Giornali di donne in Toscana. Un catalogo, molte storie (1770-1945), II 1900-1945

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ISSN 0067-7442

ISBN 978 88 222 5657 7

S. FranchiniM. PaciniS. Soldani

Giornalidi donnein Toscana

II1900-1945

B.S.T.M.C.

54

Unione Regionale delle Province Toscane

Silvia Franchini Monica PaciniSimonetta Soldani

Giornali di donne in ToscanaUn catalogo, molte storie (1770-1945)

II1900-1945

Leo S. Olschki Editore

In sovraccoperta: E. CHAPLIN, Nenette sullapanchina, 1916-18, olio su tela. Galleria d’Ar-te Moderna di Palazzo Pitti, Firenze. Su con-cessione del Ministero per i Beni e le AttivitaCulturali. E vietata qualsiasi riproduzione oduplicazione con qualsiasi mezzo.

Silvia Franchini Monica PaciniSimonetta Soldani

Giornali di donne in Toscana

Un catalogo, molte storie (1770-1945)

II1900-1945

ISSN 0067-7442

ISBN 978 88 222 5657 7

S. FranchiniM. PaciniS. Soldani

Giornalidi donnein Toscana

II1900-1945

UNIONE REGIONALE DELLE PROVINCE TOSCANE

UPI - TOSCANA

Presidente

Lio Scheggi

BIBLIOTECA

DI STORIA TOSCANA

MODERNA E CONTEMPORANEA

STUDI E DOCUMENTI

54

Comitato direttivo

Pier Luigi Ballini - Zeffiro Ciuffoletti - Carlo Corsini - FurioDiaz - Elena Fasano Guarini - Luigi Lotti - Francesco MargiottaBroglio - Giorgio Mori - Giuseppe Pansini - Carlo Pazzagli -

Leandro Perini - Simonetta Soldani - Gabriele Turi.

Segretario

Massimo Tarassi

Silvia Franchini Monica PaciniSimonetta Soldani

Giornali di donne in ToscanaUn catalogo, molte storie (1770-1945)

II1900-1945

Leo S. Olschki Editore - Firenze

MMVII

Questa pubblicazione si e avvalsa di un contributodell’Archivio per la storia e la memoria delle donne in Toscana

e di un finanziamento MIUR (PRIN 2003) alla ricercasu Scritture femminili di storia e di memoria,coordinata nazionalmente da Ilaria Porciani

e svolta nell’ambito dell’Unita di ricerca di Firenze,sotto la responsabilita scientifica di Simonetta Soldani.

Si ringrazia per la collaborazionela Commissione Regionale

per le Pari Opportunita Donna-Uomo della Toscana.

ISBN 978 88 222 5657 7

77. L’ALBA

Sottotitolo: Organo dell’Unione Cristiana delle GiovaniMotto: «Sentinella, che hai tu veduto / dopo la notte? / La mattina e venuta...»

(Isaia, 21, 11-12); «Non per esercito ne per forza, ma per il mio Spirito, hadetto il Signore degli Eserciti» (Zaccaria, 4, 6)

Luogo: Firenze; dal gennaio 1909, TorinoDurata: a. I, n. 1 (15 gennaio 1900) - a. IX, n. 9 (dicembre 1908)

[a. I, n. 1 (15 gennaio 1900) - a. XX, n. 5 (dicembre 1919)]Periodicita: irregolare (bimestrale, ogni sei settimane, mensile ma con intervalli

estivi protratti e numeri doppi; nel periodo 1900-1904 escono 6 numeri all’an-no, dal 1905 al 1908, 8)

Direttore: Elisa Meynier (redattore responsabile)Direttore responsabile: Carlo GabbrielliStampatore: Tip. Claudiana, via de’ Serragli 51, Firenze; dal 1909, Tip. Il Risve-

glio, TorinoFormato: cm 24617Pagine: nel 1901-1902, 16+copertina; nel 1902-1903, 20+copertina; dal 1904,

24Prezzi: abbonamento annuale £ 1; un numero cent. 20Note: la copertina, di carta ordinaria nei primi quattro anni, diventa patinata nel

biennio 1904-1905, quando cominciano ad apparire anche alcune illustrazionie rare foto. In occasione dell’uccisione e dei funerali di Umberto I si stampa-rono tre copie «di lusso», due delle quali inviate «alle regine» e una donata aElisa Schalck, allora presidente dell’Unione Cristiana delle Giovani (n. 6, 5 no-vembre 1900, p. 83)

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 15 gennaio 1900 - 1908: manca n. 2 (a. I, 1900)Bibliografia: DE LONGIS, 1986, pp. 22-23; RIGHINI, vol. I, 1955, p. 24.

Benche stampa e amministrazione fossero a Firenze (presso «lasignora Jalla» fino al 1906, presso «la signora Enrichetta Cordey Ro-chat» nel 1907-1908), il periodico fu ‘‘costruito’’ fin dall’inizio nell’a-bitazione di Elisa Meynier, prima a Torino poi ad Abbadia Alpina,

presso Pinerolo. A partire dal gennaio 1909 e fino al dicembre del1919, quando cesso le pubblicazioni, venne stampato a Torino, dovedel resto sarebbero stati editi anche i due periodici destinati a conti-nuarne l’opera, e cioe «La Giovane. Organo dell’Unione Cristianadelle Giovani» (gennaio-febbraio 1920 - novembre 1925) e «Ali»che, iniziato nel gennaio 1926, concluse il suo lungo percorso nel di-cembre 1972, con una interruzione per motivi bellici nel quadriennio1942-1945, per riprenderlo poi a Firenze, diretto da Ines Zilli Gay,dalla fine del 1946 (dove sarebbe rimasto fino all’alluvione del1966, stampato dalla tip. Giuntina), cambiando il sottotitolo da «Ri-vista dell’Unione cristiana delle giovani» a «Rivista di problemi fem-minili» (cfr. RIGHINI, vol. II, 1955, p. 26; ESMOI, vol. I, 1956, p. 28).

La scarsa diffusione sembra essere all’origine della sua fragilitaperiodica: nel 1905 piu volte appare l’annuncio che, se si fossero riu-scite a raggiungere le 450 abbonate (da circa 420 che erano a quelladata), sarebbe stato possibile uscire con nove numeri l’anno: ma que-sto non accadde mai; cosı, dopo una uscita regolare nel primo seme-stre, a partire dall’estate il periodico taceva per lunghi periodi o ral-lentava drasticamente i ritmi di uscita.

Dal punto di vista delle firme Firenze non risulta molto attiva, perquanto la citta ospitasse una delle comunita evangeliche piu impor-tanti e meglio organizzate della penisola (cfr. SOLARI, 1997). Il nomeche compare con maggiore continuita sulle pagine del periodico equello di Vera Giglioli Casella, verosimilmente da identificare conla figlia dell’eminente naturalista Enrico Hyllier Giglioli (cfr. DBI,vol. 54, ad vocem) e di Costanza Casella, esponente di qualche rilievodel ‘‘femminismo pratico’’ toscano: il cognome rinvia comunque auna nota famiglia di esuli e di patrioti, dal bisnonno Domenico Gi-glioli al nonno Giuseppe (cfr. GIGLIOLI STOCKER, 1935). A lei si deb-bono commenti su eventi pubblici di particolare rilevanza (i funeralidi Umberto I, «re giusto, buono e coraggioso»: n. 14, 5 agosto 1900,p. 68, o la morte di Giuseppe Verdi che, «uscendo dai limiti dellepassioni intime, interpreto le collettive ansie d’un popolo oppresso»:n. 2, 5 marzo 1901, p. 17) e sollecitazioni culturali di vario genere(dagli entusiasmi per Romanticismo di Gerolamo Rovetta alla caloro-sa presentazione di Tolstoj, di cui si pubblicano vari racconti). Delresto, nessuna Unione della Toscana (che pure e l’unica regione nellaquale si registri qualche successo: alle due iniziali – Firenze e Rio nel-

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l’Elba – altre via via se ne aggiungono, a Pisa e Ghezzano, Livorno,Siena, Lucca, Orbetello) risulta particolarmente coinvolta nella fattu-ra del giornale. Un certo incremento si ebbe dal 1904, grazie all’atti-vismo di Ada Maltagliati, giovane diplomata della Scuola superiore diMagistero. Nel 1906 anche Ida Baccini firmo un racconto in due pun-tate su Le Donne secondo le Sacre Scritture (n. 5, 1º maggio, pp. 81-83e n. 6, 25 giugno, pp. 110-111).

Il periodico e ripetitivo e non sembra riuscire ad assolvere quelcompito di attivazione e collegamento di energie sparse che si eraproposto. Pochi e sempre gli stessi i nomi delle collaboratrici, infra-mezzati da quelli di qualche pastore francofono o da pagine ripreseda riviste consorelle straniere, cui si aggiungono poesie di morbida to-nalita religiosa (Giovanni Pascoli, Arturo Graf, Ada Negri, SeverinoFerrari...) . Ampio spazio viene riservato alle missioni africane, alle at-tivita delle diverse sedi, al funzionamento delle case-famiglia, all’isti-tuzione di foyer per studentesse e lavoratrici fuori sede, alla formazio-ne di diaconesse «istruite nella difficile arte di curare gl’infermi» (Unadiaconessa, n. 5, 15 ottobre 1903, p. 92), ai periodici appuntamentinazionali (si veda ad es. la III Conferenza delle Unioni Cristiane delleGiovani, che si svolse a Firenze nel maggio del 1904) e internazionali,con resoconti puntuali delle relazioni, delle «gite sociali», delle cari-che sociali.

Dopo il 1904 le iniziali aperture al dialogo con personaggi legatial fenomeno modernista si riducono sensibilmente, anche se si insistepiu volte sulla necessita di superare le opposizioni dogmatiche e lechiusure preconcette (lodando ad es. posizioni come quelle di SofiaBisi Albini e della sua «Rivista per le Signorine», piu volte citata adesempio di moderna spiritualita cristiana). Nel contempo si accentual’interesse per il «femminismo sociale», che del resto presenta molteconsonanze con l’idea di donna sostenuta dalle Unioni, attente a sot-tolineare la necessita che anche «la compagna dell’uomo» sia attivasulla scena del mondo, per guadagnarsi se necessario un onorato pez-zo di pane, o per dare «uno scopo altruistico alla sua vita» (Fra Unio-niste, n. 1, 25 gennaio 1905, p. 9). Di qui la difesa a spada tratta deldiritto delle donne a conquistarsi «una certa qual indipendenza eco-nomica dall’uomo», senza la quale non e detto che esse riescano adaffermare quella «individualita» e quella «dignita morale» che il cri-stianesimo desidera anche per loro (ibid.); di qui, infine, la grande at-

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tenzione prestata al I Congresso delle Donne Italiane, tenutosi a Romanel maggio del 1908, a cui sono dedicati quasi per intero i fascicoli 5 e6 di quell’anno. L’emergere di una figura come quella di Alice Schia-voni Bosio, presidente dell’Unione romana e autorevole esponente delConsiglio Nazionale delle Donne Italiane (cfr. GORI, 2003, pp. 154,172-173), esemplifica bene la convergenza ideale sopra segnalata, acui peraltro l’ambiente piemontese, che nella rivista avra un ruolo diassoluta preminenza, guardo sempre con un certo distacco.

SIMONETTA SOLDANI

78. STELLA MARIS

Sottotitolo: Periodico Mensile a vantaggio dell’Asilo gratuito fondato dalle suoreCalasanziane per le figlie dei Condannati

Motto: nel 1901, In mare irato in subita procella invoco te Maria benigna stella;nel 1910, Sinite parvulos venire ad me; nel 1911, Alla tua cura e affidato il po-vero. Tu sarai l’aiuto dell’orfanello

Luogo: Siena; dal 1907, Livorno; dal 1910, Firenze; dal 1930, LivornoDurata: a. I, n. 1 (luglio 1900) - a. XXI (dicembre 1920); n.s., a. I, n. 1 (gennaio

1930) - a. XIV, n. 2 (aprile 1943)Periodicita: mensileDirettore: Suore Calasanziane; dal 1910, don Pio Berti; nel 1917-1920, padre Er-

menegildo Pistelli; dal 1930, Irma ViggianiGerente: nel 1907-1909, Attilio Bastianini; nel 1910-1915, Giulio Vanzi; nel

1916-1920, padre Antonio OddoStampatore: nel 1901-1906, Tip. Calasanziana presso il Reale Istituto ‘‘Pendola’’

per sordomuti, Siena; nel 1907-1909, Tip. G. Fabbreschi, Livorno; nel 1910-1915, Tip. Calasanziana, Firenze; nel 1916-1920, Tip. Artigianelli, Firenze; dal1930 Tip. C. Frittelli, Livorno

Formato: nel 1901-1908, cm 25615; nel 1909-1920, 25617; nel 1930, 25618Pagine: 16Prezzi: nel 1901-1918, abbonamento annuale per l’Italia £ 3, per l’estero £ 5; nel

1919-1920, per l’Italia £ 3,15; un numero cent. 70. Nel 1930, abbonamentoannuale £ 6, sostenitore £ 10, benemerito £ 20

Area raccolte: BncFi (nn. 2, 4-6, a. I, 1900 e n. 1, gennaio 1930 - n. 2, aprile 1943,n.p.). BmarFi: a. XI, n. 8, agosto 1910 - a. XXI, n. 6-7, giugno-luglio 1920, lac.BcSi: a. II, n. 1, gennaio 1901 - a. VII, n. 7, luglio 1906. BlLi: a. VIII, n. 3,marzo 1907; a. IX, n. 9, settembre 1908; a. IX n. 10, ottobre-novembre1908; a. IX n. 11, dicembre 1908; a. X, n. 5, maggio 1909; a. X, n. 11, novem-bre 1909; a. I, n. 9, settembre 1930

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Bibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 166; GIOVAGNOLI, 1996, p. 101; RIGHINI,vol. II, 1955, p. 114.

Con l’eccezione della nuova serie, che ebbe inizio nel 1930 e di cuisi e potuto consultare solo un fasciolo, la rivista fu diretta da membridel clero, anche quando nominalmente la direzione era delle suore Ca-lasanziane (sulle cui attivita benefiche cfr. MORICONI, 1949). Si ap-prende infatti che «fondatore e direttore intelligente di questo pe-riodico» (n. 10, ottobre-novembre 1908, p. 16) fu mons. PalmiroPiattoli, pievano di Antignano, sobborgo di Livorno; ad Ardenza ebbela prima sede l’Opera per le figlie dei carcerati, a Villa Cubbe, che nelgennaio 1901 ospitava la direzione della rivista. Le suore apparivano dirado, con racconti o poesie ispirati alle piccole ospiti, a momenti dellavita degli asili e a importanti ricorrenze dell’anno liturgico.

«Stella Maris» nacque con lo scopo di raccogliere fondi per soste-nere gli asili di Livorno e Firenze, dove da varie parti d’Italia giunge-vano figlie di condannati e condannate al carcere. Tale finalita educa-tiva informo di se, specie negli anni senesi e livornesi, tutto l’impiantodella rivista: racconti a puntate a sfondo religioso ed edificante, lanciodelle iniziative di beneficenza in favore degli asili, bozzetti storici e ru-briche quali Osservando la carta geografica d’Italia, La rubrica per tutti,poi divenuta Piccola Posta. Meno ovvia la rubrica di Novita librarie,destinata, seppure con alcune interruzioni, a durare a lungo col nuo-vo nome di La bibliografia; La pagina delle curiosita e dei passatempi.Ai benefattori era dedicato uno spazio apposito, La pagina d’oro.

Il decennio fiorentino, pur nella continuita d’indirizzo, si apre a untaglio di piu ampio respiro: i racconti si tingono di venature politiche,come nel caso de La vendetta dell’operaio, di stampo antisocialista (n. 9,settembre 1910, p. 7). La sequenza di novelle e di poesie a sfondo re-ligioso viene interrotta da notizie che riguardano il mondo cattolico: unarticolo sul XXIII Congresso eucaristico di Vienna (n. 8, agosto 1912,p. 8); la commemorazione di Pio X e l’elezione di Benedetto XV(n. 8-9, agosto-settembre 1914, pp. 1-2); la pubblicazione de L’indiriz-zo delle Donne Cattoliche al Papa, pronunziato dalla presidente dell’as-sociazione, la marchesa Maddalena Patrizi Gondi (n. 10, ottobre 1919,p. 121). Arrivavano su «Stella Maris» anche esempi di letteratura digusto esotico e fantastico come La lampada di Rabindranath Tagore(n. 4, aprile 1915, p. 95) e L’ospedale dei bambini, tratto da Alfred Ten-nyson (n. 5-6, maggio-giugno 1915, p. 120), nonche articoli divulga-

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tivi di argomento igienico-sanitario: I veicoli delle epidemie (n. 9, set-tembre 1910, p. 10); Note d’igiene per non invecchiare avanti tempo(n. 8, agosto 1911, p. 12); La malaria (n. 6, giugno 1913, pp. 3-5).

Ne L’educazione della donna. Appunti pedagogici di Annibale Pa-gnone faceva capolino anche la polemica antifemminista. Facendo le-va su La scuola educativa di Giuseppe Allievo, il Pagnone mostrava«l’assurdita della dottrina femminista che vorrebbe l’educazione delladonna uguale in tutto e per tutto a quella dell’uomo» (n. 4, aprile1911, p. 8). Bisognava invece formare nella donna «un elevato senti-mento del dovere. Ossequente al dovere, ella, nelle traversie della vitanon smarrira la via del bene mantenendosi nel campo del giusto e del-l’onesto» (ivi, p. 9).

Il mensile si tingeva di patriottismo nazionalistico in concomitan-za con la guerra di Libia (Il ritorno del richiamato, n. 5, maggio 1912,p. 5) e il primo conflitto mondiale. Da segnalare – tra i tanti racconti,articoli e poesie ispirati alla Grande guerra – due interventi. Il primo,di Giulia Fondelli, «alunna della Regia Scuola Normale diretta dallaprofessoressa E. Laurenti Parodi nostra Gentile Abbonata» (n. 1,gennaio 1916, p. 15), dal titolo Contro certe mode militaresche femmi-nili, si scagliava contro le donne che scimmiottavano nell’abbiglia-mento gli abiti militari solo per farsi ammirare invece di prestare «l’o-pera propria oggi cosı necessaria negli ospedali, negli istituti infantili,nelle case, dove madri, spose, sorelle languono prive di conforto e disostegno». La Fondelli additava l’esempio delle donne del Risorgi-mento e faceva appello «alle tradizioni del femminismo italico, di quelfemminismo che puo giustamente vantarsi di una Teresa Confalonie-ri, di una Adelaide Cairoli, di una Emilia Peruzzi» (ivi, pp. 14-15). Ilsecondo e un articolo di Elena da Persico, scritto nello stile tipico diquesta esponente di spicco del femminismo cattolico, oltre che diret-trice della rivista «Azione Muliebre». Sotto il flagello riconduceva latragedia della guerra al declino morale dell’umanita: «E un mondoche crolla oggi, un mondo in cui la civilta non e piu cristiana, ma pa-gana; pagana in tutte le manifestazioni della vita pubblica» (n. 10, ot-tobre 1917, p. 139). Anche le donne, «novelle Eve, ma Eve peggiora-te», avevano contribuito a tale catastrofe. Ma sarebbero state le stessedonne a porre rimedio, le donne cristiane e la loro azione sociale: «ilcasto profumo di Cristo s’insinuera per nostro mezzo per le varie viedel mondo» (ivi, p. 139).

328 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

La guerra pose in seria difficolta la rivista: diminuirono gli abbo-namenti, alcuni numeri vennero sospesi: maggio, settembre, ottobre1918. Dopo una pausa di un decennio «Stella Maris» riapparve a Li-vorno nel gennaio del 1930. Alla sua guida troviamo Irma Viggiani,gia direttrice di un periodico culturale livornese, «L’Anfora» (cfr.scheda n. 119). Nell’editoriale la Viggiani spiegava che il mensile ave-va ripreso le pubblicazioni per volonta delle suore Calasanziane (n. 1,gennaio 1930, pp. 2-3). Il numero appare pressoche esclusiva operadella Viggiani, che invitava i vecchi collaboratori de «L’Anfora» adinviare scritti «badando soprattutto che siano cristianamente morali»(ivi, p. 3) e i lettori a contribuire abbonandosi al sostegno degli asili(ivi, p. 5).

TIZIANA NOCE

79. LA RASSEGNA FEMMINILE

Sottotitolo: Tribuna libera delle donneLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (26 gennaio 1902) - (dicembre 1902)Periodicita: mensileGerente responsabile: Tobia CirriStampatore: Tip. R. Lastrucci, via Folco Portinari 3, FirenzeFormato: cm 38626,5Pagine: 8Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia, £ 1,50, per l’estero, £ 2,50; un numero

cent. 10Note: nella prima pagina presenta un’illustrazione di Lampronti-Forlani, incisore

Adolfo BonginiArea raccolte: BncFi: nn. 1, 2, gennaio e febbraio 1902. BcrstMi: n. 1, 1902Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 125; ESMOI, vol. II, 1956, pp. 744-745; RIGHI-

NI, vol. II, 1955, p. 13.

Articolato in numerose rubriche (Movimento femminile interna-zionale; Attualita; Lettere estere; Cronache letterarie e teatrali; Crona-che mondane, sociali, artistiche...), il periodico si dice ansioso di darvoce, attraverso una Tribuna libera, a «tutte le idee, dalle piu timoratealle piu audaci», che potessero aiutare le donne a «rendersi conto deiproblemi urgenti che si dibattono intorno a loro» e ad abituarsi a «di-scutere con piena liberta il valore, l’opportunita e l’efficacia delle ini-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 329

ziative e dei movimenti creati dalle donne e per le donne» (Il nostroprogramma, n. 1, 26 gennaio 1902, p. 1). Di fatto, il taglio degli unicidue numeri giunti fino a noi ha una connotazione nettamente laica edemocratica, favorevole perfino al dialogo con i socialisti, almeno suobiettivi specifici, secondo un’ottica di tipo ‘‘bloccardo’’. Ne sonouna conferma i riferimenti italiani (l’Unione Femminile Nazionale,di cui si lodano, oltre al periodico omonimo, le iniziative e le pubbli-cazioni Per una legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli; la rivista‘‘conciliatorista’’ intitolata a Vittoria Colonna; le agitazioni in corsoper la parita di stipendio fra maestri e maestre; «L’Italia Femminile»di Emilia Mariani e Irma Melany Scodnik) e quelli internazionali (lamobilitazione di gruppi socialisti e cattolici a favore del voto alle don-ne in Belgio; le critiche al sistema scolastico francese, ostile alla coe-ducazione; le notazioni antimperialiste in rapporto alla guerra anglo-boera; le lodi alla traduttrice francese di Darwin). Ancora piu provo-catorio il taglio dell’articolo di Manfredo Baccini (figlio di Ida) che,sotto lo pseudonimo di «Tisniabo», inneggia «alle due piu notevolicorrenti d’opinioni che si affermano nel mondo moderno: il movi-mento operaio ed il movimento femminista», e all’avanzare di due«potenze formidabili, i grandi magazzini e le cooperative», figlie diun «secolo eminentemente pratico», e pronube di un diverso stiledi vita, fatto di eguaglianza e di lavoro, che non ammette donne rele-gate ai fornelli e pasti in casa: dunque, «il pranzo del prossimo avve-nire sara preparato fuori casa», liberando le donne da quella schiavitudella pentola che, «come gia il fuso, e un simbolo di inferiorita e dirassegnazione femminile» (L’agonia della pentola, ivi, p. 2).

L’ufficio del giornale era al n. 1 di via delle Farine, dove avevasede l’Istituto Israelitico diretto dal prof. Angiolo Campagnano: unnome che evoca quello di Zoe Campagnano, autrice sia di un articoloin appoggio dell’agitazione delle maestre fiorentine allora in corso, siadi una novella sull’amore per una bella e colta signora di citta che siaccende in un giovane prete «assetato d’ideale», e che lo spinge a fug-gire la parrocchia e il paese per mantener fede ai voti (Garofani rossi).

Non e chiaro perche il periodico chiudesse; e pero probabile cheil collante femminista si sia ben presto rivelato insufficiente a tenereinsieme il gruppo dei promotori e delle promotrici, nonostante il«ragguardevole numero degli abbonamenti» che si diceva di essereriusciti ad attivare (n. 2, 23 febbraio 1902). L’unico fatto certo e

330 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

che con il numero di dicembre la «Rassegna» chiuse i battenti, «fon-dendosi» con l’«Avanti! della Domenica», come non mancava di ri-cordare «Cordelia» di Ida Baccini (n. 15, 25 gennaio 1903, p. 180),che ne aveva salutato la nascita con favore, dicendolo «redatto conserieta da persone colte e soprattutto convinte» (ivi, n. 17, 9 febbraio1902, p. 198).

SIMONETTA SOLDANI

80. LA VOCE DELLA CARITA

Sottotitolo: Periodico religioso e letterario; dal n. 4, aprile 1903, Periodico religio-so e letterario benedetto da Leone XIII; dal n. 7, luglio 1904, Periodico reli-gioso e letterario con la benedizione di Pio X e (dal n. 2, febbraio 1915) diBenedetto XV; dal n. 1, gennaio 1942, Periodico mensile religioso e letterariobenedetto dai sommi pontefici

Luogo: SienaDurata: a. I, n. 1 (25 gennaio 1902) - a. XLII, n. 1-2 (gennaio-febbraio 1943)

[riprende ad uscire nel 1947 ed e tuttora in corso]Periodicita: mensile (l’ultimo sabato di ogni mese; dal gennaio 1903, si pubblica il

primo sabato del mese)Direttore: Direzione, amministrazione presso l’Istituto Santa Caterina, via Baron-

celli 1, SienaGerente: canonico Luigi Cappelli; dal marzo 1917 al 1945, don (poi mons.) En-

rico PetrilliStampatore: Tipografia Santa Caterina, via Baroncelli 1, SienaFormato: cm 23615,5Pagine: da 17 a 20; nel 1941 in alcuni numeri si riducono a 12-13Prezzi: abbonamento annuale: per l’Italia £ 3, per l’estero £ 4; un numero per l’I-

talia cent. 30, per l’estero cent. 40; dal 1915, abbonamento per l’estero £ 5; dal1921, abbonamento per l’Italia £ 5, per l’estero £ 8, un numero per l’Italiacent. 50, per l’estero cent. 75; nel 1929-1939, abbonamento annuale per l’Italia£ 6, per l’estero £ 10; nel 1943, abbonamento sostenitori £ 10

Note: in copertina e riportato il sommario del numero. Nei primi anni compare lapubblicita dell’Elixir prodotto dalle Sorelle dei Poveri di Santa Caterina; dal1907, si pubblica l’elenco degli abbonati

Area raccolte: BcSi: a. I, n. 1, gennaio 1902 - a. XXIX, n. 10-11, 1941; a. XL,n. 11-12, 1942; a. XLII, n. 1-2, gennaio-febbraio 1943

Bibliografia: CECCHINI, 1973, pp. 87-118; SCATTIGNO, 2005, pp. 69-93.

«La Voce della Carita» e stampato a Siena presso la tipografiadell’Istituto di Santa Caterina, appartenente alla congregazione delle

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Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da Siena. Il primo numero e delgennaio 1902; usciva come mensile, ed aveva come sottotitolo «perio-dico religioso letterario», dizione che rimarra inalterata fino alla se-conda guerra mondiale. I fascicoli recano impressa sulla copertinal’immagine di un cuore fiammante affisso alla croce e circondato dauna corona di spine; sotto il cuore, Maria con il piccolo Gesu ingrembo ripara con il mantello un bambino nudo, mentre una bambi-na le sta d’accosto, assorta nella lettura di un libro. L’immagine ri-chiamava gli intenti dell’Istituto di Santa Caterina e della congrega-zione a cui esso apparteneva, le Sorelle dei Poveri di Santa Caterinada Siena: una piccola comunita agli inizi, quando si raccolse nei primianni Settanta del XIX secolo attorno a Savina Petrilli, gia presidente aSiena dell’Unione delle Figlie di Maria, con il fine di fare opera diapostolato sociale a vantaggio delle ragazze orfane o abbandonate;la congregazione conobbe un significativo sviluppo in Toscana, peraprirsi poi con il nuovo secolo all’esperienza missionaria in Brasilee in Argentina. Negli anni, le opere della congregazione si moltiplica-rono; dalla cura dell’infanzia e delle bambine negli asili, nelle scuoleelementari e negli educandati, alle scuole di lavoro e all’istruzioneprofessionale, all’assistenza verso gli strati di popolazione povera everso le situazioni di maggior disagio sociale.

Il periodico, prodotto e interamente stampato dalle Sorelle deiPoveri, nasceva dunque con una forte impronta di ‘‘apostolato di ca-rita’’, con l’intento di far conoscere le opere della congregazione or-mai fiorente, ma anche di svolgere un’opera di formazione religiosa eculturale. Attorno a «La Voce della Carita» le religiose costruironouna rete di collaborazioni, in cui accanto ad alcuni sacerdoti e laici,(padre Ludovico Ferretti, padre Costanzo Becchi, mons. TelemacoBarbetti, il canonico Luigi Cappelli, don Giovanni Tagliaferro, donAttilio Baroni, don Pietro Gorla, il canonico Francesco Casotti, il car-dinale Domenico Svampa, e poi ancora Eliseo Battaglia, AugustoConti, Pietro Vigo...), figurava anche un piccolo drappello di pennefemminili, che firmavano ora con il proprio nome, ora con uno pseu-donimo: tra queste, gia dai primi numeri, Luisa Anzoletti, Luisa Fran-chi Mussini, Myria Arrighi Weber, Giulia Gilardone Montemaggi– tra le piu fedeli collaboratrici del periodico – Giorgina Finocchietti,Palmira Salvadori, Silvia Albertoni, Luisina di Sandro. Tra gli pseu-donimi «Fides», «Flamen», «Sena Julia». Sul periodico scrive anche

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una «Sorella dei Poveri», forse quella stessa Virginia Saltini che daiprimi numeri del 1903 comincia a firmare gli articoli con il proprionome. Dal n. 3, marzo 1902, nel retro di copertina compare la PiccolaPosta. Dallo stesso numero compare la rubrica La nostra pagina, connotizie dalle varie case dell’Istituto. In calce a ciascun fascicolo, il Pic-colo calendario delle funzioni celebrate nella chiesa della Visitazionedell’Istituto Santa Caterina, e la nota dei libri che si possono acquista-re presso l’Istituto stesso. Dal n. 4, aprile 1902 compare, saltuaria-mente, la rubrica Bibliografia.

Nel programma di formazione religiosa trovavano largo spazio leopere meno conosciute di San Bernardino da Siena, tradotte dal lati-no di fascicolo in fascicolo, e un commento del vescovo di San Minia-to Pio Alberto del Corona – tra i piu fedeli collaboratori del periodi-co – alle lettere di San Paolo, condotto sull’edizione di monsignorAntonio Martini; lo spirito di carita che improntava l’istituto e ilsuo periodico era invece rappresentato dalla figura di Caterina da Sie-na, che le Sorelle dei Poveri avevano scelto come loro protettrice, e dicui si proponevano attraverso «La Voce della Carita» di diffondere laconoscenza e la devozione, tramite la pubblicazione del Dialogo dellaDivina Provvidenza, e della Vita scritta da suor Theodosia AugustaDrane, tradotta in italiano dalla contessa Giorgina Finocchietti. LeSorelle dei Poveri avevano la proprieta esclusiva della traduzione,che usciva a puntate accompagnando di anno in anno i fascicoli de«La Voce della Carita» e veniva spedita in dono ai nuovi abbonati.Di volta in volta, sulle pagine del mensile, esse ricordavano le festivitalegate a Santa Caterina e celebrate presso la chiesa dell’Istituto dedi-cata alla Visitazione, e nelle maggiori chiese cittadine; in particolare lavenerazione delle stimmate di Caterina e della reliquia piu preziosa, latesta, conservata a Siena nella chiesa di San Domenico.

La devozione a Caterina da Siena si intreccia nel periodico alladevozione mariana, in particolare all’Immacolata Concezione, rispec-chiando l’ispirazione religiosa degli inizi dell’istituto, benedetto dal«pontefice dell’Immacolata», Pio IX, e poi approvato da Leone XIIIcome conforme ai nuovi indirizzi del suo pontificato: un istituto dicarita e di preghiera, volto a mantenere lo spirito religioso e a solle-vare la miseria «con mezzi legali e pacifici» (Leone XIII e le Sorelledei poveri, n. 4, aprile 1902, p. 62). Il richiamo alla devozione marianasi accompagnava, in alcuni interventi apparsi nei primi numeri del pe-

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riodico, alla sottolineatura della guerra contro la Chiesa condotta dainemici della fede; a Maria si chiedeva di rinnovare la vittoria di Le-panto, riconducendo gli eretici e i dissidenti all’unita della Chiesa(7 ottobre, n. 10, ottobre 1903, pp. 153-154). Secondo gli indirizzidi Leone XIII, si proponeva la pratica del rosario come strumento ef-ficace di preghiera per ottenere dalla Vergine protezione sulla Chiesae pace sociale. Il «pontefice del rosario», secondo un’espressione cheappare di lı a qualche tempo sul periodico in occasione della morte diLeone XIII, aveva indicato in Maria il rimedio contro le nubi che «ve-deva addensarsi» sull’umanita (Cinquant’anni dopo, n. 10, ottobre1904, p. 164). Le Sorelle dei Poveri, nel richiamarsi a loro volta al-l’Immacolata per trarne forza nel loro apostolato, professavano obbe-dienza e devozione al pontefice, e avvicinavano la sua figura a quelladi Caterina da Siena, traendo dall’inedito accostamento conferma allapropria vocazione e al proprio stile di vita. Erano di nuovo i tempi,quelli turbinosi della «debole fanciulla» e quelli del «santo vegliardo»minacciati dal socialismo, ad accostare le due figure in uno stessocombattimento: la santa, «autorizzata» da un breve di Gregorio XI,aveva predicato, viaggiato e scritto per la salvezza di Roma; LeoneXIII si era prodigato per la salvezza delle nazioni tutte, e nelle sue en-cicliche aveva combattuto contro la massoneria, per restituire vigoreal tomismo, per recare un contributo alla soluzione della questioneoperaia; entrambi infine erano terziari, lei domenicana e lui francesca-no. La figura di Caterina riviveva nel drappello delle vergini che l’a-vevano scelta a maestra e che volentieri – scrivevano – avrebbero datola vita per il pontefice (La Stella prodigiosa di allora e l’astro fulgidis-simo di oggi cioe S. Caterina da Siena e Leone XIII, n. 5, maggio 1902,pp. 75-81).

Se dunque ne «La Voce della Carita» la santa senese tornava adaffiancare il papa come negli anni dell’Unita d’Italia e a difenderne leprerogative, l’accento posto sulla sua figura nelle pagine del periodicopresentava anche tratti nuovi rispondenti agli indirizzi del pontificatodi Leone XIII. La legislazione italiana appariva pur sempre frutto di«settari antireligiosi», ma alcune tra le liberta del mondo contempo-raneo erano tuttavia «oneste», andavano mantenute e semmai, scrive-va un collaboratore del periodico, rivivificate con il vangelo; i tempimutati, i nuovi bisogni sociali, richiedevano al cattolico un’opera «il-luminata» di studio e di impegno consapevole (Il mandato nuovo del

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Signore, n. 6, giugno 1902, pp. 71-73). Francesco d’Assisi, FilippoNeri, Ignazio di Loyola, Vincenzo de’ Paoli, Girolamo Emiliani finoal Cottolengo e a don Bosco, erano i modelli di una condivisione dellecondizioni dei poveri che ben rappresentava l’ideale della carita cri-stiana, diverso nell’approccio e nel fine da quello indicato da parolecome «filantropia» o «fratellanza», usate quest’ultime da «scaltrisfruttatori» per accendere nel popolo la rivoluzione (Pagine staccate,n. 1, gennaio 1903, pp. 14-16). Accanto ai santi, che insegnavano co-me si potesse affrontare la questione sociale secondo l’amore di Dio enon con l’odio di classe, e in particolare accostata a Francesco, il san-to della «vera letizia» e dello sposalizio con Madonna Poverta, Cate-rina da Siena costituiva un esempio di poverta, di abnegazione e diimpegno ben appropriato alla donna nella societa contemporanea.

Sulle pagine de «La Voce della Carita», e fin dal primo fascicolo aindicare la rilevanza del tema, torna la questione ormai discussa dalungo tempo e sempre piu attuale del ruolo della donna nella vitapubblica, e del femminismo. E il periodo, tra la fine degli anni No-vanta del XIX secolo e gli inizi del Novecento, in cui si vengono co-struendo le posizioni e le linee di intervento del movimento cattolicosulla questione femminile. «La Voce della Carita» intervenne piu vol-te e con varieta di accenti nel dibattito, a partire dai contributi nelprimo e nel secondo numero del periodico, nel 1902, di Luisa Anzo-letti, una delle intellettuali piu significative nell’ambito del femmini-smo cristiano, partecipe, anche se da un versante decisamente catto-lico, della cultura del riformismo religioso, e sostenitrice proprio inquei mesi della sacralita della famiglia contro il progetto di legge sul-l’introduzione del divorzio in Italia (cfr. Anzoletti Luisa, in TRANIEL-

LO, CAMPANINI, II, 1982, pp. 19-21).In questi interventi del 1902, Luisa Anzoletti prendeva nettamen-

te le distanze dal femminismo francese della «Fronde», un giornale acui riconosceva coraggio e combattivita, e un consenso crescente an-che in Italia, ma che giudicava «sfacciato, empio, sacrilego», e di cuidenunciava nelle questioni di religione e di morale l’ispirazione atea,che si richiamava ai filosofi del XVIII secolo e ai legislatori del 1789;l’oggetto del contendere era l’insegnamento «neutro», propugnatodalle femministe francesi con una radicalita che in Italia, osservavala Anzoletti, non trovava riscontro neppure nei municipi massonicie socialisti, che ammettevano d’intesa con l’autorita ecclesiastica la

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presenza del catechismo tra i fondamenti dell’educazione scolastica.«Ma, grazie a Dio – commentava la Anzoletti – la donna assessoree la donna sindaco non sono ancora piaghe possibili in Italia!» (Il fem-minismo rivoluzionario, n. 1, gennaio 1902, pp. 9-13). Nella genealo-gia delle scrittrici della «Fronde» e della sua direttrice, ClemenzaRoyer, si ergevano minacciose le donne della Rivoluzione francese,spietate piu degli uomini. Luisa Anzoletti preferiva Madame Marie-Jeanne Roland, che non era una femminista, scriveva, ma era inveceuna patriota ricca di cuore e una moglie eroica. Le scrittrici della«Fronde» – ma lei le chiamava con scherno «le amiche della Ragione»– le apparivano temibili non tanto per la sostanza dei loro attacchi allaChiesa e ai dogmi, quanto perche si avvalevano di due armi potentis-sime nell’opera demolitrice, «incapacita di ragionare» e «lingua difemmina».

In altre pagine del periodico, gli scritti di Luisa Anzoletti, e inparticolare il libro dedicato a La donna nel progresso cristiano uscitoa Milano nel 1895, furono occasione per una fedele collaboratrice de«La Voce della Carita» che si firmava con lo pseudonimo di «SenaJulia», di ripercorrere il modello di coraggio, di fede e di costanza of-ferto dalle donne nei vangeli; un coro unanime di voci femminili cheavvalora la tradizione del cristianesimo, ma che fu drammaticamenteinterrotto, scriveva, dal femminismo rivoluzionario del secolo XIX,che aveva inaugurato la ribellione delle «sciagurate figlie del mondo».Con questa espressione si intendeva alludere alla nascente tradizioneintellettuale delle donne, poetesse, romanziere, «pseudoscienziate» estudentesse, ma anche professioniste, per non dire delle socialiste«scarmigliate e piazzaiole», apostole del credo femminista piu estre-mo (La donna nel Vangelo, n. 2, febbraio 1902, p. 32).

Altre collaboratrici del periodico mostrarono maggiore apertura.Myria Arrighi Weber scriveva versi, e spesso li inviava a «La Vocedella Carita»; per lei, adoprar la penna non era a scapito dell’ago, edel resto non sfuggiva alla sua attenzione come molte donne «pie» fi-gurassero tra le moderne scrittrici. Del femminismo, sempre ricorda-to nella sua accezione «ultrarivoluzionaria», le collaboratrici del pe-riodico condividevano un’immagine assai greve, a cui tuttavia noncontrapponevano il modello della madre di famiglia: se la casa restavapur sempre il regno della donna, la nuova liberta di cui essa comin-ciava a godere nella societa contemporanea la portava legittimamente

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fuori dalle pareti domestiche, ad esercitare la propria benefica azionein un ambito piu vasto della famiglia, dove la funzione di cura che emissione della donna rischiava invece di rinchiudersi nell’isolamento enell’egoismo (Charitas, n. 7, luglio 1902, pp. 107-108). Caterina daSiena, di cui gia negli ultimi anni del XIX secolo, nel clima nuovo in-trodotto dalla Rerum Novarum, si era cominciato a sottolineare l’im-pegno sociale, rileggendone in questa nuova accezione la missione pa-cificatrice, tornava ora sulle pagine del periodico a declinare in modoautorevole l’operosita di Marta accanto alla fede di Maddalena (Pane-girico di S. Caterina da Siena, n. 3, marzo 1903, p. 49): un modello perquella possibile «legione di donne credenti» a cui pensava «Sena Ju-lia», novelle Marie e piu spesso novelle Marte impegnate nella carita,che avrebbero messo a tacere con la forza dell’unione e del numero ela potenza dell’esempio le voci «degeneri» delle femministe. Le Sorel-le dei Poveri dal canto loro si rappresentavano come le vere interpretidello spirito di Caterina: sulle pagine de «La Voce della Carita», sonoproprio loro le donne nuove, le suore dalla vita attiva, «Marte solle-cite e vigilanti», che ogni mattina all’altare abbandonano il proprio ioe svolgono la loro missione secondo poverta, obbedienza e silenzio.Per queste donne la vocazione e l’esempio di Caterina tornavano dipregnante attualita. Le corsie degli ospedali, i campi di battaglia,gli asili infantili, i manicomi sono gli scenari della sofferenza e dell’ab-bandono, in cui «La Voce della Carita» rappresentava storie di suoreeroiche e compassionevoli, veri angeli della carita che nel modo in cuiesercitavano la loro vocazione riconciliavano gli animi alla religione.

«La Voce della Carita» si propose di proseguire per le ex-allievela funzione educatrice avviata dalle suore nei loro istituti; sfogliandole annate, si percepisce come la pagina delle ex-alunne divenne neltempo un luogo in cui riannodare rapporti, scrivere o leggere raccontie consigli, trovare insegnamenti; questi erano rivolti a edificare nellegiovani che avevano ricevuto dalle suore un’istruzione cattolica ilcomportamento in famiglia e in societa, quasi un habitus che ne mo-dellasse l’indole, e che anche uscite dall’istituto ne indicasse pur sem-pre l’appartenenza. Nei primi anni Trenta del Novecento, le regole dicomportamento suggerite da «La Voce della Carita» scandivano du-rante la giornata le pratiche di pieta, nei giorni di precetto imponeva-no la partecipazione alla messa parrocchiale, sollecitavano a porgereaiuto al parroco spiegando il catechismo ai piu piccoli, suggerivano

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la visita alle famiglie povere e agli infermi, la presenza ai vespri. Cine-matografo e teatro erano ormai concessi, meglio pero se la scelta pri-vilegiava un cinema parrocchiale o di qualche istituto religioso.

In questo modello di giovane cattolica, devota ma anche assiduaalla chiesa e alle opere di bene, non mancava, ed era anzi l’aspettopregnante della formazione perseguita dal periodico, il richiamo aun impegno attivo nella difesa e nella propagazione della fede: nelleallieve uscite dalla loro educazione, le Sorelle dei Poveri si propone-vano di formare «anime di apostolo» (Per le nostre ex-alunne, n. 1,gennaio 1933, p. 15). A quelle di loro che avessero incontrato am-bienti di lavoro o famiglie ostili alla religione, «La Voce della Carita»avrebbe recato un sostegno prezioso, mentre le suore, senza essere diintralcio alle parrocchie, si proponevano come anello di congiunzionetra le fanciulle affidate ai loro istituti e congregazioni e associazioniparrocchiali, in particolare le Figlie di Maria e i rami femminili dell’A-zione Cattolica, a cui era auspicabile che le ragazze, una volta dimes-se, aderissero, praticando cosı la vita cristiana.

Anche per le suore, negli anni Trenta del Novecento, l’AzioneCattolica ormai radicata capillarmente nel tessuto parrocchiale si pro-poneva come un nuovo campo di apostolato «secondo la forma volu-ta da Dio per i nostri tempi» (Siate apostoline!, n. 9, settembre 1933,p. 149). Nel 1933 acquistano particolare rilievo nel periodico delleSorelle dei Poveri le giornate per le religiose organizzate dall’arcidio-cesi di Firenze intorno ai temi dell’Azione Cattolica, le cui finalita fu-rono ricordate nel discorso di chiusura dal cardinale Elia Dalla Costa.L’immagine delle suore come angeli trascorrenti sulla terra in povertae obbedienza senza che le iniquita ne intacchino la purezza era ancoraun modello di perfezione cristiana, ma mancava a renderlo compiutolo ‘‘zelo’’ che aveva invece animato a suo tempo Caterina da Siena oFrancesco di Sales, che proprio grazie a questa virtu aveva ottenuto laconversione di migliaia eretici. Se le congregazioni religiose femminilisi erano aperte da tempo alla scelta di vita attiva, questa sembrava ri-cevere ora un nuovo impulso dalla gerarchia ecclesiastica, che la indi-rizzava alla cooperazione con i sacerdoti e i laici nell’Azione Cattolica:«i tempi nuovi hanno bisogni nuovi» (Le Suore e l’Azione Cattolica,n. 8, agosto 1933, p. 124); ma l’azione cattolica cosı proposta alle suore– avvertivano gli assistenti ecclesiastici dell’associazione – non era unanovita, visto che gia nel collegio apostolico e nelle chiese nascenti le

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pie donne provvedevano ai bisogni della comunita, come attestava lamemoria dei loro nomi rimasta nella tradizione della Chiesa. L’argo-mento decisivo non era pero affidato a questi cenni fin troppo rapidia un impegno attivo e consentito delle donne nelle comunita ecclesia-li; l’Azione Cattolica e voluta dal papa, ed e dunque di ‘‘obbligo stret-to’’. Alla volonta del papa non si puo rispondere che con l’obbedien-za, e come tale le Sorelle dei Poveri accoglievano il nuovo apostolato,e «La Voce della Carita» lo proponeva alle ex-allieve: perche, avver-tiva il periodico, l’Azione Cattolica essendo espressione della volontadel papa e dai vescovi, «si puo dire che e voluta da Gesu Cristo» (Sia-te apostoline, cit., p. 149).

Studio e devozione sono i mezzi individuati da «La Voce dellaCarita» per combattere l’apostasia del mondo moderno. Nei primianni di vita del periodico, in conformita con gli indirizzi del pontifi-cato di Pio X, la formazione del sacerdote e gli studi nei seminari so-no oggetto sulle pagine del mensile di un’attenzione specifica, negliarticoli e piu ancora nelle letture consigliate. Nel 1907 la condannadel modernismo da parte di Pio X trovava eco nelle parole con cui«La Voce della Carita» evocava le dottrine dei modernisti, «lupi ra-paci» (Il Dogma della Divinita di N.S. Gesu Cristo e la moderna Ese-gesi Biblica, n. 7, luglio 1908, p. 121) che mediante una falsa scienzasuscitano eresie e minacciano l’unita della fede. Cosı la prolusione de-gli studi nel seminario arcivescovile di Siena fu occasione in quell’an-no per un ammirato riconoscimento delle «scoperte meravigliose» edelle «stupende invenzioni» della contemporaneita, ma anche peruna decisa sollecitazione ai giovani seminaristi e ai sacerdoti adistruirsi, perche nella scienza come nella cultura e in campo sociale,i «frementi bisogni» del nuovo secolo richiedevano nuovi e piu ade-guati strumenti per «patrocinare gli interessi delle anime»: «Oggi ilsacerdote deve essere armato di tutto punto per difendere la Chiesa»:il curato d’Ars era ancora un modello di santita sacerdotale, ma unamaggiore istruzione, commenta il periodico, non ne avrebbe diminui-to la santita (Degli odierni studi nei seminari, n. 5, maggio 1908, p. 91e n. 7, luglio 1908, p. 132): essa era ormai per il prete un dovere so-ciale, religioso e patriottico.

«La Voce della Carita», per parte sua, intendeva contribuire allapromozione di una formazione religiosa e culturale secondo una plu-ralita di approcci, dalle lezioni di catechismo alla segnalazione di libri

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di spiritualita laica e sacerdotale, alla proposta di modelli: per le don-ne, perche secondo i collaboratori del periodico la donna vive per na-tura piu sotto l’azione del cuore che della mente, e ha bisogno nonsolo di istruzioni ma anche di esempi pratici; e per i giovani, dove ac-canto al sempre-verde san Luigi Gonzaga, figurano negli anni, conGiovanni Berchmans e Stanislao Kostka, Domenico Savio, il discepo-lo di don Bosco, e Gabriele dell’Addolorata, quasi nuova immagineesemplare, quest’ultimo, per una gioventu virile e cristiana. In annipiu tardi, durante il fascismo, sara Tonino Rezza, balilla e avanguar-dista, a mostrare come possono ben intrecciarsi la devozione alla pa-tria e l’«ardore» verso Dio (mons. C. BONALDI, Sulla vetta: piccola sto-ria d’una grande anima. Tonino Rezza, n. 5, maggio 1939, p. 62). Neltempo, accanto a questo impegno di educazione religiosa, la corri-spondenza dalle missioni testimoniava sulle pagine del periodico imeriti delle religiose anche nella propagazione attiva della fede catto-lica, e le conversioni da loro operate. Queste pagine si aprono talvoltaa racconti di viaggio, che nella loro immediatezza interrompono il re-soconto altrimenti monotono delle cerimonie religiose, dei sacramentiamministrati, dei progressi spirituali ottenuti.

«La Voce della Carita», che aveva preso avvio con la benedizionedi Leone XIII seguendone gli indirizzi, ebbe riconoscimenti anche daPio X, a cui manifesto in piu occasioni la propria devozione, traccian-done un ampio profilo e pubblicandone a puntate la vita: alla mortedel pontefice, nel «diluvio di sangue» della Prima guerra mondiale, ilperiodico ne ricordava l’implorazione alla pace, il dolore causatoglidalla guerra, che forse aveva contribuito ad accelerarne la morte, tut-tavia serena, quasi un’offerta di se come vittima riparatrice (Alla santamemoria di Papa Pio X, n. 9, settembre 1914, p. 169). Nel numero diottobre del 1914 una foto di Benedetto XV accompagnava il profilodel nuovo papa, che iniziava la propria «grande opera» di padre conil richiamo alla preghiera e alla pace, occasione per l’Istituto delle So-relle dei Poveri di rinnovare proprio nello spirito di salvezza e di pacela propria missione di carita. Nel «terribile flagello» della guerra,Giulia Montemaggi Gilardone, una delle firme che compaiono conpiu frequenza sul periodico, ancora nel dicembre di quell’anno auspi-cava che l’Italia potesse compiere opera pacificatrice tra le nazionibelligeranti, nel nome della civilta e di Dio; la figura di Caterina daSiena tornava in quei mesi a rinnovare la propria versatile immagine,

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invocata a difendere ancora la civilta occidentale e l’Europa, mentre siandava diffondendo d’altro lato l’inquietudine per l’oscuro lavorıodella «setta» che anche in Italia – come si sosteneva in un libro di pa-dre Fontana su La guerra segnalato nelle pagine del giornale – cercavadi creare un clima favorevole all’intervento (A.M. FONTANA, La guer-ra, n. 1, gennaio 1915, p. 21).

Nel giugno 1915 lo «squillo di guerra» che ormai risuona anchein Italia induce i collaboratori de «La Voce della Carita» a un rapidomutamento di posizione: anche quelli, scrive «Victor» (e lo pseudoni-mo pare significativo), «che come noi avevano lungamente supplicato[...] chinano reverenti il capo». E prende corpo sulle pagine del pe-riodico quella lettura della guerra, comune a tanta parte del mondocattolico italiano dopo l’attesa incerta dei mesi di neutralita, che neinterpretava positivamente gli effetti nella rinnovata unione, nellamessa a tacere dell’«odio di classe»: «i cuori un tempo divisi, si sen-tono fratelli». Viva dunque l’Italia, concludeva «Victor», per il sacri-fico delle madri, delle spose, delle figlie, «viva potente, viva compatta,viva nell’amore al vicario di Cristo» (Squillo di guerra, n. 6, giugno1915, p. 100, ma la data dell’articolo e il 25 maggio).

Se in questi anni i nomi di Pio X e piu ancora di Benedetto XV siintrecciano al tema della pace e del conflitto che va insanguinandol’Europa, nel primo dopoguerra attorno alla figura del papa si va co-struendo nel periodico l’immagine di un cattolicesimo tutto unito nelsuo «capo unico», che e fonte per i cattolici di quella «consolante cer-tezza» che li distingue dai «fratelli separati», i protestanti, privi diquesta figura, depositaria dell’autorita e della potenza di Cristo(Mie care Sorelle!, n. 2, febbraio 1921, p. 16). I cattolici, avverte il pe-riodico, non ricercano il libero esame, e hanno nella Cattedra di Pie-tro una risposta al loro bisogno di unita nella verita. L’attaccamentoal papa e dunque parte integrante del vero cattolicesimo: «Ma, careSorelle, molti anche buoni cattolici sono freddi nella devozione alpontefice. Molti che vogliono fargli da maestri non comprendono ve-ramente che egli ha tutta l’autorita di Cristo come suo rappresentantenelle cose della Fede e della morale» (ibid.). Di fronte al papa non elecito discutere, occorre invece obbedire e difenderne la dignita. Se ilcredente non ha dimestichezza con l’arte della controversia, «La Vocedella Carita» gli offre un semplice accorgimento per tacitare gli avver-sari: «l’ha detto il papa» sara risposta per lui sufficiente ed esauriente,

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perche egli sa che il papa non puo ingannare e ha il supremo diritto diinsegnare e correggere.

Tanto piu efficaci dovrebbero essere questi indirizzi, sostiene il pe-riodico, se rivolti alle donne, che hanno doveri tutti propri nei con-fronti della Chiesa, che le ha sottratte in origine alla loro condizionedi schiavitu nel mondo antico e nei tempi presenti ancora le difendecontro il divorzio. Nel «grandioso movimento cattolico femminile»che negli anni Venti raccoglie le donne nelle sue associazioni, dalle Fi-glie di Maria alle Madri Cristiane, all’Apostolato della preghiera, ai ra-mi dell’Azione Cattolica, «tutte abbiamo il dovere di amare il Papa, diobbedire al Papa [...] facendolo conoscere, amare e obbedire dagli al-tri» (ivi, p. 17). Proprio nella storia della Chiesa, che le donne dovreb-bero studiare e conoscere, e testimoniata d’altra parte la devozione fe-dele della donna per il vicario di Cristo e la sua azione in aiuto e indifesa del papato, dalle origini, quando le donne seguirono «coraggio-se e compassionanti» Gesu al calvario e sostennero gli apostoli nellefatiche e nelle pene, a Roma dove le donne del patriziato nascosero nel-le loro case il pontefice e i confessori, curarono i martiri e dettero lorosepoltura, al periodo successivo alle persecuzioni quando la loro operadivenne pero, avverte prudentemente il periodico, «meno necessaria»,e rare furono le donne chiamate a svolgere apostolato e alla difesa delpapato. «I tempi non comportavano un’azione collettiva delle donnecattoliche perche bastava la parola e l’azione del sacerdote allora vene-rato da tutti». In questo rarefarsi di protagonismo femminile nella sto-ria della Chiesa, erano sufficienti a tener alto il vessillo figure esemplaricome Sant’Elena, e poi Matilde di Canossa, Brigida e Caterina di Sve-zia, Caterina da Siena infine, che non disgiunse l’amore per Cristo dal-l’amore per la Chiesa e il papa. In questa sequela di fedelta al ponteficee alla Chiesa, dopo Teresa d’Avila e Jeanne de Chantal, si ricordano lefigure piu recenti di Teresa di Lisieux, Rosa Gattorno, Paola Frassinet-ti e Anna Taigi, «eroiche donne d’un cuore solo col vicario di Cristoche offrirono il contributo della loro vita apostolica tutte con sommis-sione» (ivi, p. 18).

Se nei primi anni, attraverso la firma di Luisa Anzoletti, «La Vocedella Carita» era intervenuta a piu riprese nei confronti del femmini-smo, il discorso rivolto alle donne si faceva ora piu mirato e interno.Torna la memoria dell’«ora di defezione dolorosa», quando ai tempidi Pio X alcune «che si dicevano cristiane» secondarono con una vo-

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tazione inconsulta «le malvagie intenzioni dei nemici della fede» (Di-scorsi per la festa della Cattedra di S. Pietro, n. 3, marzo 1921, p. 33);la risoluzione contro l’insegnamento religioso nelle scuole approvatadal Congresso di Roma del 1908, gia allora era stata oggetto di ripro-vazione da parte del periodico, che aveva fatto proprio il biasimo sol-levato dal Comitato nazionale italiano per la Protezione della Giovaneil quale, dopo aver aderito in un primo tempo al congresso e inviatoproprie delegate, aveva poi abbandonato i lavori e si era fatto promo-tore della protesta. Nel 1921 il riferimento e pero diverso, volto sem-mai ad esaltare con la figura di Pio X gli inizi del movimento cattolicofemminile, e il suo carattere di milizia devota al papa e alla Chiesa.Cosı lo aveva voluto Pio X, come «l’associazione di tutte quelle cat-toliche che senza riserva o restrizione con integra e ferma fede fosseropronte a far di se baluardo a difesa della Chiesa e del Papato ricon-ducendo in seno alla famiglia e alla societa – supremo voto di quelsanto! – il regno di Cristo» (ibid.). Emula dei meriti di Petronilla, Pri-scilla, Febe e Tecla, era l’«eletta donna» assolutamente fedele, a cuiPio X aveva affidato la costruzione dell’Azione cattolica femminile,ma di cui singolarmente il periodico non riporta il nome (certamentela principessa Cristina Giustiniani Bandini, cui Pio X nel 1908 affidol’Unione delle Donne Cattoliche d’Italia, da lei diretta fino al 1918:DAU NOVELLI, 1998), forse a sottolinearne la qualita di coadiutricedell’opera del papa nel mondo. Dopo aver ricevuto da BenedettoXV l’ultimo ordinamento, scrive Luisina di Sandro, in breve tempol’Azione Cattolica femminile aveva visto una straordinaria crescitanei suoi diversi rami e nei circoli parrocchiali. E a conferirle maggiorecapacita di attrazione, proprio nei mesi in cui i giovani di Azione Cat-tolica sostenevano nei loro circoli gli attacchi dei fascisti, non mancaanche per le ragazze un pizzico di sfida: l’invito ad essere segno dicontraddizione pur nell’obbedienza, ad avere coraggio anche se man-cano, o non sono cosı manifeste, le occasioni di mostrarlo: «Oggi, piuche in passato, dichiararsi apertamente seguaci di Gesu e della suaChiesa e di conseguenza figlie fedeli e obbedienti del Romano Pon-tefice ci espone [...] forse anche alla persecuzione, [...] non sara an-cora tale da portarci al martirio dı sangue [...] non ci sara forse perorisparmiato il martirio incruento [...] del sorriso di compatimento, tal-volta forse dell’ostracismo» (ivi, p. 34). Apostole di Cristo in varieforme, ma con un’unica fedelta alla Chiesa romana, le giovani di

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Azione Cattolica «fortes in fide» come recita il loro vessillo, si offrono«operaie nella vigna», devote a Benedetto XV, senza timore del ri-spetto umano.

Le Sorelle dei Poveri professavano una particolare devozione a PioXI, perche era alla sua benedizione e protezione che dovevano gli svi-luppi della congregazione a Roma, e la scelta del cardinale Maglionecome protettore dell’Istituto. In occasione della morte del ponteficenel febbraio del 1939, «La Voce della Carita» ricordava il decennaledella Conciliazione, e «la luminosa sapienza dei patti bilaterali» (Inmorte di Pio XI, n. 2, febbraio 1939, p. 15), ma anche le parole di EliaDalla Costa, arcivescovo di Firenze, che nella scomparsa del papa ave-va letto l’olocausto della vita, offerta per la pace mondiale. Ed era an-cora con riferimento alla pace che il periodico salutava il nuovo pon-tefice Pio XII, e il suo messaggio al mondo. Intanto le Sorelle deiPoveri avevano aperto un nuovo campo di apostolato nell’ospedalemilitare di Aversa intitolato ad Arnaldo Mussolini. Le suore svolgeva-no opera di infermiere, ma vi diffondevano anche la dottrina cristiana,convinte, come scrivevano, «che la loro missione non si limita ai corpiammalati, ma va dai corpi alle anime, dalle sofferenze fisiche alle spi-rituali»; insegnavano ai soldati analfabeti le preghiere e il segno dellacroce, e in questa opera trovavano conferma alla loro scelta di vita at-tiva, che «pur svolta in un’atmosfera di pericoli, non nuoce, non dissi-pa, non soffoca la vita interiore» (Aversa - Napoli - Ospedale militareA. Mussolini, n. 5, maggio 1939, p. 57). Caterina da Siena, che «l’oracolodel Vaticano» (n. 8, agosto 1939, p. 73) proprio nel 1939 aveva procla-mato con Francesco d’Assisi patrona d’Italia, porgeva di nuovo l’esem-pio, innalzata ormai a un ruolo sociale, anzi nazionale di impetrazionee di esempio, come scriveva Raimondo Manzini sulle pagine dell’«Av-venire d’Italia», riprese da «La Voce della Carita» nel numero di ago-sto; Caterina offriva l’immagine della santita piu costruttiva, e al tempostesso proponeva all’imitazione una traccia per la condotta politicadell’autentico seguace di Cristo, che non si estrania dalle sorti naziona-li, che non si isola dal mondo, ma come Caterina vive il vangelo comefermento «tra i tumulti». Dalle pagine dell’«Avvenire d’Italia» a quellede «La Voce della Carita», «la gigantesca santa degli italiani» proponeal mondo in guerra una «geniale costruzione politica»: unificare le pa-trie, fare un unico blocco delle forze del cristianesimo, per abbatterlecontro la minaccia dell’eresia, del maomettanesimo, dell’incivilta.

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Dalle sue origini nei primi del Novecento, agli anni Venti e Tren-ta fino alla seconda guerra mondiale, il legame tra «La Voce della Ca-rita» e l’Istituto fondato da Savina Petrilli, di cui nel 1933, in occasio-ne del decennale della scomparsa, il giornale riportava un ampioprofilo insieme alla storia della congregazione e delle sue opere, si an-do facendo sempre piu stretto, e la voce delle Sorelle dei Poveri venneacquistando sempre maggiore rilievo e accentuando l’impegno peruna formazione religiosa che trovava nella devozione, come si e ac-cennato, un significativo punto di riferimento.

E ricorrente nel periodico la meditazione su Maria e sulle diversefigure della Vergine, dall’Immacolata all’Assunta all’Addolorata, checon la Madonna di Lourdes avevano alimentato la spiritualita di Sa-vina Petrilli e della congregazione nascente. L’autrice di queste medi-tazioni e spesso, accanto a Luisa Anzoletti, Luisa Franchi Mussini, fi-glia e vedova d’arte si potrebbe dire: infatti, suo padre, Luigi Mussini,aveva insegnato all’Accademia senese e il marito, Alfredo Franchi, giasuo allievo a Siena, negli ultimi anni del XIX secolo aveva rinnovatol’iconografia cateriniana nell’oratorio di Santa Caterina in Fontebran-da, mentre per la chiesa dell’Istituto di Santa Caterina aveva dipintol’immagine della Visitazione a cui la chiesa era intitolata. Luisa Mus-sini e il marito erano molto legati alle Sorelle dei Poveri e alla «Vocedella Carita», che riproduceva frequentemente sulle proprie pagine leimmagini dei quadri di Alfredo Franchi (piu spesso quelli che aveva-no per soggetto Caterina da Siena o Maria Addolorata) di cui comme-moro la morte nel 1914 con una commossa rievocazione a piu vocidel suo profilo e delle sue opere.

Luisa Mussini, a sua volta pittrice, musicista e scrittrice, prendevaspunto talvolta da queste immagini per illustrare sul periodico aspettidella figura della Vergine. Ma accanto a questa sua produzione intel-lettuale e artistica per la quale, come ricorda «La Voce della Carita»,era stata premiata con medaglia d’argento all’Esposizione Beatrice diFirenze (1890), la Mussini si impegnava nell’apostolato della carita,ed era tra le sostenitrici piu fedeli delle Sorelle dei Poveri. Tornandoalla devozione, e piu in generale la devozione che si esprime nell’arte,nei canti, negli inni e nella poesia sacra, nella musica popolare, quellache il giornale intende alimentare nelle lettrici e nei lettori, con qual-che nota storica e letteraria, ma anche con riferimenti agli usi liturgicie al significato degli arredi sacri. Non manca pero, ed e anzi sempre

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piu frequente negli anni, il riferimento a forme di devozione militante,che esprimono pubblicamente lo zelo e l’adesione dei fedeli agli indi-rizzi della Chiesa e alle iniziative tese a riportare a Cristo la societa;cosı per il culto di San Giuseppe, per la promozione dell’Apostolatodella Preghiera, dell’«ora di adorazione», della pratica del primo ve-nerdı del mese di Margherita Maria Alacoque, delle crociate eucari-stiche.

Tra gli anni Venti e Trenta la narrazione di processioni, tridui,funzioni sacre, occupa uno spazio sempre piu rilevante nel periodico:alle crociate «dei fanciulli e delle verginelle» contro la bestemmia, chedurante il pontificato di Pio X imitavano le crociate dei ‘‘fanciulli diSavonarola’’, fa eco nel periodo tra le due guerre la Festa della SantaInfanzia, dove bambini e bambine degli istituti della congregazionesfilano con stendardi, bandierine, gagliardetti, sormontati da pie im-magini o scenette d’infanzia e preghiere a Gesu Bambino, con a chiu-dere il corteo i Crociatini, guardie d’onore al Divin Bambinello, tuttiascritti alla Pia Opera della Santa Infanzia. Sono gli stessi, che nelle«candide tunichine» ravvivate dalla rossa croce, presenziano ai triduiin onore del cuore di Gesu, con le socie dell’Azione Cattolica tuttevelate di bianco, che si ritrovano poi tra le zelatrici della Crociata eu-caristica. Accanto a loro, a solennizzare le feste e le cerimonie religio-se negli anni Trenta, si ricordano qua e la nel periodico podesta, fe-derali, segretari del fascio, i balilla, la GIL. A partire dal 1927, il temaa cui «La Voce della Carita» dedica di fascicolo in fascicolo per diver-si anni uno specifico impegno, e la regalita e l’autorita di Cristo, redella societa, dei cuori, della famiglia, della storia, ma anche legislato-re: «fu restauratore e legislatore della famiglia e della societa», scriveun collaboratore nel marzo 1933; e dovere operare secondo il suo co-mando, ma anche amarlo, come re d’amore (La regalita di Gesu, Cri-sto, n. 3, marzo 1933, p. 39).

In calce ai fascicoli, di mese in mese, «La Voce della Carita» ri-portava i nomi di quanti e quante avevano sostenuto il giornale conabbonamenti e contributi; tra questi, ricorderemo solo Isotta CiprianiCerutti, traduttrice per l’Italia de La femme studieuse di monsignorDupanloup, che con lo pseudonimo di «Isotta di Cipro» scrivevasu «La Vergine Benincasa», e a cui il periodico dedicava con gratitu-dine un necrologio, nel 1907. Della diffusione del periodico e del-l’ampliamento del suo pubblico di lettori e lettrici sono indicative no-

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tizie saltuarie, come quella che nel 1914 ricorda come esso fin dal1906 fosse penetrato nelle carceri giudiziarie di Roma: chi scrivevaera il cappellano stesso delle carceri, don Saverio Damiani. Anchela tipografia dell’Istituto di Santa Caterina, dove si stampava «La Vo-ce della Carita», e indicativa della capacita imprenditoriale delle So-relle dei Poveri. Sono infatti le sue tipografe ad aver stampato nel cor-so degli anni i cinque volumi dell’edizione delle Lettere di Caterina daSiena, terminata nel 1930, cosı come la Vita di Caterina da Siena diTheodosia Drane, uscita in prima edizione italiana nel 1911, per latraduzione di Giorgina Finocchietti. Alle Lettere di Caterina avrebbedovuto attendere Matilde Fiorilli, che per la collana degli Scrittorid’Italia Laterza aveva gia curato il Dialogo nel 1912; un’edizioneche sulle pagine del periodico era stata commentata assai positiva-mente sotto il profilo linguistico dallo scrittore Pietro Vigo, per ilquale Caterina era una «gloriosa eroina della Chiesa e dell’Italia».

Matilde Fiorilli, che a Firenze aveva raccolto intorno a se una fa-miglia spirituale attratta dai suoi studi cateriniani, era invece mortanel 1921, e il periodico ne aveva dato ampia notizia, ricordando lesue Verita cristiane spiegate da una madre ai suoi figli, ma sottolinean-do soprattutto le sue virtu di sposa esemplare, l’opera di assistenzasvolta durante la guerra, quando incarno la figura della madre italianache da alla patria con slancio i suoi figli, dapprima al fronte, dove as-siste il figlio moribondo, poi nell’epidemia del 1918, quando perse lafiglia. In anni successivi al radicamento a Roma della congregazione,fu affidata alla Sorelle dei Poveri anche la tipografia del PontificioIstituto per l’Archeologia, dove si trovarono a stampare la «Rivistadi Archeologia Cristiana». E sempre per la congregazione, nel 1933le Sorelle dei Poveri della Casa delle Catacombe di Priscilla, a Roma,ristamparono le costituzioni, mentre le tipografe della casa madre at-tendevano all’edizione del Direttorio; in questo fervore di iniziativeeditoriali, anche «La Voce della Carita» reco il suo contributo, stam-pando a puntate nel 1927 la vita della fondatrice.

Accanto alle segnalazioni di libri, di particolare interesse per lavarieta di interessi e di ambienti a cui il periodico mostrava di volercorrispondere, sono da ricordare anche i rinvii ad altri periodici reli-giosi; nel 1939, ad esempio, in occasione della proclamazione di Fran-cesco d’Assisi e Caterina da Siena a compatroni d’Italia, «La Vocedella Carita» ricordava «Frate Francesco», la rivista di cultura france-

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scana diretta dal padre Pier Luigi di Stolfi, che aveva ben accostato ilpoeta cavaliere e la «guerriera fra i santi, o santa fra i guerrieri», Ca-terina (n. 4, aprile 1939, p. 101). Piu interessanti ancora sono pero ilibri e le riviste che si occupano del nuovo campo di apostolato e altempo stesso della nuova professione che la guerra ha proposto alledonne, quella di infermiere. Si fa cosı pubblicita sulle pagine del pe-riodico a «Il Piccolo Samaritano», rivista di formazione morale per leinfermiere, ma suggerita anche per le famiglie, per la cura dei con-giunti ammalati e per l’esercizio della carita infermiera. Infine, ritor-nando su quella devozione nei confronti della figura del papa checaratterizza «La Voce della Carita» nel passaggio dei successivipontificati, e da segnalare come il periodico ne ricordi e ne valorizzii discorsi e i documenti: significativa, nel 1939, l’eco che ha sulle pa-gine de «La Voce della Carita» la Summi Pontificatus (n. 11, novem-bre 1939, p. 113).

ANNA SCATTIGNO

81. ALMANACCO PER LE DONNE ITALIANE

Luogo: nel 1903, Empoli; nel 1905-1906, FirenzeDurata: *1903-1906*Periodicita: annualeStampatore: nel 1903, Edisio Traversari, Empoli; nel 1905-1906, Tip. Lastrucci,

FirenzeFormato: cm 13610Pagine: nel 1903, 32; nel 1905-1906, 48Prezzi: cent. 10Note: pubblicato per cura della Sezione Genovese del Comitato Italiano contro la

Tratta delle BiancheArea raccolte: BncFi: 1903, 1905, 1906. Bsmc Roma: 1906.

Forse, fu sull’onda dell’emozione suscitata dagli articoli di Ranie-ro Paulucci di Calboli sulla «Nuova Antologia» del 1º aprile e del 16settembre 1902 che il Comitato di Genova, presieduto dalla signoraM. Tiedeman, «consolessa generale d’Olanda» in quella citta, decisedi pubblicare questo piccolo, povero almanacco, in modo da farsi co-noscere e da tenere desta l’attenzione su un fenomeno che aveva or-mai assunto proporzioni allarmanti: la «tratta delle bianche», vale a

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dire l’«esportazione» di ragazze europee da avviare alla prostituzionenei paesi dell’Africa settentrionale, del Medio oriente o dell’Americacentro-meridionale. Tanto piu che il porto di Genova costituiva uncrocevia di particolare importanza per gli «incettatori di ragazze» ita-liane da spedire oltremare, e specie in Sud America.

I libretti si aprono con brevi interventi volti a illustrare le carat-teristiche dei pochi luoghi di accoglienza laici esistenti per le giovanicoinvolte in quei traffici, come Il ‘‘Rifugio’’ di Genova e L’Asilo Ma-riuccia di Milano (cfr. BUTTAFUOCO, 1985). Organizzati intorno a ca-lendari mensili intervallati da pagine bianche di servizio per Anno-tazioni, Visite, Indirizzi delle Conoscenze, Indirizzi da Conservarsi, glialmanacchi danno alcune sommarie informazioni su iniziative diparticolare rilievo riguardanti la tratta delle bianche, come il Con-gresso Internazionale tenutosi a Londra nel 1902, e pubblicano bre-vi scritti sull’argomento a firma di alcune delle personalita piu coin-volte nella battaglia per contrastare e sconfiggere quel particolare‘‘commercio’’, come Sofia Bisi Albini, Dora Melegari, Ada Negri,Flavia Steno, Ersilia Majno Bronzini; ma si riproducono anche branidi Josephine Butler e di Elisabeth Barret Browning.

SIMONETTA SOLDANI

82. IL GAROFANO BIANCO

Sottotitolo: Si pubblica a cura della Sezione di studio e propaganda della Legafemminile cattolica del lavoro

Motto: Proletari di tutto il mondo, unitevi in Cristo! (G. Toniolo)Luogo: LivornoDurata: a. I, n. 1 (17 settembre 1903) - a. II, n. 18 (20 agosto 1904), con un nu-

mero di saggio del 1902Periodicita: settimanale (con irregolarita dal gennaio all’agosto 1904)Direttore: Ercole Samuele CasavecchiaStampatore: Tip. Economica di A. Debatte, via delle Commedie 1, Livorno; dal

n. 17, 28 luglio 1904, Stab. Tipo-litografico di A. Debatte, LivornoFormato: cm 34,5625; n. 15, 21 maggio 1904, 46631Pagine: 4; n. 1 del 1903 e del 1904, 8Prezzi: abbonamento annuale £ 1,20; dal n. 1, 2 gennaio 1904, £ 2,50Note: gli articoli sono tutti anonimi. Direzione e amministrazione, via Borra 5,

Livorno

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Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 17 settembre 1903 – a. II, n. 18, 20 agosto 1904.BcrstMi: 1902, n. di saggio

Bibliografia: CASALINI, PIOTTO, 1996, pp. 106-109; DI GIOVANNI, 1995, p. 37;WIQUEL, 1980, p. 259.

Tribuna dell’energica controffensiva della Lega cattolica del La-voro, «Il Garofano Bianco» e il primo periodico femminile democra-tico cristiano della Toscana, impegnato in una sistematica denunciadelle ingiustizie sociali, ma non per questo meno polemico verso l’or-gano del socialismo livornese, «La Parola dei Socialisti», anche in vir-tu del suo acceso anticlericalismo (si vedano ad esempio Le scimmieitaliane di Combes, n. 3, 1º ottobre 1903 o L’insegnamento religiosonelle scuole, n. 7, 20 febbraio 1904).

Rivolgendosi alle operaie – alle quali il periodico veniva distribui-to gratuitamente la domenica –, «Il Garofano Bianco» sottolinea l’im-portanza della legge sul riposo festivo (Il riposo festivo a Montecitorio,n. 9, 31 marzo 1904) e richiama l’attenzione sul problema delle casepopolari (Le prime case operaie a Milano, n. 17, 28 giugno 1904). Mae soprattutto sul dibattito intorno all’applicazione della neovarata leg-ge per la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli che esso appuntail proprio interesse, manifestando a piu riprese la propria adesione aiprincipi ispiratori della medesima, pur nella preoccupazione per glieffetti negativi che essa poteva avere sull’occupazione femminile(cfr. n. 2, 24 settembre 1903). Ripetute sono le denunce delle tra-sgressioni delle piu elementari norme igieniche cosı come delle normesul riposo festivo e sulla limitazione della giornata lavorativa da partedell’imprenditoria locale (Una questione d’igiene, n. 3, 1º ottobre1903; Come si osserva a Livorno la legge sul lavoro delle donne e deifanciulli, n. 12, 23 aprile 1904).

Particolare attenzione si presta alle drammatiche condizioni di vi-ta delle lavoranti dell’ago, allora protagoniste di un vasto movimentorivendicativo, che ebbe i suoi epicentri a Torino e a Roma, ma che simanifesto in numerose citta italiane (Vita romana, le lavoranti dell’a-go, n. 2, 24 settembre 1903; Per le lavoratrici dell’ago, n. 14, 19 dicem-bre 1903; L’agitazione delle lavoratrici dell’ago, n. 3, 12 gennaio1904). Viene percio lodata l’iniziativa della gentildonna torinese Ce-sarina Astesana, artefice della fondazione della Societa Nazionale diPatronato e Mutuo Soccorso per Giovani Operaie, molto attiva in di-fesa delle ragioni di sarte, modiste e cucitrici di bianco (cfr. BELLOC-

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CHIO, 2000), grazie anche al supporto offerto dal periodico «La La-voratrice», che era stato in prima fila nel denunciare le loro condizio-ni di vita e di lavoro, contribuendo cosı alla «prima vittoria» ottenutanel capoluogo piemontese in tema di lotta per l’abolizione del lavoronotturno e per la riduzione a dieci ore della giornata lavorativa (n. 11,8 novembre 1903).

Per le stesse ragioni, si da notevole rilievo all’annuncio della co-stituzione di una sezione livornese della Societa Cooperativa Italianaper le Industrie Femminili, sorta a Roma e gia presente in varie loca-lita italiane (Industrie femminili, n. 14, 7 maggio 1904), e si appoggial’agitazione delle sarte da uomo, spingendosi fino a mettere in campola propria disponibilita a collaborare con la Camera del Lavoro per ladifesa dei loro interessi; si sostengono le rivendicazioni delle lavorantidi stracci, raccoltesi, come le domestiche, in Unioni professionali ade-renti alla Lega democristiana (n. 1, 17 settembre 1903). Ma si appog-giano anche le lotte del proletariato maschile, come nel caso dellosciopero degli scaricatori e dei lavoratori del porto di Livorno (n. 10,7 aprile 1904).

Tra le rubriche piu importanti pubblicate dalla testata figuranoVangelo, contenente un’esegesi di vari passi del testo sacro, Livornoreligiosa e Lega cattolica femminile del Lavoro, che fornisce un efficacequadro delle iniziative promosse dall’associazione democristiana,dando notizia fra l’altro della nascita di un ufficio di collocamentoe di una biblioteca circolante, oltre che dell’organizzazione di una se-rie di conferenze, «trattenimenti» e riunioni delle diverse categorie dilavoratrici piu vicine alla Lega: corallaie, lavandaie, stiratrici e piccolecommercianti.

Pur avendo un ambito di diffusione che andava ben oltre il terri-torio cittadino, fino a comprendere buona parte dell’area pisana, ilgiornale risulta fortemente centrato su Livorno per cio che riguardail raggio di denuncia e di azione sociale. Per cio che riguarda l’oriz-zonte ideale, invece, si riportano spesso notizie e citazioni tratte dal-l’«Osservatore Romano» e dall’«Avvenire d’Italia», si da spazio alleposizioni di Murri e di Sturzo (si veda ad esempio Don Murri al Con-gresso di Noto, n. 15, 24 dicembre 1903), si riassumono articoli dal«Giornale d’Italia», e si riproducono brani del Compendio di sociolo-gia cristiana di Giovanni Battista Bosio (Le classi sociali, n. 3, 23 gen-naio 1904), edito a Siena nel 1902.

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Il periodico fornisce inoltre un’accurata cronaca del XIX Con-gresso Cattolico Italiano di Bologna (a partire dal n. 9, 14 novembre1903), al quale per la prima volta avevano partecipato le associazionifemminili (Le donne e il prossimo congresso cattolico, n. 5, 15 ottobre1903), cercando di minimizzare l’entita del divario apertosi tra intran-sigenti e democratico cristiani, dei quali si garantiva l’obbedienza in-condizionata al volere papale e alle deliberazioni dell’Opera dei Con-gressi (Alla vigilia del Congresso e Sul Congresso di Bologna, n. 8 e n.10, 5 e 21 novembre 1903), pur nella ribadita fedelta al Programmasociale della Democrazia cristiana (n. 15, 21 maggio 1904). Nella stessaottica si riproduce il programma del III Congresso professionale cat-tolico dell’Italia settentrionale, tenutosi a Milano il 27-28 febbraio1904 e si traccia una cronaca del II Convegno femminile dell’Italiasettentrionale, svoltosi sempre a Milano il 4 marzo (n. 4, 30 gennaioe n. 9, 21 maggio 1904), mentre sul n. 8 del 5 novembre 1903, in unarticolo intitolato L’idea cammina, si da notizia di un certo numero diassociazioni cattoliche aventi finalita eminentemente sociali attive invarie citta italiane (Piacenza, San Remo, Milano, Niscemi, Tortona,ecc.). Ma se si festeggia con particolare enfasi l’anniversario della Re-rum Novarum, non si risparmiano lodi neppure alla Restaurare Omniain Christo di Pio IX.

Col passare dei mesi, pero, l’affannoso barcamenarsi della testatatra istanze democratiche e ubbidienza alla Chiesa appare incompati-bile con l’accentuarsi della battaglia antimodernista e con la perento-rieta del messaggio vaticano: non stupisce quindi che a partire dai fa-scicoli del maggio-giugno 1904 gli spazi dedicati all’impegno socialevengano progressivamente sostituti da quelli volti ad analizzare que-stioni a carattere prettamente religioso.

MARIA CASALINI

83. L’ARTE NUOVA NEL DISEGNO DA RICAMO

Luogo: PistoiaDurata: a. I, n. 1 (20 febbraio 1904) - n. 11 (30 aprile 1904)Periodicita: settimanale (esce il sabato)Gerente: Alberto PacinottiStampatore: Lito-Tipo Ed. Sinibuldiana G. Flori e C., PistoiaFormato: cm 50634

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Pagine: 4Prezzi: abbonamento annuale £ 5; semestrale £ 3; un numero cent. 10Note: direzione e amministrazione presso Lito-Tipo Edit. G. Flori e C., PistoiaArea raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 20 febbraio 1904 - n. 10, 23 aprile 1904. BfPt: a. I,

n. 2, 27 febbraio 1904 - n. 11, 30 aprile 1904. BcrstMi: a. I, n. 1, 20 febbraio1904

Bibliografia: SAVI, 1978, p. 7.

A Pistoia, l’arte del ricamo faceva parte di antiche tradizioni tra-mandate di generazione in generazione ed era principalmente basatasul lavoro femminile diffuso a domicilio non solo in citta, ma in tuttala piana verso Prato e Firenze. Non e quindi un caso che proprio aPistoia si pensasse di pubblicare, agli inizi del Novecento, un giornaledi disegni da ricamo che rispondesse «con efficacia pratica alle esi-genze moderne» sentite innanzitutto da donne che avevano fattodel ricamo la loro professione, e in secondo luogo da ‘‘signorine’’che, nell’epoca in cui biancheria e oggetti ricamati erano ritenuti pres-soche indispensabili al decoro di una casa borghese, coltivano il rica-mo come attivita domestica utile e ornamentale. Come gerente trovia-mo un proprietario di tipografia, Alberto Pacinotti, che nell’agostodel 1901 aveva promosso la nascita della Lega dei lavoratori del libro,subito dopo confluita nella neonata Camera del Lavoro cittadina.

Lo scopo del giornale e «quello di procurare, anno per anno, unAlbum completo e variato di disegni, da far sı che le interessate nonabbiano piu bisogno del disegnatore, il quale davvero costa molto, equello di contentare tante amabili signorine, amanti di un’arte vera-mente gentile, e tante brave ricamatrici di professione» (n. 1, 20 feb-braio 1904). A tal fine, i due paginoni centrali sono interamente de-dicati alla riproduzione di modelli da ricamo. Il giornale si fregia peroanche di una parte ‘‘letteraria’’, in realta modestissima, in larga misuraaffidata al collaboratore fisso Milziade Ricci – pubblicista pistoiese,fondatore e collaboratore di vari periodici –, cui si devono anche bre-vi racconti e la rubrica Paginette per le lettrici, costruita in genere subattute piuttosto banali e stantie su fatti del giorno, scelti tra quellicomunemente ritenuti di interesse femminile. La direzione cerca an-che di accrescere il suo pubblico mettendo a disposizione delle «si-gnorine» che si dilettano a scrivere bozzetti e poesie le colonne delgiornale. Come premio alle migliori composizioni promette di far ese-guire dal proprio disegnatore, nelle pagine destinate ai disegni da ri-

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camo, alcuni lavori richiesti dalle premiate. Inoltre si propongono do-mande a premio e piccole gare poetiche, ponendo in palio modestidoni.

Con il numero del 30 aprile si annuncia infine, dopo un’esperienzadi poco piu di due mesi, la sospensione della pubblicazione del giorna-le. Infatti, scrive la direzione nel suo indirizzo Ai lettori e lettrici, «L’ac-coglienza favorevole fatta da tante gentili Signore e Signorine della no-stra citta al presente periodico, non ha trovato fuori quella eco da potersodisfare alle nostre mitissime previsioni». Per non «troncare la pub-blicazione di un lavoro gia pronto» si decide quindi di «compendiarein un Album di n.º 30 tavole (del formato identico a quello del giorna-le) tutti quelli svariatissimi Disegni da Ricamo che potevano venir pub-blicati in un anno. Il tutto in buonissima carta ed elegante copertina acolori». Per corrispondere agli impegni assunti verso le ‘‘associate’’,questo Album sara offerto alle lettrici che avevano un abbonamentoannuale ed anche, dietro l’esborso suppletivo di 2 lire, a quelle che ave-vano un abbonamento semestrale. L’Album sara inoltre posto in ven-dita al prezzo di lire 5.

SILVIA FRANCHINI

84. REVUE DU NORD

Sottotitolo: Artistique et litteraireLuogo: Firenze; dall’aprile 1905, RomaDurata: a. I, n. 1 (1º dicembre 1904) - n. 4 (marzo 1905)

[a. I, n. 1 (1º dicembre 1904) - a. III, n. 3, 1907]Periodicita: mensileDirettore: M.me Vannicola de LichnizkiRedattore capo: Giuseppe VannicolaStampatore: Impr. de la Bibliotheque de culture liberale, FirenzeNote: i collaboratori citati da Righini sono tutti uomini; tra di essi Giovanni

Amendola, Giovanni Papini, Giuseppe PrezzoliniArea raccolte: BncFi (1904-1905 n.p.)Bibliografia: KUHN AMENDOLA, 1960, pp. 60, 71, 76, 111, 224; RIGHINI, vol. II,

1955, p. 21.

Della «Revue du Nord» sappiamo da una nota redazionale allememorie di Eva Kuhn, che ricorda l’interesse di Amendola per «unvolume di Vannicola in splendida edizione della Revue du Nord.

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Chi sono l’uno e l’altra?» (lettera a Papini del 17 giugno 1905, inKUHN AMENDOLA, 1960, p. 60). Essa ci informa che il periodicoera diretto dalla moglie di Giuseppe Vannicola, musicista, esteta etraduttore di Oscar Wilde, che di lı a poco avrebbe assunto la dire-zione della rivista letteraria «Prose». Anche Eva, d’altronde, dovevapartecipare di quell’interesse, dal momento che nel 1905 raccontadi aver ricevuto copia della rivista nella natia Vilnius (ivi, p. 71).

MONICA PACINI

85. FLORA MODERNA

Sottotitolo: Rivista letteraria quindicinale; dal 1º gennaio 1908, rivista letterariaartistica quindicinale illustrata con largo notiziario teatrale mondano e sporti-vo; dal 15 gennaio 1908, rivista letteraria artistica quindicinale illustrata conlargo notiziario teatrale e sportivo; dal 15 agosto 1908, rivista letteraria artisti-ca illustrata; dal 7 ottobre 1908, rivista letteraria teatrale illustrata

Luogo: Montevarchi; dal gennaio 1908, Montevarchi-RomaDurata: a. I, n. 1 (1º luglio 1907) - a. III, n. 1 (dicembre 1908 - gennaio 1909)*Periodicita: quindicinale; dal n. 11, 15 luglio 1908, mensileDirettore: Emma Montagnoni RossiStampatore: Tip. Ettore Pulini, via Roma, Montevarchi (Arezzo)Formato: cm 33622Pagine: da 14 a 16+copertinaPrezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 5, per l’estero £ 7; un numero cent. 20;

dal n. 9-10, 10 giugno 1908, abbonamento per l’Italia £ 3, per l’estero £ 5; unnumero cent. 25

Note: dal n. 11, 1º dicembre 1907, abbonamenti e inserzioni devono essere indi-rizzati a Ugo Mirri, Montevarchi. Dal n. 1 del 1º gennaio 1908, redattore-capoAngelo Maria Tirabassi, via Ripetta 70 (poi via de’ Greci 10), Roma. La secon-da, terza e quarta di copertina contengono inserzioni pubblicitarie di aziendedel Valdarno tra cui «il Lanificio M. Montagnoni» di Montevarchi

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 1º luglio 1907 - a. III, n. 1, dicembre 1908 - gen-naio 1909. AvpMontevarchi: a. I, n. 2, 15 luglio 1907 e n. 8-9, 1º novembre1907; a. II, n. 15, novembre 1908. Bcrst: n. 2 (a. II, 1908).

«Flora Moderna» nacque per iniziativa di Emma MontagnoniRossi, insegnante e autrice di libri scolastici, favole e romanzi pubbli-cati a puntate in vari numeri della rivista (cfr. Il capolavoro, n. 2, 15luglio 1907). Sul frontespizio si annunciava la collaborazione di firmenote nel panorama letterario del tempo (da Silvia Albertoni Tagliavini

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a Jolanda, da Ada Negri a Mantea), in linea con le ambizioni del pe-riodico di «fare opera di bellezza e di diletto, accogliendo ogni mani-festazione d’arte, purche sia arte vera» (Presentazione, n. 1, 1º luglio1907, p. 1), tanto da non assegnare il premio di 40 lire ai vincitori delconcorso per una novella, giudicando inadeguati i loro componimenti(S. ALBERTONI TAGLIAVINI, Il nostro concorso novellistico, n. 8-9,1º novembre 1907, p. 113). Oltre a pubblicare racconti, novelle, ro-manze per musica e poesie (tra i nomi e gli pseudonimi femminili ri-corrono quelli della veneziana Laura Bussolin Coccon, di Umberta diChamery da Udine e di «Fiducia» da Torino, pseudonimo di Ada Ca-gli Della Pergola) la rivista presentava rubriche di notizie varie (comeCronachetta di letteratura d’arte e di vita, che nel n. 3 del 1º agosto1907 segnalava i lavori della commissione parlamentare di studioper il voto amministrativo alle donne, p. 47) e di Note bibliografichea cura della direttrice (in particolare sulla poesia di Guido Gozzano) edi Cina Pieri.

Nel n. 5 del 1º settembre del 1907, «Flora Moderna» dichiaravadi «voler prender parte alla moderna e vivace questione del voto elet-torale alle donne», invitando abbonati e non abbonati a mandare ar-ticoli sull’argomento (p. 71) con la promessa di premiare (con 5 lire)e pubblicare il migliore. Ma non avendo il concorso avuto buon esito,la direzione sceglieva di pubblicare un articolo di Teresa Labriola suIl suffragio alle operaie «favorito dalla cortesia del signor GiovanniDroandi», che sollecitava ad educare all’esercizio dei diritti pubblici«le donne di tutte le classi, ma soprattutto le lavoratrici manuali»(n. 6, 15 settembre 1907, pp. 81-83). Nei numeri successivi, pero,si ospitavano gli interventi di segno opposto dell’avvocato GiovanniSarnelli (Il voto alle donne, n. 7, 1º ottobre 1907, pp. 99-101) e delconte Alberto Gallois (Lettera aperta alla signora Teresa Labriola,n. 8-9, 1º novembre 1907, pp. 119-120), lanciando anche un referen-dum tra i lettori; le risposte (cfr. n. 10, 15 novembre 1907, pp. 137-138), in maggioranza favorevoli, furono poi raccolte in un opuscolet-to dato in premio ai partecipanti (Referendum sul voto alla donna,bandito dalla Flora Moderna, rivista letteraria quindicinale, Monte-varchi, Tip. E. Pulini, 1907).

Sottoscrivendo le parole di Gallois, direttore della rivista lettera-ria «L’Envolee», «Flora Moderna» sembra ricondurre la scritturapubblica femminile alla natura creativa, amorosa e materna delle don-ne, piu che mirare a valorizzarla come una professione da cui potes-

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sero scaturire diritti e doveri nella sfera civile e politica. Nel recensirei sonetti In cerca di luce di Laura Bussolin Coccon, Emma Montagno-ni commentava: «Mi piace che la mamma non si discompagni dalladonna di studio e d’arte, che il pensiero delle sue creature l’accompa-gni e l’animi nella creazione intellettuale» (n. 2, 15 luglio 1907, p. 31).

A partire dal 1908 (cfr. n. 12, 15 dicembre 1907, p. 169), alla di-rezione di Emma Montagnoni Rossi, che resta, come la stampa el’amministrazione a Montevarchi, si affianca una «succursale» roma-na diretta in qualita di redattore-capo dal poeta Angelo Maria Tira-bassi, gia collaboratore della rivista e autore di Edmondo De Amicisnella vita e nell’arte, con cui si inaugura la collana dei volumi «FloraModerna» edita a Roma. La rivista allarga la sua rete di rappresentan-ti e corrispondenti (elencati nella quarta di copertina) e accentua lapropria funzione di sostegno ai giovani talenti (cfr. la rubrica La pa-gina dei versi; E. MONTAGNONI ROSSI, Le nostre collaboratrici, n. 6, 10aprile 1908, p. 93 e Profili letterari femminili, n. 11, 15 luglio 1908,pp. 161-162); dal n. 4 del 10 marzo 1908 ospita un Supplemento fran-cese di 4 pagine redatto dal conte Gallois.

Sull’onda delle «polemiche tra femministe e anti-femministe» su-scitate dal Congresso femminile di Roma, il n. 8 del 10 maggio 1908 siapre con un intervento di Rina Maria Pierazzi in difesa delle «donneche hanno trovato nelle braccia rosee delle loro creature, la soluzionedi quel gran problema che e la vita!» (p. 115), seguito da un articolodi Emma Montagnoni Rossi su La giusta misura: «si vincono piu dif-ficolta con un sorriso e un tenero tocco della mano, che con tantosperpero d’inchiostro e di voce, che coi clubs antimatrimoniali che in-vece d’impaurire l’uomo lo fanno ridere e con ragione» (n. 9-10, 10giugno 1908, p. 131).

Dall’agosto del 1908, il mutamento del sottotitolo e indice deltentativo di dare piu spazio alle novita in ambito artistico e teatrale:«abbonarsi a ‘‘Flora moderna’’ e il miglior mezzo per essere sempreal corrente dei piu importanti avvenimenti teatrali e per aver notiziadi tutti i concorsi» (n. 15, novembre 1908, p. 221). Si inaugura unaRassegna teatrale, affidata a Umberto Mannucci, corrispondente daMilano, mentre Tirabassi firma recensioni ad opere controverse comequelle di Filippo Tommaso Marinetti (ivi, pp. 219-220). Da notare unintervento di Laura Bussolin sulla Chiromanzia o divinazione dalle li-nee delle mani, in cui si tessono le lodi della «rinomata divinatrice

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Madame de Thebes che a Sovrani e a persone di Stato ha presagitosempre con verita l’avvenire delle nazioni e della loro individualita»[...] di madame Helios che stimo pur molto valente ed ebbi a cono-scere di persona», ma soprattutto «della celebre Lina Fagnola di To-rino avendola, ora non e molto, sperimentata eccezionale» (ivi,p. 225).

Si moltiplicano le offerte di premi di fedelta agli abbonati – nonsolo opere della direttrice e volumi della collana «Flora Moderna»,ma anche ingrandimenti di foto inviate dai lettori – e con esse gli ap-pelli a rinnovare l’abbonamento e a saldare i debiti pregressi contratticon l’amministrazione (Indelicatezze, n. 1, dicembre 1908 - gennaio1909, p. 6). Il periodico sembra uscire ancora all’inizio del 1909,ma non si sono reperiti numeri successivi al gennaio di quell’anno.

MONICA PACINI

86. LA DONNA FIORENTINA

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (20 febbraio 1909) - n. 2-3 (10-25 marzo 1909)*Periodicita: quindicinaleEditore: Attilio VallecchiDirettore: Alfredo Francesco BambiGerente: Giulio SpinettiStampatore: Attilio Vallecchi, FirenzeFormato: cm 30621Pagine: 16Prezzi: Abbonamento annuale £ 6, semestrale £ 3; un numero cent. 30, poi 50Note: l’indirizzo della direzione e dell’amministrazione della rivista e via Nazio-

nale 27, Firenze. La carta del giornale e di colore rosato, la copertina e l’inter-no sono illustrati. Agli abbonati si promette una copia del volume di novelleDal pianto al riso di Alfredo Francesco Bambi

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 20 febbraio 1909; n. 2-3, 10-25 marzo 1909.BmarFi: a. I, n. 1, 20 febbraio 1909. BcrstMi: a. I, n. 1, 20 febbraio 1909

Bibliografia: DE LONGIS, 1986, pp. 59-60; RIGHINI, vol. I, 1955, p. 170; SOLDANI,2004, p. 350.

Il corsivo del primo numero, a firma della direzione, prometteuna rivista «artistica» che «non pubblichera che cose belle e buone»,

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ma «sara moderna; cioe non rimpiangera [...] il buon tempo antico,[...] e assecondera quel grandioso movimento cui tende energicamen-te l’anima femminile», occupandosi «di ogni manifestazione intellet-tuale, che possa interessare la donna, ne trascureremo gli interessidi ogni classe di donne, che o con la mente o col’assiduita o col brac-cio sono costrette a lavorare, molte volte con trattamenti inferiori alcorrispondente lavoro maschile» (Alle lettrici, n. 1, 20 febbraio 1909,p. 2).

Il programma, decisamente ambizioso, dai due numeri reperitiappare solo parzialmente realizzato; di fatto, l’impostazione del gior-nale risulta piuttosto ibrida e disomogenea. All’interno di una formu-la che tende a coniugare intrattenimento e finalita educative (novelle,riflessioni morali suggerite dal terremoto di Messina e qualche consi-glio di bellezza), la rivista sembra comunque aprirsi alle problemati-che sollevate dal femminismo: nel primo numero da spazio al comita-to cittadino nato per istituire una Cassa di previdenza per la maternitaa favore delle lavoratrici e rende conto della proposta di riconosci-mento economico del lavoro domestico – sotto forma di partecipazio-ne alla meta degli utili del patrimonio familiare – emersa al Congressonazionale femminile di Parigi; nel secondo pubblica, commentandolopositivamente, il Manifesto del Comitato nazionale per il voto alledonne: Alle donne italiane (n. 2-3, 10-25 marzo 1909).

Nell’insieme, pero, l’impostazione si concretizza nella prevalenzadi articoli a carattere culturale che propongono, attraverso esempi il-lustri della pittura, i canoni piu stereotipati di una presunta «femmi-nilita fiorentina», esemplarmente rappresentata dalle riproduzioni incopertina: nel primo numero l’Incoronazione della Vergine di Botticel-li, nel secondo Giovanna Tornabuoni del Ghirlandaio. Il tema dell’ar-te rinascimentale come elemento centrale dell’identita italiana e delresto in quegli anni ben presente nel dibattito culturale cittadino,in particolare nelle pagine della rivista «Il Marzocco», e propriouno dei fondatori de «Il Marzocco», Diego Garoglio – consigliere so-cialista a Firenze, professore nel locale Istituto Tecnico e nella Nor-male femminile – risulta tra i collaboratori de «La Donna Fiorentina».Tra le altre firme, discreta la presenza di donne. Il giornale ebbe vitabreve, anche se, probabilmente, ando oltre i soli due numeri oggireperibili.

MARIA TERESA MORI

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87. IL GIORNALE DI TUTTE LE SIGNORE

Sottotitolo: Cronache mondaneLuogo: LivornoDurata: a. I, n. 1 (30 maggio 1909) - n. 12 (22 agosto 1909)*Periodicita: settimanaleDirettore: Gino GamerraGerente: Eugenio FerrariStampatore: Tipografia Minerva, via del Pallone 3, LivornoFormato: cm 49633Pagine: 6Prezzi: abbonamento trimestrale £ 200; un numero £ 10Note: la rivista contiene caricature e illustrazioni liberty in b/n e a coloriArea raccolte: BlLi: a. I, n. 2, 5 giugno 1909 - n. 7, 10 luglio 1909; a. I, n. 9, 24

luglio 1909 - n. 12, 22 agosto 1909.

Il settimanale era venduto in una cartella il cui frontespizio ripro-duceva una caricatura di donna, realizzata dalla torinese Casa Mossa &Floris per conto dello Studio fotografico Bettini di Livorno, inserzioni-sta della cartella. Numerose caricature arricchivano la rivista, tanto daesserne parte integrante. Create da un disegnatore satirico che si firma-va con lo pseudonimo di «Boby», ritraevano personaggi della buonasocieta livornese, artisti e gente di cultura, ufficiali e nobildonne, cheil lettore era chiamato di volta in volta a riconoscere. Questi «pupazzet-ti» o «silhouettes», per usare la terminologia della redazione, dovevanoriscuotere un notevole successo se il direttore annunciava la pubblica-zione ad hoc di «cinquanta riuscitissimi disegni che riproducono le fi-sionomie delle persone piu note della nostra citta», da vendere nelleedicole a 20 centesimi (Turlupineide!, n. 12, 22 agosto 1909, p. 3).

Il tono della rivista era ironico e scanzonato, come si conveniva auna «lettura da diporto». Le cronache mondane occupavano un po-sto di rilievo; ogni numero offriva aggiornamenti su corse dei cavalli,incontri al Club nautico, partite al Tennis club, feste e ricorrenze; tut-ti gli appuntamenti della stagione venivano presentati e commenta-ti con dovizia di particolari e non mancava la carrellata sulle signo-re presenti, spesso citate per nome e cognome (Festa dello Statuto,n. 3, 12 luglio 1909, p. 2; G. SENIGALLIA, Sui Bagni Acquaviva, n. 12,22 agosto 1909, pp. 1-2). Tre le rubriche del settimanale: Teatri eTeatrini, Sport e Cronaca Azzurra, a cura del Comitato permanenteper le riunioni artistiche e sportive di Livorno.

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L’ossatura della rivista era comunque costituita da articoli piuspecificatamente diretti alle donne. Alcuni informavano le lettrici sul-la storia e sui processi di fabbricazione di oggetti d’uso femminile piutrendy, come si direbbe oggi: biglietti da visita, cappelli di paglia (n. 9,24 luglio 1909, p. 2), merletti (n. 10, 31 luglio 1909, p. 1) e profumi(n. 11, 15 agosto 1909, p. 1). Altri davano consigli alle signore sullamoda: «La riga da una parte da al viso femminile un che di maschio,che e sgradevole; tracciata a due centimetri dal centro della testa rin-giovanisce in modo prodigioso [...] se siete vecchia e i vostri capellisono imbiancati, rispettatene il candore. E la neve che rendera piu at-traente il paesaggio del vostro volto sul quale sono ormai passate letempeste della vita» (DONNA LEA, Capelli e pettinature, n. 5, 26 giu-gno 1909, p. 5).

Altri articoli ancora davano indicazioni su come tenersi in forma;per una donna era necessario praticare uno sport, ma non uno qual-siasi. Era da escludere l’automobilismo; lo sport ideale era invece l’e-quitazione, che conferiva «cio che contrassegna una signora distinta:il portamento». Surrogato delle passeggiate a cavallo era la bicicletta;seguivano nell’ordine la scherma, la ginnastica, il tennis e il golf, an-che se quest’ultimo «favorisce dei movimenti sgraziati, e questo e ma-le» (Le donne piu belle, n. 7, 10 luglio 1909, p. 2). Molti dei pezzi piuesplicitamente rivolti alle donne erano firmati «Donna Lea»; ma sul-l’identita sessuale di questa unica firma ‘‘al femminile’’ del settimana-le e lecito avere qualche dubbio sia per il tono degli articoli in que-stione, sia per un incidente di scrittura, possibile refuso ma anchepossibile lapsus di un uomo che indossa una posticcia identita femmi-nile: «il breve accenno ad esso sono stato costretto a farlo» si legge inI biglietti da visita, apparso sul n. 3, del 12 giugno 1909 (p. 1).

La ‘‘mascolinita’’ della redazione si evince anche da articoli singo-lari; ne Le donne piu belle la palma della bellezza e attribuita alle donneinglesi, che hanno buon gioco soprattutto sulle bellezze nazionali: «Innessuna parte s’incontrano tante brutte donne e tante vecchie quantein Italia», perche «in Italia come in generale nel Mezzogiorno, si invec-chia molto piu presto di quel che non avviene nel Nord». Con un pic-colo sforzo, pero, anche le italiane – si assicurava – avrebbero potutomigliorare il proprio aspetto; sarebbe stato utile convincersi del fattoche «noi donne dobbiamo soltanto farci amare e ammirare per la no-stra bellezza, rimanere amate e ammirate per il nostro spirito e la no-

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stra anima. E questo ci puo consolare. In questo le Inglesi possono sfi-dare tutte, dico tutte; e cio durera, finche noi non comprenderemo chee nostro principale dovere coltivare il corpo e uno spirito bello cheabita soltanto in un corpo bello» (Le donne piu belle, n. 7, 10 luglio1909, p. 1).

Simili discorsi facevano il paio con le numerose pubblicita di casedi moda che affollavano il settimanale, ognuna delle quali vantavamodelli parigini. Avere un «corpo bello» esauriva – per la redazionedel settimanale – le aspirazioni femminili; su altre possibilita, comequelle aperte dall’emancipazione delle donne, «Il Giornale di Tuttele Signore» lanciava i suoi strali: «Se in Italia non siamo ancora al fe-nomeno delle suffraghette [sic] coi relativi episodi esilarantissimi, pureun primo passo verso il suffragio femminile e stato fatto. Il voto com-merciale alle donne e un fatto compiuto e siccome l’appetito vienmangiando, ben presto ad esso succedera il voto amministrativo equello politico. Sara appunto quest’ultimo, quello che cambiera com-pletamente faccia alle cose e che aprira un orizzonte nuovissimo allacosa pubblica italiana; e, se essa politica ne guadagnera, non sonotroppo sicuro che il bel sesso se ne debba avvantaggiare». L’ironiadell’articolo ricalca il topos del mondo alla rovescia, richiamato ogni-qualvolta le donne assumono ruoli e funzioni considerati di pertinen-za maschile, mentre la chiusa ripropone quello delle emancipate ne-cessariamente ‘‘immorali’’, che ha come pendant la devirilizzazionedell’uomo che a lei si accompagna: al marito che le chiede il motivodel suo ritardo, la moglie appena giunta dalla Camera, «fiera dellapropria missione politica [...] si meraviglia che si osi sindacarla» e «ri-sponde: – Dopo la seduta ho avuto una relazione... Ed il marito, difronte alla relazione della moglie, si trova al bivio; e non sa se iscriver-si al partito reazionario della suocera, o darsi addirittura in braccioall’anarchia... per rinnovare le basi della societa» (GIGA, Il voto, n. 5,29 giugno 1909, p. 1).

I redattori de «Il Giornale di Tutte le Signore», insomma, voglio-no una donna senza grilli per la testa, impegnata solo a curare la pro-pria bellezza, misurata con lombrosiana precisione geometrica: «L’al-tezza giusta della donna dovrebbe corrispondere ad otto volte lalunghezza del suo capo, misurata dal punto piu alto della fronte, alpunto piu sporgente del mento [...] Le spalle e il petto debbono es-sere cosı aperti da contenere esattamente due volte la larghezza della

362 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

testa misurata da orecchio a orecchio» (Bellezza, n. 12, 22 agosto1909, p. 1).

TIZIANA NOCE

88. SOCIETA NAZIONALE DI PATRONATO E MUTUO SOCCORSO

PER GIOVANI OPERAIE (SEDE DI SIENA)

Motto: Ora et LaboraLuogo: SienaDurata: 1909*Periodicita: bimestraleGerente responsabile: Alessandro MorichelliStampatore: Tip. Cooperativa, SienaFormato: cm 28618,5Pagine: 12+copertinaPrezzi: abbonamento annuale £ 1Note: copertina in carta rosa con riproduzione di un dipinto raffigurante un an-

giolo dell’AnnunciazioneArea raccolte: BncFi: a. I, n. 2, marzo-aprile 1909.

Come suggerisce il titolo, siano in presenza di una sorta di bollet-tino della sezione senese della Societa Nazionale di Patronato e Mu-tuo Soccorso Giovani Operaie che, sorta a Torino nel 1901, si era do-tata l’anno successivo di un periodico, «La Lavoratrice», destinato arimanere in vita per tutto il secolo XX. Ricca di numerose sedi in cittadel Nord e del Centro Italia gia prima della guerra, tale Societa si sa-rebbe sensibilmente rafforzata negli anni immediatamente successivi(nel 1922 contava 50 sedi locali e un numero di iscritte calcolabilenell’ordine delle migliaia).

Ispirata a un paternalismo religioso nettamente conservatore siasul piano ideologico che su quello dei rapporti sociali, la Societa Na-zionale di Patronato si occupo soprattutto dell’esercito di lavoratricidell’ago operanti a domicilio e nei laboratori, e dei primi drappelli dilavoratrici del terziario, dalle commesse alle contabili (cfr. BELLOC-

CHIO, 2000). Questi lineamenti trovano conferma nella sia pur minu-scola esperienza avviatasi nel 1906 a Siena, dove la Societa aprı un La-boratorio di abiti e biancheria e una Scuola domenicale di avviamentoal commercio (I.M., Azione sociale, n. 2, marzo-aprile 1909), ma dove

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ci si trovo a dover fronteggiare un certo malcontento per un uso im-proprio dei fondi del Mutuo Soccorso (lo stesso articolo parla di «ac-cuse volgari» alle Patronesse da parte di alcune socie) e per una con-duzione decisamente monocratica della Societa, che la decisione direndere vitalizio il ruolo di Presidente della fondatrice, la contessa An-giola Piccolomini Clementini, contribuı proprio allora ad accentuare.

Oltre alle notizie sulla vita della Societa, le pagine del bollettino siaprono a raccontini edificanti piu che educativi, che hanno al centrogiovanissime cucitrici e «buone operaie», a rapidi resoconti di attivitaricreative (Teatrino sociale), a qualche notizia sommaria su autori e li-bri «popolari», e talvolta su eventi lieti o luttuosi riguardanti le socie ele loro famiglie.

SIMONETTA SOLDANI

89. LA VOCE DELL’OPERAIA

Sottotitolo: Bollettino delle Associazioni Democratico-Cristiane Femminili Fio-rentine

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (19 marzo 1910) - a. II, n. 2 (11 giugno 1911)Periodicita: variabileGerente responsabile: Otello CresciStampatore: Tipografia Arcivescovile, FirenzeFormato: cm 45635Pagine: 4Prezzi: cent. 2Note: Direzione e Amministrazione in via de’ Pucci 2, FirenzeArea raccolte: BncFi (a. I, n. 1, 19 marzo 1910 - a. II, n. 2, 11 giugno 1911, n.p.).

BmarFi: a. I, n. 3, 15 agosto 1910; n. 4, 25 dicembre 1910; a. II, n. 1, 19 marzo1911; n. 2, 11 giugno 1911

Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 144; ESMOI, vol. II, 1956, p. 967; RIGHINI,vol. II, 1955, p. 164.

Pur nella sua estrema modestia, il bollettino riveste un certo inte-resse, perche testimonia del permanere di frange renitenti a dislocarele «unioni professionali» operaie sul terreno del moderatismo o delconservatorismo integralista in una fase segnata da un’ulteriore strettapontificia contro il modernismo e contro ogni velleita di autonomiadel laicato cattolico.

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A segnare la fisionomia del periodico non sono infatti ne gli arti-coli contro «la moda indecente» o le «letture immorali» (che purenon mancano), ne i raccontini in vernacolo per esaltare le virtu dellefamiglie popolane che vivono nella luce di Cristo, ne, infine, i re-soconti di gite devote a santuari e chiese dei dintorni. A caratterizzar-lo e piuttosto la ripetuta denuncia del carattere «troppo elastico edarbitrario» del «salario della lavoratrice» – favorito anche dagli istitutireligiosi, che per vendere a poco, poco pagano il lavoro – e la batta-glia per l’istituzione del «salario minimo» a favore delle lavoranti adomicilio o nei laboratori (A., Nel campo del lavoro, n. 3, 15 agosto1910, p. 1). Il tono, molto fermo, e reso piu concreto dall’insistito ri-chiamo alla necessita di responsabilizzare le operaie, di convincerle adorganizzarsi «sotto la bianca bandiera, simbolo di pace» per resisteremeglio alle pressioni padronali, di aiutarle a mettere «un giusto prez-zo» al proprio lavoro, a «non farsi la concorrenza», a rifiutare la «garaal ribasso». Perche – si argomenta – «l’operaia e donna, non schia-va!», e dunque «il lavoro deve essere proporzionato alle forze dilei»; «ad essa deve esser pagata la mercede che le spetta», cosı comele deve essere consentito il necessario riposo, per reintegrare le sueforze fisiche e spirituali, ma anche per dedicare tempo alla sua fami-glia (Il lavoro a domicilio, n. 1, 19 marzo 1911, p. 1).

Dire che «il posto della donna e la casa» – si insiste – serve apoco, perche «l’operaia esiste ed esistera»: dovere dei cattolici none chiudere gli occhi di fronte alla realta, ma piuttosto «spiegare e di-re che certi abusi sono scandalosi, che si deve abolire il lavoro not-turno, il lavoro eccessivo e malsano», e che e tempo di «pensare alladifesa delle lavoratrici» (Sulle Casse di Maternita, n. 2, 11 giugno1911, p. 1). Cosı come, per conquistarsi il loro favore, e indispensa-bile che i cattolici si impegnino in azioni positive, piuttosto che im-pantanarsi in sterili polemiche antisocialiste: e si ricorda lo scioperodelle sarte romane, fiere della «vittoria pronta e completa» ottenutagrazie alla Camera del Lavoro, che le aveva aiutate ad organizzareuno sciopero serio e composto, con evidenti vantaggi per tutte (Do-po lo sciopero delle sartine di Roma, ivi, p. 2). Non a caso, era pro-prio Alle Lavoratrici dell’ago che si rivolgevano, l’11 giugno 1911, ilgiovane avvocato Mario Augusto Martini, destinato ad avere un ruo-lo cruciale nelle battaglie sindacali e politiche dei cattolici toscani ne-gli anni successivi, e il rag. Gilberto Giannoni, che ancora nel 1905

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aveva partecipato, con Carlo Spigliati, agli ultimi tentativi di mante-nere vivo, a Firenze, un «orientamento in senso democratico dell’at-tivita pubblica dei cattolici per la difesa dell’interesse dei lavoratori»(BALLINI, 1969, p. 187).

All’insistenza sulla organizzazione («Le leghe operaie, o compa-gne mie, non debbono spaventarci: noi dobbiamo assuefarci a vederein esse il mezzo, l’unico mezzo, per difenderci dallo sfruttamento in-dustriale»: Una parola di sorelle... organizziamoci, n. 2, 11 giugno1911, p. 2) si affianca l’invito a partecipare a tutte le istanze rappre-sentative previste. Significativi, in questo senso, il rilievo dato alla ele-zione di due socie nell’XI Collegio probivirale (Industria del vestia-rio), che ottiene il plauso dello stesso Toniolo (n. 4, 25 dicembre1910), e l’invito a utilizzare il diritto delle donne a «essere elettoricommerciali» (n. 3, 15 agosto 1910, p. 3).

SIMONETTA SOLDANI

90. ‘‘IDA BACCINI’’

Sottotitolo: Rivista per la gioventu femminile italiana; dal n. 10, 15 maggio 1913,Rivista per la gioventu

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (1º aprile 1911) - a. VI, n. 10-11 (15-30 giugno 1916)Periodicita: quindicinale.Direzione: Manfredo Baccini e Emma Baccini; dal n. 10, 15 maggio 1913, non

indicatoProprietario responsabile: dott. Manfredo Mariottini BacciniStampatore: Tip. Enrico Ariani, via Ghibellina 53-55, Firenze; dal n. 5, 1º giugno

1911, Tip. V. Bartelli & C., Perugia; dal n. 18, 15 dicembre 1911, Tip. EnricoAriani, c.s.; dal n. 9, 1º maggio 1912, Stab. Tip. F.lli Stianti, Sancasciano Valdi Pesa (Fi); dal n. 10, 15 maggio 1913, Tip. Enrico Ariani, c.s.; dal n. 20, 15ottobre 1914, Stab. Tip. Cappelli, Rocca San Casciano (Fi)

Formato: cm 31621Pagine: 12+copertina fino al n. 9, 1º maggio 1913; poi 16, ma con molte irrego-

larita. Le pagine risultano infatti 216 nel 1911 per 18 numeri; 350 nel 1912 per24 numeri; 236 nel 1913 per 21 numeri (nei mesi di luglio, agosto, settembreesce un solo numero, formalmente doppio; l’ultimo numero e datato 1º dicem-bre); 304 nel 1914 per 24 numeri (di cui uno doppio, a novembre); 280 nel1915 per 21 numeri (due dei quali doppi, ad aprile e ad agosto); 68 nel1916 per 4 numeri, 3 dei quali doppi (nei mesi di marzo e di maggio non escenessun numero)

366 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 3; dal 1º gennaio 1914, £ 5; per l’este-ro (compare solo dal n. 10, 15 maggio 1913) £ 4,20, dal n. 1, 1º gennaio 1914,£ 8; un numero cent. 20; dal n. 1, 1º gennaio 1912, cent. 15

Note: la direzione e l’amministrazione restano sempre a Firenze, spostandosi nel-le abitazioni dei coniugi Baccini. La copertina, priva di immagini fino al n. 17del 1911, si arricchisce dal numero successivo e fino al n. 9, 1º maggio 1913, diuna litografia di G. Rossi in b/n rappresentante una donna-angelo che reggetra le braccia un libro aperto e guarda innanzi a se. Il numero speciale in favoredell’Ospizio marino di Viareggio (n. 10, 15 agosto 1911) presenta la stessa co-pertina in rosso. A partire dal n. 10, 15 maggio 1913, la copertina e sostituitada una semplice intestazione. Rare le foto e le illustrazioni, che appaiono inmodo continuativo solo nel 1912

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 1º aprile 1911 - a. V, n. 10-11, 15-30 giugno 1916:mancano nn. 5, 6, 9 (a. I, 1911). BmarFi: a. I, n. 1, 1º aprile 1911 - a. V, n. 10-11, 15-30 giugno 1916

Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 86; «Indicatore Generale», 1912, p. 65; RIGHI-

NI, vol. I, 1955, p. 270; SALVIATI, 2002, pp. 45-87; SOLDANI, 2004, pp. 348-349.

Come spiega lo stesso Manfredo Baccini – figlio (naturale) di Idache dopo il matrimonio della madre con il farmacista Tito Mariottini(1904) assunse anche questo cognome – il periodico nacque per effet-to della scelta compiuta all’indomani della morte di Ida dall’editoreCappelli, convinto che per garantire un futuro a «Cordelia» fosse op-portuno affidarsi alle competenze di Jolanda, «la medioevale scrittri-ce» che rispondeva al nome di Maria Majocchi Plattis e che pretesel’estromissione dell’ingombrante figlio della defunta: un uomo lecui idee e le cui pervicaci propensioni per argomenti scabrosi comel’emancipazione delle donne, la democrazia, il ‘‘riscatto del lavoro’’,il dialogo tra diverse fedi e ideologie erano ben note (Carte in tavola,«Ida Baccini», n. 2, 15 aprile 1911, pp. 24-25) e del tutto incompa-tibili con quelle della neo-direttrice (su cui informa ampiamente MAZ-

ZOTTA, 1999). L’assenso – dopo alcune titubanze – di Angelo De Gu-bernatis, fondatore e – per cosı dire – ‘‘proprietario della testata’’,sancı per «Cordelia» una svolta in senso mistico-clericale destinataa rivelarsi irreversibile (cfr. scheda n. 63) e fin dall’inizio preclusivadi molte delle voci che soprattutto negli ultimi anni avevano trovatospazio nelle sue pagine.

Esibito fin dal titolo, il nome di Ida Baccini e utilizzato in millemodi diversi: si pubblicano poesie, memorie e considerazioni ispiratea lei e alla sua scomparsa; si offrono cartoline e foto di lei al lavoro; siripropongono interventi e commenti a sua firma; si spigola nel suo ar-

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chivio (di cui purtroppo si sono perse le tracce) per trarne lettere conpersonaggi di spicco – da Vittorio Bersezio a Giovanni Pascoli –; sidonano alle abbonate prima un suo romanzo quasi autobiograficoprefato dal figlio (Tra suocera e nuora... Piccolo romanzo intimo,1909) e poi uno scritto di Manfredo che rievocava i tratti e i modipiu caratteristici della sua figura, tra pubblico e privato (Ida Bacciniintima. Note d’arte e di vita, che ebbe tre edizioni fra il 1912 e il1914). Al tempo stesso, pero, non si rinuncia a mettere in chiaro ledifferenze – di tonalita, di contenuti, di obiettivi – della nuova rivista.Se la madre «vagheggiava un giornale pel gran pubblico femminile»,capace di vivere senza piegare la testa a «restrizioni commerciali»,«educativo nel gran senso della parola» e non al modo «bigotto e pro-vinciale dei conservatori e de’ retrogradi», il figlio mira piuttosto adar vita a «un giornale aristocratico» in quanto propugnatore di«una idealita di vita femminile sostanzialmente diversa dal concettocomune di femminilita» (Dopo tre anni!, n. 5, 1º marzo 1915,pp. 58-59).

L’obiettivo e quello di dar vita a «un giornale elevato, libero, in-dipendente e sereno» (Il nostro programma, n. 1, 1º aprile 1911, p. 2),che corrisponda «ai bisogni della educazione moderna» occupandosidi «problemi di vita sociale su cui potesse utilmente esercitarsi lo spi-rito osservativo e critico» delle lettrici (Anniversario, n. 5, 1º marzo1912, p. 49), di «questioni di cultura» e di «femminismo teorico epratico» (foglio promozionale annesso al n. 19, 1º ottobre 1912), inmodo da «sradicare dei pregiudizi, mostrare delle vie aperte, fortifi-care delle fibre, alimentare delle speranze, nutrire dei sogni», e perquesta via «far acquistare coscienza del vasto mondo» alle sue lettrici,senza preoccuparsi piu che tanto di «divertire» (Cartellone, n. 20, 15novembre 1913, p. 206; Saluto augurale, n. 1, 1º gennaio 1914, p. 1).La «gioventu» a cui allude il sottotitolo (che nel maggio del 1913 la-scia cadere le due specificazioni «femminile» e «italiana», ma checontinuera a fare delle donne le sue dirette interlocutrici e della patriarisorgimentale il suo orizzonte critico) non allude a una fascia di eta,ma – come si ripetera piu volte – a una condizione dello spirito, a unadimensione del vivere.

Siamo dunque di fronte a un giornale programmaticamente di eli-te, o meglio, come scriveva il direttore nel corso della campagna abbo-namenti per il 1915, a «una rivista per molti, non per tutti» (L’Abbo-

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namento all’‘‘Ida Baccini’’ pel 1915, n. 24, 15 dicembre 1914, p. 289),anche se all’inizio le abbonate non dovettero essere pochissime. Perquanto infatti si possa dubitare dei toni ottimistici usati nell’accennarealla questione (le lettrici, che erano «poche decine, ora si contano acentinaia»: n. 24, 15 dicembre 1912, p. 339; nel n. 1, 1º gennaio1914, p. 1, il giornale si dice sorretto «dalle simpatie di un numerosempre crescente di lettrici»), va ricordato che nell’agosto del 1911un numero speciale a vantaggio dell’Ospizio marino di Viareggio si di-ce avesse una «tiratura di parecchie migliaia di copie» e che, due mesidopo, un referendum lanciato dalla rivista contasse 715 risposte (n. 12,15 settembre 1911, p. 156; n. 14, 15 ottobre 1911, p. 174). Dalla cor-rispondenza con le lettrici sembrerebbe anche che il periodico riuscis-se ad avere una presenza diffusa su vaste aree del territorio nazionale,dalla Puglia al Piemonte al Veneto: ma i dubbi sono piu che leciti, vistii tratti marcatamente fiorentini del quadro di riferimento, la totale as-senza di tracce riconducibili a quella diffusione, la complessiva margi-nalita delle posizioni che esso intendeva propugnare.

Del direttore, che inizialmente si presenta in coppia con la mo-glie, Emma Longinotti Baccini (insegnante di lettere prima in unascuola complementare e poi nella Normale femminile fiorentina) eche continuera sempre a parlare usando un plurale allusivo di quellascelta di fondo, sappiamo ben poco: diplomato all’Istituto di studi su-periori nella seconda meta degli anni Novanta, allievo di padre Erme-negildo Pistelli e coinvolto in giovane eta in alcuni esperimenti gior-nalistici di breve durata (la «Rivista Universitaria», 1896; «Sognod’Arte», di cui uscirono pochi numeri nel 1896 e nel 1898; «La Ras-segna Femminile», 1901: cfr. scheda n. 79), risulta essere attivo in cir-coli politico-culturali nettamente minoritari e largamente instabili, eprobabilmente contiguo a persone operanti all’interno dell’IstitutoSuperiore di Magistero e dell’annessa Scuola Pedagogica. Supplentedi lettere italiane alla scuola tecnica a indirizzo industriale ‘‘Leonardoda Vinci’’, ma forse troppo antimoderato per poter essere assunto inpianta stabile in un istituto voluto e governato dai maggiorenti dellacitta, egli scompare ben presto dagli annali dell’istruzione pubblicacittadina; ne sappiamo se e dove continuasse a svolgere attivita di in-segnamento. Sappiamo solo, da un cenno di Ermenegildo Pistelli, chemorı poco piu che quarantenne nel 1921 («Almanacco della DonnaItaliana», 1922, p. 62).

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La sua formazione – segnata a fuoco dal caotico bisogno di rige-nerazione morale, ideale, sociale, di ribellione contro il convenzionali-smo e il materialismo dell’Italia umbertina che animo ampi settori del-la gioventu italiana fin de siecle – ha chiari riflessi gia in «Cordelia», acui egli collabora molto piu intensamente di quanto non si sia fin quidetto, in alcuni periodi anche con funzioni di supplenza della madre(cfr. BACCINI, 1904); negli anni 1904-1906, poi, egli risulta essereco-direttore con la madre del «Giornale dei Bambini» (cfr. schedan. 74). In «Ida Baccini», com’e ovvio, le sue convinzioni e soprattuttole sue «idealita» (come egli amava chiamarle) hanno agio di manife-starsi liberamente, nel bene e nel male: colpisce semmai che la sua voceresti nel complesso abbastanza isolata, contribuendo a rendere ancorameno coeso il volto del periodico, la cui fisionomia, oltretutto, risultadifficilmente leggibile facendo leva sulle rubriche che la compongono,data la loro intrinseca fragilita.

Non e certo un caso che quella piu continua e significativa finiscaper essere – piu ancora che la Piccola Posta, del resto declinante congli anni – proprio quella piu generica, vale a dire il contenitore delle‘‘notizie varie’’, variamente denominato Notizie in tre righe... o giu dilı, Notizie e Bricciche, Note e Notizie, Cose e Chiose. Le altre rubriche– dalle Cronachette musicali a Le Riviste o Fra libri e riviste –appaiono troppo saltuariamente per lasciare un segno efficace; e oc-corre sottolineare che anche le poche rubriche di moda, giochi, mon-danita e ricette culinarie (che rappresentavano la norma in ogni fogliorivolto a donne e che qui si intitolano Echi d’eleganza, Giuochi a pre-mio, Pensieri gastronomici, Le buone cose) hanno uno spazio e unruolo decrescente, fin quasi a scomparire col 1913. Perfino la Paginadelle maestre, soggetta a continui mutamenti di titolarita, perserapidamente di regolarita e incisivita: di fatto, anche in ambito scola-stico – che si parli del congresso dell’Unione magistrale nazionale te-nutosi a Firenze nel settembre 1913, delle riforme portate avanti dalministro Credaro, della centralita della coeducazione o del coinvolgi-mento organizzato degli insegnanti nello sforzo di guerra – l’attenzio-ne e rivolta, piu che alla ‘‘scuola quotidiana’’, a temi generali di poli-tica scolastica.

Nella stessa direzione va anche l’accresciuto interesse per la scuo-la media (nel 1913, «Ida Baccini» e offerto agli abbonati ai «Dirittidella Scuola» al prezzo ridotto di £ 2,50) e per una riforma che

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– al di la della grammatica istituzionale – ne modificasse profonda-mente logiche, priorita, obiettivi, e che trovava piu di un’eco nelleprese di posizione contro la scuola ridotta a esamificio, contro il sa-pere antologizzato (a cui peraltro lo stesso Manfredo aveva portatoil suo personale contributo), contro il disinteresse delle famiglie, favo-rito da una separatezza strutturale fra il circuito domestico e quelloscolastico, come, sia pure con accenti assai diversi, evidenziavano inconferenze e interventi sia Gaetano Salvemini che Giovanni Calo.Da segnalare infine – in questo ambito – l’interesse con cui la rivistaseguı soprattutto nel 1912 il lancio delle Bibliotechine di zia Mariu (alsecolo Paola Lombroso Carrara), vale a dire di nuclei organici di testiper l’infanzia da acquisire tramite offerte volontarie e da inviare comesupporto didattico alle scuole rurali piu povere e disagiate: una inizia-tiva a cui Manfredo Baccini partecipo attivamente e che sulla rivistafu efficacemente illustrata e propagandata, oltre che da lui, dalla gio-vane Dede Dore, non ancora maritata Pintor.

La varieta dei punti di riferimento si fa ancora piu chiara se siguarda al multiforme arcipelago delle collaborazioni, che eccezional-mente rinviano a nomi illustri, da Giovanni Papini (I miei amici,n. 15-16, 1-15 agosto 1913) a Matilde Serao (Mosaico di fanciulle, n. 2,15 gennaio 1914; Sconosciuto, n. 5, febbraio 1915), per non dire dipersonaggi pubblici come Vittorio Scialoja e Giovanni Calo, Artu-ro Linaker e Isidoro Del Lungo, Ermenegildo Pistelli e Giovanni Ro-sadi, e che, in mezzo a una lunga sequenza di nomi senza storia, an-novera presenze emblematiche di un clima e di un’epoca. Alcunesono ‘‘nuove’’ e giovani: dalla ventenne Gianna Manzini (n. 8-9, 1-15 giugno 1916) alla neo-maestra Maria Maltoni, che scrive versi pre-saghi in lode della Vita campestre (n. 3, 1º febbraio 1913, p. 32), dallacompositrice di facili arie «per canto e piano» Giovanna Bruna Bal-dacci alla studiosa e adattatrice della musica di Bach Adelia Zanon,fino alla veronese Olga Visentini, che avrebbe riempito con la suascrittura facile e accattivante i libri di scuola di piu generazioni, finoalle soglie degli anni Sessanta. Altre sono, per cosı dire, ereditate da«Cordelia»: da Emilia Mariani (che fra l’altro pubblica qui, lungo tut-to il 1913 e oltre, la cronaca di un lungo viaggio Da Venezia a Stoccol-ma e ritorno) a Giulia Cavallari Cantalamessa, antica allieva di GiosueCarducci e direttrice a Torino dell’Istituto nazionale per le figlie deimilitari, presentata come «la ottima educatrice, la gentile poetessa, la

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delicata autrice» (Commemorazione di Gismonda Menarini Redditi,n. 12, 15 giugno 1914).

Ma le presenze piu significative sono quelle legate ai circuiti diriferimento del direttore: il medico-igienista ‘‘sociale’’ ed ex deputatoradical-cavallottiano Ferruccio Mercanti, il cui funerale diventa l’oc-casione di una netta dichiarazione di fede repubblicana da partedel direttore (Ferruccio Mercanti, n. 1, 1º gennaio 1915, pp. 2-3); ilsocialista e poeta Diego Garoglio, co-fondatore del «Marzocco» emolto attivo nella Societa Dante Alighieri, nel Consiglio comunale enella Camera del Lavoro; l’ex magistrato, criminologo (e massone) Li-no Ferriani, impegnato nella promozione di Universita e Bibliotechepopolari; l’agile autore di poesie e testi per musica Mario Foresi, ap-passionato di Dante e collaboratore, tra l’altro, della «Rassegna Na-zionale»; il bibliotecario Giuseppe Baccini, cultore di un Risorgimen-to nazionale non addomesticato, che sul periodico curo rubrichecome Zig-Zag della bellezza (sulle variazioni della moda e del gustoestetico nel tempo) e Noterelle storiche, oltre a pubblicarvi vari docu-menti risorgimentali (fra cui ampi stralci del Diario inedito di PieroCironi); e sia pure in tono minore anche «Kodak», ovvero AngioloOrvieto (che firma vari ‘‘ritrattini’’ di collaboratori e collaboratrici)e il leader dei cattolici fiorentino Guido Donati, invitato a parlare del-l’Inchiesta sulla delinquenza dei minorenni da lui fortemente voluta(n. 23, 30 novembre 1914, pp. 283-284).

Dunque, un orizzonte variegato per sesso, generazione, cultura,interessi, orientamento ideale e politico: anche se Manfredo Baccinisottolinea a piu riprese che si tratta comunque di persone e pagineche hanno come denominatore comune il desiderio di cambiare ilmondo irrorando le strutture e i costumi della vita pubblica e privatacon i grandi ideali di moralita individuale e di giustizia sociale che laclasse dirigente aveva da tempo riposto con fastidio in fondo al cassetto.Proprio per questo esse risultavano preziose per chi riteneva urgente«formare nuclei di intelligenza e di sensibilita» che valessero «a riaccen-der fuochi che si credevano spenti» e a «far rivivere» in modo nuovo «levirtu del pensiero» (La vita com’e, n. 13, 1º luglio 1914, pp. 157-158;[senza titolo], n. 4-5, 1-15 aprile 1916, p. 44): nella convinzione, pero,che quelle virtu non dovevano servire a dominare le masse, ma ad espri-merne i bisogni e ad aiutarne il riscatto, cioe l’elevazione materiale e mo-rale (Risposte a Manon, n. 8-9, 1-15 giugno 1916, p. 54).

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Di fatto, la rivista risulta assai piu disorganica e casuale di quantonon si dicesse e promettesse a piu riprese: l’unico solido filo condut-tore sembra costituito dalla sua nitida vocazione femminista, esplici-tamente dichiarata fino dagli esordi («Non esistono doveri maschili edoveri femminili, lavori da uomini e lavori da donna, diritti per unsesso e diritti per l’altro sesso; esiste solamente un senso del dovere,una dignita del lavoro, una coscienza del diritto»: Piccoli voli, n. 2, 15aprile 1911, p. 13), e dal pieno riconoscimento dell’importanza del«movimento femminile moderno», inteso a trasformare in «indivi-duo» la donna che «attraverso i secoli, ha avuto una storia solo comecasta» (ibid.). Convinto che non «il privilegio della maternita», ma ilriconoscimento di uguali diritti in ogni campo potesse consentire alledonne di esprimere appieno le loro potenzialita e alla societa di arric-chirsi del loro contributo, Manfredo Baccini ricorda come attualmen-te «la donna, moglie e madre, perde il suo nome di famiglia, la elezio-ne del domicilio, l’amministrazione dei beni dotali, la possibilita dicontrattare, cedere e alienare, il diritto di stare in giudizio, persinola facolta dell’esercizio di tutela cosı consono alle sue felici attitudinidi protezione» (I ‘‘Quarantasette’’, n. 11, 1º giugno 1912, p. 131). So-prattutto, gli preme sottolineare che la conquista del voto amministra-tivo e politico obbligherebbe a una drastica revisione di quei divieti:non per nulla alle abbonate del 1915 si offrira in dono proprio unvecchio libretto di Enrico Scapinelli (La donna e il voto, 1892) che,richiamandosi a John Stuart Mill, propugnava con forza la necessitadi «pari condizioni» per il voto fra uomini e donne.

Di qui l’attenzione privilegiata con cui si segue il dipanarsi di di-battiti e prese di posizione sul tema, a partire dagli interventi volti apubblicizzare il congresso dei gruppi femminili Pro Suffragio (Torino,7-9 ottobre 1911), che avrebbe suscitato numerose proteste e spintopadri timorati ad «allontanare dalle labbra dell’ingenua figlioletta l’a-maro calice» (n. 11, 1º settembre 1911; n. 13, 1º ottobre 1911; n. 15,1º novembre 1911). Di qui, anche, i ripetuti apprezzamenti per le ini-ziative condotte dall’Unione Femminile Nazionale e da colei che me-glio ne impersonava lo spirito in ambito fiorentino, vale a dire BiceCammeo (venuta in Toscana al seguito del fratello Federico – giuristaesimio –, dopo anni di intensa collaborazione ed amicizia con ErsiliaMajno), e soprattutto l’aperta campagna a favore all’AssociazionePer la Donna, di cui si lodano principi ispiratori e iniziative, appog-

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giando e pubblicizzando l’apertura di una sua sezione a Firenze nellaprimavera del 1912, destinata peraltro ad avere vita grama.

L’adesione al movimento di rivendicazione dei diritti delle donne,insomma, e tutt’altro che indiscriminata: si guarda con favore all’or-dine del giorno votato dal Gruppo femminile socialista al termine diun dibattito appassionato, attento soprattutto a migliorare le condi-zioni e i diritti sul lavoro delle operaie nelle campagne e nelle fabbri-che (n. 14, 15 luglio 1912), mentre si assume una posizione moltocauta nei confronti del congresso internazionale delle donne da tener-si a Roma nel maggio del 1914 («Il congresso [...] e un libro di lusso,e ammiriamolo. Ma prepariamo anche, per la povera gente, l’edizionepopolare»: 50.000.000 di discorsi, n. 8, 15 aprile 1914, p. 100), giudi-cato post factum assai poco incisivo.

Molti i richiami minuti a figure eccellenti, a discussioni, a conqui-ste del movimento femminista internazionale; e molti, naturalmente, irichiami riguardanti il versante italiano, sia per cio che concerne i rarieventi significativi (si tratti dell’elezione dei Probiviri da parte dellemondine, di un’inchiesta sul lavoro a domicilio, o del congresso sullaProtezione della giovane delle cattoliche livornesi), sia per ricordarefigure significative di donna, da Nerina Bruzzesi Noe, dirigente dellamilanese Lega promotrice degli interessi femminili e della Societa ge-nerale delle operaie ad Alessandrina Ravizza, fattiva propugnatrice diuna moderna filantropia sociale, dalla scienziata Margherita Mengari-ni Traube a Luisa Cogliati, «la prima donna ad assumere in Italia ladirezione di un’azienda editrice, facendola con la sua rara costanza edintelligente operosita prosperare» (n. 18, 15 dicembre 1911, p. 209).

Il lavoro, in effetti, e piu specificamente il lavoro fuori casa, il la-voro retribuito, il «lavoro intelligente», e presentato come un attribu-to fondamentale della cittadinanza, oltre che come uno strumentoprimario di progresso sociale. Il tasto batte sulla necessita di ampliarela gamma dei lavori possibili e davvero aperti alle donne, smettendoladi relegarle nelle scuole in nome di pretese «tendenze educatrici istin-tive», visto che «direttrici di giardini d’infanzia o professoresse discuole non si nasce: si diventa, tutt’al piu, volendo e sapendo» (Primadel congresso, n. 12, 15 settembre 1911). Acquisire conoscenze «ge-nerali e speciali» per ‘‘professionalizzare’’ lavori antichi e, in effetti,l’altro snodo cruciale della ‘‘modernizzazione’’ del lavoro: un con-vincimento che produce una cura particolare nel documentare lo

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sviluppo – a Napoli, Roma, Milano e anche a Firenze – delle primescuole laiche per infermiere, cosı come delle scuole agrarie femminili(aperte a Milano e a Firenze per insegnare le tecniche relative alle«piccole industrie rurali»), e delle scuole professionali per la donna,che stavano conoscendo una crescente fortuna, fino ai corsi seraliPro infantia, volti a fornire a bambinaie e future neo-mamme unmoderno, essenziale apparato di conoscenze mediche e psico-peda-gogiche.

All’indomani dell’entrata in guerra, poi, il discorso vertera soprat-tutto sulla necessita di una mobilitazione civile capillare, che servissead attenuare le sofferenze e a debellare nel piu breve tempo possibileil mostro della guerra. Pacifista convinto e confesso gia al tempo dellaguerra di Libia (la pace e «l’ideale di quel gruppo di rammolliti a cuimi onoro di appartenere» aveva scritto allora, identificandosi conquanti – «pacifisti, umanitari, repubblicani» – si opponevano non aquella guerra, ma a «qualunque guerra»: Pace, n. 21, 1º novembre1912, p. 293; ma vedi gia Le madri e la patria, n. 18, 15 dicembre1911, pp. 205-207), Manfredo Baccini ribadira senza iattanza, ma an-che senza cedimenti, le sue convinzioni anche quando tutta l’Europasara travolta dal fragore delle armi. Nel settembre 1914 – momento disvolta nell’attitudine italiana verso il conflitto in corso – egli denun-ciava con toni dolenti la tendenza dei piu ad adagiarsi «negli ozi com-piacenti della vigile attesa», mentre un drappello di entusiasti si af-fannava a esaltare «la nuova aria satura di sangue e polvere» e ariconoscere in una guerra che si annunciava «terribile e lunghissima»una «funzione normale di vita». Col passare dei mesi, anche la spe-ranza che il terribile conflitto potesse essere un’occasione per «mette-re stabilmente e definitivamente a contatto i poteri dirigenti con tuttoil popolo», vale a dire per «abituare lo Stato ad essere espressione enon imposizione» (Nelle nebbie della guerra, n. 19, 1º ottobre 1914,pp. 226-227) si sarebbe sensibilmente rarefatta. Del resto, proprioquell’articolo sembra aver inciso duramente sulla stabilita della rivi-sta, che dovette cambiare tipografia, e che vide sparire collaborazionie abbonamenti, benche il direttore si affannasse a raccomandare allesue lettrici un atteggiamento di fattiva collaborazione sia sul pianomateriale che morale, mettendo da parte «le nostre, le vostre idee sul-la guerra», invitandole ad aiutare in ogni modo le famiglie dei richia-mati, cosa che si poteva e doveva fare «non esaltando la bellezza della

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guerra, cio che sarebbe triste e disumano, ma chiarendo la sua terri-bile necessita» (Quel che debbono fare le donne in tempo di guerra,n. 11, 30 maggio 1915, p. 153).

«Amo il mio paese e gli desidero tutte le fortune che merita», sen-tiva il bisogno di ribadire sull’ultimo numero a noi noto, imbiancatocome gia altri dalla censura; ma non per questo gli pareva possibileprendere posizione a favore di una guerra che era sı figlia del «mili-tarismo austro-prussiano», ma anche delle «forze pseudodemocrati-che» (Risposta a Manon, cit.), e dalla quale temeva potessero usciredisastri di lunga durata. Piu volte, del resto, in interventi suoi e di altrirelativi ai mesi della neutralita prima e all’anno di guerra in cui il pe-riodico riuscı a sopravvivere, si insisteva sulla necessita di non fare ditutta l’erba un fascio, maledicendo – con Guglielmo imperatore – unintero popolo, o gettando alle ortiche tutto cio che la cultura tedescaaveva prodotto. Parlare di civilta inferiori e superiori per spiegare «inauseanti orrori» di cio che stava accadendo gli pareva un esercizio«bizantino» e pericoloso, anche se prendeva le distanze da RosaliaGwiss Adami, che aveva esaltato in Liebknecht un «eroe», «campio-ne della santa Liberta» (Le idee degli altri. Lettera aperta all’Avv. Te-resa Labriola, n. 10-11, 15-30 giugno 1916, pp. 66-68: l’articolo eraripreso dalla «Giovine Europa»). E se il periodico partecipava senzaremore allo sdegno universale per l’esecuzione di Miss Edith Cawell(una inglese che da tempo dirigeva una scuola per infermiere a Bru-xelles e che gli occupanti tedeschi avevano accusato di favorire il ne-mico), lo faceva pero ospitando un intervento di Anita Pagliari, pron-ta a onorare in lei «la superba, l’augusta poesia del dovere», ma anchea ricordare che «la patria non e un territorio, ma l’idea che sorge suquello» (Per il martirio di Miss Cawell, n. 2-3, 1-15 febbraio 1916,pp. 24-25): come del resto aveva scritto pochi numeri prima lo stessodirettore, rilanciando un’idea di «patria intesa come unita vivente eoperante secondo giustizia» (Pei soldati ciechi, n. 2-3, 1-15 febbraio1916, p. 17) dal profilo sempre piu utopico.

Ormai, comunque, mancanza di carta e problemi di censura do-vevano aver fiaccato anche gli ultimi entusiasmi del direttore – sem-pre piu presente sotto i piu diversi pseudonimi per tappare i vuoti la-sciati dalla scarsita di collaborazioni (*, «L’omino che ride», «Il Fantedi cuori», «Ser Ciappelletto», «Miles Gloriosus») – convincendoloche era tempo di far tacere una voce a cui non si riusciva a dare

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piu ne alimento ne carattere, e nella quale sempre meno abbonate elettrici riuscivano a riconoscersi.

SIMONETTA SOLDANI

91. MATELDA

Sottotitolo: Periodico quindicinale per la gioventu femminile; dal 15 dicembre1911, nessuno; dal 15 gennaio 1913, Rivista per la gioventu femminile; dal1º-15 aprile 1913, nessuno; dal 15 gennaio 1915, Rivista quindicinale per si-gnorine; dal 22 dicembre 1919, Rivista per signorine; dal 10 gennaio 1923, Ri-vista per giovanette

Motto: Fior da fiore; dal n. 24, 15 dicembre 1911, «e la m’apparve... / una donnasoletta che si gıa / cantando ed iscegliendo fior da fiore»

Luogo: Firenze; dal dicembre 1913, Padova; dal luglio 1914, Pistoia; dall’ottobre1923, Alba

Durata: a. I, n. 1 (1º gennaio 1911) - a. XIII, n. 9 (settembre 1923)[a. I, n. 1 (1º gennaio 1911) - a. XXVIII, n. 12 (1º dicembre 1938)]

Periodicita: quindicinale fino al dicembre 1919; nel 1920 dovrebbe uscire 3 volteal mese, ma in realta e irregolare; dal 1921 quindicinale

Direttore: don B. Galbiati; dal n. 24, 15 dicembre 1913, Marianna Bondi BettazziGerente: Otello Cresci; dal 1º gennaio 1912, Ferdinando Baggiani; dal 20 di-

cembre 1913, Giovanni Montini; dal 15 luglio 1914, Giuseppe Mariani;dal 1º gennaio 1916, Michele Regolini; dal 15 febbraio 1916, Giovanni Co-mandino

Stampatore: Tip. Arcivescovile, via del Moro 28, Firenze; dal n. 2, 16 gennaio1911, Tip. Domenicana, via Ricasoli 63, Firenze; dal n. 24, dicembre 1913,Tip. e Libr. Antoniana, Padova; dal n. 14, luglio 1914, Tip. Guido Grazzini,Pistoia; dall’ottobre 1923, Alba

Formato: cm 23617Pagine: da 16 a 32+copertinaPrezzi: nel 1911-1912, abbonamento annuale £ 2,50, sostenitore £ 5, per l’estero

£ 3,50; nel 1913-1914, abbonamento annuale £ 3, per l’estero £ 4; nel 1915-1916: abbonamento annuale £ 3; un numero cent. 20; nel 1917, abbonamentoannuale £ 3,50, semestrale £ 2, trimestrale £ 1, per l’estero £ 4,50; nel 1918,abbonamento annuale £ 3,60, semestrale £ 2,10, trimestrale £ 1,10, per l’estero£ 4,60; nel 1919, abbonamento annuale £ 4,10, semestrale £ 2,50, trimestrale£ 1,30, sostenitore £ 5,10, per l’estero £ 5,50; nel 1920, abbonamento annuale£ 7, sostenitore £ 10, per l’estero £ 9, un numero cent. 30, dal 15 maggio 1920,cent. 40; nel 1921, abbonamento annuale £ 10, semestrale £ 6, trimestrale£ 3,25; un numero cent. 50, un numero arretrato cent. 60; un’annata arretrata£ 12, per l’estero e sostenitore £ 15; nel 1923, abbonamento annuale £ 10, so-stenitore £ 15, per l’estero £ 20; un numero cent. 60

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Note: la direzione e amministrazione e a Firenze presso l’Unione Mariana, piazzadel Carmine 11; dal giugno 1912, in via de’ Pucci 2 presso la sede dell’Ufficiocentrale dell’Unione Popolare. Dal dicembre 1913 la direzione del giornale sisposta a Torino, via Maria Vittoria 42 e l’amministrazione a Padova nella sededell’Unione Popolare in via Obizzi 8. La proprieta della rivista e dell’UnioneMariana; dal 1913 dell’Unione Popolare; dal 1914 viene rilevata da MariannaBondi Bettazzi.Il giornale presenta rare illustrazioni. L’impostazione tipografica rimane costan-te nel corso degli anni, ma cambia la copertina. Per tutto il primo anno e incarta, non illustrata. Dal 15 dicembre 1911 fino al 1º gennaio 1913 e illustratacon la riproduzione di un’opera dello scultore fiorentino Edoardo Cammilli cherappresenta l’incontro di Dante con Matelda, e la citazione di alcuni versi delcanto XXVIII del Purgatorio; dal 1º febbraio 1913 e in cartoncino rosso e poia colori pastello con i medesimi versi danteschi; dal 30 aprile 1913 spariscono iversi e torna un’immagine di Matelda; dal 25 marzo 1921 fino al 5 ottobre1922 ricompare una nuova illustrazione dell’episodio di Matelda. In seguito,e per tutto il 1923, la copertina riproduce l’immagine stilizzata di un mazzodi fiori. Negli anni 1919-1920 al giornale sono allegati figurini di moda

Area raccolte: BncFi: a. I, 1911 - a. XXIII, 1923; manca l’annata 1919 e dal 1911 al1921 non e consultabile. BmarFi: a. I, 1911 - a. XIII, 1923, lac. 1923.BccMi: a. X, 1920 - a. XIII, 1923, lac. IsmlBg: a. V, 1915, lac.

Bibliografia: CARRARINI, GIORDANO, 1993, pp. 230-231; DE LONGIS, 1986,p. 102; DE GIORGIO, 1992, pp. 385-386; SOLDANI, 2004, pp. 350-352.

Il riferimento alla dantesca Matelda, esplicitato nel titolo, nelmotto, nelle copertine della rivista e ripreso poi da articoli di com-mento in numeri diversi, richiama un modello di donna definita neitratti femminili dell’innocenza, della grazia e della perfezione morale,ma anche gioiosamente attiva tra le cose terrene. Dante, infatti, raffi-gura la fanciulla con i toni dello stilnovismo, bellissima e luminosa,sullo sfondo del Paradiso terrestre, dove la incontra mentre essa co-glie «fior da fiore», incantevole apparizione in un luogo che era statocreato per la felicita degli uomini in questa vita, e che solo per la loromalvagita essi hanno perduto. Nel ‘‘logo’’ del giornale e dunque evi-dente il richiamo simbolico ad un’immagine di donna pura, virtuosa esalvifica ma che sa muoversi nell’orizzonte terreno ed e impegnata nelmondo, come quella Gaetana Agnesi che viene proposta a modellofin dal primo numero. Il riferimento ideologico e a un cattolicesimointransigente ma moderatamente disponibile a confrontarsi, seppurecon molta prudenza, con le sollecitazioni della modernita, tanto attivonel sociale quanto rigidissimo nella difesa dell’ortodossia, coerente

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con la tendenza della Chiesa del tempo a misurarsi con la societa re-staurando su di essa il proprio controllo e facendo della dottrina lachiave di volta per interpretare le grandi questioni dell’attualita: ope-razione a cui proprio le donne, tradizionalmente vicine alla religione einfluenti nella famiglia, possono proficuamente concorrere.

Ne sono attivi promulgatori i coniugi Bettazzi che fin dagli esordiformano l’autentica anima del periodico: Rodolfo, un insegnante di li-ceo, attivista di primo piano in campo cattolico, organizzatore dellaLega per la pubblica moralita e della Sezione italiana per la protezionedella giovane, ne costituisce una sorta di eminenza grigia e vi collaboraassiduamente; Marianna Bondi Bettazzi tiene fin dall’inizio una rubri-ca di posta a firma «zia Anna», assumendone la direzione a partire daldicembre del 1913, e l’anno successivo per salvarlo dalla soppressionene rileva la proprieta. I due coniugi danno vita ad un vero e propriosodalizio ideologico ed editoriale, una sorta di azienda familiare checomprende, oltre a «Matelda», su cui scrivono pure la figlia Elvira esoprattutto il genero Italo Mario Sacco, una fitta attivita organizzativae pubblicistica, puntualmente promossa dalle pagine del giornale (cfr.Bettazzi Rodolfo, in TRANIELLO, CAMPANINI, III, 1, 1984, pp. 90-91).

Molto battagliero suona il programma enunciato nel primo nu-mero: il «manipolo di giovani reazionarie», quale si definisce il grup-po promotore di «Matelda», si schiera «contro il convenzionalismodella decadenza camuffata da modernita, contro l’infrollimento deicaratteri e l’ipocrisia delle debolezze orpellate di forza intellettuale;contro l’ateismo freddo e tirannico», e promette alle lettrici di orien-tarle, «scegliendo fior da fiore», nel marasma di una modernita avver-tita come pericolosa e difficile (Io sono il prologo, n. 1, 1º gennaio1911, pp. 1-2).

Per attuare questi principi la rivista privilegia articoli su argomen-ti religiosi ed educativi, biografie esemplari e narrativa edificante, re-soconti di lezioni e seminari di studio: un’impostazione piuttosto rigi-da e severa, che non manca di suscitare qualche perplessita (unalettera a firma della futura scrittrice – e nipote di Toniolo – EmiliaSalvioni, allora giovanissima, critica la «morale pesante, soffocante,che sbuca da tutte le parti» e che rischia di rendere la rivista pocoleggibile: cfr. n. 24, 15 dicembre 1911, p. 387). E forse per risponde-re a critiche del genere che a partire dal 1914 la nuova direttrice, Ma-rianna Bettazzi, ricorre a una formula piu articolata che, pur senza

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smussare il tono impegnato del periodico e senza mitigarne la ‘‘mora-le’’, prevede comunque anche qualche rubrica propria del genere diconsumo femminile, come i consigli di igiene e di economia domesti-ca (esperta di quest’ultima e la figlia Elvira). Il periodico, che gia daln. 2 del gennaio 1916 aveva inaugurato una rubrica trimestrale di Mo-da «semplice ed onesta», nel biennio 1919-1920 introduce addiritturai figurini.

Il pubblico potenziale di «Matelda» e costituito da ragazze e signo-rine della piccola e media borghesia, impiegate, studentesse delle scuo-le pubbliche e private, collegiali, insegnanti, queste ultime assai nume-rose anche tra i sostenitori e i collaboratori del giornale, che vedecomunque una buona percentuale di firme femminili (esempio dell’im-pronta ‘‘magistrale’’ della rivista: le collaboratrici A. Mistrali e L. Grazisono entrambe diplomate in italiano al Magistero di Firenze).

Il linguaggio del privato e degli affetti e i riferimenti alla domesti-cita caratterizzano il rapporto con le lettrici. Le Mateldine sono rap-presentate come appartenenti ad una grande famiglia, guidate con ac-condiscendenza dai vari padri, zii e mammine che costituiscono laredazione del giornale, in una variegata ramificazione che arriva a ni-poti e cugini: non a caso nel settembre del 1915 la rivista si consacraal Sacro Cuore, seguendo un rito devozionale praticato dalle famigliee molto sentito in termini emotivi e sentimentali.

Se i ruoli familiari (a partire da quello della fidanzata, di cui siparla spesso con diverse modalita discorsive, dai racconti ai consiglimorali) sono costitutivi dell’identita femminile proposta dal giornale,la dimensione in cui questi ruoli si inseriscono non e pero puramenteristretta all’ambito parentale: le «Mateldine» sono apostole del catto-licesimo, e come tali devono saper agire nella societa, a sua volta rap-presentata come una famiglia la cui coesione e affidata proprio all’in-fluenza morale delle donne. Sono quindi valorizzate tutte le iniziativerivolte all’attuazione di questo compito: l’attivita dell’Unione fra ledonne cattoliche italiane e quella della Protezione della giovane, i cir-coli di studio cattolici promossi per «abituare le donne a discutere siacon la parola che con la penna» (M. BONDI BETTAZZI, Cultura delladonna e circoli di studio, n. 2, 15 gennaio 1911, p. 24), conferenzee incontri.

Sul piano morale la rivista prescrive un modello rigidissimo, deltutto separato dal confronto con il ‘‘mondo’’, arroccato nella difesa

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di una virtu, quella femminile, che e avvertita come potenzialmente arischio, mentre su quello religioso l’impostazione e decisamente inte-gralista. Significative le insistenti considerazioni di Marianna Bettazziin fatto di letture adatte alle ragazze, limitate praticamente a poco piudi qualche libro devozionale, e l’ostilita nei confronti della stampa lai-ca, soprattutto se si tratta di stampa femminile. A una lettrice chechiede il «cambio» con «Cordelia», all’epoca diretta da ClementinaMajocchi, «Zia Anna» risponde seccamente: «Non siamo delle stesseidee e diverse abbonate a quel periodico fan la guerra a Matelda» (Aquattr’occhi, n. 18, 18 settembre 1921, p. 336). Sul piano sociale, in-vece, il confronto con il ‘‘mondo’’ e esplicitamente suggerito, soprat-tutto per quanto riguarda l’attenzione alle problematiche del lavoro.Da un lato il giornale, interprete di un cattolicesimo compassionevole,guarda con partecipe interesse la condizione materiale di operaie emondine («sorelle vostre» – scrive Giulia Briantea commentando icortei del Primo Maggio – «portano in trionfo nelle vie delle citta pa-cificamente la forza dei loro ideali di emancipazione e di giustizia»:Calendimaggio, n. 9, 1º maggio 1911, p. 129); dall’altra – e a questoproposito la guerra segna un passaggio decisivo – accetta la donnache lavora come una realta del presente, infausta, dato che mette arischio l’istituzione familiare, ma comunque inevitabile, e di cui sivuole prendere atto per arginarne i danni. Anche in questo ambitoprevale la preoccupazione morale: persino i pericoli del detestato so-cialismo, trattandosi di donne, si misurano sulla dimensione privata,quasi inevitabile corollario della promiscuita e della lontananza da ca-sa indotte dalla necessita di lavorare (R. BETTAZZI, Le risaiole, n. 20,1º novembre 1918, pp. 314-315). Non puo sfuggire comunque l’im-portanza del fatto che il valore dell’influenza e della funzione femmi-nile non e relazionato alle sole pareti domestiche, ma al vivere socialenella sua interezza, tanto che, a partire da qui, si apre la strada ad uncauto riconoscimento della possibile autonomia delle donne rispettoalla scelta matrimoniale: piuttosto che adattarsi a un matrimonio diconvenienza, meglio non sposarsi e attuare la propria missione nel-l’impegno cristiano di un sereno «celibato femminile» (R.S., Paginadei Problemi d’Anima, n. 23, 10 dicembre 1921, pp. 433-436).

Anche riguardo al rapporto con la politica la guerra segna unasvolta negli indirizzi di «Matelda». Lo Stato italiano e fino ad alloraper il giornale un’entita rappresentata per lo piu in toni ostili, si tratti

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di stigmatizzare ferocemente le commemorazioni di Porta Pia da par-te dei «giacobini anticristiani» (G. BRIANTEA, La provocazione, n. 19,1º ottobre 1911, p. 305) o della ricorrente polemica contro la scuolalaica e la messa in discussione dell’insegnamento religioso. Il patriot-tismo viene sı evocato in occasione della guerra di Libia, ma in quantoessa e intesa come affermazione della civilta cristiana in nome dellaquale si legittima, con i toni della crociata religiosa, anche la comuneappartenenza nazionale, nel «provvidenziale trionfo della croce sullamezzaluna, del civile tricolore sulla barbarie del labaro musulmano»(MARTA, Schermaglietta, n. 20, 15 ottobre 1911, p. 332).

E con la guerra mondiale che la parola ‘‘patria’’ entra invece cor-rentemente nel vocabolario della rivista – peraltro assai presente nelleattivita di sostegno ai soldati al fronte e poi ai mutilati e alle loro fa-miglie – insieme all’ipotesi che le donne, ormai massicciamente coin-volte nell’ambito pubblico, possano costituire una forza decisiva perorientare la politica sui valori del cattolicesimo. «Affrontare e com-battere i nostri nemici d’ideali e di fede» – scrive la direttrice in unfondo significativamente intitolato All’opra – «perche sono essi solii grandi e potenti nemici del progresso della patria nostra». In questaprospettiva, per «impedire che le famiglie vengano disfatte, che lescuole vengano corrotte», la Bettazzi, che da parte sua si dichiarapur sempre non entusiasta del voto alle donne, ne ammette la possi-bilita, dati i tempi difficili e l’esperienza della guerra (n. 18-19, 25 set-tembre 1919, pp. 322-323).

Tra l’autunno del 1919 e i primissimi mesi del 1920 si sviluppasulle pagine del giornale il dibattito in merito al rapporto donne epolitica, sollecitato dagli articoli a firma «Il Viandante», che espli-citamente indicano nel Partito Popolare il riferimento d’obbligoper una possibile cittadinanza elettorale delle donne cattoliche: «Ecerto che tutti i cattolici» – scrive ne Il comizio delle Mateldine, n. 21,1º novembre 1919, p. 387 – «voteranno la lista del Partito Popolare Ita-liano, come quella dell’unico partito che abbia nel suo programma ladifesa della Chiesa, della religione e la ispirazione cristiana del gover-no dello Stato». Il referendum sul tema promosso dallo stesso «Vian-dante» provoca qualche risposta dello stesso tenore: «Se dovessi vo-tare» – scrive «Fior di mirto» – «il mio voto lo darei al Partitopopolare italiano, che e l’insieme di tutte le associazioni cattoliche,quindi e il partito che vuole la liberta della Chiesa e riconosce l’auto-

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rita suprema del Papa» (La donna e la politica. Risposta al Referen-dum, ivi, p. 389).

Se la questione del voto prende spazio tra le pagine di «Matelda»,poco altro della tumultuosa realta di quel periodo sembra viceversatrasparirvi. L’invito, firmato «Piccola Fonte», a parlare «della RerumNovarum, enciclica base del nostro movimento sociale, della proprie-ta privata, del collettivismo, del Bolscevismo e della Terza Internazio-nale» (Il salotto di Messer Sottile, n. 20, 15 ottobre 1919, p. 263), ri-mane disatteso. Anzi, a partire dalla primavera del 1920 sembraprogressivamente diminuire anche quell’attenzione all’impegno e al-l’apostolato sociale che aveva negli anni caratterizzato l’impostazionedella rivista. La questione del divorzio, tra l’agosto e l’ottobre di quel-lo stesso anno, sollecita qualche dura presa di posizione: poi, i temidell’attualita politica spariscono del tutto, e l’indice delle annate1921 e 1922 elenca stancamente novelle e poesie in dose massiccia,recensioni di libri (per lo piu edificanti: stupisce la presenza di Geor-ge Sand), rubriche di problemi educativi.

Come informa la stessa direttrice (Un dolore e un dovere, n. 23,10 dicembre 1922, pp. 497-498), un accordo con Armida Barelli, di-rettrice di «Fiamma Viva» (cfr. MAJO, 1989), la rivista della GioventuFemminile Cattolica Italiana, e Elena da Persico, direttrice di «AzioneMuliebre» (la veterana tra le testate cattoliche femminili: GAZZETTA,2005), tenta di organizzare una diversa distribuzione del pubblicofemminile cattolico, destinando «Matelda» a diventare periodicoper adolescenti dai dodici ai diciotto anni («per giovanette», recitanel 1923 il sottotitolo), mentre del settore delle giovani si occupera«Fiamma Viva». Si tratta, in realta, di un deciso ridimensionamentodel giornale, che nel corso del 1923 non riuscira a trovare un minimodi struttura e di vitalita, sfilacciandosi in un disordinato insieme di ar-ticoli che tra la Beata Teresa, Alessandro Manzoni fanciullo e qualchefiaba e novella tenta inutilmente di caratterizzarsi nella nuova dimen-sione indirizzata a lettrici poco piu che bambine.

Il trasferimento della tipografia vicino a Torino, sede della dire-zione, nel settembre di quello stesso anno dovrebbe facilitarne il ri-lancio: per riprendere vitalita dal gennaio del 1924 «Matelda» tornasui suoi passi, e si presenta nuovamente come rivista per signorine(sulla storia successiva del giornale, che Marianna Bondi Bettazzi di-rigera fino alla morte, avvenuta nel dicembre del 1933, cfr. CARRARI-

5

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NI, GIORDANO, 1993, pp. 230-231, che peraltro presenta alcune indi-cazioni divergenti soprattutto per quanto riguarda le tipografie e leloro localizzazioni nelle fasi di vita del periodico qui considerate).

MARIA TERESA MORI

92. LA MODA DEL GIORNO

Sottotitolo: Giornale delle signoreLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (1º gennaio 1911) - a. I, n. 48 (26 novembre 1911)Periodicita: settimanaleEditore: Casa Editrice Italiana, via Valfonda 9, FirenzeDirettore: Matilde SeraoGerente: Carlo MariottiStampatore: Tip. Vallecchi e C., via Nazionale 27, FirenzeFormato: cm 39629Pagine: 12 (tranne i primi due numeri di 16 pagine e i nn. 46, 47 e 48 che sono di

8 pagine)Prezzi: 15 cent. (tranne i nn. 4 e 5 che costano 10 cent). Abbonamento annuale

£ 5, semestrale £ 3, trimestrale £ 1,80; per l’estero, il doppio. Abbonamenticumulativi a pubblicazioni della Casa Editrice Italiana: «La Moda del Giorno»e «Le Cronache Letterarie» £ 9; «La Moda del Giorno» e «Il Romanzo» £ 12;«La Moda del Giorno» e «Acropoli» £ 14; «La Moda del Giorno» e 6 «Qua-derni della Voce» £ 9; «La Moda del Giorno» e «La Lupa» £ 9

Note: la copertina del primo numero e a colori. I modelli sono rappresentati condisegni in b/n e fotografie. La redazione artistica del periodico e a Parigi, ruede Ventimille 5. Il n. 4 del 22 gennaio 1911 diventa supplemento illustrato del«Messaggero» di Roma. I prezzi delle inserzioni per le quattro pagine di co-pertina variano

Area raccolte: BncFi: a. I, 1911, non consultabile perche alluvionato. BmarFi: a. I,n. 1, 1º gennaio 1911 - n. 48, 26 novembre 1911: mancano nn. 39, 41 (a. I,1911)

Bibliografia: DE NUNZIO SCHILARDI, 1986; RIGHINI, vol. I, 1955, p. 341; PISANO,2004, pp. 342-345.

L’argomento moda, centrale nella rivista, e presentato con alcunerubriche specifiche che ruotano intorno ai disegni e alle fotografie diabiti e accessori: La moda e i figurini, puntuale descrizione dei figurinipresentati; Per la grazia e l’eleganza, miscellanea di ammaestramenti

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rivolti non solo all’arte del vestire, ma anche al saper vivere in societa;Le arti della donna, guida illustrata ai lavori di ricamo e uncinetto.Un’impostazione in cui, come si vede, la «moda del giorno» e partedi una piu generale intenzione educativa che comprende l’economiadomestica e l’apprendimento delle regole mondane, all’interno di unarticolato procedimento di acculturazione in cui le norme dell’appa-rire e dell’eleganza si incrociano con quelle di genere e di distinzionesociale.

La moda proposta dal giornale e una moda praticabile, lontanadagli eccessi, all’insegna del «buon senso» e della «perizia» che, comeafferma l’editoriale del primo numero firmato La Casa Editrice Italia-na (Il nostro giornale, n. 1, 1º gennaio 1911, p. 1), sono intesi in quan-to caratteri portanti del gusto e del costume italiani. Se Parigi e patriad’elezione delle piu bizzarre follie nell’arte del vestire, la moderazionedeve contraddistinguere gli orientamenti nazionali: il modello femmi-nile suggerito dal giornale e quello di una donna attenta alla seduzio-ne delle apparenze, ma anche accorta nelle spese e pratica nelle scelte,conforme quindi all’idealtipo della lettrice borghese cui si intende ri-volgersi.

La scelta dei modelli e esplicitamente suggerita dalle esigenze diun pubblico familiare e dalla discriminante della ‘‘fattibilita’’: ci si oc-cupa di tutto l’abbigliamento, dagli stivali ai cappelli; non si trascura-no gli abiti adatti a donne anziane ne quelli per i figli, soprattuttobambine e giovinette; in nome della praticita si inviano a domicilio,a pagamento, figurini in carta velina ritagliati sulle misure di chi li ri-chiede. I dettami del gusto francese sono editi in una versione italianache non ama esagerazioni e bizzarrie e tiene d’occhio sopratutto leesigenze di comodita: disegni e fotografie propongono vestiti adattiad ogni occasione in conformita con le convenzioni sociali, interpre-tati sotto il profilo della portabilita e indossati da prototipi femminilidalla bellezza quotidiana e non appariscente.

E una linea di moderazione puntualmente ripresa dall’editorialesettimanale della direttrice Matilde Serao, vero filo conduttore delgiornale (manca solo nel n. 24 dell’11 giugno 1911, in occasione dellamorte del padre Francesco, e negli ultimi tre numeri dell’anno, quan-do il giornale esce in forma ridotta a 8 pagine). «Voi dovete amare lamoda com’ella e, se e d’accordo con la belta vostra e col vostro fascino:ed escluderla, se nulla in essa vi convenga» (Essi non debbono aver ra-

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gione, n. 1, 1º gennaio 1911, p. 3): una pragmatica liberta di giudizio eil criterio suggerito dalla Serao alle lettrici per orientarsi di fronte agliimperativi del gusto, non deviando pero dalla ragionevolezza e semprein sintonia con i canoni «dell’estetica, dell’arte, dell’igiene e della de-cenza» (ibid.).

La direttrice si fa sedurre dal gioco delle apparenze, ama la ma-teria di cui discorre e ne e affascinata – e allora l’articolo scorre lieve eironico, trascinando l’ipotetica lettrice in un turbinio di parole fran-cesi che entrano nel merito di tailleurs, chemisettes, tulle e jabots(Molte parole francesi, titola appunto l’editoriale del n. 9 del 26 feb-braio 1911, p. 1). D’altra parte, gli intenti educativi inducono fre-quentemente la Serao a usare severi toni moralistici, e il pezzo sullamoda assume il tono perentorio di un sermone (Dove arriveremo? eil titolo significativo dell’editoriale del n. 22 del 28 maggio 1911,p. 1). La contraddizione stilistica rivela un’ambiguita di fondo: la Se-rao percepisce la nuova funzione della moda in relazione all’industriae al mercato ma, poiche il suo riferimento normativo e sostanzialmen-te da un lato quello della donna portatrice nel contesto sociale di virtue integrita morale, dall’altro quello del rispetto delle differenze diclasse, queste coordinate non possono conciliarsi con l’eccesso consu-mistico. Di qui la condanna del lusso («La follia del lusso muliebreche e diventata furiosa, questa follia che non accenna a modificarsi,a diminuire, tutt’altro, questa follia che porta via, in un turbine, ogniproposito di misura, di riserva, di limitazione» (ivi, p. 2), tanto piuriprovevole in quanto esercitato dal genere femminile, che dovrebbeessere connotato proprio dalla moderazione.

In un quadro in cui le seduzioni della moda fanno sempre di piu iconti, e su larga scala, con le leggi dell’economia, le simpatie dellascrittrice vanno, non a caso, alla schiera delle merlettaie che, pur es-sendo integrate nel sistema economico ormai prevalente (il ricamo amano va di moda), sembrano rappresentare ai suoi occhi la silenziosatestimonianza di un’identita femminile arcaica, preindustriale, al ripa-ro dagli eccessi del moderno: «mettono la loro opera a serio e costan-te appoggio della loro onesta vita, mettono il loro lavoro a vantaggiodi un’arte gentile e di un’eleganza fra le piu rare» (Ricamatrici, n. 45,5 novembre 1911, p. 2). Esse stesse sono quindi incarnazione di quelmodello di femminilita virtuosa e rispettosa dei propri limiti socialiche la Serao vuole proporre alle lettrici, pur nella consapevolezza

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dei tumultosi cambiamenti della contemporanieta. Coerentemente, investe di «consigliatrice di eleganze» la direttrice suggerisce una modapratica, misurata su ogni occasione, attenta alla seduzione del corpofemminile ma non ad una sua eccessiva esposizione e soprattutto as-solutamente rispettosa dell’identita di genere e di classe. Sono bandi-ti, ad esempio, gli abiti esclusivamente di pelliccia, volgari nel lorosconfinare rispetto ai limiti imposti dal bon ton borghese; le gonnetroppo strette, che non fanno camminare bene, ma anche l’abomine-vole gonna pantalone, imprudente scivolamento in un’inaccettabileconfusione dei sessi.

Ruotando intorno alla moda, il palinsesto del giornale si componedi un insieme abbastanza disordinato di spigolature, notiziole, consi-gli di bellezza e di galateo, rubriche varie concepite per un intratteni-mento non troppo impegnativo ma efficace nel formulare una ge-nerica proposta di argomenti presumibilmente interessanti per ledonne, senza ambire ad una qualche specializzazione settoriale chenon sia, appunto, la moda. Di qui il concorso per una camicetta dasignora del valore commerciale non superiore a 50 lire bandito neln. 6 del 5 febbraio 1911, o l’accordo con una scuola di taglio pariginaper fornire a domicilio modelli su misura in carta velina (cfr. n. 15, 9aprile 1911). Lo stesso messaggio rinviano i titoli delle sezioni ricor-renti, che suggeriscono anche il pubblico di riferimento della rivista,donne e famiglie appartenenti alla media e piccola borghesia: Perso-nalita femminili, La cucina delle borse modeste, Consigli medici, I pri-mi soccorsi ai bambini ammalati mentre si aspetta il medico.

L’attualita e presente soprattutto sotto forma di chiacchiera leg-gera: le intromissioni in temi riguardanti la politica o il femminismoavvengono attraverso l’aneddoto curioso e di sfuggita, senza proporreopinioni ne argomentare prese di posizione. E questo il caso dell’ar-ticoletto anonimo La reazione e il voto alle donne, che affronta in bre-ve la questione del suffragio femminile – piu volte ridicolizzato in al-tre occasioni dalla stessa Serao –, sostenendo che e appoggiato daiclericali perche ad essi andrebbe il favore della maggioranza delledonne (cfr. n. 37, 10 settembre 1911). Cercheremo invano nelle pa-gine del giornale un minimo accenno alla campagna di Libia, iniziatadal governo italiano proprio nell’ottobre del 1911, a meno che non sene consideri un riflesso l’articolo La donna turca (apparso nel n. 45del 5 novembre 1911): una sommaria e assai critica descrizione delle

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condizioni di vita delle donne nell’impero ottomano e raro esempio,nel giornale, di un tentativo di approfondimento tematico riguardan-te argomenti di interesse generale.

Un discorso a parte merita la dimensione letteraria della rivista.Gli editoriali della direttrice sono affiancati settimanalmente da un’al-tra rubrica presente in tutti i numeri: Echi d’anime e di cose, tenutadalla redattrice capo, la fiorentina Paola Baronchelli Grosson, scrittri-ce allora molto nota sotto lo pseudonimo di «Donna Paola», emanci-pazionista e poi fervente interventista. Le sue riflessioni riguardanti ilcostume o fatti di cronaca, pur confermando il moderatismo del gior-nale, sanno non di rado uscire dal convenzionale, specie quando sca-vano su avvenimenti minuti, episodi del quotidiano, storie di vita vis-suta, facendo emergere il filo conduttore di una denuncia intelligentee ironica della subalternita femminile.

La scelta di due autorevoli scrittrici come colonne portanti de«La Moda del Giorno» e indicativa del ruolo complessivo che il gior-nale intendeva svolgere, proponendo una lettura che, «sospesa traevasione, tensioni normative e lezioni di comportamento», andassedi pari passo con i dettami della moda, come e stato messo bene in evi-denza a proposito delle riviste femminili milanesi degli anni Ottanta(cfr. FRANCHINI, 2002, p. 297). Di qui l’importanza delle autrici: anchele rubriche letterarie della rivista privilegiano scritti di donne, novelleo romanzi pubblicati a puntate, dove la finalita edificante si mescolaall’intrattenimento del melo sentimentale (ne e un esempio Scintillenella creta di Paola Sefenda, stereotipo di un romanzo dal contenutomoralistico prodotto su misura per un pubblico di famiglie).

Ma e soprattutto nel rapporto con le pubblicazioni della CasaEditrice Italiana dei fratelli Attilio e Antonio Quattrini che «La Modadel Giorno» caratterizza la propria proposta culturale, facendo dacassa di risonanza a libri e riviste del suo catalogo attraverso la pub-blicita e le offerte di abbonamento. Si tratta di collane che propongo-no soprattutto romanzi ottocenteschi e classici, secondo una linea dieditoria popolare: La Biblioteca Popolare dei Grandi Autori, «colle-zione tascabile dei cento capolavori della letteratura»; la rivista «IlRomanzo», contenente in ogni numero un romanzo intero (gli autoriitaliani, ma anche Maupassant, Balzac, Tolstoj); i pacchi strenna «pertutta la famiglia», tra cui primeggiano le opere di Jolanda e Salgari.

Spicca tra i volumi pubblicizzati Il libro di Don Chisciotte diEdoardo Scarfoglio, per anni compagno di vita e di impegno giorna-

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listico della Serao. Proprio tra il 1910 e il 1911 la Casa Editrice Ita-liana si aprı alla collaborazione di Giuseppe Prezzolini, stampandonei «Quaderni della Voce», offerti in abbonamento cumulativo alle let-trici della «Moda del Giorno». Ma si trattava di un’incursione nell’in-quietudine intellettuale del primo Novecento destinata a durare bre-vemente: la Casa dei fratelli Quattrini fallı, causando anche, sul finiredel 1911, la chiusura della rivista di moda di Matilde Serao.

MARIA TERESA MORI

93. GAZZETTA ITALIANA DELLE LEVATRICI

Luogo: Siena; dal 1918, Modena; poi altroDurata: a. I, n. 1 (10 gennaio 1912) - a. VII, n. 2 (25 gennaio 1918)

[a. I, n. 1 (10 gennaio 1912) - a. XXIV, n. 12 (dicembre 1933)]Periodicita: bimensile (esce il 10 e il 25 di ogni mese)Direttore: prof. Arturo Guzzoni degli Ancarani (redattore capo)Gerente: Ugo BilliStampatore: Tip. editrice S. Bernardino, via Paolo Mascagni 33, SienaFormato: cm 23617Pagine: 16Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 5, semestrale £ 3; per i paesi dell’U-

nione postale £ 6, semestrale £ 3,50Note: Direzione e amministrazione a Siena, Clinica ostetrico-ginecologica. Re-

sponsabili della pubblicazione della rivista erano i direttori di alcune clinicheostetrico-ginecologiche: Innocente Clivio (Pavia), Ersilio Ferroni (Parma), Ar-turo Guzzoni degli Ancarani (Siena), Giovanni Miranda (Napoli), Ernesto Pe-stalozza (Roma), Ermanno Pinzani (Pisa), Giuseppe Resinelli (Firenze), Pa-squale Sfameni (Cagliari), Ettore Truzzi (Padova), Giuseppe Vicarelli(Torino). Nel 1918, per deficienza di personale e per problemi economici dellatipografia S. Bernardino, la «Gazzetta Italiana delle Levatrici» sposto il pro-prio luogo di stampa, l’amministrazione e la redazione a Modena. Dagli inizidel 1928, con la morte del direttore – e fondatore – Arturo Guzzoni degli An-carani, direzione e amministrazione si trasferirono poi presso la Clinica ostetri-co-ginecologica dell’Universita di Milano, dove il giornale rimase fino alla ces-sazione delle pubblicazioni (1933)

Area raccolte: BncFi: a. 1, n. 1, gennaio 1912 - a. VII, n. 2, 25 gennaio 1918; lac.BcSi: a. I, n. 1, 1912 - a. VII, n. 2, 1918. BeuMo: 1912-1917. BissRoma: 1914-1917. BucRoma: 1912-1918

Bibliografia: CARRARINI, GIORDANO, 1993, p. 155; DE LONGIS, 1986, p. 80.

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 389

Erede del «Giornale per le Levatrici» (pubblicato a Milano dal1887 e diretto da Alessandro Cuzzi, professore di ostetricia in varieuniversita italiane) divenuto poi «L’Arte Ostetrica» (edito sempre aMilano dal 1899), la «Gazzetta Italiana delle Levatrici» si proponevacome scopo principale quello di offrire alle levatrici «un mezzo percontinuare ad istruirsi, per ricordare cio che hanno appreso nella scuo-la, per essere illuminate su nuovi problemi che interessano l’eserciziodell’ostetricia» (A. GUZZONI DEGLI ANCARANI, Alle levatrici italiane,n. 1, 10 gennaio 1912, pp. 1-4). Nonostante l’ancora scarsa coscienzadi classe, infatti, la levatrice fu una delle prime figure femminili ad es-sere istituzionalizzata e ad avere un proprio giornale di categoria. L’a-scesa della «classe delle levatrici» e della sua formazione professionalesi puo considerare strettamente connessa al ruolo che la tutela dellasalute e dell’igiene pubblica ebbero nei programmi dei governi libera-li, a partire dalla Legge Crispi del 1888, che porto al rinnovamento delsistema sanitario nazionale, fino al riformismo sanitario del primo No-vecento e alla politica giolittiana di intervento sociale. La «GazzettaItaliana delle Levatrici» si collocava dunque in quel genere di stampafemminile che contribuı a costruire l’identita della donna impegnatanelle diverse attivita professionali (infermiere, maestre, etc.). Comesi legge nell’indirizzo inaugurale a firma di Guzzoni degli Ancarani, di-rettore della rivista (e della clinica ostetrico-ginecologica di Siena), la«Gazzetta Italiana delle Levatrici» intendeva presentare non solo arti-coli di indole ostetrica con speciale riguardo all’assistenza al parto, maanche storie cliniche relative alle madri. Conteneva rubriche su lavorioriginali ed osservazioni cliniche di vario genere, traduzioni di articolistranieri, annunci e recensioni.

Per essere utile soprattutto a quelle levatrici che operavano in pic-coli centri e che non avevano modo di frequentare scuole o conferen-ze, il giornale pubblicava articoli di aggiornamento e trattava delleprincipali malattie del bambino e di quanto aveva a che fare con l’al-lattamento e la puericultura. Particolare attenzione era riservata ai re-soconti dei congressi e dei consigli direttivi, alle deliberazioni dellaFederazione italiana fra gli ordini delle levatrici, alle nomine ed agliavvisi di condotte vacanti. Altra tematica ricorrente, in un periodoin cui si faceva sempre piu acceso il dibattito sulla tutela del lavorofemminile, era la questione dell’influenza delle malattie professionalisulla gravidanza: soprattutto il lavoro a domicilio, ne tutelato ne disci-

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plinato, era considerato estremamente nocivo per la donna e per unsano sviluppo del feto (G. VICARELLI, Malattie professionali e gravi-danza, n. 22, 25 novembre 1912, pp. 337-340). La rivista senesenon ospitava poi solo articoli dei dieci professori che la dirigevano,ma dava voce anche alle levatrici, chiamate a raccontare la propriaesperienza di lavoro.

La «Gazzetta» non mancava di partecipare agli entusiasmi e aifremiti nazionalisti dell’epoca, per esempio in occasione della guerralibica, quando venne riportato il lungo ed accorato appello pronun-ciato in occasione dell’VIII Congresso delle levatrici del 1911, conlo scopo di mobilitare le donne per il servizio della patria in guerra:«Corrono per la patria nostra fremiti d’entusiasmo per le gesta eroi-che che compiono i nostri soldati nelle terre africane, ed anche l’ani-ma femminile e pervasa da questo sentimento nobilissimo di amorepatrio, per cui in oggi ci appare ancora piu grande e piu bella questanostra Italia». Era tanto piu importante – si diceva – far partecipi lelevatrici di questi sentimenti perche esse per prime raccoglievano il«vagito di coloro che ora empiono il mondo delle loro gesta» (A. SAR-

TORI DUFFATELLI, Per le madri italiane, n. 4, 25 febbraio 1912,pp. 62-63).

Ma quale ruolo aveva la levatrice nella societa e nella cultura ita-liana del primo Novecento? Concetta Baldoni, levatrice de L’Aquila,in un appello alle colleghe ricordava che la levatrice non era piu quellache nel Medioevo era chiamata «mammana», e non era neppure unavecchia «comare». La levatrice era ora una giovane colta e intelligente,discreta e pudica, istruitasi nelle sempre piu numerose scuole d’oste-tricia. Consigliera e confidente della donna, «nelle sue mani riceve unpiccolo essere, a cui appresta le piu assidue cure, con amore veramentematerno (perche anch’essa e madre)». Per questo era necessario bat-tersi contro l’uso frequente di ricorrere negli ospedali ad infermiereimpreparate o a suore di carita, con il rischio di far scomparire questaclasse di vere professioniste (Appello alle levatrici, n. 15, 10 agosto1912, pp. 237-239). Come scriveva il prof. Muzio Pazzi, ostetrico pri-mario dell’asilo di maternita di Bologna, nonche direttore del «Bollet-tino della Societa Bolognese delle Levatrici», «la missione della levatri-ce e di assistere la donna, che divenendo madre sta per compiere la piualta funzione cui la natura l’ha destinata per la conservazione della spe-cie umana». La levatrice, quindi, doveva essere riconosciuta per il con-

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tributo che offriva nella cooperazione al bene sociale (La missione del-la levatrice, n. 22, 25 novembre 1913, pp. 337-340).

Con la prima guerra mondiale si fecero sempre piu numerosi efrequenti gli articoli contro l’«aborto criminoso» che disonorava laclasse delle levatrici, a dimostrazione del particolare interesse per laquestione della protezione della maternita e dell’infanzia, nell’ambitodella propaganda diretta all’incremento demografico che interessol’Europa a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo e che compor-to l’introduzione di politiche pronatalistiche contro le insidie dellapropaganda neo-malthusiana. Ne conseguı una politica medico-socia-le particolarmente attenta alla salute delle madri, che faceva della ma-ternita non solo il dovere naturale e la suprema realizzazione delladonna, ma anche un servizio attivo delle donne per la patria. La rivi-sta senese condivideva la diffusa paura per l’aumento della denatalita,che gli avvenimenti bellici avevano accentuato, tanto che il tema dellamaternita e della sua tutela igienico-sanitaria divenne in quegli anni iltema principale delle sue rubriche. In un simile contesto culturale, lelevatrici acquistavano un ruolo decisivo, perche per prime, attraversol’assistenza ospedaliera alle partorienti, si facevano paladine della di-fesa delle nuove generazioni.

La «Gazzetta», infine, ospitava numerosi articoli che affrontava-no la questione degli interessi professionali e del miglioramento ma-teriale e morale delle levatrici. Gli stipendi bassissimi, che raramentesuperavano le 300-400 lire annue, venivano denunciati come una ver-gogna e un’immoralita. La causa di una cosı poco invidiabile condi-zione economica andava ricercata anche nella limitata organizzazionedi classe delle levatrici e nel loro scarso senso di solidarieta. Le leva-trici erano incitate ad istituire associazioni in ogni provincia del paese,le quali, a loro volta federate, avrebbero potuto reclamare il ricono-scimento dei giusti desiderata. A tale fine, la Federazione italianafra gli ordini delle levatrici, oltre a chiedere l’equiparazione delle le-vatrici ai medici condotti ed il loro riconoscimento giuridico, si bat-teva per eliminare la vergogna degli stipendi da fame coi quali moltiComuni compensavano l’opera della levatrice, dalla cui «scienza e co-scienza» dipendeva la vita di donne e bambini (Per la classe delle le-vatrici, n. 11, 10 giugno 1916, pp. 164-172).

FRANCESCA MORETTI

392 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

94. BULLETTINO DEL LYCEUM DI FIRENZE

dal n. 6, maggio 1920, BOLLETTINO DEL LYCEUM DI FI-

RENZE; dal n. 1, gennaio 1931, LYCEUM DI FIRENZE. BOL-

LETTINO MENSILE

Sottotitolo: dal n. 1, gennaio 1931, Sotto l’Augusto Patronato di S.A.R. Maria Jo-se Principessa di Piemonte; dal n. 2, gennaio 1931, fino al Supplemento al «Bol-lettino del Lyceum» del giugno 1943, Augusta Patrona S.A.R. la Principessa diPiemonte

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (febbraio 1912) - a. XXXVIII (novembre-dicembre 1945)

[riprende con una nuova serie nel dopoguerra e continua fino al 2004]Periodicita: mensile, nei mesi di piu intensa attivita del Lyceum (di solito, i primi sei

mesi dell’anno) per riprendere a novembre e/o dicembre, per complessivi 7-8 nu-meri l’anno

Gerente responsabile: Giuseppe Santini; dal n. 5, marzo 1926, la dizione cambiain «dirigente responsabile per la pubblicazione del bollettino»; dal n. 5, marzo1926 al n. 6, luglio 1935, la socia Elena Pacciani; dal n. 4, aprile 1936, Corra-dina Roini (non socia)

Stampatore: Tip. Ariani, FirenzeFormato: cm 23615; i numeri che compaiono come foglio unico a stampa pie-

gato in quattro (eccezionalmente in due quello del giugno 1943; talvolta com-paiono anche dei Supplementi con lo stesso formato, per comunicare cambia-menti nel programma mensile): 21,5614,5

Pagine: fino a tutto il 1929 tra 10 e 12+copertina. Nel 1930-1932, le pagine siriducono nettamente, per tornare ai livelli precedenti nel 1933, nel primo nu-mero del 1934 e nel 1935

Prezzi: spedizione in abbonamento postale alle socieNote: solo a partire dal foglio a stampa relativo al novembre-dicembre (anzi «de-

cembre») 1936 compare l’ordinale relativo al calendario fascista.Il periodico sospende le pubblicazioni dopo il n. 7, giugno 1915; le riprendecon il n. 1, dicembre 1919, per continuarle in forma di vero e proprio bollet-tino fino al n. 1, gennaio 1934 (con l’eccezione del 1921, quando la pubblica-zione resto sospesa fino a dicembre). Dopo di allora, nella forma consuetacompaiono solo il n. 2, dicembre 1934, i nn. 1-6 (gennaio, febbraio, marzo,aprile, maggio, luglio) del 1935, il numero del febbraio 1940. Per il resto, lapubblicazione si riduce a una pagina con il Programma del mese inviata in pie-go per posta alle socie, ed eventualmente a un foglio pubblicitario con l’indicedei volumi composti con le letture tematiche tenute al Lyceum. Nel febbraio1934 non fu pubblicato.Da notare anche le incongruenze della numerazione progressiva nei primi anniTrenta, quando al 1933 segnalato come a. XVIII segue il 1934 con l’ordinaleXXVI e il 1935 con il XXVIII, probabilmente per ricollegarsi alla data di na-scita del Lyceum fiorentino

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 393

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, febbraio 1912 - a. XXX, n. 1, marzo 1937: man-cano i nn. 5, aprile 1924; n. 1, 1º dicembre 1924; n. 6, maggio-giugno 1928; n.4, aprile 1930. BmarFi: a. I, 1912 - a. XXX, n. 1, marzo 1937, lac. LyceumFi:a. I, n. 1 (febbraio 1912) - a. XXXVIII, novembre-dicembre 1945, completa

Bibliografia: IMBERGAMO, in corso di stampa; RIGHINI, vol. I, 1955, p. 324.

Quando il «Bollettino» vide la luce, il Lyceum fiorentino – il pri-mo aperto in Italia – era attivo gia da quattro anni. Suo obiettivo eraappunto quello di dare maggiore visibilita ed eco alle iniziative assun-te da quell’ambizioso «Circolo femminile» e alle donne che lo compo-nevano e dirigevano, offrendo brevi resoconti degli appuntamentilocali e degli eventi piu significativi riguardanti altri Lyceum el’Associazione internazionale di cui essi erano espressione. Fonda-mentale per ricostruire, con le attivita, le opinioni e le inclinazioniartistico-letterarie di una elite femminile che, soprattutto agli inizi,mostra una marcata connotazione aristocratica e cosmopolita, ilperiodico offre testimonianza di una parabola associativa di indubbiointeresse.

Nel quadriennio 1912-1915 il periodico mette in scena – con l’ar-ticolazione delle sue rubriche (Comunicazioni del Consiglio, Notizie eRendiconti delle Sezioni, Notizie del Lyceum di Roma, Notizie di Ly-ceum esteri, Notizie varie, Libri ricevuti in dono, Avvisi di sezioni, Pro-gramma del mese) e la varieta di iniziative a cui fa riferimento – unapresenza vivace e relativamente impegnata anche sul fronte di unfemminismo non alieno da punte egualitarie ed emancipazioniste, ac-centuate dall’attivismo di due ex dirigenti dell’Unione femminile na-zionale come Bice Cammeo (della sezione Filantropia) e Ernesta DalCo Vigano (Insegnamento). Del resto, anche le serate in onore diAmalia Guglielminetti, di Teresah (pseudonimo di Corinna TeresaGray Ubertis), di Sibilla Aleramo, inviano messaggi analoghi, mentreil sentito appoggio dato alle campagne irredentiste e alla guerra di Li-bia sembra per allora riuscire a coniugarsi senza particolari tensionicon una adesione convinta al «carattere internazionale» dei Lyceume allo spirito che ne garantiva il funzionamento (n. 7, 1º luglio1914, p. 106). Ma la speranza che «le attive relazioni femminili trale diverse nazioni potessero divenire piu frequenti e maggiormenteutili» espressa dalla presidente, contessa Beatrice Pandolfini dei prin-cipi Corsini, in apertura dell’assemblea delle socie tenutasi nel giugnodel 1914 era destinata ad essere travolta dagli spari di Sarajevo, alla

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cui logica tuttavia il Lyceum fiorentino sembra inizialmente restio adadeguarsi, almeno in alcuni suoi importanti segmenti di varia naziona-lita. Il numero di dicembre addita ancora come esemplari «le serene enobili parole rivolte a tutti i Lyceum» da quello di Zurigo, con l’ap-pello alle socie di tutti i paesi a non dimenticarsi mai di aver imparatoad apprezzare, attraverso quei ‘‘luoghi di donne’’, «tout ce qui est no-ble et beau dans chaque nationalite» (n. 8, 1º dicembre 1914, p. 120),anche se il prolungarsi del «tacito riserbo» scateno l’opposizione diun drappello di socie (particolarmente attive quelle della sezione Let-teratura, guidate dalla sua vicepresidente, Jolanda De Blasi Giachetti),ansiose di rompere il «silenzioso raccoglimento» scelto dalla presi-dente e unite intorno a Margherita Sarfatti, chiamata il 28 aprile a ri-lanciare «il grido accorato» delle donne francesi «per quel che si sof-friva» nel loro paese pressato dal nemico (n. 6, 1º giugno 1915, p. 95).

Quando, sul finire del 1919, il «Bollettino» riuscı a riprendere lepubblicazioni sospese nel giugno 1915 (una ripresa che si sarebbe con-solidata solo alla fine del 1921, grazie ad un accordo con l’editore Bem-porad che permise di abbattere i costi di stampa in cambio di pubbli-cita al suo catalogo), l’Italia a cui esso aveva dato voce appariva in forteaffanno, come il crollo delle formazioni liberali aveva inequivocabil-mente confermato. E tuttavia il numero delle socie, rimasto primadel 1920 sempre sotto quota 400, tende a crescere, stabilizzandosi ol-tre quella soglia, anche se il balzo verso l’alto si sarebbe avuto solo tra il1925 e il 1926, quando si passo da 424 a 502 iscritte, grazie soprattuttoal piu volte auspicato ingresso nel Lyceum delle donne appartenentialle famiglie della nuova classe dirigente politico-amministrativa emer-sa col fascismo, come ci dicono gli elenchi pubblicati anno dopo annodal «Bollettino». La crescita sarebbe continuata negli anni successivi,fino a raggiungere il massimo nel 1932, quando si contarono 546 socie.Da allora, i numeri segnalano una lenta ma inesorabile inversione dimarcia, a conferma di una svolta ‘‘antioligarchica’’ e modernizzantedei costumi e delle abitudini che non poteva passare senza conseguen-ze su un centro cosı sensibile al mutare degli umori della ‘‘societa checontava’’, anche se va detto che solo una puntuale ricognizione di me-rito sui nominativi delle socie e delle famiglie di riferimento, e sui mu-tamenti ravvisabili nei rapporti tra le varie ‘‘categorie’’ di iscritte (socieordinarie; ordinarie di fuori Firenze; professioniste; mogli, vedove, fi-glie, orfane di professionisti: ma questi due ultimi nuclei vennero ben

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presto unificati, a conferma di una significativa caduta di sensibilitapolitica e ideale) potrebbe fornirci informazioni certe in merito.

Le incertezze e le inquietudini del dopoguerra traspaiono da varisegnali, tanto diversi fra loro quanto ricchi di implicazioni: dall’uscitadi scena di un termine come Filantropia per indicare la sezione chedalla primavera del 1922 si intitolo – con esplicito riferimento al mon-do del social work statunitense – Attivita sociale, all’accavallarsi diconferenze e mostre sui Macchiaioli toscani con accese discussionisul valore del futurismo (si veda il resoconto del contraddittorio, po-liticamente molto connotato, tra il nazional-fascista Fernando Agno-letti e il demo-soc Diego Garoglio, conclusosi con la netta sconfitta diquest’ultimo: n. 4, 1º marzo 1920, p. 57). Ne diverso e il clima resti-tuitoci dalle iniziative legate alla riforma della scuola (di cui parlaro-no, tra l’aprile del 1923 e il gennaio del 1924, anche Giovanni Calo,Ernesto Codignola e Piero Calamandrei), o dalla duplice serie di con-ferenze sui partiti politici e sui loro programmi elettorali, oltre che sulvoto alle donne, tenutesi nella primavera del 1920 e poi in quella del1924 in collaborazione con il Consiglio nazionale delle donne italianee con la Pro Suffragio.

Ma gli orizzonti si stavano rapidamente chiudendo. La primave-ra-estate del 1924 fu scandita da una lunga sequenza di dimissioni difondatrici e dirigenti di prima grandezza, aperta da quelle di AmeliaRosselli, che le date sollecitano a collegare all’assalto delle squadre fa-sciste al «Circolo di cultura» in cui erano attivi i suoi figli e l’amicoSalvemini, e seguita da quelle di Elisa e Ida Uzielli, Bianca Vivianidella Robbia, Elvira Pierini, Maria De Matteis Giovannozzi, ClaraPassigli, Elisa Frontali Milani... Anche per il Lyceum era venuto iltempo della stabilizzazione fascista, che a partire dal 1926 si espressein un netto aumento del tasso di ufficialita di alcune delle manifesta-zioni di maggior rilievo, ma anche nell’ascesa di due donne destinatea dominarne gli orizzonti per quasi vent’anni: Bianca Ventura Gar-basso (vicepresidente dall’estate del 1927, «musicista finissima e in-fermiera radiologa di provata capacita», ma anche delegata dei fascifemminili della provincia di Firenze e «podestatrice di Firenze», ov-verosia moglie del podesta, Antonio Garbasso, come si scriveva in oc-casione del ventennale de Il Lyceum di Firenze: Firenze, tip. Ariani,1928, p. 3) e Jolanda De Blasi, insegnante di letteratura italiana alR. Istituto della SS.ma Annunziata (assurto di recente a grande fama

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per aver «tenuto in educazione» la Principessa di Piemonte Maria Jo-se) e fascista di provata fede, eterna presidente della sezione Lettera-tura e in questa veste accorta tessitrice – come risulta dai Verbali delLyceum – dell’accordo che nel 1926 avrebbe portato ad abbandonareBemporad per la casa editrice Le Monnier del cav. Armando Paoletti,a sua volta ‘‘sostituita’’ dieci anni dopo dalla Sansoni di GiovanniGentile.

Parlare di fascistizzazione e forse eccessivo: perfino l’ordinale del-la rivoluzione fascista apparve tardi (novembre-dicembre 1936) sullacopertina del «Bollettino». Per alcuni anni le stanze del Lyceum sem-brano preoccuparsi piuttosto di dar voce alla continuita e alla compa-tibilita tra vecchio e nuovo, come accade nell’ambito teatrale conl’importanza data ad alcuni protagonisti delle fortune del teatro invernacolo di primo Novecento – i Niccoli, Ferdinando Paolieri, Au-gusto Novelli... Abbastanza composito anche il panorama delle con-ferenze, che sul finire degli anni Venti videro alternarsi Luigi Russoed Ermenegildo Pistelli, Arturo Linaker, Alfredo Panzini, FrancoCiarlantini e Tatiana Soukhotine Tolstoj, chiamata nella primaveradel 1930 a ricordare l’amatissimo padre, mentre firme celebri comeAda Negri si affiancavano a volti ‘‘giovani’’ come Gianna Manzini(n. 6, maggio 1929), e temi paludati a vere e proprie perle di attualita,come accadde con la conferenza, applauditissima, di Aldo Sorani suA Room of one’s own di Virginia Woolf (n. 1, gennaio 1931, pp. 29-30). Perfino nel campo minato dell’attualita, del resto, la valorizzazio-ne della «natura italiana» dell’Alto Adige e dei progetti messi in cam-po per favorire con ogni mezzo «l’assimilazione all’Italia delle popo-lazioni allogene» (n. 5, aprile 1926, p. 50) o il programma di bonificaintegrale (primavera 1929) e di valorizzazione non solo economica delmondo delle campagne lanciato dal Duce si alternano senza soluzionedi continuita all’illustrazione di fatti di costume come il Film sonoro(spiegato nel febbraio 1930 da Anton Giulio Bragaglia) o il ruolo cre-scente delle donne nei segmenti piu qualificati del mercato del lavoroanglo-americano (n. 3, febbraio 1929).

Ma il tono muta sensibilmente via via che ci si inoltra negli anniTrenta, anche se in misura diversa nei diversi campi di interesse: leamanti della musica, ad esempio, poterono gustare le partiture di Vit-torio Gui (1931) e Alfredo Casella (1935), o i concerti del maestro Fer-nando Previtali e del duo Materassi-Dallapiccola, piu volte presente a

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partire dal 1933 (spesso con sonate «moderne e addirittura modernis-sime»: n. 1, gennaio 1934, p. 9). E se le arti pittoriche, al di la delle gar-bate attivita promosse dalla disegnatrice (e segretaria del Lyceum) Ma-rina Battigelli – altro punto fermo della fedelta fascista – sembranosegnare il passo, e pur vero che in un anno di grazia ma non eccezionalecome il 1935 si tennero mostre di Karl Hofer (inaugurata da PrimoConti), di Leonetta Cecchi Pieraccini, Felice Carena e Gio Ponti, men-tre le serate di gala della poesia videro intervenire Luigi Pirandello eAchille Campanile, Emilio Cecchi e Giuseppe Ungaretti. E tuttavia,scorrendo fascicoli e programmi, si ha la netta sensazione di un Circolosempre meno vitale, che neppure le iniezioni di orgoglio legate alle ri-petute visite di Maria Jose erano in grado di galvanizzare. Nulla piu cheparli del desiderio di dar vita a reti di donne, di pubblicizzarne le ca-pacita e farne conoscere le opere; pressoche azzerati gli echi dai Ly-ceum non italiani; messe da parte le rivendicazioni di parita e le diffi-colta legate all’esercizio concreto delle ‘‘nuove professioni’’. Le sociesembrano essere paghe delle serate colte e protette che il Lyceumera in grado di offrire, intervallate da partite di bridge (introdottenel gennaio del 1933), da incontri mondani e serate familiari, inuna sequenza povera di antenne sulla realta circostante e sempre menocapace di coinvolgere attivamente un sia pur ristretto numero di socie.

Una conferma dello svuotamento dall’interno di quella sociabilitadi elite impegnata e al passo coi tempi che era stata il vanto del Lyceumviene del resto anche dal lascito piu significativo di quegli anni, e cioedei volumi costruiti dall’antica fiamma di Carlo Michelstaedter, Jolan-da De Blasi, attraverso una fitta serie di Letture tenute per il Lyceum diFirenze fra l’autunno del 1928 e la primavera del 1944, e dunque con-tinuate anche dopo che lo sfollamento e il susseguirsi dei bombarda-menti avevano convinto la presidente a dichiarare impossibile la pro-secuzione delle «riunioni culturali» del Circolo (novembre 1943-XXI). Dopo L’Italia e gli Italiani del secolo XIX, pubblicato da LeMonnier nel 1930, a cui arrise un buon successo di pubblico, sarebbestata la volta del ciclo sulle Visioni spirituali d’Italia, tenutosi nell’inver-no 1931-32 (con, tra gli altri, Corrado Alvaro, Lorenzo Viani e «l’illu-stre critico napoletano» Francesco Flora: n. 1, gennaio 1933, p. 4) etradottosi in una collana di agili volumetti, e di quello sul Pensiero re-ligioso contemporaneo in Europa (primavera del 1935) in cui interven-nero intellettuali del calibro di Julien Benda e Jacques Maritain, che

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peraltro non riuscı a trasformarsi in volume. Subito dopo sarebbe ini-ziata la serie destinata ai tipi della Sansoni: Giovanni Pascoli (1937);Giacomo Leopardi (1938); I Savoia, dalle origini al 1900 (1940), Roma-nita e Germanesimo (1941), Italiani nel mondo (1942), Firenze (pubbli-cato all’inizio del 1944, e ricco di ben 39 contributi, per complessive870 pagine), Santi italiani (di cui si parlo fra il marzo e il maggio del1944, dopo una solenne inaugurazione alla presenza del cardinale, ar-civescovo Elia Dalla Costa, e che finı per essere pubblicato solo nel1947).

Molti i nomi di rilievo chiamati a contribuirvi, tra cui ManaraValgimigli, Giuseppe Ungaretti e Giorgio Pasquali su Pascoli; AlbertoSavinio, Giovanni Gentile, Arnaldo Momigliano, Giulio Caprin eLuigi Russo su Leopardi; Romolo Quazza, Arrigo Solmi e Niccolo Ro-dolico sui Savoia; Roberto Longhi e Leonida Repaci, Giovanni Ansal-do e Carlo Morandi, Guido Manacorda, Francesco Ercole e Ugo Spi-rito sullo snodo Romanita/Germanesimo; don Giovanni De Luca eGiacomo Devoto, Alberto Savinio, Alessandro Bonsanti e GiuseppeDe Robertis sugli Italiani nel mondo; Ottokar, Sapori, Barbadoro,Pellegrini, e un giovane Garin su Firenze; Lamanna, Papini, don Giu-lio Facibeni e Adolfo Oxilia sui Santi Italiani...

Purtroppo, e solo delle conferenze precedenti al febbraio 1934che, salvo rare eccezioni, il «Bollettino» puo dirci qualcosa che vadaal di la del Programma. Ma gia questo e utile, se e vero che un con-fronto tra i depliant e gli indici consente di individuare le serie nonpubblicate (per esempio quella su D’Annunzio, svoltasi nel 1939) ole differenze intervenute nel passaggio alla stampa: per inadempienzadegli autori, senza dubbio, ma forse non solo per quello.

Dopo il 1934, comunque, il «Bollettino» si riduce – come abbia-mo detto – a un semplice piego a stampa, salvo rare eccezioni: uncambiamento presentato come un frutto delle sanzioni (n. 1, marzo1937, p. 7), ma che sembra piuttosto da connettere alla rescissionedel rapporto privilegiato con Le Monnier, sancita in primo luogo dal-la scomparsa della pubblicita della casa editrice, che di fatto decretola fine del «Bollettino» in versione articolata e ragionata. E forse, eproprio questa riduzione ai minimi termini di un foglio che e difficileperfino assimilare a un periodico nonostante ne mantenga tutte le ca-ratteristiche tecniche a far sı che l’impronta del regime appaia menoossessiva. Da allora, infatti, non si hanno piu regolari elenchi a stampa

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delle socie: e cio significa, ad esempio, che la ferita inferta dalle leggirazziali a un’associazione di cui le ‘‘israelite’’ erano da sempre magnapars rimane nell’ombra, nonostante che i verbali dattiloscritti rivelinoche quel provvedimento si tradusse in un crollo delle socie, scese dal-le 473 del 1938 alle 383 del 1939. Ma soprattutto, da allora tutto siriduce a un nudo calendario di iniziative: e questo finisce per attutirenettamente l’impatto delle prescrizioni, dei riti e dei miti del fascismotrionfante. E solo nei rari casi in cui si torna al formato in sedicesimoche si puo dare spazio alle liturgie care al regime, magari per ricorda-re come il Lyceum avesse «vissuto intensamente gli eventi gloriosidella patria fascista e imperiale», e come le sue socie si fossero recate«in massa alla Cripta dei martiri fascisti in Santa Croce per donarealla Patria l’anello della fede» (n. 1, marzo 1937, p. 7), aggiungendovipoi un «lingotto d’oro di un chilo e mezzo».

D’altronde, l’attivismo fascista dovette riguardare un numero rela-tivamente ristretto di socie, tra cui spicca la nobildonna Beatrice Ros-selli del Turco, promotrice di mostre di prodotti agricoli nei locali delLyceum per «contribuire modestamente alla grande rinascita coman-data nel lavoro dei campi» da «Sua Eccellenza Mussolini» (n. 1, di-cembre 1928, p. 6), di visite a fattorie e aziende rurali, ad allevamentispecializzati e industrie di trasformazione, a poderi sperimentali e mo-dello di antica memoria, a istituzioni e scuole volte al «progresso agra-rio»: una insistenza che certo non stupisce in un ambiente legato allaterra come quello dell’elite fiorentina, e che gia in passato si era espres-so in iniziative analoghe, a partire dalle ripetute visite alla scuola agra-ria femminile delle Cascine, diretta per decenni con mano ferma e con-vinta da Carolina Valvassori, socia di lungo corso del Lyceum.

L’atmosfera dominante, almeno a quel che pare di capire, e di ade-sione convinta ma inerte, con robuste simpatie equamente divise, negliultimi anni, fra Gentile e Bottai e un atteggiamento di sostanziale di-stacco nei confronti di una guerra che non riuscı mai a entusiasmare ilcorpo delle socie: un distacco che col tempo sembra diventare un pro-tocollo di vita, tanto e visibile e diffuso. Cosı, la lettera spedita dallapresidente alle socie in data 22 novembre 1943, tacendo dell’8 settem-bre, si limitava a ricordare che «la nostra Firenze ha gia subito la de-precata offesa del bombardamento nemico» (novembre 1944), mentrel’unico bollettino inviato nel 1944 (marzo, ha scritto qualcuno a manosulla prima pagina) parlava solo della raccolta di capi di lana per «sfol-

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lati e sinistrati di guerra», per «militari combattenti, internati in Ger-mania, oppure feriti e mutilati degenti in Ospedali cittadini».

Il silenzio sui drammatici e radicali mutamenti che stavano mu-tando l’assetto e il corso della storia del mondo e di quella italiananon potrebbe essere piu completo. Nemmeno un cenno indiretto sul-la caduta di Mussolini, sull’armistizio, sulla pace, sull’aprirsi di unastagione nuova per il paese e per le donne italiane; perfino il Program-ma per gli ultimi due mesi del 1945, quando gli avvisi a stampa tor-nano a una precaria normalita, si limita ad annunciare conferenze sul-la Penicillina e sui rapporti tra La Donna e la Scienza, a chiedereadesioni a un concorso per Una novella per ragazzi lanciato da LauraOrvieto, e magari a promuovere corsi di francese e di inglese tenutida socie per altre socie nei locali del Circolo. La ripresa delle attivitanel dopoguerra si sarebbe di lı a poco accompagnata a una nuova se-rie del «Bollettino» che, seppure in modo intermittente, e continuatoad uscire fino al 2004.

SIMONETTA SOLDANI

95. L’ALBA LIBERTARIA

Sottotitolo: Periodico mensile di propaganda femminile anarchicaMotto: La donna, non schiava, ma compagna consolatrice dell’uomoLuogo: PontremoliDurata: a. I, n. 1 (15 febbraio 1915) - a. I, n. 4 (16 maggio 1915)Periodicita: mensileDirettore: non indicata, ma Irma PagliaiGerente responsabile: Giovanni RomitiStampatore: Tip. La Sociale, via Roma 6, La SpeziaFormato: cm 40628; dal 15 marzo 1915, 50635Pagine: 4Prezzi: abbonamento: per l’Italia £ 1, per l’estero £ 2; un numero cent. 5Note: l’indirizzo a cui inviare articoli, corrispondenze e abbonamenti e quello di

Irma Pagliai, PontremoliArea raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 15 febbraio 1915 - n. 4, 16 maggio 1915. BfsPi:

a. I, n. 1, 15 febbraio 1915 - n. 4, 16 maggio 1915Bibliografia: BERTOZZI, 1979, p. 158; ESMOI, vol. I, 1956, p. 27; DE LONGIS,

1986, p. 23.

Si tratta, come dice il sottotitolo, di un periodico esplicitamentemirato alla propaganda fra quell’«elemento femminile» troppo a lun-

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go trascurato anche da parte anarchica, e abbandonato «alle lusinghedel prete», come scriveva, annunciandone la nascita, lo storico setti-manale anarchico «Il Libertario» (1903-1926) diretto da Pasquale Bi-nazzi (Comunicati, «Il Libertario», a. XIII, n. 586, 21 gennaio 1915,p. 3). Strettamente imparentato a quella esperienza (come si tiene aribadire fino dal titolo) e pubblicato nella stessa tipografia spezzina,l’esile mensile rivolto alle donne e in larga misura scritto da Irma Pa-gliai si oppone strenuamente alla guerra, schierandosi con Rosa Ge-noni (Le donne contro la guerra, «Il Libertario», n. 586, cit., p. 1) con-tro tutte quelle ‘‘compagne’’ che, incerte, tacciono o stanno passandoal campo avverso, come Maria Rygier, a cui tuttavia – si dice – «vo-gliamo bene» e «siamo grate per averci illuminato ieri» (La Guerra ela Donna, n. 1, 15 febbraio 1915, p. 2), quando, in piena guerra diLibia, manifestava con i compagni contro la guerra imperialista al gri-do di «Viva gli arabi!» (G. ROMITI, Aberrazioni o realta?, n. 2, 15marzo 1915, p. 3).

Le quattro pagine del mensile sono assai composite. A una pro-paganda spicciola e ripetitiva «contro il prete», contro il papa «pri-gioniero rinchiuso la in Roma in sole undicimila stanze», e contro«tutte le bubbole» di una «superstizione» attenta soprattutto afar breccia nelle donne, «nelle cui mani e l’avvenire» (IRMA, XVIIIFebbraio, e LA REDAZIONE, Sorgendo!, n. 1, 15 febbraio 1915, p. 1),si alternano commemorazioni di donne esemplari e di eventi che levidero protagoniste «dalla parte giusta» (Ricordiamo..., ivi, p. 4;Commemorando!..., n. 2, 15 marzo 1915, p. 1; Vera Figner, n. 3,11 aprile 1915, p. 2), e ripetute affermazioni sulla necessita di «re-dimere» la donna da una «millenaria schiavitu» (A te, o schiava!,ivi, p. 1), di farne davvero «la compagna dell’uomo», perche«non vi sara civilta fino a quando la donna continuera ad essere ri-tenuta e trattata dall’uomo come un essere inferiore» (EMMA, L’e-mancipazione della donna, n. 4, 16 maggio 1915, p. 2). Ma, natural-mente, la grande protagonista e la guerra in atto. Si da notizia dicomizi e convegni contro la guerra, come quello anarchico di Pisadel 24 gennaio, o come il Congresso internazionale delle donne(L’Aja, 28 aprile); si lanciano appelli alla mobilitazione e alla lotta,ricordando sempre che gli anarchici «non sono neutralisti: sonocontrari alla guerra» (G. ROMITI, cit.); si denuncia il clima di violen-za e di drastica riduzione degli spazi di dissenso che ha ormai per-

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vaso la scena pubblica italiana; si ricorda la drammaticita di un con-flitto che in pochi mesi ha visto otto milioni e mezzo di soldati am-malarsi, essere feriti, uccisi o fatti prigionieri, a conferma del fattoche ormai «le statistiche delle vittime della religione [...] sono supe-rate dalle cifre delle vittime delle patrie» (Le cifre della guerra, n. 3,11 aprile 1915, p. 2).

Scritto da uomini e da donne, il mensile ebbe un’esistenza sten-tata, quasi tutta interna a militanti e a circoli rimasti fedeli ai principianarchici del rifiuto della guerra: che non dovevano essere molti nep-pure in Pontremoli, che aveva legato il suo nome a quelli di personag-gi fondamentali per l’humus anarchico della zona come Luigi Campo-longhi e Alceste De Ambris, entrambi energicamente impegnati sulfronte interventista (cfr. BETTINI, 1972; ANTONIOLI, BERTI, FEDELE,IUSO, vol. I e II, 2003-2004, ad nomen).

Le sottoscrizioni e gli abbonamenti disegnano una mappa a ma-glie larghissime, a parte un reticolo meno evanescente lungo la costaligure-toscana. Del resto, il periodico non ebbe neppure il tempo ma-teriale per consolidarsi, visto che il quarto numero, uscito alla vigiliadell’entrata in guerra dell’Italia, dovette essere anche l’ultimo, nonsappiamo se per ragioni di censura o per la necessita di concentraretutte le forze residue sulla fattura del «Libertario», che seppure astento e con molti periodi di silenzio riuscı a sopravvivere fino al17 maggio del 1917 (cfr. BETTINI, 1972, pp. 167-171).

SIMONETTA SOLDANI

96. COMOEDIA

Sottotitolo: Tribuna italiana d’arteLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (20 febbraio 1916) - n. 2 (20 marzo 1916)*Periodicita: quindicinale (esce il 5 e il 20 di ogni mese); dal n. 2, 20 marzo 1916,

mensileDirettore: Eugenia BurzioGerente: Pietro GramigniStampatore: Tipografia Attilio Vallecchi, via Ricasoli 9, FirenzeFormato: cm 43631Pagine: 12+copertina; n. 2, 20 marzo 1916, 16Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 18, per l’estero £ 36; un numero cent.

75; dal n. 2, 20 marzo 1916, per l’Italia £ 12; per l’estero £ 24; un numero £ 1

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 403

Note: direzione in piazza S. Maria Novella 8, Firenze. Redattore capo, DomenicoNicotra Pastore; redattore amministrativo Dore Montalbano. Si vende a Pari-gi, Londra e New York. Disegni di Aldo Sguanci; incisioni di G. Vasori. Cli-ches della ditta G. Giani, figlio e C. Nella copertina del n. 2, 20 marzo 1916,sono riprodotti i ritratti delle attrici Dina Galli e Maria Melato

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 20 febbraio 1916 - n. 2, 20 marzo 1916. BmarFi:a. I, n. 1, 20 febbraio 1916 - n. 2, 20 marzo 1916

Bibliografia: Burzio Eugenia, in DBI, vol. 15, pp. 465-466; RIGHINI, vol. I, 1955,p. 142.

Il periodico, di cui si conservano solo i primi due numeri, assumeun titolo che in quegli anni era ricorrente in molte pubblicazioni con-simili: lo troviamo, infatti, pressoche contemporaneamente a Torino,Napoli, Milano. Su questo sfondo, «Comoedia» si presenta ai lettoricon grandi ambizioni, vantando nel frontespizio la collaborazione dinumerosi artisti, letterati e musicisti di chiara fama (da FrancescoTommaso Marinetti a Matilde Serao, da Eleonora Duse ad AmaliaGuglielminetti, da Giacomo Puccini ad Arturo Toscanini) e propo-nendosi come «campo aperto di libera discussione» animato dalla vo-lonta di «cooperare se non ad impedire almeno ad attenuare gli effettidel travolgimento di tutte le bellezze umane [...] sotta la bufera chepassa [...] a far sı che il divino fiore dell’anima italica non avvizzisca»(E. BURZIO, Premessa, n. 1, 20 febbraio 1916, p. 2).

La soprano di origine torinese, nonche pittrice, Eugenia Burzio,ormai giunta alla fase declinante di una carriera di successo interna-zionale, appare impegnata in prima persona nel lancio della rivista,annunciando la sua partecipazione, insieme a Marinetti, ad una primagrande festa d’arte indetta da «Comoedia» a favore della Croce Rossae prendendo parte come cantante ai te di beneficenza per la guerraorganizzati tutti i giovedı all’Hotel Savoia di Firenze (C. GINAMI,Femminilita, n. 2, 20 marzo 1916, p. 13).

La rivista rivolge un’attenzione particolare al teatro italiano (cfr.V. SOLDANI, Una questione ch’era vecchia prima d’esser nuova, n. 1,20 febbraio 1916, p. 5), minacciato dalla concorrenza del cinema,dei caffe concerto e, soprattutto, dall’«antiteatralita dei giovani talen-ti», come Papini e Soffici (G. BASTIANELLI, I giovani d’avanguardia eil teatro, ivi, pp. 3-4), e dal successo delle produzioni d’Oltralpe, dacui la guerra sembra poter temporaneamente liberare il mercato ita-liano facendo sperare in un rilancio della sua vitalita artistica.

404 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Tuttavia, in linea con le promesse dichiarate nel sottotitolo, «Co-moedia» ospita anche pagine musicali, rubriche di novita e di criticaletteraria e musicale (Attraverso le arti sorelle, a cura di R. Chiti; LaTenaglia), poesie e recensioni. Specificatamente dedicata alle lettricie la rubrica Femminilita, affidata a Corinna Ginami, compositricedi parole e musica per arie di larga diffusione, con l’intento di preser-vare «anche nel torbido e glorioso periodo» insieme al «soffio dell’ar-te» «il profumo della femminilita che e la poesia della vita e del pen-siero» (n. 1, 20 febbraio 1916, p. 11). Aggiornamenti sulla moda, sulpassaggio a Firenze di artisti illustri e sulle toilette delle attrici piueleganti (da Lydia Borelli a Dina Galli a Maria Melato) si intreccianocosı alle poesie patriottiche delle lettrici (come quella di Zoe Campa-gnano Lampronti) e alle notizie sulle iniziative culturali e di benefi-cenza promosse in citta da associazioni elitarie come il Lyceum (cfr.scheda n. 94), sublimando la frivolezza della mondanita nello «slanciocomune», negli «sforzi di tutti per lenire i dolori della guerra» (ibid.).

Gia dal secondo numero la rivista esce in ritardo, giustificando lavariazione di periodicita con la carenza di carta, ma promettendo dicompensare la scelta di uscire solo una volta al mese con un incre-mento dei collaboratori, un nuovo supplemento musicale e un au-mento del numero delle pagine e delle illustrazioni. Non si hanno co-munque notizie della continuazione del periodico.

MONICA PACINI

97. GIOSUE BORSI

Sottotitolo: Numero unico a benefizio dell’asilo gratuito per le figlie dei carceratie delle opere di protezione della giovane

Luogo: FirenzeDurata: aprile 1916Periodicita: numero unicoGerente: Giuseppe SantiniStampatore: Tipografia Enrico Ariani, Via Ghibellina 51-53, FirenzeFormato: cm 35625Pagine: 12Area raccolte: BsmcRoma: aprile 1916Bibliografia: CAVALLO, TANZARELLA, 1989.

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 405

Pubblicato a scopo benefico, a favore dell’asilo gratuito per le fi-glie dei carcerati e delle opere di protezione della giovane, il numerounico e intitolato al poeta, critico letterario e autore di testi per il tea-tro Giosue Borsi (1888-1915), morto in combattimento «otto giornidopo essersi ascritto al Terzo Ordine di San Francesco» (p. 4), ilcui iter intellettuale e umano e proposto come esempio alla gioventu.Il giornale, infatti, si apre con un articolo dell’arcivescovo di Firenzecardinal Mistrangelo, che sintetizza tale percorso con queste parole:«colla sua nobile intelligenza, ritorna, nel fiore degli anni, alla Fede,consacra alle sue divine bellezze pagine immortali, corre a difenderela Patria, e muore combattendo per la sua grandezza, spiega ed im-persona l’eroismo cristiano; e ai giovani ammonimento solenne, esem-pio bello e glorioso» (p. 1).

La pubblicazione comprende alcuni articoli di indubbio spessoree pagine che, per quanto d’occasione, non per questo sono impron-tate a criteri di superficiale o affrettata rievocazione, ne di sola reto-rica. In tale contesto, si pone come centrale la figura della madre delBorsi, alla quale sono destinati gli scritti di molte firme femminili:Margherita D’Isola e Luisa Anzoletti (TRANIELLO, CAMPANINI, vol.II, 1982, pp. 19-21), la prima in prosa e l’altra in poesia, commentanola lettera di Borsi alla madre, scritta poco prima della morte e consi-derata il suo testo piu alto, mentre Nora Vittori le dedica una poesia eIda Falorsi Sestini un articolo.

Giovanni Calo, invece, rievoca la figura di Giosue Borsi in un ar-ticolo nel quale ricorda il mese in cui avevano ricevuto la loro istruzio-ne da ufficiali, quando, scrive il pedagogista, «m’accorsi che in Lui,forse, la conversione morale e religiosa non aveva fatto altro che por-tare su un altro piano e illuminare d’altra luce quel suo medesimo sen-so, dapprima quasi pagano, della natura, dell’amore, della vita [...]Questa sua nuova coscienza [...] ebbe Egli la somma ventura di imme-desimare con un profondo sentimento patriottico e sublimare inun’ardente eroica volonta di sacrificio» (G. CALO, Commilitone, p. 7).

La pubblicazione, inoltre, accoglie il testo della commemorazionetenuta il 3 gennaio 1916 nel Lyceum di Firenze da Jolanda De Blasi, pre-sidente della sezione letteraria (cfr. BANDINI BUTI, 1941, pp. 202-203).

TERESA BERTILOTTI

406 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

98. QUADERNI DI MODA

Sottotitolo: Rivista mensile della Societa ‘‘Italica forma’’Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (aprile 1916)*Periodicita: mensileStampatore: Tip. Pellas, succ. L. Chiti, FirenzeArea raccolte: non reperito. Secondo i dati riportati da Righini la BncFi ne pos-

sedeva solo il primo numeroBibliografia: RIGHINI, vol. II, 1955, p. 422.

99. IL RISVEGLIO

Sottotitolo: Periodico quindicinale d’iniziativa femminile, con intenti di solidarie-ta, di conforto e di fede negli eterni destini della Patria

Luogo: SienaDurata: a. I, n. 1 (20 dicembre 1917) - a. III, n. 14 (13 luglio 1919)Periodicita: quindicinaleDirettore: Margherita BartaliniStampatore: Premiata Tipografia Cooperativa, via del Galluzzo 1, SienaFormato: cm 48633Pagine: 2; n. 10, 12 maggio 1918, 4Prezzi: abbonamento annuale £ 3, semestrale £ 2; dal n. 5, 3 marzo 1918, abbo-

namento ordinario £ 3, annuale o semestrale di incoraggiamento £ 5; un nu-mero cent. 5; dal n. 1, 5 gennaio 1918, cent. 10

Note: Direzione, redazione e amministrazione a Siena, via Ricasoli 32; dal n. 21,13 ottobre 1918, via di Citta 10, nel locale della Lega fra le famiglie dei prigio-nieri di guerra e dispersi; lasciando «per ragioni di comodita il locale anticonella sede della Societa di Mutuo Soccorso fra le operaie» si ringrazia la pre-sidente signora Nascimbeni; dal n. 13, 2 luglio 1919, l’amministrazione e in viadelle Cerchia 13, Siena

Area raccolte: BmarFi: a. II, n. 2, 20 gennaio 1918. BcSi: a. I, n. 1, 20 dicembre1917 - a. III, n. 14, 13 luglio 1919. CrsrSi: a. I, n. 1, 20 dicembre 1917 - a. III,n. 14, 13 luglio 1919

Bibliografia: BEA, 1987; DI MARCO, 2003; GIACOMELLI, 1938, pp. 83-84.

«Il Risveglio» si inserisce nel quadro della diffusa mobilitazionecivile all’insegna del binomio Patria/Fede che percorse la societa ita-liana all’indomani della disfatta di Caporetto, facendo assumere all’at-tivismo di molte donne e associazioni femminili presenti nel campodell’assistenza sociale e sanitaria una piu marcata impronta patriotticae politica (cfr. SOLDANI, 1986, p. 418; BARTOLONI, 2003).

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 407

Riecheggiando le polemiche che attraversavano la stampa naziona-le sulla corresponsabilita delle donne nel cedimento del fronte militaree interno, il periodico si presenta come un atto di riparazione e di fede:«L’angoscia senza nome di queste interminabili giornate autunnali, incui e in gioco l’esistenza d’Italia, non e scevra per noi donne di unapunta di rimorso, che ce la rende ancora piu intollerabile [...] confes-siamo pure, con dolorosa franchezza, che noi donne non abbiamo sa-puto volere abbastanza il trionfo del bene, la gloria d’Italia. Non siamostate seminatrici di coraggio, seminatrici di fede, o non lo siamo statequanto occorreva e quanto, percio, si doveva. Ma la passione di questigiorni ci ha insegnato a viverla la nostra fede; e proprio allora che tuttoe sembrato perduto, noi l’abbiamo sentita e amata, come non mai, tuttala bellezza dell’idea, proprio nell’orrore di vederla contaminata dallasconfitta. Cosı la madre impara presso il letto del figlio in pericolo tuttal’inesauribile potenza dell’amor suo. E allora abbiamo sentito anche ilbisogno e il dovere di non viverla in solitudine questa nostra fede; madi comunicarla con l’esempio, con la parola, in alto e in basso, ben sa-pendo quanto, in certi momenti, la parola affratelli [...]. Accanto allaparola che incuora qui troverete il consiglio pratico che insegna a tra-sformare l’idea in fatto, che vi additera il modo di servire la vostra fedein ogni piu modesta evenienza quotidiana, in famiglia come in societa,nel salotto signorile come nella soffitta; con lo sdegno verso ogni formadi vilta, come con la pieta soccorritrice e sconfinata verso ogni forma disofferenza» (La nostra fede, n. 1, 20 dicembre 1917, p. 1).

Il modello della donna forte e pietosa, chiamata a sacrificarsi «perl’onore dell’Italia d’oggi, per la grandezza morale e materiale dell’Ita-lia di domani» si staglia sullo sfondo di una professione di fede nelpensiero di Mazzini, le cui «parole di veggente» rappresentano l’oriz-zonte ideale di riferimento del periodico (cfr. Giuseppe Mazzini, n. 5,3 marzo 1918, p. 1; Vittoria, n. 23, 10 novembre 1918, p. 1; 10 mar-zo, n. 5, 2 marzo 1919, p. 1) e, in particolare, della sua direttrice re-sponsabile Margherita Bartalini.

Nata a Siena nei primi anni Ottanta dell’Ottocento da una fami-glia della borghesia delle professioni ben inserita nel tessuto politico eassociativo cittadino (il padre Remigio era avvocato; fu sindaco di Sie-na nel 1892-93 e nel 1899, e amministratore per un quarantennio del-l’Associazione ginnastica senese; il nipote Ugo, sindaco di Siena dal1956 al 1965, era ingegnere), Margherita Bartalini non aveva seguito

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un percorso regolare di studi. La sua formazione si era nutrita diesperienze maturate nel contesto dell’assistenza prestata all’educazio-ne di un nipote cieco (figlio della sorella Maria Bartalini Rugani) edella rete di attivita legate prima alla sezione senese della Societa Na-zionale di Patronato e Mutuo Soccorso per Giovani Operaie (cfr.scheda n. 88) e, piu tardi, all’Unione Nazionale delle Giovinette Vo-lontarie Italiane (cfr. GIACOMELLI, 1938, pp. 83-84) e, soprattutto, al-l’Opera Advocata Senensium (cfr. scheda n. 143). I suoi 17 mesi didirezione del «Risveglio» coincisero con una fase di distacco criticodalle pratiche religiose tradizionali e di forte adesione alla spirito direligiosita universale e di solidarieta per il bene del popolo del Maz-zini di Fede e Avvenire (cfr. n. 1, 19 gennaio 1919, p. 1).

Composto da una redazione esclusivamente femminile (cfr. Per laverita, n. 18, 1º settembre 1918, p. 2), facendo affidamento sugli «ab-bonamenti di un ristretto gruppo di amici», il periodico mirava aduna larga diffusione nella provincia senese «ove i maestri, i parroci,le maestranze operaie, vorremmo che continuassero ad averlo gratui-to» (Ai nostri amici, n. 25, 8 dicembre 1918, p. 1), con lo scopo «nondi insegnare, sibbene di affratellare [...] tradurre in pratica il nostroideale dell’unione» (Indicazioni utili ai nostri lettori, n. 1, 20 dicembre1917, p. 2).

Nel giustificare la scelta di non firmare gli articoli pubblicati e dinon rendere noti i nomi dei collaboratori, si chiarivano «gli intendi-menti del nostro foglio, che vuol essere un ritrovo largamente ospitaleper quanti abbiano desiderio di comunicare o bisogno di confortarela propria carita di Patria [...] nostri collaboratori sono la scrittriceesimia che ci manda le sue riflessioni in forma eletta; l’infermierache ripete semplicemente parole dette da soldati; l’operaio che hapianto di consolazione leggendo una lettera del suo figliuolo, venutadi lassu e che ce la manda perche la ripetiamo a consolazione di altribabbi e di altre mamme» (I nostri collaboratori, n. 5, 5 gennaio 1918,p. 2). Il periodico ospita, infatti, rubriche dove si pubblicano letteredi ufficiali (Di lassu dove si muore) e rubriche di taglio piu narrativo,dove si riportano dialoghi tra soldati feriti e soccorritori (Voci d’Ospe-dale; Voce di prigioniero), mentre nella rubrica Proiezioni si riprodu-cono in una sorta di cinematrografia simbolica quadri di interni fami-liari messi alla prova dai sacrifici e dai lutti della guerra o stilizzazionidi ruoli modello quale quello dell’infermiera, o di figure contrapposte

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 409

come il Pacifista (n. 11, 26 maggio 1918, p. 2) e il Guerrafondaio(n. 15, 20 luglio 1918, pp. 1-2).

Pur non promuovendo direttamente sottoscrizioni, «Il Risveglio»invitava i lettori ad andare ogni giovedı alla direzione del giornale peravere notizie dettagliate delle famiglie bisognose di soccorsi e si preoc-cupava di fornire una serie di informazioni pratiche Per risparmiar tem-po alla povera gente (n. 13, 23 giugno 1918, p. 2) sulle funzioni a cuierano adibiti i vari comitati cittadini di assistenza e sui provvedimentigovernativi a favore dei soldati e delle loro famiglie, come gli esoneriagricoli, le polizze di assicurazione e la riduzione degli affitti (Alle fami-glie dei combattenti, n. 10, 12 maggio 1918, p. 3). Oltre ad impegnarsiin una campagna contro il teatro immorale e frivolo (Disprezzate, n. 18,1º settembre 1918, p. 1), in collaborazione con la sezione femminiledell’Unione studentesca Giovane Italia (ideata da Ettore Cozzani e pre-sieduta da Mario Bracci) formata da alunne delle scuole secondarie, ilgiornale era attento anche agli aspetti materiali dell’Economia di guerra,ricercando la solidarieta dell’aristocrazia e della ricca borghesia nell’au-sterita dei consumi (Limitazioni necessarie, n. 1, 5 gennaio 1918, p. 1).

Il giornale non considera esaurita la sua missione con la fine dellaguerra; dichiara anzi di voler contribuire «a superare il punto mortodei partiti» e a diffondere «nei piccoli centri ove la vita sonnecchiaplacidamente oggi come ieri» le vigorose correnti ideali che si sprigio-nano nei pochi cenacoli «ove si accoglie la parte piu giovane, piu sa-na, piu eletta della nazione» (Ai nostri amici, n. 25, 8 dicembre 1918,p. 1), per «un risveglio di coscienze in ogni classe di cittadini e in par-ticolar modo per tutto quello che si riferisce al bene del popolo, al suomiglioramento economico e alla sua elevazione morale, cui il miglio-ramento economico dev’essere scala» (Il nostro programma, n. 1, 5gennaio 1919, p. 1).

Benche non vengano risparmiate critiche alla classe dirigente libe-rale nazionale (cfr. Insegnamenti della guerra, tratto da «L’Unita» diSalvemini, ivi, p. 2) e si prenda posizione in favore del sistema pro-porzionale in vista delle elezioni politiche del novembre del 1919 (Co-me daremo il voto?, n. 7, 30 marzo 1919, p. 1), il periodico si preoc-cupa di mettere in guardia i contadini da chi vuol comprare il lorovoto (Ai lavoratori della terra che ritornano, n. 14, 16 febbraio1919, p. 1), allineandosi alle esigue minoranze «che si adoperano afoggiare la nuova coscienza nazionale e umana» (Semi che maturano,

410 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

n. 8, 13 aprile 1919, p. 1), come il gruppo della Democrazia cristiana,costituitosi a Bologna per impulso di Giuseppe Donati, o la Lega fio-rentina per il movimento etico-sociale, che riuniva a Firenze presso laBiblioteca Filosofica appartenenti a diverse o a nessuna confessionereligiosa, «ispirandosi ad una sana concezione religiosa della vita»(Per la rinascita, n. 13, 2 luglio 1919, p. 2).

Il periodico interruppe le pubblicazioni nell’estate del 1919, dopoche gia nel giugno aveva avvisato i lettori della difficolta di vivere pertutto quell’anno «bastando a se stesso», visto che «piu di 300 lettorihanno continuato ad accettarlo senza corrisponderci la quota» (Agliamici del Risveglio, n. 12, 8 giugno 1919, p. 1). L’ultimo numero uscıa poco piu di una settimana di distanza dai tumulti popolari contro ilcaroviveri di cui anche Siena era stata teatro il 5 luglio del 1919 (cfr.BIANCHI, 2001, pp. 156-158), affiancando ad un articolo su Conse-guenze e moniti per la classe dirigente un appello alle «buone mas-saie» e un ennesimo tributo alla Democrazia di Mazzini (cfr. n. 14,13 luglio 1919).

MONICA PACINI

100. COLONIE FEMMINILI

Sottotitolo: La vita e missioneLuogo: LuccaDurata: a. I, n. 1 (luglio 1918) - n. 4 (ottobre 1918)*Periodicita: mensileGerente: Salvatore BossiStampatore: Tipografia Giocondo CasiniFormato: cm 34625Pagine: 4Prezzi: un numero cent. 15Note: la direzione e a Lucca in Piazza S. Quirico 5; il numero ordinale del fasci-

colo e presente solo sul n. 4 dell’ottobre 1918Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, luglio 1918 - n. 4, ottobre 1918Bibliografia: «Annuario della Stampa», 1919, p. 358.

Il mensile riecheggia nel motto del sottotitolo una frase di Giu-seppe Mazzini (citata in Per i vivi che restano, n. 4, ottobre 1918,p. 2) ed e espressione delle colonie femminili lucchesi costituitesinei mesi successivi alla disfatta di Caporetto per iniziativa di «signore

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 411

e insegnanti dei sobborghi di Lucca» (Per la patria, agosto 1918, p. 1)con il sostegno del municipio e di altri enti pubblici e privati, «con loscopo immediato di portare in questi gravi momenti un aiuto morale,intellettuale e, nei limiti del possibile, anche materiale alle donnedei nostri sobborghi [...] e fare opera di risanamento e di educazionedella coscienza nazionale popolare in inspecie femminile, medianteun’impartizione di cultura generale e professionale corrispondente al-l’odierna necessita» (Per la patria, settembre 1918, p. 1).

All’interno della rubrica Attivita intellettuali femminili dell’«Al-manacco della Donna Italiana» del 1934 (p. 306) (cfr. schedan. 103) si attribuisce la fondazione delle colonie femminili lucchesie delle relative scuole per analfabete di puericultura alla prof.ssa GinaDogliotti Frati di Lucca, ma il suo nome non compare mai sulle pa-gine del giornale che contiene tutti articoli non firmati.

Nel settembre del 1918 le donne iscritte alle colonie come socieeffettive o aderenti che, a differenza delle prime, contribuivano solocon l’opera o solo con il denaro (versando una quota annuale non in-feriore ad 1 lira mensile o a 12 lire annuali) risultano 500. Nei localiscolastici messi a disposizione dal Comune ci si proponeva di acco-gliere «nel pomeriggio dei giorni festivi le donne delle nostre campa-gne, allo scopo principale di far propaganda patriottica e di inculcarein esse l’amore della loro terra natale e dell’umanita, il sentimento del-la liberta, la coscienza dei loro diritti e dei loro doveri, il desiderio diperfezionarsi» (Per la patria, agosto 1918, p. 1). A tale scopo sonoprevisti «corsi preparatori di cultura, di calzatura e rilegatura libri»per mettere «le signore in grado d’insegnare con competenza alledonne» (Per la patria, settembre 1918, p. 1).

Il fatto stesso che nel dar conto del modo in cui si e sviluppatal’iniziativa si richiami il modello dei «Girls Clubs inglesi [sic]» (Perla patria, agosto 1918, p. 1) e si faccia riferimento a piu riprese a fi-gure e momenti esemplari della storia americana e inglese (da Wood-row Wilson a Florence Nightingale, da Rudyard Kipling all’indipen-denza americana) sembra porre in rilievo legami e contatti nonsporadici tra le animatrici delle colonie femminili lucchesi e l’Istitutoitalo-britannico di propaganda per la Toscana con sede a Firenze, di-retto dalla scrittrice Aubrey Waterfield, esplicitamente menzionatonei fascicoli di settembre (Il Paradisino, pp. 2-3) e di ottobre del1918 (Un bel fatto di cronaca, pp. 2-3).

412 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Lo scopo del mensile non e quello di tenere informate le sociesulle attivita svolte dalle colonie femminili, bensı di contribuire al lorofinanziamento e alla loro giustificazione ideologica. All’articolo diapertura (sempre intitolato Per la patria) dedicato alla storia, all’orga-nizzazione formale e ai compiti delle colonie, seguono rubriche pre-scrittive, come Per le creature nostre, che mirano a dettare una sortadi decalogo di comportamenti o a fornire consigli pratici (La madre difamiglia, n. 4, ottobre 1918, p. 4), e racconti brevi sulle difficolta a cuila guerra e le migrazioni forzate sottopongono i rapporti familiari e leabitudini di vita (Confessioni di uno scapolo, luglio 1918, p. 3; Giornipassati, da luglio a ottobre 1918).

Particolare attenzione viene riservata alla descrizione dei luoghi diprovenienza dei profughi veneti e friulani presenti a Lucca e provin-cia (secondo le stime riportate dal giornale sfiorano i 6000 a Lucca esuperano i 20.000 nella provincia: I nostri ospiti, luglio 1918, p. 2; cfr.CESCHIN, 2006), con articoli sulle caratterisitiche geografiche e stori-che di quei territori (Bassano, luglio 1918, p. 3; Conegliano Veneto,agosto 1918, pp. 3-4; S. Daniele del Friuli, ottobre 1918, pp. 3-4).

Nel numero dell’ottobre del 1918 si sollecita l’invio di manoscrittifirmati con pseudonimi, e si invita ad un’attesa paziente e serena«pensando che siamo al principio della fine e che presto su Trentoe Trieste sventolera la bandiera tricolore» (Per la patria, p. 1).

MONICA PACINI

101. «LA NOSTRA CARITA...»

Sottotitolo: Numero unico a beneficio della Preparazione Civile per l’assistenza aifigli dei nostri soldati a cura delle Signorine del Regio Conservatorio di SanGiovanni Battista

Luogo: PistoiaDurata: 29 maggio 1918Periodicita: numero unicoGerente: Cristina MagriniStampatore: Stabilimento Grafico Niccolai, PistoiaFormato: cm 50635Pagine: 4Prezzi: liberi, offerta non minore di cent. 20

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 413

Area raccolte: BfPt: 29 maggio 1918Bibliografia: SAVI, 1978.

Celebrando il settantesimo anniversario della battaglia di Curta-tone, «episodio glorioso che onora la Toscana tutta» (Alba di maggio,pp. 1-2, non firmato e datato Siena, maggio 1918), il numero si pre-senta come una riflessione a piu voci sul valore patriottico del sacri-ficio dei giovani in guerra (Scene di trincea, p. 4) e delle donne sulfronte interno (cfr. M.B., La resistenza civile, p. 3) per il riscatto della«geniale lega anglo-latina che continua a dettare leggi ed arti, com-mercio e scienze, industrie e liberta [...] sempre in armonia con la di-vina parola del Nazzareno» contro «il maledetto popolo di Maomet-to» (G. MAGRINI, Educazione morale e spirituale delle masse, p. 1).

Alle poesie sulle attese dolorose delle madri (prof. FABIANI, Vegliadi mamma, p. 1), sulla rinuncia al sogno d’amore (G. ROMANINI,Amore, p. 4) e sul calvario dei Profughi (G. BOERI, p. 2), si affiancanoconsiderazioni sulle nuove responsabilita che incombono sulle donned’Italia «nelle case, nelle officine, nei pubblici servizi, negli ospedali»(MIRELLA, Dovere, p. 2) e sugli esiti della guerra sull’«animo delladonna» e sul rapporto tra i sessi: «Ribellione o rassegnazione? Sere-nita o rancore? Vorra ella riprendere la sua parte di lavoratrice umile,oscura, incompresa e sottomessa? Vorra rendere all’uomo cio che eradell’uomo, ora che e riuscita a dimostrare cio che anch’essa puo, colsuo braccio e con la sua intelligenza, fare cio che venti anni or sonosarebbe parso leggenda? Che cosa non ha fatto la guerra di essa? Cin-quant’anni non sarebbero bastati a condurla cosı lontano!! [...]. Nenascera una lotta fra i due sessi che si contendono il pane, che si con-tendono la via? Gia da molti la donna e guardata come un nemico[...]. Ma ella non combattera per togliere il pane al suo compagno[...]. Le necessita la faranno rinunziare al suo impiego e lo fara senzarimpianti e senza rancori [...]. Ma dovra avere altro merito, altra sti-ma, altra considerazione [...]. Ella si e affermata e la Patria tutta dovraesserle riconoscente [...] si dovra riconoscere che ella puo tutto, che epronta a tutte le necessita e a tutti i sacrifici [...]. La guerra, la triste eterribile guerra, l’ha rivelata agli occhi di tutto il mondo civile» (Nuo-va organizzazione femminile, pp. 2-3, non firmato e datato S. Giovan-ni Val d’Arno, maggio 1918).

MONICA PACINI

414 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

102. ANNUARIO DEL R. ISTITUTO SUPERIORE DI MAGISTERO

FEMMINILE IN FIRENZE

Luogo: FirenzeDurata: 1919/1920-1922/1923Periodicita: annualeStampatore: Tipografia M. Ricci, via S. Gallo 31, FirenzeFormato: cm 23,5617Pagine: 1919/1920, 69; 1920/1921, 53; 1921/1922, 47; 1922/1923, 49Area raccolte: BncFi: 1919/1920-1922/1923. BnbMi: 1919/1920-1920/1921;

1922/1923. BncRoma: 1919/1920-1920/1921. BscfFi: 1919/1920-1922/1923Bibliografia: DI BELLO, MANNUCCI, SANTONI RUGIU, 1980; RIGHINI, vol. II, 1955,

p. 288.

Attivo dall’anno scolastico 1882-1883, l’Istituto Superiore di Ma-gistero Femminile di Firenze ebbe origine dal corso superiore, de-nominato Scuola Complementare, annesso alla scuola normale di Fi-renze e istituito nel 1869 dal ministro Bargoni nell’ambito di unariorganizzazione che interesso vari aspetti dell’istruzione femminile.Il corso prese avvio in forma sperimentale dall’anno scolastico1870-1871 e nel 1873 fu legalmente riconosciuto dal ministro Scialo-ja, che attivo i corsi complementari di due anni a Roma e a Firenze,trasformati nel 1878 dal ministro De Sanctis in Istituti Superiori Fem-minili, annessi rispettivamente all’Universita di Roma e all’Istituto diStudi Pratici e di Perfezionamento di Firenze. Peraltro, a causa dellacaduta del ministero De Sanctis, i nuovi istituti – che dovevano ri-spondere alla duplice esigenza di accrescere la cultura delle donnee di preparare insegnanti per le scuole femminili magistrali, normali,superiori e professionali, conferendo diplomi per l’insegnamento dilettere italiane, storia e geografia, pedagogia e lingue straniere – vide-ro la luce solo nel 1882, per opera del ministro Baccelli. Nel corsodell’Ottocento all’istituto fiorentino si iscrissero 1811 allieve e 254uditrici, e furono conferiti 384 diplomi: 168 in lettere italiane, 114in storia e geografia, 104 in pedagogia e morale.

Nel primo volume dell’«Annuario» (1919/1920), il direttore Ago-stino Grandi, dopo aver ripercorso le vicende che avevano condottoalla fondazione dell’istituto, plaudiva al decreto del 9 ottobre 1920,che introduceva la possibilita di ottenere il diploma in scienze fisi-co-naturali (lo stesso decreto fondeva in un solo diploma, chiamatodi «materie letterarie», i diplomi relativi a italiano, storia e geografia)ed auspicava che presto potessero essere conferiti anche i diplomi per

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GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 415

l’insegnamento della matematica. Ma, da lı ad un anno, la possibilitadi conseguire il diploma in scienze fisico-naturali, che l’istituto fioren-tino aveva gia attivato, fu cancellata.

La pubblicazione ha la struttura di un annuario universitario: ognivolume riporta la prolusione tenuta ad apertura dell’anno accademico,che nel 1919-1920 fu affidata ad Antonio Zardo, ordinario di Storiadella letteratura italiana e incaricato di letteratura comparata, il qualeaffronta Lo studio della letteratura a’ nostri giorni. Gli anni seguenti vi-dero gli interventi di Giuseppe Lesca, ordinario di Lingua italiana estilistica, su Cose inedite e malnote di A. Manzoni, e di Giulio Urbini,incaricato di Storia dell’arte, con Il Cellini nella vita e nell’arte (1920/1921), mentre Cino Chiarini, ordinario di Lingua e letteratura inglese,pubblicava Percy Bysshe Shelley. L’uomo e il suo pensiero (1922/1923).Inoltre, vi appare la lista dei direttori (1881-1920) e quella del perso-nale gia appartenente all’istituto, dove si leggono i nomi di Jessie Whi-te Mario (1832-1906; cfr. ROSI, vol. III, 1933, pp. 500-501), che dedi-co gli ultimi anni della sua vita all’insegnamento della lingua e dellaletteratura inglese in questo istituto e della scrittrice Marianna GiarreBilli (1835-1906), in veste di direttrice disciplinare (cfr. DBI, vol. 54,pp. 604-605), gia insegnante nella classe preparatoria della Scuolanormale fiorentina, autrice del volume Sulla istruzione elementare etecnica in Baviera, Austria, Sassonia, Prussica, Belgio e Inghilterra (Fi-renze, 1872) e collaboratrice del «Giornale dei Bambini» e di «Corde-lia». Nel collegio dei professori degli anni da noi considerati non figu-rano donne, se non Emma Calvi, direttrice disciplinare e incaricatadell’ordinamento e del prestito presso la biblioteca; a lei dall’a.a.1922/1923, si affianca come aiuto direttrice Olga Sangiorgio.

Alle statistiche delle alunne iscritte e dei risultati degli esami si ag-giunge l’elenco delle diplomate (in Lettere italiane, Storia e geografia,Pedagogia e morale, Materie letterarie) completo dei titoli delle tesi,ad eccezione che per l’a.a. 1922/1923.

TERESA BERTILOTTI

103. ALMANACCO DELLA DONNA ITALIANA

nel 1943, DONNA ITALIANA

Sottotitolo: nel 1933, Enciclopedia della vita femminileMotto: nel 1922, Riedificare amando

416 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Luogo: FirenzeDurata: a. I, 1920 - a. XXIV, 1943Periodicita: annualeEditore: R. Bemporad e Figlio; dal 1939, Casa editrice MarzoccoDirettore: 1920-1924, Silvia Bemporad e Giuseppe Fumagalli; 1925-1934, non in-

dicato, ma Silvia Bemporad; 1935, Silvia Bemporad; 1936, non indicato; 1937,1938, Gabriella Aruch Scaravaglio; 1939-1943, Margherita Cattaneo

Stampatore: Tip. L’Arte della Stampa, succ. Landi, via S. Caterina 14, Firenze;dal 1922, Carpigiani e Zipoli; dal 1926, Giannini & Giovannelli; dal 1928,Tip. Scolastica, F. Ciuffi; dal 1930, Tip. R. Bemporad e Figlio; nel 1936,Tip. l’Arte della Stampa c.s.; dal 1938, Tip. F.lli Stianti, Sancasciano Val di Pe-sa (Fi); dal 1941, Casa editrice Marzocco, Firenze

Formato: cm 18,5612; dal 1936, 21,5615,5Pagine: 1920, XXIV +304; 1921, XVI +384; 1922, XIV +342; 1923, XII +336; 1924,

VII +368; 1925, XII +378; 1926, XII +356; 1927, XVI +390; 1928, XVI +360;1929, XVI +384; 1930 e 1931, XVI +408; 1932, XVI +344; 1933, XII +376;1934, XII +384; 1935, XII +416; 1936, 372; 1937, 464; 1938, 358; 1939, 352;1940, 328; 1941, 392; 1942, 396; 1943, 300

Prezzi: 1920, £ 3,50; 1921, £ 5,50; 1922, 1923, £ 4,50; 1924, 1925, £ 5; 1927, £ 7;1928, 1929, £ 8; 1931, £ 8,50; 1932-1936, £ 9; 1937-1940 senza indicazione diprezzo; 1941, 1942 £ 10; 1943, £ 20

Note: il 1920 e il 1921 portano un doppio editore: Firenze, R. Bemporad e Figlio,e Roma, Rivista «La Donna». Nel 1927 viene distribuito gratuitamente alle ab-bonate di «Vita Femminile». Si noti che molto spesso nelle biblioteche questaserie e stata confusa e unificata con quella dell’«Almanacco Annuario» (1936-1939), per il quale cfr. scheda n. 153.Nella Prefazione all’a. III (1922) si dice che il volume, come gli altri che l’han-no preceduto, «porta nella figura e nel motto della copertina il nostro pro-gramma di vita: riedificare amando». In realta il motto compare, come indica-to sopra, solo quell’anno.

Area raccolte: BncFi: 1920-1943. BmarFi: 1920-1943. BcagBo: 1923, 1925, 1928,1936, 1937, 1940. BcAl: 1923, 1927. BccFi: 1922, 1930, 1938. BcCn: 1931-1934. BccPinerolo: 1936, 1937. BccTo: 1937. BcMassa Lombarda: 1937,1938. BcMn: 1931, 1934. BcplNu: 1924, 1938. BcRm: 1921, 1922, 1926,1935, 1938, 1939, 1941, 1943. BcrsPa: 1924-1935, lac. 1928. BeuMo: 1924,1936. BfilPd: 1937. BgiuntiFi: 1920-1943. BigRoma: 1925. BimgTo: 1920;1925. BiscMn: 1927, 1934-1941. BispBo: 1939, 1940, 1942. BlLi: 1922,1928, 1939, 1940. BncRoma: 1920-1923, 1926, 1927, 1931, 1933-1942,1943. BnNa: 1925, 1926, 1929, 1932, 1934, 1937, 1939, 1943. BscRa: 1938.BsLu: 1925. BsmcRoma: 1924, 1926-1935, 1940, 1941. BsRoma: 1942. BuBo:1920, 1921. BuCt: 1920, 1921, 1928, 1930. IsrtFi: 1920-1943, e singole annatein accademie e biblioteche di centri minori.

Bibliografia: BORRANI, 2000; DE LONGIS, 1986, p. 25; MONDELLO, 1987, pp. 159-196; SARACINELLI, TOTTI, 1988, pp. 73-126, ma con alcune inesattezze nellaricostruzione delle vicende del periodico.

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Nella Prefazione al primo volume si spiega che l’iniziativa e statasuggerita dal successo dell’«Almanacco Italiano» (che ancora alla me-ta degli anni Venti vendeva circa 100.000 copie) e dal desiderio di«dedicare una pubblicazione separata alle questioni femminili, la cuiimportanza in questo ansioso dopoguerra si dimostra sempre piu gra-ve e urgente» (1920, p. VII). Per meglio raggiungere un pubblico fem-minile qualificato, ma non di elite, la casa editrice Bemporad associoall’impresa il quindicinale «La Donna», che – nato a Torino nel 1903 ein procinto di trasferirsi a Roma per tentare di assumere un piu nitidoprofilo nazionale (cfr. MAJOLO MOLINARI, 1977, ad nomen) – venivapresentato come «la piu bella e utile, la piu divertente e artistica pub-blicazione illustrata italiana dedicata al mondo femminile» (p. XIX). Aconferma di quella cointeressenza, destinata peraltro (non per colpadell’«Almanacco della Donna Italiana»: da ora AdDI) a breve vita,la Prefazione portava (e portera per cinque anni) la doppia firma diSilvia Bemporad e di Giuseppe Fumagalli, che del resto dovevano es-sere amici di lunga data, visto che nel 1899 Fumagalli aveva fatto datestimone alle nozze Bemporad. Attenti a precisare che ne l’uno nel’altro potevano dirsi «femministi nel senso aspro» della parola (cheagli orecchi dei piu suonava «rinuncia alla femminilita»), essi afferma-vano subito dopo che il loro obiettivo era piuttosto quello di aiutare ladonna a rafforzare e ad ampliare la propria presenza nella societa, di«sostenerne i diritti, additarle i doveri [...], darle coscienza del cammi-no percorso per incoraggiarla a nuovi sforzi», sempre mantenendo«un sano equilibrio» tra la dimensione pubblica e quella privata, traargomenti ‘‘seri’’ e spazi di frivolezza, tra modernita e tradizione.

Proprio per questa sua natura relativamente impegnata sul frontedel femminismo l’Almanacco rispecchia in modo esemplare i muta-menti di clima e di contesto politico-culturale intervenuti nel corsodei suoi ventiquattro anni di vita; anche se poi la cesura piu significa-tiva si registra con l’estromissione dalla direzione e dalla gestione del-l’AdDI di Silvia De Benedetti Bemporad (1878-1980), moglie di En-rico, che nel 1935 avrebbe cercato invano di ‘‘appropriarsi’’ dellatestata (sostituendo il copyright R. Bemporad & F. con il copyrightS. Bemporad) per non doverla cedere al nuovo gruppo dirigente in-stallatosi alla testa della casa editrice (cfr. WAKEFIELD, 2002, pp. 14-18; CAPPELLI, 2005). Fra il 1920 e il 1935 la struttura dell’Almanacco,in effetti, muta abbastanza poco, anche se mutano, e molto, l’aria che

418 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

vi circola e i referenti con cui si cerca di interloquire, mentre negli an-ni successivi al 1935 quello che viene pubblicato e, sotto lo stesso no-me, un prodotto fondamentalmente diverso. Se vogliamo leggere la‘‘continuazione’’ dell’AdDI, e giocoforza seguire Silvia Bemporadnella nuova avventura dell’«Almanacco Annuario della Donna Italia-na», poi «Donne Italiane. Almanacco Annuario» (da ora in poi «Al-manacco Annuario»: cfr. scheda n. 153), destinata peraltro a chiuder-si nel giro di quattro anni.

L’AdDI ‘‘prima fase’’ si apre invariabilmente con alcune pagine anumerazione romana dove gli avvisi pubblicitari si alternano ai salutidella direzione, al lancio di inchieste e referendum, a bandi e risultatidei vari concorsi (per la copertina, il frontespizio e la prima paginadell’Agenda femminile staccabile e annessa all’Almanacco, per unanovella inedita o per un romanzo da pubblicarsi con la casa editriceBemporad) via via indetti, col duplice scopo di dare visibilita alla te-stata e di coinvolgere nella sua fattura segmenti di donne colte e de-siderose di affermarsi nei rispettivi campi di interesse. Dopo l’indice,il volume (a numerazione romana) si apre con pagine che alludono aquelle degli almanacchi tradizionali (fornendo informazioni su stagio-ni, segni zodiacali, eclissi e fasi astronomiche della luna, computo ec-clesiastico e quattro tempora, festivita civili e religiose, anniversari ericorrenze), e con un Calendario scandito da pagine mensili per mas-saie, ricette culinarie di stagione, moda, consigli di bellezza e, nel1934-1935, con riproduzioni di opere di pittura e di scultura fatteda donne e raffiguranti donne. A chiudere, l’Agenda femminile dicui si e detto sopra (sospesa dal 1928), dotata di una numerazionea parte (da 54 a 64 pagine), di un mini calendario e di un proprio In-dice, con pagine intestate per spese personali, bilancio domestico,memorandum mensile, visite da fare e da ricevere, libri da leggere ecomprare, associazioni, abbonamenti, professori e maestri, salute,corrispondenza, numeri telefonici. Nel mezzo, rubriche di attualita,qualche breve racconto, pezzi di costume, di ‘‘servizio’’ (come direm-mo oggi) e di varia umanita, oltre a rassegne tematiche via via piu am-pie, e non solo informative.

La programmatica molteplicita di piani, registri, linguaggi resterauna costante nel travagliato cammino dell’AdDI dell’era di SilviaBemporad. Ma certo non e nelle rubriche di moda, pur relativamenteampie, di tenuta della casa e dei conti, di cucina e di arredamento, di

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igiene e di medicina infantile che si concentrano i tratti piu rilevanti eoriginali della testata, nonostante il tentativo di dotarsi anche in que-sti campi di collaboratori e collaboratrici di buon livello, e di arricchi-re i ‘‘consigli’’ con considerazioni di piu ampia portata. Emblemati-che di questa attenzione sono le pagine sul nesso salute-bellezza dellacantante Lina Cavalieri o quelle sulla scelta dei mobili del grandeboss delle arti applicate Alfredo Melani nell’Almanacco del 1921(pp. 149-160 e 215-232); le carrellate storiche sulla moda di NelloTarchiani (personaggio di indubbio rilievo negli studi e nelle attivitadelle Belle Arti fiorentine) e di Rosa Genoni – un nome che non ci siaspetterebbe in questa collocazione, visto il suo duraturo impegnonel campo del pacifismo internazionale, socialista e femminista (1924,pp. 125-148 e 1926, pp. 267-279) – o i ripetuti interventi sulla mani-polazione e la conservazione dei cibi di Carolina Valvassori, direttricedella scuola agraria femminile di Firenze e socia attiva del locale Ly-ceum (da cui la direttrice, che vi partecipava, avrebbe attinto variecollaboratrici, entrate per lo piu a far parte della grande famiglia del-la Bemporad, che per l’AdDI rappresentava il naturale e quasi obbli-gato bacino di riferimento). Neppure il fatto che ad arricchire le pagi-ne dell’AdDI con gradevoli intermezzi letterari fossero chiamati nomidi spicco come – nei primi anni – Annie Vivanti e Guido da Verona,Sibilla Aleramo e Matilde Serao (per non dire dell’onnipresente AdaNegri), puo dirsi un dato qualificante, vista anche l’assoluta margina-lita dello spazio dedicato a poesie, racconti e bozzetti ‘‘di fantasia’’.

Le pubblicita – che non solo intervallano i testi, ma si insinuano alloro interno –, alludono a lettrici di una borghesia acculturata, abitua-ta a trattare bene il proprio corpo e a seguire le novita editoriali: so-prattutto nel campo della narrativa, ma non solo. Che esse abbianocome riferimento principale i volumi editi dalla casa editrice Bempo-rad e ovvio; e tuttavia non mancano inserti pubblicitari che segnalanole principali pubblicazioni periodiche per donne, che reclamizzano leultime novita e le collane di Treves e Cappelli, di Bompiani e Formig-gini, o che invitano a leggere «Lidel» e «Cordelia», «Il Giornale dellaDonna» e «La Donna Italiana», «I Diritti della Scuola» e la «Rasse-gna Nazionale»...

Molto rilevante risulta fin dall’inizio il ruolo delle Rassegne, daquelle piu celebri, tese a fornire informazioni ragionate e politicamen-te orientate sul movimento femminile italiano e sul suo panorama as-

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sociativo, a quelle – non meno significative anche se forse meno ecla-tanti – relative a performance e risultati in campo sportivo, letterario,musicale (con pezzi di Alfredo de Angelis e Arnaldo Bonaventura cheponevano l’accento anche sulle compositrici), artistico: una rubrica –quest’ultima – che, dopo una girandola iniziale di nomi, vide conso-lidarsi la firma di Remigio Strinati, ma che acquisto spessore soprat-tutto con il 1933, quando venne affidata alle cure di una donna, IreneCattaneo Vigevani.

Meno sistematiche, ma di notevole interesse, anche le informazio-ni/riflessioni svolte nel corso degli anni a proposito delle attivita filmi-co-teatrali, con pezzi che si premurano spesso di mettere in guardiadalle tentazioni e dai pericoli di una vita particolarmente disordinata,anche se verso cantanti liriche ed attrici di prosa si usano in genereparametri di giudizio assai piu laschi che non verso stelle e stellinedei «films» (N.G. CAIMI, L’arte che parla e l’arte muta. Personalitafemminili, 1920, pp. 215-229; R. SIMONI, Le nostre attrici, 1924,pp. 109-124; F.M. MARTINI, La donna nel teatro di prosa contempora-neo, 1930, pp. 77-82; E.V., Cantanti italiane d’oggi, 1933, pp. 85-95).Non manca qualche salutare pezzo di colore, come la spensierata pas-serella di Artiste italiane del cinema tratteggiata da un giovane quantostravagante Ruggero Orlando (1934, pp. 83-102).

Quando si parla di scrittrici o di pittrici, invece, a prevalere sono(almeno nei primi anni, dominati da firme maschili) i toni scanzonatie solo apparentemente bonari di chi da per scontate la mediocrita deirisultati e l’insopprimibile fragilita creativa delle donne, esito obbligatodi un «eterno femminino» inesorabilmente affetto da sentimentalismoe superficialita: fino al perentorio invito rivolto a questi segmenti di‘‘donne in carriera’’ a tornarsene, «se vogliono nome e rinomanza,alla loro casa, in cui debbono essere regine» (R. PAPINI, Rassegna ar-tistica, 1923, p. 245), o a dedicarsi a quei soli campi che sono loroidonei «per naturale vocazione», tipo la scrittura pedagogica e perfanciulli, come scriveva nello stesso anno un Luigi Tonelli (Rassegnaletteraria, p. 241) del tutto sordo all’invito formulato nel 1921 daPaolo Arcari a prestare maggiore attenzione alla saggistica femminile,sempre piu frequentata «dalle alunne dei nostri Atenei e dalle inse-gnanti delle nostre scuole secondarie» (Rassegna letteraria, p. 305).

A riprendere quell’invito sara semmai, di lı a poco, Giuseppe S.Gargano, responsabile della Rassegna letteraria dal 1924 al 1930, vale

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a dire anche dopo il significativo potenziamento e ampliamento diorizzonti di cui essa fu oggetto a partire dal 1928, dopo due anni‘‘sperimentali’’ di Bibliografia femminile italiana e straniera e un pri-mo saggio di articolazione nazionale nel 1927: e non a caso, in aper-tura dell’Almanacco del 1928, gli editori indicavano nella «rassegnaletteraria italiana e straniera», ormai, «la spina dorsale del nostro vo-lume» (p. XII).

L’obiettivo era, ovviamente, quello di non dare spazio solo alleScrittrici d’Italia (di cui si sarebbero occupate, oltre a Gargano, MariaMaggi nel 1931 e 1932 e Daria Malaguzzi Banfi dal 1933 al 1935). Nesono un esempio le pagine sulle Scrittrici di Francia, affidate nel trien-nio 1928-1930 al giudizio e alla penna di Eugenio Montale (su questacollaborazione cfr. BARILE, 1977, pp. 74-75, 78-79), sostituito nel1931-1932 da Arrigo Cajumi, e infine da Yvonne Lenoir e Maria Cro-ci); o quelle sulle Scrittrici di lingua inglese, curate da Giulia Celenza,che sempre nel 1931 passo la mano ad A.C. [Arrigo Cajumi?], la cuifirma apparve per due anni, seguita nel 1933-1934 da quella di AliceGalimberti, moglie inglese di Duccio senior, e nel 1935 di Bice Maglia-no Pareto. O, ancora, le pagine volte a dare conto dei Libri di donne inGermania, di cui fino al 1935 si occupo Emma Sola. Nel 1932 si sareb-be dato spazio anche alle Scrittrici di lingua russa, di cui Olga Resnevicnotava la relativa scarsita, nonostante «la parte importante della donnarussa nella vita familiare, e la sua fervida partecipazione alla vita poli-tica e sociale del proprio paese», e nonostante «la ventata stimolatrice»del «marxismo», che aveva «indicato nuove finalita e destato nuovesperanze» (p. 183 e p. 187): un atteggiamento di apertura critica neiconfronti delle nuove condizioni create dalla rivoluzione bolscevicache ritroviamo anche nelle sue pagine del 1935 su La Russia e la donnad’oggi (pp. 171-181) e nell’omonimo intervento sull’«Almanacco An-nuario» del 1936. Nello stesso anno, infine, avrebbero fatto una altret-tanto estemporanea (ma non certo casuale) apparizione le Scrittricispagnole.

Varrebbe la pena di capire se i numerosi mutamenti nella titola-rita delle rubriche che troviamo nei volumi del 1931 e del 1933 sianoo no il frutto di qualche tensione con la censura. Ma cio che piu col-pisce e proprio la dilatazione degli spazi dedicati alla Rassegna lette-raria mano a mano che si restringono e si ‘‘ingessano’’ quelli inizial-mente dedicati al movimento politico delle donne, alle loro associa-

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zioni e rivendicazioni; ne meno significativa e l’attenzione a usarli co-me strumento per cogliere i segni di un mutare dei gusti e dei costu-mi, per aprirsi al mondo e alla sua varieta.

Le molte decine di titoli presi in esame ogni anno ci parlano, perl’Italia, di una generale difficolta a uscire dal dramma psicologico edal perbenismo di regime, di pochi ‘‘mostri sacri’’ e di qualche voltonuovo (Amalia Guglielminetti, Gianna Manzini, Paola Masino, Fau-sta Terni Cialente...), guardato al tempo stesso con interesse e con so-spetto; per la Francia, del grigiore di un panorama dominato dall’a-stro declinante di Colette; per la Germania del naufragio delleaperture weimeriane in una volutta di ordine antico; per l’Inghilterra,di un ambiguo oscillare tra le sirene della conservazione e della spe-rimentazione, ampiamente rappresentata da Virginia Woolf, oggettodi giudizi contrastanti, che vanno dall’entusiastica accoglienza riserva-ta da Maria Maggi a Orlando alla stroncatura di A Room of One’sOwn, giudicato da A. C. «libro di propaganda e di polemica piuttostoche d’arte», passando attraverso i cauti apprezzamenti di Bice Maglia-no Pareto per A Letter to a Young Poet – «una delicata cosa, moltocarina» – e Gita al faro, appena tradotto da Giulia Celenza (1929,p. 241; 1931, p. 237; 1933, p. 198; 1935, pp. 229-230).

In anni nei quali, almeno in Italia, si assisteva al rafforzarsi di po-sizioni caratterizzate dal piu «completo disprezzo per le qualita poli-tiche e intellettuali della donna» e al moltiplicarsi «di giornali e rivisteche, per regola, non ammettono piu un solo nome femminile» (AGAR

– alias Virginia Piatti Tango –, Sermone a una donna che scrive, 1930,p. 43) porre al centro del discorso sulla scrittura e piu in generale suldiscorso autoriale (dalla musica alla scultura) le donne, ritenere le lo-ro opere degne di un’attenzione non svagata e non corriva – prender-le sul serio, insomma – non era cosa da poco. Tanto piu che la sfidu-cia e lo ‘‘sbandamento’’ erano ben ravvisabili fra le donne stesse,ampiamente coinvolte in quel «ritorno al passato» che suggeriva aVirginia Piatti Tango (cui nel 1925 faceva capo il nucleo fiorentinodella Lega internazionale femminile per la pace e la liberta: AdDI,pp. 249-252) un fermo invito a uscire dalle nebbie degli stereotipi ea ‘‘darsi valore’’ come soggetto autonomo: «Tutto cio che l’uomo e,lo e per se stesso. Tutto cio che la donna e, lo e in servizio dell’uo-mo». Un’affermazione, questa, in cui Agar individuava una sorta diundicesimo comandamento («Non rinnegare mai [...] il tuo sesso»)

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e che aveva come corollario l’impegno a non lasciarsi condizionare dafattori come «l’imitazione, la suggestione, l’ossessione del giudiziomaschile» (Sermone, cit., pp. 45-47).

Benche ricco di tonalita diverse, nel complesso e proprio questoimpegno programmatico a dare forza e valore alle cose fatte dalledonne, a provarsi a rassicurarle sulle loro capacita e sulla possibilitadi essere protagoniste del proprio riscatto (della propria emancipa-zione, si sarebbe detto in chiave ottocentesca) a rappresentare il filorosso dell’AdDI, al di la delle pur marcate differenze di toni e diriferimenti che ne connotano la vicenda. Il primo obiettivo, scriveva-no Bemporad e Fumagalli in apertura del terzo Almanacco, e «darealla donna la conoscenza di se e dei suoi mezzi d’azione» (1922,p. V). Certo, le vigorose affermazioni fatte nel corso dei primi anniin tema di diritti, di parita, di voto da parte di donne assai diversa-mente orientate dal punto di vista politico come Laura Orvieto, AnnaFranchi, Ester Danesi Traversari, Olga Modigliani, Margherita An-cona, Paola Benedettini Alferazzi, Laura Casartelli si stemperaronoin breve volgere di tempo, spingendo anche le piu decise a tacere oa modulare il proprio linguaggio (e il proprio pensiero) secondonuove parole d’ordine, dominate da idee di dovere, di sacrificio, didedizione. Ma non tutto si spense, anche quando parlare di dirittisembro una bestemmia, e quando la concessione del voto (ammini-strativo) si dimostro una beffa; e non tutte, dopo quell’epilogo spiaz-zante, dissero con Ester Lombardo che la «colpa del ‘‘fiasco’’» – se dicolpa si trattava – era soprattutto delle donne, che avevano dimostra-to assai scarso interesse per quella fantomatica conquista (1927,p. 269).

Ancora piu forte e ferma si mantenne nel corso degli anni la ri-vendicazione del libero accesso delle donne a tutti gli studi – anchea costo di qualche presa di distanza dalle riforme scolastiche in corso(A. PAGLIARI BIANCHI, Orientamento alla rinnovata scuola. Per le Ma-dri, 1924, pp. 67-84) – e a tutte le professioni, contro il «grido cro-ciato: fuori le donne!» che aveva fatto furore in Italia come altroveall’indomani della guerra (L. CASARTELLI CABRINI, La donna lavoratri-ce, 1921, p. 106) e contro le limitazioni a pioggia intervenute dopo ilvaro del decreto ‘‘egualitario’’ del 1919, in modo da ridurre il numeroe la qualita dei posti occupati da donne, facendosi scudo degli alti tas-si di disoccupazione e del necessario primato del lavoro maschile: un

424 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

tema, questo, che per alcuni anni vide muoversi sostanzialmente sullastessa lunghezza d’onda Laura Casartelli, Maria Diez Gasca, MariaCervone Bicci, Ester Lombardo, convinte dell’importanza di misurar-si con il lavoro fuori casa e con un futuro non necessariamente chiusoentro le pareti domestiche.

Mano a mano che ci si addentra negli anni Venti, pero, il ripiega-mento e evidente: non solo di lavoro si parla sempre meno, ma quan-do lo si fa, a occupare il centro della scena sono (salvo che non sicommentino delle rilevazioni Istat, come nel 1930) le insegnanti, legiornaliste, le dottoresse (esemplare in questo senso il volume del1929), o architette e ingegnere, come nel pezzo di Anna Maria Spec-kel pubblicato nell’Almanacco del 1935, che si era aperto con un in-vito ad Amiche, collaboratrici, lettrici perche collaborassero alla rac-colta di informazioni su «tutte le professioniste, scrittrici e artisted’Italia» da pubblicare negli anni successivi (come avverra effettiva-mente, anche se non qui, ma sull’alter ego dell’AdDI, vale a dire sul-l’«Almanacco Annuario»), con una consapevole operazione che oggidiremmo di mainstreaming, volta a dare rilievo a quante «per eleva-tezza d’animo, per ingegno e cultura» sembravano in grado «di sor-reggere e guidare l’esercito delle sorelle minori» (p. XII).

Nella stessa direzione vanno d’altronde anche altre rubriche fisse– i Medaglioni, i Centenari, i Necrologi – che anno dopo anno, paginadopo pagina, presentano un intreccio di immagini, narrazioni e noti-zie consapevolmente inteso per un verso a valorizzare donne emble-matiche del presente, per l’altro a trasmettere alle nuove generazionialmeno qualche notizia essenziale su figure ed esperienze di rilievo delrecente passato, evitando il pericolo sempre incombente del gorgodell’oblio, ma anche cercando di non ridurre tutto a poche eccellenze,e di tramandare con minuscoli inserti fotografici i volti delle donne dicui si parlava, rendendole cosı piu concrete e ‘‘reali’’. E non e certoun caso – visti i tempi – che la meno significativa sia proprio la gal-leria dei Medaglioni di donne illustri viventi, fitta di donne troppo vi-cine al potere (Margherita Sarfatti e Luisa Federzoni, la DuchessaD’Aosta e Maria Jose, la Marchesa Patrizi e Virginia Agnelli...) perchese ne potesse parlare in modo non meramente encomiastico.

Di tanto in tanto, peraltro, si riesce a trovare il modo per romperei formalismi dell’ufficialita dando spazio a figure passibili di presenta-zioni virate sul versante delle ‘‘novita’’ di cui esse erano, ciascuna a

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suo modo, portatrici (Maria Montessori, Cecilia Dentice, Emma Gra-matica...), con una insistenza particolare per donne di inusuale capa-cita imprenditoriale come il Commissario al teatro della Scala AnitaColombo o come Giuseppina Pizzigoni, fondatrice di istituti scolasti-ci all’avanguardia nella citta di Milano (1931); per non dire di LuisaSpagnoli, che dopo aver fatto la fortuna della Perugina aveva fondatol’omonima casa di confezioni, o di Anna Celli, con le sue moltepliciiniziative per la formazione di infermiere professionali laiche (1933).

Molto piu incisive risultano comunque, pur nella loro program-matica aridita e sommarieta informativa, le rubriche tese a conservarela memoria di un passato avvertito come ricchezza e non come in-gombro, accumulando tessere di una ‘‘genealogia femminile’’ riccae variata nelle esperienze di cui davano conto, nei modelli di riferi-mento, nei caratteri delle protagoniste. Cosı i Centenari sono l’occa-sione per parlare, tra l’altro, di donne come Teresa Casati Confalonie-ri, Jessie White Mario, Giustina Renier Michiel («insigne storicaveneziana») ed Erminia Fua Fusinato (1930, 1932, 1934), mentrenel mare magnum dei Necrologi si inseguono i nomi di quante aveva-no contribuito a fare l’Italia e gli italiani prima e dopo l’Unita, si parlidella popolana del ’48 bolognese o di Sara Nathan, di Maria Goja odi Vittoria Cima. Con una cura particolare per coloro che erano stateparte attiva del «movimento femminile» italiano: Carlotta Clerici e Ir-ma Melany Scodnik, Dora Melegari e Berta Cammeo Bernstein, BiceSacchi e Atenaide Pieromaldi (che nel 1870 aveva promosso la primaSocieta mondiale per la pace), Gabriella Spalletti ed Ernestina Dal CoVigano, Ersilia Majno e Costanza Giglioli Casella, su su fino alle «fa-scistissime», come Rosalia Gwiss Adami, Elisa Majer Rizzioli e MariaPezze Pascolato, senza dimenticare alcune figure di particolare rilievointernazionale – Isadora Duncan e Josephine Butler, Clara Zetkin eMaria Curie. Per nessuna, pero, si seppero trovare espressioni cosıcalde di affetto e di commozione come per Laura Casartelli: «Si espento a Roma, lentamente ma serenamente, questo grande cuore,questa bella e fresca e ancor giovane intelligenza», che «diede tuttala sua vita e la sua attivita per il miglioramento sociale del popolo,per la sua elevazione spirituale», ma anche per propugnare molte eserie «rivendicazioni femminili, senza mai nulla perdere della suasquisita femminilita», scriveva Silvia Bemporad nel 1933 (pp. 373-375; per Laura Casartelli cfr. FARINA, 1995, ad vocem).

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Le lettrici memori delle prime annate dell’AdDI sapevano benequanta verita dolente ci fosse in quelle parole. Laura Casartelli (il Ca-brini che ella si ostinava ad aggiungervi era spurio, in realta, non es-sendole mai stato possibile sposare l’amato Angiolo) aveva infatti te-nuto per sei anni – ‘‘straordinari’’ nel vero senso della parola – larubrica cardine della prima fase di quella pubblicazione, vale a direquella Rassegna del Movimento femminile italiano che ancora oggi co-stituisce un prezioso punto di riferimento per chiunque voglia farsiun’idea del travagliato percorso che porto le lotte e le speranze delledonne nell’immediato dopoguerra a frantumarsi e di fatto a rinnegarele proprie ragioni: un discorso che non vale solo per le Militi dell’ideastudiate da Helga Dittrich Johansen (2002), anche se la decapitazionee la trasmigrazione dei nuclei dirigenti fu, in rapporto al movimentofemminista, particolarmente accentuata. Come ben mostrano le pagi-ne dell’AdDI, quel percorso si tradusse in un generale e sostanzialeripiegamento sulle ragioni del potere costituito da parte di quanteavevano guardato con interesse a nuove modalita di presenza e di vita,attraverso un iter di cui l’almanacco ci presenta una versione al fem-minile assai eloquente anche in rapporto a dinamiche piu generali.

Impegnata fino da giovanissima sul fronte della difesa dei dirittidelle lavoratrici e dell’associazionismo politico femminile, specie inrapporto al voto, alla riforma del diritto di famiglia e all’abolizionedella prostituzione di Stato, Laura Casartelli fa leva sulla solidita dellesue esperienze e competenze politiche per mettere a nudo – attraver-so una lettura mai neutra e mai partigiana del «movimento femmini-le» – la resa e la precoce disfatta delle istituzioni di fronte alle pres-sioni e ai bisogni di una societa di massa. E se nel 1920 e nel 1921 adattrarre la sua preoccupata attenzione sono per un verso la chiusura ariccio delle socialiste e l’ascesa delle cattoliche, e per l’altro lo scarsodinamismo delle associazioni prebelliche e la presenza di nuclei com-battivi e preparati di donne nazionaliste in cerca di una ‘‘casa’’ suffi-cientemente accogliente, gia nel 1922 il problema principale le sem-bra essere l’incapacita del movimento femminile di opporsi confermezza a spiriti e scarti reazionari visibili a tutti i livelli. A differenzadi Silvia Bemporad, che – annegando i dubbi in domande elusive: «Equesta l’alba di una vita nuova? Dopo tanto infuriare di violenze, sor-ge forse un anelito di idealita, di bene, di pace?» – apriva l’«Almanac-co» del 1923 impegnandosi a non indagare «se i nuovi reggitori dei

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destini d’Italia siano favorevoli alle aspirazioni femminili» (Prefazione,p. V), Laura Casartelli non si nascondeva la sconfitta, tanto piu duraperche favorita dal crescente «agnosticismo politico» delle donne edal disinteresse di gran parte delle organizzazioni del movimento fem-minile per gli obiettivi per cui esse stesse si erano a lungo battute. Es-se le apparivano anzi pericolosamente inclini a lasciarsi alle spalle quelpassato in nome di un ralliement al fascismo mediato dalla «valoriz-zazione della nazione» da esso operata e dal suo «pensiero ricono-scente e costante ai figli d’Italia morti per la Patria», ma anche dal-l’«esaltazione della forza» e dallo «spirito di sacrificio» di cui si erafatto banditore (1924, p. 253): tutti aspetti di cui recenti studi hannoconfermato l’importanza (cfr. DITTRICH JOHANSEN, 2002) e di cui elucida testimonianza anche la vicenda dell’AdDI, luogo esemplaredi intercettazione e di pervicace difesa di quella «passione della poli-tica», di quel femminismo «nazionale» e «patriottico» che nel fasci-smo vide e continuo a riconoscere un «naturale» punto di approdo(cfr. PIERONI BORTOLOTTI, 1978).

L’anno dopo, le parole chiave diventavano «sconforto» e «sfidu-cia»: e non solo in generale, ma proprio nei confronti del «partito fa-scista» e del suo impegno «nel cosı detto rinnovamento morale e spi-rituale e nella ricostruzione nazionale che erano stati annunciaticome programma e base della marcia su Roma» (1925, p. 206). Co-me segnalava anche la «marcia indietro» di Mussolini sulla questionedel voto alle donne, obiettivo storico e strategico di cui nel 1921 siera fatta carico Margherita Ancona (Il voto alle donne, pp. 83-101) e che nel 1926 veniva riproposto da una strenua militante della«Pro Suffragio» come Anita Pagliari Bianchi (Le pioniere del suffragi-smo, pp. 223-240). Ma il numero di coloro per le quali le molteplicidelusioni del 1924-25 implicarono un distacco dal fascismo, conconseguente fuoriuscita dal campo della politica, fu minimo: e pro-prio l’«Almanacco», con la sua valorizzazione di ex suffragiste e«femministe» che il «fascismo della prima ora» aveva saputo attrar-re nella propria orbita e che Mussolini al potere seppe piegare aipropri voleri, ne e una conferma evidente.

Dopo l’affondo del 1925 per Laura Casartelli non poteva piu es-serci posto sull’«Almanacco»; e d’altronde, era il taglio stesso dellarubrica a dover essere ripensato, visto che di «movimento femminile»era ormai impossibile parlare, come avrebbe scritto in modo brusco

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ma non immotivato Ester Lombardo, nazionalista e suffragista primache fascista, a cui la Bemporad affido il compito di ‘‘sostituire’’ la Ca-sartelli fidando nella sua impegnata militanza a favore del voto alledonne e di una loro presenza politica organizzata. Dopo un paio diinterventi che lamentavano soprattutto l’inerzia delle donne e la loroincapacita di misurarsi da protagoniste con le novita portate dal fasci-smo e in primo luogo con i progetti di «Stato Sindacale» (1927,p. 268), la Lombardo approdera al giudizio drastico del 1928 secon-do il quale «il cosiddetto movimento femminile in Italia non c’e piu»,«scomparso, inghiottito dalla Rivoluzione fascista. Nessuno in fondose ne rammarica» (pp. 293-294). Affermazioni del genere, unite al fal-limento della sua scalata al potere (a cui accennano sia DE GIORGIO,1992 sia DE GRAZIA, 1993) e ai toni eccitati del pezzo del 1929 su Seianni di attivita dei fasci femminili (1929, pp. 337-345), dovettero con-vincere la Bemporad che neppure l’estrosa siciliana, sin troppo pro-tesa verso un successo personale destinato a restare ben al di qua del-le sue aspettative, era adatta – con le sue impazienze e i suoi coups detheatre – a trattare un tema tanto delicato. Tanto piu che, nella pri-mavera del 1929, i Fasci femminili videro ridotte drasticamente leproprie competenze e cancellati gli ultimi residui di autonomia deci-sionale. E certo non e un caso che l’allontanamento di Ester Lombar-do coincida con la fine delle facilitazioni previste per gli abbonamenticumulativi al mensile «Vita Femminile» da lei diretto; facilitazioni chenel 1927 erano giunte a prevedere che per le sue abbonate l’AdDIfosse gratuito, fatte salve le spese di spedizione.

Quanto a Paola Benedettini Alferazzi, la combattiva ex suffragistaromana chiamata a sostituirla nel momento stesso in cui il «Giornaledella Donna» da lei fondato e diretto veniva prescelto dal segretariodel Partito nazionale fascista come organo dei Fasci femminili, essa sa-peva fin troppo bene che parlare di donne e politica, sia pure in sensolato, significava ormai parlare di organizzazioni e opere dipendenti dalPnf e da esso totalmente controllate. Proprio per questo, forse, perfinoil tentativo di spostare l’accento dal «movimento» alle «attivita», ride-nominando la gloriosa rubrica Attivita sociale femminile (1930), nonebbe molto successo, perche tra il nome e la cosa c’era ormai uno iatotroppo ingombrante. Si parlasse di scuole speciali, di Onmi o di Fede-razioni professionali, di asili, colonie, mense, dispensari o ambulatori,era ormai quasi esclusivamente di fascismo che si parlava. Meglio

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quindi incentrare il discorso su Lo sviluppo dei Fasci Femminili (1931,pp. 355-373), sulle Attivita delle donne fasciste (1932, pp. 311-323),sulle Organizzazioni femminili fasciste (1933, pp. 337-357) o su Ladonna in regime fascista (1935, pp. 37-154), cercando di compensaregli effetti di un cosı marcato allineamento al potere con una rubricadedicata a piu variegate e ‘‘autonome’’ Attivita Intellettuali Femminili,apparsa per la prima volta nel 1933 e affidata alle attenzioni di una col-laboratrice gia collaudata come Daria Banfi Malaguzzi.

Ancora piu pervicace fu la costanza con cui l’AdDI cerco di man-tenere in vita la rubrica gemella della Rassegna del movimento femmi-nile, vale a dire le pagine dedicate alle Societa femminili italiane, unainiziativa voluta e curata personalmente da Silvia Bemporad, che an-che in seguito dimostrera di riporre grande fiducia in una raccolta ilpiu sistematica possibile di informazioni in grado di fornire un qua-dro ragionato dell’esistente (si trattasse di libere associazioni, di fascifemminili o di attivita professionali), dando corpo e visibilita a un re-ticolo di donne troppo spesso sottovalutato nel suo peso specifico enella sua capacita di aggregare, operare, incidere.

Difficile restituire il senso dell’importanza delle informazioni chel’AdDI fornisce su un universo minore solo nelle opinioni di chi ten-de programmaticamente a ignorare le centinaia di migliaia di donneorganizzate in associazioni culturali, professionali, sportive, benefi-che, caritative, sindacali, politiche, sociali, ma proprio per questo as-sai poco documentato e condannato a una pesante dispersione: date eluoghi di nascita, dirigenti, indirizzi, cariche, insediamenti territoriali,ambiti d’interesse, attivita previste ed effettuate, statuti, appuntamen-ti vengono a formare, col passare degli anni, una miniera di informa-zioni che probabilmente potrebbe dare ben piu di quanto finora le sisia chiesto.

Quella rassegna era iniziata con grande baldanza fin dal 1920 conben 37 pagine in cui le associazioni piu rappresentative del mondoprebellico (il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, l’AssociazionePer la Donna, la Federazione Nazionale Pro Suffragio Femminile,l’Unione Femminile Cattolica Italiana, l’Unione Femminile Naziona-le...) si alternavano a quelle costituitesi durante o all’indomani dellaguerra, espressione del ribollire di fermenti e bisogni dell’ora, dallaLega Femminile Pro Patria all’Associazione Fede Nuova, dall’UnioneAgricola Femminile all’Unione Politico-Nazionale fra le Donne d’Ita-

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lia; ma si tratta solo di esemplificazioni parziali, e nella loro ‘‘politici-ta’’ non del tutto rappresentative di un universo che, per scelta e perobbligo, era abituato a declinare la politica secondo linee molto piuinformali e indirette. Aiutata da Laura Casartelli, la direttrice potevaessere fiera del quadro gia allora offerto alle lettrici e ulteriormentepotenziato e precisato nel 1921, quando, riferendo dati dell’anno ap-pena chiuso, si documentava con cura l’ascesa delle socialiste (oltretrentamila le iscritte al Fascio femminile del Psi) e delle cattoliche, icui circuiti organizzativi stavano ottenendo un successo superiore atutte le aspettative, oltre che delle donne sindacalizzate nelle varieUnioni e Federazioni. Nel 1922 le associazioni di cui si dava contoerano salite a 31, suddivise in Associazioni nazionali e Federazioni pro-fessionali e Sindacati; Associazioni nazionali e Federazioni di assistenzae beneficenza; Societa e Istituzioni di coltura (pp. 317-340).

Ma il declino emergeva con chiarezza gia l’anno successivo, di pa-ri passo con i colpi inferti ad una ‘‘normale’’ lotta politica dai successidelle violenze del biennio nero, e si accentuo drammaticamente neltriennio successivo. Alcune societa non fornirono piu notizie perchelatitanti o in via di estinzione; altre cercarono di restare nell’ombra;altre ancora si coalizzarono e fusero per resistere all’ondata di sfiduciae di stanchezza che rischiava di travolgerle ancora prima che il poteresi rivolgesse contro di loro. Le pagine ad esse dedicate restavano an-cora molte, oltre venti. Ma piu volte si era costrette a ricordare che sitrattava di notizie non aggiornate e forse non del tutto rispondenti arealta, perche prive di riscontri e aggiornamenti dall’interno. L’ultimotentativo di rompere la spirale al ribasso cercando di ragionare sull’e-sistente e di fare i conti con le dinamiche che stavano modificandoneradicalmente il volto e le potenzialita lo fece, nel 1927, Anita PagliariBianchi, il cui resoconto critico e analitico occupava ben quaranta pa-gine (Societa Femminili Italiane, pp. 281-321), nonostante evitasseaccuratamente di entrare nel merito delle tensioni organizzative (enon solo) che stavano scuotendo i Fasci femminili, di cui scriveva inpoche pagine una gia pericolante Elisa Majer Rizzioli (pp. 281-321 epp. 277-280).

Quello che emergeva era ormai un campo dominato da societa– sempre piu spesso erette in Enti Morali – come l’Opera Nazionale diAssistenza Materna, la Cassa di Maternita, la Federazione Italiana del-l’Ago. Perfino l’Associazione Nazionale Madri, Vedove e Famiglie dei

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Caduti e Dispersi in Guerra era in caduta libera (1928, pp. 312-320).Le associazioni del passato continuavano ad essere date per vive finche– contrastate, umiliate, ridimensionate – non venivano soppresse, sal-vo che non fossero gia prima morte d’inedia o non avessero deciso cheera meglio suicidarsi: per le poche residue non direttamente legate allaChiesa cattolica sarebbe intervenuto, a chiusura del cerchio, il decretodel 1938. Ma l’impressione che si ha dalle secche notizie riportate eche spesso si trattava di organismi che sopravvivevano a se stessi, oche, per sussistere, avevano scelto di accentuare quegli interventi cari-tativo-assistenziali che per alcuni anni costituirono l’unica possibile al-ternativa alla completa fascistizzazione, come illustra assai bene il casodell’Unione Femminile Nazionale.

Non per nulla, nonostante gli spazi dati alle organizzazioni facenticapo al Pnf, anche l’Almanacco del 1930 si liberava dell’argomento inpoche pagine, che avevano cura di richiamare «l’appoggio entusiasti-co» di ogni associazione «alle direttive del regime» (p. 352) e la forzacrescente delle Federazioni professionali. Non stupisce, quindi, chenel 1932 si cercasse di prendere il toro per le corna dando il massimodi spazio e di visibilita alle Attivita delle donne fasciste, seguito dall’e-lenco delle Delegate dei fasci femminili (pp. 311-327), mentre le pagi-ne delle Societa Femminili Italiane si riducevano a sette appena, abi-tate da sparuti fantasmi del passato, da societa cattoliche orgogliosedella propria alterita e da organizzazioni fasciste a forte controllo cen-trale: e non diverso sara il quadro del triennio successivo, tanto daspingere la Bemporad a cercare altre vie per «dare forza» a un «pro-tagonismo delle donne» non irreggimentato e non eterodiretto in cuiessa sembra aver continuato a credere fino alla fine, al di la della suaferma fede fascista.

L’uscita di scena della Bemporad nel 1935 impedı che quel ten-tativo prendesse corpo sulle pagine dell’AdDI, che, come si e gia ac-cennato, ando incontro a un mutamento molto forte anche dal puntodi vista delle sue caratteristiche ‘‘materiali’’, visto che muto formato,miglioro la qualita della carta e delle assai piu numerose fotografie eillustrazioni, moltiplico gli spazi pubblicitari e modernizzo l’impiantografico, intrecciando motivi naturalistici a uno stile vagamente litto-rio. Ma soprattutto, a cambiare furono l’impianto e il carattere dellatestata, che vide ridursi ai minimi termini le informazioni tipiche deilunari d’antan – di cui gia nel 1937 sopravviveva solo un Calendario

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col nome dei santi, ‘‘compattato’’ in tre pagine –, seguite da una se-quenza di ritratti della famiglia reale, del duce, del papa.

Dal punto di vista dei contenuti la nuova stagione si segnala finodal volume del 1936 per un ricorso a firme maschili e a soggetti‘‘neutri’’ molto piu ampio del solito, e per la preferenza accordataad un prodotto meno impegnativo e piu allettante, fatto di pezzi bre-vi e leggeri, di una ripresa di temi legati alla quotidianita e allo svago,che fanno da abile contrappunto alle esibite professioni di entusia-smo per i «destini imperiali» e «augustei» del fascismo (esaltati daRomano Bilenchi e Maria Castellani, pp. 41-56), per la sua intrinsecanatura militaresca e – negli anni immediatamente successivi – per l’al-leanza con la Germania di Hitler.

Il primo Almanacco uscito sotto la direzione di Gabriella AruchScaravaglio, che fra il 1932 e il 1938 fu un’attiva collaboratrice del-l’Enciclopedia Italiana per i lemmi riguardanti la storia del costume,si apre con un pezzo di Ugo D’Andrea su L’Impero d’Italia nella nuo-va realta europea (pp. 17-26), e prosegue con temi come 128º Batta-glione Camicie nere (N. GIANI, pp. 33-36), Le donne e il servizio mi-litare (pp. 89-94), La donna e l’Impero (A. FANI, 129-30). Nel 1938,poi, prima di soffermarsi sull’Attivita dei Fasci femminili (R. FERRARI

DEL LATTE, pp. 51-62), si ospita un pezzo di Wanda Gorjux tutto te-so a ricordare che la Vita della donna fascista deve distinguersi daquella delle «donne qualsiasi» per l’orgoglio «di portare il distintivo,di vestire la divisa» (p. 21), per la dignita con cui essa anela a farsicarico «delle attivita sociali e civili e nazionali che il regime chiede»,per la consapevolezza di vivere una esistenza «determinata» dal com-pito, ricco di valenze pubbliche, di «generare ed educare perche siperpetui la creazione della civilta nuova, perche si dilati e imperi,nel nome di Roma, l’Idea Fascista» (p. 22).

Questo non significa che si trascurino del tutto interventi volti afare il punto sulla legislazione sociale, sugli istituti di educazione‘‘prettamente femminili’’ sorti negli ultimi anni, sul recente incremen-to nel numero delle diplomate e delle laureate (M. CASTELLANI, Edu-cazione e cultura, 1938, pp. 25-34) e sulle possibilita offerte dalle‘‘nuove professioni’’, con un occhio alle Donne che lavorano euno – piu disteso – a Le donne che scrivono (1937, pp. 217-218 epp. 211-216) o che partecipano a mostre e convegni nazionali e inter-nazionali. Ma anche in queste pagine la donna appare piu come un

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soggetto meritevole d’attenzione che come una protagonista reale epotenziale del suo tempo, a differenza di quanto accadeva nei volumicurati dalla Bemporad.

A venir meno sembra essere proprio quell’idea di protagonismofemminile che l’ex direttrice si portava dentro come eredita della pro-pria formazione tardo-ottocentesca. Anche le rubriche letterarie, piuframmentate e ridotte, portano il segno di quella svolta, alimentandoresoconti poveri, se non privi, di connotazioni di genere, appena cor-retti da alcuni gustosi interventi di Gianna Manzini, o dalle ‘‘fugherinascimentali’’ di Maria Bellonci (1938, pp. 117-122 e 79-86), men-tre gia dal 1937 l’arte tornava ad essere un territorio popolato quasiesclusivamente da uomini.

Con il 1939, probabilmente in seguito alle leggi razziali, il nomedi Aruch Scaravaglio scompare sia dall’Almanacco sia dall’Enciclope-dia Italiana; di lei, anzi, non sappiamo piu niente. A sostituirla vienechiamata una giovane giornalista-scrittrice fiorentina abbastanza notain quegli anni, Margherita Cattaneo, assai meno ossessionata dai mitidel fascismo e dall’esigenza di un coinvolgimento militante delle don-ne nelle sue fortune, oltre che del tutto priva di interesse per la ‘‘for-ma’’ almanacco: una parola che nel 1943 cade anche dal titolo, in unacon l’eliminazione dell’ultima sopravvivenza delle origini, il Calenda-rio. Anche la trama delle rubriche fisse (cinema, libri, moda, gastro-nomia, arredamento, cura del corpo, sport) si allenta ulteriormente; eforse, piu che di rubriche, si dovrebbe ormai parlare di pagine fisse atema, visto che titolo e autore mutano continuamente. Con qualcheeccezione, peraltro, la piu piacevole delle quali e l’appuntamento fissodi Irene Brin, impegnata a parlare de I libri che ho letto. Acuta, raffi-nata, sempre fuori dalle righe nonostante una fedelta al regime con-clamata fino all’ultimo («...e questi sono i libri dell’amicizia», scrivevaa conclusione della rassegna apparsa nel 1943: «l’anno prossimo, sa-ranno i libri della vittoria»: p. 175), colei che lo stesso Almanacco de-finiva «la piu insolente e la piu brillante delle giornaliste italiane»(Album, 1943, p. 127) si fa suggeritrice di autori e percorsi tutt’altroche scontati, richiamando l’attenzione delle lettrici su Nicola Lisi eTommaso Landolfi, che si direbbe le piacesse suo malgrado (1941,pp. 155-156), sul Quarantotti Gambini di Trincee e sul Savinio diNarrate, uomini, la vostra storia, ospitato sulle stesse pagine con una

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Prefazione alla morte omologa al tema del volume (ivi, pp. 169-175 epp. 163-168).

Poche le presenze femminili (oltre quelle dell’eterna Ada Negri edella direttrice, spiccano le firme di Gianna Manzini, Alba de Cespe-des, Irene Brin), e poco connotate nella loro caratterizzazione di gene-re, come del resto continua ad accadere nel campo delle arti, a menoche non si parli di decori e ricami. Non solo le illustrazioni d’arte rin-viano tutte a opere di uomini (Primo Conti, Felice Carena, RomanoRomanelli, Ardengo Soffici...), ma salvo un pezzo del 1940 (A. DEL

MASSA, Donne che espongono, pp. 197-215) sono tutti al maschile i re-soconti approntati da Marziano Bernardi o da una giovanissima PalmaBucarelli, autrice di una galleria di Ritratti di artisti moderni – Campi-gli, Carena, Carra, Casorati, De Chirico, Manzu, Marini, Martini,Messina (1942, pp. 147-159) – che si muove al di qua di ogni riflessio-ne sui motivi della permanente fragilita femminile nel settore. Ne ba-stano, a correggere quella scomparsa, i pur utili e significativi elenchidi Donne nel giornalismo e nelle arti (giornaliste professioniste e pub-bliciste, scrittrici e autrici di teatro, scultrici e pittrici, architette e com-positrici di musica), che richiamano quelli ricorrenti sia nel primoAdDI sia nell’«Almanacco Annuario», e tanto cari alla Bemporad.

Sempre piu simile anche nella struttura a quella che un tempo sisarebbe definita una strenna – antologia ondivaga di racconti piu omeno brevi, poesie, motti, pensieri, illustrazioni –, e senza dubbiograzie anche a questa scelta, l’Almanacco assume negli ultimi anni li-neamenti piu sciolti e ariosi, relativamente colti e disimpegnati, comele donne a cui si rivolge: donne che amano essere snelle, ben truccatee vestite in modo attraente; che si preoccupano di arredare la loro ca-sa in modo ‘‘moderno’’ e razionale; che allevano i figli tenendo inconto il medico e lo psicologo; che guardano con interesse al mondoin cui vogliono muoversi. Nella convinzione – come si scrive in unprofilo di maniera che voleva anche suggerire un modello – che «ladonna di oggi, con lo sport, col partecipare alla vita in tutte le sueespressioni, anche le piu penose e faticose, con l’assumere responsa-bilita [...] prima riservate solo agli uomini, conserva giovane, agile lospirito, sa spostarsi facilmente, non e piu schiava come un tempo dipigre abitudini, di pregiudizi; ha imparato a mangiare meno perchespesso deve lavorare di cervello, a muoversi di piu, a uscire a qualun-que ora e con qualunque tempo» (VERA, Per essere belle, 1941,

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p. 223); e magari sta imparando anche che bisogna «pensare a benvestirsi e truccarsi» non tanto o non solo per gli uomini, quanto«per se stesse e per le altre donne» (EAD., Troppo rosso, 1940, p. 73).

Non che il fascismo al potere sia lontano o indifferente, beninte-so. Nel 1939 e possibile leggere pagine che ci parlano de La donna nelquadro del regime o de La donna italiana in Africa Orientale (1939,L. GOZZINI, pp. 39-45 e C. POGGIALI, pp. 69-76); nel 1940 Pietro Lo-renzoni spiega che dopo i numerosi interventi del regime, «la effettivaposizione giuridica che la donna ha nella famiglia e [...] perfetta» (Ladonna e la legge, p. 67) e una professoressa leva inni alla neovarataCarta della Scuola (E. RANDI, 1940, pp. 228-232). Cosı come, scop-piata la guerra, e ovvio che si mettano in campo le traumatiche espe-rienze delle crocerossine e i successi delle campagne per il Servizio delLavoro (ex Mobilitazione Civile), e magari che – memori di quantoera accaduto venticinque anni prima – si insista sul ruolo fondamen-tale delle donne in conflitti che sono sempre meno di eserciti e sem-pre piu di nazioni (m., Donne in guerra, 1941, pp. 197-201), fino adaffermare, con una immagine di indubbia efficacia, che La donna e laPatria in guerra (R. GAZZANIGA, 1943, pp. 19-25). Ma, diversamenteda cio che era successo nel 1915-18, gli spazi dedicati alla guerra e itoni con cui se ne parla sono piu quelli di chi si dispone «a passare lanottata» che non quelli di chi – come era accaduto a molte donne dicivile condizione nel precedente conflitto – arde di passione sacrifica-le, e si impegna a darne quotidiana dimostrazione.

SIMONETTA SOLDANI

104. LA FIORITA

Sottotitolo: Giornale mensile della gioventu cattolica italiana. Sezione fiorentina;dal n. 2, 16 giugno 1920, Gioventu femminile cattolica italiana. Mensile regio-nale toscano

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (16 maggio 1920) - a. III, n. 1 (1º gennaio 1922)Periodicita: mensileEditore: Libreria Editrice Fiorentina, via del Corso 3, FirenzeDirettore: Direzione Gfci, casella postale 166Gerente: canonico Pio Berti; dal n. 2, 16 giugno 1920, padre Antonio Oddo

436 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Stampatore: Tipografia Toccafondi, Borgo S. Lorenzo (Fi); dal n. 1, 1º gennaio1922, Stabilimento Tipografico Bandettini, Firenze

Formato: cm 43631Pagine: 4; dal n. 1, 1º gennaio 1922, 6Prezzi: abbonamento annuale: ordinario £ 2; sostenitore £ 5; benemerito £ 10Note: prezzi inserzioni: necrologi in terza pagina £ 8; avvisi commerciali 4 cent.

per cm2

Area raccolte: BncFi: a. I, 1920, nn. 1-7; a. III, n. 1, 1º gennaio 1922. BmarFi: a. I,1920, nn. 1-8; a. II, 1921, n. 7; a. III, 1922, n. 1

Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 79; RIGHINI vol. I, 1955, pp. 204-205.

Dopo aver rivolto un affettuoso saluto alla «Mamma di Roma»,marchesa Maddalena Patrizi, e alla «Sorella maggiore», Armida Ba-relli, la testata si presenta nell’articolo programmatico di Silvia Fer-righi come il frutto di un «rigoglioso risveglio di azione [...] di forzefresche e viventi che mirano tutte ad una stessa meta: riportare a Cri-sto la nostra Italia [...] cioe risospingere le coscienze nella sfera dellagiustizia piu sentita, di una carita piu intensa, di una saldezza di ca-rattere piu praticata» ridando «ai fanciulli la gioia dell’innocenza in-violata, ai giovani la fierezza di una purezza venerata, a tutti sanoequilibrio della virtu» (Il primo saluto e Fiorita, 16 maggio 1920,p. 1).

Cosı «La Fiorita» da voce al progetto formulato dall’UnioneFemminile Cattolica Italiana, di cui illustra la struttura organizzativasuddivisa in due grandi sezioni: una destinata ad accogliere le donne,l’altra le «giovani», cioe le adolescenti dai 12 anni in poi e le nubilisotto i 35 (Ai piedi di Benedetto XV il programma dell’Unione Femmi-nile Cattolica Italiana, 16 maggio 1920, p. 2). Della sezione giovanileil periodico si fa espressione diretta, testimoniandone costantementel’operato, nell’unica rubrica fissa Dai Circoli. Essenzialmente finaliz-zata all’istruzione delle ragazze, cui si impartiscono ripetizioni scola-stiche ma si rivolgono anche veri e propri «corsi di cultura superio-re», l’attivita dei circoli appare molto varia e articolata a secondadell’utenza: operaie, impiegate e donne di servizio.

In generale si prospetta un «invito alle lettura», da incanalareperaltro verso un segmento di libri molto preciso, in primo luogoquelli in vendita nelle librerie cattoliche. Si elencano anche alcuni«testi fondamentali»: OLGIATI, I nuovi orizzonti della gioventu fem-minile, e, dello stesso, La questone sociale; A. SERAFINI, L’apostolatocatechistico della donna nell’ora presente; M. GALLI, L’istruzione e l’e-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 437

ducazione del fanciullo (Ragazze, leggete, 16 maggio 1920, p. 3). Siraccomandano inoltre alcuni libri di Marie Reynes-Monlaur, verginelaica consacrata (ROUX, 2006), autrice di opere incentrate sulla storiadi Cristo e del primo cristianesimo (Le Rayon, Apres la NeuviemeHeure), i romanzi della Bettazzi Bondi e «uno o due volumi» di Ma-ria di Borio (per esempio L’intima gioia), mentre in ultima pagina sifa la pubblicita della Libreria Editrice Fiorentina. Si reclamizza lavendita di segnalibri (a 5 centesimi) e di distintivi, ceduti al prezzodi 30 centesimi, raffiguranti un fascio di spighe di grano – simbolo,si precisa, di eucarestia e fecondita –, legate insieme da un nastro(che indica la necessita dell’unione), i cui colori, il bianco e l’azzurro,richiamano i valori della fedelta e della purezza.

Piu in particolare «La Fiorita» si fa portavoce della Crociata per lamoralita, raccomandando in primo luogo la modestia nell’abbiglia-mento (16 giugno 1920) e impegnandosi a contrastare la pratica diesporre «stampe indecenti» nelle vetrine: «illustrazioni sconce, mo-struose, oscene», che le ragazze di sani principi sono invitate a com-prare coi risparmi faticosamente accumulati, per poi stracciarle, salva-guardando cosı la virtu dei bambini, spettatori innocenti di tantoscempio (16 luglio 1920). Ma e il tema della moda a ricorrere piu fre-quentemente sulle pagine del giornale, che impartisce in propositouna serie di regole molto rigorose, fino a minacciare l’espulsione dal-l’associazione di «chi indossasse i nuovi costumi con i lacci sulle spal-le»; si riprova l’uso sia delle calze velate che delle gonne corte e stret-te, fino ad arrivare al «suggerimento» di non trascurare mai diinserire, sotto un vestito leggero, «una sottoveste sempre accollata emunita di mezze maniche» (16 luglio 1920).

La tradizionale campagna cattolica contro la scuola pubblica(M. STICCO, Liberta d’insegnamento, 16 giugno 1920, p. 3, replicatosul numero del 16 agosto 1920; Finalmente!, 16 luglio 1920, p. 3)e, a partire dall’estate 1920, quella contro il divorzio, «vergognosa le-galizzazione del male e dell’immoralita» (Insorgiamo!, 16 luglio 1920,p. 3; Di qui non si passa!, 16 agosto 1920, pp. 1-2; La nostra azionecontro il divorzio, 16 settembre 1920, p. 2) rappresentano le altredue tematiche portanti della pubblicazione, che non esita a ricorrea forme singolarmente moderne di dialogo e di pressione sull’opinio-ne pubblica, come quella del referendum (sulla moda) e della raccoltadelle firme (a sostegno della petizione del movimento antidivorzista),

438 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

da condurre «casa per casa, nei laboratori, nelle fabbriche, nei tram,in treno, per le strade, in chiesa» (16 settembre 1920).

La collezione piu completa a noi nota si interrompe nel 1921,per riprendere nel 1922 con un solo numero, in cui si fornisce unresoconto statistico delle adesioni all’Associazione, che risultano230.000, suddivise in 3365 circoli presenti in tutta Italia. In Toscana,secondo i dati riportati due anni prima, le iniziative della Gioventufemminile cattolica italiana avevano riscosso successo soprattutto aPisa, dove erano sorti 38 circoli con 2000 socie, ad Arezzo (21 circolie 1200 socie) e a Siena (16 circoli e 700 socie); a Livorno erano natiinvece solo 8 circoli, che avevano richiamato 410 socie, a Pistoia 4 con200 iscritte. Non vengono riportate informazioni per quanto riguardale altre province della regione (16 novembre 1920).

MARIA CASALINI

105. L’ORA NOSTRA

Sottotitolo: Gioventu Femminile Cattolica Livornese. Numero speciale de «LaDifesa del Popolo»

Motto: Omnia possum in Eo qui me confortatLuogo: LivornoDurata: 29 giugno 1920Periodicita: numero specialeGerente: Orazio PallesiStampatore: Tipografia Pozzolini, LivornoFormato: cm 34,5625Pagine: 4Prezzi: cent. 20Area raccolte: BncFi: 29 giugno 1920. BlLi: 29 giugno 1920Bibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 60.

Il 10 gennaio 1920 il bisettimanale «La Difesa del Popolo», or-gano della sezione livornese del Partito Popolare Italiano, annuncia-va la nascita delle nuove organizzazioni femminili riunite nell’Unio-ne Femminile Cattolica (Ufc). Dopo alcuni mesi usciva un numerospeciale de «La Difesa del Popolo» intitolato «L’Ora Nostra», inte-ramente dedicato ai gruppi e ai circoli livornesi. Non e stato possi-bile appurare se sia un numero unico: in un articolo si fa riferimento

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 439

ad una precedente apparizione sulla stampa delle associazioni fem-minili cattoliche livornesi, senza precisare se si trattasse di un altronumero speciale o di articoli pubblicati sul giornale dei popolari li-vornesi.

L’uscita de «L’Ora Nostra» testimonia l’impegno della diocesi diLivorno, con a capo monsignor Sabatino Giani, a diffondere e radi-care le nuove associazioni: un impegno che deve aver dato buoni frut-ti, se qualche anno dopo esse riuscivano a tener testa alle organizza-zioni fasciste e a contare, nei primi anni Trenta, un numero di iscrittemaggiore di quelle. Dalle colonne del foglio emerge chiaramente an-che la particolare attenzione di cui godeva la Gioventu Femminile al-l’interno dell’Ufc. Mentre le adulte erano destinate, per l’esperienzaacquisita, a campi d’azione legati all’assistenza sociale e alla benefi-cenza, le giovani dovevano essere educate all’azione di apostolato, alladifesa dei valori cristiani nella societa. Come recitava un articolo dellamarchesa Maddalena Patrizi Gondi, presidente nazionale dell’Ufc:«Nel nostro esercito la Gioventu Femminile rappresenta le compa-gnie d’assalto» (p. 4). Il lessico e il tono militare che impregnano ildiscorso della Patrizi Gondi trovano riscontro nelle dichiarazioni afirma G.F. L’intera prima pagina, eccetto un breve avviso di adunatadella Gioventu Femminile (Avviso ai nostri Circoli. Tutte in SantaGiulia!), accoglieva un proclama di fedelta al pontefice, auspice la fe-stivita di San Pietro: «E dunque giorno di festa per la Gfci [Gioventufemminile cattolica italiana] che e sorta e si avanza al grido veramentefatidico: Viva il Papa!» (p. 1).

Buona parte del giornale era dedicata alla «guerra» contro «lamoda invereconda», che rilanciava l’azione della Lega per la dignitadella donna cristiana, sorta nel seno dell’Ufc, per dare voce alla «vi-vace protesta contro la moda, indegna di popolazioni civili e cristia-ne» (p. 2).

TIZIANA NOCE

106. LA TOILETTE

Sottotitolo: Rassegna quindicinale di moda dedicata alle donne italianeLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (1º marzo 1920) - n. 2-3 (15 marzo 1920)*Gerente responsabile: Ettore Cecconi

440 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Stampatore: Stab. Tip. proprio, FirenzeArea raccolte: non reperito. BncFi (n.p.)Bibliografia: RIGHINI, vol. II, 1955, p. 128.

107. THE FLORENCE MAIL. WEEKLY REVIEW

dal n. 6, 27 gennaio 1923, THE ITALIAN MAIL. THE FLO-

RENCE MAIL; poi THE ITALIAN MAIL

Sottotitolo: Member of the American and British Chambers of Commerce; daln. 31, 7 agosto 1926, Member of the American and British Chambers of Com-merce affiliated with the E.N.I.T. the Official Organ for Tourist Propagandain Italy

Luogo: FirenzeDurata: a. I (23 dicembre 1922) - a. VII, n. 22 (2 giugno 1928)Periodicita: settimanaleEditore: n.i., ma Elisa (Lisa) SergioDirettore: dal n. 32, 6-13 agosto 1924, direttore e gerente Giuseppe Rainuzzo; dal

n. 1, 7 gennaio 1928, Guido BaroniGerente responsabile: Ferdinando Baggiani; dal n. 25, 19-26 giugno 1924, Dante

Giovannelli; dal n. 30, 24-31 luglio 1924, Giuseppe Rainuzzo; dal n. 23, 9 giu-gno 1928, Guido Baroni

Stampatore: Tip. Carpigiani e Zipoli; dal n. 25, 19-26 giugno 1924, Tip. Giannini& Giovannelli, via della Pergola 16, Firenze; nel 1928, Giannini & Giovannel-li; dal n. 17, 7 maggio 1927, Carpigiani e Zipoli; dal n. 1, 7 gennaio 1928,Giannini & Giovannelli, Firenze

Formato: cm 60643Pagine: da 6 a 12Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 20, per l’estero £ 35; dal n. 4, 22-29

gennaio 1925, Italia £ 14, estero £ 35; dal n. 13, 28 marzo 1925, Italia £ 25,estero £ 45; dal n. 22, 5 giugno 1926, Italia £ 40, estero £ 75; un numero £ 1;dal n. 30, 14-21 luglio 1923, cent. 50; dal n. 22, 5 giugno 1926, £ 1

Note: la sede della direzione e in via della Vigna Nuova 14, Firenze. Dal n. 25, 9-16 giugno 1923 alla fine dell’anno un riquadro accanto al titolo avverte dell’e-sistenza di tre edizioni (fiorentina, romana, napoletana). Dal n. 4 (26 gennaio -2 febbraio 1924) sotto il titolo compare la scritta in grassetto «Founded in1922». Il periodico, che da a. VII, n. 23, giugno 1928, si intitola «The ItalianMail and Tribune», e che infine, dal 1933, continua come «The Italian Press»,venne probabilmente sospeso nel 1936 e riprese per breve tempo le pubblica-zioni a Roma a partire dal 2 giugno 1937.Le carte di Lisa Sergio, che ebbe un ruolo di primo piano nella vita del perio-dico, sono conservate presso la Georgetown University, Washington DC (LisaSergio Papers Collection)

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 441

Area raccolte: BncFi: 1922-1928 lac. BmarFi: a. I, n. 6, gennaio 1923 - a. VII,n. 22, giugno 1928, lac. 1923, 1928

Bibliografia: «Almanacco Annuario della Donna Italiana», 1937; «Annuario dellaStampa Italiana», 1930-1931, p. 573; ivi, 1937-1938, p. 415.

Erede di una serie di pubblicazioni in lingua inglese iniziate gianel corso della seconda meta dell’Ottocento e per molti anni dedicatequasi esclusivamente a fornire informazioni alla e sulla colonia anglo-americana presente a Firenze, «The Florence Mail. Weekly Review»,nato nel dicembre 1922, presento fino dall’inizio caratteristiche e pre-tese che andavano al di la del tradizionale giornale per i numerosissi-mi amateurs dell’Italia, ivi residenti anche per lunghi periodi. Per fa-cilitarne il radicamento, comunque, i suoi promotori ne pubblicaronoper alcuni mesi tre diverse edizioni (fiorentina, romana e napoletana),benche di fatto a cambiare fosse solo l’ultima pagina. E l’operazionedovette dare buoni frutti, visto che fino dal luglio del 1923 il prezzodel giornale veniva dimezzato e che alla fine dell’anno lo si potevapubblicizzare come «il piu diffuso giornale di lingua inglese pubbli-cato in Italia» (n. 49, 24 novembre-dicembre 1923).

Le ragioni di quella diversita erano evidenti gia nel modo in cui cisi rivolgeva ai lettori, ricordando loro che il 1923 si apriva «with apromise of better things for Italy», in quanto «the triumph of Fasci-smo has not only placed a new government in power, but is also aportent of the vigorous entreprise of young Italy» (Brighter Florence,n. 1, 22 dicembre 1922). Il taglio da periodico di opinione rivolto, piue prima che ai viaggiatori (ma le rubriche di Information for Travellersin Italy resteranno, mutando di volta in volta titolo e veste, una co-stante per tutta la durata del periodico), all’«English speaking people,in order to promote good feeling and understanding between themand their Italian hosts» (n. 53, 22-29 dicembre 1923, p. 1), ma anche«to keep them in touch with the gigantic social experiment which isbeing made in this country» (n. 38, 19 settembre 1925), sara una co-stante del settimanale. Tale scelta, peraltro, non implico mai una ridu-zione degli spazi dedicati a notizie e resoconti riguardanti arrivi e par-tenze di stranieri piu o meno illustri; residenti anglo-americani dellemaggiori citta del paese; hotel, negozi e prodotti di qualita; spettacoliteatrali e mostre d’arte, luoghi di svago e di vacanza (specie termali),itinerari turistici e crociere, appuntamenti folkloristici e scoperte ar-cheologiche. Colpisce, ad ogni modo, la lucidita e la forza con cui

442 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

il settimanale si schiera a favore dell’opzione fascista e delle sue ten-denze piu eversive anche nei momenti di massima difficolta, comequello successivo al delitto Matteotti; e lo si fa ricordando a piu ripre-se che l’iniziativa era nata appunto dopo che «the March on Romehad reorganized the fortunes of modern Italy», per stringere su quelterreno una piu stretta alleanza di interessi e di obiettivi fra Italia eInghilterra (First Anniversary of the Italian Mail, n. 52, 22-29 dicem-bre 1923), inserendo subito dopo, sotto il titolo, l’esplicito memento:«Founded in 1922».

A sponsorizzare quella scelta era stato – si scriveva – lo stesso am-basciatore inglese in Italia, sir Ronald Graham, e a volerla un gruppodi persone che, interessate a potenziare e facilitare i commerci e gliinvestimenti in una Italia ‘‘pacificata’’ dal fascismo (Italy and En-gland, n. 23, 5-12 giugno 1924, p. 1), avevano costituito una socie-ta per azioni con sede legale presso il potente British Institute fio-rentino (proprio allora in significativa espansione), e con una fortepresenza del gruppo dirigente della locale Anglo-American Bank.L’entusiasmo dei promotori per la capacita del fascismo «to Re-establish Order and Discipline» (n. 43, 24 ottobre 25, p. 1) e «tobreak with the old Liberal tradition», mietendo successi che, si soste-neva, «have encouraged others to follow Italy’s example» (n. 17, 24aprile - 1º maggio 1924, p. 1) – come stavano dimostrando le gestadi Primo de Rivera in Spagna e le manifestazioni nazionaliste in Ger-mania, seguite dal settimanale con particolare simpatia – ha come ov-vio contraltare la veemente opposizione del periodico ai governi labu-risti inglesi, accusati di consegnare l’Inghilterra all’odiato bolscevismo,per il tramite non solo della conclamata Trade Unions Dictatorship (n.43, 24 ottobre 25), ma dell’acritico attaccamento a una malintesa«freedom», che aveva nella stampa una pericolosa roccaforte. Ed econtro di essa che «The Italian Mail» si scaglia a piu riprese, ospitandointerventi di varia natura e dando ampio spazio alle considerazioni diun attento conoscitore delle due realta, nascosto sotto lo pseudonimodi Lamorak, il combattivo cavaliere di Re Artu.

Il periodico e stato inserito in questo repertorio in base alle indi-cazioni convergenti dell’«Annuario della Stampa Italiana» (1930-1931, 1937-1938) e dell’«Almanacco Annuario della Donna Italiana»(1937), che univocamente segnalano come a dirigerlo sia stata, alme-no per un certo periodo, Lisa Sergio: una notizia, questa, autorevol-mente confermata dalla biografia che di lei compare nel sito della

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 443

Georgetown University, dove sono depositati i materiali del suo riccoarchivio personale, peraltro incentrati sugli anni successivi a quellifiorentini.

Secondo questa fonte la Sergio, nata a Firenze nel 1905 dal baro-ne Agostino e da Marguerite Fitzgerald (originaria di Baltimora),avrebbe lavorato al giornale fino dagli inizi, per diventarne quasida subito associate editor: una esperienza da cui si sarebbe staccatanel 1928, per spiccare il volo verso Roma con un prestigioso incaricosemi-ufficiale presso l’Istituto di studi mediterranei, che stava muo-vendo i primi passi nella capitale sotto l’egida del Ministero delle bel-le arti. Nel 1932, infine, la Sergio venne assunta come commentatricein lingua francese e inglese dei programmi per l’estero dell’Eiar, gra-zie anche all’autorevole presentazione di Guglielmo Marconi, vec-chio amico di famiglia: un’attivita che, incrociandosi con l’incaricodi traduttrice in quelle due lingue degli scritti e dei discorsi di Mus-solini, l’avrebbe assorbita completamente fino al 1937, anno in cui letensioni maturate con la guerra etiopica e sfociate in indirizzi di po-litica estera decisamente avversi al mondo anglo-americano, spinseroMussolini a licenziarla, e lei a stabilirsi nella patria materna, gli StatiUniti.

Sta di fatto pero che il suo nome non compare mai sul periodico,che ha altri direttori e che solo raramente pubblica articoli firmati.Difficile dire, dunque, se i pochissimi pezzi che recano la sigla l. s.– come quello, entusiastico, su Italy’s Constructive Policy apparsosul n. 4 del 1924 – siano suoi. E vero d’altronde che in «The ItalianMail and Tribune» la figura dell’editore risulta separata da quella didirettore – essendo il primo W.P. Henderson e il secondo Guido Ba-roni –, mentre non compare nel precedente «The Italian Mail»; cosıcome e vero che le figure dei due cosiddetti ‘‘direttori’’ appaiono de-cisamente scialbe – per non dire inconsistenti – rispetto alla qualitadel prodotto, molto articolato al suo interno ma anche capace di te-nere un ritmo e una linea di svolgimento, tanto da far pensare a unadirezione operativa di notevole intelligenza giornalistica e di indubbiamaestria; tutte doti che le successive attivita della Sergio confermanoin pieno, invitando a mantenere aperti i dubbi e gli interrogativi.

SIMONETTA SOLDANI

444 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

108. FORTITUDO

Sottotitolo: Rivista mensile edita a Firenze per la reclame a beneficenza dei tuber-colosi; dal marzo-aprile 1922, Rivista mensile edita a Firenze per la reclamePropaganda infanzia abbandonata Pro bimbi orfani e malati

Luogo: FirenzeDurata: gennaio 1922 - maggio-giugno 1922*Periodicita: mensile (ma due dei tre numeri reperiti non rispettano questa perio-

dicita, presentandosi come numeri doppi)Direttore: Rossella QuintiliaGerente: Lorenzo CaverniStampatore: Direzione e tipografia Borgo Ss. Apostoli 12, Firenze; dal marzo-

aprile 1922, Tip. Augier & Merciai, Borgo. Ss. Apostoli 12, FirenzeFormato: cm 34624Pagine: 4+copertina (nel primo numero la seconda e la quarta di copertina sono

lasciate in bianco; nei due numeri seguenti sono utilizzate); gli altri due numerisono di 12 pagine compresa la copertina

Prezzi: £ 2Note: nel primo numero la copertina e verdolina e le pagine di carta bianca patinata;

nei due numeri seguenti il giornale e stampato su carta di qualita inferiore. Prez-zo delle inserzioni: per ogni 2 cm £ 2,50 (con una riduzione per gli inserzionistifissi)

Area raccolte: BmarFi: gennaio - maggio-giugno 1922Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 214.

«Fortitudo» si definisce rivista «per la reclame» e si configura co-me un giornale interamente diretto alla raccolta di inserzioni pubbli-citarie di ogni genere all’unico scopo di devolverne gli introiti in be-neficenza. Nel primo numero un’inserzione a mezza pagina pubbli-cizza il periodico come «Rivista mensile sportivo-letteraria per la re-clame commerciale»; una formula di cui, peraltro, non si ha piu trac-cia nei numeri successivi. Le scarse e imprecise informazioni sull’an-nata, il numero e le date di pubblicazione rendono ancora piu vistosela fragilita e la precarieta del periodico che, pur definendosi mensile,sembra non aver rispettato tale periodicita, poiche due dei tre numerireperiti sono di fatto numeri doppi, datati rispettivamente marzo-aprile e maggio-giugno.

Diretto da una donna (Rossella Quintilia) della quale non si han-no notizie, secondo quanto si legge sulla copertina dei primi due nu-meri, «Fortitudo» non mostra nessuna esplicita caratterizzazione digenere e, anche a causa della sua brevissima durata (solo sei mesi cir-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 445

ca, stando al materiale conservato e alle indicazioni di Righini) risultapiuttosto arduo comprenderne l’origine e il pubblico di riferimento.

Le inserzioni commerciali pubblicizzano ditte e prodotti eteroge-nei: si va dai ricostituenti al Vermouth Cinzano, dalla societa di tra-sporti Gondrand alla Rhodamine B, colorante importato dall’Indiada una societa tedesca, fino alle piccole imprese artigiane addette allalavorazione del legno, alle ditte per la produzione di colori e di car-rozzerie con sede in provincia di Pescara, a esercizi commerciali divario tipo presenti in alcune citta (una cappelleria di Alessandria,una pasticceria di Firenze e cosı via).

Al di la delle inserzioni, la rivista pubblica poesiole e storielle edi-ficanti, calendari con appuntamenti e ricorrenze, brevi articoli, tuttinon firmati e talora editi piu volte. Si forniscono inoltre informazionisugli istituti e sui patronati ai quali e stato girato il denaro raccolto:per esempio ai «tubercolosi», per cio che riguarda il primo numero;«l’infanzia abbandonata» e i «bimbi orfani e malati» nel secondo e nelterzo. In particolare, si da conto del contributo gia versato al tuber-colosario di Arezzo e a favore dei bimbi malati e orfani di Firenze e sipubblica la lettera del dott. Gino D’Ancona, presidente del «Patrona-to provinciale per gli orfani dei contadini morti in guerra», il qualeautorizza «Fortitudo» (marzo-aprile 1922) a vendere le copie a favoredel patronato da lui presieduto. Nell’ultimo numero (maggio-giugno)si legge invece che «Pel mese di maggio-giugno la rivista offre la pro-pria beneficenza al Sindacato provinciale della Stampa di Arezzo Probimbi tubercolosi. Il detto Comitato autorizza alla vendita la rivista«Fortitudo» con lettera autografa che si conserva in direzione».

Ricorre, in due dei tre numeri reperiti, il seguente appello: «Ve-nite in aiuto alla nostra opera. Aiutiamo questi poveri miseri, privi deigenitori e di conforto morale e materiale. Noi, siamo ancora troppomeschini per far molto per essi! Fate anche Voi qualche cosa per que-sti bimbi orfani e bisognosi. E cosı diminuendo le sofferenze di questiabbandonati prepareremo alla nostra Italia dei bravi cittadini» (mar-zo-aprile e maggio-giugno 1922).

BARBARA IMBERGAMO

446 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

109. ANNUARIO DEL R. ISTITUTO MAGISTRALE ‘‘TERESA CIA-

MAGNINI FABRONI’’ GROSSETO

Luogo: GrossetoDurata: 1922/1923 - 1930/1931*Periodicita: annualeDirettore: preside prof. Alessandrina Gariboldi MinetolaStampatore: Tip. Coop. Sociale, via dei Barbieri 6, Roma; dal 1929, Coop. Tip.

Fascista La Maremma, GrossetoFormato: cm 24,5617Pagine: 160Prezzi: £ 12 a beneficio della Cassa ScolasticaArea raccolte: BncFi: 1922/23 - 1924/1925 (1 vol.); 1929/1930 - 1930/1931

(1 vol.). BnbMi: 1927/1928. BncRoma: 1922/1925. BucMi: 1927/1928.

Oltre alle informazioni che caratterizzano gli annuari scolastici (lastatistica degli alunni iscritti e di quelli abilitati all’insegnamento, ilcollegio degli insegnanti, il regolamento interno, il materiale didatti-co, gli insegnamenti facoltativi offerti dalla scuola, ecc.), il volume,edito a cura di R. Istituto Magistrale ‘‘Teresa Ciamagnini Fabroni’’di Grosseto, presenta numerosi articoli, redatti in larga misura dalleinsegnanti della scuola, che ne ricostruiscono accuratamente la storia.L’«Annuario» si apre con una Monografia, a firma della preside, cheripercorre le vicende della scuola grossetana a partire dalla sua istitu-zione, avvenuta nel 1888 e tesa «a corrispondere al bisogno ormai ur-gente di provvedere a maestre, che per essere nate e cresciute nellaregione, meglio fossero disposte e idonee ad insegnare nelle umiliscuole degli sperduti paeselli di Maremma» (1922/1925, p. 4). Nel1891 la scuola fu intitolata a Teresa Ciamagnini Fabroni (cfr. VILLA-

NI, 1916, pp. 98-99) alla quale la Gariboldi Minetola (cfr. CASALENA,2003, pp. 288) dedica alcune note biografiche (1922/1925, pp. 7-8).

La professoressa Elina Massano Turillazzi, invece, si concentrasull’«attivita civile» della scuola magistrale, ricostruendo minuziosa-mente le attivita svolte a favore del patronato scolastico (soprattuttoletture e concerti), l’organizzazione della raccolta fondi per il terre-moto di Messina, le lezioni sull’opera della Croce Rossa tenute duran-te la guerra di Libia e, a partire dal 1912, le conferenze sulla ‘‘DanteAlighieri’’ (la Scuola ne diventera socia perpetua). Con la Grandeguerra tale «attivita civile» si intensifica: la scuola partecipa, organiz-

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GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 447

zandone la sezione femminile, al Comitato cittadino Pro Patria, e si di-mostra «assidua nell’opera di fede patriottica, di propaganda dei do-veri civili incombenti ad ogni italiano, nella scuola e fuori della scuola,nelle relazioni quotidiane della vita» (ivi, pp. 116-117). A guerra fini-ta, l’istituto organizza «la commemorazione dei grandi e dei buoni an-che se non ordinata dal Ministero» (ivi, p. 122) e il 31 maggio 1925inaugura nell’atrio della scuola «un ricordo marmoreo» alla memoriadegli alunni caduti in guerra. Di questa cerimonia l’«Annuario» offreuna cronaca dettagliata, insieme alla pubblicazione del discorso pro-nunciato dal prof. Carmelo Cappuccio (ivi, pp. 144-152). Altrettantoprecisa e la cronaca della cerimonia per la consegna dei distintivi agliallievi che si sono segnalati per meriti particolari di studio e di condot-ta, appunto le «guardie d’onore», incaricate «di vigilare nelle ricorren-ze solenni della Patria i monumenti della nostra gloria nazionale, letombe dei nostri morti gloriosi» (ivi, p. 142), mentre alle singole classivengono consegnati i gagliardetti, che devono ricordare ai ragazzi «lapratica delle virtu scolastiche, modeste virtu, eppure altissime ed im-portantissime» (L. MARAGHINI, Per le Guardie d’Onore, pp. 139-143).Attraverso corsi extrascolastici di lettura, canto, lavori femminili, l’isti-tuto favorisce l’adesione alle Giovani Italiane delle «fanciulle del po-polo che, lasciata la scuola, erano rimaste lontane dalle istituzioni civi-li» (1929/1931, p. 39).

Considerevole e anche il contributo degli studenti: sono infattipubblicate alcune ricerche su temi di storia locale e saggi di compo-nimento sulla Maremma. L’«Annuario» si chiude con il discorso pro-nunciato dalla preside in occasione della festa organizzata alla finedell’anno scolastico. Anche per gli anni scolastici compresi tra il1929 e il 1931 si ha un dettagliato resoconto dell’Attivita civile dellascuola (pp. 35-38), cui si affianca la celebrazione del Bimillenario vir-giliano nella rinascita nazionale (pp. 40-52) e della festa del 15 giugnoPer la Crocerossa Italiana (pp. 78-82).

TERESA BERTILOTTI

110. LA CASA MODERNA

Sottotitolo: Pubblicazione mensileLuogo: LivornoDurata: a. I, n. 1 (agosto 1923) - n. 6 (gennaio 1924)*

448 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Periodicita: mensileGerente: Oreste VisabelliStampatore: Tip. Benvenuti & Cavaciocchi, via Ricasoli 8, LivornoFormato: cm 39625Pagine: 4Note: illustrazioni sulla testata e all’interno; foto in b/n e a coloriArea raccolte: BlLi: a. I, n. 1, agosto 1923 - a. II, n. 6, gennaio 1924Bibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 42.

Della rivista si conservano solo due numeri e non si conosce ladurata; dunque, dei suoi contenuti poco si puo dire. Dall’editorialed’apertura sappiamo che «La Casa Moderna» si proponeva comeun mensile di arredo e ristrutturazione d’interni, molto attento ad in-formare i lettori sui «trovati, i miglioramenti e gli agi che ogni giornovengono portati alla casa» (Casa mia..., n. 1, agosto 1923, p. 1), e so-prattutto sulle nuove tecnologie applicate alla vita domestica. Gli ar-ticoli presentavano infatti le ultime novita in fatto di ferri da stiro (Fa-te attenzione, n. 6, gennaio 1924, p. 3), lampade da comodino (Non etutt’oro quel che riluce, ivi, p. 2) e cucine economiche (La cucina, n. 1,agosto 1923, p. 3). Consigli analoghi riguardavano la ristrutturazionedegli ambienti, in linea con le nuove indicazioni igieniche su dimen-sioni, esposizione e materiali da utilizzare (E., La camera dei bambini,n. 6, gennaio 1924, p. 2). Agli articoli si intercalavano gli inserti pub-blicitari, che inoltre coprivano interamente la quarta pagina.

Si riservava spazio anche alle cronache mondane, alla stagionebalneare e ai Giuochi a premio, unica rubrica del mensile. Sebbenesi rivolgesse «a tutte le famiglie», «La Casa Moderna» poneva un’at-tenzione particolare all’«angelo della casa», la donna, arbitra indiscus-sa dell’andamento del focolare domestico. L’anonimo articolista sot-tolineava quanto fosse legato alla casa il benessere maschile: «come cisentiamo lieti e felici noi uomini quando entrando in casa troviamotutto pulito e ben disposto, una tavola apparecchiata, un vaso, un fio-re, un centrino fatto dalle mani della nostra sposa, della nostra figlia,oh, come ci viene fatto di baciare quelle mani!» (La scuola e la donna,n. 1, agosto 1923, p. 2). Dunque, era indispensabile dare alle giovaniun’educazione appropriata. «Quante signorine si gloriano oggi di co-noscere magari Shakespeare, D’Annunzio, Chopin e non conosconoinvece l’acqua quando bolle, ne un uovo quando e cotto. Quantedonne sanno che la roba poco cotta fa male e troppo cotta fa peggio?

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 449

Io sostengo che la donna abbia pure il voto, conosca Goethe, Sallu-stio, Mozart, ma sopra ogni cosa deve sapere e deve conoscere il mo-do di amministrare, dirigere e mantenere una casa» (ibid.). Per dareun contributo all’educazione della perfetta padrona di casa la rivistadispensava ricette di cucina, utili consigli sull’«ornamentazione» dellacasa e della stessa lettrice, cui suggeriva un metodo infallibile per l’ar-ricciatura dei capelli (Cognizioni Utili. Arricciatura dei capelli, n. 6,gennaio 1924, p. 3).

TIZIANA NOCE

111. IN CHARITAS UNITAS

Sottotitolo: Numero unico pro rifugio per le fanciulle abbandonate pubblicato acura del comitato pro fiera-reclame

Motto: ...levarsi piu alto verso l’ultima saluteLuogo: PistoiaDurata: 23 dicembre 1923Periodicita: numero unicoDirettore: Pietro BuongiovanniStampatore: Officina tipografica cartoleria-libreria A. Pacinotti & C., via Cino 9,

PistoiaFormato: cm 50635,5Pagine: 4+copertinaArea raccolte: BfPt: 23 dicembre 1923Bibliografia: SAVI, 1978.

Il numero fu stampato alla vigilia di Natale del 1923 a cura di uncomitato impegnato a promuovere, con l’appoggio di un ampio venta-glio di associazioni cittadine (dalle societa operaie agli ex combattenti,alla gioventu cattolica), una serie di iniziative di beneficenza a favoredel Rifugio per le fanciulle abbandonate ospitato dal 1902 in un’ala del-l’ex convento della Sala a Pistoia. Fondato negli anni Ottanta dell’Ot-tocento da Pelagia Romoli, sorella di un cappellano della cattedrale (Ri-fugio per le fanciulle abbandonate sua origine e sviluppo, pp. 1-2), ilricovero era gestito da laiche, come Caterina Ferrari, con il concorsodella chiesa e del notabilato locale (cfr. la poesia dedicata dal sacerdoteV. Mugnai alla N.D. Alessandra Marchetti Ducceschi: In alto bimbe!,pp. 2-3).

450 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Il numero ospita inserzioni pubblicitarie, foto, poesie e inni allacarita centrati sulla figura dell’abbandonata (V. SOMMARIVA TESI,Fanciulle abbandonate?, p. 3) e sulla rievocazione dell’opera di Pela-gia Romoli: «Selvaggia de’ Virgolesi, Porzia dei Rossi, Giulia Amman-nati, Beatrice del Pian degli Ontani... il nome solo, no! E queste don-ne, che pur son glorie nostre, impallidiscono di fronte a Lei! Noncanta Cino, non canta Torquato, non ragiona Galileo, non echeggianle selve della libera strofe, ma il popolo parla, canta il suo amore a Te,Pelagia, benefica figlia del popolo, che strappasti alla strada, al vizio,al male al dolore, le bambine abbandonate e sole e le serrasti tu, cosıpovera, al tuo cuore, ricco d’amore solamente» (MAYA, Popolo no-stro!, p. 3).

MONICA PACINI

112. ANNUARIO DEL R. ISTITUTO MAGISTRALE ‘‘GINO CAPPO-

NI’’ IN FIRENZE

Luogo: FirenzeDurata: 1923/1924 - 1932/1933Periodicita: annualeStampatore: 1926/1927, Tip. Stella, via della Colonna 9, FirenzeFormato: cm 24617Pagine: 1923/1924, 104; 1924/1925, 92; 1925/1926, 76; 1926/1927, 60; 1932/

1933, 72Prezzi: £ 5Note: la data di pubblicazione di ogni volume e quella dell’anno successivoArea raccolte: BncFi: 1923/1924 - 1926/1927; 1932/1933. BlmcFi: 1923/1924.

BncRoma: 1923/1924 - 1925/1926Bibliografia: RIGHINI, vol. II, 1955, p. 286.

Il primo volume si apre con il saluto del preside Luigi Tenca, alquale fa seguito un articolo di Mario Nesi, incaricato di Filosofia e pe-dagogia, che ripercorre le vicende che portarono alla creazione dell’i-stituto, nato dalla fusione delle Scuole normali femminili ‘‘LucreziaTornabuoni’’ e ‘‘Massimina Rosellini’’, della Scuola complementare‘‘G. Carducci’’ e della Scuola normale maschile ‘‘Gino Capponi’’. I di-versi numeri dell’«Annuario» forniscono notizie particolareggiate sul-la vita scolastica: la lista degli allievi e quella degli insegnanti, i pro-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 451

grammi ed i libri di testo, i titoli delle composizioni di italiano, l’elencodegli alunni ‘‘Guardia d’onore’’ ai parchi e viali della Rimembranza, lalista di coloro che hanno sostenuto gli esami e quella dei promossi, no-tizie sul gabinetto di scienze fisiche, naturali e igiene e sulle acquisizio-ni della biblioteca, lo statuto e il bilancio della Cassa scolastica, nonchenotizie sul giardino d’infanzia e sul corso froebeliano, compresa la listadei bambini iscritti. Molto spazio e destinato alle cronache delle visitedidattiche e delle commemorazioni, in particolare quelle relative allaprima guerra mondiale, ricordata anche con l’elenco degli ex alunniche si distinsero «combattendo per l’onore e la grandezza della Patria»e con quello dei caduti, dei mutilati, dei feriti e degli insegnanti «cheparteciparono alla guerra gloriosa» (1923/1924, pp. 99-100).

A differenza di quanto avviene nella maggioranza degli annuari,gli articoli degli insegnanti della scuola non sono tesi ad illustrare leattivita didattiche e non hanno finalita commemorative, ma sono verie propri saggi. A titolo di esempio, citiamo gli articoli di FrancescaCiancio, ordinaria di Filosofia e pedagogia, I ‘‘Discorsi ai maestri’’del Lambruschini (1924/1925, pp. 15-21) e Ferrante Aporti (1925/1926, pp. 65-73), quelli di Ernesto Sestan, ordinario di materie lette-rarie, L’origine del Podesta forestiero nei comuni toscani (ivi, pp. 40-48) e Un amico e ammiratore di Alessandro Volta (1926/1927,pp. 39-47) o il contributo di Elena Beccarini-Crescenzi, ordinaria dimaterie letterarie, Cristina Rossetti e il suo canzoniere.

TERESA BERTILOTTI

113. ANNUARIO DEL R. ISTITUTO MAGISTRALE ‘‘L.A. PALADI-

NI’’ IN LUCCA

Luogo: LuccaDurata: 1923/1924 - 1926/1927*Periodicita: annualeStampatore: Tipogr. Editr. G. Giusti, Lucca; 1925/1926, 1926/1927, Scuola Ti-

pografica Artigianelli, LuccaFormato: cm 24617,5Pagine: 1923/1924, 94; 1924/1925, 72; 1925/1926, 39; 1926/1927, 77Note: si tratta di quattro voll. distinti. Sul frontespizio si legge: Anno I (II, III, IV)

della costituzione dell’Istituto e LXII (LXIII, LXIV, LXV) dalla fondazione

452 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

della R. Scuola Normale femminile. Sul retro del frontespizio: «pubblicato acura del preside» [Dario Marzi]

Area raccolte: BncRoma: 1923/1924 - 1925/1926. BsLu: 1926/1927Bibliografia: SANTINI, 1978, p. 38.

I volumi dell’«Annuario» sono destinati in larga misura – com’enella loro natura –, a informare sull’organizzazione e sulla didatticadella scuola. Ogni volume si apre con la lista degli insegnanti econ la tabella delle iscrizioni; seguono i titoli, classe per classe, deitemi di italiano svolti nel corso dell’anno. Altrettanto dettagliate sonole notizie relative a programmi d’esame, libri di testo, materiale scien-tifico e didattico, giardino d’infanzia, scrutini ed esami (in forma distatistiche), e alle nuove acquisizioni della biblioteca annessa allascuola.

Nel 1923 viene inaugurata la sala di lettura per gli allievi e l’«An-nuario» riporta gli argomenti delle Letture che vengono organizzate eche vertono principalmente su argomenti di letteratura, storia del tea-tro e storia della musica. Una parte del volume e destinata a dare con-to della Azione integrativa della Scuola (1923/1924, pp. 25-28), cioedelle Premiazioni delle allieve che si sono distinte per condotta e stu-dio (i premi consistono in libri, come l’Enciclopedia dei ragazzi e poe-sie del Carducci e del Pascoli) e delle azioni intraprese Per l’educazio-ne civile e patriottica: «In ogni classe furono commemorati i nostrigrandi anniversari, ed una rappresentanza della Scuola parteciposempre, con la bandiera alle pubbliche cerimonie patriottiche» (ivi,p. 28). A norma del RD del 9 novembre 1923, n. 2747, anche l’isti-tuto lucchese nomina le ‘‘guardie d’onore’’ e l’8 giugno partecipa al-l’inaugurazione del Parco della Rimembranza; inoltre, accogliendol’invito ministeriale, gli insegnanti informano gli alunni degli scopi edelle benemerenze della ‘‘Dante Alighieri’’. A queste notizie si accom-pagna la cronaca delle Visite d’istruzione, generalmente finalizzate aconoscere i musei ed i monumenti cittadini e alcune localita della re-gione. Il volume si chiude con la pubblicazione della lettura I ‘‘PoemiConviviali’’ di Giovanni Pascoli (ivi, pp. 83-94), tenuta dal prof. Gia-como Melillo, docente di Lingua italiana e latina, Storia e geografia,in occasione dell’inaugurazione della sala di lettura degli allievi.

Anche il secondo volume (1924/1925), del tutto simile al primosia nella struttura che nei contenuti, si chiude con la pubblicazionedi un discorso: quello del prof. Francesco Landogna, ordinario di La-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 453

tino e storia, pronunciato in occasione del XXV anniversario del re-gno di Vittorio Emanuele III (pp. 59-72). Nessun testo compare nel-l’«Annuario» del 1925/1926.

Assenti in quanto autrici dei testi, che, come abbiamo visto, sonoassai limitati, le insegnanti della scuola sono invece molto presenti inquanto protagoniste della vita scolastica, specialmente come organiz-zatrici della cosı detta Azione integrativa della Scuola. In particolare,esse sembrano ben presenti nelle attivita promosse dalla scuola relati-vamente alla educazione civile e patriottica come, a titolo di esempio, laraccolta di fondi «per concorrere all’offerta nazionale di una targa allacitta di Fiume, dove nel pellegrinaggio degli intellettuali questo Istitu-to fu rappresentato dalla Prof.a C. Gabrielli» (1923/1924, p. 28).

Nell’ultimo volume noto, quello relativo all’anno scolastico 1926/1927, Gemma Pieri Michetti, insegnante presso l’istituto, firmava unarticolo su Luisa Amalia Paladini a cui la scuola era intitolata: L.A.P.Educatrice (cfr. SANTINI, 1978).

TERESA BERTILOTTI

114. ANNUARIO DEL R. ISTITUTO MAGISTRALE ‘‘S. CATERINA

DA SIENA’’ IN SIENA

Luogo: SienaDurata: 1923/1924 - 1925/1926*Periodicita: annualeStampatore: Tipografia Turbanti, SienaFormato: cm 23615Pagine: 1923/1924, 68; 1924/1925, 44; 1925/1926, 72Prezzo: £ 3 a beneficio della cassa scolastica; 1924/1925, £ 2; 1925/1926, £ 3Area raccolte: BcSi: 1923/1924 - 1925/1926.

L’«Annuario» per l’anno scolastico 1923/1924 si apre con un Bre-ve cenno storico (pp. 3-5) dei passaggi piu significativi attraverso i qualiil conservatorio per l’educazione delle fanciulle, istituito nella secondameta del Settecento dal granduca Pietro Leopoldo nei locali del con-vento di S. Maria Maddalena, fu trasformato nel 1884 nella R. Scuolanormale e complementare «che tolse poi il nome dalla grande verginesenese, Caterina Benincasa» e, infine, nel 1923 in Istituto Magistrale«costituito di due corsi inferiori e di uno superiore» (cfr. BRUTTINI, RE-

454 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

STI, 1989, pp. 215-231). Mentre l’istituto risulta sempre retto da un in-segnante maschio fino al 1925/1926, la custodia del giardino d’infan-zia – sorto a fine Ottocento – e la direzione del convitto, annesso allascuola per iniziativa del Comune di Siena nel 1892, furono affidate findall’inizio a figure femminili, spesso legate da vincoli di parentela: «ladirezione del Convitto Normale fu assunta in principio dalla sig. ZoeBertini che rimase in carica dal 1892 al 1917, anno in cui fu sostituitadall’attuale direttrice sig.na Telesilla Bertini» (1923/1924, p. 4).

Ciascun annuario comprende informazioni relative al numero ealla composizione del corpo docente (per 2/3 femminile) e ai nomidegli allievi iscritti (circa 300 di cui un solo maschio) e diplomati (cir-ca 30 all’anno); sezioni dedicate alla gestione della biblioteca degli in-segnanti e degli alunni (numero dei prestiti, volumi acquistati), del ga-binetto scientifico e della cassa scolastica (i fondi, raccolti dal 1921 subase volontaria, servivano in parte a coprire le spese per la stampadell’annuario); l’illustrazione dei programmi didattici e l’elenco dei li-bri di testo adottati per l’anno in corso; infine, una Piccola cronaca sco-lastica (non firmata) sulla vita interna dell’istituto (esami, diplomi, no-mine ecc.) e sulla sua partecipazione a eventi e cerimonie pubbliche.Nel corso degli anni si riduce lo spazio dedicato in questa rubrica alresoconto delle gite d’istruzione (cfr. Gita d’istruzione ad Arezzo,1923/1924, pp. 55-59) e aumenta l’attenzione riservata alle varie for-me di adesione dell’istituto alle iniziative patriottiche (il 24 maggio del1926 «la scolaresca colla preside [prof. Zoele Carli], diversi professorie la Bandiera prende parte al Corteo che si fa per celebrare la datasolenne della nostra entrata in guerra e assiste al giuramento degliAvanguardisti»: Cronaca dell’anno scolastico, 1925/1926, p. 38) e dibeneficenza a sostegno delle politiche del regime fascista (cfr. Corri-spondenza col gruppo della Croce Rossa Giovanile di Hebita Ken deMiyagi, 1925/1926, pp. 61-72).

Nell’«Annuario» per l’anno scolastico 1924/1925 si da notizia diun sussidio in memoria di Onorata Grossi Mercanti – insegnante pres-so l’istituto dal 1893 al 1901 nonche autrice di alcuni dei piu fortunatitesti di storia patria per le scuole (cfr. CASALENA, 2003, p. 295) –, con-sistente «nella rendita annua di una cartella Consolidato 5% di Lire4000 nominali» da devolvere ad un’alunna meritevole (Sussidio Ono-rata Grossi Mercanti, 1924/1925, p. 9), la cui attivazione nel novembredel 1924 fu seguita da una conferenza pubblica tenuta da Bianca Flury

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Nencini al Teatro dei Rozzi di Siena (Piccola cronaca scolastica, ivi,p. 16).

Nell’«Annuario» per l’anno scolastico 1925/1926 sono pubblica-te brevi relazioni sui vari insegnamenti impartiti nei corsi inferiori esuperiori a firma delle rispettive docenti (cfr. E. CERRETTO, Insegna-mento Italiano e storia - corso superiore A, pp. 5-7; M. DE ANGELIS,Filosofia e pedagogia - corso superiore A, pp. 9-11; F. CHECCHI, Inse-gnamento delle scienze geografia ed igiene, pp. 17-18).

MONICA PACINI

115. LA MODA D’OGGI

Sottotitolo: Rivista settimanaleLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (13 settembre 1923) - n. 2 (25 settembre 1923)*Periodicita: settimanaleDirettore responsabile: Marino CianchiStampatore: Tip. Adolfo Augier e C., Borgo Ss. Apostoli 12, FirenzeFormato: cm 26618Pagine: 8+copertinaPrezzi: abbonamento annuale £ 24, semestrale £ 12, trimestrale £ 6; un numero

cent. 50Note: direzione e amministrazione in via S. Agostino 5, Firenze. I modelli sono

illustrati da schizzi in b/nArea raccolte: BncFi (nn. 1, 2, settembre 1923 n.p.). BcRa: a. I, n. 1, 13 settem-

bre 1923Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 341.

Secondo quanto afferma la direzione nella presentazione del pri-mo numero – l’unico rintracciato – il settimanale, che con ogni proba-bilita ebbe vita assai breve, sarebbe nato con l’ambizioso intento di in-formare «principalmente su tutto quanto riguarda la Moda Femminilequale essa appare nei ritrovi mondani e nei principali ateliers di Parigie di Londra» (p. 3); ma, almeno a giudicare da questo numero, si di-rebbe piuttosto che la piccola e modesta pubblicazione si proponessedi offrire utili indicazioni sulla moda corrente cercando di rispondereallo scopo di pubblicizzare ditte e negozi di abbigliamento fiorentini.«Dietro accordi speciali con Ditte primarie» la rivista fornisce del re-

456 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

sto, gia nel primo numero, talloncini sconto da usufruire presso alcuninegozi di tessuti e di articoli di vestiario del centro della citta.

Alle informazioni dell’articolo di moda che, secondo una tipolo-gia classica, riprende il titolo e la struttura del Corriere della moda ot-tocentesco, si uniscono pratici inviti ad evitare le stravaganze e le biz-zarrie, e queste lezioni di sobria eleganza non stonano con quelle sulavori a maglia, trine e confezione della biancheria intima e sul rimo-dernamento degli abiti, oppure con la proposta della rivista di occu-parsi dell’abbigliamento infantile. La pagina 10 ospita la Piccola Posta(risposte e consigli telegrafici su vari argomenti), Domande e rispostefra abbonati (piccole questioni e curiosita) e la altrettanto minuscolarubrica di Avvisi economici di privati.

SILVIA FRANCHINI

116. L’ATLETA ITALIANO

Sottotitolo: Settimanale illustrato di atletica leggera-pesi-lotta ginnastica e sportfemminili; dal n. 2, 9 gennaio 1925, Organo ufficiale della Federazione ItalianaSport Atletici

Motto: «Propagandare l’idea olimpionica, diffondere ed innalzare l’altletismo on-de presto i motori umani siano come i motori meccanici; strumento sicuro ditrionfi italiani nel mondo» [attribuito all’on. Lando Ferretti, deputato di Pisa,presidente Coni dal dicembre 1925]

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (5 dicembre 1924) - a. II, n. 52 (25 dicembre 1925)Periodicita: settimanale (esce ogni venerdı)Direttore: Ugo Rodolfo RosiStampatore: Stab. Tip. Bandettini, piazza S. Croce (poi via S. Zanobi 64, gia sede

della Tipografia Galileiana), FirenzeFormato: cm 43632Pagine: 8Prezzi: abbonamento annuale £ 15; semestrale £ 8; per l’estero il doppio; soste-

nitore £ 50; un numero cent. 30Note: carta di colore celeste; la prima pagina e illustrata da una riproduzione in

b/n del Discobolo di MironeArea raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 5 dicembre 1924 - a. II, n. 52, 25 dicembre 1925,

lac. 1925. BmarFi: a. I, n. 1, 5 dicembre 1924 - a. II, n. 52, 25 dicembre 1925Bibliografia: RIGHINI 1955, vol. I, p. 77.

Il periodico prometteva di dare visibilita allo sport femminile,«giacche conosciamo tutti i benefici che la donna puo ritrarre dallo

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Sport», all’interno di una prospettiva ideologica formativa ed eugene-tica, ma si rivolgeva ad un pubblico maschile, come appare evidentedalla tipologia delle inserzioni pubblicitarie che occupano l’ultima pa-gina. «L’Atleta Italiano» ambiva ad accreditarsi come il primo setti-manale «che si dedicasse completamente alla propaganda atletica;che curasse il miglioramento degli atleti, pubblicando articoli tecnici;che fosse insomma la guida, l’amico e il protettore di tutti coloro cheapprezzano la bellezza ed i benefici derivanti da una sana applicazio-ne degli sports atletici» (Ai Lettori!, n. 1, 5 dicembre 1924, p. 1).

Il primo numero ospitava, infatti, un articolo intitolato Lo sport ela donna di Andreina Sacco – «campione italiano di salto in alto, re-cordwoman [sic] del salto in alto e del lancio del peso di 5 kg», non-che capitana della squadra di «palla al cesto» del Club Atletico di To-rino, vincitrice del campionato italiano del 1923 – in cui venivasottolineato con forza il nesso sport-salute, robustezza-resistenza allemalattie infettive, nel quadro di un auspicato processo di riqualifica-zione del ruolo sociale della donna: «Le visite nei salotti consideratecome scopo a se stesse, le lunghe ore trascorse in un prolungato ec-cessivo riposo, figlio il piu delle volte di semplice pigrizia, le altrettan-te lunghe soste nei cinematografi dove il ricambio dell’aria non corri-sponde esattamente alle norme igieniche, e piu di tutto poi le serate ei pomeriggi trascorsi nelle sale da ballo [...] non possono certo con-tribuire al miglioramento fisico e diciamo pure, anche morale dellagioventu femminile. [...] Luce, aria sole, moto devono costituire unarmonico programma che ogni signorina deve proporsi di svolgere se-guendo le proprie inclinazioni e le proprie attitudini, ed e certo che sesapra commisurare lo sforzo alla propria resistenza fisica, il migliora-mento di tutto l’organismo non tardera ad affermarsi nella sua pienaefficienza» (ivi, p. 6).

In concreto, pero, lo spazio che il giornale concede nei numeriseguenti alla rubrica Sport femminile, contrassegnata da un’icona sti-lizzata raffigurante una donna nell’atto di tirare con l’arco, apparemolto ridotto e marginale. In concreto, si limita a qualche cenno sullosviluppo del gioco della pallacanestro e a rapidi ragguagli sulle mag-giori manifestazioni atletiche organizzate in Italia e all’estero (Franciae Belgio soprattutto), fino a scomparire quasi del tutto con il proce-dere della disarticolazione delle strutture educative ed associative ere-ditate dall’Italia liberale e con il loro adeguamento agli obiettivi fisico-

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educativi del regime fascista in costruzione (cfr. MOTTI, ROSSI CAPO-

NERI, 1996). Dopo un lungo silenzio, la rubrica ricompare, infatti, neln. 47 del 20 novembre 1925 con un intervento dal titolo Il grottescoper il grottesco (p. 7), che ironizza pesantemente sulla latitanza dei di-rigenti federali e sul mancato svolgimento dell’annunciato congressoannuale della Federazione Italiana Atletica Femminile (Fiaf) sorta nel1923. Organo ufficiale (dal 26 dicembre 1925) della Federazione Ita-liana Sports Atletici (Fisa), di cui pubblicava ogni venerdı il Bollettinoufficiale, «L’Atleta Italiano» si concentra, dunque, sul corpo dell’uo-mo come luogo del progresso fisico e della politica futura della Na-zione. La presenza delle donne riemerge nelle pagine del periodicoattraverso i ritratti di gruppo delle squadre femminili afferenti alle va-rie associazioni ginniche che si esibivano nelle accademie e nei con-corsi nazionali, come le «balde e graziose ginnaste» del Club Atleticofiorentino di S. Jacopino o le «Bamboline» della societa milanese‘‘Forza e Coraggio’’ (la prima ad aggiudicarsi un record femminilemondiale nella staffetta, omologato dalla Federazione internazionalesportiva femminile nel 1925). Ma, soprattutto, lo sport femminile ac-quista visibilita nella serie di ritratti di singole atlete inseriti nella ru-brica di prima pagina Le nostre ‘‘maglie azzurre’’, in cui vengono trat-teggiati i percorsi formativi e i primati conseguiti dalle «atletesse»Andreina Sacco, Olga Barbieri (n. 12, 20 marzo 1925, p. 1), MariaPiantanida (n. 14, 3 aprile 1925, p. 1) e Maria Zanetti (n. 15, 10 aprile1925, p. 3). Oltre a rassicurare sul fatto che l’attivita sportiva non pri-vava la donna della sua grazia, incoraggiando la specializzazione delleattitudini naturali della risorsa-corpo, queste brevi biografie metteva-no criticamente in risalto la solitudine della donna-atleta, avversatadai pregiudizi familiari e dalla mancanza di istruttori qualificati in gra-do di «curare con passione e tecnica le varie attitudini atletiche degliottimi elementi femminili» (U.R. ROSI, Andreina Sacco, n. 9, 27 feb-braio 1925, p. 1).

Nel numero del 25 dicembre 1925 la direzione avvisava cheavrebbe sospeso temporaneamente le pubblicazioni per attendere allacomplessa organizzazione tecnica necessaria per trasformare il setti-manale in rivista e presentarlo l’anno successivo in una veste piu ele-gante, con carta migliore e numerose illustrazioni.

MONICA PACINI

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117. BOLLETTINO DELLA SEZIONE SENESE DEL C.N.D.I.

Luogo: SienaDurata: a. I, n. 1 (novembre 1924) - a. II, n. 10-11 (agosto-settembre 1925)*Periodicita: mensileDirettore: Myria Arrighi WeberStampatore: Stabilimento Arti Grafiche Lazzeri, SienaFormato: cm 24,5617Pagine: 4Note: sede in via dei Rossi, Siena; in base allo Statuto la quota annua di ogni se-

zione risulta pari a £ 2 per socia, a £ 10 per ogni socia corrispondente e a £ 50per ogni Opera o associazione nazionale

Area raccolte: BcSi: a. I, n. 1, novembre 1924 - a. II, n. 10-11, agosto-settembre1925: mancano n. 2, dicembre 1924; n. 3, gennaio 1925.

Il «Bollettino» si puo considerare espressione ed eredita di unadelle tante societa pro patria, emanazione del Consiglio Nazionaledelle Donne Italiane (Cndi), sorte in Toscana nel corso della primaguerra mondiale (per una mappatura della diffusione regionale diquesti comitati e sotto-comitati cfr. CNDI, FEDERAZIONE FEMMINILE

TOSCANA, 1916; sulla vivacita del nucleo toscano cfr. BARTOLI,1983) per iniziativa di aristocratiche di diverso rango e di mogli, figlie madri «di alti ufficiali e funzionari dello Stato, di professionisti digrido, di amministratori e maggiorenti locali, in cui piu convinta fula partecipazione all’ideologia del blocco nazionale e il superamentodi ogni differenza di credo e fede» (SOLDANI, 1986, p. 418). Gianel maggio del 1919, in un articolo pubblicato dal «Risveglio» (cfr.scheda n. 99), si dava notizia dell’adesione del comitato senese propatria alla proposta della baronessa Elena French Cini, presidentedella Federazione femminile toscana: «vogliamo sperare che la tra-sformazione del Pro Patria in sezione senese della Federazione delledonne italiane avvenga con il consenso di tutte le donne senesi al disopra e al di fuori di tutti i partiti, perche se vogliamo veramente lapace bisogna cominciare noi dal cessare di mettersi in linea di batta-glia» (Per una sezione senese della Federazione delle Donne italiane,«Il Risveglio», n. 11, 25 maggio 1919, p. 2).

Tuttavia, l’uscita del primo numero del «Bollettino» si colloca inuna fase successiva, caratterizzata da una brusca accelerazione del pro-cesso di fascistizzazione dello Stato e della societa civile, e l’iniziativaebbe breve vita. Nonostante che nel maggio del 1925 venisse inaugu-

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rata a Colle Val d’Elsa la prima sotto-sezione della provincia (con untotale di 20 socie presiedute dalla prof. Bianca Pulselli: n. 7, maggio1925, p. 27), gia nel fascicolo del mese successivo si lamentava lo squi-librio crescente tra il numero delle socie formali (circa 200) e quelloben piu ridotto delle socie attive (circa 20-30): «pagate piu o meno amalincuore le 12 lirette annue, a moltissime socie sembra di aver fattotutto, e bisogna pur confessarlo, da qualcuna si giunge sino a rifiutarela tessera (non parliamo del distintivo!) senza pensare che rifiutandotessera e distintivo si nega l’adesione alla nostra sezione, anzi si rinnegail Consiglio Nazionale» (Avviso, n. 8-9, giugno-luglio 1925, p. 29).

I nomi delle donne chiamate a sovraintendere ai lavori delle com-missioni («Istruzione», «Vita sociale» e «Lavoro») in cui era articolatal’attivita della sezione senese del Cndi, presieduta da Myria ArrighiWeber (la cui firma ricorre anche sulle colonne de «La Voce della Ca-rita»; cfr. scheda n. 80) rimandano a componenti diverse dell’elite cit-tadina. Esse, infatti risultano legate sia all’ambiente risorgimentale-patriottico (presidente della commissione Lavoro era Maria MartiniMari, fondatrice nel 1921 della ‘‘Ars Senensis’’, su cui cfr. CIAMPALINI

BALESTRI, 1999, p. 16) sia al mondo delle professioni (la dott. LiliaMartini Mari era vice presidente della sezione, «anima della Circolodi Cultura, della Scuola di Recitazione, di concerti e di altre manife-stazioni culturali»: n. 5, marzo 1925, p. 18) sia, infine, al potere eco-nomico e clientelare delle nascenti aziende chimico-farmaceutiche(tra le consigliere figuravano Bianca D’Ormea Menarini e EugeniaSclavo-Pertusio: cfr. n. 1, novembre 1924, pp. 1-2).

Nel complesso, la tipologia delle commissioni, della cui attivita il«Bollettino» mensile si preoccupava di dar conto, mostra il profilo diun associazionismo femminile legato al versante pratico, alla promo-zione di iniziative (spettacoli teatrali, esposizioni di lavori femminili,te danzanti) finalizzate alla beneficenza e alla solidarieta sociale piuche alla valorizzazione della donna nel campo della letteratura e dellearti, come invece accadeva a Firenze (cfr. scheda n. 94). In questosenso, appare piuttosto fallimentare l’esito del Concorso per una no-vella fra le scrittrici toscane indetto dalla Commissione Istruzione delC.N.D.I.: «Tra le 42 novelle inviateci, solamente 16 furono ammesseal concorso [...]. Per dire il vero, la prova delle scrittrici toscane non estata molto brillante e la Giuria era incerta sul conferimento del pre-mio» (n. 4, febbraio 1925, p. 13). Uniche attivita culturali degne di

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nota risultano le conferenze organizzate dalla commissione Istruzionepresso il Circolo di cultura (inaugurato nel 1921) su temi che spazia-vano dalla letteratura alla medicina alla giurisprudenza (cfr. la com-memorazione di Giovanni Pascoli tenuta da Bianca Flury Nencini il30 novembre 1924 e le conferenze del prof. Antonio D’Ormea suOpera femminile nella profilassi delle malattie mentali e nervose: n. 4,febbraio 1925, p. 14, e del prof. Ugo Tropea Mandalari su Leggi e mo-di di repressione dell’alcolismo, maggio 1925, p. 25).

Tuttavia, ben altra presa sembrano avere sulle socie gli appelli asolennizzare la data del 29 aprile, giornata commemorativa della fon-dazione del Cndi, nel segno di S. Caterina da Siena con la benedizio-ne in S. Domenico dei corredini per i primi due neonati partoriti aS. Maria della Scala nella notte fra il 28 e il 29 aprile, donati dalle so-cie (tra cui Ida Forconi, Maria Gianneschi Bizzocchi e la contessa Li-via Piccolomini d’Aragona: Giornata commemorativa della Fondazio-ne del C.N. in Italia 29 aprile 1925, n. 6, aprile 1925, p. 22).

Nel numero di marzo del 1925 il «Bollettino» formalizzava i pa-reri dell’Assemblea della sezione senese del Cndi «riguardo alla nega-ta concessione del voto amministrativo alle donne» e «alla soppressio-ne del lavoro nelle Scuole Medie»: «contraria in grande maggioranzaalla politica e ai partiti, riconosce senza indugi il diritto sacrosanto ac-quisito dalla donna per il voto in genere e per il voto amministrativoin ispecie, considerando che e questo il punto di partenza per rag-giungere quelle giuste riforme che ogni anima femminile sacra e co-sciente si propone di vedere affermate per il bene della Societa sem-pre piu fiacca e inquinata»; «contrarissima [...] alla soppressione dellavoro nelle Scuole Medie frequentate da donne, concorde con laCommissione centrale ‘‘Educazione’’ fa voti: affinche un corso sup-plementare di lavoro venga imposto alle future maestre elementari»(p. 17). Il fascicolo del giugno-luglio 1925 si chiudeva con l’invito ri-volto dalla presidenza centrale alla «Commissione Vita sociale» (pre-sieduta dalla N.D. Anna Grisaldi Del Taja) a dedicarsi «nell’annoventuro ad assistenze e provvidenze sociali e a creare nel suo seno ilgruppo pro suffragio femminile» (p. 31).

L’ultimo numero reperito non contiene alcuna notizia sull’attivitalocale della sezione senese ed e interamente riservato alla pubblicazio-ne della relazione presentata al convegno di Washington dalla contes-sa Irene di Robilant, delegata dal Cndi a rappresentare l’Italia nella

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commissione Legislazione, Lavoro, Suffragio, Emigrazione (cfr. LaDelegata del C.N.D.I. al quinquennale di Washington, n. 10-11, ago-sto-settembre 1925, pp. 33-36).

MONICA PACINI

118. ANNUARIO DELLA R. SCUOLA COMPLEMENTARE ‘‘LUCRE-

ZIA MAZZANTI’’, FIRENZE

Luogo: FirenzeDurata: 1924/1925*Periodicita: annualeStampatore: Tipografia ‘‘Stella’’, FirenzeFormato: cm 26617,5Pagine: 54Note: data di stampa: 1926Area raccolte: BncFi: 1924/1925Bibliografia: RIGHINI, vol. II, 1955, p. 78.

I libri di testo adottati ed i titoli, classe per classe, degli esercizi dicomposizione eseguiti nel corso dell’anno scolastico, l’elenco degli in-segnanti, quelli degli alunni iscritti, dei licenziati e dei promossi, ac-compagnati dalle statistiche dei risultati degli esami, costituisconola parte piu rilevante dell’«Annuario» della Scuola complementarefiorentina intitolata a Lucrezia Mazzanti. A queste notizie si accompa-gnano i resoconti delle visite al Museo Nazionale e alla Mostra Didat-tica al Palazzo delle Esposizioni, dove «le insegnanti ebbero cura dimostrare agli alunni le piu palesi ed efficaci prove dell’attivita bene-fica della scuola italiana in tutti i campi del sapere» (p. 40), e la cro-naca della celebrazione del Natale di Roma, in occasione della qualefurono conferiti i diplomi ed i distintivi alla ‘‘guardia d’onore’’. Nellastessa circostanza, la professoressa Tenca, ordinaria di materie lette-rarie, lesse l’ode del Carducci Nell’annuale della fondazione di Romae tenne un discorso riportato dall’«Annuario». Nella pubblicazionetrova spazio anche il discorso che la Tenca aveva pronunciato quando«nella stessa aula, addobbata del tricolore, fu celebrato l’anniversariodell’entrata in guerra» (p. 45).

10

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Chiudono l’«Annuario» il programma e le foto della festa orga-nizzata per raccogliere fondi per la cassa scolastica.

TERESA BERTILOTTI

119. L’ANFORA

Sottotitolo: Rivista mensile diretta da Irma Viggiani; poi Rivista mensile illustrataLuogo: LivornoDurata: a. I, n. 1 (marzo 1925) - a. V, n. 6 (giugno 1929)Periodicita: mensileDirettore: Irma ViggianiStampatore: Tipografia Osvaldo Raffaelli, Livorno; dal n. 2, aprile 1925, Tip.

Emilio Pasquini, via Garibaldi 4, LivornoFormato: cm 23,5617; dal n. 2, aprile 1925, 30621,5Pagine: 23Prezzi: abbonamento annuale ordinario £ 15, d’incoraggiamento £ 30, sostenitore

£ 20; un numero £ 1,50Note: contiene xilografie sulla copertina e all’interno raffiguranti ritratti, decora-

zioni liberty, paesaggiArea raccolte: BncFi: a. II, 1926. BlLi: a. I, n. 1, marzo 1925 - a. V, n. 6, giugno

1929.Bibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 7; RUGGERI, 2004, p. 245; SOLDANI, 2004,

p. 354.

«Vi siete mai svegliati in una mattina di sole con un prepotentedesiderio di far qualche cosa di bello, di peregrino, qualche cosache appagasse la vostra anima stanca dalle cure materiali della vita?».Con questo entusiasta e solare incipit Irma Viggiani, a nome della re-dazione, presentava ai lettori la nuova rivista «che battezzammo colsignificativo nome di ‘‘Anfora’’, giacche sara sempre colma di chiarefresche dolci acque versate dalle piu pure acque dell’ingegno umano»(LA DIREZIONE, A chi legge, n. 1, marzo 1925, p. 1).

Nelle intenzioni dei suoi ideatori la rivista era concepita come unavetrina per nuovi e vecchi talenti del mondo dell’arte, specie della let-teratura, e «L’Anfora» avrebbe accolto, in effetti, ritratti di scrittori,poeti, pittori e scultori, recensioni di opere contemporanee, bozzettidi vita livornese e delle regioni d’Italia, nonche racconti, novelle, liri-che e testi teatrali di collaboratori e collaboratrici, prima fra tutti la

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direttrice, Irma Viggiani, autrice di romanzi brevi e drammi pubbli-cati a puntate per l’intera durata della rivista.

Fa da sprone a quest’opera compiuta da «ingegni nutriti di studie di esperienza» il fine primario de «L’Anfora», che la Viggiani indicaa chiare lettere: «vogliamo che questa snella ‘‘Anfora’’ faccia risuona-re fino alle piu lontane plaghe i nomi di coloro che seppero onorare laPatria o che degnamente la onoreranno» (ibid.). Irma Viggiani e lealtre firme femminili, fra le quali la giornalista Bianca Flury Nencini– responsabile per la stampa e la propaganda del Pnf livornese, giamilitante nel Consiglio Nazionale delle Donne Italiane – tratteggiava-no in realta un profilo dell’italianita e della donna italiana nella nuovaera fascista.

«L’Anfora», pero, non era solo una rivista su cui scrivevano don-ne; essa era anche rivolta alle donne. E se nel fascicolo del novembre1925 si trova un’ultima traccia del vecchio emancipazionismo («L’Al-leanza femminile livornese, Sezione del Consiglio Nazionale DonneItaliane», annuncia di voler partecipare «fedele ai suoi scopi di cultu-ra e di elevazione morale della donna», all’«imminente centenariofrancescano»: Concorso di Letteratura Francescana, n. 9, novembre1925, p. 215), le donne de «L’Anfora» indirizzavano ormai alle lettri-ci messaggi espliciti sul ruolo che la nazione chiedeva loro di eserci-tare, in primo luogo quello di educatrici delle nuove generazioni nelsegno del fascismo (n. 2, aprile 1925; n. 12, dicembre 1928). Nonmancavano i consigli d’igiene (n. 9, novembre 1925; n. 6, giugno1926), e soprattutto abbondavano le proposte di modelli comporta-mentali che, giungendo alle donne attraverso le trame e le eroinedei racconti, delle liriche e dei drammi, costituivano il nerbo della ri-vista. La donna scolpita da «L’Anfora» era in primo luogo una ma-schera di dolore. Le protagoniste dei racconti erano spesso donneche sbagliavano e dovevano sempre pagare. Valeria, trent’anni, «bellama sciupata», non avrebbe potuto piu riavere il bimbo che aveva ab-bandonato all’orfanotrofio dodici anni prima e che sarebbe rimastoper sempre coi genitori adottivi, «benestanti campagnoli alla buona,semplici e onesti» (VIGGIANI, Dramma breve, n. 4, giugno 1925,pp. 60-94). Un uomo e una donna senza nome si affrontavano in Ri-nuncia, a firma «Lalage». Egli la desidera: «Sua doveva essere persempre». «No – ella interruppe – io non posso essere tua [...] io ri-nuncio ad essere la tua donna perche non so peccare, perche conosco

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la via del dovere e non quella del disonore» (n. 5, maggio 1927,pp. 117-119). Chi a suo tempo non ha avuto l’opportunita di un ma-trimonio non puo tornare indietro o innamorarsi (A. PACCHIEROTTI

MANGINI, Accanto all’amore, n. 3, marzo 1926, pp. 59-61).Donne sofferenti, segnate da lutti e abbandoni, dunque; «L’An-

fora» era pero molto ferma nel dispensare minacce a chiunque si di-staccasse dal modello di madre e moglie devota. Nessuna speranzapoi per chi in famiglia avesse tare che avrebbero potuto inficiare lafunzione del matrimonio (O. CASATI DE ANGELIS, La Gioia di Rosel-la, n. 6, giugno 1928, pp. 131-134).

La societa con le sue gerarchie, e le donne in particolare, appaio-no, nelle pagine della rivista, chiuse in una gabbia che non ammettederoghe. Colpisce, inoltre, che tanti richiami all’immagine tradiziona-le della femminilita giungano da donne attive nella sfera pubblica e daintellettuali che certo non limitavano la loro attivita al focolare dome-stico. Evidentemente, esse ritenevano di adempiere al proprio doveredi militanti, educando altre donne all’obbedienza, ma, esito forse nonprevisto, l’uscita nella sfera pubblica le indirizzava inevitabilmente alconfronto con le contraddizioni dell’ordine sociale. Scriveva Olga Ca-sati De Angelis a proposito di alcune critiche mosse da Mussolini alleitaliane che, per molte donne responsabili di offendere con il lorocomportamento la dignita e la virtu, «ve ne sono milioni che passanovirtuosamente in questa vita senza che nessuno se ne accorga». «Sonole piu buone e intelligenti, le piu gentili e modeste, le piu serie e vir-tuose. E se non hanno il dono della bellezza sono quelle che piu sof-frono. Ma sono queste le donne che l’uomo avvicina? No, o ben ra-ramente, che quasi solo da esse escono quelle madri esemplari chetutti venerano. E allora di chi e la colpa? Se non fosse dato a vederequanto l’uomo rincorra, sia pure per curiosita e capriccio, la donnavana e civetta, la donna piu procace e attraente per lusso e amoralita...chissa se tante, si sarebbero ridotte ad un’emulazione falsa e obbro-briosa?» (Donne moderne, n. 12, dicembre 1927, p. 277).

«L’Anfora», ad ogni modo, era una rivista di cultura e varie ame-nita vicina al regime, scritta da donne e uomini che si riconoscevanopienamente nel progetto fascista e lo diffondevano, letta (o per lo me-no sostenuta) da figure dell’establishment labronico, come risulta dal-l’elenco degli associati, di cui facevano parte Costanzo Ciano, Monsi-gnor Giovanni Piccioni, Guido Donegani, Guido Farello prefetto di

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Livorno, Marco Tonci Ottieri della Ciaia sindaco della citta (n. 5, lu-glio 1925, p. 120). Essa esprimeva un’appartenenza fascista innervatada nazionalismo e clericalismo. Numerosi gli scritti dedicati alla primaguerra mondiale, fra cui spiccano quelli contenuti nel numero del giu-gno 1926, dal significativo titolo La Vostra Tomba e un’ara, che sovra-stava una xilografia di Irma Pavone Grotta – artista labronica impa-rentata coi Ciano, che dal 1935 ricoprı la carica di Fiduciaria deiFasci Femminili di Livorno – raffigurante la Nike di Samotracia cona fianco due fasci littori che reggono una trave recante l’iscrizione:«XXIV maggio MCMXXVI» (I. PAVONE GROTTA, La vostra tombae un’ara, n. 6, giugno 1926, p. 129).

Alla «fede verso la patria» la rivista affiancava quella nel cattolice-simo, cemento dell’identita italiana. Frati cappuccini firmano racconti,recensioni e articoli (n. 2, febbraio 1926; n. 7, luglio 1926; n. 10, otto-bre 1926; n. 1, gennaio 1927; n. 4, aprile 1927). Per il numero dell’ot-tobre 1926, coincidente con il centenario francescano, la rivista cam-biava nome in «L’Anfora Francescana», ed era interamente dedicataalla celebrazione di San Francesco d’Assisi. In occasione del Concor-dato, sulla prima pagina si leggeva: «Esultiamo! L’accordo che si econcluso l’11 febbraio tra la Santa sede e lo Stato italiano e un avveni-mento cosı alto che a noi mancano le parole per esaltarlo. Ma se leparole son povere, il sentimento e profondo e a noi Cattolici, a noiItaliani, a noi Fascisti, sgorgano dal cuore non finte lacrime diesultanza, simili a quelle di un padre che veda i figli, ugualmente amatie discordi, darsi il bacio della Pace e dell’Amore» (L’ANFORA, Esultia-mo!, n. 3, marzo 1929, p. 1).

Imbevute di una retorica all’epoca molto in auge erano le paginededicate a Mussolini («Ma non temere [Italia] – scriveva la direttri-ce – il tuo nocchiero e sempre al suo posto, fissa gli occhi di lince nel-la lontananza remota e ti guida, con mano ferma e sicura, sulle ondeinfide. E la Egli rimarra, perche cosı vogliono gl’Italiani, perche cosıvuole Iddio che ti ama, o Italia» (n. 12, dicembre 1926, p. 265); e laretorica raggiunge l’acme con il numero dell’ottobre 1928, comme-morativo della marcia su Roma. La copertina ritrae Mussolini a caval-lo e la rivista si apre con uno scritto della Viggiani che si conclude conun’ode «Al Duce Magnifico in cui si incarnano le migliori virtu dellastirpe e verso il quale gl’Italiani, con l’anima tesa come il braccio nelsaluto romano, guardano, incrollabili nella fiducia, indomabili nell’a-

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more. Eja, Eja, Alala» (n. 10, ottobre 1928, p. 243). Seguiva una teo-ria di inni al regime: Alma Mater, dedicato a Roma, di Bianca FluryNencini (p. 244), La prima luce di Maria Sandonnini Bobbiese(p. 244), Ave Dux! di Giulietta Martini (p. 245).

TIZIANA NOCE

120. BOLLETTINO DELL’ISTITUTO GUALANDI PER SORDOMUTI

E SORDOMUTE

dal 1927, PRO MUTIS

Sottotitolo: Foglietto trimestrale per i Benefattori e le Famiglie degli alunni; dalgennaio 1926, Foglietto mensile per i Benefattori e le Famiglie degli alunni;dal 1927, Bollettino dell’Istituto Gualandi per sordomuti e sordomute. Fo-glietto mensile per i Benefattori e le Famiglie degli alunni; dal 1928, Bollettinobimestrale dell’Istituto Gualandi per sordomuti e sordomute; dal 1929, Bollet-tino mensile dell’Istituto Gualandi per sordomuti e sordomute; nel 1933, nes-suno; dal 1934, Bollettino mensile dell’Istituto Gualandi per sordomuti e sor-domute in Firenze; poi Bollettino mensile dell’Istituto Gualandi per sordomutie sordomute

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (dicembre 1925) - 1943[riprende nel 1948 e dura fino al 1952]Periodicita: mensile; dal 1928, bimestrale; dal 1929, mensile, ma irregolareDirettore: padre Raffaele Ravaglia; poi sacerdote dott. Arturo ElmiStampatore: Scuola Tipografica dell’Istituto Gualandi per sordomuti e sordomu-

te, via di Ripoli 181, FirenzeFormato: cm 23,5617Pagine: 4; dall’agosto 1927, 8; dal 1928, da 8 a 12+copertina; nel 1943 si ridu-

cono a 4Prezzi: in omaggio alle famiglie degli alunni, ex alunni, benefattori, ma si accet-

tano offerte. Abbonamento: £ 5, oppure in abbonamento cumulativo (solo fi-no al 1933) con «Effeta» (organo dell’Istituto Gualandi di Bologna), £ 15; dal1943, abbonamento £ 10

Note: dal 1928, copertina di colore rosa, verdolino, azzurro, spesso illustrata neiprimi 5 anni con fotografie dell’istituto e degli alunni. Dal 1940 riappaiono lefoto in copertina. Foto in b/n nelle pagine interne. Nel 1933 e dal 1937 al 1941sulla seconda e terza di copertina compaiono inserzioni pubblicitarie

Area raccolte: BncFi: 1927-1929; 1932-1941; 1943, lac. 1935, 1943. BmarFi: a. I,n. 1, dicembre 1925-1943, lac. 1933, 1940, 1941, 1943. L’Istituto Gualandi di

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Firenze possiede una collezione della rivista di cui non e stato possibile accer-tare la consistenza per lavori di ristrutturazione in corso

Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, pp. 285-286, 414.

«Pro mutis» era destinato ai benefattori dell’Istituto Gualandi ealle famiglie degli alunni e delle alunne ospitati, con l’intento di infor-mare sulle attivita scolastiche e di formazione professionale offertedall’istituto stesso; di aggiornare le famiglie sulle occupazioni dei ra-gazzi e delle ragazze nel tempo libero (gite a monasteri, chiese, san-tuari o in visita a nobildonne); di presentare resoconti delle feste sco-lastiche (in cui si mettevano in scena spettacoli teatrali e ginnici) edelle esposizioni pubbliche di lavori degli alunni e delle alunne; di ri-cordare ed encomiare le nobildonne «protettrici» (in particolare laprincipessa Antonietta Strozzi, detta «la buona mamma», che a lungosostenne economicamente l’istituto, la contessa Luisa Guicciardiniche lo visitava di frequente o la contessa Enrichetta Sperling, che ave-va lasciato in dono una villa a Montepiano); e infine, di dare notizie suristrutturazioni o ampliamenti della sede per i quali, tra l’altro, si chie-devano contributi in denaro.

Dalle pagine del periodico si hanno dunque per lo piu informa-zioni a carattere istituzionale e organizzativo, mentre i sordomuti ele sordomute (chiamati anche «i mutolini» e «le mutoline»), fino alsecondo dopoguerra, rimangono sullo sfondo. Apprendiamo che l’i-stituto fiorentino, fondato nel 1885 da due sacerdoti bolognesi, erauna delle varie istituzioni che in Italia si occupavano dell’educazionedei sordomuti e delle sordomute dai sei anni in su. Al suo interno era-no presenti un giardino d’infanzia, un corso di istruzione elementaree corsi per la formazione professionale: per calzolaio, sarto, falegna-me, tornitore, intagliatore, rilegatore di libri nel caso dei maschi;per l’avviamento «ai vari lavori di casa: da sarta, a maglia, all’uncinet-to, ricamo in bianco e seta, trine di ogni genere, specialmente Aemi-lia-ars e fiori artificiali», per le femmine, «secondo la capacita e la ten-denza di ciascuna» (Istituto Gualandi, n. 12, dicembre 1927, p. 53;Un’opera di redenzione. L’Istituto Gualandi per sordomuti e sordomutedi Firenze, n. 5, maggio 1929, p. 44). Per chi, dopo gli studi, restavanell’istituto, era previsto il lavoro nella «colonia agricola» e nella tipo-grafia (che stampava anche su commissione) per gli uomini e, per ledonne, l’assistenza nel «Ricovero S. Antonio per le sordomute anzia-ne istruite o abbandonate fondato dalla principessa Strozzi»; inoltre,

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era in funzione anche una societa di mutuo soccorso denominata «As-sociazione benefica sordoparlanti» che interveniva in caso di disgraziao difficolta dei suoi soci.

Nell’arco di tempo compreso fra il 1925 e il 1943 prevalgono net-tamente le firme maschili; le poche firme femminili appaiono nel1929 e negli anni della guerra. Si tratta di insegnanti e suore respon-sabili delle sordomute che stendono la cronaca della sezione femmi-nile (vita quotidiana o descrizioni delle gite delle ragazze in vari san-tuari o luoghi di pellegrinaggio); pubblicano brevi componimentilirici sui cicli stagionali o su temi religiosi (in particolare su Maria Ver-gine). L’unica eccezione significativa e un articolo sul concordato traStato e Chiesa, firmato da Alda Pontelli (La conciliazione, n. 2, feb-braio 1929, p. 20).

I due sessi erano separati sia nei refettori che nelle scuole: mentrei ragazzi avevano anche alcuni professori laici, le ragazze erano, aquanto pare di capire, affidate esclusivamente alle cure delle suore.I pochi cenni alle allieve ricalcano modelli tradizionali. Si legge adesempio: «anche nella Sezione femminile il lavoro professionale e ar-tistico viene impartito con la massima cura dalle buone e brave Suoredella Piccola missione. E poiche le bambine devono riuscire prima ditutto delle brave massaie, cosı il primo pensiero e di insegnare loro lefaccende e i lavori donneschi» (Come il nostro Istituto cura l’istruzioneprofessionale degli allievi, n. 4, 1937, p. 20). Per trovare qualche lievemutamento nel modo di considerarne l’educazione bisognera atten-dere gli anni del secondo dopoguerra.

La struttura interna del periodico e molto varia; sulle sue paginesi alternano in ordine mutevole e senza periodicita fissa la rubrica de-dicata all’istituto, quella medico-scientifica (riservata quasi sempre aiproblemi di udito), l’articolo sui metodi pedagogici specificamente ri-volti ai sordomuti, brevi novelle, «lezioncine di dottrina cristiana»,pezzi in memoria di qualche personaggio di rilievo nella vita dell’isti-tuto, seguiti dall’elenco delle offerte ricevute, dalla piccola posta e dainecrologi.

Il carattere tutto interno del periodico fa sı che anche il fascismotardi a diventare oggetto di attenzione; la prima traccia che se ne trovae quella del gia citato articolo che plaude al Concordato. Ma i riferi-menti restano rari anche successivamente: due copertine riproduconoraffigurazioni del duce fatte dai ragazzi della scuola (n. 5, maggio

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1929; n. 3, marzo 1933); in alcune occasioni, poi, si allude alla festadella Befana fascista; si inneggia «al Governo fascista che primo in Ita-lia, per volonta del Duce volle con una provvida legge regolare la po-sizione del sordomuto, fin qui negletto, insieme a quella del cieco» (Incasa nostra, n. 5, maggio 1932, p. 45); si parla della visita di RenatoRicci, presidente dell’Opera Nazionale Balilla, «che si compiacquedi passare in rivista i reparti organizzati dal nostro istituto: balilla,avanguardisti, giovani fascisti e giovani italiane» (La visita di S. Ecc. Re-nato Ricci ai reparti organizzati del nostro Istituto, n. 3, marzo 1934,p. 18). Il segno piu tangibile della presenza del fascismo e dato dallostile, appesantito da espressioni retoriche e magniloquenti.

Il periodico interrompe le pubblicazioni alla fine del 1929 per ri-prenderle nel 1932; dopo un’ulteriore sospensione alla fine del 1941ricompare nel 1943, per tacere subito dopo fino al 1948. La chiusuradefinitiva si avra nel 1952.

BARBARA IMBERGAMO

121. L’ECO DEL SANTUARIO DI PIOMBINO E OPERE ANNESSE

Sottotitolo: Bollettino mensile a beneficio delle orfanelleLuogo: PiombinoDurata: *1925-1941Periodicita: mensileDirettore: padre Benvenuto Egidio Magnani; poi Vincenzo Meghini O.F.M.Stampatore: Tip. La Perserveranza, Piombino; poi Tip. Marchi, PiombinoFormato: cm 25617; poi 32623Pagine: 4Area raccolte: BlLi: nn. 2, 3 (a. IV, 1928)Bibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 73.

Il bollettino, molto modesto, compilato dai padri dell’Ordine delFrati Minori, custodi del Santuario La Madonna di Cittadella diPiombino, riporta poche notizie sulle attivita assistenziali che si racco-glievano attorno a questo centro religioso (una mensa per i poveri, unasilo infantile e, piu tardi, un oratorio) e brevi articoli a carattere edi-ficante. Era distribuito gratuitamente ai benefattori delle opere assi-stenziali, e da un prospetto della Questura di Livorno sappiamoche nel 1927 veniva stampato in circa 3000 copie (cfr. DI GIOVANNI,1991, p. 73). In una nota del 25 gennaio 1942 la stessa questura se-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 471

gnalava la sospensione «temporanea» del periodico, per difficolta diapprovvigionamento della carta. Il n. 3 del 1928 e un numero specialeper il giubileo sacerdotale di padre Giustino Senni Buratti, sepoltonel Santuario.

SIMONETTA SOLDANI

122. BOLLETTINO DIOCESANO DELLA GIOVENTU FEMMINILE

CATTOLICA

Luogo: Arezzo (Cattedrale)Durata: 1926*Periodicita: mensileArea raccolte: non reperitoBibliografia: «Annuario della Stampa Italiana» 1927/1928, p. 558.

123. LIFE AND CULTURE

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (maggio 1927) - a. II, n. 9-10 (settembre-ottobre 1928)Periodicita: quindicinale; dall’ottobre 1927, mensileEditore: Linda Riggio Editore, via Faenza 9, Firenze; dal giugno 1927, via Toselli

104, FirenzeDirettore: Linda RiggioStampatore: nn. 1 e 2, maggio e giugno 1927, Industrie Grafiche, Firenze; n. 5,

novembre 1927, Tipografia Classica, Firenze; n. 1, gennaio 1928, TipografiaGiachetti, Figlio e C., Prato; nn. 4, 5-6, 9-10, aprile, maggio-giugno, settem-bre-ottobre 1928, Stabilimento Tipografico e Cartotecnico ‘‘Il Cenacolo’’, Fi-renze

Formato: cm 24618Pagine: 16+copertina; 28 nel n. 5-6, maggio-giugno 1928 e 24 nel n. 9-10, set-

tembre-ottobre 1928, che racchiudono due mensilitaPrezzi: Abbonamento annuale £ 36, semestrale £ 19; dall’ottobre 1927, annuale

£ 19, semestrale £ 10; un numero £ 1,70Note: la copertina nei primi numeri e di colore arancione e presenta una cornice

marrone con tre riquadri, dove sono inseriti rispettivamente il titolo, il somma-rio, la casa editrice. Nell’ottobre del 1927 la copertina e rosa, con il disegno altratto di un cippo romano con drappeggi e una targa con il nome della rivista.Sul cippo sono disposte a sinistra foglie e bacche d’alloro, a destra foglie diquercia e ghiande; al centro una forma circolare racchiude il busto di un sol-dato romano.

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La rivista presenta foto in b/n di paesaggi, citta, edifici di particolare rilevanzaarchitettonica della Gran Bretagna e degli Stati Uniti; foto di strumenti scien-tifici; riproduzioni fotografiche di pitture che rappresentano avvenimenti sto-rici; infine, disegni al tratto di carte tematiche. Particolarmente corredate diimmagini sono le rubriche Art and science e Commerce and industry

Area raccolte: BncFi: nn. 1, 2, 4, 5 (a. I, 1927); nn. 1, 4, 5-6, 9-10 (a. II, 1928).BmarFi: a. I, n. 1, maggio 1927 - a. II, n. 9-10, settembre-ottobre 1928, lac.

Bibliografia: BANDINI BUTI, vol. II, 1942, pp. 386-387; RIGHINI, vol. I, 1955,pp. 318-319.

Il primo numero di «Life and Culture», fondata, diretta ed edita daLinda Riggio presso la propria casa editrice, esce nel maggio del 1927.La rivista, destinata ai docenti di lingua inglese e agli studenti degli isti-tuti superiori, all’inizio e un quindicinale a diffusione nazionale, come sideduce dall’elenco degli abbonati pubblicato sulle sue pagine. Nel pri-mo numero la direttrice dichiara infatti che la sua intenzione e «quella dipubblicare in Italia una rivista inglese ad un prezzo popolare».

Per meglio mettere a fuoco lo scenario in cui nasce il periodico,pubblicato in inglese a Firenze, e indispensabile tener conto della bio-grafia e del disegno editoriale della Riggio. Docente di lingue (inglese efrancese) nella scuola media e autrice di saggi di argomento religioso edi romanzi popolari, convinta delle potenzialita pervasive della stampa(da lei definita «un’arma terribile di propaganda, una grande potenzacon cui si domina lo spirito pubblico»: Nemici d’Italia, Firenze, ScuolaTip. Artigianelli, 1933, p. 7), essa fece della propria casa editrice (cheopero, secondo i dati forniti dal Cubi, negli anni 1926-1937), lo stru-mento privilegiato di diffusione delle proprie posizioni religiose, poli-tiche, pedagogiche e didattiche. Nella sua attivita editoriale Linda Rig-gio Cinelli perseguı due finalita: valorizzare e rinnovare nella scuolamedia e negli istituti superiori l’insegnamento delle lingue inglese efrancese e rafforzare la fede nella religione cattolica delle masse popo-lari. «Life and Culture» vuole dunque essere uno strumento di rinno-vamento dello studio delle lingue, anzi ne costituisce una realizzazionesignificativa. Nella proposta di testi scolastici relativi allo studio dellelingue si puo rintracciare il filo conduttore presente nella rivista: l’in-dicazione, cioe, di un nuovo metodo per l’apprendimento delle lingue,attento alla pratica della lingua parlata oltre che allo studio teorico del-la grammatica, con l’intento di favorire un uso della lingua funzionalealle esigenze della vita reale e di farne uno strumento di scambio e diconoscenza della civilta di altri popoli.

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 473

«Life and Culture» contiene materiale di vario genere atto a illu-strare la realta dei paesi anglosassoni sotto piu punti di vista: geogra-fico, storico, letterario, commerciale. Corredata da diverse rubriche(Art and science, Literary sketches, Interesting news, Commerce andindustry, Humour, Translations, Correspondence) e dalla pubblicazio-ne di opere letterarie a puntate, come Julius Caesar di Shakespeare eThe old curiosity shop di Dickens, in modo da corrispondere a diffe-renti interessi, e destinata ai docenti, quale strumento di lavoro da uti-lizzare nell’esercizio della loro professione, definita «alta missione»,ma anche agli studenti perche possano acquisire padronanza nella lin-gua inglese attraverso la conoscenza della cultura anglosassone; infi-ne, si rivolge a chi ha lasciato la scuola, perche non dimentichi. Permettere in rilievo la serieta e la novita del metodo didattico propostodalla rivista sono riportate nel primo numero e sottolineate nel n. 5,del novembre 1927, le parole con cui il ministro Fedele esortava i do-centi ad insegnare le lingue straniere «attraverso la pratica intensa e lostudio di buoni scrittori»; ma il disegno editoriale di «Life and Cul-ture» va oltre l’intento del ministro e non si limita alla presentazionedi brani letterari. Consapevole, pero, del costo economico di tale im-presa, ai fini di una buona riuscita dell’iniziativa l’editrice Riggio con-ta sull’adesione delle scuole e fa leva sull’impegno degli studenti e inparticolar modo dei colleghi docenti nel diffondere e far conoscere larivista.

Per costruire un rapporto solido con il mondo della scuola, da cuidipende la vita stessa di «Life and Culture», costante e da parte delladirezione il tentativo di coinvolgere sia gli insegnanti, accogliendo iloro suggerimenti e invitandoli a collaborare alla realizzazione dellarivista, sia gli studenti, suscitando il loro interesse con la ricchezzae la varieta delle proposte editoriali e invitandoli a partecipare a con-corsi a premi basati sulla traduzione in inglese di brevi opere italiane.Infine, in collaborazione con il centro di Corrispondenza ScolasticaInternazionale, si organizza la corrispondenza con studenti e inse-gnanti stranieri. L’iniziativa, rivolta sia ai docenti che agli alunni, e ri-levante in quanto rappresenta, in un’epoca di estrema chiusura del-l’Italia in se stessa, una porta d’accesso ad altre culture.

La rivista ha, pero, una vita travagliata gia dal secondo numero, cheesce con ritardo per scarsita di abbonati. Per poterne continuare la pub-blicazione la casa editrice adotta piu strategie. Inserisce la pubblicita di

474 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

testi scolastici e dei prodotti dell’Istituto Chimico Farmaceutico di Fi-renze e trasforma la rivista in mensile. Inoltre, nel primo numero del1928, «Life and Culture» subisce dei mutamenti significativi nella strut-tura. Il suo contenuto e suddiviso tra Corso superiore, medio ed inferio-re, per corrispondere ai differenti livelli degli alunni nella conoscenzadell’inglese. Le rubriche, sebbene ridotte nel numero di pagine, vengo-no conservate per il solo Corso superiore, mentre per gli altri due corsi cisi limita a nozioni di grammatica, conversazione ed esercizi di traduzione.

Nell’ultimo numero (n. 9-10, maggio-giugno 1928) la direttrice, aconclusione dell’avventura di «Life and Culture», lamenta di non averavuto dal mondo della scuola il sostegno economico indispensabile amantenere in vita il periodico: «Non e facil cosa dopo aver faticato, as-sunto responsabilita, incontrate le incredibili noie tipografiche ed aver-ci rimesso denaro unicamente per il bene della gioventu studiosa e perla divulgazione di una lingua cosı necessaria in Italia anche per i rap-porti commerciali, andare elemosinando le 10 lire dell’abbonamento».

L’apertura nei confronti di altre culture presente in «Life andCulture» non trova peraltro riscontro nelle pubblicazioni di caratterereligioso e politico di Linda Riggio dove, al contrario, prevale un at-teggiamento di totale adesione all’ideologia e al regime fascista.

MARIA ROSARIA DI SANTO

124. LUCE DEL POPOLO

Sottotitolo: Numero unico che si vende a L. 1 dal Comitato pe’ festeggiamenti delRione di Porta S. Marco, a totale beneficio dell’erigendo Ospedale

Motto: O luce, o gloria della gente umana (Dante); Io ho un’immensa fiducia nelpopolo italiano nelle sue virtu di razza, e nelle sue opere future (Mussolini)

Luogo: PistoiaDurata: 1º gennaio 1927Periodicita: numero unicoCompilatrice responsabile: Maya (pseudonimo di Iva Gonfiantini)Stampatore: Officina tipografica A. Pacinotti, PistoiaFormato: cm 50635Pagine: 4Area raccolte: BfPt: 1º gennaio 1927Bibliografia: SAVI, 1978, p. 48.

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 475

«Luce del Popolo» si apre con una citazione del letterato e sena-tore pistoiese Alessandro Chiappelli, che invita i cittadini pistoiesi allacarita come gesto di fraternita civica (L’espressione della mano e l’ani-ma, p. 1) e con un excursus storico sulla formazione degli Spedali Riu-niti di Pistoia che «non sono piu in grado di assolvere adeguatamentela loro funzione di nosocomio di una citta di nobili tradizioni, elevataora a capoluogo di provincia, ed attendono da enti e da cittadini imezzi necessari alla loro riorganizzazione» (Q. SANTOLI, Ospizi eOspedali, pp. 1-2).

Il numero unico e affidato alla compilazione di Iva GonfiantiniPerugi, letterata e esponente del fascismo locale (si veda ad esempio:Vita pistoiese: libro fascista, Pistoia, G. Grazzini, 1933), oltre che pa-rente di uno dei notabili del comitato promotore dei festeggiamentiorganizzati per il 2 ottobre 1927 nel Rione di Porta S. Marco a soste-gno della costruzione «di un grande e moderno Ospedale» (p. 3). Ilnumero e dedicato alla celebrazione dell’‘‘italianita’’ delle tradizionireligiose, civiche e artistiche (cfr. A. PACINOTTI, San Marco, p. 2) e al-la raccolta di inserzioni pubblicitarie (p. 4). La Pagina del Rione illu-stra le iniziative in programma: dalla commemorazione del patriota ecommediografo pisano Tommaso Gherardi Del Testa «continuatoredella scuola di Goldoni», morto a Pistoia nel 1881, all’elezione dellaReginetta di Porta S. Marco, ai premi per l’illuminazione «alla vene-ziana» delle case (p. 3).

MONICA PACINI

125. PICCOLE VOCI DI VAL DI MAGRA

Sottotitolo: Giornalino mensile dei circoli didattici di Villafranca e BagnoneMotto: «...Se novella vera – di Val di Magra o di parte vicina – sai, dilla a me...»

(Dante, Purgatorio, canto III)Luogo: PontremoliDurata: a. I, n. 1 (15 aprile 1927) - a. II, n. 2 (15 novembre 1927)*Periodicita: mensileDirettore: Marianna CavagnadaStampatore: Stab. Tip. Editoriale C. Cavanna, Pontremoli (Ms), poi Borgotoro

(Pr)Formato: cm 35625Pagine: 6; n. 1, 15 ottobre 1927, 4; n. 2, 15 novembre 1927, 8Prezzi: abbonamento annuale sostenitori £ 10

476 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Note: contiene foto in b/n tratte da Castelli di Lunigiana, Pontremoli, Stab. Tip.Editoriale C. Cavanna

Area raccolte: BpPr: a. I, n. 1, 15 aprile 1927 - a. II, n. 2, 15 novembre 1927Bibliografia: BERTOZZI, 1979, pp. 190-191.

Sorto sui monti della Lunigiana per iniziativa di Marianna Cava-gnada (autrice di Lunigiana eroica: Groppoli, memorie, Pontremoli,Tip. C. Cavanna, 1920), direttrice dei circoli didattici di Villafran-ca-Bagnone (cfr. Premio, n. 2, 15 novembre 1927, p. 1), il giornalino,di cui si conoscono solo 5 numeri usciti tra l’aprile e il novembre1927, si apre con un invito a «lodare e ringraziare Iddio», a sentire«la dolce poesia del paese dove siamo nati [...] e a conoscere, peramare, la grande Patria su cui viviamo (Per voi, bambini, n. 1, 15 apri-le 1927, p. 1).

La descrizione dei castelli e delle leggende della Lunigiana costi-tuisce il tema dominante dei componimenti pubblicati nella rubricaLa Pagina degli Scolari (cfr. E. ZAMMORI classe III, Borgo di Castevoli,Mulazzo, ivi, p. 5), insieme al culto dei morti (I. GAVARINI classe III,Il cimitero del mio paese, n. 2, 15 novembre 1927), alla vita scolastica(G. RUGGIERI classe V, Il primo giorno di scuola, n. 1, 15 ottobre1927), alle attivita produttive della montagna e alle imprese del regi-me (G. CAMPOLONGHI classe V, De Pinedo, n. 1, 15 aprile 1927). Ilgiornalino ospita anche una rubrica di Corrispondenza interscolaticacon gli alunni di Vignale (Milano) – dove si era trasferito il preceden-te direttore didattico –, mentre Fra nonno e nipoti presenta la strut-tura di un dialogo tra le curiosita dei ragazzi e le risposte di un vec-chio sapiente («Nonnino») dietro cui si cela la direttrice stessa(sull’assunzione di maschere autoriali maschili cfr. MUSCARIELLO,2002, pp. 9-17). Racconti (di Gino Mosti), poesie (di Ceccardo Roc-catagliata Ceccardi), indovinelli e una rubrica di igiene (L’igiene nellascuola a cura del dott. Giulio Taddei) completano il periodico che epervaso dall’intento di dare visibilita e unita al lavoro svolto nellescuole elementari della zona (cfr. A rapporto, n. 3, 15 luglio 1927,p. 1), nel quadro di una professione di fede nel fascismo e nella figuraguida del duce. Uno spazio particolare e dedicato ne Il cantuccio delBalilla alla formazione del futuro cittadino, esortato ad «amare contutta la forza Dio creatore e la Patria» e a dimostrare di avere non so-lo la divisa ma «l’anima del piccolo genovese che ai Balilla da il no-me» per «sentirsi degni della camicia nera che il sangue di tanti mar-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 477

tiri ha santificata» (n. 1, 15 aprile 1927, p. 3; sulla propaganda fasci-sta rivolta all’infanzia cfr. GIBELLI, 2005).

Il proposito dichiarato di arricchire «queste piccole pagine conillustrazioni di paesaggi e riproduzioni dei disegni degli scolari» (n. 1,15 aprile 1927, p. 5) pote realizzarsi solo parzialmente, dati gli alti co-sti dei cliches; evidentemente il corpo insegnante e le autorita civili ereligiose, chiamate a raccolta nel numero di apertura, non concorseronella misura auspicata al successo del giornale.

MONICA PACINI

126. BOLLETTINO PARROCCHIALE DI S. MARIA CORTE ORLAN-

DINI

Sottotitolo: a cura del Gruppo Femminile CattolicoLuogo: LuccaDurata: a. I, n. 1 (gennaio 1928) - a. XII, n. 1 (gennaio 1940)Periodicita: mensileDirettore: can. Ferdinando SimonettiStampatore: Tipografia Artigianelli, LuccaFormato: cm 32622Pagine: 4Prezzi: non specificatiArea raccolte: BsLu: a. I, n. 1, gennaio 1928 - a. XII, n. 1, gennaio 1940: mancano

n. 10, 1932; nn. 1, 2, 5, 1939Bibliografia: CELI, SIMONETTI, 2005, pp. 239-241.

Si tratta di uno dei numerosi bollettini parrocchiali stampati e dif-fusi a Lucca tra le due guerre, con la particolarita di essere curato dalGruppo femminile cattolico e quindi di contenere, oltre a notizie dicarattere generale, anche quelle concernenti le attivita dei circoli fem-minili parrocchiali. Il taglio e quello di una pubblicazione popolaredi argomento religioso-morale, non del tutto estranea, pero, alle sol-lecitazioni della situazione politica, come si nota nell’esplicito e reite-rato consenso nei confronti del regime fascista e negli interventi voltia legittimare le sue azioni di forza in politica estera (a sostegno delleconquiste coloniali in Africa Orientale ricordiamo: Abissinia e religio-ne, n. 5, maggio 1936, p. 3; Il nuovo fiore, n. 6, giugno 1936, p. 3;

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contro l’ateismo e l’anticlericalismo e quindi per l’intervento italianoin Spagna a fianco dei franchisti: la poesia Satana, n. 10, ottobre 1936,p. 3; La Spagna riconsacrata, n. 8, agosto 1939, p. 2; La devozione aMaria dell’Armata Spagnola, n. 10, ottobre 1939, p. 2).

Gli articoli non sono quasi mai firmati; si pubblicano rubriche fis-se dedicate alle varie attivita parrocchiali (rosari, novene, tridui, fun-zioni particolari), al commento di brani delle Scritture (soprattuttodel Vangelo), alla commemorazione di sacerdoti e figure importantidella parrocchia, brevi citazioni e sunti di vite di santi celebri (DonBosco, Francesco di Sales, Bernardino da Siena, Margherita Alaco-que), ma anche di beati e canonizzati lucchesi (Elena Guerra, GemmaGalgani, Giovanni Leonardi). Non mancano poi le osservazioni sullepiu importanti feste e ricorrenze religiose, con particolare riferimentoa quelle riguardanti la Vergine e Cristo Re, l’invito ad una frequenzaregolare alle funzioni religiose e alla comunione e le sintesi dei prin-cipali interventi papali; significativa in proposito quella dedicata a«Cristo Re», che si sofferma sui temi dell’enciclica Quas primas (n. 10,ottobre 1928, p. 1). Sono inoltre trattate, sia sotto forma di arti-coli che di brevi racconti, dialoghi e poesie, alcune questioni che inquel periodo caratterizzavano l’impegno della Chiesa nella societa:le persecuzioni dei cattolici in Messico, Spagna, Russia, Algeria (perla quale si cita l’esperienza di Charles de Foucauld), l’obbligo del ri-poso festivo per i lavoratori, l’opposizione alla scuola laica e allo sport(Contro la degenerazione nello sport, n. 12, dicembre 1937, p. 2).

Vengono inoltre affrontate l’immoralita diffusa negli spettacoli ci-nematografici, ai quali si consiglia di assistere solo in base ai suggeri-menti di persone «moralmente rette», e la distinzione tra «buona ecattiva stampa», a proposito della quale, in un articolo apparso sulnumero 8 dell’agosto 1933, intitolato Se sia lecito dar certi libri allefiamme (p. 3), si elogia l’azione esemplare di alcuni sacerdoti spagnoliche bruciano sulle piazze libri di autori immorali (Zola, Hugo, Byron,Trigo). Inoltre, dal 1930, emerge in modo sempre piu evidente la ne-cessita di un’attivita missionaria e di apostolato da parte di quella cheviene definita «milizia cristiana», e per questo si mobilita anche ilgruppo femminile con le raccolte di fondi per la costruzione del nuo-vo seminario o per l’Universita cattolica.

Tuttavia, il tema ossessivamente presente negli interventi che ri-guardano la specificita femminile e, in linea con le battaglie condotte

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in tutta Italia dalla Gioventu Femminile di Azione Cattolica, quellodella purezza e della corruzione portata dalla moda e dai costumitroppo liberi. I numerosi contributi in proposito spesso si richiamanoanche a interventi pontifici; negli anni Venti appare anzi una rubricafissa, intitolata Abbasso la moda nascente, attraverso la quale si pro-muove La crociata per la moda, «per sottrarre la moda femminile al-l’asservimento straniero e ai lenocinii della corruzione» (n. 9, settem-bre 1928, p. 3). Non mancano attacchi ai costumi da bagno, contro ilcarnevale ed il ballo (significativo e Le sale da ballo non danno marito,n. 2, febbraio 1932, p. 2), occasioni, quest’ultime, considerate pienedi pericoli per la purezza e inadatte a donne virtuose. A sostegnodi tali posizioni, in un articolo intitolato La donna moderna (n. 8, ago-sto 1934, p. 3), viene richiamato un intervento di Benito Mussolinisull’abolizione dei concorsi di bellezza, apparso su un periodico ingle-se, nel quale si sottolinea che la grande missione della donna rimanequella familiare e domestica («donna madre, donna angelo, educatri-ce di generazioni moralmente forti e non la donna bambola, la donnaetere, la donna frivola»), e si riporta la notizia che la testata «Il Regi-me Fascista» si associa alla «crociata delle autorita ecclesiastiche con-tro la moda femminile».

ISABELLA PERA

127. CULTURA ITALICA

Sottotitolo: Notiziario della Pro-Cultura Italiana in Dalmazia; dal n. 6, 15 marzo1933, Periodico patriottico e culturale; dal n. 7, 31 luglio 1934, Periodico pa-triottico culturale

Luogo: FirenzeDurata: numero unico 21 aprile 1928; a. I, n. 1 (30 aprile 1929) - n. 10 (7 febbraio

1940)Periodicita: irregolare; dal n. 3, 15 luglio 1930, semestrale, ma irregolareDirettore: non indicato; dal n. 2, 21 dicembre 1929, dott. Giuseppina MaffeiGerente: dal n. 1, 30 aprile 1929, dott. Giuseppina MaffeiStampatore: Tipografia Moderna, via S. Zanobi 86, Firenze; n. 6, 15 marzo 1933,

Tipografia G. Ramella & C., Firenze; dal n. 7, 31 luglio 1934, Tipografia Mo-derna Armando Lumini, via S. Zanobi 86, Firenze

Formato: numero unico del 21 aprile 1928, cm 35625, poi con variazioni da35625 a 44632

Pagine: 4; dal n. 5, 23 dicembre 1931, da 6 a 8

480 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Prezzi: numero unico del 21 aprile 1928 £ 1; dal n. 1, 30 aprile 1929, cent. 50; daln. 4, 15 febbraio 1931, 40; dal n. 5, 23 dicembre 1931, 50; n. 6, 15 marzo1933, 70; dal n. 7, 31 luglio 1934, 50; n. 9, 15 giugno 1938, 75; n. 10, 7 feb-braio 1940, 80

Note: dal n. 5, 23 dicembre 1931, direzione e amministrazione, via Pier Capponi42; dal n. 8, 28 febbraio 1937, via XXVII Aprile 1, Firenze

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 30 aprile 1929 - n. 10, 7 febbraio 1940. BmarFi:numero unico del 21 aprile 1928; a. I, n. 1, 30 aprile 1929 - n. 5, 23 dicembre1931; n. 8, 28 febbraio 1937; n. 10, 7 febbraio 1940

Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 163.

Come recita il sottotitolo, «Cultura Italica» era un notiziario lega-to alla propaganda «Pro-cultura italiana in Dalmazia» finalizzato allaraccolta di fondi presso istituti, scuole, societa e privati (cfr. Contri-buenti, n. 2, 21 dicembre 1929, pp. 3-4) a favore della promozionedella lingua e cultura italiana nelle terre dalmate: «Dovere di ogniperfetto Italiano e quello di interessarsi della vita dei Dalmati e strin-ger seco loro piu forte il patto della comune riscossa» (G.M., Sebenicolungimirante, n. 5, 23 dicembre 1931, p. 1).

Il Comitato pro-cultura italiana in Dalmazia aveva preso corpo«virtualmente» a Firenze tra il 1919 e il 1920, nel pieno dei risenti-menti nazionalisti veicolati dal mito della ‘‘vittoria mutilata’’ e dall’im-presa dannunziana a Fiume, per opera di un gruppo di studenti uni-versitari a stretto contatto con la «missione dalmata irredentista allorain viaggio di propaganda per le citta d’Italia» (Pro memoria, n. 2, 21dicembre 1929, p. 3). La sua attivita si era estesa e istituzionalizzatanegli anni successivi all’annessione di Fiume all’Italia (cfr. G.M., Fiu-me d’Italia, n. 3, 15 luglio 1930, p. 1) con la promozione di conferen-ze dantesche, di lotterie e concerti, di una colonia estiva italo-dalmatanella provincia di Pesaro (1925), di una borsa di studio (1927) «a fa-vore dello studente dalmata che meglio si distinguesse negli esami fi-nali d’italiano e storia presso il R. Istituto Magistrale Principe di Pie-monte di Zara» (Lettere da Zara, numero unico 21 aprile 1928, p. 2) edi un notiziario semestrale ma, di fatto, irregolare sia nella cadenzache nel formato.

La sua uscita e preceduta da un numero unico dedicato alla cele-brazione del «modernismo Italico della nuovissima Italia monarchicae imperiale» (STAMURA, Modernismo italico, 21 aprile 1928, p. 1) cherilanciava il primato della «latinita gentile e sovrana» costruito sull’e-redita di «Roma immortale», sul connubio tra religione e patria (RO-

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DI, Unita, ivi, p. 2), tra Chiesa e Stato fascista sancito alcuni mesi do-po dai Patti lateranensi. I dieci numeri del notiziario pubblicati convarie interruzioni dall’aprile del 1929 al febbraio del 1940 si compon-gono di una serie di articoli di taglio storico (in particolare sulle glorieartistiche dalmate, sulle tradizioni marinare e sulla storia degli ateneiitaliani) e di rubriche informative sulle attivita del comitato. In calce amolti contributi ricorre il nome della direttrice Giuseppina (Pina)Maffei, autrice di articoli di pedagogia e storia (G. MAFFEI, Introdu-zione alla Pedagogia, n. 9, 15 giugno 1938, pp. 4-5; EAD., Trau gemmadel mare, n. 6, 15 marzo 1933, p. 1), di recensioni, poesie e commediesatiriche (P. MAFFEI, La donna che viaggia ossia la politica. Dialogo se-miserio in un atto, n. 5, 23 dicembre 1931, p. 4; EAD., L’isola cubitalecommedia satirica in un atto, n. 6, 15 marzo 1933, pp. 4-5).

MONICA PACINI

128. IL FILATO PER MAGLIERIA E RICAMO

Sottotitolo: Pubblicazione trimestrale della ditta W. BraccialiniLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (ottobre 1928) - a. II, n. 2 (gennaio 1929)*Periodicita: trimestraleDirettore responsabile: Dante FalugianiStampatore: S.F.A.G. gia Modigliani-Rossi, FirenzeFormato: cm 34625Pagine: 8Prezzi: il giornale e fornito in omaggio dalla ditta W. Braccialini, via del Giglio

11, FirenzeNote: Direzione e amministrazione: Firenze, casella postale 328. Contiene illu-

strazioni (disegni di modelli di abiti e fotografie che illustrano l’esecuzionedei lavori di maglieria e ricamo)

Area raccolte: BncFi (a. I, n. 1, ottobre 1928 - a. II, 1929, n.p.). BmarFi: a. I, n. 1,ottobre 1928 - a. II, n. 2, gennaio 1929

Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 202.

Nel primo numero, dell’ottobre 1928, un articoletto dedicato a Ilpensiero di Adriano Tilgher sul tessuto a maglia offre alla rivista unabuona occasione per presentare le sue credenziali: infatti, secondo l’a-nalisi di Tilgher – ispirata a una mistica dell’azione che sfocio in giu-

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dizi ambigui e contraddittori sulla realta politica del dopoguerra aiquali non si sottraeva nessuna manifestazione del sociale – «i tessuti,portati da un’eta pacifica, sedentaria, decadente, leziosa, non possonoessere gli stessi di quelli portati da un’eta guerriera, dinamica, volitiva,semplificatrice. Il secolo nuovo che e incominciato con la guerra, eessenzialmente sportivo e guerriero; la nuova eta si annunzia comeeta di dinamismo e di movimento. Credo percio che il tessuto del se-colo XX sara il tessuto a maglia, come quello che, seguendo piu facil-mente il gioco dei muscoli, molto si confa allo spirito della nuova ge-nerazione che sui campi sportivi si tempra alle prove che lo [sic]attendono sui campi di battaglia».

Chiamare il tessuto a maglia «il tessuto del secolo XX» significavain realta dare risonanza, come fecero altre fonti contemporanee, a unatrasformazione allora in atto nel settore produttivo: nel periodo tra ledue guerre il ramo della maglieria registro infatti una notevole crescita,puntando a una differenziazione produttiva per rispondere, con unagamma di articoli ampliata rispetto a quella del periodo precedente(prevalentemente limitata alla maglieria intima) alle nuove esigenzedei consumatori. Comincio ad affermarsi cosı il settore della «maglie-ria fantasia», comprendente una serie di prodotti per l’abbigliamento‘‘esterno’’ e piu visibile, studiato anche nelle sue linee e decorazioniornamentali. Un ruolo significativo fu giocato poi dai nuovi costumicomportamentali e soprattutto dal diffondersi dello sport – praticatoormai da uomini e donne di diversi strati sociali – grazie alle caratteri-stiche di praticita e vestibilita dell’abbigliamento a maglia e quindi allaserie di soluzioni vestimentarie adatte ad ambedue i sessi che esso po-teva offrire. E si comincio anche a pensare ad un altro, nuovo segmen-to del mercato: quello dell’abbigliamento a maglia per bambini.

Emanazione della ditta W. Braccialini che, in una fase in cui oc-correva diffondere la nuova moda, lo offriva in omaggio su richiestaagli interessati, questo giornale specializzato nacque essenzialmenteper reclamizzare i magazzini di vendita della ditta, situati nel centrodi Firenze e dotati di un vasto assortimento di filati. Vi si pubblica-vano disegni di modelli di abiti a maglia ricamati per donna e bambi-no con spiegazioni e la rubrica Come ornare la maglieria, con illustra-zioni dettagliate di punti di ricamo a mano su capi di maglieria.Inoltre, articoli ricchi di consigli sulla scelta dei colori dei filati, sullavaggio della maglieria ecc. Il giornale era quindi diretto anche a

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un pubblico femminile che, abbandonati i lavori d’ago e di ricamo distampo ottocentesco, nella gestione dell’economia domestica si orien-tava verso nuove scelte, ed era desideroso di prendere visione dei mo-delli, di seguirne le spiegazioni e di acquistare gli articoli necessari perla loro esecuzione.

SILVIA FRANCHINI

129. RASSEGNA NAZIONALE

Luogo: Roma-Firenze; dal 1931, RomaDurata: a. L, gennaio 1928 - a. LIII, dicembre 1931

[a. I, luglio 1879 - a. LXXIII, gennaio-marzo 1952]Periodicita: mensileDirettore responsabile: Maria Luisa FiumiStampatore: Alberto Pacinotti & C., via Cino, PistoiaFormato: cm 23615Pagine: 80 (ma nel caso di numeri doppi, che nel 1931 sono la norma, il numero

varia, giungendo a 96 e 104)Prezzi: abbonamento annuale: per l’Italia e le Colonie £ 30; per l’estero £ 50; un

numero: per l’Italia e le Colonie £ 4; per l’estero £ 5Note: ogni anno ha un numero doppio: nel 1928 e luglio-agosto, nel 1929 e nel

1930 agosto-settembre; nel 1931 tutti i numeri sono doppi, vale a dire escono6 fascicoli

Area raccolte: BncFi 1928-1931. BmarFi: 1928-1931. BccFi: 1928-1931. Data ladiffusione di raccolte del periodico nelle biblioteche nazionali non si e ritenutoopportuno segnalare altre presenze

Bibliografia: RIGHINI, vol. II, 1955, pp. 15-16.

Quando Maria Luisa Fiumi assunse la direzione della «RassegnaNazionale», il periodico aveva da tempo perso l’importanza e lo smal-to che lo avevano contraddistinto negli anni a cavallo fra i due secoli,che lo avevano visto affermarsi non solo per l’originalita delle posizio-ni sostenute sul piano politico e su quello religioso, ma per l’ineditointreccio fra Conservatorismo politico e riformismo religioso, comesuona il titolo di uno degli studi ad esso dedicati da Ornella Confes-sore e incentrato appunto sul decennio 1898-1908 (1971), anche sesarebbe ingiusto trascurare il significativo apporto che esso dette aldibattito culturale, ideale e politico anche prima e dopo quel periodo(cfr. LICATA, 1968; GENTILONI SILVERI, 2004).

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Non e un caso, peraltro, che l’attenzione degli studiosi riguardi lafase prebellica. Indubbiamente, gia negli anni della prima guerramondiale il periodico mostro di aver perso originalita e mordente;e il parziale trasferimento a Roma del 1919 non fece che peggiorarela situazione, viste le forti e divergenti pressioni di cui esso divenneoggetto, e che lo spinsero a lasciar cadere la combattiva fisionomiadelle origini per rifugiarsi in un esercizio dignitoso di informazioneletteraria colta e informata, ma aliena dall’ingaggiar battaglia. Colpi-sce, comunque, che il fascismo sia cosı poco presente, che nessunadatazione fascista venga ad affiancare o a scalzare quella relativa al-l’annualita della rivista, e che neppure il Concordato riesca a trovarviun’eco significativa; mentre un’eco l’ebbero, e rilevante, le tensioni ele lacerazioni del 1931, che costrinsero la «Rassegna Nazionale» auscire nell’arco dell’anno con soli sei fascicoli, formalmente tutti dop-pi, ma di fatto poco piu corposi del consueto.

Consegnando il testimone alla Fiumi nel dicembre del 1928, Re-nato Paoli si augurava che nelle sue «mani esperte ed industri» ilmensile riuscisse ad acquistare «novello splendore», tenendo alto«il vessillo del suo antico programma, che mai nel decorso cinquan-tennio di vita gloriosa ha ripiegato» (ottobre-dicembre 1927, p. 3). Inrealta la feconda scrittrice umbra, che aveva appena pubblicato conBemporad uno dei suoi volumi piu fortunati, Leggende francescane(1926) – tempestivamente uscito nel 700º anniversario della mortedel santo – poco pote fare, nonostante i buoni Propositi espressi inapertura del fascicolo successivo, che inaugurava la III serie del men-sile con un omaggio di maniera al «rispetto della tradizione» e conuna marcata insistenza sulla necessita di «seguire, incoraggiare, pro-muovere» quella «ricerca di vie nuove» che le sembrava essere la ca-ratteristica piu spiccata dei tempi (gennaio 1929, p. 3).

Senza dubbio, nel passaggio di mano un po’ di polvere fu spaz-zata via. La nuova direttrice aveva sensibilita e gusti piu ricchi e in-tellettualmente raffinati rispetto a quelli del suo predecessore, figu-ra da questo punto di vista abbastanza anodina. Ne sono una confer-ma interventi come quelli di Guido Lodovico Luzzatto su EdvardMunch (luglio-agosto 1928, pp. 60-68) o di Massimo Mila su Rach-maninoff musicista mondano (maggio 1930, pp. 113-118), o ancorapresenze come quelle di Alberto Bertolino e Giuseppe Cocchiara,e di un certo numero di collaboratori i cui nomi compaiono anche

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sull’«Almanacco della Donna Italiana» diretto da Silvia Bemporad: eil caso, per quel che riguarda l’ambito musicale, di Alfredo De An-gelis e Arnaldo Bonaventura. Il fatto stesso che nel 1929 la Fiumitentasse, per trovare nuovi lettori, la via degli abbonamenti cumula-tivi, ad esempio con la «Gazzetta del Mezzogiorno» e con «La Don-na Italiana» di Maria Magri Zopegni (fondatrice nel dopoguerra, aRoma, di un discusso e polemico «Laboratorio pro-disoccupate»),segnala il desiderio di mutar rotta e di pescare abbonati/e in ambien-ti diversi da quelli consueti, magari utilizzando sia la propria notorie-ta fra le lettrici di romanzi, novelle e leggende che costituivano il suocampo d’azione, sia il network ‘‘femminista’’ cattolico-moderato incui essa stessa era inserita e di cui offrono varie testimonianze le mol-teplici citazioni e foto che di lei compaiono sull’«Almanacco» sopracitato.

Ma i vecchi collaboratori (Luigi Piccioni, Renato Paoli, France-sco Sapori, Roberto Palmarocchi, Saverio La Sorsa, Aldo NeppiModona, Riccardo Zagaria, Carlo Calisse, Giosue Menicucci...) con-tinuarono anche negli anni qui considerati a costituire la spina dor-sale del periodico, al di la di alcuni interessanti «inserti» di accentopiu esplicitamente nazionalista (da Pietro Silva a Giacomo Acerbo)e di pezzi atti a valorizzare il ‘‘soggetto donna’’: un interesse cheportera la direttrice a chiedere (e ad ottenere) la collaborazionedi Maria A. Loschi (La donna nuova nel teatro sovietico, maggio1928, pp. 97-101), di Gilda Allegretti Chiari (Giacomo Leopardi ela donna italiana, settembre 1928, pp. 142-156), di Edvige PesceGorini (Ada Negri, aprile 1929, pp. 21-31) e, infine, il contributoinformativo fisso (e per questo ancora piu prezioso) di Teresita San-desky Scelba, attenta a segnalare la conquista da parte delle donnedi tutto il mondo di nuovi diritti, ruoli e funzioni dirigenti. Maquando quel nome comparve sul periodico, l’ufficio di Firenzeche dal 1919 affiancava la sede romana era stato chiuso (dicembre1930) e anche la stampa si era trasferita vicino a Roma (gennaio1932), segnando una migrazione destinata a rivelarsi definitiva.

SIMONETTA SOLDANI

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130. SPERANZA

Luogo: FirenzeDurata: 1928-1939*Periodicita: trimestraleDirettore: Angelica MarrucchiFormato: cm 35625Note: direzione in via della Pergola 1, Firenze. Composizione del Comitato regio-

nale toscano contro la tratta delle donne e dei fanciulli al 1937: Ufficio di pre-sidenza S.E cav. di Gran Croce Vincenzo Vescovi; vicepresidente N.D. Ange-lica Marrucchi; segretaria prof. Teresa Gaspari Campani Bagnoli; vicesegre-taria sig.ra Sofia Gordigiani; tesoriere rag. Pietro Pique. Consiglieri: N.D. Car-la Corradini Tobler; sig.na Lucia Vecchi, prof. Enzo Bonaventura, avv. UgoSaltini, dott. Sebastiano Sberna

Area raccolte: non reperitoBibliografia: «Annuario della Stampa Italiana», 1940, p. 725.

«Speranza» era il titolo del bollettino trimestrale di beneficenzaspedito ai soci del Comitato regionale toscano contro la tratta delledonne e dei fanciulli istituito a Firenze nel 1924 (con sede in via delCastellaccio 10), di cui la nobildonna Angelica Marrucchi era vicepre-sidente. Secondo le notizie riportate in «Lilia Agri», il Comitato svol-geva la sua «opera di redenzione sia con l’Ufficio, la cui delegata ricer-ca e segnala la creatura caduta o in pericolo di cadere, e la soccorre colconsiglio, la conforta con l’aiuto immediato; sia con la Casa Rifugioche accoglie, tentandone con ogni mezzo la rieducazione, ragazze-ma-dri o giovani in procinto di cadere» (Omnia vincit fides!, ivi, n. 2, 31luglio 1932, pp. 17-18). La «Casa Speranza» risultava ancora attiva nel1944, quando sappiamo che la sua fondatrice, Angelica Marrucchi,«ormai anziana e malata», indirizzo alla contessa Piccolomini, madredella Compagnia senese di S. Angela Merici, «una bellissima lettera»per invitarla «a far propria Casa Speranza, istituendovi una sezionedell’Opera delle madri-nubili che gli eventi bellici avevano allora tra-slocato alle Volte» nelle vicinanze di Siena (BARTALINI, 1959, p. 367;cfr. scheda n. 143). Tuttavia, non si sono rinvenute tracce della pub-blicazione del «bollettino» per il periodo successivo al 1939.

L’impegno della Marrucchi a favore del Comitato regionale con-tro la tratta delle donne e dei fanciulli e i suoi legami con la dirigentedel Comitato nazionale, Ersilia Majno, sono testimoniati dalla relazio-ne sull’attivita del 1937 presentata dalla stessa al circolo del Lyceum

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di Firenze (su cui cfr. scheda n. 94): Lavoro nel buio, conferenza diA. Marrucchi, Firenze, Tipocalcografia Classica, 1938. Nella relazio-ne si richiamavano i legami tra il Comitato, le Opere Amiche dellaGiovane e Protezione della Giovine e il «vasto movimento creatonel secolo scorso da Giuseppina Butler», precisando che mentre leultime due «lavorano quasi esclusivamente nell’importantissimo cam-po preventivo, la nostra, qui in Firenze ultima venuta, cerca di occu-parsi di ambedue i campi: prevenzione e redenzione» (ivi, pp. 3-4;cfr. scheda n. 81).

Il bollettino doveva essere una sorta di resoconto delle attivita delComitato finalizzato alla raccolta di fondi. Esse comprendevano, in-fatti, sia «visite all’Ospedale, nella corsia che racchiude le piu infelicie disprezzate creature» che il ricovero delle partorienti e delle madrinubili presso la Casa Rifugio; prevedevano tanto la distribuzione disussidi a madri legittime indigenti che (su proposta del dott. Sebastia-no Sberna) un’opera piu generale di sensibilizzazione contro la pro-stituzione attraverso la diffusione per mezzo della Questura in tuttele case di tolleranza della citta «di cartelli recanti questa scritta:‘‘Le donne che vogliono abbandonare la prostituzione, tornare alla vi-ta civile, e trovare lavoro si rivolgano al Comitato regionale toscanocontro la tratta delle donne e dei fanciulli in via della Pergola 1 neigiorni lunedı, mercoledı, venerdı ore 15-17’’» (ivi, p. 12).

Nel passare in rassegna i casi trattati (circa 1050 tra il 1924 e il1937, di cui 75 bambini e 136 prostitute, per un totale di 35.000 liredi sussidi elargiti per «vestiario, lavoro, ritorno in famiglia, e soprat-tutto alloggio»: ivi, p. 13), la relazione della Marrucchi sottolineava lanecessita di ‘‘far rete’’ con gli altri organismi cittadini, dai «benemeritiGruppi Rionali alla mirabile Societa di S. Vincenzo de’ Paoli»,«dalleCase Popolari alle Case per gl’indigenti» per prevenire la caduta dallapoverta nel vizio (ivi, pp. 11, 13). In calce alla relazione si riportano inomi dei soci a cui, verosimilmente, veniva distribuito il bollettino«Speranza» dietro il versamento di quote differenziate (10, 20 e 50lire). E da notare, accanto ai nomi di Margherita Bartalini e degliavv. Piero e Alessandro Marrucchi, una significativa presenza di espo-nenti della comunita ebraica (tra cui Silvia Bemporad) e l’adesione diuna molteplicita di associazioni laiche e religiose attive nella Toscanadegli anni Venti e Trenta (Amiche della Giovane; Assistenza InfantileIsraelitica ‘‘Guido Algranati’’, Consiglio Diocensano delle Donne

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Cattoliche, Gruppo Donne Cattoliche di Ricorboli, Lega Fiorentinaper la Pubblica Moralita, Pia unione delle Sorelle della Carita di Bor-go S. Lorenzo: ivi, pp. 47-53).

MONICA PACINI

131. L’ARTE ITALIANA DELLA MODA

Sottotitolo: Rivista mensile edita dall’Abbigliamento nazionale femminileLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (gennaio 1929) - n. 6 (giugno-luglio 1929)*Periodicita: mensileDirettore: (direttore responsabile) Enrico Lucatello; direttore artistico: Giuseppe

SillettiEditore: L’Abbigliamento nazionale femminile, via dei Servi 13, FirenzeStampatore: Stab. Tip. ‘‘Il Torchio’’, viale P. Eugenio 30, FirenzeFormato: cm 34624,5Pagine: 32+copertina a coloriPrezzi: abbonamento annuale per l’Italia e le Colonie: ordinario £ 36, sostenitore

£ 150, speciale (per sarti, con diritto a 4 modelli di carta) £ 75. Il doppio perl’estero

Note: redazione e amministrazione in via dei Servi 13, Firenze. Contiene illustra-zioni

Area raccolte: BncFi (n. 6, giugno-luglio 1929, n.p.). BmarFi: a. I, n. 6, giugno-luglio 1929

Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 61.

Nel corso degli anni Venti, varie iniziative avevano cominciato adagitare il problema della creazione di una moda italiana, evidenziandola consistenza della voce rappresentata dalle importazioni di articolifrancesi d’abbigliamento nell’economia del paese. Verso la fine del de-cennio, il regime fascista prendeva atto della questione e si muoveva,non senza incertezze e contrasti interni, nella direzione che avrebbecondotto, nel 1932, alla creazione dell’Ente Autonomo per la MostraPermanente Nazionale della Moda a Torino, poi Ente Nazionale Mo-da (con una scelta che sarebbe risultata particolarmente punitiva neiconfronti delle case di moda milanesi). E in questo contesto che, nel1929, la rivista fiorentina faceva proprio e promuoveva il programmadi lanciare una moda nazionale, svincolata dai canoni di quella france-se, definendosi «primo tentativo pratico e concreto di sostituire alle

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follie straniere una moda completamente e assolutamente nostra»(n. 6, giugno-luglio 1929, p. 8). Era edita dall’Abbigliamento nazionalefemminile di Firenze, «studio tecnico artistico di modelli e figurini ori-ginali» diretto da Giuseppe Silletti, che pubblicizzava sulla rivista al-cune delle proprie iniziative rivolte direttamente al pubblico: fornituradi modelli in carta e tela su misura, corsi di taglio, risoluzione di quesitiper corrispondenza. Nella sua campagna, il periodico attaccava «glieccessi» cui la moda femminile si era abbandonata, sulle spiagge enei luoghi pubblici, «eccessi» ritenuti lesivi dei valori della morale, ol-tre che di quelli sacri della patria, e criticati da autorita politiche, ma-gistrati e uomini di Chiesa. Nell’anno del Concordato, in un Appelloalle Donne d’Italia, si sosteneva infatti: «Non puo e non deve adattarsiad abbigliamenti che male si conciliano colla fede della Nazione e conla divina morale del Cristianesimo, un popolo che ha, come il nostro,orgogliose tradizioni di vita cattolica ed un meraviglioso patrimonioetico da conservare gelosamente incontaminato. Parigi, accanto allaservitu artistica, ha imposto al mondo anche una servitu morale. Eci ha offeso nel profondo dello spirito con l’esibizionismo esageratodei suoi figurini che sorpassano ogni doveroso ritegno ed ogni ragio-nevole discrezione fino a toccare, insieme al ridicolo, il livello appenaraggiunto dalla Roma imperiale nei secoli decadenti» (ivi, pp. 7-8). Lamoda francese e il servilismo nei suoi confronti venivano attaccatiquindi anche sul piano morale, nel tentativo di conciliare la questionedella originalita delle creazioni artistiche con quelle del costume e del-le tradizioni nazionali (etiche, religiose, ma, insieme, anche vestimen-tarie) e dell’immagine femminile che ad essi si collegava. Nelle epoche«veramente artistiche, come il ‘‘glorioso’’ Rinascimento, l’Italia avevaavuto un suo proprio costume», si asseriva infatti in un breve excursusstorico su Il costume femminile italiano attraverso i secoli a firma diMaria Lenardon, e a questa creativita nostrana ci si proponeva di darenuovamente vita (ibid.).

Oltre che ai figurini, la rivista assegnava ampio spazio alla pubbli-cita di negozi di mode e confezioni, sartorie, parrucchieri per signorae negozi di articoli vari e riportava un nutrito elenco di ditte (preva-lentemente localizzate in area fiorentina e toscana, ma anche ligure,veneta e emiliana) che avevano aderito all’iniziativa di offrire ad abbo-nate e abbonati sconti sugli acquisti (in particolare, ma non solo, digeneri per l’abbigliamento maschile e femminile).

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A fare da cornice o da sfondo a questo programma, stava L’ango-lo quieto, a firma di «Franca», che proponeva alle lettrici dei ceti me-di, nella loro veste di dispensatrici di domestiche certezze, di valoriz-zare le tante piccole cose per adornare la casa, e a «gingillini dasalotto» e «ricamini eleganti e graziosissimi», aggiungeva ricette didolcetti per il te e bibite da preparare in casa, mentre una novellasi incaricava di esaltare nella donna, oltre alla predisposizione ai de-licati lavori di pazienza e all’abilita manuale, la nobilta e la forza ma-turate nella sopportazione cristiana delle difficolta della vita e dellastessa sventura.

SILVIA FRANCHINI

132. IL LOTO

Sottotitolo: Rivista bimestrale di filosofia, scienza, arte; dal n. 1, 31 marzo 1935,Rivista di studi spirituali

Motto: dal n. 1, 31 marzo 1935, Sic itur ad Astra; da n. 1, gennaio-febbraio 1937,nessuno

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (luglio-agosto 1929) - a. X, n. 4 (luglio-agosto 1939)Periodicita: bimestrale; dal n. 1, 31 marzo 1935, trimestrale; dal n. 1, gennaio-feb-

braio 1937, bimestraleEditore: Libreria Edit. Nirvana, viale Principessa Margherita 27, Firenze; dal

n. 1, 31 marzo 1935, non indicatoDirettore: N.D. Luisa Cavallini Gamberini; dal n. 6, aprile-giugno 1934, Roberto

Hack, ma sul retro di copertina viene sempre indicata Luisa Cavallini Gambe-rini come direttrice responsabile

Stampatore: Tipografia Mattioli, via Romana 99, Firenze; dal n. 1, luglio-agosto1931, Tipografia Giuntina, via del Sole 4, Firenze

Formato: cm 23616,5Pagine: 32+copertina, con supplementi da 8 a 40 pp.Prezzi: abbonamento annuale ordinario per l’Italia £ 15, dal n. 1, gennaio-feb-

braio 1938, £ 20; per l’estero £ 25, dal n. 1, gennaio-febbraio 1938, £ 30; ab-bonamento sostenitore per l’Italia £ 30, dal n. 1, gennaio-febbraio 1938, £ 40;per l’estero £ 50, dal n. 1, gennaio-febbraio 1938, £ 60; un numero per l’Italia£ 3, dal n. 1, 31 marzo 1935, £ 4, dal n. 1, gennaio-febbraio 1937, £ 3, dal n. 1,gennaio-febbraio 1938, £ 4; per l’estero £ 4,50; abbonamenti cumulativi, adesempio a «Il Loto» e «Gnosi», £ 26

Note: Direzione, redazione e amministrazione, via Masaccio 109 (dal n. 6, aprile-giugno 1934, via Leonardo Ximenes n. 67) Firenze. Alcuni numeri (n. 1, lu-glio-agosto 1929; n. 3, novembre-dicembre 1929; n. 1, luglio-agosto 1930;

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 491

n. 5, marzo-aprile 1931; n. 3, novembre-dicembre 1933; n. 4-5, gennaio-marzo1934; n. 6, aprile-giugno 1934) contengono supplementi relativi ai congressiorganizzati in Italia e all’estero dalla Societa Teosofica

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, luglio-agosto 1929 - a. X, n 4, luglio-agosto 1939.BmarFi: a. I, n. 1, luglio-agosto 1929 - a. X, n. 4, luglio-agosto 1939, lac. 1939.BccMi: 1929-1939. BeuMo, 1929. BpdFi: a. III, 1932 - a. IV, 1935, lac.

Bibliografia: HACK, 1998, pp. 10-15; HACK, 2004, pp. 10-22; RIGHINI, vol. I,1955, p. 322.

«Il Loto» ambiva ad affermarsi come l’organo ufficiale della se-zione italiana della Societa teosofica. Presente a livello mondiale inpiu di 40 nazioni, la Societa teosofica poteva contare in Italia (al1929) su una rete di circa 600 iscritti suddivisi in una ventina di grup-pi locali tra cui spiccavano per numero e attivismo degli adepti quellidi Firenze, Genova, Torino, Trieste, Milano e Venezia (Echi - XXIIICongresso annuale della Societa teosofica italiana, n. 1, luglio-agosto1929, pp. 20, 31), mentre Roma sembrava aver perso la centralitache aveva avuto tra Ottocento e Novecento nel tessere i legami inter-nazionali del movimento (cfr. KUHN AMENDOLA, 1960, pp. 40-48, 79,167; sulle radici ottocentesche dei gruppi teosofici attivi a Firenze cfr.SCARAFFIA, 2005, pp. 125-136).

Il progetto di dar vita ad una rivista che riunisse «quelle dimostra-zioni scientifiche che possono far comprendere che l’uomo non e unacreatura staccata da tutto il resto dell’Universo, ne il padrone dei Re-gni inferiori [...] ma un conseguimento di essi in evoluzione continua[...] per un’ascesa luminosa» (L.G.C., Il Loto, n. 3, novembre-dicem-bre 1929, p. 110) prese corpo nell’aprile del 1929 in coincidenza conla nomina della contessa Luisa Cavallini Gamberini a segretaria gene-rale della Societa teosofica italiana in luogo del colonnello OlivieroBoggiani. La candidatura di Luisa, figlia di Gioacchino e Fanny Caval-lini e moglie di Gioacchino Gamberini, venne proposta dal segretariodimissionario come «forma di riconoscimento di quanto ha fatto per lateosofia la famiglia Cavallini» (Echi, cit., p. 24) e festeggiata l’8 maggiocon una «ricca profusione di fiori bianchi» e musica nella ricorrenzadel Loto Bianco celebrata, come ogni primavera, nel villino CavalliniGamberini in via Masaccio 109 (n. 1, luglio-agosto 1929, pp. 38-39).A casa Cavallini dal 1905 si riuniva il gruppo fiorentino ‘‘Annie Be-sant’’, fondato e diretto per oltre 15 anni dal padre di Luisa, e propriolı venne stabilita la sede della direzione della rivista.

492 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Fin dal titolo il periodico si fregiava dell’emblema della societateosofica che, a detta di Boggiani, villa Cavallini aveva esibito per pri-ma in Italia come insegna esterna (Echi, cit., p. 25). Nel sottolineare ilsignificato religioso del fior di loto, «simbolo della Vita Eterna ema-nata da Dio che si espande nell’Universo», la direttrice lo metteva inrapporto con le finalita perseguite dalla rivista di aprire i suoi petalisulla marea della vita quotidiana «per assorbire la luce di quelle animeche attraverso la lotta della Scienza, dell’Arte, dello Spirito, mostranole differenti fasi del progresso evolutivo» (L.G.C., Il Loto, n. 1, luglio-agosto 1929, pp. 2-3).

Come mostra la regia dei congressi nazionali della sezione italianadella Societa teosofica organizzati a Firenze nel 1930 e nel 1931, congite in automobile per i siti artistici della citta e concerti affidati all’ar-pa della prof. Ida Delle Donne e all’harmonium di Eva De Filla (cfr.supplemento al n. 1, luglio-agosto 1930, p. 19), l’interesse specifico diLuisa Cavallini Gamberini, coadiuvata nella redazione del giornaledal ragioniere Roberto Hack (vice segretario generale della societae poi presidente dal 1962 al 1971; licenziato nel 1927 dalla Fondiaria,dove lavorava come contabile, per motivi politici), era rivolto ad unavalorizzazione spirituale dell’arte come «ponte fra l’umanita e Dio»(Discorso del nuovo segretario generale, n. 1, luglio-agosto 1929,p. 36). Con il compito di «far risvegliare e divulgare il senso dell’Artevera», Luisa Cavallini Gamberini era responsabile del coordinamentonazionale dei gruppi locali d’arte (V congresso annuale dell’Ordine diServizio, supplemento al n. 1, luglio-agosto 1930, pp. 17-19), mentrel’attivita dei due gruppi teosofici fiorentini (intitolati ad Annie Besante Gioacchino Cavallini) si caratterizzava per una molteplicita di inizia-tive che andavano dall’assistenza a ciechi, malati e carcerati, alla par-tecipazione al movimento della ‘‘Protezione della Giovane e della Ma-dre’’ (cfr. scheda n. 130), alla propaganda in favore dei principinaturisti e della protezione degli animali, alla gestione della Libreriaeditrice Nirvana, di cui «Il Loto» pubblicizzava sulla quarta paginadi copertina il vasto «assortimento di pubblicazioni di Teosofia, Eso-terismo, Occultismo, Spiritualismo, Orientalita, Scienza delle Religio-ni, Yoga, Vegetarismo».

Tuttavia, nella relazione presentata ai 25 delegati dei gruppi teo-sofici italiani (di cui 11 donne) riunitisi a congresso a Firenze nell’a-prile del 1930, la direttrice lamentava lo scarso numero di scienziati,

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filosofi e artisti tra i membri aderenti alla Societa teosofica, lasciandotrapelare un senso di diffusa preoccupazione per le pressioni dellaquestura sul lavoro di alcuni gruppi, per esempio sulla Lega antialco-lica di Bologna (Relazione del segretario generale, supplemento al n. 1,luglio-agosto 1930, pp. 3-6).

In concreto la rivista, oltre a fornire notizie sui convegni nazionalie internazionali della societa teosofica, ospita articoli tratti da rivisteamericane e australiane di teosofia (cfr. C. JINARAJADASA, La crisidel mondo, n. 5, marzo-aprile 1933, pp. 129-134), interventi di rap-presentanti della Teosofica Associazione Universitaria Mondiale, co-me il prof. J. Emile Marcault, e illustra il pensiero e l’opera dei fon-datori e capi spirituali del movimento, in particolare di Annie Besant,presidente della Societa Teosofica Internazionale (di cui si elencanoscopi e finalita nella seconda di copertina). Dal punto di vista dei con-tributi italiani, «Il Loto» sembra aprirsi piu al lavoro di medici e psi-cologi che di artisti e filosofi, annoverando tra i propri collaboratoriRoberto Assagioli (direttore dell’Istituto di cultura e terapia psichicadi Roma), internazionalmente noto per i suoi studi di psicosintesi te-rapeutica. Il periodico mostra inoltre particolare attenzione per ilmetodo pedagogico di Maria Montessori (L’adulto e il bambino nel-la nuova educazione, n. 3, novembre-dicembre 1930, pp. 113-117;n. 5, marzo-aprile 1931, pp. 185-191).

Come gia si e notato a proposito della nomina di Luisa CavalliniGamberini, la tradizione familiare ha un peso decisivo nell’aprire spazidi attivita alle donne nell’ambito della societa teosofica; infatti, scor-rendo i nomi dei collaboratori della rivista si individuano altre famiglieche fanno catena, a cominciare da quella del veterinario Giuseppe Ga-sco e della dottoressa Nicoletta Gasco (I messaggeri dello Spirito e i rac-coglitori di pietre, n. 3, 30 settembre 1936, pp. 84-87), per arrivare aquella di Roberto Hack, della moglie Maria Luisa, miniaturista agli Uf-fizi (Leonardo da Vinci, n. 3, novembre-dicembre 1932, pp. 83-89) edella giovane figlia Margherita, autrice di brevi articoli sugli elementispirituali presenti nei classici della letteratura italiana (Il soprannaturalenella ‘‘Gerusalemme liberata’’, n. 1, gennaio-febbraio 1937, pp. 21-22).

Con il precipitare della crisi economica e politica internazionale(cfr. LA DIREZIONE, Humanitas fiat una, n. 2, settembre-ottobre1932, pp. 38-42), che si intreccio con la crisi interna alla Societa teo-sofica accelerata dalla morte di Annie Besant nel 1933 (Annie Besant,

494 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

n. 1-2, luglio-ottobre 1933, pp. 1-5), la rivista mostro segni di crescen-te difficolta a mantenere una periodicita regolare. Con il n. 6 dell’apri-le-giugno 1934, Luisa Cavallini Gamberini si ritiro per motivi di salutedalla direzione del «Loto» che, da quel momento, venne assunta daRoberto Hack con l’intento di «farne una libera e serena palestraper ogni esperienza spirituale» (Ai lettori, n. 1, 31 marzo 1935, p. 3).

Malgrado i controlli piu stretti della censura, la rivista non si limi-ta ad una rassegna di studi spirituali, come recita il nuovo sottotitolo,mantenendo fino alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mon-diale una sorta di editoriale a conclusione di ogni fascicolo dal titoloUno sguardo sul mondo (firmato G.G. [Giuseppe Gasco]), nel qualesi commentano le vicende della politica estera italiana e internaziona-le, denunciando con fermezza «l’esasperazione nazionalista, il cultorazzista associati alla volonta di potenza» come «aberrazioni anti-umane [...] resistenza organizzata alla Volonta Divina ed alla sua rea-lizzazione attraverso il piano dell’evoluzione» (n. 3, 30 settembre1935, p. 91) e appellandosi alla legge morale e all’ideale di Umanitadi Mazzini (n. 4, luglio-agosto 1939, pp. 119-123).

MONICA PACINI

133. ANNUARIO DEL R. ISTITUTO MAGISTRALE ‘‘ANGELICA

PALLI BARTOLOMMEI’’ DI LIVORNO

Sottotitolo: a cura del Preside dott. Arturo BiniLuogo: LivornoDurata: *1930/1931Periodicita: annualeStampatore: Tip. A. Nigiotti & C., LivornoFormato: cm 24617Pagine: 104Prezzi: £ 10; per gli alunni dell’istituto £ 5, a beneficio della cassa scolasticaNote: data di stampa 1932Area raccolte: BlLi: 1930/1931Bibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 9.

Le origini dell’istituto livornese risalgono alla scuola privata femmi-nile fondata nel 1877, passata alle dipendenze del comune nel 1887 e

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divenuta Regia nel 1889. Intitolato alla poetessa e scrittrice AngelicaPalli Bartolommei, animatrice di salotti patriottici e piu tardi insegnantein scuole private da lei stessa istituite (cfr. MORI, 2004bis, pp. 16-18),l’istituto era frequentato nell’anno scolastico 1922/1923 da 567 allieve(Il R. Istituto Magistrale di Livorno, p. 15).

L’«Annuario» si apre con l’elenco del personale dirigente e diquello insegnante, che risulta composto da un numero rilevante didonne le quali, pero, non trovano voce sulle pagine del volume, cu-rato da Arturo Bini, preside dell’istituto. La pubblicazione e divisain due parti: nella prima sono raccolti alcuni saggi di storia e culturalocale, mentre la seconda e destinata alle notizie sulla vita scolastica.Vincenzo Nigido e Andrea Orlando, entrambi ordinari di Lingua ita-liana e latina, Storia e geografia, dedicano i loro articoli il primo allavita della Palli Bartolommei (Angelica Palli Bartolommei. Cenno bio-grafico, pp. 11-14), e il secondo alla Accademia Labronica, fondatanel 1816, della quale anche la Palli Bartolommei era socia e il cui pa-trimonio bibliografico costituı la base della locale biblioteca civica(L’Accademia Labronica, pp. 15-34). Emilio Mancini, ordinario diLingua e lettere latine e storia, pubblica una Noterella all’«Asino»di F.D. Guerrazzi (pp. 41-46), mentre il preside interviene con un ar-ticolo intitolato Giovanni Pascoli al Liceo di Livorno (Ricordi di unvecchio scolaro), dove rievoca gli anni (1887-1895) nei quali il poetavi insegno greco e latino (pp. 47-56).

Nella seconda parte dell’«Annuario», intitolata Nella scuola e perla scuola, vengono forniti una dettagliata guida all’esame di matema-tica e fisica, l’elenco degli alunni classe per classe, quello dei candidatiammessi alla prima classe del corso superiore e degli abilitati all’inse-gnamento elementare, l’elenco degli allievi e delle allieve ‘‘guardiad’onore’’ ai parchi e viali della Rimembranza e i risultati dell’esa-me di stato. Completa il volume una relazione sull’anno scolastico1930/1931 in cui Arturo Bini ripercorre alcuni momenti della vitadell’istituto, valorizzando l’impostazione da lui perseguita: «ho procu-rato che nelle aule di questa circolassero liberamente le sane correntidel pensiero della Nazione, che le sue opere piu nobili e le sue fecon-de iniziative vi suscitassero vivo interessamento e vi trovassero caldaadesione, che li avvenimenti suoi piu importanti e solenni vi avesseroun’eco degna e animatrice di propositi e di atti buoni» (p. 60).

TERESA BERTILOTTI

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134. GIOVINEZZA NOSTRA

Sottotitolo: Echi e ricordi dell’Istituto di Badia a Ripoli, Firenze, diretto dalleSuore della Provvidenza e dell’Immacolata Concezione

Luogo: FirenzeDurata: a. I (1930) - a. X (aprile 1938)*Periodicita: trimestrale; dal 1932 bimestrale, poi mensileDirettore: Francesco Giacomelli; dal n. 1, gennaio-marzo 1934, sac. Giovanni

RosselliStampatore: Stabilimento Poligrafico Arte della Stampa, Pistoia; dal n. 1, gen-

naio-marzo 1934, Tip. Ed. Luigi Niccolai, FirenzeFormato: cm 24617Pagine: da 20 a 48Prezzi: abbonamento annuale £ 15; per l’estero £ 20Note: in calce all’ultima pagina, insieme al nome del direttore e all’indicazione

della tipografia, appare la dicitura: «Con approvazione ecclesiastica»Area raccolte: BmarFi: a. I, n. 4, 1930 - a. VIII, 1936; maggio 1937; n. speciale in

occasione della Pasqua 1938: manca n. 3-4 (a. II, 1931). BncFi (n.p.)Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 259.

Il periodico era l’organo dell’Istituto diretto dalle Suore dellaProvvidenza e dell’Immacolata Concezione, le quali, come scrive laSuperiora in un articolo volto a ripercorrerne le vicende, nel 1881per la prima volta «entrarono nello squallore di questa Badia, che Na-poleone I, turbine impetuoso, aveva saccheggiata e desolata, espellen-done i benemeriti figli di San Giovanni Gualberto, lasciandola nel si-lenzio piu oscuro, dopo tanti secoli di vita fervida e gloriosa» (SUOR

EUGENIA M., Dall’alba al meriggio, n. 2, maggio-giugno 1931, pp. 8-9). Fu allora che si aprı e riconsacro il chiostro dell’abbazia bene-dettina «dall’Avvoltoio Corso nel 1808 profanato e saccheggiato»(MDCCCLXXXI-MCMXXXI, La nostra celebrazione, n. 1, gennaio-aprile 1931, pp. 1-2). Il 1883 vide l’arrivo della prima Superiora, suorMaria Liguori, che avvio un educandato e che nel 1887 propose al sin-daco di Bagno a Ripoli di aprire vicino all’educandato una scuola co-munale «per le signorine di civile condizione» e infine una scuolaesterna per le giovinette che desideravano seguire speciali corsi scola-stici. Le vicende dell’istituto mostrano del resto anche altri esempi diintreccio fra settore privato e pubblico; particolare interesse rivestonoda questo punto di vista le biografie di alcune alunne, come quella diZaira Fenosca, che, iscrittasi all’istituto nel 1898, prese i voti e, recatasi

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 497

a Champion Namur per incontrare Suor Maria Liguori, fu da lei con-sigliata di tornare a Firenze per frequentare il R. Istituto Superiore diMagistero dove, «sotto il nome espressivo e la veste bruna di Suor Eu-genia Maria» (P.d.O., Suor Eugenia Maria, n. 4, ottobre-dicembre1932, pp. 5-7) si diplomo, diventando subito dopo insegnante a Ternipresso la casa dello stesso ordine, appena aperta da Leone XIII, e tor-nando poi all’istituto di Badia a Ripoli in veste direttrice.

Il periodico dichiara a piu riprese di voler essere «un semplicebollettino di echi e ricordi di Badia, un mezzo per mantenere legamispirituali fra le alunne che vissero e formarono il loro carattere in que-sta atmosfera, un’occasione offerta a tutte perche ci parlino di cioche, direttamente o indirettamente, Badia e stata e di cio che Badiacontinua ad essere per loro. Poiche noi vorremmo che queste paginefossero una testimonianza dell’influenza che l’opera nostra continuaad esercitare anche fuori dell’Istituto sulle care alunne che a noi furo-no affidate e che furono oggetto delle nostre giornaliere, maternecure» (n. 3, agosto-dicembre 1934, p. 20). Cosı come «Lumen etVinculum» (cfr. scheda n. 144), sebbene in forma piu modesta, «Gio-vinezza Nostra», e dunque finalizzato ad alimentare il dialogo fra lealunne, le ex alunne e le loro famiglie e continuare cosı un’opera edu-cativa il cui cardine e il senso di profonda appartenenza ad una comu-nita religiosa e di condivisione dei suoi valori.

Proprio per questo, la pubblicazione si compone per lo piu di ar-ticoli redatti da allieve ed ex allieve dell’Istituto, che, firmandosi ge-neralmente con uno pseudonimo, ne rievocano la vita quotidiana– conferenze (spesso accompagnate da proiezioni di diapositive), ra-duni organizzati periodicamente, gite, visite alle gallerie d’arte fioren-tine ecc.) –, o raccontano qualche esperienza significativa (prevalen-temente cronache di viaggi all’estero) fatta al di fuori delle suemura. Ma esso ospita anche pagine di insegnanti, come quelle chePaolo Tarchi, professore di lettere latine e greche, dedica ai suoi ri-cordi di scuola, e in particolare al periodo in cui era stato allievo dipadre Ermenegildo Pistelli alle Scuole Pie (Ricordi di un vecchio sco-laro, n. 1, gennaio-marzo 1932, pp. 5-7), oltre a numerosi articoli diargomento religioso o dai contenuti morali ed edificanti. Si possonoricordare a titolo di esempio l’articolo di Giovanni Papini, Il Dio degliatei, inteso a dimostrare l’esistenza di Dio attraverso un’analisi dei di-scorsi degli atei (n. 5-6, ottobre-dicembre 1930, pp. 3-5), o gli inter-

498 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

venti di padre Domenico Bassi, da quello su La fedelta e la Vergine,sul valore della fedelta intesa come perseveranza e quindi fedeltaad un proposito (n. 3-4, luglio-dicembre 1933, pp. 8-10), a quello– espressione di marcate tensioni rispetto alla situazione del tempo –che terminava con l’orgoglioso memento: «Noi che dobbiamo esserecosı umili da servire i poveri e i bisognosi, noi saremo cosı forti daresistere ai potenti e ai tiranni» (Fiat mihi secundum verbum tuum,n. 5, 1937, p. 3).

TERESA BERTILOTTI

135. VENI SANCTE SPIRITUS

Sottotitolo: Pubblicazione trimestrale in onore dello Spirito Santo, edita dall’Isti-tuto delle suore di S. Zita

Luogo: LuccaDurata: a. I, n. 1 (ottobre 1930)*Periodicita: trimestraleDirettore: Luigi ConsortiniStampatore: Tip. Francesconi e Simonetti, LuccaPagine: 32Note: descrizione sulla base di Cubi, 1980, p. 886, e della scheda cartacea del ca-

talogo della BncFiArea raccolte: BncFi (n.p.).

136. BETHANIA

Sottotitolo: Rivista mensile illustrata per suoreLuogo: PistoiaDurata: a. I, n. 1 (gennaio 1931) - a. VI, n. 9 (settembre 1936)Periodicita: mensileDirettore: can. Ugo Sernesi; poi mons. Adriano BartoloniDirettore responsabile: Vittorio CaselliStampatore: Libreria Grazzini, Pistoia; dal n. 1, gennaio 1935, Libreria Editrice

Fiorentina, FirenzeFormato: cm 29621Pagine: 24; dal n. 3, marzo 1935, 40; poi 30Prezzo: abbonamento annuale per l’Italia £ 15; per l’estero £ 24; un numero

£ 1,80

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 499

Note: dal n. 1, gennaio 1935, direzione presso il canonico Ugo Sernesi in via de’Gelli, Pistoia; amministrazione presso la Libreria Editrice Fiorentina in via delCorso 3, Firenze.La veste tipografica e semplice ma accurata; sono presenti alcune fotografieprevalentemente di religiose, di interni di scuole, refettori, conventi e operemissionarie. La copertina, in giallo e azzurro, e ingentilita da due gigli che rac-chiudono il titolo della rivista, sotto il quale appare il sommario. Nel marzo1935 la sostituisce una copertina di colore celeste, sulla quale spiccano titoloe sottotitolo; in mezzo, un disegno stilizzato delinea in bianco la figura di Gesuseduto davanti a due donne, Marta e Maria di Betania, l’una inginocchiata,l’altra in piedi nell’atto di porgere del cibo

Area raccolte: BmarFi: a. I, 1931 - a. II, 1932, lac; nn. 3-12 (a. V, 1935); nn. 1-9(a. VI, 1936). BfPt: a. II, n. 9, settembre 1932 - a. V, n. 2, febbraio 1935.BucMi: a. II, 1932 - a. V, 1935; nn. 1-4, 6-9 (a. VI, 1936)

Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 36; RIGHINI, vol. I, 1955, pp. 90-91.

Betania e l’antica denominazione di un piccolo e povero villaggiosituato sulla strada che conduce da Gerusalemme a Gerico; secondoil Vangelo, il luogo fu visitato spesso da Gesu, che nella casa ospitaledi Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, soleva prendere alloggio. Legatoa vari episodi della vita di Gesu, il nome di Bethania da il titolo aduna rivista per suore ben piu ricca e articolata dei soliti bollettini diformazione o informazione. La rivista infatti si propone di rivolgersia tutte le suore di qualunque ordine, congregazione o istituto per of-frire insegnamenti e notizie, ma senza «sussiego», per essere «un sol-lievo non una oppressione».

Al suo esordio, nel 1931, la direzione sulla prima pagina avevaesposto il programma con semplicita e chiarezza: «Noi pensiamo allemille e mille suore sparse nei monasteri, negli ospedali, nei ricoveri, equeste suore che hanno pregato, lavorato e sofferto per un’interagiornata, debbono trovare nella nostra rivista una serena ricreazione,uno sprone, un mezzo per apprendere o approfondire utili cognizioniper il miglior adempimento dei loro doveri, come anche per accresci-mento della loro cultura, nonche una palestra per donare alle conso-relle tesori di esperienza e di illuminata saggezza» (le parole sono ci-tate in un avviso della direzione rivolto alle lettrici all’inizio del 1935:Anno Quinto, n. 1, gennaio 1935, p. 1). Le illustrazioni, la semplicitadel linguaggio, la presenza di poesie, massime, raccontini edificanti,biografie esemplari di religiose e di sante, riconducono nel loro insie-me ad un tradizionale prodotto di intrattenimento femminile, seppur

500 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

attentamente mirato ad un pubblico di lettrici ben definito. La rivistamantiene fede, infatti, all’intento di offrire un «moderato svago» e dicercare di approfondire taluni aspetti della dottrina, cosı da essere,come sottolineava il papa nel benedirla il 15 dicembre 1933, non soloricca di «notizie, di insegnamenti e di pensieri» ma anche «sano nu-trimento della mente e del cuore» (La Benedizione del Papa, n. 1, gen-naio 1934, p. 3).

«Bethania» si organizza intorno ad alcune rubriche fisse: Tra noi,una pagina di domande e risposte tra le lettrici; Parole di Vita, letturae commento di brani dei Vangeli; Dal fondo del mio sacco, una rac-colta di brevi storie morali, parabole e dialoghetti sulla pazienza, l’u-milta e l’obbedienza, esposti senza seguire un filo «logico o cronolo-gico», ma, come spiega l’autore che si firma «Spirito vagante»,«frugando nel mio sacco, piglio quello che mi capita tra mano...»(ivi, p. 19).

Fra le varie rubriche, una delle piu consistenti appare Vite di suo-re, una galleria di religiose (suor Cherubina, fondatrice del Carmelodi Camaiore, Gemma Galgani, Rosa Virginia Pelletier, Maria De Mat-tias...) che insiste sulla forza della vocazione e della fede vissuta concoraggio, incurante di sacrifici e martirii, secondo il binomio amoree dolore. Non manca un notiziario sull’operato di suore e sacerdotiattivi al di fuori delle case religiose, Al di la della grata, dedicato aireligiosi impegnati negli ospedali, nelle scuole e nelle missioni sparseper il mondo; infine, sotto il titolo di Letture una pagina di segnala-zione di libri religiosi ritenuti utili e importanti, arricchita da qualcheappunto illustrativo sui contenuti e lo stile. Verso la fine del secondoanno di attivita la direzione, nel riflettere sulle difficolta che avevanoaccompagnato i primi passi della rivista, promette alle lettrici maggiorpuntualita e una miglior compilazione, grazie alla collaborazione di«ottimi scrittori» e infine una piu ampia documentazione fotografica(Scuse e propositi, n. 11, novembre 1932, seconda di copertina).

La direzione esprime piu volte questi intenti. Dopo i primi fasci-coli, nel sollecitare nuovi abbonamenti, promette di trattare problemirelativi all’educazione, all’assistenza degli infermi, all’insegnamentocatechistico e alla storia dei grandi ordini religiosi; e nel 1935, in oc-casione del rinnovo della veste tipografica, ribadisce di voler offrirealle suore una lettura «interessante, utile, letificante, nutrimento del-l’intelligenza e stimolo a sempre meglio lavorare». Nel maggio di

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quello stesso anno (n. 5, maggio 1935) compaiono due nuove rubri-che, una di Diritto Canonico, firmata dal canonico F. Francolini, l’al-tra di Consulenza legale, a cura dell’avvocato C. Torricelli. Inoltre, ilperiodico si apre alla pubblicita di articoli religiosi: corone di rosariodi diversa qualita e prezzi, immagini, libri di preghiera e di devozione,raccolte di massime. Ma che i problemi non manchino lo dice il fattoche si infittiscono le esortazioni a rinnovare l’abbonamento e a diffon-dere il giornale.

Nel 1936 la rivista, che l’anno precedente per la cessazione diogni attivita editoriale da parte di Guido Grazzini era passata alla Li-breria Editrice Fiorentina, si avvale di un nuovo direttore, monsignorAdriano Bartoloni, gia noto alle lettrici per la sua assidua collabora-zione, che si riserva le prime pagine di ogni numero per una seriedi articoli di riflessione e approfondimento (Il mese di Giuseppe,n. 3, marzo 1936; Crucifixus!, n. 4, aprile 1936; Maria Madre nostra.Nel mese consacrato a Maria, n. 8, agosto 1936, e cosı via). La direzio-ne sollecita le lettrici a collaborare con scritti o proposte e offre unanuova rubrica, Lezioni di latino, firmata dal canonico E. Sanesi, cheesordisce illustrando la prima declinazione.

Intanto, pero, la storia aveva fatto irruzione nel quieto mondo dipreghiera e lavoro di «Bethania» attraverso le accorate parole delpontefice che, in occasione del concistoro tenuto per la canonizzazio-ne dei beati Giovanni Fisher e Thomas Moore, si era riferito alle or-mai drammatiche vicende della guerra civile spagnola: «Ecco di nuo-vo l’orizzonte scuro di tetre nubi [...]. Poiche un rumore di guerrauniversalmente diffuso e a tutti causa di agitazione e timore, stimiamoopportuno farne parola, come l’ufficio apostolico a noi affidato sem-bra richiedere» (n. 4, aprile 1935, p. 92). La rivista torna sul tema condue articoli siglati «Fra’ Cristoforo». Nel primo, Giornate di sangue, sidescrive la «distruzione sistematica della chiesa (di tutte le chiese), ilmassacro metodico dei sacerdoti, che da un mese formano il satanicoprogramma delle popolazioni della Catalogna [...], frutti avvelenatidella scuola laica, della scuola mista, della educazione sessuale». Laguerra civile spagnola vi e presentata come lo scontro tra «due men-talita: l’ordine e il disordine», come contrapposizione fra le «insegnedel diavolo e di Dio». Dopo alcuni drammatici esempi di martirio,Fra’ Cristoforo conclude con un richiamo a cio che diverrebbe l’Eu-ropa se «la mano insanguinata di Mosca riuscisse ad attuare i suoi lo-

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schi progetti» (n. 8, agosto 1936, p. 250). Il mese dopo, si riapre ildiscorso sulle feroci violenze contro la chiesa e Fra’ Cristoforo indivi-dua nell’insegnamento religioso «intimo, convinto, totale», la sola di-fesa valida dalla propaganda mirante a «sradicare dai cuori la dottrinaricevuta». Da qui l’appassionata esortazione a rendere sempre piu in-tensa l’educazione cristiana, unica salvezza contro «la propaganda delmale» e «le perfidie di satana» (Di chi la colpa?, n. 9, settembre 1936,pp. 264-265).

Con il 1936 «Bethania» conclude la sua attivita, che verra ripresaa Pistoia nel 1939 (cfr. scheda n. 161).

DANIELA MALDINI CHIARITO

137. I FIGLI D’ITALIA

Sottotitolo: Rassegna mensile di problemi educativi e bollettino delle istituzioniassistenziali per la fanciullezza; dal n. 9-10, settembre-ottobre 1935, Rassegnamensile dell’O.N.P.D.; dal n. 1, novembre 1937, Edizione dell’O.N. «Pro-De-relictis»; nel n. 1-2 del 1943, Rivista periodica edita dall’Opera Nazionale ProDerelictis, Firenze

Motto: Charitatis causa derelicti exultabuntLuogo: FirenzeDurata: a. IX, n. 1 (ottobre 1931) - a. XIX, n. 1-2 (gennaio-febbraio 1943)

[1923-1943]Periodicita: mensile; dal n. 1-2, gennaio-febbraio 1934, bimestrale e trimestrale;

dal n. 1, novembre 1937, quadrimestrale, ma di fatto con periodicita incertae lunghi silenzi; poi bimestrale

Editore: Opera Nazionale «Pro Derelictis»Direttore responsabile: Elsa Bergamaschi (assente ogni indicazione nel n. 7-10, lu-

glio-ottobre 1936 e n. 11-12, novembre-dicembre 1936)Stampatore: Tip. Vincenzo Sughi, via Mannelli 57; dal n. 3, marzo 1932, Stabili-

menti Grafici Vallecchi, viale dei Mille 72, FirenzeFormato: cm 25617 (ad eccezione del n. 1-2 del 1943, composto di un foglio

piegato in quattro)Pagine: 24+copertina; n. 11-12, novembre-dicembre 1933, 32; n. 2, luglio 1938,

64; n. 1-2, aprile 1939, 58; numero speciale, gennaio 1941, 36; n. 1-2, gennaio-febbraio 1943, 8 (sempre con copertina)

Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia e le Colonie £ 25; per l’estero £ 50; so-stenitore £ 100

Note: la direzione e in via Cino da Pistoia 22; dal n. 7-10, luglio-ottobre 1936, viaLeonardo Fibonacci 7; dal n. 2, luglio 1938, via Fibonacci 11, Firenze.

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 503

Il periodico si configura come il seguito di un piu modesto bollettino della ProDerelictis, iniziato nel 1923 e sviluppatosi nel 1925, anno a partire dal quale sene conoscono alcuni numeri sparsi. Di qui l’anomala numerazione annuale delseguito, preso in esame in questa sede a partire dal numero in cui ne diventadirettrice responsabile Elsa Bergamaschi, presente anche nel neo-costituitoComitato di redazione accanto a Ernesto Codignola, Lamberto Frescobaldi,Anna Barile, Giannantonio Dotti (il cui nome peraltro compare solo nei primitre numeri). Dal n. 2, luglio 1938, i membri del Comitato di redazione nonsono piu indicati. Le pubblicazioni si interrompono nel gennaio-febbraio1932 (in corrispondenza con il passaggio a Vallecchi) e nel maggio-ottobre1937, per l’allontanamento di Codignola, e presentano un andamento moltoincerto negli anni successivi: nel 1941 e nel 1943 esce un solo numero.Disegni di copertina: anonimo quello del primo numero, raffigurante un Icaroche spicca il volo, trasformato (dal n. 2, novembre 1932) in un’immagine ditema analogo a firma arch. G. Vittini; dal gennaio 1933, copertina ‘‘fascistis-sima’’ di Bruno Rosai; dal settembre-ottobre 1935, in tricromia su carta pati-nata con bambini-soldati in marcia, a firma M. Nencioni

Area raccolte: BncFi: a. IX, n. 1, ottobre 1931 - a. XIV, n. 11-12, novembre-di-cembre 1936; a. XVI, n. 1, novembre 1937; a. XVI, n. 2, luglio 1938; a. XVII,n. 1-2, 1939; a. XIX, numero speciale, gennaio 1941; a. XXI, n. 1-2, gennaio-febbraio 1943. BmarFi: a. IX, n. 1, ottobre 1931 - a. XIV, n. 11-12, novembre-dicembre 1936; a. XVI, n. 2, luglio 1938; a. XVII, n. 1-2, aprile 1939; a. XIX,numero speciale, gennaio 1941. BcSi: a. XII, n. 1, 1934 - a XIV, n. 10, 1936.CcrBo: 1932-1939, lac. 1936

Bibliografia: CHIOSSO, 1997, ad vocem (A. GAUDIO); RIGHINI, vol. I, 1955, p. 202.

Nata per governare uno dei molti disastri sociali incrementati dal-la Grande guerra, quello dei bambini e dei ragazzi privi di referentifamiliari e «pericolanti», e forse erede di un ‘‘Rifugio’’ attivo gia du-rante il conflitto, l’associazione Pro Derelictis si doto fino dal 1923 diun bollettino illustrativo delle attivita promosse e della rete di bene-fattori. Grazie anche all’appoggio di personaggi politici autorevoli co-me Luigi Federzoni, in pochi anni la Pro Derelictis riuscı a rafforzarsisensibilmente. Eretta in ente morale con RD del 13 agosto 1927,n. 1578, avendo il principe di Piemonte come alto patrono e il capodel governo come presidente onorario, nel 1930 l’Opera NazionalePro Derelictis acquisı – grazie a generose sottoscrizioni – Villa Salvini,presso Trespiano, destinata ad accogliere i giovani ospiti affidati allesue cure da «Comuni, Provincie, Comitati dell’Onmi, Congregazionidi carita, Comitati privati di beneficenza ecc.» (seconda di copertinadel n. 1, gennaio 1933). Fu appunto in rapporto al potenziamento

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dell’azione educativa per i ricoverati (anche, come da tradizione, at-traverso l’istruzione agraria: cfr. BIDOLLI, SOLDANI, 2001) che il cam-mino della Pro Derelictis incrocio quello di Ernesto Codignola, giun-to a Firenze come docente della scuola di Magistero proprio nel 1923:anno nel quale fondo l’Ente Nazionale di Cultura (a cui sarebbe statasubito data la delega per la gestione delle scuole rurali della Toscana edell’Emilia) e il periodico «La Nuova Scuola Italiana» (edito da Val-lecchi), banditore di una profonda riforma scolastica in appoggio alletesi e alle riforme di Giovanni Gentile, ma non identificabile con esse(cfr. TURI, 2002, pp. 168-186).

E a Codignola che si deve il tentativo di trasformare il gia irrobu-stito periodico dell’Opera in una «Rassegna mensile di problemi edu-cativi e bollettino delle istituzioni assistenziali per la fanciullezza», co-me suonava appunto il sottotitolo, facendone uno strumento diinformazione, ma soprattutto di formazione, degli operatori e di raf-forzamento della rete dei ‘‘benefattori’’, in una fase in cui le iniziativeassistenziali ed educative rivolte all’infanzia stavano diventando undelicatissimo terreno di tensione con la Chiesa cattolica, e apparivapiu urgente sostenere le moderne istituzioni laiche rispetto a quelledella tradizione caritativa cattolica, aiutandole a conquistarsi sul cam-po una vera superiorita educativa. Ed e sempre Codignola, con le sueidee e le sue relazioni, con la sua influenza e la sua determinazione, avivacizzare, sia pure in modo discontinuo e disordinato, la fisionomiadel periodico, anche se il suo nome appare solo nella quaterna del Co-mitato di redazione (composto da personaggi i cui nomi – Barile, Fre-scobaldi, Bergamaschi – richiamano piu tarde posizioni di un laicismocombattivo e aperto alle tematiche di «giustizia e liberta», quandonon apertamente di sinistra).

Pochi, ma cruciali, i pezzi da lui firmati. In Assistenza ed educazio-ne (n. 2, novembre 1931, pp. 3-4), egli invitava a rafforzare la dimen-sione educativa degli istituti assistenziali, specie se a favore delle fascepiu giovani della popolazione, facendone luoghi tesi «ad educare dav-vero i ricoverati, a trasformarli cioe interiormente e in modo duratu-ro», ricostruendo «fra di loro in qualche modo la famiglia che la sorteha loro distrutta o, peggio ancora, ha loro negato», sul modello dianaloghe istituzioni inglesi. In Le scuole nuove (che riproduceva la re-lazione da lui tenuta al IV Congresso mondiale su La Nuova educazio-ne, tenutosi a Nizza nei giorni 29 luglio - 12 agosto 1932), Codignola

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forniva una limpida summa dei principi e dei fondamenti del ‘‘nuovocorso’’ italiano, ispirato alla «fede nell’intrinseca originalita creatrice equindi nell’assoluta autonomia dello spirito umano», e per cio stessoavverso «ad ogni pretesa metodica», ad ogni fiducia nelle «tecnicheeducative» (n. 8-9, agosto-settembre 1932, pp. 3-5), cosı come al gri-gio enciclopedismo e all’agnosticismo politico, assunti a emblemi ne-gativi della vecchia scuola: concetti e temi che saranno ripresi l’annosuccessivo in una riflessione a tutto campo su Un decennio di politicascolastica, in cui, scagliandosi «contro la pedanteria e la polimazia»,contro un’idea di cultura «apolitica e neutra» (n. 4, aprile 1933,pp. 3-4), ricordava come «la ragione storica del fascismo» consistesseappunto nel portare avanti «la politica di unificazione forzata del pe-riodo di guerra», facendo della scuola un vero «crogiuolo di italiani-ta» (n. 1, gennaio 1933, p. 4). Nel 1934 infine, in quello che sarebbestato il suo ultimo scritto sul periodico, Codignola commentava posi-tivamente (e con un sospiro di sollievo) i nuovi programmi scolasticiemanati da Francesco Ercole: «i ritocchi – scriveva con molta bene-volenza – sono stati felici ed efficaci, appunto perche dettati dallostesso spirito che aveva presieduto alla loro prima formulazione», eattenti a porre «nel centro della nuova scuola di popolo la personalitadel docente e dell’alunno» (I nuovi programmi delle scuole elementari,n. 10-11, ottobre-novembre 1934, pp. 2-3).

Altrettanto importante e il circuito che si attiva grazie a lui, e cheriguarda sia collaboratori apparentemente minori – da Margherita Fa-solo, di cui La Nuova Italia (non ancora codignoliana) aveva pubbli-cato nel 1923 quegli Orientamenti sul problema educativo che sareb-bero stati ristampati fino al 1970, allo psichiatra Corrado Tumiati,l’autore dei Tetti rossi, con i suoi interessi «per la rieducazione deigiovinetti criminali» e piu in generale per i drammi della vita manico-miale, fino al giovanissimo Roberto Mazzetti, caro a Luigi Russo e in-teressato allo studio del giansenismo e dei giansenisti, su cui proprioallora anche Codignola stava lavorando –, sia personaggi che costi-tuivano una testimonianza vivente delle convinzioni dell’intrapren-dente ‘‘coredattore’’. Ne e un esempio la presenza del veneziano Da-vid Levi Morenos, antico promotore delle «navi-scuole» permaestranze marittime e delle interconfessionali Unioni del bene nellasua citta e poi degli Orti della Pace a Roma, che viene chiamato findal primo numero della «nuova serie» a raccontare delle Colonie

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dei Giovani lavoratori da lui aperte nel 1919 in Umbria, a Citta di Ca-stello e a Collestrada, facendo tesoro della via tracciata dai Franchettie della loro eredita culturale: un’esperienza, quella di Levi Morenos,su cui richiamano l’attenzione anche Alberto Donini (Le ‘‘famigliecooperative scolastiche’’ dei giovani lavoratori, n. 12, dicembre 1932,pp. 3-7), e poi, commemorandolo, Giuseppe Lombardo Radice, chelo definisce «il primo realizzatore della ‘‘Scuola Attiva’’» (Levi More-nos e la Didattica nuova, n. 11-12, novembre-dicembre 1933, pp. 2-5e n. 1-2, gennaio-febbraio 1933, pp. 2-4).

Ma anche in questa fase il periodico mantiene una fisionomia in-certa. Informa poco sull’attivita della Pro Derelictis (per lo piu a fir-ma di Vittorio Emanuele Signorini e della direttrice), e ancora menosu istituzioni similari (individuate nel n. 1, ottobre 1931, in «ospizi,case per l’infanzia abbandonata, preventori antitubercolosi, coloniepermanenti»), mentre torna a piu riprese sul moribondo Istituto agra-rio femminile e di economia domestica fiorentino ‘‘Giuseppina AlfieriCavour’’ (allora presieduto dal marchese Frescobaldi e governato daun consiglio direttivo in cui sedeva lo stesso Codignola), che cercavadi attivare corsi perfettivi per maestre rurali. Mescola articoli di varie-ta (numerosi quelli del letterato e collezionista Mario Foresi) a rifles-sioni educative di varia natura (di notevole interesse la critica alla spe-culazione pedagogica gentiliana formulata da Roberto Mazzetti inOttimismo e Pessimismo nell’educazione, n. 10, ottobre 1932, pp. 16-18); indulge a pezzi di attualita e di cronaca politica; da spazio a unarubrica semifissa della dottoressa Anna Barile (collaboratrice, fra l’al-tro, del Laboratorio provinciale di igiene e profilassi) su La vigilanzamedico-igienica, e a due rubriche per i giovani ospiti degli istituti, Lapagina dei piu piccoli e Conversazione coi ragazzi, curata da «Zia An-na» e cessata dal n. 3-4, marzo-aprile 1934. Da segnalare, nella prima,le riduzioni di novelle di Oscar Wilde e di leggende russe, e le spo-radiche collaborazioni di Amy A. Bernardy e di Paola Lombroso; nel-la seconda, l’intervento dei gouldini, vale a dire degli ospiti del centrovaldese Gould (dal 1922 a Firenze) per minori in difficolta (n. 4, apri-le 1932, p. 24), a ulteriore conferma dell’intenso circuito ‘‘codignolia-no’’ che alimenta il periodico.

In questo contesto, Elsa Bergamaschi (direttrice di due scuole co-munali alle porte di Firenze, a Ponte a Greve e alla Nave di Rovezza-no) appare poco piu che una controfigura partecipe di un progetto di

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rinnovamento educativo rivolto a ceti e segmenti sociali materialmentee moralmente disagiati, con un interesse specifico per la valorizzazionedelle scuole rurali e dell’insegnamento rurale, in nome di una attivitadocente non solo libresca, e quanto piu possibile legata all’esperienzaquotidiana, che in quegli stessi anni ispirava il lavoro di maestre comela Maria Maltoni dei Quaderni di San Gersole.

Significativa, da questo punto di vista, la sua polemica con Rober-to Mazzetti che, iniziata sulle pagine della «Nuova Scuola Italiana»,verteva sulla opportunita (difesa dalla Bergamaschi e contrastata daMazzetti) di dare alle scuole di campagna un carattere strutturalmen-te diverso e «veramente rurale», pur senza smarrire – essa scriveva –«il concetto sano e fecondo di educazione come unita totalitaria» (Di-scutiamo, n. 4, aprile 1932, pp. 16-18). Di quando in quando appaio-no a suo nome anche informazioni sulle attivita della Pro Derelictis edi Villa Salvini (sempre piu simile a una colonia agraria) e di altre isti-tuzioni dedite all’educazione rurale; commemorazioni di alcuni colla-boratori (come quella per Mario Foresi); brevi recensioni (entusiasti-che quelle sulla Storia degli Italiani e dell’Italia di Gioacchino Volpe esull’autobiografia di Attilio Vallecchi: n. 11-12, novembre-dicembre1933, pp. 5-7 e n. 3-4, marzo-aprile 1934, pp. 18-21). Ma soprattuttocolpisce la sua crescente identificazione nei valori e nelle realizzazionidel fascismo, che si traducono in veri e propri inni per le battagliecondotte dal regime per «l’elevazione intellettuale e morale della don-na di campagna» (L’incremento agrario e il contributo della donnarurale, n. 10-11, ottobre-novembre 1934, pp. 4-6), per «l’atmosferacreatrice e promotrice di energie spirituali» che esso ha saputo crearenel paese (L’esigenza di una cultura realistica e le aspirazioni dei giova-ni, n. 1-2, gennaio-febbraio 1934, pp. 5-6), e perfino per le parole sul-l’educazione come «infuturamento della civilta mussoliniana» pro-nunciate dal ministro Cesare De Vecchi (L’unita fondamentale del-l’educazione fascista nel programma del Ministro dell’educazione nazio-nale, n. 3-4, marzo-aprile, 1935, pp. 4-5).

A partire dal 1934 il distacco di Codignola – un distacco che si for-malizzera solo nel 1938, anno in cui si chiuse anche l’esperienza di «LaNuova Scuola Italiana», ma che e gia netto e visibile, e che forse e dacollegarsi alla revoca della delega per la gestione delle scuole rurali del-la regione al suo Ente Nazionale di Cultura – favorisce il dilagare del-l’attualita politica e dell’apologetica fascista, mentre provoca un impo-

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verimento complessivo del periodico e significativi mutamenti nellecollaborazioni, peraltro assai poco specifiche (da segnalare un inter-vento di Vasco Pratolini, Rosai fuori dalla polemica, n. 2, luglio 1938,pp. 38-42). Per converso, tale situazione in certo modo potenzia il ruo-lo di Elsa Bergamaschi, cultrice entusiasta dei destini coloniali e impe-riali dell’Italia (L’idea cesarea come fattore di storia italiana, n. 7-10, lu-glio-ottobre 1936, pp. 2-7) e del «diritto italiano sull’Africa Orien-tale», contribuendo ad evidenziarne la diversa evoluzione rispetto aquella del suo maestro Codignola, sulla scia di un ruralismo populistache la porta a focalizzare lo sguardo sui temi della condizione di madrie bambini e sul ruolo sociale delle donne: quei temi che nel dopoguerradiverranno la cifra dominante della sua attivita e dei suoi interessi, que-sta volta nell’ambito della sinistra e dell’Udi, di cui tra il 1953 e il 1964sarebbe divenuta una delle dirigenti di maggior spicco, siglando inquesta veste due importanti convegni nazionali, uno su La Riforma del-l’Assistenza all’infanzia (1954), e l’altro su Le scuole dell’obbligo (1959)(cfr. MICHETTI, REPETTO, VIVIANI, 1998, ad nomen).

Sul momento, pero, essa non riuscı a far altro che accompagnareil periodico – stretto fra l’impossibilita di assolvere alla sua iniziale ra-gion d’essere e l’incapacita di darsi un asse diverso – nella sua lentaquanto inesorabile decadenza, costellata di sospensioni, periodicitavia via piu ampie e numeri unici poco piu che di occasione.

TERESA BERTILOTTI e SIMONETTA SOLDANI

138. IL GIARDINO FIORITO

Sottotitolo: dal n. 5, maggio 1932, Rivista Mensile della Societa Italiana ‘‘Amicidei Fiori’’ organo ufficiale del comitato esecutivo dei concorsi per l’abbelli-mento delle stazioni e di altri impianti ferroviari; dal n. 1, gennaio 1936, Rivistamensile della societa italiana ‘‘Amici dei Fiori’’; dal n. 89, giugno 1938,‘‘Giard. Fior.’’ Rivista mensile della Societa Italiana ‘‘Amici dei Fiori’’; daln. 107, dicembre 1939, Rivista mensile della societa italiana ‘‘Amici dei Fiori’’

Motto: Risvegliare l’amore per i fioriLuogo: SanremoDurata: a. I, n. 1 (febbraio-marzo 1931) - a. XIII (marzo 1944)

[sospeso dal marzo 1944 all’aprile 1946; nel 1946 esce solo il n. 158; nel 1947esce regolarmente per interrompersi di nuovo fino al marzo 1951 (a. XVII,n. 1); e tuttora in corso]

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 509

Periodicita: mensile; poi bimestraleDirettore: prof. Mario Calvino, ma Eva Mameli CalvinoStampatore: Tipografia Mariano Ricci, via S. Gallo 31, FirenzeFormato: cm 31623; dal n. 132, gennaio 1942, 30,5622,5Pagine: 28+copertina; dal n. 4, maggio 1931, 24; dal n. 1, gennaio 1932 si alter-

nano un fascicolo di 24 e uno di 16 (sempre con copertina); dal n. 1, gennaio1933, 16; dal n. 1, gennaio 1934, da 20 a 24; dal n. 9, settembre 1935, da 16 a20; dal n. 2, febbraio 1937, da 20 a 24; dal n. 105, ottobre 1939, 16; dal n. 120,gennaio 1941, da 16 a 20; dal n. 128, settembre 1941, le pagine per effetto del-le difficolta di approvvigionamento della carta, cominciano a decrescere, oscil-lando da 16 a 12 (sempre con copertina)

Prezzi: abbonamento annuale: per l’Italia £ 15, per l’estero £ 30; dal n. 1, gennaio1932, per l’Italia £ 25, per l’estero £ 40; dal n. 5, maggio 1938, per l’Italia £ 30,per l’estero £ 45; soci benemeriti £ 500, sostenitori £ 50; dal n. 144, gennaio1943, quota annuale di favore per giardinieri, studenti in agraria, scuole agra-rie, scuole rurali, massaie rurali, case cantoniere £ 30; soci ordinari £ 50 (80per l’estero), soci sostenitori £ 100, soci vitalizi £ 1000

Note: dal n. 5 del maggio 1932 l’amministrazione e affidata al rag. Guido Conti,via delle Mantellate 8, Firenze. La redazione e il servizio informazioni restanopresso la prof. Eva Mameli Calvino segretaria ‘‘Amici dei Fiori’’, Sanremo. Co-pertina di cartone verde chiaro; foto b/n (copyright di riviste straniere come«Country Life»); talvolta sono presenti riproduzioni a colori (concesse da pri-vati: ad esempio dal marchese Giulio Guicciardini). Dal n. 88 del maggio 1938si adotta la numerazione progressiva dei fascicoli, considerando come inizio ilnumero doppio del febbraio-marzo 1931.Il fondo botanico e le carte di Eva e Mario Calvino sono stati donati nel 1979dagli eredi alla Biblioteca civica ‘‘F. Corradi’’ di Sanremo

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, febbraio-marzo 1931 - a. XII, n. 155, dicembre1943: manca dicembre 1942. BagrMi: 1931-1933. BarchMi: 1933-1939;1942; 1944-1947, lac. BccTo: 1931-1934. BcPescia: 1934-1943. BcSanremo:1931-1947. IcaPortici: 1934-1942. IobBo: 1942. IusobNa: 1933

Bibliografia: FORNERIS, MARCHI, 2004; MAGRINI, 1934, p. 165; RIGHINI, vol. I,1955, p. 238.

Il mensile era espressione della Societa italiana ‘‘Amici dei fiori’’,costituitasi nel gennaio del 1931 (ed eretta in ente morale nel lugliodello stesso anno) per iniziativa di nobildonne fiorentine e romane:il consiglio della societa era presieduto dalla marchesa Iris Origo, so-stituita nel marzo del 1935 dalla contessa Luisa Capponi, nella cui di-mora nel centro di Firenze si tennero annualmente le assemblee gene-rali dei soci. Lo scopo dichiarato dalla societa nella seconda dicopertina del «Giardino Fiorito» era di «promuovere e incoraggiarela coltivazione dei fiori, il miglioramento dei giardini e lo sviluppo

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della floricultura in Italia; pubblicare un giornale mensile per diffon-dere le norme per la coltivazione di fiori e piante da giardino; far co-noscere specie e varieta nuove, e dove trovarle; facilitare gli scambi dipiante, consigli e pareri fra Amici dei fiori; organizzare mostre florealinelle varie regioni italiane» (n. 1-2, febbraio-marzo 1931).

Il periodico aveva la sede amministrativa a Firenze, dove venivaanche stampato, mentre la redazione e il servizio di corrispondenzafacevano capo alla stazione sperimentale di floricoltura ‘‘Orazio Rai-mondo’’ di Sanremo diretta dal 1925 al 1959 dai coniugi Calvino.Formalmente la direzione del periodico era affidata all’agronomo san-remese Mario Calvino (su cui cfr. MAMELI CALVINO, 1952 e MarioCalvino, in DBI, vol. 17, pp. 29-31) ma di fatto la sua redazioneera opera della moglie Eva Mameli Calvino (cfr. A. NANNIZZI, In me-moria del prof. Mario Calvino, n. 10, dicembre 1951, p. 229), nelle ve-sti di segretaria della Societa italiana Amici dei fiori. Originaria di Sas-sari, di famiglia borghese, laica e antimonarchica, Eva Mameli fu laprima donna a ricoprire in Italia una cattedra di botanica generale;alla nascita del secondo figlio (1927) lascio la direzione dell’Orto bo-tanico di Cagliari per coadiuvare come assistente botanica il maritonelle attivita di ricerca svolte presso la Stazione sperimentale di flori-coltura, ospitata nella Villa Meridiana che i Calvino avevano acquista-to di ritorno da Cuba (cfr. CALVINO, 1990 e 1994; RICCIO, 2003,pp. 22-23).

In occasione del decennale della rivista sulle sue pagine si rievo-cavano cosı i legami che avevano portato le ambizioni cultural-mon-dane di esponenti dell’elite nobiliare (tra le socie fondatrici figuranole contesse Mary Senni e Edith Rucellai, Lady Sybil Lubbock e lemarchese Nannina Fossi e Isabella Chigi Zondadari) a coagularsinel progetto del «Giardino Fiorito» con gli intenti di seria divulgazio-ne scientifica e di insegnamento pratico perseguiti da Eva MameliCalvino: «Parlando per l’ennesima volta, una serata d’ottobre del1930, [...] di quanto sarebbe stato utile un giornaletto sul modellodei quattro o cinque che si pubblicavano settimanalmente in Inghil-terra, pieni di consigli pratici, di domande e risposte, di annunci com-merciali ecc., una giovane voce esclamo: ‘‘Perche non tentare ades-so?’’ E cosı, fra entusiasmo, slancio, ignoranza delle numerosedifficolta in agguato e molta fede, l’idea fu lanciata. Il primo e prin-cipale compito era di trovare chi avrebbe risposto ai quesiti; in altre

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parole, chi si sarebbe assunta la redazione del giornale [...] e dopoavere fatto diversi nomi, uno di noi si e ricordato di certe corrispon-denze da Sanremo [...] ‘‘se potessimo assicurarci l’aiuto dei Calvino,sarebbe il successo certo’’. Un rapido viaggio in Riviera getto le basidi un accordo [...]. Molti ricorderanno la circolare spedita nel dicem-bre 1930 a tutti i conoscenti che si interessavano di giardinaggio, cir-colare che ha fruttato il primo gruppo di soci vitalizi» (X, Dieci anni,n. 122, marzo 1941, pp. 35-36).

Il mensile mirava a stabilire una rete di contatti a base nazionaletra tutti i soci ‘‘amici dei fiori’’, offrendosi come «palestra delle loroidee e della loro attivita» tanto per «chi coltiva pochi vasi di fiori sullaterrazza» che per il «proprietario del grande giardino» (Ai lettori,n. 1-2, febbraio-marzo 1931, p. 1), e ad attivare un collegamento vir-tuoso tra la domanda privata di piante e fiori e l’offerta dei vivaistiitaliani, di cui si pubblicizzavano le ditte e si presentavano i cataloghi,invitando i lettori a dare notizia dei risultati ottenuti nel Repertoriodelle ditte all’interno della rubrica Lettere dei lettori (curata da EvaMameli Calvino). In un clima di nazionalismo imperante, in piu occa-sioni la Mameli Calvino dovette intervenire in difesa della linea diapertura verso le varieta di semi e piante importate dall’estero, cheera oggetto delle critiche ricorrenti del bollettino ufficiale della socie-ta orticola professionale italiana: «dobbiamo chiarire, noi che abbia-mo sulla coscienza molte di queste presunte svenevolezze, che lagrande maggioranza degli arbusti recentemente importati in Italiadalla stazione di floricoltura [...] sono delle gran belle piante che ar-ricchiscono gia o arricchiranno presto i nostri giardini di nuove bel-lezze [...]. Cosı e di mille altre specie che dobbiamo conoscere, chedobbiamo introdurre, non per disprezzo delle piante di casa nostra,non per snobismo, ma per avidita di sapere» (E.M.C., Problemi del-l’orticoltura italiana. La concorrenza straniera, n. 2, febbraio 1935,pp. 33-34).

Colpisce la sfasatura tra il tono di seria professionalita e di sobriaeleganza che Eva Mameli cerco di imprimere alla rivista attraverso isuoi interventi scientifico-divulgativi e gli umori sempre piu aperta-mente nazional-fascisti del pubblico di riferimento («Non possiamoe non vogliamo acquistare nulla dai paesi sanzionisti»: Socia vitalizia,Appello alle ditte italiane, n. 1, gennaio 1936, p. 12) che lascio caderenel vuoto la sua proposta di cooperare, nell’ambito dell’Esposizione

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mondiale di Roma del 1942, alla realizzazione di un «Giardino Italia-no della Pace» in cui «le piante caratteristiche dei diversi paesi intrec-cerebbero simbolicamente e materialmente fronde e radici» (E.M.C.,Il ‘‘Giardino della Pace’’ all’Esposizione del 1942, n. 95, dicembre1938, pp. 247-249).

Nel complesso, tuttavia, si tratta di un prodotto editoriale che sirivolge ad un pubblico di elite, fatto di signore della buona societa,dell’alta e media borghesia delle professioni, piu che di giardinieri edi massaie, in cui alle rubriche di consigli pratici (Le faccende di sta-gione, Nozioni elementari di giardinaggio, Una pagina di operazionipratiche, Sorveglia e cura le tue piante, Domande e risposte), spessocorredate di foto e disegni illustrativi (come nel caso della rubrica Co-noscete queste piante? Volete coltivarle? aperta dal n. 1 del gennaio1935) si affiancano descrizioni di fiori e di architetture di giardini(cfr. E. WHARTON, La primavera in un giardino della riviera francese,n. 5, maggio 1932, pp. 94-96; dal n. 9 del settembre 1932 prende av-vio la rubrica Giardini di recente costruzione) e i resoconti delle atti-vita promosse dai vari comitati locali di soci/e (cfr. arch. M.T. PARPA-

GLIOLO, Esposizioni, concorsi e giurie, n. 1, gennaio 1935, pp. 7-8).Pur vantando un certo numero di associazioni all’estero e nelle

isole del Mediterraneo, frutto dei legami familiari e di lavoro dei Cal-vino oltre che del network di relazioni internazionali delle aristocra-tiche coinvolte nel progetto, il maggior numero di soci si concentravaa Firenze e, soprattutto, a Roma, seguite da Genova, Milano e Torinoper un totale di 1672 adesioni (Rendiconto della Societa Italiana‘‘Amici dei fiori’’ - Distribuzione geografica dei soci nel 1937, n. 5,maggio 1938, p. 105) che, dopo il balzo registrato nel primo triennio(dai 1000 soci del 1931 ai 1715 del 1934), crebbero molto gradata-mente fino alla caduta successiva allo scoppio della seconda guerramondiale (dai 1772 del 1940 ai 1738 del 1942).

Incrociando la politica fascista di rilancio dell’immagine turisticae artistica della citta, e soprattutto a Roma che, con il concorso delleforze di governo, la societa produsse il maggior numero di iniziative,organizzando mostre e concorsi di fiori e aprendo nel 1937, su licenzadi Giuseppe Bottai, una propria sede nell’arancera di Villa Umberto I(La sede di Roma, n. 4, aprile 1937, p. 83), dotata di biblioteca e saladi lettura dove si tenevano conferenze sui giardini e sull’arte di acco-modare i fiori. Piu discontinua appare l’attivita della sezione fiorenti-

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na che solo nel marzo del 1939 diede vita, attraverso la marchesa Ma-ria Bianca Viviani della Robbia (consulente agraria dell’Associazionedonne professioniste, artiste e laureate di Firenze), alla prima esposi-zione di fiori coltivati da amatori (cfr. M. MAZZEI, La mostra di Firen-ze, n. 98, marzo 1939, pp. 105-106), 7 anni dopo la prima mostra perdilettanti organizzata dalla sezione soci di Roma. Mentre nei primi an-ni di pubblicazione della rivista la rubrica Notizie riservava molto spa-zio alle manifestazioni floreali e museali allestite nella cornice pubbli-ca della «Primavera fiorentina» (cfr. n. 2, febbraio 1932), a partiredalla seconda meta degli anni Trenta il baricentro sembra spostarsisempre piu sulla capitale (cfr. Roma fiorita, n. 9, settembre 1937,p. 195).

Con l’avvento della politica autarchica del regime fascista e, so-prattutto, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il giornale fatica a man-tenere il suo formato e la sua veste tipografica (cfr. n. 3, marzo 1936 en. 105, ottobre 1939). Si moltiplicano gli inviti ai lettori (e poi ancheai fioristi) perche spediscano foto dei loro giardini (raccolte dal n. 5del maggio 1937 nella rubrica I giardini dei nostri lettori) e disegnidi piante (cfr. n. 3, marzo 1938); si diradano le tavole a colori e au-menta lo spazio riservato alla coltivazione di piante «utili» (daln. 113 del giugno 1940 riprende la rubrica Nell’orto, a cura di MarioCalvino, che era stata sospesa nel gennaio del 1933; dal n. 127 del lu-glio 1941 prende avvio la rubrica Fa’ queste cose da te, a firma di «An-themis», e dal n. 146 del marzo 1943 ha inizio il Calendario del Frut-teto a cura di Tommaso Morelli). Con la guerra cresce il numero deicollaboratori maschi e con essi l’attenzione dedicata dal periodico alproblema della disoccupazione dei giardinieri (cfr. n. 114, luglio1940).

Di fronte alla necessita di attenersi alle disposizioni governativeper la riduzione del numero delle pagine delle riviste e al bisognodi risparmare che la guerra portava con se, il periodico faceva appelloattraverso gli interventi di Eva Mameli Calvino alla difesa dei fiori co-me simbolo di speranza e di pace («Accanto agli orti di guerra, i giar-dini di pace»: E.M.C., Fiori anche in tempo di guerra, n. 131, dicem-bre 1941, p. 196), mentre la contessa Mary Senni sollecitava le lettriciad altre economie («col prezzo di qualche poltrona al cinema si puocomprare una dozzina di piante di rose, 4 o 5 arbusti da fiore o uncentinaio di narcisi e di tulipani. Forse il film sara dimenticato dopo

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una settimana, mentre i fiori ci rallegreranno ogni primavera»: M.S.,Per i fiori, n. 134, marzo 1942, pp. 33-34).

Dalla primavera del 1942 si riduce ulteriormente il numero dellepagine per fascicolo, parzialmente compensate dall’adozione di uncorpo piu piccolo e di un’interlinea piu stretta; diminuiscono le illu-strazioni, peggiora la qualita della carta e non si riesce ad evitare l’au-mento delle quote sociali, seppure cercando di diversificare le tariffe aseconda della tipologia dei soci (cfr. Momenti difficili, n. 139, agosto1942, p. 109). Con l’aggravarsi delle limitazioni alle spedizioni postali(cfr. n. 152, settembre 1943), si e costretti ad optare per una tempo-ranea trasformazione del mensile in bimestrale, «con la speranza [...]di tenere unita la compagine del nostro sodalizio anche in questi me-si durissimi» (Il Giardino fiorito nel 1944, n. 155, dicembre 1943,p. 184).

Il fatto che il giornale potesse ormai contare su una consolidatarete nazionale di soci e confermato dal successo che accompagnonel secondo dopoguerra la decisione della Societa italiana degli Amicidei fiori, presieduta dalla contessa Sofia Bossi Pucci Serristori, di ri-prendere le pubblicazioni del «Giardino Fiorito». Venne allora azze-rata la numerazione ordinale dei fascicoli ma non quella delle annate,in modo da esplicitare il legame con il passato, pur non potendo piucontare sulla guida di Eva Mameli Calvino, subentrata ufficialmentealla morte del marito (1951) nella direzione della stazione di floricol-tura di Sanremo. Il periodico fu comunque stampato a Firenze fino atutto il 1958, quando (da a. XXV, n. 1, gennaio 1959) comincio adessere pubblicato a Bologna presso le Officine Grafiche Calderini.

MONICA PACINI

139. A TE, DIRIGENTE!

Sottotitolo: Mensile per le Dirigenti della G.F. di A.C.I.; dal n. 12, dicembre1936, Mensile per le Donne e Giovani di A.C.; dal n. 5, maggio 1937, Mensileper le Dirigenti delle Associazioni Femminili di A.C.; dal n. 11-12, novembre-dicembre 1937, Mensile per Donne e Giovani di A.C. (con intestazione inter-na Donne di A.C.); dal n. 8, novembre 1939, lo stesso foglio ha due intesta-zioni, in prima e terza o quinta pagina, per separare lo spazio dedicato alleGiovani da quello per le Donne (Mensile per la Gioventu Femminile di

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A.C. e Mensile per Donne di A.C.). Fanno eccezione: il n. 1, gennaio 1942 cheporta come sottotitolo: Mensile per l’Azione Cattolica Femminile; il n. 4, aprile1943, privo di sottotitolo; il n. 6, maggio 1943: Unione Donne e GioventuFemminile di Azione Cattolica. Il n. 6, giugno 1943, torna a indicare, separan-dole, la «Gioventu Femminile» e le «Donne» di A.C.; i nn. 7 e 8, ottobre enovembre 1943, hanno come sottotitolo: Circolare per la Gioventu Femminiledi A.C. (con una parte interna dedicata alle Donne di Azione Cattolica); nelcaso del n. 9, dicembre 1943, alla edizione fiorentina se ne affianca una«per la diocesi di Fiesole»; dal n. 1, gennaio 1944, tre versioni piu o meno di-verse portano come sottotitoli: Circolare per la Gioventu Femminile di A.C.,Circolare per le Donne di Azione Cattolica, Circolare per le Donne di AzioneCattolica (Diocesi di Fiesole)

Motto: dal n. 1, gennaio 1932 al n. 4, aprile 1937, Cor Iesu, adveniat Regnumtuum; Mater mea, fiducia mea (fino al n. 11, novembre 1933 in alto, ai duelati del titolo, e dal n. 12-1, dicembre 1933 - gennaio 1934 al n. 4, aprile1937 in basso a sinistra, sotto la riproduzione del simbolo distintivo dell’Azio-ne Cattolica, che comunque scompare con il n. 2, febbraio 1938)

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (gennaio 1932) - a. XIII, n. 1 (gennaio 1944)Periodicita: mensile, con vari numeri doppi, tripli (n. 7-8-9, luglio-settembre

1933; n. 8-9-10, agosto-ottobre 1935; n. 7-8-9, luglio-settembre 1937), e qua-drupli (n. 7-8-9-10, luglio-ottobre 1938)

Direttore: Consiglio Diocesano Gioventu Femminile di A.C.I., via de’ Pucci 2;dal n. 5, maggio 1937 compare solo l’indirizzo

Direttore responsabile: Don Raffaele CioniStampatore: Scuola Tipografica Salesiana, via Fra’ Giovanni Angelico 16; dal n. 1,

gennaio 1941, Tip. Ugo Polli, via dei Servi 3; dal n. 6, ottobre 1942, Tip. Ri-naldi, Borgo S. Iacopo 26, Firenze

Formato: cm 35625; salvo i fascicoli compresi fra il n. 5, maggio 1937 e il n. 1,gennaio 1938, che hanno un formato di 39627

Pagine: 6; con alcune oscillazioni; nel 1938 e fino al n. 7, ottobre 1939, 8 ed ec-cezionalmente 10; dal n. 9, novembre 1939, fino a tutto il 1941 il numero dipagine oscilla fra 4 e 6, per ridursi quasi stabilmente a 4 fra il n. 2, marzo 1942,e il n. 1, gennaio 1944, «per il nuovo Decreto sulla limitazione della carta»,come si avverte nel n. 3, 1942, p. 1

Prezzi: distribuito per abbonamento a £ 2 i primi due anni; poi inviato «dietroofferta» della stessa somma, che aumenta a £ 3 nel 1941, a £ 4 nel 1942, a£ 5 nel 1944. Lo ricevono gratuitamente l’assistente ecclesiastico, la presidentediocesana e, almeno a partire dal 1940, i parroci

Note: il titolo presenta numerose variazioni grafiche; rarissime le illustrazioni (trale quali non figurano mai immagini di donne). Dal n. 7, ottobre 1943, mancal’indicazione progressiva dell’anno fascista

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 2, febbraio 1932; a. IV, 1935 - a. XII, 1942: mancano1933, 1934; nn. 6-7, 8-9-10, 11, 12, 1935; nn. 5, 11, 1936; nn. 2, 4, 1937; n. 9,1939; nn. 1, 2, 5, 8, 9, 1941; nn. 6, 7, 1942; n. 4, 1943. BmarFi: a. I, n. 1, gen-

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naio 1932 - a. XIII, n. 1, gennaio 1944: mancano n. 1, gennaio 1941; n. 3, apri-le 1942

Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 21; RIGHINI, vol. I, 1955, p. 13.

Figlio del superamento della crisi che nel 1931 aveva visto Stato eChiesa l’un contro l’altra armati nella definizione dei lineamenti e de-gli spazi d’intervento dell’Azione Cattolica (da ora AC), il mensile ri-specchia fedelmente vicende e dinamiche che connotarono le sue or-ganizzazioni femminili negli anni delle maggiori fortune del regime edella guerra. I molteplici andirivieni segnalati dai sottotitoli non sonoaltro che lo specchio di un percorso piu generale, segnato da una cre-scente centralizzazione e sottomissione alle gerarchie ecclesiastichedelle associazioni facenti capo all’AC, oggetto di preoccupata atten-zione sia da parte del potere politico che di quello religioso. E cosıche nell’autunno del 1936, in concomitanza con una riorganizzazionevoluta dal Vaticano, il periodico cessa di riguardare solo la Gioventufemminile per dare spazio anche alle Donne di AC, fino ad articolarsiin due sezioni distinte. Ed e ancora per effetto di una progressiva ri-duzione degli spazi di autonomia concessi dal regime e dalle gerarchieecclesiastiche che si fa piu fievole l’impronta del gruppo dirigente lo-cale, che oltretutto – a partire dal 1939, per effetto della nuova crisipolitica avente per oggetto l’AC (estate del 1937) conclusa con unnuovo accordo ‘‘al ribasso’’ – non fu piu elettivo in nessuna dellesue componenti.

A Firenze, peraltro, il tono dominante e quello della continuita, enon solo perche durante tutto il periodo considerato la diocesi fu ret-ta dall’arcivescovo Elia Dalla Costa (elevato alla porpora cardinaliziaagli inizi del 1933), ma perche l’assistente ecclesiastico resto lo stesso(mons. Gino Falorni) fino al tardo autunno del 1941 (quando fu so-stituito da don Giovanni Giovani), e perche – soprattutto – tra MariaGiubbi, presidente diocesana della Gioventu Femminile di AC finoall’ottobre del 1939 (quando passo alle Donne di AC con funzionidi vicepresidente, per assumere poi all’inizio del 1942 anche l’incaricodi Consigliera Nazionale di Azione Religiosa), e Lucia Banti, che lesuccesse in quell’incarico dopo essere stata sua vice negli anni prece-denti, e difficile scorgere una qualsivoglia differenza di accenti. Quan-to meno, essa non emerge dalle pagine del periodico; e d’altronde cioche e stato detto della Banti in rapporto alla fase nuova apertasi conl’inverno 1943-44 – la sua attivita di staffetta partigiana, di consigliera

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comunale, di dirigente del Centro Italiano Femminile (da ora in poiCif) – conferma che in ogni incarico essa si mosse perseguendo unmodello che era appunto prioritariamente religioso e fortemente se-gnato dall’accentuata ‘‘spiritualita’’ della Chiesa fiorentina (SALVATI-

CI, SCATTIGNO, 1998, pp. 166-179).Cio che caratterizza questo «foglietto» – chiamato a svolgere mi-

nute ma importanti funzioni «di direzione, di guida, di indirizzo» infavore di tutte coloro a cui erano affidati compiti direttivi nelle asso-ciazioni femminili di AC (ARCIV. ELIA, n. 1, gennaio 1932) – e l’osses-siva cura posta nel coordinare e indirizzare una organizzazione via viapiu capillare e articolata, in piena consonanza con le scelte compiute alivello nazionale, che affidavano alle associazioni femminili compitiprimari nella riconquista della societa da parte della Chiesa, all’inse-gna dell’avvento del Regno di Cristo, come recitava il motto dell’ACriprodotto sulla testata del mensile. Da questo punto di vista, la con-sonanza con i toni e i temi che scandiscono le memorie di Armida Ba-relli relative a quegli anni (La sorella maggiore racconta, 1981) esem-plifica assai bene l’alto livello di omologazione centro-periferia alloraraggiunto dalle strutture di Azione Cattolica: una conferma viene an-che dall’importanza attribuita dal periodico al potenziamento del-l’Universita cattolica e alla figura di mons. Olgiati, punti di riferimen-to essenziali dell’attivita di Armida Barelli (cfr. MAJO, 1989).

Il tono prevalente e quello di un ‘‘colloquio da lontano’’ con ledirigenti periferiche, a cui ci si rivolge per chiedere, sollecitare, sug-gerire, insegnare, prescrivere. Caratteristiche analoghe hanno anchegli inviti a dare concretezza alle numerose «crociate» (della Purezza,della Carita, della Formazione all’Umilta, dell’Innocenza...), a intensi-ficare occasioni e giornate di preghiera, a indire campagne locali diBuone letture, a partecipare a iniziative che comportassero incontricontinuativi con finalita specifiche (e il caso degli Esercizi di cantogregoriano, del Corso per Dirigenti e di quello per Catechiste, delleGare catechistiche e delle Giornate Missionarie), a pagare le quote as-sociative, a intensificare i rapporti con il centro diocesano, a occupar-si delle varie sottoscrizioni via via aperte (ad esempio, quella per ilnuovo Seminario diocesano da costruire a Firenze, o quella per«L’Avvenire d’Italia», su cui molto si insiste a partire dal 1938). At-traverso il mensile si diffondono questionari, bollettini di iscrizione,schede per i resoconti annuali, senza peraltro dare mai conto dei ri-

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sultati raggiunti: perfino le fortune dell’organizzazione – che dovette-ro essere davvero notevoli anche nella diocesi fiorentina – filtrano ra-ramente e solo per caso; sappiamo ad esempio che le 104 associazionidel 1933 erano diventate 133 a un anno di distanza, e 148 quattro me-si dopo, per superare quota 200 nell’autunno del 1936.

Naturalmente, particolare cura e posta nel fornire una informa-zione analitica su eventi e attivita in programma a livello diocesano(la Giornata Sociale, che si tiene ogni anno, i vari convegni ‘‘a tema’’per dirigenti, studenti medi, universitari, i Congressi eucaristici equelli diocesani) e ‘‘centrale’’ (si tratti del Giubileo del 1932-33 odei diversi Ventennali celebrati fra il 1938 e il 1941); soprattutto, sida spazio a rubriche che forniscono un dettagliato elenco degli ap-puntamenti e delle iniziative intorno a cui articolare il lavoro locale(Comunicati Diocesani, Per le Delegate delle Sezioni Minori, Per le De-legate Aspiranti e Beniamine, Piccolissime e, a partire dal 1938, Dele-gate Fanciulle), con esiti che confermano il peso e la fortuna della‘‘scelta parrocchiale’’ compiuta negli anni precedenti e rafforzatanel corso degli anni Trenta: una scelta che comportava il primato del-la struttura territoriale non solo rispetto alle associazioni interne aconventi, conservatori, istituti religiosi, ma anche rispetto a quelle‘‘professionali’’, che – a giudicare da queste pagine – dovettero avereuna qualche fortuna soltanto in rapporto a insegnanti e impiegate, adomestiche e commesse, e che solo a partire dalla fine degli anniTrenta sembrano impegnarsi – non sappiamo con quale esito – nellaorganizzazione di «lavoratrici di fabbrica e a domicilio».

Forse, e proprio l’insistenza sul dato organizzativo a far sı che daqueste pagine emerga con tanto nitore quella idea di Chiesa «comesocieta perfetta e in se conchiusa» che fu senza dubbio al cuore delpontificato di Pio XI e che volle porsi «in alternativa globale alla ci-vilta moderna», benche fosse sostanzialmente «omologa con l’ondataconservatrice» che costituisce la cifra dominante dell’epoca (VERUCCI,1988, p. 37). Scarso, e via via declinante, e invece lo spazio dedicato atemi di meditazione spirituale, di preghiera, di riflessione sui testi sa-cri o su momenti liturgici di particolare importanza, nonostante chel’AC toscana, anche nella sua componente femminile, sia nota perla sua marcata spiritualita: perfino una rubrica come La Parola del-l’Assistente Ecclesiastico, che per qualche anno apre invariabilmenteil periodico precedendo le colonne dedicate a La Parola della Presi-

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dente Diocesana, a partire dal 1937 perde di intensita e di puntualita.Quel retroterra – si direbbe – e dato per scontato, o affidato ad altristrumenti e ad altre pubblicazioni. Cio che da qui emerge con chia-rezza e che bambine, ragazze, giovani, donne non vengono affattoconcepite come persone riconducibili a un «doppia cittadinanza»,per dirla con Paola Gaiotti (1993, p. 158).

Lo Stato e assente, e l’ubbidienza che si chiede riguarda solo co-loro che parlano «non per l’autorita di un monarca della terra, ma innome e per l’autorita di Dio» (La vera morale, n. 2, febbraio 1938,p. 1). Rarissimi, e quasi sempre filtrati attraverso le parole di un’au-torita ecclesiastica, sono i richiami al Regime (mai al «Duce»), e pres-soche inesistenti i richiami ai grandi eventi del tempo. La conquistadell’Etiopia, la guerra civile spagnola o le leggi razziali varate dal fa-scismo non hanno echi su queste pagine; perfino l’entrata in guerradell’Italia e marcata non dalle parole, ma dal silenzio, visto che dopoil numero del giugno 1940 il periodico tace fino al novembre succes-sivo. Tra le poche irruzioni dell’attualita e da segnalare qualche ri-chiamo a pregare «per la salvezza dell’infanzia russa» (La santificazio-ne delle feste, n. 4, aprile 1936, p. 4) e a denunciare pubblicamente«le persecuzioni che soffrono i figli di Cristo in Russia, in Messico,in Spagna» (La parola del Card. Arcivescovo per la morte del Papa,n. 2, febbraio 1939, p. 2). E se nell’ottobre del 1939, in occasione del-l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, si pubblicanoparti dell’accorata omelia di Dalla Costa («mentre e gia spaventoso ilpresente, si teme che il conflitto estendendosi ci prepari un piu lut-tuoso avvenire»: La parola di S. Em. il nostro Arcivescovo, n. 7, otto-bre 1939, p. 1), l’invito che si lancia attraverso le sue parole e quello«ad aprire il cuore a sentimenti di penitenza, di rassegnazione, diamore», a guardare alle cause dei «conflitti che straziano le nazioni»,vale a dire alle «sorgenti avvelenate» di quei conflitti: «la bestemmiadiabolica, la profanazione dei giorni del Signore, la moda provocatri-ce, la disonesta irrompente, l’orgoglio satanico, l’egoismo individualee collettivo, il paganesimo nel pensiero e nella vita» (Donde tanti ma-li?, n. 4, aprile 1941, p. 5).

Ancora nell’aprile del 1943 si ripetera che la guerra e «l’operadell’uomo senza Dio» (Il nostro dopoguerra, n. 4, aprile 1943, p. 1).La lettura che si da della guerra, insomma, segue il registro di una de-precatio mundi dietro la quale orecchie ben esercitate potevano co-

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gliere riferimenti alle «diaboliche» ideologie del «materialismo» e del«paganesimo», ancora per poco alleate. I temi evocati richiamano leesortazioni ad agire per una «ricristianizzazione della societa» cheerano gia state proprie di Pio XI (cfr. MARGIOTTA BROGLIO, 2002,vol. 3, pp. 617-632), e che nel caso specifico si riflettevano nelle re-criminazioni contro l’uso del trucco, «ridicola espressione di una vitasuperficiale» (Azione morale, n. 5, maggio 1939, p. 7) e contro «lamoda indecente» e «corruttrice», vera e propria «violazione delle leg-gi divine» (n. 3, marzo 1934: ma si tratta di un leitmotiv presente finoall’ultimo numero). Ne e un esempio l’uso di indossare calzini, mani-che corte, gonne al ginocchio, per non parlare del costume da bagno,che si chiede abbia almeno «gonnellina al ginocchio e un dieci centi-metri di manichina» (Con Dio o col mondo?, n. 5-6, maggio-giugno1934, p. 3). Crescente anche la preoccupazione per la stampa (purnel riconoscimento che le «opportune provvidenze del Regime» han-no fatto scomparire «giornali anticlericali o immorali»: Per la Giorna-ta del Quotidiano, n. 5, maggio 1938, p. 1) e per il cinema, che si ri-conosce essere un «problema sempre piu scottante», vista l’invadenzadi pellicole gravemente lesive della morale, tra cui si ricordano La ce-na delle beffe di Alessandro Blasetti e Via delle Cinque Lune di LuigiChiarini, tratto da un racconto di Matilde Serao (Che cosa pensa laChiesa del cinema?, n. 2, febbraio 1943, p. 4).

A quella data, pero, il periodico non poteva fare a meno di richia-mare l’attenzione anche sugli inusitati disastri «materiali» di una sem-pre piu spietata «guerra ai civili», spinti a «sfollare» dalle citta percercare rifugio da bombardamenti, fame e rovine, e costretti a invo-care soccorsi primari in natura, dalle vesti al cibo: una situazione a cuisi risponde moltiplicando gli inviti a «contribuire a migliorare la situa-zione presente», a non rimanere «passive, inerti dinanzi ad essa» (Levostre Dirigenti Diocesane, n. 1, gennaio 1944: circolare per le Donnedi Azione Cattolica), a organizzare centri di prima assistenza perchiunque ne avesse bisogno, nel segno non solo dell’amore di Cristo,ma di un amor di Patria che solo con l’inizio della guerra torna adessere di quando in quando rivendicato, sia pure con comprensibilecautela e legittimo pudore.

SIMONETTA SOLDANI

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140. L’AMICO DEI FANCIULLI

Sottotitolo: Giornaletto mensile illustratoLuogo: dal novembre 1932, Firenze; dal luglio 1938, RomaDurata: a. LXIII, n. 11 (novembre 1932) - a. LXIX, n. 6 (giugno 1938)

[a. I, maggio 1870-1985; sospeso dal 1944 al 1945]Periodicita: mensileDirettore: dal 1926, Selma LongoStampatore: dal novembre 1932, Tip. B. Coppini e C. (gia Claudiana), via dei

Serragli 49, FirenzeFormato: cm 31621,5Pagine: 16+copertinaPrezzi: abbonamento annuale: per l’Italia £ 5, per l’estero £ 10; un numero cent.

50; da 10 copie in su: per l’Italia £ 4, per l’estero £ 8; dal gennaio 1933, perl’Italia £ 6, per l’estero £ 10; da 5 a 15 copie: per l’Italia £ 5, per l’estero£ 9; da 15 copie in su: per l’Italia £ 4, per l’estero £ 8. Presso la Libreria Clau-diana, Torre Pellice (To) si possono ordinare le annate rilegate della rivista alprezzo di £ 6

Area raccolte: BncFi: 1932-1938. BmarFi 1932-1938: manca n. 10, ottobre 1932Bibliografia: ROTONDI, 1972, pp. 128-129; RUGGERI, 2004, p. 242; SOLARI, 1997,

pp. 68-69, 118.

Nato nel maggio del 1870, come continuazione de «La ScuolaDomenicale» (1862-1868), «L’Amico dei Fanciulli» era espressionedell’impegno profuso sul versante della stampa educativa dalla mino-ranza evangelica presente in Italia, in coincidenza con il trasferimentodopo l’Unita della tipografia Claudiana e della Facolta di teologia val-dese da Torino a Firenze (in Palazzo Salviati, di proprieta di RobertStewart, pastore della chiesa scozzese di Livorno: cfr. SOLARI, 1997,pp. 49-58). Ottino riporta per il 1872 una tiratura annua di 7000 co-pie (1875, pp. 23, 44), salite a 60.000 secondo i dati raccolti da Ga-briella Solari per il decennio successivo (1997, pp. 68-69).

In seguito alla crisi della casa editrice fiorentina e del suo disegnodi evangelizzazione dell’Italia, dal 1926 al 1932 il periodico gravito suRoma, per poi tornare ad essere stampato a Firenze dal novembre del1932. A partire dal 1926 fu incaricata della redazione Selma Longo,figlia del prof. Teodoro, che opero prima a Roma (in via Pietro Cos-sa) e poi a Firenze (in via de’ Serragli 51) dove abito dal novembre del1932 al giugno del 1938 nei locali che ospitavano sia quel che restavadella tipografia Claudiana (venduta nel 1925) sia l’Istituto evangelicoGould.

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Nell’annunciare il ‘‘ritorno’’ a Firenze del periodico, Selma Lon-go – insegnante (forse presso l’orfanotrofio evangelico fondato da Sal-vatore Ferretti) e valdese, come attestano i suoi lunghi soggiorni estivinella Casa valdese di Torre Pellice e le opere pubblicate con la Libre-ria Claudiana (Verso l’alto... insieme, Torre Pellice, 1936) – sottoli-neava la continuita con il programma delle origini (insegnare «ad es-sere buoni andando alla scuola di Dio e della sua parola») portatoavanti negli oltre sessant’anni di vita del giornale da personalita dispicco della cultura di fede riformata (Augusto Meille, Paolo Geymo-nat, Matteo Prochet, Emilio Comba, Francesco Rostagno, Paolo Bon-net, Bartolomeo Pons e Edoardo Jalla: n. 10, ottobre 1932, p. 160).

Negli anni presi in esame, il periodico mostra una struttura con-solidata e stabile, tanto dal punto di vista dell’organizzazione dei con-tenuti, che della rete dei collaboratori e del prezzo di associazione(grazie soprattutto ai finanziamenti dei soci sostenitori, italiani e stra-nieri, che permettevano di distribuire gratuitamente il periodico inmolti istituti pubblici e privati: cfr. MANNUCCI, 1990, pp. 89-90). Se-guendo le scansioni del calendario scolastico e religioso, ogni numerosi apre con un’illustrazione e/o una poesia (a firma di Ornella GrassiChambeyront, Mila Zotta e Emma Forti) e si chiude con una paginadi sciarade, indovinelli e problemi biblici; all’interno sono presentistorie tratte dalla Bibbia (nella rubrica Il racconto biblico mensile), vitedi uomini celebri, pagine di storia valdese (soprattutto nella ricorren-za dell’editto di emancipazione promulgato da Carlo Alberto di Sa-voia il 17 febbraio 1848: S.L., Lux lucet in tenebris, n. 2, febbraio1937, pp. 18-19), viaggi e curiosita da paesi lontani, affidati, in parti-colare, alla penna di Fernanda Florio (figlia del pastore Giovanni Da-niele Buffa), le cui corrispondenze seguono gli itinerari percorsi dallasua famiglia: Firenze, Abbadia S. Salvatore, Rovigno d’Istria, Bengasi.

Come risulta evidente dalla rubrica La vostra cassetta postale(inaugurata nel n. 1, gennaio 1933), una caratteristica del periodicoera quella di funzionare da rete di collegamento tra gli appartenentialle diverse comunita evangeliche italiane. Esso era rivolto in primoluogo agli educatori e agli allievi delle scuole domenicali (e alle lorofamiglie), ma ambiva a dare spazio ad un dialogo interconfessionaleche l’affermarsi del fascismo rese sempre piu difficile (si veda l’invitoa promuovere una corrispondenza internazionale tra i bambini attra-verso l’Alleanza Mondiale delle Chiese per l’affratellamento dei Po-

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poli: n. 2, febbraio 1934, p. 25). In molti casi, i cognomi degli autori edelle molte autrici che firmano racconti e interventi rinviano a rami-ficate geografie familiari (e questo il caso dei Florio: Fernanda, Arnal-do, Alberto Mario; ma anche dei Meille, dei Celli, degli Jalla...) e adun percorso che porta dalla lettura del periodico come utente alla col-laborazione attiva (sembra questo il caso di Bruna Morini e Lia Lu-chini). In virtu dei legami internazionali delle comunita evangeliche,non mancano le collaborazioni straniere, come quella di AnastasiaPolotebnova.

Tutti i numeri di maggio sono dedicati alla festa della mamma, conun’attenzione specifica per il valore universale della maternita (cfr.Madri e bimbi di lontani paesi, n. 5, maggio 1935). Nei fascicoli esami-nati non sono molto frequenti i pezzi a firma della direttrice che, inve-ce, curava personalmente la correzione dei manoscritti inviati da bam-bini/e sotto i 12 anni per il concorso estivo a tema.

Nel n. 7 del luglio 1938 un semplice avviso rendeva noto che dal10 luglio il recapito della direttrice si era spostato a Roma (in via 4novembre). Il giornale continuo ad uscire senza interruzioni (seppurecon un numero di pagine ridotto a 12 nel 1939, e a 8 nel 1940) fino aldicembre del 1943; alla ripresa (1946) la direzione venne nuovamenteaffidata a Selma Longo.

MONICA PACINI

141. BOLLETTINO DEGLI STUDI INGLESI IN ITALIA

dal n. 1, luglio 1938, STUDI INGLESI

Sottotitolo: Organo dell’associazione fra i diplomati dell’Istituto Britannico; daln. 1, luglio 1938, Bollettino dell’Istituto Britannico di Firenze

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (1º gennaio 1932) - a. VII, n. 2 (aprile 1938)

[a. I, n. 1 (1º gennaio 1932) - a. VIII, n. 2 (aprile 1940)]Periodicita: trimestraleDirettore responsabile: dott. Paola Faggioli (dal n. 2, aprile 1933, responsabile

dell’amministrazione); dal n. 1, gennaio 1935, prof. Piero Rebora (dal n. 2,aprile 1933, pur figurando sempre come responsabile Paola Faggioli, la dire-zione del Bollettino e attribuita al prof. Piero Rebora)

Stampatore: Tip. Ariani, via S. Gallo 23, FirenzeFormato: cm 24,5617

524 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Pagine: 16+copertina; numero speciale (n. 2, aprile 1933) 28; dal n. 2, aprile1934, 12

Prezzi: abbonamento annuale £ 8 (i soci dell’Associazione Diplomati dell’IstitutoBritannico ricevono il bollettino gratuitamente); dal n. 1, gennaio 1933, £ 10;un numero £ 2, un numero doppio £ 3,50

Note: Direzione e Amministrazione presso l’Istituto britannico, Palazzo Antinori,piazza Antinori 3, Firenze

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 1º gennaio 1932 - a. VIII, n. 2, aprile 1940. BmarFi:a. I, n. 1, 1º gennaio 1932 - a. VII, n. 2, aprile 1938; nuova serie a. VII, n. 1,luglio 1938 - a. VIII, n. 2, aprile 1940: mancano n. 4, ottobre 1939; n. 1, gen-naio 1940. BbiFi: a. I, n. 1, 1º gennaio 1932 - a. VIII, n. 2, aprile 1940

Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 100.

Il «Bollettino» si presenta come l’organo dell’Associazione tra iDiplomati dell’Istituto Britannico che si era costituita nel 1932 periniziativa della direzione del British Institute di Firenze (fondatodal governo inglese nel 1918), ove aveva sede una delle piu numerosecolonie britanniche d’Europa. Lo scopo dichiarato del trimestrale era«di servire di legame tra i diplomati dell’Istituto Britannico, che supe-rano gia e di gran lunga il centinaio, e tra gli studiosi che, sia parte-cipando ai Corsi Estivi dell’Istituto, sia associandosi alla sua Bibliote-ca, sono venuti a far parte della nostra famiglia» (Il nostro programma,n. 1, 1º gennaio 1932, p. 1).

Nel numero di apertura il periodico annunciava un’articolazionein tre parti: una rubrica informativa per la divulgazione di notizie re-lative alla vita dell’istituto, in particolare all’organizzazione di confe-renze e corsi estivi in cui era molto consistente la partecipazione fem-minile (cfr. Elenco dei partecipanti al corso estivo, n. 1, gennaio 1934,pp. 17-18); una sezione di carattere scolastico e bibliografico di sup-porto all’attivita di insegnamento e di ricerca degli associati (La pagi-na dei nostri abbonati) e una terza dedicata alla recensione di libri (Fralibri e riviste).

Nel secondo numero si esplicitava l’ambizione del bollettino «diunire e affratellare i cultori di studi inglesi in Italia e di coordinare leloro iniziative e le loro attivita» lottando contro i pericoli di isolamen-to e marginalizzazione della disciplina resi tangibili dall’assenza di cat-tedre di letteratura inglese nelle universita italiane (Appello ai nostriamici, n. 3-4, ottobre 1932, pp. 1-2) e dalla crisi dell’insegnamentodell’italiano in Inghilterra («mi domando se la ragione non sia proprio

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 525

da ricercare nelle profonde alterazioni che ha subito l’educazionefemminile. L’insegnamento dell’italiano andava di pari passo conquello della musica e del canto, era un gentile accomplishment; maoggi le donne studiano esattamente le stesse cose che studiano gli uo-mini, e non si vedrebbe perche una lingua debba essere piu adattaalle loro labbra che a quelle maschili»: M. PRAZ, Insegnamento dell’i-taliano in Inghilterra, n. 1, gennaio 1933, pp. 4-7).

Di fatto, piu che puntare sulle rubriche di servizio a vantaggio di«molti nostri diplomati, che insegnano in scuole governative o inscuole private [...] spesso in piccole cittadine tagliate fuori da ogni vi-ta culturale»: Il nostro programma, cit., p. 1), il periodico mirava a da-re visibilita agli studi sulla cultura inglese prodotti da quanti gravita-vano intorno a «questo piccolo centro di lavoro in comune» (Appello,cit., p. 1), ospitando anche i lavori dei diplomati/e dell’istituto (comela Bibliografia di studi inglesi in Italia dal 1850 a oggi di Beatrice Nic-colai citata in Libri del giorno, n. 2, aprile 1933, pp. 7-9).

La responsabilita della compilazione del bollettino fu affidata peri primi due anni alla dott.ssa Paola Faggioli, indicata negli Annual Re-ports dell’istituto come «school secretary» dal 1928 al 1934. Da quelladata il suo nome non compare piu negli Annual Reports (dal 1934 su-bentro alla segreteria della scuola la prof. Bianca Cavalca) e dal 1935la direzione del bollettino passo ufficialmente al prof. Piero Rebora,che dall’autunno del 1932 – in concomitanza con la partenza del prof.Guido Ferrando per l’America – aveva assunto la direzione dellascuola.

MONICA PACINI

142. HUMANA

Sottotitolo: Rivista Popolare d’Igiene Educazione Fisica e Varia Cultura; dal n. 1,gennaio 1937, Rivista mensile per le famiglie; dal n. 1, gennaio 1939, Dio - Patria -Famiglia. Rivista Mensile Popolare d’Igiene - Educazione Morale e Patriottica -Cultura Varia; poi Dio - Patria - Famiglia; dal n. 7-8, luglio-agosto 1939, pubblicagli Atti dell’Istituto ‘‘Vittorio Veneto’’ per Orfani di Guerra. Bimestrale compen-dio di nozioni storiche, patriottiche eroiche, benefiche, culturali

Motto: dal n. 1, gennaio 1936, Humana robur et lux vitae ex Dei amore et pa-triae; dal n. 1, gennaio 1937, nessuno; dal n. 10, ottobre 1938, Dio - Patria -Famiglia; dal n. 7-8, luglio-agosto 1939, Credere Obbedire Combattere

Luogo: Firenze

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Durata: a. VII, n. 5 (maggio-giugno 1932) - a. XIV, n. 12 (dicembre 1939)[a. I, n. 1 (dicembre 1926) - a. XIV, n. 12 (dicembre 1939)]

Periodicita: mensile, ma irregolare; dal n. 7-8, luglio-agosto 1939, bimestraleEditore: (direttore-editore) Ugo MercatiDirettore responsabile: dal n. 5, maggio-giugno 1932, prof. Giannina SpellanzonStampatore: Industria Tipografica Fiorentina, via dei Macci 5; poi Tipografia ‘‘La

Poligrafica’’, via S. Gallo 11; dal n. 1, gennaio 1935, Stabilimento GraficoCommerciale, via Cimarosa 10; dal n. 1, gennaio 1937, Tipografia ‘‘La Poli-grafica’’, via S. Gallo 11; dal n. 1, gennaio 1939, Stabilimento Grafico Com-merciale, via Cimarosa 14, Firenze

Formato: cm 31621; dal n. 1, gennaio 1937, 28620; poi 31621Pagine: da 32 a 40+copertina; dal n. 1, gennaio 1936, da 6 a 28; dal n. 1, gennaio

1937, da 16 a 32 (sempre con copertina)Prezzi: abbonamento annuale semplice £ 30, ridotto popolare £ 20; sostenitore

£ 50, onorifico £ 100; dal n. 2, febbraio 1938, vitalizio £ 500Note: Direzione, via Calzaiuoli 3 (dal n. 1, gennaio 1935, via Pietrapiana 18), Fi-

renze; dal n. 6, giugno 1939, via Regia 1, Viareggio. Disegni di copertina diGiove Toppi.Prezzi della pubblicita: nel 1932, una pagina £ 400, mezza pagina £ 250, unterzo di pagina £ 150, un quarto di pagina £ 100, un piedino £ 60; nel1938, una pagina £ 250, mezza pagina £ 150, un terzo di pagina £ 100, unquarto di pagina £ 75, un sesto di pagina £ 50, un piedino £ 30

Area raccolte: BncFi: 1932. BmarFi: a. VII, 1932 - a. XIV, n. 10-11, ottobre-no-vembre 1939: mancano maggio 1935, ottobre 1935, aprile-maggio 1939. BcSi:1932, 1933; 1935-1939. BmedFi: a. VII, 1932 - a. XII, n. 11-12, 1938, lac.BmedSi: 1932. BuBo: 1933-1937 lac. CcrBo: 1932

Bibliografia: GASTALDI, 1936, p. 786; RIGHINI, vol. I, 1955, p. 269; RUGGERI,2004, p. 244.

Nata alla meta degli anni Venti per iniziativa della societa editricefra «Superinvalidi Polmonari di Guerra» nel quadro del controllocrescente esercitato dal regime fascista sul movimento antitubercolare(cfr. DETTI, 1984, pp. 881-951) attraverso la Cassa nazionale per leassicurazioni sociali, la rivista fu affidata dal 1932 alla direzione della«valente pubblicista Professoressa Giannina Spellanzon gia nostra as-sidua collaboratrice [...] in obbedienza alle disposizioni che regolanoil Sindacato giornalisti che vuole siano preferiti nell’incarico di Diret-tori Responsabili, i professionisti del giornalismo» (n. 5, maggio-giu-gno 1932, p. 39). Nella precisazione dell’editore Ugo Mercati (invali-do di guerra della brigata garibaldina Cacciatori delle Alpi e padredel noto giornalista e poeta «Krimer» alias Cristoforo Mercati, redat-tore dell’«Artiglio», organo della federazione fascista di Lucca, e poi

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GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 527

del «Popolo d’Italia») il cambio di direzione veniva ricondotto a ra-gioni di ordine tecnico-formale, senza alludere ad alcuna trasforma-zione sostanziale nei contenuti e nelle finalita del periodico. Tuttavia,e da notare la coincidenza di tempi tra la nomina a direttrice di Gian-nina Spellanzon, originaria della provincia di Treviso e fiorentina d’a-dozione, e la pubblicazione della sua raccolta di poesie Intermezzi d’a-nima (Firenze, Le Api, 1932), centrata sul tema della morte e scrittain prevalenza dallo Schweizerhof di Davos-Platz (l’albergo-sanatoriointernazionale della Montagna incantata di Thomas Mann).

«Humana» si presenta come una rivista di pubblica utilita, impe-gnata a fianco dello Stato fascista nella promozione di norme igienicheper la lotta contro la tubercolosi e le malattie contagiose in genere, «perinfondere dei sani principi di educazione, di cultura e di amor patrio»(maggio-giugno 1932). Il periodico si articola in tre parti dedicate al-l’Igiene (scoperte scientifiche, profilassi igienica, consigli alimentari edescrizione di sanatori modello); all’Educazione fisica (cfr. La paginasportiva di «Krimer»; U. DELLA FRATTA, Educazione fisica terapia fisicae morale applicata nell’Istituto Pastorini, ottobre 1933, pp. 9-14, sull’I-stituto Gimnasium diretto a Firenze dai proff. Manlio e Foresta Pasto-rini) e alla Varia cultura, che e l’unica sezione ad ospitare anche con-tributi a firma femminile (recensioni, novelle, articoli di storia dell’artee una Pagina dei ragazzi siglata T.C.). Gli interventi della Spellanzonhanno quasi tutti un taglio storico-letterario, da Garibaldi (visione li-rica) (luglio 1933, p. 19) a Davos (ottobre 1933, pp. 15-16), a GiacomoLeopardi e la lingua italiana (settembre 1934, pp. 11-12), e si fannosempre piu sporadici dall’inverno del 1937. Si deve probabilmente allasua attivita di traduttrice dal portoghese e dallo spagnolo la collabora-zione ad «Humana» di Maria Amelia Teixeria, direttrice della rivista«Portugal Feminino» (gennaio 1937).

Nonostante i propositi di «popolarizzare la propaganda antitu-bercolare e il significato altamente sociale della formazione della co-scienza igienica» (settembre-ottobre 1932, p. 17), di fatto il mensile sirivolgeva ad un pubblico borghese, la cui distribuzione geograficatendeva a riprodurre quella della diffusione della mortalita tubercola-re nell’Italia centro-settentrionale (con valori alti in Liguria, Toscanae Lazio), ponendo la famiglia (che dal 1937 compare nel sottotitolo)al centro di un progetto di adesione alle politiche demografiche e so-ciali del regime al fine di stabilire una nuova unione tra donne, fami-

528 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

glia e Stato fascista, tra salute, civilta e potere: «dalle feste nuziali, ainastri bianchi appesi alle porte dove una vita e cominciata, dai nastriazzurri appuntanti sul petto di tante madri di eroi, alla campagna de-mografica che vuole l’eternita e la potenza della Patria, per cento vie,per cento modi si onorano la missione, la dignita, l’abnegazione ma-terne» (Opere del regime 24 dicembre 1933 Giornata della Madre e delFanciullo, novembre-dicembre 1933, p. 4; cfr. DE GRAZIA, 2001,pp. 69-111).

Nel corso degli anni Trenta si ando accentuando l’attenzione del-la rivista per la medicalizzazione delle pratiche della maternita (cfr. larubrica Maternita - infanzia che richiamava nel titolo il periodico del-l’Opera Nazionale Maternita e Infanzia fondata nel 1925) e il discipli-namento del corpo femminile come strumento di moralizzazione del-la societa italiana (cfr. N. APUZZI, Igiene dello spirito. Ai giovanid’Italia, giugno 1933, pp. 11-12). Nella rubrica Igiene dello spirito,la prof. Linda Riggio Cinelli rivolgeva un appello Alle donne d’Italiaaffinche si guardassero dall’imitazione di mode straniere: «non sareb-be bene che coi colori con cui le gentili signore e signorine hanno im-piastricciato il loro bel visino, si colorissero un po’ l’animo loro, co-lorirlo per esempio con un po’ di rosa quale emblema di dolcezza,una pennellata bianca per purificarlo, un po’ di rosso per infiammar-lo?» (maggio 1933, p. 7).

Qualche anno piu tardi la scrittrice Flora Righi Amante, neono-minata insieme a Giannina Spellanzon membro dell’Accademia filo-logica italiana (Nomine meritate, gennaio 1934, p. 11), contrappone-va l’«immagine bellissima e superficiale della giovane madre checontempla il suo bimbo, tra il tepore e la grazia del suo leggiadro sa-lotto, ridente e paffuto tra le braccia della nutrice» alla «visione soavee gloriosa di tutte le mamme che vissero nell’abnegazione di se pre-parando figli robusti per la milizia delle fedi piu alte e piu sublimi»(Maternita, maggio-giugno 1934, pp. 9-10). Nel numero del novem-bre-dicembre 1935 l’editore Mercati si associava alla campagna pro-mossa dalla «Scena Illustrata» per l’introduzione di sanzioni statalicontro l’uso dei cosmetici e a favore del matrimonio e dell’allattamen-to materno (A. LENZONI, Igiene spirituale, p. 22).

Sostanzialmente pero il progetto di fare di «Humana» una rivistageneralista per la famiglia non decolla; e neppure si concretizza il pro-getto di allargare il numero e i contenuti delle rubriche a tutti quegli

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 529

aspetti che «interessano la sua missione nel nuovo Stato imperiale, lasua vita scolastica e militare, i suoi rapporti con il fisco, l’avvenire sacro-santo dei figli» (Il nostro programma per il 1937, dicembre 1936, p. 23).Con l’avvio delle campagne per il riarmo si fanno tangibili gli effetti diuna progressiva contrazione dei finanziamenti statali agli organismi im-pegnati su vari fronti nella lotta antitubercolare: aumentano gli articoliriprodotti da altri periodici di igiene e medicina sociale come «DifesaSociale» (cfr. I compiti medico-sociali del medico in Colonia, della pedia-tra romana Elena Fambri, pubblicato nel numero di ottobre del 1937,pp. 5-8) e sempre piu si riutilizzano materiali gia editi su annate prece-denti; i fascicoli di «Humana» diventano sempre piu irregolari e scarni,riducendosi ad una raccolta di pubblicita e di gesta eroiche (cfr. Rubri-ca del valore e della munificenza, gennaio 1939, pp. 15-18).

La rivista cesso le sue pubblicazioni pochi mesi dopo lo scoppiodella seconda guerra mondiale; l’Incontro con Venezia e l’ultimo con-tributo della Spellanzon (settembre 1939, p. 11) che, a quella data,scriveva anche su «La Donna Fascista».

MONICA PACINI

143. ‘‘LILIA AGRI’’

Sottotitolo: Periodico dell’opera sociale agricola ‘‘Colonia femminile S. Regina’’Siena; dal n. 1, gennaio-febbraio 1934, Periodico bimestrale dell’opera socialeagricola Colonia femminile S. Regina, Siena; poi trimestrale

Luogo: SienaDurata: a. I, n. 1 (31 maggio 1932) - a. XII, n. 3-4 (maggio-agosto 1943)

[riprende con a. XIII, n. 3 (maggio-giugno 1946) fino all’a. XXVI, n. 2 (di-cembre 1960)]

Periodicita: mensile; dal n. 1, gennaio-febbraio 1933, bimestrale, ma irregolare (6numeri escono solo nel 1933; poi escono 3 o 4 numeri l’anno, talvolta doppi;nel 1942 esce un numero unico per la celebrazione del XXV anno della fon-dazione della Compagnia senese delle Figlie di S. Angela Merici)

Direttore: Margherita BartaliniStampatore: Scuola tipografica sordomuti, Siena; dal n. 1, 1942, Stabilimento

Grafico ex Combattenti, SienaFormato: cm 24617Pagine: 16+copertina, ma con variazioni; dal n. 1, 1942, 36; dal n. 3-4, maggio-

agosto 1943, 12Prezzo: libera offerta non minore di £ 10; sostenitori non minore di £ 100; bene-

fattori non minore di £ 1000; fondatori £ 5000

530 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Note: Direzione centrale presso Opera Senensium Advocata, Banchi di sotto 9,Siena, Palazzo Piccolomini. Alcuni numeri sono corredati di foto b/n

Area raccolte: BcSi: a. I, n. 1, 31 maggio 1932 - a. IX, n. 1, gennaio-aprile 1940:mancano 1937, 1939; n. 2-3, marzo-giugno 1938. CrsrSi: a. I, n. 1, 31 maggio1932 - a. XXV, n. 2, dicembre 1960. BcFoligno: 1932 lac.

Bibliografia: BARTALINI, 1959; DI MARCO, 2003; GIACOMELLI, 1938, pp. 172-174.

Riprendendo il titolo di un volumetto pubblicato con il concorsodel clero locale allo scopo di raccogliere fondi in favore della Coloniaagricola S. Regina per le figlie del popolo, fondata nel dicembre del1920 dalla contessa Bianca Piccolomini Clementini all’interno diuna delle sue tenute sulle colline senesi (cfr. BEA, 1987; MIRIZIO,1993, ad nomen), il periodico si rivolge «a quanti hanno mente e cuo-re capaci di comprendere il valore di quest’ardita innovazione nelcampo educativo femminile popolare» pensando «che il modo mi-gliore per attirarle benevolenza ed aiuti sia quello di illustrarla, co-gliendola e rendendola viva nel suo quotidiano svolgimento; invitan-do a meditare i principi che la informano, a suggerire emendamenti einiziative», mirando a «essere l’espressione di un’esperienza vissuta[...] sbocciata da un cuore a cui la constatazione del fallimento moraledi tante giovani cresciute negli educandati, e lasciate poi necessaria-mente sole ad affrontare le prime insidie della vita, fece sentire il bi-sogno di cercare una forma di assistenza piu intimamente efficace, piurispondente ai bisogni delle figliuole senza famiglia» (Perche nasce e achi si rivolge questo giornale, n. 1, 31 maggio 1932, p. 3).

Come e specificato nella seconda di copertina, la Colonia agricolaS. Regina accoglieva le bambine abbandonate della citta «per educar-le mediante i sistemi della Scuola Rurale all’aperto, iniziandole ai la-vori casalinghi, alla coltivazione della terra, all’allevamento razionaledegli animali da cortile» e si inseriva nel quadro di una vasta retedi «iniziative di prevenzione e di assistenza sociale» per «elevare ladonna del popolo» (n. 3, settembre-ottobre 1932) rese piu urgentidagli effetti della guerra e facenti capo all’Opera Senensium Advoca-ta. Questa, che aveva sede a Siena in palazzo Piccolomini, era sortanel 1917 con l’intento di stringere in un pio sodalizio quante coope-ravano alle attivita sociali e assistenziali (circolo di cultura, lezioni diavviamento al commercio, conferenze e istruzioni religiose, cassa diprevidenza) che si erano andate strutturando attorno ai laboratoridi sartoria, cucito e ricamo per giovani operaie, di cui dal 1912 Bianca

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 531

Piccolomini si era assunta tutti gli oneri morali e finanziari (cfr. M.B.,Un po’ di cronaca, n. 6, novembre-dicembre 1937, pp. 95-100) sepa-randoli dalla sezione senese della Societa Nazionale di Patronato eMutuo Soccorso per Giovani Operaie (cfr. scheda n. 88). La vicendadell’Opera Senensium Advocata si intreccia strettamente, dunque, al-le scelte religiose della sua fondatrice (cfr. BARTALINI, 1959).

La decisione di far uscire il primo numero di «Lilia Agri» il 31maggio, per la ricorrenza della festa di S. Angela, riconnette il periodi-co al legame religioso che univa le dirigenti e le cooperatrici dell’OperaAdvocata Senensium alla Compagnia senese delle Figlie di S. AngelaMerici, a cui Bianca Piccolomini aveva dato vita nel novembre del1917 (cfr. GROTTANELLI DE SANTI, 1968), insieme alle senesi MatildeCantini (figlia dell’amministratore di casa Piccolomini), Zenobia Bo-scagli (maestra elementare) e Bianca Brunini (dirigente del laboratoriodi biancheria) e nella quale era entrata come novizia nel luglio del 1922anche Margherita Bartalini (cfr. scheda n. 99) dopo un periodo di crisireligiosa. Oltre a dirigere «Lilia Agri» con l’aiuto, almeno fino al 1937,di Pia Zazo (che a Siena «faceva tutta quella parte di lavoro organizza-to che sta alla base della compilazione e diffusione del Bollettino, as-sumendosi tutta la corrispondenza e l’opera di propaganda [...] prezio-so anello di congiunzione tra i cooperatori e Lilia agri»: LA DIREZIONE,Perche?!, n. 2-3, marzo-giugno 1938, p. 18), Margherita Bartalini figu-rava nel consiglio direttivo della Colonia agricola S. Regina ed era re-sponsabile dell’esperimento delle casette rurali materne avviato nelmaggio del 1930 per «accogliere in nuclei separati, le giovanette senzafamiglia, non appena siano in grado di essere iniziate seriamente aduna vita di lavoro» (Colonia S. Regina, n. 2, 31 luglio 1932, p. 20) ac-compagnandole, se possibile, fino alle soglie del matrimonio (Pro agriset focis, n. 6, novembre-dicembre 1934, pp. 86-87).

Richiamandosi al modello di consacrazione laica delle Orsoline(cfr. ROCCA, 1992), con cui Bianca Piccolomini era venuta in contattograzie ai suoi rapporti con la Congregazione della Sacra Famiglia diNazareth di Brescia, la Compagnia senese prevedeva modalita diversedi adesione alla regola. Un nucleo ristretto di consorelle interne con-divideva con la madre superiora vita in comune e pratiche devozionalispecifiche codificate dalle nuove costituzioni per la casa di noviziatodi S. Regina approvate dall’arcivescovo di Siena Mario Toccabelli nel1937. Accanto ad esso era attivo un gruppo di sorelle che, continuan-

532 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

do a vivere in famiglia, prendeva parte alle opere che la Compagniaaveva trovato gia istituite nei possedimenti cittadini e rurali dei Picco-lomini e nell’Opera sociale agricola S. Regina (eretta in ente morale nelluglio del 1942: Due parole di spiegazione, n. 1-2, gennaio-aprile 1943,pp. 2-3). Quest’ultima comprendeva tre nuclei principali: la villa gen-tilizia per i ritiri spirituali e la formazione delle future educatrici dellacolonia; la colonia vera e propria che accoglieva bambine (prima comeinterne e poi anche come alunne esterne) sotto i 12 anni e le casettematerne per le giovani tra i 14 e i 20 anni per un totale di 50 persone(comprese le insegnanti e le assistenti) (I tre nuclei dell’opera socialeagricola, n. 2, marzo-aprile 1936, pp. 22-23), salite a 70 nel 1937 (Agliamici, n. 1-2, gennaio-aprile 1937, pp. 3-4).

La struttura del periodico si articola in una serie di rubriche sulcalendario dei lavori svolti nei campi, inizialmente affidate agli agentidelle fattorie e poi alle insegnanti (Notiziario agricolo; poi Cronacaagricola a cura di Clara Cogo, figlia di un frutticultore di Verona, am-messa con una borsa di studio a frequentare l’Istituto tecnico agrariodelle Cascine di Firenze), seguite da rubriche sulle vicende interne al-la vita della colonia, illustrate attraverso brani tratti dai diari e daicomponimenti delle alunne (Da un fatto all’altro; La pagina delle no-stre bimbe; dal n. 1-2, gennaio-aprile 1937, Trilli argentini) e dal ren-diconto delle offerte e delle iniziative private e pubbliche promosse afavore della colonia (Rete d’oro). Seppure lentamente, sembra allar-garsi il concorso delle organizzazioni governative e cittadine a soste-gno della colonia (dal 1935 la piu antica societa senese di beneficenza,la Societa Pie Disposizioni, finanziava a sue spese due posti in colo-nia, mentre il mantenimento di alcune bambine era parzialmente sus-sidiato dall’Opera Nazionale Maternita e Infanzia e dal Consorzio an-titubercolare: Una risposta, n. 5, settembre-ottobre 1937, pp. 60-62).In seguito al riconoscimento del corso biennale post elementare dellacolonia come Scuola differenziata per l’avviamento agricolo apertaanche ad alunni esterni (1938), aumentano le rubriche affidate ad in-segnanti e assistenti (La scuola vivente; La pagina delle assistenti diMargherita Lotti; Fra i miei ragazzi; La pagina delle insegnanti di LidiaGabbrini), sempre intervallate da bozzetti «dal vero» e necrologi.

La scelta di impegnarsi nella pubblicazione di questo bollettino apiu di 10 anni di distanza dall’impianto del primo nucleo della colo-nia agricola trova ragione nel dissesto finanziario del patrimonio della

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 533

fondatrice (cfr. BEA, 1987) e nella necessita di costruire un’immaginepubblica dell’Opera sociale S. Regina tale da accreditarne agli occhidel regime la funzione di «redenzione morale e spirituale della fan-ciulla e della donna del popolo». L’intento era quello di allinearsi allepolitiche educative e sociali fasciste senza rinunciare del tutto allapropria autonomia che, in precedenza (1918-1923), era gia stata mo-tivo di tensione con la Curia senese, interessata ad inglobare nei qua-dri e nell’opera di apostolato sociale dell’Azione Cattolica le dirigentidell’Opera Senensium Advocata (cfr. BARTALINI, 1959, pp. 67-68):«aiutare dunque questo ‘‘superbo esperimento di bonifica sociale’’[...] significa a un tempo aiutare la Chiesa [...]; significa aiutare lo Sta-to negli ardui suoi compiti di protezione dell’infanzia [...] e fare operaeminente di apostolato cristiano, sociale e patrio» (Negli interstizi,n. 3, marzo-giugno 1933, p. 34).

Per qualificare la propria proposta educativa e puntare alla pari-ficazione dei corsi d’istruzione elementare e post elementare organiz-zati alla Colonia agricola S. Regina, che avrebbe facilitato il reclu-tamento del personale insegnante, il periodico sottolineava laspecificita dell’offerta formativa e l’impegno profuso nella prospettivadi creare maestranze femminili specializzate per rami secondari dell’a-gricoltura «dacche non esistono in Italia corsi scolastici femminili dital genere [...] non alla conduzione di grandi aziende e di cultureestensive deve essere adatta la donna, ma il ricamo della terra deveessere l’arte sua. Coltivazioni di fiori, di ortaggi condotte con metodorigorosamente razionale ed in modo che anche l’occhio abbia la suaparte [...] conduzione intelligente di pollai, conigliere, apiari da pic-cole aziende; ecco il programma che deve avere la scuola femminileper la formazione delle maestranze agricole. Le nozioni teoriche deb-bono costeggiare il lavoro quotidiano, illustrarlo in modo elementaris-simo, senza appesantirsi di nozioni non strettamente necessarie allapratica» (Verso la meta, n. 4-6, luglio-dicembre 1938, p. 51).

Nel complesso il richiamo al valore rigenerante della campagnacome antidoto ai ‘‘veleni’’ della citta (Confidenze, n. 5, giugno1937, p. 21) e la valenza intrinsecamente patriottica delle attivita ru-rali prevalgono sul messaggio religioso, che balza in primo piano solocon il precipitare degli eventi bellici, facendo spazio alle Pagine reli-giose di padre Primo Mazzolari, all’elezione di papa Pio XII (Confi-date!... Ho vinto il mondo, n. 1, gennaio-aprile 1939, pp. 2-4) e alla

534 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

proclamazione di S. Francesco e di S. Caterina nuovi protettori d’I-talia (A.C., Il parallelo, n. 1, gennaio-aprile 1940, pp. 4-6). Le prati-che di meditazione e di preghiera della Compagnia delle Figlie diS. Angela restano invece avvolte nel riserbo dei ritiri spirituali perio-dicamente organizzati nella villa di S. Regina «per lavoratrici dellacampagna e della citta; insegnanti, educatrici, signore e signorinesimpatizzanti con l’istituzione; fidanzate che intendono prepararsi se-riamente al matrimonio; fanciulli, fanciulle e qualsiasi donna deside-rosa di assistenza morale e religiosa; le cooperatrici, le assistenti e ledirigenti dell’Opera Senensium Advocata per prepararle alla loromissione educatrice e materna» (seconda di copertina, n. 3, settem-bre-ottobre 1932).

A partire dagli ultimi anni di guerra il programma educativo del-l’Opera sociale S. Regina diventa via via piu ricco e articolato con l’a-pertura della casa Le Volte per ragazze madri (1943), affiancata in se-guito dall’asilo (1945) e dalla casa dei ragazzi (1951), e con ilriconoscimento legale (1947) della scuola tecnica agraria provvistadi un pensionato diretto da Vittoria Piccolomini Adami, biscuginadi Bianca. Tuttavia, ne la scuola tecnica agraria di S. Regina ne «LiliaAgri» sopravviveranno di molto ai profondi processi di trasformazio-ne economica e sociale del secondo dopoguerra, scanditi dal tumul-tuoso esodo dalle campagne e dal nuovo ruolo assunto dallo Statoin rapporto agli enti assistenziali.

Con il commiato della settantesettenne Margherita Bartalini dallaredazione del bollettino (In ripresa, n. 3, dicembre 1958, p. 1) e lamorte di Bianca Piccolomini (agosto 1959), «Lilia Agri» cessa le pub-blicazioni, dedicando gli ultimi numeri alla commemorazione della vi-ta e delle opere della fondatrice (cfr. n. 1, febbraio 1960), per la qualee stata avviata una causa di beatificazione.

MONICA PACINI

144. LUMEN ET VINCULUM

Sottotitolo: Rivista quadrimestrale delle ex alunne del Sacro Cuore della Vicarıad’Italia

Luogo: Firenze; dal n. 2, maggio-agosto 1935, RomaDurata: a. I, n. 1 (gennaio-aprile 1932) - a. X, n. 2 (maggio-agosto 1941)

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 535

Periodicita: quadrimestraleDirettore: Maria Dolores ScottiStampatore: Tipografia E. Ariani, via S. Gallo 33, FirenzeFormato: cm 25,5617Pagine: le pagine sono numerate progressivamente ogni anno ed oscillano tra 79 e

149Prezzi: abbonamento annuale £ 12, sostenitore £ 20; un numero singolo £ 5; dal

n. 3, settembre-dicembre 1932, annuale £ 15, sostenitore £ 20; per l’estero£ 20; un numero £ 7; dal n. 3, settembre-dicembre 1937, annuale £ 18, soste-nitore £ 25; per l’estero £ 23; un numero singolo £ 6

Note: nel risvolto di copertina: «Con approvazione ecclesiastica». Fra i collabo-ratori: padre Antonio Balducci e Giorgio la Pira. La casa madre del SacroCuore e a Lione.Nel n. 2, maggio-agosto 1935 si legge che madre Scotti si e trasferita a Roma aVilla Lante, ma che continuera ugualmente a curare gli interessi della rivista(p. 238)

Area raccolte: BncFi: a. III, n. 1, gennaio-aprile 1934 - a. X, n. 2, maggio-agosto1941: mancano 1936, 1939. BmarFi: a. I, n. 1, gennaio-aprile 1932 - a. X, n. 2,maggio-agosto 1941

Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 324.

La pubblicazione si rivolge a tutte le allieve del Sacro Cuore com-prese quelle «che oggi forse sono gia mamme, gia nonne, ma che delSacro Cuore restano sempre le bimbe». Il periodico si propone come«vincolo infrangibile e sacro che tutti i cuori riallaccia al cuore di Cri-sto: vincolo tra casa e casa, tra passato e presente: tradizioni, ricordi,costumanze sempre giovani e fresche, perche animate dall’amore; vin-colo tra presente e futuro: speranze, promesse [...] vincolo tra animae anima: anime di sorelle, anime di figliole, anime di Madri, le vostreMadri del Sacro Cuore. Gesu vi ha dato a loro. Vi hanno portato incuore per tutti quegli anni benedetti, vi portano in cuore ora lontane,vi porteranno in cuore sino alla soglia che ci divide dall’Invisibile eoltre per sempre» (Lumen et Vinculum, n. 1, gennaio-aprile 1932,pp. 5-6). Una finalita condivisa dal cardinale Pacelli (allora segretariodi Stato di Pio XI e protettore della Societa del Sacro Cuore), che elo-gia la pubblicazione e ne evidenzia la finalita: «rendere sempre piustretta l’unione, non soltanto delle Alunne che hanno comune il luogodella formazione, ma di tutto lo stuolo eletto di anime, le quali, ben-che in luoghi diversi, alla medesima fiamma vivificante del cuore di-vino e sotto lo sguardo misericordioso di Mater Admirabilis, hannoricevuto la medesima impronta di vita spirituale. E questa piu intima

536 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

unione di anime giovera a conservare, anzi a rendere sempre piu ful-gida quella che ormai e una gloriosa tradizione delle Alunne del SacroCuore; l’irradiazione cioe dei tesori di luce e di fervore, ricevuti contanta abbondanza, non solo nel santuario della propria famiglia, maanche in mezzo alla Societa. Tradizione, questa, che oggi piu chemai e doveroso continuare; perche se a tutti i cattolici e rivolto l’ap-pello del Vicario di Gesu Cristo per una piu fervida opera di aposto-lato nelle file dell’Azione Cattolica, devono pero rispondervi con par-ticolare prontezza e generosita quelle anime le quali, formate a unascuola squisitamente cristiana, possono e per cultura e per condizionesociale prestar opera di piu valido ausilio alla Sacra Gerarchia» (Segre-teria di Stato di Sua Santita, Cardinale Pacelli a Madre Superiora, 25luglio 1832, n. 2, maggio-agosto 1932, pp. 113-115). Percio il cardi-nale Pacelli auspica che il periodico possa contribuire a questa opera«sia con l’aumento della ‘‘virtu interiore’’ sia nel raddoppiato fervoredi ‘‘apostolato fattivo’’ sotto tutte le forme: della preghiera, della pa-rola e soprattutto dell’esempio, come recentemente raccomandava ilSanto Padre alle Figlie di Maria, quale ricordo delle celebrazioni cen-tenarie del loro sodalizio» (ivi, p. 115).

I contenuti della pubblicazione, redatta in gran parte da allieve edex allieve, rispondono a questa finalita e si snodano a partire da duenuclei principali: da un lato, la storia della congregazione e la cronacadella vita interna degli istituti, dall’altro, le testimonianze di allieve edex allieve sui percorsi educativi e formativi da loro sperimentati nel-l’ambito del ‘‘Sacro Cuore’’. Nel primo caso si tratta principalmentedi note sulla storia della fondazione dei diversi istituti, di cronache delleattivita svolte nella vita quotidiana e di iniziative particolari, come lafondazione della Accademia Santa Maddalena Sofia a Napoli, un’acca-demia letteraria finalizzata a «spronare allo studio assiduo, secondo lospirito educativo voluto dalla Santa Madre Maddalena Sofia per lealunne del Sacro Cuore» (Vincolo che affratella. Cronaca delle case d’I-talia, Napoli, n. 1, gennaio-aprile 1932, pp. 85-86). Di particolare inte-resse sono i resoconti, spesso in forma di racconto di viaggio, delle at-tivita di diffusione dell’istruzione femminile svolte dalle Case all’estero.

Il secondo nucleo e quello rappresentato dalla celebrazione deglianni dell’educandato, che si concretizza nel ritorno all’istituto perparticolari occasioni (siano esse i raduni delle ex allieve o, nel casodelle fiorentine, il ritiro spirituale al ‘‘Poggetto’’ prima del matrimo-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 537

nio), e in numerosi scritti finalizzati a ricordare come il modello dellavita all’istituto sia stato loro di sprone. Una memoria che e tenuta vivadal giornalino: «Per tutte noi che abbiamo avuto l’inestimabile privi-legio di passare gli anni felici, sereni, della nostra adolescenza in quel-l’asilo di pace, di luce, che si chiama Sacro Cuore, e che ora, lontane,sperdute nel mondo, viviamo pur sempre nel ricordo luminoso diquegli anni, e veramente un prezioso legame questo che viene ad av-vincerci, a ricondurci nel dolce ambiente ove vivono ancora la nostravita di allora tante anime nuove di bimbe felici, guidate dalle stes-se amorose Madri» (V. DE’ ANGELI RINALDINI, Santa Rufina mia!,n. 2, maggio-agosto 1932, pp. 139-142).

Inoltre, la pubblicazione offre letture su temi quali la purificazio-ne, la redenzione e il valore della meditazione, su esempi di virtu co-me S. Elisabetta regina di Ungheria, oltre ad istruzioni per prepararsialle ricorrenze religiose.

A partire dal 1935 appaiono piu evidenti i richiami al fascismo,sia nell’iconografia (le foto delle allieve vestite da Giovani italiane)che nei contenuti, con articoli di insegnanti (e non) sempre piu pro-clivi a esaltare i fasti del regime e dell’impero.

A cinque anni dalla sua nascita, il bilancio che si fa del giornalinoe quanto mai positivo: «Che dolce ricompensa non doveva io gustareconstatando che non m’ero ingannato e che non solo nessuna delleantiche smentiva la sua parentela col Sacro Cuore, ma la confermavaanzi ed entusiasticamente accoglieva il nuovo motivo per proclamarlae rinsaldarla!» (1932-1937, n. 1, gennaio-aprile 1937, pp. 3-5).

Gli ultimi anni di vita del periodico non conoscono cambiamen-ti di rilievo. Nell’agosto del 1941 esce l’ultimo numero, che si aprecon un avviso alle abbonate nel quale «La Redazione annunzia conrammarico che la crisi della carta e l’aumento delle spese di stampa,a cui non corrisponde un numero adeguato di abbonamenti, co-stringono a sospendere la pubblicazione di ‘‘Lumen et Vinculum’’»(Avviso importante, n. 2, maggio-agosto 1941, seconda di copertina).

TERESA BERTILOTTI

538 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

145. MONTESSORI

dal n. 1, gennaio-febbraio 1933, OPERA MONTESSORI

Sottotitolo: Rivista bimestrale dell’Opera Montessori; dal n. 1, gennaio-febbraio1933, Bollettino bimestrale

Luogo: Roma-FirenzeDurata: a. I, n. 1 (gennaio-febbraio 1932) - a. II, n. 1 (gennaio-febbraio 1934)

[a. I, n. 1 (gennaio-febbraio 1932) - a. III, n. 4 (luglio-agosto 1934)]Periodicita: bimestraleEditore: Casa editrice F. Le Monnier, FirenzeDirettrice: Maria MontessoriDirettore responsabile: Enrico Castelli; dal n. 1, gennaio-febbraio 1933, redattore

responsabile Italo Sulliotti; dal n. 1, gennaio-febbraio 1934, Gianna SpargellaStampatore: Tipografia Enrico Ariani, via San Gallo 33, Firenze; poi RomaFormato: cm 24616,5Pagine: 64+copertina, con numerazione progressivaPrezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 30, per l’estero £ 60; un numero £ 5;

dal n. 1, gennaio-febbraio 1933, annuale per l’Italia £ 30, per l’estero £ 60; so-stenitore £ 100; per le insegnanti montessoriane £ 24

Note: direzione: Opera Montessori, viale Angelico 22, Roma; amministrazione pres-so la casa editrice Le Monnier, via San Gallo 33, Firenze. Una prima serie era stataavviata ad opera della Montessori a Roma il 15 gennaio 1931. La pubblicazioneviene sospesa dal marzo al dicembre del 1933; dal marzo 1934 viene di nuovostampata a Roma

Area raccolte: BncFi (n.p.). BmarFi: a. I, n. 1, gennaio-febbraio 1932 - n. 6, no-vembre-dicembre 1932; a. II, n. 1, gennaio-febbraio 1933; a. II [ma III], n. 1,gennaio-febbraio 1934. BcCn: 1932. BeuMo: n. 1, gennaio-febbraio, 1932

Bibliografia: MAGRINI, 1934, p. 399; MAIORCA, 1972; MAIORCA, 1974; RIGHINI,vol. I, 1955, pp. 349, 379.

Nel gennaio 1932 un avviso pubblicato sul retro della copertinaavverte i lettori che il periodico «sara continuazione della rivista stam-pata in occasione del XVI Corso internazionale Montessori in Roma(gennaio-giugno 1931)», mantenendo invariati l’indirizzo e il conte-nuto redazionale, ma affidando l’amministrazione e la diffusione allaCasa editrice Felice Le Monnier.

Nella sua nuova veste, la rivista, «organo ufficiale dell’Ente, intendesoprattutto valorizzare in Italia e all’Estero un movimento che oggi si eimposto, data l’universale diffusione, non solo all’attenzione degli stu-diosi ma alla massa che affida l’educazione dell’infanzia alle organizza-zioni montessoriane, dimostrando con eloquenti cifre che il periodo

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 539

dell’incertezza e della diffidenza e ormai da tempo superato [...].L’‘‘Opera Montessori’’, che ha il compito della tutela del nuovo meto-do pedagogico e il controllo della sua applicazione in Italia, vuole ap-punto con la presente Rivista armonizzare le diverse iniziative che han-no generato la fondazione di Societa montessoriane nei piu importanticentri europei e americani. Piu che armonizzare, unificare; unificarepoiche l’integrita del sistema non e ancora un fatto compiuto» (E. CA-

STELLI, Presentazione, n. 1, gennaio-febbraio 1932, pp. 5-7).Nel 1932, infatti, il metodo montessoriano si era ormai largamen-

te affermato. Molto tempo era passato da quando Maria Montessori(1870-1952) aveva fondato la prima «Casa dei bambini» per i figlidelle famiglie operaie del quartiere di San Lorenzo a Roma (1907),pubblicando Il metodo della pedagogia scientifica applicata all’educa-zione infantile (1909) e L’autoeducazione nelle scuole elementari(1912), che avevano contribuito a dare maggiore diffusione al suo me-todo educativo (cfr. BABINI, LAMA, 2000).

Come spiega la stessa Montessori, la pubblicazione «ha una fina-lita che per noi significa ‘‘contributo alla costruzione reale di un nuo-vo mondo di civilta’’. Il nostro contributo non e un sistema di idee,ma una vera e propria ‘‘ricostruzione’’ cominciata con l’educazionedei bambini e l’organizzazione pratica di un ambiente di sviluppo,che ha dato risultati rivelatori. I risultati sparsi nel mondo delle nostrescuole e l’estensione d’ulteriori studi che hanno condotto a nuoviconcetti sociali, ci spingono a fondare il giornale per mettere in campoaperto il nostro contributo alla riforma della societa umana. E questoe piu che altro un dovere perche oggi tutti quelli che hanno qualcosada dare in sollievo all’umanita, devono offrirla senza volontaria restri-zione [...]. Se questa e la finalita, il giornale si puo chiamare Montes-sori, perche come molti hanno detto questo e ‘‘un nome comune’’ chein breve indica un insieme complessivo di azioni e di idee d’ordineeducativo e sociale ben chiaro e definito» (M. MONTESSORI, Program-ma, n. 2, marzo-aprile 1932, pp. 67-70). Nello stesso articolo la Mon-tessori enuclea le tematiche che verranno affrontate nella pubblica-zione, le quali ruotano attorno a quattro assi: il metodo (teoriepsicologiche, educative e sociali, delucidazioni pratiche sul materialedella scuola, resoconti sulle attivita delle scuole e descrizione dei risul-tati educativi e curativi, notiziari su fondazioni di scuole, statistiche elegislazione, analisi critiche particolareggiate del vecchio regime delle

540 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

scuole e dei cosı detti metodi moderni di educazione); tutto quanto neinuovi studi e da ritenersi parallelo a quelli montessoriani e in questointegrabile (psicanalisi, nutrizione, esercizi fisici, notiziari sulle organiz-zazioni sociali ‘‘favorevoli’’ ai bambini, contributi della biologia a studiutili allo sviluppo umano, notizie su scoperte e applicazioni che consen-tono di utilizzare energie non localizzate, come energie sideree e atomi-che), ovvero che rende «gli uomini indipendenti da ostacoli geografici(terza dimensione)» (ivi, p. 70). Infine, la rivista si propone di affron-tare questioni varie relative all’educazione e al pensiero filosofico e dioffrire ai lettori una bibliografia su tutti questi temi.

Oltre a quella della Montessori, sono molte le firme femminili, tut-te romane, a conferma del fatto che anche quando la rivista fu stam-pata a Firenze la sua confezione resto fondamentalmente ‘‘romana’’. Eil caso di Giuliana Sorge, insegnante alla Scuola di metodo di Roma eprotagonista di numerose conferenze ricordate nel notiziario della ri-vista, ma anche di Maria Agamben Federici – futura presidente delleAcli e deputata alla Costituente –, autrice di articoli sul metodo Mon-tessori (a titolo di esempio, Obiettivi pedagogici, n. 1, gennaio-febbraio1932, pp. 40-42), o di Kitty Shiva-Rao (L’educazione e la posizione delbambino nell’India, ivi, pp. 43-45), che come altre fornisce informa-zioni su esperienze di applicazione del metodo in altri paesi.

La rubrica Movimento montessoriano in Italia (dal n. 3, maggio-giugno 1932) pubblica la lista delle scuole e degli asili «ove totalmenteo parzialmente viene adottato il Metodo Montessori [...] con la indica-zione delle rispettive Insegnanti» (p. 187). Ogni numero si chiude conla rubrica Notiziario montessoriano, che informa sull’incremento degliasili infantili e delle scuole elementari che adottano il metodo, sulle Ca-se dei bambini istituite in Italia e sulle varie iniziative legate al metodomontessoriano intraprese all’estero (le scuole rinnovate con questo me-todo pedagogico, le conferenze, ecc.).

La rivista continuo ancora per poco tempo a Roma: nel 1936,d’altronde, gli ideali democratici e pacifisti della Montessori la indus-sero a lasciare il paese. L’espatrio e la chiusura delle Case dei bambinisospendevano, almeno in Italia, un’esperienza che fu ripresa soltantonel dopoguerra e che dette vita, a partire dal 1952, ad una nuova pub-blicazione, l’«Opera Nazionale Montessori».

TERESA BERTILOTTI

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146. LA VENERABILE GEMMA GALGANI E IL MONASTERO

DELLE PASSIONISTE DI LUCCA

dal n. 17, maggio 1933, LA BEATA GEMMA GALGANI E

IL SUO SANTUARIO IN LUCCA; dal n. 101, maggio 1940,SANTA GEMMA GALGANI E IL SUO SANTUARIO IN LUCCA

Sottotitolo: Pubblicazione periodica mensile religiosaLuogo: Vinchiana (Lu)Durata: a. I, n. 1-2 (gennaio-febbraio 1932) - in corsoPeriodicita: mensileDirettore: dal 1932 al 1945, sac. Vincenzo Erasmi (padre Salvatore Passionista)Stampatore: Tipografia Artigianelli, LuccaFormato: cm 24,5617Pagine: da 15 a 30 (si riducono con il passare degli anni)Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 5; sostenitrice £ 10; per l’estero £ 10;

sostenitrice £ 15Note: direzione e amministrazione presso il Monastero delle Passioniste (Porta

Elisa), LuccaArea raccolte: BsLu: a. I, n. 1-2, gennaio-febbraio 1932 - in corso; mancano nn. 1-

12, 1932; nn. 141-159, 1943-1947Bibliografia: JØRGENSEN, 1983; VILLEPELEE, 1983.

Nonostante i cambiamenti avvenuti nel corso degli anni, la pub-blicazione conserva sempre il carattere di bollettino delle suore Pas-sioniste del monastero di santa Gemma Galgani a Lucca, il cui temacentrale e appunto la vita, il percorso spirituale e l’esempio della santalucchese. Su ogni numero si riportano – oltre a pensieri, ricordi, testi-monianze inedite di persone vicine a Gemma Galgani (la madre, i ge-nitori adottivi, le maestre, il confessore, il direttore spirituale straor-dinario, i vicini di casa) – la descrizione dei luoghi dove era vissuta,brevi profili delle sue compagne, e tutto cio che progressivamentecontribuisce a costruirne la biografia spirituale, ma soprattutto il mo-dello di santita.

Gli articoli non sono mai firmati (solo raramente troviamo un’ini-ziale puntata) e ricorrono una serie di rubriche fisse: I graziati, checontiene brevi racconti di guarigioni miracolose attribuite alla Galga-ni; Cronaca del monastero, dove si danno notizie sulle iniziative dellePassioniste lucchesi, in particolare la costruzione del nuovo monaste-ro-santuario (Prima pietra, n. 42, giugno 1935, p. 2), la traslazionedelle reliquie della santa dalla piccola chiesa di via del Tiglio alla nuo-

542 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

va struttura (n. 65, maggio 1937, p. 2), i rapporti di Gemma con iPassionisti e le persecuzioni subite da questi in Spagna (n. 38, feb-braio 1935, p. 2). Nel 1935 compare, a puntate, la biografia di MadreGiuseppa del Sacro Cuore, prima presidente delle Passioniste lucche-si e, dal 1937 al 1939, La vita della Beata Gemma Galgani narrata allefanciulle.

Dal 1938 la rubrica Il missionario della beata Gemma allarga pro-gressivamente il significato dell’esempio della Galgani, il cui culto si dif-fonde nel mondo, in particolare in America e in Australia, dove zelatorie zelatrici, magari emigrati in quelle terre, si prodigano per farne cono-scere il messaggio; inoltre, in un articolo del 1935 (n. 37, novembre1935, p. 1) intitolato La beata Gemma missionaria, S. Gemma viene pro-posta, insieme a santa Teresa del Bambin Gesu, come modello di vitache i missionari devono diffondere. Infine, dall’agosto 1940 (n. 104) tro-viamo un altro appuntamento regolare: Presso gli infermi, che precisa ilruolo e la missione nel mondo della Galgani, a fianco degli infermi, deisoldati, di tutti coloro che soffrono. Quest’ultimo tema ritorna sia qui(Santa Gemma Galgani protettrice delle nostre armate) che nel fascicoloprecedente (n. 103, luglio 1940), con un contributo intitolato In tempodi guerra preghiamo con la Chiesa.

Altri temi ricorrenti, anche se non inseriti in vere e proprie rubri-che, sono quello dell’invito ad una vita di mortificazione che, dopo lesanzioni inflitte all’Italia nel 1935, assume anche un significato politi-co: nell’articolo La nostra beata insegna anche in tempo di sanzioni(n. 51, marzo 1936, p. 2) si propongono come modello la sobrieta,lo spirito di sacrificio e di rinuncia della Galgani nei confronti del ci-bo, delle suppellettili, di ogni tipo di ornamento. Nell’annata 1938,brevi profili di beati o santi lucchesi (Maria Domenica Brun Barban-tini, san Giovanni Leonardi) e non (santa Teresa di Lisieux) sono mes-si a confronto con la allora beata lucchese. Il giornale si sofferma na-turalmente su tutte le tappe che conducono prima alla beatificazione,avvenuta il 17 maggio 1933, e poi alla canonizzazione di S. Gemma, il2 maggio 1940: in occasione di tali eventi escono numeri straordinari,che riportano i discorsi papali, i testi dei decreti, i calendari delle com-memorazioni e dei festeggiamenti, le cronache delle cerimonie. Inogni numero della rivista non mancano comunque informazioni sul-l’andamento delle cause e sull’azione dei postulatori, o su avvenimentiinerenti al cammino di santificazione e alla diffusione del culto (per

15

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 543

esempio: La beata Gemma proclamata Patrona della Gioventu Femmi-nile lucchese, n. 80, agosto 1938, p. 1).

ISABELLA PERA

147. ARTE MEDITERRANEA

Sottotitolo: Rivista internazionale di arte e lettere; dal 1934, Rivista bimestrale diarte, letteratura e musica; dal 1939, Rivista bimestrale

Luogo: Firenze (Palagio dell’Arte della Lana)Durata: a. VI, n. 3-4 (agosto-settembre 1933) - n.s., a. X (gennaio-aprile 1943)Periodicita: bimestrale (ma irregolare, molti numeri doppi e tripli)Direttore: Jolanda Anforti (dall’ottobre-novembre 1933, direttore responsabile)Direttore responsabile: Mario Pelagatti (dall’ottobre-novembre 1933, direttore ar-

tistico)Stampatore: Tip. Fratelli Parenti di G., via XX settembre 28, Firenze; nel maggio-

giugno 1935, Tip. Fascista del cav. Pietro Valgiusti; dal gennaio-febbraio1939, Tip. ‘‘Il Cenacolo’’, via XXVII Aprile 1; dal marzo-giugno 1940, Tip.Giuntina S.A. Arti Grafiche, via del Sole 10; dal settembre-dicembre 1940,Casa Editrice Dott. Carlo Cya, via dei Servi 38, Firenze

Formato: cm 17612,5Pagine: da 50 a 65+copertinaPrezzi: n. 3-4, agosto-settembre 1933 (numero speciale) £ 12; abbonamento an-

nuale per l’Italia e le Colonie £ 30; per l’estero £ 60; sostenitore £ 200; un nu-mero £ 6; dal maggio-giugno 1935, abbonamento annuale per l’Italia e le Co-lonie £ 50; per l’estero £ 70; dal 1939, per l’Italia e le Colonie £ 70; per l’estero£ 100; un numero £ 15; dal novembre-dicembre 1941, per l’Italia e le Colonie£ 100; per l’estero £ 150; un numero £ 25

Note: contiene numerose tavole fuori testo. Nel n. 3-4, agosto-settembre 1933, siannuncia la pubblicazione del supplemento quindicinale «Orizzonti» con ru-briche di arte e letteratura, attento all’«attivita culturale femminile» e al «pro-blema teatrale e cinematografico» (p. 2), di cui non si e trovato alcun esempla-re. La pubblicazione e sospesa nel 1936-1938; i nn. 4, 5-6 del 1940 escono nel1941; i nn. 1-2, 3-5, 6 del 1941 escono nel 1942. Cliches Zincografica Livor-nese, via degli Archi 18, Livorno.Le carte Anforti-Pelagatti sono conservate presso gli Archivi Riuniti delleDonne, Fondazione Badaracco, Milano

Area raccolte: BncFi: 1933-1935, 1939-1940 lac. BmarFi: a. VI, n. 3-4, agosto-set-tembre 1933-1934, 1939-1941. BccFi: 1934, 1939-1940, 1943 lac. BccMi:1939-1941, 1943 lac. BscRa: 1939-1943. BncRoma: 1933-1935 lac., 1939-1940. BcPg: 1933-1935, 1939-1941, 1943 lac. BgnRoma: 1933-1934, 1939-1941, 1943 lac. BlettFi: 1933-1943. BvTorrePellice: 1933, 1939-1941 e vari al-tri centri di studio, Fondazioni e biblioteche

Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, pp. 61-62; RUGGERI, 2004, p. 237.

544 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Seguito di «Eclettica Gran Bazar. Arte Letteratura Teatro ModaSport Cinema» (giugno 1930 - gennaio-febbraio 1933), «Arte Medi-terranea» assume questo titolo grazie a un concorso pubblico, come sirende noto rivolgendosi Ai lettori, e aggiungendo: l’intitolazione «nondev’essere [...] intesa in un ristretto senso geografico, ma piuttosto inun lato senso simbolico e spirituale. Il Mediterraneo e la culla dellacivilta della razza bianca; ed attorno alle sue rive sono fiorite le primeespressioni d’arte» (n. 3-4, agosto-settembre 1933, p. 3). Nel numerospeciale di apertura la rivista ospita un’ampia rassegna della primamostra del Sindacato Nazionale Belle Arti a cura di Antonio Maraini(segretario nazionale del Sindacato Belle Arti) e di Aniceto del Massa(ivi, pp. 9-74) e un articolo di Anton Giulio Bragaglia su La primamostra italiana di scenografia (ivi, pp. 79-86).

Fondata e stampata a Firenze, «Arte Mediterranea» si proponecome «la rivista piu selezionata e significativa del nuovo clima spiri-tuale dell’Italia fascista», con l’intento di fornire ad un pubblico d’e-lite «una completa rassegna delle attivita artistiche internazionali pas-sate al vaglio della rinnovata classicita mediterranea» (n. 5-6, ottobre-novembre 1933, seconda di copertina). Alle notizie e alle immaginidelle mostre intersindacali, provinciali e nazionali promosse dal Sin-dacato Nazionale Fascista Belle Arti – dove la presenza femminile esparuta e circoscritta ad alcuni generi e soggetti, come il ritratto ela donna al lavoro – si affiancano approfondimenti dedicati a singoliartisti (Romano Romanelli, Carlo Carra, Armando Spadini, GiacomoManzu, Cesare Ciani, Felice Carena, Libero Andreotti, Ugo Capoc-chini, Achille Lega, Ottone Rosai) e pochi articoli (anche in francese)sulla produzione artistica e letteraria d’Oltralpe. Nel n. 3-5 del mag-gio-ottobre 1941 riproduzioni di scene di film corredano l’interventodi Guido Guerrasco e Giampiero Pucci su La X Esposizione interna-zionale d’Arte cinematografica a Venezia (pp. 142-151).

Il periodico non sembra ricevere una impronta specifica da Jolan-da Anforti, che firma solo una recensione a L’‘‘Alceste’’ di Gluck nelGiardino di Boboli (maggio-giugno 1935, pp. 42-43), nel quadro diuna attenzione crescente da parte della rivista per il Valore spiritualedel Maggio Musicale Fiorentino (A. DAMERINI, n. 2, marzo-aprile1939, pp. 57-60) e per il ruolo del «genio artistico fiorentino» nellapromozione internazionale dell’Italia fascista (cfr. A. PODESTA, Lamostra di Leonardo, n. 3, maggio-giugno 1939, pp. 3-13; L. BORDONA-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 545

RO, Insostituibile funzione della mostra mercato dell’Artigianato, n. 1,gennaio-febbraio 1940, pp. 44-46). Pur continuando ad occuparsi dipittura contemporanea anche nel dopoguerra, di fatto la notorietadell’Anforti resta affidata soprattutto alla fortuna editoriale di Firen-ze, la sua arte e la sua bellezza. Guida pratica con circa 150 illustrazioniin nero e a colori e una Pianta monumentale della citta (Firenze, Ed. IlTurismo di E. Bonechi, 1955) tradotta in inglese, francese e tedesco.Nativa di Navacchio (Pisa), il suo nome compariva gia tra i collabo-ratori di «Eclettica Gran Bazar» e tornera ad affiancare quello delmarito, Mario Pelagatti, e di Gilberto Petrelli nella III serie di «ArteMediterranea», uscita nel gennaio-febbraio 1949. Nel numero doppiodel gennaio-aprile 1943 un ritratto dell’Anforti dipinto da PrimoConti (p. 31) figura tra le immagini a corredo di un articolo di Ani-ceto del Massa su Punti fermi 1943. Soffici, Carena, De Chirico, Conti,Vagnetti (pp. 7-48).

MONICA PACINI e SIMONETTA SOLDANI

148. LE LUCCIOLE

Sottotitolo: Rivista quindicinale illustrata per i bambiniLuogo: dal 1933, FirenzeDurata: a. IV, n. 1 (novembre 1933) - n. 4 (15 dicembre 1933)

[1927-1933; sospeso dal n. 4 del 1929 al 1932]Editore: Casa ed. Nerbini, via Faenza 101, FirenzeDirettore: Rina Maria PierazziStampatore: Tip. Cencetti, via L. da Vinci 7, FirenzeFormato: cm 26619Pagine: 18+copertina a coloriPrezzi: abbonamento annuo £ 10, semestrale £ 5; per l’estero il doppio; un nume-

ro cent. 40Note: sulla quarta di copertina si pubblicizza «Topolino» stampato dall’editore

Nerbini «con i cartoni animati originali di Walt Disney»Area raccolte: BncFi (n.p.). BmarFi: n. 1, novembre 1933 - n. 4, 15 dicembre

1933Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 323.

Secondo le indicazioni di Righini, il periodico era nato il 25 mag-gio 1927 a Torino, dove la scrittrice e conferenziera Rina Maria Pie-razzi, gia collaboratrice di numerose testate – dalla «Rivista Italiana di

546 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Scienze, Lettere ed Arti», diretta da Carlo Catanzaro, a «La Donna»di Torino, dalla «Rivista Fiorentina» alla «Illustrazione Toscana», fi-no all’annunciata partecipazione al «Giornalino della Domenica»nella nuova edizione Mondadori (cfr. GALLO, 2004, p. 335; PISANO,2004, p. 301) – dirigeva dal dicembre del 1922 «Cordelia». L’idea didar vita ad un periodico per bambini si inseriva, anzi, proprio nelquadro delle molteplici iniziative intraprese da «Cordelia» sul ver-sante dell’associazionismo e del potenziamento del ruolo educativodella donna-madre (cfr. Divagando, «Cordelia», n. 12, 15 giugno1923, p. 530). Sospeso dal 1929 al 1932, «Le Lucciole» riprese aduscire nel 1933 a Firenze per i tipi di Nerbini. Il legame del periodicocon le animatrici del «Salotto di Cordelia» e reso esplicito da una ru-brica curata da Flora Righi Amante, collaboratrice fissa della rinatarivista: «Luccioline! Tutto un periodo di bella attivita, di gai passa-tempi e di azioni buone pensano di svolgere per noi tutte le care egentili Patronesse [...] fiancheggiate da Rina Maria Pierazzi, AnitaFicai, Tina Bertini, Edy Picello e Anna Piattoli: gridate un evviva nu-trito a questi nomi cui spetta principalmente il compito di tenere benserrato compatto e glorioso il nostro ‘‘Nido’’ [...] creato per insegna-re sempre piu e sempre meglio a venerare l’Italia e per diffondereconsolazione e gioia d’intorno a se!». Nel pregare le mamme di iscri-versi al «Nido», «focolare di allegrezza e di poesia destinato a diffon-dere d’intorno a se, nel crepitıo giocondo della bella fiammata di fe-sta e d’amore, gli aromi piu sottili e piu soavi della carita», siprecisava che le iscrizioni si ricevevano dalla «presidente del Nidodelle Lucciole», Flora Righi Amante (fondatrice nel 1923 della Com-pagnia gioconda fiorentina Pro-Infanzia: cfr. scheda n. 160), pressola sede del «Salotto di Cordelia, via S. Gallo 12 ogni martedı e gio-vedı», (Lucciola, lucciola vieni da me!, n. 2, 15 novembre 1933,pp. 14-15).

Almeno a giudicare dalla breve durata, non decollo il progetto difare del periodico lo strumento per «formare un bell’esercito di bimbibuoni che devono prepararsi a diventare gli italiani operosi, forti e sa-ni cosı come vuole il Duce – il papa dal grandissimo cuore – per ilbene della nostra Patria, per l’omaggio al nostro Re» (Le ‘‘Lucciole’’si presentano ai bimbi d’Italia, n. 1, 1º novembre 1933, seconda di co-pertina). La rubrica in cui questo intento si manifesta piu apertamen-te e La Radio delle Lucciole, curata dalla stessa Pierazzi sotto lo pseu-

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donimo di «Fata blu». Con il pretesto di rispondere alle lettere degliabbonati, la direttrice sollecitava a dare il buon esempio, levando innial duce: «balille e avanguardiste, piccole e giovani italiane, diverremotutti una falange compatta (domani come oggi: sempre) di fedelta in-condizionata al Re, al Duce, alla Patria Gloriosa ed invitta» (n. 3,1º dicembre 1933, p. 9).

La rivista ospita racconti e novelle in cui ricorre il tema del sacri-ficio (V. GAZZEI BARBETTI, Il piccolo violinista. Episodio della Russiad’oggi, n. 1, 1º novembre 1933, pp. 14-16) e della carita verso i povericome dovere per «l’onore della patria» (C. LUPATI, Una piccola italia-na, n. 4, 15 dicembre 1933, pp. 3-5). Evidente, poi, il tentativo di te-nere fede a quanto promesso dal sottotitolo; sono frequenti le illustra-zioni (foto di bambini; riproduzioni di particolari della vita dellecolonie e di opere artistiche, come il quadro C’e il babbo che tornadi Egisto Ferrari: n. 2, 15 novembre 1933, p. 11); ma solo nel primonumero si pubblicano racconti con disegni in bianco e nero corredatidi didascalie (cfr. S. GIADICE, Re birillo, n. 1, 1º novembre 1933,pp. 6-7), mentre del concorso d’arte su «Come immaginate la diret-trice?» (ivi, p. 5) si perdono le tracce nei fascicoli successivi.

Nell’ultimo numero Flora Righi Amante rinnova l’invito a fare deibambini «una potente leva d’amore e di fraternita»: «Ho sognato chetutte le nostre lucciole possano miracolosamente stringersi in unaschiera meravigliosa, abbagliante di bonta e di grazia, messaggeradi conforto e di sorriso per tante creaturine derelitte e smarrite! Mo-stratemi che non mi sono sbagliata» (n. 4, 15 dicembre 1933, p. 19).Ma il rilancio del periodico in prossimita del Natale non dava i risul-tati sperati o, quanto meno, non convinceva l’editore, sempre piuorientato verso il fumetto d’avventura di importazione americanache nel 1934 avrebbe imposto all’attenzione del pubblico giovanilecon il lancio dell’«Avventuroso» (cfr. MAINI, NOCENTINI, VECCHI,ZANGHERI, 1994, pp. 49-59), e sempre meno persuaso dell’opportu-nita di continuare a pubblicare «Le Lucciole».

MONICA PACINI

149. IL RICAMO ILLUSTRATO

Sottotitolo: Pratica rivista quindicinale di lavori femminili a cura delle Orfanelledella Casa del S. Cuore in Marina di Massa; dal n. 1, 15 gennaio 1934, Pratica

548 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

rivista mensile di lavori femminili a cura delle Orfanelle della Casa del S. Cuo-re in Marina di Massa

Luogo: Marina di MassaDurata: a. I, n. 1 (10 gennaio 1933) - a. VI, 1938*Periodicita: bimensile (esce il 10 e il 25 di ogni mese); dal n. 1, 15 gennaio 1934,

mensile (esce il 15 di ogni mese)Direttore: Chiara OrsiStampatore: Art. Graf. T. Termali, MilanoFormato: cm 34624; dal n. 1, 15 gennaio 1934, 48633,5Pagine: 16Prezzi: abbonamento annuale: per l’Italia e le Colonie £ 14; semestrale £ 8; per

l’estero: annuale £ 25, semestrale £ 15; un numero cent. 75, dal 1934, £ 1,30Note: dal n. 1, 10 gennaio 1933, al n. 8, 25 aprile 1933, l’illustrazione sulla quale

si staglia il titolo e costituita dall’immagine di due orfanelle che, rivestite dasemplici uniformi, ricamano sedute, con la testa china sul lavoro, sullo sfondoaperto del mare e della pineta di Marina di Massa. Dal n. 9, il titolo campeggiasu un sobrio fondo quadrettato in verde, ornato da motivi floreali. Fin dagliinizi, il giornale e composto da due grandi fogli piegati in quattro che si pos-sono aprire, presentandosi come paginoni doppi o quadrupli, adatti a tavoleper il ricamo

Area raccolte: BnbMi: a. I, n. 1, 10 gennaio 1933 - a. III, n. 2, 15 febbraio 1935Bibliografia: «Annuario della Stampa Italiana», 1931-1932, p. 965; ivi, 1937-

1938, p. 727; ivi, 1939-1940, p. 799; CELORIA, 1998.

La nascita di questo giornale e annunciata con l’atto di chiusuradi una rivista di ricamo dallo stesso titolo, fondata a Sarzana nel 1920.Si tratta del quindicinale «Il Ricamo Illustrato», diretto da Ines Tam-buri, di cui la Biblioteca nazionale Braidense possiede a tutt’oggi – inquanto la rivista era pubblicata da una tipografia milanese – le ultimecinque annate (a. IX, 1928 - a. XIII, 1932). Interamente dedicata alricamo per la biancheria personale, per quella della casa, per l’abbi-gliamento e per qualunque tipo di arredo domestico, oltre che allapittura su stoffa con vantati moderni colori indelebili, la rivista di Sar-zana, di grande formato, benche non trascurasse di rivolgersi a chi in-tendeva conseguire «il diploma in lavori femminili» e si proponessecome strumento «di grande aiuto per le maestre elementari e per leinsegnanti delle scuole professionali», puntava anche, o forse soprat-tutto, a un pubblico di elite di raffinate padrone di casa, come posso-no indicare gli arredi e i modelli di abiti, la mobilia di lusso e le ca-meriere in impeccabile montura nera e grembiulino bianco cheanimano alcuni quadretti, raffigurate in atto di riporre negli armadi

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candide pile di capi di biancheria ricamati, sotto lo sguardo vigile del-la signora, o ancora meglio, ad esempio, il «geniale feticcio» costituitoda un pinguino in velluto nero, che la signora potra «tenere appeso alcristallo della sua automobile» (n. 11, 1º giugno 1928, p. 8). E a questelettrici che la rivista «offrira la preziosa esca per le leggiadre e lievifiorite di refe, con le quali – si legge – potrete adornare la vostra casa,la vostra biancheria personale, i corredini delle tenere creature aspet-tate. Cio sara fonte di soddisfazioni intime, di pure gioie familiari; vioffrira l’ispirazione per fare opere meritevoli, preparando geniali lavo-ri per banchi di beneficenza, per fiere patriottiche, o graditi regali apersone care in ricorrenze liete» (n. 1, 1º gennaio 1928, p. 8).

Per gli arazzi da dipingere e ricamare, il periodico offriva una cer-ta dovizia di raffigurazioni sacre; ma non mancavano, con le immaginidella «poesia della culla», allusioni indirette alla campagna demogra-fica del regime, tanto gradita agli occhi della Chiesa, e a quella perl’igiene nell’allevamento e nella cura dei bambini. E nel primo nume-ro dell’aprile 1930, nella rubrica dedicata a lavoretti di ricamo per lebambine, il lavoro-dono, adatto per quadretti da parete, cuscini, ocartelle da album o da scrittoio, proponeva il disegno per ricamo diuna bambina in divisa di Piccola italiana, un’immagine, certo, all’epo-ca, ormai scontata e familiare, anche se non usuale sulle pagine dellarivista.

Senza alcuna spiegazione, tuttavia, alla fine del 1932 (n. 23, 1º di-cembre 1932) la direttrice annunziava l’abbandono della rivista da leicurata per ben tredici anni, per anticipare, sul numero successivo, che«Il Ricamo Illustrato» sarebbe stato seguito da un’altra pubblicazionecon lo stesso titolo, indipendente da lei, e ormai prossima ad uscire,con gli inizi dell’anno nuovo, a Marina di Massa, per iniziativa dellaCasa del Sacro Cuore, che accoglieva un buon numero di orfane, im-pegnate nel laboratorio di ricamo sotto la guida delle suore. Abbonar-si quindi avrebbe significato – scriveva Ines Tamburi – «compiereun’opera feconda di gentilezza femminile, opera di carita, di bene,di squisito sentire» (n. 24, 15 dicembre 1932, p. 8). Versando la quo-ta annuale di 14 lire le lettrici avrebbero potuto contribuire alla tutelae all’assistenza delle orfanelle, impegnate a ricamare oggetti utili maraffinati per le loro benefattrici.

Come si apprende dai ricordi di Evasio Celoria, giunto nel 1928 aMarina di Massa per fare il cappellano dell’Orfanotrofio del Sacro

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Cuore tenuto dalle Figlie della Carita di S. Vincenzo de’ Paoli, l’isti-tuto era sorto prima a Massa, in via Cavour, per ospitare le orfane diguerra. Quando, nel 1920, l’edificio venne danneggiato da un terre-moto, si decise di costruirne uno nuovo a Marina, che, realizzato gra-zie a generose donazioni e dotato di un vasto terreno di 65.000 mq, fuinaugurato appunto nel settembre 1928. Comprendeva l’asilo, le clas-si elementari, il laboratorio e ospitava piu di 200 orfane, e dal 1934pubblico un ciclostilato mensile intitolato «L’Eco dell’Orfanotrofio»,inviato alle ex-orfane per mantenerle in contatto con l’istituto (cfr.CELORIA, 1998, pp. 15, 19-23, 27).

«Il Ricamo Illustrato», pubblicato «a cura delle Orfanelle dellaCasa del S. Cuore in Marina di Massa», il cui primo numero esce il10 gennaio del 1933 (indicato come a. I, a segnalare che ha visto laluce, appunto, una nuova pubblicazione), e che viene stampato a Mi-lano dalla stessa tipografia del suo predecessore, e anch’esso intera-mente occupato da tavole di disegni (in verde, blu o marrone su fon-do bianco) per il ricamo di biancheria personale, da letto, da tavola edi arredi domestici, ma si differenzia per il formato piu ridotto (anchese i paginoni interni, realizzati come pieghevoli, raggiungono dimen-sioni adatte alle tavole) e la veste grafica piu semplice. Il periodicomantiene l’iniziativa, avviata dal suo predecessore, dei premi alle ab-bonate e dei lavori dono su richiesta e, come quello, e affiancato daalcuni album e raccolte di disegni per il ricamo, venduti separatamente.

La sua migliore pubblicita consiste, almeno inizialmente, nel farleva sulla pieta e la generosita delle benefattrici, le «care Amiche ab-bonate», cui le orfanelle riconoscenti, rappresentate in alcune fotomentre sono raccolte attorno alle suore, dedicano speciali «giornatedi preghiera». Una di esse, seduta su una seggiola con il lavoro in ma-no, apparendo in una foto pubblicata lungo l’arco di vari numeri comeuna sorta di logo dell’istituto, conferma che con la costanza nel lavorotutte sapranno guadagnarsi il pane e la benevolenza delle benefattrici esalvarsi dai pericoli provenienti dalla miseria e dalla corruzione.

Solo l’ultima pagina e riservata ai testi e si caratterizza per la pre-senza di Gocciolina d’oro, una rubrica che ospita una leggenda pia, ola storia di una santa, o inneggia alla morale della rassegnazione e del-la sofferenza, o ancora elogia la carita delle suore che raccolgono eassistono le orfanelle, oppure mette in scena direttamente le sventu-rate bimbe raccontando la storia di qualcuna di esse o facendola par-

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lare in prima persona, magari mentre si raccomanda alle lettrici cari-tatevoli, sparse per tutta Italia, i cui nomi e citta di residenza appaio-no nella stessa pagina, accompagnati dall’indicazione dell’entita del-l’obolo versato in pro dell’istituto (tra le «Amiche delle orfanelle»si leggeranno, talvolta, anche i nomi di religiose o quelli degli istitutida esse tenuti, cosı come tra i capi ricamati faranno la loro comparsatovaglie per altare e veli omerali, che pure continueranno a cedere ilpasso ai corredi da sposa e per neonato, e agli arredi per la casa fine-mente decorati da dipinti e ricami).

Non mancano, nella rubrica, tracce ben visibili delle battaglie cle-ricali di quegli anni; come nel numero 14 del 25 luglio 1933, dove sipubblica una «novella russa», Cervelli di carta, che offre il destro percondannare le «pazzie compiute specialmente nella Russia del comu-nismo e dei senza-Dio» (p. 8); o come nel numero 17 del 10 settem-bre 1933, dove si depreca l’assenteismo religioso degli italiani, un60% dei quali, secondo le statistiche citate, non assisterebbero allaMessa neppure la domenica.

A partire dagli inizi del 1934 la rivista – «compilata», come sicontinua a sostenere, da circa 300 orfanelle – cambia periodicita, di-venendo un mensile, e al tempo stesso adotta un formato gigante(48633,5), modellandosi su tavole che ospitano disegni «in grandez-za di esecuzione», cosa di cui si sottolinea costantemente l’utilita perle ricamatrici e per «tutte le appassionate artiste dell’ago». «Si esegui-sce qualsiasi disegno per ricamo o pittura a prezzi modicissimi», av-visa il periodico, vantando potenzialita di laboratori moderni e ricchidi risorse: «La nostra Ditta eseguisce qualsiasi commissione di lavori:ricami, merletti e fuselli, perforatura di disegni colla rinomata macchi-na Cornelly; soggetti disegnati e dipinti per rendere piu facile ed at-traente l’esecuzione, su tela (colori lavabili) fustagno, seta, velluto; de-corazione artistica di stoffe colla moderna pittura-ricamo; lavori inmetalloplastica, coreoplastica (pelle balzata), pirografia ecc. Prezzimodicissimi da convenire».

Gocciolina d’oro prosegue intanto, con l’annata 1934, l’agiograficastoria di una orfanella morta prematuramente. Ma, accanto alle storiepietose ed edificanti, la contrapposizione del ‘‘Male’’ al ‘‘Bene’’, di Dioa Satana, non tarda a riapparire con il racconto, ambientato in un vil-laggio spagnolo dell’Aragona, Il patto del diavolo (n. 8 del 15 agosto1934), storia di un piccolo commerciante ozioso e ambizioso che ven-

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de l’anima del figlio al diavolo. Il ragazzo verra salvato dalla madre,che, affrontando Satana con intraprendenza, mette al collo del figliola catenella d’oro con l’effigie della Madonna. Domande e risposte so-no dispensate ai lettori a conclusione del brano: «Qual e l’eta in cui piufacilmente il demonio si impadronisce dell’anima dei fanciulli? Verso i12 anni. Chi e talora che vende l’anima di questi innocenti? Gli stessigenitori. Quali sono i ‘‘porta fortuna’’ che portano realmente maggiorfortuna ai piccoli ed anche ai grandi? Le effigi sacre... Cosı ha rispostoil nostro racconto» (p. 16). Nei numeri successivi si ripropone insi-stentemente, invece, con gli usuali toni foschi e cupi e la solita, fortedrammatizzazione, la campagna contro la «cattiva stampa» condottamassicciamente, in quegli anni, da parte dei clericali. Nel n. 9 del 15settembre, nella stessa rubrica, il brano intitolato A chi legge mettead esempio in scena Gutenberg, nel momento in cui da alle stampela Sacra Bibbia. Mentre il diavolo intende rovesciare sulla terra un di-luvio di pubblicazioni perverse, un angelo, fermando il braccio di Gu-tenberg, che, temendo le conseguenze funeste della grande invenzio-ne, vorrebbe scagliarsi contro il suo torchio, gli propone la visioneprovvidenziale dell’uso della stampa: «La stampa in mano a Satana sa-ra lo strumento della perversione, della corruzione e della menzogna.Ma la stampa in mano a Dio sara l’apostolato della verita e della luce;sara il sole che fughera le tenebre dell’errore». Si ingaggia allora «ungrande duello», perche Satana, si ammonisce, gioira ogni volta che«un perfido libro od un foglio pornografico esce dalla stampa, e com-prato e vien letto» (p. 16).

SILVIA FRANCHINI

150. GAM. COSE DI MODA

Luogo: FirenzeDurata: a. I (1934) - a. V, n. 12 (dicembre 1938)*Periodicita: mensileDirettore responsabile: Vasco Lucio ChiariStampatore: Tip. Innocenti & Tozzi, Signa (Fi)Formato: cm 31621Pagine: variano da un minimo di 8 a 24, aggirandosi mediamente su 16+co-

pertinaPrezzi: abbonamento annuale per l’Italia £ 15; per l’estero £ 25; un numero £ 1,50

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Note: la rivista e edita a cura della Casa Gam, Piazza Duomo 8, Firenze. La vestegrafica del mensile varia frequentemente, come pure il tipo di carta, di buonagrammatura ma anche patinata. La rappresentazione dei modelli e il piu dellevolte costituita da disegni al tratto con frequente sovrastampa in colori piatti.Numerose anche le foto in b/n. Dal n. 10 del 1936 i disegni a colori sono stam-pati separatamente e applicati alla copertina e alle pagine interne

Area raccolte: BmarFi: a.II, n. 1, 1º aprile 1935 - a. IV, n. 5, maggio 1937; a. IV,n. 10, ottobre 1937; a. V, n. 6, giugno 1938; n. 7, luglio 1938; n. 11, novembre1938; n. 12, dicembre 1938

Bibliografia: «Annuario della Stampa Italiana», 1937-1938, p. 725; ivi, 1939-1940,p. 797 (in quest’ultimo la rivista viene erroneamente citata come «CAM»).

«Figurini originali di Vasco L. Chiari premiato a Torino alla 3ªMostra della Moda Italiana» annuncia, nella primavera del 1935, lacopertina dei primi numeri rintracciati di «Gam. Cose di Moda»,che pubblicizza i «modelli esclusivi della Casa Gam, Piazza Duomoa Firenze», produttrice di modelli in carta per abiti, mantelli, bian-cheria. La Casa Gam espone in quei giorni la sua collezione alla VMostra Nazionale della Moda Italiana, a Torino, e sul suo periodico,avviato l’anno precedente, invita a visitare lo stand allestito, elogiandola «linea sobria, di buon gusto e di facile realizzazione» delle propriecreazioni, che si possono avere tramite il suo «speciale servizio Mo-delli».

Il contesto entro il quale si collocano le tensioni che sono alla ra-dice dei fermenti di quegli anni nel mondo della moda, anche nelcampo delle riviste specializzate, ha fatto parlare, piu che di una vo-lonta di autarchia e di rottura con il modello francese, di un tentativodi rilanciare e qualificare la produzione e di colmare i ritardi che osta-colavano in Italia la nascita di un’organizzazione altamente competi-tiva come quella d’Oltralpe: dal «caotico disordine» delle case france-si, si afferma su «Gam» presentando la collezione primavera-estatedel 1935, le donne italiane, supportate dal sicuro orientamento dellaCasa fiorentina, «sapranno ben togliere i modelli e i colori che vannobene per il nostro sole e per il nostro clima e soprattutto per il buongusto che e innato nella nostra gente» (n. 1, 1º aprile 1935, p. 3). Se lestrozzature create dalla mancanza di un’organizzazione di fondo delsistema moda, come e stato sottolineato (cfr. BUTAZZI, 2000, p. 14),rendevano difficile anche il rapporto tra sartorie e stampa specializza-ta, il periodico pubblicava dunque i modelli creati dalla Casa Gam, epromuoveva la vendita dei suoi cartamodelli esclusivi, facendo ecce-

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zione solo per la collezione speciale di ‘‘alta moda’’ che aveva una cir-colazione separata, riservata alle sartorie, ed era acquistabile esclusi-vamente presso la Casa o i suoi rappresentanti.

Attraverso la rivista ci si vantava poi di aver ricevuto, alla mostradi Torino del ’35, le «parole di ammirazione e di incoraggiamento»della regina, ma, in funzione di diffusione di immagini-simbolo, sipuntava ancor piu sul cinema, con la sua carica di fascino fortementeevocativo e ad ampio spettro, proponendo ripetutamente le foto e ledediche di stelle italiane (Leda Gloria e Germana Paolieri) e tedesche(Hilda Springher).

Il mensile si regge su una abbondante raccolta pubblicitaria e suifinanziamenti provenienti da ditte locali che inizialmente piu volte fi-gurano in copertina per il loro «omaggio», diretto, di volta in volta, acoprire, almeno in parte, le spese del fascicolo, e ospita un sempremaggior numero di reclame di ditte e negozi innanzitutto di Firenze,ma anche di Pistoia, Montecatini e altri centri toscani (in tutti i ramidella produzione) o di filiali fiorentine di ditte nazionali (ad es., Nec-chi, Olivetti, Radio Marelli, Allocchio Bacchini ecc.), fornendo inoltrei nominativi e gli indirizzi dei piu svariati generi di esercizi commer-ciali del capoluogo toscano: parruccheri, sale da te, farmacie, medici,agenzie immobiliari o d’investigazione, alberghi, ristoranti e cosı via.

L’anno si chiude sigillando le speranze e le ambizioni imperialidel Paese con l’augurio «che pulsa all’unisono con tutti i cuori d’Ita-lia, in una tenace volonta di vittoria e di grandezza», indirizzato «ainostri fratelli che nella lontana Africa, portano alto il nome di Patria,ed alle genti ancora ingenue e primitive insegnano cosa sia civilta, esono apportatrici di pace, di liberta, di lavoro; ai nostri fratelli chesui mari vigilano fieri giorno e notte alla nostra sicurezza» (n. 9, 15dicembre 1935, p. 6). Ma, al di la di questi temi, sono alcuni dei filonidella ‘‘battaglia’’ della moda’’ che lasciano le proprie tracce sulle pa-gine del periodico nato, non a caso, poco prima della seconda metadegli anni Trenta, dietro stimoli che venivano da una ripresa di inizia-tive che datava dal 1932 e che proprio nell’autunno di quell’anno ave-va portato alla fondazione dell’Ente nazionale della moda.

Gia la rivista aveva appoggiato il tentativo di promozione inter-nazionale della canapa come tessuto di moda (cfr. BUTAZZI, 2000,p. 18), ma il suo grido di battaglia a favore della «Moda italiana»si levava agli inizi del ’36: la fama della moda francese era usurpata:

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«Usurpata per il fatto che questa arte e una esportazione nostra per-che vive a Parigi una eletta schiera di artisti italiani che la fanno, e ladettano, oscuri artefici della gloria di grandi case, perche esistono tan-ti buoni toscani che con sapienti tocchi di mano formano quei grazio-si cappellini che ci ritornano con la etichetta Models, perche nella no-stra Firenze esistono tante mani di fata che si puo dire gettano ilricamo tanto e soffice e leggero esportandolo in Francia dove e ap-prezzatissimo e dove purtroppo viene venduto per merce francese.[...] Deduzione, sanzioni alla moda straniera e benevolenza a cioche si fara in Italia. Si tenta gia vedendo di perdere un mercato di farepassare per altra via cio che fino ad oggi ha varcato le Alpi. Mentreprima era il Moncenisio la fonte oggi e il Brennero la via d’immissio-ne. Ebbene, signore, arginatela e sia la vostra volonta questo argineinsormontabile» (C. ROSSINI, In guardia Signora!, n. 1-2, gennaio-feb-braio 1936, p. 3). Autarchia, quindi, ma soprattutto aumento e soste-gno delle esportazioni di prodotti nazionali.

La rivista si butta nell’agone e, nel numero 6-7 del ’36, lancia per-sino «il nuovo vestito antisanzionista 2000»: un modello solo che per-mette di realizzare quattro abiti rispettivamente per casa, mare, pas-seggio e campagna «senza cuciture, da confezionarsi in 5 minuti».Non vengono offerte spiegazioni dettagliate di questa sensazionale‘‘invenzione’’. Ma vale piuttosto la pena di ricordare che nella prima-vera la Casa Gam segnala l’apertura di un reparto di modelli per uo-mo e nel ’37 annunzia il nuovo servizio di modelli in carta per cappellie grandi perfezionamenti nella confezione dei modelli, che ne facilita-no la realizzazione; infine, nel ’38, il servizio di modelli per bambini diogni eta. La rivista riesce anche ad ampliare il raggio della raccoltapubblicitaria oltre l’area regionale; nel 1938 ospita pagine di pubbli-cita di ditte ed esercizi commerciali di Ravenna, Rimini e Cesena. Nelgiugno di quell’anno «Gam» puo infine annunziare un nuovo succes-so: la collezione Gam alla Mostra del Tessile Nazionale tenutasi a Ro-ma ha «avuto nell’ambito premio dell’Ente la piu grande ricompen-sa» per «creazioni di altissima moda realizzate con gli italianissimimateriali dell’autarchia nazionale»; di questi modelli le lettrici sonoinvitate a prendere visione presso la Casa, «in forma del tutto privata»(n. 6, giugno 1938, p. 5).

Una curiosita: nell’ultimo numero posseduto dalla Biblioteca Ma-rucelliana di Firenze si reclamizzano, a tutta pagina, in piena contrad-

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dizione con le immagini femminili proposte dal regime, come piu vol-te avviene nelle riviste femminili piu moderne degli anni Trenta, lepastiglie dimagranti Kissinga – «estratte dai sali naturali della famosasorgente Bad Kissinger (Germania)» – chiedendo alle lettrici che cosasuccedera quando la sarta prendera le loro misure dopo l’inevitabileaumento di peso che si verifichera nel corso degli anni: «Non aspet-tate inermi questo brutto giorno perche esso segnera la fine della Vo-stra giovinezza. Il grasso avra ridotto il Vostro corpo giovanile in uninforme agglomerato di carne [...]» (n. 12, dicembre 1938, quarta dicopertina).

SILVIA FRANCHINI

151. VIA DELL’IMPERO

Sottotitolo: Rivista mensile di cultura e d’arteLuogo: PisaDurata: a. I, n. 1 (24 maggio 1934) - 1943Periodicita: mensile, ma con irregolarita; dal maggio 1937, quindicinale; dal gen-

naio 1938, mensileEditore: Emilio Pacini Editore, via della Faggiola 9, PisaDirettore: Eleonora della PuraStampatore: Arti Grafiche Pacini Mariotti, Pisa; dal 1938, Stampatore U. Giardi-

ni, via S. Bibbiana, PisaFormato: cm 34625; dal maggio 1937, 58640; dal gennaio 1938, 24,5617,5Pagine: per lo piu 16, con oscillazioni da 10 a 30Prezzi: abbonamento annuale £ 10; un numero £ 1; dal gennaio 1938, annuale

£ 20; un numero £ 2Note: Comitato di Fondazione: Giovanni Gentile, direttore della Scuola Normale

Superiore; Michele Mugoni, prefetto di Pisa; Severo Ceccanti, segretario fede-rale di Pisa; Sen. Giovanni D’Achiardi, podesta di Pisa e rettore dell’Univer-sita; prof. Armando Carlini; Ranieri Fiaschi, presidente dell’Istituto di CulturaFascista di Pisa.A partire dal numero del 9-24 maggio 1937 assume il formato di un quotidia-no, con la prima pagina a soggetto artistico. Dal gennaio 1938 la copertina etematica e, prendendo spunto da un santo del mese, offre un omaggio ad unoscrittore che porta quel nome

Area raccolte: BncFi: 1938. BccMi: 1934-1938. BncRoma: 1934-1938. BuNa:1934/1935-1935/1936. InasaRoma: 1934-1939 lac. SstpNa: 1934-1936, lac.1935/1936

Bibliografia: RUGGERI, 2004, p. 239.

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Un’impronta di intellettualismo severo e militante, una marcatarinuncia alla trattazione di motivi che non appartengano alla piu con-solidata tradizione artistico-letteraria, una marginalizzazione dei feno-meni di novita, colti soltanto nel loro carattere accademico, contrad-distinguono i primi anni di vita della rivista.

Eleonora della Pura, direttrice ma anche unica presenza femmini-le di «Via dell’Impero», nel breve fondo d’apertura al primo numero,parla appunto di una «nuova serieta [che] si e imposta nella vita cul-turale e artistica dell’Italia», dichiarando finita l’epoca dello speri-mentalismo culturale, pur feconda di risultati. A questo nuovo climadi cui si fa paladina, la rivista intende partecipare «col nome auguraledella piu bella strada della Roma di Mussolini», per farsi portavoce diquei ‘‘grandi’’ avvenimenti che «hanno condotto a un sostanzialecambiamento del gusto e a un nuovo apprezzamento dei problemiestetici che conducono a una piu attenta e lucida considerazionedei valori umani» (24 maggio 1934, p. 1), esaltati principalmente nel-la figura del duce (A. PEROSA, Filosofia e religione in Mussolini, 24settembre 1934, pp. 1-5).

Nel clima accademico delle due Universita pisane, la rivista diEleonora della Pura sembra proporsi l’obiettivo di rileggere i piu di-versi fenomeni culturali del tempo alla luce non solo della nuova este-tica di marca gentiliana (Gentile, allora direttore della Scuola Norma-le Superiore, e il primo nome del Comitato di Fondazione dellarivista), ma di una presunta «nuova etica fascista». Armando Carlini,nel primo articolo-manifesto dal titolo Le vie dell’Impero (24 maggio1934, pp. 1-2), unisce termini di derivazione roussoviana («volontacomune») a concetti di un machiavellismo funzionale alla politicadel regime («comandare e imperare»): una politica che – sull’esempiodi eventi del passato, da Roma alla Rivoluzione Francese – dimostra, aparere dell’autore, la felice unione di una fede motivata dalle idee edai valori dello spirito e di una forza fisica che, in quanto perentoriadimostrazione di fede, assume valore morale e conduce fino a definirela guerra come prova spirituale. Non a caso la rivista offre ai lettori ilsuo primo numero il 24 maggio, anniversario dell’entrata dell’Italianella Grande guerra (mentre in ottobre si optera per il 28, anniversa-rio della marcia su Roma).

Sotto una simile egida non solo estetica ma – appunto – ancheetica, la rivista svolge i suoi contenuti, che vanno dalla rilettura o dalla

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riproposizione di certa critica letteraria classica (E. ALPINO, L’Ariostodel De Sanctis, 24 giugno 1934, pp. 3-5; una serie di Interpretazioni diStendhal di Carlo Cordie in diversi numeri fra il 1935 e il 1936; unanota di Alpino, nel numero del 24 agosto 1934, sulle iniziative previ-ste per il centenario carducciano) ad una lettura accademica delle artifigurative. Nessuno spazio e riservato alla presentazione di novita (fat-ta eccezione per alcune poesie di Luigi Bartolini dedicate a Eleonoradella Pura, 24 febbraio/24 maggio 1935, pp. 1-2), e scarsa e l’atten-zione ai movimenti contemporanei, salvo rare eccezioni (F. BELLONZI,Intenzioni del cubismo, 24 agosto 1934, pp. 8-13).

Eleonora della Pura si riserva rari interventi di carattere esplicita-mente politico. Dopo la premessa al primo numero, compare un suointervento sul Bellum civile di Cesare (28 ottobre 1934) e poi un fon-do d’apertura del numero dell’aprile 1936 – Impero fascista – doveafferma, riprendendo il suo precedente intervento, che «Cesare e oggipresenza viva e nume tutelare in Mussolini, restauratore dello Statosovrano, sollecito custode della civilta europea». La vittoria colonialee definita «vittoria della nostra fede, degli inesauribili tesori moralidella nostra razza, in romana coincidenza con lo Stato».

Dal n. 25, 9-24 maggio 1937, la rivista cambia periodicita, forma-to, grafica e – sostanzialmente – impostazione. Pur recando in primapagina un particolare della Madonna di Giotto, si attenua il tono ac-cademico e soprattutto viene meno l’atmosfera da turris eburnea checonnotava i numeri precedenti. Un breve trafiletto afferma infatti chefino ad allora la rivista aveva mirato «all’attenzione di lettori specia-lizzati», come suo specifico contribuito alla formazione di una co-scienza e di una civilta imperiale. La scelta di un formato adatto aun «giornale destinato ad un pubblico piu largo» risponde appuntoalle «intenzioni di portare direttamente nella vita quotidiana la cultu-ra che [il periodico] ha sempre inteso come uno degli elementi fon-damentali della cultura politica»: e in effetti esso sembra cercare diuscire dall’impostazione asfittica dei primi numeri.

Le novita sono marcate. Accanto a interventi celebrativi del regi-me, filosofici e storico artistici – ridimensionati per quantita –, e evi-dente un’attenzione nuova al presente, con una pagina interamentededicata agli Aspetti di vita contemporanea e alla Vita economica e cor-porativa, al teatro, al cinema, allo sport e alla moda. Persino la severaEleonora della Pura pubblica novelle: Celeste (9-24 maggio 1937,

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p. 3), Alina (febbraio 1938, pp. 29-34); Risalire il tempo (aprile 1938,pp. 35-41), e apre alla pubblicita: da rivista accademica, «Via dell’Im-pero» si avvia a diventare una rivista per famiglie. Ma e un esperimen-to destinato ad avere vita breve; dal gennaio 1938 la rivista cambiaancora aspetto e impostazione.

Scomparso ogni accenno a esperienze corporative ed economi-che, scomparse le rubriche di moda, cinema e sport, col gennaio1938 il tono di «Via dell’Impero» torna ad essere quello di una rivi-sta intellettuale e filosofico-politica (A. CARLINI, Fascismo e cultura,febbraio 1938, pp. 4-7; L. FERRARINO, Contributo a una giustificazio-ne del tempo presente, aprile 1938, pp. 1-9), pur se con una maggio-re apertura a temi e testi di letteratura contemporanea: il numero digennaio, ad esempio, presenta un’antologia poetica di Marinetti;quello di febbraio e interamente dedicato a Lorenzo Viani; in marzosi da spazio a testi di Govoni; in aprile e la volta del giovane GiorgioCaproni e di un omaggio a Riccardo Bacchelli.

Ma anche il regime fascista sta entrando nella sua parabola di-scendente e con la sua fine cessera le pubblicazioni anche «Via del-l’Impero», una rivista incapace sia di darsi una identita stabile eben definita, sia di trovare la via di una efficace comunicazione gior-nalistica su un registro medio-alto, come era nelle aspirazioni dellasua direttrice, che ben presto si trasferira a Roma, continuando dallacapitale, ancora per molti anni, un’intensa attivita di pubblicista.

CARLO CAPOROSSI

152. AIUTI FRATERNI

Sottotitolo: Mensile per le dirigenti della Gioventu Femminile di Azione Cattolicadella Diocesi di Pisa

Motto: Cor Jesu adveniat Regnum Tuum! Mater mea, fiducia mea!Luogo: PisaDurata: a. I, n. 1 (gennaio 1935) - a. III, n. 6 (maggio 1937)*Periodicita: mensileDirettore: Don Antonio Dell’IraStampatore: Tipografia sociale B. Giordano, PisaFormato: 26,5618,5 cmPagine: 4

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Prezzi: inviato per abbonamento alle dirigenti della Gioventu Femminile di Azio-ne Cattolica della diocesi di Pisa

Area raccolte: BuPi: a. I, n. 2, febbraio 1935 - a. III, n. 6, maggio 1937Bibliografia: BARELLI, 1981.

Il periodico e un agile bollettino mensile rivolto alle dirigenti lo-cali di Azione Cattolica, strutturato secondo uno schema di articoli erubriche fisse: La parola dell’Assistente ecclesiastico diocesano; La pa-rola delle dirigenti, a cura della presidente diocesana; Alle delegatedelle sezioni minori; Comunicati, Segnalazioni, Piccola posta, e talvoltaalcuni propositi e motti di carattere morale.

Naturalmente i temi sono tutti quelli cari ai vertici dell’AzioneCattolica femminile: in primo luogo la purezza (diffusa e propugnataanche attraverso La festa dell’Innocenza ed una vera e propria garachiamata appunto La crociata della purezza), il divieto di parteciparea balli e feste – specialmente a carnevale – e l’attenzione agli abiti, inparticolare d’estate (emblematica in proposito e la pubblicita, a p. 4del n. 5, maggio 1935, del costume da bagno ‘‘Matelda’’, preparatodalla Rinascente per la moralita delle spiagge e vivamente consigliatoa tutte le socie); la devozione al culto di Maria, al Sacro Cuore (cfr.DI CORI, 1982), la preghiera e la comunione, gli esercizi spirituali, icongressi mariani ed eucaristici, i programmi delle attivita annualiper tutti i gruppi, dalle «Piccolissime» (a partire da 4 o 5 anni, perle quali erano gia previste attivita di preghiera e devozione) fino alle«Dirigenti» locali, passando per le «Beniamine» e le «Aspiranti». Lastruttura rigidamente gerarchica dell’associazione permetteva un ca-pillare controllo da parte dei vertici, ma anche la possibilita di un’in-formazione precisa sulle iniziative, che garantiva compattezza e unitad’intenti su quelli che erano gli obiettivi piu volte dichiarati: sul pia-no individuale una via alla ‘‘santificazione’’ che tutte potevano per-correre; su quello sociale e politico la riconquista cristiana della so-cieta.

Grande importanza viene data all’apostolato e al reclutamentosvolti con l’esempio, la preghiera, la mortificazione e l’autoperfezio-namento interiore («Dirigente, pensa alla responsabilita del tuo lavo-ro!... Il tuo cuore sia come un serbatoio perenne di energie spiritualitanto piu ricco quanto piu intenso il tuo apostolato: e necessario avereprima Iddio vivente nella nostra anima, per darlo poi agli altri»: n. 5,aprile 1936, p. 1). Costante e anche l’attivita educativa e formativa in

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senso «morale, culturale e sociale», che le piu grandi ed esperte do-vevano svolgere nei confronti delle piu piccole, attraverso l’abitudinealla preghiera, la preparazione alle gare di cultura religiosa, a livellosia locale che nazionale, la spiegazione della liturgia, lo studio del ca-techismo. Era considerato inoltre di primaria importanza l’aspettopratico, come l’organizzazione di giornate missionarie, la partecipa-zione alle varie attivita di autofinanziamento ed a quelle parrocchiali,la raccolta di fondi per l’Universita Cattolica.

Non vengono mai trattate questioni che non siano religiose o mo-rali; solo in un caso, nel numero dell’agosto 1936, il bollettino vieneaperto da un breve intervento intitolato Preghiamo per la Spagna mar-tire, nel quale si stigmatizza «l’orribile bufera [...] suscitata da un’or-ganizzazione diabolica che cerca di distruggere il principio religioso ecivile» e si sottolinea il valore simbolico de «il sangue dei cristiani, of-ferto in espiazione», chiedendo alle socie di leggere e commentarenelle riunioni «gli episodi piu fulgidi della persecuzione, nella qualei Cristiani si ricoprono di gloria per l’amore a Cristo e al Papa», edi pregare per loro.

ISABELLA PERA

153. ALMANACCO ANNUARIO DELLA DONNA ITALIANA

nel 1938-1939, DONNE ITALIANE. ALMANACCO

Luogo: FirenzeDurata: 1936-1939Periodicita: annualeDirettore: nel 1936-1938, Silvia Bemporad; nel 1939, Maria Albertina LoschiEditore: nel 1936, fratelli Parenti di G., via XX settembre, Firenze; nel 1937-

1939, Giannini & Giovannelli tipografi, FirenzeFormato: cm 20614,5Pagine: 1936, 474; 1937, 510; 1938, 430; 1939, 386Prezzo: £ 9Note: per la consistenza e necessario tener presenti anche le collezioni dell’«Al-

manacco della Donna Italiana» per gli anni relativi al 1936-1939, vista la fre-quenza con cui le due collezioni vengono erroneamente accorpate

Area raccolte: BncFi: 1936-1939. BmarFi: 1936-1939, ma con il 1936 rilegato ecollocato come «Almanacco della Donna Italiana». BccMi: 1939. BncRoma:1936-1939. BgiuntiFi: 1938, 1939

Bibliografia: MONDELLO, 1987, pp. 197-202.

562 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

Per quanto sia giocoforza considerarlo a parte, non c’e dubbioche il periodico costituisca da ogni punto di vista la continuazionee il calco dell’«Almanacco della Donna Italiana» (da ora AdDI: cfr.scheda n. 103), che Silvia De Benedetti Bemporad (1878-1980) fuobbligata ad abbandonare al suo destino allorche il marito, Enrico,fu estromesso da ogni carica della casa editrice omonima, definiti-vamente passata in mani altrui (cfr. WAKEFIELD, 2002, pp. 14-18;CAPPELLI, 2005). Spesso confuso con il predecessore sia nelle se-gnature che nelle collezioni bibliotecarie, ignorato dagli studi edalle schede dedicate all’AdDi, l’«Almanacco Annuario della DonnaItaliana» ha finito per restare nascosto dall’ombra del fratello mag-giore, con indubbio nocumento sia dal punto di vista del meritoche della ricostruzione di una vicenda editoriale non priva di interes-se, senza contare la perdita di notizie sul ruolo e sulle idee di SilviaBemporad.

Formato e firme, rubriche e illustrazioni, argomenti e modo ditrattarli, tutto richiama la testata precedente (che la casa editriceBemporad avrebbe continuato a pubblicare – per il momento con lostesso titolo, anche se con diversa impostazione e formato – fino al1943); ad essa, del resto, il ‘‘nuovo’’ Almanacco fa piu volte esplicitoriferimento, ora per dare conto di concorsi e premi precedentementebanditi (e di cui si rendono noti gli esiti), ora per richiamare trattazio-ni anteriori di un argomento, ora per sottolineare la lunga vita dellapubblicazione. La prima annata, in particolare, sembra essere costrui-ta per intero con i materiali raccolti per l’AdDI. Ne e un chiaro esem-pio l’incipit della lettera Alle Amiche, Collaboratrici, Lettrici, firmata daSilvia Bemporad, in cui, senza polemiche ma anche senza ipocriti giridi frase, si afferma: «Assolvo oggi nel licenziare alle stampe questo al-manacco una promessa fatta l’anno scorso su queste stesse pagine: dipubblicare, cioe, un elenco delle donne che per la loro intelligente at-tivita si possono considerare alla testa di quel grande esercito di lavo-ratrici che oltre ad adempiere i loro doveri familiari, trovano tempo emodo per dare al paese un largo contributo di lavoro, anche a prezzodi rinunce e sacrifici» (1936, p. 7).

In effetti, cio che colpisce, in questo Almanacco come nel suopredecessore, e l’impegno a valorizzare le capacita espressive e pro-fessionali delle donne: impegno che si realizza attraverso una struttu-razione del periodico tanto accurata quanto sapiente, tesa a ‘‘dare la

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parola’’ alle donne facendo leva sulle loro biografie, funzioni, attivita.Il Calendario e scandito da immagini di opere d’arte femminili, cosıcome e a nomi di donne che riconducono quasi sempre le illustrazio-ni: unica eccezione significativa le due copertine a colori del 1936 edel 1937, firmate da Mario Pompei, celebre disegnatore di libri egiornali per ragazzi, ma anche scenografo di quel Teatro dei Ragazzidi Vittorio Podrecca di cui nel 1936 si traccia, con partecipe attenzio-ne, una breve storia (ivi, pp. 119-124).

Appaiono funzionali a quell’obiettivo anche i Medaglioni di don-ne illustri viventi (una rubrica aperta sull’AdDI fin dal 1927), che nel1939, ad esempio, si occupavano della giornalista ed alta esponentedei Fasci femminili Wanda Gorjux Bruschi, dell’archeologa Jole Mar-coni Bovio, della creatrice di disegni per tessuti Budy Durio, dell’ar-chitetta paesaggista Maria Teresa Parpagliolo (1939, pp. 25-33). Lostesso spirito anima le pagine dedicate alle Donne celebri del passato(a cui collaborano, tra le altre, Donna Paola e Lea Nissim Rossi), ben-che di quando in quando ci si occupi anche di donne ‘‘ispiratrici’’ digrandi – letterati, poeti o musicisti che siano. Al tempo stesso, pero, siintervistano donne medico e avvocato di successo (ivi, pp. 58-69); sievidenziano percorsi di vita di donne operose e determinate, comequelli delle poche titolari di case editrici, a cui ovviamente Silvia Bem-porad guardava con particolare attenzione: Elda Bossi Maranini, che«ha fondato e diretto per oltre cinque anni ‘‘La Nuova Italia’’»; Te-resa Trento, che, ormai ‘‘milanese’’, aveva iniziato «appoggiandosi al-la ben nota casa di Enrico Bemporad»; Emma Bona, che presiedevaalle pubblicazioni dell’Istituto Cristoforo Colombo (1936, pp. 184-189), alle quali si aggiunge nel 1939 Mia Scheiwiller.

Del resto, mentre alle rubriche di moda, cinema, sport, arredamen-to e cucina si dedica uno spazio contenuto (a meno che non si faccialeva su quegli argomenti per qualche considerazione di costume), i pez-zi che prendono in esame l’attivita di pittrici e scultrici (quasi tutti fir-mati da Maria Luisa Gengaro) sono ampi e ben documentati, mentrel’annuale Rassegna letteraria, tenuta da molte collaboratrici di lungocorso dell’AdDI, finisce anche qui per occupare oltre un centinaio dipagine, dedicate ad analizzare decine di opere di scrittrici e saggistedi diversi paesi europei.

A occuparsi dell’Italia e, come gia nell’esperienza precedente, Da-ria Malaguzzi Banfi, che ha cura di alternare romanzi e novelle con

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biografie e autobiografie, memorie di viaggi e descrizioni d’ambiente,saggi storici, libri d’arte e di critica letteraria. Resoconti accurati ven-gono forniti ogni anno anche delle opere di Scrittrici francesi (MariaCroci) e dei Libri di lingua inglese (a cura di Bice Magliano Pareto,che nel 1939 dice mirabilia delle Tre ghinee di Virginia Woolf, invi-tando «tutti a leggerlo», per i principi di «giustizia, uguaglianza e li-berta» che difende, e per il «pacifismo» radicale che esprime e che sitraduce in un appello alle donne perche se ne facciano sostenitrici at-tive: ivi, p. 200). Delle Scrittrici di lingua tedesca si occupano nel 1936Emma Sola e nel 1939 Sophie Honigmann, mentre nel 1937 e nel1938 l’autrice preferisce nascondersi dietro un triplice asterisco: maal di la degli accenti e dei gusti diversi, e evidente la comune tendenzaa prendere le distanze dal modello di femminilita propagandato dallastampa tedesca, sempre pronta a «celebrare i vantaggi della sterilizza-zione per il bene della razza» (1936, p. 256), e piu in generale a «met-tersi al servizio propagandistico a favore degli ideali del Terzo Reich»(1939, p. 203). Nel 1939, infine, Maria Albertina Loschi fa una rapi-da rassegna anche delle Scrittrici ungheresi, che da qualche anno sta-vano conoscendo in Italia – al pari dei loro colleghi di sesso maschi-le – una crescente fortuna.

Ancora piu espliciti nel richiamare scelte che avevano connotatol’AdDI sono i numerosi elenchi di donne ‘‘notabili’’ per l’attivita pro-fessionale svolta (avvocatesse e iscritte all’albo di avvocati e procurato-ri, ingegnere e architette, bibliotecarie, scrittrici e giornaliste, industrialie imprenditrici, donne legate al mondo universitario), volti a suggerireun’immagine non domestica e non subalterna della donna moderna, eper questa via a infondere alle lettrici fiducia nelle potenzialita di cia-scuna di loro e di tutte le donne. E, come gia nell’AdDI, questa valo-rizzazione delle ‘‘individualita’’ si intreccia ad una sottolineatura del-l’importanza del fenomeno associativo, non solo per i suoi specificicontenuti, ma perche aiuta a destare e a diffondere nella donna «la co-scienza dei suoi doveri verso la societa» (1938, p. 341). Di qui l’atten-zione prestata alle Societa femminili italiane e alle iniziative promossedalle poche che erano ancora attive e relativamente autonome (l’As-sociazione nazionale fascista donna artiste e laureate, coi suoi circoli ele sue conferenze; la Federazione italiana delle laureate in Giurispru-denza e in Medicina e Chirurgia; la Federazione Italiana Donne Giu-riste; l’Unione Femminile Cattolica L’Ape; l’Unione Femminile Na-

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zionale...), e la puntuale informazione sugli organigrammi di quelleche erano espressione del sistema di potere fascista – Fasci femminili,Massaie rurali, Donne e Giovani fasciste –, e che stavano rapidamenteincrementando le loro file.

Di madri e ruoli materni, in questi Almanacchi, si parla poco, sal-vo che per suggerire, attraverso una rubrica fissa tenuta da WandaPadovano, i migliori Libri per ragazzi dell’anno. Ad essere valorizzatae piuttosto una immagine di donna decisa a ottenere gli strumenti peresprimere al meglio le proprie capacita ed attitudini, anche nella sferapubblica e nel campo della politica: nella certezza, si aggiungeva, chetale obiettivo fosse condiviso e favorito dal regime fascista, a cui siascriveva il merito di aver inserito a pieno titolo la famiglia nella sferapubblica, e di aver affidato «quasi esclusivamente alla donna» quei«compiti assistenziali», che sono innegabilmente «compiti politici»(P. BENEDETTINI, Attivita femminile fascista nell’anno XIII, 1936,p. 149). E anche in questo caso siamo in presenza di un dato di fortecontinuita con l’AdDI.

L’apprezzamento per il fascismo, del resto, e continuo e insistito,sia che si richiamino le disposizioni del Gran Consiglio in merito adun diverso inquadramento delle organizzazioni femminili fasciste(1937, pp. 9-11), sia che si esalti l’impresa africana per i suoi conte-nuti civilizzatori (A. GIOIA, Uno sguardo all’Etiopia, 1938, pp. 51-62) e per lo spazio vitale cosı acquisito («I polmoni d’Italia respiranooggi piu largamente, nuovi campi si aprono all’attivita del suo popolo,[...] non piu angustiato da orizzonti inadeguati al suo sviluppo demo-grafico»: S. BEMPORAD, Amiche e lettrici gentili, 1937, p. 8), sia infineche si richiami lo slancio creativo e operativo che il fascismo ha sapu-to infondere in donne di «alto sentire» e di «fervida fede» (Nella Pec-chioli, 1938, p. 33).

Il silenzio con cui si accolgono le leggi razziali (che costringono asostituire il nome di Silvia Bemporad con quello di Maria AlbertinaLoschi nell’Almanacco del 1939, l’ultimo) e proprio per questo uneloquente segnale di discontinuita, che il cauto resoconto dell’inter-vento in favore della «politica fascista di difesa della razza» fatto daPaola Arcari al Congresso nazionale delle donne professioniste del-l’autunno 1938 (1939, p. 304) non riesce ad attenuare, e che traducela delusione storica di quante, con Silvia Bemporad, avevano vistonell’Italia fascista un modello da contrapporre alla Germania hitleria-

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na, il «paese dei razzisti» (DIANA, Rassegna sportiva, 1936, p. 300),dove «il cieco fanatismo risuscita iniqui odi di razza» (S.B., Amichee lettrici gentili, 1937, p. 8).

D’altronde, per quanto tenuto sotto controllo, un certo dissensoemerge a piu riprese anche in rapporto alla politica del fascismo versole donne, di cui Antonio Gismondi, in uno dei pochi interventi a fir-ma maschile, si sforzava di evidenziare i meriti, senza peraltro negareche il femminismo «appartiene alla storia del liberalismo e della de-mocrazia, non alla dogmatica del fascismo», perche «il presuppostodi un’assoluta eguaglianza giuridico-sociale dell’uomo e della donnae degli individui dello stesso sesso e dottrina e politica a cui il fasci-smo non crede» (La donna nella legislazione fascista, 1939, p. 40).Un’affermazione, questa, che doveva risultare abbastanza problema-tica per una pubblicazione in cui appena tre anni prima si erano tes-sute le lodi del sistema sovietico, dove la donna non solo e «ugualeall’uomo dinanzi alla legge», ma va «soggetta ai medesimi doveri» eusufruisce «degli stessi diritti» (O. RESNEVIC, Il volto della Russia ela donna d’oggi, 1936, p. 132, uguale nel titolo e molto simile nell’im-pianto al pezzo pubblicato l’anno prima sull’AdDI), e in cui Merce-des Astuto aveva dato conto – senza rimpianti, ma con grande rispet-to – di attivita, conquiste e passioni de La donna di 25 anni fa cosıcome essa appariva nei giornali dell’epoca (1938, pp. 63-82), con lesue battaglie per i diritti, per un sapere non ghettizzato, per il mondodelle libere associazioni femminili.

Che si cercasse di mantenere in vita una ‘‘memoria collettiva’’ alfemminile lo dicono d’altronde anche le pagine dei Necrologi, utiliz-zati spesso per ricordare altre eta ed esperienze di vita non conformi-ste, come si faceva nel 1936 dando notizia della morte di Giulia Ca-vallari Cantalamessa, prima allieva di Giosue Carducci e direttrice pervari decenni dell’Istituto per le figlie dei militari di Torino; di LuisaSpagnoli, fondatrice della Perugina ma anche di una apprezzata pro-duzione di indumenti fatti col «pelo dei conigli d’angora» (p. 431: an-che in questo caso una ripresa dall’AdDI del 1933, pp. 37-39); diEdoarda Berlinguer, giornalista della «Giovane Sardegna» e fondatri-ce del periodico «La Donna Mazziniana»; di Mary Ellero, di stirpegaribaldina, «fascista della vigilia, squadrista indomita e generosa»(p. 429)... E forse, nulla meglio di quelle variegate biografie indivi-duali riesce a restituirci il senso della perdita secca intervenuta anche

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in ambito femminile con il potenziamento delle gabbie organizzativee politico-culturali di un regime reazionario di massa.

SIMONETTA SOLDANI

154. L’IDEA DELLA MODA

Sottotitolo: nel n. 3-4, inverno 1937/1938, Classica rivista trimestrale femminile(p. 6); Classica rivista trimestrale di moda femminile (p. 11)

Luogo: FirenzeDurata: *1936-1939*Periodicita: trimestraleDirettore: Mario La Roma JezziStampatore: Tipografia S. Pinelli, Milano; cliches Zincografica di LivornoFormato: cm 33624,5Pagine: 70+copertinaPrezzi: abbonamento annuale per l’Italia, l’Impero e le Colonie £ 16; per l’estero

£ 30; abbonamento sostenitore £ 300Note: direzione e amministrazione a Firenze, via Calimala 2. Redazione e Ufficio

Pubblicita: Milano, via Bordoni 2; vicedirettore Vincenzo Di Marco; redattorecapo Gianna Pazzi. L’«Annuario della Stampa Italiana» 1939-1940 lo descrivecome bimestrale, edito a Pistoia da Alberto Pacinotti & C.

Area raccolte: BnbMi: a. II, n. 3-4, inverno 1937/1938 (‘‘numero speciale’’)Bibliografia: «Annuario della Stampa Italiana» 1939-1940, p. 797.

«L’Idea della Moda» sembra nascere nel 1936, almeno a giudica-re dal n. 3-4 (quello dell’inverno 1937/1938, l’unico rintracciato) maanche dall’indicazione dell’«Annuario della Stampa Italiana» (1939-1940). L’intento dichiarato era quello di coadiuvare la campagna go-vernativa a favore dell’affermazione della moda italiana. Lontani sonogli intenti divulgativi, l’impostazione grafica accattivante per un largopubblico e la varieta di temi propria della stampa femminile ‘‘di con-sumo’’, che si sta ormai orientando verso il sistema e la tipologia delrotocalco e che avra come capitale editoriale Milano.

Qui la veste grafica e elegantissima ma sobria; le foto nell’internotutte in bianco e nero (solo la copertina e a colori); soprattutto, l’in-tera rivista si concentra quasi esclusivamente sull’abbigliamento, ri-volgendosi a un pubblico di elite, che guarda alle maggiori Case dimoda italiane, e agli ‘‘addetti ai lavori’’ che devono essere informati

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sulle novita nei tagli, nelle linee, nella scelta dei tessuti, delle pelli nelcampo del vestiario, della pellicceria, degli accessori.

Ampio lo spazio riservato a una pubblicita non generica, ma spe-cializzata (calzifici, ditte produttrici di calzature, di giacche e guantidi lusso, di impermeabili, di prodotti di bellezza, pubblicita di par-rucchieri per signora, in genere di Firenze, ma anche di Livorno, Via-reggio, Milano ecc.). Le ultime pagine riportano elenchi di «case diconfezione» per signora, di modisterie, pelliccerie di Milano, Torino,Bologna, Firenze, Como, Genova, Livorno, Pisa, Parma, Prato, Vero-na, Viareggio ed elenchi dei migliori alberghi e ristoranti delle mag-giori citta italiane e di alcuni noti luoghi di villeggiatura.

La parte centrale e riservata alla presentazione delle creazioni dirinomate case di moda: preponderante la presenza di quelle milanesicon abiti eleganti e da sera (Bianca Maria, Ventura, Ferrario ecc.); adesse si affiancano modisterie (Maria Casalini, Milano) e pelliccerie diParma e di Bologna (rispettivamente Corradi e Gelosi Farina). Nemancano, neppure in una rivista sostenitrice della «battaglia autarchi-ca», la foto di un modello di Worth e uno o due punti di riferimentoestero negli spazi pubblicitari.

Grande risalto hanno poi le «novita esclusive S.A. tessuti di altanovita», di Firenze, preannunziate gia in copertina e forse uno degliassi attorno ai quali ruota la collocazione di una rivista sostenitricedella moda italiana che ha direzione e amministrazione a Firenze eche sembra voler gettare un ponte tra Firenze e Milano nel campodelle creazioni, delle produzioni e della pubblicita di moda.

Tra i testi, ad aprire il giornale e quello dedicato dal redattorecapo Gianna Pazzi all’inaugurazione della Mostra tessile nazionalesvoltasi a Roma al Circo Massimo il 18 novembre 1937 che «costi-tuisce una delle pietre miliari della nostra superba avanzata autar-chica. Certamente – continua l’articolista – la battaglia per il realiz-zo dei tessuti nostrani e una delle piu aspre, data la mancanza o, perlo meno, la scarsita delle materie prime d’indispensabile impiego,ma, appunto, per queste stesse enormi difficolta incontrate, la vitto-ria che stiamo per conseguire ha maggiore importanza e valore ine-stimabile. Il fatto e che il giusto sdegno suscitato in noi dalle iniquesanzioni, e stato animatore delle nostre piu belle gesta nel campoindustriale e produttivo. Siamo sorti fieramente in piedi, e tantopuo l’italiano – quando fortissimamente vuole – che a simbolo di

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quella grazia che e sempre stata e sempre sara prerogativa e privile-gio del nostro popolo gentile di poeti e di artisti, egli sventolo a ves-sillo della nuova impresa per l’indipendenza tessile un profumatofiore! [...] Fiore? Ma e un’arma! Ecco le fibre tessili della ginestrache sono una rivelazione e alimentano una produzione in grande sti-le. [...] Della ginestra abbiamo voluto far cenno per il carattere idea-le che essa racchiude e diffonde, propulsiva di bellezza, ma e noto-rio che moltissime altre sono le fibre tessili d’importanza decisivavenute in voga attraverso gli studi intensivi e le appassionate ricer-che dei competenti in materia. Tutte queste fibre tessili italiane dausarsi in sostituzione di quelle importate figureranno in ogni lorotrattamento e in ogni loro applicazione, nella grande mostra roma-na» (p. 7).

Il tema viene ripreso, con toni altrettanto trionfalistici e facilmen-te prevedibili dalla stessa Gianna Pazzi, che in un articolo su profumi,essenze e bevande liquorose retoricamente intitolato Brindisi dell’or-goglio nazionale, scrive: «Nella battaglia autarchica per tutti i generidi consumo di carattere pratico e anche voluttuario, le signore devo-no bandire pure dai loro profumi abituali e dalle degustazioni abitualinei loro salotti, qualsiasi odore di provenienza straniera e qualsiasi li-quore di fabbricazione estera, perche in Italia, terra classica dei fiori edelle fragranze, c’e troppa ricchezza aromatica per dover ricorrere, inquesto campo, alle altre nazioni. Tutto per gli italiani deve esserestrettamente indigeno, anche il rosolio ed il profumo, poiche sembradavvero un nonsenso addirittura, il non chiedere queste cose alla no-stra terra doviziosa di erbe aulenti; di pini, di ginepri, di corolle esa-lanti volutta» (p. 64).

L’articolo su L’Ente Nazionale della Moda e il suo palazzo in To-rino, sempre a firma del capo redattore, nella battaglia autarchica as-segna la palma al capoluogo piemontese, scelto come sede dell’Entenazionale della moda creato dal regime: «Torino! Faro, ormai, dellanostra moda!» (p. 10). Del resto, la stampa, controllata dal regime,difficilmente avrebbe potuto far intravedere problemi o conflitti (ladelusione dell’ambiente milanese per la scelta di Torino; gli insuccessie le disfunzioni del sistema moda). Se dunque l’alta finalita dell’Entenazionale della moda e quella di «imporre figurini e tessuti italiani insostituzione di tutte le esoticherie che venivano dall’oltr’Alpe per ladonna italiana», nell’entusiastica descrizione della giornalista, il suo

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palazzo realizza «quanto mai e concepito di novecentisticamentegrandioso e splendido», specialmente per la razionalita delle strutturearchitettoniche e la luminosita e brillantezza dei materiali usati: agliocchi delle lettrici appare con le sue grandi vetrate, i ballatoi aerei,le cupole di vetro, le splendenti cromature, il «tersissimo linoleum ti-rato a lucidezza speculare» (ibid.).

Completano il numero l’articolo del direttore Mario La RomaJezzi sulle nuove linee degli abiti, una novella di argomento sentimen-tale di Carlo Salsa e tre rubriche che tradizionalmente si presentanoassociate ai servizi di moda: quella di consigli di bellezza, di «Enzo»(per una linea svelta e flessuosa del corpo si suggerisce alle lettrici l’u-so del «vogatore Ricci»), la seconda con suggerimenti per l’arreda-mento, e infine la rubrica di ricette culinarie.

SILVIA FRANCHINI

155. P.N.F. BOLLETTINO DELLE MASSAIE RURALI DELLA PRO-

VINCIA DI PISTOIA

Motto: «... I popoli che abbandonano la terra sono condannati alla decadenza.Ed e inutile, quando la terra e stata abbandonata, dire che bisogna ritornarvi:la terra e una madre che respinge inesorabilmente i figli che l’hanno abbando-nata: Mussolini»

Luogo: PistoiaDurata: a. I, n. 1 (agosto 1937) - a. I, n. 4 (giugno 1938)Periodicita: irregolareStampatore: Tip. Pistoiese, via Puccini 3, PistoiaFormato: cm 35,5624,5Pagine: 2Note: il periodico si presenta come supplemento mensile del «Ferruccio. Organo

dei Fasci di combattimento di Pistoia», che viene pubblicato dal 28 ottobre1932 al 21 gennaio 1944. Di fatto, pero, dovette essere diffuso separatamente(non ce n’e traccia nelle collezioni del settimanale) e gratuitamente alle Massaierurali

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, agosto 1937 - n. 4, giugno 1938Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 40.

A redigere il «Bollettino» e, come si evince dal n. 4, la prof. MariaAntonietta Gavazzi, segretaria provinciale delle Massaie rurali, la qua-le in apertura del primo numero ricorda che «scopo della vita delle

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fanciulle e di prepararsi, se la Provvidenza lo vorra, a divenire buonespose e buone mammine, o altrimenti delle brave donne che si man-tengono col loro lavoro e si fanno ammirare e rispettare da tutti».

I numeri si aprono sempre con una sua lettera, che per il solito in-vita a partecipare a concorsi, gare e mostre riguardanti «il buon alleva-mento della prole», i «piccoli allevamenti di bachi da seta», la «buonatenuta della Casa, dell’Orto, del Pollaio e Conigliera», i «prodotti delTessile»; proseguono illustrando con brevi cronache e fotografie i risul-tati delle iniziative assunte su scala provinciale (che sembrano numero-se e partecipate soprattutto nell’area della Valdinievole), e l’andamento(positivo) delle iscrizioni all’organizzazione delle Massaie rurali (a cuihanno diritto di iscriversi «tutte le donne che vivono in campagna eche possiedono anche una sola gabbia con due conigli o con pochegalline»: n. 4, giugno 1938, p. 1), con dati Comune per Comune. So-prattutto, pero, le pagine del «Bollettino» pubblicizzano le iniziativedel fascismo per La piu alta giustizia sociale (come titola a tutta paginail n. 1), che proprio di recente avevano avuto come destinatarie alcu-ne importanti categorie agricole: si ricordano gli assegni familiari abraccianti, salariati e impiegati agricoli; la cassa mutua malattie peri mezzadri dai 12 ai 65 anni (previa iscrizione dei singoli alla medesi-ma); l’assicurazione contro la tubercolosi per coloni e mezzadri; l’as-sicurazione per la maternita estesa alle lavoratrici agricole; l’assicura-zione contro gli infortuni sul lavoro nei campi: provvedimenti tuttiche – si ha cura di sottolineare – «pongono l’Italia all’avanguardiadella legislazione sociale mondiale e dicono ai lavoratori dei cosiddettiparadisi democratici e sovietici con quanta e quale cura sistematica-mente il fascismo – regime di popolo – si interessi ai lavoratori dellaterra» (n. 2, settembre 1937, p. 2).

SIMONETTA SOLDANI

156. IL FASCIO FEMMINILE

Luogo: LivornoDurata: 1937-1941Stampatore: Nigiotti, LivornoArea raccolte: non reperitoBibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 84.

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157. PRIMIZIE DI MODA

Sottotitolo: Pubblicazione trimestrale; poi altroLuogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (inverno 1937/1938) - 1943/1944

[1937/1938 - 1980/1981*]Periodicita: trimestrale; poi altra, con varie irregolaritaDirettore responsabile: Demetrio Carli; poi altroStampatore: Tipografia Ariani, Firenze; poi altroFormato: cm 33624,5; poi altroPagine: da 15 a 32, con numerose variazioniPrezzi: da £ 3,50 per il numero del 1937/1938 (abbonamento annuale £ 12,50) a

£ 6,20 per il fascicolo dell’autunno-inverno 1943/1944, a £ 50 nel 1946Note: contiene illustrazioni. Sospeso nel 1944-1945Area raccolte: BncFi: 1937/1938 - 1943/1944, lac. 1939, 1940. BmarFi: a. I, n. 1

(inverno 1937/1938) - 1943/1944, lac. 1939, 1940Bibliografia: RIGHINI, vol. I, 1955, p. 412.

Si tratta di una rivista esclusivamente riservata ai modelli di abitida donna o da giovinetta (solo inizialmente preceduti da una breveCronaca di moda), nata nel 1937. Concessionaria esclusiva per la ven-dita in Italia e fino al 1952 la Ditta G. Cora di Firenze (via Cavour),che fornisce modelli in carta e si occupa dell’esecuzione dei modellitagliati, standard o su misura (la rivista pubblica regolarmente il tarif-fario per questi servizi). Ai suoi esordi, «Primizie di Moda» ha lo sco-po di offrire, come annuncia la direzione, «in ogni stagione, un com-plesso di modelli originali, eleganti e pratici insieme, disegnati inmaniera chiara e facile da eseguire, in una veste tipografica degnaed attraente e ad un prezzo accessibile a tutti» (n. 1, inverno 1937/1938, p. 3). Un programma, quindi, che, senza coinvolgersi nel dibat-tito e nelle polemiche sulla creazione di una moda nazionale, sembraguardare soprattutto alle esigenze di un vasto pubblico, formato siadalle sarte sia dalle non addette ai lavori, interessate alla scelta o per-sino all’esecuzione degli abiti piu semplici. I modelli sono prima illu-strati prevalentemente da disegni (dal 1937 al 1941 le foto sono limi-tate a due pagine del giornale; successivamente, per quasi quindicianni vengono totalmente sostituite dai disegni, spesso a un solo colo-re). Scarsa era infatti la disponibilita di fotografie di moda per le rivi-ste specializzate, poiche, a differenza delle case francesi, quelle italia-ne non potevano vantare collegamenti efficienti con la stampa per i

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servizi fotografici. Le foto ricompariranno a partire dal 1955, diven-tando piu numerose e poi prevalenti (dal 1963 i disegni verranno to-talmente sostituiti da foto). Il periodo piu difficile per la rivista e quel-lo compreso tra il 1941 e il 1945, gli anni della guerra, in cui, comeper tanti altri giornali, «superiori disposizioni» impongono una ridu-zione della foliazione, mentre la qualita della carta diventa scadente.Nel 1944-1945 le pubblicazioni vengono sospese.

Quando, nel 1946, il giornale riprende ad uscire, annuncia lapubblicazione di una serie di riviste «di alta moda internazionale».Dopo l’ostracismo decretato negli anni del fascismo, «Primizie di Mo-da» guarda infatti alla moda francese e internazionale, ma al tempostesso, dagli inizi degli anni Cinquanta Firenze comincia a diventarela passerella della moda prodotta in Italia, e cio non puo che stimo-lare la ripresa della stampa specializzata. A «Primizie di Moda» si af-fianca in quegli anni il semestrale «Primizie di Moda per i Piccoli»,distribuito da La Diffusione della Moda di Firenze, che diffonde epubblica anche il giornale di modelli per signora.

Nel corso degli anni Sessanta e Settanta, l’industria italiana dellamoda tendera a diversificare in modo altamente specialistico la pro-pria produzione, rispondendo alle sollecitazioni di un mercato delleconfezioni in espansione grazie alla crescita di un pubblico di consu-matori in grado di destinare all’abbigliamento una quota non indiffe-rente del proprio reddito. Gli editori dei periodici di moda inizieran-no percio a differenziare le proprie pubblicazioni secondo i varisettori merceologici. Anche la direzione di «Primizie di Moda» senti-ra l’esigenza di puntare a settori specifici, di particolare interesse nel-l’evoluzione del mondo della moda e dell’arredamento, avviando lapubblicazione verso una maggiore specializzazione con un’edizionededicata alle spose, lo Speciale maglia, fascicoli dedicati alla Magliaragazzi, al punto in croce e numeri per la casa su decorazioni a unci-netto. In corrispondenza con la fama crescente della moda italiana, apartire dai primi anni Sessanta il testo delle didascalie delle foto sarabilingue e all’italiano e al francese si aggiungera poi anche l’inglese.

SILVIA FRANCHINI

574 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

158. ASSOCIAZIONE FASCISTA FEMMINILE

Luogo: LivornoDurata: 1938Stampatore: Nigiotti, LivornoArea raccolte: non reperitoBibliografia: DI GIOVANNI, 1991, p. 20.

159. VENTENNIO

Sottotitolo: Gioventu femminile di Azione CattolicaLuogo: FirenzeDurata: 5 giugno 1938Periodicita: numero unicoStampatore: Stabilimento Grafico Commerciale, via Cimarosa 10, FirenzeFormato: cm 32622Pagine: 20Area raccolte: BncFi: 5 giugno 1938.

Dedicato alla celebrazione del ventennale di attivita del Gruppofemminile della Gioventu di Azione Cattolica (da ora AC), il numerounico si propone come «l’eco semplice e serena di alcuni aspetti – [...]piu interessanti e proficui – della molteplice attivita svolta [dalle don-ne] nella Diocesi fiorentina» (IL COMITATO DIOCESANO, Ringraziare eproporre, p. 20). Del loro operato si ricostruiscono le tappe principali,prendendo le mosse dalla rievocazione dei «primi corsi estivi di Eser-cizi spirituali destinati a dirigenti e socie», tenuti a partire dal 1927 inun «signorile Istituto fiorentino di educazione», per valorizzare poi ilprogressivo ampliamento dell’arco di iniziative delle militanti di AC,da quando, nel 1930, l’intervento provvidenziale della famiglia BudiniGattai aveva messo a loro disposizione la villetta del Cupolino, affian-cata nel 1934 da una «Casa di citta», dove era stato possibile prolun-gare anche nei mesi invernali l’«opera degli Esercizi [...] e raccoglieregiovani in corsi di ritiro e di studio» (Pietre miliari, pp. 6-7).

Per quanto riguarda le iniziative in corso, si forniscono informa-zioni, oltre che sulle diverse attivita del Cupolino (feste mariane e corsidi esercizi spirituali), sulla Scuola magistrale catechistica diocesana,che dopo tre anni di corso rilascia – si ricorda – un diploma di abili-

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tazione all’insegnamento catechistico (‘‘Beati coloro che ascoltano la pa-rola di Dio’’, p. 13). Sul versante delle attivita caritative, il giornale so-stiene con calore la raccolta di fondi per la costruzione di un nuovoSeminario Minore, invitando contemporaneamente i fedeli ad una‘‘mobilitazione generale’’ in favore dell’Universita Cattolica, in gravidifficolta economiche. Ma l’obiettivo principale del numero unico equello di sostenere la campagna di iscrizioni alla sezione giovanile del-l’organizzazione inaugurata l’anno precedente, invitando le attiviste aintensificare la propaganda negli educandati per sollecitare l’adesionedelle ragazze all’AC, presidio sicuro di una guida alla moralita «nellasete pagana di piaceri e nella confusione babelica di idee morali ed im-morali esistenti oggi» (La Gioventu Femminile di Azione Cattolica incollegio, pp. 16-17; e Fiamma del focolare e cuore della casa, pp. 8-9).

Per adempiere a questo ufficio le militanti sono invitate a concen-trare i propri sforzi nell’ambito di «tre crociate»: la prima e indetta innome della purezza, contro «balli e cinematografi, libri, riviste, abitiimmorali e compagnie pericolose»; la seconda viene combattuta al-l’insegna della carita, destinata a sboccare nella distribuzione di «pac-chi a Natale e a Pasqua, vestiti per prime comunioni, uova pasqualiraccolte e distribuite ai piu bisognosi, visite ai poveri, ai vecchi, ai ma-lati»; la terza e votata all’umilta, ma, dal momento che la sua essenza«e nascondimento», non ne vengono esplicitati i contenuti perche «ilparlarne – si afferma – la sciuperebbe» (Crociate, pp. 5-6).

L’intonazione di maniera degli interventi sembra cambiare accentonell’articolo dedicato alla descrizione dell’attivita delle propagandiste,emblematico della dinamica contraddittoria innescata da una mobilita-zione tesa a salvaguardare i contenuti piu tradizionali dell’immaginefemminile. Tale mobilitazione, infatti, finisce col tradursi, per converso,in un’occasione di rafforzamento dei caratteri di autonomia dell’iden-tita di attiviste che, raggiungendo «molto spesso con le proprie gambelocalita disperse nelle campagne o nelle montagne», dove parlano«inerpicate su una seggiola o su un tavolino [...] qualche volta in mez-zo a macchine e banchi di lavoro», appaiono singolarmente intrapren-denti e altrettanto motivate a sfidare l’atteggiamento ostile delle fami-glie di fronte alla spregiudicatezza dei loro comportamenti. Ed eproprio l’avversione dell’ambiente familiare, si afferma, l’ostacolopiu difficile e ‘‘scabroso’’ che le militanti di AC si troveranno a doversuperare nell’adempimento della loro missione, paradossalmente fina-

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lizzata all’obiettivo di valorizzare il ruolo domestico della donna attra-verso un itinerario improntato, a livello soggettivo, ai valori dell’indi-pendenza (Da mihi animos..., pp. 10-13).

MARIA CASALINI

160. ALMANACCO DELLE GIOCONDINE

nel 1940, ALMANACCO DELLE GIOCONDINE PEI BIMBI

D’ITALIA (1940)

Motto: nel 1939, Servire il Signore in letiziaLuogo: FirenzeDurata: 1939-1940Periodicita: annualeStampatore: Arti Grafiche Cianferoni, via delle Ruote 12, FirenzeFormato: cm 21615,5Pagine: 1939, 96; 1940, 143Note: il frontespizio reca: Compagnia Gioconda Fiorentina (Pro-Infanzia)Area raccolte: BncFi: 1939-1940Bibliografia: RUGGERI, 2004, p. 192.

Fondata a Firenze nel 1923 in memoria di Sofia Bisi Albini daFlora Righi Amante – una giornalista di basso quanto enfatico profilo,redattrice in quegli stessi anni di una «Cordelia» sempre piu ingessa-ta –, la Compagnia Gioconda Fiorentina aveva come scopo – al di ladelle consuete opere di assistenza e beneficenza – l’ospitalita protettae temporanea in apposita struttura di bambine e ragazze prive di ade-guato sostegno familiare. Figlia di un’associazione Pro Infantia attivagia nella Firenze anteguerra e piu volte pubblicizzata nelle pagine di«Ida Baccini» (cfr. scheda n. 90), ma cresciuta a dismisura negli an-ni della Grande guerra in direzione di bambine bisognose di ambientidi vita alternativi a quello domestico, la Compagnia si prendeva cura– negli anni in cui vennero pubblicati gli almanacchi in questione – diuna ventina di loro, ospitate in citta dall’Istituto di S. Giuseppe del-l’Apparizione.

Preceduti nel 1938 da un numero unico dedicato alla piccola Ma-ria Pia di Savoia e intitolato «Pagine di Natale» (di cui peraltro non sie trovata copia), i due almanacchi – approntati dalla presidente dellaCompagnia (la stessa Flora Righi Amante) e da Piero Domenichelli,

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 577

autore di libri di testo e per ragazzi dal piglio decisamente mussolinia-no – si compongono di vari interventi volti a illustrare sia la storia e leattivita della Compagnia, sia alcune giornate e cerimonie particolar-mente significative per le «Giocondine» e per le loro benefattrici, acui fanno corona una miriade di raccontini e quadretti, poesiole e ci-tazioni, profili e interviste in parte originali, in parte ripresi da rivistee opere gia edite. Si possono cosı mettere in campo firme di indubbiorilievo – da Pascoli a Giuliotti, da Pirandello a Yambo (Enrico Novel-li), da Papini a Cicognani –, mentre altre personalita (e il caso di PieroBargellini o di Ada Negri, prodiga di aiuti e di consensi all’iniziativa)concedono che si pubblichi qualche loro pagina autografa, o qualchedisegno e incisione, tra cui vanno segnalati quelli di Primo Conti, cherisulta aver donato a piu riprese alla Compagnia disegni e dipinti.

Pubblicati sul finire degli anni di cui portano la data, in occasionedelle feste di Natale, i due volumetti riflettono il clima di guerra di-chiarata in cui si viveva, e fanno mostra della piu piatta adesione aimotivi di un clerico-fascismo imperiale e bellicista che riconoscevanell’esperienza della Grande guerra e nelle mitologie da essa generatela propria fase fondativa, di cui vengono chiamate a dare testimonian-za innumerevoli narrazioni di morte e di «martirio» (da quelle celebrialla Giosue Borsi a quelle senza nome dei «fanti del Carso» e dei «ra-gazzi del ’99»), ma anche impegnative esperienze di crocerossine e at-tiviste dei comitati di assistenza civile, fino alle gesta delle sansepolcri-ste e fasciste della prima ora come Regina Terruzzi, presentate comeinterpreti fedeli dello spirito che aveva spinto tante donne italianea sostenere la guerra con tutto il proprio entusiasmo e – parolachiave – con tutta la loro «fede».

SIMONETTA SOLDANI

161. BETHANIA

Sottotitolo: Rivista mensile illustrata per suoreLuogo: PistoiaDurata: a. I, n. 1 (gennaio 1939) - a. V, n. 12 (dicembre 1943)Periodicita: mensileDirettore responsabile: can. Ugo Sernesi; dal n. 7, luglio 1943, can. dott. Carlo

MiglioratiStampatore: Tipografia pistoiese S. A., corso Vittorio Emanuele 21, Pistoia

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Formato: cm 31622Pagine: 24+copertina; dal n. 1, gennaio 1940, 16; dal n. 1, gennaio 1941, da 16 a

20; dal n. 1, gennaio 1942, 12 (sempre con copertina); dal n. 3, marzo 1942, 8Prezzi: abbonamento annuale per l’Italia e le Colonie £ 24; dal n. 1, gennaio 1940,

£ 16; per l’estero £ 32; dal n. 1, gennaio 1940, £ 24Note: Direzione e amministrazione in via de’ Gelli 13, Pistoia; dal n. 7, luglio

1943, presso la chiesa di S. Filippo, Pistoia. Dal n. 1, gennaio 1942, ciascunnumero contiene 4 pagine con numerazione separata di guida alla meditazioneper i ritiri mensili

Area raccolte: BfPt: a. I, n. 1, gennaio 1939 - a. V, n. 12, dicembre 1943Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 36; RIGHINI, vol. I, 1955, pp. 90-91.

Nel gennaio del 1939 «Bethania» annunciava la sua Rinascita, di-chiarando di voler essere «una rivista per suore, ma una rivista agile,fresca, vivace. Di formazione e d’informazione, ma anche di santa ri-creazione. Anzi, vogliamo giungere alla formazione ricreando, senzaassumere, cioe, ne un tono cattedratico, ne un arcigno atteggiamentodi musoneria, tanto meno il volto severo di giudici» (p. 1). Negli au-spici del direttore, il canonico Ugo Sernesi alias «Fra Trottolino», ori-ginario di Poggio a Caiano, molto vicino all’attivita dell’Azione Catto-lica e al vescovo di Pistoia, il mensile doveva essere anche «la rivistadelle suore» (ivi, p. 18), stimolando la loro partecipazione attraversouna serie di rubriche di dialogo come Buste aperte. Oltre a proporrela celebrazione di vite di religiose esemplari (Rosa Gattorno, SavinaPetrilli, Maria Antonia Verna...), il periodico dava spazio al raccontodelle vicende delle missioni all’estero, in particolare in America e inAfrica (come nel caso della Congregazione delle suore Mantellate Ser-ve di Maria di Pistoia In viaggio per lo Swaziland, n. 3, marzo 1939,pp. 66-67), e al rilancio dell’apostolato delle suore educatrici e infer-miere attraverso la rubrica In confidenza (cfr. n. 11, novembre 1940,pp. 180-182, 199-200) e, a partire dal gennaio del 1941, la collabora-zione del prof. Alessandro Alessandrini dei Fratelli delle Scuole Cri-stiane (cfr. La devozione dei bambini. Consigli alle suore educatrici,n. 3, marzo 1941, pp. 48-51).

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, su cui «Bethania»stende un velo di silenzio, si intensificano gli inviti alla meditazione,alla preghiera e alla partecipazione corale alle liturgie di adorazionedella Madonna (B. MATTEUCCI, Canti a Maria ‘‘Ave regina caelorum’’,n. 2, febbraio 1943, pp. 12-13; Invito alla liturgia, n. 1, gennaio 1943,pp. 6-7).

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 579

Gia dal gennaio 1940 la direzione rendeva noto che il bilancio siera chiuso in passivo, ricordando alle suore e alle loro superiore chele sorti della rivista erano nelle loro mani. Dalla rubrica Cassetta Po-stale si evince che «Bethania» aveva un raggio di diffusione naziona-le, ma con una forte concentrazione nelle regioni centro-settentrio-nali e che trovava accoglienza non solo presso gli istituti religiosiretti dai vari Ordini di suore (dalle Cappuccine di Lucca alle Orso-line di Omegna, dalle Piccole missionarie del S. Cuore di Antignano,alle Agostiniane de L’Aquila), ma anche presso i centri dell’associa-zionismo cattolico femminile (come la Gioventu femminile cattolicadi Milano), i convalescenziari, gli ospedali, i sanatori del clero, gli asi-li, gli orfanatrofi gestiti da religiose (cfr. n. 3, marzo 1940, seconda dicopertina).

Malgrado il proposito iniziale di costruire una rete di abbonateche si proiettasse dal mondo delle suore alla societa civile attraversoi canali dell’educazione e del soccorso ad infermi, malati e feriti, «Be-thania» sembra richiudersi sempre piu sul proprio piccolo mondo disuore con la preoccupazione di guidarlo e, soprattutto, di tenerlocompatto in mezzo alle traversie e alle ansie della guerra. Un tentativodi cambiamento si avverte con il passaggio della direzione al sacerdo-te Carlo Migliorati, succeduto ad Ugo Sernesi morto nel marzo del1943 all’eta di 56 anni (cfr. n. 8, agosto 1943, dedicato alla sua memo-ria dal sac. Amerigo Bucci, in particolare pp. 57-60). Nel n. 9 del set-tembre 1943 il nuovo direttore, che da gennaio curava la rubrica Col-loqui con le anime in cui si faceva carico di rispondere ai dubbi e aicrucci delle suore, rivolgeva un appello accorato a tutte le abbonate asostegno della crociata di preghiera indetta da Pio XII e del loro apo-stolato attivo ripromettendosi di dare piu spazio all’azione che, inquanto «effusione della vita interiore, ha tanta parte nella vita dellasuora» (n. 12, dicembre 1943, terza di copertina). Tuttavia, alla finedel 1943 il periodico sospese le pubblicazioni, anche in seguito aidanni arrecati dai bombardamenti dell’ottobre alla tipografia pistoie-se che ne curava la stampa. «Bethania» riprese ad uscire nel 1949,sempre sotto la direzione di Migliorati, per chiudere definitivamentenel dicembre del 1950.

MONICA PACINI

580 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

162. LE SUORE CALASANZIANE E L’OPERA LORO (1889-1939)

Luogo: FirenzeDurata: maggio 1939Periodicita: numero unicoStampatore: Scuola Tipografica Calasanziana (Artigianelli), via de’ Serragli 104,

FirenzeFormato: cm 24,5617,5Pagine: 43Note: Casa Madre, via Faenza 54, FirenzeArea raccolte: BncFi: maggio 1939Bibliografia: Cuore di Madre: Madre Celestina Donati, 1953.

Il numero fu stampato in occasione del 50º anniversario della fon-dazione della congregazione delle Figlie povere di S. Giuseppe Cala-sanzio, sorta a Firenze il 24 giugno 1889 per iniziativa di suor Cele-stina Donati, con il sostegno e l’investitura formale dell’arcivescovodi Siena Celestino Zini. Il numero si apre, infatti, con un Ricordo dimons. Celestino Zini e una Breve biografia della fondatrice (pp. 11-13) che, insieme ad altre quattro suore, fu chiamata a dirigere nellachiesa fiorentina di S. Giuliano un istituto per l’educazione delle or-fane. Ad esso fece seguito la creazione a Livorno (Breve relazione sullaFondazione ed incremento dell’Opera Calasanziana di Livorno, pp. 29-33: cfr. scheda n. 78), Firenze (N. CONTORSINI CECCHI, L’Asilo diCentostelle, pp. 27-29) e in altre citta d’Italia (dal 1923 a Roma: Fon-dazione dell’Asilo gratuito di Roma ‘‘Celestina Donati’’, pp. 33-36; dal1930 a Milano: Un po’ di cronaca dell’Asilo di Milano, pp. 38-40) diistituti finalizzati all’assistenza dei figli e delle figlie dei carcerati, dieta compresa tra 2 e 17 anni.

A 14 anni dalla morte della fondatrice, avvenuta nel marzo del1925, l’opera della congregazione viene ripercorsa nei suoi passaggiessenziali da Nunzia Contorsini Cecchi (L’opera di Suor Celestina,pp. 17-20) con l’obbiettivo di mettere in evidenza il suo radicamentoa livello nazionale e il grado di ampliamento (piu di 300 i bambini/eaccolti) e diversificazione delle attivita svolte (asili infantili, scuole ele-mentari, laboratori di taglio, cucito e ricamo, scuole serali, corsi dicanto sacro e di esercizi spirituali) con il sostegno di alcuni esponentidella nobilta fiorentina e romana, tra i quali, ad esempio, i conti Guic-ciardini e Contini.

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 581

In calce e riportata una cronologia delle Opere interne (1889-1936) e esterne (1910-1939) facenti parte della congregazione e si au-spica la creazione di un bollettino unico per rendere conto delle loromolteplici attivita (p. 22).

MONICA PACINI

163. LA DONNA PISTOIESE

Sottotitolo: Notiziario mensile della Federazione dei Fasci Femminili di PistoiaMotto: in alto a sinistra: «Vincere!». Sotto il sottotitolo, a destra: «...Voi dovete

essere le custodi dei focolari: Mussolini»Luogo: PistoiaDurata: a. I, n. 1 (29 ottobre 1941) - n. 4 (1º febbraio 1942)Periodicita: mensileRedattore responsabile: Loris LenziStampatore: Stab. Grafico Niccolai, PistoiaFormato: cm 50635Pagine: 4Note: il periodico si presenta come supplemento mensile del «Ferruccio. Organo

dei Fasci di combattimento di Pistoia», che uscı dal 28 ottobre 1932 al 21 gen-naio 1944. Di fatto, pero, «La Donna Pistoiese» dovette essere diffuso separa-tamente (non ce n’e traccia nelle collezioni del settimanale) e gratuitamente per«abbonamento postale» alle iscritte, com’era gia accaduto per «P.N.F. Bolletti-no delle Massaie Rurali»

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 29 ottobre 1941 - n. 4, 1º febbraio 1942Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 64.

Le pagine sono zeppe di parole d’ordine, ordini del giorno, pro-clami del Duce, vignette contro vecchi e nuovi disfattisti, che fannoda cornice a brevi resoconti di iniziative volte a sostenere lo sforzobellico (con posti di ristoro a soldati in transito, raccolte di indumen-ti, pacchi a malati e feriti, aiuti alle famiglie dei combattenti, confezio-ne di «pettorine imbottite» per il corpo di spedizione in Russia). No-tevole rilievo viene dato all’organizzazione e alla celebrazione di«giornate» chiamate a rinsaldare i vincoli della popolazione col fasci-smo e il suo capo per un verso, con i combattenti dall’altro: la «gior-nata del grappolo» (per donare uva ai ricoverati in ospedale), la «gior-nata della lana» (per raccogliere una materia prima fondamentale percoperte e indumenti militari), la «giornata della Fede» (fascista) che

582 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

per le donne si traduce in una mostra su La Madre e il Soldato cuivengono chiamate a presenziare madri e vedove di caduti nella Gran-de guerra, di «martiri fascisti» e le prime «madri di eroi» della guerrain atto (n. 3 e n. 4). Qualche racconto, qualche ritratto di letterati epoeti contemporanei, qualche lettera di combattente entusiasta, noti-zie di conferenze e attivita di donne a sostegno della guerra conclu-dono il quadro di un foglio che si dipana cupo e violento come il tem-po che ne scandı la breve esistenza.

SIMONETTA SOLDANI

164. L’ECO DI S. GIULIANA

Sottotitolo: Suore Mantellate O.S.M. di PistoiaLuogo: PistoiaDurata: a. I, n. 1 (febbraio 1941) - n. 3 (giugno 1941)*

[riprende a uscire come foglio informativo bimestrale dal dicembre 1945]Periodicita: bimestrale, ma irregolareDirettore: mons. can. Ugo SernesiStampatore: Tipografia Pistoiese S.A., corso Vittorio Emanuele 21, PistoiaFormato: cm 32622Pagine: 20+copertinaNote: direzione presso la Casa generalizia dell’Ordine delle Serve di Maria di

PistoiaArea raccolte: BncFi (n.p.). IsmPt: a. I, n. 3, giugno 1941Bibliografia: PINTO, 1967, p. 186.

Uscito per la prima volta come supplemento alla rivista per suore«Bethania» (cfr. la lettera di padre Filippo M. Ferrini nel n. 8 del di-cembre 1946: «nato umile come la mammola, all’ombra della piantapiu grande ‘‘Bethania’’ e poi cresciuto e non piu bisognoso dell’om-bra protettrice»: p. 4), «L’Eco di S. Giuliana» ambiva a stabire un le-game tra la Casa Madre delle suore Mantellate dell’Ordine dei Servidi Maria di Pistoia (fondata a Treppio, sulle montagne pistoiesi, nel1861 e stabilitasi a Pistoia intorno al 1865) e le comunita religiosead essa collegate in Italia e all’estero (cfr. la rubrica Voci dalle nostreCase), in particolare in America (Chicago) e in Africa (Swaziland).Tuttavia, esso assunse i caratteri di un vero e proprio periodico auto-nomo solo nel secondo dopoguerra (da a. VII, n. 1, gennaio-febbraio

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 583

1947, autorizzato con decreto prefettizio del 3 gennaio 1947). L’uniconumero reperito per gli anni precedenti e un fascicolo speciale pubbli-cato per il VI centenario della morte di S. Giuliana Falconieri (Nel ful-gore di un centenario 1341-1941, n. 3, giugno 1941, pp. 1-2). Al centrodi questo fascicolo si collocano la celebrazione della «missione specificadella Suora educatrice» (Educare, pp. 16-17) e La solenne fondazionedell’Associazione ex allieve in Casa Madre (dall’ottobre del 1923 sededi un collegio e istituto magistrale, parificato nel 1930), finalizzata a te-nere «unite le ex alunne di tutta l’Italia all’Istituto che le ha educate»sul modello dell’Unione ex allievi dell’Opera salesiana (pp. 4-6).

Gli articoli sono quasi sempre senza firma o siglati con pseudoni-mi. Stando alle testimonianze raccolte presso l’istituto, in particolareda suor Teresa Lio, risulta aver svolto un’importante funzione di rac-cordo tra la madre generale, Guglielma Borsari, e i contatti esterni ne-cessari per la redazione della rivista, suor Guglielma Bottazzi, di ori-gine lombarda, insegnante di lettere presso l’istituto e autrice di unabiografia di Cecilia Eusepi. Una fanciulla che amo tanto la Madonna,piu volte ristampata a spese dell’istituto.

MONICA PACINI

165. GIOVENTU OPEROSA

Sottotitolo: Giornale dedicato alle giovani operaie e alle giovani lavoranti a do-micilio

Luogo: LuccaDurata: a. I, n. 1 (29 maggio 1942)*Stampatore: Tecnografica, LuccaFormato: cm 41630Pagine: 4Note: Stampato a cura dell’Ispettorato Femminile del Comando Federale della

Gioventu Italiana del Littorio di Lucca (Sezione operaie e Sezione preparazio-ne culturale) con la collaborazione della Commissione giovanile femminile perla stampa

Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 29 maggio 1942Bibliografia: DE LONGIS, 1986, p. 84.

Il giornale, di cui la Biblioteca nazionale centrale di Firenze conser-va solo un numero, il primo, fu progettato allo scopo di propagandare

584 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

fra le giovani operaie le attivita organizzate per loro dalla GioventuItaliana del Littorio (Gil). Esso si premura dunque di ricordare che«nei vasti e accoglienti locali del Comando federale [...], a mezzogior-no, dietro pagamento di una quota minima», esse possono trovare«una minestra calda»; che nell’estate le aspetta la «bella e ridente co-lonia di Mommio, creata apposta per loro», mentre a Bagni di Lucca eaperto un «corso per graduate riservato alle organizzate operaie [...]presso le cascatelle mormoranti dei monti selvosi che circondano quel-la cittadina fresca e ridente», e presso la Casa di preparazione dome-stica della Gil si tengono corsi utili per la loro vita futura di spose e dimadri. Ne meno intenso si prospetta il programma delle attivita ricrea-tive predisposte per il loro svago, dalla «preparazione di commedie espettacoli di arte varia» a una serie di «liete e piccole escursioni» e di«conversazioni a sfondo patriottico», senza trascurare l’allestimento di«biblioteche circolanti» e la «distribuzione di riviste che elevino il lorotono culturale» (Per le nostre giovani operaie, p. 1).

Nel complesso la testata fornisce un esempio emblematico dellapropaganda di guerra del fascismo nella sua declinazione femminile,ed e Olga Fornasari di Verce, che si assume l’incarico di illustrare alledonne i motivi del conflitto, ad offrire un saggio dell’infiammato lin-guaggio patriottico dell’epoca. L’Italia e presentata come «un’umileCenerentola bellissima vestita di cenci» che, sotto la guida del «fasci-smo liberatore», si e avviata alla riscossa a dispetto di un «nemicosempre in agguato», disposto a tutto pur di umiliarla. La si volle col-pire con le «sanzioni – ridicolo grottesco sforzo di 52 Nazioni coaliz-zate contro di noi», indebolirla diffondendo i germi del «bolscevismo,serpe immonda che avvelena con la sua bava ogni luogo ove striscia»;ma tanto accanimento a nulla valse, afferma l’autrice, e finalmente la«civilta e la giustizia rallegrarono i cuori di quei semplici figli d’Africache benedicevano il nostro dominio». Nemmeno tale dimostrazionedi forza fu pero sufficiente a far sı che «le Nazioni europee, ricchee potenti», abbandonassero il loro progetto di «volerci schiavi» e al-lora «la guerra e nuovamente dichiarata, guerra di civilta, di giustizia,di amore contro una plutocrazia gretta e sordida [...] per dare all’Ita-lia il suo posto di grande nazione nel mondo», per «dare lavoro al suopopolo, pane ai nostri figli, ferro alle nostre industrie, concimi a fer-tilizzare la nostra terra» (ibid.).

Per lettrici meno sensibili agli ideali patriottici, Giovanna Sant’O-mer offre una versione piu remissiva dell’ingresso in guerra, ricordan-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 585

do che «il Duce tento con ogni mezzo di scongiurarla» (La donna ita-liana e la guerra, p. 2). Piu in generale colpisce l’accezione tutta ‘‘do-mestica’’ con cui viene presentato il contributo femminile alla guerra,a differenza di quanto era avvenuto in occasione della campagna d’E-tiopia. E nonostante il giornale si rivolga ad un pubblico di operaie,non emerge nessuna valorizzazione della loro attivita nelle fabbriche asostegno della produzione industriale (LA ISPETTRICE FEDERALE, Allegiovani operaie, alle giovani lavoranti a domicilio, p. 1). Come non simanca di ribadire, «il compito [delle donne italiane] si svolge soprat-tutto in famiglia». Attenta a esaltare lo sforzo autarchico delle casalin-ghe, la testata si prodiga in consigli tesi ad indirizzare la missione pa-triottica della «massaia» nella battaglia per l’eliminazione del piupiccolo spreco, compreso quello delle bucce di patata, destinate a fu-ture piantagioni, o di pomodoro, preziose per la lavorazione dellagomma. Anche i noccioli della frutta, si ricorda, devono essere con-servati per essere utilizzati come combustibile, l’impiego dei fornellilimitato al massimo e ‘‘capitalizzate’’ le mille risorse della cenere e del-la fuliggine. Nessun vestito vecchio naturalmente verra buttato via,per non parlare dei metalli «che sono tutti oro», e della carta: per ri-sparmiarla – si afferma – bisogna imparare a scrivere meno e con ca-ratteri piu piccoli. Ne ci si deve disfare della «carta da rifiuto: puoessere data alla Croce Rossa o alla cartiere, coi vecchi giornali si fannopettorine per i soldati. E infine, se proprio inservibile, la carta va mes-sa a macerare nell’acqua per sei-sette giorni, poi strizzata, bene appal-lottolata, asciugata al sole e sara combustibile per l’inverno». Nonsprecando infine nemmeno il tempo, dietro l’esempio del Duce, an-che le donne avrebbero potuto portare cosı il loro «modesto» contri-buto alla «gigantesca opera del Regime» (O. FORNASARI DI VERCE,Necessita del blocco interno: autarchia e sprechi, p. 4).

MARIA CASALINI

166. LIBRI PER LA SCUOLA

Sottotitolo: Bollettino di letteratura infantile a cura del Ministero dell’EducazioneNazionale

Luogo: FirenzeDurata: 1º marzo 1943

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Periodicita: numero speciale dedicato ai libri per le giovinetteStampatore: Stab. Tipografico Soc. An. S.T.I.A.V., FirenzeFormato: cm 27620,5Pagine: 40+copertinaNote: numero unico pubblicato come supplemento speciale a «Libri per la Scuo-

la dell’Ordine Elementare» (Firenze, 1941-1943)Area raccolte: BncFi: 1º marzo 1943Bibliografia: CHIOSSO, 1997, ad vocem (A. GAUDIO); RIGHINI, vol. I, 1955, p. 317.

Dedicato ai «libri per giovinette», il numero speciale, allegato a«Libri per la Scuola dell’Ordine Elementare», pubblicato a curadel Ministero dell’Educazione Nazionale, si apre ripercorrendo la sto-ria di questo settore della letteratura giovanile ed esprimendo giudizifortemente critici nei confronti degli autori del Novecento: «fatte po-chissime eccezioni [...] non si vede a quali criteri si ispirino gli autoridi tanti libri oziosi e sbagliati». Non meno severo e il giudizio sui «li-bri stranieri furoreggianti in patria e smaccatamente imboniti nellenostre traduzioni», come «quel noioso gioco di bussolotti che e MaryPoppins o le sfoggiate scemenze in serie della pseudo-monella che ri-sponde al nome di Bibi, o le buone intenzioni della Storia di una ra-gazza americana e di Papa Gambalunga, inquinate dallo scialo dei mi-liardi in un quacquerismo da arricchiti che professano la spiritualita asuon di dollari». La direzione del giornale auspica, quindi, «una salu-tare severita esercitata di pieno accordo tra direttori di collezioni, edi-tori, autori, critici, insegnanti e madri di famiglia» in modo da limita-re «l’intemperante produzione di tante pubblicazioni arbitrariamentededicate alle fanciulle», e da educare piuttosto alla lettura di autoriche, «animati da sincero interessamento e particolare inclinazioneverso il caro e segreto mistero primaverile, sappiano, per doti saldee squisite di sensibilita umana ed artistica, creare in Italia, non soltan-to di nome, l’auspicata letteratura per le giovinette» (Precedenti e pre-messe, pp. 1-4).

Di fatto, a parere dell’estensore del numero unico, nella storia del-la letteratura per giovinette c’e da segnalare «soltanto qualche buonatappa degna di onorevole ricordo», cioe la seconda meta del XIX se-colo, che conobbe autrici quali Ida Baccini, Sofia Bisi Albini e Jolanda(ivi, p. 2), alle quali vengono dedicati altrettanti articoli a firma, rispet-tivamente, di Bice Chini, Maria Apostoli e Tea Cancelli. Quest’ultimainsegnava presso il R. Istituto Tecnico di Firenze ed era autrice di bre-

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 587

vi racconti per l’infanzia pubblicati tra l’altro dal «Giornalino dellaDomenica», da «Aquilotti d’Italia» e dal «Corriere dei Piccoli». Lastessa cosa si fa per Marina Battigelli, illustratrice di libri per l’infanzia,ripercorrendone rapidamente la biografia. Jolanda De Blasi, insegnan-te di letteratura italiana all’Istituto della SS. Annunziata e presidentedella sezione letteraria del Lyceum fiorentino (oltre che autrice del-l’Antologia delle scrittrici italiane dalle origini al 1800, Firenze, Nemi,1930), firma un articolo sulla letteratura del Settecento.

Molto ricca e la parte destinata alle recensioni, con la quale lapubblicazione si chiude.

TERESA BERTILOTTI

167. IL RADUNO

Sottotitolo: Organo quindicinale del Gruppo Femminile Cristiano (G.F.C.)Luogo: n.i. (ma Firenze)Durata: 30 aprile 1944Formato: cm 30621Pagine: 1Note: dattiloscrittoArea raccolte: IsrtFi: 30 aprile 1944Bibliografia: BRANCA, 1945, p. 446; RIGHINI, vol. II, 1955, p. 8.

«Il Raduno» e un foglio dattiloscritto a circolazione clandestina re-perito tra le carte dell’avv. Francesco Berti, membro del Comitato To-scano di Liberazione Nazionale e del primo governo di Firenze liberain rappresentanza della Democrazia Cristiana. Datato 30 aprile 1944,esso era espressione del Gruppo Femminile Cristiano; Branca ipotizzal’uscita di 6 numeri (BRANCA, 1945, p. 446), di cui non si e trovata altratraccia.

Fin dal titolo il foglio intende rivolgere alle donne cristiane un ap-pello all’unita affinche si mostrino all’altezza dei loro uomini, soste-nendoli nella lotta per la liberazione della Patria e dando prova di es-sere degne figlie delle madri del Risorgimento.

«Il Raduno» non fornisce indicazioni circa la sua esatta prove-nienza geografica; attinge termini e locuzioni da un vocabolario sco-lastico di origine risorgimentale e nazionalistica in cui la patria e de-clinata in rapporto al sacrificio, alla difesa dell’onore e dell’integritadella stirpe, senza far uso di voci dialettali o gergali (cfr. FALASCHI,

588 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

1976, pp. 9-24). L’appello non contiene alcun riferimento a problemieconomici o ad eventi militari specifici, ruotando tutto intorno ai sen-timenti di indifferenza, avversita e sdegno di spose e madri in luttoverso i tedeschi invasori, invisi al mondo, e verso i fascisti traditori,servili e impotenti.

MONICA PACINI

168. NOI DONNE

Sottotitolo: Organo dei Gruppi di Difesa della DonnaMotto: Meglio essere la vedova di un eroe che la moglie di un codardoLuogo: edizione della ToscanaDurata: a. I, nn. 1-5* (luglio 1944)Formato: cm 38627Pagine: 2Note: presso lo IsrtFi si conserva anche la fotocopia, di provenienza ignota, rela-

tiva ad un foglio datato n. 1, luglio 1944 (cfr. GALLI, 2006, pp. 176-177)Area raccolte: BncFi: n. 5, 10 luglio 1944. BigRoma: n. 5, 10 luglio 1944. FggfMi:

n. 5, 10 luglio 1944. IsrtFi: n. 1, luglio 1944; n. 5, 10 luglio 1944Bibliografia: BRANCA, 1945, p. 444; CASALINI, 2005, p. 65; DE LONGIS, 1986,

p. 105; ERMINI, 1991, pp. 141-144; ESMOI, vol. I, 1956, p. 576; GALLI,2006, pp. 175-177; GIGLI MARCHETTI, 1998, pp. 102-134; RIGHINI, vol. I,1955, p. 357; RENOSIO, 2001, pp. 353-354; SOLDANI, 2004, pp. 312, 361.

Nell’estate del 1944, mentre a Napoli esce il primo numero di«Noi donne», organo dell’Unione Donne Italiane nell’Italia liberata,nelle regioni del Nord – in Lombardia, Piemonte, Friuli, Liguria,Emilia – se ne stampano alcune edizioni clandestine per iniziativadei comitati femminili dei CLN locali. Di quella toscana che, a dif-ferenza di altre, esce in veste tipografica e non in forma di sempliceciclostilato, si conoscono solo due numeri, ambedue usciti nel lu-glio 1944, prima della Liberazione di Firenze. Nel primo numero,oltre ad additare alle ragazze italiane l’esempio di una giovane par-tigiana appena fucilata a Bologna, si salutava il governo di unita na-zionale appena nato a Salerno e si ribadiva l’impegno a schierarsi Afianco dei combattenti. Del secondo, datato 10 luglio 1944, sappia-mo con certezza che fu composto da Dina Ermini, responsabile dellavoro femminile per il partito comunista cittadino (cfr. ERMINI,1991).

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 589

Aprendo con il titolo a tutta pagina Donne, il nostro posto e afianco dei combattenti della liberta!, il numero del 10 luglio invitavaespressamente allo sciopero politico di massa e all’insurrezione popo-lare. In armonia con il ruolo di animatrici dei moti per il caro viveritradizionalmente loro riservato, nel momento culminante della lottapartigiana le donne sono chiamate ad «assaltare» i magazzini e a di-stribuire generi di prima necessita alla popolazione. In primo luogobisogna racimolare i viveri che scarseggiano, pane, patate e verdure,ma e altrettanto urgente procurarsi sia gas che carbone, prendendoesempio dalle massaie di Peretola, protagoniste di una coraggiosaoperazione di saccheggio dei depositi di legname della Todt (ivi,Un bell’esempio di lotta, p. 1). Anche le contadine sono invitate adopporre forme di resistenza passiva alle razzie dei nazisti, e la parolad’ordine che le forze partigiane lanciano alle donne delle campagne equella di «non portare nulla all’ammasso», di nascondere «tutto, vi-telli, maiali, polli, grano frutta erbaggi ecc», tenendosi pronte, in casiestremi, a distribuire le proprie scorte ai compaesani, piuttosto che«lasciarsele rubare dai tedeschi» (ivi, Dai campi). Ma l’appello deiGruppi di Difesa della donna si estende anche alle borghesi, che so-no sollecitate a prestare «tutta l’assistenza materiale morale ai com-battenti [...] raccogliendo denari, armi, indumenti, organizzando icollegamenti fra i vari gruppi militari e politici» e curando i feriti ei malati (ivi, Studentesse e intellettuali: avanti per l’insurrezione popo-lare, p. 2).

Alle donne toscane si chiede insomma di dimostrarsi all’altezzadell’eroico esempio dato dalle donne sovietiche e jugoslave (La lottagloriosa delle donne sovietiche e jugoslave); ma e anche chiaro che leindicazioni confermano l’idea che il principale campo d’azione fem-minile in guerra resta quello che Anna Bravo ha definito un’operadi maternage di massa (BRAVO, 1995). Nascondere, soccorrere i Com-battenti per la Liberta, confortarli e incitarli all’azione «senza esserglidelle palle di piombo ai piedi» appaiono gli ambiti specifici all’internodei quali deve mantenersi il contributo femminile alla «dura battagliache – si afferma – e la battaglia per la nostra salvezza, per la nostraliberta e per quella del popolo italiano tutto» (Noi donne e l’insurre-zione popolare, n. 5, 10 luglio 1944, p. 2).

Le manifestazioni di audaci protagonismi individuali restano, nel-la proposta di «Noi Donne», appannaggio del maschile. E con tale

590 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

ottica che si fornisce un resoconto dettagliato delle azioni dei Gappi-sti, che oltre ad aver «strappato dalle grinfie dei nazi-fascisti 17 donnedetenute nel carcere di S. Verdiana» e liberato Fanciullacci, il «giusti-ziere» di Giovanni Gentile, in diverse zone della citta hanno asporta-to cartelli indicatori tedeschi, tagliato cavi telefonici, cosparso le stra-de di chiodi, incendiato negozi e autorimesse, aggredito e uccisonemici, raccolto armi e distribuito generi alimentari alla popolazione(ivi, Donne la lotta dei nostri uomini ci indica la via da seguire, p. 2).

MARIA CASALINI

169. LA SETTIMANA DEI RAGAZZI

Luogo: FirenzeDurata: a. I, n. 1 (1º aprile 1945) - a. III, n. 46 (16 novembre 1947)Durata: settimanale (esce il sabato)Editore: Casa editrice MillestelleDirettore: Laura OrvietoGerente: Giorgio Gigli (redattore capo responsabile)Stampatore: Soc. per le Industrie Grafiche G. Spinelli & C., via S. Reparata 97,

FirenzeFormato: cm 35625Pagine: 8Prezzi: abbonamento annuale £ 450, semestrale £ 250; un numero £ 10Note: illustrazioni a colori di Piero Bernardini, Giovanni Bartolini Salimbeni, Da-

rio Betti, Vinicio Berti, Fiorenzo Faorzi, Ezio Anichini, Uberto Bonetti, Luigi

Rossini, Marcello Fantoni. Inserzioni pubblicitarie: £ 30 al mm

Una copia microfilmata della rivista, riprodotta dall’originale posseduto dalla

Biblioteca Marucelliana di Firenze, e consultabile presso l’Archivio Contem-

poraneo Alessandro Bonsanti, che custodisce le carte private e la biblioteca

della famiglia Orvieto, donate nel 1978 da Adriana Guasconi Orvieto. Il Fon-

do Orvieto (serie 5: Archivio di Laura Orvieto) comprende manoscritti e ma-

teriale illustrativo relativo alla «Settimana dei Ragazzi» (cfr. CAPANNELLI, INSA-

BATO, 1996, pp. 437-439)Area raccolte: BncFi: a. I, n. 1, 1945 - a. III, n. 46, 1947: mancano: nn. 4, 35,

1945; n. 41-42, 1946; n. 6, 1947; dan. nn. 1, 31, 1945; n. 33, 1946; n. 46,

1947. BmarFi: 1945-1947, in 6 voll. rilegatiBibliografia: BOERO, DE LUCA, 1995, pp. 152-155; FRANCHINI, 2004bis, p. 277;

GORI, 2004, pp. 183-203; MELOSI, 2001, pp. 107-114; RIGHINI, vol. II,

1955, p. 86.

18

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 591

La «Settimana dei Ragazzi» uscı nell’aprile del 1945, nel pienodel processo di insurrezione e liberazione nazionale che, per la fonda-trice e direttrice ebrea del giornale, Laura Cantoni negli Orvieto, si-gnifico la fine della discriminazione e dell’isolamento coatto (il rico-vero per anziani di S. Carlo nel Mugello, dove Laura trovo rifugioinsieme al marito Angiolo tra il 1943 e il 1945, e rievocato neln. 28, 14 luglio 1946, p. 7; cfr. ORVIETO, 2001). La promulgazionedelle leggi razziali nel 1938 aveva infatti interrotto bruscamente lasua lunga attivita letteraria e di scrittrice per l’infanzia iniziata nel pri-mo decennio del Novecento con la collaborazione alla rubrica Margi-nalia de «Il Marzocco» (fondato e diretto dal 1896 al 1932 dal maritoAngiolo e dal cognato Adolfo Orvieto) e la pubblicazione, sotto lopseudonimo di «Mrs El.», di Leo e Lia: storia di due bimbi italianicon una governante inglese (1909). In seguito, la sua produzione ven-ne colpita dal regime fascista con la messa all’indice di Storie di bam-bini molto antichi (1937), che rappresentava un ritorno al raccontomitologico del fortunato Storie della storia del mondo, greche e barbare(1911), dopo varie escursioni nei generi della biografia (Sono la tuaserva e tu sei il mio signore: cosı visse Fiorenza Nightingale, Firenze,Le Monnier, 1920), della cronaca storica (Storie della storia del mon-do. Beppe racconta la guerra, Firenze, Bemporad, 1925), della leggen-da epica e del romanzo storico (Storie della storia del mondo. La forzadi Roma, Firenze, Bemporad, 1933).

Muovendo da un’idea del processo di apprendimento non comericezione passiva di nozioni, ma come spontanea acquisizione per-sonale, educativamente stimolata e disciplinata (cfr. CODIGNOLA,1946, dove e riprodotto il racconto Due bambini di Laura Orvieto,tratto da «La Settimana dei Ragazzi», n. 16, 15 luglio 1945), LauraOrvieto cerco di fare della «Settimana dei Ragazzi» uno strumentodi rieducazione alla pace e alla cittadinanza (cfr. POESIO, 1971,pp. 121-124). Significativamente il periodico prese vita pochi mesidopo l’inaugurazione ufficiale (15 gennaio 1945) della Scuola-cittaPestalozzi, di cui Laura sostenne il programma in qualita di socia or-dinaria. Dotata di un’ampia autonomia didattica, la scuola si propo-neva di attuare all’interno di uno dei quartieri fiorentini piu poveri edisagiati (S. Croce) un esperimento di «educazione liberale per la for-mazione di uomini e cittadini liberi e non gia per l’addestramento dipiccoli pappagalli presuntuosi», richiamandosi ai metodi della peda-

592 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

gogia attiva dello zurighese Enrico Pestalozzi (cfr. CODIGNOLA, 1951,pp. 6, 75).

Piu che come strumento didattico da affiancare all’attivita scola-stica vera e propria, sull’esempio della «Domenica dei Fanciulli»(1900-1920), la «Settimana dei Ragazzi» si qualificava come momentoformativo extrascolastico, erede del binomio giornalino-fanciullo/so-cieta-fanciullo che aveva caratterizzato e costruito il successo del«Giornalino della Domenica», di cui Laura era stata lettrice e soste-nitrice (La vostra pagina, «La Settimana dei Ragazzi», n. 11, 10 giu-gno 1945, p. 7).

Il legame con la tradizione colloquiale e civile toscana emerge an-che nelle scelte narrative della «Settimana dei Ragazzi». Il giornalepresentava novelle e racconti di Collodi Nipote (alias Paolo Lorenzi-ni) e di Piero Calamandrei, che proprio sul «Giornalino della Dome-nica» aveva fatto le sue prime prove letterarie, insieme ai lavori di gio-vani autrici come Luciana Martini, allieva spirituale della direttrice, eMarina Battigelli, collaboratrice anche del «Corriere dei Ragazzi»,stampato dalla casa editrice Marzocco e diretto da Giuseppe Fanciul-li, che era stato alla guida del «Giornalino della Domenica» dal 1920al 1924.

L’impostazione dialogica e la consapevolezza di dover soddisfarela voracita visiva ed il bisogno di riso dei bambini risalta fin dal primonumero della «Settimana dei Ragazzi», in cui la direttrice promettevaun giornale ricco di contenuti diversi e attento agli aspetti della socia-lizzazione: «Chi vede le cose in un modo e chi le vede in un altro, eperche non dobbiamo poter dire quello che pensiamo? Ecco in que-sto giornale lo potremo dire, e si parlera di tutto. Di macchine e dicinema, di piante e di francobolli e di animali, di aereoplani, di Pinoc-chio, di Dante e di gioco del calcio; e ci saranno novelle, racconti il-lustrati di viaggi e d’avventure, storie buffe e storie senza parole poe-sie e giochi e spiritosaggini. Parleremo anche di ragazzi cinesi e russi,e di quelli americani e inglesi che hanno mandato i loro babbi e i lorofratelli maggiori a liberarci da una schiavitu che minacciava di farcimorire di soffocazione e diventeranno amici nostri sempre piu cari.Di tutto parleremo e di tutto allegramente, perche il nostro giornaledeve essere tutto un divertimento: se ci si deve seccare e inutile leg-gere. Intanto scrivetemi per dirmi i vostri desideri» (n. 1, 1º aprile1945, p. 2).

GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945) 593

In realta, sull’ambizione di mettere in contatto le tradizioni ed ilvissuto di popoli e paesi lontani (cfr. S. TERRY-SMITH, Ospiti in Inghil-terra, ivi, p. 6; Lettere dall’America di Amelia Rosselli nei numeri del1º aprile 1945, 28 aprile 1946, 15 settembre 1946, 5 gennaio 1947;sulla collaborazione di Amelia Rosselli alla «Settimana dei Ragazzi»e sul suo legame di amicizia con Laura Orvieto, cfr. ROSSELLI,2001) finı con il prevalere la necessita di dimensionare l’offerta delgiornale ad un’utenza a diffusione prevalentemente regionale e bor-ghese («Un ragazzo un po’ grande, non uno che sempre legge il gior-nale, perche ha gia venti anni, e venuto da me a dirmi che ‘‘la Setti-mana’’ e troppo borghese, che dovrebbe penetrare un po’ piu nelleclassi popolari. E come si fa a farlo penetrare? Io credo che un buonpo’ ci sia gia entrato [...] ma si puo fare di piu. Per esempio, voi ra-gazzi di citta, potreste conservare accuratamente i giornalini per por-tarli ai ragazzi dei contadini, quando andrete in campagna: i ragazzidei contadini sono popolo, sono il nostro popolo migliore»: La vostrapagina, n. 18, 5 maggio 1946, p. 7). Seppure con qualche eccezione(come le storie africane di Burlino e Lumachella, e le avventure diSer Brucino Giramondo), le storie vignettate a colori con didascaliein versi a rima baciata, ospitate nella prima e nell’ultima pagina, tese-ro a ritrarre ambienti e soggetti tipici del menage familiare medio bor-ghese (Trottolino, Titti Riri, Pipo e Popo, Astianatte il timidissimo ePriscillo il cattivo), anche per la vicinanza alle vignette del «Corrieredei Piccoli», dove i fumetti importati dagli Stati Uniti – cui in Italia gliambienti pedagogici, e con essi la stessa Orvieto (cfr. NALDI DE FI-

GNER, 1954, p. 12), furono tradizionalmente avversi – divenivano og-getto di una rielaborazione ‘‘poetica’’ che tuttavia li spogliava dell’o-riginaria carica popolaresca e dissacrante.

L’avvicinamento al patrimonio folcloristico di altre culture avven-ne, piuttosto, attraverso la traduzione di opere straniere (Dickens, ifratelli Grimm) e l’elaborazione in chiave fantastica di miti e leggende,che occupavano le pagine centrali del giornale, anch’esse a colori (tra icollaboratori di questa sezione figurano il regista Alessandro Brissoni,la costumista e scenografa Maud Strudhoff, Vittoria Kienerck, LinaSchwarz). Grande attenzione venne poi dedicata allo sviluppo dellasocialita tra gli abbonati e le abbonate del periodico, concepito comeveicolo di educazione civica, acculturazione e aggregazione giovanile.Ne La vostra pagina, curata dalla direttrice sotto lo pesudonimo di

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«Nadu», si rispondeva alla corrispondenza e si pubblicavano lettere,poesie, componimenti, barzellette e disegni a china dei lettori e dellelettrici, sollecitandoli a scrivere «quello che piu vi piace di raccontaredella vostra vita (press’a poco come sarebbe una pagina di diario)»(n. 1, 1º aprile 1945, p. 7) e a conoscersi tra loro (n. 7, 16 febbraio1947, p. 7).

La comunicazione diretta con il giornale e lo spirito di competizio-ne tra i lettori (di eta media compresa tra i 5 e i 12 anni) erano stimolatida rubriche specificatamente dirette a rispondere alle loro curiosita, inparticolare di argomento scientifico (Che cosa volete sapere?, poi La ve-trina delle curiosita curata da Ester Maugini), da sfide a punteggio lan-ciate nella sezione deputata ai giochi (intitolata Passatempi, poi Parcodei divertimenti) e da concorsi letterari e geografici a premi. Ma, so-prattutto, si promosse la costituzione di Societa degli amici della Setti-mana dei ragazzi, prima come mezzo di propaganda del giornale (Checosa e una S.A.S.R.?, 11 novembre 1945, p. 6) e poi, sull’onda del suc-cesso degli esploratori cattolici, come modalita associativa vera e pro-pria, con tanto di regolamento, distintivo e bandiera, riservando un ap-posito spazio (Lettera di Gio a cura del redattore) ai resoconti delleattivita svolte da questi gruppi (composti almeno da 5 membri), lacui diffusione su scala nazionale sembra segnalare una circolazione cre-scente del giornale. Nel ventaglio delle attivita praticate e evidente unamarcata differenza di genere. Raccolte di soldi, giocattoli e cibo per ibambini poveri ed i vecchi ammalati: «questo fanno le bambine. I ra-gazzi sono invece per lo sport» (Lettera di Gio, n. 4, 26 gennaio 1947,p. 7) e, in generale, per gli esercizi all’aria aperta (piantare alberi, orga-nizzare «caccie alla fortuna» e squadre di polizia con cifrari segreti).

Dal numero dell’11 maggio 1947 comparve la rubrica L’angolodella radio, tenuta dal curatore del programma pomeridiano di RadioFirenze per i bambini «per rispondere alle innumerevoli lettere chemi giungono dai bimbi di ogni parte d’Italia, lettere alle quali nonmi e possibile rispondere sempre al microfono» (p. 7). Alla disponi-bilita dimostrata dalla direttrice per una forma di collaborazione re-ciproca fra la stampa e la radio si affianco invece una marcata diffi-denza nei confronti del cinema, di cui, nonostante le intenzionidichiarate nel primo numero, il giornale non si occupo mai («Al cine-ma i ragazzi imparano come si ruba, si abituano a vedere sia pure infotografia scene crudeli di lotte selvaggie e di uccisioni, alle quali a

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poco a poco si abituano, e la pelle s’indurisce»: La vostra pagina, 12gennaio 1947, p. 7).

A partire dal gennaio del 1947 l’aumento del costo della carta fecelievitare il prezzo del giornale fino a raddoppiarlo. Per sostenere megliola concorrenza e supplire al disimpegno della direttrice che definı «sfi-brante» questa esperienza giornalistica (POESIO, cit., p. 35), la «Setti-mana dei Ragazzi» si fuse con il «Corriere dei Ragazzi» (cfr. RIGHINI,1955, vol. I, p. 150), passando sotto la direzione di Giuseppe Fanciulli(«Settimana e Corriere dei Ragazzi», 25 gennaio 1948, p. 3). Ma lacreazione di «una famiglia sola», «unica di intenti», non dette i risultatisperati e la «Settimana e Corriere dei Ragazzi» cesso di uscire nel 1949,sopraffatto dal boom dei fumetti e forse messo fuori gioco dalla crisiprogressiva dell’unita delle forze antifasciste, che anche nel campodei periodici e dell’associazionismo giovanile comporto una contrap-posizione crescente tra fronte cattolico e popolare, come confermo ilsuccesso de «Il Vittorioso» e il coagularsi dell’impegno pedagogicodella Sinistra, nel campo della stampa per ragazzi, nella creazione enel lancio del «Pioniere» (cfr. FRANCHINI, 2006).

MONICA PACINI

170. LA VOCE DEL C.I.F.

Luogo: LuccaDurata: dicembre 1945-1946Direttore: Elena Manetti; poi Isabella Doria LombaArea raccolte: non reperitoBibliografia: CELI, SIMONETTI, 2005, p. 383; Panorama della stampa italiana,

1946, pp. 84-85.

Uscito come supplemento della «Gazzetta del Serchio» nel dicem-bre del 1945, «La Voce del C.I.F.» era espressione della volonta dellasezione lucchese di dotarsi di una pubblicazione autonoma con lo sco-po di «trattare le questioni della vita femminile e di rendere pubblica,di diffondere l’attivita dell’associazione» (cit. in CELI, SIMONETTI, 2005,p. 383). Tra le collaboratrici principali figurano Isabella Doria Lomba(poi anche direttrice), la dott. Elena Amico Moneti, la prof. AmaliaZambaldi. Dal gennaio 1946 esce come quindicinale di 4 pagine, affi-dato a Elena Manetti, direttrice della Biblioteca Statale di Lucca.

MONICA PACINI

596 GIORNALI DI DONNE IN TOSCANA (1900-1945)

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a cura di Monica Pacini

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COLLABORATORI E COLLABORATRICI

Teresa Bertilotti e assegnista presso l’Universita LUMSA (Roma), conun progetto di ricerca sull’istruzione femminile in eta liberale. Fa parte dellaSocieta italiana delle storiche e della redazione di «Genesis». Tra le sue pub-blicazioni recenti: Maestre a Lucca. Comuni e scuola pubblica nell’Italia libe-rale, Brescia, La Scuola, 2006; ha curato con Anna Scattigno Il femminismodegli anni Settanta, Roma, Viella, 2005.

Silvia Capecchi e dottore di ricerca in Italianistica, e svolge attivita di ri-cerca presso il Dipartimento omonimo dell’Universita di Firenze. Si e occu-pata di poesia e di critica otto-novecentesca e piu recentemente di Settecentotoscano. Ha pubblicato studi su D’Annunzio, sui periodici letterari toscanidel Settecento e Scrittura e coscienza autobiografica nel diario di Giuseppe Pel-li, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006.

Carlo Caporossi insegna a Firenze. Dopo aver pubblicato lavori su Giro-lamo Comi e Giacomo Leopardi, da alcuni anni si occupa di scritture femmi-nili fra Ottocento e Novecento. In particolare, ha curato la riedizione delleopere di Emilia Salvioni e Annie Vivanti (Racconti Americani, e Marion artistadi caffe concerto, Palermo, Sellerio, 2005 e 2006; Tutte le poesie, Firenze,Olschki, 2006). Collabora allo web-progetto Italian Women Writers pressola Chicago University (http://www.lib.uchicago.edu/efts/IWW/), dove hapubblicato le schede biografiche di Annie Vivanti ed Emilia Salvioni.

Maria Casalini insegna Storia dei partiti e dei movimenti politici alla Fa-colta di Lettere e Filosofia dell’Universita di Firenze. Si e occupata a lungo distoria del movimento operaio e del socialismo italiano in eta liberale. Su que-sti temi ha pubblicato La Signora del Socialismo italiano. Vita di Anna Kuli-scioff (Roma, Editori Riuniti, 1987). Negli ultimi anni i suoi interessi si sono

incentrati sulla storia sociale delle donne – che e anche alla base del volumesu Servitu, nobili e borghesi nella Firenze dell’Ottocento, Firenze, Olschki,1997 – e sull’analisi delle culture politiche in una prospettiva di genere (Ledonne della sinistra 1944-1948, Roma, Carocci, 2005). Attualmente e impe-gnata in ricerche sulla famiglia nell’Italia degli anni Cinquanta.

Alessandra D’Alessandro ha pubblicato un saggio su Le carte di Ange-lica Palli nel volume miscellaneo Sul filo della scrittura: fonti e temi per la sto-ria delle donne a Livorno, a cura di Lucia Frattarelli Fischer e Olimpia Vac-cari (Pisa, Plus, 2005). Svolge una tesi di dottorato in Storia delle donne edell’identita di genere presso l’Istituto universitario Orientale di Napoli.

Maria Rosaria Di Santo e docente distaccata presso la Facolta di Scien-ze della Formazione dell’Universita di Firenze. Dal 2003 si occupa di storiadell’editoria scolastica nell’ambito di un gruppo di ricerca finanziato dalMiur e coordinato da Carmen Betti. Ha svolto ricerche per l’implementazio-ne della banca dati relativa agli editori e ai libri scolastici ed educativi pub-blicati tra il XIX e XX secolo denominata Edisco (http://e-disco.unimc.it) edelaborato schede relative a piu editori fiorentini, quale contributo alla pub-blicazione di un repertorio cartaceo degli editori per la scuola e l’educazioneattivi in Italia tra il 1900 e il 1943.

Silvia Franchini insegna Storia del giornalismo alla Facolta di Lettere del-l’Universita di Firenze. A studi sull’emancipazionismo e il suffragismo inglesedi sinistra (Sylvia Pankhurst 1912-1924, Pisa, Ets, 1980), e sulla storia sociale eistituzionale dell’educazione femminile (Elites ed educazione femminile nell’I-talia dell’Ottocento, Firenze, Olschki, 1993 e Gli istituti femminili di educazio-ne e di istruzione 1861-1910, curato con Paola Puzzuoli, Ministero per i beni ele attivita culturali, Roma, 2005), ha affiancato ricerche sulla stampa per ledonne nell’Italia pre- e postunitaria, studiando in particolare il processo di co-struzione di un pubblico femminile attraverso il dipanarsi delle iniziative edi-toriali (Editori, lettrici e stampa di moda, Milano, Angeli, 2002 e Donne e gior-nalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, curato con Simonetta Sol-dani, Milano, Angeli, 2004). Sulla stampa di sinistra per ragazzi nell’Italia de-gli anni Cinquanta ha pubblicato Diventare grandi con il «Pioniere» (1950-1962). Politica, progetti di vita e identita di genere nella piccola posta di un gior-nalino di sinistra (Firenze, Firenze University Press, 2006).

Barbara Imbergamo ha svolto la tesi di laurea e di dottorato a Firenze,specializzandosi in studi di genere e di storia del lavoro femminile, tema sucui ha pubblicato studi su riviste e brevi monografie. Ha fatto parte di gruppidi ricerca sulle scritture femminili presso l’Archivio di Stato di Firenze e, per

620 COLLABORATORI E COLLABORATRICI

conto della Soprintendenza archivistica della Toscana, ha lavorato alla inven-tariazione dell’archivio del Lyceum di Firenze. Si occupa, anche in qualita dipresidente di Sociolab (www.sociolab.it), di progetti incentrati sul tema dellavoro femminile nelle sue diverse problematiche ed espressioni.

Roberto Maini, bibliotecario prima alla Biblioteca Nazionale Centrale diFirenze e poi alla Marucelliana, con la qualifica di bibliotecario direttorecoordinatore, responsabile del settore periodici e della redazione web, fonda-tore e direttore responsabile di «Bit Biblioteche in Toscana», e autore di ol-tre un centinaio di articoli legati alla professione e ha curato una ventina divolumi, tra i quali il Catalogo dei periodici italiani giunto alla dodicesima edi-zione, il catalogo Almanacchi e strenne dell’Ottocento toscano (Firenze,Spes, 1985) e I fumetti Nerbini della Marucelliana (Firenze, Nerbini,1994). Ha scritto libri e saggi su Carlo Collodi e Pinocchio, su cui ha curatomostre per la Regione Toscana, l’Istituto della Enciclopedia Italiana, la Bi-blioteca Marucelliana, il Centro internazionale Antinoo per l’arte, il Comu-ne di Terni, il Museum of Modern Art di Wakayama, il Polo Museale fio-rentino. Altra passione, Dino Campana, di cui ha curato la pubblicazionedel manoscritto Il piu lungo giorno, posseduto dalla Marucelliana, sul sitoweb della biblioteca.

Daniela Maldini Chiarito ha insegnato Storia del Risorgimento pressol’Universita di Torino. Ha collaborato alla Bibliografia dei periodici femminililombardi 1786-1945, a cura di Rita Carrarini e Michele Giordano (Milano,Bibliografica, 1993) e ha al suo attivo numerosi lavori di cura, fra cui l’edi-zione delle Lettere al figlio di Costanza d’Azeglio (Roma, Istituto per la Storiadel Risorgimento italiano, 1996) e, con Maria Luisa Betri, Dolce dono gradi-tissimo. La lettera privata dal Settecento al Novecento (Milano, Angeli, 2000)e Scritture di desiderio e di ricordo. Autobiografie, diari, memorie tra Settecen-to e Novecento (Milano, Angeli, 2002). Fra i suoi lavori piu recenti: La stampamoderata e democratica, in La nascita dell’opinione pubblica in Italia. La stam-pa nella Torino del Risorgimento e capitale d’Italia 1848-1864, a cura di Va-lerio Castronovo (Roma-Bari, Laterza, 2004).

Francesca Moretti si e laureata alla Facolta di Lettere di Firenze in Sto-ria contemporanea con una tesi su Lo Stato liberale e il lavoro femminile,svolgendo in seguito ricerche sul tema del lavoro delle donne nell’Italia delNovecento e sulle doti in Toscana nel XVIII e nel XIX secolo, attraversouno spoglio degli atti notarili dell’Archivio di Stato di Firenze. Ha partecipa-to alla catalogazione del Fondo Pieroni Bortolotti della Biblioteca comunalecentrale di Firenze; attualmente lavora presso la Biblioteca Comunale di Fie-sole (Firenze).

COLLABORATORI E COLLABORATRICI 621

Maria Teresa Mori, insegnante di italiano e storia al Liceo Machiavelli -Capponi di Firenze, negli ultimi anni ha svolto ricerche soprattutto intorno altema delle dinamiche di genere che si esprimono nella sociabilita dei salottiottocenteschi. Tra queste, Salotti. La sociabilita delle elite nell’Italia dell’Ot-tocento, Roma, Carocci, 2002, e Maschile, femminile: l’identita di genere neisalotti di conversazione, in Salotti e ruolo femminile in Italia tra fine Seicento eprimo Novecento, a cura di Maria Luisa Betri ed Elena Brambilla, Venezia,Marsilio, 2004. Attualmente sta lavorando a un volume sulla poesia civiledelle donne nell’epoca del Risorgimento italiano.

Tiziana Noce ha studiato all’Universita di Pisa, focalizzando i propri in-teressi sulla storia delle donne e sulle condizioni della popolazione civile du-rante l’occupazione tedesca della Toscana e specializzandosi sull’uso dellefonti orali. E ricercatrice presso l’Universita della Calabria dove insegna Sto-ria contemporanea. Tra le sue pubblicazioni recenti si vedano La militanzapolitica delle cattoliche. Appunti per una ricerca, in L’Italia repubblicana nellacrisi degli anni settanta, a cura di Fiamma Lussana e Giacomo Marramao, III,Culture, nuovi soggetti, identita, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003 e, per lostesso editore, Nella citta degli uomini. Donne e pratica della politica a Livor-no tra guerra e ricostruzione (2004). Ha collaborato inoltre al volume miscel-laneo Fuori dall’ombra. Studi di storia delle donne nella provincia di Pisa (se-coli XIX e XX), a cura di Elena Fasano Guarini, Annamaria Galoppini, Ales-sandra Peretti (Pisa, Plus, 2006) con un saggio su Per una storia della mili-tanza femminile. Esperienze di donne in politica a Pisa.

Monica Pacini insegna Storia contemporanea alla Facolta di Architettu-ra dell’Universita di Firenze. Dottore di ricerca in Storia economica e socialealla «Bocconi» di Milano con una tesi sulla Storia di una famiglia di impren-ditori toscani tra ’700 e primo ’900: i Benini di Firenze, ha pubblicato, oltre alvolume Tra acque e strade. Lastra a Signa da Pietro Leopoldo al Regno d’Italia(Firenze, Olschki, 2001), numerosi saggi su temi di storia della famiglia e dellavoro in riviste e volumi miscellanei, e collaborato al primo volume del Di-zionario Biografico degli Imprenditori Italiani (Roma, Istituto della Enciclope-dia Italiana).

Renato Pasta insegna Storia moderna e Storia degli antichi Stati italianialla Facolta di Lettere dell’Universita di Firenze. Si e occupato prevalente-mente di storia della cultura illuministica in Toscana e Lombardia, di storiadel libro e del commercio librario nel Settecento e di problemi relativi alleforme di consumo culturale. Ha pubblicato con l’editore Olschki di FirenzeScienza, politica e rivoluzione. L’opera di G. Fabbroni, intellettuale e funziona-rio al servizio dei Lorena (1752-1822) e Editoria e cultura nel Settecento (1989

622 COLLABORATORI E COLLABORATRICI

e 1997). Collabora a numerose riviste italiane e straniere. Attualmente cural’edizione della Storia di Milano di Pietro Verri, nel quadro dell’Edizione na-zionale delle opere.

Isabella Pera, insegnante e dottoranda di ricerca, svolge da alcuni annistudi di Storia della Chiesa contemporanea, con un interesse specifico peruna lettura di genere delle fonti. Ha collaborato al censimento di nuclei didocumentazione femminile di Pisa, Lucca e Pistoia nell’ambito del progettodi ricerca promosso dall’associazione Archivio per la memoria e la scritturadelle donne, con sede presso l’Archivio di Stato di Firenze.

Valeria Rossi si e laureata alla Facolta di Lettere e Filosofia dell’Univer-sita di Firenze con una tesi sulla rivista ottocentesca di moda e varieta «IlFolletto»; attualmente lavora per un’associazione che sviluppa progetti di ri-cerca comuni tra l’Universita, gli enti pubblici e le imprese.

Anna Scattigno insegna Cristianesimo e Storia di genere all’Universita diFirenze. Tra i suoi principali interessi di ricerca, la storia religiosa delle don-ne in eta moderna e contemporanea e la storia della santita. Fa parte dell’As-sociazione Archivio per la memoria e la scrittura delle donne presso l’Archi-vio di Stato di Firenze, e ha curato di recente, con Alessandra Contini,‘‘Cartedi donne’’. Per un censimento regionale della scrittura delle donne dal XVI alXX secolo (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005). E tra le fondatricidella Societa italiana delle storiche, e partecipa all’organizzazione della Scuo-la estiva di tale Societa; con Teresa Bertilotti ha curato di recente Il femmini-smo degli anni Settanta (Roma, Viella, 2005).

Francesca Serra svolge attivita didattica e di ricerca presso il Diparti-mento di Italianistica della Facolta di Lettere e Filosofia dell’Universita di Fi-renze. E autrice di Calvino e il pulviscolo di Palomar (Firenze, Le Lettere,1996), Casanova autobiografo (Venezia, Marsilio, 2001), Galleria Palazzeschi(Fiesole, Cadmo, 2005) e Calvino (Roma, Salerno, 2006).

Simonetta Soldani insegna Storia contemporanea all’Universita di Firen-ze. Fa parte del collegio dei docenti del dottorato in Studi storici dell’eta mo-derna e contemporanea e della direzione di «Passato e presente». E tra lefondatrici della Societa italiana delle storiche. Negli ultimi vent’anni si e oc-cupata di storia delle donne negli anni del Risorgimento e della costruzionedell’Italia unita (Donne della nazione. Presenze femminili nell’Italia del Qua-rantotto, «Passato e presente», 1999, n. 46; Patrie e appartenenze, numeromonografico di «Genesis», 2001, n. 1, curato con Maura Palazzi e Raffaella

20

COLLABORATORI E COLLABORATRICI 623

Sarti; Il Risorgimento delle donne, in Il Risorgimento, a cura di Alberto M.Banti e Paul Ginsborg, Storia d’Italia. Annali, 22, Torino, Einaudi, 2007).In particolare, lo sguardo si e appuntato sulle dinamiche di quelle ‘‘nuoveprofessioni’’ – dall’insegnamento al giornalismo – che hanno marcato la no-vita della presenza delle donne nella cultura dell’eta contemporanea. In que-st’ambito ha curato un volume su L’educazione delle donne. Scuole e modellidi vita femminile nell’Italia dell’800 (Milano, Angeli, 1989), saggi sulla nasci-ta della ‘‘professione’’ di maestra elementare (ad es. Maestre d’Italia, in Il la-voro delle donne, a cura di Angela Groppi, Roma-Bari, Laterza, 1996) e sulrapporto con i giornali e l’attivita giornalistica, curando con Silvia Franchiniil volume su Donne e giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere(Milano, Angeli, 2004).

Luisa Tasca, laureata a Venezia, ha conseguito il dottorato in Storia e ci-vilta all’Istituto Universitario Europeo con una tesi sui manuali di comporta-mento nell’Ottocento italiano che e poi confluita nel volume Galatei. Buonemaniere e cultura borghese nell’Italia dell’Ottocento (Firenze, Le Lettere,2004). Ha usufruito di borse di studio presso l’Ecole des hautes etudes ensciences sociales di Parigi, l’Internationales Forschungszentrum Kulturwissen-schaften di Vienna e l’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento, e pubblicatosaggi in riviste e volumi miscellanei. Attualmente insegna materie letterarie nel-la scuola secondaria e sta lavorando a un volume sulle autobiografie italianedell’Ottocento.

Roberta Turchi e docente di Letteratura Italiana presso la Facolta diScienze della Formazione dell’Universita di Firenze. Il Settecento e unodei suoi ambiti di ricerca privilegiati, con particolare riguardo alle scrittureper il teatro – da Carlo Goldoni, a Pietro Verri e Vittorio Alfieri – e recen-temente anche alla letteratura periodica. Un suo ampio contributo sulla«Toelette» e uscito nel numero monografico del 2002 di «Studi italiani», de-dicato ai Periodici fiorentini del Settecento.

624 COLLABORATORI E COLLABORATRICI

INDICE DELLE TESTATE SCHEDATE*

A Te, Dirigente!, Firenze (139), 515-521Abeille Florentine (L’), Firenze (61), 273-

275Aiuti Fraterni, Pisa (152), 560-562Alba (L’), Firenze, poi Torino (77), 323-

326Alba Libertaria (L’), Pontremoli, Massa

Carrara (95), 401-403Almanacco Annuario della Donna Italiana,

Firenze (153), 562-568Almanacco del Bel Sesso (Ciardetti), v. Al-

manacco Femminile (17), 135-136Almanacco del Bel Sesso (Piatti), Firenze

(18), 136Almanacco del Buon Gusto, Firenze (12),

120-121Almanacco del Piacere, Firenze (7), 113Almanacco della Donna Italiana, Firenze

(103), 416-436Almanacco delle Dame (Bartolini), Firenze

(30), 158-164Almanacco delle Dame (Canale), Firenze

(67), 294-295Almanacco delle Dame (Chiari), Firenze

(19), 137-144Almanacco delle Dame (Del Poggetto e

Martinez), Firenze (36), 186-187Almanacco delle Dame (Giolli), Firenze

(35), 181-186

Almanacco delle Dame (Piazzini), Firenze(33), 172-173

Almanacco delle Dame (Socci), Firenze(43), 207-213

Almanacco delle Dame (Volpini), Firenze(21), 144-149

Almanacco delle Giocondine pei Bimbi d’I-talia, v. Almanacco delle Giocondine(160)

Almanacco delle Giocondine, Firenze(160), 577-578

Almanacco Femminile, Firenze (17), 135-136

Almanacco per le Dame (Borghi), Firenze(27), 152-154

Almanacco per le Donne Italiane, Empoli,poi Firenze (81), 348-349

Amica della Maestra Italiana (L’), Firenze(62), 275-278

Amico dei Fanciulli (L’), Firenze, poi Roma(140), 522-524

Amico della Famiglia (L’), Firenze (52),244-246

Anfora (L’), Livorno (119), 464-468Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘Ange-

lica Palli Bartolommei’’ di Livorno, Li-vorno (133), 495-496

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘Gino

* Le pagine qui indicate rimandano alla scheda, il cui numero e riportato traparentesi.

Capponi’’ in Firenze, Firenze (112), 451-452

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘L.A.Paladini’’ in Lucca, Lucca (113), 452-454

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘S. Ca-terina da Siena’’ in Siena, Siena (114),454-456

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘TeresaCiamagnini Fabroni’’ Grosseto, Grosse-to (109), 447-448

Annuario del R. Istituto Superiore di Magi-stero Femminile in Firenze, Firenze(102), 415-416

Annuario della R. Scuola Complementare‘‘Lucrezia Mazzanti’’, Firenze, Firenze(118), 463-464

Antologia Femminile per le Donne e leGiovinette Italiane, Camaiore, Lucca(70), 302-304

Arte Italiana della Moda (L’), Firenze(131), 489-491

Arte Mediterranea, Firenze (147), 544-546Arte Nuova nel Disegno da Ricamo (L’),

Pistoia (83), 352-354Associazione Fascista Femminile, Livorno

(158), 575Atleta Italiano (L’), Firenze (116), 457-459Augurio Felice, Firenze (14), 125-126

Beata Gemma Galgani e il suo Santuario inLucca (La), v. La Venerabile GemmaGalgani e il Monastero delle Passionistedi Lucca (146)

Bethania (1931-1936), Pistoia (136), 499-503

Bethania (1939-1943), Pistoia (161), 578-580

Biblioteca Galante, Firenze (2), 101-106Bollettino degli Studi Inglesi in Italia, Fi-

renze (141), 524-526Bollettino del Lyceum di Firenze, v. Bullet-

tino del Lyceum di Firenze (94)Bollettino dell’Istituto Gualandi per Sordo-

muti e Sordomute, Firenze (120), 468-471

Bollettino della Sezione Senese del C.N.D.I.,Siena (117), 460-463

Bollettino Diocesano della Gioventu Fem-minile Cattolica, Arezzo (122), 472

Bollettino Parrocchiale di S. Maria CorteOrlandini, Lucca (126), 478-480

Bullettino del Lyceum di Firenze, Firenze(94), 393-401

Calendario per le Dame, Firenze (15), 126Capinera (La), Livorno (75), 318-320Casa Moderna (La), Livorno (110), 448-

450Cavalier Servente (Il), Firenze (8), 113-117Colonie Femminili, Lucca (100), 411-413Comoedia, Firenze (96), 403-405Cordelia, Firenze, poi Cento, Ferrara, poi

altro (63), 278-286Cornelia, Firenze (49), 228-234Corrier delle Dame (Il), v. Corriere delle

Dame e dei Teatri (Il) (38)Corriere della Moda (Il), Firenze (58), 265-

267Corriere della Moda, v. Corriere della Mo-

da (Il) (58)Corriere delle Dame e dei Teatri (Il), Firen-

ze (38), 188-193Cultura Italica, Firenze (127), 480-482

Domenica in Famiglia (La), Pistoia (72),307-309

Donna (La), Firenze (54), 257-259Donna Fiorentina (La), Firenze (86), 358-

359Donna Italiana (La), Siena-Roma (69), 299-

302Donna Italiana, v. Almanacco della Donna

Italiana (103)Donna Pistoiese (La), Pistoia (163), 582-583Donne Italiane. Almanacco, v. Almanacco

Annuario della Donna Italiana (153)

Eco del Santuario di Piombino e OpereAnnesse (L’), Piombino, Livorno (121),471-472

Eco della Moda (L’), Firenze (44), 213-216Eco di S. Giuliana (L’), Pistoia (164), 583-

584Educatrice Italiana (La), Firenze (42), 202-

207Elegante Fiorentino (L’), Firenze (25), 151-

152Emporio delle Famiglie (L’), Firenze (55),

259-261

626 INDICE DELLE TESTATE SCHEDATE

Famiglia (La), Firenze (48), 224-228Fascio Femminile (Il), Livorno (156), 572Figli d’Italia (I), Firenze (137), 503-509Figurini delle Mode, Firenze (3), 106Filato per Maglieria e Ricamo (Il), Firenze

(128), 482-484Fiore delle Mode, Livorno (37), 187Fiorita (La), Firenze (104), 436-439Flora delle Mode, Firenze (28), 154-156Flora Moderna, Montevarchi, Arezzo, poi

Montevarchi-Roma (85), 355-358Florence Mail. Weekly Review (The), Fi-

renze (107), 441-444Folletto (Il), Firenze (31), 164-171Fortitudo, Firenze (108), 445-446

Gam. Cose di Moda, Firenze (150), 553-557

Garofano Bianco (Il), Livorno (82), 349-352

Gazzetta Italiana delle Levatrici, Siena, poiModena, poi Milano (93), 389-392

Giardino Fiorito (Il), Sanremo, Imperia(138), 509-515

Giornale dei Bambini (Il), Firenze (74),314-318

Giornale dei Fanciulli, Lucca (29), 156-158Giornale del Bel Sesso, Firenze (9), 118-

119Giornale delle Dame, Firenze (4), 107-110Giornale delle Dame, Firenze, poi Lucca,

poi Firenze, poi Lucca (16), 127-135Giornale delle Mode, Firenze (5), 110-111Giornale di Mode e di Aneddoti, Firenze

(13), 121-125Giornale di Tutte le Signore (Il), Livorno

(87), 360-363Giornaletto del bel Sesso o sia Nuovo Al-

manacco della Tranquillita, Firenze(10), 119

Giosue Borsi, Firenze (97), 405-406Gioventu Operosa, Lucca (165), 584-586Giovinezza Nostra, Firenze (134), 497-499

Humana, Firenze (142), 526-530

«Ida Baccini», Firenze (90), 366-377Idea della Moda (L’), Firenze (154), 568-

571In Charitas Unitas, Pistoia (111), 450-451

Italian Mail (The), v. The Florence Mail.Weekly Review (107)

Italian Mail. The Florence Mail (The), v.The Florence Mail. Weekly Review (107)

Letture per le Giovinette, Torino (66), 292-294

Libri per la Scuola, Firenze (166), 586-588Life and Culture, Firenze (123), 472-475«Lilia Agri», Siena (143), 530-535Loto (Il), Firenze (132), 491-495Lucciole (Le), Torino, poi Firenze (148),

546-548Luce del Popolo, Pistoia (124), 475-476Lumen et Vinculum, Firenze, poi Roma

(144), 535-538Lunarino delle Dame, Firenze (23), 150Lunario alla Moda dedicato alle Dame, v.

Lunario alla Moda (6)Lunario alla Moda, Firenze (6), 111-112Lyceum di Firenze. Bollettino Mensile, v.

Bullettino del Lyceum di Firenze (94)

Madre Cristiana (La), Siena (51), 238-244Madre di Famiglia e la Maestra Elementare

Italiana (La), Bibbiena, Arezzo (50), 234-238

Maestra Elementare Italiana (La), Firenze(53), 246-257

Mammola (La), Firenze (68), 295-299Margherita (La), Livorno (59), 267-270Matelda, Firenze, poi Padova, poi Pistoia,

poi Alba, Cuneo (91), 377-384Matinees Italiennes (Les), Firenze (47),

220-224Messaggero delle Donne Italiane (Il), v.

Messaggiero delle Dame (Il) (34)Messaggero delle Italiane, v. Messaggiero

delle Dame (Il) (34)Messaggero delle Mode (Il), Firenze (24),

150Messaggero delle Mode (Il), v. Giornale

delle Dame (16)Messaggero delle Mode, Firenze (32), 171-

172Messaggiero d’Amore (Il), Firenze (11),

119-120Messaggiero delle Dame (Il), Firenze (34),

173-181

INDICE DELLE TESTATE SCHEDATE 627

Messaggiero delle Dame (Il), v. Giornaledelle Dame (16)

Moda (La), Firenze (26), 152Moda d’Oggi (La), Firenze (115), 456-457Moda del Giorno (La), Firenze (92), 384-

389Modista Elegante (La), Firenze (76), 320-

321Montessori, Roma-Firenze (145), 539-541

Noi Donne, edizione della Toscana (168),589-591

Nonno (Il), Firenze (60), 270-272«Nostra Carita... (La)», Pistoia (101), 413-

414Nuova Maestra Elementare Italiana (La),

Firenze (64), 286-289Nuovo Almanacco del Genio, Firenze (20),

144

Opera Montessori, v. Montessori (145)Ora Nostra (L’), Livorno (105), 439-440

P.N.F. Bollettino delle Massaie Rurali dellaProvincia di Pistoia, Pistoia (155), 571-572

Paniere da Lavoro (Il), Firenze (46), 219-220

Petit Courier des Dames, Firenze, poi Luc-ca, poi Firenze (22), 149

Phoenix (The), Firenze (57), 263-265Piccole Voci di Val di Magra, Pontremoli,

Massa Carrara (125), 476-478Polimazia di Famiglia, Firenze (39), 193-197Primizie di Moda, Firenze (157), 573-574Prisma. Emporio delle Famiglie (Il), Pisa

(65), 290-292Pro Mutis, v. Bollettino dell’Istituto Gua-

landi per Sordomuti e Sordomute (120)

Quaderni di Moda, Firenze (98), 407

Raduno (Il), Firenze (167), 588-589Rassegna Femminile (La), Firenze (79),

329-331Rassegna Nazionale, Roma-Firenze, poi Ro-

ma (129), 484-486

Religione e Patria, Firenze, poi Pistoia (71),305-307

Revue du Nord, Firenze, poi Roma (84),354-355

Ricamo Illustrato (Il), Marina di Massa,Massa Carrara (149), 548-553

Risveglio (Il), Siena (99), 407-411Romito (Il), Livorno (40), 197-200

Santa Gemma Galgani e il suo Santuario inLucca, v. Venerabile Gemma Galgani e ilMonastero delle Passioniste di Lucca(La) (146)

Serate Italiane (Le), Firenze (73), 310-314Settimana dei Ragazzi (La), Firenze (169),

591-596Societa Nazionale di Patronato e Mutuo

Soccorso per Giovani Operaie (sede diSiena), Siena (88), 363-364

Speranza, Firenze (130), 487-489Stella Maris, Siena, poi Livorno, poi Firen-

ze, poi Livorno (78), 326-329Studi Inglesi, v. Bollettino degli Studi Ingle-

si in Italia, Firenze (141)Suore Calasanziane e l’Opera Loro (Le), Fi-

renze (162), 581-582

Tesoro dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Il),Firenze (41), 201-202

Toelette (La), Firenze (1), 97-101Toilette (La), Firenze (106), 440-441

Venerabile Gemma Galgani e il Monasterodelle Passioniste di Lucca (La), Vinchia-na, Lucca (146), 542-544

Veni Sancte Spiritus, Lucca (135), 499Ventennio, Firenze (159), 575-577Via dell’Impero, Pisa (151), 557-560Viola del Pensiero (La), Firenze (56), 261-

263Voce del C.I.F. (La), Lucca (170), 596Voce dell’Operaia (La), Firenze (89), 364-

366Voce della Carita (La), Siena (80), 331-348Voce delle Donne (La), Parma, poi Firenze

(45), 216-218

628 INDICE DELLE TESTATE SCHEDATE

INDICE GENERALE DELLE TESTATE

A Te, Dirigente!, Firenze, 29n, 82n, 515-521

Abeille Florentine (L’), Firenze, 28n, 64n,273-275

Acropoli, Firenze, 384Aiuti Fraterni, Pisa, 29n, 560-562Alba (L’), Firenze, poi Torino, 27n, 73,

323-326Alba Libertaria (L’), Pontremoli, 28n, 401-

403Ali, Torino, poi Firenze, 324Almanacco Annuario della Donna Italiana,

Firenze, 25, 85, 417, 419, 422, 425,435, 442, 443, 562-568

Almanacco del Bel Sesso (Ciardetti), v. Al-manacco Femminile

Almanacco del Bel Sesso (Piatti), Firenze,114, 136

Almanacco del Buon Gusto, Firenze, 114,120, 121

Almanacco del Piacere, Firenze, 113, 114,118

Almanacco della Donna Italiana, Firenze,18n, 25, 40, 41 e n, 47, 84, 85n, 369,412, 416-436, 486, 562, 563

Almanacco delle Dame (Bartolini), Firenze,138, 158-164, 173, 187, 209

Almanacco delle Dame (Birindelli), Firen-ze, 153, 173

Almanacco delle Dame (Campolmi), Firen-ze, 187

Almanacco delle Dame (Canale), Firenze,294, 295

Almanacco delle Dame (Chiari), Firenze,137-144, 145-147, 149, 153, 161, 173,187, 209, 295

Almanacco delle Dame (Del Poggetto eMartinez), Firenze, 186, 187

Almanacco (Lunario) delle Dame (Galletti),Firenze, 153, 173

Almanacco delle Dame (Giolli), Firenze,161, 181-187, 209

Almanacco delle Dame (Pagani), Firenze,45n, 112, 173

Almanacco delle Dame (Passigli), Firenze,186

Almanacco delle Dame (Piazzini), Firenze,172, 173

Almanacco delle Dame (Socci, poi Brusco-li), Firenze, 60, 146, 149, 161, 207-213,263, 272, 295

Almanacco delle Dame (Volpini), Firenze,25n, 140, 141, 144-149, 161, 173, 186,187, 209

Almanacco delle Giocondine pei Bimbi d’I-talia, v. Almanacco delle Giocondine

Almanacco delle Giocondine, Firenze, 80,577, 578

Almanacco Femminile, Firenze, 135, 136Almanacco Italiano, Firenze, 418Almanacco per le Dame (Borghi), Firenze,

152-154, 173Almanacco per le Dame (Societa Tipografi-

ca), Firenze, 154Almanacco per le Donne Italiane, Empoli,

poi Firenze, 66n, 348, 349

Almanacco Politico Italiano, Firenze, 122Almanach Heraldique et Drolatique, Paris,

291Amica della Maestra Italiana (L’), Firenze,

64n, 247, 275-278Amico dei Fanciulli (L’), Firenze, poi Ro-

ma, 522-524Amico della Famiglia (L’), Firenze, 22n,

244-246Anfora (L’), Livorno, 80, 81n, 329, 464-468Anfora Francescana (L’), v. L’AnforaAnnales des Arts et Manufactures, Paris,

124Annali di Arti e Manifatture, v. Annales des

Arts et ManufacturesAnnali Universali di Statistica, Milano, 177Annuario Bibliografico Italiano, 166Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘Ange-

lica Palli Bartolommei’’ di Livorno, Li-vorno, 495, 496

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘GinoCapponi’’ in Firenze, Firenze, 451, 452

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘L.A.Paladini’’ in Lucca, Lucca, 452-454

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘S. Ca-terina da Siena’’ in Siena, Siena, 454-456

Annuario del R. Istituto Magistrale ‘‘TeresaCiamagnini Fabroni’’, Grosseto, 447,448

Annuario del R. Istituto Superiore di Magi-stero Femminile in Firenze, Firenze, 415,416

Annuario della Nobilta Italiana, Pisa, poiBari, 291

Annuario della R. Scuola Complementare‘‘Lucrezia Mazzanti’’, Firenze, 463, 464

Annuario della Stampa Italiana, Milano,poi Roma, 69n, 303, 305, 307, 313,316, 319, 411, 442, 443, 472, 487, 549,554, 568, 597

Antologia, Firenze, 46, 47, 129Antologia Femminile per le Donne e le

Giovinette Italiane, Camaiore, 68n,302-304

Antologia per i Giovani Italiani e per il Po-polo, Roma, 303

Aquilotti d’Italia, Roma, 588Arte Italiana della Moda (L’), Firenze, 78n,

489-491Arte Mediterranea, Firenze, 544-546

Arte Nuova nel Disegno da Ricamo (L’),Pistoia, 352-354

Arte Ostetrica (L’), v. Giornale per le Leva-trici

Artiglio (L’), Lucca, 526Associazione Fascista Femminile, Livorno,

575Atleta Italiano (L’), Firenze, 22n, 457-459Augurio Felice, Firenze, 125, 126Aurora (L’), Modena, 253Avanti! della Domenica, Roma, 331Avvenire d’Italia (L’), Bologna, 344, 351,

518Avventuroso (L’), Firenze, 548Azione Muliebre, Milano, 328, 383

Babilonia, Firenze, 299Beata Gemma Galgani e il suo Santuario in

Lucca (La), v. La Venerabile GemmaGalgani e il Monastero delle Passionistedi Lucca

Bel Sesso (Il), Firenze, 173, 183Bethania (1931-1936), Pistoia, 29n, 81n,

499-503Bethania (1939-1943), Pistoia, 30n, 81n,

578-580, 583Biblioteca Galante, Firenze, 28n, 43, 45n,

101-106, 110, 115Biblioteca Italiana, Milano, 129Bibliotheque Britannique, Geneve, 124Bollettino degli Studi Inglesi in Italia, Fi-

renze, 84, 524-526Bollettino del Lyceum di Firenze, v. Bullet-

tino del Lyceum di FirenzeBollettino dell’Istituto Gualandi per Sordo-

muti e Sordomute, Firenze, 22n, 468-471Bollettino della Sezione Senese del

C.N.D.I., Siena, 460-463Bollettino della Societa Bolognese delle Le-

vatrici, Bologna, 391Bollettino Diocesano della Gioventu Fem-

minile Cattolica, Arezzo, 472Bollettino Parrocchiale di S. Maria Corte

Orlandini, Lucca, 478-480Bullettino del Lyceum di Firenze, Firenze,

22n, 40, 75, 393-401

Caffe (Il), Brescia, poi Milano, 98Calendario per le Dame, Firenze, 126Capinera (La), Livorno, 65n, 318-320

630 INDICE GENERALE DELLE TESTATE

Capitan Fracassa, Roma, 269Casa Moderna (La), Livorno, 448-450Cavalier Servente (Il), Firenze, 113-117Civilta Cattolica (La), Napoli, poi Roma,

55, 76, 206Colonie Femminili, Lucca, 411-413Comoedia, Firenze, 403-405Cordelia, Firenze, poi Cento, 12, 40, 63-66,

67-70 e n, 71, 72, 76, 212, 278-286, 308,314, 315, 318, 331, 367, 370, 371, 381,416, 420, 547, 577

Cornelia, Firenze, 58, 59, 61, 63 e n, 228-234, 248, 255, 297

Corrier delle Dame (Il), v. Il Corriere delleDame e dei Teatri

Corriere. Giornale delle Famiglie (Il), Pi-stoia, 307

Corriere dei Piccoli, Milano, 588, 594Corriere dei Ragazzi, Firenze, 593, 596Corriere dei Teatri (Il), v. Il Corriere dei

Teatri e delle ModeCorriere dei Teatri e delle Mode (Il), Firen-

ze, 189, 190Corriere della Moda (Il), Firenze, 265-267Corriere della Moda, v. Corriere della Mo-

da (Il)Corriere delle Dame e dei Teatri (Il), Firen-

ze, 54, 188-193, 214Corriere delle Dame, Milano, 46, 122, 124,

125, 170Country Life, Uk, 510Courrier des Modes de Paris (Le), v. L’Ele-

gante FiorentinoCrepuscolo (Il), Milano, 196Crociato (Il), Milano, 54Cronaca Rosa, Pescia, 21nCronache Letterarie (Le), Firenze, 384Cultura Italica, Firenze, 480-482Cuore e Pensiero, Torino, 53n

Difesa del Popolo (La), Livorno, 439Difesa Religiosa e Sociale (La), Pistoia, 306Difesa Sociale, Roma, 530Diritti della Scuola (I), Milano-Roma, poi

Roma, 370, 421Domenica dei Fanciulli (La), Torino, 593Domenica in Famiglia (La), Pistoia, 66n,

307-309Donna (La), Firenze, 60, 232, 257-259Donna (La), Genova, 53n

Donna (La), Padova, poi Venezia, poi Bolo-gna, 28n, 57, 69, 212, 227, 255, 262, 286,298

Donna (La), Torino, poi Roma, 84, 417,418, 547

Donna e la Famiglia (La), Genova, 205,262, 303, 304

Donna Fascista (La), Roma, 530Donna Fiorentina (La), Firenze, 30n, 40, 75

e n, 358, 359Donna Italiana (La), Rapallo, 255Donna Italiana (La), Roma, 421, 486Donna Italiana (La), Siena-Roma, 66, 299-

302Donna Italiana, v. Almanacco della Donna

ItalianaDonna Mazziniana (La), 567Donna Pistoiese (La), Pistoia, 582, 583Donne Italiane. Almanacco, v. Almanacco

Annuario della Donna ItalianaDroit des Femmes (Le), Paris, 230

Eclettica, Firenze, 545, 546Eco (L’), Milano, 155Eco dei Teatri (L’), v. L’Eco dei Teatri, del-

le Arti, dell’Industria e del CommercioEco dei Teatri, delle Arti, dell’Industria e

del Commercio (L’), Firenze, 159Eco del Santuario di Piombino e Opere

Annesse (L’), Piombino, 471, 472Eco dell’Orfanotrofio (L’), Marina di Mas-

sa, 551Eco della Moda (L’), Firenze, 56, 213-216,

219, 220Eco di S. Giuliana (L’), Pistoia, 583, 584Economia Domestica (La), Torino, 225Educatrice Italiana (La), Firenze, 54 e n,

55n, 56, 195, 202-207Educazione (L’), Siena, 22nEffemeridi Chimico-Mediche, Milano, 124Effeta, Bologna, 468Elegante Fiorentino (L’), Firenze, 27n, 49,

132, 151, 152Emporio delle Famiglie (L’), Firenze, 259-

261Enrico Pestalozzi, Milano, 262Envolee (L’), ed. it. dell’omonimo periodi-

co edito a Bordeaux, 356Europa Letteraria, Venezia, 44, 99Eva Redenta (L’), Torino, 53n

INDICE GENERALE DELLE TESTATE 631

Famiglia (La), Firenze, 57, 224-228Farfalla dell’Arno (La), [Firenze], 131Fascio Femminile (Il), Livorno, 572Fate, Regine e Spiriti, Mantova-Firenze, 296,

299Favilla (La), Trieste, 179Felsineo (Il), Bologna, 179Ferruccio (Il), Pistoia, 30n, 571, 582Fiamma Viva, Milano, 383Fieramosca, Firenze, 20nFigli d’Italia (I), Firenze, 79 e n, 503-509Figurini delle Mode, Firenze, 45, 106Filato per Maglieria e Ricamo (Il), Firenze,

482-484Fiore delle Mode, Livorno, 51n, 187Fiorita (La), Firenze, 436-439Flora delle Mode, Firenze, 49, 132, 154-

156, 171Flora Moderna, Montevarchi, poi Monte-

varchi-Roma, 355-358Flora. Ragguagli di Mode e di Amena Let-

teratura, v. Flora delle ModeFlorence Mail. Weekly Review (The), Fi-

renze, 441-444Follet (Le), Paris, 155, 156, 167, 170Folletto (Il), Firenze, 30n, 49 e n, 51, 54,

152, 155, 164-171, 189, 623Fortitudo, Firenze, 445, 446Frate Francesco, Roma, 347Fronde (La), Paris, 335, 336

Gam. Cose di Moda, Firenze, 553-557Garofano Bianco (Il), Livorno, 76, 349-352Gazzetta d’Italia, Firenze, 229, 268Gazzetta del Mezzogiorno, Bari, 486Gazzetta del Serchio, Lucca, 596Gazzetta di Bologna, Bologna, 123Gazzetta di Firenze, Firenze, 15, 24n, 89,

112, 121, 126, 132, 135, 136, 138-140,144, 145, 154, 155, 159-161, 173, 186

Gazzetta Italiana delle Levatrici, Siena, poiModena, poi Milano, 389-392

Gazzetta Nazionale della Liguria, Genova,123

Gazzetta Universale, Firenze, 15, 24n, 45n,89, 102, 103, 106, 107, 110-115, 117-120, 125, 126

Giardino Fiorito (Il), Sanremo, 27n, 509-515

Giornale Araldico, Genealogico e Diploma-

tico, v. Giornale Araldico, Genealogico eDiplomatico Italiano

Giornale Araldico, Genealogico e Diploma-tico Italiano, Fermo, poi Pisa, poi Bari,291

Giornale de’ Letterati, Pisa, 124Giornale degli Apologisti della Religione

Cattolica, Firenze, 132Giornale dei Bambini (Il), Firenze, 28n, 65,

70, 314-318, 370, 416Giornale dei Fanciulli, Lucca, 156-158Giornale dei Fanciulli, Milano, 315Giornale del Bel Sesso, Firenze, 114, 118,

119Giornale del Dipartimento dell’Arno, Fi-

renze, 24n, 128Giornale del Genio, Firenze, 48, 49, 127-

129, 144Giornale della Donna (Il), Roma, 421, 429Giornale della Societa, Firenze, 128Giornale delle Arti e delle Industrie, Tori-

no, 225Giornale delle Dame e delle Mode di Fran-

cia, Milano, 115Giornale delle Dame, Firenze (1781), 18n,

29n, 43, 107-110, 115, 131Giornale delle Dame, Firenze, poi Lucca,

poi Firenze, poi Lucca (1824-), 11, 39 en, 49, 108, 127-135, 150, 175

Giornale delle Mode, Firenze, 45, 110, 111Giornale delle Nuove Mode di Francia e

d’Inghilterra, v. Giornale delle Dame edelle Mode di Francia

Giornale di Commercio, d’Industria, Tea-tri, Varieta, Bibliografia ed Avvisi, Firen-ze, 48, 150, 160, 165, 166, 167

Giornale di Commercio, v. Giornale diCommercio, d’Industria, Teatri, Varieta,Bibliografia ed Avvisi

Giornale di Lucca Politico Letterario, Luc-ca, 132

Giornale di Mode e di Aneddoti, Firenze,39n, 45, 114, 120-125, 130

Giornale d’Italia (Il), Roma, 351Giornale di Tutte le Signore (Il), Livorno,

65n, 75, 360-363Giornale Enciclopedico di Letteratura Ita-

liana e Oltramontana, Firenze, 107Giornale Euganeo, Padova, 180, 181

632 INDICE GENERALE DELLE TESTATE

Giornale Fiorentino Istorico-Politico Lette-rario, Firenze, 108

Giornale per i Bambini, Roma, 315Giornale per le Levatrici, Milano, 390Giornale Privilegiato di Lucca Politico Let-

terario, v. Giornale di Lucca PoliticoLetterario

Giornaletto del Bel Sesso o sia Nuovo Al-manacco della Tranquillita, Firenze, 119

Giornaletto di Mode e di Galanteria, [Fi-renze], 125

Giornalino della Domenica (Il), Firenze,318, 547, 588, 593

Giosue Borsi, Firenze, 22n, 405, 406Giovane (La), Torino, 324Giovane Sardegna, Roma, 567Gioventu Operosa, Lucca, 584-586Giovine Europa, Milano, 376Giovinezza Nostra, Firenze, 83n, 497-499Gnosi, Torino, 491Gondoliere (Il), Venezia, 172, 179Guida degli Scolari (La), Torino, 272Guida dell’Educatore, Firenze, 179, 235

Humana, Firenze, 526-530

«Ida Baccini», Firenze, 65, 69n, 71n, 366-377, 577

Idea della Moda (L’), Firenze, 568-571Illustrazione Popolare (L’), Milano, 312Illustrazione Toscana, Firenze, 547In Charitas Unitas, Pistoia, 450, 451Indicatore Fiorentino per l’anno 1848 (L’),

Firenze, 166, 170, 599Indicatore Generale della Citta e della Pro-

vincia di Firenze, Firenze, 273, 274, 367,599

Insegnante Elementare Italiano (L’), Firen-ze, 247, 289

Istruzione e Civilta, Firenze, 225Italia Femminile (L’), Milano, 330Italian Mail. The Florence Mail (The), v.

The Florence Mail. Weekly ReviewItalian Mail (The), v. The Florence Mail.

Weekly ReviewItalian Mail and Tribune (The), v. The Flo-

rence Mail. Weekly ReviewItalian Press (The), Firenze, poi Roma, 441

Journal de Paris, Paris, 123

Journal de Physique, Paris, 124Journal des Dames et des Modes (Le), Pa-

ris, 122, 155

Lavoratrice (La), Torino, 351, 363Letture di Famiglia, Firenze, 210, 270Letture di Famiglia, Torino, 179, 225Letture per le Giovinette, Torino, 68n, 292-

294Letture Popolari, Torino, 177, 179, 180, 225Libero Pensiero (Il), Milano, 233Libertario (Il), La Spezia, 402, 403Libri per la Scuola dell’Ordine Elementare,

Firenze, 587Libri per la Scuola, Firenze, 586-588Lidel, Milano, 420Life and Culture, Firenze, 83, 472-475‘‘Lilia Agri’’, Siena, 80, 487, 530-535Loto (Il), Firenze, 491-495Lucciole (Le), Firenze, 546-548Luce del Popolo, Pistoia, 475, 476Lumen et Vinculum, Firenze, poi Roma,

29n, 83n, 499, 535-538Lumen, Chieti, poi Arezzo, poi L’Aquila,

poi Roma, 28nLunarino delle Dame, Firenze, 150Lunario alla Moda dedicato alle Dame, v.

Lunario alla ModaLunario alla Moda, Firenze, 45, 111-114,

118, 173Lunario per le Dame, v. Almanacco delle

Dame (Pagani)Lupa (La), Firenze, 384Lyceum di Firenze. Bollettino mensile, v.

Bullettino del Lyceum di Firenze

Madre Cristiana (La), Siena, 18n, 65, 238-244

Madre di Famiglia e la Maestra ElementareItaliana (La), Bibbiena, 58, 59, 234-238,247, 248

Maestra Educatrice (La), Torino, poi Lec-ce, 271

Maestra Elementare Italiana (La), Firenze,59 e n, 64n, 68n, 238, 246-257, 262,271, 275, 276, 287

Mamma, Rocca S. Casciano, 28nMammola (La), Firenze, 64n, 295-299Mammola. La Violette (La), v. La Mam-

mola

INDICE GENERALE DELLE TESTATE 633

Margherita (La), Livorno, 65n, 267-270Margherita, Milano, 268Marzocco (Il), Firenze, 212, 359, 372, 592Matelda, Firenze, poi Padova, poi Pistoia,

poi Alba, 72 e n, 76 e n, 377-384Matinees d’Aix (Les), Aix-Les-Bains, 221Matinees Italiennes (Les), Firenze, 57, 220-

224Mercure Galant (Le), Paris, 98Messaggero delle Donne Italiane (Il), v. Il

Messaggiero delle Dame, LuccaMessaggero delle Italiane (Il), v. Il Messag-

giero delle Dame, LuccaMessaggero delle Mode (Il), Firenze (1831-),

132, 150, 166Messaggero delle Mode (Il), v. Giornale

delle Dame (1824-)Messaggero delle Mode, Firenze (1835-),

133, 134, 171, 172Messaggero (Il), Roma, 92Messaggiero d’Amore (Il), Firenze, 119, 120Messaggiero delle Dame (Il) (Balatresi), v.

Giornale delle Dame (1824-)Messaggiero delle Dame (Il), Lucca, 12,

18n, 49, 51, 52n, 127, 134, 135, 173-181Missione della Donna (La), Alba, 253, 272Moda (La), Firenze, 49, 152, 166Moda (La), Venezia, 172Moda d’Oggi (La), Firenze, 456, 457Moda del Giorno (La), Firenze, 75, 384-389Mode (La), Paris, 155, 166Moderna Ricamatrice (La), Milano, 216Moderna Ricamatrice e il Monitore delle

Sarte (La), Milano, 216Modes Parisiennes (Les), Paris, 174Modista Elegante (La), Firenze, 66n, 320,

321Mondo Elegante (Il), Torino, 272Monitore, Treviso, 227Monitore delle Sarte (Il), Milano, 216Monitore Napolitano, Napoli, 123Monitore Toscano, Firenze, 24n, 49n, 140,

146, 170, 184, 187, 201Montessori, Roma-Firenze, poi Roma, 539-

541

Nazione (La), 84 e nNoi Donne, edizione della Toscana, 29n,

589-591Nonno (Il), Firenze, 210, 270-272

«Nostra Carita... (La)», Pistoia, 413, 414Notizie Letterarie, Firenze, 97, 101Novelle Letterarie, Firenze, 42, 43 e n, 97,

98, 101, 102, 110Novita (La), Milano, 214Nuova Antologia, Firenze, poi Roma, 297,

348Nuova Maestra Elementare Italiana (La),

Firenze, 64n, 247, 286-289Nuova Scuola Italiana (La), Firenze, 505,

508Nuovo Almanacco del Genio, Firenze, 144Nuovo Giornale delle Mode, [Firenze], 111

Occhialetto (L’), Napoli, 268,Opera Montessori, v. MontessoriOpera Nazionale Montessori, Roma, 541Ora Nostra (L’), Livorno, 439, 440Ora Presente (L’), Roma, 306Orizzonti, [Firenze], 544Osservatore Livornese (L’), Livorno, 187Osservatore Romano (L’), Roma, poi Citta

del Vaticano, 351

Pagine di Natale, Firenze, 577Paniere da Lavoro (Il), Firenze, 56, 214,

216, 219, 220Parola dei Socialisti (La), Livorno, 350Petit Courier des Dames, Firenze, poi Luc-

ca, poi Firenze, 49, 149Petit Courrier des Dames (Le), Paris, 155,

166, 174Phoenix (The), Firenze, 263-265Piccole Voci di Val di Magra, Pontremoli,

476-478Piccolo Samaritano (Il), 348Pietro Thouar, Firenze, 60n, 210, 248, 303Pioniere, Roma, 596P.N.F. Bollettino delle Massaie Rurali della

Provincia di Pistoia, Pistoia, 30n, 571,572, 582

Polimazia di Famiglia, Firenze, 53, 56n,193-197, 203

Popolo d’Italia (Il), Milano, 528Portafoglio, Firenze, 115Portugal Feminino, Portogallo, 528Pragmalogia Cattolica (La), Lucca, 132Primizie di Moda per i Piccoli, Firenze, 574Primizie di Moda, Firenze, 573, 574

634 INDICE GENERALE DELLE TESTATE

Prisma. Emporio delle Famiglie (Il), Pisa,64, 290-292

Pro Mutis, v. Bollettino dell’Istituto Gua-landi per sordomuti e sordomute

Prose, Napoli, 355

Quaderni della Voce, Firenze, 384, 389Quaderni di Moda, Firenze, 407Queen (The), London, 288

Raduno (Il), Firenze, 588, 589Rassegna Femminile (La), Firenze, 75, 329-

331, 369Rassegna Moderna di Letteratura ed Arte,

Castrocaro, 286Rassegna Nazionale, Firenze, poi Roma,

19n, 372, 421, 484-486Rassegna Settimanale di Politica, Scienze,

Lettere ed Arti, Firenze, poi Roma, 62Regime Fascista (Il), Cremona, 480Religione e Patria, Firenze, poi Pistoia, 66n,

305-307Revolution (The), Usa, 230Revue des Deux Mondes, Paris, 238Revue du Nord, Firenze, poi Roma, 354, 355Ricamo Illustrato (Il), Marina di Massa, 548-

553Ricamo Illustrato (Il), Sarzana, 549, 550Ricreazione (La), Firenze, 278Risveglio (Il), Siena, 77, 407-411, 460Rivista di Archeologia Cristiana, Roma, poi

Citta del Vaticano, 347Rivista Fiorentina, Firenze, 547Rivista Italiana di Scienze, Lettere ed Arti,

Firenze, 546, 547Rivista per le Signorine, Milano, 325Rivista Universitaria, Firenze, 369Roma Letteraria, Roma, 309, 314Romanzo (Il), v. Il Romanzo QuattriniRomanzo Quattrini (Il), Firenze, 384, 388Romito (Il), Livorno, 53, 197-200Rosa (La), Torino, 53n

Santa Gemma Galgani e il suo Santuario inLucca, v. La Venerabile Gemma Galganie il Monastero delle Passioniste di Lucca

Sartina (La), Firenze, 21nScena Illustrata, Firenze, 20n, 529Scienza Pratica (La), Torino, 225Scuola Domenicale (La), Firenze, 522

Scuola Italiana (La), Torino, 272Serate Italiane (Le), Firenze, 65, 310-314Settimana dei Ragazzi (La), Firenze, 29n,

591-596Settimana e Corriere dei Ragazzi (La), Fi-

renze, 596Sistro (Il), Firenze, 19nSocieta Nazionale di Patronato e Mutuo

Soccorso per le Giovani Operaie (sededi Siena), Siena, 363, 364

Sogno d’Arte, Firenze, 369Spectator (The), London, 103Speranza (La), Firenze, 171, 189, 190Speranza, Firenze, 487-489Spione Italiano (Lo), Livorno, 108Stella Maris, Siena, poi Livorno, poi Firen-

ze, poi Livorno, 74, 326-329Studi Inglesi, v. Bollettino degli Studi Ingle-

si in ItaliaSuore Calasanziane e l’Opera Loro (1889-

1939) (Le), Firenze, 581, 582

Taccuino della Moda e del Buon Gusto,Milano, 115

Tesoro dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Il),Firenze, 201, 202

Tesoro delle Famiglie (Il), Milano, 61, 214,216, 217, 220, 272

Toelette (La), Firenze, 7n, 28n, 29, 43 e n,83n, 97-101, 102, 104, 110, 115, 624

Toilette (La), Firenze, 440, 441Topolino, Firenze, 546

Umanesimo e Scienza, Firenze, 305Unita (L’), Firenze, 410

Venerabile Gemma Galgani e il Monasterodelle Passioniste di Lucca (La), Vinchia-na, 542-544

Veni Sancte Spiritus, Lucca, 499Ventennio, Firenze, 575-577Vergine Benincasa (La), Siena, 346Via dell’Impero, Pisa, 78, 557-560Viola del Pensiero (La), Firenze, 60 e n,

68n, 253, 261-263, 272Violette (La), Paris, 297Vita Femminile, Roma, poi Milano, 417, 429Vita Italiana (La), Torino, 269Vittoria Colonna, Padova, poi Padova-Na-

poli, poi Napoli, 286, 330

INDICE GENERALE DELLE TESTATE 635

Vittorioso (Il), Roma, 596Voce del C.I.F. (La), Lucca, 596Voce del Sarto (La), Firenze, 22nVoce dell’Operaia (La), Firenze, 76, 364-

366

Voce della Carita (La), Siena, 18n, 21n, 66,74, 331-348, 461

Voce delle Donne (La), Parma, poi Firenze,57 e n, 171, 216-218

Voix des Femmes (La), Paris, 217

636 INDICE GENERALE DELLE TESTATE

INDICE DEGLI STAMPATORI E DEGLI EDITORI

Ademollo Carlo e C., Tipografia editrice,Firenze, 278

Agnelli, editore, Milano, 308Albizziniana, Stamperia, Firenze, 119All’insegna di S. Bernardino, Tipografia, v.

S. Bernardino, Tipografia editriceAllegrini, Pisoni e compagni, Stamperia, Fi-

renze, 97Antoniana, Tipografia editrice e libreria,

Padova, 377Ariani Enrico, v. Ariani, TipografiaAriani, Tipografia, Firenze, 310, 366, 396,

405, 524, 536, 539, 573Arte della Stampa (L’), succ. Landi, Tipo-

grafia, Firenze, 265, 417Arte della Stampa, Stabilimento poligrafi-

co, Pistoia, 497Arte della Stampa, Tipografia della, v. Arte

della Stampa (L’), succ. Landi, Tipogra-fia, Firenze

Artigianelli, Tipografia degli, Firenze, 326,473, 581

Artigianelli, Tipografia, Lucca, 452, 478,542

Augier & Merciai, Tipografia, Firenze, 416,445

Augier Adolfo e C., Tipografia, v. Augier &Merciai, Tipografia

Balatresi Jacopo, editore-tipografo, Firenze,poi Lucca, 11, 49, 108, 126-135, 144,149-151, 172, 175

Banchelli Federigo, editore, Firenze, 171

Bandettini, Stabilimento tipografico, Firen-ze, 437, 457

Baracchi, Tipografia, Firenze, 144Bardi Giuseppe, editore e calcografo, Fi-

renze, 45, 110, 111Baroni, Tipografia, Lucca, 616Baroni, Tipografia, Pistoia, 305Bartelli Vincenzo & C., editore-tipografo,

Perugia, 366Bartolini Antonio, editore (promotore), Fi-

renze, 138, 158-160, 173, 187, 209Belforte Salomone e C., editore-tipografo-

libraio, Livorno, 319Bemporad Enrico, 84, 417, 564Bemporad R. e Figlio, v. Bemporad, Casa

editriceBemporad, Casa editrice, Firenze, 40, 318,

395, 397, 417-420, 485, 563, 564Bencini Federigo, editore-tipografo-litogra-

fo, Firenze, 165Bencini, Tipografia, Firenze, 296Benedetti, Tipografia, Camaiore, 303Benelli Giovanni, tipografo, 49, 165, 170,

171, 189, 190Benelli, Tipografia e calcografia, Firenze,

170, 188-190Benvenuti & Cavaciocchi, Tipografia, Li-

vorno, 441Bertini Felice Tipografo Ducale, v. Tipo-

grafia DucaleBibliotheque de culture liberale, Imprime-

rie de la, Firenze, 354

Bigazzi Gaetano, Lito-calcografia, Firenze,149

Birindelli Simone, editore-tipografo, Firen-ze, 138, 153, 173

Bompiani, editore, Milano, 420Borghi e C., Tipografia e calcografia, Firen-

ze, 138, 153, 154, 173Borghi Pietro, v. Borghi e C., Tipografia e

calcografiaBorghi, Tipografia, Bibbiena, 235Brazzini, Tipografia, Firenze, 160Brogi D., Stabilimento tipografico, poi

Chiari succ. D. Brogi, Stabilimento tipo-grafico, v. Chiari Tipografia

Bruscoli C., editore-tipografo, Firenze, 161,207, 210, 295

Bruscoli Egisto, v. Bruscoli C., editore-tipo-grafo

Calamandrei Gaetano, Calcografia, Firen-ze, 151

Calasanziana, Tipografia, Firenze, 326Calasanziana, Tipografia, Siena, 326Calderini, Officine grafiche, Bologna, 515Calzone-Villa, Ditta, editore, Roma, 318Cambiagi, Tipografia e calcografia, Firenze,

160Campolmi Giovan Battista, Tipografia, Fi-

renze, 138, 187, 193Canale G., libraio-editore-legatore, Firenze,

294, 295Cappelli Licinio, editore, Rocca San Cascia-

no, 27n, 28, 40, 69, 278, 279, 286, 291,296, 314, 315, 318, 365, 367, 420, 513

Cappelli, Stabilimento tipografico, v. Cap-pelli Licinio, editore, Rocca San Cascia-no

Carlo Cocci e C., Stabilimento tipografico,poi Chiari succ. Carlo Cocci e C., Stabi-limento tipografico, v. Chiari Tipografia

Carpigiani e Zipoli, Tipografia, Firenze,417, 441

Casa Editrice Italiana dei fratelli Quattrini,Firenze, 384, 385, 388, 389

Casa Editrice Italiana, v. Casa Editrice Ita-liana dei fratelli Quattrini, Firenze

Casini Giocondo, Tipografia, Lucca, 411Cavanna C., Stabilimento tipografico edito-

riale, Pontremoli, poi Borgotoro, 476,477

Cavour di Pietro Grazioli, Tipografia, Par-ma, 216

Cellai Pietro, Calcografia, Firenze, 131,151, 155

Celli e Ronchi, editore-tipografo, Firenze,131, 150, 166

Cellini Mariano e C., v. Galileiana di Maria-no Cellini e C., Firenze

Cencetti Tipografia, Firenze, 546Chiari Ferdinando, Stabilimento tipografi-

co, 139, 140, 144-146Chiari Gregorio, 137-139Chiari succ. Carlo Cocci e C., Stabilimento

tipografico, v. Chiari, TipografiaChiari succ. D. Brogi, Stabilimento tipogra-

fico, v. Chiari, TipografiaChiari, Tipografia, Firenze, 137-140, 142-

147, 149, 153, 161, 173, 187, 209, 295Chiti Luigi, Tipografia, Firenze, 407Cianferoni, Arti grafiche, Firenze, 577Ciardetti Leonardo, v. Ciardetti, TipografiaCiardetti, Tipografia, Firenze, 125, 135,

138Ciuffi F., Tipografia scolastica, Firenze, 417Civelli Giuseppe, editore-tipografo, Firen-

ze, 257, 310Claudiana, Libreria editrice, Firenze, 21,

73, 323, 522Claudiana, Libreria editrice, Torre Pellice,

523Cogliati, Tipografia editrice, Milano, 60nCooperative Printing Office, v. Tipografia

Cooperativa, FirenzeCoppini B. e C., Tipografia (gia Claudiana),

Firenze, 522Coppini e Bocconi, Tipografia, Firenze,

207, 216Crosa Giovan Battista, editore (promotore),

Firenze, 165, 167Cya Carlo, Casa editrice, Firenze, 544

Debatte A., Stabilimento Tipo-Litografico,v. Debatte, Tipografia, Livorno

Debatte, Tipografia, Livorno, 349Degorce-Cadot, editore, Paris, 223Del Poggetto G., editore (promotore), Fi-

renze, 186Del Vivo Ranieri, editore, Firenze, 107, 108Derossi G., Tipografia, Torino, 292Ducci E., Tipografia, Firenze, 207

638 INDICE DEGLI STAMPATORI E DEGLI EDITORI

Ex Combattenti, Stabilimento grafico, Sie-na, 530

Fabbrini, Stamperia, Firenze, 160Fioretti Pasquale, v. Fioretti, TipografiaFioretti, Tipografia, Firenze, 162, 213, 219Flori G. e C., Lito-tipografia editrice, v. Si-

nibuldiana G. Flori e C., Lito-tipografiaeditrice, Pistoia

Fodratti, Tipografia, Firenze, 221, 224Formiggini, Casa editrice, Modena, 420Francesconi e Simonetti, Tipografia, Lucca,

499Frittelli C., Tipografia, Livorno, 326

Galileiana di Mariano Cellini e C., Tipogra-fia editrice, Firenze, 270, 273, 275, 456

Galileiana, Tipografia, v. Galileiana di Ma-riano Cellini e C.

Galletti Giuseppe, Tipografia, Firenze, 138,153, 173

Garbini, editore, Milano, 215Gaston, Imprimerie, Firenze, 221Gazzetta d’Italia, Tipografia editrice della,

Firenze, 229, 268Giachetti, Figlio e C., Tipografia, Prato,

472Giani C., figlio e C. [zincografia], Firenze,

404Giannini & Giovannelli, Tipografia, Firen-

ze, 417, 441, 562Giardini U., Tipografia, Pisa, 557Giolli Alessandro e Figlio, editore-tipogra-

fo-legatore-cartolaio, Firenze, 138, 161,181-185, 187, 209

Giolli Cartoleria, v. Giolli Alessandro e Fi-glio

Giordano B., v. Tipografia sociale B. Gior-dano

Giorgi Giuseppe, libraio ed editore, Firen-ze, 154

Giuntina S.A., Arti grafiche, v. Giuntina,Tipografia

Giuntina, Tipografia, Firenze, 324, 491,544

Giusti G., Tipografia editrice, Lucca, 174,175, 452

Grazzini Guido, v. Grazzini, TipografiaGrazzini, Giannini e C., Tipografia, Firen-

ze, 202

Grazzini, Tipografia editrice e libreria, Pi-stoia, 377, 476, 499, 502

Il Cenacolo, Stabilimento tipografico e car-totecnico, Firenze, 472, 544

Il Risveglio, Tipografia, Torino, 322Il Torchio, Stabilimento tipografico, Firen-

ze, 489Immacolata Concezione, Tipografia Ponti-

ficia e Arcivescovile della, Modena, 239Industria Tipografica Fiorentina, Firenze,

529Industrie Grafiche, Firenze, 472

La Maremma, Cooperativa tipografica fa-scista, Grosseto, 447

La Minerva, Tipografia, Livorno, 187, 197,360

La Nuova Italia, Casa editrice, Firenze,506, 564

La Perseveranza, Tipografia, Piombino, 471La Poligrafica, Tipografia, Firenze, 527La Sociale, Tipografia, La Spezia, 401Lampato Paolo, editore, Milano e Venezia,

171, 172Lampugnani Alessandro, editore, Milano,

11n, 40Lastrucci Roberto, Tipografia, Firenze, 329,

348Laterza, editori, Bari, 347Lazzeri, Stabilimento arti grafiche, Siena,

460Le Monnier Felice, v. Le Monnier, Casa edi-

triceLe Monnier Successori, v. Le Monnier, Ca-

sa editriceLe Monnier, Casa editrice, Firenze, 52n,

196, 278, 279, 292, 397-399, 539Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 436,

438, 499, 500, 502Lumini Armando, Tipografia Moderna, v.

Tipografia Moderna

Magheri Giovanni, v. Magheri, TipografiaMagheri, Tipografia, Firenze, 131-133, 151,

171Mandain Maurizio e C., editore, Firenze,

165, 167Manuzio, Tipografia, Mantova, 296Marchi, Tipografia, Piombino, 471

21

INDICE DEGLI STAMPATORI E DEGLI EDITORI 639

Mariani, Tipografia, Firenze, 158, 207Martinez A., editore (promotore), Firenze,

186Martini Alessandro, libraio-editore, Firen-

ze, 113-115Martini C., Tipografia Italiana, Firenze, 244Marzocco, Casa editrice, Firenze, 417, 593Mattioli, Tipografia, Firenze, 491Mazzajoli Giovanni, editore-tipografo-li-

braio, Livorno, 187Mazzocchi Alessandro, Tipografia, Borgo

San Lorenzo, 320Mazzoli G., Tipografia, Livorno, 319Mercati Ugo, editore, Firenze, 527, 529Meucci Giuseppe, Stabilimento tipografico

e litografico, Livorno, 267Millestelle, Casa editrice, Firenze, 591Modigliani-Rossi, Tipografia, v. S.F.A.G.,

gia Modigliani-Rossi, TipografiaMondadori, Casa editrice, Milano, 547Montomoli Giuseppe, libraio editore, Fi-

renze, 106Morandi, Tipografia e libreria, Firenze, 160

Nerbini, Casa editrice, Firenze, 546, 547Niccolai Luigi, editore-tipografo, v. Nicco-

lai, TipografiaNiccolai, Tipografia e Stabilimento grafico,

Pistoia, 307, 413, 582Niccolai, Tipografia, Firenze, 201, 497Nigiotti A. & C., v. Nigiotti, Tipografia, Li-

vornoNigiotti, Tipografia, Livorno, 495, 573, 575Nirvana, Libreria editrice, Firenze, 491,

493

Pacini Mariotti, Arti grafiche, Pisa, 557Pacinotti Alberto & C., Officina tipografica

cartoleria-libreria, v. Pacinotti, Tipogra-fia editrice

Pacinotti, Tipografia editrice, Pistoia, 353,450, 475, 484, 568

Pagani Giovacchino, tipografo-editore-li-braio, 45 e n, 103, 111, 113, 114, 118

Pagani Giovanni Antonio, stampatore, Fi-renze, 45n

Pagani Giuseppe, tipografo-editore-libraio,111, 160, 173

Pagani, Stamperia, Firenze, 102, 112, 138,161

Paggi Alessandro, v. Paggi, Tipografia edi-trice

Paggi Felice e Alessandro, v. Paggi, Tipo-grafia editrice

Paggi, Tipografia editrice, Firenze, 68n,186

Pagni Niccolo, libraio-editore, Firenze, 45,110, 111

Pagni Pasquale, 160Paravia, editore, Torino, 318Parenti di G., F.lli, Tipografia, Firenze,

544, 562Pasquini Emilio, Tipografia, Livorno, 464Passigli David e soci, Tipografia, Firenze,

132, 138, 154, 155, 162, 186Pedeville Giovan Battista, Firenze, editore

(promotore), 152, 165-167Pellas, Tipografia, v. Chiti Luigi, TipografiaPeratoner, Cartoleria-editrice, Firenze, 160Perino Edoardo, editore, Roma, 318Piazzini Luigi, libraio-stampatore, Firenze,

160, 172, 173Pinelli S., Tipografia, Milano, 568Polli Ugo, Tipografia, Firenze, 516Pontificio Istituto per l’Archeologia, Tipo-

grafia del, Roma, 347Pozzolini, Tipografia, Livorno, 439Pulini Ettore, Tipografia, Montevarchi, 355,

356

Raffaelli Osvaldo, Tipografia, Livorno, 464Ramella G. & C., Tipografia, Firenze, 480Ricci Mariano, Tipografia, v. Ricci, Tipo-

grafiaRicci, Tipografia, Firenze, 246, 247, 286,

287, 415, 510Riggio (Cinelli) Linda, editore, Firenze, 83,

84, 472-475Rinaldi, Tipografia, Firenze, 516Rocchi, Tipografia, Lucca, 156

Sansoni, editore, Firenze, 20, 52, 397, 399Santa Caterina, Tipografia, Siena, 331S. Bernardino, Tipografia editrice, Siena,

239, 299, 389Scuola tipografica Artigianelli, v. Artigia-

nelli, Tipografia, LuccaScuola tipografica Calasanziana (Artigianel-

li), v. Artigianelli, Tipografia degli, Fi-renze

640 INDICE DEGLI STAMPATORI E DEGLI EDITORI

Scuola Tipografica dell’Istituto Gualandiper sordomuti e sordomute, Firenze, 468

Scuola Tipografica Salesiana, Firenze, 516Scuola Tipografica Sordomuti, Siena, 530S.F.A.G., gia Modigliani-Rossi, Tipografia,

Firenze, 482Sinibuldiana G. Flori e C., Lito-tipografia

editrice, Pistoia, 353Socci Gustavo e Figlio, tipografo, v. Socci

tipografo editoreSocci, tipografo editore, Firenze, 60, 146,

149, 161, 207, 208, 211, 263, 272, 295Sonzogno Edoardo, v. Sonzogno, Casa edi-

triceSonzogno, Casa editrice, Milano, 40, 56,

61, 213-216, 219, 220, 318Spinelli G. & C., Societa per le Industrie

grafiche, Firenze, 591Spiombi Francesco, Cartoleria, libreria e ti-

pografia, Firenze, 160, 181, 182, 184Stabilimento Grafico Commerciale, Firen-

ze, 527, 575Stamperia Granducale, Firenze, 153, 160Stecchi e Pagani, Stamperia, Firenze, 102Stella, Societa libraria, Milano, 156Stella, Tipografia, Firenze, 451, 463Stianti F.lli, Tipografia, Firenze, S. Cascia-

no Val di Pesa, 346, 417S.T.I.A.V., Stabilimento Tipografico Socie-

ta Anonima, Firenze, 587Sughi Vincenzo, Tipografia, Firenze, 503

Tecnografica, Lucca, 584Termali T., Arti grafiche, Milano, 549Tipografia Arcivescovile, Firenze, 72, 364,

377Tipografia Classica, Firenze, 472, 488Tipografia Cooperativa Sociale, Roma, 447Tipografia Cooperativa, Firenze, 228, 259,

261, 263, 294Tipografia Cooperativa, Siena, 363, 407Tipografia della Speranza, Firenze, 153-

155, 158, 160, 173, 182, 183

Tipografia Domenicana, Firenze, 377Tipografia Ducale, Lucca, 174, 175Tipografia editrice dell’Associazione, Firen-

ze, 244Tipografia Fascista del cav. Pietro Valgiu-

sti, Firenze, 544Tipografia Moderna Armando Lumini, Fi-

renze, 480Tipografia Nazionale Italiana, Firenze, 193,

194Tipografia Pistoiese, Pistoia, 571Tipografia sociale di B. Giordano, Pisa,

560, 561Toccafondi, Tipografia, Borgo S. Lorenzo,

437Tofani Attilio, v. Tofani, TipografiaTofani, Tipografia, Firenze, 132, 138, 144,

149-151Tondini Riccardo, libraio-editore, Firenze,

117Traversari Edisio, Tipografia, Empoli, 348Treves, Casa editrice, Milano, 40, 268, 282,

315, 420Turbanti, Tipografia, Siena, 454

Valgiusti Pietro, v. Tipografia Fascista delcav. Pietro Valgiusti

Vallecchi Attilio, v. Vallecchi, Casa editriceVallecchi, Casa editrice, Firenze, 40, 75,

358, 384, 403, 503-505Vallecchi, Stabilimenti Grafici, v. Vallecchi,

Casa editriceVaresio e Dolfin, Litografia, Firenze (?),

207Vigo Francesco, Tipografia, Livorno, 267Volpini Giuseppe, v. Volpini, Cartoleria-ti-

pografiaVolpini, Cartoleria-tipografia, Firenze, 138,

140, 141, 144-147, 149, 160, 161, 173,187, 209

Zincografica, Livorno, 543, 568

INDICE DEGLI STAMPATORI E DEGLI EDITORI 641

INDICE DEI NOMI*

Acerbo Giacomo, 486Adami Teresa, 289Agamben Federici Maria, 541Aganoor Pompilj Vittoria, 143Agar, pseud. di Virginia Piatti TangoAglebert Augusto, 180Agnelli Virginia, 425, 426Agnesi Gaetana, v. Agnesi Maria GaetanaAgnesi Maria Gaetana, 72, 164, 287, 378Agnoletti Fernando, 396Agostino, santo, 239, 242Alacoque Margherita Maria, 346, 479Alamanni Vincenzio, 97Albertoni Silvia, v. Albertoni Tagliavini Sil-

viaAlbertoni Tagliavini Silvia, 143, 283, 284,

315, 332, 355, 356Albini Bisi Sofia, 80, 281, 282, 325, 349,

577, 587Albini Sofia, v. Albini Bisi SofiaAleardi Aleardo, 210Aleramo Sibilla, pseud. di Rina FaccioAlesi Donatella, 7nAlessandrini Alessandro, 579Alessandro II, zar di Russia, 275Alfani Augusto, 281Alfani Laura, 266Alfieri Vittorio, 164, 209, 624

Allegretti Chiari Gilda, 486Allegrini Francesco, 98Allievo Giuseppe, 328Alpino Enrico, 559Altoviti Avila Emma, 143Alvaro Corrado, 398Amante Righi Flora, v. Righi Amante FloraAmaretti Candida, 286Amendola Giovanni, 354Amico Moneti Elena, 596Ammannati Giulia, 451Anacreonte, 281Ancona Margherita, 424, 428Andersen Hans Christian, 316Andreoni Maria, 66n, 305Andreotti Libero, 545Anforti Pelagatti Jolanda, 544-546Angela Merici, santa, 487, 530, 532Angeli Monica Maria, 599Anichini Ezio, 591Ansaldo Giovanni, 399Ansidei Alessandro, 195Antonelli Maria, 283, 286Antonioli Maurizio, 403, 602Anzoletti Luisa, 332, 335, 336, 342, 345,

406, 602Aporti Ferrante, 177Apostoli Maria, 587

* Per la loro elevata frequenza non si e ritenuto opportuno segnalare le occorren-ze del nome di Benvenuto Righini.

Apuzzi Nello, 529Arcari Bini Annetta, 306Arcari Paola, 566Arcari Paolo, 421Arciv. Elia, v. Dalla Costa EliaAriano Irene, 110, 111, 602Arienti Lattanzi Carolina, 56 e n, 122, 125Arlotti Olga, v. Di Crollalanza Arlotti OlgaArlotti Prospero, 290Arrighi Weber Myria, 332, 336, 460, 461Arslan Antonia, 6n, 7n, 23n, 602Aruch Scaravaglio Gabriella, 85n, 417, 433,

434Asor Rosa Alberto, 10n, 614Assagioli Roberto, 494Assarotti Ottavio, 177Astesana Cesarina, 350Astuto Mercedes, 567Attilio Manzoni e C., concessionaria di pub-

blicita, 257Augier Emile, 222Aureli Cesare, 302Avanzini Alessandra, 217, 602Avolio Gennaro, 306

Babini Valeria, 540, 602Baccelli Guido, 288, 415Bacchelli Riccardo, 560Bacchetti Flavia, 314, 602Baccini, coniugi, 367Baccini Emma v. Longinotti Baccini EmmaBaccini Giuseppe, 286, 372Baccini Ida, 12, 19, 28n, 41 e n, 65, 67, 68 e n,

69, 70 e n, 71 e n, 72, 210, 212, 234, 253,278, 279, 281-286, 293, 311, 314, 315,317, 318, 325, 331, 367, 370, 587, 602

Baccini Mariottini Manfredo, 69 e n, 70, 71e n, 72 e n, 279, 284-286, 314, 317, 318,330, 366, 367, 368, 371-373, 375, 602

Baccioni Giovan Battista, 312Bach Johann Sebastian, 371Badii Gaetano, 608Baggiani Ferdinando, 377, 441Bagnoli Raffaele, 13n, 602Balatresi Jacopo, 11, 49, 126-135, 144, 149,

150, 151, 172, 175Baldacci Giovanna Bruna, 371Baldoni Concetta, 391Balducci Antonio, 536Balena Attilio, 319

Balestreri Leonida, 53n, 602Ballini Pier Luigi, 366, 602Ballio Elena, 254Balzac Honore de, 388Bambi Alfredo Francesco, 358Banchelli Federigo, 171Bandiera Casimiro Teobaldo, 239Bandini Buti Maria, 406, 473, 602Banfi Antonio, 430Banti Alberto M., 52n, 617, 624Banti Lucia, 517Barazzuoli Augusto, 254Barbadoro Bernardino, 399Barbara, santa, 277Barbarulli Clotilde, 7n, 234, 602Barbensi Berta, 315Barbensi Rita (Rita Ble), 277, 286Barbetti Telemaco, 332Barbieri Olga, 459Barbieri Torquato, 142, 186, 209, 603Bardi Giuseppe, 45, 110, 111Barducci Manuela, 25n, 603Barelli Armida, 81n, 383, 437, 518, 561,

603Baretta Giuseppe, 23n, 597Bargellini Piero, 578Bargoni Angelo, 415Barile Anna, 504, 505, 507Barile Laura, 422, 597Barnette Matilda J., 264Baron de Meray, pseud. di Maria Letizia

Bonaparte Wyse RattazziBaron Stock, pseud. di Maria Letizia Bona-

parte Wyse RattazziBaronchelli Grosson Paola, v. Grosson de

Guentry Baronchelli PaolaBaroni Attilio, 332Baroni Guido, 441, 444Barret Browning Elisabeth, 349Bartalini Margherita, 407, 408, 487, 488,

530- 532, 534, 535, 603Bartalini Remigio, 408Bartalini Rugani Maria, 409Bartalini Ugo, 408Bartoli Langeli Attilio, 203, 603Bartoli Mariella, 460, 603Bartolini Antonio, 138, 158-160, 173, 187,

209Bartolini Luigi, 559Bartolini Salimbeni Giovanni, 591

644 INDICE DEI NOMI

Bartolommei Giovan Paolo, 199Bartoloni Adriano, 499, 502Bartoloni Stefania, 407, 603Barzon Biancamaria, 315, 603Bassi Domenico, 499Bassi Laura, 164, 287Bastianelli Giannotto, 404Battaglia Eliseo, 302, 303, 332Battigelli Marina, 398, 588, 593Bea Fernando, 407, 531, 534, 603Beata Teresa, v. Teresa di Lisieux, santaBeatrice del Pian degli Ontani, pseud. di

Beatrice BugelliBeccari Gualberta Alaide, 23n, 28n, 57 e n,

60, 69, 212, 227, 255, 262, 272, 286, 298Beccaria Roberto, 27n, 597Beccarini Crescenzi Elena, 452Becchi Costanzo, 332Becheroni Girolamo, 188Bedeschi Lorenzo, 306, 603Beetham Margaret, 8n, 603Belgioioso Cristina Trivulzio, principessa

di, 54, 229Bellocchio Maria, 350, 351, 363, 603Bellonci Maria, 434Bellonzi Fortunato, 559Bembo Pietro, 148Bemporad Enrico, 84, 418, 563, 564Bemporad Silvia, v. De Benedetti Bempo-

rad SilviaBemporad, coniugi, 417Benatti Silvia, 7n, 603Bencivenni Anna (contessina Bice), 41, 60,

212, 254, 261, 262, 271Bencivenni Ildebrando, 211, 272Benda Julien, 398Benedettini Alferazzi Paola, 424, 429, 566Benedettini Paola, v. Benedettini Alferazzi

PaolaBenedetto XV, papa, 73n, 327, 331, 340,

341, 343, 344, 437Benelli Carlo, 141, 142, 148, 149, 186, 209Benelli Giacomo, 188Benelli Giovanni, 49n, 165, 189Benelli Maria, 54, 188, 189, 192, 214Benincasa Caterina, v. Caterina da SienaBerchet Giovanni, 294Berchmans Giovanni, 340Berengo Marino, 23n, 598, 603Bergamaschi Elsa, 79 e n, 503-505, 507-509

Berlinguer Edoarda, 567Bernardi, abate, 196Bernardi Marziano, 435Bernardini Mauro, 171Bernardini Nicola, 268, 290, 296, 597Bernardini Piero, 591Bernardino da Siena, santo, 333, 479Bernardy Amy A., 507Bersezio Vittorio, 280, 368Bertarelli Achille, 597Bertelli Luigi (Vamba), 312, 318Berti Francesco, 588Berti Giampietro, 403, 602Berti Pio, 326, 436Berti Vinicio, 591Bertilotti Teresa, 14, 158, 238, 263, 304, 406,

416, 448, 452, 454, 464, 496, 499, 509,538, 541, 588, 619, 623

Bertini Fabio, 197, 198, 603Bertini Giuseppe, 179Bertini Telesilla, 455Bertini Tina, 547Bertini Zoe, 455Bertola de’ Giorgi Aurelio, 103, 124Bertola Garcea Giovanna, 18n, 217, 218Bertolino Alberto, 485Bertoni Jovine Dina, 194, 603Bertozzi Massimo, 401, 477, 597Besant Annie, 493, 494Betri Maria Luisa, 59n, 604, 611, 613, 616,

617, 621, 622Bettazzi Bondi Marianna, v. Bondi Bettazzi

MariannaBettazzi, coniugi, 379Bettazzi Elvira, 379, 380Bettazzi Marianna, v. Bondi Bettazzi Ma-

riannaBettazzi Rodolfo, 379, 381Betteloni Cesare, 142Betti Carmen, 19n, 317, 604, 620Betti Dario, 591Bettini Leonardo, 403, 597Bettini, studio fotografico, 360Biagi Costetti Emilia, v. Costetti Biagi Emi-

liaBiagioni Chino, 259Bianca Maria, casa di mode, 569Bianchetti Giuseppe, 164Bianchi Roberto, 87, 411, 604Bicci Ersilio, 148

INDICE DEI NOMI 645

Bidolli Anna Pia, 505, 604Bilenchi Romano, 433Biliotti Serafino, 265Binazzi Pasquale, 402Bindi Armida, 148Bini Arturo, 495, 496Bini Carlo, 164Birindelli Simone, 138, 173Bisi Albini Sofia, v. Albini Bisi SofiaBlasetti Alessandro, 521Ble Rita, pseud. di Rita BarbensiBloomer Amelia, 231Bobba Maria, 304Boccaccio Giovanni, 201, 297Boccafurni Vincenzo, 309Boero Pino, 19n, 70n, 314, 591, 604, 616Boggiani Oliviero, 492, 493Boghen Conigliani Emma, 308, 315Bona Emma, 564Bonacchi Gabriella, 22n, 77n, 604, 609Bonajuti, bazar, 152, 160, 165Bonaldi Cosimo, 340Bon Brenzoni Caterina, 195Bonamici Raffaello, 141Bonaparte Wyse Rattazzi Maria Letizia, 57,

220-224Bonaventura Arnaldo, 421, 486Bonaventura Enzo, 487Bondi Bettazzi Marianna, 72, 76n, 377-380,

383, 438Bonelli Giovanni, 307Bonetti Giuseppina, 66n, 307, 308, 309Bonetti Uberto, 591Bongini Adolfo, 314, 317, 329Bonnet Charles de, 101Bonnet Paolo, 523Bonsanti Alessandro, 87, 399, 591Bordonaro L., 545, 546Borella Giovanna, 607Borelli Lydia, 405Borghi Maurizio, 24n, 33n, 604Borghi Pietro, 138, 153Borrani Laura, 417, 604Borroni Salvadori Fabia, 128, 604Borsari Guglielma, 584Borsi Giosue, 406, 578Boscagli Zenobia, 532Bosio Giovanni Battista, 351Bossi Emilia, 265, 266Bossi Maranini Elda, 564

Bossi Pucci Serristori Sofia, v. SerristoriBossi Pucci Sofia

Bossi Salvatore, 411Botta Carlo, 229Bottai Giuseppe, 400, 513Bottaro Fortunata, 303Bottaro Luigi, 303Bottazzi Guglielma, 584Botti Binda Rachele, 311Botticelli Filippo, 359Boudier de Villemert Jean-Joseph, 100Bracci Mario, 410Braccialini W., ditta, 482, 483Bragaglia Anton Giulio, 397, 545Brambilla Elena, 59n, 604, 611, 613, 616,

617, 622Branca Vittore, 588, 589, 604Brandi Luciana, 7n, 234, 602Brandimarte Giannina, 293Bravo Anna, 590, 604Breal Michel, 250Briantea Giulia, 76n, 381, 382Briganti Alessandra, 279, 598Brigida, santa, 342Brin Irene, 434, 435Brissoni Alessandro, 594Brizzi Piero, 187, 604Brocchieri Pier Maria, 125Bronzini Majno Ersilia, 349, 373, 426, 487Brotini Mauro, 24n, 604Brougham Henry, 196Brun Barbantini Maria Domenica, 543Bruna, pseud. di Clementina Majocchi, 285Bruni Antonio, 252, 254Brunini Bianca, 532Bruttini Tiziana, 454, 604Bruzzesi Noe Nerina, 374Bucarelli Palma, 435Bucci Amerigo, 580Bucci Fausto, 598Budini Gattai, famiglia, 575Bufalini Leopoldo, 239Buffa Florio Fernanda, 523, 524Buffa Giovanni Daniele, 523Bugelli Beatrice (Beatrice di Pian degli On-

tani), 451Buongiovanni Pietro, 450Burzio Eugenia, 403, 404Bussolin Coccon Laura, 356, 357Bussolin Laura, v. Bussolin Coccon Laura

646 INDICE DEI NOMI

Bussotti Paolo, 197, 598Butazzi Grazietta, 44n, 121, 554, 555, 604Butler Josephine (o Giuseppina), 349, 426,

488Buttafuoco Annarita, 4n, 5n, 7n, 217, 229,

257, 349, 602, 604, 605Butti Adele, 298Byron, George Gordon lord, 196, 479

Cabrini Angiolo, 142, 427Cacciapuoti Fabiana, 18n, 605Cagli Della Pergola Ada (Fiducia), 356Cagnoli Agostino, 148Caimi Nino Giuseppe, 421Caira Lumetti Rossana, 10n, 605Cairoli Adelaide, 262, 328Cairoli Benedetto, 256Cajumi Arrigo, 422Calamandrei Piero, 396, 593Calisse Carlo, 486Calloni Marina, 615Calo Giovanni, 52n, 156, 175, 203, 371,

396, 406, 605Calvi Cesare, 59, 228, 233, 234, 248Calvi Corsini Elvira, 41, 59, 61, 64, 233,

246, 248, 249, 255, 256, 271, 275, 276Calvi Edvige, 271Calvi Elvira, v. Calvi Corsini ElviraCalvi Emma, 416Calvi Girolamo, 52Calvino, coniugi, 27n, 511, 512, 513Calvino Italo, 511, 605Calvino Mario, 510, 511, 514Cambellotti L., 202Cambon Elisa, 212Cambon Nella, 212Camboni Giovanna, 279, 605Caminer Elisabetta, 56 e n, 99, 104Caminer, famiglia, 44Cammarota Gaetano, 254Cammeo Bernstein Berta, 426Cammeo Bice, 373, 394Cammeo Federico, 373Cammilli Edoardo, 378Campagnano Angiolo, 330Campagnano Lampronti Zoe, 330, 405Campagnano Zoe, v. Campagnano Lam-

pronti ZoeCampanella Federico, 61, 259Campanile Achille, 398

Campanini Giorgio, 335, 379, 406, 602,604, 617

Campigli Massimo, 435Campolmi Giovan Battista, 193Campolonghi Giuliano, 477Campolonghi Luigi, 403Cancelli Tea, 587Canella Maria, 87Cann Teofilo C., 257Canonici Facchini Ginevra, 164Cantatore Lorenzo, 41n, 602Cantelmo Andrea, 289, 605Cantini Matilde, 532Cantona Caterina, 253Cantoni Orvieto Laura, 29n, 401, 424, 591,

592, 594, 613Cantu Cesare, 52n, 177Capannelli Emilio, 591, 598Capano Francesco, 216Capecchi Silvia, 14, 43n, 106, 605, 619Capocchini Ugo, 545Caponeri Rossi Marilena, 459, 613Caporossi Carlo, 14, 560, 619Capovilla Agostino, 282, 283, 286Cappelli Licinio, 27n, 28n, 314, 315Cappelli Lucia, 87, 418, 563, 605Cappelli Luigi, 331, 332Cappelli Vittoria, 27nCapponi Gino, 40, 195Capponi Luisa, 510Cappuccio Carmelo, 83, 448Caprile Domenico, 205Caprin Giulio, 399Caproni Giorgio, 560Capuana Luigi, 148Carafa Carlo, duca di Noja, 299Carcano Giulio, 211Cardini Despotti Mospignotti Aristide, 198Carducci Giosue, 140, 142, 143, 147, 186,

209, 210, 285, 371, 453, 463, 567Carena Felice, 398, 435, 545Carli Demetrio, 573Carli Zoele, 455Carlini Armando, 78, 557, 558, 560Carlo Alberto, re di Sardegna, 523Carocci Guido, 253Carotti Carlo, 598Carra Carlo, 435, 545Carrara Dionisio, 142

INDICE DEI NOMI 647

Carrarini Rita, 3n, 4 e n, 9n, 19n, 378, 383,384, 389, 598, 621

Carrer Luigi, 179Carrera Valentino, 281Casalena Maria Pia, 61n, 293, 303, 447,

455, 598Casalini Maria, 14, 350, 352, 439, 577, 586,

589, 591, 598, 605, 619Casartelli Cabrini Laura, v. Casartelli LauraCasartelli Laura, 424-429, 431Casati Confalonieri Teresa, 262, 328, 426Casati De Angelis Olga, 466Casavecchia Ercole Samuele, 349Casella Alfredo, 397Casella Giglioli Costanza, 254, 324, 426Casella Giuseppe, 196Casini Antonella, 279, 606Casorati Felice, 435Casotti Francesco, 332Castellani Maria, 433Castelli Enrico, 539, 540Castracane degli Antelminelli Castruccio,

294Castronovo Valerio, 621Catani Francesco Xaverio, 107, 108Catani Tommaso, 286Catanzaro Carlo, 547Caterina da Siena, santa, 333-335, 337, 338,

340, 342, 344, 345, 347, 348, 462, 535Caterina di Svezia, santa, 342Caterini Angiolo, 164Catrufo Giuseppe, 273Catrufo Isabelle, 273, 274, 275Cattaneo Carlo, 158, 196Cattaneo Margherita, 85n, 417, 434Cattaneo Vigevani Irene, 421Cattarulla Camilla, 279, 598Cattermole Mancini Evelina (Contessa La-

ra), 143, 230, 309, 311Cava Luigi, 193Cavagnada Marianna (Nonnino), 476, 477Cavalca Bianca, 526Cavalieri Lina, 420Cavallari Cantalamessa Giulia, 212, 371,

567Cavallari Giulia, v. Cavallari Cantalamessa

GiuliaCavallini Fanny, 492Cavallini Gamberini Luisa, 491-495Cavallini, famiglia, 492

Cavallini Gioacchino, 492Cavallo Maria Lucia, 405, 598Cavallotti Felice, 211, 262Caverni Lorenzo, 445Cawell Edith, 376Ceccanti Severo, 557Cecchi Emilio, 398Cecchi Eugenio, 230Cecchi Pieraccini Leonetta, 398Cecchini Francesco Maria, 331, 606Cecconi Aldo, 87Cecconi Ettore, 440Cecconi Giuliana, 598Celenza Giulia, 422, 423Celesia Emanuele, 52Celi Alessandra Fulvia, 478, 596, 606Celli Anna, 426Celli, famiglia, 524Cellini Tito, 272Celoria Evasio, 549-551, 606Cerretto Emma, 456Cervone Bicci Maria, 425Cesare Gaio Giulio, 559Ceschin Daniele, 413, 606Chateaubriand Francois-Rene de, 229Checchi Francesca, 456Chemello Adriana, 39n, 615Cherubina dell’Agnus Dei, venerabile, 501Chiappelli Alessandro, 476Chiara Giuseppe, 298Chiarelli Caterina, 605Chiari Ferdinando, 139Chiari Gregorio, 138, 139Chiari Vasco Lucio, 553, 554Chiarini Cino, 416Chiarini Franco, 611Chiarini Luigi, 521Chigi Zondadari Isabella, 511Chini Bice, v. Chini Marchetti BiceChini Marchetti Bice, 314, 587, 612Chiosso Giorgio, 55n, 203, 235, 247, 262,

275, 286, 504, 587, 598, 608Chiti Luigi, 407Chiti Remo, 405Chittolini Giorgio, 13n, 608Chopin Fryderyk, 449Ciai Claudia, 599Cialente Fausta, v. Terni Cialente FaustaCiamagnini Fabroni (o Fabbroni) Teresa, v.

648 INDICE DEI NOMI

Ciamagnini-Pelli Fabroni (Fabbroni) Te-resa

Ciamagnini Teresa, v. Ciamagnini-Pelli Fa-broni (Fabbroni) Teresa

Ciamagnini-Pelli Fabroni (Fabbroni) Tere-sa, 83n, 100, 447

Ciampalini Balestri Ebe, 461, 606Ciampi Paolo, 188, 606Cianchi Marino, 456Ciancio Francesca, 452Ciani Cesare, 545Ciano Costanzo, 466Ciano, famiglia, 467Ciardini Amalia, 315Ciarlantini Franco, 397Cicala Roberto, 7n, 603Cicognani Bruno, 578Cima Vittoria, 426Cimino Folliero de Luna Aurelia, v. Follie-

ro de Luna Cimino AureliaCimino Giorgio Tommaso, 59, 229Cino da Pistoia, v. Cino dei Sighibuldi da

PistoiaCino dei Sighibuldi da Pistoia, 451Cioni Raffaele, 516Cipriani Cerutti Isotta (Isotta di Cipro),

346Cirri Elena, 148Cirri Tobia, 329Cissi Giuseppe, 310Clasio Luigi, 124Clerici Carlotta, 426Clivio Innocente, 389Cocchiara Giuseppe, 485Codemo Luigia, 10n, 212, 271, 303Codignola Ernesto, 79 e n, 175, 181, 304,

396, 504-509, 592, 593, 606Coen Carlo, 257Coen Valentina, 609Cogliati Luisa, 374Cogo Clara, 533Colas Rene, 166, 598Coleschi Domenica, 315Colette, pseud. di Sidonie-Gabrielle ColetteColette Sidonie-Gabrielle, 423Colin Mariella, 279, 606Colin, sorelle (Anaıs Toudouze, Laure

Noel, Heloıse Leloir), 167Collodi Carlo, pseud. di Carlo LorenziniCollodi Nipote, pseud. di Paolo Lorenzini

Collotti Enzo, 615Colnaghi C.J., 264Colombi, marchesa, pseud. di Maria Anto-

nietta Torriani Torelli-ViollierColombo Anita, 426Colonna Vittoria, 140, 330Colzi Daniele, 87Comandino Giovanni, 377Comba Emilio, 523Compagni Agostino, 213, 219Comparini Laura, 87Confalonieri Teresa, v. Casati Confalonieri

TeresaConfessore Ornella, 484, 606Consortini Luigi, 499Contessa Lara, pseud. di Evelina Cattermo-

le ManciniContessina Bice, pseud. di Anna Benci-

venniConti Augusto, 332Conti Fulvio, 610Conti Giuseppe, 311Conti Guido, 510Conti Primo, 398, 435, 546, 578Contini Alessandra, 3n, 606, 611, 617, 623Contini, famiglia, 581Contorsini Cecchi Nunzia, 581Cook James, 124Coppini Cosimo, 209, 295Coppino Michele, 251Coppola Luigi, 312Cora G., ditta, 573Cordelia, pseud. di Virginia Tedeschi Tre-

vesCordey Rochat Enrichetta, 323Cordie Carlo, 559Corilla Olimpica, pseud. di Maddalena Mo-

relli FernandezCornelia, madre dei Gracchi, 58Corradi, pellicceria, 569Corradini Tobler Carla, 487Corsi Tommaso, 129Corsini Anna, v. Gherardi Del Testa Corsi-

ni AnnaCorsini Guido, 59, 141, 148, 201, 209, 248,

255Corsini Pandolfini Beatrice, 394Corti Lorenzo, 229Costetti Biagi Emilia, 41, 201, 212Costetti Teresa, 201

INDICE DEI NOMI 649

Cozzani Ettore, 410Cozzi Lorenzo, 190Craufurd Saffi Giorgina Janet, 60, 262Craveri Benedetta, 44n, 100, 606Credaro Luigi, 370Cresci Otello, 364, 377Crispi Francesco, 297Cristina di Svezia, regina, 99Croci Maria, 422, 565Crosa Giovan Battista, 165, 167Crucceri Matteo, 195Cuffaro Rosanna, 598Cuoghi Costantini Marta, 604, 606, 613Curie Maria, 426Curti Pier Ambrogio, 193Cusmano Lucia, 264, 607Cuzzi Alessandro, 390

D’Achiardi Giovanni, 557Dal Co Vigano Ernesta (Ernestina), 394,

426D’Alessandro Alessandra, 14, 197, 200, 607,

620Dalla Costa Elia (Arciv. Elia), 82n, 338, 344,

399, 517, 520Dallapiccola Luigi, 397Dalle Luche Adolfo, 303Dall’Ongaro Francesco, 52, 180D’Amelia Marina, 58n, 607Damerini Adelmo, 545Damiani Saverio, 347D’Ancona Gino, 446D’Andrea Ugo, 433Daneo Giovanni, 211Danesi Traversari Ester, 424D’Annunzio Gabriele, 143, 399, 449, 619D’Aosta Elena, duchessa, 425da Persico Elena, 328, 383D’Arrigo Maria, 128, 132, 175, 599Darwin Charles, 330Dau Novelli Cecilia, 30n, 73n, 77n, 343, 607d’Aure Lia, pseud. di Aurelia Folliero de

Luna Ciminod’Auria Vito, 293D’Azeglio Costanza, 621D’Azeglio Massimo, 280, 285Dazzi Pietro, 289De Ambris Alceste, 403De Amicis Edmondo, 143, 269De’ Angeli Rinaldini Valeria, 538

De Angelis Alfredo, 421, 486De Angelis Maria, 456De Antonellis Giacomo, 82n, 607De Benedetti Adele, 263De Benedetti Bemporad Silvia, 84 e n, 85 e

n, 417-420, 424, 426, 427, 429, 430, 432,434, 435, 485, 486, 488, 562-564, 566

De Blasi Giachetti Jolanda, 395, 396, 398,406, 588

De Blasi Jolanda, v. De Blasi Giachetti Jo-landa

De Boni Filippo, 180De Cambray Digny Tommaso, 209De Caro Salvatore, 277De Castro Giovanni, 281De Castro Vincenzo, 252, 254, 262De Cespedes Alba, 435De Chirico Giorgio, 435, 546Decleva Enrico, 23n, 78n, 607De Colli Carlotta, 310De Donato Gigliola, 607De Felice Renzo, 82n, 607De Filla Eva, 493De Foucauld Charles, 479De Giorgio Michela, 4n, 30n, 77n, 279,

378, 429, 607De Grazia Victoria, 429, 529, 607De Gubernatis Angelo, 57, 64, 67, 254,

278, 279-282, 367, 607De Gubernatis Cordelia, 279De Gubernatis Mannucci Teresa, 41, 57,

64, 224, 226, 262, 263, 303De Gubernatis Teresa, v. De Gubernatis

Mannucci TeresaDei Rossi Porzia, 451de Jaucourt Louis, 268De Kelner Louise, pseud. di Maria Letizia

Bonaparte Wyse RattazziDel Bianco, maestro, 161Del Corno Nicola, 5n, 611Del Corona Pio Alberto, 333Deledda Grazia, 313Delfitto Silvia, 601de Lichnizki Vannicola, Madame, 354Della Fratta Ugo, 528Della Gherardesca Teresa, 266Della Peruta Franco, 607della Pura Eleonora, 78, 557-559Della Rocca Castiglione Irene, 292-294Della Rovere Rosina, 253

650 INDICE DEI NOMI

Delle Donne Ida, 493Dell’Ira Antonio, 560Del Lungo Isidoro, 371Del Massa Aniceto, 435, 545, 546Delogu Salvatore, 252De Longis Rosanna, 4n, 58n, 217, 229, 239,

247, 257, 268, 275, 279, 296, 300, 303,323, 329, 358, 364, 367, 378, 389, 401,417, 437, 500, 517, 571, 579, 582, 584,589, 599, 605, 607

Del Poggetto, G., 186Del Rosso Marinella, pseud. di Ida BacciniDel Ry Stefano, 87Del Vivo Caterina, 613Del Vivo Ranieri, 107, 108De Luca Carmine, 591, 604De Luca Giovanni, 399De Matteis Giovanozzi Maria, 396De Nobili Vincenzo, 175, 181Dentice Cecilia, 426De Nunzio Schilardi Wanda, 384, 607De Nunzio Wanda, v. De Nunzio Schilardi

WandaDe Rivera Primo, 443De Robertis Giuseppe, 399Derossi Laura, 610De Sanctis Francesco, 54, 196, 415De Simoni Rebizzo Bianca, 54, 253Detti Tommaso, 527, 607De Vecchi Cesare, 508de’ Vergiolesi Selvaggia, 451De Vincentiis Eva, 297De’ Virgolesi Selvaggia, v. de’ Vergiolesi

SelvaggiaDevoto Giacomo, 399Di Bello Giulia, 415, 607Di Borio Maria, 438Di Chamery Umberta, 356Dickens Charles, 474, 594Di Cori Paola, 30n, 77n, 561, 607Di Crollalanza Arlotti Olga, 290Di Crollalanza Giovanni Battista, 291Di Crollalanza Goffredo, 291, 292Diderot Denis, 124Diez Gasca Maria, v. Gasca Diez MariaDi Giovanni Marco, 327, 350, 439, 449,

464, 471, 495, 572, 575, 599Di Marco Amelia, 407, 531, 608Di Marco Vincenzo, 568D’Intino Franco, 279, 598

Di Pol Redi Sante, 55n, 203, 235, 247, 286,608

Di Ricco Alessandra, 42n, 102-104, 608di Robilant Irene, 462Di Sandro Luisina, 332, 343Di Santo Maria Rosaria, 14, 475, 620D’Isola Margherita, 406di Stolfi Pier Luigi, 348Dittrich Johansen Helga, 427, 428, 608Dogliotti Frati Gina, 412Domenichelli Piero, 80n, 577Donati Celestina, 581Donati Cesare, 297Donati Giuseppe, 411Donati Guido, 372Donegani Gino, 142, 466Donini Alberto, 507Donna Paola, pseud. di Paola Grosson de

Guentry BaronchelliDonnini Maccio Daniela, 293, 608Dora d’Istria, pseud. di Elena GhikaDore Dede, v. Dore Pintor DedeDore Pintor Dede, 371Doria Lomba Isabella, 596D’Ormea Antonio, 462D’Ormea Menarini Bianca, 461Dotti Giannantonio, 504Drane Theodosia, v. Drane Theodosia Au-

gustaDrane Theodosia Augusta, 333, 347Droandi Giovanni, 356Duffatelli Aspasia, 391du Jardin Giovanni, 228Dumas Alexandre, 51n, 608Dumas Alexandre figlio, 258, 269Duncan Isadora, pseud. di Dora Angela

DuncanonDuncanon Dora Angela (Isadora Duncan),

426Dupin Aurore (George Sand), 262, 383Durio Budy, 564Duse Eleonora, 404Dusina, v. Pallotti Cornelia

Elaguine, famiglia, 274Elena, santa, 342Elisabetta regina d’Ungheria, santa, 538Ellero Mary, 567Elmi Arturo, 468Emilia Bossi, casa di mode, 265, 267

INDICE DEI NOMI 651

Emiliani Girolamo, 335Emiliani Giudici Paolo, 196Erasmi Vincenzo, 542Ercole Francesco, 399, 506Ermini Dina, 589, 608Errera Alberto, 280Eugenia Maria, suora, v. Fenosca ZairaEvelyn, pseud. di Franceschi Marini Evelyn

Fabiani Guido, 414Faccio Rina (Sibilla Aleramo), 394, 420Facen Aurelio, 244, 245Facen Jacopo, 227Facibeni Giulio, 399Faggioli Paola, 524, 526Fagioli Vercellone Guido, 607Fagnola Lina, 358Falaschi Giovanni, 588, 608Falchi Marcella, 279, 608Falcucci Francesco Domenico, 197, 608Falorni Gino, 517Falorsi Guido, 281Falorsi Sestini Ida, 406Falugiani Dante, 482Fambri Elena, 530Fanciullacci Bruno, 591Fanciulli Giuseppe, 67n, 593, 596, 608Fanelli Teodorina, 218Fani Amedeo, 433Fantastici Rosellini Massimina, 177, 195Fante di cuori (Il), pseud. di Manfredo Bac-

ciniFantoni Giovanni, 124Fantoni Marcello, 591Faorzi Fiorenzo, 591Faraoni Giuseppe, 83nFarello Guido, 466Farina Rachele, 20n, 426, 605, 608, 610,

613Farina Salvatore, 281Fasano Guarini Elena, 616, 622Fasolo Margherita, 506Fata blu, pseud. di Pierazzi Rina MariaFava Ghislieri Tanari Brigida, 233Fava-Parvis Giulia, 286Favero Sandra, 315, 608Febe, santa, 343Fedele Pietro, 474Fedele Santi, 403, 602Federico di Solms, 221

Federzoni Luigi, 504Federzoni Luisa, 425Fenili Francesco Paolo, 193Fenosca Zaira, 498Ferdinando III, granduca di Toscana, 129Ferrando Guido, 526Ferrante Pia, 194, 603Ferrari Carlotta, 212Ferrari Caterina, 450Ferrari Del Latte Rachele, 433Ferrari Egisto, 548Ferrari Eugenio, 360Ferrari Liliana, 13n, 608Ferrari Severino, 325Ferrarino Luigi, 560Ferrario, casa di mode, 569Ferratini Tosi Francesca, 600Ferretti Lando, 457Ferretti Luca, 598Ferretti Ludovico, 332Ferretti Salvatore, 523Ferriani Lino, 372Ferrighi Silvia, 437Ferrigni Pietro (Yorick), 68, 269Ferrigni Umberto (Yorickson), 311Ferrini Filippo Maria, 583Ferrini, cartoleria, 119, 144Ferro Lorenzo, 598Ferroni Ersilio, 389Ferruggia Gemma, 65, 66, 310, 311, 313Ferruta Giuseppe, 312Fiaschi Ranieri, 557Ficai Anita, 547Fiducia, pseud. di Ada Cagli Della PergolaFilangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, 303Filippini Federico, 224Filippini Giuseppe, 193, 194Filippo Neri, santo, 335Finocchi Luisa, 68n, 608, 609, 613, 617Finocchietti Giorgina, 332, 333, 347Fiorentino Enrico, 142, 212Fioretti Stefano, 208, 209Fiorilli Matilde, 347Fisher Giovanni, v. Giovanni Fisher, beatoFitzgerald Marguerite, 444Fiumi Maria Luisa, 19n, 484-486Flora Francesco, 398Florio Alberto Mario, 524Florio Arnaldo, 524Florio, famiglia, 524

652 INDICE DEI NOMI

Florio Fernanda, v. Buffa Florio FernandaFlury Nencini Bianca, 66n, 455, 462, 465,

468Foa Elena, 293Fogazzaro Antonio, 286, 313Foggi Carlo Alberto, 64n, 247, 286-289Foggi Rosina, 289Foglia Patrizia, 87Fojanesi Rapisardi Giselda, 315Folli Anna, 67n, 279, 608Folliero de Luna Aurelia, v. Folliero de Lu-

na Cimino AureliaFolliero de Luna Cimino Aurelia, 41, 58,

59, 61, 63n, 64, 228-234, 248Fondiaria, ditta, 493Fondelli Giulia, 328Fontana Antonio M., 341Fontanelli Carlo, 293Forconi Ida, 462Foresi Mario, 143, 372, 507, 508Forleo Luigi Antonio, 139Formigoni Guido, 81n, 609Fornaciari Luigi, 178, 180Fornari Ermelinda, 249, 254, 271Fornasari di Verce Olga, 585, 586Forneris Paola, 510, 609Forti Emma, 523Foschini Claudia, 87Foscolo Ugo, 140, 178, 204Fossati Roberta, 283, 306, 609Fossi Nannina, 511Fournier, famiglia, 274Fra Trottolino, pseud. di Ugo SernesiFraccaroli Giuseppe, 142Franceschi Ferrucci Caterina, 196, 272, 303Franceschi Marini Evelyn (o Evelina), 286,

315Franceschi Pignotti Teodolinda, 209Francesco d’Assisi, santo, 335, 344, 347,

467, 535Francesco di Sales, santo, 338, 479Franchetti, coniugi (Leopoldo e Alice Hall-

garten), 507Franchi Alfredo, 345Franchi Anna, 66n, 319, 424Franchi Ausonio, 196Franchi Mussini Luisa, 332, 345Franchini Silvia, 1, 3n, 4n, 6n, 7n, 9n, 11n,

25n, 29n, 30n, 38n, 44n, 46n, 57n, 68n,97, 102, 107, 112, 113, 117, 119, 121,

125, 128, 135, 136, 150, 152, 154, 156,166, 170, 172, 175, 181, 186-188, 213,216, 217, 219, 220, 229, 261, 267, 292,321, 354, 388, 457, 484, 491, 553, 557,571, 574, 591, 596, 603, 609, 615, 617,620, 624

Francia Enrico, 197, 599Franciosi Eugenia, 143Francolini F., canonico, 502Frank Malvina, 61Franklin Benjamin, 177Frassinetti Paola, 342Frattarelli Fischer Lucia, 600, 603, 607,

609, 620French Cini Elena, 460Frescobaldi Lamberto, 504, 505, 507Frobel Friedrich, 289Frontali Milani Elisa, 396Fua Fusinato Erminia, 41, 56, 58, 59, 61,

64, 148, 212, 230, 248, 254, 256, 262,426

Fubini Elsa, 194, 603Fucini Renato, 211, 311Fumagalli Giuseppe, 84, 417, 418, 424Fusinato Arnaldo, 59, 211, 248, 294

Gabardi Gabardo, 266Gabardi Isabella, v. Rossi Gabardi Brocchi

IsabellaGabba Carlo, 230Gabbrielli Carlo, 323Gabbrielli Emilio, 192Gabbrini Lidia, 533Gabelli Aristide, 254Gabriele dell’Addolorata (Francesco Pos-

senti), santo, 340Gabrielli C., professoressa, 454Gabrielli Patrizia, 5n, 609Gagelin, Maison, 223Gaiotti De Biase Paola, 77 e n, 520, 609Gaiotti Paola, v. Gaiotti De Biase PaolaGalanti Tommaso, 233Galbiati Benedetto, 377Galfre Monica, 26n, 609Galgani Gemma, 81n, 479, 501, 542, 543Galilei Galileo, 177, 217, 451Galileo, v. Galilei GalileoGalimberti Alice, v. Schanzer Galimberti

AliceGalimberti Duccio senior, 422

INDICE DEI NOMI 653

Gall Franz Joseph, 123Galli Dina, 404, 405Galli M., 437Galli Sara, 589, 599Gallo Claudio, 314, 547, 609Gallois Alberto, 356, 357Gambara Veronica, 140, 303Gambaro Angiolo, 611Gamberini Gioacchino, 492Gamerra Gino, 360Garbasso Antonio, 396Garcea Giovannina, v. Bertola Garcea Gio-

vannaGarelli G., 310Gargano Giuseppe S., 422Garibaldi Giuseppe, 54, 210, 216, 273Gariboldi Minetola Alessandrina, 447Garin Eugenio, 399Garoglio Diego, 142, 359, 372, 396Garzia Augusto A., 319Gasca Diez Maria, 425Gasco Giuseppe, 494, 495Gasco Nicoletta, 494Gaspari Campani Bagnoli Teresa, 487Gastaldi Mario, 527, 609Gatteschi Gattesco, 311Gaudio Angelo, 203, 235, 247, 275, 286,

504, 587Gaudriault Raymond, 166, 610Gavarini Idra, 477Gavazzi Maria Antonietta, 571Gazzaniga Rodolfo, 436Gazzei Barbetti Vittoria, 548Gazzetta Liviana, 383, 610Gazzola Vanna, 607Gelosi Farina, pellicceria, 569Genevois Emmanuelle, 7n, 606Gengaro Maria Luisa, 564Gennari Aldo, 293Genoni Rosa, 402, 420Genovesi Giovanni, 224, 296, 602, 610,

612Gentile Giovanni, 26, 78, 397, 399, 400,

505, 557, 558, 591Gentiloni Silveri Umberto, 484, 610Geymonat Paolo, 523Ghedini Bortolotti Fanny, 164Ghedini Fanny, v. Ghedini Bortolotti

FannyGherardi Del Testa Corsini Anna, 212

Gherardi Del Testa Tommaso, 211, 476Ghiazza Silvana, 607Ghika Elena (Dora d’Istria), 230, 281Ghinassi Vincenzo, 211Ghirlandaio Domenico, 359Ghivizzani Gaetano, 148, 209Giachetti Fortunato, 263Giachi Valentino, 142, 211, 293Giacomelli Antonietta, 283, 284, 407, 409,

531, 610Giacomelli Francesco, 497Giadice Saro, 548Giampieri Elvira, 195Gianelli Elda, 143, 212, 311Giani Niccolo, 433Giani Sabatino, 440Gianneschi Bizzocchi Maria, 462Gianneschi Elena, 610Giannoni Gilberto, 365Giarre Billi Marianna, 141, 143, 149, 186,

209, 212, 271, 315, 416Giarre Marianna, v. Giarre Billi MariannaGibelli Antonio, 478, 610Gigli Giorgio, 591Gigli Marchetti Ada, 7n, 23n, 68n, 107,

111, 121, 139, 154, 172, 295, 589, 599,602, 608-610, 613, 617

Giglioli Casella Costanza, v. Casella GiglioliCostanza

Giglioli Casella Vera, 324Giglioli Domenico, 324Giglioli Enrico Hillyer, 254, 324Giglioli Giuseppe, 324Giglioli Stocker Costanza, v. Stocker Gi-

glioli CostanzaGilardone Montemaggi Giulia, 332, 340Ginami Corinna, 404, 405Ginsborg Paul, 52n, 617, 624Gioia A., 566Giolli Alessandro, 138Giommi Eugenio, 599Giordano B., 560Giordano Michele, 3n, 9n, 19n, 378, 384,

389, 598, 610, 621Giorgi Giuseppe, 154Giorgi Lorenza, 611Giotto di Bondone, 559Giovagnoli Elena, 148Giovagnoli Renato, 319, 327, 599Giovani Giovanni, 517

654 INDICE DEI NOMI

Giovanna d’Arco, 139Giovannelli Dante, 441Giovanni Bosco, santo, 335, 340, 479Giovanni Fisher, beato, 502Giovanni Gualberto, santo, 497Giovannini Bianca, 212Giovannini Gemma, v. Giovannini Mago-

nio GemmaGiovannini Magonio Gemma, 41, 60, 207-

212, 213, 262, 263, 270-272Giovannini Pietro, 314Giovenale Decimo Giunio, 300Girard Jean Baptiste (Pere Gregoire), 250Gismondi Antonio, 567Giubbi Maria, 517Giuliana Falconieri, santa, 584Giuliano Luisa, 76nGiuliotti Domenico, 578Giunti Chiara, 87Giuseppa del Sacro Cuore, religiosa, 543Giuseppe, santo, 346Giuseppe Calasanzio, santo, 581Giuseppe Benedetto Cottolengo, santo, 335Giusti Giuseppe, 285Giustiniani Bandini Cristina, 343Gloria Leda, 555Gmelin Johann Friedrich, 124Goethe Johann Wolfgang, 196, 450Goja Maria, 426Goldoni Carlo, 476, 624Gondi Patrizi Maddalena, 327, 425, 437,

440Gondrand, ditta, 446Gonfiantini Iva, v. Gonfiantini Perugi IvaGonfiantini Perugi Iva (Maya), 451, 475, 476Gordigiani Sofia, 487Gori Claudia, 326, 591, 610Gori Pietro, 143Gorjux Bruschi Wanda, 433, 564Gorjux Wanda, v. Gorjux Bruschi WandaGorla Pietro, 332Gotti Aurelio, 286, 293Govoni Corrado, 560Gozzano Guido, 356Gozzi Gaspare, 193Gozzini Luigi, 436Gracchi, fratelli, 58, 230Graf Arturo, 142, 325Graham Ronald, 443Gramatica Emma, 426

Gramigni Pietro, 403Gramone Antonella, 7nGrandi Agostino, 415Grassi Chambeyront Ornella, 523Grassi Regolo, 188Gray Ubertis Corinna Teresa (Teresah), 394Grazi L., 380Grazzini Guido, 502Gregorio XI, papa, 334Griffini Grazia Maria, 23n, 597Grimm, fratelli (Jacob e Wilhelm), 594Grisaldi Del Taja Anna, 462Groppi Angela, 22n, 77n, 604, 609, 617,

624Grossi Mercanti Onorata, 143, 315, 455Grossi Onorata, v. Grossi Mercanti Ono-

rataGrossi Tommaso, 136Grosson Baronchelli Paola, v. Grosson de

Guentry Baronchelli PaolaGrosson de Guentry Baronchelli Paola

(Donna Paola), 20n, 75, 388Grosson de Guentry Paola, v. Grosson de

Guentry Baronchelli PaolaGrottanelli de Santi Giovanni, 532, 610Guacci Maria Giuseppa, 262Guasconi Orvieto Adriana, 591Guerra Elena, 479Guerrasco Guido, 545Guerrazzi Francesco Domenico, 147, 268,

285Guerrini Mauro, 599Guerrini Olindo (Lorenzo Stecchetti), 142Guglielminetti Amalia, 394, 404, 423Guglielmo II, imperatore di Germania, 376Gui Vittorio, 397Guicciardini Giulio, 510Guicciardini Luisa, 469Guicciardini, conti, 581Guiderelli Alessandro, 188Guidi Laura, 3n, 18n, 58n, 605, 610, 613,

614Guidi Tommasina, 311, 312Guido da Verona, pseud. di Guido VeronaGutenberg Johannes, 177, 553Guzzoni degli Ancarani Arturo, 389, 390Gwiss Adami Rosalia, 376, 426

Hack Margherita, 87, 492, 610Hack Maria Luisa, 494

22

INDICE DEI NOMI 655

Hack Roberto, 491, 493-495Haller Albrecht von, 105Henderson W.P., 444Hitler Adolf, 433Hofer Karl, 398Honigmann Sophie, 565Hugo Victor, 479

Ibbotson, famiglia, 274Ignazio di Loyola, santo, 335Imbergamo Barbara, 14, 394, 446, 471,

611, 620Infelise Mario, 43n, 45n, 111, 112, 139,

154, 172, 295, 599, 611Inglesi Odoardo, 239Insabato Elisabetta, 591, 598Invernizio Carolina, 289Irma, pseud. di Irma PagliaiIsaia, profeta, 323Isella Dante, 23n, 597Isotta di Cipro, pseud. di Isotta Cipriani

CeruttiIuso Pasquale, 403, 602

Jalla Edoardo, 523Jalla, famiglia, 524Jalla, signora, 323Jeanne Francoise De Chantal, santa, 342Jinarajadasa Curuppumullage, 494Jolanda, pseud. di Maria Majocchi PlattisJørgensen Johannes, 542, 611Josia Angiolo, 244, 245

Kant Immanuel, 164Kienerck Vittoria, 594Kipling Rudyard, 412Kodak, pseud. di Angiolo OrvietoKostka Stanislao, 340Krimer, pseud. di Cristoforo MercatiKuhn Amendola Eva, 354, 355, 492, 611Kuhn Eva, v. Kuhn Amendola Eva

Labanca Nicola, 598Labriola Teresa, 356Lacroix Paul, 223Lady Morgan, v. Morgan Lady SydneyLa Farina Giuseppe, 52, 180, 181, 209la Fayette Marie Madeleine Pioche de la

Vernie, Madame de, 105Lafuite Theophile, 167

Lama Luisa, 540, 602Lamanna Paolo E., 399Lamartine Alphonse Louis de, 222Lambruschini Raffaello, 40, 52n, 55, 179,

195, 203, 204, 235, 250, 452, 611Lamennais Hugues-Felicite Robert de, 164Lami Antonio, 198Lami Giovanni, 42, 43 e n, 97Lampugnani Alessandro, 11n, 40Lampronti-Forlani, 329Landi Patrizia, 5n, 611Landini-Ruffino Elena, 289Landogna Francesco, 453Landolfi Tommaso, 434Lanfranchi Ariella, 606La Pira Giorgio, 536Lara, contessa, pseud. di Evelina Cattermo-

le ManciniLarderel di Mirafiori Bianca, 266La Roma Jezzi Mario, 568, 571La Sorsa Saverio, 486Lastri Marco, 98, 100, 102Lastrucci Pietro, 148Lastrucci Vincenzo, 295Lattanzi Carolina, v. Arienti Lattanzi Caro-

linaLattanzi, coniugi, 46Lattes Wanda, 84nLaurenti Parodi Enrichetta, 328Le Monnier Eugenio, 259Le Monnier Felice, 154Lega Achille, 545Lemmi Randle L., 264Lenardon Maria, 490Lenoir Yvonne, 422Lensi Alfredo, 310Lenzi Loris, 582Lenzoni Augusto, 529Leonardi Giovanni, 479, 543Leone XIII, papa, 331, 333, 334, 340, 498Leoni Adele, 19nLeopardi Giacomo, 135, 204, 285, 294, 619Lesca Giuseppe, 416Levi Cattelani Enrico, 234Levi Morenos David, 506, 507Ley Beatrice, 263, 264Ley I.P., 263Licata Glauco, 484, 611Liebknecht Karl, 376Liguori Maria, 497, 498

656 INDICE DEI NOMI

Linaker Arturo, 280, 371, 397Lio Teresa, 87, 584Lisi Nicola, 434Lombardo Ester, 424, 425, 429Lombardo Radice Giuseppe, 507Lombroso Carrara Paola, 371, 507Lombroso Paola, v. Lombroso Carrara

PaolaLonghi Roberto, 399Longinotti Baccini Emma, 315, 366, 369Longinotti Emma, v. Longinotti Baccini

EmmaLonginotti Ida, 315Longo Selma, 522-524Longo Teodoro, 522Lorenzini Carlo (Carlo Collodi), 211, 269,

621Lorenzini Ippolito, 209Lorenzini Paolo (Collodi Nipote), 593Lorenzini Patrizia, 87Lorenzoni Pietro, 436Loschi Maria Albertina, 85n, 486, 562, 565,

566Lotti Margherita, 533Lottini Giuseppe, 305Lubbock Sybil, Lady, 511Lucatello Enrico, 489Lucchini Luigi, 254Luchini Lia, 524Luigi Gonzaga, santo, 340Lumini Armando, 480Lupati Cesarina, 548Luperi Patrizia, 601Luporini Alberto, 114, 115, 118, 138, 185,

600Lussana Fiamma, 599, 622Lussana Filippo, 218Lutero Martin, 258Luzzatto Guido Lodovico, 485

Macchi Mauro, 230, 233Macchietti Sira Serenella, 608Macchini R., 273Machiavelli Niccolo, 164Maffei Andrea, 161, 210Maffei Giuseppina (Pina), 480, 482Maffi Pietro, 76Maggi Maria, 422, 423Magista Aurelio, 9nMagliano Pareto Bice, 422, 423, 565

Maglione Luigi, 344Magnani Benvenuto Egidio, 471Magri Zopegni Maria, 486Magrini Cristina, 413Magrini Giovanni, 414, 510, 539, 600Maini Roberto, 14, 25n, 46n, 137, 144, 149,

164, 207, 211, 213, 548, 598, 599, 600,611, 621

Maiorca Bruno, 539, 611Majer Rizzioli Elisa, 426, 431Majno Bronzini Ersilia, v. Bronzini Majno

ErsiliaMajno Ersilia, v. Bronzini Majno ErsiliaMajo Angelo, 383, 518, 611Majocchi Clementina (Bruna), 285, 381Majocchi Maria, v. Majocchi Plattis MariaMajocchi Plattis Maria (Jolanda), 67, 285,

367Majolo Molinari Olga, 418, 600Malaguzzi Banfi Daria, 422, 430, 564Maldini Chiarito Daniela, 14, 200, 503, 611,

621Malenchini Pozzolini Gesualda, 59, 60n, 255Malibran Maria, 162Malnati Linda, 315Maltagliati Ada, 325Maltoni Maria, 371, 508Mameli Calvino Eva, 510-512, 514, 515,

611Mameli Eva, v. Mameli Calvino EvaMameli Goffredo, 294Mamiani Terenzio, 229Manacorda Guido, 399Mancini Abele, 60n, 210, 270, 611Mancini Emilio, 496Mancini Ortensia, 99Mancini Pasquale Stanislao, 297Mancini Pierantoni Grazia, 230, 297Mandain Angelica, 49n, 165, 170, 171Mandain Maurizio, 165, 167Mandain Teresa, 49n, 54, 165, 170, 171Mandalari Tropea Ugo, 462Mander Cecchetti Anna, 212Manetti Elena, 596Manetti Gaetano, 267Manfredo, pseud. di Ida BacciniMangini Antonio, 197, 198, 611Mann Thomas, 528Manno Antonio, 281Mannucci Andrea, 415, 523, 607, 611Mannucci Michele, 225, 227

INDICE DEI NOMI 657

Mannucci Umberto, 357Mannucci, coniugi, 227Mantea, pseud. di Gina SobreroMantegazza Paolo, 228, 298Manzi Alberto, pseud. di Agostino Luigi

TettamanziManzini Gianna, 371, 397, 423, 434, 435Manzini Raimondo, 344Manzoni Alessandro, 285, 294, 383Manzoni Luigi, 306Manzu Giacomo, 435, 545Maraghini Luisa, 448Maraini Antonio, 545Maranghi Vincenzo, 49n, 165, 167, 169,

170Maranini Maria, 261Marcault Emile J., 494Marcelli Francesco, 320Marcello Teresa, 164Marchesa Colombi, pseud. di Maria Anto-

nietta Torriani Torelli-ViollierMarchesi Raffaello, 196Marchesini Daniele, 26n, 611Marchetti Ducceschi Alessandra, 450Marchi Loretta, 87, 510, 609Marcialis Giuseppina, 600Marconi Bovio Jolanda, 564Marconi Guglielmo, 444Marescotti Elena, 317, 612Margherita di Savoia, regina d’Italia, 230,

268Margiotta Broglio Francesco, 521, 612Maria Casalini, casa di mode, 569Maria De Mattias, santa, 501Maria Jose di Savoia, 393, 397, 398, 425Maria Pia di Savoia, 577Mariani Emilia, 271, 280, 282, 285, 315,

330, 371Mariani Federica, 87Mariani Giuseppe, 377Marinetti Filippo Tommaso, 357, 404, 560Marini Adele, 262Marini Marino, 435Mariotti Carlo, 384Mariottini Baccini Manfredo, v. Baccini

Mariottini ManfredoMariottini Tito, 367Mariscotti Lante della Rovere Margherita,

129Maritain Jacques, 398

Marmontel Jean-Francois, 100, 101Maroni Oriana, 13n, 612Marradi Giovanni, 143Marrucchi Alessandro, 488Marrucchi Angelica, 487, 488Marrucchi Piero, 488Marrucci Angelo, 600Marsh, famiglia, 274Marsigli Jacopo, 166Martinati Antonio, 142Martinez A., 186Martini Antonio, 333Martini Arturo, 435Martini C., 244Martini Fausto M., 421Martini Ferdinando, 68n, 248, 315Martini Giulietta, 468Martini Luciana, 593Martini Mari Lilia, 461Martini Mari Maria, 461Martini Mario Augusto, 76, 365Marzi Dario, 453Mascagni Pietro, 212Mascilli Migliorini Luigi, 111, 112, 139, 154,

172, 295, 599Masino Paola, 423Mason Tim, 38 e n, 612Massano Turillazzi Elina, 447Massari Giuseppe, 54Matelda, figura dantesca, 378Materassi Sandro, 397Matilde di Canossa, 342Mattera Angelo, 604Matteucci Benvenuto, 579Maugini Ester, 595Maupassant Guy de, 388Maya, pseud. di Iva Gonfiantini PerugiMazarino Giulio, 431Mazini Constance M.O., 263, 264Mazzajoli Giovanni, 187Mazzanti Lucrezia, 463Mazzarosa Antonio, 178, 180Mazzei Marianna, 514Mazzetti Roberto, 79n, 506-508Mazzini Giuseppe, 180, 408, 409, 411, 495Mazzolari Primo, 534Mazzoni Guido, 311, 612Mazzotta Clemente, 67n, 367, 608, 612Meacci Anna Rita, 599Meghini Vincenzo, 471

658 INDICE DEI NOMI

Meille Augusto, 523Meille, famiglia, 524Melandri Massimo, 598Melani Alfredo, 420Melato Maria, 404, 405Melegari Dora, 349, 426Meli Giovanni, 140Melillo Giacomo, 453Melosi Laura, 591, 612Mencacci Maria Pia, 87Mengarini Traube Margherita, 374Mengoni Carlo, 122Menicucci Giosue, 486Menozzi Daniele, 13n, 612, 616Mercanti Ferruccio, 372Mercantini Luigi, 54Mercati Cristoforo (Krimer), 527, 528Mercati Ugo, 527, 529Mercier Louis Sebastien, 101Mercurio, pseud. di Manfredo BacciniMerlini Giuliano, 97, 98, 100Messina Francesco, 435Meyendorf, famiglia, 274Meynier Elisa, 323Mez Emerico, 605Miccoli Giovanni, 13n, 608Michel Ersilio, 612Michelini Giovan Battista, 225Michelstaedter Carlo, 398Michetti Maria, 79n, 509, 612Migliorati Carlo, 578, 580Mila Massimo, 485Miles Gloriosus, pseud. di Manfredo Bac-

ciniMill John Stuart, 232, 373Milli Cassone Giannina, 212, 218, 297Milli Giannina, v. Milli Cassone GianninaMinghi Giovan Battista (Gio Batta), 45,

106Minucci Del Rosso Paolo, 211Minutoli Carlo, 180Miraglia Biagio, 297, 299Miraglia Bice, 64n, 296-298Miranda Giovanni, 389Mirizio Achille, 531, 612Mirri Ugo, 355Mistrali A., 380Mistrangelo Alfonso Maria, 406Mitchell Riccardo, 230Modigliani Olga, 424

Molinari Franco, 602Molino Colombini Giulia, 204, 263Mollet E., 257Momassi Rigo, 190Momigliano Arnaldo, 399Mondello Elisabetta, 417, 562, 612Monica, santa, 239Monlaur-Reynes Marie, v. Reynes MarieMontagnoni Emma, v. Montagnoni Rossi

EmmaMontagnoni M., lanificio, 355Montagnoni Rossi Emma, 355, 357Montalbano Dore, 404Montale Eugenio, 422Montanelli Giuseppe, 211Montausier, Julie-Lucine d’Angennes de,

99Montazio Enrico, 180Montesquieu Charles-Louis de Secondat

de, 99, 105, 268Montessori Maria, 83, 426, 494, 539, 540,

541Montevecchi Luisa, 610Monti Vincenzo, 139Montini Giovanni, 377Montpensier, Maria di Borbone, Mademoi-

selle de, 99Moore Thomas (Tommaso Moro) santo, 502Morandi Carlo, 399Morandi Felicita, 61Morelli Fernandez Maddalena (Corilla

Olimpica), 287Morelli Fortunato, 599Morelli Salvatore, 61, 231, 259Morelli Timpanaro Maria Augusta, 29n,

42n, 45n, 97, 107, 612Morelli Tommaso, 514Moretti Assunto, 74nMoretti Francesca, 14, 302, 392, 621Moretti Sofia, 289Morgan Lady Sydney (n. Owenson), 62n,

611Mori Enrico, 267Mori Giorgio, 62n, 83n, 608, 612, 613, 616,

617Mori Maria Teresa, 14, 203, 207, 221, 259,

359, 384, 389, 496, 612, 622Morichelli Alessandro, 363Moriconi Aladino, 327, 613Morini Bruna, 524

INDICE DEI NOMI 659

Moronato Stefania, 110, 111, 613Morozzo Virginia, 293Mossa & Floris, agenzia pubblicitaria, 360Mosti Gino, 477Motti Lucia, 459, 613Mozart Wolfgang Amadeus, 450Mozzoni Anna Maria, 217, 218, 227Mrs El., pseud. di Laura Cantoni OrvietoMugnai V., religioso, 450Mugnaini Antonio, 162, 164Mugoni Michele, 557Mulinari Stefano, 98Murri Romolo, 351Muscariello Mariella, 477, 613Mussini Luigi, 345Mussini Luisa, v. Franchi Mussini LuisaMussolini Arnaldo, 344Mussolini Benito, 400, 401, 428, 444, 466,

467, 475, 480, 558, 559, 571, 582

Nacci Laura, 317, 613Nadu, pseud. di Laura Cantoni OrvietoNaldi de Figner Sonia, 594, 613Nannizzi Arturo, 511Napoleone I, imperatore dei francesi, 497Napollon Ernesta, v. Napollon Margarita

ErnestaNapollon Margarita Ernesta, 60, 233, 262,

272Nascimbeni, signora, 407Nathan Sara, 426Naville Ernest, 232Necker Jacques, 110Necker Anne Louise Germaine, baronessa

di Stael-Holstein, 62n, 611Negri Ada, 143, 325, 349, 356, 397, 420,

435, 578Negri Annunziata, 227Nencioni Enrico, 140, 211Nencioni M., illustratore, 504Neppi Modona Aldo, 486Nesi Mario, 451Nesti Arnaldo, 21n, 613Niccolai Beatrice, 526Niccoli, coniugi, 397Nicoletti Giuseppe, 7nNicotra Pastore Domenico, 404Nightingale Florence, 412Nigido Vincenzo, 496Nissim Rossi Lea, 564

Noce Tiziana, 14, 329, 363, 440, 450, 468,622

Nocentini Anna, 548, 599, 600Nonnino, pseud. di Marianna CavagnadaNordau Max, 282Norsa Alessandro, 310, 313Novelli Augusto, 397Novelli Enrico (Yambo), 317, 578Nuti Vanna, 257, 613Nyboiet Eugenie, 217

Oddo Antonio, 326, 436Offen Karen, 233, 613Olgiati Francesco, 437, 518Oliva Mancini Laura Beatrice, 164Omar Amalia, 286Omino che ride (L’), pseud. di Manfredo

BacciniOpera Montessori, 539, 540Orestano Francesco, 608Orfei Enrichetta, 164Origo Iris, 510Orlando Andrea, 496Orlando Ruggero, 421Orsi Chiara, 549Orvieto Adolfo, 592Orvieto Angiolo, 212, 372Orvieto, famiglia, 591Orvieto Laura, v. Cantoni Orvieto LauraOsta Cottini Amelia (Flavia Steno), 349Ottino Giuseppe, 58n, 188, 229, 233, 235,

522, 600Ottokar Nicola, 399Oxilia Adolfo, 399

Pacchierotti Mangini Antonietta, 466Pacciani Elena, 393Pacella Marzia, 608Pacelli Eugenio, cardinale (v. anche Pio

XII), 536, 537Paci Lorenzo, 195Pacini Luigi, 177, 178Pacini Monica, 9n, 17, 49n, 58n, 111, 151,

193, 202, 224, 228, 229, 246, 265, 270,272, 278, 279, 289, 309, 314, 317, 318,320, 355, 358, 405, 411, 413, 414, 451,456, 459, 463, 476, 478, 482, 489, 495,515, 524, 526, 530, 535, 546, 548, 580,582, 584, 589, 596, 597, 613, 622

Pacini Santi, 98

660 INDICE DEI NOMI

Pacinotti Alberto, 352, 353, 476Padelletti Dino, 233Padovano Wanda, 566Paganelli Pietro, 228Pagani Carlo, 141Pagani Giovacchino, 45 e n, 103, 111-115,

118Pagani Giovanni Antonio, 45nPagani Giuseppe, 111, 112, 160, 173Paganini Virginia, 298Paggi Alessandro, 186Paggi Felice, 186Pagliai Arturo, 310Pagliai Irma, 401, 402Pagliano Girolamo, 314Pagliara Maria, 607Pagliari Anita, v. Pagliari Bianchi AnitaPagliari Bianchi Anita, 72n, 376, 424, 428,

431Pagni Niccolo, 45, 110Pagni Pasquale, 160Pagnone Annibale, 328Paladini Luisa Amalia, 41, 51, 52, 52n, 53,

54, 55n, 56, 83n, 156-158, 177, 180, 193-196, 202-207, 454

Palazzolo Maria Iolanda, 48n, 111, 112, 139,154, 172, 295, 599, 613

Pallesi Orazio, 439Palli Angelica, v. Palli Bartolommei Angeli-

caPalli Bartolommei (o Bartolomei) Angelica,

41, 53, 66n, 83n, 197, 198, 496Pallotti Cornelia (Dusina), 319Pallottino Paola, 318, 613Palmarocchi Roberto, 486Pancrazi Carlo, 229Panzini Alfredo, 397Paoletti Armando, 397Paoli Renato, 485, 486Paolieri Ferdinando, 397Paolieri Germana, 555Paolini Giuseppe, 235Paolo, santo, 333Pape-Carpentier Marie, 253Paper Ernestina, 254Papi Maria Lia, 197, 600Papini Giovanni, 354, 355, 371, 399, 404,

498, 578Papini Roberto, 421Pappiani Alberto Maria, 97

Parente Domenico, 166Parente Ulderico, 306, 613Parenti Luisa, 41, 59, 235, 237Parlatore Filippo, 60Parpagliolo Maria Teresa, 513, 564Parrini Elena, 87Pascoli Giovanni, 143, 325, 368, 399, 453,

462, 578Pasquali Giorgio, 399Passigli Clara, 396Pasta Renato, 7n, 14, 29n, 43n, 120-122,

125, 613, 622Pastonchi Francesco, 212Pastorini Foresta, 528Pastorini Manlio, 528Paterno Francesco, 129Patrizi Gondi Maddalena, v. Gondi Patrizi

MaddalenaPaulucci di Calboli Raniero, 348Pavone Grotta Irma, 467Pazzagli Carlo, 18n, 28n, 62n, 613Pazzi Armino, 278Pazzi Gianna, 568, 569, 570Pazzi Muzio, 391Pedeville Giovan Battista, 152, 165-167Pelagatti Mario, 544, 546Pellegrini Carlo, 399Pelletier Rosa Virginia, 501Pelli Bencivenni Giuseppe, 42 e n, 43n,

83n, 97-102, 108Pellico Silvio, 294Pelosini Narciso Feliciano, 269Pera Isabella, 14, 307, 480, 544, 562, 623Peratoner, cartoleria, 160Percoto Caterina, 10nPerodi Emma, 41, 234, 293Peroni Siro, 142Perosa A., 558Peruzzi Emilia, 232, 328Pes Luca, 609Pesce Gorini Edvige, 486Pesman Ros, 264, 614Pestalozza Ernesto, 389Pestalozzi Johann Heinrich, 250, 262, 592,

593Petrelli Gilberto, 546Petrilli Enrico, 331Petrilli Savina, 332, 345, 579Petronici Silvia, 87Petronilla, martire e santa, 343

INDICE DEI NOMI 661

Petronio Giuseppe, 18n, 614Pezze Pascolato Maria, 316, 426Pezzi Giulietta, 148Pezzoli Riccardi Elisa, 266Pianigiani Alamira, 315Pianigiani Temistocle, 299Piantanida Maria, 459Piatti Tango Virginia (Agar), 41n, 423Piattoli Anna, 547Piattoli Giuseppe, 98Piattoli Palmiro, 327Piazzini Luigi, 160, 172Piccioni Giovanni, 466Piccioni Lami Elisabetta, 600Piccioni Luigi, 486Piccolomini Adami Vittoria, 535Piccolomini Bianca, v. Piccolomini Clemen-

tini BiancaPiccolomini Clementini Angiola, 364Piccolomini Clementini Bianca, 80, 487,

531-533, 535Piccolomini d’Aragona Livia, 462Piccolomini, famiglia, 532, 533Picello Edy, 547Pich Federica, 87Pierantoni Mancini Grazia, v. Mancini Pie-

rantoni GraziaPierazzi Rina Maria, 357, 546, 547Pieri Cina, 356Pieri Emilio, 141Pieri Giuseppe, 140, 141, 148, 149, 209Pieri Michetti Gemma, 454Pieri Paola, 601Pierini Elvira, 396Pieromaldi Atenaide Zaira, 263, 426Pieroni Bortolotti Franca, 69n, 229, 428,

614Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, 42,

454Pietro, santo, 241, 242, 341, 440Pignotti Lorenzo, 104Pigorini Luigi, 230, 231Pilo Mario, 293Pincherle Rosselli Amelia, 396, 594, 615Pindemonte Ippolito, 140Pinto Olga, 583, 600Pinzani Ermanno, 389Pio IX, papa, 51, 79, 170, 241-243, 251,

333, 352Pio X, papa, 327, 331, 339-343, 346

Pio XI, papa, 344, 519, 521, 536Pio XII, papa, 81, 344, 534, 580Piotto Andrea, 350, 598, 600Pique Pietro, 487Pirandello Luigi, 398, 578Pisa Beatrice, 20n, 605, 610Pisano Laura, 4n, 20n, 34n, 384, 547, 600,

614Pistelli Ermenegildo, 326, 369, 371, 397,

498Pitre Giuseppe, 281Pivato Stefano, 13n, 614Pizzigoni Giuseppina, 426Plattis Maria, v. Majocchi Plattis MariaPlebani Tiziana, 3nPodesta A., 545Podrecca Vittorio, 564Poerio Alessandro, 294Poesio Carla, 592, 596, 614Poggi Nicola Fortunato, 119Poggiali Ciro, 436Poggiali Leopoldo, 319Poggiolini Giuseppina, 218Polotebnova Anastasia, 524Pompei Mario, 564Pons Bartolomeo, 523Ponsard Francois, 223Pontelli Alda, 470Ponti Giovanni (Gio), 398Porati Alessandra, 5n, 611Porciani Elena, 87Porciani Giuseppe, 142, 209, 295Porciani Ilaria, 23n, 147, 201, 614Pozzolini Alessandro, 319Pozzolini Antonietta, 60nPozzolini Cesira, v. Pozzolini Siciliani Ce-

siraPozzolini Giorgio, 209Pozzolini Siciliani Cesira, 60n, 282Pozzolini sorelle (Cesira e Antonietta), 248Praga Emilio, 143Pratesi Mario, 186Pratolini Vasco, 509Praz Mario, 526Previtali Fernando, 397Prezzolini Giuseppe, 354, 389Priami Licia, 15Price Alyson, 87Priscilla, martire e santa, 343, 347Procacci Giovanna, 87

662 INDICE DEI NOMI

Prochet Matteo, 523Pucci Giampiero, 545Puccini Giacomo, 404Pugi Lucia, 614Pulselli Bianca, 461Puritz Sofia, 311, 312Puzzuoli Paola, 609, 620

Quara Augusta, 306Quarantotti Gambini Pier Antonio, 434Quattrini Antonio, 388Quattrini Attilio, 388Quattrini, fratelli (Antonio e Attilio), 389Quazza Romolo, 399Quintilia Rossella, 445

Rabbaioli Albertina, 251, 254, 277, 278Raffaelli Pietro, 148, 208, 209Raggi Oreste, 230Ragone Giovanni, 10n, 19n, 33n, 614Raicich Marino, 27n, 253, 257, 270, 614Rainaldi A., 288Rainuzzo Giuseppe, 441Rak Michele, 611Rambouillet, Catherine de Vivonne mar-

chesa di, 99, 100Randi Elisabetta, 436Rapisardi Mario, 208Rascaglia Mariolina, 229, 614Rasy Elisabetta, 615Rattazzi Maria Letizia, v. Bonaparte Wyse

Rattazzi Maria LetiziaRattazzi Urbano, 221, 222Ratti Ferri Edvige, 277Ravaglia Raffaele, 468Ravizza Alessandrina, 374Razzauti Angiolo, 187Rebizzo Bianca, v. De Simoni Rebizzo

BiancaRebora Piero, 524, 526Recamier Jeanne Francoise Julie Adelaıde,

222Recamier, Madame, v. Recamier Jeanne

Francoise Julie AdelaıdeRegaldi Giuseppe, 211Reggiani Gino, 18n, 217, 615Regolini Michele, 377Renier Michiel Giustina, 426Renieri Regina, 166Renosio Mario, 589, 615

Repaci Leonida, 399Repetto Margherita, 79n, 509, 612Resinelli Giuseppe, 389Resnevic Olga, 422, 567Resti Gianni, 454, 455, 604Reynes Marie, 438Rezza Tonino, 340Ricaldone Luisa, 39n, 615Ricci Lella, 222Ricci Mariano, 246, 286, 287Ricci Milziade, 353Ricci Renato, 471Ricciardi Caterina, 85n, 615Riccio Alessandra, 511, 615Riccomanni Feba, 286Ridi Francesco, 600Ridolfi Michele, 178, 180Riggio Cinelli Linda, 83, 84, 472-475, 529Riggio Linda, v. Riggio Cinelli LindaRighi Amante Flora, 80 e n, 529, 547, 548,

577Righi Giuseppe e Lina, 137, 140, 145-147,

159, 209, 600Rigutini Giuseppe, 282Rizzi Loris, 600Roberti Giambattista, 104Roberti Giulio, 142Rocca Giancarlo, 532, 615Roccatagliata Ceccardi Ceccardo, 477Roche Daniel, 8n, 615Rodolico Niccolo, 399Rogari Sandro, 82n, 615Rogari Ubaldo, 221, 615Roggi Piero, 62n, 608, 612, 613Roini Corradina, 393Roland Marie-Jeanne, 336Rolli Paolo, 153Romanelli Letizia, 141Romanelli Romano, 435, 545Romani Felice, 174Romanini G., 414Romiti Giovanni, 401, 402Romoli Pelagia, 450, 451Rondoni Emilia, 204Rosa Gattorno, beata, 342, 579Rosadi Giovanni, 371Rosai Bruno, 504Rosai Ottone, 545Rosi Michele, 416, 608, 612, 613, 615Rosi Ugo Rodolfo, 457, 459

23

INDICE DEI NOMI 663

Rosselli Amelia, v. Pincherle Rosselli Ame-lia

Rosselli Del Turco Beatrice, 400Rosselli Giovanni, 497Rossetti Dante Gabriele, 211Rossetti Gabriele, 294Rossi Caponeri Marilena, 459, 613Rossi Doria Anna, 615Rossi Ernesto, 313Rossi Gabardi Brocchi Isabella, 195, 266Rossi Gino, 367Rossi Giovan Battista, 188Rossi Giuseppina, 197, 615Rossi Savio Olimpia, 200Rossi Valeria, 14, 166, 171, 615, 623Rossini Carlo, 556Rossini Daniela, 85n, 615Rossini Gioacchino, 222, 229, 264Rossini Luigi, 591Rostagno Francesco, 523Rotondi Clementina, 128, 129, 166, 187-

189, 194, 197, 201, 203, 213, 219, 221,224, 522, 601

Roux Jacqueline, 438, 615Rovetta Gerolamo, 324Royer Clemenza, 336Rucellai Edith, 511Rugani Simonetta, 87, 409Ruggeri Simona Viviana, 464, 522, 527,

544, 557, 577, 601Ruggieri Guglielma, 477Russo Angela, 262, 615Russo Luigi, 397, 399, 506Rygier Maria, 402

Saccati Mencato Olimpia, 207, 212, 253, 272Saccati Olimpia, v. Saccati Mencato Olim-

piaSacchi Bice, 426Sacchi Defendente, 177Sacchi Giuseppe, 52Sacco Andreina, 458, 459Sacco Italo Mario, 379Saffi Giorgina, v. Craufurd Saffi Giorgina

JanetSalgari Emilio, 388Sallustio Crispo Gaio, 450Sallustio, v. Sallustio Crispo GaioSalsa Carlo, 571Saltini Ugo, 487

Saltini Virginia, 333Saluzzo Roero Diodata, 262Salvadori Palmira, 332Salvati Mariuccia, 22n, 615Salvatici Silvia, 518, 616Salvemini Gaetano, 371, 396, 410Salvestrini Arnaldo, 62n, 616Salvi Edvige, 212, 306, 307Salviati Carla Ida, 19n, 70n, 279, 314, 367,

616Salvini Minuti Eugenia, 212Salvini Tommaso, 310Salvioni Emilia, 379, 619Sand George, pseud. di Aurore DupinSandesky Scelba Teresita, 486Sandonnini Bobbiese Maria, 468Sandri Renato, 615Sandrucci Lenzi Nera, 269, 271Sanesi E., canonico, 502Sangiorgio Olga, 416Sant’Omer Giovanna, 585Santini Florio, 52n, 156, 175, 194, 203,

453, 454, 616Santini Giuseppe, 393, 405Santoli Quinto, 476Sapori Armando, 399Sapori Francesco, 486Saracinelli Marisa, 417, 616Sardou Victorien, 222Sarfatti Margherita, 395, 425Sarnelli Giovanni, 356Sarri Corrado, 310Savi Franco, 87, 307, 353, 414, 450, 475,

601Savi Lopez Maria, 143Savinio Alberto, 399, 434Savio Domenico, 340Savioli Ludovico, 139, 153Savoia, Casa di, 53, 293, 305Savoia, famiglia, 299Savonarola Girolamo, 346Sberna Sebastiano, 487, 488Scander Levi Adolfo, 61, 232, 257, 258Scapecchi Piero, 211, 611Scapinelli Enrico, 373Scarabelli Luciano, 52, 180Scaraffia Lucetta, 492, 616Scardozzi Mirella, 272, 290, 616Scarfoglio Edoardo, 388Scarron Paul, 101, 105

664 INDICE DEI NOMI

Scattigno Anna, 3n, 14, 244, 348, 518, 606,611, 615- 617, 619, 623

Schalck Elisa, 323Schanzer Galimberti Alice, 422Scheiwiller Mia, 564Schiavon Emma, 87Schiavoni Bosio Alice, 326Schiller Johann Christoph Friedrich, 259Schopp Claude, 51n, 608Schwarz Lina, 594Schwegman Marjan, 23n, 616Scialoja Antonio, 415Scialoja Vittorio, 371Sclavo-Pertusio Eugenia, 461Scodnik Irma Melany, 330, 426Scolari Sellerio Arianna, 602Scott Walter, 259Scotti Maria Dolores, 536Scudery, Madeleine de, 105Sefenda Paola, 388Seghieri Amerigo, 198Semplici Luigi, 102, 103Senigallia Giacomo, 360Senkeawicz Henryk, v. Sienkiewicz HenrykSenni Buratti Giustino, 472Senni Mary, 511, 514Ser Ciappelletto, pseud. di Manfredo Bac-

ciniSerafini Angelo, 437Serao Francesco, 385Serao Matilde, 75, 311, 371, 384-387, 389,

404, 420, 521Sergio Agostino, 444Sergio Elisa, 441, 443, 444Sergio Lisa, v. Sergio ElisaSernesi Ugo, 499, 500, 578, 579, 580, 583Serra Francesca, 14, 107, 110, 616, 623Serristori Bossi Pucci Sofia, 515Sessi Frediano, 615Sestan Ernesto, 83, 452Sezanne Giovanni Battista, 190Sfameni Pasquale, 389Sforza Giovanni, 128, 131, 133, 151, 175,

181, 616Sguanci Aldo, 404Shakespeare William, 449, 474Shiva-Rao Kitty, 541Siciliani De Cumis Pietro, 59n, 209Sienkiewicz Henryk, 306Signorini Guido, 142

Signorini Maria Adele, 59n, 209, 248, 616Signorini Vittorio Emanuele, 507Silari Fabio, 87Silletti Giuseppe, 489, 490Silva Pietro, 486Simiani Carlo, 232Simonatti Elvira, 143Simoncelli Vincenzo, 296, 298Simonetti Ferdinando, 478Simonetti Simonetta, 478, 596, 606Simoni Renato, 421Sirena Angelo (Felice Tribolati), 269Sobrero Gina (Mantea), 356Socci Gustavo, 146, 149, 208Societa Dante Alighieri, 285, 372, 447, 453Soffici Ardengo, 404, 435Sola Emma, 422, 565Solari Gabriella, 14, 15, 18n, 24n, 25n, 46n,

111, 114, 135, 137, 138, 144, 145, 159,324, 522, 601, 616

Soldani Simonetta, 4n, 5n, 6n, 7n, 9n, 28n,29n, 37, 38n, 44n, 62n, 97, 102, 106,107, 119-121, 126, 128, 136, 144, 146,149, 150, 152, 164, 166, 173, 175, 187,188, 194, 203, 206, 207, 213, 218, 219,221, 229, 235, 247, 257, 261, 275, 295,326, 331, 349, 358, 364, 366, 367, 377,378, 401, 403, 407, 436, 444, 460, 464,472, 486, 505, 509, 521, 546, 568, 572,578, 583, 589, 603-605, 609, 613-617,620, 623

Soldani Valentino, 404Solmi Arrigo, 399Sommariva Tesi Vittoria, 451Sorani Aldo, 397Sorge Giuliana, 541Sottili Giustiniano, 209Soukhotine Tolstoj Tatiana, v.Tolstoj Sou-

khotine TatianaSpadini Armando, 545Spadolini Giovanni, 221, 617Spagnoli Luisa, 426, 567Spalletti Gabriella, 426Spargella Gianna, 539Speckel Anna Maria, 425Spellanzon Giannina, 527-530Sperling Enrichetta, 469Spigliati Carlo, 366Spinetti Giulio, 358Spiombi Francesco, 160, 184

INDICE DEI NOMI 665

Spirito Ugo, 399Springher Hilda, 555Stael, Madame de, v. Necker Anne Louise

Germaine, baronessa di Stael-HolsteinStampa Gaspara, 262Stanton Elisabeth, 254Stecchetti Lorenzo, pseud. di Olindo Guer-

riniStefanelli Pietro, 195Stefani Giulio, 305, 306Steno Flavia (pseud. di Amelia Osta Cot-

tini)Sterne Laurence, 140Stewart Robert, 522Sticco Maria, 438Stival Miriam, 279, 617Stocker Giglioli Costanza, 324, 610Strinati Remigio, 421Strozzi Antonietta, 469Strudhoff Maud, 594Strumia Elisa, 44n, 97, 102, 107, 617Sturzo Luigi, 351Sue Eugene, 223Sulliotti Italo, 539Svampa Domenico, 332

Taddei Ferdinando, 239Taddei Giulio, 477Taddei Rosa, 164Tagliaferro Giovanni, 332Tagore Rabindranath, 327Taigi Anna, 342Tambroni Clotilde, 164Tamburi Ines, 549, 550Tanari Brigida v. Fava Ghislieri Tanari Bri-

gidaTanfani Emilio, 201Tani Marco, 87Tanini Azzolino, 19nTanzarella Ettore, 405, 598Tarchi Paolo, 498Tarchiani Nello, 420Targioni Luigi, 122Targioni Tozzetti Antonio, 254Tartaro Giuseppe, 87Tasca Annamaria, 600Tasca Luisa, 14, 67n, 197, 232, 234, 286,

294, 299, 617, 624Tasso Torquato, 451Tecla, santa, 343

Tedeschi Alceste, 306, 307Tedeschi Treves Virginia (Cordelia), 313Teixeria Maria Amelia, 528Tenca Luigi, 451Tenca, professoressa, 463Tennyson Alfred, 327Teresa d’Avila, santa, 342Teresa del Bambin Gesu, v. Teresa di Li-

sieuxTeresa di Lisieux, santa, 543Teresah, pseud. di Corinna Teresa Gray

UbertisTerni Cialente Fausta, 423Terruzzi Regina, 80, 578Terry-Smith Sylvia, 594Testi Virginio, 216Tettamanzi Agostino Luigi (Alberto Man-

zi), 310, 313, 314Tettoni Emilia, 212Tettoni Emma, 212, 293Thouar Pietro, 202, 270, 287Tiedeman M., 348Tilgher Adriano, 482Timpanaro Morelli Maria Augusta, v. Mo-

relli Timpanaro Maria AugustaTirabassi Angelo Maria, 355, 357Tisniabo, pseud. di Manfredo BacciniToccabelli Maria, 532Todaro Filippo, 287, 289Todros Rossella, 599Todt, organizzazione, 590Tolstoj Lev Nikolaevic, 311, 324, 388Tolstoj Soukhotine Tatiana, 397Tommaseo Niccolo, 55, 57n, 174, 195, 204,

209, 229, 313Tonci Ottieri della Ciaia Marco, 467Tonelli Luigi, 421Toniolo Giuseppe, 349, 366, 379Toppi Giove, 527Torcellan Nanda, 7n, 23n, 602, 610Tornabuoni Lucrezia, 293Torriani Torelli-Viollier Maria Antonietta

(Marchesa Colombi), 61, 234Torricelli C., avvocato, 502Torrigiani Pietro, 129Tortorelli Gianfranco, 279, 290, 291, 315,

601, 613, 617Toscanini Arturo, 404Totti Nilde, 417, 616Traballesi Giuliano, 98

666 INDICE DEI NOMI

Traniello Francesco, 335, 379, 406, 602,604, 617

Traversi Cesare, 190Trento Teresa, 564Treves Virginia, v. Tedeschi Treves Virgi-

niaTribolati Felice, pseud. di Angelo SirenaTrigo Felipe, 479Truzzi Ettore, 389Tumiati Corrado, 506Turati Filippo, 142Turchetti Odoardo, 211, 217Turchi Marino, 230Turchi Roberta, 7n, 14, 97, 101, 613, 617,

624Turi Gabriele, 23n, 49n, 78n, 83n, 111,

112, 139, 154, 172, 295, 314, 318, 505,599, 607, 613, 617

Turini Antonio, 228

Ulivieri Simonetta, 156, 194, 203, 613Umberto I di Savoia, re d’Italia, 268, 323,

324Ungaretti Giuseppe, 398, 399Urbinati Nadia, 232, 617Urbini Giulio, 416Uzielli Elisa, 396Uzielli Ida, 396

Vaccari Olimpia, 600, 603, 607, 609, 620Valentini Angelo, 290, 618Valerio Lorenzo, 177, 179, 225Valgimigli Manara, 399Valgiusti Pietro, 544Vallebella Paola, 255Vallecchi Attilio, 40, 508Valvassori Carolina, 400, 420Vamba, pseud. di Luigi BertelliVannicola de Lichnizki, Madame, v. de

Lichnizki Vannicola, MadameVannicola Giuseppe, 354, 355Vannoni Cesar, 221Vannucci Atto, 255Varni Angelo, 23n, 615Vascellini Gaetano, 98Vasori Giuseppe, 404Veauvy Christiane, 4n, 614Vecchi Letizia, 548, 600Vecchi Lucia, 487Vegezzi Ruscalla Ida, 230

Vella Lucia, 601Vellucci Sabrina, 85n, 615Ventura, casa di mode, 569Ventura Garbasso Bianca, 396Ventura Giovanni, 139Verdi Giuseppe, 324Verdini Luca, 598Verna Maria Antonia, 579Verne Giulio, 260Verona Guido (Guido da Verona), 420Verucci Guido, 52n, 519, 611, 618Vescovi Vincenzo, 487Vian Nello, 306, 618Viani Lorenzo, 398, 560Vicarelli Giuseppe, 389, 391Vieusseux Giovan Pietro, 46, 152Vieusseux, gabinetto di lettura, 128, 129,

228, 229Viggiani Irma, 66n, 80 e n, 326, 329, 464,

465, 467Vignali Marcello, 188Vigo Pietro, 332, 347Villani Carlo, 304, 447, 604, 618Villani Giovanni, 201Villari Pasquale, 264Villepelee Jean-Francoise, 542, 618Vincenzo de’ Paoli, santo, 335Visabelli Oreste, 449Visconti Agnese, 59n, 209, 248, 616Visentini Olga, 371Vitaloni Clelia, 299Vittini G., architetto, 504Vittori Giovanna, 303Vittori Nora, 406Vittorio Amedeo III di Savoia, re di Sarde-

gna, 196Vittorio Emanuele II di Savoia, re d’Italia,

251, 273Vittorio Emanuele III di Savoia, re d’Italia,

454Vivanti Annie, 143, 420, 619Viviani della Robbia Maria Bianca, 396,

514Viviani Luciana, 79n, 509, 612Viziale Olga, 289Viziale Vittoria, 289Volpe Gioacchino, 508Volpini Giuseppe, 138, 145Voltaire, 99Voena Sofia Adelaide (Adele Woena), 262

INDICE DEI NOMI 667

Wakefield Tatiana, 418, 563, 618Ward Howe Julia, 254Waterfield Aubrey, 412Wharton Edith, 513White Mario Jessie, 416, 426White Mazini Villari Linda, 264Wilde Oscar, 355, 507Wilson Woodrow, 412Wiquel Giovanni, 350, 618Woena Adele, pseud. di Sofia Adelaide

VoenaWoolf Virginia, 397, 423, 565Worth, casa di mode, 569

Yambo, pseud. di Enrico NovelliYorick, pseud. di Pietro FerrigniYorickson, pseud. di Umberto Ferrigni

Zaccaria Giuseppe, 7nZaccaria, profeta, 323Zacchiroli Francesco, 104, 124Zagaria Riccardo, 486Zambaldi Amalia, 596Zambon Patrizia, 7n, 23n, 618

Zambusi Dal Lago Francesca, 212, 227,262, 271

Zammori Elsa, 477Zanardelli Giuseppe, 143Zanardi Amalia, 286Zancan Marina, 7n, 602, 604, 605, 618Zandonella Bartolomeo, 254Zanetti Maria, 459Zangheri Marta, 548, 599, 600Zanni Rosiello Isabella, 3nZanon Adelia, 371Zanotti Francesco Maria, 125Zardo Antonio, 416Zazo Pia, 532Zetkin Clara, 426Zia Anna, pseud. di Marianna Bondi Bet-

tazziZia Mariu, pseud. di Paola Lombroso Car-

raraZilli Gay Ines, 324Zini Celestino, 581Zipoli Livio, 319Zola Emile, 213, 479Zotta Mila, 523

668 INDICE DEI NOMI

INDICE GENERALE

SILVIA FRANCHINI, Donne e stampa periodica: un nuovo re-pertorio regionale . . . . . . . . . . . . Pag. 1

MONICA PACINI, Sulle tracce dei giornali di donne in To-scana: guida alla consultazione . . . . . . . . » 17

SIMONETTA SOLDANI, Suggestioni di lettura fra testi e con-testi . . . . . . . . . . . . . . . . » 37

Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . » 87

Abbreviazioni e sigle . . . . . . . . . . . . » 89

I GIORNALI . . . . . . . . . . . . . . . » 95

Bibliografia (a cura di Monica Pacini) . . . . . . . » 597

Collaboratori e collaboratrici . . . . . . . . . » 619

Indice delle testate schedate . . . . . . . . . » 625

Indice generale delle testate . . . . . . . . . . » 629

Indice degli stampatori e degli editori . . . . . . » 637

Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . » 643