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La tossicodipendenza viene intesa come sistema comportamentale che si instaura in seguito all'uso cronico e compulsivo di sostanze stupefacenti. La genitorialità è il processo di sostegno e supporto dello sviluppo fisico, emotivo, sociale ed intellettuale del bambino, dall’infanzia all’età adulta. Numerose situazioni di tossicodipendenza si associano alla condizione di genitorialità e la situazione diventa ancora più complessa nel caso di tossicodipendenti madri, sulle quali ricadono anche gli oneri connessi al ruolo di genitore.

Tossicodipendenza e genitorialita

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La tossicodipendenza viene intesa come sistema comportamentale che si instaura in seguito all'uso cronico e compulsivo di 

sostanze stupefacenti.

La genitorialità è il processo di sostegno e supporto dello sviluppo fisico, emotivo, sociale ed intellettuale del bambino, dall’infanzia all’età 

adulta.

Numerose situazioni di tossicodipendenza si associano alla condizione di genitorialità e la situazione diventa ancora più complessa nel caso di tossicodipendenti madri, sulle quali ricadono anche gli oneri connessi al 

ruolo di genitore.

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      Oltre le problematiche tossicologiche, riuscire ad esercitare il ruolo materno in condizioni di fragilità, all’interno di un contesto familiare e relazionale disfunzionale o gravemente 

compromesso diventa assai difficile.

COSA OCCORRE? Per poter permettere a queste donne di svolgere la funzione materna in una forma sufficientemente buona vi è la necessità di poter seguire un percorso di accompagnamento articolato, coordinato ed integrato, all’interno del quale vi è la collaborazione con i Servizi del territorio.

       LA SOLUZIONE: Il servizio residenziale per donne e figli si occupa di tutto ciò e durante il percorso svolge un’attività valutativa dello sviluppo delle qualità relazionali nel rapporto madre/bambino, affronta e risolve i nodi conflittuali individuali, con la famiglia di origine ed eventualmente con il partner.

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Il servizio residenziale per donne tossicodipendenti con figli “Casa 

Aurora”IL PERCORSO: L’ingresso:  Le ospiti vengono inviate dal Ser.D. e/o dai Servizi di Tutela Minori.

La donna viene invitata ad effettuare una serie di colloqui che hanno lo scopo di conoscere la persona, raccogliere un’anamnesi, conoscere la situazione del minore e valutare le fasi e la durata del percorso.

Trattamenti farmacologici: Sono ammesse persone in trattamento farmacologico e sostitutivo che deve essere prescritto dal Ser.D. e deve essere continuamente monitorato.

Le fasi e i tempi del percorso: Il programma e i suoi tempi vengono stabiliti sulla base di un progetto individuale concordato tra operatori della Comunità, Servizi referenti e soggetto coinvolto. (Durata media 18/24 mesi).

Dimissioni: Le dimissioni avverranno al raggiungimento degli obiettivi di cura e di un’autonomia economica ed abitativa che permetterà la gestione indipendente di un proprio nucleo familiare.

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Il Progetto Terapeutico Individualizzato

(PTI) Il PTI viene redatto in base alla valutazione interdisciplinare che viene svolta 

dall’equipe.

Il PTI è un progetto interistituzionale tra operatori dei servizi sociali e sanitari.

Il PTI è indirizzato alle problematiche della tossicodipendenza e a quelle psicopatologiche e alla funzione genitoriale.

Il PTI per adulti ha come finalità la declinazione del tipo di intervento e il coinvolgimento della famiglia.

Nel PTI per minori si svolge una valutazione psicofisica del minore attraverso osservazione libera e somministrazione di test.

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Il modello di presa in caricoIl modello di presa in carico di madre e bambino è assai complesso e garantisce la presa in 

cura di tutti i portatori di interesse: madre, bambino e la loro relazione.

LA PRESA IN CARICO DELL’ADULTO: La fase iniziale è quella di osservazione e valutazione in cui si verifica la situazione clinica e diagnostica della paziente. La seconda fase prevede l’attivazione dei dispositivi specialistici a seconda dei bisogni dei pazienti.

LA PRESA IN CARICO DEL MINORE E DELLA RELAZIONE MADRE-BAMBINO: Questa presa in carico ha lo scopo di monitorare e programmare gli interventi sulla genitorialità e sullo sviluppo dei bambini. Questo modello è progettato su quattro fasi: 1) valutazione personalità e competenze genitoriali delle madri; 2) valutazione indiretta del bambino; 3) valutazione diretta del minore; 4) possibili interventi terapeutici da applicare.

                          

  Questo modello permette la valutazione della diade madre-bambino ma  anche di entrambi i membri individualmente per poter attuare un intervento mirato non solo 

sulle madri ma anche sui loro figli.

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Le attività Le attività educative: Le ospiti svolgono attività quotidiane di gestione della 

Comunità. Ad ognuna, a turno, vengono affidate delle responsabilità quali: la preparazione dei pasti, la pulizia dei locali collettivi e generali, le gestione della spesa per il vitto e la gestione delle necessità per i bambini.Tutte le attività, in cui l’utente è sostenuta dall’educatore, sono pensate per permettere un accompagnamento e sostegno educativo al percorso terapeutico delle ospiti.

Le attività di formazione: L’accompagnamento alla formazione e all’inserimento lavorativo viene condotto dagli educatori  che si avvalgono di specifici progetti o di collaborazioni con agenzie esterne. Gli educatori seguono le pazienti nelle varie fasi di curricula, di scelta del percorso formativo e di ricerca di lavoro.

Le attività lavorative: La comunità propone un percorso di orientamento professionale teso ad indirizzare al meglio le ricerche per il percorso del reinserimento lavorativo. Durante i colloqui di orientamento vengono realizzate delle azioni concrete che affiancano la riflessione sul futuro lavorativo della persona e sulla valorizzazione delle competenze ed esperienze formative e lavorative acquisite.

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Progetto gruppo terapeutico sulla genitorialità

Questo gruppo rappresenta un ulteriore modalità d’intervento finalizzata al supporto delle difficoltà relazionali tra le madri e i loro figli con l’ausilio del CIRCLE OF 

SECURITY PARENTING TRAINING.

IL CIRCOLO DI SICUREZZA: è uno strumento che prevede un programma d’intervento precoce per migliorare la sicurezza d’attaccamento tra genitori e figli.

L’OBIETTIVO: è quello di cercare di ampliare le capacità materne di elaborazione sia dal punto di vista emotivo, che cognitivo e comportamentale.

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La formazione del personaleLa Cooperativa riconosce un diritto/dovere di formazione degli operatori e dei 

professionisti attraverso due direttrici:1. La capacità di lavorare in equipe e di relazionarsi con le persone;2. L’acquisizione di metodi e strumenti di lavoro.

Il diritto/dovere alla formazione si concretizza attraverso i seguenti dispositivi: la supervisione clinica e specifica per il personale psicologi/psichiatri con cadenza mensile, la supervisione clinica e specifica per il personale operatori/educatori, la supervisione clinica e istituzionale per tutte le figure dell’equipe con cadenza mensile e le attività di formazione specifica programmata dall’Ente Gestore stesso e da altre organizzazioni nazionali e/o internazionali.

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Il lavoro di rete

Servizi Ospedalieri (Pediatra-Neonatologia, Ginecologia, Malattie Infettive);

Medicina e Pediatria di Base; Consultori Familiari; Neuropsichiatria Infantile; Scuole Materne- Asili Nido; Enti e Associazioni del Territorio 

Veneziano (CdQ, Associazione Auser, Rete Antiviolenza del Comune di Venezia);

•Organizzazioni di imprenditoria sociale (consorzi e singole cooperative sociali di reinserimento lavorativo);•IPAB (“I.R.E”, “Opera Pia Istituti Riuniti Patronato di Castello e Carlo Coletti”, Istituto S. Maria della Pietà, Istituzione Veneziana).

La Comunità madre-bambino si deve integrare appieno nel sistema dei servizi socio sanitari cittadini e per tale motivo partecipa alla rete dei servizi del Dipartimento per le Dipendenze ULS 12, per la presa in carico delle madri tossicodipendenti con figli e alla 

Rete Antiviolenza promossa dal Comune di Venezia.

 I servizi prevalentemente coinvolti anche nel progetto di cura in Comunità sono: