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La Toscana nell’età del Risorgimento
La Toscana nell’età del Risorgim
ento
A cura diValentino BaldacciCosimo Ceccuti
Prefazione diRiccardo Nencini
Assessorato alle Riforme istituzionali,Rapporti con gli Enti locali e Bilancio
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
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150° anniversario dell’Unità d’Italia
Appuntamenti con la storia della Toscana per le Comunità dei Toscani all’estero
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La Toscana nell’età del Risorgimento
A cura diValentino BaldacciCosimo Ceccuti
Prefazione diRiccardo Nencini
Assessorato alle Riforme istituzionali,Rapporti con gli Enti locali e Bilancio
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Si ringraziano Maria Carla Monaco per la ricerca iconografica relativa ai pannelli dal n. 1 al n. 10;e Eugenia Panettieri per quella dal n. 11 al n. 20.
Il testo de L’architettura della pubblica utilitàriprende, con alcune modifiche,
quello presente nel progetto “Itinerari lorenesi in Toscana”(www.itinerarilorenesi.it), promosso dal Consiglio Regionale della Toscana e coordinato da Valentino Baldacci,ed è opera di Gabriele Morolli,che ringraziamo per la sua disponibilità.
Grafica della mostra e del catalogo:Rauch Design
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StampaCentro stampa Giunta Regione Toscana
La Toscana non è solo il cuore geografico dell’Italia. Ne è dasempre il cuore politico e culturale, centro propulsore dell’unifica-zione risorgimentale, fucina di idee e di ideali, avamposto dei dirit-ti, culla della lingua italiana.
Ecco perché, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, è no-stro dovere celebrare il ruolo che la Toscana e i toscani ebbero nel-l’evento che più di ogni altro ha segnato la storia nazionale.
Fin dall’inizio del mio mandato, ho sostenuto che i festeggia-menti per il 150° avrebbero dovuto coinvolgere attivamente anchele comunità dei Toscani all’estero, attraverso una serie di iniziative daorganizzare sul territorio regionale ma anche in città di altri statinelle quali è più diffusa la presenza di nostri concittadini.
Un appuntamento così emozionante non può escludere queitoscani che vivono stabilmente all’estero ma continuano a mante-nere un legame strettissimo con la loro terra d’origine, facendo della‘toscanità’ il loro tratto identitario più forte.
Firenze e la Toscana contribuirono in modo determinantealla ‘formazione culturale’ della nascente Italia e lo fecero anzituttoattraverso la diffusione della lingua italiana; Alessandro Manzoni, nel1868, ammonì l’allora ministro dell’Istruzione affinché in tutte lescuole si insegnasse ‘il toscano, ovvero l’italiano’.
A questo si aggiunga la vocazione cosmopolita ed europeache la nostra regione non ha mai abbandonato; Firenze capitale fula culla della multiculturalità del tempo, una città aperta e un mo-dello di integrazione nel quale fiorirono in quegli anni numerose eattive comunità straniere che da tutta Europa, ma anche da altricontinenti, trovarono un punto di riferimento culturale e sociale.
Per non parlare delle innovazioni in altri campi, urbanistico earchitettonico ma anche giuridico e dei diritti in particolare, che inquegli anni fecero della capitale d’Italia una frontiera avanzatissima.
Prefazione
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I toscani e i fiorentini sono stati insomma tra i principaliartefici del processo costitutivo dello Stato italiano, una nazionegiovane e da plasmare che dopo l’unità politica dovette costruirequasi da zero quella sociale e culturale.
La mostra “La Toscana nell’Età del Risorgimento” vuoleessere un omaggio, ma soprattutto un ‘monumento’. Un monu-mento vivo, aperto, fatto di immagini e di scritti che avranno ilcompito di suscitare emozioni, in particolare nei giovani ed in tutticoloro che vivono all’estero ma portano nel sangue e nel cuore laToscana.
Riccardo Nencini
Assessore regionale ai Rapporti con le comunità
dei Toscani all’estero
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Quando il 9 luglio 1737, alla morte dell’ultimo grandu-ca mediceo, Gian Gastone, il concerto delle nazioni europee, inconseguenza della guerra di successione polacca, con una di quellemosse dinastiche allora abituali, spostò sul trono di Firenze il giova-ne duca di Lorena, Francesco Stefano, da poco sposato con la futu-ra imperatrice d’Austria Maria Teresa, nessuno avrebbe potuto pre-vedere quali sarebbeo state le conseguenze, nel successivo secolo emezzo, sulla storia della società toscana di quella che appariva ed erauna semplice mossa dinastica.
In effetti queste conseguenze tardarono a venire, perchéFrancesco Stefano rimase costantemente a Vienna, al fianco della suaeccezionale consorte, e la sua visita a Firenze nel gennaio 1739 ri-mase un’eccezione. Non devono trarre in inganno le iscrizioni cheappaiono ancora oggi sull’arco di trionfo elevato in suo onore inquella occasione, subito prima della Porta San Gallo, al termine dellastrada proveniente da Bologna: anche la dedica “Propagatori com-mercii”, che sembrerebbe antivedere la futura politica economicadel figlio Pietro Leopoldo, appare più un omaggio agli stereotipicortigiani del tempo che una precisa indicazione politica.
E tuttavia i quasi trent’anni della Reggenza consentirono allaToscana di uscire progressivamente dal cono d’ombra nel quale erafinita con la troppo lunga agonia degli “ultimi Medici”, non solo delpovero Gian Gastone, ma, ancor più, del lunghissimo regno diCosimo III, che in una vita sempre più triste e inutile aveva dissipa-to le aspettative che aveva creato con la sua brillante gioventù.
La Reggenza permise di portare a Firenze, sia pure in unaposizione di subordinazione a Vienna (subordinazione che più voltesi manifesterà nella storia del secolo e mezzo lorenese) una nuovaclasse dirigente, aperta alla dimensione europea che caratterizzava la
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La parabola dei Lorena e l’unificazione nazionale
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casa d‘Austria. I Richecourt, i Botta Adorno aprirono la strada alriemergere di una classe dirigente locale che già si fece strada inquegli anni, con Pompeo Neri, che divideva le sue fatiche fraMilano e Firenze, ma soprattutto emerse nei decenni successivi,quando, salito al trono il giovane Pietro Leopoldo, poté collaborareal più straordinario esperimento politico che l’Europa abbia cono-sciuto nella seconda metà del Settecento.
La grandezza di Pietro Leopoldo, la sua eccezionale tempra diuomo politico sono negli ultimi anni riemersi dall’oblio nel qualeun’interpretazione sabaudistica della storia d’Italia, tuttora comun-que assai resistente, l’aveva confinato, anche se la sua fama recentesembra legata soltanto a un provvedimento, quello dell’abolizionedella pena di morte e della tortura, in sè di grande importanza sim-bolica, ma che può essere pienamente compreso solo all’internodella sua complessiva linea politica, volta a fare della Toscana unpaese moderno e con ciò a proporlo a modello per l’intera Europa.
Non sembri fuori luogo questo insistere sulla dimensioneeuropea di Pietro Leopoldo: essa era chiarissima ai suoi contempo-ranei e basta scorrere le riviste e le gazzette del tempo per render-sene conto.A una storiografia miope e provinciale è sufficiente con-trapporre un solo articolo (al di là della sua monumentale biografia)del grande storico austriaco Adam Wandruszka, che non a caso con-trappose nel titolo di quell’articolo il “principe filosofo” (cioè PietroLeopoldo) al “re lazzarone” (cioè Ferdinando IV di Napoli). D’altraparte era proprio con il titolo di “principe filosofo” che PietroLeopoldo veniva definito nei circoli intellettuali europei, dove ilriferimento alla ispirazione “filosofica” del granduca rimanda natu-ralmente ai “philosophes”, e quindi alla matrice illuministica dellasua politica di governo.
Ma quello che più interessa in questo contesto è il richiamoalla figura e all’opera del “principe filosofo” che si fece strada nellanuova classe dirigente toscana che emerse dopo la bufera dellaRivoluzione francese e della vicenda napoleonica.
Dopo dieci anni di incerta navigazione del successoreFerdinando III nelle procelle dell’età rivoluzionaria, dopo qualcheanno di anacronistico ritorno a un clima prelorenese con l’effimeroRegno d’Etruria, dopo sette anni di diretto dominio francese con
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l’annessione della Toscana all’Impero napoleonico, con l’imposizio-ne non solo delle leggi ma perfino della lingua nell’amministazio-ne, il ritorno a Firenze di Ferdinando III nel 1814 fu accolto congrande favore e financo con entusiamo da quasi tutti gli abitanti delrestaurato granducato.
Ma ciò che interessa non è tanto il destino del secondogeni-to di Pietro Leopoldo, quanto il fatto che in Toscana laRestaurazione assunse ben presto un aspetto e caratteristiche deltutto diverse da quelle che si manifestarono nelle altre parti d’Italia.Non si tratta tanto di “mitezza” o di “toscano Morfeo”, riferito alsuccessore Leopoldo II, salito al trono nel 1824, come una storio-grafia miope e filosabauda ha insinuato. Il fatto più rilevante è che,passata la bufera della Rivoluzione, emerse una classe dirigente chein parte era la stessa che aveva guidato il paese nell’ultimo periodoleopoldino, in parte era, per ragioni anagrafiche, del tutto nuova, mache a quella tradizione esplicitamente si rifaceva.
Della prima categoria facevano parte, in prima fila,VittorioFossombroni e Neri Corsini, che di fatto guidarono la Toscana finquasi alla vigilia del 1848. Della seconda faceva parte una schiera dipersonaggi che avevano in comune il fatto di appartenere all’anticaaristocrazia toscana e di essere ricchi proprietari terrieri, da CosimoRidolfi a Gino Capponi, ma che si erano liberati, dopo essere pas-sati, direttamente o indirettamente, attraverso il lavacro prima leo-poldino e poi napoleonico (che, oltre ai danni di un dominio stra-niero aveva anche apportato una ventata innovativa), della neghitto-sità che aveva caratterizzato i loro antenati a partire almeno dal tardoRinascimento, per proporsi come nuova classe dirigente toscana.
L’età della Restaurazione ebbe così in Toscana un doppioaspetto: la politica tollerante del governo granducale permise allaToscana non solo di essere, negli anni ’20, terra di asilo per gli esulipolitici di tutta Italia, e in particolare del Meridione, ma di consen-tire l’aperta diffusione di idee liberali che fecero in quel periodo diFirenze il centro del dibattito politico e culturale italiano. Questoclima aperto e tollerante permise l’emergere di una fondamentaleesperienza editoriale, quella dell’Antologia, che fu non solo luogo dicircolazione di idee europee ma, soprattutto, punto di riferimento edi incontro della nuova classe dirigente liberale in formazione: dei
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Capponi, dei Ridolfi, dei Lambruschini.Al tempo stesso il governogranducale, guidato da Vittorio Fossombroni, riprendeva la politicaleopoldina nel campo dello sviluppo dell’agricoltura e del commer-cio, favoriva la formazione di un moderno sistema bancario, davamano a una politica delle infrastrutture rinnovando il sistema stra-dale e più tardi, dagli anni ’40, dotando la Toscana di un rilevantesistema ferroviario, riprendeva il programma leopoldino delle boni-fiche dei territori paludosi, si faceva carico dello sviluppo di unapolitica verso i servizi di pubblica utilità.
Questa classe dirigente aveva ben presente la memoria diPietro Leopoldo e non tanto come gloria patria quanto come esem-pio a cui attingere per elaborare una politica per il presente: nonsolo il Pietro Leopoldo della politica economica liberista, il grandu-ca promotore dello sviluppo delle infrastrutture, il promotore dellebonifiche, ma anche, e forse soprattutto, il granduca della riformacomunitativa, che aveva non solo razionalizzato il sistema delleamministrazioni locali, ma che soprattutto aveva aperto la strada aquel progetto di Costituzione elaborato da Francesco Maria Giannie accolto dal granduca, che solo l’avvicinarsi della bufera rivoluzio-naria e soprattutto la forzata partenza per Vienna per assumere lacarica di imperatore al posto del defunto fratello Giuseppe II avevaimpedito di mettere in pratica.
È a quel modello di Costituzione liberale e moderata, lonta-nissimo dalle esperienze giacobine degli anni ’90, come, ovviamen-te, dalla tirannia militaristica napoleonica, che guardavano gli uomi-ni che si riunivavano intorno all’Antologia, e che infatti ne promos-sero la ristampa nel 1829, alla vigilia di un punto di svolta della sto-ria europea ma, anche, come vedremo, di quella toscana.
La rivoluzione del luglio 1830 a Parigi aveva proposto unmodello di superamento del sistema assolutistico dell’ancien régimealternativo a quello giacobino, che era stato ripreso dai cospiratoridi tutta Europa e in particolare dai carbonari italiani. Non unarepubblica giacobina ma una monarchia costituzionale guidata dauna classe dirigente borghese emersa in virtù della propria capacitàe della propria intraprendenza economica. In Toscana il messaggiodella rivoluzione di luglio fu raccolto dagli uomini dell’Antologia,che erano in buona parte di origine aristocratica ma che della bor-
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ghesia avevano fatto propria gran parte della mentalità e della capa-cità. Essi giudicarono maturi i tempi perché la Toscana facesse ilgran salto e da un politica di tolleranza pur sempre esercitata nelquadro della monarchia assoluta si passase alle forme della monar-chia costituzionale, o per lo meno se ne ponessero le premesse. Essi,i Ridolfi, i Capponi, i Rinuccini, i Ginori, pensarono di utilizzarel’occasione di un viaggio del giovane granduca Leopoldo II aVienna per organizzare, per il suo ritorno a Firenze, una grande festadi bentornato che avrebbe assunto il significato di una sorta diannessione del granduca stesso alle loro idee e di premessa per unatrasformazione costituzionale della Toscana. Il fatto che il governoin carica, il Fossombroni per primo, vedesse con favore questa mani-festazione, li rafforzò nella convinzione che erano maturi i tempiperché la Toscana, così come era avvenuto nel Settecento, si pones-se di nuovo all’avanguardia nel processo di trasformazione allora inatto.
Fu evidentemente un errore: quegli uomini non si erano resiconto che a Vienna Leopoldo II era stato decisamente richiamatoall’ordine e invitato a ricordarsi di far parte di un sistema di fami-glia, quello asburgico, pronto a tirare le redini ogni volta che, in unmomento critico come quello presente, qualche menbro della fami-glia, anche se a capo di uno Stato formalmente indipendente comela Toscana, avesse voluto deviare dalla strada tracciata a Vienna.Leopoldo II fece sapere che non gradiva quel bentornato, la festa fuannullata, i promotori che coprivano cariche a corte dettero ledimissioni e di lì a meno di tre anni, in seguito ad ulteriori pressio-ni austriache, l’Antologia fu chiusa.
Sappiamo, e lo storiografia l’ha costantemente sottolineato,che il momento del definitivo distacco della classe dirigente tosca-na dalla dinastia lorenese si colloca nel 1849, quando Leopoldo II,il 30 gennaio, abbandonò il paese e si rifugiò a Gaeta accanto aglialtri sovrani spodestati, e ancor più, quando, nel maggio dello stessoanno, tornò non ascoltando l’appello dei moderati toscani ma sor-retto da 15000 soldati austriaci.Tutto questo è vero e indiscutibilema è anche vero che l’inizio del distacco della classe dirigente tosca-na da Leopoldo II cominciò proprio in quell’ottobre 1830.Certamente gli eventi successivi riaprirono la partita, l’ondata neo-
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guelfa e federalista degli anni Quaranta permise di ipotizzare nuovesoluzioni; ma alla fine, nel momento decisivo, quel legame di fami-glia, che era in realtà un legame politico, si fece sentire ancora unavolta e l’abolizione definitiva dello Statuto concesso nel 1848, avve-nuta il 6 maggio 1851, sancì soltanto uno stato di fatto.
Gli ultimi dieci anni della presenza della dinastia lorenese inToscana sono, in un certo senso, senza storia. Anche se, ancora nel1859, alla vigila del 27 aprile, qualcuno tesseva manovre per mante-nere a Firenze lo status quo, le vere carte erano già state giocate eavevano dato la vittoria a una dinastia, quella dei Savoia, che pertutto il periodo della Restaurazione si era distinta per spirito rea-zionario e antiliberale e che aveva costruito la sua fortuna politicanel 1848-49 più in virtù della sua vocazione espansionistica e mili-taristica che per scelte liberali. Ma tutto cambiò repentinamente inquel decennio, che abbiamo detto senza storia dal punto di vistadella dinastia lorenese. In Piemonte era apparso un politico liberale,Camillo di Cavour, uno dei pochi veramente liberali e di aperturaeuropea, che in quel decennio fece del Piemonte quello che erastata la Toscana negli anni ’20, il luogo di raccolta e di incontro ditutti gli spiriti liberali d’Italia. Contrariamente al sovrano lorenese,quello sabaudo ebbe l’accortezza di non opporsi a quel movimen-to. E si ritrovò sul trono del regno d’Italia.
Una soluzione finale del Risorgimento, quella racchiusa nelmotto garibaldino “Italia e Vittorio Emanuele”, per la quale Firenzee la Toscana tornarono a svolgere un ruolo fondamentale, come giàlo era stato, fin dagli anni Venti, per la formazione della coscienzanazionale.
La pacifica rivoluzione del 27 aprile 1859, che aveva costret-to Leopoldo II a lasciare il Granducato, era il risultato conclusivodell'azione comune dei democratici mazziniani di Giuseppe Dolfi,dei militanti della Società nazionale italiana di FerdinandoBartolommei, dei liberal moderati di Bettino Ricasoli tornatiperentoriamente sulla scena politica dopo la decennale “rottura” colGranduca, seguita ai fatti del 1849.
La decisione del governo provvisorio, nello stesso pomerig-gio del 27 aprile, di offrire la dittatura a Vittorio Emanuele II che si
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accingeva a battersi contro l’Austria rivela la prevalente volontà diunione al Regno di Sardegna destinata a mettere in crisi gli accor-di pattuiti a Plombières nel 1858 fra Napoleone III e Cavour, cheipotizzavano quale assetto finale della penisola - una volta estromes-sa l’Austria dal Lombardo-Veneto ceduto al Piemonte – un’Italiadivisa in quattro Stati sovrani, eretta in confederazione sotto la pre-sidenza del Papa-Re.
La posizione della Toscana, seguita nella ribellione alle anti-che monarchie dalle Legazioni e dai Ducati, indurrà Napoleone IIIad interrompere le ostilità firmando gli accordi di Villafranca, l’11luglio 1859, rinunciando alla liberazione del Veneto, pur dopo i suc-cessi militari riportati dagli alleati franco-piemontesi nei confrontidegli austriaci.
Il voto dell’Assemblea toscana del 16 agosto 1859 che sanci-sce la decadenza della dinastia lorenese, seguito da quello di pochigiorni successivo di unione al Regno di Sardegna (confermatomolti mesi dopo dai risultati del Plebiscito dell’11-12 marzo 1860)e soprattutto la determinazione annessionistica del “dittatore”Bettino Ricasoli, il Barone di ferro, vanificheranno le manovre e itentativi ostili delle cancellerie europee come pure delle correntiseparatiste o restauratrici.
La Toscana, più delle Legazioni e dei Ducati di Parma e diModena, risultava decisiva. Una volta portato il Regno al di quadell’Appennino (con l'acquisizione dell’ex-granducato, appunto),l’unità della penisola sotto lo scettro di Re Vittorio Emanuele sareb-be stata solo questione di tempo e di circostanze favorevoli. Non èun caso che la spedizione dei Mille avvenga a meno di due mesi didistanza dai Plebisciti.
Alla scomparsa improvvisa di Cavour, il 6 giugno 1861 (nonsono trascorsi neppure tre mesi dalla proclamazione del Regnod’Italia), la successione di Bettino Ricasoli alla guida del governoappariva “naturale”: per il prestigio dell’uomo che con tanta capar-bietà ed energia si era battuto per l’unità, ma anche per il ruolodeterminante svolto dalla Toscana, abilmente messo a frutto daCavour per andare oltre gli accordi di Plombières.
Una volta conseguita l’unità politica si presentava il comples-so problema dell’unificazione, non solo burocratico-amministrativa:
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“fare gli Italiani”, secondo la celebre frase attribuita a MassimoD'Azeglio. È ancora la Toscana a svolgere appieno il delicato com-pito: adoperandosi efficacemente per contenere i limiti della “pie-montesizzazione”, contribuendo in modo decisivo alla formazionedi un comune senso di appartenenza, in grado di rasserenare glianimi, di superare il senso delle “due Italie”, una di “dominati” e unadi “dominatori”, una di “conquistati” e una di “conquistatori”.
In modo particolare Firenze svolgerà quell’autentica missio-ne culturale, politica e civile nei sei anni di permanenza della capi-tale sulle rive dell’Arno, dal 1865 al 1871: un ruolo, quello dellacapitale, né cercato né gradito, piuttosto accolto come una necessi-tà ineluttabile, ma interpretato con una dedizione e uno spirito disacrificio universalmente riconosciuti.
È in quegli anni che prende avvio il processo di fusione, ditrasformazione unitaria dell’intero paese. Senza asprezza, senza vio-lenza, senza intemperanze, con civiltà e urbanità tutta toscana.
Si mescolano i dialetti, si conciliano le abitudini, si superanomolte delle antiche e radicate prevenzioni. Quasi senza accorgerse-ne, in mezzo a scetticismi e ritrosie senza fine, si crea un modonuovo di vita, nazionale ed unitario. Contro tutti gli ostracismi ed itabù municipali. Con gran vantaggio della lingua, una lingua vera-mente nazionale.
Si completa, anche a seguito di favorevoli vicende internazio-nali, il Risorgimento italiano, con la liberazione - in quei sei anni -di Venezia (1866) e di Roma (1870). Restavano ancora, al di là deiconfini,Trento e Trieste: ma quella era un'altra lunga storia.
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L’estinzione della dinastia medicea nel 1737 e l’ascesa diquella dei Lorena rappresentarono un punto di svolta nella storia dellaToscana.Gli ultimi decenni della dinastia dei Medici erano stati carat-terizzati dalla decadenza politica, economica, morale; i Lorena porta-rono un clima nuovo, il cui aspetto centrale era la concezione delruolo dello Stato come fattore fondamentale di regolamentazione edi sviluppo della vita sociale. Il primo granduca della dinastia lorene-se, Francesco Stefano, sposò Maria Teresa d‘Asburgo, imperatriced’Austria, e fu elevato anch’egli alla dignità imperiale, vivendo quin-di a Vienna, ma mantenendo l’indipendenza della Toscana. Il governodella Reggenza comunque dette avvio alle prime riforme che furo-no proseguite con ben altra energia in età leopoldina.
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Dalla Toscana leopoldina alla Restaurazione
Arco di trionfo in Piazza San Gallo
eretto in occasione della visita (1739)
dell’imperatore Francesco Stefano
a Firenze
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Nel 1765, alla morte di Francesco Stefano, il figlio diciotten-ne Pietro Leopoldo divenne granduca di Toscana, regnando fino al1790. Nei 35 anni di esercizio del potere Pietro Leopoldo trasformòla Toscana, facendone uno Stato moderno, e diventando in Europa ilmodello del “principe filosofo”, dedito all’elevazione delle condizio-ni dei suoi sudditi e al progresso economico e civile della società.Radicali furono le riforme che Pietro Leopoldo introdusse, da quellapiù famosa, l’abolizione della pena di morte e della tortura, a quelledi carattere istituzionale, la riforma delle amministrazioni locali e ilprogetto di Costituzione, che non giunse a compimento per il muta-mento di clima politico provocato dalla Rivoluzione francese. Ma fusoprattutto in campo economico che il governo di Pietro Leopoldofu particolarmente incisivo: dalla decisa difesa della libertà di com-mercio alla politica delle infrastrutture, con il rinnovamento della reteviaria. Particolarmente significativo fu l’avvio di una vastissima operadi bonifica delle aree paludose che esistevano in Toscana, in partico-lare in Maremma. Né va dimenticata, su un altro piano, la nuova
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DALLA TOSCANA LEOPOLDINA ALLA RESTAURAZIONE
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A Gherardesca,L. Pampaloni:Monumento
a Pietro Leopoldo,Pisa, Piazza Santa
Caterina
Giovanni Lapi:Incisione
per la III edizione (Livorno, 1765)
dell’opera di Cesare Beccaria,Dei delitti e delle
pene
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impostazione che il governo leopoldino dette ai rapporti fra Chiesa eStato.
Nel 1790 a Pietro Leopoldo, chiamato a coprire il tronoimperiale di Vienna dove morì appena due anni dopo, successe il
figlio Ferdinando III, che si trovò a regnare in un periodo dif-ficilissimo, segnato dalla Rivoluzione francese e dalla guerraeuropea; nel 1799 infatti le truppe francesi invasero la Toscanae, dopo due anni di convulse vicende, fu creato, nell’ambitodel sistema napoleonico, il Regno d’Etruria, affidato a Maria
Luisa di Borbone Parma che governò come reggente in nomedel figlio Ludovico I.
A questo effimero regno seguì, nel 1807, la diretta annessionedella Toscana all’Impero francese: la Toscana fu divisa in tre diparti-menti (Mediterraneo,Arno e Ombrone) ed ebbe ordinamenti e leggidirettamente ispirati a quelli francesi. I francesi operarono un’opera disvecchiamento dei residui dell’antico regime, scarsi in realtà dopo lapolitica di Pietro Leopoldo. Il provvedimento più incisivo fu la sop-pressione dei monasteri e dei conventi, compiuta in maniera ben piùradicale di quella avvenuta in età leopoldina. L’incameramento e lavendita dei beni degli ordini religiosi permise l’estinzione del debitopubblico.Tuttavia la politica protezionistica francese, che si sostituì alliberismo di età leopoldina, danneggiò l’economia toscana. Le diffi-coltà economiche, unite allo scontento diffuso nei ceti popolari acausa della coscrizione obbligatoria e agli inconvenienti di una domi-nazione straniera, portarono a una progressiva impopolarità del domi-nio francese.
La caduta di Na-poleone nel 1814 ebbecome diretta conseguen-za il ritorno di Ferdinan-do III, che aveva vissutoin Germania come gran-duca di Würzburg, sultrono della Toscana.
DALLA TOSCANA LEOPOLDINA ALLA RESTAURAZIONE
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Elisa BonaparteBaciocchi,
granduchessa di Toscana
durante la dominazione
francese
Suvereto,lapide
commemorativa del restauro della Fonte
della Boldrona,in francese
(1806)
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Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo e il crollo del-l’egemonia francese in Europa, il Congresso di Vienna decise larestaurazione del sistema politico precedente alla Rivoluzione fran-cese e il ritorno al potere delle antiche dinastie.Anche in Toscana ilGranduca Ferdinando III torna sul trono di Firenze dopo un quin-dicennio di esilio. Ma, come nella maggior parte degli Stati europei,anche per la Toscana la Restaurazione non significò il puro e sem-plice ritorno al sistema precedente al periodo napoleonico, e ciò pervarie ragioni.
Intanto, dal punto di vista territoriale, fu mantenuta la razio-nalizzazione introdotta in età napoleonica: fu confermata l’annessio-ne al Granducato del Principato di Piombino, dello Stato dei Presidie dell’intera isola d’Elba; Lucca, che nel lungo processo di formazio-
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La Restaurazione in Toscana:politica e istituzioni
Il Congresso di Vienna,
stampa del 1815
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ne dello Stato regionale aveva sempre mantenuto la sua autonomia,fu provvisoriamente concessa ai Borboni Parma ma con la previsio-ne di una sua futura annessione al Granducato, che infatti avvennenel 1847. In sostanza, fu portato a compimento il processo di for-mazione dello Stato regionale, iniziato nel tardo Medio Evo: rispet-to ai confini della Toscana attuale, l’unico territorio che rimase fuoridei confini granducali fu quello di Massa e Carrara, che per la mag-gior parte fu attribuito al Ducato di Modena.
Nel campo della legislazione, alcuni principi normativi intro-dotti dai francesi furono aboliti ma altri furono conservati. Fu con-servato il codice commerciale napoleonico e furono mantenute lenorme relative all’abolizione della feudalità. Fu abolito il divorzio,introdotto durante il periodo francese, ma non furono riammessi iGesuiti e si oppose un rifiuto alla richiesta ecclesiastica di rivederela legislazione leopoldina in materia giurisdizionalistica. Furonoconsiderati legittimi gli acquisti dei beni delle corporazioni religio-se soppresse. Anche quando fu deciso il ritorno al passato, questopassato era quello leopoldino, cioè quello di uno Stato che per moltiaspetti era considerato all’avanguardia in Europa: ad esempio, fureintrodotta la legislazione liberista in materia di commercio.
LA RESTAURAZIONE IN TOSCANA: POLITICA E ISTITUZIONI
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Ferdinando III e Leopoldo II
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LA RESTAURAZIONE IN TOSCANA: POLITICA E ISTITUZIONI
Anche la classe dirigente di cui si circondò Ferdinando IIIrisaliva all’età leopoldina. Vittorio Fossombroni e Neri Corsini, idue principali ministri del Granduca, avevano entrambi una forma-zione settecentesca; in particolare Vittorio Fossombroni, nato nel1754, aveva collaborato con Pietro Leopoldo nella politica dellebonifiche in Val di Chiana. Entrambi portarono nel governo dellaToscana un atteggiamento più rivolto al miglioramento delle con-dizioni economiche e sociali della regione che all’eventuale repres-sione di movimenti di opposizione, d’altra parte pressoché assentialmeno fino agli anni ’30. Fu in questo clima di tolleranza che pote-rono fiorire iniziative come l’Antologia, la rivista promossa da GianPietro Vieusseux, e trovarono accoglienza nel Granducato numero-se personalità che erano dovute fuggire, per motivi politici, da altriStati della penisola.
Giuseppe Pierotti:Cosimo Ridolfi
presenta a Gino Capponi
i figli Niccolò,Lorenzo e Luigi;
sullo sfondo la villa di Meleto
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L’economia toscana dell’800 è essenzialmente fondatasull’agricoltura, nella quale vige il sistema della mezzadria. Pur nonessendo esclusivo della Toscana, il sistema mezzadrile ne costituisceun aspetto peculiare, che caratterizza non solo i rapporti di produ-zione, ma anche la vita sociale, il paesaggio, il quadro culturale com-plessivo.Tuttavia il sistema mezzadrile, anche se si conservò presso-ché immutato non solo nell’800 ma anche fino alla metà del ‘900,fu oggetto di numerose discussioni e dibattiti, sia nell’ambito del-l’Accademia dei Georgofili che nelle stesse pagine dell’Antologia.Erano dibattiti iniziati già nel ‘700, che vertevano soprattutto sull’ef-ficienza, dal punto di vista produttivo, del sistema mezzadrile.Tuttavia sui dubbi relativi alla produttività della mezzadria prevalsecostantemente la considerazione relativa ai vantaggi che essa presen-tava in termini di collaborazione e di pace sociale, coinvolgendonegli stessi interessi proprietari e contadini. Nel 1827, per iniziativadi Raffaello Lambruschini, Cosimo Ridolfi, Lapo de’ Ricci e Gino
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L’economia: agricoltura,industria, commercio,
sistema bancario
Fabbriche di acido borico
di Montecerboli
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Capponi nacque il Giornale AgrarioToscano, con lo scopo di istruire ilpopolo intorno ai processi e ai pro-gressi agrari, di migliorare le condi-zioni di vita, di diffondere i principidell’economia pubblica e di agrono-mia che erano propugnati dall’Acca-demia dei Georgofili.
La fine del sistema del bloccocontinentale napoleonico stimolònaturalmente la ripresa del commer-cio, favorita anche dalla reintroduzio-ne dei principi del libero scambio diorigine leopoldina. Anche l’industriatoscana conosce un certo sviluppo.Accanto alle tradizionali attività alconfine fra artigianato e industria(concerie, fabbricazione di cappelli,lavorazione della paglia, telerie, sete-
rie), alle attività minerarie, alla lavorazione del tabacco, prendonocampo iniziative che, per le dimensioni e per le caratteristicheimprenditoriali, hanno profili decisamente moderni, con venature dipaternalismo sociale: sono le iniziative di Tommaso Cini nel campodelle cartiere, di Lorenzo Ginori Lisci in quello della ceramica, diFrancesco Giacomo de Larderel in quello dell’industria chimica,che creano spesso, accanto agli opifici, veri e propri paesi-fabbrica,destinati ad ospitare gli operai. In questo quadro, un discorso a partemerita Livorno, dove si sviluppano l’industria cantieristica, maanche officine meccaniche, vetrerie, fonderie.
In questi anni si pongono le basi per la nascita di un moder-no sistema bancario in Toscana. Nel 1817 nasce la Cassa di Scontodi Firenze, con la partecipazione di capitale granducale. Nel 1826interviene la partecipazione di capitale privato, fornito, fra gli altri,dal banchiere Emanuele Fenzi, da Carlo Ginori Lisci, da CosimoRidolfi. Ma il momento fondamentale è costituito dalla nascita, nel
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
L’ECONOMIA: AGRICOLTURA, INDUSTRIA, COMMERCIO, SISTEMA BANCARIO
24
A. Gherardesca:Bigattiera con filande,
Villa Roncioni,Pugnano, Pisa
C. Reishammer:Cancello
della Fonderiagranducale,
Follonica
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1829, della Cassa di Risparmio di Firenze, che vede fra i promoto-ri numerosi appartenenti al gruppo dell’Antologia, da Gino Capponia Cosimo Ridolfi, da Gian Pietro Vieusseux a RaffaelloLambruschini. Fra i soci fondatori figurano anche membri dellafamiglia granducale e vari vescovi e appartenenti all’aristocraziatoscana. La Cassa diventa così lo strumento di saldatura fra i ceti diorigine aristocratica-fondiaria e quelli di origine finanziaria e com-merciale. Si aprono subito filiali a Figline, a Prato, a San Miniato eben presto in tutto il territorio toscano.
Elenco dei cento azionisti
fondatori della Cassa di Risparmio di Firenze (1829)
G. Franceschi,casa colonica
alla Manziana di Policiano
in Val di Chiana
L’ECONOMIA: AGRICOLTURA, INDUSTRIA, COMMERCIO, SISTEMA BANCARIO
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Soprattutto do-po l’avvento al trono diLeopoldo II, nel 1824, ilgoverno granducale so-stenne attivamente lo svi-luppo economico. Nel1824 venne abolita la tas-sa sulle carni e sui proven-ti dei macelli, e diminuitadella quarta parte la tassaprediale. Nel 1825 vennerealizzata la riforma mo-netaria, affidata a CosimoRidolfi.
Ma è soprattutto indue direzioni che la po-litica economica del go-verno granducale si indi-rizza: quella del compi-mento della grande im-presa delle bonifiche,avviata nel ‘700 per inizia-
tiva di Pietro Leopoldo, e quella della costruzione di un modernosistema di comunicazioni che renda effettiva l’esistenza di un unicomercato regionale e lo metta in contatto con gli altri mercati. In unprimo tempo questo piano si realizzò con la costruzione di nuovestrade e con il miglioramento di quelle esistenti, e in un secondo, apartire dalla fine degli anni ’30, con un ampio piano di costruzioniferroviarie.
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Le infrastrutture: strade, ferrovie
L. Ximenes:Prospetto del ponte
della Strada Modenese sul fiume Lima
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Fra le nuove strade realizzate in questo periodo vanno ricorda-te, fra le altre, quella del Muraglione, fra Firenze e Forlì; la Porrettana,fra Firenze e Bologna; quella di fondo valle della Val di Chiana; lo svi-luppo dell’Aurelia in Maremma e della Cassia verso Radicofani.Tuttigli interventi di tipo infrastrutturale erano posti sotto la direzione delCorpo degli Ingegneri d’acque e strade, istituito nel 1825, la cui dire-
LE INFRASTRUTTURE: STRADE, FERROVIE
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO27
Passo di Boscolungo (ora Abetone)
sulla Via Modenese
L. Ximenes:Ponte sul Sestaione
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zione fu tenuta, fino al 1859, daAlessandro Manetti, che fu il re-sponsabile dei lavori pubblici inToscana, non solo in campo stradalema anche in quello delle bonifiche eanche nella costruzione di opere dipubblica utilità, come acquedotti,cisterne, cinte daziarie, dogane ecc.
Il sistema ferroviario toscanoebbe uno sviluppo rapidissimo.L’iniziativa privata ebbe un ruolofondamentale: i banchieri EmanueleFenzi e Pietro Senn ottennero nel1838 la concessione per la costruzio-ne della “Strada ferrata Leopolda”, ilcui primo tratto fra Livorno e Pisa fuinaugurato nel 1844, mentre l’interopercorso, fino a Firenze, fu completa-to nel 1848. Due anni dopo, nel1850, fu collegata a Firenze, attraver-so Empoli, anche Siena.Nel 1846 fu-rono collegate Pisa e Lucca. Nel1851 fu aperta la “Maria Antonia” daFirenze a Pistoia, che nel 1857 fuprolungata fino a Lucca.Nel 1856 fu-rono iniziati i lavori per la Porrettana,che superando l’Appennino con-giungeva Firenze, attraverso Pistoia, aBologna, lavori che furono comple-tati nel 1863. Nel 1859 erano incorso i lavori per la Firenze-Arezzo.Al momento dell’Unità il sistemaferroviario toscano erano uno dei piùsviluppati d’Italia, al pari di quelli delPiemonte e del Lombardo-Veneto.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
LE INFRASTRUTTURE: STRADE, FERROVIE
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LE INFRASTRUTTURE: STRADE, FERROVIE
G. Prezzolini:Progetto per una
nuova strada dalla provincia
inferiore senese
alla Valdichiana
La Stazione Leopolda,
Firenze
Ponte sospeso sul fiume Cecina
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La bonifica di vaste areepaludose era stato uno degli a-spetti più significativi della politi-ca di Pietro Leopoldo.
Questa politica viene ri-presa nell’Ottocento e trova inVittorio Fossombroni la figuracentrale e più significativa.
Fossombroni non solo, co-me ministro, dà l’impulso politicoal progetto delle bonifiche mamette a disposizione la sua com-petenza di ingegnere idrauliconel Discorso sopra la Maremma, cheappare nel 1828. Nello stessoanno riprendono i lavori per labonifica della zona di Castigliondella Pescaia, diretti da AlessandroManetti. Le acque del lago furo-no raccolte in cinque bacini dicolmata; venivano poi scaricate inmare attraverso tre emissari, sca-
vati appositamente e dotati di cateratte. Furono inalveati vari fossi,costruite piccole botti sotterranee e modificato il tratto della viaEmilia-Aurelia tra Cecina e Grosseto: si riuscì così, con l'impiegodelle tecnologie più sofisticate e con dispendio di risorse umane edeconomiche, a dare una svolta decisiva nella sistemazione di questodifficile territorio.
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Le bonifiche
Piano di operazioniidrauliche
per la bonifica del lago di Bientina
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Lo stesso Manetti dirigerà, dal 1838 al 1859, unendo alla col-mata il sistema di bonifica per canalizzazione, i lavori per il comple-tamento della bonifica della Val di Chiana, che nel Settecento eranostati avviati sotto la diretta responsabilità di Fossombroni.
Alla fine del Granducato la bonifica (che rappresentò perl’Italia e l’Europa un vero e proprio modello per qualsiasi politica dirisanamento e di valorizzazione economica delle pianure umide)era nel suo complesso terminata. Grazie alle bonifiche, il fondoval-le chianino fu gradualmente acquisito ad un’agricoltura particolar-mente produttiva (anche per il ruolo rivestito dall’allevamento bovi-no, dalla sericoltura e dalla tabacchicoltura, insieme alle tradizionalicoltivazioni cerealicole, viticole e olivicole); all’interno delle grandi
LE BONIFICHE
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO31
A. Manetti:Chiusa dei Monaci
presso Arezzo
Veduta del Traversante nel Padule di
Castiglione (1832)
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e ricche fattorie granducali checoprivano quasi tutta la pianura,spiccavano le centinaia di bellecase coloniche.
Anche il lago di Bientina,presso Pisa, venne prosciugato,con un audace lavoro di inge-gneria, anch’esso progettato daAlessandro Manetti, che preve-deva la deviazione del CanaleImperiale sotto l’alveo dell’Ar-no, per mezzo di un condottosotterraneo (la cosiddetta Bot-te), lungo 255 metri. I lavori ini-ziarono nel 1854 e furono com-
pletati nel 1859. Le bonifiche permisero il recupero di vaste zonecoltivabili, favorirono l’incremento demografico e consentirono lasconfitta della malaria, piaga endemica di vaste aree della Toscana.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
LE BONIFICHE
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Veduta della Casa della Fattoria di Montecchio
Pianta del lago di Massaciuccoli
Fattoria di Bettolle
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LE BONIFICHE
Il padule di Fucecchio
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Una delle caratteristichedel governo lorenese fu quella di nonpromuovere la costruzione di edificidestinati a esaltare le glorie della di-nastia o a costituire elementi di ma-gnificenza e di sfarzo, sia in campocivile che religioso. Non furono per-ciò costruiti, se non in casi sporadici,nuovi palazzi e nuove chiese: i Lo-rena, e in particolare Pietro Leopoldoe Leopoldo II, preferirono manifesta-re la presenza dello Stato, sollecitodel benessere dei cittadini, attraversola costruzione di edifici destinati afavorire nei modi più vari il governodella nuova realtà sociale ed econo-mica della Toscana da essi prefiguratae voluta.
Edifici scolastici (Università, Licei), Conservatori per fanciul-le, Reclusori per poveri (Pia Casa di Lavoro, Deposito di Men-dicità), Collegi e pubbliche Accademie, Musei e Gallerie ormai ac-cessibili a tutti, Osservatori astronomici, Gabinetti scientifici,Ospedali, Lazzeretti, Caserme, Cavallerizze, Carceri, Tribunali,Mercati, Macelli,Tabacchifici, Borse Merci, Mulini, Saline, oltre chela benefica rete infrastrutturale di Strade, Bonifiche, Ponti, Canali,Argini, Ferrovie con le relative Stazioni, e ancora Dogane ai pacifi-cati confini del Granducato, costellano ogni luogo della regione,dalle città maggiori ai centri minori e minimi, sino alle aree dei ter-
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO34
L’architettura della pubblica utilità
G.Valentini:Progetto
per la dogana di Ansina
presso il Mulino di Geppetto
sul fiume Nestorio
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ritori più poveri e spopolati e sino ad allora più abbandonati, risul-tando caratterizzati da un comune linguaggio fatto di efficienzastrutturale, di semplicità compositiva, di consapevole povertà orna-mentale, fortemente connotata in chiave di razionalismo edificato-rio e chiaramente affermante in faccia ai sudditi e ai visitatori stra-nieri che adesso la presenza, ovviamente benefica, dello Stato con-trollava ogni palmo del suolo patrio.
L’ARCHITETTURA DELLA PUBBLICA UTILITÀ
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO35
A. Manetti e C. Reishammer:
Progetto per la dogana d’acqua,
Livorno
P. Poccianti:Progetto
per la facciata del Cisternone,
Livorno
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Numerosi furono gli architetti e gli ingegneri che operarononel campo delle opere di pubblica utilità: Alessandro Manetti che,oltre ad operare nel settore delle strade e delle bonifiche, progettòponti sospesi a canapi di ferro, come quello di Buonconvento, e rea-lizzò la cinta daziaria di Livorno; Pasquale Poccianti, autore dell’ac-quedotto di Livorno e della Cisterna e del Cisternino; GiusepePardini, che realizzò l’Ospedale Demidoff a Bagni di Lucca;Lorenzo Nottolini, che operò nell’ambito del Ducato di Lucca, rin-novando il volto della città, sistemando a verde pubblico l’intero cir-cuito delle mura, e fuori della città, realizzando il Ponte delle Catenea Fornoli.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
L’ARCHITETTURA DELLA PUBBLICA UTILITÀ
36
Teatro Goldoni,Livorno (1847)
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L’ARCHITETTURA DELLA PUBBLICA UTILITÀ
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO37
G. Cappellini:Progetto delle nuove
carceri pretoriali,Livorno (1853)
G. Martelli:Progetto
di mercato,Livorno (1849)
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La nascita dell’Antologia, rivista con periodicità mensile,avvenuta nel gennaio 1821, segna un momento di fondamentaleimportanza nella storia della Toscana dell’età della Restaurazione,perché rappresenta non solo la nascita di uno strumento di riflessio-ne e di approfondimento dei principali temi economici e sociali deltempo ma perché consente la formazione di una classe dirigentesostanzialmente omogenea, formatasi appunto su riflessioni e dibat-titi comuni. Una classe dirigente non alternativa, in questa fase, aquella granducale, ma anzi complementare, e, in prospettiva, desti-nata a succederle. Il mancato ricambio fra le due classi dirigenticostituirà la ragione fondamentale del venir meno della continuitàdella classe dirigente toscana e, dopo la morte di Fossombroni e diNeri Corsini, avvenuta pressoché contemporaneamente fra il 1844e il 1845, del progressivo allontanamento del gruppo che si era for-mato intorno all’Antologia dal governo granducale.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO38
L’Antologia: la formazione del gruppo dirigente moderato
Gian Pietro Vieusseux
Giuseppe Montani,principale redattore
dell’Antologia
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Nella rivista le questioni letterarieebbero un posto marginale, mentre un ruolocentrale lo ebbero i problemi economici, lastatistica, la storia, il diritto, l’educazionepopolare. La rivista fu promossa dall’editoreginevrino Gian Pietro Vieusseux, che in pre-cedenza aveva dato vita a un Gabinettoscientifico-letterario, luogo di ritrovo e dilettura di giornali e riviste, ma la sua figuracentrale fu Gino Capponi.Ad essa collaboròassiduamente una serie di figure destinate asvolgere un ruolo centrale sia nella Toscanalorenese che dopo l’Unità: Cosimo Ridolfi,Raffaello Lambruschini, Vincenzo Salva-gnoli, Lapo de’ Ricci, Enrico Mayer. Ma nonva dimenticato che alla rivista collaboraronole figure più importanti della cultura italianadel tempo, da Leopardi a Tommaseo, anumerosi esuli che vivevavo a quel tempo aFirenze, come Pietro Colletta, Gabriele Pe-pe, Carlo Poerio; la rivista svolse così una
fondamentale funzione di unificazione culturale nazionale.
L’Antologia fu soppressa nel 1833 a causa di pressioni delgoverno austriaco su quello granducale. Ma, simbolicamente, la rot-tura fra il gruppo dell’Antologia e la dinastia lorenese era già avve-nuta tre anni prima, quando, nell’ottobre 1830, il gruppo che si rac-coglieva intorno alla rivista (Capponi, Ridolfi, Rinuccini, Ginori)organizzò una grande manifestazione di bentornato a Leopoldo II,che aveva compiuto un viaggio a Vienna. Lo scopo della manifesta-zione era quello di sottolineare il reciproco riconoscimento e l’esi-stenza di una collaborazione fra dinastia e gruppo dirigentedell’Antologia. All’ultimo momento la manifestazione fu proibita.Capponi, Ridolfi e Rinuccini dettero le dimissioni dalle cariche checoprivano a corte e anche se successivamente i rapporti ripreseroquella prima incrinatura segnò negativamente gli sviluppi futuri.
L’ANTOLOGIA: LA FORMAZIONE DEL GRUPPO DIRIGENTE MODERATO
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO39
Il primo tomo dell’Antologia
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
L’ANTOLOGIA: LA FORMAZIONE DEL GRUPPO DIRIGENTE MODERATO
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Cosimo Ridolfi
Gino Capponi
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Nell’età della Restaurazione Firenze è lacapitale culturale d’Italia.Al raggiungimento di que-sto ruolo concorrono vari fattori. Uno di questi è ilrecupero della tradizione letteraria trecentesca pro-mosso dal Romanticismo, con la sottolineatura delruolo centrale di Dante, Boccaccio e Petrarca. Unaltro è l’esito del dibattito sulla questione della lin-gua, che vede l’affermazione del toscano colto comelingua nazionale. Un altro è la presenza nella Firenzedel tempo di numerosi esuli politici, provenienti siadal Sud che dal Nord della penisola; molti di questi
esuli sono letterati che contribuiscono a fare di Firenze il punto diriferimento della cultura del tempo.A questo fattore è connesso unaltro, la presenza a Firenze di istituzioni culturali che, in vari campi,costituiscono un punto di riferimento nazionale: alcune sono diantica origine, come l’Accademia della Crusca; altre risalgono al‘700, come l’Accademia dei Georgofili, che pone al centro dei suoiinteressi i problemi dell’agricoltura e il dibattito sulla mezzadria;altre sono più recenti, prima fra tutte l’Antologia, che si imponerapidamente come il punto di riferimento di dibattiti di interessenazionale.
Questa centralità di Firenze si allarga anche ad altre cittàtoscane, prime fra tutte Pisa, sede universitaria, dove nel 1839 sitiene il I congresso degli scienziati italiani. Nel 1840 il governogranducale riforma profondamente l’ordinamento degli studidell’Università di Pisa, che, nonostante il ripristino dell’Università diSiena avvenuto dopo il ritorno del governo granducale, resta il cen-tro degli studi superiori in Toscana. Nel 1846 il governo granduca-
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO41
La cultura, l’educazione,la scuola, l’Università
Copertina del Manuale
del sistema di Bell
e Lancaster o mutuo
e reciproco insegnamento
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le riapre la Scuola Normale di Pisa, istituita per la formazione degliinsegnanti in età napoleonica sul modello di quella di Parigi, e chiu-sa nel 1814 dopo la caduta di Napoleone.
Fuori dei dibattiti letterari e dell’ordinamento ufficiale deglistudi, la Toscana di questi anni vede un interessante fenomeno, frut-to dell’iniziativa privata di proprietari terrieri e di illuminati peda-gogisti: un forte interesse per i problemi dell’educazione popolare.Già nel 1819 Cosimo Ridolfi, Luigi Serristori e Ferdinando Tartini
avevano fondato la Società per il mutuo insegna-mento, basata sul metodo Lancaster-Bell, in granvoga in quel tempo. Nel 1831 lo stesso CosimoRidolfi, figura centrale in tutte le iniziative innovati-ve di quegli anni, fonda a Meleto, nella sua proprie-tà, una scuola sperimentale di agricoltura. Nel 1836Luigi Serristori apre una scuola elementare per con-tadini a Presciano. Negli stessi anni si sviluppa ilmovimento per gli asili, promosso inizialmente daFerrante Aporti, che vede operare in Toscana duefigure di primo piano: Matilde Calandrini ed EnricoMayer, che aprono rispettivamente asili a Pugnano ePisa ed a Livorno. Sono entrambi protestanti, comelo è Piero Guicciardini, che apre un asilo a Firenze.In questo movimento per l’educazione del popoloben presto acquista un ruolo centrale RaffaelloLambruschini, che nel 1830 apre nella sua villa diSan Cerbone, presso Figline, un istituto sperimenta-le di educazione, frequentato sia da figli di proprie-tari che da figli di contadini; nel 1832 pubblicaSull’istruzione del popolo e nel 1835 promuove laGuida dell’educatore. Non va d’altra parte dimentica-to che quello dell’istruzione popolare era stato unodei principali temi dibattuti sull’Antologia.
LA CULTURA, LA SCUOLA, L’EDUCAZIONE, L’UNIVERSITÀ
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO43
Lorenzo Bartolini;La Carità educatrice
(1817-24)
Raffaello Lambruschini G. Paoletti:Il Torrino della
Specola,Firenze
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Il ritorno del granduca Ferdinando III fu accolto inToscana, dopo le sanguinose guerre napoleoniche, alle quali anche itoscani avevano pagato un largo tributo, con un generale consenso,che si estendeva dalle classi dominanti, in particolare i proprietariterrieri, al mondo contadino. Contrariamente a quanto avvenne inmolte parti d’Italia, dal Piemonte alla Lombardia, da Napoli aModena, i moti nati dal movimento costituzionale in Spagna del1820-1821 ebbero in Toscana scarsa eco. Anzi, la Toscana, proprioper la tranquillità della sua situazione politica, divenne il luogo dovesi riunirono numerosi esuli, provenienti in particolare dal Regnodelle Due Sicilie, come Carlo Poerio, Pietro Colletta,Gabriele Pepe.Lo stesso Carlo Alberto, dopo la repressione del moto costituziona-le in Piemonte, si ritirò a Firenze.
La Carboneria ebbe in Toscana una presa debolissima; la figu-ra più nota, Giuseppe Valtancoli, era in realtà un informatore dellapolizia granducale che si adoperava perché i carbonari di Romagnachiedessero l’annessione di quelle province alla Toscana. Solo a par-tire dagli anni’30 si può parlare di formazione di piccoli gruppi diispirazione mazziniana, nati dopo la fondazione nel 1831 della“Giovane Italia”, localizzati soprattutto a Livorno, città che per ilsuo ruolo negli scambi economici meglio si prestava a ricevere ideenuove dall’esterno. Lo stesso sviluppo economico della città, favo-rendo una certa differenziazione sociale e la formazione di nucleisignificativi di artigiani e di operai, creava l’ambiente favorevole alladiffusione di idee rivoluzionarie.Anche Pisa, per il suo ruolo di cittàuniversitaria, si prestava ad accogliere, nell’ambiente studentesco, lenuove idee di libertà. Ben diversa era la situazione a Firenze e aSiena, dove l’egemonia dei moderati era pressoché incontrastata. In
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO44
I movimenti di opposizione
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particolare a Firenze, la formazione del gruppo dell’Antologia fece sìche si creasse un gruppo dirigente diverso ma non ostile al gover-no granducale.
A Livorno infatti nacque nel 1828, per iniziativa di FrancescoDomenico Guerrazzi e di Carlo Bini, L’Indicatore livornese, un gior-nale che per le sue idee e il suo linguaggio si poneva in antitesi conl’Antologia. Il giornale ebbe vita breve perché fu soppresso nel 1830;tuttavia Guerrazzi emerse come il principale esponente di una lineademocratica di opposizione non solo al governo granducale maanche al movimento liberale moderato. Nel 1833 Guerrazzi e Bini
I MOVIMENTI DI OPPOSIZIONE
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO45
Guglielmo Pepe
Pietro Colletta
Carlo Poerio
Giovan Battista Niccolini
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furono arrestati perché sospettati di legami con GiuseppeMazzini e la Giovane Italia. È in questi anni che si diffon-dono in Toscana non solo il mazzinianesimo ma anche ilsaintsimonismo e le idee di Filippo Buonarroti. Guerrazzisi conquistò una larga fama con i suoi romanzi storici diispirazione patriottica: nel 1828 pubblicò La battaglia diBenevento, nel 1836 L’assedio di Firenze, che ebbe un note-vole successo. Meno incisiva fu la sua azione cospirativa:dopo un velleitario tentativo di insurrezione a Mon-tepulciano, fu imprigionato nel 1833 nel Forte Stella aPortoferraio, dal quale fu presto liberato, tornando, per ilmomento, alla sua professione di avvocato. Ritornò all’at-tività politica nel biennio 1848-1849.
Fra tutti gli Stati italiani, comunque, il Granducatodi Toscana fu l’unico che nel periodo 1815-1848 nonvide alcun tentativo insurrezionale né un’attività cospira-tiva significativa. Ciò fu dovuto sia alla politica tollerantee non repressiva del governo granducale sia all’egemoniaesercitata dal gruppo moderato liberale.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
I MOVIMENTI DI OPPOSIZIONE
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R. Castinelli:Tempietto
di Minerva Medica,Montefoscoli
Francesco DomenicoGuerrazzi
Francesco DomenicoGuerrazzi,
L’assedio di Firenze (1836)
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Gli anni ’30 e ’40 videro un notevole attivismo da partedel governo granducale, e non solo nel campo delle bonifiche, delsistema viario, delle ferrovie, delle opere pubbliche in genere.Furono realizzate anche alcune riforme in vari campi: nel 1838 fuapprovata la riforma dell’amministrazione della giustizia, ispirata alprincipio del recupero dei reclusi; a tal fine fu istituita la Pia Casa di
Correzione. D’altra parte, la pena di morte, che era stata abolita dalgranduca Pietro Leopoldo e ristabilita dopo la sua morte per alcu-ni reati particolarmente gravi, continuò ad essere in vigore ma, con-trariamente a quello che avveniva negli altri Stati italiani, fu appli-cata assai raramente: due sole volte, nel 1820 e nel 1830. Nel 1840fu approvata la riforma universitaria, che razionalizzò e modernizzònotevolmente l’Università di Pisa, consentendo l’afflusso di nuovi epiù preparati docenti.
Agli inizi degli anni ’40 il clima politico italiano stava rapida-mente cambiando: la pubblicazione nel 1843 del Primato civile emorale degli italiani di Vincenzo Gioberti dette voce a quel program-ma moderato e federalista che era stato alla base anche del gruppodell’Antologia. La soluzione federalista proposta da Gioberti sembra-
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO47
Verso il 1848:una prospettiva federalista
Vincenzo Gioberti
La seconda edizione delPrimato
di Vincenzo Gioberti
Vittorio Fossombroni
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va conciliare l’esigenza di superare la divisione della penisola in tantipiccoli Stati sotto l’egemonia austriaca e quella di uno sviluppoeconomico e sociale di ciascun Stato mantenendo le proprie tradi-zioni e le proprie caratteristiche. Lo stesso Gian Pietro Vieusseuxaveva steso, nel 1822, un progetto di costituzione federale dell’Italia.In Toscana, tutto il gruppo dirigente che era emerso dall’esperienzadell’Antologia, con in testa il giovane Bettino Ricasoli, ritiene irri-nunciabile il mantenimento dell’autonomia della Toscana nell’ambi-to di una confederazione italiana.
È in questa fase cruciale che si manifesta lacontraddizione presente da tempo nella classe diri-gente toscana: il gruppo dei moderati liberali, che siera formato intorno all’Antologia, nel momento incui muoiono i due personaggi che dal 1814 aveva-no governato la Toscana (Vittorio Fossombronimuore nel 1844 e Neri Corsini appena un annodopo) non viene chiamato al governo dello Stato: ilgranduca ne diffida e preferisce scegliere ministriche gli appaiono più affidabili. Alla morte diFossombroni gli successe alla guida del governo, conil titolo di segretario di Stato, il Corsini, sostituito asua volta, al ministero dell’interno, da GiuseppePaver. Morto un anno dopo anche il Corsini, lasegreteria di Stato fu affidata a Francesco Cempini.Entrò nel governo anche Giovanni Baldasseroni, cheavrebbe svolto un ruolo rilevante nel decennio suc-cessivo. Si trattava di uomini cresciuti nella tradizio-ne del buon governo lorenese, ma sostanzialmentemediocri e non all’altezza dei tempi. Il Granducatosi avviava verso il decisivo biennio 1846-1847 (e
quello ancor più traumatico 1848-1849) senza una classe dirigentein grado di mantenere il ruolo centrale che la Toscana aveva avutonel corso del trentennio precedente.Tuttavia il biennio delle rifor-me che investì molti stati italiani dopo l’ascesa al soglio pontificio diPio IX interessò anche la Toscana. A livello di governo, GinoCapponi fu chiamato a coprire il ministero dell’interno; l’anno suc-
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
VERSO IL 1848: UNA PROSPETTIVA FEDERALISTA
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Giovanni Baldasseroni
Gino Capponi in tarda età
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cessivo, nell’agosto 1848, dopo la crisi della guerra federale e lasconfitta dell’esercito piemontese a Custoza, divenne presidente delconsiglio, ma fu preso in mezzo alla tenaglia costituita da un latodalla demagogia dei democratici e dall’altra dalla volontà restaura-trice dei consiglieri più vicini al granduca, e dovette presto dimet-tersi.
VERSO IL 1848: UNA PROSPETTIVA FEDERALISTA
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO49
L. Magi:Leopoldo II,
Grosseto, Piazza del Duomo
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L’elezione di Pio IX nel 1846 e le sue prime concessioniaccentuano anche in Toscana l’attesa per le riforme, in particolare inmateria di stampa.
Il 6 maggio 1847 è promulgata la legge che attenua – senzaeliminarla del tutto – la censura, deludendo i democratici e i mode-rati più avanzati quali Bettino Ricasoli e Vincenzo Salvagnoli. Fannocomunque la loro comparsa i primi giornali politici, “L’Alba”,“L’Italia”,“La Patria”.
Il 24 agosto il Granduca procede all’ampliamento dellaConsulta e ne ridisegna le funzioni. Il 4 settembre viene istituita laGuardia civica e il 12 settembre una manifestazione inneggiante altricolore ne saluta la costituzione.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO50
Gli Statuti e la prima guerra per l’indipendenza. Il 1848
Firenze,12 settembre 1847.
Manifestazioni popolari per la
concessione delle riforme.
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Il processo riformatore procede, nonostante la moderazionedi Leopoldo II, sull’onda delle concessioni negli altri Stati dellapenisola. Così il 17 febbraio 1848 il Granduca concede lo Statuto,che ha come riferimento la Charte francese del 1830. Si disegna unamonarchia costituzionale, con forti poteri nelle mani del Sovrano ele attività legislative affidate al Consiglio generale (elettivo) e alSenato (di nomina regia).
Il 23 marzo scoppia la prima guerra per l’indipendenza: nelmito della guerra federata e sotto la spinta dell’opinione pubblicaLeopoldo II invia truppe regolari in aiuto di Carlo Alberto, re diSardegna, agli ordini del generale Cesare De Laugier. In seguito
all’allocuzione di Pio IX del 29 aprile, tramonta la spe-ranza della guerra federata: sui campi di battaglia lom-bardi si distinguono gli studenti universitari toscani alcomando di Giuseppe Montanelli, eroici protagonistidegli scontri di Curtatone e Montanara (29 maggio),nei quali riescono a fronteggiare il nemico nettamentesuperiore per numero ed armamenti.
In Toscana si accentua l’instabilità politica e ilcontrasto fra democratici e moderati. Il 16 agosto, dopola crisi del ministero presieduto da Cosimo Ridolfi,assume la guida del governo Gino Capponi. L’insigneuomo di cultura non riesce ad incidere e cresce nelpaese il peso politico di Francesco Domenico Guer-razzi e di Giuseppe Montanelli, fautore della “Costi-tuente italiana”. Sono loro a prendere in mano la guidadel governo dopo le dimissioni di Capponi (12 ottobre)ed il tentativo non riuscito per le idee eccessivamenteavanzate di Bettino Ricasoli (che già aveva provato acomporre un ministero all’inizio di agosto). Montanelliè capo del governo e ministro degli Esteri, Guerrazzidegli Interni.
GLI STATUTI E LA PRIMA GUERRA PER L’INDIPENDENZA. IL 1848
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO51
Elmo della guardia civicatoscana (dotato
di coccarda tricolore) istituita da Leopoldo II
il 4 settembre1847:si tratta di un corpoarmato di cittadini
chiamato a mantenere l’ordine pubblico e a
difendere il sistema di libertà.
18 febbraio 1848.Il Corriere livornese
riporta in prima e seconda pagina
il testo dello Statuto concesso da Leopoldo II.
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Fra il 23 e il 24 gennaio il Consiglio generale e il Senatoapprovano la legge sulla Costituente italiana. Per non sottoscriverla,Leopoldo II parte improvvisamente per Siena. Avuta conferma dalPapa che sarebbe incorso nella scomunica firmando la legge, ilGranduca lascia Siena, si reca a Porto Santo Stefano (5 febbraio),riparando subito dopo a Gaeta.
L’8 febbraio la Toscana risponde dando vita a un governoprovvisorio col triumvirato Montanelli, Guerrazzi, Mazzoni. Ilgoverno provvisorio scioglie il Consiglio generale e indice le con-
sultazioni per l’elezione della Costituente, il 15marzo.
L’intento del governo – che ha rifiutato leproposte mazziniane per una soluzione repubbli-cana– è quello di avvicinarsi al Piemonte.
La neoeletta assemblea monocamerale tienela prima seduta il 25 marzo, cioè due giorni dopola disfatta delle truppe piemontesi a Novara,quando ogni speranza in Carlo Alberto è sfumatadefinitivamente. Nella sua maggioranza l’assem-blea risulta favorevole a Guerrazzi ed il 27 gli con-ferisce i pieni poteri. Il “dittatore”, consapevoledella gravità della situazione politica ed economi-ca del paese, tenta l’intesa coi moderati al fine dirichiamare il Granduca, ma la presenza di volonta-
ri livornesi, sostenitori di posizioni radicali, lo costringe a tempo-reggiare.
I moderati così, stretti intorno al Municipio di Firenze e algonfaloniere Ubaldino Peruzzi, rovesciano Guerrazzi invitando alrientro il Granduca, in una Toscana pacificata dai disordini, sì da evi-
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO52
Il 1849 in Toscana:dal governo provvisorio
al ritorno del Granduca
5 aprile 1848.Proclama di Leopoldo II
ai soldati toscani,in partenza per la guerra
contro l’Austria inLombardia.
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tare le sofferenze e l’umiliazionedi un’occupazione austriaca.
Il 12 aprile il Municipioannuncia alla popolazione diavere assunto la direzione degliaffari al fine di “liberarvi daldolore di una invasione”, aggre-gando cinque cittadini fra i qualiGino Capponi e BettinoRicasoli. Peso rilevante nelladestituzione di Guerrazzi lohanno svolto le masse contadine
che dalle campagne circostanti sono calate su Firenze – incoraggia-te dai parroci – mettendo in fuga gli uomini fedeli a Guerrazzi.
L’Assemblea nazionale è sciolta il 13 aprile; Guerrazzi vienecondotto a Forte Belvedere in attesa di processo.Tutte le altre cittàdella Toscana aderiscono alle decisioni del Municipio fiorentino,fatta eccezione per Livorno, dove prevalgono le tendenze radicali erepubblicaneggianti.
IL 1849 IN TOSCANA: DAL GOVERNO PROVVISORIO AL RITORNO DEL GRANDUCA
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO53
28 ottobre 1848.Nasce in Toscana il
Ministero democraticopresieduto da Giuseppe
Montanelli,ministro degli Esteri.Francesco Domenico
Guerrazzi è ministrodell’Interno.
Gennaio-febbraio1849.
Goffredo Mameli viene inviato
a Firenze da Giuseppe Mazzini
per indurre Montanelli eGuerrazzi
a unire Firenze e Romain un unico governo
nazionale:la missione non avrà
successo.
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DALLA TOSCANA LEOPOLDINA ALLA RESTAURAZIONE
La speranza della Commissione di governo è quella di con-servare lo Statuto e di evitare l’occupazione austriaca. In tal sensoviene inviata una delegazione a Gaeta da Leopoldo II esortandolo arientrare senza “le armi straniere dalle quali sempre aborriste“.
Tutto inutile. Leopoldo II invia Luigi Serristori con poterieccezionali, il 1° maggio, e negli stessi giorni il corpo di spedizioneaustriaco di 15.000 uomini al comando del generale D’Aspre pene-tra nel Granducato. Il 10 maggio è intimata la resa a Livorno, cheresiste con tremila uomini guidati da Enrico Bartelloni fino al gior-no 12. Invano, caduta Livorno, Leopoldo II invita D’Aspre a nonmarciare su Firenze: gli ordini vengono direttamente da Vienna e il25 le truppe imperiali entrano nella capitale assumendo il controllodell’intero Granducato lorenese.
Febbraio 1849.Manifestazione a
Firenze al diffondersidella notizia
della partenza (o “fuga”) del Granduca
Leopoldo II dallaToscana, illustrata
da Giuseppe Moricci.
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Il 27 maggio, da Castellammare, Leopoldo II nomina unnuovo governo guidato da Giovanni Baldasseroni e da AndreaCorsini (Esteri). Restano fuori i membri del Consiglio municipalefiorentino, inizio della insanabile rottura con i liberal moderati(anche temperati come Ridolfi) che si sarebbero tenuti lontani perun decennio da ogni attività pubblica.
Il 28 luglio il Granduca rientra a Firenze, accolto con entu-siasmo dalla popolazione: inizia lo svuotamento graduale ma siste-matico di tutte le garanzie costituzionali, dalle leggi riformiste alloStatuto, sospeso il 2 ottobre 1850 e abolito il 6 maggio 1851. Siadottano contemporaneamente restrizioni alla libertà di stampa. Siprocede a un forte accentramento amministrativo, anche se nonmancano importanti iniziative del governo granducale che istituscela Corte dei Conti, ricrea su nuove basi il Consiglio di Stato, risanail bilancio, riorganizza l’esercito, fonda l’Archivio di Stato, compielavori di bonifica nel Pisano, amplia il porto di Livorno, unifica nella
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO55
Gli austriaci in Toscana.Il decennio di preparazione
(1849-1859)
1852. Giuseppe Giusti è scomparso da due anni
ma i suoi versi ironici e taglienti circolano
fra la gente comune,spesso tramandati a
memoria.Il volume che raccoglie Versi editi e inediti
curato da GinoCapponi
e edito da Felice LeMonnier
viene sequestrato nellastamperia
e bruciato dai soldatiaustriaci
occupanti la Toscana.
Il marchese FerdinandoBartolommei,
animatore in Toscana della Società Nazionale
Italiana promossa da Cavour
per assicurare uno sbocco filo-monarchico all’im-
pegno dei volontari. La sua
opera di propaganda ebbe peso
rilevante,specie nelle file dell’eser-
cito del Granducato.
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Banca Nazionale Toscana le due Banche di Sconto di Firenze e diLivorno.
Il 25 aprile 1851 è concluso il Concordato con la Santa Sede,fortemente voluto da Leopoldo II: assai favorevole al papato, inquanto accorda ampie concessioni per “proteggere la moralità, ilculto e la religione”, rappresenta un’autentica inversione di rottarispetto alla tradizione leopoldina.
Le truppe austriache si ritirano da Livorno nel dicembre1854 e da Firenze nel maggio 1855.
Il 1° luglio 1853 si è concluso il processo a Guerrazzi che –per discolparsi dalle accuse di attività rivoluzionaria contro ilGranduca – aveva scritto su consiglio dell’editore le MonnierL’Apologia della vita politica. Condannato a quindici anni vede la penacommutata in esilio. Sceglie la Corsica, ma dal 1856 si stabilisce aGenova.
Livorno, il 30 luglio 1857, è ancora sede di un tentativoinsurrezionale democratico mazziniano (guidato da MaurizioQuadrio).
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
GLI AUSTRIACI IN TOSCANA. IL DECENNIO DI PREPARAZIONE (1849-1859)
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11 febbraio 1849.L’opuscolo politico
di Vincenzo Salvagnoli Dell’Indipendenza
d’Italia,edito da Le Monnier
e diffuso in 6500 esemplari sostiene
la necessità per l’Italia e per l’Europa
di porre fine al dominio austriaco
Come per risollevareuna bandiera
Felice Le Monnieraveva ristampato
nel 1851,nella collanapatriottica della
“Biblioteca Nazionale”Le mie prigionidi Silvio Pellico.
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GLI AUSTRIACI IN TOSCANA. IL DECENNIO DI PREPARAZIONE (1849-1859)
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO57
Il 18 agosto Papa Pio IX - simbolo della reazione, non piùdel mito neoguelfo – giunge a Firenze, proveniente da Bologna ediretto a Roma, festosamente accolto nella città.
Il movimento indipendentista guarda ormai al Piemonte diCavour e Vittorio Emanuele II. Autentico sostenitore in Toscanadella politica del governo di Torino è Ferdinando Bartolommei, frai più attivi esponenti della Società nazionale (organizzazione filo-monarchica messa in piedi da Cavour per la raccolta di volontari)nel granducato.Al marchese si affianca il conte Carlo Boncompagni,rappresentante diplomatico del Regno di Sardegna a Firenze.
Si sviluppa la “letteratura civile”, grazie all’impegno editoria-le di Felice Le Monnier e Gaspero Barbera che diffondono opusco-li politici di vasto successo quali Toscana e Austria di CelestinoBianchi e Dell’indipendenza d’Italia di Vincenzo Salvagnoli.Anche lepopolazioni contadine hanno attenuato ormai l’antica devozionenutrita per il Sovrano.
Alcune divise militari del Granducato di Toscana
alla vigilia della seconda guerra per l’Indipendenza.
È evidente il richiamoal modello della divisa
militare austriaca.
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La Toscana, come gran parte dell’intera penisola, vive ilclima di attesa che caratterizza i primi mesi del 1859. Nell’estateprecedente, a Plombières, Napoleone III e Cavour hanno gettato le
basi di un’Italia federata in quattro Stati con la pre-sidenza del Papa, il Lombardo Veneto unito
al Regno di Sardegna con estromissio-ne dell’Austria se avesse assunto l’ini-
ziativa della guerra. Ciò avvienecon l’ultimatum del 23 aprile. InToscana democratici e moderati,con una manifestazione popola-re, pongono a Leopoldo II lerichieste per rimanere sul trono.
È il regolamento di contiatteso per dieci anni. Le condizioni
imposte a Leopoldo II sono perento-rie: ripristino dello Statuto, dichiarazio-
ne di guerra all’Austria, abdicazione in favo-re del figlio. Il rifiuto del Granduca, che sente di non poter contaresull’esercito contro la popolazione, segna l’inizio della fine del regnodei Lorena in Toscana.
Leopoldo II lascia Firenze, con la famiglia sulla via di Bolognae quindi di Vienna. Non farà più ritorno a Palazzo Pitti. La rivolu-zione del 27 aprile iniziata in Piazza Barbano (oggidell’Indipendenza) si conclude in poche ore, senza il minimo spar-gimento di sangue.
Si forma, nello stesso pomeriggio, un governo provvisorio,composto da Ubaldino Peruzzi,Vincenzo Malenchini e Alessandro
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO58
Il 27 aprile 1859 e la partenza dei Lorena
Ritratto di Giuseppe Dolfi,
opera di Nino Costa.Il fornaio di borgo
San Lorenzo a Firenze fu fra gli
artefici della preparazione della
manifestazione popolare del 27 aprile
1859.
Il 26 aprile 1859.Dipinto del 1861
di Odoardo Borrani che rappresenta
una donna toscana impegnata a cucire
una bandiera tricolore alla vigilia della
rivoluzione.
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Danzini, per adottare tutti i provve-dimenti resi urgenti dal precipitaredella situazione, in primis il manteni-mento dell’ordine pubblico.
Il 28 aprile il governo provvi-sorio chiede a Vittorio Emanuele IIdi assumere la dittatura temporanea.Il 30 aprile il Re di Sardegna nomi-na commissario straordinario CarloBoncompagni, accettando non la dit-tatura, ma il protettorato. In quellostesso giorno il governo provvisoriodella Toscana dichiara guerraall’Austria.
Affiorano, da subito, le com-plicazioni internazionali. Lavolontà prevalente dei toscani diunirsi al Regno di Sardegna apre lavia alla soluzione unitaria e vanifica
l’assetto futuro della penisola ipotizzato a Plombières: se VittorioEmanuele II avesse portato il suo Regno al di qua dell’Appeninol’unità della penisola sarebbe stata solo questione di tempo.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
IL 27 APRILE 1859 E LA PARTENZA DEI LORENA
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Una scena dellaRivoluzione del 27
aprile in piazza dellaSignoria nel dipinto di Enrico Fanfani.
Sono le ore 16 del 27 aprile 1859.
Il governo provvisorio appena costituitosi
in Toscana informa i cittadini dell’”abbandono”
del Granducato da parte di Leopoldo II.Viene offerta la dittatura
a Vittorio Emanuele.
L’11 maggio 1859 il Governo della Toscana
delibera l’adozione della bandiera tricolore.
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L’11 maggio 1859 il governo provvisorio trasmette i po-teri al Boncompagni, il quale a sua volta nomina un ministero:
Ricasoli è ministro dell’Interno, l’uomo fortee più determinato nel perseguimento del-l’unione al Regno di Vittorio Emanuele II.
Anche i Ducati di Modena e Parma ele Romagne (le antiche Legazioni) seguonol’esempio della Toscana e a allontanano i so-vrani o i loro rappresentanti.
Sui piani di Lombardia i franco–pie-montesi sconfiggono gli austriaci al terminedi sanguinose battaglie: Magenta, Solferino,San Martino… Garibaldi, alla guida dei vo-lontari dei “Cacciatori delle Alpi”, vince ilnemico a S. Fermo e a Varese. Tuttavia l’11luglio Napoleone negozia a Villafranca l’inter-ruzione delle ostilità, accettata da VittorioEmanuele II (non da Cavour, che si dimette).Le gravi perdite su entrambi i fronti e – so-
prattutto – il fallimento del progetto politico di Napoleone III diun’Italia federata, risolvono il conflitto con la cessione della solaLombardia al Piemonte, non del Veneto che resta all’Austria, e conl’impegno del ritorno dei sovrani spodestati nei rispettivi territori.
Ricasoli, dittatore in Palazzo Vecchio, reagisce con assolutadeterminazione. Il 14 luglio dà vita a “La Nazione”, quotidianopolitico teso a sostenere la scelta unitaria e la sovranità del popolotoscano nel decidere i propri destini. Il 7 agosto vengono indette le
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO61
Il governo provvisorio,Bettino Ricasoli e la seconda
guerra per l’indipendenza
Il Sorbettino.Caricatura
di Bettino Ricasoli,dittatore di Toscana fra 1859 e 1860,principale artefice
dell’unione dell’ex-Granducato
al Regno di VittorioEmanuele II.
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
IL GOVERNO PROVVISORIO, BETTINO RICASOLI E LA SECONDA GUERRA PER L’INDIPENDENZA
62
elezioni per l’assemblea toscana, cha apre il giorno 11 i propri lavo-ri nel Salone dei Cinquecento al motto “Italia sia”.
Il 16 agosto l’assemblea proclama la decadenza della dinastialorenese e pochi giorni dopo, il 20, sancisce la volontà di unirsi alregno di Sardegna.
Inizia un periodo delicato sul piano interno e internaziona-le, con una politica so-stanzialmente comune,come in comune sono leforze armate, fra Toscana,Legazioni e Ducati.
A Firenze, il 9 no-vembre l’assemblea deli-bera l’affidamento dellareggenza al principe diCarignano. Il 21 dicem-
bre giunge a Livorno ilBoncompagni, delega-
to dallo stesso principeEugenio.
L’entrata degli zuavi francesi e degli
artiglieri toscani a Rubiera.
La cittadina in provincia di Reggio Emilia appare nello sfondo del dipinto
del 1861 di Telemaco Signorini.
14 luglio1859.Nasce il quotidiano
fiorentino La Nazione,voluto da Bettino
Ricasoli come reazione agli accordi di
Villafranca, che hanno posto fine alla guerra fra franco-piemontesi
ed austriaci, liberando la sola Lombardia
e non il Veneto.La numerazione
della testata inizierà dal 19 luglio.
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Nel mese di gennaio del 1860 Cavour torna alla guidadel governo e si accelera la conclusione della delicata fase del pro-cesso unitario. Cedendo Nizza e la Savoia alla Francia ed accettan-
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO63
Il 1860-61.Dai plebisciti alla proclamazione
del Regno d’Italia
Le schede per i votanti (suffragio universale
maschile) in occasione del Plebiscito
dell’11-12 marzo1860 sulla sorte della Toscana:
unione alla monarchia di Vittorio Emanuele
o regno separato.I suffragi espressi
a favore dell’unionefurono 366.571 contro 14.925.
Marzo 1860.La deputazione toscana
presenta a Torino a Re Vittorio Emanuele il risultato del Plebiscito.
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do il principio del ricorso al plebiscito, ottiene da Napoleone III ilconsenso a procedere alle annessioni negate a Villafranca e nel suc-cessivo congresso di Zurigo.
In Toscana il 20 gennaio èproclamata l’estensione delloStatuto sardo. Per rendere vane leultime perplessità francesi, Rica-soli rompe gli indugi e convoca iplebisciti per l’11 e il 12 marzo,consentendo solo una settimanaprima del voto piena libertà distampa.
Nella notte del 15 marzo,dopo una giornata di manifesta-zioni di giubilo che avevanocoinvolto la capitale e l’interaregione, il ministro di Grazia eGiustizia Enrico Poggi dà final-mente lettura dal terrazzino diPalazzo Vecchio del risultato delplebiscito, accolto da una follafestante assiepata in Piazza dellaSignoria: 386.445 elettori, pari al
72,3% degli aventi diritto, si sono recati alle urne (a suffragio uni-versale maschile): 366.571 voti vanno all’ “unione al regno diVittorio Emanuele (94,5% dei suffragi espressi); 14.925 al regnoseparato (4,3%); 4.949 erano le schede nulle (1,2%).
Consacrata la volontà unitaria, Ricasoli provvede all’elezionedei deputati da inviare a Torino, al Parlamento nazionale. Immediatada parte di Vittorio Emanuele II la nomina del primo Senatore dellaToscana, il marchese Gino Capponi. Lo stesso giorno 25 marzoentrano in Firenze le truppe piemontesi. Il 29 arriva il principeEugenio, luogotenente del Re.
Il 16 aprile si ha l’ingresso di Vittorio Emanuele, accolto daBettino Ricasoli, governatore generale.Anche le correnti repubbli-
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
IL 1860-61. DAI PLEBISCITI ALLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA
64
28 febbraio 1861.Rivolgendosi agli
“Italiani delle provincedi Toscana” Bettino
Ricasoli annuncia con orgoglio e altezzamorale la conclusionedel mandato ricevuto
di “governatore generale delle provincie
di Toscana”.Diciassette giorni dopo
viene proclamato il Regno d’Italia.
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IL 1860-61. DAI PLEBISCITI ALLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA
cane (non erano mancate polemiche, nei mesi precedenti, control’autoritarismo di Ricasoli) accettano la monarchia nel segno del-l’unità: si consacra il vecchio programma della “Società nazionale”.
Poco meno di due mesi dopo lo svolgimento dei plebiscitiGiuseppe Garibaldi avvia la spedizione dei Mille in Sicilia. LaToscana è presente coi primi finanziamenti (livornesi), coi volonta-ri e con la solidale partecipazione della pubblica opinione, che vaoltre le prudenze della classe dirigente.
In Toscana, a Talamone, Garibaldi si rifornisce delle munizio-ni e dal grossetano Callimaco Zambianchi avvia il tentativo di pene-trazione nel Lazio.
Completata l’impresa con la liberazione garibaldina delMezzogiorno e delle Marche e dell’Umbria da parte delle truppe diVittorio Emanuele, i plebisciti sanzionano l’estensione del Regno diSardegna a quei territori: il 17 marzo 1861 nasce il Regno d’Italia,che attende ancora Venezia e Roma.
16 aprile 1860.Vittorio Emanuele II
fa il suo solenne ingresso a Firenze: è la prima
visita del nuovo sovranonella Toscana annessa
col Plebiscito.La veduta dal vero è
su piazza Santa MariaNovella.
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO66
Nell’aprile 1861 si verifica alla Camera dei Deputati lo“scontro” fra Garibaldi e Cavour sulle sorti dell’esercito meridiona-le. L’appello alla concordia levato da Bettino Ricasoli e l’approvazio-ne dell’ordine del giorno accolto dal capo del governo ed accettatoda Garibaldi (astenutosi al momento del voto), esalta l’altezza mora-le e il senso dello Stato del Barone toscano.
Alla morte repentina di Cavour (6 giugno), Bettino Ricasoliappare il leader moderato più adatto a prendere in mano la guida delministero e portare avanti l’opera di unificazione intrapresa dalConte.
Fautore di un forte accentramento statale (per il timore ditendenze disgregatrici), decide fra l’altro la soppressione del gover-no provvisorio della Toscana (a partire dal 1° ottobre 1861): Il 9ottobre vara la legge che istituisce nel Regno 59 prefetture e 193sottoprefetture; il riordinamento dell’assetto territoriale amministra-tivo, imperniato sulla figura del Prefetto, si sarebbe consolidato conle leggi della unificazione del marzo-aprile 1865, varate dal gover-no Lamarmora. In quei mesi si delinea la divisione (e la rivalità) frala Destra toscana e la Destra piemontese, destinate ad accentuarsi sianel successivo governo affidato a Urbano Rattazzi (con prevalenzadi ministri piemontesi rispetto ai toscani del precedente ministero)che in occasione del trasferimento della Capitale da Torino aFirenze, nel 1865.
Riordino dell’assetto amministrativo, brigantaggio meridio-nale, politica finanziaria, questione romana, sono le questioni piùgravi affrontate in quei primi anni del Regno, turbati dalla vicendadi Aspromonte, dalla ferita di Garibaldi fermato dall’esercito regola-re sulla via di Roma (agosto 1862).
1861-1864.Dal primo governo Ricasoli
alla convenzione di settembre
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Un primo passo nella prospettiva della soluzione della que-stione romana è compiuto dal governo presieduto da MarcoMinghetti (col fiorentino Ubaldino Peruzzi agli Interni) il 15 set-tembre 1864, con la firma a Parigi della convenzione italo-franceseper il ritiro delle truppe di Napoleone III dal territorio dello Statodella Chiesa, previo l’impegno del governo italiano a rispettare e farrispettare l’integrità dello Stato stesso di Pio IX.
1861-64. DAL PRIMO GOVERNO RICASOLI ALLA CONVENZIONE DI SETTEMBRE
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO67
La Nazione annuncia il 17 marzo 1861
la nascita del Regnod’Italia. Sulla Gazzetta
Ufficiale è pubblicatoinfatti il decreto con cui Vittorio
Emanuele II assume il titolo di “Re d’Italia
per grazia di Dio evolontà della nazione”.
26 novembre 1861.Sul Lampione
Adolfo Matarelli (il popolare “Mata”) ironizza sull’elevato
ammontare del debitopubblico. Le ingentispese per la guerra e le numerose altre
“voci” paralizzano ilmondo intero, turbando
l’esterrefatto Galileo che non aveva calcolato
quel tipo di “asse”.
3 marzo 1862.Urbano Rattazzi
assume la guida del governo dopo
aver favorito la caduta del ministero presieduto da Bettino
Ricasoli.La caricatura di Adolfo
Matarelli ritrae il baronetoscano nelle vesti
dantesche del ConteUgolino, che “divora”
l’avversario politico.
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Per alcuni – i democratici – l’accordo sembrò unarinuncia dell’Italia a Roma; per altri – i moderati –
consentiva di mettere truppe straniere fuori dal ter-ritorio nazionale e lasciare a un’intesa diretta fraItalia e Santa Sede la soluzione dell’annosa que-stione.
Come pegno della buone fede del gover-no italiano l’imperatore dei francesi aveva fattapropria l’idea (formulata inizialmente da
Gioacchino Napoleone Pepoli, emiliano) del tra-sferimento della capitale del Regno da Torino ad
altra città italiana.Tre giorni più tardi, il 18 settembre, un consiglio di
generali d’armata (Cialdini, Durando, Della Rocca, E. DeSonnaz, Persano) dichiara unanime che Firenze si trova “militar-mente parlando” nella posizione più strategica fra le possibili capi-tali del Regno (prevalendo così su Napoli e Bologna). Firenze dun-que sarebbe divenuta, entro sei mesi, la nuova capitale (sia pureprovvisoria) del Regno d’Italia, in attesa della “liberazione” diRoma.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
1861-64. DAL PRIMO GOVERNO RICASOLI ALLA CONVENZIONE DI SETTEMBRE
68
Dipinto che ritraeFerdinando Zannetti,
medico e patriota fiorentino che operò aPisa il 23 novembre
1862 GiuseppeGaribaldi estraendo
felicemente la pallottola dal piede
ferito.
29 agosto 1862.Giuseppe Garibaldi,ferito al piede destro dalle truppe regolari
italianesull’Aspromonte.
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Al diffondersi della no-tizia del trasferimento della capi-tale si hanno incidenti a Torino,con morti e feriti (22 settembre) emanifestazioni di plauso in nume-rose città della penisola.
Il 3 febbraio 1865 il Re e ilpresidente del Consiglio AlfonsoLamarmora (toscani e emiliani nonfanno parte del nuovo governo)arrivano a Firenze: è l’inizio delquinquennio della capitale sulle ri-ve dell’Arno.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO69
La capitale a Firenze.Il cambiamento della città
Ubaldino Peruzzi,già ministro dell’Interno
e Sindaco in Firenzecapitale, in un’immagine
caricaturaledell’Ottocento
di Beppe Ciardi.
“La chambre desDeputés à Florence”,
nel salone deiCinquecento di Palazzo
Vecchio negli anni della capitale
(1865-1871),riprodotta nelle cronache
di un diffuso periodicofrancese.
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La classe dirigente fiorentina è rassegnata, consapevole delprezzo che la città dovrà pagare per ospitare pro tempore l’apparatodella capitale. Bettino Ricasoli parla di “tazza di veleno che Firenzedeve ingerire”.
La reggia si insedia a Palazzo Pitti, gli interni e la presidenzadel Consiglio a Palazzo Riccardi, gli Esteri, la Camera e il Senatonel Palazzo della Signoria, i Lavori Pubblici nel convento di SantaMaria Novella. Le Finanze sono alloggiate nel palazzetto mediceodella Livia, l’Istruzione nel convento di San Firenze, il dicastero diGrazia e Giustizia a palazzo Capparello, l’Agricoltura nel palazzo
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
LA CAPITALE A FIRENZE. IL CAMBIAMENTO DELLA CITTÀ
70
L’opera urbanistica di Giuseppe Poggi
muta il volto della città di Firenze
per metterla in grado di accogliere
la capitale.Ecco una fase
dei lavori.
L’aula delle riunioni della Camera Alta,
cioè il Senato del Regno (di nomina
regia), agli Uffizi,nel periodo
della capitale a Firenze.
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO71
Galli-Tassi e la Marina nell’ex-convento dei padri delle Missioni, inpiazza Frescobaldi.
L’arrivo di poco meno di trentamila piemontesi (gli impiega-ti pubblici e le rispettive famiglie) fa salire il prezzo degli affitti, cheaccentuano il malumore dei fiorentini, già irritati dal recente rinca-ro di sali e tabacchi e dall’introduzione della denuncia personaledella ricchezza mobile.
Malumore che si traduce nel voto alle elezioni politiche del22 ottobre 1865, allorchè i moderati come Ricasoli e Peruzzi sonoeletti solo in ballottaggio. Rialzano la testa i clericali, che fannocausa comune coi nostalgici del Granduca (si parla di partito “codi-rosso”), incrementa i consensi la Sinistra democratica.
Il volto della città esce trasformato da quei cinque anni. Siingrandisce il centro, si prolungano i lungarni, si abbattono le anti-che mura, si promuove la conquista della periferia. Edilizia e urba-nistica non risparmiano ricordi e memorie, il viale dei Colli colpiazzale Michelangelo segna il momento più alto dell’opera diGiuseppe Poggi, l’architetto che dirigeva un “ufficio d’arte munici-pale”.
LA CAPITALE A FIRENZE. IL CAMBIAMENTO DELLA CITTÀ
Palazzo Pitti,residenza di re Vittorio
Emanuele II nella nuova Capitale.
Così su l’Illustration journal
universel dell’11 febbraio 1865.
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Il 20 giugno 1866 ha inizio la terza guerra per l’indipen-denza, a fianco della Prussia contro l’Austria. Il generaleLamarmora lascia la guida del governo per comandare le truppe edil suo posto è preso da Bettino Ricasoli, per il suo secondo ed ulti-mo ministero.
Sfortunati gli esiti militari, sia per terra (Custoza) che permare (Lissa), rischiarati solo dall’avanzata dei volontari garibaldiniverso il Trentino (Bezzecca).
Nondimeno, dopo la sconfitta austriaca di fronte ai prussiania Sadowa, la fine delle ostilità consentirà all’Italia l’acquisizione delVeneto.
Si vive, nei mesi successivi, il dramma di Roma. La Toscana èteatro nell’autunno del 1867 del tentativo di Garibaldi verso la capi-tale (“O Roma o morte”, ribadirà il generale a Firenze, in procin-to di raggiungere il confine dello Stato pontificio). Paralizzato il
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO72
Il completamento dell’unità nazionale (1866-1870)
Firenze,20 giugno 1866.
La Nazione riporta iproclami di Vittorio
Emanuele II con i quali il Re
annuncia l’inizio dellaterza guerra
per l’indipendenza,la partenza per il campo
di battaglia e il conferimento dellatemporanea Reggenza
al cugino,Principe Eugenio.
10 aprile1867.Nasce il secondo
ministero presieduto daUrbano Rattazzi,che subentra ancora una volta a BettinoRicasoli nella guida
del governo. Ne fannoparte fra gli altri
Giovanni Thaon diRevel, SebastianoTecchio e Michele
Coppino.
Giuseppe Garibaldi,nella tradizionale
camicia rossa.Il 3 novembre 1867
il generale è fermato coisuoi volontari dalle
truppe francesi, aMentana, alle porte
di Roma.Rattazzi, dimessosi per
la responsabilità di una politica ambigua,
concluderà cosìla carriera ministeriale.
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO74
governo Rattazzi, il politico ambiguo succeduto anche a questavolta a Ricasoli, salta di fatto la convenzione di settembre con losbarco dei francesi a Civitavecchia e la sconfitta di Garibaldi aMentana (3 novembre 1867), quando era giunto ormai nelle vici-nanze di Roma.
Ci vorrà un altro conflitto europeo, questa volta fra la Prussiadilagante e la Francia di Napoleone III per aprire all’Italia la via diRoma.
Sconfitti i francesi a Sedan, caduto Napoleone e proclamatala Repubblica, ritirate le truppe transalpine da Roma, falliti i tenta-tivi di persuasione del governo di Firenze di fronte all’intransigen-za di Papa Pio IX, il 20 settembre 1870 il corpo di spedizione deibersaglieri entra in Roma attraverso la breccia di Porta Pia. Cade ilpotere temporale dei Papi.
Governo e Parlamento proseguono la propria attività inFirenze capitale, fino all’approvazione della “Legge delleGuarentigie”, tesa ad assicurare piena sovranità spirituale e indipen-denza al capo della Chiesa.Attuazione della formula “libero Chiesain libero Stato” cara a Camillo Benso di Cavour.
IL COMPLETAMENTO DELL’UNITÀ NAZIONALE (1866-1870)
20 settembre 1870.La breccia di Porta Pia
dei bersaglieri del generale Raffaele
Cadorna segna la fine del potere
temporale dei Papi.Firenze cede in modo
definitivo lo scettro dellacapitale alla città
di Roma, col plausogenerale per come ha
svolto il proprio compito.
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Il primo omaggio solenne di Firenze capitale è a DanteAlighieri, con l’inaugurazione della statua del Poeta in Santa Croce(14 maggio 1865), nel sesto centenario della nascita.
Fondamentale, per il processo di unificazione, la questionedella lingua: di grande rilievo è la “memoria”di Alessandro Manzonial ministro della pubblica istruzione Broglio affinché estenda iltoscano (il linguaggio del “ben parlante fiorentino”) quale linguanazionale italiana, nelle scuole, negli uffici, ovunque. I cinque annidi Firenze capitale, con il soggiorno sulle rive dell’Arno di funzio-nari, giornalisti, parlamentari, sarà fondamentale per la conoscenzae diffusione della lingua viva.
DALLA TOSCANA LEOPOLDINA ALLA RESTAURAZIONE
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO75
Cultura e civiltà in Toscana negli anni della capitale.
La questione della linguaI pittori Macchiaioli
in una delle consuete riunioni al Caffè
Michelangelo,in via Larga (oggi via
Cavour), a Firenze, inun quadro di Adriano
Cecioni. Il celebre locale,fra 1850 e 1862,accolse fra gli altri
giovani artisti aderenti al movimento
della “macchia”che seguirono
Giuseppe Garibaldi,come volontari, nelle sue
imprese.
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Un decisivo balzo in avanti si ha altresì nel più vasto campodella cultura.Accanto ai quotidiani si diffondono i periodici cultu-rali. Nel gennaio 1866 nasce la Nuova Antologia ad opera diFrancesco Protonotari, docente di economia dell’Università di Pisa,erede dell’antica Antologia di Capponi e di Vieusseux aperta al dia-logo e al confronto sui grandi temi e problemi del paese.
Si sviluppa l’editoria scolastica (fra i primi Felice LeMonnier) e la stampa dei dizionari, di pari passo col procedere dellalaicizzazione dello Stato.
Ferve la vita mondana, non priva di velleità culturali. I salot-ti di donna Emilia Peruzzi e di Madame Rattazzi, i circoli frequen-tati da alti ufficiali e diplomatici, i caffè come Doney e le caratteri-stiche trattorie, il giardino della Gherardesca e perfino il parco delleCascine, che il Comune accetta (dal demanio) insieme al Parterre il29 dicembre 1865, sono altrettanti luoghi e occasioni di incontro.
E poi i pittori “macchiaioli” al Caffè Michelangelo, gli stu-diosi della Crusca, dei Georgofili, del Gabinetto Vieusseux.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
CULTURA E CIVILTÀ IN TOSCANA NEGLI ANNI DELLA CAPITALE.LA QUESTIONE DELLA LINGUA
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L’Italia incorona DanteAlighieri poeta
nazionale. L’allegoria èdel 1865, sesto
centenario della nascita del Sommo Poeta.
Fu inaugurato allora il monumento
di Enrico Pozzi inpiazza Santa Croce.
Gennaio 1866.Per iniziativa di
Francesco Protonotari,docente di economia
dell’Università di Pisa, nasce a Firenze la Nuova Antologia,erede dell’Antologia
di Capponi e diVieusseux.
Il periodico, che haraggiunto 145 anni
di pubblicazioniininterrotte,
accompagna findall’inizio il divenire della società italiana.
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Firenze e la Toscana svolgono appieno il loro compito. Inquei cinque anni un clima nuovo di tolleranza e di rispetto recipro-co uscirà dai cenacoli dei letterati e dalle accademie, entrerà nelleaule parlamentari e nei giornali, si diffonderà fra la gente. A ragio-ne, all’unanimità la Camera dei deputati (ed altrettanto il Senatoregio) renderanno nel dicembre 1870 “solenne atto di gratitudinealla città di Firenze, sede temporanea del governo, per la libertà e ilpatriottismo e la proclama benemerita dell’Italia”.
CULTURA E CIVILTÀ IN TOSCANA NEGLI ANNI DELLA CAPITALE.LA QUESTIONE DELLA LINGUA
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO77
Il salotto di donnaEmilia Peruzzi,
in Borgo dei Greci,centro fervido
di vita culturale, politicae mondana, specie negli
anni di Firenze capitale.Fra i frequentatori,
provenienti dalle varie regioni italiane, Ruggiero
Bonghi e SilvioSpaventa, Cesare Alfieri
di Sostegno ed EmilioVisconti Venosta,
Michele Amari e Pasquale Villari,
Marco Tabarrini e il giovane Edmondo
De Amicis.
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1814Il Congresso di Vienna sancisce la restaura-zione di Ferdinando III di Asburgo-Lorenacome granduca di Toscana.Al granducato vengono annessi lo Stato deiPresidi e il principato di Piombino con l’iso-la d’Elba.1 maggio: viene abolita la legislazione france-se.
1817Creazione della Cassa di Sconto di Firenze.
1819Cosimo Ridolfi fonda la prima scuola di re-ciproco insegnamento. Lo stesso Ridolfi,Luigi Serristori e Ferdinando Tartini fonda-no la Società per il mutuo insegnamento.ottobre: apertura del Gabinetto letterario diGian Pietro Vieusseux.
1821gennaio: pubblicazione del primo numerodella Antologia di Gian Pietro Vieusseux.
1822Creazione della cartiera della Lima a SanMarcello.
182418 giugno: morte di Ferdinando III. Gli suc-cede il figlio Leopoldo II.15 novembre:Abolizione della tassa sulle carnie sui proventi dei macelli.
1825Riprendono i lavori delle bonifiche.marzo: Riforma monetaria promossa da Co-
simo Ridolfi, direttore della Zecca.Istituzione del Corpo degli Ingegneri d’ac-que e strade, diretto fino al 1859 da Ales-sandro Manetti.
18268 agosto: apertura al pubblico della Cassa diSconto.
1827Fondazione del “Giornale agrario toscano”per iniziativa di Raffaello Lambruschini,Cosimo Ridolfi, Lapo de’ Ricci e GinoCapponi.
1828Vittorio Fossombroni pubblica il Discorsosopra la Maremma.Inizia le pubblicazioni l’Indicatore livornese,diretto da Francesco Domenico Guerrazzi eda Carlo Bini.
1828-29Ippolito Rosellini in Egitto al seguito diChampollion.
182930 marzo: creazione della Cassa di Risparmiodi Firenze.Inizio della bonifica del lago di Castigliondella Pescaia.Costruzione della Via Aurelia da Livorno alconfine pontificio.
1830ottobre: Proibizione della festa organizzata peril ritorno a Firenze di Leopoldo II da GinoCapponi, Pier Francesco Rinuccini, Cosimo
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Cronologia
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Ridolfi, Giovanni Ginori.Raffaello Lambruschini apre nella sua villadi San Cerbone un istituto sperimentale dieducazione.
1831Cosimo Ridolfi fonda nella tenuta di Me-leto una scuola sperimentale d’agricoltura.Creazione della Guardia urbana, poi sciolta.
1832Attilio Zuccagni Orlandini pubblical’Atlante geografico fisico e storico del Granducatodi Toscana.
1833Soppressione dell’Antologia.Leopoldo II sposa Maria Antonia di Bor-bone Sicilia.Arresti di Francesco Domenico Guerrazzi,Carlo Bini,Vincenzo Salvagnoli ed altri.Emanuele Repetti dà inizio alla pubblicazio-ne dei 7 volumi del suo Dizionario geografico-fisico-storico della Toscana.
1835Fondazione della “Guida dell’Educatore”,promossa da Raffello Lambruschini.10 giugno: nascita dell’erede al trono Fer-dinando.
1836Francesco Domenico Guerrazzi pubblicaL’assedio di Firenze.
183824 aprile: viene creata la società della StradaFerrata Leopolda, che congiunge Livorno aFirenze. Nel 1844 viene ultimato il trattoLivorno-Pontedera; nel 1845 la diramazionePontedera-Pisa; nel 1847 il tratto Pontedera-Empoli e nel 1848 il tratto Empoli-Firenze.Fra il 1838 e il 1859 viene realizzata, sotto ladirezione di Alessandro Manetti, la bonificadella Val di Chiana.Riforma dell’amministrazione della giusti-zia, ispirata al principio del recupero deireclusi.
18391-15 ottobre: primo congresso degli scienzia-ti italiani, svoltosi a Pisa.Torneranno a riu-nirsi nel 1841 a Firenze e nel 1843 a Lucca.Esposizione triennale delle arti e delle mani-fatture.
18405 ottobre: riforma dell’insegnamento univer-sitario.
18413 settembre: nascita della Banca Senese.
1844Morte di Vittorio Fossombroni, sostituitoalla segreteria di stato da Neri Corsini, chemuore nel 1845, sostituito a sua volta daFrancesco Cempini, che mantiene di mini-stero delle finanze. Ministro degli internidiventa Giuseppe Paver; agli esteri va Ales-sandro Humbourg, che ottiene anche ilministero della guerra; Giovanni Baldas-seroni è nominato ministro senza portafo-glio.3 novembre: piena dell’Arno e inondazione diFirenze.
1845Inizio dei lavori per la congiunzione dellaferrovia Leopolda a Siena.
184728 aprile: Costituzione della Società Mine-ralogica, promossa da Cosimo Ridolfi.6 maggio: legge sulla stampa che attenua lacensura.24 agosto: è istituita la Consulta di Stato.4 settembre: istituzione della Guardia Civica.4 ottobre: il Ducato di Lucca è annesso alGranducato di Toscana.
184817 febbraio: Leopoldo II concede lo Statuto.23 marzo: dopo l’insurrezione di Venezia (17)e le Cinque giornate di Milano (18-22), hainizio la prima guerra per l’indipendenza
CRONOLOGIA
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO79
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contro l’Austria. Il Granducato di Toscanapartecipa con le truppe regolari del generaleCesare De Laugier ed i volontari universitari.29 maggio: battaglia di Curtatone e Mon-tanara che esalta sul campo il valore dei to-scani.3 giugno: nasce il Ministero di Gino Cap-poni.27 ottobre: nasce il Ministero Montanelli-Guerrazzi.
18495 febbraio: Leopoldo II ripara a Gaeta.9 febbraio: la Toscana è retta da un Governoprovvisorio (triumvirato Montanelli-Maz-zoni-Guerrazzi).27 marzo: Guerrazzi assume pieni poteri, do-po la notizia della disfatta di Carlo Alberto aNovara.12 aprile: il Municipio riassume i poteri,invitando il Granduca al rientro a Firenze.13 aprile: è sciolta l’Assemblea Nazionale(eletta il 15 marzo).1 maggio: 15.000 austriaci occupano la To-scana. Il giorno 12 soffocano la resistenza diLivorno.28 luglio: Leopoldo II rientra a Firenze erevoca gradualmente le concessioni. LoStatuto è sospeso il 2 ottobre 1850 e formal-mente abolito il 6 maggio 1851.
185125 aprile: Concordato fra Leopoldo II e PioIX.
185927 aprile: pacifica rivoluzione in Toscana.Partenza del Granduca Leopoldo II, forma-zione di un governo provvisorio (Peruzzi –Malenchini – Danzini).30 aprile:Vittorio Emanuele II nomina CarloBoncompagni commissario straordinario. Lostesso giorno un decreto del governo prov-visorio sancisce l’abolizione della pena dimorte.11 maggio: Ricasoli è Ministro dell’Interno.Con decreto del governo della Toscana viene
adottato il tricolore.25 maggio: la Toscana dichiara guerra al-l’Austria.11 luglio: preliminari di Villafranca che pon-gono fine alla guerra franco-piemontesecontro l’Austria. La Toscana rifiuta l’intesasul rientro dei sovrani spodestati.14 luglio: esce per volontà di Ricasoli il quo-tidiano politico “La Nazione”.7 agosto: è eletta l’Assemblea Toscana, cheproclama la decadenza dei Lorena (16 ago-sto) ed esprime la volontà di unione al Re-gno di Sardegna (20 agosto). I deputati sono172; 60.000 gli elettori aventi diritto. Se neerano recati al voto 35.000.9 novembre: l’Assemblea delibera la Reggenzaal principe di Carignano, che delega ilBoncompagni.10 novembre: pace di Zurigo, che confermaquanto stabilito a Villafranca.22 dicembre: nasce a Firenze, con decreto delministro della Pubblica Istruzione CosimoRidolfi, l’Istituto Superiore di studi pratici edi perfezionamento.
186020 gennaio: è proclamata l’estensione delloStatuto sardo alla Toscana.11-12 marzo: si tiene in Toscana il plebiscitoche sancisce la volontà di unione al Regnodi Vittorio Emanuele II.29 marzo: arrivo del principe Eugenio, luo-gotenente del Re, che sarà a sua volta a Fi-renze il 16 aprile.8 maggio: Garibaldi, partito da Quarto (5maggio) con i Mille alla volta della Sicilia, siferma a Talamone per i rifornimenti e muni-zioni. La colonna di Zambianchi avvia dalgrossetano il tentativo di penetrazione nelLazio.
186127 gennaio–3 febbraio: elezioni politichegenerali.17 marzo: nasce il Regno d’Italia.12 giugno: si costituisce il primo governoRicasoli, che durerà fino al 3 marzo 1862.
LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO
CRONOLOGIA
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CRONOLOGIA
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15 settembre:Vittorio Emanuele II inaugura aFirenze la prima esposizione universale.
186415 settembre:“Convenzione di settembre” traItalia e Francia per il ritiro delle truppe fran-cesi da Roma. Quale pegno si decide il tra-sferimento della capitale da Torino ad altracittà italiana. Il 18 settembre è scelta Firenze.
18653 febbraio: il Re e il governo si insediano aFirenze, col Parlamento e i Ministeri. Firenzesvolge il ruolo di capitale.15 maggio: Si inaugura la statua di Dante inSanta Croce.22 e 29 ottobre: elezioni politiche generali. Su493 deputati i collegi in Toscana sono 40.
1866Terza guerra per l’indipendenza. Prussia eItalia si battono contro l’Austria. Venezia
torna alla madrepatria.20 giugno: secondo Ministero Ricasoli, chedurerà fino al 10 aprile 1867.
186710 e 17 marzo: elezioni politiche generali.Muove dalla Toscana il tentativo di Garibaldiper liberare Roma, fermato dai francesi aMentana (3 novembre).
187020 settembre: breccia di Porta Pia. È la fine delpotere temporale dei Papi.
187113 maggio: è approvata in Palazzo Vecchio lalegge delle Guarentigie.1 luglio: la capitale si trasferisce a Roma.5 e 12 novembre: elezioni politiche generali. Ideputati sono 508.
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO82
Referenze fotografiche
Le immagini sono tratte dai seguenti volumi:
Dalla Toscana leopoldina alla RestaurazioneArco di trionfo, in Firenze e la sua Cassa,Alinari, Firenze 2009 – Monumento aPietro Leopoldo, Pisa, in C. Cresti, La Toscanadei Lorena. Politica del territorio e architettura,Banca Toscana, 1987, foto di Corrado Fanti– Incisione per la III edizione Dei delitti edelle pene in V. Baldacci, Le riforme di PietroLeopoldo e la nascita della Toscana moderna,Mandragora, Firenze 2000 – Fonte dellaBoldrona, Suvereto, in I segni di Elisa, Felici,San Giuliano Terme 2006.
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L’economia: agricoltura, industria,commercio, sistema bancarioA. Gherardesca, Bigattiera con filande, in C.Cresti, La Toscana dei Lorena. Politica del terri-torio e architettura, Banca Toscana, 1987, fotodi Corrado Fanti – Cancello della Fonderiadi Follonica, in Alla scoperta della Toscana lore-nese, Edam, Firenze 1984 – Elenco dei primisoci fondatori, in Firenze e la sua Cassa,Alinari, Firenze 2009 – G. Franceschi, Casacolonica alla Manziana di Policiano in Val diChiana, in C. Cresti, La Toscana dei Lorena.Politica del territorio e architettura, BancaToscana, 1987, foto di Corrado Fanti.
Le infrastrutture: strade, ferrovieL. Ximenes, Progetto del ponte della StradaModenese sul fiume Lima, in C. Cresti, LaToscana dei Lorena. Politica del territorio e archi-tettura, Banca Toscana, 1987, foto di CorradoFanti – L. Ximenes, Ponte sul Sestaione, inC. Cresti, La Toscana dei Lorena. Politica del ter-ritorio e architettura, Banca Toscana, 1987, fotodi Corrado Fanti – Passo di Boscolungo, inC. Cresti, La Toscana dei Lorena. Politica del ter-ritorio e architettura, Banca Toscana, 1987, fotodi Corrado Fanti – G. Prezzolini, Progettoper una nuova strada, in C. Cresti, La Toscanadei Lorena. Politica del territorio e architettura,Banca Toscana, 1987, foto di Corrado Fanti– La Stazione Leopolda in Firenze e la suaCassa,Alinari, Firenze 2009 – Ponte sospesosul fiume Cecina in Il paesaggio toscano.L’opera dell’uomo e la nascita di un mito, Montedei Paschi di Siena, 2004.
Le bonificheA. Manetti, Chiusa dei Monaci, in C. Cresti,La Toscana dei Lorena. Politica del territorio earchitettura, Banca Toscana, 1987, foto diCorrado Fanti. – Veduta del traversante nelpadule di Castiglione e Fattoria di Mon-tecchio, in Vittorio Fossombroni.Uno statista fradue secoli, Protagon, Siena 2010 – Pianta dellago di Massaciuccoli, in Il paesaggio toscano.L’opera dell’uomo e la nascita di un mito, Montedei Paschi di Siena, 2004 – Il padule di Fu-cecchio, in Capolavori nascosti nel territorio diToscana, Editori dell’Acero, Empoli 2007,foto di Michel Roux.
L’architettura della pubblica utilitàDogana di Ansina, in C. Cresti, La Toscana deiLorena. Politica del territorio e architettura, BancaToscana, 1987, foto di Corrado Fanti –Progetto per la dogana d’acqua a Livorno, inAlla scoperta della Toscana lorenese, Edam,Firenze1984 – P. Poccianti, Progetto per la
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LA TOSCANA NELL’ETÀ DEL RISORGIMENTO83
facciata del Cisternone, Teatro Goldoni,Progetto di mercato e Prospetto delle nuovecarceri pretoriali, Livorno, in C. Cresti, LaToscana dei Lorena. Politica del territorio e archi-tettura, Banca Toscana, 1987, foto di CorradoFanti.
L’Antologia: la formazione del gruppo dirigente moderatoG.P. Vieusseux, G. Montani, in G. Spadolini,La Firenze di Gino Capponi, Cassa diRisparmio di Firenze 1985 – AntologiaTomo I: in Carteggio G. Capponi-G. P.Vieusseux, Tomo I, Fondazione SpadoliniNuova Antologia, Le Monnier, Firenze,1994, Cosimo Ridolfi, Gino Capponi inG. Spadolini, La Firenze di Gino Capponi,Cassa di Risparmio di Firenze 1985.
La cultura, l’educazione,la scuola, l’UniversitàTorrino della Specola, in C. Cresti, LaToscana dei Lorena. Politica del territorio e archi-tettura, Banca Toscana, 1987, foto di CorradoFanti – L. Bartoliti, La Carità educatrice, inG. Spadolini, La Firenze di Gino Capponi,Cassa di Risparmio di Firenze 1985 - R.Lambruschini, in G. Spadolini, La Firenze diGino Capponi,Cassa di Risparmio di Firenze1985 – Manuale del Sistema di Bell eLancaster, ristampa anastatica.
I movimenti di opposizioneG. Pepe, P. Colletta, C. Poerio, in G.Spadolini, La Firenze di Gino Capponi, Cassadi Risparmio di Firenze 1985 - Tempiettodi Minerva Italica, in C. Cresti, La Toscana deiLorena. Politica del territorio e Architettura,Banca Toscana, 1987, foto di Corrado Fanti– F. D. Guerrazzi, L’assedio di Firenze, in G.Spadolini, La Firenze di Gino Capponi, Cassadi Risparmio di Firenze 1985
Verso il 1848: una prospettiva federalistaV. Gioberti,V. Fossombroni, G. Baldasseroni,in G. Spadolini, La Firenze di Gino Capponi,Cassa di Risparmio di Firenze 1985 – G.Capponi in tarda età, in Alla scoperta dellaToscana lorenese, Edam, Firenze 1984 – L.Magi, Monumento a Leopoldo II, C. Cresti,La Toscana dei Lorena. Politica del territorio earchitettura, Banca Toscana, 1987, foto diCorrado Fanti.
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Baldacci libro mostra 12-11-2010 9:23 Pagina 83
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