View
220
Download
2
Category
Preview:
Citation preview
HYPERION
CLAUDE DEBUSSY (1862-1918)
OPERE PER PIANOFORTE
Marc-André Hamelin, pianoforte
CDA67920 (CD alto prezzo)
Barcode: 0034571179209
Claude Debussy (1862-1918): Images I L105 (Reflets
dans l’eau; Hommage à Rameau; Mouvement); Images
II L120 (Cloches à travers les feuilles; Et la lune
descend sur le temple qui fut; Poissons d’or); Préludes
II L131 (Brouillards (Modéré); Feuilles mortes (Lent et
mélancolique); La Puerta del Vino (Mouvement de Habanera); Les fées sont d’exquises danseuses (Rapide
et léger); Bruyères (Calme); «General Lavine» –
excentric (Dans le style et le mouvement d’un Cake-
Walk); La terrasse des audiences du clair de lune
(Lent); Ondine (Scherzando); Hommage à S. Pickwick
Esq PPMPC (Grave); Canope (Très calme et
doucement triste); Les tierces alternées (Modérément
animé); Feux d’artifice (Modérément animé))
Un nuovo disco di Marc-André Hamelin costituisce
sempre un avvenimento di grande richiamo. Il
programma di questo disco – il primo dedicato dal
grande virtuoso canadese a Claude Debussy – presenta i due libri delle Images, uno dei più grandi capolavori
del compositore francese, un caleidoscopico insieme di
«profumi, colori e suoni». A queste splendide opere si
aggiunge il secondo libro dei Préludes, in
un’interpretazione poetica e molto evocativa.
Marc-André Hamelin su Hyperion:
FERRUCCIO BUSONI
OPERE PER PIANOFORTE DELLA MATURITÀ
Marc-André Hamelin, pianoforte CDA67951/3 (CD alto prezzo)
«Queste opere consentono di apprezzare lo spirito più
autentico di Ferruccio Busoni […] Hamelin suona con
assoluta lucidità e una straordinaria autorevolezza,
raggiungendo livelli semplicemente sensazionali anche
per i suoi elevatissimi standard. Come sempre, la
Hyperion lo ha esaltato con una eccezionale qualità
sonora […] Nel complesso, si tratta di un disco
impossibile da migliorare» (Gramophone)–
INTERNATIONAL PIANO CHOICE – DIAPASON
D’OR – CHOC DE CLASSICA
LEOS JANACEK – ROBERT SCHUMANN
OPERE PER PIANOFORTE
Marc-André Hamelin, pianoforte CDA68030 (CD alto prezzo)
«Nel suo ultimo disco realizzato per la Hyperion […]
Hamelin rivela tutto il suo sensazionale talento, con un
approccio sbrigliatamente virtuosistico, una
meravigliosa empatia con le intenzioni del compositore
nella scelta delle sfumature e nell’esaltazione dei
contenuti poetici, rivelandosi un interprete in grado –
come disse Franz Liszt – di “respirare il soffio della
vita”. Grazie alla sua impareggiabile padronanza
tecnica, Hamelin supera senza difficoltà anche i
passaggi più complessi sotto il profilo tecnico […] confermandosi in possesso di doti che lo rendono uno
dei migliori solisti oggi in circolazione» (Gramophone)
RECORDING OF THE MONTH (Gramophone) –
RECORDING OF THE MONTH (BBC Music
Magazine).
JEAN-PHILIPPE RAMEAU (1683-1764)
PIECES DE CLAVECIN
Mahan Esfahani, clavicembalo
CDA68071/2 (2 CD alto prezzo)
Barcode: 0034571280714
Jean-Philippe Rameau (1683-1764): Suite n. 1 in la
minore; Suite in mi minore; Suite in re maggiore; Menuet en rondeau in do maggiore; Suite n.2 in la
minore; Suite in sol minore; La Dauphine; Les petits
marteaux
Recentissimo vincitore di un prestigioso Gramophone
Award, il clavicembalista Mahan Esfahani presenta i
Pièces de clavecin di Jean-Philippe Rameau registrati
nella suggestiva cornice della Music Room di
Hatchlands Park, nel Surrey. Si tratta di un disco
semplicemente esemplare, che conferma lo
straordinario talento di questo clavicembalista; come si
legge nella recensione pubblicata sull’International
Record Review: «Esfahani possiede una tecnica
assolutamente impeccabile e la sua musicalità si spinge
molto oltre una semplice comprensione del testo […] È
davvero difficile non esaltarsi per un cembalista di
questo livello». Questo cofanetto doppio comprende
tutte le suites per clavicembalo di Rameau, che
Esfahani esalta al massimo grado con un’interpretazione ricca di spunti geniali, di una grande
intensità emotiva e di una spiccata propensione
drammatica. Grazie alla ricorrenza del 250°
anniversario della sua nascita, Rameau sta
attraversando una fase di decisa rinascita e le sue opere
per strumento a tastiera – nelle quali coesistono
armoniosamente elementi arguti e seri e spunti leggeri
e drammatici – meritano di essere riproposte molto più
spesso.
Manahan Esfahani su Hyperion:
CARL PHILIPP EMANUEL BACH
SONATE DEL WURTTEMBERG
Manahan Esfahani, clavicembalo
CDA67995 (CD alto prezzo)
«L’eclettico insieme di elaborazione tematica, retorica
barocca e Sturm und Drang preclassico trova piena
espressione nella spiccata sensibilità e nel disarmante
istinto drammatico di Esfahani» (Gramophone)
VINCITORE DEL GRAMOPHONE AWARD 2014 –
RECORDING OF THE MONTH (BBC Music Magazine).
ANTOINE BRUMEL (CA 1460-1512/13)
MISSA DE BEATA VIRGINE E ALTRE OPERE SACRE
Brabant Ensemble, Stephen Rice, direttore
CDA68065 (CD alto prezzo)
Barcode: 0034571280653
Antoine Brumel (ca 1460-1512/13): Missa De Beata
Virgine; Nato canunt omnia; Beata es, Maria; Lauda
Sion salvatorem; Ave caelorum domina
Il Brabant Ensemble prosegue la sua esplorazione delle
gemme nascoste del repertorio sacro del Rinascimento
con un disco dedicato alla produzione di Antoine
Brumel, compositore passato alla storia della musica
per la sua famosa Missa Et ecce terrae motus, ma per il
resto ancora virtualmente sconosciuto al grande
pubblico. Il direttore Stephen Rice ha elaborato un
programma molto intrigante, imperniato sulla Missa De
beata Virgine, un’opera dai toni soffusi basata sul cantus planus, nella quale però le voci vengono
utilizzate in maniera quasi percussiva, che contribuisce
a rendere il ritmo l’elemento chiave di tutta l’opera. Il
mottetto natalizio Nato canunt omnia è considerato uno
dei lavori sacri più pregevoli dell’ultimo scorcio del
XV secolo. L’interpretazione del Brabant Ensemble
rispetta tutti i criteri filologici, ma all’ascolto appare
leggera, flessibile, espressiva ed estremamente
spontanea, esaltando al massimo grado la splendida
scrittura polifonica di Brumel.
Il Brabant Ensemble su Hyperion:
JEAN MOUTON
MISSA TU ES PETRUS E ALTRE OPERE SACRE
Brabant Ensemble, Stephen Rice, direttore
CDA67933 (CD alto prezzo)
«Questo straordinario disco vede protagonista il
Brabant Ensemble, un gruppo vocale di recente
costituzione, formato da giovani specialisti del
repertorio sacro rinascimentale […] Tutti i brani in
programma vengono eseguiti in maniera impeccabile, flessibile, espressiva e – come ci si dovrebbe sempre
aspettare da un disco del genere - trascendente» (The
Observer) CHORAL AND SONG CHOICE (BBC
Music Magazine).
CIPRIANO DE RORE
MISSA DOULCE MÉMOIRE E MISSA A NOTE NEGRE
Brabant Ensemble, Stephen Rice, direttore
CDA67913 (CD alto prezzo)
«Una splendida selezione di opere sacre […] Il Brabant
Ensemble è considerato uno degli ensemble più
autorevoli in questo repertorio e nella Missa Doulce Mémoire raggiunge vertici di sublime perfezione […]
Il programma comprende anche il mottetto O altitudo
divitiarum, un’opera commovente e assolutamente
impeccabile sotto il profilo formale. Queste opere
vengono eseguite con una meravigliosa delicatezza e
un fraseggio estremamente sensibile» (BBC Music
Magazine).
HELIOS
AA.VV.
EUROPEAN LIGHT MUSIC CLASSICS
New London Orchestra, Ronald Corp, direttore
CDH55477 (CD basso prezzo)
Barcode: 0034571154770
Leon Jessel (1871-1942): Sfilata dei soldatini di
stagno Franz Lehár (1870-1948): Oro e argento
Gabriel Pierné (1863-1937): Marcia dei soldatini di
piombo Johann Strauss II (1825-1899): Tritsch
Tratsch Polka Paul Lincke (1866-1946): Glow Worm
Idyll Hugo Alfvén (1872-1960): Polka svedese Charles Gounod (1818-1893): Marcia funebre di una
marionetta Émile Waldteufel (1837-1915): Les
Patineurs Jonny Heykens (1884-1945): Serenata José
Padilla (1889-1960): El relicario Ernesto Becucci
(1845-1905): Tesoro mio! Joseph Hellmesberger
(1828-1893): Scena del ballo Jaromír Weinberger
(1896-1967): Polka da Schwanda il pifferaio Oscar
Fetrás (1854-1931): Chiaro di luna sull'Alster Johan
Halvorsen (1864-1935): Ingresso dei boiardi
Questo disco – uno dei più brillanti e amati della New
London Orchestra diretta da Ronald Corp – presenta
quindici meravigliose gemme del repertorio leggero europeo, composte da Hugo Alfvén, Oscar Fetrás,
Johan Halvorsen, Jonny Heykens, Joseph
Hellmesberger, Leon Jessel, Franz Lehár, Paul Lincke,
Gabriel Pierné, Émile Waldteufel, Jaromir Weinberger
e altri. Come accade spesso con questo genere di
dischi, i nomi dei compositori risultano spesso oscuri al
grande pubblico, che però dopo aver ascoltato le prime
note riconosce immediatamente brani passati più volte
alla radio, alla televisione o a teatro di cui ignorava
l’autore. Per fare un solo esempio, la Marcia funebre di
una marionetta di Charles Gounod ha conosciuto una fama planetaria per essere stata scelta come sigla
iniziale per celebre programma televisivo di Alfred
Hitchcock. «Questo disco presenta quindici brani che
tutti sono in grado di fischiettare, ma a cui solo pochi
sanno dare un titolo. Grazie a un’interpretazione
brillante ed estremamente gradevole, il fantasioso
Ronald Corp ha messo a segno un nuovo clamoroso
successo» (Classic FM) «Un’altra irresistibile
compilation, che venderà sicuramente come il pane»
(Classic CD).
APPIAN WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)
FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809)
INTEGRALE DELLE REGISTRAZIONI SU PIANOFORTE
MODERNO
Wanda Landowska (1879-1959), pianoforte
Orchestra da camera, Walter Goehr, direttore
APR7305 (3 CD al prezzo di 2 CD medio prezzo)
Barcode: 5024709173051
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): Concerto
n. 26 in re maggiore per pianoforte e orchestra K.537
Dell’incoronazione; Fantasia in re minore K.397;
Sonata in fa maggiore K.332; Sonata in re maggiore
K.576; Sonata in re maggiore K.311 (incompleta); Sonata in mi bemolle maggiore K.282; Sonata in sol
maggiore K.283; Sonata in re maggiore K.311; Rondò
in la minore K.511; Danze K.606 (trascrizione di
Wanda Landowska); Sonata in si bemolle maggiore
K.333 Franz Joseph Haydn (1732-1809): Andante
con variazioni in fa minore Hob. XVII:6; Sonata in mi
minore Hob. XVI:34; Sonata in mi bemolle maggiore
Hob. XVI:49
Wanda Landowska raggiunse una tale celebrità per
aver riportato in auge il clavicembalo nei primi anni del
XX secolo, che molti si dimenticano che fu anche una pianista di grande talento e che continuò a suonare per
tutto l’arco della sua vita i capolavori del repertorio
classico su pianoforti moderni. Questo cofanetto triplo
raccoglie per la prima volta tutte le registrazioni che
effettuò su questo strumento. Nella sua assoluta
padronanza stilistica, nella scelta sempre azzeccata
dell’ornamentazione e delle sfumature timbriche e
nella sua capacità di esprimere efficacemente l’essenza
di ogni brano, la Landowska dimostra di essere
attualissima ancora oggi.
AA.VV.
INTEGRALE DELLE REGISTRAZIONI A 78 GIRI
Guiomar Novaes (1895-1979), pianoforte
APR6015 (2 CD al prezzo di uno)
Barcode: 5024709160150
Louis Moreau Gottschalk (1829-1869): Grande
fantaisie triomphale sur l’hymne national brésilien op.
69 (versioni del 1923 e del 1927) Christoph Willibald
Gluck (1714-1787): Danza degli spiriti beati
(arrangiamento di Ignaz Friedman); Gavotta in la
maggiore (arrangiamento di Johannes Brahms);
Caprice sur les airs de ballet d’Alceste (arrangiamento
di Camille Saint-Saëns) Ludwig van Beethoven
(1770-1827): Marcia turca (arrangiamento di Anton
Rubinstein) Anton Rubinstein (1829-1894): Notturno
in sol maggiore op. 75 n. 8 Moritz Moszkowski
(1854-1925): Guitarre op. 45 n. 2; La Jongleuse op. 52 n. 4 Ignacy Jan Paderewski (1860-1941): Notturno in
si bemolle maggiore op. 16 n. 4 Fryderyk Chopin
(1810-1849): Mazurka in re maggiore op. 33 n. 2;
Ballata n. 3 in la bemolle maggiore op. 47 Felix
Mendelssohn (1809-1847): Lied ohne Worte op. 62 n.
6 (Alla primavera) Franz Liszt (1811-1886):
Gnomenreigen S145 n. 2; Waldesrauschen S145 n. 1
Edward MacDowell (1860-1908): Hexentanz op. 17
n. 2 Isidor Philipp (1863-1958): Feux-Follets op. 24
n. 3 (due versioni) Alexandre Levy (1864-1892):
Tango Brasileiro Isaac Albéniz (1860-1909): Tango in re maggiore op. 165 n. 2; Evocación; Triana Richard
Strauss (1864-1949): Ständchen op. 17 n. 2
(arrangiamento di Leopold Godowsky) Heitor Villa-
Lobos (1890-1959): O Polichinelo; Canti infantili
popolari brasiliani (arrangiamento di Guiomar
Novaes); As três Marias; Prole do Bebê (brani scelti)
Jacques Ibert (1890-1962): L’asinello bianco
Federico Mompou (1893-1987): Jeunes filles au
jardin Domenico Scarlatti (1685-1757): Sonata in sol
minore Kk450 L338; Sonata in sol maggiore Kk125
L487 François Couperin (1668-1733): La tendre
Nanette Louis-Claude Daquin (1694-1772): L’Hirondelle Johann Sebastian Bach (1685-1750):
Toccata in re maggiore BWV 912 Wolfgang Amadeus
Mozart (1756-1791): Rondò in la minore K.511
Octavio Pinto (1890-1950): Scenas Infantis Camargo
Guarnieri (1907-1993): Toccata
I paesi dell’America Latina hanno la peculiarità di
vedere nascere molte pianiste brillanti e dotate di
tecnica da vendere – da Teresa Carreño a Martha
Argerich – un fatto che trova spiegazione nel loro
ardente temperamento latino. In questa categoria
rientra la pianista brasiliana Guiomar Novaes. Definita dal suo insegnante Isidore Philipp «di gran lunga la
migliore allieva che abbia mai portato a esibirsi nelle
sale da concerto», la Novaes raggiunse la notorietà in
età molto giovane diventando ben presto una delle
stelle più luminose del panorama concertistico
dell’epoca, ottenendo i successi più clamorosi negli
Stati Uniti, dove decise di stabilirsi. Sebbene la Novaes
abbia inciso parecchi dischi nell’epoca dell’LP, i critici
sono concordi nell’affermare che le sue registrazioni
migliori siano quelle realizzate nella prima fase della
sua carriera su 78 giri. Questo cofanetto riunisce per la prima volta queste registrazioni, alcune delle quali di
rarissimo ascolto. Nella maggior parte dei casi si tratta
di lavori di breve durata, che esaltano al massimo
grado il talento della Novaes, anche se non mancano
opere di compositori brasiliani, molte delle quali
furono scritte espressamente per lei.
CPO JOHANN KUHNAU (1660-1722)
INTEGRALE DELLE OPERE SACRE – VOLUME 1
Opella Musica, Camerata Lipsiensis, Gregor
Meyer, direttore
CPO777868 (CD alto prezzo)
Barcode: 0761203786824
Johann Kuhnau (1660-1722): Es steh Gott auf; Mein
Alter kömmt, ich kann nicht sterben; Daran erkennen
wir, dass wir in Ihm bleiben; Welt adieu, ich bin dein
müde; Tristis est anima mea; Wenn ihr fröhlich seid an
euren Festen
Direttore artistico del coro del Gewandhaus dalla
stagione 2007-2008, Gregor Meyer si dedica da tempo
con passione alla causa di Johann Kuhnau e nel corso
dei prossimi anni ha in progetto di registrare l’integrale
delle sue cantate sacre. In questo ambizioso progetto
Meyer può contare sull’apporto di Opella Musica, una
formazione vocale composta da elementi di grande
talento e di provata esperienza fondata nel 2011, e della
Camerata Lipsiensis, una valida formazione
strumentale di orientamento filologico. Venuta a sapere
di questo progetto discografico, la casa editrice di Lipsia Pfefferkorn-Musikverlag ha deciso di varare la
prima edizione critica delle cantate sacre di Kuhnau
curata da studiosi di chiara fama, che dovrebbe essere
portata a termine entro il 2022, terzo centenario della
morte del compositore tedesco. Nel complesso, si tratta
di un’iniziativa culturale di ampio respiro e di
grandissimo interesse, grazie alla quale Johann Kuhnau
– che fino a questo momento è stato considerato dal
mondo della musica quasi solo per il fatto di essere
stato l’immediato predecessore di Johann Sebastian
Bach nella carica di Thomaskantor di Lipsia – sarà protagonista di numerose registrazioni di alto livello. Si
tratta di un nuovo clamoroso successo per la CPO, che
in questo primo volume presenta sei bellissime cantate
in prima registrazione mondiale. Come si legge nelle
ampie note introduttive di questa edizione firmate dal
celebre studioso bachiano Michael Maul, queste
registrazioni «permetteranno finalmente di conoscere
un importante capitolo della fase di transizione che
vide il passaggio dal Geistliche Konzert del XVII
secolo alla cantata sacra barocca, un capitolo della
storia della musica di grande interesse, la cui rilevanza non deve essere sottovalutata in nessun modo».
JOHANN GOTTLIEB JANITSCH (1708-1763)
SONATE DA CHIESA E DA CAMERA
Epoca Barocca
CPO777910 (CD medio prezzo)
Barcode: 0761203791026
Johann Gottlieb Janitsch (1708-1763): Sonata da
camera in fa maggiore per oboe, due violini e basso
continuo; Sonata da camera in mi bemolle maggiore
per oboe, violino, viola e basso continuo; Sonata da
chiesa in fa maggiore per oboe, violino, viola e basso
continuo; Sonata da camera in re maggiore per viola e
clavicembalo; Sonata da chiesa in re minore per due
violini e basso continuo; Sonata da camera in sol
minore per oboe, violino e basso continuo
«Fu un eccellente contrappuntista e i suoi quartetti per
archi continuano a essere considerati modelli di questo
genere». Quando il compositore Johann Wilhelm
Hertel scrisse questo giudizio molto lusinghiero nel 1784, il compositore a cui si riferiva era scomparso da
oltre vent’anni, un periodo molto lungo se si pensa che
nella seconda metà del XVIII secolo il gusto musicale
cambiava con una rapidità fino ad allora inconcepibile.
L’“eccellente contrappuntista” di cui parlava Hertel era
Johann Gottlieb Janitsch, di professione «servitore
della prima cappella» di Federico il Grande. Seguendo
il volere di suo padre, Janitsch si immatricolò alla
facoltà di legge dell’Università di Francoforte
sull’Oder, ma in questa città gli vennero ben presto
richieste opere dai contenuti celebrativi. Nel 1736 Janitsch venne assunto come musicista da camera del
principe ereditario Federico nel castello di Rheinsberg,
dove fondò un’accademia musicale, che in seguito
venne trasferita a Berlino. Nell’Archivio della
Singakademie di Berlino – ritrovato fortunosamente in
Russia nel 1999 – sono stati conservati parecchi
manoscritti di Janitsch e alcune delle opere presentate
in questo disco ci sono pervenute solo attraverso questa
fonte. Ascoltando questi lavori è possibile percepire
un’immagine molto realistica dell’ambiente culturale
raffinato e molto innovativo in cui si tenevano le accademie musicali organizzate da Janitsch.
FRANZ LEHAR (1870-1948)
IL CONTE DI LUSSEMBURGO
Marco Vassalli, Mark Hamman, Daniel Wagner,
Astrid Kessler, Maria-Christine Haase, Chor des
Theater Osnabrück, Osnabrücker
Symphonieorchester, Daniel Inbal, direttore
CPO777788 (2 CD alto prezzo)
Barcode: 0761203778829
Franz Lehár (1870-1948): Il conte di Lussemburgo
«Un lavoro inutile»: con questo impietoso giudizio
Franz Lehár descrisse subito dopo averla portata a
termine quella che sarebbe diventata la sua operetta più
famosa dopo la Vedova allegra. Per fortuna, questa
valutazione appare oggi del tutto ingiustificata. Infatti,
anche a volerla giudicare grossolana, bisognerebbe
comunque ammettere che questa operetta è grossolana
in una maniera davvero geniale. Grazie a una serie di
melodie di rapinosa bellezza e a una vicenda molto gradevole, Il conte di Lussemburgo è oggi considerato
tra i più grandi capolavori di Lehár. Quando nel 2011 il
teatro di Osnabrück, il più vicino alla sede della CPO,
ha messo in cartellone Il conte di Lussemburgo, i
vertici della casa discografica tedesca hanno deciso di
non farsi sfuggire l’occasione di registrazione questo
capolavoro. La recensione molto lusinghiera della
prima rappresentazione di questa operetta pubblicata
sulla rivista specializzata Opernwelt non fece altro che
confermare il fatto che il direttore artistico della CPO
Burkhardt Schmilgun aveva visto giusto: «Il direttore Daniel Inbal delinea con un azzeccatissimo mix di
passione e di eleganza questa intima produzione da
salotto dell’operetta di Lehár, con un’Osnabrücker
Symphonieorchester in stato di grazia, i cui
componenti sfoggiano una meravigliosa vitalità,
ponendo una estrema cura ai postludi e ai brani
orchestrali in quella che potrebbe essere definita una
lettura quasi filologica di questa operetta […] Inoltre, si
percepisce una grande empatia e una sensibilità poco
comune nel modo in cui viene dipanata la vicenda.
Marco Vassalli, che incarna alla perfezione il personaggio del giovane Johannes Heesters, possiede
tutta la leggerezza che si potrebbe desiderare in una
parte come questa».
JOHANN HEINRICH ROLLE (1716-1785)
MOTTETTI
Kammerchor Michaelstein, Sebastian Goering,
direttore
CPO777778 (2 CD medio prezzo)
Barcode: 0761203777822
Johann Heinrich Rolle (1716-1785): Kommt her und
schauet die Werke des Herrn; Der Friede Gottes;
Jauchzet dem Herrn alle Welt; Danket dem Herrn und
prediget seinen Namen; Kommt herzu!; Herr sey mir
gnädig; Gott der Herr ist Sonn’ und Schild; Kommt
lasset uns anbeten; Gott ist unsre Zuversicht; Der Herr
ist König; Schaff’ in mir Gott; Die Ehre des Herrn ist
ewig; Freuen und fröhlich müssen seyn; Ich hebe
meine Augen auf; Alles, was Odem hat; Der Herr behüte dich; Ich danke dir, Gott, von ganzem Herzen;
Thue ein Zeichen an mir; Danket dem Herrn; Mihi
adhaerere Deo; Der Herr erhöre dich in der Noth;
Lobe den Herrn, meine Seele; Flieht ihr Bilder, der
nächtlichen Sorgen; Misericordias Domini; Der Herr
ist mein Hirte; Es ist in keinem andern Heil; Gott sey
uns gnädig; Meine Seele harrt auf dich; Wachet auf
vom Schlaf; Unsere Seele harret auf den Herrn; Wohl
dem, der sich des Dürftigen annimmt
Johann Heinrich Rolle ricoprì per molti anni
l’importante incarico di Director musices e di Kantor dell’Altstädtisches Gymnasium di Magdeburgo ma,
nonostante questo, oggi il suo nome è caduto quasi
nell’oblio, anche se il suo splendido Oratorio di Natale
pubblicato a suo tempo dalla CPO ha saputo
conquistare il cuore di molti ascoltatori. Nel suo diario
di viaggio il celebre musicologo inglese Charles
Burney ha descritto Rolle come un compositore
fantasioso e ricco di un multiforme talento, che nel
corso della sua carriera era riuscito a conquistare una
notevole fama soprattutto grazie alle sue opere sacre. I
suoi mottetti rivelano una straordinaria invenzione melodica e una poco comune varietà formale, che si
spingono molto oltre un solido artigianato. Nello stesso
tempo, Rolle scrisse sempre opere prive di difficoltà
tecniche troppo elevate, un fatto che comunque non ne
pregiudica l’eleganza e la bellezza tonale. I mottetti
presentati in questo disco presentano una grande
varietà sia sotto il profilo della musica sia sotto
l’aspetto testuale, tenendo nel debito conto le occasioni
della loro composizione e la destinazione liturgica. Per
finire, questa varietà espressiva assicurò a questi
mottetti un posto di primo piano nel repertorio liturgico
dell’epoca, un posto che contribuì sicuramente ad accrescere la fama di Rolla come «compositore
preferito della nazione».
ALEXANDER ERNST FESCA (1820-1849)
TRII PER ARCHI E PIANOFORTE
Paian Trio
CPO777862 (CD medio prezzo)
Barcode: 0761203786220
Alexander Ernst Fesca (1820-1849): Trio n. 2 in mi
minore per archi e pianoforte op. 12; Trio n. 5 in si
minore per archi e pianoforte op. 46
Alexander Ernst Fesca trascorse la maggior parte della
sua vita in città che non possono essere definite
propriamente metropoli. Fesca vide la luce nel 1820 a
Karlsruhe, città in cui soggiornò per molti anni. Nel
1842 gli fu offerto un posto di virtuoso da camera nel
palazzo del principe von Fürstenberg di Braunschweig,
ma purtroppo nel 1849 morì per una grave malattia polmonare prima di compiere il suo ventinovesimo
anno di età. Robert Schumann vide in Fesca «una
mente musicale disciplinata ma ricca di fantasia».
Nonostante la brevità della sua esistenza, Fesca scrisse
circa sessanta lavori con numero di opus, concentrando
la sua attenzione soprattutto sul pianoforte e sul
repertorio cameristico. Dopo aver pubblicato un disco
dedicato agli incantevoli Settimini op. 26 e op. 28
concepiti per un insolito organico composto da
pianoforte, oboe, corno, violino, viola, violoncello e
contrabbasso, la CPO presenta al pubblico di appassionati di rarità dell’inizio del XIX secolo i suoi
sei trii per archi e pianoforte, opere di straordinaria
gradevolezza che vennero scritte negli anni Quaranta,
nello stesso periodo in cui videro la luce i ben più
famosi capolavori di Felix Mendelssohn e di Robert
Schumann. Una citazione particolare spetta al Trio n. 5
portato a termine nel 1845 a Braunschweig, un’opera di
meravigliosa piacevolezza, che con la sua ricchezza
melodica seppe conquistare il pubblico più raffinato
dell’epoca.
JOHAN WAGENAAR (1862-1941)
INTEGRALE DELLE OPERE ORCHESTRALI – VOLUME 2
Nordwestdeutsche Philharmonie, Antony Hermus,
direttore
CPO777933 (CD alto prezzo)
Barcode: 0761203793327
Johan Wagenaar (1862-1941): Sinfonietta op. 32;
Frühlingsgewalt op. 11; Elverhoei op. 48; Amphitrion
op. 45; Le Cid op. 27
Johan Wagenaar può essere considerato insieme ad
Alfons Diepenbrock uno dei pionieri della rinascita
della musica olandese che si verificò a cavallo tra la
fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Come molti altri
compositori olandesi dei suoi tempi, Wagenaar prese
come riferimento la tradizione musicale tedesca anche grazie alla sua educazione, basata sui classici di quel
paese, ma – nonostante questo – fu anche un convinto
sostenitore della necessità di promuovere una scuola
musicale prettamente olandese. In uno scritto molto
illuminante Wagenaar citò tutte le qualità che riteneva
tipiche del suo paese: «Una spiccata tendenza per la
semplicità, una vena melodica dai toni popolareschi, in
alcuni casi orientata verso l’intimismo e in altri verso
una vaga rudezza, una certa propensione per una
morbidezza dai toni accoglienti e un’allegria
fanciullesca, una sensibilità serena a tratti pronta a virare verso il sentimentalismo, una serie di elementi
ritmici e di contrasti brillanti e ben definiti, una buona
prontezza a ironizzare su determinate situazioni
evocate dai testi messi in musica, il tutto amalgamato
da una netta inclinazione per un umorismo dai risvolti
spesso grotteschi». Wagenaar nacque in una famiglia
molto povera, ma la sua straordinaria musicalità gli
consentì di crearsi una carriera molto brillante già da
giovane, al punto da diventare nel giro di breve tempo
uno degli insegnanti più in vista del suo paese e in
seguito di ricoprire il prestigioso incarico di direttore
del Conservatorio Reale dell’Aia. Oltre a questo Wagenaar fu anche uno degli interpreti delle opere per
organo di Bach più ispirati dei suoi tempi. Nonostante
questo, come compositore preferì sempre dedicarsi al
repertorio orchestrale e il secondo volume
dell’integrale delle sue opere sinfoniche varata dalla
CPO dimostra come in questo ambito Wagenaar seppe
sfoggiare una particolare eleganza formale e una
meravigliosa invenzione melodica. Queste opere ci
vengono proposte nella splendida interpretazione di
Antony Hermus, un direttore ancora molto giovane, ma
che ha già avuto modo di mettersi in grande evidenza
in molte delle sale da concerto più importanti del
mondo. «La profondità interpretativa sfoggiata da Hermus due anni fa nell’incantevole Fantasia da
Tristano e Isotta ha esercitato un influsso molto
positivo nella diffusione delle opere di Johan
Wagenaar» (klassik-heute.com, a proposito del primo
volume).
GIROLAMO FRESCOBALDI (1583-1643)
DIETRICH BUXTEHUDE (1637-1707)
OPERE PER ORGANO E CLAVICEMBALO
Jenny Campanella, soprano
Luca Guglielmi, organo e clavicembalo CPO777930 (CD medio prezzo)
Barcode: 0761203793020
Girolamo Frescobaldi (1583-1643): Canzona Prima;
Cento Partite sopra Passacagli; Toccata Prima; Ave
Maris Stella; Aria detta Balletto Dietrich Buxtehude
(1637-1707): Canzona in do maggiore BuxWV 166; Praeludium in sol minore BuxWV 163; Suite in la
maggiore BuxWV 243; Aria in la minore BuxWV 249;
Toccata in sol maggiore BuxWV 165
Luca Guglielmi non è solo un direttore e un
compositore di grande talento, ma anche un
clavicembalista e un organista molto ispirato, come si
può facilmente notare in questo nuovo disco che lo
vede eseguire una raffinata antologia di opere di
Girolamo Frescobaldi e di Dieterich Buxtehude.
Guglielmi ha iniziato la sua carriera di solista di
clavicembalo, organo, fortepiano e clavicordo e di
direttore nel 1993, mettendosi subito in grande evidenza sia in Italia sia all’estero. Oltre a questo è un
eccellente professore di clavicembalo, organo e
direzione, che basa il suo insegnamento sull’utilizzo di
trattati e di strumenti storici. Guglielmi ha riservato
espressioni di profonda deferenza nei confronti
dell’arte sublime dei due compositori rappresentati in
questo disco: «Girolamo Frescobaldi e Dieterich
Buxtehude sono due compositori di prima grandezza
nell’ambito della storia della musica occidentale. Il
primo, originario di Ferrara ma attivo soprattutto a
Roma, fu il più eminente organista e clavicembalista
dei suoi tempi, l’inventore di parecchi stili esecutivi
(Luigi Battiferri), un geniale innovatore di forme e il maestro indiscusso dell’arte della variazione in un
periodo in cui il tematismo non si era ancora affermato
e l’elaborazione del materiale musicale era affidata per
la maggior parte ad abili alternanze e giustapposizioni.
Anche Buxtehude era uno straordinario artista della
tastiera, oltre che direttore musicale della Marienkirche
di Lubecca, un compositore molto attento alle nuove
tendenze stilistiche provenienti dall’Italia e un
entusiasta fautore della celebre sintesi degli stili
italiano, francese e tedesco, che qualche decennio più
tardi avrebbe dato frutti meravigliosi nel grande Barocco europeo di Vivaldi Bach e Händel».
CHANDOS
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
OPERE PER CLAVICEMBALO
Steven Devine, clavicembalo
CHAN0802 (CD alto prezzo)
Barcode: 0095115080221
Johann Sebastian Bach (1685-1750): Concerto
italiano BWV 971; Ouverture francese in si minore
BWV 831; Aria variata in la minore BWV 989 Alla maniera italiana; Fantasia cromatica e fuga in re
minore BWV 903; Fantasia in do minore BWV 906
Il Concerto italiano e l’Ouverture francese presentati
in questo disco costituiscono la seconda parte del
Clavierübung, la raccolta che – come affermò lo stesso
Bach – era stata concepita «per rallegrare lo spirito
degli amanti della musica», una finalità che trova piena
conferma nell’interpretazione del clavicembalista
Steven Devine proposta in questo splendido disco. Gli
studiosi hanno ritenuto per molto tempo che il
Concerto italiano fosse un frutto dei profondi studi
compiuti in gioventù dal sommo Cantor lipsiense sui
concerti di Antonio Vivaldi. In effetti, sotto l’aspetto
stilistico quest’opera presenta molti elementi propri dei
concerti solistici italiani, ma va anche sottolineato il
fatto che la scrittura molto idiomatica per tastiera rivela
in maniera inequivocabile che fu concepita come brano
virtuosistico. L’aspetto monumentale del primo
movimento dell’Ouverture francese costituisce un fatto senza precedenti in tutta la produzione di Bach,
trattandosi del movimento per clavicembalo più lungo
che ci sia pervenuto del futuro autore dell’Arte della
fuga. Si tratta di un brano dal carattere grandioso e
molto imponente, che si pone in netto contrasto con i
sette brevi e delicati movimenti di danza che seguono.
Oltre a queste due opere di ampio respiro, il
programma di questo disco comprende anche l’Aria
variata alla maniera italiana, la Fantasia cromatica e
fuga BWV 903 e la Fantasia in do minore BWV 906.
Steven Devine suona un clavicembalo a due manuali realizzato nel 2000 da Colin Booth sul modello di uno
strumento di Fleischer del 1710, che gli consente di
esprimere al massimo grado i grandi contrasti dinamici
e timbrici di queste opere.
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
TRIOSONATE BWV 525-530
Tempesta di Mare Chamber Players, Philadelphia
Baroque Orchestra
CHAN0803 (CD alto prezzo)
Barcode: 0095115080320
Johann Sebastian Bach (1685-1750): Triosonata n. 1
in mi bemolle maggiore BWV 525; Triosonata n. 2 in
do minore BWV 526; Triosonata n. 3 in re minore
BWV 527; Triosonata n. 4 in mi minore BWV 528; Triosonata n. 5 in do maggiore BWV 529; Triosonata
n. 6 in sol maggiore BWV 530
Johann Sebastian Bach compose le sue sei Triosonate
per organo verso la fine degli anni Venti del XVIII
secolo. Alcuni studiosi ritengono che queste opere
siano state scritte come materiale di studio per il
primogenito Wilhelm Friedemann, al punto che oggi
molti tendono a raggrupparle tra le opere per tastiera
dal carattere pedagogico come le Invenzioni a due e a
tre voci e il Clavicembalo ben temperato. In ogni caso,
queste opere sono assolutamente uniche nel modo in
cui riescono a esprimere la classica scrittura della
triosonata – un genere concepito per due strumenti
melodici sostenuti da una linea di basso continuo,
eseguita nella maggior parte dei casi da un gruppo
composto da diversi strumenti – con le risorse tecniche ed espressive del solo organo. Nelle opere originali di
Bach le mani dell’organista suonano le due parti più
acute, mentre con la pedaliera viene realizzata il basso
continuo. Il primo movimento della Sonata n. 4 fu
scritto in un primo tempo per un ensemble cameristico
e – a giudicare dalle sue caratteristiche formali e
stilistiche – diversi musicologi hanno avanzato l’ipotesi
che anche gli altri tempi di questo lavoro e le altre
cinque triosonate siano state pensate in origine per una
formazione di questo genere. Facendo leva su questa
tesi accettata da un numero sempre maggiore di studiosi, i componenti dell’ensemble di strumenti
originali Tempesta di Mare Chamber Players hanno
reinventato queste opere in arrangiamenti realizzati
secondo lo stile delle triosonate che venivano scritte ai
tempi di Bach. Lo stesso Bach aveva l’abitudine di
arrangiare le sue opere per organici diversi e questa
registrazione parte dal presupposto che le opere
barocche potevano essere entità alquanto fluide, in
grado di assumere forme diverse a seconda delle
intenzioni dei compositore o degli interpreti.
L’ensemble di strumenti originali con base a Philadelphia Tempesta di Mare Chamber Players si è
messo in evidenza grazie all’originalità delle sue scelte
repertoriali, che ha portato i suoi componenti a eseguire
opere quasi dimenticate, che spesso sono state poi
pubblicate su dischi della Chandos.
AA.VV.
CELTIC REFLECTIONS
Barry Douglas, pianoforte
CHAN10821 (CD alto prezzo)
Barcode: 0095115182123
My Lagan Love; Irish lullaby; Home Away from
Home; The Cliffs of Dooneen; Carrickfergus; The
Coolin; Inis; She Moved through the Fair; The
Mushroom Tree; The Kid on the Mountain; Danny
Boy; The Raggle Taggle Gypsy; The Last Rose of
Summer; Down by the Sally Gardens; The Pleasant
Rocks; Open the Door Softly; The Lamentation of Eoin
O’Neill; Planxty Dillon
Barry Douglas è conosciuto soprattutto come uno dei più raffinati interpreti del repertorio ottocentesco, un
giudizio che trova conferma nelle straordinarie collane
dedicate alla produzione pianistica di Johannes Brahms
e di Franz Schubert pubblicate dalla Chandos. In
questo disco – intitolato in maniera molto evocativa
Celtic Reflections – gli estimatori di questo grande
pianista possono scoprire un lato quasi inedito della sua
caleidoscopica personalità artistica. Eseguendo una
serie di suoi brillanti arrangiamenti, Douglas conduce
infatti gli ascoltatori in un esaltante viaggio alla
scoperta del patrimonio musicale della sua Irlanda, spaziando da antiche melodie tradizionali sopravvissute
al passare dei secoli a brani di compositori
contemporanei. In questo disco di insospettabile
bellezza Douglas è affiancato dalla giovane e
dotatissima flautista Eimear McGeown che – oltre a
essere una eccellente interprete del repertorio classico –
si dedica con passione alle opere della tradizione
irlandese. La maggior parte di questi arrangiamenti è
basata su trascrizioni di canti popolari e di melodie
tradizionali, che consentono di farsi un’idea
dell’antichissima cultura celtica che continua a vivere in Irlanda. La melodia di My Lagan Love è passata
nelle orecchie di generazioni di irlandesi prima di
essere trascritta all’inizio del XX secolo dal
musicologo Hector Hughes, mentre la deliziosa Irish
Lullaby fu trascritta nel 1792 dal collezionista di canti
popolari Edward Bunting in occasione dell’ultimo
raduno degli arpisti irlandesi. Il programma di questo
disco comprende anche alcuni brani molto conosciuti
come Danny Boy e Carrickfergus, che affondano le
loro radici in un passato remoto e che sono entrate a far
parte da tempo dell’immaginario collettivo del popolo
irlandese. I pregevoli arrangiamenti di Barry Douglas conferiscono nuova vita a queste opere e trasportano
gli ascoltatori in un’epoca lontana. Oltre a una serie di
rivisitazioni di brani celtici in chiave moderna, Eimear
McGeown esegue alcuni lavori di sua composizione,
tra cui Inis e The Mushroom Tree, ispirati a esperienze
personali e intrisi di una profonda conoscenza e di una
incontenibile passione per il patrimonio musicale
irlandese.
FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809)
INTEGRALE DEI QUARTETTI PER ARCHI – VOLUME 1
Doric String Quartet
CHAN10831 (2 CD al prezzo di uno)
Barcode: 0095115183120
Franz Joseph Haydn (1732-1809): Quartetto in mi
bemolle maggiore per archi op. 20 n. 1; Quartetto in
do maggiore per archi op. 20 n. 2; Quartetto in sol
minore per archi op. 20 n. 3; Quartetto in re maggiore
per archi op. 20 n. 4 Sole; Quartetto in fa minore per
archi op. 20 n. 5; Quartetto in la maggiore per archi
op. 20 n. 6 I sei quartetti per archi op. 20 di Franz Joseph Haydn
costituiscono una delle pietre miliari di quello che
viene ritenuto da molti il genere più elevato e colto
della letteratura cameristica. Il grande compositore di
Rohrau scrisse queste opere nel 1772 perché venissero
eseguite dalle prime parti della sua orchestra di
Esterháza e – fatto piuttosto insolito – in un primo
tempo non si preoccupò di trovare un editore.
Nonostante questa decisione, ogni lavoro di questa
raccolta è un vero capolavoro, anche grazie all’utilizzo
di ardite tecniche compositive che avrebbero radicalmente trasformato il genere, proiettandolo verso
un futuro allora ancora inimmaginabile. In particolare,
nei Quartetti op. 20 Haydn non esitò a mettere in
discussione i ruoli che venivano convenzionalmente
attribuiti ai quattro strumenti, pose grande attenzione
alle strutture formali e alle sfumature timbriche e
dimostrò quanto grandi potessero essere le risorse
espressive di queste opere, che diedero un contributo
determinante alla definitiva consacrazione del genere
strumentale. Questi quartetti racchiudono in sé un
caleidoscopio di sentimenti e di emozioni. Dal
movimento lento introspettivo e simile a un antico corale del Quartetto n. 1 in mi bemolle maggiore, al
brillante spirito comico che pervade il Quartetto in re
maggiore n. 4 passando dalla scrittura al tempo stesso
tesa e radicale del Quartetto n. 3 in sol minore, questi
lavori fanno parte di una categoria a sé, al punto che
non pochi appassionati e diversi addetti ai lavori li
considerano le opere più belle scritte da Haydn.
L’esecuzione di questi incantevoli quartetti è stata
affidata dalla Chandos al Doric String Quartet, una
delle formazioni cameristiche più valide e interessanti
dell’ultima generazione. Questa formazione ha già
realizzato per la casa discografica inglese diversi dischi
salutati con unanime entusiasmo dalla stampa
specializzata di tutto il mondo e ha ricevuto giudizi
quanto mai lusinghieri per i concerti che l’hanno vista
eseguire i quartetti di Haydn. In particolare, il critico del Sunday Telegraph ha scritto: «I quartetti di Haydn e
il Doric String Quartet sembrano fanno gli uni per
l’altro […] L’interpretazione di questo giovane
ensemble ha rivelato da un lato una meravigliosa
musicalità e dall’altro una insospettabile intensità
espressiva, che ha portato il pubblico a scoprire lo
straordinario genio creativo che si cela sotto la pelle di
Haydn».
KAROL SZYMANOWSKI (1882-1937)
OPERE ORCHESTRALI
Ben Johnson, tenore; BBC Symphony Chorus, BBC
Symphony Orchestra, Edward Gardner, direttore
CHANSA5143 (SACD alto prezzo)
Barcode: 0095115514320
Karol Szymanowski (1882-1937): Sinfonia n. 1 in fa
minore op. 15; Sinfonia n. 3 op. 27 Il canto della notte; Canti d’amore di Hafiz op. 26
Edward Gardner e la BBC Symphony Orchestra
proseguono la loro strepitosa integrale delle opere
orchestrali di Karol Szymanowski con il terzo volume,
che presenta tre delle opere di maggiore interesse del
grande compositore polacco. I primi due dischi sono
stati accolti con unanime entusiasmo dalla stampa
specializzata di tutto il mondo, con il critico del BBC
Music Magazine che definito Gardner «uno dei più
autorevoli e ispirati interpreti non polacchi delle opere
di Karol Szymanowski». In due delle opere in
programma, Gardner e l’orchestra inglese sono affiancati da Ben Johnson, un tenore la cui carriera sta
attraversando una fase di vertiginosa ascesa.
Szymanowski compose la sua Prima Sinfonia nel 1904
all’età di soli 25 anni. Sotto il profilo stilistico
quest’opera appartiene alla prima fase creativa del
compositore polacco, come si può facilmente notare
dal suo magniloquente stile tardo romantico, ancora
strettamente legato a quelli di Wagner e di Richard
Strauss. Sebbene in seguito sia stata quasi sconfessata
da Szymanowski, che non si riconosceva più nel
proprio stile giovanile, questa sinfonia è pervasa da una
coinvolgente energia e da una spiccata carica emotiva
che nel corso degli anni hanno saputo conquistare anche i pubblici più esigenti. I meravigliosi Canti
d’amore di Hafiz per tenore e orchestra si collocano
invece nella parte centrale della parabola creativa di
Szymanowski. Portato a termine nel 1911, questo
lavoro in realtà guarda già verso gli estremi sviluppi
dell’evoluzione stilistica di Szymanowski, come si può
facilmente notare dalla presenza di conturbanti temi
orientali, in questo caso basati sui suggestivi versi di
poeti persiani del XIV secolo. Il programma si
conclude con la Terza Sinfonia “Il canto della notte”,
un’opera intrisa di una profonda sensibilità, considerata tra i caposaldi della piena maturità di Szymanowski e
uno dei suoi capolavori più emblematici. In questa
pagina per tenore, coro e grande orchestra
Szymanowski fa di nuovo ricorso a un’antica poesia
persiana, che celebra l’incanto di una notte stellata
orientale. L’immagine evocata da questa poesia trova
espressione in una scrittura al tempo stesso sensuale e
ricca di sensibilità, esaltata da una ricchissima
tavolozza sonora.
LEOS JANACEK (1854-1928)
INTEGRALE DELLE OPERE ORCHESTRALI – VOLUME 1
Jean-Efflam Bavouzet, pianoforte
Bergen Philharmonic Orchestra, Edward Gardner,
direttore
CHANSA5142 (SACD alto prezzo)
Barcode: 0095115514221
Leos Janácek (1854-1928): Sinfonietta; Capriccio per
pianoforte (mano sinistra) e piccola orchestra JW
VII/12 Vzdor; Suite da La piccola volpe astuta
Con questo disco di sorprendente bellezza Edward
Gardner e la Bergen Philharmonic Orchestra
inaugurano un’integrale delle opere orchestrali di Leos
Janácek che promette meraviglie. Il programma
comprende tre opere scritte dal grande compositore
boemo nell’ultima fase della sua carriera, quando la
travolgente passione per Kamila Stösslová – più
giovane di lui di ben 37 anni – diede vita a una
straordinaria fioritura della sua creatività. La
Sinfonietta è senza dubbio una delle opere più famose e
amate di Janácek, un fatto che trova spiegazione soprattutto nel movimento iniziale, una coinvolgente
fanfara che vede protagonisti una falange di ottoni e i
timpani. Gli altri quattro movimenti – pervasi da un
grande temperamento – celebrano invece la città di
adozione di Janácek, Brno, facendo coesistere
brillantemente acute riflessioni con un’incontenibile
esuberanza. Composto per un organico piuttosto
insolito comprendente il pianoforte con mano sinistra e
un ensemble comprendente ottoni e flauto, il Capriccio
è una delle opere più emblematiche dell’ultima fase
creativa di Janácek. Questo lavoro è pervaso da un’atmosfera brillante e gaiamente capricciosa, che il
compositore definì: «estrosa, con una vena di
caparbietà e di arguzia». La parte solistica è stata
affidata a Jean-Efflam Bavouzet, che non si lascia
sfuggire l’occasione per sfoggiare tutta la sua
formidabile tecnica e la sua spiccata espressività.
Portata a termine nel 1923, l’opera La piccola volpe
astuta in un primo tempo fu accolta dal pubblico con
qualche contrarietà. In ogni caso, alcuni suoi interludi
orchestrali vennero apprezzati fin dall’inizio e dopo la
morte di Janácek avvenuta nel 1928, Václav Talich, uno dei direttori d’orchestra più carismatici di quegli
anni, ne trasse una suite orchestrale, che venne
orchestrata da due suoi giovani colleghi. Poco prima di
morire Sir Charles Mackerras ripristinò la straordinaria
orchestrazione originale di Janácek, che viene
riproposta in questo disco.
ALPHA
CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK (1714-1787)
FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809)
OPERE ORCHESTRALI
Il Giardino Armonico, Giovanni Antonini, direttore ALP670 (CD alto prezzo) Barcode: 3760014196706
Christoph Willibald Gluck (1714-1787): Don Juan
Franz Joseph Haydn (1732-1809): Sinfonia n. 39 in
sol minore; Sinfonia n. 49 in fa minore La Passione; Sinfonia n. 1 in re maggiore
La Sinfonia n. 49 di Franz Joseph Haydn è
caratterizzata da contenuti drammatici, così come il
Finale della Sinfonia n. 39 – che prevede un organico
con ben quattro corni – nel quale si può riconoscere
uno stile molto simile a quello di Gluck. Queste due
sinfonie sono considerate da molti studiosi tra le opere
più rappresentative della prima fase dello Sturm und
Drang. Il programma di questo disco comprende anche
le musiche per il balletto Don Juan di Gluck, che fu
messo in scena per la prima volta a Vienna nel 1761 e che rivestì un ruolo di primaria importanza verso lo
sviluppo di un’espressione musicale veramente
drammatica. Il Don Juan fu in effetti il primo balletto
“moderno”, eseguito da un gruppo di danzatori e
danzatrici che illustrano una storia e non si limitano a
esibirsi come era avvenuto fino ad allora in danze
prestabilite come il minuetto e la gavotta, cercando
invece di stimolare la fantasia del pubblico per mezzo
delle libere movenze dei loro corpi. A proposito di
quest’opera, il direttore Giovanni Antonini ha
dichiarato: «Sono rimasto profondamente colpito dallo
strettissimo legame che unisce in questa partitura di Gluck la storia di Don Giovanni (che viene evocata
dalle coreografie dei ballerini) e la musica, un legame
che diventa quasi una sorta di piccolo dizionario
musicale, con alcuni elementi che si possono trovare
solo nella musica strumentale della seconda metà del
XVIII secolo, comprese le sinfonie di Haydn». Va però
detto che Haydn iniziò a comporre sinfonie
drammatiche nel vero senso della parola solo verso la
fine degli anni Sessanta del XVIII secolo, molto tempo
dopo la prima rappresentazione del Don Juan di Gluck.
«Per questo motivo – conclude Antonini – ho trovato
molto stimolante abbinare il Don Juan a queste
sinfonie di Haydn». Questo splendido disco è stato
realizzato in collaborazione con la Joseph Haydn
Foundation di Basilea.
AA.VV.
AU SAINCT NAU
Trio Musica Humana, Ensemble Clément Janequin,
Dominque Visse, direttore
ALP198 (CD alto prezzo) Barcode: 3760014191985
Conditor alme syderum; Conditor le jour de Noel;
Fantaisie n. 4 sur Conditor alme syderum; Noe noe psallite noe; Missa Noe noe, Kyrie; Il estoyt une
fillette; Plaisir n’ay plus que vivre en desconfort;
Dison Nau à pleine teste; Au bois de deuil; Fantaisie n.
31 sur Une jeune fillette; O beata infantia; Fantaisie n.
30 sur Une jeune fillette; Une jeune pucelle; Allons gay
bergiere; L’on sonne une cloche; O gras tondus; Vous
perdez temps heretiques infames; Esprit divins,
chantons dans la nuit sainte; Missa Noe noe, Agnus
Dei
Brillantezza e contemplazione. Con tutta la delicatezza
che deriva dal loro talento e dalla loro ispirazione, Dominque Visse e i componenti dell’Ensemble
Clément Janequin accostano in questo disco di
sorprendente bellezza parecchi aspetti della festa di
Natale, spaziando da brani dal carattere devoto e sacro
a salaci parodie dai testi licenziosi, potendo contare
anche sulla collaborazione del giovane trio Musica
Humana.
ARCANA
AA.VV.
LAUDARIUM – CANTI DELLA DEVOZIONE POPOLARE
DEL XIV SECOLO
La Reverdie
A379 (2 CD alto prezzo) Barcode: 3760195733790
Laude di Sancta Maria (Venite a Laudare; Ave Maria
[antiphona]; Verbum Patris hodie [motetus]; Die ti
salvi Regina; Voi ch’amate; Or piangiamo; Dulcis
Jesu memoria / Jesu nostra redemptio [motetus]; Onne
homo; Diana stella; Chi vuol lo mondo; Troppo perde ’l tempo; Ortorum virentium / Virga Yesse [motetus];
Con la madre; Ave maris stella [hymnus]; Ave Donna
santissima; Assumpta est Maria [antiphona]; Ave
Regina gloriosa); Legenda Aurea (Facciam laude a
tuct’ i Sancti; Sia laudato San Francesco; San
Domenico beato; Ciascun ke fede sente; Santa Agnese
da Dio amata; Novel canto; Laudia’ lli gloriosi martiri
valenti; Pastor principe beato; Magdalena degna da
laudare; Spiritu Sancto dolçe amore; Benedicti e
llaudati)
Genere musicale-poetico sviluppato per primo da san Francesco d’Assisi, la lauda costituisce il più antico e
autentico mezzo di espressione musicale della cultura
popolare italiana dall’epoca medievale ai giorni nostri.
In questo cofanetto doppio di meravigliosa bellezza
l’ensemble La Reverdie presenta una vasta e variegata
antologia di laude monofoniche italiane tratte da due
delle fonti più importanti di questo repertorio, vale a
dire il Laudario di Cortona (1270 circa) e il
manoscritto di Firenze (1320 circa), due codici
incentrati sul culto della Vergine Maria e la devozione
dei santi. Oltre a una serie di brani del manoscritto di
Firenze rimasti fino a questo momento del tutto inediti, questo cofanetto doppio comprende un corposo booklet
contenente un illuminante saggio introduttivo che
illustra i metodi della moderna ricerca musicologica
utilizzati per ricostruire queste opere e getta luce sulla
persistente importanza a livello sociale, storico,
culturale e religioso della lauda, sulla quale l’ensemble
La Reverdie ha fondato il suo approccio interpretativo.
PHI
FRANZ SCHUBERT (1797-1828)
OPERE CAMERISTICHE
Edding Quartet, Northernlight
L015 (CD alto prezzo) Barcode: 5400439000155
Franz Schubert (1797-1828): Ottetto in fa maggiore
D.803; Quartettsatz in do minore (Allegro) D.703
Fondato nel 2007, l’Edding Quartet è diventato nel giro
di pochissimo tempo una delle formazioni più autorevoli per quanto riguarda l’interpretazione del
repertorio classico e romantico, grazie a una serie di
esecuzioni raffinate e ispirate di alcune gemme
virtualmente sconosciute. Nel 2008 i componenti
dell’Edding Quartet insieme al clarinettista Nicola
Boud, al fagottista Julien Debordes, al cornista Nicolas
Chedmail e al contrabbassista Damien Guffroy hanno
fondato Northernlight, un ensemble che ha scelto come
suo repertorio d’elezione le opere cameristiche per
archi e strumenti a fiato dal Classicismo al
Romanticismo. Nel gennaio del 2014 queste due
formazioni si sono date appuntamento nello Studio 4 di Flagey, a Bruxelles, per registrare un programma
interamente dedicato a Franz Schubert, comprendente
il grande Ottetto D.803 – che sotto l’aspetto formale si
configura come una vera e propria sinfonia da camera –
e il Quartettsatz D.703. Questo disco segna l’inizio
della collaborazione tra l’Edding Quartet e la Phi,
l’etichetta di Philippe Herreweghe, con il quale i
componenti dell’Edding Quartet e di Northernlight
collaborano regolarmente.
ZIG ZAG TERRITOIRES
ROBERT SCHUMANN (1810-1856)
OPERE PER PIANOFORTE
Nelson Goerner, pianoforte
ZZT352 (CD alto prezzo) Barcode: 3760009293526
Robert Schumann (1810-1856): Studi sinfonici op.
13; Kreisleriana op. 16; Toccata in do maggiore op. 7
«L’assoluta padronanza tecnica [di Nelson Goerner]
riesce a esprimere in maniera estremamente vivida la
mutevole tavolozza di colori di questi celebri brani, i
nessi logici che conducono da una frase all’altra e le quasi impercettibili variazioni ritmiche non
pregiudicano mai il morbido fluire della melodia»
(BBC Music Magazine). Dopo uno splendido disco
dedicato a Debussy salutato con entusiasmo dalla
stampa specializzata di tutto il mondo, Nelson Goerner
porta avanti la sua collaborazione con la Zig Zag
Territoires con un nuovo titolo dedicato alle opere di
Robert Schumann. Il programma comprende due delle
opere più emblematiche dell’universo espressivo del
grande compositore di Zwickau, vale a dire gli Studi
sinfonici op. 13 (compresi gli studi pubblicati dopo la morte dell’autore) e Kreisleriana op. 16, alle quali è
stata abbinata la Toccata in do maggiore op. 7, un
brano di breve durata, che secondo Schumann era «la
pagina pianistica più difficile scritta fino a quel
momento». Questo disco dimostra in maniera
incontestabile la straordinaria grandezza del talento di
Goerner, nel quale coesistono armoniosamente un
approccio molto rigoroso, un’espressione
meravigliosamente intensa e una ricchissima tavolozza
di colori.
TESTAMENT
YVONNE LEFEBURE IN CONCERTO
Yvonne Lefébure, pianoforte
TES1497 (CD alto prezzo) Barcode: 0749677149727
Claude Debussy (1862-1918): Préludes – libro
secondo Gabriel Fauré (1845-1924): Notturno n. 6 in
re bemolle maggiore op. 63; Barcarola n. 6 in mi
bemolle maggiore op. 70; Notturno n. 13 in si minore
op. 119 Maurice Ravel (1875-1937): Valses nobles et
sentimentales Franz Schubert (1797-1828): Valzer Nell’agosto del 1962 Yvonne Lefébure fu invitata al
Festival di Edimburgo per prendere parte con il tenore
Peter Pears a un recital dedicato a Claude Debussy,
compositore di cui in quell’anno si celebrava il primo
centenario della nascita. In questo concerto mattutino
la Lefébure accompagnò il tenore inglese
nell’esecuzione delle Ariettes oubliées e delle Fêtes
galantes, ma prima stregò il pubblico inglese con una
magistrale interpretazione del primo libro dei Préludes.
Recensendo questo memorabile concerto, un critico
scrisse: «Nel corso della sua carriera la Lefébure ha dimostrato più volte quanto siano ampi i suoi interessi
musicali, ma nonostante questo non si può non
riconoscere che le opere di Debussy abbiano un posto
particolare nel suo cuore». Nell’agosto dell’anno
seguente la Lefébure tornò in Inghilterra per prendere
parte a un corso estivo organizzato a Dartington Hall,
nel Devon, dove erano stato invitati anche altri docenti
del calibro di Vlado Perlemuter, George Malcolm e
Steven Bishop. Poco prima di iniziare questo corso, la
Lefébure fece tappa a Londra per registrare per la BBC
il secondo libro del Préludes di Debussy. Il 14 agosto
del 1961 la Lefébure partecipò a uno dei concerti più attesi dei Proms londinesi, nel corso del quale eseguì il
Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra di
Maurice Ravel, con la London Symphony Orchestra
diretta da John Pritchard. Questa fu la sua prima
partecipazione alla famosa rassegna concertistica estiva
della capitale inglese, a cui fece seguito nel 1965 un
altro concerto, nel corso del quale eseguì curiosamente
la stessa opera. Durante la sua permanenza a Londra
del 1961 la Lefébure registrò in studio un recital, che
costituisce il resto del programma di questo disco.
Oltre a una serie di incantevoli opere di autori francesi,
la Lefébure inserì 15 valzer di Schubert, che formano
un gradevole pendant ai Valses nobles et sentimentales
di Ravel. La sua consuetudine con Ravel contribuì a
rendere ancora più coinvolgente la sua interpretazione
dei Valses nobles et sentimentales, che vengono
eseguiti dalla Lefébure con il suo caratteristico vigore e un meraviglioso slancio vitale. In particolare, la
Lefébure sottolinea l’aspetto ritmico nei movimenti
veloci, adottando una assoluta chiarezza e trasparenza
anche nei passaggi più forti. Da ragazza, la Lefébure
aveva avuto la possibilità di conoscere Gabriel Fauré,
che dichiarò senza mezzi termini: «È nata per suonare
Beethoven». In effetti, la Lefébure nutriva una
sconfinata ammirazione per le opere del Titano di
Bonn e ne aveva assimilato a fondo lo stile, come si
può facilmente notare dalla sua magistrale
registrazione della Sonata in la bemolle maggiore op. 110. Si può anche immaginare che la conoscenza
diretta con Fauré abbia consentito alla Lefébure di
maturare una particolare congenialità con lo stile dei
compositori francesi attivi a cavallo tra la seconda metà
del XIX e i primi decenni del XX secolo. A proposito
del Notturno n. 6 in re bemolle maggiore op. 63, la
Lefébure affermò: «Quest’opera è sempre stata nel mio
repertorio e ogni volta che la suono provo la profonda
emozione e l’incondizionata ammirazione che può dare
un attento esame della sua struttura: come si può
descrivere l’incantevole atmosfera del passaggio in la maggiore, dove si vorrebbe evocare al tempo stesso le
sonorità del flauto e dell’arpa, in attesa del ritorno delle
due sezioni principali? E se eseguo la coda a questo
tempo è per esprimere la sua serena e intima vena
poetica». Nelle tre opere di Fauré registrate in questo
disco la Lefébure rivela un’assoluta padronanza
stilistica di questo repertorio, che al contrario viene
ritenuto da molti pianisti estremamente ostico, in
particolare i lavori dell’ultima fase della parabola
creativa di Fauré, come il trascurato Notturno n. 13 op.
119, pubblicato nel 1922. I toni nobili e coinvolgenti
dell’interpretazione della Lefébure appaiono evidenti in tutti i concerti e in tutte le masterclass che diede nel
corso della sua carriera. Per lei la musica era sinonimo
di vita, una entità palpitante che comunicava ai suoi
studenti e che – per nostra fortuna – ci è stata
tramandata dai suoi dischi.
CARL SCHURICHT DIRIGE BRUCKNER E
MOZART
Berliner Philharmoniker, Carl Schuricht, direttore
TES1498 (2 CD prezzo speciale)
Barcode: 0749677149826
Anton Bruckner (1824-1896): Sinfonia n. 7 in mi
maggiore Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791):
Sinfonia n. 38 in re maggiore K.504 Praga
Nel 1964 i Berliner Philharmoniker diedero cinque
concerti al Festival di Salisburgo sotto la direzione
rispettivamente di Karajan, Mehta, Sawallisch,
Schuricht e Szell. Tra di essi fu quello di Schuricht che portò indietro gli ascoltatori a un’epoca d’oro ormai
quasi del tutto dimenticata. Questa impressione era
legata in gran parte all’esecuzione degli archi. Infatti,
come affermò più di una volta lo stesso Schuricht, «la
capacità di ottenere la giusta espressione e un vero
legato» costituivano uno degli obiettivi primari per i
direttori attivi tra la fine del XIX e l’inizio del XX
secolo (va sottolineato a questo scopo che l’unico
complimento che Furtwängler fece mai a Karajan era
che «conosce l’arte di ottenere un vero legato, la cosa
più difficile di tutta la musica»). Schuricht pose una
grandissima attenzione alle parti degli archi, in molti casi suddividendoli in gruppi a cui prescrisse arcate
particolari, in modo da sostenere nel modo migliore
possibile le linee melodiche più lunghe ed esaltare al
massimo grado il materiale tematico. Per rendersi
conto di quali miracoli si potessero ottenere con questi
metodi quando venivano utilizzati da un direttore di
alto livello formatosi secondo i rigidi dettami della
vecchia scuola è sufficiente ascoltare il modo in cui
l’orchestra esegue l’esposizione del famoso Adagio
della Settima Sinfonia di Anton Bruckner, in
particolare il famoso tema in fa diesis maggiore, che viene delineato con una meravigliosa leggerezza, che
sembra fare galleggiare il suono a mezz’aria. Messa
all’indice dai cultori della prassi filologica, che
rifuggono da qualunque forma di legato, nel corso degli
ultimi anni questa pratica è stata quasi del tutto
dimenticata. Tra le altre caratteristiche interpretative
che tramontarono con il legato meritano di essere citate
anche quelle che uno dei critici di Gramophone
descrisse come «la visione panoramica di Schuricht, la
sua straordinaria flessibilità, la sua capacità di mettere
in evidenza anche i dettagli più piccoli e – soprattutto –
il suo infallibile istinto nella scelta dei tempi».
Schuricht poteva allentare o intensificare i tempi, ma
sempre nell’ambito di un impulso molto più ampio; per
rendersene conto, basta ascoltare l’incedere comodo
ma allo stesso tempo meravigliosamente conciso del Finale della sua Settima Sinfonia. Un’altra delle
caratteristiche più apprezzabili di questa magnifica
interpretazione è costituita dal suono perfettamente
definito in termini spaziali degli ottoni. In particolare,
le trombe e i tromboni creano un “registro”
estremamente peculiare, un fatto che avrebbe
sicuramente suscitato l’ammirazione sia dell’organista
Bruckner sia del padre di Schuricht, che di professione
faceva il costruttore di organi. L’interpretazione della
Sinfonia Praga di Mozart – che venne eseguita nella
prima parte del concerto di Salisburgo del 1964 – deve aver lasciato la maggior parte del pubblico a chiedersi
cosa riflettesse meglio la visione artistica dell’allora
ottantaquattrenne direttore tedesco, la caratteristica
vitalità dei movimenti estremi o l’insolita lunghezza
del tempo lento. È interessante notare che quando
diresse la stessa sinfonia l’ottobre dell’anno seguente
sempre con i Berliner Philharmoniker (interpretazione
che può essere ascoltata nel disco TES1403) Schuricht
affrontò l’Andante centrale con un tempo
sensibilmente più mosso. Schuricht morì nel gennaio
del 1967 nella sua casa di Corseaux-sur-Vevey, in Svizzera, all’età di 86 anni. Nel suo libro Conductors:
A Record Collector’s Guide, John L. Holmes scrisse
che con Schuricht «si era sempre sicuri che la musica
veniva filtrata attraverso la mente di un musicista
pienamente consapevole della sua bellezza e dei suoi
significati». Ascoltando questa leggendaria versione
della Settima Sinfonia di Bruckner molti potrebbero
chiedersi se questa sia stata l’ultima grande
interpretazione del capolavoro del compositore di Linz
dall’intensità e dalla concezione che si possano fare
risalire direttamente all’epoca in cui venne scrisse.
KARL BOHM DIRIGE BRAHMS E MOZART
Emil Gilels, pianoforte
Berliner Philharmoniker, Karl Böhm, direttore
TES1499 (2 CD a prezzo speciale)
Barcode: 0749677149925
Johannes Brahms (1833-1897): Sinfonia n. 2 in re
maggiore op. 73 Wolfgang Amadeus Mozart (1756-
1791): Sinfonia n. 88 in do maggiore K.200; Concerto
n.27 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra
K.595
Il pianista sovietico Emil Gilels (1916-1985) fu messo
spesso in ombra – quasi sempre ingiustamente – da altri celebri pianisti della sua generazione, soprattutto
dal suo compatriota Sviatoslav Richter. Questo fatto
trova spiegazione soprattutto nell’atteggiamento
spontaneo, nella modestia e nella riservatezza con cui
Gilels portò avanti la sua carriera. Nel corso di
vent’anni Gilels si esibì con i Berliner Philharmoniker
appena dodici volte a Berlino e una al Festival di
Salisburgo. Bisogna comunque tenere presente che
negli anni della Guerra Fredda non era mai possibile
dare per sicura la presenza a Berlino Ovest di un
grande solista proveniente dall’Unione Sovietica.
Gilels fece il suo esordio con i Berliner Philharmoniker il 20 settembre del 1966 in un concerto diretto da
Kyrill Kondrashin, nel corso del quale eseguì il
Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di
Rachmaninov. Sebbene fosse uno dei più grandi
virtuosi della sua epoca, Gilels non amava mettersi
troppo in mostra e non indulgeva alle logiche dello
show business. Nei concerti che diede in seguito con i
Berliner Philharmoniker il pianista russo eseguì il
Concerto n. 3 in do minore per pianoforte e orchestra
di Beethoven (giugno 1972 con la direzione di Václav
Neumann), il Concerto n. 27 in si bemolle maggiore K.595 di Mozart (maggio 1976 con la direzione di
Eugen Jochum), il Concerto n. 1 in si bemolle minore
op. 23 di Ciaikovsky (aprile 1980 con la direzione di
Colin Davis) e una seconda volta il Concerto n. 3 di
Beethoven (ottobre 1981 con la direzione di Eugen
Jochum). Una registrazione di particolare successo fu
quella che vide Gilels eseguire nel 1972 con Jochum i
due concerti per pianoforte e orchestra di Brahms, nella
quale il solista e il direttore dimostrarono di intendersi
a occhi chiusi. Nella sua ultima esibizione a Berlino
avvenuta nel giugno del 1985, Gilels eseguì il Concerto
n. 5 Imperatore di Beethoven sotto la direzione di
Riccardo Muti. In un memorabile concerto tenuto nel
1970 a Salisburgo Gilels e Karl Böhm celebrarono il
cinquantesimo anniversario della fondazione del
Festival di Salisburgo. Gilels va annoverato tra i più grandi interpreti delle opere di Mozart, in quanto molti
dei critici più influenti hanno definito le sue
registrazioni dei concerti mozartiani assolutamente
esemplari. In particolare, la scelta dei tempi, il
fraseggio, la definizione sia dei dettagli più minuti sia
dell’insieme e la sensibilità del dialogo tra il solista e
l’orchestra (con Gilels che non si pone mai come un
virtuoso desideroso di catalizzare tutta l’attenzione del
pubblico su di sé, quanto come un primus inter pares
concertante) appaiono naturali e del tutto convincenti,
come si percepiscono solo di rado nelle altre interpretazioni mozartiane. Prima del concerto, Böhm
aveva diretto la Sinfonia n. 28 in do maggiore e nella
seconda parte seguì la Sinfonia n. 2 di Brahms. Con la
sua interpretazione di quest’ultima opera, Böhm
dimostrò che era possibile eseguire i capolavori
sinfonici del grande compositore amburghese con
sonorità e dinamiche meno massicce di quelle che
venivano solitamente adottate in quegli anni. Il suono
caratteristico di Brahms non è solo bello, ma anche
caratterizzato da un tono austero molto peculiare, con
le sue tensioni formali che hanno un impatto emozionale e le sue proporzioni che vengono esaltate
al massimo grado solo quando sono pervase dalla
giusta dose di drammaticità. La consistenza del suono
degli archi non era solo bella da sentire, ma
rappresentava anche un elemento della concezione
estetica del grande compositore amburghese, con la
musica che viene tradotta in termini visivi con
l’ondeggiamento ritmico degli archi dei violini e delle
viole, al punto che di sera poteva essere descritto come
una delle attrattive principali del festival. La magistrale
direzione di Böhm, con le sue movenze tranquille e
misurate che paiono quasi in contrasto con la sua incredibile vitalità, ha guidato l’orchestra nei finali di
entrambe le sinfonie a riassumere brillantemente tutti i
temi e a esprimerli con la leggerezza di una girandola.
PAAVO BERGLUNG DIRIGE SHOSTAKOVICH
E STRAVINSKY
Olli Mustonen, pianoforte
Berliner Philharmoniker, Paavo Berglund, direttore
TES1500 (2 CD a prezzo speciale)
Barcode: 0749677150020
Dmitri Shostakovich (1906-1975): Sinfonia n. 8 in do
minore op. 65 Igor Stravinsky (1882-1971): Concerto
per pianoforte e strumenti a fiato
Il concerto tenuto nel 2001 alla Philharmonie di
Berlino da Paavo Berglund e da Olli Mustonen divise
la critica. Nella sua recensione pubblicata il 19 maggio
del 2001 sul Tagesspiegel, Christiane Peitz scrisse che il pianista aveva eseguito “come un robot” il concerto
di Stravinsky: «Mustonen si è seduto al pianoforte e ha
iniziato a pestare sulla tastiera, Ogni accento è stato
eseguito con furia, ogni passaggio sincopato con troppa
energia […] In questo modo il concerto di Stravinsky è
diventato un’esecuzione fine a se stessa, un balletto
triadico, una pazza ed estatica musica robotica, nella
quale era possibile ravvisare qualche eco distorta delle
polifonie di Bach». Lo stesso giorno Klaus Geitel
scrisse sul Berliner Morgenpost: «Il concerto di
Stravinsky, eseguito dai fiati dei Berliner
Philharmoniker con la loro consueta maestria, si rivolge da un lato verso la leggerezza delle antiche
toccate e dall’altro verso l’austerità dei grandi autori
barocchi. Il ruolo del pianista consiste nel martellare la
sua parte, come se fosse un orafo musicale dalle dita
d’acciaio. Solo nel Largo del secondo movimento può
indulgere in pensieri malinconici e in spunti sognanti
espressi con la linea vocale del pianoforte. Mustonen
ha eseguito gli Allegro con grande slancio e un brio
travolgente, rivelando una sublime delicatezza nel
Largo». L’opera più importante della serata era
l’Ottava Sinfonia di Shostakovich, un monumentale affresco sonoro in cinque movimenti scritto ed eseguito
per la prima volta nel 1943, nel quale il grande
compositore sovietico espresse con impressionante
realismo gli orrori della seconda guerra mondiale. Il
critico del Tagesspiegel Christiane Peitz fece notare
che l’interpretazione mancava del «coraggio necessario
per raggiungere una precisione assoluta». Secondo la
Peitz, Berglund non riteneva una priorità sottolineare i
contrasti (portati all’estremo) tra lo sfoggio di pura
energia della musica e le sue sezioni più delicate. Klaus
Keitel focalizzò invece la sua attenzione sugli aspetti
fondamentali, mettendo in evidenza il fatto che
l’Ottava Sinfonia perde troppo spesso il filo del
discorso in una «eroica lacrimosità», una caratteristica
da cui Shostakovich si liberò soltanto nelle sue ultime sinfonie. «In ogni caso, nell’Ottava Sinfonia questo
fatto è ancora presente, configurandosi come una
dichiarazione ideologica e, mentre appare evidente che
Shostakovich tende a glissare su questo aspetto, il
direttore non può comunque esimersi dall’esprimerne i
contenuti». Nonostante tutto, Paavo Berglund ha
diretto quest’opera con «mani del tutto sicure»
(Berliner Morgenpost). La registrazione di questo
concerto tenuto nel maggio del 2001 costituisce un
prezioso documento storico, che consente di capire
meglio le concezioni musicali dei due interpreti, l’ormai anziano ed espertissimo direttore e il pianista
ancora giovane ma già acclamato e affermato a livello
internazionale. Oggi non vale la pena di discutere il
giudizio dato dai critici dell’epoca alle interpretazioni
di Paavo Berglund e di Olli Mustonen con i Berliner
Philharmoniker, perché chiunque abbia assistito a
questo concerto è stato testimone di una serata al tempo
stesso indimenticabile, eccitante e assolutamente
straordinaria, che vide lo stimolante incontro di due
personalità musicali molto diverse tra loro.
FRANCESCO CILEA (1866-1950)
ADRIANA LECOUVREUR
Magda Olivero, Juan Oncina, Sesto Bruscantini,
Adriana Lazzarini, Enrico Campi, Piero de Palma,
Elena Barcis, Anna di Stasio, Vittorio Pandano,
Augusto Frati, Coro e Orchestra del Teatro San
Carlo di Napoli, Oliviero de Fabritiis, direttore
TES1501 (2 CD alto prezzo)
Barcode: 0749677150129
Francesco Cilea (1866-1950): Adriana Lecouvreur
La Testament arricchisce il suo catalogo con una
leggendaria edizione della Adriana Lecouvreur di
Francesco Cilea per rendere omaggio alla memoria
della grandissima Magda Olivero, scomparsa a Milano
l’8 settembre del 2014 alla bella età di 104 anni. Cilea
considerò sempre la Olivero l’interprete migliore
possibile della sua Adriana Lecouvreur. Nel 1951,
dopo dieci anni di assenza dai teatri lirici, il grande
soprano piemontese fece un trionfale ritorno sulle scene per eseguire su richiesta dello stesso autore
l’Adriana e da quella memorabile serata rimase attiva
sia in ambito operistico sia nelle sale da concerto fino
quasi alla fine della sua vita. Questa edizione
dell’Adriana realizzata dall’Orchestra e dal Coro del
Teatro San Carlo di Napoli diretti da Oliviero de
Fabritiis andò in scena al Festival di Edimburgo il 27
agosto del 1963 e ci è stata tramandata da un’eccellente
ripresa radiofonica della BBC. La Olivero appare
all’apice dei suoi ragguardevoli mezzi tecnici ed
espressivi e la sua magistrale prova viene supportata in maniera del tutto adeguata da un cast di livello molto
alto.
KINGS COLLEGE
AA.VV.
FAVOURITE CAROLS FROM THE KING’S COLLEGE
Adam Banwell, voce bianca; The Choir of King’s
College Cambridge, Stephen Cleobury, direttore
KGS0007 (CD alto prezzo) Barcode: 0822231700722
KGS7008 (DVD Video)Barcode: 0822231700821
Once in royal David’s city; Ding! Dong! merrily on
high; Herefordshire Carol; Adam lay bounden; Sussex
Carol; In dulci jubilo; Joy to the World; Gabriel’s
message; The holly and the Ivy; O little town of
Bethlehem; A spotless Rose; The shepherd s Carol;
Angels from the realms of glory; Silent Night; It came
upon a midnight clear; In the bleak midwinter; I saw
three ships; While shepherds watched their flocks; The
three kings; Coventry Carol; God rest you merry
gentlemen; Away in a manger; All bells in paradise;
Hark! the herald angels sing; O come, all ye faithful
Carols from King’s costituisce una vera e propria pietra
miliare della programmazione natalizia della BBC, che
per lunga tradizione lo trasmette sia la vigilia sia il
giorno di Natale. Il programma comprende una vasta antologia di brani natalizi eseguiti da uno dei cori più
famosi del mondo sotto l’ispirata direzione di Stephen
Cleobury, che costituisce la colonna sonora ideale per
la festa più dolce dell’anno.
PLAYA SOUND
CUBA
100 ANOS
Grupo Compay Segundo (Salvador Repilado
Labrada, contrabbasso; Hugo Garzón Bargalló,
voce; Haskell Armenteros Pons, clarinetto; Rafael
Inciarte Rodriguez, clarinetto; Rafael Fournier
Navarro, bongo; Basilio Repilado Labrada, clave e
corista; Félix Martínez Montero, armónico; Nilso
Arias Fernandez, chitarra ritmica; Arnaldo
Gonzalez Ramirez, chitarra ritmica; Massimo
Scattolin, chitarra classica; Francesco Grollo, ténor;
Stefano Mazzoleni, direzione)
PSSA141260 (CD basso prezzo)
Barcode: 3700089142608
Lupinas; Dos gardenas; Macusa; Amor gigante; Mi
calderito; Besame mucho; Se secó el arroyito;
Perfidia; Guantanamera; Las flores de la vida; Chan
chan Questo disco commemorativo è stato registrato in
occasione del primo centenario della nascita del
leggendario musicista cubano Compay Segundo. Per
rendere omaggio a questo grande maestro, il Grupo
Compay Segundo ha deciso di abbinare la ricchissima
tavolozza sonora di un’orchestra sinfonica con il tipico
son cubano, un incontro pieno di emozioni!
STATI UNITI
CANTI NAVAJO
Navajo Nation
PSSA141261 (CD basso prezzo)
Barcode: 3700089412615
Back in Our Younger Days; Be with Me for a While;
Sweet Hitch Hiker; Mojava Girl Dancing; Eagle
Flight; I Will Be in Idaho; We Know Each Other; I’ll
Be There; Old Mexico; Mojava Women; Navajo
Nation; The Blue Feather; Black Foot Girl; Japanese
Girl; Utah Girl; Apache Girl From White River; Hopi
Girl Hair
Nel corso dei vivaci raduni chiamati pow-pow i nativi
americani celebrano lo strettissimo legame che li unisce alle loro origini. In queste occasioni il ritmo dei
tamburi si pone in linea con quello della madre terra. In
questo modo, gli indiani riescono a comunicare con la
natura e i loro antenati. I canti presentati in questo
disco – che affondano le loro origini nella notte dei
tempi – rievocano in maniera molto suggestiva
tradizioni e insegnamenti ancestrali, basandosi sempre
sul rispetto della natura, degli spiriti e del creatore.
IDIS
JASCHA HEIFETZ INTERPRETA BRUCH,
VIEUXTEMPS E CIAIKOVSKY
Jascha Heifetz, violino
New Symphony Orchestra of London, Los Angeles
Philharmonic Orchestra, Sir Malcolm Sargent e
Alfred Wallenstein, direttori
IDI6693 (CCD basso prezzo)
Barcode: 8021945003026
Max Bruch (1838-1920): Concerto n. 1 in sol minore
per violino e orchestra op. 26; Fantasia scozzese per violino e orchestra op. 46 Henri Vieuxtemps (1820-
1881): Concerto n. 5 in la minore per violino e
orchestra op. 37 Piotr Ilic Ciaikovsky (1840-1893):
Sérénade mélancolique per violino e orchestra op. 26
All’inizio degli anni Sessanta la registrazione
stereofonica aveva ormai scalzato definitivamente la
vecchia registrazione mono e godeva del favore
indiscusso di tutti gli appassionati, che finalmente
potevano ritrovare sui loro apparecchi la disposizione
spaziale degli strumenti così come essi erano
effettivamente collocati in orchestra. Per questo motivo molti grandi solisti registrarono nuovamente in stereo
molte delle loro composizioni preferite che in
precedenza avevano già inciso in mono. Anche il
grande Jascha Heifetz non sfuggì alla regola e tra il
1961 e il 1962 tornò in studio per proporre una nuova
versione di tre grandi hit del suo repertorio, da lui già
incisi negli anni Quaranta e Cinquanta: il Concerto n. 1
e la Fantasia scozzese di Max Bruch e il Concerto n. 5
di Henri Vieuxtemps. Il risultato fu semplicemente
straordinario, uno dei vertici assoluti dell’arte
interpretativa di Heifetz e un punto di riferimento
tuttora insuperato nella discografia di questi tre brani. Il programma di questo disco è completato da una piccola
rarità, l’incantevole Sérénade mélancolique op. 26 di
Piotr ilic Ciaikovsky, registrata in mono nel 1954.
Registrazioni in studio effettuate nel 1954, nel 1961 e
nel 1962
VERMEER
AA.VV.
ROSSINI PER ARPA
Paola Perrucci, arpa
IDIVER40003 (CD basso prezzo)
Barcode: 8021945004023
Robert-Nicolas-Charles Bochsa (1789-1856):
Rondeau sur le Trio Zitti Zitti du Barbier de Séville
Gioachino Rossini (1792-1868): Allegretto per arpa;
Sonata per arpa Théodore Labarre (1805-1870):
Andante grazioso; Allegretto; Allegretto un poco
andantino; Fantasie et Variations sur la marche des Grecs du Siège de Corinthe op 25; Fantasie sur les
Soirées Musicales op 75
Paola Perrucci ha unito allo studio del repertorio
storico dell’arpa la ricerca di un potenziale sonoro e
virtuosistico inespresso dello strumento. La sua
esplorazione della musica contemporanea ha sollecitato
l’interesse dei più importanti compositori italiani. Sono
nati così brani particolari come Solo di Donna e
Processo a Costanza entrambi di Adriano Guarnieri e
incentrati su temi al femminile da lei stessa ideati. Per
lei è stata ideata e composta sempre da Guarnieri la parte per sette arpe e un solo esecutore. Lo studio del
repertorio classico l’ha portata al recupero di brani
solistici scritti tra il XVIII e il XIX secolo ed eseguiti
su strumento d’epoca e alla riscoperta del ruolo
dell’arpa in alternativa al clavicembalo e poi al
fortepiano, che le ha consentito di sviluppare una
tecnica personale molto vicina a quella degli strumenti
a tastiera.
Recommended