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BUONE PRATICHE, BELLE IDEE E BUONA AMMINISTRAZIONE PRIMAVERA 2016

EDITORIALE

SPORTIVA-MENTE CONSAPEVOLEtempo di lettura: 6 min

BIO-ECO RIVISTA INDIPENDENTESupplemento di Vivere Sostenibile - Dicembre 2016 - n. 34

INVERNO 201607

di Riccardo Galli - [email protected]

COPIA OMAGGIO

In questo mese di dicembre avrei potuto scrivervi un lista di buoni propositi, di consigli per essere sostenibili nei regali e così via. Ma con piacere prima voglio parlarvi di sport, o meglio: attività fisica, che suona meglio a tutti, anche a quelli più pigri. Televisione, radio, giornali, la rete, ma soprattutto i medici a turno ci dicono come può farci bene un po’ di attività fisica. E anch’io voglio dirvi quanto fa bene fare attività fisica, raccontandovi quanto c’è dietro all’attività fisica o sport che dir si voglia. L’attività fisica come fa bene al nostro corpo, alla nostra mente e anche a chi ci sta attorno e questa è già una buona base per capire e far capire che bisogna muoverci. Ma c’è tanto altro dietro all’attività fisica: le regole del buon senso, come fare tutto per bene senza mai fare di più di quello che il nostro corpo ci permette, ma fare qualcosa in più di quello che la mente ci dice. Ogni attività ha la sua natura e anche noi facciamo parte della natura. Noi siamo legati dalla notte dei tempi all’attività fisica: CAMMINARE, per esempio… penso a quante cose si sono scoperte camminando, quanti incontri nella storia si sono fatti, quanti lunghi cammini che donne e uomini hanno compiuto. Nella storia il cammino era l’equivalente del nostro cellulare: volevi comunicare con qualcuno portavi la tua voce là dove c’era il bisogno o la voglia di comunicare. Camminando ci si sfamava andando per km in cerca di cibo e sempre camminando come allora anche oggi ci si può rilassare, godendosi la campagna che ci circonda, l’angolo di un parco e anche uno scorcio della città che si pensa sempre di conoscere già, ma si fa scoprire, a piedi, in modo diverso. Siamo terrestri, ma il nostro pianeta chiamato Terra è fatto soprattutto di acqua. Se ci buttiamo in mare anche in un metro d’acqua e chiudiamo gli occhi non possiamo che capire che ci siamo immersi in un altro mondo, non meno bello di quello che calpestiamo. Un mondo ancora inesplorato, con abissi e probabilmente esemplari di razze marine ancora mai viste. Noi siamo fatti di acqua, un elemento così bello! Oltre alle sensazioni che

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ci regala nel suo utilizzo invernale ed estivo, esso è vita, e per me potervi nuotare è sempre un’emozione (a volte la senti fredda a volte si fa fatica, ma è sempre un’emozione). In Italia il nuoto è l’attività più praticata dai 0 anni ai 12 per la sua completezza e la sua mancanza di possibili traumi, poi gli aspetti ludici e di gruppo di altri ed altrettanto interessanti sport portano i nostri ragazzi a lasciarlo. Purtroppo. Perché una nuotata alla settimana farebbe bene anzi benissimo sotto al profilo muscolare che li aiuta nell’attività preferita sia per la crescita scheletrica. Attività fisica, sport… chiamateli come volete ma per chi è già praticante oltre a battere il suo tempo, a segnare più reti, a fare più canestri, a centrare più bersagli, a percorrere più km, a giungere sulle vette più irte, a mandare a stendere sul tatami più onorevoli avversari, facendolo nel rispetto delle regole del buon senso e di un eventuale avversario, l’obiettivo che vi prego di imporvi è di contagiare chi vede il vostro piacere di benessere come una fatica inutile. Le buone cose se poste bene sono contagiose, sempre! E ora fatemi dire qualcosa sul Natale. Attraverso le nostre pagine potete trovare idee e argomenti per un Natale più sostenibile,

ricordandovi che un regalo, un gesto, e un’idea sostenibile verso coloro che ancora sanno poco di sostenibilità potrebbe essere un inizio di un percorso felice e consapevolmente sostenibile. Potrei chiedervi io stesso, con un po’ di sfacciataggine, un regalo... E lo faccio: vi chiedo di contagiare la lettura del nostro giornale a sempre di più a persone che non conoscono i temi che trattiamo, così potremo avere persone sempre più consapevoli. La strada è dura, ma con la consapevolezza di essere sempre di più la strada sarà meno dura, anzi diventerà stimolante ancora di più di ciò che lo è già. Tante belle soddisfazioni me le avete già regalate, con l’impegno mio e della redazione spero di meritarmene altre… Il Natale è di tutti, ma purtroppo non è per tutti… Come dicevo, il cammino e la sua storia si ripetono: popoli che in una borsa mettono la loro vita e camminando ne cercano una nuova dove non si sa, ma camminando la vanno a cercare... I miei primi auguri vanno a tutti loro. Auguri a tutte a tutti...e buona lettura del numero invernale di VIVERE SOSTENIBILE a FERRARA.

M O D E N A

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2www.ferrara.viveresostenibile.net INVERNO 2016

Ferrara

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Cos’è “Vivere Sostenibile” Ferrara?E’ un progetto divulgativo sui temi della sostenibilità economica, ambienta-le, sociale e culturale, che si sviluppa con un magazine mensile, un sito web,

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A cosa serve “Vivere Sostenibile” Ferrara?A fare incontrare domanda e offerta di prodotti e servizi eco-sostenibili. A informare un target attento e sensibile a questi temi su: novità, nuovi

prodotti e servizi, eventi e iniziative di aziende, Enti e associazioni.A fare aumentare la consapevolezza dei cittadini

sull’urgenza di un cambiamento del paradigma di sviluppo e ad orientarne acquisti e comportamenti quotidiani, verso un modello basato su efficien-

za, decrescita, equità sociale ed economia collaborativa.

Come viene distribuito “Vivere Sostenibile” Ferrara?Il magazine mensile stampato: nei negozi e ristoranti BIO, nelle cassette dei GAS, nelle sedi di associazioni, cooperative onlus, nei mercatini a km 0 e di agricoltori BIO, nelle feste/festival, fiere di salute, benessere, ecologia, BIO, ecc, nelle biblioteche comunali e di provincia, negli URP comunali, in molte

attività (idraulici, pannelli solari, edilizia BIO, infissi, ecc) eco-sostenibili.COPIE medie mensili distribuite 8.000

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Supplemento a Vivere SostenibileDicembre 2016 - n°34

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3www.ferrara.viveresostenibile.netINVERNO 2016

Ferrara

SPUNTI E PROPOSTE p. 3

ALIMENTAZINE CONSAPEVOLE p. 4-5

SCELTE SOSTENIBILI p. 6-7

ESSERE VEGANI p. 8

p. 9-12

ECONOMIA CONSAPEVOLE p. 13

AGRI-CULTURA p. 14

AMICI ANIMALI p. 15

SPUNTI E PROPOSTE

Amatrice 2.0 task force Permacultura

Cosa può fare ogni singolo cittadino per aiutare questa terra messa in pericolo da comportamenti umani che sarebbe facile modificare con un po’ di buona volontà? Ambiente, sostenibilità, ecologia, decrescita, riuso, riciclo, riparazione, rinnovabili, mondo pulito… Sono solo alcune delle parole che hanno caratterizzato il mio nuovo stile di vita negli ultimi anni. Le notizie sul nostro pianeta che passano su internet, giornali e tv sono spesso desolanti, tanto che la tv l’ho spenta da tempo e come me molte persone con cui parlo dei temi menzionati qui sopra. Superficialità, poca vera informazione, nessuna campagna per risparmio di energia, acqua, poco in campo sociale… Deludente. Primo passo: un atteggiamento critico nei propri acquisti. Al supermercato si compra spesso senza chiedersi da dove vengano materie prime e beni, quanta energia è stata impiegata per produrli, per trasportarli… tutte questioni da poco no? Via dunque ai detersivi alla spina: da anni non acquisto detersivi e ammorbidenti in bottiglia usa e getta, ho scoperto il Marsiglia e me lo grattugio in allegria (4 cucchiai in un bucato) alternandolo ai prodotti alla spina di una ragazza che ha aperto con molto coraggio il suo negozio di prodotti eco-bio senza derivati del petrolio. L’ammorbidente è l’acido

Senza sacchetto, grazie!di Maria Elena Abbate tempo di lettura: 4 min

Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

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Progetto per il sostegno delle comunità locali con i metodi delle Transition Town e della Permacultura. Per una rinascita ecologica e solidale dei paesi colpiti dal sisma ad Amatrice e zone limitrofe.Il primo interventoLa RESEDA Onlus con alcuni volontari si è recata lo stesso giorno del sisma, con un suo mezzo ed attrezzature di soccorso, ad Amatrice. Il viaggio e l’ingresso nella zona di intervento è stato coordinato con la Brigata volontaria SVS di Roma. Una volta arrivati sul posto ci si è messi a disposizione dell’UCL, Unità di Comando Locale dei Vigili del Fuoco. Nella ricerca di persone disperse, per la possibile presenza in campo di un considerevole numero di enti ed organizzazioni, l’UCL rappresenta il naturale punto di contatto tra gli stessi, essendo disponibili in questo ambito una serie di informazioni che possono consentire la pianificazione e la successiva gestione delle operazioni di soccorso. Questo anche perché non era ancora attivo il COM, Centro Operativo Misto, struttura operativa che coordina i servizi di emergenza a livello provinciale. Il COM deve essere collocato in strutture antisismiche realizzate secondo le normative vigenti, non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio non presenti in zona. La UCL ci indicava tre località di intervento: le frazioni di casale e San Lorenzo e Via Roma nel centro di Amatrice. Per difficoltà di viabilità entriamo

citrico diluito, le bottiglie che mi porto avanti e indietro sono le stesse da almeno 5 anni. Un risparmio notevole di materiali in discarica! Ma la cosa più sconvolgente è stata la presa di coscienza dello spreco di packaging! Una quantità da capogiro di sacchetti, vaschette, bottiglie, confezioni, doppi involucri, pellicole, scatoline, barattolini, bustine, carte, plastiche e molto altro. Banale esempio: i sacchetti, le vaschette, le pellicole al banco carni e a quello frutta e verdura… Perché essere obbligati a mettere ogni qualità di verdura in un sacchetto diverso? Perché avvolgere la carne in due o tre pellicole con in più vaschetta e/o sacchettino? Per comodità… di chi? Ma gli esempi sarebbero infiniti. Ed ecco lo stile di vita che cambia. Ora acquisto frutta e verdura in azienda agricola, con cassetta e vaschette riutilizzate (lavate) volta per volta. Zero sacchetti. Uova dal contadino, carne ormai l’abbiamo ridotta tanto… E il pane che vendono a minimo 3,50 euro al kg? Via libera alla macchina del pane con farine di produttori delle nostre campagne e olio di un amico di famiglia pugliese, una novità che mi ha anche attenuato la gastrite. Perché nel pane che compri non ci sono solo

di Roberto Salustri tempo di lettura: 5 min

farina e lievito ma anche sostanze molto più eterogenee. La ciliegina sulla torta però è la pagina FB nata da tutto ciò: SENZA SACCHETTO, GRAZIE… Si chiama proprio così! Il nome nasce dalla frase di una ragazza mai più incontrata, udita per caso alla cassa di un supermercato. La cassiera stava riponendo in un sacchetto i pochi acquisti della giovane donna (un dentifricio, una crema di cioccolato…) senza chiederle il permesso. Lei, educatamente ma in modo assertivo, disse appunto “Senza sacchetto, grazie”. La cassiera era visibilmente seccata. Perché? Perdita di un guadagno, seppure minimo, per il supermercato? Modifica del gesto di chi insacchetta in automatico e non ha tempo da perdere con clienti “capricciose”? Sta di fatto che mi arrivò un’illuminazione: sì, senza sacchetto è meglio! Ed ecco la pagina. Non ci guadagno nulla, non faccio pubblicità, posto quando lo desidero, interagisco con i followers e sono tanti, tratto argomenti come riduzione degli sprechi, decrescita, energie rinnovabili, riciclo di materiali e racconto in modo spero ironico e divertente le mie esperienze quotidiane di “battaglie” per non farmi affibbiare inutili e dannose sportine di plastica da venditori troppo zelanti. Chi la spunterà?

subito in azione al centro di Amatrice tra via Roma e il centro del paese affiancando le squadre dei VVF e delle USAR, Unità Search and Rescue dei Vigili del Fuoco. Principalmente la nostra squadra ha aiutato la ricerca di persone disperse lungo il corso principale di Amatrice e via limitrofe. I principali siti di intervento sono stati tre, più altri piccoli interventi svolti episodicamente. Il lavoro svolto è stato di scavo, liberazione dalle macerie, supporto ai VVF, utilizzo di una termocamera per l’individuazione di eventuali sopravvissuti. Abbiamo anche distribuito guanti e mascherine al personale di soccorso e ai VVF. Inoltre abbiamo portato cibo e acqua al punto di distribuzione della Croce Rossa. La nostra squadra era autonoma sia per il cibo sia per l’alloggio e utilizzava il furgone RESEDA come base.Il sostegno alle comunità locali post-sismaE’ intenzione della RESEDA, come già realizzato per il terremoto del 2009 all’Aquila, dare un sostegno alla popolazione per la ricostruzione e il dopo sisma. In particolare già durante il primo intervento sia Transition Italia sia l’Istituto italiano di Permacultura ci davano il loro appoggio. Anche alcune ditte private ci fornivano appoggio e materiali. Attualmente il progetto è delineato in questo modo, prevedendo le seguenti azioni:• supporto tecnico e impianti solari per le aziende agricole montane

colpite dal sisma;• supporto tecnico per il design in permacultura delle aziende agricole montane e per i paesi colpiti dal sisma;• supporto sociale per la cittadinanza per sostenere le capacità di resilienza, di collaborazione e di azioni collettive (metodo Transition Town);• supporto tecnico alla ricostruzione ecologica degli edifici.Uno degli strumenti con cui intendiamo agire localmente è il Transition Van, un furgone adibito al soccorso e al sostegno delle comunità locali. Tecnici dell’Istituto Italiano Permacultura ci affiancheranno nell’opera di supporto alle aziende agricole. E facilitatori delle Transition Town ci daranno una mano per quanto riguarda il supporto alle comunità locali. Cercheremo come già fatto per l’Aquila delle aziende di produzione di pannelli solari che ci donino materiali e aziende termoidrauliche che ci aiutino nella loro installazione. Ci sarà comunque bisogno di denaro per l’acquisto dei materiali necessari, per le spese vive del progetto e l’acquisto di attrezzature.

SOMMARIO

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4www.ferrara.viveresostenibile.net INVERNO 2016

Ferrara ALIMENTAZIONE CONSAPEVOLE

Si narra che nell’antica Roma dal 17 al 24 dicembre si celebravano i Saturnali in onore di Saturno, dio delle semine e dell’agricoltura. In quei giorni Roma era messa a soqquadro da una vera e propria rivoluzione nella quale gli schiavi prendevano il posto dei padroni ed erano autorizzati, per una volta, a farsi servire da loro pranzi luculliani. Credo che derivi da questa antica usanza il nostro imbandire la tavola di Natale come se non esistesse un domani. Nello stesso periodo i Celti e i Germani celebravano il

Natale nutrientedi Beatrice Calia, L’Erbana. Chef di cucina Natural Green [email protected] tempo di lettura: 5 min

Idee per un Menù natalizioleggero e goloso che puòmettere d’accordo tutti• Per cominciare potete offrire ai vostri ospiti un piatto di cruditè con agro di senape o olio nuovo e sale dolce, oppure potreste sbizzarrirvi preparando dei canapè golosi, o delle sfogliatine di polentina con finocchi gratin o cardi alla mediterranea, eppoi verdure, semi, germogli e intingoli alle erbe. Oppure, che ne dite di una torta salata con le verdure che più vi stuzzicano? O di un tofu marinato alla melagrana con rucola e mele, servito con grissini ai semi?A seguire, involtini di verza con funghi trifolati o verdure al forno con tempè marinato al tamari con peperoni in agrodolce. Malgrado io non faccio uso di solanacee nel periodo invernale, con il tempè i peperoni ci stanno proprio bene, e l’eccezione ci sta! Il tempè se ben cucinato è sbalorditivo, e nel periodo invernale è una manna.

• Se vi sentite accoglienti, avvolgenti, calorosi, offrite ai vostri ospiti una vellutata di zucca con una spruzzata di salsa di soia per smorzarne la dolcezza donando una nota di brio, guarnitela con un trito di salvia e rosmarino o anche di prezzemolo, sarà ben gradito; o se vi sentite più silvani proponete una vellutata di patate ai funghi porcini; o se volete andare sul ruspante, una polentina con sughetto di ceci e castagne al profumo di finocchietto.Se poi volete far felice tutti, grandi e piccini, fate polpette di tofu, di seitan, di patate, di verdure, in umido o fritte, in bianco, o piccoli burgher di ceci con cavolfiore in umido e nocciole tostate, non ponete limiti alla fantasia e accompagnate tutto con le patate che piacciono a tutti, “belli e brutti”.

• Per non distaccarsi troppo dalla tradizione, vi suggerisco una lasagna alla goccia d’oro, ovvero ai funghi; anche i bambini gradiranno la farinata arrotolata al topinambur e crema di zucca condita con olio di canapa, e besciamella di riso (grazie Sara Samuel) oppure provate i tortelli di patate accompagnati da castagne in agrodolce profumate dalla scorzetta di arancia vaniglia e cannella. Piatti semplici e golosi che vi delizieranno il palato e fan bene al cuore.E per chiudere in bellezza una dolce crema gialla al limone da servire in coppa guarnita con chicchi di melograno (simbolo di prosperità e bellezza), o sbriciolata di amaretti (per tornar bambini), o frutta secca tostata ( per aggiungere croccantezza); accompagnata dai biscottini di cui allego/segue la ricetta.

• Il tutto accompagnato dalle acque profumate dell’Erbana di cui trovate la ricetta sul mio sito: www.beatricecalia.it.

Se volete approfondire le ricette o comprare il mio libro da regalare a Natale, scrivetemi [email protected].

solstizio d’inverno e l’avvicinarsi dell’anno nuovo, con la festa di Yule. È a loro che vorrei rifarmi, portando in tavola ricchezze vegetali simbolo di nuova nascita, di rinnovamento, cibi nutrienti, alimenti simbolo di nuova vita, semi e germogli, alimenti vegetali ricchi di vitalità, verde clorofilla e rosso rubino come la linfa che scorre in noi e nelle amiche piante. Fu l’imperatore Aureliano, nel 274 d.C., che decise di festeggiare con il 25 dicembre “la natività del Sole Nascente”: la luce del giorno, infatti, ricomincia ad allungarsi proprio in questo periodo. Solo in seguito verrà

fissata in questa data la nascita del Bambin Gesù. Oggi è venuto a scemare il piacere di festeggiare i veri motivi del Natale: c’è la corsa ai regali, al preparare pranzi e cene succulente a volte a base di ingredienti impossibili, troppo esotici e costosi. La tavola a Natale dovrebbe unire, e invece a volte separa per via delle varie scelte alimentari, non sempre condivise. La tradizione evoca una tavola ricca e imbandita, una volta durante l’anno il cibo scarseggiava e quindi si aspettavano le feste comandate per fare scorpacciate, ma al giorno d’oggi abbiamo a disposizione ogni cosa, sempre! Credo che si potrebbe optare per piatti vegetali semplici e appetibili a tutti, così, almeno a tavola potrete proporre una ritrovata pace, vero simbolo del Natale. Date estro al vostro Natale, porterete colore e allegria sulle vostre tavole, non ci saranno differenze, ognuno sarò incuriosito e dilettato nel condividere sapori nuovi e golosi, senza creare separazioni inutili. Il buon cibo alimenta in noi pensieri gentili, nutre i nostri cuori e fa bene alla Terra e ai suoi abitanti. Portare in noi cibi sani ci aiuta a rinnovarci in corpo, mente e spirito. Auguro a tutti un sereno e gioioso Natale, sperimentate sempre e abbiate cura di voi! Un abbraccio da Beatrice Calia, autrice del libro “L’Erbana una selvatica in cucina”.

Biscotti da regalareNatale è un momento di festa, di gioia, di condivisione, di gesti benauguranti e scambio di doni.Le cose fatte da noi stessi sono doni meravigliosi perché hai dedicato del tempo, sono cariche dell’energia del cuore e la scelta non è stata affrettata o casuale. Amo regalare biscotti, condivido con voi questa ricetta preziosa dal successo assicurato. Ecco qui la ricetta dei Biscotti homemade/handmade che potrete preparare coi vostri bimbi, coppando la frolla della forma desiderata, ovvero stelle, omini di zenzero, cuoricini. Rammentate di praticare un buchetto prima di infornarli, per appenderli all’albero con l’inserto di un filo colorato oppure potrete invasettarli in bei barattolini di vetro imbellettati con ricettina allegata; un’idea carina per i vostri regali di Natale.

Ingredienti:90 gr burro a temperatura ambiente (mucca o soia, a vostro piacere)90 gr zucchero di canna integrale, reso impalpabile in un macina caffè1 C di yogurt (mucca o soia, a vostro piacere)1\2 C di maizena1/3 c di zenzero in polvere 100 gr farina semintegrale 25 gr di riso integrale macinato e setacciato al momento nel macinacaffèUna punta di cremor tartaro o di bicarbonato un pizzico di sale di Cerviaacqua, solo se l’impasto vi sembra troppo compatto (dipende dalla farina usata e dal tempo)

Preparazione:in una planetaria lavorare il burro fino a renderlo una crema montata, unitevi lo zucchero, il sale e incorporate velocemente lo yogurt. Mischiate tra loro le polveri (riso macinato fresco, la farina, la maizena, il baking e lo zenzero) e versatele nella planetaria assieme al composto montato. Impastate finchè i vari ingredienti non arriveranno ad essere ben compatti. Togliere l’impasto dalla planetaria e lavoratelo rapidamente con il palmo della mano. Con l’impasto formate una palla e avvolgetela in un panno. Mettere a riposare in frigo per 30’. Trascorso il tempo di riposo accendete il forno a 180° e stendete l’impasto su un piano di lavoro infarinato, aiutandovi con un mattarello tirate la pasta dell’altezza di un dito e ritagliare i biscotti con la formina che più vi piace. Disponeteli su una teglia ricoperta con carta forno e cospargerli con una spolverata di fior di sale. Infornateli per 10/12’, (i biscotti devono colorarsi, ma non bruciarsi). Se volete potete impreziosire i biscotti con gocce di cioccolato fondente o uva passa, o scorzette di arancia e limone. Questa “frolla” è molto malleabile e potete sbizzarrirvi a piacimento. Mettete in moto la fantasia per la confezione. Buon Natale! EvViva la Vita e Buona biscottata!

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Ferrara

Comunemente, quando si parla di tè, ci si riferisce a quella bustina contenente una polvere che si mette in ammollo dentro ad una tazza per un tempo generico, e che ci lascia una bevanda scura con un sapore spesso non molto gradevole; si è così costretti ad adulterarlo con limone, zucchero o latte.Purtroppo, sin dall’infanzia, la maggior parte di noi ha conosciuto il tè solo in questa misera versione. Spesso, per questo motivo si tende ad associarlo ad una bevanda da somministrare quando si è malati.MA IL TÈ È MOLTO DI PIÙ.Possiamo cominciare dicendo che tutto il tè (nero, verde, bianco, ecc…) deriva da due piante: la Camellia sinensis (nativa della Cina) o la Camellia assamica (nativa dell’India), delle quali si utilizzano principalmente le foglie. La raccolta avviene in vari periodi dell’anno a seconda delle condizioni climatiche dove essa cresce e del tipo di prodotto che si vuole ottenere. Dai diversi metodi di raccolta e lavorazione si riescono a produrre numerose tipologie di prodotti finiti: tra i più comuni compaiono il tè nero, il tè verde, il tè oolong e il tè bianco.Il TÈ NERO è quello più conosciuto ed utilizzato in occidente, è la bevanda che si trova sulle tavole di chi fa colazione o merenda e lo predilige al caffè.Parliamo di tè nero quando le foglie, una volta raccolte, vengono stropicciate e rimescolate in modo da innescare un processo di ossidazione, da renderle di color marrone scuro. Quando il processo sarà completo, le foglie di tè saranno sottoposte ad essiccazione e confezionamento.Grande interesse sta suscitando negli ultimi anni il TÈ VERDE, che per le sue note proprietà salutistiche, si sta velocemente affermando anche in Italia.Il tè verde appare così come il nome lo descrive, con varie sfumature

Il tè: un nome per tante varietà

Sito per approfondire: www.youandtea.it ALIMENTAZIONE CONSAPEVOLE

di Michele Masieri tempo di lettura: 5 min

Punto Veg è il primo bistrot vegetariano, aperto a Ferrara lo scorso Aprile, ideato e gestito da due fratelli di origini mediorientali, con tanta passione per la cucina sana e tanta nostalgia per i sapori ed i profumi della loro infanzia.Noce moscata, cumino, curcuma, summac, cannella, ginepro e coriandolo sono le spezie e gli aromi che profumano gli ambienti delle case in Medioriente, grazie ai quali Johnny ed Alice rendono gustosi ed irresistibili i loro panini, gli sfiziosi falafel ed il vellutato Hommos, preparati sempre freschi ogni giorno.Ed ora, pronti per scaldare l’inverno che si avvicina, arrivano anche le nutrienti zuppe e vellutate vegetariane, ma soprattutto il Salep, cremosa bevanda calda diffusissima in tutto il Medioriente, novità assoluta per Ferrara, e adattissima ad accompagnare le passeggiate invernali o per scaldarsi durante una sosta nel locale.Il Salep prende il nome dal tubero di alcune orchidee selvatiche che

Alla scoperta di Punto Vegtempo di lettura: 2 min

Paninoteca e friggitoria vegetariana e vegana da asporto

Specialità Hommos e Falafelper info e prenotazioni: 380/6985929 - e-mail: [email protected]

www.facebook.com/Marzoukapuntoveg/

e sentori fruttati, fioriti ed erbacei. È un prodotto che non ha subito il processo di ossidazione, ma è stato solamente sottoposto ad un trattamento termico rapido per far sì che resti il più naturale e vicino possibile a come è stato raccolto.Di grande tradizione nell’isola di Taiwan, poco a poco sta emergendo l’interesse per il TÈ OOLONG o tè semi fermentato. Queste foglie, dopo la raccolta, subiscono un parziale trattamento ossidativo prima di essere definitivamente essiccate. Il processo di ossidazione viene infatti interrotto prima che il tè annerisca del tutto, si avrà così ottenuto un prodotto che sta a metà fra il tè verde è quello nero, ma con profumi e sapori che solo questo genere di foglie sono in grado di sprigionare.Ancora un po’ sconosciuto è il TÈ BIANCO, dalle grandi proprietà antiossidanti. Spesso questo tè è costituito solo da germogli, talvolta anche da foglie, semplicemente appassite poi essiccate, il suo infuso è particolarmente delicato ma molto aromatico.Questa bevanda ha molteplici proprietà benefiche conferite dalle diverse sostanze presenti in quantità variabile in base al tipo di tè:- polifenoli e flavonoidi dalle importanti proprietà antiossidanti;- tannini che aiutano a ridurre l’assorbimento del colesterolo;- L-teanina, aminoacido “antistress” che coadiuva la concentrazione lasciando corpo e cervello più calmi;- caffeina che aiuta a mantenere svegli e concentrati, ed insieme ai polifenoli, grazie alla sua attività termogenica aiuta a diminuire l’assorbimento di grassi;

- sali minerali e vitamine.Tra i vari tipi di tè in foglia, non esiste il migliore, ma solo quello che si addice di più alle nostre corde, o quello che scegliamo di volta in volta per accompagnarci nei vari momenti della giornata.Vi aspettiamo da You & Tea, in Via Dè Romei, 36A a Ferrara - www.youandtea.it - dove potete accomodarvi per consumare un ottima teiera di tè accompagnata da un delizioso dolce artigianale; oppure per acquistare oltre 190 varietà di tè ed infusi, oggettistica professionale, spezie e sali dal mondo, miele e cioccolato.Francesca, Marco e Michele vi accoglieranno e vi potranno seguire in ogni vostra scelta chiarendo i vostri dubbi sul fantastico mondo del tè.

Semi di zuccatostati fatti in casadi Rosaria Scotto tempo di lettura: 2 min

La zucca è senza ombra di dubbio la regina dell’inverno: versatile (può essere utilizzata nelle preparazioni dolci e salate), ricca di fibre e vitamine, ma con un basso valore calorico (18 Kcal per 100 grammi di prodotto). Ma forse non tutti sanno che anche i semi sono ricchi di proprietà, dunque non uno scarto.Facciamo un breve elenco delle proprietà dei semi di zucca:• Contengono triptofano, un amminoacido precursore della serotonina, che favorisce il riposo notturno• Ricco di magnesio, che oltre a conferire all’organismo una sensazione di benessere generale, favorisce le regolari attività cardiache.• Elevata presenza di omega-3. Come per il lino e il lupino, in natura esistono varie fonti vegetali di omega-3, e i semi di zucca ne sono un esempio.• Contengono una buona quantità di zinco e ferro, utili soprattutto in gravidanza, quando il fabbisogno giornaliero aumenta.Il modo più gustoso per consumare i semi di zucca è tostati, diventando uno snack sano e sfizioso.Possono essere tostati in padella o in forno, salati e, perché no, anche con zucchero o miele. In padella la tostatura è più rapida: si consiglia di utilizzare una padella antiaderente, senza olio, o condimento, solo i semi: si rigirano per qualche minuto e fuori dalla fiamma si aggiunge sale o zucchero, spezie (paprica nella versione salata e cannella in quella dolce) , aromatiche o quello che si desidera. In forno invece si può condire prima di infornare, con forno a 150° per 30-40 minuti, girando un paio di volte per garantire una tostatura uniforme.Si conservano in vasi di vetro ermetici puliti dopo averli fatti raffreddare.Fonte: www.ifioridelbene.com/blog.

viene macinato ed utilizzato come addensante per il latte di mandorla (utilizzato al posto del latte vaccino per rendere la bevanda 100% vegan) che viene poi aromatizzato con gomma arabica, cardamomo, acqua di fiori d’arancio, e, appena prima di servirlo, guarnito con una spolverata di cocco e cannella, una vera esplosione di gusto!Non vi resta che andarli a trovare, a Ferrara, in via Carlo Mayr 78; tel. 380.6985929www.facebook.com/Marzoukapuntoveg.

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Ferrara

Oltrecafé, il un pellet innovativo prodotto dai fondi di caffè

SCELTE SOSTENIBILI

Fino a qualche anno fa chi faceva un mutuo si legava mani e piedi a un prodotto e a una banca per 10/20 anni e nel caso la scelta non fosse stata oculata e ben analizzata le possibilità di rimediare l’errore erano poche e piuttosto costose. Oggi le cose, per fortuna, sono cambiate. Noi utenti abbiamo più opportunità per modificare il percorso e “ricucirci” un mutuo più adatto alle nostre esigenze. Ma qui sorge un nuovo problema, quello della conoscenza: a fronte di un certo numero di opzioni come districarci fra le varie proposte, come utilizzarle a nostro favore? Qui diventa veramente importante, prima di compiere nuovi passi e eventuali nuovi errori, cominciare a capire prima quale prodotto stiamo “acquistando”.Andiamo a vedere le varie possibilità a disposizione nel momento in cui abbiamo già un mutuo in essere:rinegoziazione: ci rechiamo nella banca presso la quale abbiamo il mutuo e cerchiamo di abbassare lo spread (la percentuale che la banca aggiunge al tasso di riferimento, Euribor per i tassi variabili e Eurirs per i tassi fissi).Costi: zero – in base alla legge 244/07 non è necessario l’intervento del notaio.

Esempio: Mutuo €100.000 a 15 anni, tasso variabile Euribor 6mesi + 2,50% di spread, rata € 657, totale interessi € 18.300. Se riusciamo a far abbassare lo spread all’ 1% la rata diventa € 590 e risparmiamo circa 12.000 euro di interessi.portabilità o surroga: (legge 40/07) se non raggiungiamo l’accordo possiamo sempre rivolgerci ad un altro istituto e se ci propone condizioni migliori “traslocare” il mutuo, senza dover estinguere l’operazione originaria.La nuova banca estinguerà il mutuo precedente e la vecchia banca non potrà opporsi a questa decisione. Con questa operazione possiamo modificare tipo e misura del tasso e anche la durata potrà essere allungata o ridotta. Non si può modificare l’importo che deve corrispondere al debito residuo del mutuo originario. Anche in questo caso la legge parla chiaro: l’operazione deve essere a zero costi per il cliente.

Esempio:Mutuo € 100.000 a 20 anni, tasso fisso 4%, rata 606.

Mutui: come districarsitempo di lettura: 4 min

Economico e sostenibile, facile da acquistare il pellet continua a crescere in Italia, dove la cultura della stufa fa parte della storia del Paese e il prezzo dei combustibili fossili spinge molti consumatori a cercare metodi di riscaldamento alternativi (visto il risparmio tra il 20 e il 50% che si ottiene rispetto ai combustibili tradizionali), con un occhio al portafoglio e uno all’ambiente. L’Italia però è il principale importatore europeo di pellet per uso domestico e l’unico paese in cui il consumo è quasi sei volte superiore alla produzione (al 2016 3,3 milioni di tonnellate consumate per una produzione interna di meno di 500’000ton/a). Oltre alla forte dipendenza italiana dalle importazioni di pellet si sono riscontrati altri problemi di carattere ambientale riguardo l’origine del pellet: spesso non dichiarata, spesso non

L’innocenza delladannosa inutilità

Pensando all’evoluzione della società e dei consumi, ricordo che al tempo in cui ero studente universitario, il docente del corso di Economia Agraria ci parlava di una teoria secondo la quale i consumi si evolvono, accompagnando l’evoluzione della società. Secondo tale teoria in una società evoluta e matura, alla fase del “consumo di massa” avrebbe dovuto fare seguito una fase di “consumo intelligente”, cioè un consumo consapevole e sobrio, dettato dalle reali esigenze delle persone e non da quelle indotte o derivanti da decenni di consumi di sussistenza. Sono entrato per la prima volta alcuni giorni fa in un negozio di una ahimè nota catena danese nato sotto le due torri di Bologna e ho dovuto constatare un po’ mestamente che questa fase di consumi intelligenti non arriverà mai, o comunque di quanto sia lontanissima dall’essere raggiunta. Scaffali pieni di inutili, accattivanti, economiche e apparentemente innocenti plasticherie, che risultano estremamente attraenti per molti ragazzi, e non solo. Il binomio tra un design accattivante e un prezzo bassissimo risulta fatale, poco importa che si tratti di oggetti assolutamente inutili, o perlomeno non necessari. E allora come resistere ad oggetti “carini” e colorati, che costano pochissimo e si prestano per mille occasioni? Poco importa che a scala globale, poiché tutto è globalizzato, si tratti di milioni, miliardi di oggetti inutili, che viaggiano da una parte all’altra del pianeta e ben presto finiranno a riempire discariche o ad essere inceneriti liberando in atmosfera gas dannosi. La mia attenzione si è soffermata sul negozio di quella catena, ma riguarda naturalmente molte altre catene globalizzate, soprattutto quelle che propongono l’usa e getta, dall’abbigliamento, all’arredamento.La maturità riguarda non limitarci a valutare l’oggetto che ci troviamo per le mani, ma a considerare la sua effettiva utilità, e soprattutto tutti gli impatti che ad esso sono associati: dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, al trasporto, al suo smaltimento. Questa maturità però non la possiamo pretendere dai nostri figli, la dobbiamo insegnare.

di Ciro Gardi tempo di lettura: 2 min

tempo di lettura: 3 min

proveniente da scarti di segheria, ma da taglio diretto di foreste; pochi problemi se le foreste sono gestite in modo responsabile, molti se si effettuano tagli indiscriminati e disboscamenti o se ci si approvvigiona da zone inquinate o da legnami contaminati (vari sono stati i casi di pellet radioattivo, inquinato al piombo…). Allo stesso tempo il caffè è al secondo posto tra le materie prime commercializzate a livello mondiale dopo il petrolio, seconda bevanda più bevuta al mondo dopo l’acqua e settore di fondamentale importanza per l’industria delle bevande italiane. Ma quanti rifiuti produce?Circa 360.000ton di fondi di caffè e 1miliardo di capsule che prendono la via dell’indifferenziato ogni anno solo in Italia. E dire che secondo la Commissione europea passare da un’economia

di tipo lineare come quella attuale a una di tipo circolare creerebbe 580.000 nuovi posti di lavoro. Oltrecafé è un pellet innovativo prodotto dai fondi di caffè, il primo in Italia, un biocombustibile 100% sostenibile (riciclato e a km zero) che fornisce risparmio economico e maggiori benefici ambientali a chiunque utilizzi pellet per riscaldarsi. Il primo tassello di un progetto che vuole creare prodotti di qualità dagli scarti agroalimentari delle nostre aziende: produciamo i migliori prodotti food al mondo, perché non divenire leader anche nel riciclo degli scarti?! Creiamo valore da queste risorse inaspettate esprimendo al meglio il loro potenziale nascosto. Grandi opportunità economiche, per l’ambiente e per gli obiettivi green delle aziende sono racchiuse in un progetto di riciclo e produzione (dalla culla alla tomba) come questo. Per info: www.oltrecafe.com.

di Daniela Lorizzo, Banking Trainer e Consulente di Economia Consapevole - [email protected]

Sito per approfondire: www.danielalorizzo.it

Surrogando a un tasso fisso del 3% si possono risparmiare più di 10.000 euro di interessi.

Sostituzione: se nessuna delle soluzioni precedenti risulta risolutiva si può decidere di accendere un nuovo mutuo più conveniente con una nuova banca.Con questa operazione si potrà estinguere il vecchio mutuo e, se necessario, richiedere una cifra in più per liquidità. Questa operazione va analizzata con cura perché comporta dei costi:• oneri bancari per l’istruttoria della nuova pratica• oneri notarili per la registrazione del nuovo atto• imposta sostitutiva.

Nonostante i costi suppletivi, il mutuo di sostituzione consente un’ampia libertà di azione (cambiare banca, tipo di mutuo, tasso, importo, tempo). Vale quindi la pena di analizzarlo facendo bene attenzione alla relazione fra costi e benefici.Come sempre la conoscenza fa la differenza… Sempre!Vuoi approfondire la tua questione bancaria?! Sfrutta i pacchetti riservati ai lettori di VIVERE SOSTENIBILE! • 3 ore di consulenza: 70,00 euro.• 7 ore di consulenza: 140,00 euro. Le ore di consulenza possono essere utilizzate anche separatamente, senza scadenza, presso il mio studio di Lugo (RA). Contattami al 338.6414273. www.danielalorizzo.it.

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FerraraSCELTE SOSTENIBILI

La notizia del “matrimonio” tra Bayer, leader mondiale nel settore della chimica per l’agricoltura e Monsanto, leader nella produzione di sementi OGM, è arrivata da qualche settimana ma oltre alla scossa provocata in Borsa è, tutto sommato, passata in sordina

Se non fosse che le due mega-aziende in questione sono presenti nelle vite di miliardi di esseri umani in varie forme, non interesserebbe nulla neanche a me! In fondo, la finanza, in particolare a questi livelli, è roba per pochi anche se guasta e peggiora la vita di tanti... Questo strano matrimonio, unirà chi controlla il mercato del “seme modificato” a chi produce pesticidi e diserbanti in una sorta di conflitto di interessi dal quale, da semplice cittadino, non vedo nascere nulla di buono. L’agricoltura industrializzata è una sorta di laboratorio a cielo aperto, dove si sperimentano culture sempre più produttive e resistenti. Si, ma resistenti a cosa? Spesso proprio a quelle molecole chimiche studiate per eliminare “erbacce” e parassiti. Così i campi di grano puntellati di papaveri rossi sono ormai solo nella memoria di chi “pesta questa terra” da un po’. No, non è romanticismo! E’ la constatazione che siamo sempre più accecati dal “rendimento economico” e a quello, al guadagno, alla crescita, al PIL, sacrifichiamo tutto! Anche la salute nostra e dei nostri figli. Ci propinano ormai da anni il “mantra” dell’obbligo di aumentare le rese agricole per ettaro coltivato, come soluzione per sfamare una popolazione mondiale in costante aumento, ma sarà davvero questa la soluzione? Si stima che circa il 75% della produzione agricola mondiale, provenga da piccoli produttori, agricoltori che coltivano appezzamenti da 1 a 10 ettari, in particolare servendo i mercati locali, valorizzando le risorse a loro disposizione (come l’acqua), riducendo la povertà rurale, radicando la popolazione al proprio territorio ed evitando enormi masse migratorie, salvaguardando l’ambiente circostante. Ne consegue che solo il 25% della

La vita brevettatadi Silvano Ventura - [email protected] tempo di lettura: 5 min

Spazio Aperto a FerraraSpazio Aperto è la bottega di Simona e Gilda, un felice recupero urbano nel cuore di Ferrara. E’ lo spazio dove mestieri dimenticati ritornano a vivere, dove le idee nascono, prendono forma e si mettono in mostra.E’ lo spazio dove la passione, l’abilità, e il lavoro di tanti artigiani si “racconta” attraverso l’esposizione e la vendita delle loro autoproduzioni.Spazio Aperto non è solo un luogo espositivo è uno spazio dove le nostre competenze sono a disposizione per chi ha voglia di provare, sperimentare, curiosare e imparare.E’ stimolo e condivisione.

E’ laboratori, incontri, attività volti a promuovere il saper fare e trasmetterne il valore.E’ associazione di promozione sociale, dove si promuove la sostenibilità e la cultura del riuso in un’ottica di un’economia accessibile e libera da etichette, marchi e logiche di mercato.

di Maddalena Nardi tempo di lettura: 2 min

produzione agricola mondiale, proviene dai grandi produttori. Questo tipo di agricoltura monocultura, ampiamente praticata in nord-america, inquinante, grande consumatrice di prodotti chimici, altamente meccanizzata e quindi dipendente dal petrolio, è basata su monoculture spesso OGM; basti pensare al mais o alla soia. Ma solo una parte di questi prodotti è per l’alimentazione umana, molto è destinato agli allevamenti o agli agro-carburanti. Ha senso perdere bio-diversità, intossicarci ed ammalarci a causa dei prodotti chimici usati in agricoltura, cedere anche la sovranità sulla trasmissione della vita alle multinazionali che brevettano le sementi per intossicarci di carne o per fare il pieno al SUV? Le soluzioni possono solo venire dai cittadini perché credo che il sistema politico sia troppo asservito ai voleri della finanza. Ve ne segnalo alcune di facilissima e immediata applicazione. Sprechiamo meno! In Italia viene gettato il 30% del cibo, nella

lunga filiera che va dal produttore ai vari passaggi commerciali, fino alle nostre tavole. Compriamo il più possibile a filiera corta, da produttori locali, prodotti di stagione. Aiuteremo a ridurre la CO2 emessa per i trasporti o per la coltivazione in serra e valorizzeremo l’economia locale. Riduciamo il consumo di carne. Ne gioverà la nostra salute (come ha affermato di recente anche l’OMS) e l’ambiente, inoltre ottimizzeremo l’utilizzo delle risorse agricole. Auto produciamo una parte, anche piccolissima, del nostro cibo. Chi non ha almeno un davanzale al sole per una pianta di basilico, un rosmarino, una salvia e un peperoncino? E sa avete un pezzetto di terra, non coltivate solo rose! In questo modo aumenteremo la resilienza nostra e della nostra comunità, cioè la nostra capacità di sopperire direttamente ai nostri bisogni, di essere meno dipendenti. Insomma è un modo per farci sentire. Per indicare dal basso, soluzioni diverse e locali a problemi globali.

E’... uno spazio aperto.Vi abbiamo incuriosito abbastanza? Tra un cinema ed un aperitivo fate un salto da Spazio Aperto in via C. Mayr 69, ma se volete potete entrare anche da via delle Volte 41.Facebook Spazio Aperto Ferrara.

Foto di Maria Chiara Bonora

M O D E N A

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Ferrara

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® ESSERE VEGANIdicembre 2016

di Renata Balducci, Presidente di Associazione Vegani Italiani Onlus

La rubrica di RenataVivere sostenibilmente porta alla consapevolezza del fatto che è im-possibile pensare di andare avanti consumando le risorse del pia-neta, rischiando l’esaurimento delle stesse, anche con la sceltadell’alimentazione. Dicembre è per antonomasia il mese delle festi-vità: in gran parte del mondo occidentale si celebra il Natale, festadi Amore e Pace. E’ anche, però, un periodo in cui si registra l’aumento della do-manda e del consumo di alimenti di origine animale, con tutto quello

che ciò comporta in termini di sfruttamento animale e ambientale.Oggi, le cose stanno cambiando e sempre più persone scelgono divivere con la consapevolezza che anche una piccola azione, come lascelta della spesa, può fare la differenza per qualcun’altro, umano oanimale che sia.Per queste festività, quindi, vi propongo una ricetta sfiziosa e facile dapreparare, senza il bisogno di portare in tavola il dolore di nessuno.

Ravioli ROSSI …al cavolo NERO (2 persone)

Impasto

- 100 gr di farina 0- 1/2 rapa rossa già lessata- Sale

Ripieno

- Cavolo nero- Lievito in scaglie- Brodo vegetale- Olio E.V.O.- Cipolla- Fior di sale q.b.- Peperoncino- Aglio

Condimento

- Pinoli- Semi di papavero- Margarina vegan- Salvia

PreparazioneFrullare la rapa rossa e ricavare il liquido coloratopassando al setaccio il composto ottenuto. Unire al liquido la farina e il sale, per ottenere unimpasto ben modellabile. Evitare che appiccichi emettere da parte.Mondare il cavolo nero, sfilando le foglie,lavare ac-curatamente e tagliarlo a striscioline. Lessarlo in abbondante brodo vegetale, in cui fa-remo anche riprendere morbidezza ai pinoli.Scolare il cavolo nero e saltarlo per insaporirlo,inun tegame di coccio con cipolla affettata, olio, agliopeperoncino, e fior di sale per aggiustare.Non appena sarà pronto togliere l’aglio ed aggiun-gere un paio di cucchiai di lievito in scaglie e me-scolare bene e lasciare che si raffreddi un po’.Appena raffreddato, tritare il tutto grossolanamente.Lasciare i pinoli nell’acqua per il condimento finale.Stendere la sfoglia di pasta.Distribuire il ripieno sulla pasta stesa in modo equi-distante e ricoprire con altro nastro di pasta.Ricavare ora i ravioli, schiacciando intorno al ri-

pieno e tagliando con l’apposita rotella taglia raviolidella forma preferita.Scolare i pinoli lasciati nell’acqua di cottura del ca-volo neroSciogliere la margarina vegan insieme alla salvia.Impiattare condendo con i pinoli, la margarina, lasalvia e dei semini di papavero.

ESSERE VEGANI

Incontro con Adalberto Barreto,padre della Terapia Comunitaria Integrativa

Tempo di lettura 15 min.

Cominciamo dalla storia. Come è nata la Terapia Comunitaria Integrativa? Tutto è nato 35 anni fa quando seguivo dei pazienti psichiatrici nell’Ospedale dell’Università di Fortaleza in Brasile. Il Centro dei Diritti umani della favela mi mandava alcuni casi nel mio ambulatorio ed io li mettevo insieme ad altri pazienti che avevo in lista. Il numero dei pazienti continuava ad aumentare ed è arrivato il momento in cui non ce la facevo più a seguire tutti i pazienti in ospedale. Allora ho proposto al Centro dei Diritti Umani di creare uno spazio nella favela dove sarei andato insieme agli studenti di medicina dell’Università.Quando sono arrivato la prima volta all’incontro nella favela c’erano 30 persone e tutti volevano degli psicofarmaci per superare i loro problemi. Appena arrivato ho voluto dire chiaramente per quale motivo ero lì. Ho cominciato col chiedere cosa volevano e loro hanno risposto che volevano medicine per curare i loro disturbi perché erano malati. Allora ho detto “Bene, anche io sono malato e vengo qui per curarmi.” E loro mi hanno chiesto qual era il mio disturbo, la mia malattia ed io ho risposto: “Vorrei curarmi dall’alienazione universitaria.”Ho continuato chiedendo: “Siete soddisfatti dei dottori che vengono a curarvi?”. E loro hanno risposto: “No, perché hanno sempre fretta, ti danno semplicemente una ricetta per comprare la medicina; non sono venuto qua per risolvere i vostri problemi.” ho detto io, “Sono venuto per risolvere il mio: sono un professore dell’Università di medicina ma anche io non sono soddisfatto con i professionisti della Medicina. Sono venuto qui da voi per imparare un modo per diventare un medico più umano. Sono qui per risolvere il mio problema ed ho bisogno di voi. Spero che ognuno di voi venga qua per risolvere il proprio problema e che voi scopriate che la soluzione dei vostri problemi passa attraverso la relazione con gli altri. Voi non mi dovete nulla. Io vengo per dare e imparare. Non sono candidato a nessun ruolo politico. Non vengo per darvi qualcosa e per chiedervi dei voti in futuro. Non sono neppure qua per guadagnare il Paradiso in futuro. Sono più preoccupato di evitare l’Inferno in questa vita.”

Perché hai avuto bisogno di presentarti in questo modo?Perché quando si entra in uno spazio di esclusione, generalmente noi arriviamo come salvatori della patria o come illuminati e questo genera una dipendenza e la gente valorizza così un aspetto negativo. Per questo era importante l’orizzontalità: siamo tutti esseri umani e cerchiamo insieme la soluzione dei nostri problemi.

Poi come è andato avanti l’incontro?La prima volta che sono andato c’erano queste 30 persone e non sapevo che cosa fare. Ho aperto una specie di consultazione pubblica ascoltando i problemi di queste persone. Una donna, ad esempio, ci raccontò che aveva problemi di insonnia perché aveva assistito alla morte violenta di suo marito ed era rimasta impressionata. Voleva una medicina per dormire. Allora ho preso in mano il ricettario per scrivere il nome della medicina. E la donna mi disse: “Mi da un altro foglio anche lei? Io non ho soldi per comprare da mangiare ai miei figli e quindi non ho soldi nemmeno per comprare una medicina cara.”

DICEMBRE 2016

IXBuone pratiche, belle idee e buona amministrazione

di Massimo Giorgini, traduzione di Don Massimo Ruggiano

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Per me questa frase è stato uno “schiaffo energetico”. Quella volta ho potuto capire che in quella comunità non potevo esercitare il mio essere psichiatra nello stesso modo in cui lo esercitavo nell’Ospedale. Mi sono fermato a respirare ed ho sentito una voce dentro di me: “Tu non puoi ma la comunità può.” E mi è venuto in mente di fare questa domanda: “Chi di voi ha avuto problemi di insonnia.” E 12 persone hanno alzato la mano. “E come avete fatto?” Una donna ha detto: “L’ho avuta quando un figlio è partito e non mi ha inviato più notizie.” “E come hai fatto a dormire?”“Mi sono fatta un the con un’erba” e ha dato a tutti la ricetta per preparare questo infuso. Un’altra persona ha raccontato: “Ho camminato molto per stancare il corpo.” Un’altra “Ho voluto cominciare a ridere.” Un’altra “Ho iniziato a leggere di più.” Un’altra “cantando”, un’altra “pregando”. E lì ho capito che era vero: avevano i problemi, ma insieme avevano anche le soluzioni. E allora mi sono chiesto: “Ma perché devo venire qua come un vecchio colonizzatore o missionario, per dare a loro quello che loro già hanno.” Ed ho capito che il mio ruolo era più quello di stare ad ascoltarli e di far mescolare le soluzioni, facendo in modo che ciascuno scoprisse le proprie risorse che sono all’interno della propria cultura.

Che cosa ti ha spinto ad andare nella favela e fare queste esperienze?Ci sono stati 2 fatti importanti che mi hanno spinto ad andare nella favela.Il primo fatto è accaduto quando nel mio ambulatorio

personale è arrivata una famiglia molto povera dalla favela; un uomo, insieme a 2 figlie ed 1 figlio, sosteneva che una figlia era posseduta dal male. Il figlio era del padre avuto con un’altra donna. Sembrava che una figlia avesse un attacco psicotico. Il fratello va in trance in quel momento e si rivolge a me dicendo: “Le vorrei chiedere qualcosa. Io voglio che lei curi questa bambina, mia sorella.” Ed io ho risposto: “Si, io voglio curare lei ma anche te.” E lui: “Ma io non sto male. Ho lo spirito in me, ma non sto male.” Allora ho detto: “Scusa, la mania di noi dottori è di pensare che tutti abbiano bisogno di medicine. Ma io voglio occuparmi di lei.”In quel momento ho potuto capire che questa famiglia povera per chiedere aiuto ad un professionista affermato doveva passare attraverso la violenza della possessione. Come se noi vivessimo in un mondo spirituale, distante da loro e solo lo spirito potesse essere allo stesso livello dei medici. Quando ho notato questo ho capito che c’era qualcosa di sbagliato: questa medicina così verticistica e inaccessibile doveva abbassarsi per raggiungere il livello dell’altro.Il secondo fatto è avvenuto quando sono tornato in Brasile dopo essere stato per 6 anni in Europa. Sono andato a trovare mia mamma e lei mi ha detto: “Ho avuto un sogno con te. C’è una parte bella e una parte brutta. Ho visto una moltitudine di persone e sul palco una persona parlare. Io mi sono avvicinata ed ho visto che quella persona eri tu. Questa è il lato buono. Il lato brutto del sogno è che tu non mi hai riconosciuta.” E questo è stato un altro “schiaffo energetico”.Ho trascorso 6 anni in Europa, sono tornato con 2 dottorati e sono tornato per aiutare i poveri del Brasile. Ma il sogno mi stava indicando una cosa, non è tanto che non riconoscessi mia madre, ma che non ero più capace di riconoscere la mia patria, il mio popolo. Fu in quel momento lì che decisi di andare nella favela.

Quali sono state le idee che ti hanno ispirato?Le idee che mi hanno aiutato molto sono quelle del pensiero sistemico. Ogni persona, indipendentemente dal suo livello culturale, sociale ed economico, ha un sapere che può essere utile agli altri. E la Terapia Comunitaria è un luogo dove condividere questi saperi individuali. Un’altra idea che mi ha aiutato è che il sapere accademico non ha l’egemonia del sapere. C’è un sapere che viene dall’esperienza di vita che può essere preso in considerazione.

In quali paesi nel mondo è conosciuta ed utilizzata la Terapia Comunitaria Integrativa?Attualmente i paesi nei quali è conosciuta ed utilizzata la Terapia Comunitaria sono 19: tutta l’America Latina, Mozambico in Africa e 9 paesi in Europa.

Un metodo nato nelle favelas come può essere utile anche in un paese occidentale ed industrializzato come l’Italia?Nelle favelas brasiliane ciò che disumanizza le persone è la miseria materiale: non avere casa, non avere cibo, non avere diritti.

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Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

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Continua il viaggio della nostra panchina gialla. Questa volta ci siamo fermati con Sarah Knight, autrice del best seller Il magico potere di sbattersene il ca**o e le abbiamo chiesto di raccontarci il suo personale segreto della felicità.La nostra campagna “fermati, vivi” è già di per sé un invito a rallentare, a prendersi il giusto tempo per vivere una vita piena e autentica, quindi felice. In controtendenza rispetto al buonismo stucchevole che spesso dilaga durante le festività natalizie, il metodo di Sarah Knight propone un approccio di vita

Tempo di lettura 2 min.

Al Sana di Bologna abbiamo presentato i nuovi prodotti della linea EcoNano Green.Sei una farmacia, erborista o negozio bio? Richiedici la campionatura gratuita di tutti i prodotti nel fantastico formato show product!

Fermati, vivi: impariamo ad essere felici sbattendocenedecisamente alternativo. Le abbiamo fatto qualche domanda per capirne qualcosa di più.Puoi raccontarci qualcosa del tuo libro?Il magico potere di sbattersene il ca**o è un libro che parla di come imparare ad amministrare il proprio tempo, la propria energia e le proprie finanze allo scopo di vivere meglio. Se siete stressati e super impegnati e se il vostro conto è in rosso, non potete apprezzare tutte le cose belle della vita. Sbattersi meno e meglio (in termini di tempo, energia e denaro), vi darà la libertà di essere persone più felici, più sane e più divertenti: per

voi stessi e per quelli che vi circondano. Ho voluto scrivere qualcosa di divertente e liberatorio, e al tempo stesso fornire consigli utili.Che differenza c’è tra sbattersi il ca**o e essere str....? Dobbiamo

rinunciare alla gentilezza?Ottima domanda! Per sbattersene senza diventare degli str.... occorre essere SINCERI e GENTILI rispetto alle proprie intenzioni. Se dite «No» con sincerità e

gentilezza alle cose che non volete fare, non avrete fatto niente di male, e non sarà necessario che vi scusiate del vostro comportamento. L’ho chiamato il “metodo NotSorry” per la riorganizzazione mentale, perché seguendolo passo dopo passo, alla fine non si è per nulla spiacenti. Si può essere gentili con gli altri e al tempo stesso mettersi al riparo da obblighi indesiderati.Cosa consiglieresti a chi vive di sensi di colpa?Penso che siano tanti quelli che si auto-creano il senso di colpa prima che ci pensino gli altri. Molti non provano nemmeno a dire «No» perché sono

troppo presi dal loro disordine mentale. Se si riesce a riordinare la propria mente, si riesce anche a eliminare il senso di colpa. So che funziona perché lo faccio tutto il tempo. Basterà dire no in modo sincero e gentile, e gli altri lo accetteranno!Ci fai un esempio di grandi della storia, oppure di persone famose, che si sono sbattuti il ca**o?La cantante Madonna è un ottimo esempio: ha avuto un enorme successo nella sua carriera, e non gliene potrebbe sbattere di meno di quello che la gente pensa di lei.LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA su:bit.ly/intervista-knight.

In Europa, quello che io ho osservato, ciò che disumanizza è la miseria affettiva: le relazioni sono molto fredde, le persone hanno perso il significato della comunità, il senso di appartenenza. La Terapia Comunitaria non è una psicoterapia, ma è uno spazio di condivisione e di esperienze di vita. Per esempio, se una persona molto ricca, come può essere un Dottore, condivide in una ruota che ha perso la speranza di far uscire suo figlio dalla droga, questo dolore non è del Dottore, è di un uomo. Questo dolore può permettere una risonanza nelle persone che vivono in una favela o nelle persone che vivono sulla strada, senza fissa dimora.In questo senso lo spazio serve per creare legami tra le persone, indipendentemente dalla classe sociale a cui appartengono. Tutti gli esseri umani, sia chi ha molto, sia chi ha poco, lì di fatto sono uguali: possono comunicare tra di loro, accogliere, essere accolti.

Perché si chiama Terapia Comunitaria Integrativa?Dopo 6 anni dagli inizi nella favela ho dovuto strutturare la parte teorica e dare un nome a questo lavoro. Perché ho usato la parola “terapia”? Perché la parola terapia deriva dal greco “therapeia” che significa accogliere in modo caloroso. Per questo la terapia non è privilegio del mondo degli psicologi. Qualsiasi persona può accogliere. Nella psicoterapia soltanto le persone che hanno certi titoli possono intervenire (psicoterapeuti, psichiatri). Ma la sofferenza appartiene a tutti. Qualsiasi persona con le risorse che possiede può accogliere il dolore dell’altro. Da qui la parola terapia.La parola “comunitaria” deriva da persone che hanno qualche esperienza in comune: tossicodipendenza, mancanza di lavoro, violenza, o quello che è. Non è semplicemente l’individuo che accoglie e che è terapeutico, ma è la comunità che accoglie e che è terapeutica. E perché integrativa? Perché la persona integra all’interno della comunicazione la propria storia, la propria cultura.

Come funziona e quali sono gli obiettivi della Terapia Comunitaria Integrativa?La metodologia è semplice. Si parte da una situazione, problema

o tema. Ad esempio può essere il problema della persona che ha perso la speranza di far uscire il figlio dalla droga. Dopo che la persona ha parlato e che abbiamo contestualizzato insieme, il conduttore chiede alle persone presenti: “Chi di voi si è trovato in situazioni in cui ha perso la speranza? E cosa ha tentato di fare quando ha perso la speranza?”A quel punto appaiono delle perle: ho perso la speranza di trovare lavoro e in questo modo l’ho trovato, ho perso la speranza di sposarmi e alla fine ci sono riuscito, ecc.L’obiettivo non è una psicoterapia di gruppo, ma socializzare i saperi costruiti attraverso le esperienze della vita. Permettere di dare visibilità alla sofferenza, affinché le persone possano poi ricevere un appoggio da parte del gruppo. Permettere al gruppo di creare reti di solidarietà affinché le persone abbiamo più autonomia dai professionisti e dalle medicine.

In questo giornale il tema centrale è il vivere sostenibile. In che modo la TCI può rendere la nostra vita più sostenibile?E’ vero che la comunità ha problemi ma anche soluzioni. Ciò che succede di brutto in una comunità offre anche allo stesso tempo una possibilità di cambiamento. Le persone in una comunità possono appoggiarsi uno all’altro, condividendo strategie di sopravvivenza, condividendo valori. La Terapia Comunitaria permette alle persone di valorizzare ed utilizzare le proprie risorse. Le persone condividono ciò che fanno, ciò che mangiano. Si canta ciò che le persone cantano. Ogni volta che c’è una distruzione materiale o una frattura affettiva (separazioni, lutti) grazie alla Terapia Comunitaria costruiamo dei nuovi legami. Più distruzioni e sofferenze ci sono, più occasioni di costruire legami ci sono, che permettono di superare le sfide che il contesto presenta. Non dobbiamo dipendere da tecnologie straniere: abbiamo il problema, abbiamo anche le soluzioni. Questa è una metodo per sostenersi a vicenda, un modo per vivere in modo sostenibile.

Chi può diventare un conduttore di ruote della TCI?Siccome la Terapia Comunitaria non è una psicoterapia, non richiede nessuna formazione precedente. Con la TCI non facciamo nessuna analisi, né interpretazione, né diagnosi. Faccio una formazione per imparare a fare le domande giuste e ad approfondire l’ascolto attivo. Il terapeuta comunitario può essere qualsiasi persona che

Adalberto Barreto, Dottore in psichiatria (Universi-tà Rene Descartes di Parigi); Dottore in antropologia (Universitá De Lyon 2 Francia); Laureato in filosofia e teologia (Università San Tommaso d’ Aquino in Roma e Università Cattolica di Lione); Docente della Facoltà di Medicina dell’Università Federale del Cearà (Fortaleza – Brasile), Coordinatore del Progetto “4Varas” e del MISMEC Cearà Movimento Integrato di Salute Mentale Comunitaria; fondatore della metodologia di Terapia Comunitaria Sistemica Integrativa.

A Bologna lo scorso ottobre 2016 è stato condotto da Barreto il corso di formazione “UNA COMUNITA’ CHE CURA. Prendersi cura di chi si prende cura” per con-duttori di “ruote” della Terapia Comunitaria Integra-tiva.

Il corso di formazione è stato promosso e realizzato da A.S.Vo - VOLABO - Centro Servizi per il Volontariato di Bologna in collaborazione con:• Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Pato-logiche AUSL di Bologna• Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Pato-logiche AUSL di Imola• Caritas Diocesana di Bologna• Comune di Bologna• Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria don • Paolo Serra Zanetti del Comune di Bologna• Comune di San Lazzaro di Savena.

abbia buona volontà e che desideri far parte di un movimento di condivisione. In Brasile abbiamo terapeuti comunitari che sono o leader di una comunità della favela o di una chiesa e anche professori universitari. Il suo compito è quello di condurre una ruota (ci si dispone in cerchio), essere il guardiano delle regole facendo in modo che siano rispettate durante lo svolgimento dell’incontro, non avere un ideologia che gli impedisca di aprirsi agli altri.

Grazie per le risposte Adalberto e arrivederci ai prossimi incontri dedicati alla TCI in Italia.

Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

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DICEMBRE 2016

XI

Regaliamoci un mondo nuovoI lettori di Vivere sostenibile conoscono bene l’importanza che hanno le scelte individuali nel dare forza a modelli di vita, di consumo e di sviluppo a misura d’uomo e in armonia con la natura.Stiamo infatti attraversando un’epoca di grandi responsabilità fatta anche di piccoli gesti quotidiani.Abbiamo i mezzi per cambiare quello che non ci piace!S e m p l i c e m e n t e esercitando il nostro potere di consumatori, possiamo premiare e alimentare le economie fondate sul rispetto per la vita e disincentivare quelle che si basano sullo sfruttamento e l’ingordigia, portando inquinamento e conflitti sociali.I semi del cambiamento possono diventare giardini.Quando, per esempio, nel 1992 la Azienda Remedia nasceva su un “greppo” appenninico, i fondatori Hubert Boesch e Lucilla Satanassi erano visti come pazzi, tipi “strani” che inseguivano un sogno che non sarebbero stati in

grado di tradurre in qualche utile realtà. Ma quello che fecero non è stato altro che credere fermamente in ciò che la terra suggerisce a chi le rimane accanto: viverla, amarla, raccontarla, nutrirla per esserne nutriti. Chi ha la fortuna di vivere in relazione con la natura ne apprende una forma di saggezza che inevitabilmente chiede di essere liberata, condivisa, affermata.Così oggi Remedia, come altre e sempre più numerose realtà, offre diversi preparati di alta qualità che mettono in relazione le persone con il messaggio delle piante. Perché questo messaggio sia il più puro possibile, non alterato da elementi o modi alieni alla bontà della natura, si impiega la massima attenzione nel modo di coltivare, di sostenere l’equilibrio delle piante, dell’ambiente e delle persone che vi lavorano. La raccolta è una richiesta vissuta con estrema gratitudine, trasformarle è preparare qualcosa di unico e prezioso; consigliarle e spedirle, un diffondere il loro gioioso e salubre messaggio nel mondo.

Per chi vive la natura, una pianta non è il suo principio attivo ma l’intera gestualità di un essere vivente.Quando l’uomo si prende così cura della terra e dei suoi frutti, lo scambio è felice e le piante riescono a dare il miglior aiuto per il nostro benessere di anima e corpo.E il sogno si è realizzato!Cosa c’entra questo col Natale?Al di là del credo o delle abitudini di ciascuno, il periodo natalizio può essere una occasione particolare per fermarsi e onorare gli affetti più sentiti, da quello per i nostri cari a quello per se stessi. In fondo quello è il periodo dell’anno in cui si celebra, in natura, il ritorno della luce.Con le confezioni natalizie proposte da Remedia c’è l’opportunità di donare una fetta di intenti nobili e attuali, sostenere progetti rivolti al bene comune, far giungere l’efficacia di preparati erboristici fatti con amore anche a chi altrimenti non avrebbe l’occasione di incontrarli, dando così anche ad altre persone l’occasione di... migliorare il mondo.

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Amare in consapevolezza

Libri&C. VALUTAZIONE DI VIVERE SOSTENIBILE: OTTIMO SCARSO

Autore: Thich Nhat Hanh Editore: Terra NuovaPagine 128 – prezzo di copertina: 10 €

E’ il terzo volume della collana di tascabili dedicati alla pratica della presenza mentale in ogni aspetto della quotidianità. Con la consueta semplicità Thich Nhat Hanh, il monaco zen fondatore della comunità di Plum Village, si confronta con una delle nostre emozioni più forti – l’amore – analizzando i quattro elementi cruciali per viverlo pienamente: per amare gli altri bisogna innanzitutto amare se stessi; l’amore è comprensione; la comprensione è compassione; ascolto profondo e parole d’amore sono manifestazioni essenziali dei nostri sentimenti. Non c’è amore senza felicità; si coltivi, dunque, la felicità fin da piccolissimi, fin dalla nascita. Così, si coltiverà anche l’amore. Non trascuriamo, poi, il nostro corpo, perché l’amore passa anche attraverso di esso; non nascondiamolo, non vergognamocene, ascoltiamolo e ascoltiamo e rispettiamo anche il corpo della persona che amiamo. Amare in consapevolezza, ricco di pratiche meditative da fare da soli o con il partner, è un regalo unico per chi desidera accrescere la propria capacità di amare, indipendentemente dalla religione o dalla tradizione spirituale di appartenenza.

L’arte dei desideriAutore: Andrea Colamedici e Mauro GancitanoEditore: Macro VideoDurata: 200 minuti – prezzo di copertina: 19,50 €

Non ci si stupisce mai abbastanza, siamo ancora lì, inchiodati a una croce da noi stessi, dal conformismo, dalla paura, dal vuoto improduttivo, dal pensiero positivo che ci vuole buoni e sonnecchianti. E invece Igor Sibaldi, come sempre fa da anni, ci sprona a VIVERE, a DE-SIDERARE (dalla parola Sidera=stella, significa “accorgersi che nel tuo cuore c’è qualcosa di più di quel che le stelle stanno concedendo all’umanità”), ad andare oltre il con-siderare (agire come altri ci dicono sia giusto), per superare il demone del conformismo, verso il cambiamento, cominciando realmente ad ESSERE COME CI AMIAMO, non ad amare come siamo. Oltre alla bella intervista a questo vulcanico pensatore di una nuova saggezza, nel DVD troviamo una bella conferenza in cui è affiancato da Andrea Colomedici e Maura Gancitano (autori e ideatori di Tlon), in cui gli argomenti sono la differenza tra spirito e anima, l’idea del futuro, del coraggio e della libertà, ricordando Platone in un mondo di social network e di consumismo applicato anche al mondo spirituale.

Art therapy e fiori di BachAutore: Lucilla Satanassi, illustrazioni di Stefania ScaloneEditore: MacroPagine: 96 – prezzo di copertina: 12,90 €

C o n o s c o Lucilla da anni e sapevo che anche questa volta ci avrebbe r e g a l a t o un piccolo capolavoro: un libro che nasce “dal desiderio di un benessere semplice e n a t u r a l e , senza trucchi o magie… Si tratta solo di attingere al potere delicato della natura e di chiederle aiuto in momenti difficili.” Ne nasce un viaggio alla riscoperta di noi stessi attraverso l’uso del colore e la contemplazione della natura. Le 38 schede sui fiori di Bach sono le dichiarazioni che ogni fiore ci fa di sé, il motivo per cui lo potremmo interpellare e lo stato raggiunto dopo che ci ha aiutato, più la parte del corpo in cui lo si ritrova e una breve meditazione da abbinare. A lato di ogni fiore una tavola illustrata a mano, tutta da osservare, per il giusto tempo, e poi colorare e interiorizzare: uno strumento unico per recuperare la nostra vera, preziosa bellezza. Buon viaggio, ci augura Lucilla, alla ricerca del fiore che è in ognuno di noi.

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Viaggio camminato in portogalloFatti avvolgere da un sogno, contattando te stesso. Vieni con noi, Walkinglife e Surfness Lodge Peniche, attraverso il Portogallo. “SEGUENDO I PROPRI PASSI. CAMMINO E SURF” è un’esperienza alternativa, in consapevolezza, dove movimento e stanzialità s’intrecciano in un’onda sinuosa. Dove natura, cammino, yoga, meditazione, surf e internazionalità infondono una carica di energia per l’anima e per il corpo.Walkinglife vuole diffondere un modo di vivere conscio e sostenibile attraverso progetti di benessere in movimento.Surfness Lodge Peniche è una struttura recettiva, scuola di surf, yoga, sport e terapia sull’oceano.Walkinglife e Surfness Lodge, insieme, ti invitano ad un’esperienza differente dal solito viaggio. Per Natale regalati o regala 5 giorni sul Camino Portogues da Lisbona ad Arneiro das Milharicas e 3 giorni di relax a Baleal di sport e meditazione sull’Oceano.Date viaggio: 27 maggio -5 giugno 2017

Per info: Annalisa Nicolucci (walkinglife) 347.9751094, [email protected]

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ECONOMIA CONSAPEVOLE

Accredito pubblico e monetizzazione dell’operositàdei cittadini oppure debito pubblico e spesa a deficitParole e frasi hanno un significato e una funzione, quella di trasmettere un messaggio. Molte volte la funzione diventa predominante rispetto al significato e riesce persino a eliminarne il senso originario quando veicolata da persone carismatiche o dotate di potere mediatico. Ad esempio il significato proprio di “missione di pace” farebbe pensare ad un’allegra missione di buontemponi armati di bandiere multicolore che vanno in giro a consegnare ramoscelli d’ulivo. In realtà oggi è ovviamente un diverso modo per indicare lo spostamento di soldati e armi in terre lontane, il significato delle parole è soppiantato dalla loro funzione che è quella di far passare quello che si fa, che potrebbe risultare difficile da far digerire, con quello che si dice, che viene addolcito e diventa molto più facile da condividere. “Austerità espansiva” dovrebbe significare espandere le austerità, cioè aumentare o esasperare le misure di miglioramento delle condizioni di salute di un foglio di bilancio a prescindere dagli effetti che ciò genera nelle condizioni di vita delle persone reali. Invece il messaggio che politici non statisti hanno inteso veicolare è che l’austerità espande non se stessa ma la crescita, cioè: attraverso la diminuzione dei posti letto negli ospedali, l’innalzamento dell’età pensionabile, il peggioramento generalizzato dei servizi al cittadino, si può arrivare a stare tutti meglio. Oppure la frase: “uno Stato deve comportarsi come un buon padre di famiglia” che in realtà non ha nessun significato a meno di non voler credere anche agli asini che volano. Lo Stato è un’entità giuridica non una persona fisica e la sua logica sarebbe di comportarsi in maniera opposta: per assicurare il benessere dei cittadini deve spendere, non risparmiare. Quando spende, infatti, ottiene come risultato l’aumento dei redditi e dei risparmi dei cittadini mentre quando risparmia ottiene l’effetto contrario. Il punto è che la frase veicola un messaggio potente e di facile presa, cioè che uno Stato è un padre di famiglia e che così deve comportarsi, deve spendere esattamente quanto incassa dalle tasse, pareggio di bilancio, o addirittura di meno, surplus di bilancio. E, di conseguenza, che se uno Stato non si comporta in questo modo e fa un deficit, cioè spende di più di quello che incassa, oppure ha un debito troppo alto (o presunto tale) si comporta da sciupone ed è giusto sia punito dalle entità sovranazionali poste a controllo. Anche “default dello Stato” avrebbe senso solo in determinate

di Claudio Pisapia tempo di lettura 9 min

condizioni, ovvero quando gli si toglie una delle proprietà che lo contraddistingue come tale. Non si può parlare di Stato se lo si mette in condizioni di fallire, cioè se si elimina il popolo, o il territorio o la sovranità. Qualche anno fa il Presidente Obama fu costretto a rientrare dalle vacanze perché gli Stati Uniti avevano raggiunto la soglia del fiscal cliff, cioè il tetto massimo consentito per decreto del debito. Lui rientrò ed alzò, sempre per decreto, quel tetto e gli USA non fallirono a dimostrazione che una cosa sono i bilanci statali, altra cosa la realtà e cosa può o non può fare uno Stato sovrano. Nei primi anni ‘90 anche noi eravamo ancora in larga misura come gli Stati Uniti ma fu lanciato l’allarme default dello Stato, ovviamente dando un significato ad una frase che non ne aveva, a favore del messaggio di incutere timore e poter avviare l’era delle privatizzazioni. In quegli anni era già stato oramai ceduto il controllo della Banca d’Italia ai mercati e quindi la capacità dell’emissione della moneta legale, si continuò cedendo ai privati la creazione del credito, cioè la maggior parte del denaro che usiamo, attraverso la trasformazione in Spa delle banche di interesse nazionale e di diritto pubblico. Significati stravolti, aggiornati alla visione della realtà che si vuole rappresentare ed ai mezzi che si hanno per poter veicolare il messaggio che si vuole infondere nelle persone. Linguaggio di orwelliana memoria per cui diventa tutto una finzione basata sulla costruzione di asimmetrie culturali e informative che, attraverso la distruzione dei significati, fanno diventare parole e frasi solo un mezzo per trasmettere dei messaggi che non hanno niente a che fare con la loro origine. Pensate se invece di usare” razionalizzazione delle risorse” si cominciasse a dire licenziamenti oppure invece di “delocalizzare” si dicesse che grazie alle leggi permissive ed elaborate allo scopo di aggirare le tutele dei lavoratori nazionali si portano le aziende in paesi dove si possano pagare meno tasse, i salari sono più bassi e ci sono meno controlli sull’attività finanziaria. In questo modo avremmo più chiara la dimensione dell’inganno e avremmo ancor meno simpatia per chi queste cose le permette! E in tale asimmetrico contesto come far passare il messaggio che l’accredito pubblico è quella spesa accumulato da uno Stato per portare l’acqua e l’energia elettrica nelle case di tutti? Per

sviluppare i progetti per il web o l’iphone oppure per le cure contro il cancro? Per permettere ai cittadini di avere un risparmio che a loro servirà per dare un futuro migliore ai propri figli perché ad uno Stato non serve assicurarsi il “suo” futuro, non è reale. Reali sono i bisogni umani.Accredito pubblico_ se volessimo avere una visione umana della società e volessimo far passare un messaggio di crescita, prosperità e di un futuro alla portata di cittadino. Oppure _debito pubblico_ per una visione di stagnazione, crisi, banche fallite e risparmi violentati. Quasi di vergogna, per un futuro a portata di finanza speculativa. _Accredito_ o _debito_ a seconda di come si vuole vedere il mondo o il bicchiere, il primo rende liberi, il secondo schiavi nel campo di cotone. E questo messaggio veicola a sua volta quello di _monetizzazione dell’operosità dei cittadini_ perché la capacità di spesa di uno Stato è commisurata a quanto riescono, possono o vogliono produrre le persone. E queste persone per poter sviluppare, scambiare, muoversi hanno bisogno di misurare le proprie attività che lo Stato dovrebbe _monetizzare_ cioè fornire quello strumento atto a farlo con coscienza e grandi capacità perché sbagliando i calcoli potrebbe provocare fenomeni non desiderati, come l’inflazione attraverso una sovrastima delle potenzialità, o deflazione, se la stima fosse in difetto. QUESTO È, NULLA DI PIÙ! In effetti facciamo molta fatica ad identificare con parole quell’operazione attraverso la quale lo Stato immette liquidità nel circuito monetario a differenza di quando la toglie. Cioè quando tassa o fa l’imposizione fiscale, parole che appunto ben conosciamo. Eppure la _monetizzazione dell’operosità dei cittadini_ è un messaggio che contiene davvero il suo significato e andrebbe usato. Perché non inganna, dice quello che è, mentre spesa a deficit non rende pienamente onore all’operazione. E’ il cittadino, la persona, l’essere umano che conta veramente e la trasformazione dei significati in messaggi fuorvianti serve per farne dimenticare la centralità in un sistema sociale, allontanarlo dalla sovranità del suo essere cittadino spostando l’attenzione su fogli di bilancio ed evanescenze sovranazionali ma anche sovrumane.

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Commenti e riflessioni del maestro giardiniere

Dicembre e gennaio fanno pensare di appartenere al periodo naturale di riposo del giardino e dintorni, ma non sempre le cose stanno così. Molto dipende dalle nevicate poiché queste ci isolano dal contatto con la terra e quando di lassù l’Amministratore delegato decide di dispensarci da questo bianco inconveniente, i lavori nel giardino continuano con ritmi rallentati ma comunque stimolanti.La potatura degli arbusti da fiore è paragonabile ad un’arte scultorea. Piante dalla ramificazione scomposta e scapigliata residuo di un anno di vegetazione, passano attraverso le forbici del giardiniere come attraverso quelle del parrucchiere. Ultimato l’intervento di riordino della ramificazione, arbusti come Lagestroemia ed Hibiscus appaiono come vere e proprie opere d’arte. Mi capita spesso di ripetere durante le mie rubriche televisive su Leonardo che la forbice in mano al giardiniere è come lo scalpello in mano allo scultore, con la differenza che l’opera dello scultore rimane materiale morto e per

Un mese in giardino: dicembre/gennaiodi Carlo Pagani tempo di lettura: 3 min

La pianta vedetteMi hanno sempre incuriosito le piante che fioriscono in inverno e in particolar modo quelle che lo fanno sotto la neve. Si tratta del Galanthus nivalis, meglio conosciuti come i bucaneve per la sua caratteristica fioritura che mostra i copolini bianchi sbucare dalla neve a fine gennaio. I Galanthus si piantano a tardo autunno, basta un piccolo forellino nel terreno profondo pochi centimetri. Cresce bene ai bordi delle aiuole, sotto le siepi e volendo anche disseminati nei prati, poiché dopo la fioritura le esile foglioline possono essere rasate insieme al prato e puntualmente l’anno successivo i bulbi rifioriranno. Con il tempo tenderanno ad au-mentare moltiplicandosi e finendo per creare dei veri e propri tappeti fioriti. Durante le stagioni a seguire rimarranno interrati e non avranno bisogno di alcuna cura. Si coltivano anche in zone ombreggiate poiché la fioritura avverrà in un momento in cui le alberature sono prive del fogliame.

AGRI-CULTURAMERCATI

CONTADINIOGNI MERCOLEDÌ

dalle 8 alle 14L’AGRIMERCATO DI GRISÙ

Mercato a filiera corta degli Agricoltori di Campagna Amica – Coldiretti Ferrara con prodotti freschi e trasformati della Filiera

Agricola. Un mercato contadino che recupera spazi cittadini, vicino alle persone del quartiere, dove ritrovare i sapori della

propria terra e il piacere di fermarsi per parlare e per scoprire il gusto del buon cibo.

Ex caserma dei Vigili del fuoco con ingresso da Via Ortigara 11, Ferrara

www.spaziogrisu.org/lagrimercato-di-grisu/

OGNI GIOVEDÌdalle 8 alle 14

MERCATO BIOPERTUTTIProdotti di stagione biologici e biodinamici, locali e a prezzo equo. Vendita diretta di frutta e verdura, pane, formaggio, olio, vino, pasta, farine da grani antichi, sughi, marmellate, biscotti e dolci. Prodotti di cosmesi, oli essenziali, detergenti per la casa, artigianato eco sostenibile. Info point per conoscere meglio il

bio. Piazzale dei Giochi, Ferrara

www.facebook.com/biopertutti

OGNI SABATOmattino

MERCATO DELLA TERRAOltre trenta piccole aziende contadine del territorio provinciale e oltre cento tipologie di prodotti locali, tradizionali, stagionali; garantiti da chi li produce. Tutti prodotti ogm free, moltissimi biologici e tutti con l’Etichetta Narrante del produttore della sua storia aziendale, produttiva e personale. Organizzato dalla

Condotta Slow Food di FerraraCortile del Baluardo del Montagnone, Viale Alfonso I D’Este,

11 - Ferrarawww.facebook.com/pages/Slow-Food-Ferrara-la-nuova-pagina-

ufficiale

OGNI PRIMA E TERZA DOMENICA DEL MESE

mattino e pomeriggioMERCATO DEL CONTADINO

Ogni prima e terza domenica del mese i produttori agricoli e gli operatori dei prodotti tipici ferraresi danno vita ad una ras-segna - mercato dell’agroalimentare della provincia. All’insegna

della “filiera corta” è possibile scoprire le produzioni di stagione delle campagne come frutta, verdura, vino, riso, aglio, e tanto altro. Prodotti sia freschi che trasformati; anche fiori e piante.

Piazza del Municipio, Ferrara

OGNI SECONDA DOMENICADEL MESE

eccetto luglio, agosto, dicembre e gennaiodalle 8 alle 19

MERCATINO DEI PRODOTTI BIOLOGICIGli associati al “Giardino dei semplici” sono operatori che

intendono divulgare e promuovere prodotti naturali biologici, ecologici, erbe aromatiche, spezie, piante naturali, prodotti del sottobosco, confettura, prodotti di apicoltura, per la cura del

corpo e della casa, giardinaggio, il tutto sano e naturale attraver-so la Fiera del prodotto naturale biologico.

Piazza Trento Trieste, Ferrara www.emiliaromagnaturismo.it/it/eventi/ferrara/ferrara/mercati-

no-dei-prodotti-biologici

Sito per approfondire:www.flora2000.it

centinaia d’anni rimarrà tale, mentre la pianta reduce dalle forbici del giardiniere è viva e solo se l’intervento cesorio sarà ben fatto, la reazione l’anno successivo darà fioriture abbondanti o frutti copiosi, in sintesi una scultura viva e in movimento. La forbice è considerata dal giardiniere come la nonna della motosega e d’inverno quando nevica gli si dedicano le attenzioni manutentive necessarie. Lubrificazione della molla e affilatura del taglio faranno sì che anche il giardiniere in erba diventi ben presto un abile professionista. L’inverno non si limita a evidenziare le forme architettoniche delle alberature spoglie ma qualche fiore ce lo regala ancora. Il Calycanthus praecox ne è l’esempio più eclatante, i suoi fiori gialli dalla fragranza intensa e inconfondibile iniziano a rallegrarci da metà dicembre e proseguono ininterrottamente fino a fine gennaio. La nostra signora Francesca non manca mai di anticiparne la fioritura asportando porzioni di rami da mettere in vaso fin dai primi di dicembre. D’altronde lei è abituata a stupire le amiche per le sue conoscenze del mestiere e racconta a tutte che i rami recisi degli arbusti di inverno e inizio primavera consentono di avere fiori freschi a mazzi durante tutto l’inverno. Sfiorito il Calycathus, sarà tempo di raccogliere i rami di Forsithia e a seguire quelli del Chaenomeles o cotogno da fiore, messi in vaso con acqua finiscono per anticiparne la fioritura e fornire quel tocco di gentilezza al soggiorno. Nel giardino invernale non deve mai mancare una pianta di agrifoglio, le sue bacche rosse raccolte a mazzetti sono l’augurio di Natale e completano il nastro che avvolge il regalo per le amiche. Consiglio sempre di praticare la raccolta dei rami dell’agrifoglio asportando le punte terminali dei rami, questo equivale ad una potatura di rimonda o di formazione e la pianta vi sarò grata mantenendo una forma compatta durante l’anno successivo. Anche a capodanno è festa per le piante, il vischio ne sa qualcosa. Complice la tradizione che lo vuole bene augurante per l’anno che verrà. Anch’egli partecipa alla creazione di festoni e mazzetti liberando le piante che lo hanno ospitato durante l’anno come tigli, mandorli, frassini e querce, le quali possono finalmente trarre un sospiro di sollievo. Di questi giorni il prato è coperto di foglie rinsecchite e sulla loro presenza le scuole di pensiero si dividono. Da una parte gli intransigenti rappresentanti del prato rasato e ben curato anche in inverno e dall’altra i poetici e passionari attenti osservatori dei movimenti e della grazia della natura. Quest’ultimi aspettano che le brinate ricamino le foglie cadute dagli alberi regalando emozioni invernali a chi guarda dalla finestra e speranza di trovarci sotto un lombrico per i pettirossi infreddoliti. Se la neve è abbondante ci si rifugia su internet. Un paio d’ore passano agevolmente setacciando siti che trattano la vendita di semi e bulbi per la primavera. Se le giornate saranno soleggiate l’orto invernale è pronto a riempire la vostra tavola con gli ortaggi di stagione. Cicorie invernali, finocchi, sedani da imbianco, cardi e cavolfiori, per chi ha avuto l’accortezza di piantarli ad agosto rappresentano l’orgoglio del giardiniere dilettante. Per chi ha la possibilità di disporre del piccolo frutteto famigliare in questo periodo dell’anno si passano in rassegna le mele raccolte ad ottobre ben disposte nella melaia. Come dice il proverbio una mela guasta rischia di guastare le altre, pertanto una verifica di questi giorni va fatta. Togliere il germoglio alle patate conservate in cassette di legno al buio è un altro lavoro indispensabile di questo periodo come girare le zucche conservate in cantina ruotandone la posizione per arieggiarle totalmente e prolungarne la conservazione. Dicembre e gennaio, due mesi lunghissimi ma che stimolano a pensare alla primavera. Febbraio sarà breve e basterà una giornata tiepida a farci dimenticare che è trascorso un altro anno, la natura è sempre puntuale!

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FerraraAMICI ANIMALI

Sempre più spesso chi desidera un cane fa la scelta di rivolgersi a un canile. L’immagine di questa struttura sta fortunatamente cambiando, grazie all’ottimo lavoro compiuto da volontari e educatori e alle iniziative del canile stesso (banchetti, raccolta fondi, conferenze, ecc.).Quasi sempre chi si presenta con l’intenzione di adottare ha in mente un cucciolo, soprattutto se non ha mai avuto cani. Questa richiesta mette in difficoltà chi invece conosce la realtà del canile da vicino. I canili sono strapieni di cani adulti, mentre i cuccioli sono molto meno numerosi.Si chiede un cucciolo perché si è convinti che sarà più facile educarlo e poi, si sa, il cucciolo fa tenerezza. Ci si dimentica che il cucciolo rimane tale per pochi mesi. Già dal 6° mese il cagnolino comincia a diventare adolescente. Il suo carattere cambia e le sfide si moltiplicano! E’ facile che il cucciolo combini guai in casa: rosicchiare, mordicchiare, distruggere sono le sue modalità per conoscere il mondo. Ci vuole tempo prima che lui capisca le buone maniere. Ha anche bisogno di uscire spesso sia per scaricare un’energia pressoché inesauribile, sia per fare i bisogni, altro punto dolente. Solitamente ci vogliono alcuni mesi prima che sia pulito in casa. Insomma prendere un cucciolo significa avere tanto tempo da dedicargli, avere tanta pazienza ed energia.Adottare un cane adulto può presentare inaspettati vantaggi. Non ci saranno sorprese sul suo aspetto e sulla sua taglia perché ha finito di crescere. Il suo carattere è già formato. Quindi si sa se ha bisogno di molto movimento o se si tratta di un cane più pacato, se è socievole con gli altri cani, se è timoroso con le persone, e via dicendo. I volontari e gli educatori sapranno indirizzare al meglio l’adottante per fare sì che l’adozione sia un successo, cioè cane e umano adatti l’uno all’altro. Nessuno ha interesse a vedere il cane tornare indietro. Il rientro in canile èmolto stressante per l’animale e pregiudica fortemente un’eventuale nuova adozione.Quindi se pensate di adottare in canile, il mio consiglio è di visitarne più di uno, di parlare con più operatori (con un volontario e con un educatore), di scegliere usando il cuore naturalmente, ma anche la testa. Il cane è un impegno importante e trattandosi di cani da canile la responsabilità di chi adotta è ancora più grande. Il vostro amico, cucciolo o adulto che sia, vi saprà senz’altro ripagare con il suo affetto e la sua presenza.

Adottare un cane adulto, perché no?di Catherine Ratajczak Guidi, educatore cinofilo tempo di lettura: 3 min

Comunicare con gli animalidi Francesca Baluga tempo di lettura: 4 min

E’ difficile dire che cosa amiamo più degli animali: il loro essere carini e teneri, la loro naturale innocenza o le reazioni emozionali che ci suscitano. Qualsiasi sia il vostro caso gli animali ci portano a provare sensazioni, emozioni a volte nascoste che riusciamo a trasmettere solo a loro. Si creano così rapporti speciali fatti di Amore e Fiducia. Ma che succede se non rispondono ad una nostra esigenza o fanno cose strane, bizzarre che non capiamo e che turbano in qualche modo i ritmi quotidiani creando così disagi che alterano in qualche modo quell’equilibrio di vita quotidiana. Come reagiamo noi di fronte a questo? Come aiutarli/aiutarci a risolvere quel comportamento definito “sbagliato”? Sicuramente è il frutto di un disagio interiore che viene manifestato e questo ci fa attirare l’attenzione, ma focalizzandola tutta sul sintomo perdiamo di vista ciò che l’ha causato. La prima cosa da fare è l’osservazione che ci porta piano piano ad una consapevolezza del momento presente per la comprensione. La seconda cosa è l’ascolto. Un ascolto profondo e interiore dove lasciamo cadere i pregiudizi e idee dove la mente lascia spazio alle sensazioni del cuore facendo fluire e salire immagini, emozioni, sensazioni, pulsioni. E’ attraverso di esse che possiamo trovare una o più risposte al disagio dei nostri piccoli amici. Questo accade perché parliamo con loro attraverso il canale dell’Amore Incondizionato, quella parte non fisica che sta in ognuno di noi. Parto dal presupposto che gli animali hanno

un’anima. La stessa parola ne è il suo significato. L’anima ha sede nel nostro spirito non nel nostro corpo o nella nostra fisicità. E’ con quella parte che noi comunichiamo, che noi ascoltiamo per farci raccontare da loro che cosa non va. Spesso basta poco per aiutarli: una coperta calda, una lettiera in più o qualche regola diversa o più precisa. Come il cagnolino Macchia salvato da un destino crudele da due persone meravigliose che ogni giorno cercano di colmare il tempo che li ha divisi con cura e amore. Il suo continuo abbaiare chiaro segnale di forti traumi è stato risolto con semplici gesti che Sara e Giorgio hanno subito messo in pratica notando immediatamente come Macchia smettesse di abbaiare. Come Aurora che non faceva dormire la sua custode costretta a svegliarsi di continuo per cercare di calmarla con carezze e cibo. Abbiamo risolto costruendole con semplici materiali un piccolo letto vicino al suo e ora dormono entrambe tranquillamente. L’ascolto attraverso l’amore che proviamo per loro è uno dei modi in cui possiamo davvero essergli vicini. Spesso vogliamo con noi animali perché siamo noi ad averne bisogno perché la loro presenza calma vuoti o bisogni, o soddisfa particolari esigenze emozionali che senza il loro amore disinteressato non riusciremmo ad esprimere. Ci sono cose che diciamo a loro e che condividiamo che non faremmo con nessun essere umano. Ascoltare significa anche mettersi un po’ da parte; accettando le loro esigenze li RISPETTIAMO.

Cerco una casa e delle persone da amare. Mi chiamo Gandhi, ho 9 anni appena fatti,

ho un carattere aperto e allegro, sono sterilizzato, microchippato e sanissimo.Amo gli altri cani e i gatti, sono abitato a stare

con i bimbi e amo gli spazi aperti, ma sono educato se sto in casa.

Sono un incrocio tra un maremmano e un golden retriever, questo mi fa essere

disciplinato, ma anche divertente. Ho ancora molto amore da dare,

se volete conoscermi per possibile adozione, tel. Sandra: 338.7781907.

cerco casacerco casa

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Buon Natale


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