Il catasto onciario di Reggio Calabria: prove di elaborazione elettronica

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238GIUSEPPE RESTIFO

zione registrata a fine anni '50, tuttavia è interessante avvertire di dr-reelementi: i tentativi compiuti negri anni pr...d;;;ip.i'r".,au.e il ter_ritorio siciliano e ia p-resen za di ,r, ,ràr, megrio if..ìn.rru societàamericana ail'opera agli inizi del 1950.

In effetti comunque proprio in quer periodo ferve r,attività. diricerca di giacimenti mineràri:-va ricoràuro à q,r.*r. p.op".ito 1o sfor_zo conrpiuto nel settore dei sali potassici, in cànco*ituiru con tra fasedi decollo attravercata dall'industria chimi r^ iiuli-ii'^. ii.r,u concor-danza di.tempi.e di intere_ssi, lungi dal|essere.;;;;i;; ,i.hiu,ru inveceta necessità « di conrprendere come la Regione siciliana si sia innestatanel modello di sviluppo neocapitalistico ltuhuno ; ;À; .ìolo

"rro àb_

bia avuto nel-procesio di -u.rì.cia ristutturazione del blocco social,edominante nel Mezzogio^rno e di rilancio d.il à;;;;;à meridionarein funzione padronalà»."

^,,,,_ -11.h",.? pur un trungo periodo, che va all,incirca dal ,47 a| ,55,

atl'rnterno del gcverno regionale si ha un predominio dei rappr.esen_tanti del vecchio blocco dorninante, con i governi Alessi . Reutioo o en-trambi ancorati nell'area occidentaie rr," §da ril.rur. .ome si svilupfiegualmente una sensibile attenzio ne ai {atti r.luti.ri utt,irarrroi aliàìo_zione. vale qui r,icordare alcuni giudizi generali datl sugli ,,orÀ.rriladoperati

- anche a liveilo più ampio "r.l1'ur.a

m..iJtnul. -_, i1credito e l'incentivazione, il fiìco e 1à legislari";. il;;;; <( accurar,._mente plasmati per soddisfare non tanto u;a scelta .o.rap.rrole e 6na-trizzata

- benché cenffahzzata - di sviruppo- p.od;;*o àa s"a!*.*rì

to per assicurare ad essi la necessaria flessibilità" e adattabrlità nei con_fronti della locatrizzazione meridionale di un .o*pori- ventaglio diattività produtdve »>."

Nell'ambito del1a classe poritica dirige,te regionale agli inizi del-J'esperienza autonomistica si risconffa una generica coÀap evaleznadelf import anza di un processo di indus ttializZaziii;; ;;;" come prr-supposto di una trasformazione delle sftutture economiche ,r.liànà,ma si tratta

- occorre tenerlo ben fermo

- di una disponibilità ab_baÌtanza vaga di cuipoteva fruire appunto un composito ventaglio diatttyità produttive. I1 primo prorrvèdim".rto p..ro è significativo da

31 N. Dalla chiesa, Appunti su trent'anni di Regione siciliana, in « Meridione. cittàe ca{r_lplgna >>, a. II, n. 10-11, luglio-ottobre L976, p. 2g..

32 Ibidem, p' 31; questa attenzione dei dirigenii politici regionali ai {atti economici inrelazione alla fase del ciclo economico depone-contÀ l'accusa" ai p."ri*iai.mo lanciatapolemicamente e genericamente.dai loro awersari politici, "n.rr.

..-r.àr-;;;;roo gli aspettispecifici da, tenere presenti nella gestione del govÀrno locale dell,eco"o-irl33 R. Morese, Prefazione, cit., pp. L5-1,6.

Estratto da

lncontri MeridionoliRivisto di Storia .e Cultura

Terza serie n. 2'31986

GIUSI CURRO'-G. REST,IFO

Il Catasto Onciario di Reggio Calabria:Brove di elaborazione elettronicaFrammenti di civiltà contadina e artigiana

IL CATASTO ONCIARIO DI REGGIO CALABRIA:PROVE DI trLABORAZIONE ELETTRONICA

Giusi, Currò-Giuseppe Restit o

Con dispaccio del 4 ottobre 1740 il sowano del Regno di Napoli, Carlo III,disponeva il censimento degli abitanii e dei loro beni, dando I'avvio allagrande operazione de1 catasto onciario. Non 'era 1a prima volta che nel regno

meridionale si metteva in atto un procedimento di verifica generale del nu-

mero degli abitanti: il Beloch ha raccolto già nel secolo scorso le numera-zioni dei fuochi effettuate da1 1595 al 1669, elaborandone i dati a fini stati-stico-demografici anche se il loro scopo era prettamente fiscale.

La proc,edura adottata nelle numerazioni era detta osti,attm, in quanto

veniva effettuata casa per casa, pr'eceduta da disposizioni precise riguar-danii la prevenzione delle possibili frodi (ad es. raggruppamento di piùnuclei familiari in un'unica abitazione, abbandono del <<fuoco >>, ecc.). Pur-troppo, al di 1à dei dati aggregati per comune, solo pochi frammenti relativiall'operazione sono rimasti superstiti negli archivi napoletani; « ciò che ciresta ci mostra quale enorme perdita sia stata quella delle numerazioni >>

1.

Fra il 1669 e 11 1732 non si rinvengono più raccolte di dati sulla popola-

zione, ,s 1o stesso censimento del 1732 rimas,e incompleto per 1e forti opposi-

zioni che la volontà dei regnanti austriaci incontrò in pressoché tutta la popo-

lazione dell'Itaiia meridionale. Sei anni dopo I'avvento al trono di Carlo III,il sovrano dispose un nuovo censimento, stavolta non più soltanto dei << fuo-chi >>, ma anche dei beni, per ripartire il carico fiscatre non più alterato dallanumerazione del 1669. La prammatica del 1741 stabilì l'ese'cuzione e i suoimodi, alcuni dei quali ripercorrevano le modalità precedenti. Come nei cata-sti de appretio, anche per l'onciario venivano nominate, università per uni-versità, sei persone in pubblico parlamento. Ma il catasto carolino è qualcosa

in più del semplic,e eatasto o del1e vecchie numerazioni: esso consta di quattroparti, frutto di quattro diverse operazioni, con diversi attori. e con possibilitàcomparative fra le sue parti, utili per limitare gli effetti perversi di una rac-colta di dati che manteneva pur sempre il suo carattere fiscale.

La prima parte, gli atti preliminari., comprende le disposizioni generaliemanate dalla R. Camera della Sommaria, le istruzioni per l'elezione dei« deputati » (due per ,ognuno dei tre ordini in cui veniva suddiviso il corpo

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sociale), le prescrizioni contenute nelle prammatiche 2, il bilancio dell,uni-versità e infine 1o << stato delle anime >> compiiato a cura dei parroci, i qualidovevano aver cura di segnare anche gli abitanti temporaneamente assenti 3.

La seconda parte è costituita- da77e riuete, owero da1le dichiarazionigiurate di ogni capofuoco, che oitre i suoi dati personali doveva fornire anchequelli di tutti i conviventi. La dichiarazione comprende inoltre tutti i beniposseduti a qualsiasi titolo, sia immobili che mobili, compresa la precisadescrizione de1 bestiame a.

La terza parte, gli apprezzi, riporta le dichiarazioni degli estimatori,i quali erano tenuti a percorrere tutto iI territorio dell'università per valu-tare e verificare I'estensione e la natura delle coltivazioni dei fondi rustici.Llestimo veniva trascritto dapprima su un ribro << squarciafoglio >> e rico-piato poi sul libro de7l'apprezzo da un perito scrivente, anch'egli eletto epratico dei luoghi e dei loro possessori E.

La quarta e ultima parte, iI catasto onciario (detto così dall',espres-sione in'once della valutazione dei beni), costituisce la sintesi di tutta I'ope-razione, con 1a rubrica dei cittadini accatastati in ordine aUabetico per nomeproprio, ma ,secondo una sequenza ben precisa. Erano previste otto categoriedi persone od enti: cittadini laici abitanti e assenti; cittadini ecclesiasticiabitanti e assenti; chiese, badie, monasteri e luoghi pii; forestieri abitantilaici; forestieri abitanti ecclesiastici; forestieri bonatenenti, non abitanti laici;forestieri bonatenenti, non abitanti ,ecclesiastici; chiese, monasteri, luoghi piiforestieri, in possesso di beni nel tenimento dell'Università 6.

11 tentativo di mettere ,ordine e uniformità in campo tributario nelregno di Napoli in buona parte fallì: a ciò contribuì fra L'altro iI troppo lungoperiod'o della compilazione de1 catasto onciario, iniziata nel 1740 ma conclusasedici anni dopo, nel 1756. Tuttavia, << esso rimane una fonte di estremaimportanza per lo studio deIla storia ,sociare der Regno >>

z. E, r.ecente unosforzo di sistemazione di un quadro metodologico, finora mancato, per latstrlizzazione dei catasti onciari, tanto che le ricerche condotte su questooriginale documento hanno dato luogo a vivaci cliscussioni B. L'approccioal materiale informativo contenuto in esso è stato parziale, limitato per lopiù allo studio della fase finale, I'onciario propriamente detto, trascurandotutta Ia documentazione della procedura precedente e.

Per la 'calabria, fino agli inizi degli anni '60, non risulta effettuataalcuna ricerca fondata sull'impiego dei catasti onciari, anche se fra i bennovemila custoditi presso I'Archivio di Stato di Napoli sono in numero note-volissimo quei.li concernenti comuni calabresi. Negli Atti del 2" congressostorico calabrese si può ritrovare una comunicazione di Franca Assantesu1la proprietà fondiaria in Calopezzati prod,otta sui dati del catasto onciario,anche 'se non esclusivamente su di essi. Volendo analizzare la dinamica dellastruttura e delI'evoluzione proprietaria ne1 comune cosentino, l,autrice mette

96

a confronto i dati del catasto del Il'isorio de1 1809. E' da segnalare.tratta di un comune piccolo. e. q'iisede, ed anche perché ci sem'::";

de11a regione calabrese: attirità ;:coesistenza de1la grande e Pi:co-:catasto a Ca\opezzaii furono Lniz:a

solo anno. D'altronde la PoPolaz-c':abitanti e - dato da tenere Presecittà della Calabria - i redditr ireddito fondiario 1'.

Da1 primo all'ultimo esemo:

fini della storia sociale di una col

anni, ma la ricerca continua a r:biolo, in provincia di Catanzaro.tava infatti a 377 abitanti, suddir:.stanza singolare la sintonia mei,rAssente, e quest'ultimo, a proPosi:

ticità dell'analisi condu'cibile su.

che permettano di seguire longi:presi in ,esame. Ottre iI catasto ,

presso I'Archivio di Staio di NaP

bzzate altre fonti do,cumentarie. c

dei matrimoni e delle sepolture.{rcangelo di Rombiolo (1755-1853).

v-io di Stato di C'atanzaro, sezione

Mesiano (comprendente Rombiolo'dioeesi di. Mileto rinvenute ne11'-t

La ricerca'su Rombiolo appgati dome,stici: grazie al catastocondo certe tipologie (famiglie set

famiglie estese). Ctrassificando pc

posizione,sociale nell'ambito delliuna altrettanto semplice suddivisirmente le sette famiglie nobili di Icontadine >)

13. Le ,caratteristiche .cile lettura e comparabili con u:

agro-pastorali calabresi, tuttarìachi s'appresta allo studio di un nu'

11 catasto onciario non è sta

fonte per la ricostruzione di unz

per 1e rlifficoltà che essa comporti

dell'uni-:i, i qualiassenti 3.

farazioniire anche;ti i beniL precisa

itimatori,rcr valu-li rustici,» e rico-eletto e

11'espres-

tta J.'ope-

)€r nome:ategorielesiasticiabitanti

nii laici;uoghi pii

ario nelpo lungoconclusaestrema:nte uno

, per lat questopprocciol per 1o

curando

fettuataaibenro note-tngresso

Assanternciario,:a dellae mette

a confronto i dati d,e[ catasto del 1742 con quelli del cosiddetto catasto prov-

visorio del i809. E' da ,segnalale, in ogni caso, il motivo de11a scelta: « si

tratta di un ,comune piccolo, e, quindi, più facilmente esaminabile in questa

sede, ed anche ,perChé ci sembra che racchiuda caratteristiche p'eculiari

della regione calabrese: attività plevalentemente agricola de1la pop'olazione,

coesistenza .della grande e piccola proprietà rurale >> 10. Le operazioni de1

catasto a Calopezzati furono iniziate e condotte a1 termine nel corso di un

solo anno. D'altronde la popolazione, sucldivisa in 125 fuochi, toccava i 703

abitanti e - dato da tenere presente a1 momento in cui si analizzerà una

città della Calabria - i redditi dei beni urbanr. ascendevano al 12.5% del

reddito fondiario 1'.

Da1 primo all'ultimo esempio di ttttlizzazione del catasto onciario ai

fini del1a storia sociale di una comunità calabrese interco'r'rono venticinque

anni, ma la ricerca continua a riguardare un centr'o molto piccolo: Rom-

biolo, in provincia di Catanzaro. La sua popolazione complessiva ammon-

tava infatti a 377 abitanti, suddivisi in 82 fuochi o nuclei familiari. E' abba-

stanza singolare la sintonia metodologica fra il primo studio, quello deila

Assente, e quest'uItimo, a proposito del1o sforzo costante di 'superare la sta-

ticità dell'analisi conducibile sul catasto, con I'introduzione di altre fontiche permettano di seguire longitudinalmente l'evoluzione d'egli aggregatipresi in esame. Oltre il catasto onciario di Rombiolo del 1752 conservato

presso I'Ar,chivio di stato di Napoli (voi.650, ff.556-611),,sono state uti-

lizzate altre fonti doeumentar e, quali i registri parrocchiali dei battesimi,

dei matrimoni e deile sepolture dell'Archivio parrocchiatre di S. Michele

Arcangelo di Rombiolo (1?55-1853), gli atti notarili conservati presso l'Archi-vio di Stato di Catanzato, sezione di Vibo Valentia, Mappe dei Vicariato diMesiano (comprenden'te Rombiolo) e la Descri,zi,one di tuttt i Paesi della

diocesi d.r, Mileto rinvenute nell'Archivio ve'scovile di Mileto 1'z.

La ricerca"su Rombiolo appare puntata prevalentemente sugli aggre-

gati domestici: grazie a1 catasto onciario è stato possibile suddividerli se-

condo certe tipologie (famiglie semplici, famiglie ceppo, trerèches, solitari,famiglie estese). Ctrassificando poi <<i fuochi secondo la professione e laposizione sociale nell'ambito de1la comunità si riscontra immediatamente

una altrettanto semplice suddivisione. I-e sette famiglie ceppo sono esatta-

mente le ,sette famiglie nobili di Rombiolo, le famiglie semplici sono quelle

contadine >> ". L€ ,caratteristiche socio-economiche del villaggio sollo di fa-

cile lettura e comparabili con un'innumerevole serie di piccole comunità

agro-pastorali ,calabresi, tuttavia forniscono pochi el'ementi metodologici a

chi s'appresta allo studio di un nucleo urbano.

11 eatasto onciario non è stato mai finora :utllizzato stab lmente come

fonte per la ricostruzione di una vicenda urbana !a, molto probabilmente

per le difficoltà che e,ssa comporta sia in termini quantitativi che in termini

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qualitativi. A quest'ultimo proposito, anche un lavoro come quello del DeMeo, risalente al 1931 15 e riguardante alcune città dell'Italia meridionale,appare di scarsa utilità, in quanto puntato sulla distribuzione della ricchezza(owero su uno degli elementi più infidi) ed eiaboratc sui dati aggregati,ricavabili appunto dal catasto oneiario.

Né d'altronde le città studiate dal De Meo sono assimilabili, quantoa caratteristiche, a quelle calabresi. I centri urbani della Calabria si distin-guono sostanzialmente dal resto della regione per la quantità di popolazionein essi compresa, ma non per qualità peculiari di stampo cittadino. Itr Lenor-mant, nella sua grande illustrazione della p,enisola calabra risalente a1 1880,aveva indicato in Reggio ellenica, in Cosenza bruzia e in Catanzaro bizan-tina tre simboli deila storia urbana della Calabria, essendo decisamente<< città ». Ma << significaiivo è che l'illustre erudi.to non noveri una cittàsimboleggiante una fase un po' meno lontana de1la storia regionaie... Néfra qualcuna di quelle città di remota radicazione la calabria poté maiformare o esprimere in quei secoli un centro ulificatore, poiché mancò aciascuna delle sue città un pe+iodo di dimora regale o di insediamento diparlamenti o di grande rilievo economico >>

16. Dopo la brevissima prima-vera di rinascita conosciuta anche da Reggio con Guiscardo, cinque secolidi dominazione aggiunsero soltanto qualche particolare funzione regionaleo sub-regionale, quale poteva essere considerato il più rilevante acquartie-ramento militare de1 territorio calabrese, insediato sulle rive dello Stretto.

Assumendo come valida la tesi di Lucio Gambi sula rnancanza di uncentro coordinatore e la ,conseguente sezionatura regionale, rimane da veri-ficare quali particolari funzioni sub-regionali r-engono assunte da Reggio inetà moderna. La città, in ipotesi, si può definire come sotto <<tutela parziale».Lo stato mona'rchico centrale nell'r,talia meridionale si impone anche a spesedelle sovranità comunali, i cui rimanenti prir-ilegi politici vengono solita-mente confiscati da un'oligarchia cittadina. si afierma, in anticipo rispettoaI resto d'ftaUa, una particolare forma di relazione tra organizzazione poli-tica e'd entità urbana. Se il modello eiropeo prer,ede un nuovo funzionamentodisciplinato, pur senza la soppressione dell'or ganizzazione e del patriottismomunicipali, e una modificazione della struttura sociale, occorre analizzarela funzione d'inquadramento territoriale svolta anche da Reggio. Funzione erapporti non sono limitati al solo ambito regionale, pure per difficoltà dicollegamenti, ma proiettati anche al di 1à de1lo Stretto verso L'isola siciiianacon un ruolo centrale di Messina per I'attività e i servizi esistenti. La cittàdovrebbe fissare I'aristocrazia fondiaria de1l'area sottoposta alle norme delrapporto urbano-rurale, mettendola in posizione privilegiata. euesto carat-tere di definizione del contesto teruitoriale e de1 ruolo in esso svolto dallacittà, insieme all'esistenza in essa di una c]asse oziosa conferisce << ai pic-coli agglomerati del Mediterraneo il loro caratt'ere urbano » 1?. R,eggio inotr-

9B

tre dovrebbe accogliere « le categone dello Stato »'8.

Anche in questo caso saramlos€nze, in modo da verificare f ipt::,sono proprio i dati quantitatir-i q';ionciario, e, intendendo << f are >> s:igrafici e quelli edilizi a costrtu:re .

Il trend demografico reggh':del 1669 ebbe un andamento crescimeno d'inurbamento che in Regg::Calabria. Nel '600, nella crisi dem-bene; la spiegazione del fenomellaree calabresi si ha, secondo Pla':

terra con il grosso capoluogo a t

consumo della rendiia, sede di a::soprattutto) e terziarie collegateCatanzaro si contendono la Regia I

di nobili e di clienti, è un merca:canche redditizio >>

1e. Da ciò i.1 tol;demografico.

Tuttavia questa tendenza C;

quali la peste del 1575 e la carestiasi colloca proprio in coincidenza i

e sociale: la peste del 1743. 11 p:

ne1 1713 e si concluderà a Reggiomorialità finora sono imprecisi. II'episodio reggino è quello di Dorsolo elemenii sulle ingenti spese

parte de1 regno napoletano, sul rupiù lungo dell'anno fiscale 1743 e

cinta da due cordoni sanitari 20.

E' necessario stabilire, suJa

delLo sconvolgirnento sociale prci'rdegli stati delle anime approntati c

parte de1 catasto, negli anni prelimcazioni su una pop'olazione già colp

sizione verso il recupero degli effecomportamenti demografici. Sotto

trare in quali tipi di aggregati Cc

la popolazione reggina si presentaquesta linea di ricerca sono già C

del Deridionale,ticchezzaggregati,

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ztoneIl Lenor-aI 1880,

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<< ai pic-ggio inol-

tre dowebbe accogliere « le categorie che manifestano la presenza e l'azio-

ne dello Stato » t8.

Anche in questo caso saranno da controllare ie quantità di queste pre-

s€nze, in modo da verificare f ipotesi di città sotto tutela parziale. D'altronde

sono proprio i dati quantitativi quelti più facilmente desumibili dal catasto

onciario, e, intendendo << fare >> storia Llrbana, saranno g1i elementi demo-

grafici e quelli edilizi a costituire tra base delf indagine.

IL trend. demografico reggino dagli inizi del '500 fino alla numerazione

de1 1669 ebbe un andamento crescente e s,ensibile, grazie anche a un feno-

meno d'inurbamento che in Reggio vede uno degli episodi principali deltra

Calabria. NeI '600, ne1la crisi demografica regionale, la zona reggina resiste

bene; [a spiegazione del fenomeno che accornuna Reggio a pochissime altre

aree calabresi si ha, sec,ondo Placanica, per i rapporti organici de1 retro-

terra con il grosso capoluogo a essi,contiguo: <<1a grande città, zona di

consumo delta rendita, sede di attiviià artigiane (la pro'duzione del1a seta,

soprattutto) e terziarie collegate alla posizione de1 capoluogo (Reggio e

Catanzaro si ,contendono la Regia Udienza lungo tutti questi secoli), dimora

di nobili e di clienti, è un mercato di consumo tra i più sicuri e continui, e

anche redditizio >> 1e. Da ciò il tono più elevato della vita e quindi 'tl trend

demografico.Tuttavia questa tendenza di fondo conosce delle for-ti perturbazioni,

quali ia p,este del 1575 e la carestia dei 1673. L'operazione de1 catasto onciario

si colloca proprio in coincidenza di un'altra forte alterazione demografica

e sociale: la peste del 1743. 11 procedimneto catastale inizia precisamente

nel 1743 e si concluderà a Reggio ben sei anni dopo, ne1 1749. I dati sulla

mortalità finora sono imprecisi. L'unico studio scientificamente valido sul-

l'episodio reggino è que1lo di Domenico Demarco, da cui si ricavano però

sotro elementi sulle ingenti spese sostenute per intervenire su Reggio da

parte del regno napoletano, sul mancato introito del1e tasse per un periodo

più lungo dell'anno fiscale 1743 e sul disastro economico che colpì la cittàcinta da due cordoni sanitari 20.

E' neces'sario stabilire, su1la scorta di quant'o affermato a proposito

dello sconvolgirnenio sociale provocato dall'epidemia, 1a datazione precisa

degli stati delle anime approntati dai parroci reggini e gompresi nel1a primaparte del ,catasto, negli anni preliminari. <<Rivele>> e accertamenti danno indi-

cazioni su una pop'olazione già colpita daila crisi, quindi in una fase di tran-sizione verso il recupero degli effettivi perduti e iI ritorno alla normaLità dei

comportamenti demografici. Sotto questo profilo sarebb'e importante riscon-

trare in quali tipi di aggregati domestici, con quali << fornr:azioni >> familiariIa popolazione reggina si presenta alla partita de1 re'cupero post-critico. Su

questa linea di ricerca sono già disponibili gli strumenti metodologici nella

s

letteratura esistente, ma ancora più interessante è procedere alla classifi-cazione della popolazione second,o la condizione socio-professionale.

Per verificare 1o statuto di città sotto tutela parziale è quindi neces-

sario riscontrare quantità e qualità dell'aristocrazia fondiaria fissata inambito urbano, presenza di classi << oziose >> (a principiare dagli ecclesia-stici, ma ,controllando tutti coloro che vivotro << nobilmente >) o (< del pro-prio >>, oltre va,rie figure non produttive, ma legate al prestigio sociale ealia rappresentanza), categorie rappresentanii de1lo Stato e categorie tipi-che dell'autogoverno locale. Un esernpio a proposito della pre'senza e de1-

I'azione dello Stato è dato dalla dislocaziome de1 « Quartiero Soldati o Con-

vicinic Regio Quartiero >> a Reggio: se la città è una piazzaforte, anche se

non delie principali e delle più gagliarde de1 regno, si deve riscontrare inessa la presenza cli militari. Pochi sono censiti, anzi probabilmente la granparte ne è esclusa. Tuttavia 1e figure residenziali, come capitano di torre,capitano di artiglieria, soldato, capitano nobile e torriero, vengono registratecome esistenti e in rapporto con 1a città: ne abitano case, vi svolgono uncerto ruolo sociale, posseggono terre nei dintorni, sono insomma in strettarelazione con i'entità urbana pur rappresentando un potere lontano. Quantodetto a proposito deli'esercito si può trasferire ai settori dell'amministra-zione 'della giustizia, del fisco e della ftnanza2l .

Altra amrninistrazione è quella locale, Ia quale prevede al suo internola presenza non soltanto di << eletti », ma anche figure stabili, la cui dimen-sione quantitativa già in primo approccio può dare interessanti segnali sullefunzioni di raccordo politico-amministraiivo svoito dalI'entità urbana.

Infine, a proposito de1l,e classi << oziose >>, è opportuno procedere a unaverifica delle quantità di presenze ecclesiastiche nella città e soprattuttodelle loro << qualità >>, nel senso deli'individuazione del rango e in modo par-ticolare delle << garanzie » materiali dei loro << ozio >>.

Altra cosa è I'accertamento del mondo della produzione: è vero che lacittà si differenzia dalla ,campagna per le presenze di una classe oziosa e

delle rappresentanze politico-amministrative, ma è anche vera una diver-sificazione produttiva che quanto più è accentuata tanto più cxatterizzal'entità urbana. La struttura produttiva reggina è sicuramente connessa,nella sua gran parte, con I'attività agricola (i1 settore della seta, presonellasua verticalità, ne è un esempio evidente). X{a esistono pure altri raminon strettamente uniti con il settore primario agricolo: come le attività delmare (per la verità, a una prima verifica dei dati del catasto non molto svi-luppate) e soprattutio quelle legate aI ciclo edilizio e alla produzione di benidi consumo durevole (pignate, armi, ecc.).

La scheda di rilevazione dell'aspetto demografico e di queilo socio-pro-fessionale connesso è stata costituita intercettando tutte le variabili com-prese nella parte riguardante I'aggregato domestico. Si è dato un numero

100

progressivo a1 << fuoco >> e si è procdsesso, stato civile, età, Parentela. d

del capofamiglia. Lo stesso s'è fatto

sanguinei o no, con alcuni accorg:-lr

guilei (servo/a, cocchiere, magg:lrllaccheo, nutrice, camariero, garzo:le

anche ad aliri fuochi.Per costruire il raPPorto tra g

sociale nell'entità urbana, occorle -quali uomini. Fra i limiti de11'o:c-a

presente la per'dita di fuochi che s:

delÌe rivel.e: non figurano spesso i

gino si trovano registrati anche cl -:

perché << Pauperes >>. Ma altre ca:=

r-agabondi, i mcndici, vedove e i'e::ld,ito, cosÌ pure padri onusti (con 1lCamera 2'.

Altro limite intrinseco ali'o:clmmobili urbani ", anche se non \-i s

suLl'jndicazione de1 fitto o del1a pr:registrate nondimeno Ie case << dl:::mora degli abitanti, quanto piuttos::

dei catasto onciario si riscontra s:

ie-'a localizzazione sono spesso =I=gnalato da1 rivelante: d'altroniei toponimi urbani'za. Negli anni cc:

elementi << laici » pubblici o prlr-a-':-

dati >>, i1 << Tocco Grande >>, la < C;

dale >> e << piano Nava >>, o legati at

vitali, corne (< Piazza e Strada Ca-;

Piazza Ferrari >), o ancora a eiercome 1e Porte S. FiliPPo, MaUitar;il riferimento ad elementi religicsi'damente definito ne11'ambito parrt

legato alla << devozione dei rireialurbano, 1e ubicazioni risultano ci:fladre >> o << S. Sebastiano seu Tocc

dilataie per esempi6 ulilizzando IDeI resto questo scarso intert

fondamento in un Presupposto che

parti d'Italia: in generale si ha launa problematica catastale urbana

classifi-

Ldi neces-issata inecclesia-

rdel pro-sociaie e

lorie tipi-za e del-ti o Con-anche sentrare in: la grandi torre,:egistrate,lgono unn stretta,. Quantoministra-

r internod dimen-tali sullena.fe a unaprattuttoodo par-

o che laoziosa e

a diver-atterizzaonnessa,l, presotri ramiività delolto svi-, di beni

lcio-pro.ili com-numero

progressivo al << fuoco » e si è proceduto segnando cognome, nome, domicilio,sesso, stato civile, età, parentela, titolo, professione ed eventuali inabilitàdeì. capofamiglia. Lo stesso 's'è fatto per tutti i conviventi, fossero essi con-

sanguinei o no, con alcuni accorgimenti per controllare che i non 'consan-

guinei (servo/a, cocchiere, maggiordomo, schiavo di casa, negro di casa,

laccheo, nutrice, camariero, garzofle, lavorante, ete.) non fossero attribuitianche ad altri fuochi.

Per costruire iL rapporto tra gli aggregati domestici e 1a loro attivitàsociale nell'entità urbana, occolre rispondere alla domanda: quali case per

quali uomini. Fra i limiti de}I'onciario propriamente 'detto, però, va tenutapresente la perdita di fuochi che si può verificare dal passaggio precedente

del1e rivele: non figurano spesso i nullatenenti, anche se nell'onciario reg-

gino rsi trovano registrati anche coloro che non 'sono tenuti a pagale le tasse

perché <<pauperes >>. Ma altre categorie possono essere sottoregistrate: ivagabondi, i mendici, vedove e vergini i,n capi'llts al di sotto di un certo red-dito, così pure padri onusti (con 12 figli) in possesso di privilegio de11a R.

Camera 22.

Altro limite intrinseco all'onciario è la sommaria 'descrizione 'degliimmobili urbani ", anche se non vi si riscontrano, se non in rari casi, lacune

sulf indicazione del fitto o de1la proprieià (o della non-ahitazione). Vi sono

registrate nondimeno Ie case << dirute >> e le costruzioni non destinate a di-

mora degli abitanti, quanto piuttosto ad attività lavorative. Un aspetto debole

del catasto onciario si riscontra sotto il profilo urbanistico: le indicazionidetrla localizzazione sono spesso imprecise, frutto del dato così come venivasegnalato dal rivelante: d'altronde nell'apprezzo soiitamente non compaiono

i toponimi urbani'za. Negli anni ,consultati, pochi risultano i riferimenii ad

elementi << laici » pubblici o privati, come iL sopracitato << Quartiero dei So1-

dati », iI << Tocco Grande >>, Ia << Casa della Città », la << Palma >>, << l'Ospe-

dale » e << piano Nava >>, o legati ad attiviià artigianali, non sempre ancora

vitali, corne ,<< Piazza e Strada Calzolari>>, <<Piazza' Forgiari >> e << Strada o

Piazza Ferrari », o ancora a elementi legati alla perimetrazione murariacome le Porte S. Filippo, Malfitana, Mesa e Marina. Diffuso, di contro, è

il riferimento ad elementi reiigiosi, anche se poco preciso perché non rigi-damente definito nell'ambito parrocchiale o nei dintorni dell'edificio, malegato a1la << devozione deI rivelante >>. In po'chi casi, dentro il perimetro

urbano, le ubicazioni risultano circostanziate come per il << Piano Chiesa

Madre >> o << S. Sebastiano seu Tocco Grande )>; più spesso sono generiche e

dilatate per esempio tfiiTizzando i1 termine << convicinio >> o << quartiere >>.

De1 resto questo scarso interesse ai beni urÌ:ani 'sembra avere un suo

fondamento in un presupposto che accomuna Reggio e il Meridione ad altreparti d'Italia: in generale si ha la sensazione che << stentasse ad emergereuna problematica catastate urbana nettamente distinta dall'allora dominante

101

realtà del possesso fondiario agricolo >>. Da1le ricerche e g1i studi fin qui con-dotti sulla formazione della città moderna in Italia ia nozione di rendita fon-diaria ed edilizia urbana << esce ancora intrisa di forti elementi di coniiguitàcon la rendita agricola >>

25.

Le case contenute dalla cortina muraria urbana sembrano contareagii occhi degii estimatori non tanto per il loro va-lore iltrins'eco o per laloro posizione in relazione a punti di riferimento di alta qualità urbana oancora per i'altrettale posizione del terreno su cui erano edificate, quantopiuttosto per il rango degli abitanti determinato entro 1a gerarchia sociale.

La vicenda urbanistica di Reggio, fotcgrafata per così dire dal cata-sto onciario, rimane senza netti contorni per i limiti intrinseci alla raccoltadei dati avvenuta fra il 1743 e il.1749. Di molte case si ha la classificazioneper modello di edificio, eccetto per quella in cui è fissato i1 domicilio dichia-rata in generale «'casa >>; spesso si ha il nome dei confinanti, tuttavia l'ubi-cazione indicata dal toponimo di riferimento non coincide frequentemen'te conque1la dichiarata dagli stessi confinanti. Per cui la locaTizzazione esattarimane improbabile, non avendo peraltro per Reggio la possibilità di un ri-scontro nell'attuale configurazione della città. Né d'altronde la più famosamappa settecentesca reggina, disegnata dopo il terremoto de1 1783, in fasedi ricostruzione, aiuta molto in tale direzione, in quanto indirazata a indi-viduare probabilmente più le proprietà fondiarie che non g1i edifici veri epropri. Anzi, redatta per avere tra base per il nuovo schema ordinatore, defi-nisce in particolare i vuoti e le parti di proprietà pubblica da preservare daindebite occupazioni.

L'aspetto e i contorni di Reggio erano stati disegnati in età modernada vicende diverse, a partire dalla cacciata degli ebrei. Questa aveva movi-mentato il mereato fondiario urbano, in quanto sulle case e sui terreni dell'exghetto si erano subito appuntate certamente le attenzioni dei ceti abbienticittadini. Gli l,nizi de1 '500 vedono quindi aprirsi nuovi spazi intramenta,oggetto di contrattazioni per le famiglie che volevano espandere a1 di là deltradizionale quartiere di S. Giorgio de Gulpheriis il tracciato delle presenzeedilizie aristocratiche o << benestanti >>. Purtroppo a due secoli di distanzariesce difficile ricostruire questa particolare vicenda, il cui svolgersi an-drebbe affidato piuttosto alla compulsazione degli atti notarili.

Se sol.o da questroperazione estremamente laboriosa è possibile trarrela politica costruttiva delle classi agiate de11a città, qualche notizia in piùsi può ricavare invece dalle cronache e dalla storiografia esistente su altricostruttori: 1o Stato, I'Università, la Chiesa. Il primo appare interessato so-prattuito all'edificazione ,e/o aIla riedificazione di apparati difensivi bellici;la seconda principalmente alla fabbricazione degli edifici atti a svolgere lefunzioni politico-amministrative locali 28; la terza infine si fa promotricecon diversi soggetti di un'intensa attività edilizia. Sono precipuam,ente g1i

102

ordini. religiosi nati o sviluppatisi ne1

complessi monastici, chiese e cappel

appena fuori.Anche i Privati costruiscono cai

del Seicento, come forma d'investime

vrduale e familiare. Ma ancora poco

edifici privati per uso abitativo, se n

di notizie potrebbe far propendere '

denza, quanto piuttosto agli << appar

città si affidava da parte del1'aristoc

assunzione di crediio 'sociale' Ma - rzioni a determinare questa ipotesi, r

da un lavoro 'sistematico condotto s

slemattzzata - del lavoro 'di ArillotttDeI resto non va dimenticata ''

in realtà, 'di incursioni saracene, sp

siazione del 1594 lasciò un segno pi'

tivo - segno tradotto già da Bruegei

Reggio in preda alf incendio, appicc:

1652 -, ma anche negli stessi edilistici. Ciò confermerebbe peraltro f i

parziale: la protezione statale si riv'vando 1a vera sicr$ezzà dello Stre'

trato però su Messina e non certo st

!'era.nno non soltanto negli atti notz

catasto onciario del 1743-49.

Tornando a quest'ultimo, nell:

di riscontri cartografici, non può ct

è l'unica che c'ensisce il quadro co

competenza. Non potrà consentire L

realtà spaziale e tipologica del1a ci

lato spaccato della società reggina j

delle indicazioni riportate ne1 catast

zione tipica dei diversi edifici per

ranee, case con giardino, compren

avviare una suddivisione classificat

tare processi lavorativi, suddividet

urbana 'e rurale: botteghe, logge,

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possono essere individua'ti i fabbric1e torri e le torrette.

Quali case Per quali uomini

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presenzedistanza

gersi an-

ile trarreia in più> su altnitssato so-ri bellici;'olgere leromotricenente g1i

ordini religiosi nati o sviluppatisi ne1 Cinqueeento a iniziare o 'a trasformare

complessi rnonastiei, chiese e cappelle situati dentro le mura di Reggio o

appena fuori.Anche i privati ,costruiscono cappelle fuori e dentro 1e chiese neL corso

del Seicento, come forma d'investiment'o sociale f-inalizzato aI prestigio indi-

viduale e famiiiare. Ma ancora poco sappiamo rispetto alla fabbricazione di

edifici privaii per uso abitativo, se non per 'spezzoni conoscitivi. La scarsità

di notizie potrebbe far propende're verso f ipotesi che non tanto alla resi-

denza, quanto piuttosto agli << apparati >> edilizi cosiruiti ne11'ambito della

città si affidava da parte dell'aristo'crazia tI compiio di rappresentanza e di

assunzione di credito sociaLe. Ma - va ripetuto - è la mancànza' di informa-

zj.oni a determinare questa ipotesi, che potrebbe già 'essere messa in 'crisi

da un lavoro sistematico condotto sulla falsariga - metodologicamente si-

stematrzzata - del Lavoro di Arillotta su Reggio nella prirna metà del '600'?'

Del resto non va dimenticata la rninaccia, tradottasi nel '500 più volte

in realtà, di incursioni saracene, spesso penetrate in città. L'ultima deva-

siazione del 1594 lasciò un segno profondo non solo nelf immaginario collet-

tivo - segno tradotto già da Bruegel in poi nelle tradizionali raffigurazioni di

Reggio in preda all'incendio, appiccato da un'ennesima incursione turca nel

1552 -, ma anche negli stessi edifici sia privati che pubblici ed ecclesia-

stici. Ciò confermerebbe peraltro I'ipotesi iniziale di una città sotto tutela

parziale: la protezione statale si rivelò più volte di estrema debolezza, deri-

vando la vera sicurezza del1o Stretto dal sistema delle fortificazioni cen-

trato però su Messina e non certo su Reggio. Case e casaleni diruti si ritro-

veranno non soltanto negli atti notarili seicenteschi, ma anche nello stesso

eatasto onciario de1 1743-49.

Tornando a quest'ultimo, nel1a realtà di Reggio catabria, in assenza

di riscontri cartografici, non può che essere la fonte privilegiata in quanto

è l'uniea che censisce il quadro complessivo della città e del territorio di

competenza. Non potrà consentire 1a riCostruzione, se non Sommaria, deiia

realtà spaziale e tipologica della città di << pietra >), ma 'ci offre un altico-

lato spaccato della società reggina in quel dato momento storico. Sul1a base

del1e indicazioni riportate nel catasto è possibile procedere a una classi-fica-

zione tipica dei diversi edifici per abitazione: case palaziate, solarate, ter-

ranee, case con giardino, comprensori di case, basSi, eCc. Inoltre si può

avviare una suddivisione classificatoria per l'e costruzioni destinate a ospi-

tare processi lavorativi, suddividendone a loro votrta la localizzazione in

urbana e rurale: botteghe, logge, magazzini per 1a prima, case di nutri-

cato, mulini, trappeti per Ia seconda. In questa ultima circoscrizione infinepossono essere individuati i fabbricati riservati alle esigenze belliche, quali

le torri e le torrette.Quali case per quali uomini, si diceva: appare opportuno a questo

103

punto correlare proprio 1a qualità degli abitanti di Reggio con tra localizza-zione, il tipo, il titolo dell'uso degli edifici d'abitazione e di quelli destinatial lavoro 28. Per poter procedere in questa direzione è necessario che lascheda su1le costruzioni - sopratiutto in ambito urbano - comprenda que.sta serie di variabili: i1 numero progressivo de1 fuoco (che serve a richia-mare l'aggregato domestico con tutte Ie caratteristiche già enunciate), i1cognome e il nome del proprietario, il topo,nimo localtzzatore, itr tipo di edi-ficio, il titolo dell'uso.

Partendo dalla correttezza del presupposto che |impiego del calcoloelett onico non necessariamente migtiori Ia quaiità scientifica di una ri-cerca, si è tuttavia pr'oceduto all'immissione dei dati tratti dal catasto oncia-rio di Reggio in ,calcolatore secondo la già enunciata doppia schedatura erelativa 'codificazione degii aggregati domestici e delle costruzioni (qui conqualche difficoltà a distinguere i beni urbani da quelli rurali). A quesiedue << pagine >> sono state aggiunte altre due: una concernente i beni rustici,con f indicazione del tiiolo 'd'uso, 'della natura della coltivazione, de1le piantesingole, dei toponimo Tocalizzatore e dell'estensione; l'altra aitinente al be-.stiame, designandone il titolo di possesso, ra qualità e la quantità. si è com-piuta tale scelta per la << proprietà, che il calcolatore ha, di permettere, acosti umani e finanziari (se si sanno scegliere gli strumenti) molto ridotti,un'analisi statistica 'sofisticata di matrici-dati di enormi dimensioni. Se nonsi dispone del calcolatore, anche un'analisi statisiica elementare di ma-trici-dati di piccole dimensioni richiede costi umani pr,oibitivi >>

,e.

Le esperienze di uso dei catrcolatori ne1 trattamento dei dati contenutinei catasti, anche se limitate, non mancano. una prova fu riferita al semi-nario di studi su << I catasti urbani italiani da1 settecento al1'Unità >>, tenu-tosi a Gargnano nell'ottobre del 19T8. Essa riguardava verona, ,offriva

<< Ialaboriosa e tradizionale codifica di elementi qualitativi e quantitativi, conqualche novità nelie rnodalità di comando secondo programmi standard dielaborazione >), rna i1 problema dei linguaggi venne solo sfiorato eludendoperò << l'aspetto cruciale per iI ricercatore che opera con dati di massa qualiqueIli desunti 'dai catasti: i1 trasferimento delle informazioni qualitative nel-l'elaboratore e le tecniche di elaborazione più sofisticate >>

s0.

Acquisite queste esperienze, pur nella loro parzialità, si è procedutoaIla stesura di un programma per llelabor azione dei dati de1 catasto onciariodi Reggio: esso è stato scritto in linguaggio Fortran TT e si è utilizzato un« package » denominato << Image » destinato alla gestione d,archivi, con<< data-base >> relazionale. I1 programma ha una capacità di l0 milioni dicaratteri e la 'scheda è visivamente articolata su quattro « pagine ». Lequalità precipue però, a1 di là di una capacità d'immagazzinamento dei dativieppiù allargata, sono costituite dall'interfaccia realizzato fra il programmae chi 1o usa - estremamente semplificato ma non per « impoverimento >>

104

Celle possibilità di elaborazione -. {

.a possibilità di intrecciare qua'ri::q.L'operazione, giunta a-lla sua r

=almente positiva *u ungsln mig-ldeli'esperienza, si può affermare €s

scrivere programmi per 1a ricerca s:r

di complessità di quelli realizzati neg'^

sociali con orientamento statistico. :

dente contatto con 1a ricerca sto:-:asempre quelio di f.ormaTuzare una o-.

ducibile a concetti abbastanza prec'.:Sulla quesiione del tempo ice:

dei dati d-e1 catasto reggino, si può

relLa trappola psicologica di i:iduidedicata all'analisi, rimandando, me:giorno in cui si sarebbe dovuta rea-

soiia indicaia da Thaller 32 delL'a:ra-,qr-ncli rispettata quanto più scrup;-:ata dal fatto di sapere che iL c.r=

e', itata.Un altro pericolo corso, e ilo:

pcssibilità (anche finanziaria) di u:'-s:esura del programma, ma anche I: ricercatori si debbono attenere aciata all'input, quanto più non si icdagine da elaborare p'ersonalmente.dell' af f rontamento dell'output.

Riguardo al livello di precis:..

coLlaborazione strettissima con i.ì p:ij sacrificio intellettuale più duro pe

:ag1i pertinenti contenuti nella fon:imissione in computer,salvaguardar,desumibili dal catasto onciario. D'asulla difficoltà di bloccare ricerca:c::.rtegrale dell'originale: << uno stoicper cento de1le informazioni coniel:ilevabili meccanicarnente, è raro cicento >> ", anche se questo implicazialmente.

Per altro, « più ci si attiene a--

alla fonte il più possibile, e più a';r'.::ra volta >> '4. Purtroppo ne1 caso de

Iocalizza-i destinatiio che 1a

enda que.a richia-

rciate), ilpo di edi-

e1 caleoloi una ri-sto oncia-rdatura e(qui con

A queste

ri rustici,Ile piantette al be-

Si è com-tettere, a;o ridotti,i. Se nonr di ma-

contenutial Serni-

i >>, tenu-iriva << lartivi, conndard dieludendossa qualittive nel-

lrocedutoonciario

'tzzato untivi, conùlioni dine ». Ledei dati

)gramma:imento >>

deile possibili'tà di elaborazion€ -, € la varietà delle chiavi d'accesso eon

-a possibilità di intrecciare qualunque campo 3t.

L'operazione, giunta atrla sua conclusione, può essere giudicata come:ealmente positiva rna ancora migliorabile. Soffermandoei 'su alcuni puntidell.'esperienza, si può affermare essere stata dimostrata Ia possibilità discrivere programmi per 1a ricerca storica e prosopografica allo stesso liveilodi complessità di quelli realizzati negli anni Sessanta e Settanta per le scienze

sociatri con ori.entamento staiistico. Si è rivelato molto proficuo un prece-

dente contatto con la ricerca 'storica quantitativa: il vero problema rimanesempr,e quelio di formalizzare una questione in modo ,sufficientemente ricon-ducibile a concetti abbastanza precisi da essere manipolati da una rnacchina.

Su1la questione del tempo richiesto dalla introduzione ed elaborazionedei dati del catasto reggino, si può affermare che i ricercatori'sono cadutirella trappoia psicologica di ridurre costantemente la porzione di tempodedicata all'analisi, rimandando, mentre si immettevano i dati in computer, ilgiorno in cui si sarebbe dovuta realmente affrontare la macchina. La filo-sofia iaclicaia da Thaller 32 dell'analisi associata alf immissione dei dati vaquincli rispettata quanto più scrupolosamente possibile: I'insidia rappresen-tata dal fatto di sapere che il computer è flessibile e veloce può essere

evitata.Un altro perieolo corso, e non de1 tutto evitato, è stato dovuto alla

possibilità (anche finanziaria) di utilizzare i1 lavoro di terzi, non solo per lastesura de1 programma, ma anche per l'immissione dei dati. Se è vero chei ricercatori si debbono attenere alla filosofia anzidetta dell'analisi asso-

ciata alf input, quanto più non si formalizzano 1e questioni connesse atrf in-dagine da elaborare personalmente, tanto più diviene pericoloso i1 rinviodell'af f rontamento de11' output.

Riguardo a1 liveilo di precisione, occorre ricordare che, grazie allacollaborazione strettissima con ii. programmatore, si è evitato al massimoil sacrificio intellettuale più duro per i ricercatori: la perdita di molti det-tagli pertinenti contenuti nella fonte. Si è proceduto correttamente all'im-missione in computer ,salvaguardando il massimo numero di informazionidesumibili dal catasto onciario. D'altronctre è vero quanto afferma Thallersulla difficoltà di bloccare ricercatori accanitamente lanciati verso la tutela::rtegrale dell'originale: << uno storico che sa di poter salvaguardare il 99

per eento de1le informazioni contenute in una fonte storica ne1 renderle:ilevabili meccanicamente, è raro che si fermi quando è arrivato al 98 percento >>

3', anche se questo implica tempi sup'eriori a quelli previsti ini-zialmente.

Per aItro, << più ci si attiene aIla logica che i dati vanno immessi fedelialla fonte iI più possibile, e più aumenta [a possibilitù di analazarli più di'-na volta >> '4. Purtroppo ne1 caso del lavoro sul catasto oneiario reggino, la

105

possibilità di riversare prograrnma e dati dal sistema HP ad alfio softwareè fortemente limitata dalia incompatibilità con altri sistemi. L'interscambiodei dati tuttavia non ò irraggiungibile; alcune istituzioni europee, fra cui ilMax-Planck-Institut fiir Geschichte, stanno lavorando in tale direzione.L'obiettivo è di tutto interesse anche in riguardo alle ricerche di storia 1o-

ca1e, in quanto molte delle liste di materiale nominativo limitate a determi-nate ciiià o regioni potranno essere convertite in moduri rilevabili meccani-camente e utilizzate in analisi comparative per verificare le ipotesi deilastoria << grande ».

Concludendo, per rispondere alla domanda: possiamo permetterei dinon usare i1 computer nella ricerca storica?, si può citare la risposta datada Manfred Thaller: << Sì, possiamo continuare come abbiamo fatto finora.

No, abbiamo la fortuna di poter migliorare, a lungo andare, le con-dizioni della ricer,ca prosopografica con I'aiuto dei computer e non dobbiamolasciarci sfuggire questa occasione >>

35.

NOTE1VILLANI P., Su alcune tendenze di

soiluppo della popolazione meridionale nelXVIII secolo, e Replica, in La società re-li,giosa nell'età, moderna, Napoli, Guida,1973, p. :122.

Villani s'è a lungo interessato a1lafonte in particolare nel contesto di ricer-che sutrla demografia meridionaie in etàrnoderna; si vedano Documenti e ori,enta-menti per la stori,a demografica del Re-gno di Napoli nel '700, in << Annali dell'Isti-tuto storico italiano per l'età m.oderna e

eontemporanea », a. XV-XVI (1963-64), Ro-nra, 1968, pp. 3-145, e Numerazioni clei.

fuochi e problemi demografici, del Mez-zogiornn in etù maderna, Napoli, Gui-da, 1973.

2 Decisivarnente rilevante era quella« di doversi fare rivela distinta, lucida,chiara, intera e non difettosa, contenentenorne e cognorne, patria, età del rivelantee dei beni di questi, come. case, vigne,oliveti, selve etc. con i loro fini e confinie con i pesi inerenti ai beni possedutisotio pena comminata per iL falso e 1o

spergiuro, oltre Ia pena del,la confisca »;

106

riportata da PALUMBO M., I comunr,meridioncli p,rima e dopo le leggi eoersi-ue della ietdalità, Montecorvino Rovella,1910-1916 iris:ampa: Bologna, Forni, 1979),p. 98. A1:ie inodaÌità per i[ procedimentocaiastale scno contenute ne,lla prammatica\lll de1 28 se:'iembre l74l; cfr. ASS"ANTEAZO F.. ll <<cotasto onciarto>> come !on-te di storia demograJica, in Le fonti del.la demograiia storica in ltalia, vo7. I,Roma, Cisp, 19;6, p. 2Bi noia 2. Sui me-todi dell'accatastarnento si veda ancheVII,L-L\I P ., Una f onte prezi,osa per la sto-rie econcmico-sociale del Mezzogiorno. llcatasto onciario, in << Movirnento operaio »,

1951, a. VI, n. 3, pp. 430-433.

3l,o «sialo d'anime» «è la fotogra-fia che delia popolazione da il parroco,inclipendentemente da quelli che sono gliinteressi fiscali »: VILLAI{I P., Numera-zioni dei fuoctti, catasti ed altre rioelazio-ni Ìiscali e censirnenti (fino al periodonapoleonico), e Discussioni, in Le fontidella demogralia, cit., p. 398.

{ I redditi derivanti da,l patrlmoniozootecnico sono ricordati da ASSAD{TE F.,

s--:ura ed euoluzione della proprdà':",,iiari.c in un comune calaUrese: Cclt>

..Ézziti. in Afri del 2o congresso stor;::::.c:rese, Napoli, Fiorentino, 1961' p. *i,:-.:o;..o.

t Le rivele, anche in temPi success:--; e davanti a corti giudiziarie non p:-r

:,:::oniche, furono ritenute non off=-e::--: certi, ad es. di misurazione, per c-;.- a-mrretteva piuttosto I'apprezzo per o:-

::::ere elernenti di valutazione più prec!::::. PALUMBO M., I comunt, cit., P' liti

s La descrizione comPleta de1le P*:- cui è suddiviso il catasto oncia::o :::,:r'a in ASSANTE IZZO F., 1l calcs;s':-:., pp. 273-276. I raggruppamentl ds:-'..::i dalie distinzioni imposte dal sis:e=a.::::ialio soÌlo giudicati interessa:a c'-,1:-\\l P., Nuraerazioni dei Juocki. :t'::i:j. cit., p. 268, anche se <<1e classf:e---:.:: per professione e per redilito p;s-

-i:-.r spingersi ben Più avanti >>.

: \II-LANI P., Nurnerazioni dei fuoc'''i'::::srj, cll., p. 267.

: Per iniziativa del Centro studi i -\:-::-': Genovesi>> per la storia econor't:

= =::ia-le presso l'Università degli s:;C

' S;jerno s'è tenuto, fra il 10 e " lla;:''e 1984, un convegno su < n }lezz:-:-o:ro settecentesco attraverso i ca;-'-;crari ». Negli Aiti di questo co'i-ep:" siudi compariranno gli importa:l:i ct':---:-::rii di "Augusto Placanica e dei p:::;:-pa-.rti all'utrtima secluta dell'lnconro cE::-

:=-ra sul tema «Le citta: asp€rti e P::-:-eni ».

s La critica al tipo d'aPProccio fi:;:apl'elalente viene corettamente esp:es--

= ASSANTE IZZO F., Il catasto, c'-t-"

t 2i1.1r ASSANTE F., Struttura, cit., p. i+i')1 lbidern, pp. 441442.2 DI BELI,A S.-RESTiFO G.-D'.L1[CC

) . Lotte politictte e sccioli e scii';pVn'

::rtontico e ciutle di una comunità c;ra-*'.s nel Mezzogiorno moderno e contanp"':-eo: Rombiolo, Soveria M., Rubbe::=o'iir-r. p. 100 nola 3. L'tliltzzazione i::e;::a di fonti diverse viene cosi splegaa:::- :esio: «I1 catasto onciario de1 1752. ia

Eoftware)rscambiofra cui ildirezione.storia lo-r determi-meccani-

iesi della

etterci diosta datato finora.), le con-dobbiamo

I comunirggi euersi-no Rovella,brni,1979),:ocedimento

lrammatica, ASSANTE

' come ton-e fonti. del-lio, vol. I,2. Sui rne-'eda ancher per la sto-logiorno. llo operaio »,

la fotogra-il parroco,re sono gli., Numera-e riuelazio-al periodot Le Jonti,

patrimonios.an{TE r'.,

S:-'tttura ed eaoluzione della proprietd

':tdiaria in un comune calabrese: Calo-

gezzati, in Atti del 2" congresso storico'-tiabrese, Napoli, Fiorentino, 1961, p. 447

:-.la 9.5 Le riveie, anche in tempi successi-

r-r e davanti a corti giudiziarie non più

:rrboniche, furono ritenute non offrire.iaii certi, ad es. di misurazione, per cui.- ammetteva piuttosto l'apprezzo per ot'-

:erere elernenli c1i valutazione più preclsi;

.:r. PALUMBO M., I comunt, cit., P. 100

6 La descrizione completa delle parti

-:r cui è suddiviso il catasto onciario si

:ova in ASSANTE IZZO F., 17 catasto,

cit., pp. 273-276. I raggruppamenti deri-';::.nti da le distinzioni imposte da-l sistema

,:ibutario sono giudicati interessanti da

"ll,LANI P., Numerazioni dei fuochi, ca'

:rsfi, cit., p. 268, anche se <<1e classifica-zroni per professicne e per reddito pos-

sono spingersi ben più avanti »'? VILLANI P., Numerazioni dei fuochi,,

clitasti, cll., p. 267.

B Per iniziativa dei Centro studi « An-

lonio Genovesi » per la storia econornica

e sociale presso l'Università deg[ studioi Salerno s'è tenuto, fra il 10 e il 12

apritre 1984, un convegno su << Il Mezzo'giorno settecentesco attraverso i catastionciari ». Negli Atti di questo eonvegno

li siudi compariranno gli importanti con-

:ributi di ,Augusto Placanica e dei parte-

cipanti all'ultima seduta delf incontro cen-

:rata sul tema «Le città: aspetti e pro-

oÌemi ».e La critica al tipo d'approccio finora

plevalente viene correttamente espressa

Ca ASSANTE IZZO F., Il catasto, cit.,

10ASSANTìE F., Struttura, cit', p. 440.

11 lbidem, pp' 441-442.

U DI BELI,A S.-RESTIFO G..D'AMICO) ., Lotte poli,tictte e soctali e suiluppo

:conor'rtLco e citsile di ma, comunità, agra'ria nel Mezzogiorno moderno e contempo'

rcneo: Rombio,lo, Soveria M., Rubbettino'i985, p. 100 nota 3. I"ulibzzazione inte-grata di fonti diverse viene così spiegata

:el testo: «I catasto onciario del 1752' da

cui sono desunte queste informazioni pre-

timinari, fornisce infatti una sezione tra-sversale degli ,aggregati domestici, che

sono stati poi segui'ti longitudinalmentenell'arco di tre generazioni con l'ausitrio

dei registri parrocchiali e degli atti nota-

rili >>.

rB Tbidem, p. 101.1a L'unica ricerca riguardante una cit-

tà rneridiona'Ie di cui si abbia noiizia è

quella di DI CIOMMO 8., Linee Per lastoria urbani,stica di Bari lra XVIII e XIXsecoTo attraoerso t catasti, oncia,rio e na-

poleonico, presentata fra i lavori in discussione al seminario di studi su << I ca-

tasti urbani itaiiani dal Settecento al'l'Unitìt: utiTizzazione delle fonti ne1 quadro

degli studi su'1la eittà » (Gargnano del

Garda, 26-28 ottobre 1978).

15 D'E MEO G., Distri.buzione dellaricchezza e composizione demografica inalcune ci.ttà dell'Italia ltueridiolwle allct

metà. del sec. XVill, in « Annali di statisti-ca », XIX, 1931. 'Aitri studi del De Meo,

prodotti sempre sulla base de1 catasto ca-

rolino, sono citati da ASSANTE IZZA F.,1I catasto, cit., p. 281, nota 1.

16 GAMBI L., Le cittd di Calabria, inMAINARDI R. (a cura di), Cittn e re-gione in Duropa. Saggi di analtsi dei si-

stemt territorioli, 'À4j ano, Angeli, 1973,

pp. 200-201. Il giudizio è ripreso da iSl{AR-DI G., Fronttera calabrese, a cura di U.

Caldora, l.{apoli, 1965 (ora ricompreso inISNARDi G., La scuola, la Calabria, ilMezzogiorno. Sqttti N2A-1965, Roma-Bari,Laterza, 1985).

1? TtONCAYOLO M., Cittd, in Encì'clopedia, volume terzo, Torino, Einaudi'i9?8, p. 26.

18 lbtdem, p. 62.

le PÌLAC,{NICA 'A., Demografta e so'

cietà. nei secoli. XVLXVIil. La Calabriae iL caso di Catanzaro, in DI BEL[.4 S.

(a cura di), Economi,a e stotia (Sici,lia'

Calabrta XV-XIX secolo), Cosenza, Pel-

legrini, 1976, p. 215. Si veda pure'la tav. 1

a p. 211 per l'andamento demograficodelle città più popolose della Calabria nei

secoii XVI-X\4II.

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20 DEM.{RCO D., La Calabrìa: econo-nio, e sociretà. Reggi.o dinanzi, alla pestedel 1743. Gli uamini e la terra dopo I'Llni-ld, [rlapoili, Esi, 1966, p. 26. Alle pp. 3-5 sinar:a del passaggio della peste da Mes-sina prirna a ['ossa e poi a Re€gio, chiusairnmediatarnente da un primo cordone s4.-

nitario.21 Un richiamo al ceto dei « tribuna-

listi » preseqti in eittà si trova nel volu-me Il Mezzogiorno settecer:teseo qttrauerss i catasti onciari, vol. I, Napoli, Esi,1983, p. 142 npta 56.

22ASSANTE IZ7"O F., ll catosto, cit.,p. 279. Su,lle tre categorie di professionie mestieri su cui erano ripartiti i carichifiscali a scalare, si veda p. 283 nota 1?.

%Il Mezzogiorno, cit., p. t2.2a lbidem, p. 255.26 SORI 8., I catasti, urbani.: ,note sui

risultati del Seminario dì Gargnano (otto-bre 1978), in « Storia urbana » a. ffI, n. ?,gennaio-aprite 1979, p. 193.

26Fra queste va compresa [a gestionedell'<< ospitalilà » e della carità collettiva:da qui l'interesse per le due vicende co-struttive deJ,L'OspedaJe di S. Margherita edel Monte di Pietà.

27AR[trLOTI1A F., Reggio nelln Ca.labria sggnola. Storia di una ciltù scom-parsa (fi0A-fi50), Romafi,eggio Calabria,Casa del libro, 1981 (si veda in partico-

lare il paragrafo < Dentro la citta » alepp. 2À-44).

28SORI 8., I eatasti, cit., p. 194.2s MARRADI A., Strategie per l'elabo-

razione elettronica dei dati nelle scienzesociali, in « &assegna italiana di socio.iogia >, a. X)O, n. 1, gennaio-marzo 1990,p. 118; ail€ pp. 128-131 I'autore illustrale caratteristiche dello SPSS, il pacleageormai di gran lunga più diffuso fra gliutenti delle scienze sociali. SuIùa convin-zione che il compu.ter possa essere impie-gato soltalto in progetti di ricerca uroltoestesi e più in generale sullo scetticismodi buona parie degli storici sull'uss diquesto strumento, cfr. IìIIALLER M., Pos-siomo pumetterci di usare il computer?Possiamo permetterci di non usarlo?,« Quaderni storici », n. 60, a. XX, fasc.3, dicembre 1985, p. 871.

30SORI 8., I catasti, cit., p. 106, aproposito delia comunicazione di F. GO-SElt, L'elabarazinw dei. dati catastali at-tratssso I'uso del calcolatore.

31 Il programma è stato elaborato daI<iott. Sergio De Cola; il calcolatore utiliz-zato è I'Hewlett Packard 1000 presso laFaeollà di Architettura di Reggio Cala-bria.

32 TIIÀLLffi, M., Possiarno, eit. p. BB0.§ lbklem, p. BB2.Y lbklem, p. 886.§IWem.

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