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La Rassegna Stampa è consultabile
nel sito: www.ancesicilia.it
Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - info@ancesicilia.it – www.ancesicilia.it
24 settembre 2019
Rassegna stampa
Del
24 settembre 2019
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Servizio a pag. 10
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Pagina 1 di 3 PALERMO
Servizio a pag. 20
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Servizio a pag. 15-16
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Imprese in crisi, i costruttori tornano all'attacco sul Progetto Italia: chiarire il ruolo di Cassa depositi Mau.S.
Ance replica al viceministro Buffagni: nostra posizione sempre trasparente. «La priorità è riattivare i cantieri»
Costruttori di nuovo all'attacco del piano di salvataggio delle grandi imprese in crisi messo in
piedi da Salini Impregilo e Cassa depositi e prestiti, meglio noto come Progetto Italia. «Credo sia
ora che vengano rese pubbliche le condizioni dell'intervento di Cassa depositi e prestiti», dice il
presidente dell'Ance, Gabriele Buia, «preoccupato per gli effetti distorsivi della concorrenza che
questa operazione può comportare con l'ingresso di capitale pubblico». I costruttori fanno
capire che non si tratta di un problema solo italiano. Anzi. «Anche Bruxelles sta attendendo un
chiaro segnale in tal senso», dice Buia.
La nuova presa di posizione dei costruttori arriva a stretto giro di posta della dichiarazione con
la quale, nel corso di un incontro pubblico, il viceministro allo Sviluppo economico Stefano
Buffagni aveva definito poco trasparente e lineare la posizione dell'associazione sul progetto che
vede in campo Cdp insieme a Salini Impregilo. In pratica, secondo il viceministro l'associazione
avrebbe avversato in pubblico, ma sostanzialmente avallato "in privato" l'operazione.
Una ricostruzione che ora l'Ance smentisce in modo radicale. «È falso che l'Ance abbia espresso
in incontri istituzionali con la Presidenza del Consiglio e i vertici di Cdp posizioni diverse da
quelle che, in modo compatto, ha assunto da mesi di netta contrarietà alla creazione di un
grande polo delle costruzioni a vantaggio di pochi e senza alcuna garanzia per chi sul mercato ci
sta con le proprie forze e senza l'aiuto di nessuno», sottolinea Buia.
Ma non c'è solo il chiarimento sul ruolo di Cdp nel Progetto Italia tra le priorità dei costruttori.
Anzi. Il problema più immediato da affrontare resta quello di riattivare i cantieri.
Per questo i costruttori segnalano l'urgenza di rimettere subito in pista gli investimenti nel
settore, a partire dall'attuazione delle misure incluse negli ultimi decreti varati dal precedente
Governo. «Ci attendiamo che il Governo metta subito mano ai decreti attuativi delle due misure
previste dal decreto crescita, Fondo salva opere e Fondo di garanzia per le Pmi, che per essere
veramente efficaci hanno bisogno di regole chiare e di risorse certe, altrimenti rimangono lettera
morta», si legge nella nota dell'Ance. Serve poi una spinta concreta per rimettere in produzione
grandi e piccole opere. «Dobbiamo fare in fretta con la nomina dei commissari, sul modello
della Napoli-Bari, e sul regolamento del Codice appalti, altrimenti si rischia il vuoto normativo»,
conclude Buia.
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Corruzione, «mazzette» per eseguire lavori senza rispettare i progetti: arrestati tre funzionari Anas in Sicilia
Q.E.T.
Gli arrestati avrebbero dovuto vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori di manutenzione programmata
Tre funzionari dell'Anas di Catania addetti alla manutenzione di strade della Sicilia
Orientale sono stati arrestati in flagranza di reato per corruzione dalla Guardia di finanza, che
ha così messo in luce un giro di mazzette da parte da imprese affidatarie che
eseguivano le opere assegnate loro, secondo l'accusa, «senza rispettare i capitolati tecnici,
proponendo dei ribassi d'asta notevoli ed eseguendo lavori di qualità inferiore per trarne un
profitto, che poteva arrivare al 20% del valore dei lavori appaltati». La conseguenza era un
abbassamento degli standard di sicurezza sulle arterie stradali.
Gli arrestati, che avrebbero dovuto vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori di manutenzione
programmata di strade e raccordi della Sicilia Orientale, ricostruisce l'Ansa, sono i geometri
Riccardo Carmelo Contino, di 51 anni, Giuseppe Panzica, di 48, entrambi capi centro
manutenzione, e un ingegnere, Giuseppe Romano, di 48, responsabile manutenzione
programmata. I tre sono stati bloccati non appena si erano spartiti 10mila euro consegnati negli
uffici dell'Anas di Catania da un imprenditore nisseno.
L'operazione, denominata «Buche d'oro», ha svelato quello che gli investigatori hanno definito
«un sistema di dimensioni molto più ampie». Una decina gli imprenditori
indagati in un'inchiesta che vede coinvolti, secondo quanto affermato dagli investigatori, anche
altri funzionari dell'Anas e numerosi imprenditori.
Il Procuratore della Repubblica a Catania Carmelo Zuccaro ha detto che il sistema «si protrae da
alcuni anni e coinvolge i vertici dell'Anas della Sicilia Orientale ed i funzionari di
grado inferiore». Nel corso di alcune perquisizioni nella sede dell'Anas di Catania sono stati
rinvenuti e sequestrati contanti per circa 25mila euro circa, denaro che secondo gli inquirenti
sarebbe riconducibile agli episodi di corruzione più recenti. Al momento del blitz delle Fiamme
Gialle sono stati trovati 3.300 euro nell'uffici di due dei funzionari arrestati. Uno dei tre, che nel
frattempo si era allontanato dalla sede dell'Anas, venuto a conoscenza dell'intervento in corso,
prima di rientrare al lavoro aveva gettato via dal finestrino della sua auto 3mila euro in contanti
che gli erano stati appena consegnati.
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Campogalliano-Sassuolo, sbloccata dopo anni la bretella del distretto della ceramica
Ilaria Vesentini
Al Cersaie l'annuncio che il nuovo Governo ha messo la firma sul progetto esecutivo dell'asse autostradale da 15 km tra l'A22 e la Ss 467
Il 37° Salone internazionale della ceramica si è aperto ieri a Bologna con una notizia che il
distretto di Sassuolo – dove si concentra l’80% della produzione nazionale di piastrelle -
attendeva da decenni: il nuovo Governo ha messo la firma sul progetto esecutivo della bretella
Campogalliano-Sassuolo, l'asse autostradale di 15 km tra la A22 e la statale 467 che permetterà
non solo di sbloccare le file di oltre 4mila camion che ogni giorno intasano e inquinano il più
importante polo ceramico occidentale, ma anche di collegare gli scali ferroviari di Marzaglia e
Dinazzano raddoppiando il ricorso al ferro e all'intermodalità per trasportare un “made in Italy”
leader mondiale, che deve l'85% del suo fatturato ai mercati esteri (vale 4,6 miliardi di euro
l'export di piastrelle su 5,4 miliardi di fatturato 2018).
A dare l'annuncio, ieri, nel convegno inaugurale di Cersaie a BolognaFiere è stato il ministro
della Infrastrutture Paola De Micheli: «Venerdì scorso è stato firmato l'accordo sul progetto
esecutivo: si può procedere. Non escludo possano essere necessari piccoli correttivi sul progetto
definitivo, comunque ci sarà un tavolo per la definizione, metro per metro, del percorso. Intanto
si può partire». E anche se ci vorranno quattro anni per il taglio del nastro dell'opera da 516
milioni di euro, dopo 40 anni di annunci e quasi vent'anni di iter procedurali, <l'avvio di una
stagione di dialogo tra il Governo e gli attori dell'economia reale è già di buon auspicio,
soprattutto di fronte ai dati previsionali sia interni sia esterni non positivi e alla recessione della
Germania che impatterà sulle nostre filiere industriali>, afferma il numero uno di Confindustria
nazionale, Vincenzo Boccia.
A breve – assicura il neoministro - ci saranno notizie da Roma anche sul Passante di Bologna,
snodo cruciale non solo per i distretti emiliani ma per tutto il Paese, così come, grazie alla
nomina immediata da parte del Governo di un commissario per l'autorità portuale di Ravenna (i
vertici sono stati sospesi a causa di un'inchiesta su un incidente ambientale), resta confermata
entro fine mese l'uscita del bando di gara per i lavori di approfondimento dei fondali del porto
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romagnolo, altra opera essenziale per i ceramisti, perché qui arrivano argilla e materie prime
dall'Est.
Il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, assicura a sua volta che «tra pochi
giorni sarà firmato il progetto definitivo della Cispadana, autostrada regionale per collegare
velocemente all'Europa non solo il distretto ceramico ma anche quello biomedicale, unendo
Autobrennero e A13. Non ci sarà Governo che potrà fermarla, perché abbiamo trovato l'accordo
per i 300 milioni di euro che mancavano per la sua realizzazione (1,35 miliardi il costo totale dei
67 km, ndr) e sarò io a convocare la conferenza servizi entro Natale». Quindi prima di fine
mandato, poiché è stata ufficializzata ieri la data del 26 gennaio 2020 per le elezioni regionali.
Le infrastrutture sono state dunque le protagoniste della giornata di apertura di Cersaie 2019,
con i suoi 161mila mq di stand e 869 aziende da 40 Paesi che mostrano il meglio della
produzione ceramica mondiale e dove la manifattura tricolore resta il benchmark indiscusso.
«Ma noi imprenditori non possiamo continuare a essere gli unici a investire sulla competitività
del made in Italy», rimarca il presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani,
ricordando i 2 miliardi di euro spesi dalle imprese di Sassuolo in quattro anni in tecnologie
all'avanguardia, soprattutto per le grandi lastre. A dispetto di una domanda interna ferma su
valori dimezzati rispetto al 2008 e dove se non riparte l'edilizia non ripartono le vendite di
piastrelle, sanitari e refrattari. Non bastano le rassicurazioni arrivate ieri dal ministro allo
Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che gli incentivi al Piano Industria 4.0 saranno
prorogati.
A minare la competitività della ceramica italiana ci sono anche questioni come le norme Ue
sull'emission trading e il dumping cinese: «In termini di emissioni di CO2 siamo l'eccellenza
mondiale e questo grazie a investimenti in sostenibilità e innovazione che hanno inciso tra l'8 e
il 9% del nostro fatturato negli ultimi anni – afferma Savorani –. Imporre un ulteriore taglio del
23% delle emissioni entro il 2030 è come chiedere a chi ha già perso tutti i chili in eccesso di
morire di fame. Vanno favoriti i fattori competitivi del sistema Paese, in primis energie e
infrastrutture, perché le crisi non si risolvono con la cassa integrazione e tassare i redditi di
impresa più di quelli finanziari vuole dire penalizzare il lavoro».
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Torino-Lione, pronti i primi 9 chilometri del tunnel di base della Tav
Filomena Greco
La fresa Federica ha buttato giù l'ultimo diaframma. Virano, direttore generale di Telt: «Entro il 2020 si concluderà l’intero iter degli appalti per assegnare i lavori sui due versanti»
La fresa Federica butta giù il diaframma che unisce la galleria di Saint Martin La Porte e la
discenderia di La Praz, sul versante francese della Torino-Lione, alle 11.35 del mattino. Si
concludono così i lavori per la realizzazione dei primi 9 chilometri del tunnel di base che
collegherà Italia e Francia con una ferrovia a doppio tunnel. Trentotto mesi di scavo, in media
10-15 metri al giorno, con una fresa progettata per lavorare nella roccia ricca di carbone. Un test
impegnativo dal punto di vista tecnico, per la tendenza delle pareti rocciose a convergere, ma
portato a conclusione nel rispetto di tempi e budget, con 450 addetti impegnati nei lavori.
Spinta da 8 motori da Formula Uno, con un diametro di 11 metri e 1,3 milioni di materiale di
scavo movimentati, la fresa ha lavorato come una fabbrica ambulante, per scavare e
contestualmente posizionare i materiali di rivestimento della galleria.
Saranno 7 le frese impegnate sul campo a partire dal 2021 sui diversi fronti di scavo, come
ricorda Mario Virano, direttore generale di Telt. «Entro il 2020 si concluderà l’intero iter degli
appalti per assegnare i lavori sui due versanti, dal 2021 al 2026 si passerà alla fase di scavo
meccanizzato». In totale saranno 115 i chilometri della galleria, 57,5 per ogni senso di marcia,
per un’opera che nel complesso vale 8,6 miliardi, con due cantieri principali, a Saint-Martin-La-
Porte e a Saint-Julien-de-Montdenis, lato Francia, dove si sta lavorando per realizzare l’imbocco
del tunnel e la tranchée cuverte, e a Chiomonte, lato Italia, dove si amplierà il cantiere della
Maddalena oggi in manutenzione per avviare lo scavo in direzione Susa.
Da La Praz il neo ministro francese ai Trasporti, Jean-Baptiste Djebbari – che ha preso il posto
di Elisabeth Borne, passata alla Transizione ecologica e solidale – ha ribadito l’appoggio della
Francia all’opera, «determinante per ridurre i tempi di percorrenza e l’impatto del traffico
pesante» ha aggiunto il ministro ricordando i tre milioni di camion che attraversano il confine in
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media all’anno. E a chi chiedeva un commento sull’assenza del Governo italiano ha risposto:
«Evito di pensare al posto del governo italiano e non conosco le questioni italiane». Il ministro
ha poi ricordato di aver incontrato la sua omologa italiana, Paola De Micheli la scorsa settimana
a Bruxelles e ha espresso soddisfazione per la volontà del Governo italiano di voler procedere
«in maniera rapida». In occasione della cerimonia di ieri, però, la delegazione italiana è risultata
assai scarna. Oltre alla mancanza del ministro De Micheli e di rappresentanti dell’Esecutivo,
erano assenti anche le istituzioni locali, a cominciare dalla Regione Piemonte. Per il ministro
una questione di agenda e, forse, anche di opportunità politica. Mentre la giunta piemontese era
impegnata in un bilaterale con la Liguria programmato da tempo, con il presidente Alberto Cirio
e l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi che incontreranno i vertici di Telt domani a Chiomonte.
In visita al cantiere Philippe Chantraine, rappresentante della Commissione europea, è tornato
sulla questione dei fondi da destinare al collegamento transnazionale e parla di un «sostegno
rinforzato» all’opera, in riferimento alla volontà di aumentare la quota europea dal 40 al 55%
per il futuro, al netto degli 813 milioni già stanziati per il periodo di programmazione 2014-
2020, che saranno prorogati al 2021 per recuperare il ritardo di circa due anni sul ruolino di
marcia stabilito nel 2015 dal Grant Agreement sottoscritto da Italia, Francia e Unione europea.
Ora si punta ai bandi aperti: entro il 30 novembre le aziende qualificate a fare i lavori in Francia
riceveranno il capitolato dei lavori (valore 2,3 mld), lo stesso passaggio si farà entro la
primavera per i lavori lato Italia (poco più di un miliardo).
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Brescia, accordo quadro da 55 milioni la manutenzione e lo sgombero neve delle strade provinciali
L'appalto è suddiviso in 8 lotti di importo compreso tra 1,7 e 10 milioni. Contratto valido per 4 anni. Scadenza: 25 ottobre
Tenere in funzione e libere da neve e ghiaccio le strade provinciali per quattro anni. È questo il
compito che la Provincia di Brescia intende affidare alle imprese che si aggiudicheranno il
contratto da 55 milioni al centro del bando pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale europea.
Il bando è suddiviso in otto lotti geografici con importi compresi tra 1,7 e 10 milioni di euro. Il
lotto di minore importo riguarda il servizio da svolgere nella zona dell'Alto Garda, quello di
valore maggiore dovrò invece essere svolto nelle aree della Valcamonica e della Franciacorta.
Identico il criterio di valutazione delle proposte che dovranno essere ricevute dalla stazione
appaltante entro il 25 ottobre. Il punteggio maggiore (50 punti) andrà all'impresa che avrà la
migliore valutazione per le «caratteristiche generali della prestazione». Altri 6 punti saranno
destinati all'impresa in possesso dei mezzi migliori e altri 4 a chi saprà evidenziare meglio gli
aspetti di mitigazione ambientale. Il ribasso sulla base d'asta sarà valutato con 30 punti.
Ultima notazione: il bando precisa che l'importo di ogni singolo accordo o potrà essere
aumentato o ridotto di un quinto «senza che l'aggiudicatario possa far valere il diritto di
risoluzione».
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Molo C di Fiumicino, Adr replica ai rilievi Anac: durata e costo proporzionati alla complessità dell'opera
Mau.S.
Per la società che gestisce lo scalo «tutte le fasi di progettazione e esecuzione dell'opera» sono state effettuate secondo le regole
Procedure seguite in modo corretto con costi e tempi adeguati all'entità dei lavori. Adr replica
così airilievi mossi dall'Anac sul maxi-appalto per il Molo C di Fiumicino, di cui abbiamo dato
conto nell'edizione di ieri.
Per Adr «tutte le fasi di progettazione e esecuzione dell'opera», sono state gestite secondo le
regole con procedure accertate «anche da un collegio di esperti indipendenti, presieduto dall'ex
presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, incaricato dalla Società di esaminare la
stessa documentazione acquisita da Anac».
Entrando nel dettaglio dei rilievi mossi, Adr precisa «che la durata e il costo dell'appalto sono
proporzionali all'entità e alla complessità dei lavori (realizzati con lo scalo in costante esercizio),
tenuto conto anche dell'aggiornamento delle opere derivante dallo sviluppo del traffico aereo
come recepito nel nuovo Piano di sviluppo aeroportuale, adottato nel Contratto di Programma
del 2012 mentre i lavori erano in corso, che ha inderogabilmente stabilito il completamento
delle opere e l'entrata in esercizio dell'infrastruttura entro la fine del 2016. Scadenza che è stata
rispettata».
Inoltre, Adr ribadidce che «le varianti introdotte sono giustificate da presupposti normativi
validi e documentati: inoltre, la società di gestione aeroportuale ha inviato tempestivamente
tutte le schede con i dati delle varianti adottate all'Osservatorio dell'Autorità Anti Corruzione.
Anche tutti i subappalti autorizzati da Adr sono risultati legittimi e contenuti entro i limiti della
normativa in vigore».
L'ultima precisazione riguarda il cosiddetto premio di accelerazione riconosciuto all'Ati Cimolai.
Sul punto Adr specifica che «che la voce di anticipata esecuzione è stata riconosciuta
all'appaltatore a titolo di sovrapprezzo, giustificato dall'aver eseguito i lavori con modalità e in
condizioni oggettivamente più gravose del previsto».
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