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Rev. Data Descrizione REDATTO VERIFICATO APPROVATO
0 16.02.12 PRIMA EMISSIONE M° C.L. M° C.V. M° C.V.
Materiale didattico
per esami di 1°kyu e Dan
Terminologia
INDICE
Terminologia Pag. 3
Storia del karate Pag. 17
Storia dello stile Shotokai Pag. 19
Biografia del Maestro Murakami Pag. 22
La Scuola Shotokai Italia Pag. 23
DIDASCALIA dei COLORI
Per 1° kyu Testo di colore marrone e figure con il simbolo
Per gradi Dan In aggiunta al primo 1° kyu anche il testo di colore nero e figure con il simbolo
facoltativo Documentazione complementare di colore verde e figure con il simbolo
Terminologia
TERMINOLOGIA
Il sistema di insegnamento del Karate Tradizionale di stile Shotokai può essere classificato come segue:
TAISO la ginnastica preparatoria
KIHON i fondamentali
KUMITE il combattimento
KATA le forme
GERARCHIA DEI GRADI
Gradi kyu (prima della cintura nera)
9° Kyu cintura bianca 8° kyu cintura gialla 7° kyu cintura gialla 6° kyu cintura arancione 5° kyu cintura arancione 4° kyu cintura verde 3° kyu cintura verde 2° kyu cintura blu 1° kyu cintura marrone
Gradi Dan (cinture nere) 1° Dan 2° Dan 3° Dan 4° Dan 5° Dan massimo grado nello stile Shotokai
Qualifiche di insegnamento (da regolamento Fikta)
Istruttore (grado minimo: 2° Dan – dopo corso ed esame federale)
Maestro (dopo 5 anni dall’acquisizione della qualifica di Istruttore ed il superamento del corso e
dell’esame federale; grado minimo di 3° Dan)
Terminologia
SALUTI
YOI pronti
REI salutare
ZAREI saluto in seiza
RITZU REI saluto in piedi
SEIZA sedersi in ginocchio
SHOMEN NI REI saluto al fronte (a chi sta davanti nelle manifestazioni è il ns. pubblico)
SENSEI NI REI saluto al Maestro (o ai Maestri)
OTAGAI NI REI saluto fra praticanti
MOKUSO meditazione (socchiudere gli occhi)
MOKUSO YAME termine della meditazione (riaprire gli occhi)
NUMERAZIONE
1 ICHI (SHO) 11 JU ICHI 21 NI JU ICHI 90 KU JU
2 NI 12 JU NI 22 NI JU NI 100 HYAKU
3 SAN 13 JU SAN 23 NI JU SAN 101 HYAKU ICHI
4 SHI (YON) 14 JU SHI …… 120 HYAKU NI JU
5 GO 15 JU GO 30 SAN JU 200 NI HYAKU
6 ROKU 16 JU ROKU 40 SHI JU 300 SAN HYAKU
7 SHICHI (NANA) 17 JU SHICHI 50 GO JU 1.000 SEN, ISSEN
8 ACHI 18 JU ACHI 60 ROKU JU 2.000 NI SEN
9 KU (KYU) 19 JU KU 70 SHICHI JU 5.000 GO SEN
10 JU 20 NI JU 80 HACHI JU 10.000 ICHI MAN
TERMINOLOGIA DURANTE LE LEZIONI
YOI pronto
HAJIME iniziare, incominciare
YAME fermarsi (mantenendo la concentrazione)
KAITE – MAWATTE voltare, girare, ruotare
YASUME rilassarsi
Terminologia
KAMAE TE in guardia
NAORE ritornare in Yoi (è spesso usato come sinonimo di Yame al termine dei Kata)
ALTRI TERMINI DI USO COMUNE
KI energia vitale
KIAI unione dell’energia vitale con l’energia dell’universo (con o senza emissione sonora)
KIME massima concentrazione
ZANSHIN controllo delle facoltà psico-fisiche dopo l’esecuzione di una tecnica
MIKIRI verificare
KOKYU respirazione
SUKI distrazione, vulnerabilità
KYO vuoto, apertura
MAAI giusta distanza
HYOSHI cadenza, ritmo
YOMI arte di prevenire e prevedere
KYODO azione
HIKITE ritorno del braccio
HIKI ASHI ritorno della gamba
JIKU ASHI gamba perno, gamba d’appoggio
RYO - entrambi
- ho entrambe le parti
- Sho entrambe le mani
- Ken entrambi i pugni
- Koshi entrambi i fianchi
TOMOE entrambi
KATA HO da una parte sola
DAI grande SHO piccolo
O grande KO piccolo
Terminologia
PARTI DEL CORPO
TANDEN basso addome; sede dell’energia
JOTAI tronco
KATA spalla
ATAMA testa
HITAI fronte
ME occhio
NODO gola
KUBI collo
MUNE torace
WAKI ascella
UDE avambraccio
SUIGETSU plesso solare
KOSHI anca,
TEKUBI polso
ASHIKUBI caviglia
ASHIBO tibia
DIREZIONI
MAE davanti USHIRO dietro
ZEN PO frontale KO HO (o solo KO) indietro
ZEN SHIN avanzare KO TAI indietreggiare
OMOTE diritto URA rovescio
HIDARI sinistra MIGI destra
EN-TOI lontano KIN –CHIKAI vicino
JUN normale GYAKU opposto, inverso
YOKO – SOKUMEN di lato
SHI HO quattro direzioni
HAPPO otto direzioni
JO alto
CHU medio
Terminologia
GE basso
TO – HIGASHI est, oriente
ZAI – NISHI ovest, occidente
NAN –MINAMI sud, meridione
BOKU –KITA nord, settentrione
UNSOKU – spostamenti
AYUMI ASHI passo normale
TSURI ASHI: passo con scivolamento breve:
Yori ashi - in avanti
Okuri ashi - indietro
TSUGI ASHI passo “con aggiunto”
SHINOBI ASHI passo incrociato
HIRAKI ASHI apertura
OIKOMI – FUMIDASHI entrare avanzando
KAE ASHI – FUMIKAE cambio gamba
TENKAN rotazione di 180° - perno sulla gamba anteriore
IRIMI entrare
IRIMI TENKAN entrare e ruotare di 180° - perno sulla gamba anteriore
KAITEN ASHI inversione di direzione
TAI SABAKI spostamenti del corpo
KAWASHI schivata
KUZUSHI WAZA – tecniche di rottura della guardia
ASHI BARAI spazzate
KANI BASAMI forbici
Terminologia
KUMITE
KIHON SAMBON (o GOHON) KUMITE combattimento convenzionale a 3 (o 5) attacchi
KION IPPON KUMITE combattimento convenzionale a 1 attacco
JIYU IPPON KUMITE combattimento semilibero a 1 attacco
KIHON MIDARE combattimento fondamentale schivando gli attacchi
movimento codificato: uke avanza sempre con gamba anteriore
JIYU KUMITE combattimento libero
MIDARE SUPERIORE direzione libera schivando attacchi da uno o più direzioni
ELEMENTI DEL COMBATTIMENTO:
MAAI distanza giusta
HYOSHI: cadenza, ritmo
Se no sen attacco diretto prima che l’avversario decida di fare qualcosa
tai no sen attacco al momento della partenza dell’avversario usando anche tecniche di
difesa
go no sen schivare o parare completamente l’attacco ed eseguire un contrattacco
decisivo anche usando le proiezioni per sbilanciare l’avversario
YOMI l’arte di prevenire e prevedere
KAMAE – GUARDIA
JODAN GAMAE guardia alta
CHUDAN GAMAE guardia media
GEDAN GAMAE guardia bassa
WAKI GAMAE guardia laterale
SUIHEI GAMAE guardia orizzontale
YAMA GAMAE guardia della montagna
MIZUNAGARE GAMAE guardia con l’avambraccio a “flusso d’acqua”
Terminologia
KATA – esercizi di forma
TEN NO KATA KAT A DELL’UNIVERSO
TAIKYOKU SHODAN CAUSA PRIMARIA – 1° GRADO
TAIKYOKU NIDAN CAUSA PRIMARIA – 2° GRADO
TAIKYOKU SANDAN CAUSA PRIMARIA – 3° GRADO
HEIAN SHODAN MENTE PACIFICA – 1° GRADO
HEIAN NIDAN MENTE PACIFICA – 2° GRADO
HEIAN SANDAN MENTE PACIFICA – 3° GRADO
HEIAN YODAN MENTE PACIFICA – 4° GRADO
HEIAN GODAN MENTE PACIFICA – 5° GRADO
TEKKI SHODAN MONTANDO A CAVALLO – 1° GRADO
TEKKI NIDAN MONTANDO A CAVALLO – 2° GRADO
TEKKI SANDAN MONTANDO A CAVALLO – 3° GRADO
BASSAI DAI PENETRARE LA FORTEZZA
KANKU DAI OSSERVANDO IL CIELO
JUTTE DIECI MANI
HANGETSU MEZZA LUNA
EMPI RONDINE IN VOLO
GANKAKU GRU SU UNA ROCCIA
JION E’ IL NOME DI UN TEMPIO BUDDISTA
KANKU SHO OSSERVANDO IL CIELO
Terminologia nei kata
- forma omote esecuzione normale
- forma ura esecuzione rovesciata a specchio
- bunkai applicazione (lett.: smontaggio)
Storia del Karate
Storia del KARATE
Descrivere in modo dettagliato l'evoluzione del karate risulta difficile per mancanza di fonti storiografiche
certe. Si possono solo formulare ipotesi riguardo alla nascita e alla diffusione iniziale di quest'arte marziale,
utilizzando rare fonti costituite per di più da racconti e leggende trasmessi oralmente. Dal XIX secolo in poi,
la storia risulta più chiaramente documentata. La storia del Karate parte da un arcipelago a sud del
Giappone, le isole Ryūkyū (in origine scritto Ryu-kyu), e in particolare da una di queste, l’isola più grande:
Okinawa. Non è possibile affermare con certezza se esistesse già una forma di combattimento autoctona;
tuttavia, si crede che fosse già praticata un'arte "segreta": l’Okinawa-te. L’arcipelago delle Ryu-Kyu era
diviso in tre regni.
Per molti secoli Okinawa,nell’arcipelago dei Tre regni delle Ryu-kyu (allora erano stati a sé, indipendenti dal
Giappone) aveva mantenuto rapporti commerciali con la provincia cinese di Fukien e fu così,
probabilmente, che conobbe alcune arti marziali cinesi come il kempo o chuan-fa / quan fa («Via del
pugno»), nato secondo la tradizione nel monastero di Shàolín, modificandolo col passare degli anni
secondo metodi locali. La stessa isola di Okinawa era divisa in tre principati: Hokuzan (Montagna
settentrionale), Chūzan (Montagna centrale) e Nanzan (Montagna meridionale). Sho Hashi, re di Chuzan,
nel 1429 unificò i tre regni delle Ryu-kyu. Poco più tardi, Sho Shin (che regnò dal 1478 al 1526), per
mantenere la pace, intorno al 1500 vietò il possesso di armi, che furono raccolte e chiuse in un magazzino
del castello di Shuri. Dopo la battaglia di Sekigahara, il clan vittorioso dei Tokugawa concesse al clan degli
Shimazu, che governavano il bellicoso feudo di Satsuma nell’isola di Kyushu, di occupare le Ryu-kyu: 3.000
samurai compirono l’invasione senza incontrare valida resistenza (1609). Poiché fu rinnovato il divieto di
possedere armi e persino gli utensili di uso quotidiano come bastoni e falcetti dovevano essere chiusi nei
magazzini durante la notte, gli abitanti si dedicarono in segreto allo studio di una forma di autodifesa da
usare contro gli invasori. Nacque così la scuola Okinawa-te («mano di Okinawa»), detta anche to-de («mano
cinese» ,l’ideogramma TO caratterizza la dinastia Tang), che si differenziava in tre stili: Naha-te, sul modello
del kung-fu della Cina meridionale, Shuri-te e Tomari-te, sul modello del kung-fu della Cina settentrionale.
Va precisato che Naha era la capitale dell’isola di Okinawa, Shuri la sede del castello reale e Tomari la zona
del porto (oggi Shuri e Tomari sono quartieri di Naha). L'ideogramma te (手) letteralmente indica la parola
"mano", ma per estensione può anche indicare "arte" o "tecnica"; il significato di Okinawa-te, quindi, è
"arte marziale di Okinawa". Essa era praticata esclusivamente dai nobili, che la tramandavano di
generazione in generazione. Secondo le credenze popolari, come detto sopra, la nascita del karate è dovuta
alla proibizione dell'uso delle armi nell'arcipelago delle isole Ryūkyū. Ciò è vero solo in minima parte, in
quanto l'evoluzione di quest'arte marziale è molto più lunga e complessa. Nei secoli XVII e XVIII le
condizioni dei nobili di Okinawa cambiarono notevolmente; l'improvviso impoverimento delle classi alte
fece si che gli esponenti di quest'ultime iniziassero a dedicarsi al commercio o all'artigianato. Fu grazie a
questo appiattimento tra i due ceti che l'arte "segreta" iniziò a penetrare anche al di fuori della casta dei
nobili. La conoscenza dell’arte restava uno dei pochissimi segni di appartenenza passata a un'elevata
posizione sociale. Per questo motivo i nobili, ormai divenuti contadini, tramandavano quest'arte a una
cerchia ristrettissima di persone, quasi in modo esoterico. Così facendo si è avuta una dispersione dell'arte
originale e furono gettate le basi per i vari stili di karate.
Fondamentale per la nascita del karate furono anche le arti marziali cinesi. Le persone che si recavano in
Cina, anche per due o tre anni, avevano modo di studiare le arti marziali del luogo e, in molti casi,
cercarono di apprenderle. Le arti marziali cinesi si basano su concetti filosofici e su un'elaborata concezione
del corpo umano; era quindi impossibile imparare le arti cinesi nello spazio di un solo viaggio. I viaggiatori
giapponesi appresero quel che potevano. Si pensa quindi che sia stata possibile una sorta di fusione tra le
Storia del Karate
arti arrivate dalla Cina, che comunque costituivano uno stile non metodico, e il te okinawese. Una prova di
questo importante scambio culturale tra Okinawa e Cina è fornita da un maestro vissuto in epoca
successiva, Ankō Itosu. In uno scritto di suo pugno vede le origini del karate nelle arti cinesi e sottolinea
come non abbiano influito né il Buddhismo né il Confucianesimo. Il primo maestro delle Ryu-kyu fu Kanga
Sakugawa di Shuri (1733-1815), signore di Okinawa ed esperto di karate; era soprannominato “Tode”
perché combinò il kempo, da lui studiato in Cina, con le arti marziali di Okinawa. Egli fu il primo maestro
che provò una razionalizzazione e una codificazione delle arti diffuse ad Okinawa. Tuttavia trascorse ancora
qualche decennio prima dello sviluppo di una vera e propria scuola di tode. Il fondatore di questa scuola fu
il suo allievo Sōkon Matsumura (1809-1901); egli fu maestro del grande Ankō Asato (o Azato 1827-1906), a
sua volta maestro di Gichin Funakoshi (1868-1957). Il suo stile di tode era chiamato Shuri-te (arte marziale
di Shuri) in quanto Matsumura era residente proprio nella città di Shuri. Egli basò il proprio insegnamento
su tre punti fondamentali: la pratica dell'arte autoctona di Okinawa, l'arte giapponese della spada (Jigen-
ryū) e la pratica delle arti cinesi. Nacque così il vero e proprio tode. Anko Itosu (1832-1916), allievo esterno
di Matsumura, grande amico di Azato e anch’egli maestro di Funakoshi, introdusse il to-de nelle scuole di
Okinawa e mise a punto i cinque kata detti Pinan (Heian). Il primo Maestro di Okinawa a recarsi in
Giappone fu Motobu Chōki di Shuri (1871-1944), straordinario combattente, ma illetterato, che perciò non
ottenne grande successo come insegnante. Solo più tardi, con l’arrivo dell’allievo Funakoshi, divenuto poi
maestro, il l’Okinawa-te poté diffondersi nel paese del Sol Levante. Si dice che il primo maestro di Naha-te
fosse Higaonna Kanryō, noto anche come Higashionna (1853-1915; secondo alcune fonti la nascita sarebbe
nel 1840). Kanryio Higaonna aiutò molto Funakoshi nella diffusione del karate in Giappone. Con questa
diffusione, l'Okinawa-te divenne così il Karate.
Gichin Funakoshi nacque a Shuri. Bambino gracile e introverso, si
appassionò alle arti di combattimento: studiò con Azato, padre di un suo
compagno di scuola e maestro di svariate arti marziali, poi con Itosu, quindi
con Matsumura. Era non solo un abile calligrafo, ma conosceva anche i
classici cinesi; pertanto nel 1888 cominciò ad insegnare in una scuola
elementare. Nel 1921 passò per Okinawa il principe Hirohito, diretto in
Europa, e nel castello di Shuri Funakoshi organizzò un’esibizione che fu
molto apprezzata. Lasciato l’insegnamento, nella primavera del 1922
Funakoshi fu scelto per eseguire una dimostrazione di karate alla Scuola
Normale Superiore Femminile di Tokyo, ove si stabilì. Nel 1922 scrisse Ryu-
kyu kempo: karate (karate significava ancora «mano cinese» e i nomi dei
kata erano quelli originari di Okinawa). Nel 1935 pubblicò Karate-do kyohan,
molti anni dopo tradotto dal maestro Oshima. I primi anni furono difficili
soprattutto sotto l’aspetto economico. Nel 1931 il karate fu ufficialmente riconosciuto dal Butokukai,
l’organizzazione imperiale per l’educazione della gioventù. Dopo aver utilizzato un’aula del Meisei Juku (un
ostello per studenti di Okinawa nel quartiere Suidobata), per qualche tempo Funakoshi fu ospite nella
palestra del maestro di scherma Hiromichi Nakayama. Nel 1936, grazie al comitato nazionale di sostenitori
del karate, venne costruito il dojo Shotokan («casa delle onde di pino») a Zoshigaya. “Shoto” era lo
pseudonimo che Funakoshi usava da giovane nel firmare i suoi poemi cinesi. Per facilitare la diffusione del
karate in Giappone l’ideogramma to, che si leggeva anche kara («cinese»), fu cambiato con un altro avente
la stessa pronuncia, ma il significato di «vuoto» (sia nel senso di «disarmato», che in riferimento allo stato
mentale del praticante, concetto Zen di mu-shin). Vennero inoltre cambiati in giapponese i nomi originali
delle tecniche e dei kata per renderli più comprensibili. Nel dopoguerra il generale Mac Arthur proibì la
pratica delle arti marziali, ritenute l’anima dello spirito militarista nipponico, ma a poco a poco l’interesse
Storia del Karate
per il karate crebbe anche in Occidente e Funakoshi fu ripetutamente invitato a dare dimostrazioni.
Funakoshi lasciò la direzione dello stile Shotokan al figlio Yoshitaka, che trasformò profondamente lo stile
elaborato dal padre, inserendovi attacchi lunghi e potenti, che facevano uso di nuove tecniche di calci.
Yoshitaka morì di tubercolosi nel 1953. Ricordiamo che la diffusione del karate nel Giappone si deve ai
maestri Funakoshi e Higaonna, ma la diffusione di esso in tutto il mondo orientale, si deve all’allievo e
successore di Higaonna: Chojun Miyagi, nato nel 1888 e morto nel 1953.
Dal Karate nacquero poi diverse correnti di pensiero e il Karate si divise così in vari stili (Shotokan, Shotokai,
wado-ryu, shito-ryu e goju-ryu sono i quattro stili più importanti di karate). Funakoshi intraprese lo
Shotokan; Egami seguì lo Shotokai; Kenwa Mabuni, allievo di Anko Itosu, fondò lo Shito-Ryu. Il Maestro
Miyagi intraprese lo stile GoJu-Ryu. Il suo successore sarà il Maestro Meitoku Yagi (1912-2003). Nel 1953,
uno dei primissimi allievi di G. Funakoshi, Hironori Ōtsuka nato l’1 Giugno del 1892 e morto il 19 Gennaio
del 1982 mise a punto lo stile del Wado-Ryu.
Stile Shotokai
Lo stile Shotokai
Shotokai designa “l’organizzazione dei metodi Funakoshi”. Gli anziani allievi del M° Funakoshi hanno fondato un’associazione amichevole, per aiutare gli amici del Maestro e il lavoro del Karate-do. Il dojo si chiamava Shotokan, ma presto si è confuso il nome del dojo con quello del metodo. È il Maestro Egami alla testa dello Shotokai. Davanti all’evoluzione del Karate-do, egli ha adottato un’attitudine differente. Di seguito il breve la storia di colui che ha sviluppato lo stile Shotokai.
Shigeru Egami nasce a Fukuoka nel 1912, in una famiglia di costruttori edili.
Praticante di arti marziali sin da bambino, egli conosce il maestro Funakoshi all’età di 20 anni diventandone allievo. Coinvolto insieme ad altri maestri, Egami partecipa in varie occasioni a numerose dimostrazioni organizzate nella divulgazione del Karate-do in Giappone.
Continua ad allenarsi con vari maestri ed amici pur non godendo di ottima forma fisica tanto da venir scartato dalla visita per il servizio militare. In seguito alla morte del fratello maggiore egli torna nell’isola di Kyushu preso dal dovere di tornare a seguire l’azienda familiare. Non sentendosi adatto a questa vita fa ritorno a Tokyo impegnandosi con Yoshitaka Funakoshi e Hironishi allo sviluppo del karate-do.
In questo ambito il lavoro continua e progredisce con la creazione, da parte di Yoshitaka Funakoshi, di nuove posizioni come il Fudo Dachi e nuove tecniche di calcio quali lo yoko geri, il mawashi geri e ushiro geri (posizioni che nel tempo si sono perfezionate divenendo più basse e ampie). In questo periodo apparve per la prima volta il termine Shotokai come denominazione del comitato che si adoperò per la creazione del dojo dedicato esclusivamente alla pratica del karate, diretto dal maestro Funakoshi, chiamato Shotokan. Solo in un secondo momento il termine Shotokai viene utilizzato come sinonimo del metodo del M° Egami.
Considerato uno dei suoi allievi più attivi, tanto da diventare il primo assistente del M° Gichin Funakoshi e poi, dopo la morte di quest’ultimo, responsabile dell’Hombu-Dojo. Egami iniziò ad insegnare karate all’università di Gakushuin e nel corso della seconda guerra mondiale insegnò inoltre alla Nakano School, centro di addestramento per spie e commando giapponesi.
Gli eventi che si succedettero nel 1945, la distruzione della casa, del dojo del M. Funakoshi e la morte di Yoshitaka, figlio del maestro e suo grande amico, scossero Egami il quale prese a cuore la necessità di perseguire, insieme a Hironishi, la via iniziata e da sempre indicata da Yoshitaka grande amico e compagno di pratica.
Cominciano così le sue ricerche nel corso delle quali mette a dura prova il suo fisico compromettendo la sua salute già precaria. Egli sente la necessità di trovar delle risposte sull’ efficacia dello tsuki sul corpo umano. La sua passione è tale da mettere a disposizione il proprio addome affinché più persone lo colpissero allo scopo di chiarire i suoi dubbi sugli effetti prodotti dai colpi. Affinché il colpo andasse a segno era necessario ed indispensabile che il tempismo fosse perfetto, non approssimativo.
Nel corso delle ricerche si rese conto che l’allenamento portato avanti fino a quel momento illudeva il praticante di generare forza mentre, al contrario irrigidiva, bloccando i movimenti. Scoperto il difetto decide di rimettere tutto il suo allenamento in discussione, lavorando per sciogliere ed elasticizzare le parti tese ed indurite.
Lo stile Shotokai comincia così a prender forma. La pratica Shotokai è caratterizzata da tecniche fluide e eleganti, eliminando le contrazioni muscolari al fine di riappropriarsi dei movimenti naturali del corpo.
Stile Shotokai
Durante un allenamento il M° Egami ricevette da Tadao Okuyama un colpo (tsuki) molto efficace, diverso da quelli ricevuti fino a quel momento, colpito dall’accaduto prese la decisione di cambiare radicalmente i concetti e le forme convenzionali di esecuzione. Inizia così ad adottare tecniche in completa decontrazione evitando completamente l’uso di forza, considerata non necessaria.
Focalizza il suo pensiero sul modo di colpire apparentemente leggero e rilassato ma estremamente efficace che gli ricordava il modo di eseguire le tecniche da parte dei suoi maestri e compagni (Takeshi Shimoda, Yoshitaka Funakoshi e lo stesso Gichin Funakoshi). Un incontro con il maestro Inoue, nipote del fondatore dell’Aikido, e fondatore dello Shinwa Taido, lo porta ad interessarsi alla circolazione dell’energia vitale all’interno del corpo umano. Purtroppo, durante questo tipo di ricerca la sua salute viene molto compromessa da due interventi allo stomaco che lo portano all’impossibilità di nutrirsi con ulteriore debilitazione del suo fisico. In quel momento gli amici vicini gli sono di grande aiuto.
Egami in un momento di grande sconforto ripensa alle parole del proprio maestro riguardo l’allenamento, che nel karate doveva essere praticato da tutti, a partire dai bambini fino agli anziani. Cerca così di mettere in pratica tale insegnamento nonostante la precarietà del suo stato di salute. I risultati furono rassicuranti, così egli decise di dedicare il resto della propria vita alla pratica del karate. Le ricerche proseguono e nel frattempo viene fondata la JKA la quale, nonostante la sua fondazione e supervisione gestita da uomini con una linea tradizionale, a poco a poco venne indirizzata verso principi commerciali con regolamenti per competizioni agonistiche. Questi eventi preoccuparono molto il maestro Funakoshi perché allontanavano da quello che lui inizialmente aveva introdotto e divulgato come insegnamento del karate. A questo punto Egami avverte la preoccupazione del maestro e decide di seguire gli incoraggiamenti a continuare la via del budo.
Nel 1956 fu tra i fondatori della Nihon Karate-do Shotokai insieme al proprio maestro Gichin Funakoshi, a Genshin Hironishi e altri maestri.
In seguito, la morte del proprio maestro colpì profondamente Egami e gli avvenimenti dei giorni seguenti furono la scintilla che lo spinsero a proseguire con maggiore determinazione nella propria ricerca. Divenne quindi istruttore capo del dojo Shotokan, Hombu dojo del gruppo Shotokai, ricostruito dopo la distruzione ad opera dei bombardamenti americani del 1945.
Nel 1967 fu colpito, durante un allenamento, da un attacco cardiaco e salvato in extremis da un suo allievo, Hiroyuki Aoki, con una tecnica di rianimazione. Ne seguì così un altro lungo periodo in ospedale.
Il dolore provato in quegli attimi e soprattutto la gioia conseguente al risveglio dal coma lo colpirono molto e lo portarono a rivedere il significato dato alla propria vita e alla pratica del karate-do.
Egli a tal proposito scrisse:
“La partecipazione emotiva fu pressoché assoluta, io che avevo sempre ostentato un abituale stato di calma.”
Comprese il valore forte della vita, splendente e che trasmette una gioia straordinaria.
…l’amicizia delle persone intorno; lo scambio fra le persone non sono sicuro di essere in grado di raccontare quel che mi fu concesso di apprendere… ….l’uomo non è fatto per vivere da solo; sostenuto da molti, similmente alla maglia di una fitta rete, vive in relazione agli altri, attraverso lo scambio con gli altri. Ecco ciò che compresi” Visse altri quindici anni che dedicò totalmente alla diffusione della “Via” tracciata dal suo maestro e da lui seguita e sviluppata. Le sue condizioni fisiche si aggravarono nel 1981 durante un allenamento, viene così ricoverato in ospedale e l’ 8 gennaio Egami si spense in seguito a complicazioni causate da una polmonite.
Il Maestro Tetsuji Murakami
Il Maestro Tetsuji Murakami
(il karate arriva in Europa)
Tetsuji MuraKami nasce a Shizuoka nel 1927, e dopo aver praticato Kendo obbligatorio negli anni scolastici, inizia la pratica con il maestro Yamagushi (uno dei primi allievi del maestro Funakoshi) seguendolo per 10 anni nei suoi corsi duri ma appassionanti.
Dopo dieci anni di pratica viene invitato in Francia dal Sig. Plée, per diffondere il karate e qui si stabilisce. E così che quell’anno segnò l’arrivo del primo maestro di karate in Europa. Da quel momento inizia la diffusione del karate organizzando stage in vari paesi europei: Germania, Inghilterra Francia, Italia e anche in Algeria e Marocco. In seguito anche in Svizzera e Portogallo. In Italia fu il maestro Vladimiro Malatesti, fondatore della Federazione Italiana karate (FIK) a richiederne la presenza, in seguito il maestro Pierluigi Campolmi (capo scuola in Italia e allievo di Malatesti) mantenne costante il rapporto col maestro, garantendo lo svolgersi di stages annuali fissi principalmente in Toscana, mentre il M. Freschi divenne responsabile della regione Emilia-Romagna
Il decorso del suo insegnamento in Europa trova un punto di svolta nel 1968 quando, durante un soggiorno in Giappone, fa la conoscenza del Maestro Egami e del suo stile rimanendone affascinato : lo Shotokai.
Questo incontro ha portato il Maestro Murakami a riflettere profondamente e qui di seguito riporto alcune considerazioni che in quel periodo fece sul suo metodo e stile d’insegnamento:
“ ..Sentivo che i miei allievi ad un certo punto non progredivano più mentre nello Shotokai trovavo qualcosa in più.”
L’orizzonte si è aperto verso quel lato interiore del karate che veniva sempre più trascurato. In un’intervista disse: “…gradualmente incominciai a fare il nuovo karate, brancolando come quando si ha in mano una cosa fragile. Ero molto preoccupato… …ma oramai mi ero affidato al mio intuito. Sentivo che nel karate c’era qualcosa che ancora andavo cercando. Per prima cosa il corpo è morbido, naturale, forte e infine sgusciante..”. Passato allo Shotokai, il Maestro Murakami diviene in breve tempo responsabile e punto di riferimento nell’insegnamento della disciplina in Europa su incarico dello stesso Maestro Egami.
Per oltre vent’anni egli continua con costanza e dedizione la divulgazione di questa disciplina. Egli credeva nella necessità di un allenamento duro, alla ricerca delle difficoltà. Rendersi conto dei propri limiti, necessari a comprendere meglio se stessi e i propri sentimenti al fine di poterli superare. Uno stato mentale lucido e un ’armonia costanti durante tutto l’allenamento, grazie al quale era più semplice capire l’avversario e se stessi.
Riportiamo qui sotto uno scritto del Maestro che può trasmettere tutto quello che lui insegnava ai propri allievi nella pratica del Karate:
“E’ certamente interessante praticare il Karate come uno sport, ma lo sarà forse di più se cercheremo di andare più lontano, di ricercare un’efficacia ancora più grande, che ci permetta in questa ricerca di conoscerci e di lottare contro i nostri difetti, di comprendere meglio gli altri e di amarli, di raggiungere un’unità interiore e di proiettarla verso l’universo esteriore e, forse, di contribuire a nostro modo alla Pace e alla Vita.”
Il Maestro Tetsuji Murakami muore a Parigi il 24 Gennaio 1987 a causa di un male incurabile.
La Scuola Shotokai Italia
La Scuola Shotokai Italia
Nasce nel 1987, a pochi mesi dalla morte del M°Murakami, nella mente dei
tre allievi più anziani in Italia, non per età, del M°Murakami.
Fino al momento drammatico, il Murakami Kai era stato il contenitore entro
il quale si identificavano i gruppi creatisi in tutta Europa. La morte del
Maestro è stato anche un evento che ha lacerato il gruppo frammentandolo
in numerose associazioni.
Il Maestro Maltoni attuale capo gruppo della Scuola Shotokai Italia ricorda
così i momenti successivi della morte del maestro: “Al funerale del Maestro
eravamo in tre, il Maestro Freschi, io ed il Maestro Vacchi. Abbiamo voluto
ricordare di quel giorno: il bosco dove il Maestro riposa, il freddo terribile di
quel Gennaio straordinariamente limpido ed “il silenzio” fatto di una
invisibile tromba che propagava nel bosco le note struggenti della melodia.
Siamo stati tante volte sul punto di riparlarne, ma tutti e tre, abbiamo sempre preferito tacere per non
evocare ciò che ci intristiva”.
Quindi, dopo mesi di incontri con i vecchi aderenti al Murakami Kai, con una bozza di costituzione in mano,
convocammo una riunione plenaria (invitati tutti gli allievi del Maestro in Italia) a Sportilia nel mese di
Luglio 1987. Illustrate le finalità ed i vincoli dell’opera chiedemmo, ed ottenemmo, un unanime consenso.
Nacque così la “Scuola Shotokai Italia” che fu dotata di statuto, regolamento organico e regolamento
tecnico. Si votò inoltre di rimanere all’interno della Fikta alla quale, il nostro gruppo, aveva aderito al
momento dell’unione fra Fik e Fesika. Lo Statuto venne accettato dalla federazione di riferimento (Fikta). Il
regolamento organico venne preso tale e quale messo in atto dalla Fikta. Il regolamento tecnico venne
redatto da me (dopo averne parlato con i M°Campolmi e Freschi) sulla base di quello dettatomi a Firenze
nel 1979 durante un incontro con il Maestro Murakami, giunto appositamente da Parigi. Nell’occasione il
Maestro ci disse che il regolamento redatto quel giorno avrebbe sostituito il primo, preparato dal Maestro
stesso, che era stato il riferimento del Murakami Kai.
Ricordo che stampammo il Programma tecnico su un libretto verde in alcune migliaia di copie. Il Maestro
non aveva creato un esercito fatto di soldati, marescialli e generali. Era naturale che, in Italia, i suoi
referenti fossero Campolmi – Freschi – Maltoni nell’ordine.
Non era uno stratega il Maestro, non aveva pensato allo Shotokai senza di lui, era soltanto un grande
Maestro. Non aveva mai chiesto rispetto o deferenza… non ne aveva bisogno. La Scuola nacque con
l’intento di mantenere vivo il ricordo, lo spirito ed il lavoro che il maestro aveva insegnato a tutti noi.
Nell’estate del 1987 ci incontrammo più volte. Il M° Campolmi, il M° Freschi ed io e decidiamo, per non
inseguire i riformatori, di dare vita ad una associazione che raggruppasse tutti coloro che ne avevano
accettato, lo statuto ed il regolamento organico, e soprattutto non avessero dato luogo a interpretazioni
fantasiose del lavoro del Maestro.
Con il Dott. Martinelli detti vita alla parte legale dell’associazione e la collaborazione del M° Campolmi e
Freschi alla parte tecnica espressa dal regolamento tecnico, che, con piccole precisazioni aggiunte nel
tempo, è ancora (e rimarrà) la linea guida sulla quale si muove e si muoverà in futuro la “Scuola Shotokai
Italia”.
Terminologia complementare
DOJO KUN
(precetti dell’allenamento)
Hitotsu, Jinkaku Kansei Ni Tsutomuru Koto
Cerca di perfezionare il carattere
Hitotsu, Makoto No Michi O Mamoru Koto
Percorri la Via della Sincerità
Hitotsu, Doryoku No Seishin O Yashinau Koto
Rafforza instancabilmente lo spirito
Hitotsu, Reigi O Omonzuru Koto
Osserva un comportamento impeccabile
Hitotsu, Kekki No Yu O Imashimuru Koto
Astieniti dalla violenza ed acquisisci l’autocontrollo
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