View
12
Download
0
Category
Preview:
Citation preview
MODELLI ORGANIZZATIVI
DELL’ASSISTENZA
INFERMIERISTICA
MODELLO ORGANIZZATIVO
Si intende:
SISTEMA DI COMUNICAZIONE
Informazioni scritte:
prescrizioni mediche
indicazioni cliniche
notizie individuali del malato
schede standardizzate
MODELLO ORGANIZZATIVO
Informazioni verbali: comunicazioni informali
consegne fra operatori
riunioni di equipe
Flusso verticale/orizzontale
TIPO DI LEADERSHIP: autoritaria
democratica
partecipativa
MODELLO ORGANIZZATIVO
INTEGRAZIONE DI FUNZIONI E RUOLI
deve considerare: personalità individuale ,
anzianità di servizio, competenze,
capacità decisionale ( ciascun professionista è centro decisionale rispetto ai malati a lui affidati), equipe di lavoro ( ogni professionista partecipa per le proprie competenze)
MODELLO ORGANIZZATIVO
DEFINIZIONE DEI CARICHI DI LAVORO E DISTRIBUZIONE DEI PIANI DI LAVORO
permette di:
analizzare le mansioni/prestazioni che il personale infermieristico compie nelle 24 ore distribuendole in base all’orario giornaliero
• definire il turno di lavoro in base all’impegno richiesto dalle varie attività
• migliorare la distribuzione delle attività nelle 24 ore
• definire il personale necessario ( quantità/qualità)
MODELLO ORGANIZZATIVO
DESCRIZIONE DEL MODELLO OPERANTE richiede la specificazione di:
- modelli informativi: consegna/rapporto
consegna personalizzata
cartella infermieristica
documentazione standardizzata
piani di lavoro giornalieri
- procedure di lavoro : procedure/protocolli
MODELLO ORGANIZZATIVO
- sistemi di valutazione:
gruppo di lavoro
riunioni periodiche
osservazione
- sistema decisionale: individuale o di gruppo
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
ASSISTENZA DI TIPO FUNZIONALE
• Ripartizione dei compiti da eseguire su uno stesso malato
• Rigida divisione del lavoro
• Centralizzazione delle decisioni
• Rigida gerarchia : Sottomissione routinizzata del personale; Stress per carico di lavoro; insoddisfazione;
Svantaggi:
disaffezione al lavoro
assenteismo
assistenza non personalizzata
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
VARIANTE AL MODELLO FUNZIONALE• Rotazione di compiti tra operatori di uguale qualifica : Interrompe la monotonia del lavoro; Allarga le esperienze dei singoli operatori;Svantaggi: non si realizza personalizzazione dell’assistenza; Vantaggi: gratificazione degli operatori
• Piccoli gruppi di infermieri si occupano di un ristretto numero di malati:Si realizza un maggiore rapporto interpersonale• più contenuti• maggiore continuità nel tempoSono necessarie delle condizioni• personale suddiviso in gruppi ciascun gruppo risponde dell’assistenza fornita ad un gruppo di malati• abbinamento stabile tra equipe e gruppo di malati ( solo mattina e pomeriggio)• documentazione specifica orientata al malato, cartella infermieristica, piano di assistenza
NURSING TEAM
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
• incontri collegiali con il personale, programmati nei turni di lavoro
• settorializzazione dell’unità operativa
OBIETTIVI
• Miglioramento qualitativo dell’assistenza
• Miglioramento qualità del lavoro e professionalità degli infermieri
• Miglioramento delle condizioni di tirocinio degli studenti
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
VANTAGGI DEL MODELLO PER PICCOLE EQUIPES:
• Maggiori rapporti interpersonali con i malati
• Interventi assistenziali: mirati, personalizzati, razionali
• Interruzione del lavoro in serie: assegnazione delle attività secondo: complessità assistenziale
composizione dell’equipe
eliminazione dell’assistenza routinaria ma attenzione ai bisogni del malato
• Eliminazione della documentazione frazionata per attività
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
IMPORTANTE PER LA REALIZZAZIONE DEL MODELLO
- Diversa gestione dell’informazione
- Modulistica orientata al malato
- Sistematicità delle riunioni
- Sovrapposizione dei turni per l’esame dei dossier
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
PRIMARY CARE o NURSING: Ciascun malato é assegnato ad un solo infermiere: Assistenza globale,
CARATTERISTICHE DEL MODELLO:
♦ Un infermiere assume la responsabilità della gestione del piano assistenziale di un malato.
♦ Il piano assistenziale sarà realizzato nelle sue fasi operative dagli infermieri in turno.
♦ Ogni infermiere può essere primary di circa 5/7 malati contemporaneamente.
♦ L’assegnazione può avvenire: casualmente in base alla presenza in occasione del ricovero del malato in base ad elementi di complessità assistenziale, in base a competenze specifiche dell’infermiere
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
SONO INDISPENSABILI:
- CARTELLA INFERMIERISTICA come strumento operativo
- COMPETENZE SPECIFICHE in termini di metodologia scientifica
- GRUPPO DI LAVORO inteso come modalità organizzativa
- RESPONSABILITA’ SUL “ CASO” case manager
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA
VANTAGGI DEL PRIMARY CARE:
- maggiore professionalizzazione degli infermieri
- Responsabilizzazione rispetto al progetto assistenziale
- incentivazione al lavoro di gruppo
come condivisione ed integrazione
- assistenza personalizzata al malato con un rapporto individuale e fiduciario fra infermiere ed assistito
IL CASE MANAGEMENT
Modello che risale al 1863 durante laguerra di secessione americana,recentemente formalizzato come:
modello di gestione del caso che mira afocalizzare l’insieme delle strategie,all’interno di un servizio reso all’utente,per promuovere il coordinamento dellerisorse umane e delle prestazioni, per ilconseguimento della continuita’assistenziale e la ottimizzazione dei costi.
IL CASE MANAGEMENT
Il modello organizzativo assistenziale del case
management, o gestione del caso, si propone come
strumento empirico, nella realizzazione di percorsi
di cura, atto a favorire l’efficacia e il controllo dei
costi
attraverso la massima individualizzazione delle
risposte ai bisogni sanitari.
IL CASE MANAGER
e’ il referente del caso:
- gestisce la presa in carico dell’utente e della sua
famiglia
- formula gli obiettivi da raggiungere,
condividendoli con l’equipe;
case manager di comunita:
“colui che lavora nelle case dei pazienti e facilita i
collegamenti con i servizi che la comunita’ offre”.
POTENZIALI VANTAGGI DEL CASE
MANAGEMENT
ACCESSIBILITA’
CONTINUITA’ ASSISTENZIALE
COORDINAMENTO TRA LE VARIE FIGURE
FLESSIBILITA’
EFFICIENZA
RIDUZIONE DEI COSTI
STORIA DEL CASE MANAGEMENT
Nel 1863,durante la guerra di Secessione, le associazioni di
volontari introdussero il principio di coordinamento dei
servizi.
Nel 1900, nella scuola di Nursing dell’Università di Yale, è
presente un operatore-coordinatore di servizi socio-sanitari.
Inizi ‘900, nella compagnia di assicurazione Metropolitan
Life Insurance, è presente un dipartimento di infermieri
per fornire un servizio di “case management nursing”.
Nella II guerra mondiale, per assistere gli ex-militari da
parte della Veteran Administration.
STORIA DEL CASE MANAGEMENT
• Negli anni ’60 nel National Istitute of Mental
Health, assistenza ai malati mentali da
deistituzionalizzare.
• Negli anni ’70 per l’assistenza ai bambini con
handicap.
• Nel 1975, gli USA istituirono un casemanager
comunitario per la prevenzione.
COMPETENZE
La comprensione del modello organizzativo
assistenziale;
La conoscenza di una specifica popolazione di
utenti;
Le diagnosi cliniche correlate e i trattamenti
medici;
Le conoscenze sulla gestione delle risorse, l’uso di
protocolli , procedure , ect;
Il riconoscimento della continuità assistenziale.
RUOLI DEL CASE MANAGER
CLINICO: partecipa direttamente alle scelte
cliniche e all’assistenza diretta .
MANAGER: determina con il gruppo gli
obiettivi, gestisce la degenza e guida l’assistenza.
COORDINATORE: coordina l’assistenza
dall’ammissione al follow-up a domicilio.
EDUCATORE: sia per l’equipe assistenziale che
per il paziente e la sua famiglia.
INOLTRE
Contribuisce a migliorare la qualità della
vita del paziente, rilevando e sviluppando
le capacità residue per aumentarne
l’autonomia;
Deve avere grandi abilità nel comunicare
e nel negoziare con più figure
professionali e non.
VANTAGGI
E’ centrato sui bisogni del paziente e della
famiglia;
Fornisce risultati di cura e di qualità;
Aumenta la soddisfazione del paziente,
Minimizza la frammentazione della cura con il
coordinamento;
Promuove l’efficienza delle cure;
Utilizza e coordina gruppi assistenziali
multidisciplinari;
Rappresenta una fusione dei risultati clinici ed
economici;
Può essere un efficace strumento di marketing
per gli enti sanitari.
IN CONCLUSIONE Il case management implica: la gestione clinica di un
target di popolazione di utenti, dall’ammissione alla dimissione ;
La gestione del caso si concentra su un episodio di malattia e include tutte le aree in cui il cliente riceve assistenza;
viene principalmente utilizzato per pazienti o popolazioni di pazienti che richiedono livelli intensivi di assistenza come:
- terminali, anziani;
- ad alto costo;
- con frequenti ricoveri;
- con significative variazioni assistenziali;
- con fattori socio-economici ad alto rischio;
- con alta densità di popolazione.
MODELLI DI GESTIONE
DELL’ASSISTENZA
Il Chronic Care Model (CCM) è un modello di assistenza per pazienti affetti da malattie croniche sviluppato dal professor Wagner e dai suoi colleghi del Mc Coll Insiste for Healthcare Innovation, in California, è caratterizzato da sei componenti fondamentali:
1. Le risorse della comunità;
2. Le organizzazioni sanitarie;
3. sostegno all’autocura;
4. L’organizzazione del team;
5. sostegno alle decisioni;
6. sistemi informativi.
CHRONIC CARE MODEL
OBIETTIVI:
• Paziente informato e partecipe all’autocura
• Equipe socio-sanitaria competente e proattiva
I livello: supported self-care – Livello di supporto
all’autocura
II livello: disease specific care management – Gestione
del paziente da parte di un equipe multidisciplinare che
utilizza linee guida basate sulle evidenze e percorsi
clinico – assistenziali condivisi.
III livello: case management- Rivolto a pazienti
particolarmente complessi che rischiano
l’istituzionalizzazione o un prolungamento della
degenza all’interno delle strutture sanitarie.
MODELLO CASA DELLA SALUTEIl Percorso del modello della Casa della Salute nella Regione Lazio:
MODELLO PER INTENSITA’ DI CURE
• SUDDIVISIONE DEI POSTI LETTO IN
BASE ALL’INTENSITA’ DI CURE
• COSTITUZIONE DELLE EQUIPES
BASATA SULLA REALE
COMPLESSITA’ ASSISTENZIALE
DELL’UTENTE
INTENSITA’ DI CURA
INSTABILITA’ CLINICA
+
COMPLESSITA’ ASSISTENZIALE
=
INTENSITA’ DI CURE
• MEWS : determina l’instabilità clinica del
paziente (attraverso la rilevazione di 5 parametri
vitali)
• IDA (Indice di Dipendenza Assistenziale):
determina l’impegno assistenziale.
MODELLO PER INTENSITA’ DI CURE
COMPLESSITÀ ASSISTENZIALE = progetto a elevata integrazione per la presa in carico della persona assistita e dei caregivers e può essere un utile riferimento di definizione assistenziale quando il progetto di vita della persona è a rischio, ovvero è compromesso/”invalidato”, oppure necessita di essere riportato alla possibilità di essere gestito direttamente dalla persona/caregiver*
INSTABILITA’/GRAVITA’ CLINICA= alterazione dei parametri fisiologici che definisce pazienti a rischio di rapido deterioramento clinico o morte.
* Silvestro A., Maricchio R., Montanaro A., Molinar Min M., Rossetto P.; “La complessità assistenziale. Concettualizzazione, modello di analisi e metodologia applicativa”; McGraw-Hill, Milano 2009;
GLI STRUMENTI SCELTI
Tri-co: triage di corridoio, utilizzato nel 2007
che misura l'instabilità clinica e la complessità
assistenziale e ci fornisce un solo indice
utilizzando due schede:
MEWS : determina l’instabilità clinica del
paziente (per la rilevazione di 5 parametri
vitali)
IDA (Indice di Dipendenza Assistenziale):
determina l’impegno assistenziale.
INDICE DI MEWS
INDICE DI DIPENDENZA ASSISTENZIALE
INTENSITA’ DI CURA
AMBULATORI INFERMIERISTICI
TERRITORIALI*
PSN 1998-2000: indicazioni operative ai concetti di :
continuità assistenziale;
Integrazione socio-sanitaria
Deospedalizzazione dell’assistenza
“[….]l’attivazione dei percorsi di accesso del cittadino ai
servizi sanitari garantiti, dalla prestazione al ricovero
ospedaliero , con metodi e tempi certi, attraverso
sistemi intelligenti, attivabili in rete con tutti i soggetti
erogatori di servizi e prestazioni”
* M. D’Innocenzo- Nuovi modelli organizzativi per l’assistenza infermieristica- l’ambulatorio infermieristico
territoriale- centro scientifico editore.
AMBULATORI INFERMIERISTICI
TERRITORIALI*
D.Lgs N. 229 del 19 giugno 1999 – Norme per la razionalizzazione del SSN, sottolina:
Art.3-quater: “ rivalutazione “ del distretto come centro di programmazione , di coordinamento e di costo, “ dotato di autonomia tecnico-gestionale ed economico-finanziaria” ;
Art. 3-quinquies: comma 1 punto a) “ il distretto garantisce l’assistenza primaria…la continuità assistenziale, attraverso il coordinamento e l’approccio multidisciplinare, in ambulatorio e a domicilio, tra medici di medicina generale, pediatri, servizi di guardia medica e presidi specialistici ambulatoriali….e le strutture operative…..organizzate in base al modello dipartimentale; comma 2, punto d) ( il distretto garantisce) “ attività o servizi rivolti a disabili e anziani”; comma2, punto e) ( il distretto garantisce) “ attività o servizi di assistenza domiciliare integrata”,
Art.3-septies: integrazione socio-sanitaria.
* M. D’Innocenzo- Nuovi modelli organizzativi per l’assistenza infermieristica- l’ambulatorio infermieristico territoriale- centro scientifico editore.
AMBULATORI INFERMIERISTICI
TERRITORIALI*
In questo processo di cambiamento dell’assistenza sanitaria la professione infermieristica avverte la necessità di istituire gli Ambulatori Infermieristici Territoriali, struttura che fa riferimento a concetti quali:
Sviluppare l’offerta dei servizi sanitari territoriali;
Garantire una continuità assistenziale;
Diversificare l’assistenza attraverso la diffusione di strutture innovative.
* M. D’Innocenzo- Nuovi modelli organizzativi per l’assistenza infermieristica- l’ambulatorio infermieristico territoriale- centro scientifico editore.
AMBULATORI INFERMIERISTICI
TERRITORIALI*
Gli Ambulatori Infermieristici Territoriali strutture a gestione infermieristica in grado di :
Proporre risposte adeguate alla domanda di salute;
Semplificare le procedure burocratiche;
Migliorare la possibilità di accesso dei cittadini ai servizi.
* M. D’Innocenzo- Nuovi modelli organizzativi per l’assistenza infermieristica- l’ambulatorio infermieristico territoriale- centro scientifico editore.
IL PERCORSO DI ATTIVAZIONE DEGLI AMBULATORI
INFERMIERISTICI TERRITORIALI( AA.II.TT) ESPERIENZA
DELLA ASL ROMA B*
Inizio percorso nel 1999, obiettivi aziendali e Piano di Intervento sui servizi Territoriali 1999-2000;
Finalità: migliorare l’accessibilità ai servizi sanitari; punto di ascolto e orientamento in grado di mettere in rete i servizi territoriali , ospedalieri e domiciliari; rispondere alle richieste dell’utenza di prestazioni ambulatoriali di natura infermieristica;
Intensa campagna pubblicitaria attraverso incontri informativi con la popolazione locale.
Adozione di strumenti adeguati costituiti da una documentazione rappresentata da cartella infermieristica e schede di valutazione.
Utilizzo di linee guida, protocolli e procedure assistenziali
* M. D’Innocenzo- Nuovi modelli organizzativi per l’assistenza infermieristica- l’ambulatorio infermieristico territoriale- centro scientifico editore.
INFERMIERE DI FAMIGLIA
L’infermiere di Famiglia e di comunità
rappresenta l’evoluzione di funzioni professionali
già svolte per la salute della collettività che il
mutamento dei bisogni socio-sanitari dei cittadini
rende necessaria per la qualità delle cure e la
sostenibilità.
In Italia la figura dell'infermiere di famiglia è
regolamenta dalla Legge n. 43 del 1 Febbraio
2006, insieme a quella dell'Infermiere di
Comunità. La sua diffusione è però ancora poco
comune nel nostro Paese, un gap che l'AIFeC,
Associazione Infermieri di Famiglia e di
Comunità, sta da tempo cercando di colmare.
INFERMIERE DI FAMIGLIA
L'infermiere di famiglia è uno specialista in terapie riabilitative e socio-sanitarie che si occupa del benessere e della prevenzione di patologie di un intero nucleo familiare in ambito extra-ospedaliero;
l'infermiere di famiglia è colui “che si occupa, il più delle volte, dei bisogni dei cittadini che una volta fuori dell’ospedale sono spesso abbandonati a se stessi dal punto di vista dell’assistenza” *
Molti infermieri operano con diversi ruoli nelle cure primarie, ma la novità sta nella proattivitàe nell’estensione dell’assistenza alle famiglie e alla comunità.
*Barbara Mangiacavalli, Presidentessa della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche)
INFERMIERE DI FAMIGLIA
Salute 21 –OMS (1998)
Obiettivo: pieno potenziale di salute per tutti
The Family HealthNurse –L’infermiere di
famiglia
“Il perno (assieme al medico) della rete di servizi”
Promuovere e proteggere la salute di tutta la
popolazione lungo tutto l’arco della vita
Ridurre l’incidenza delle malattie e degli
incidenti più comuni ed alleviare le sofferenze che
questi causano.
“Health21: la salute per tutti nei 21°secolo” 1998
INFERMIERE DI FAMIGLIA
promozione della medicina territoriale,
assegnando un ruolo strategico alle cure
primarie
Rafforzamento dell’assistenza sanitaria sul
territorio:
UCCP(Unità Complesse di Cure Primarie):
multiprofessionale, multidisciplinare e
multisettoriale.
aperta al pubblico 12/24
Decreto Legge n. 158 del 13 settembre 2012 “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese
mediante un più alto livello di tutela della salute”
INFERMIERE DI FAMIGLIA
E’ presente durante tutto il continuum assistenziale
Promozione della salute: interventi educativi
Prevenzione della malattia : primaria, secondaria, terziaria
Attiva le risorse informali (vicinato, associazioni, familiari..)
Valutazione ambiente (rischi ambientali)
Case Manager
“…aiuterà gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica o nei momenti di stress trascorrendo buona parte del suo tempo a lavorare al domicilio dei pazienti e con le loro famiglie. Tali infermieri daranno consigli riguardo gli stili di vita ed i fattori comportamentali di rischio ed assistono la famiglia in materia di salute. Attraverso la diagnosi precoce possono garantire che i problemi sanitari delle famiglie siano curati al loro insorgere…”
“The family health nurse –Context, conceptual framework and curriculum” 27/10/2000
INFERMIERE DI FAMIGLIA
Competenze sociali
Conoscenza della rete di servizi
“…con la conoscenza della salute pubblica, delle tematiche sociali e delle altre agenzie sociali, sono in grado di identificare gli effetti dei fattori socioeconomici sulla salute delle famiglia e indirizzarla alle strutture più adatte..”.
Facilitano la dimissione precoce
Agiscono da tramite tra la famiglia e il MMG
Potenzia il coinvolgimento della comunità
Incrementa risorse e potenziali della comunità.
“… giocherà inoltre un ruolo importante nel potenziamento della comunità e del lavoro congiunto con queste per incrementare le risorse e i potenziali e perché queste riescano a trovare soluzioni proprie ai loro problemi.”
“The family health nurse –Context, conceptual framework and curriculum” 27/10/2000
“Secondo me la missione delle cure
infermieristiche in definitiva è quella di
curare il malato a casa sua (…) intravedo
la sparizione di tutti gli ospedali e di tutti
gli ospizi. (…) ma a che cosa serve parlare
ora dell’anno 2000”
(Florence Nightingale, Pasqua 1889 )
Recommended