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Istituto d’Istruzione Superiore “M. Amari” Giarre Liceo Scientifico e Linguistico Linguaglossa

Progetto unesco costruiamo sentieri di pace 2014

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Liceo Scientifico e Linguistico "M. Amari" di Linguaglossa Progetto unesco costruiamo sentieri di pace 2014

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Page 1: Progetto unesco costruiamo sentieri di pace 2014

Istituto d’Istruzione Superiore “M. Amari” Giarre

Liceo Scientifico e Linguistico Linguaglossa

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Classi partecipanti: IV A-B

Prof.ssa Aceto Maria Antonietta

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Istituto Tecnico M. Buonarroti

Scuola associata UNESCO

IIS “AMARI” GiarreLiceo Scientifico e Linguistico

Linguaglossa

Scuola associata UNESCO

Progetto UNESCO

“Costruiamo sentieri di Pace”

ASP

(Associated Schools Project)

SEA

(Système des Ecoles Associées)

PEA

(Programa de Escuelas Asociadas)

Classi partecipanti: II B, IV A, VA

Prof.ssa Leonardi Elena

A.S. 2013 - 2014

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“per far crescere la Pace”

Cultura Istruzione e civiltà

“L’Etna come sentiero di Pace”

Il nostro progetto:

Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere elevate

le difese della pace. (Dal Preambolo dell’Atto Costitutivo dell’UNESCO)

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Energia

Un Ambiente unico , esempio di biodiversità

Evoluzione

TRAMITE La Natura ( il contatto con) ed

Emozioni

Etna

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 L'Unesco ha inserito oggi l'Etna nel patrimonio mondiale definendolo come uno dei vulcani "più emblematici e attivi del mondo". Il comitato dell'Unesco riunitosi nella sua sessione annuale in Cambogia ha aggiunto che l'Etna, il più importante vulcano in attività in Europa con un'attività conosciuta da almeno 2.700 anni, ha una delle storie documentate di vulcanismo più lunghe del mondo. I crateri della vetta, i coni di cenere, le colate di lava, le grotte di lava e la depressione della valle del Bove fanno dell'Etna una destinazione privilegiata per la ricerca e per l'istruzione, esso continua ad influenzare la vulcanologia, le geofisica ed altre discipline della Terra. La sua notorietà, la sua importanza scientifica e i suoi valori culturali e pedagogici sono d'importanza mondiale.Tutto ciò rende l’Etna …

un patrimonio da difendere

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Il nostro lavoro non vuole essere una trattazione scientifica, abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione sull’aspetto umano e pertanto su come il rapporto tra l’uomo ed il vulcano sia cambiato, e si sia evoluto o sia regredito nel tempo.

Si è cercato di ottenere tutto questo attraverso momenti di studio e ricerca, interviste con persone del luogo o esperti del territorio e infine la nostra scelta è stata quella di far parlare le immagini affrontando queste tematiche:

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Etna : grande madre, l’Etna per i bambini e gli adulti;

Come l’attività vulcanica ha condizionato la vita dell’uomo e del territorio circostante;

Le coltivazioni e le piante endemiche; Come si è trasformata la viticoltura:

dall’antico palmento alle moderne cantine; Come è cambiato il modo di fruire “la

montagna”: il turismo.

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L’Etna : grande madre

Fin da bambini siamo abituati a considerare L’Etna come parte integrante della nostra vita, meta di escursioni, di divertimento o fonte della fastidiosa “sabbia vulcanica”. Noi sentiamo la sua presenza , rassicurante il più delle volte , inquietante per un bambino quando fa avvertire la sua potenza con tremori o boati !!! Di solito sono i genitori a rassicurarci : “ Che è solo la < montagna>!”

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Un po’ di storia sul rapporto uomo - vulcano

Il tema che si vuole affrontare è quello del rapporto tra l’Etna e le popolazioni che sono state costrette, nel corso dei secoli, a dover fare ripetutamente i conti con il vulcano. Sicuramente il tema è uno tra i più difficili da comprendere, specie da parte di coloro ai quali non è mai capitato di subire sulla propria pelle esperienze dolorose e traumatiche legate ai ricorrenti e spaventosi eventi naturali, quali sconvolgimenti territoriali a seguito di movimenti tellurici e di manifestazioni vulcaniche.

Comprensione che non risulta sempre facile neppure a quanti,per il fatto di non avere interessi di alcun genere sul territorio etneo, hanno vissuto e continuano a vivere in zone sottoposte a questo genere di rischi.

A sostenere questo argomento, legato ai rapporti uomo-vulcano, sono soprattutto i ricordi e le esperienze di quanti, nati e cresciuti nelle città e nei paesi che resistono su questo territorio, hanno scelto poi di restarvi, si sono educati a convivere con il vulcano e, ancora, si sono formati, anche culturalmente, in direzione di questo vitale ed essenziale rapporto.

Dal punto di vista storico, l’Etna non può non aver prodotto nei popoli primitivi effetti mirabili, ma anche malefici e terrificanti,così come ci informa Diodoro Siculo: “Inizialmente abitavano tutta l’isola e si procuravano il cibo coltivando la terra;in seguito,poiché l’Etna eruttò fuoco da più bocche e un gran torrente di lava si riversò nella zona, accadde che la loro terra fosse distrutta per ampio tratto. Il fuoco divorò un esteso territorio per parecchi anni,i Sicani,impauriti,abbandonarono le zone orientali della Sicilia e si trasferirono in quelle occidentali”.

Un’ipotesi,questa dello storico di Agira, poco verosimile e,allo stesso tempo,poco attendibile. Più realistico risulta invece il racconto fatto da Tucidide il quale sostiene che l’Etna, nel corso dei secoli, abbia visto sempre incrementare e mai decrescere la popolazione stanziata nel suo territorio.

Ai primi abitatori l’Etna, isolata com’è dagli altri monti, dovette sicuramente apparire tanto alto da sfidare il cielo. Da quando fu visto per la prima volta, “biancheggiante di neve vomitare con forza massi incandescenti e fiumi di fuoco,che quasi devastavano tutti i campi adiacenti, e sentire l’intera Sicilia scuotersi per i tremendi rimbombi e terremoti”, il vulcano ha suscitato nell’uomo etneo un orrore sacro: “Mentre ch’io riguardava quèi fuochi, e me ne meravigliava, subito m’entrò un certo orrore addosso, ed un certo che di religione, che sino ad ora io non posso ricordarmene senza qualche spavento”.

Orrore di certo dovuto principalmente ai danni causati dalle ricorrenti colate al territorio. E, infatti, se si riuscisse, attraverso la storia di tutte le eruzioni, a calcolare l’entità dei danni di volta in volta prodotti, il bilancio sarebbe sicuramente pesante e desolante, dal momento che non c’è cittadina nel suo hinterland che non sia stata danneggiata. Basti pensare ai sacrifici dei contadini etnei che, con pazienza e dedizione hanno terrazzato, spingendosi più in alto possibile, le sue pendici per renderle coltivabili e, poi, magari impiantarvi frutteti, vigneti e agrumeti, colture chissà quante volte ricoperte, nel volgere di qualche secolo, dalle ricorrenti colate laviche.

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L’Etna rappresentò sicuramente per tutte le popolazioni del Mediterraneo il simbolo perenne del fuoco, un luogo adatto solo a gente selvaggia,dedita a violenze primordiali. Niente di strano che l’isola, per questa sua nomea, venisse evitata per un certo periodo e,quindi,rimanesse tale nei ricordi dei popoli mediterranei, e cioè popolata unicamente da uomini selvaggi e primitivi. Soltanto in seguito la Sicilia divenne una terra di conquiste e di colonizzazione da parte delle popolazioni greche.

In generale, possiamo dire che il rapporto tra uomo e vulcano, pur con le inevitabili variazioni dovute all’utilizzo del territorio e alle diverse epoche di sviluppo delle società umane, è sempre stato caratterizzato da paure, timori e preoccupazioni. E questo, principalmente, per i danni provocati alle attività economiche che nel tempo si sono sviluppate nelle aree prettamente vulcaniche e anche su quelle immediatamente limitrofe, e agli insediamenti urbani, il più delle volte irrazionali e selvaggi. Aspetti, tutti questi, che specie in quest’ultimo scorcio di secolo, si sono sviluppati nelle zone etnee prossime all’area metropolitana di Catania.

Ciò fa comprendere l’attività delle genti etnee che nonostante la pericolosità del vulcano, hanno spinto il loro sguardo sempre più in alto, nel senso che hanno fatto sì che zone vulcaniche di quota altimetrica elevata potessero diventare terre non solo coltivabili ma anche fertili.

In questo contesto assume giusta rilevanza la componente comportamentale della gente etnea se si tiene conto della necessità, da parte dell’uomo, di dover convivere con una natura selvaggia e magica allo stesso tempo, rappresentata dal continuo e persistente scorrere delle vive, rosse e fluide rocce che, tanto dal cratere centrale quanto da quelli secondari e periferici, sgorgavano come veri e propri fiumi.

L’Etna nel corso dei secoli ha avuto il tempo di “educare ed uniformare” alle sue vicissitudini le genti che si erano insediate sul suo territorio. E si deve proprio a questo stato di cose se è mancata la storicizzazione delle colate laviche nel frattempo intervenute: è facile intuire che l’uomo, una volta divenuto un tutt’uno con queste, abbia ridimensionato, vivendo più da vicino, l’idea apocalittica dei fenomeni legati al vulcano, riportandola di fatto nella sfera di una mera e semplice “normalità”.

E tale, infatti, finisce per essere l’attività dell’Etna per quanti decidono, per un motivo o per un altro, di insediarsi sul suo territorio. E con ciò non si vuole affatto dire che i danni e le sventure non siano presenti o di poca importanza, piuttosto si vuole far comprendere che, per chi da lungo tempo ha posto le radici in un ben preciso territorio, diventi poi naturale abituarsi a tutto quanto lo circonda, e vi si abitui sia nel bene che nel male.

Questa, se si vuole, è la filosofia di chi, per le più varie ragioni, ha finito per diventare nel tempo un uomo etneo.

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ETNAL’ è un complesso vulcanico siciliano originatosi nel quaternario. Essa è uno dei maggiori colossi eruttivi della terra , il più grande vulcano attivo della placca Euroasiatica.Sorge a ovest della costa orientale della Sicilia , all’interno del territorio della provincia di Catania.Essendo in continua attività non è facile determinare la sua altezza, poiché varia a causa delle sue eruzioni che causano innalzamenti o abbassamenti , ma le ultime misurazioni testimoniano che la sua altezza si aggira intorno ai 3343 m.Essa occupa una superficie di 1570 km² , il suo diametro è di circa 45 chilometri e il suo perimetro di base e di circa 180 km.

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L’etimologia del nomeIl nome Etna potrebbe risalire al periodo greco e latino.Gli scritti in lingua araba si riferivano ad essa chiamandola Gibel, questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel letteralmente "monte Gibel"(dal latino mons "monte" e dall'arabo Jebel (لRجب) "monte") proprio per indicarne la sua maestosità, da cui Mongibello. Secondo un'altra teoria il nome Mongibello deriva da Mulciber (qui ignem mulcet - che placa il fuoco), uno degli epiteti con cui veniva chiamato, dai latini, il dio Vulcano. Le popolazioni etnee, per indicare l'Etna, usano a volte il termine gergale 'a muntagna semplicemente nel suo significato di montagna per antonomasia. La genesi

Come tutti i vulcani l'Etna si è formato nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato intorno a 600.000 anni fa, nel Quaternario.La fase iniziale della  formazione ha inizio con un’attività  sottomarina, in un golfo  che geograficamente si trovava dove adesso  è collocato l’Etna.  I prodotti delle eruzioni vulcaniche all’interno di questo golfo si sono accumulati sia sul fondo del mare, sia sulle colline adiacenti, sia al di sopra delle formazioni argillose alluvionali che si andavano depositandosi contemporaneamente, principalmente nel versanteorientale , e che si andavano sollevando. Gli studi dimostrano che lo spostamento dell’Etna e l’aumento della sua altezza ha contribuito il lento sollevamento bradisismico. 

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L’Etna, come sappiamo, non è solo luogo di tranquillità e pace, qualità esaltate da paesaggi stupendi e

suggestivi …

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… ma essa, essendo un vulcano attivo, si rende artefice di alcuni fenomeni

che la rendono temibile e spaventosa, ma che in realtà ne aumentano

Il suo imperscrutabile fascino!

Le Eruzioni

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Le piante endemiche L’Etna in quanto vulcano molto esteso presenta molte varietà di specie animali e

vegetali ed è dunque molto importante preservarla dalla furia distruttrice dell’uomo. L’Etna è una componente importantissima della Sicilia Orientale ed è per questo che ormai da anni è nato il Parco dell’Etna. Il Parco dell’Etna è il primo parco siciliano ad essere stato istituito con il Decreto del presidente della regione. Ha il compito di proteggere un ambiente naturale unico e un paesaggio altrettanto spettacolare e, inoltre, ha il compito di promuovere lo sviluppo ecocompatibile delle popolazioni.Il bene più prezioso è la biodiversità, cioè la ricchezza di specie e ambienti diversi e sta a noi uomini che viviamo in questa bellezza fare in modo di preservarla e proteggerla. Ma oltre al Parco vero e proprio ci sono altri enti affiliati al parco che servono a conservare il territorio, ci sono infatti molti frutteti, vigneti, pometi e pistacchieti specie nella zona di Bronte.

Sull’Etna sono presenti diversi tipi di flora e fauna. La pianta che però caratterizza il territorio è soprattutto la Betulla. La betulla dell’Etna (Betula aetnensis) che pur abbastanza similare a quella vegetante nelle foreste del nord Europa, nel corso dei millenni si è talmente evoluta che per molti autori e studiosi, può considerarsi endemica dell’Etna. Caratteristica tipica della betulla, è il colore bianco-rosato della corteccia che tende a desquamarsi in fasce orizzontali. In passato veniva utilizzata per realizzare elaborati lavori di impellicciatura ed intarsio su mobili. La foglia, ha un colore verde vivo, di piccole dimensioni e seghettata ai bordi. I rami sono molto sottili e flessibili. In fitoterapia, vengono adoperate le gemme, la linfa e sopratutto le foglie, per preparare degli infusi che stimolano le funzioni renali ed alleviano i leggeri disturbi infiammatori dell’apparato urinario. Detiene anche spiccate proprietà disintossicanti e viene usata contro alcune malattie reumatiche croniche e contro la caduta dei capelli. Le Betulle vengono considerate dagli esperti come del tutto estranee alla collocazione geografica perché sono alberi che crescono soprattutto nel nord Europa, e cioè in climi più freddi.

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La betulla, la quercia, il faggio ed il pino

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LE COLTIVAZIONI LOCALI La zona orientale alle pendici dell’Etna

presenta una molteplice varietà di coltivazioni:

Dalla nocciola all’ulivo Dalle mele dell’Etna al vino

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Il turismo e il suo sviluppo L’Etna , il più grande vulcano attivo nel Sud Italia è meta di molto turismo, grazie

ma non solo alle sue meravigliose eruzioni, che si possono ammirare sempre più di frequente anche dal balcone di casa, e offre proposte turistiche molto varie e per ogni stagione.

Grazie a servizi di escursione o trekking anche in mountain bike o escursioni in grotta, sull' Etna ogni giorno è perfetto per fare una bella scarpinata divertente ed entusiasmante, o per ammirare i bei paesaggi che l'Etna offre in ogni periodo a tutti i suoi visitatori, per osservare la tipica fauna e flora selvatica senza dimenticare le numerose attività da praticare durante la stagione invernale quali lo sci d’alpinismo, da fondo o le passeggiate con le racchette da neve.

Ma c’è anche un turismo che passa per l’Etna con spedizioni di vulcanologi e turisti che scalano le pendici per studiarne i segreti gli uni, e per farsi fotografare immersi in un paesaggio lunare gli altri, cogliendone l’importanza storica, culturale e scientifica.

Senza trascurare nuovi modi di valorizzare ed incentivare tutta l’area etnea caratterizzata da un paesaggio di rara bellezza e fascino, che comprende vigneti,cantine ed aziende agricole, enoteche, musei della vite e del vino, aziende specializzate in prodotti tipici e locali e strutture – ricettive che oggi fanno parte della cosiddetta “ Strada del vino” a cui contribuiscono anche importanti aziende agroalimentari e artigianali che, puntando sulla qualità, hanno creato eccellenti percorsi enogastronomici.

E’ nostra opinione che la varietà sia la forza motrice del turismo sull’Etna che oggi vede crescere soprattutto il turismo individuale legato alle nuove strutture ricettive, accoglienti e di grande pregio, e spesso dotate di una ristorazione di eccellenza quali Case vacanze, B&B, chalet, agriturismi nonché altri servizi di locazione.

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Si ringraziano per la collaborazione al progetto

Il tecnico di laboratorio Sig. Salvatore Cavallaro Il commissario forestale in quiescenza e guida ambientale Sig.

Rocco Raiti

Gli alunni: Classe IIB Lorenzo Emmanuele , Gianluca Ruffino e Giulia Segreto.

Classe IV A Davide Campione e Luca Luppino.

Classe VA Giovanna Cirulla e Francesca Mazza

… e tutti coloro che mi hanno fornito bellissime foto.

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Momento di scambio

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