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Storia della scuola e professionalità docente
Letterio Todaro
Dipartimento di
Scienze della Formazione
UNIVERSITA' Di CATANIA
La scuola italiana durante il fascismoI ministri dell'Istruzione
durante il 'ventennio' fascista(dal 1929 prese il nome di Ministero dell'Educazione Nazionale)
● Giovanni Gentile (31 ottobre 1922 – 1 luglio 1924)
● Alessandro Casati (1 luglio 1924 – 5 gennaio 1925)
● Pietro Fedele (5 gennaio 1925 – 9 luglio 1928)● Giuseppe Belluzzo (9 luglio 1928 – 12 settembre
1929)
La scuola italiana durante il fascismoI ministri dell'Istruzione
durante il 'ventennio' fascista
(dal 1929 prese il nome di Ministero dell'Educazione Nazionale)
● Balbino Giuliano (12 settembre 1929 – 20 luglio 1932)
● Francesco Ercole (20 luglio 1932 – 24 gennaio 1935)
● Cesare Maria De Vecchi (24 gennaio 1935 – 22 novembre 1936)
● Giuseppe Bottai ( 22 novembre 1936 - 6 febbraio 1943)
Il 'dopo Gentile'● All'indomani dell'uscita di Gentile dal Ministero
inizia una progressiva divaricazione tra i 'gentiliani' – sostenitori e difensori della Riforma scolastica del '23 – e il fascismo (nelle sue gerarchie) sempre più avviato verso la svolta di Regime.
● Negli anni seguenti le posizioni tendono sempre più a mostrarsi in tensione critica e oppositiva; la tendenza del fascismo è quella di affermare una visione 'propria' dell'educazione e della scuola, ricadente al di là dei riferimenti e dei supporti offerti dall'autoritarismo della riforma gentiliana
Il 'dopo Gentile'
“Dopo le sue dimissioni dal ministero della
P.I., la preoccupazione maggiore di Gentile
nel campo della scuola fu di curare con la più
estrema vigilanza l'applicazione della sua
riforma. Non ci furono problemi col suo primo
successore alla Minerva, Alessandro Casati.”
(Ostenc)
Il 'dopo Gentile'
● Casati rappresentava una linea di garanzia di sostanziale continuità e fu, anzi, nominato su indicazione dello stesso Gentile
Eppure Casati fu già il primo ad esprimersi nel senso dei possibili 'ritocchi':
“Io intendo nelle sue linee fondamentali mantenere la Riforma, ma forse meglio del Gentile che ne fu il padre, portarvi quei ritocchi che l'esperienza farà ritenere necessaria.”
Il fascismo e la politica dei 'ritocchi' alla riforma scolastica gentiliana
● La politica dei ritocchi inizia, in senso effettivo, col successore di Casati, il ministro Fedele, uomo del fascismo noto per la sua divergenza dalle linee gentiliane e la cui nomina fu già indizio delle intenzioni del fascismo di avviare un cambiamento di rotta in ambito di politica scolastica.
● Fedele tornò ad esprimersi ancora chiaramente nel senso dell'esigenza di apportare opportuni ritocchi: “Il governo provvederà ad apportare alla Riforma quei ritocchi che l'esperienza abbia addidato opportuni.”
La politica dei 'ritocchi'● Il ministro Fedele intervenne innanzitutto
fiancheggiando una poltica di alleggerimento degli Esami di Stato, di fronte ai quali rischiavano di rimanere vittima troppi respinti. Dietro tale politica urgeva la pressione dei ceti medi borghesi di 'allargare' le strettorie del sistema di selezione
● Inoltre Fedele pose nei gangli vitali del Ministero, tra i sottosegretari e gli alti funzionari, uomini a lui vicini e notoriamente polemici verso la riforma gentiliana, al di là della quale si cominciò a creare, specialmente a partire dal 1926 la prospettiva di una più efficace azione di fascistizzazione della scuola per la formazione di una 'coscienza nuova' della nazione incentrata nello spirito della Rivoluzione fascista.
Il problema educativo e l'organizzazione dello Stato fascista
Difatti, dopo la presa del potere e la decisa svolta
autoritaria, inizia già a partire dal 1925 la
costruzione del Fascismo-Regime che comporta
l'inquadramento generale delle strutture
organizzative dello Stato sotto il controllo del Partito
Fascista.
● Renzo De Felice denomina gli anni 1925-29 come
gli anni dell'organizzazione dello Stato fascista.
Il problema educativo e l'organizzazione dello Stato fascista
La formazione dell'uomo nuovo fascista avviene attorno alla Scuola, ma sicuramente anche oltre la Scuola:
Legge 3 aprile 1926:
istitutiva dell'Opera Nazionale Balilla:
Ente Morale per l'assistenza e l'educazione fisica e morale della gioventù
L'O.N.B. e la cooptazione fascista della gioventù
Il problema educativo e l'organizzazione dello Stato fascista
R.D. 20 novembre 1927, n. 2341
L' O. N. B. assume l'incarico dell'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole, disciplina obbligatoria a partire dalla terza elementare
R.D., 9 gennaio 1928 n. 25 e 9 aprile 1928 n. 696
Il governo fascista ordina lo scioglimento e la fusione nell'ONB di tutte le organizzazioni giovanili non fasciste.
Il problema educativo e l'organizzazione dello Stato fascista
● La creazione dell'O.N.B. e la precisazione dei suoi compiti educativi avrebbe finito per creare un rapporto quantomeno ambiguo rispetto alle istituzioni scolastiche; in effetti, pur ponendosi come organismo complementare alla scuola, l'O.N.B. venne progressivamente ad incorporare nelle sue funzioni educative le dimensioni specifiche e le priorità attese dal Regime in tema di formazione della gioventù: inoltre, l'O.N.B. riuscì a mantenere un'autonomia istituzionale rispetto alla scuola, capace di assicurarle libera iniziativa ed intraprendente operosità
Il problema educativo e l'organizzazione dello Stato fascista
● Inoltre assorbendo in sé le funzioni precedentemente assegnate al Patronato scolastico, l'O.N.B. si ricavò uno spazio importante dentro gli stessi spazi dell'istituzione 'scuola' gestendo per esempio, biblioteche, campeggi, colonie, refezione, ricreatori, assistenza alle famiglie povere con distribuzione gratuita di materiale scolastico (libri-quaderni), vestiario e scarpe. Negli anni '30, infine, sempre con maggior insistenza i loghi e le insegne dell'organizzazione iniziano a campeggiare nelle pagelle scolastiche, nelle raffigurazioni dei libri, nelle copertine dei quaderni e dei diari scolastici
L'iconografia fascista, l'educazione e la cattura dell'immaginario collettivo
Scuola e O.N. B. tra attriti e collaborazione● Le competenze dell'O.N.B. spesso, dunque,
rischiavano di sovrapporsi ed entrare 'in conflitto' rispetto alle funzioni degli organismi scolastici;
d'altra parte, rimanendo in linea di principio l'iscrizione all'O.N.B. non obbligatoria, fu tuttavia pesante la pressione delle gerarchie fasciste sulla scuola affinché essa diventasse una sorta di 'ponte naturale' verso la confluenza dell'infanzia e della gioventù nelle organizzazioni di regime, completando la condizione di 'scolari' con quella di 'balilla' e 'avanguardisti' . La scuola divenne, pertanto, uno dei principali luoghi di propaganda e un 'serbatoio' per lo sviluppo delle organizzazioni giovanili del Regime
Scuola e O.N. B. tra attriti e collaborazione
'Naturale' fu anche la concessione all'O.N.B. di spazi scolastici, soprattutto palestre e cortili, per lo svolgimento pomeridiano e 'doposcolastico' di attività ludiche e ginnico-sportive.
L'espansione delle azioni dell'O.N.B. in 'territorio scolastico' divenne comunque sempre più massiccio negli anni seguenti, attraverso l'assegnazione di compiti diretti a organizzare corsi d'alfabetizzazione per adulti, scuole rurali, scuole serali, corsi speciali d'igiene e profilassi sanitaria a livello di cultura popolare, avendo libertà anche di nominare insegnanti a tale specifico scopo.
Scuola e O.N. B. tra attriti e collaborazione
● Anche quando nel 1929 il Ministero della P.I. fu trasformato in Ministero dell'Educazione Nazionale e le competenze dell'O.N.B. furono richiamate all'interno dell'area di controllo di tale Ministero, l'organizzazione continuò a godere di larga autonomia di direzione politica, di azione, di iniziativa, di gestione e di amministrazione, riferendosi di fatto alla guida del suo Presidente.
● Di fatto, il Regime puntò sull'O.N.B. come forza propulsiva per 'fascistizzare' dall'interno gli ambienti scolastici, tendenzialmente conservatori e 'refrattari' a lasciarsi completamente convertire allo spirito della Rivoluzione fascista
Fascismo e scuola: un difficile rapporto
● Il compimento di un'opera penetrante volta a 'fascistizzare' fino in fondo la scuola fu sempre una preoccupazione aperta e 'una spina nel fianco', ben presente alla consapevolezza delle gerarchie del Regime: di fatto, ben presto si comprese, l'estrema difficoltà dell'obiettivo e divenne piuttosto chiaro che al di là di tutti i possibili interventi normativi, la questione fondamentale rimaneva la 'fascistizzazione' del corpo docente e la creazione di un clima di 'consenso' attivo fra gli insegnanti.
La fascistizzazione degli insegnanti: tra disciplina, autoritarismo e ricerca del consenso
“Il Governo esige che la Scuola si ispiri alle idealità del fascismo, esige che la Scuola non sia, non dico ostile, ma nemmeno estranea al fascismo, esige che la Scuola in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti educhi la gioventù italiana a comprendere il fascismo, a rinnovarsi nel fascismo a vivere nel clima storico creato dalla rivoluzione fascista.”
● (B. Mussolini, Discorso al congresso della Corporazione fascista della scuola, dicembre 1925)
La fascistizzazione degli insegnanti: tra disciplina, autoritarismo e ricerca del consenso
Tra il 1925 e il 1926, con l'introduzione delle 'leggi fascistissime', fu abolito il diritto di associazione, di conseguenza tutti i sindacati e le libere associazioni tra lavoratori furono messe fuorilegge. Ai pubblici funzionari fu fatto divieto di appartenere ad organismi sindacali. L'U.M.N., la F.N.I.S.M., ed anche le organizzazioni tra insegnanti cattolici, furono costrette a sciogliersi. Nacque nel 1925 l'Associazione Nazionale Insegnanti Fascisti, trasformata poi nel 1931 in Associazione Fascista della Scuola, a cui furono 'invitati' a tesserarsi tutti gli insegnanti dei diversi gradi d'istruzione.
La 'controriforma' del ministro Belluzzo
● Tra il '28 e il '29, sotto il ministero di Belluzzo,
avvengono almeno tre passaggi normativi
capaci di infliggere una stroncatura definitiva
all'assetto gentiliano della scuola
La 'controriforma' del ministro Belluzzo● Il primo riguardò la riorganizzazione dei profili della
scuola tecnica di carattere post-elementare, con la soppressione delle malriuscite 'scuole complementari', degli inconsistenti e deboli 'corsi integrativi' e l'acquisizione sotto il controllo del M.E.N. di una serie di corsi di tipo professionale, fino ad allora lasciati alla gestione del Ministero dell'Economia, dell'Industria e del Commercio.
● In breve, Belluzzo istituì diversi rami di Scuole di Avviamento Professionale, corrispondenti alla preparazione nelle occupazioni agrarie, in alcuni settori dell'industria e nel commercio. Il tentativo fu di migliorare specialmente sul lato della cultura tecnica e applicativa, quei 'canali di scarico' per le 'scuole di popolo' previsti nella riforma gentiliana che più si esponevano a vecchi anacronismi
La 'controriforma' del ministro Belluzzo
● L'istituzione delle Scuole di Avviamento
Professionale mirò alla “preparazione di
manodopera esecutiva da inserire direttamente
nelle attività produttive dei vari settori con il
duplice fine di mettere gli allievi nelle condizioni di
adempiere all'obbligo scolastico e di ricevere un
addestramento pratico, accompagnato da alcune
cognizioni di carattere teorico ritenute utili per
raggiungere una qualifica nel lavoro.” (Ambrosoli)
La 'controriforma' del ministro Belluzzo
● La seconda operazione di 'strappo' rispetto allo spirito della riforma gentiliana fu costituito dalla introduzione della Legge 7 gennaio 1929, n.5 con la quale si impose l'istituzione del Libro Unico di Stato nella scuola elementare.
● A livello politico-culturale e pedagogico rappresentò una delle operazioni più pesanti di 'indottrinamento' tentate dal Regime fascista, diretto verso la realizzazione di uno Stato totalitario. La lettura nella scuola elementare veniva uniformata e omologata, ridotta ad un modello ideologico unico imposto dall'alto.
La 'controriforma' del ministro Belluzzo
“Quella legge, costringendo tutti i maestri ad
adoperare come strumento di educazione il libro
pensato e compilato secondo la più rigida fedeltà al
regime, costituiva l'imposizione più oppressiva che
si potesse operare nel campo della scuola.”
(Bertoni Jovine)
La 'controriforma' del ministro Belluzzo
● “Il libro di testo di Stato, dello Stato fascista, dovrà essere un capolavoro didattico e tecnico; il suo contenuto deve educare gli adolescenti nella nuova atmosfera creata dal fascismo e plasmare loro una coscienza consapevole dei doveri del cittadino fascista e di quello che l'Italia è stata nella storia, nelle lettere, nelle scienze, nelle arti, di quello che essa può diventare in un domani del quale tutti desideriamo essere attori...”
(B. Mussolini, discorso al Consiglio dei Ministri,
1° novembre 1928)
La 'controriforma' del ministro Belluzzo● La legge istitutiva del Libro Unico di Stato
rappresentò un colpo mortale inferto alla libertà della scuola e segnò il punto di distacco più grave e 'senza ritorno' rispetto a quella altezza pedagogico-didattica e morale della Riforma elementare dettata qualche anno prima da Lombardo Radice.
● Da ricordare, tra l'altro, come negli di Direzione dell'Istruzione Elementare, lo stesso Lombardo Radice avesse nominato una Commissione Ministeriale diretta proprio a promuovere il rinnovamento qualitativo dei libri di lettura in senso linguistico, letterario, estetico, facendo della qualità e della ricchezza del libro di lettura un punto di scommessa fondamentale del rinnovamento della vita scolastica
La 'controriforma' del ministro Belluzzo
● Lettera di Lombardo Radice a Gentile del
15 novembre 1928:
“Proprio in questi giorni è crollata la riforma della scuola elemntare voluta da te, con il decreto del libro unico, che svuota quel tentativo nostro di organizzazione della scuola, che pur nominalmente continua a sussistere come cosa tua che rimane...
[La riforma] ora è ferita a morte. E' inutile attenuare la cosa. E' stato l'ultimo colpo dopo tanti altri gravissimi, anche se meno appariscenti...”
La fascistizzazione del libro di testo della scuola elementare
● La legge 7 gennaio 1929 stabiliva, dunque, l'introduzione del libro unico di Stato a partire dall'a.s. 1930-31.
● Si trattò di un formidabile strumento per la creazione di un modello di uniformità riflettente l'unità della Scuola fascista
● “L'uso di questo manuale era obbligatorio, sia nelle scuole private che in quelle pubbliche. Il legislatore giustificò questo provvedimento con l'esigenza di assicurare alle nuove generazioni un'educazione strettamente nazionale e fascista.” (Ostenc)
La fascistizzazione del libro di testo della scuola elementare
● La scelta del governo fascista, che di fatto segnava un assoggettamento completo della cultura scolastica alle esigenze totalitarie dello Stato, causò un 'terremoto' anche nel mondo dell'editoria scolastica, tagliando fuori dalla libera produzione di testi un'area fondamentale di investimento dell'impresa editoriale. Molti editori specializzati e impegnati nella pubblicazione di cataloghi scolastici per la scuola elementare subirono un colpo durissimo. Il libro unico di Stato era adesso stampato direttamente dallo Stato, presso gli Istituti Poligrafici/Libreria dello Stato
I primi libri unici della scuola fascista
O. Quercia Tanzarella, Sillabario e prime letture (per la prima classe)
O. Quercia Tanarella, Il libro della II classe elementare
G. Deledda, Il libro della III classe elementare
A.S. Novaro, Il libro della IV classe elementare
R. Forges Davanzati, Il Balilla Vittorio. Libro della V classe elementare
Nei libri di Stato abbondano i temi della retorica fascista
I motivi ideologici di riferimento:
● Celebrazione delle principali opere del governo: bonifiche, battaglie del grano, crescita della grande industria italiana
● Slancio vitalista: celebrazione della velocità, delle nuove macchine e delle forze militari a servizio della grandezza della Patria (aviazione, marina, telegrafo, radio, macchine agricole)
Nei libri di Stato abbondano i temi della retorica fascista
I motivi ideologici di riferimento:
● Il riferimento alla vita fascista: adunate, marce, campiscuola, parate, vigorìa fisica, ginnastica
● La rievocazione del 'fascismo' patriottico e 'salvatore' della Patria: il legame con i martiri del Risorgimento e della Grande Guerra, la devozione verso i militi
● Il richiamo alla sobrietà, alla bontà della 'vita semplice', alla dimensione valoriale dell'ordine
Libri di Stato, iconografia e nazionalizzazione delle masse
Edizione 1938, di Maria Zanetti
Libri di Stato, iconografia e nazionalizzazione delle masse
Libri di Stato, iconografia e nazionalizzazione delle masse
La 'controriforma' del ministro Belluzzo
● Il terzo 'passaggio' normativo in materia scolastica
avvenuto sotto il ministero Belluzzo e ormai
apertamente distante dallo spirito della riforma
Gentile riguardò in realtà un'operazione più ampia e
determinante per l'assestamento del fascismo nella
società italiana, ovvero la conclusione dei trattati
lateranensi con i quali si definì il Concordato con la
Chiesa Cattolica. (11 febbraio 1929)
La politica scolastica del fascismo e il Concordato
● A livello ideologico e come segnale di conclusione del Patto bilaterale tra Stato e Chiesa probabilmente l'aspetto più forte riguardò il passaggio formale in cui si affermava che “l'Italia considera fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica.”
● La principale conseguenza fu l'estensione dell'insegnamento della religione nelle scuole medie di ogni ordine e grado.
La politica scolastica del fascismo e il Concordato
“Il Concordato segna la vera sconfitta di Gentile e della scuola gentiliana” (Giarrizzo)
“Il trattato Lateranense costituì una ferma vittoria della Chiesa in campo scolastico” (Bertoni Jovine)
Anche la clausola che stabiliva che le scuole d'istruzione media tenute da enti ecclesiastici e religiosi avrebbero continuato a godere del regime di parità in virtù dell'esame di Stato, di fatto, rappresentava uno sdoganamento a favore della Chiesa; adesso infatti l'istituto della parità non ea più soltanto una Legge dello Stato modificabile, ma l'articolo di un accordo bilaterale
La politica scolastica del fascismo negli anni del consenso (1929-36)
● La fascistizzazione della vita scolastica, più che attraverso le normative imposte dall'alto, avviene comunque attraverso l'adeguamento della vita della scuola all'atmosfera 'rassicurante' e 'addomesticante' costruita attraverso la macchina del consenso:
la scuola con i suoi tempi, i suoi ritmi e le sue attività è immersa nella retorica autocelebrativa del Regime e nelle aule scolastiche rimbalzano gli slogan propagandistici prodotti dalla retorica fascista
La politica scolastica del fascismo negli anni del consenso (1929-36)
● La vita scolastica è internamente regolata, nel suo svolgimento - così come del resto la vita pubblica nazionale - dalle 'liturgie' del calendario fascista a cui corrispondono attività di preparazione, di celebrazione, di esaltazione retorica manifestate attraverso ritualità collettive altamente simboliche: il Natale di Roma, l'anniversario della fondazione dei Fasci di Combattimento; il 24 maggio e soprattutto l'anniversario della marcia su Roma da cui comincia la nuova era fascista. Alle ricorrenze del Regime si intersecano i tempi tradizionali del calendario religioso e delle festività cattoliche
La politica scolastica del fascismo negli anni del consenso (1929-36)
● La fascistizzazione avviene anche e soprattutto sotto
il profilo della irrigimentazione ideologica della
quotidianeità di vita scolastica: la ridondanza della
propaganda contagia le letture, lo svolgimento dei
temi, l'autorappresentazione della scuola nella
diaristica e nei giornali scolastici, la selezione dei
riferimenti storici e culturali che orientano lo
svolgimento dei programmi.
La politica scolastica del fascismo negli anni del consenso (1929-36)
Esercizi di aritmetica tratti dal quaderno di un bambino frequentante la I classe elementare presso la Scuola “Cesare Battisti” di Catania – anno 1930
● Le addizioni riproducono immagini stilizzate di 'piccole italiane'.
La politica scolastica del fascismo negli anni del consenso (1929-36)
E gli insegnanti?
Tendenzialmente più evidente fu il consenso al Regime manifestato dal insegnanti elementari, mentre più 'neutrale' e 'agnostica' si mantenne la posizione in genere degli insegnanti secondari. Tuttavia, la pressione del sistema istituzionale (controllo delle autorità scolastiche, meccanismi di tesseramento, minacce di dispensa dal servizio e di licenziamento per chi si dovesse trovare in condizioni di incompatibilità con le direttive politiche di Governo) rese complessivamente acquiescente – anche quando non espressamente aderente all'indirizzo ideologico del regime – il mondo della scuola. Insomma, tra prevalenti atteggiamenti di silenziosa passività o di conformismo, il fascismo guadagnò consensi anche dentro il mondo degli insegnanti e della scuola.
La 'bonifica della scuola'● Un'ulteriore pressione autoritaria sul mondo della
scuola fu esercitata sotto il Ministero De Vecchi, che lanciò l'operazione da lui denominata di 'bonifica fascista'. De Vecchi costituiva uno dei più alti gerarchi del fascismo e già simbolicamente fu il primo a presentarsi nelle vesti di Ministro dell'Educazione Nazionale in uniforme e camicia nera.
● Si trattò di un periodo (1935-36) di pesante irrigidimento dell'opera di fascistizzazione, attraverso una stretta verticistica che riportava alla persona del Ministro un'inflessibile 'unità di comando'
La 'bonifica della scuola'
In questa operazione, che seguiva una logica quasi poliziesca, il ministro avocava direttamente a sé la nomina dei provveditori e dei professori universitari e il potere di trasferimento degli insegnanti di ogni ordine e grado.
Altro segnale di pesante svolta idelogica fu l'introduzione nelle scuole tecniche dell'insegnamento di 'cultura militare'.
La politica scolastica del fascismo e la mistica totalitaria (1936-40)
● La scuola è tragicamente coinvolta nell'emanazione delle Leggi Razziali:
Il R.D. 5 settembre 1938, n.1390 riguarda l'assunzione di Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista:
Art. 1. All'ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto; nè potranno essere ammesse all'assistentato universitario, nè al conseguimento dell'abilitazione alla libera docenza.
Art. 2. Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica.
Art. 3. A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le scuole di cui al precedente art. 1, saranno sospesi dal servizio; sono a tal fine equiparati al personale insegnante i presidi e direttori delle scuole anzidette, gli aiuti e assistenti universitari, il personale di vigilanza delle scuole elementari. Analogamente i liberi docenti di razza ebraica saranno sospesi dall'esercizio della libera docenza
La politica scolastica del fascismo e la mistica totalitaria (1936-40)
● La scuola è tragicamente coinvolta nell'emanazione delle Leggi Razziali:
Il R.D. 15 novembre 1938, n.1779, integra il decreto precedente
art.1: A qualsiasi ufficio od impiego nelle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, frequentate da alunni italiani, non possono essere ammesse persone di razza ebraica...
Art. 3. Alle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche o private, frequentate da alunni italiani, non possono essere iscritti alunni di razza ebraica. è tuttavia consentita l'iscrizione degli alunni di razza ebraica che professino la religione cattolica nelle scuole elementari e medie dipendenti dalle Autorità ecclesiastiche
Art. 4. Nelle scuole d'istruzione media frequentate da alunni italiani è vietata l'adozione di libri di testo di autori di razza ebraica. Il divieto si estende anche ai libri che siano frutto della collaborazione di più autori, uno dei quali sia di razza ebraica; nonché alle opere che siano commentate o rivedute da persone di razza ebraica.
Il ministro Bottai e la Carta della Scuola
L'ultimo importante intervento di revisione
dell'assetto scolastico in epoca fascista si ebbe per
l'intervento del Ministro Giuseppe Bottai, deciso a
riorganizzare nuovamente l'impianto della scuola
italiana intervenendo significativamente nel
ridisegnare alcuni aspetti caratterizzanti la Riforma
Gentile. In tal senso, Bottai preparò un documento,
la Carta della Scuola, presentata al Gran Consiglio
del Fascismo il 15 febbraio 1939.
Il ministro Bottai e la Carta della Scuola
● La logica che ispirava l'azione di Bottai era dettata dai seguenti criteri:
Porre fine ai 'ritocchi' alla riforma gentiliana giudicata ormai inadeguata agli sviluppi della civiltà fascista e operare una 'riforma radicale'; la riforma di Gentile doveva considerarsi come un “fondamento storico su cui edificare il nuovo.”
Recuperare l'apertura della scuola verso il mondo del lavoro, laddove la riforma gentiliana aveva prodotto una scuola chiusa su se stessa e su un enciclopedismo asfittico
recuperare il senso della creazione di una vera 'scuola popolare' fondata sul valore del lavoro
Il ministro Bottai e la Carta della Scuola
Le principali novità della Carta della Scuola, ispiratrice del nuovo ordinamento scolastico che si cominciò a realizzare tra il 1939 e il 1940 furono:
la scuola del lavoro in cui si assimilava la quarta e la quinta elementare,
l'istituzione della 'scuola artigiana', (la scuola di popolo), triennale, che completava l'istruzione elementare
lo sviluppo del liceo scientifico in cinque anni, allo stesso livello di quello classico.
Ma punto distintivo fu la creazione di una scuola media unica - ove era conservato l'insegnamento del latino - risultante dalla fusione dei corsi inferiori ginnasiale, magistrale e tecnico
Il ministro Bottai e la Carta della Scuola
Insomma, secondo il nuovo disegno di Bottai, al primo ciclo triennale della scuola elementare seguiva un bienno di scuola del lavoro.
Quindi gli studenti avrebbero dovuto scegliere tra la scuola media unica triennale, la scuola arigiana triennale o la scuola professionale (nelle città più grandi)
Mentre la scuola artigiana era fine a sé stessa e senza sbocchi, la scuola professionale si apriva a ulteriori corsi professionali biennali; la scuola media, invece, apriva le porte a tutte le scuole secondarie
Il ministro Bottai e la Carta della Scuola
● I nuovi istituti superiori:
Ginnasio-Liceo classico (5 anni in tutto)
Liceo scientifico (5 anni)
Istituto magistrale (5 anni)
Istituto tecnico commerciale (5 anni)
Istituto per periti agrari (4 anni)
Istituto per geometri (4 anni)
Istituto per periti industriali (4 anni)
Liceo artistico (5 anni)●
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