonamici - spiega - La Provincia ha presentato il VI Rapporto sull’immigrazione, promosso da Provincia e Comune, e non ha certo pensato a “mettere in difficoltà l’amministrazione comunale”». Ferrara interviene anche per replicare alla Lega: «Vorrei ricordare loro il rispetto della Costituzione, che prevede libertà di culto e di religione; chi si vanta di operare nella legalità delle regole dovrebbe farsi promotore di questo principio e non spingere il piede sul pedale della xenofobia».

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LA NAZIONE Pagina 7 – Livrono Nibbiaia Cominciati i lavori al cimitero NIBBIAIA — INIZIATI i lavori per l’ampliamento del cimitero di Nibbiaia. L’intervento, che viene eseguito dalla ditta Cmr di Solvay e che ha un costo di 180mila euro, prevede un nuovo blocco per 56 loculi, il posizionamento di circa 150 ossari, la predisposizione di un campo di tombe a terra e la realizzazione di servizi igienici. «“Con questi lavori — dice l’assessore al patrimonio e al coordinamento delle politiche per i paesi collinari Luca Simoncini — andiamo a dare una risposta importante alla comunità di Nibbiaia su una questione veramente delicata e perciò significativa. L’intervento è consistente anche perché la natura del terreno è tale da richiedere profonde fondazioni su pali. Ciò significa che per completare i lavori previsti occorrerà circa un anno. Questo tra l’altro — conclude Simoncini — è il primo di una lunga serie di interventi per Nibbiaia nei prossimi mesi, fra i quali la metanizzazione, la sistemazione di una parte della frana nell’area feste e la riqualificazione della scuola d’infanzia».

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IL TIRRENO Pagina 4 - Cecina Iniziati i lavori a Nibbiaia per l’ampliamento del cimitero NIBBIAIA. Sono iniziati nei giorni scorsi i lavori per l’ampliamento del cimitero di Nibbiaia. L’intervento, che viene eseguito dalla ditta Cmr di Rosignano Solvay e che ha un costo complessivo di 180mila euro, prevede la realizzazione di un nuovo blocco per 56 loculi, il posizionamento di circa 150 ossari, la predisposizione di un campo di tombe a terra e la realizzazione di servizi igienici. «Con questi lavori - ha tenuto a sottolineare l’assessore al Patrimonio Luca Simoncini - andiamo a dare una risposta importante alla comunità di Nibbiaia su una questione che è veramente delicata e perciò significativa. L’intervento è molto consistente in termini di opere da realizzare. Ciò significa che per completare tutti i lavori previsti occorrerà circa un anno. Questo tra l’altro - ha concluso - è il primo di una lunga serie di interventi che andranno ad interessare la frazione di Nibbiaia nei prossimi mesi, fra i quali i lavori di metanizzazione del paese, la sistemazione di una parte della frana che ha interessato l’area feste e la riqualificazione della scuola d’infanzia una Finestra sul Mondo».

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IL TIRRENO Pagina 12 - Grosseto Bocciata la mozione sui rimborsi L’aveva presentata la Lega: «Allevatori becchi e bastonati» AMIATA. Mentre gli allevatori chiedono il via libera a sparare ai lupi, o ai cani inselvatichiti, in consiglio regionale la maggioranza ha bocciato una mozione sul tema, presentata dalla Lega Nord. Mozione che chiedeva alla Giunta regionale uno snellimento delle procedure di rimborso, con importi rispondenti ai prezzi di mercato ed ai costi effettivamente sostenuti. Tra le richieste anche quella di ampliare la copertura assicurativa allo smaltimento dei capi e consentire alle aziende allevatrici di assicurare solo i capi al pascolo. Una bocciatura che ha fatto infuriare Antonio Gambetta Vianna, consigliere regionale della Lega Nord, che aveva firmato la mozione stessa. «La sinistra - scrive - ha condannato a morte le greggi e gli allevatori. Ringraziamo chi in consiglio regionale si è astenuto dal voto sulla mozione sulla legge regionale 26/05 “Tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione””, non facendola approvare. Una mozione che avrebbe permesso agli allevatori di accedere ai contributi per coprire la perdita delle proprie greggi sbranate dai predatori». «Mentre la Lega e il Pdl hanno votato a favore di questa mozione per tutelare gli allevatori e il loro bestiame - prosegue il leader del Carroccio in Palazzo Panciatichi -, tutta la sinistra, Pd, Idv e Fds, ha espresso un non voto ideologico soltanto perché la mozione era stata presentata dalla Lega. Così non si fanno gli interessi dei cittadini, bensì quelli di partito». «Noi stiamo dalla parte degli allevatori e delle loro greggi, mentre la sinistra ha dimostrato di stare dalla parte dei lupi e degli altri predatori. Gli allevatori, grazie alla scelta della sinistra, dovranno ancora sorbirsi l’uccisione delle proprie greggi perché non ci sarà una sufficiente prevenzione e, soprattutto, continueranno a essere“becchi e bastonati”. Oltre a perdere il proprio bestiame, dovranno sorbirsi i costi di smaltimento delle carcasse. È naturale che, alla fine gli allevatori abbandonino le carcasse creando un serio danno all’ambiente».

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LA NAZIONE Pagina 9 – Pistoia Dibattito In consiglio comunale oggi si discute la riorganizzazione degli uffici IL CONSIGLIO comunale è convocato per oggi alle ore 15.30. In apertura verrà trattata una interpellanza del consigliere Andrea Betti riguardante la struttura del comune. Il capogruppo Idv vuole conoscere come verrà riorganizzato l’apparato, ora centrato sulla figura del direttore generale, qualora questa figura apicale dovesse tramontare in forza della legge 2/2010. La seduta proseguirà con due proposte di deliberazione riguardanti le finanze.

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LA NAZIONE Pagina 22 – Massa Carrara L’urbanizzazione del Bel Paese Oggi alle 16 nella sala di rappresentanza del Comune il coordinamento comunale dell’Idv in collaborazione con libreria Nuova Avventura organizza «Le mie città, mezzo secolo di urbanistica in Italia», presentazione del libro di Vezio De Lucia. Interverranno: Vezio De Lucia, Riccardo Canesi, Claudia Bienaimè, Attilio Puntelli, Emilia Fazzi Contigli.

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LA NAZIONE Pagina 11 – Livorno Cecina Domani sera la riunione dell’Idv CECINA — DOMANI sera alle 21, è convocata nella sede comunale dell’Italia dei valori in viale Italia, 12 una riunione di tutti gli iscritti all’Italia dei Valori di Cecina, alla quale parteciperà il segretario provinciale Luca Bogi, con all’ordine del giorno: riunione Idv di Cecina per l’organizzazione del Congresso cittadino Tutti gli iscritti sono pertanto invitati a prendere parte alla riunione politica.

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LA NAZIONE Pagina 24 – Prato Ringraziamenti Domenica scorsa l’associazione Latinita Nosostras, un gruppo rumeno rivolto al sociale e alla solidarietà ha organizzato un incontro con i medici mondiali per la prevenzione di malattie infettive che sono riemerse anche nel nostro paese.Il presidente dell’associazione latinita nosostras Mariana Manea e stata lieta di avere come ospite l’assessore della cultura Loredana Ferrara, insieme con tutto lo staff dei medici senza frontiere e medici del servizio sanitario toscano.

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