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Muy buenp
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7/21/2019 Studi Sulla Attivita Del Imprenditore Moderno
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Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve
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STUDÎ SULL'ATTIVITA': DELL'IMPRENDITORE MODERNOAuthor(s): Giovanni DemariaSource: Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie, Nuova serie, Vol. 2, Fasc. 1
/2 (Aprile-Maggio 1929), pp. 39-53
Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41618525Accessed: 05-02-2016 18:45 UTC
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7/21/2019 Studi Sulla Attivita Del Imprenditore Moderno
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STUDÍ
SULL'ATTIVITÀ'
DELL'IMPRENDITORE MODERNO
La
struttura
conomica
dei
mercati è
oggi
così intimamente
ega
ta con l'elemento nventivo dinamicodell'economia capitalistica,per-Bonificato
all'imprenditore,
he niente
giova
quanto
il richiamare
eopra
la
figura
dominante di
lui,
sopra
i
rapporti
sostanziali
che
eo-
no frutto
della sua
potente
attività,
'attenzione di
quanti,
studiosi
e
uomini di
affari,
spirano
a
comporre
n ischema
gli
infiniti
egami
di
mutua
dipendenza
tra
i
fattori
della realtà
economica.
Le fasi attraverso e
quali
il mercato
odierno
si è venuto forman-
do
costituiscono anti
oggettiprecisi
di siffatta
ndagine.
Senza
dubbio
molte
questioni
non sono
ancora
risolte,
ma
tuttavia
già
la
eintesi
provvisoria
di
questo sviluppo
è
possibile per grandi
tratti.
• •
Nella
prima
fase,
n
cui il
consumatore
accolta
la
materia
prima
necessaria
provvede
a
farla
trasformare
all'artigiano
secondo
i
pro-
prii gusti,
non
esiste un
vero
e
proprio
mercato. l
prezzo
che in
que-
sto
stadio
primitivo
i
paga
per
il
prodotto
finito
ha
più
della rimu-
nerazione
per
un
servizio,
quello
recato
dall'artigiano,
che
la sostan-
za
d'un
prezzo
per
il risultato
di
una
produzione
intrapresa
con
ca-
pitali
e lavori
proprii
dell'artigiano.
Manca
ogni
elemento
di rischio
commerciale
da
parte
dell'artigiano.
Quasi
nullo
è
pure
il
rischio del
consumatore:
non che
vi siano unicamente valori
di
consumo,
ma
il
tradizionalismoè talmenteil caratteredi quest'epoca statica,i biso-
gni
individuali,
subordinati all'ideale
tomistico,
ono così correlativi
alla
posizione
sociale
di
ognuno
(è
l'idea delle sussistenze della
spe-
sa
così
cara a
Sombart)
che
il rischio insito
in
ogni
produzione
si ri-
duce al minimo.
La seconda
fase
di
sviluppo
del
mercato
è
quella
in cui
l'artigia-
no,
anticipati
i
capitali
necessarii
alla
produzione,
fronteggia
n an-
tecedenza la domanda
futura
dei
consumatori,
a
lui
prevista
n
base
allo studio
dell'abito,
delle convenzioni e della
posizione
sociale del
consumatore.C'è
già
un
prezzo
di
mercato,
ebbene
esso
si
formi
nella
casa
о
nel
negozio
dell'artigiano.
Come
nella fase
precedente,
anche
in questa il compito di dirigere a produzione è conservatodal con-
sumatore;
ma
per
effetto ella
anticipata
produzione
spetta
già
all'ar-
tigiano
una
funzione
speculativa
limitata,
che
più
tardi,
ingrandita
e notevolmente
omplicata,
apparterrà
al
commerciante,
llorché
si sa-
ranno
scisse le
due
figure
di
produttore
di
mercante.
E
'notevole il
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40
RIVISTA
NTERNAZIONALE
I
SCIENZE
OCIALI
fattoche in questo periodo la clientela è consideratacome un domi-
nio
particolare dell'artigiano-imprenditore,
u
cui nessuno
ha
diritto
di
immischiarsi.
Nella
terza fase
di
sviluppo
del
mercato
crescono
e
mutano
rapi-
damente
i
bisogni
del
consumatore,
n
relazione
al trasformarsi
al
complicarsi
della
vita
economica.
La
figura
dell'artigiano-imprendito-
re
si
sdoppia:
da
una
parte
l'imprenditore
he
organizza
la
produ-
zione dietro
gli
ordini
ricevuti dal
commerciante;
dall'altra
il
com-
merciante
al
quale
pervengono
desideri
e le richieste
del
consuma-
tore.
L'artigiano-imprenditore
on
tratta
più
direttamente
clic col
commerciante.
l
commerciante
funge
da
speculatore: egli
è
il
vero
elementomotoredella
produzione.
Cadono i vincoli alla libera con-
correnza:
la caccia
alla
clientela altrui non
è
più
condannata,
nè
dalla
legge,
e
nemmeno dalla
morale.
Si
passa
alla
quarta
fase
con
un
crescente
sviluppo
di funzioni.
La
figura
del
commerciante
i
dissocia in
due о
più
figure
che
pos-
sono
per
comodità
di
indagine
ricondursi
a
due
principali:
il
com-
merciante
ll'ingrosso
quello
al
dettaglio.
Entrambi
sono
speculatori;
però
chi fa
maggior opera
speculativa
è
il
commerciante
ll'ingrosso,
che
studia
e
prepara
in
anticipo, passando
gli
ordini
agli
imprenditori,
la
soddisfazione
dei
bisogni
sociali,
ossia di
quei
bisogni
che sono
co-
muni alla media dei consumatori.Questo fenomeno particolarmenteevidentenelle industriemanifatturiere nella
produzione
delle mate-
rie
grezze.
Nella
produzione
agricola
invece l'offertanon
può
essere
regolata
con
la stessa
facilità,
correlativa com'è
alle
condizioni
atmo-
sferiche.
Al
commerciante l
dettaglio
tocca
una funzione
ben
più
limitata.
Ciò
che i consumatori
richiedono
quale
mezzo di
soddisfazione
di
particolari
e non
comuni
bisogni
costituisce
a
speciale
domanda dei
commercianti l
minuto
agli
imprenditori.
L'imprenditore
resta
in una
posizione
di
attesa;
non
corre rischi
commerciali
poiché
lavora
in base
agli
ordini ricevuti
dai
commer-
cianti. Egli appare come qualche cosa di costantee passivo di fronte
ai
commercianti
e
ai
consumatori,
che
sono invece
liberi e
deter-
minanti.
Mentre
nella
fase
precedente
vi era
un
solo
prezzo
di
mercato,
in
questa più
evoluta
e
complicata
i
prezzi
sono
tanti
quanti
sono i
mercati
il
mercato n
cui
si
trovano
di
fronte
'imprenditore
il
com-
merciante
all'ingrosso,
l
mercato
del
commerciante
ll'ingrosso
e del
commerciante
l
minuto,
e
infine
l mercato del
commerciante
l
mi-
nuto e
del consumatore.
E'
questo
il
carattere
di molte
economie
commerciali,
'inglese
compresa.
Carattere che
porta
al
regolamento
della
produzione
sopra-
tutto attraverso commercianti ll'ingrosso,e che richiede da parte
degli imprenditori
una adattabilità continua
e
un
talento di
organiz-
zazione
raffinato
er
stare al
corrente
con
i
gusti
indisciplinati
dei
consumatori.
Più
tardi,
man mano
che il
capitalismo
evolve e
l'economia dei
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studi
sull'attività*
ell'imprenditoreoderno
41
mercati profondamente i complica, cade il carattere irrazionalista
della
produzione.
La
statica
sociale,
о
legge
di
conservazione della
moda,
valida
pei
popoli
a civiltà arretrata ome
il
popolo
cinese
e
indiano,
ha
ini-
ziato la sua
inevitabile decadenza:
l'economia
odierna
è
dinamica
e
antitradizionalista.Con transizioni
più
marcate
e
con
cambiamenti
meno
bruschi non
si
riusciva
un
tempo
ad
accorgersi
della
trasforma-
zione dei
bisogni
che
dopo
parecchie
generazioni.
Come molto
acuta-
mente ha
osservato il Worms
(1),
vi
era
un solo
gusto
sociale
per
secolo:
uno
per
il
XVI
secolo,
un altro
per
il
XVII,
uno
per
il
XVIII.
Nel XIX
secolo
ve
n'è
uno
per generazione
e
oggi
uno
ogni
decade
e
forseanche meno. Manca un criteriogenerale che presieda alla loro
formazione,
e
non
quello
estremamente
mpreciso
che fa
risalire
alla
legge
del
ritmo
a
causa di
tutte e
trasformazioni
ociali.
Senza
porre
interesse se
questi
cambiamenti
dei
bisogni
costituiscanoо
meno
un
reale
progresso
per
la
collettività,
asta
che
essi
sussistano
e
si
mani-
festino
per
suggerire
na serie
di attitudini
di interventi
nde
rego-
larne
gli
effetti d
eliminarne
gli
immancabili
nconvenienti.
Ma è
possibile spezzare
certa
caoticità
nei
bisogni
che
oggi
si
rileva
pur
anco
all'occhio
meno
esperto?
La
recente
esperienza
in
materia mostra
come
in
effetto i
tenda,
da
parte degli imprenditori,verso
la creazione
di merci
ben deter-
minate
per qualità
e di
generale
riferimento,nde sollevare il consu-
matore dall'onere
della
scelta
e
costituire ltresì un
sicuro
e
duraturo
indirizzo
alla
produzione.
Anche lo
Stato,
mediante
a
concessione
dei
marchi
di
fabbrica e di
commercio,
l
riconoscimento
fficiale i beni
di
largo
consumo
(es.
stoffe i
Stato),
la
vigilanza
sui
generi
di
prima
necessità,
mostra
di
seguire
una
via
analoga
nel
risultato
quella
degli
imprenditori,
eppure
la
sua
azione
sembri
dettata da
superiori
prin-
cipii
di
benessere
e di
sicurezza dei consumatori.
In termini
molto
generali,
tutto
ciò
significa
he
non c'è
arbitrio
assoluto nella
formazione dei
bisogni.
Non bisogna credereperaltroche il determinismo razionalismo
della
produzione
sia limitatoa
questo.
Un altro
punto
occore esami-
nare,
quello
della
moda. Non
si
erra dicendo che
oggi l'imprenditore
non attende
più
gli
ordini
in
casa
propria,
ma va
incontro al consu-
matore,
e
lo
educa.
C'è una
vera
scuola dei
bisogni
sociali.
Vi sono
direttori
i
vendita
che
oggi
riescono
a
forzare
l
consumatore
com-
prare
beni
cui
mai
aveva
pensato,
presentandogli
qualche
cosa
che
appena
suggerita
forma
l'oggetto
preciso
di
un
nuovo
bisogno
(2).
(1)
A.
Worms,
a lutte
es
Ages
in: Annales
e
l'Institut
nternational
e
Sociologie
1902.
(2) Prendiamoueesempi al mercatotaliano. 'interomercatotaliano uò
considerarsi,
n certo
enso,
ome
nvaso
dagli
apparecchi
icevitori
adio,
enza
che
consumatori
bbiano
atto
omanda
i
apparecchi
adio n
generale
tanto
meno
di
apparecchi
el
tipo
о dei
tipi
anciati ul mercato.
cco
un
caso
di
domanda
reata
agli
mprenditori
i
apparecchi
adio. o
stesso
uò ripetersier
la «
509
di
Agnelli.
uale
cliente
a
mai
fatto
ichiesta,
rima
he
si
iniziasse
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42
RIVISTA
NTERNAZIONALE
I
SCIENZEOCIALI
Con la pubblicità l'imprenditore ancia la sua moda che rompe la
consuetudine
di lasciare
ai non
imprenditori
l
compito
di crearla.
Così
la
dinamica
dei
bisogni
non
presenta
attraverso l
tempo quelle
variazioni
mprevedibili
he
erano
proprie
dell'epoca precedente
che
agivano
e
reagivano,
pesso
con
enormi
danni,
sull'indirizzo della
pro-
duzione.
Pur
tacendo
sulla
immensa
importanza
di
questo
fatto,
ci
limitiamo a
suggerire
un
lato
particolarmente
notabile della
psico-
logia
del consumatoreodierno.
E' stato detto dalla nostra età che
essa
è
Yage
of
the child
Con
questa
definizione
i
volle richiamare
'attenzione sul fatto
che
la
tra-
dizione e
i
costumi
dell'epoca passata
tendono ora ad
avere
un
signi-ficatovia via minore,mentre n lor vece cresce e per certi aspetti
giganteggia
'influenza
del
giovane
sulla domanda
delle
merci.
In
so-
stanza,
non è tanto l'uomo
e neanche la
donna
(la
quale
praticamente
acquieta
la
quasi
totalità
dei
beni
di uso
domestico)
che formano a
sostanziale curva dei
gusti,
quanto
il
giovane
a
cui
è
dato
per
la fre-
schezza
del sentire di
ritenere
prima
e
poi
di
imporre
nel
chiuso cer-
chio
famigliare
'immagine
e
il
gusto
dei
nuovi
beni
(1).
E'
questo
innegabilmente
uno
degli aspetti più
importanti
della
pubblicità.
Coll'azione diretta
sulla
mentalità del
fanciullo,
che
sarà
il
consumatore
di
domani,
essa
si
dimostra
o
strumento
più
efficace
per rompere 'equilibrio dei gustie degli ostacoli con lo spezzarvi la
persistenza
di una delle forze
più importanti
del mercato: la do-
manda. In tal modo l'asservimento
ella
pubblicità
e
della
moda allo
spirito
di
intrapresa può
determinare
uno
standard
of living
diverso,
tenuto
conto beninteso del
potere
di
acquisto
del
consumatore
he
è
in
funzione
del
suo reddito.
A
questo
punto
si deve
concludere che
i
gusti
del
consumatore,
nell'ultimo stadio
di
sviluppo
dei
mercati
preso
in
esame,
sono
un
elemento
più
determinato
he
determinantedella
produzione.
Questo
aspetto
caratteristico
el mercato
moderno
va
ora
posto
in
relazione
da
un lato con
l'evoluzione
della funzione
dell'intermediario
e dall'altro con la prevalentefunzionedell'imprenditoremoderno.
•
t «
Analizziamo
dunque
particolarmente
e
due
figure
dell'interme-
diario e
dell'imprenditore.
Nell'ultimo
stadio dell'evoluzione
del mercato
esistono
sempre
i
commercianti
all'ingrosso
e
al
minuto,
ma
la
loro
funzione
subisce
la
costruzione,
i
una
automobile
vente
requisiti
le
caratteristiche
ella
mac-
china
del
tipo
ndicato?
'
stato
l
genio
mprenditore
i
Agnelli
scorgere
he
i
tempi
ranomaturi
er
a sua
macchina,
a
costruirla,
ronteggiando
n
tal modo
unadomandautura,oloprevista,he venne oi sollecitatad educata on una
opportuna
éclame. cco un
altro
sempio
i
scuola
del
bisogno.
pesso
dunque
non
ei
ha
libertà
i
decisione
a
parte
el
consumatore,
a
subordinazione
llo
stimolo
he
proviene
all'imprenditore.
(1)
Cfr.:
Marshall,
ndustry
nd
Trade 1
ediz.,
pagg.
40-162,
ulla
omoge-
neitàdella
popolazione egli
S.
U.
in
materia
i
consumi.
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studi sull'attività'
dell'imprenditore
oderno
43
delle modificazioniprofondee sostanziali. Mentrenegli stadi prece-
denti dello
sviluppo
del mercato
(in
particolare
nel
penultimo)
com-
mercianti,
oltreché
fornire
servizi
proprii
alla
loro
funzione
econo-
mica,
fungevano
pure
da
speculatori,
perchè anticipavano
a
domanda
del
consumatore,
nella
nuova
fase,
ultima
per
ordine di
tempo,
essi
restano
quasi
unicamente
per
costituire
l'organizzazione
di vendita
delle merci.
All'uopo
combinano
la
vendita delle
merci
di
parecchi
imprenditori,
opportando
una
spesa
unitaria
(per ogni
vendita)
infe-
riore a
quella
che
graverebbe sull'imprenditore
ve
questi
organiz-
zasse la vendita esclusiva dei
propri
prodotti.
Quanto
alla
funzione
speculativa
dei
commercianti,
ssa
viene,per elf ttodel crescenteprocessodi specializzazionee di divisione del-
le
funzioni
economiche,
trasferita d altre
persone.
Diciamo subito
che
queste persone
sono
l'imprenditore,
li
assicuratori
gli
specula-
tori di
professione,
quali
ultimi
rappresentano
l
tipo
estremo
di
quella
classe di
uomini di affari
che si sobbarcano
i
rischi commer-
ciali.
Dal
punto
di vieta
del rischio il fenomeno
i è
venuto
svolgendo
nella
maniera
seguente.
Nella
prima
fase
del
mercato,
non
ci
sono,
a
voler
parlare
pro-
priamente,
rischi
commerciali,
poiché
il
prezzo
è
uno
solo e
ha tutta
la natura del salario. I rischidella produzioneinvece gravano intera-mente
sull'artigiano-imprenditore,
ome
graveranno
del resto anche
in
seguito.
Per
questi
rischi
non
si
darà
alcun
trasferimento ino al
terminedel
processo
evolutivo
del
mercato,
allorché
parte
di
essi,
co-
me il
rischio del
fuoco
e
degli
infortuni,
erranno
assunti
dalle
com-
pagnie
di assicurazione
verso
un
premio
corrispondente
l
loro valore
attuariale;
tranne
quei
rischi che
sono
propri
alla
produzione,
come
i
danni
dovuti
a metodi
sbagliati
di
produzione,
quali
restano
addos-
sati
all'imprenditore
poiché
non hanno
valore
attuariale.
Nella seconda fase
del
mercato,
rischi
commerciali
dovuti
alle
variazioni
dei
prezzi
cadono
sull'artigiano-imprenditore.
Nelle due fasi successive i rischi commerciali cadono pure sui
commercianti
ll'ingrosso
e al
minuto,
n
parti corrispondenti
ll'im-
portanza
della
funzione
speculativa
di
ciascuno.
Degno
di nota
è il
trasferimento ei
rischi
commerciali
che
si
produce
nell'ultima
fase esaminata.
Il
fenomeno
è
avvenuto nel
se-
guente
modo. Anzitutto
va
ricordato
che
il
rischio
commerciale
dipen-
de dalla
proprietà,
icché
non
havvi rischio
о
questo
è minimo
allor-
ché non si è
proprietari
о la
proprietà
dura un
tempo
brevissimo:
nessun
rischio senza
proprietà.
Non è il caso
di
soffermarsi
discu-
tere
per comprendere
he
oggi
i commercianti
ll'ingrosso
e
al minuto
riescono
generalmente
sottrarsi i
rischi commerciali mediante l'as-
sunzionedella vendita per conto dell'imprenditore,a stipulazionedi
particolari
condizioni
contrattuali
per
cui
le merci rimaste
nvendute
sono ritornate
gli
imprenditori
i
prezzi
di
fattura,
anche a
mezzo
delle
assicurazioni con
i
contratti
termine. Varie
sono
in
sostanza
le forme
tecniche
e
giuridiche
onde
sfuggire
i
rischi
commerciali;
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44
RIVISTA
NTERNAZIONALE
I
SCIENZEOCIALI
unica non di meno ne è l'essenza economica espressa dalla forinola:
nessun
rischio
senza
proprietà.
Ove
però
si
pensi
che
i
contratti
termine i
fanno
solo
per
poche
merci,
l
cotone,
l
grano,
l
caffè
lo
zucchero,
appare
evidente la
tendenza
odierna verso
il
concentra-
mento
sulla
persona
dell'imprenditore
ei rischi commercialiche
pro-
vengono
dalle fluttuazioni ei
prezzi.
In altre
parole,
in
seguito
a
un
processo
assai
complicato
ed estremamente
notevole,
l'economia del
mercato
odierno
presenta,
avuto
riguardo
ai rischi
commerciali,
delle
caratteristichemolto
analoghe
a
quelle
del mercato
nella sua
seconda
fase di
eviluppo,
dove
l'imprenditore,
he
fungeva
nello
etesso
tempo
da
intermediario,
opportava
tutti
rischi.
Questo modo di considerare 'imprenditore ome l'unico o almena
come il
più
importante oggetto
dei
rischi commerciali
e industriali
getta
una
singolare
uce
sulle
indagini
intorno
alla teoria del
profitto,
che
alcuni vorrebbero
comprendere
unicamente
nell'Economia dina-
mica
ed
escludere
n
Economia
statica,
mentre
altri,
forse
mpropria-
mente,
vorrebberofosse
comune
alle
due
formedi
Economia.
* » *
In vero
qual'è
l'essenza
del
profitto?
E' noto che questa formadi rimunerazione pettaa colui che traedai varí
mercati
e
forze
produttive,
e
organizza
in
impresa,
e
vende
il
prodotto
finito,
orrendo n
tutto
l
processo
produttivo
'alea rela-
tiva,
cioè
all'imprenditore.
Nulla
di
più
falso
che
considerare 'im-
prenditore
come
un
capitalista.
Questa
concezione
poteva
valere al
tempo
di
Ricardo
e di
Marx
ma
non
oggi;
perchè
l'imprenditore
uò
procurarsi
l
capitale
ricorrendo
l
mercato.
Molto
più
giusto
è
dire
che
l'imprenditore
un
possessore,
un
organizzatore
di
capitali.
Pa-
rimenti
rrata è
quell'altra
opinione
secondo la
quale
ogni
imprendi-
toré
è un
percettore
di
profitto.
Dice bene
Schumpeter
«
chi con
routine
amministra
a
propria
azienda
non fa
grandi
guadagni.
Il
suo
guadagno è quello di un impiegato per il lavoro di direzione» d).
In
sostanza il
profitto
un vero
e
proprio
salario.
Se
poi
il
routinier
ha investitoun
capitale
di sua
proprietà,
l
guadagno
che
egli
ottiene
rappresenta
anche
la
rimunerazione
del
capitale
impiegato,
vale
a
dire il
profitto
n
questo
caso
è in
parte
puro
interesse.
Quanto
al ri-
schio non v'ha
dubbio sulla
sua
piena
aesicurabilità
teorica
poiché
l'impresa
è
amministrata n
routine. Si dovrà
chiamare il
premio
relativo
a
questo
rischio con la
parola
profitto?
non
è
forse
meglio,
poiché
si tratta
sempre
di rimunerazioni
he vanno
al lavoro di
dire-
zione,
al
capitale impiegato
e al
rischio
assicurabile,
dire
che
chi
con
routine
amministra
a sua azienda
percepisce
contemporaneamente
n
salario, un interessee un premio, anziché chiamare con una parola
speciale,
profitto,
a
quale
non dice
nulla e tanto
meno
non
distingue
(1)
Cfr.:
J.
Schumpeter,
er
Unternehmer
n
der
Volkswirtschaft
on heute
estratto
a
Strukturwandlungen
er Deutschen
olkswirtschaftBerlino,
ag.
303.
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7/21/2019 Studi Sulla Attivita Del Imprenditore Moderno
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studi
sull'attività* ell'imprenditore
oderno 45
alcunché, a sommadelle trerimunerazioni he così toccano a chi con
routine
amministra a
propria
azienda,
ossia
l'interesse,
l salario
e
il
premio?
Qualunque
sia
la
risposta,
a
triplice
rimunerazione isultante
al-
la somma
del
compenso
per
il lavoro di
direzione,
del
compenso
per
Fuso
del
capitale
e del
compenso
per
il rischio
della
produzione
è
un
profitto
ui
generis
distinto
dalle sue
parti
componenti
solo
in
quanto
Tuno
è
una
sommatoria,
mentre
e
altre sono addendi
di
que-
sta.
Siffatta
posizione
del
problema
del
profitto isponde quindi
effet-
tivamente
l
pensiero
del W
iras,
per
cui
il
profitto
on esiste
n
Eco-
nomia statica
(1).Ove si voglia invece tener conto delle reali condizioni del mer-
cato,
che
è
dinamico,
о
più
giustamenteprogressivo,
i
vede
che
il
profitto
on
è soltanto una somma
ma
più
di
questa,
e la differenza
risponde appunto
al
carattere
dinamico
dell'economia.
Da
cosa
sia
data
questa
differenza,
er
ora
indicata
come
dovuta al
caratteredina-
mico
dell'economia,
si vedrà
subito.
Per
Schumpeter
l vero
Unternehmergewinn
onsiste
nel
fatto
che
chi
ha
nuovi metodi
industriali
da
applicare
non
è,
dapprincipio,
col-
pito
dalla libera concorrenza.Subito
dopo
sì,
ma
nel
frattempo ua-
dagna
molto di
più
del
compenso
del
lavoro di
direzione
(e
di
quello
per l'uso del capitale e per il premio). Ciò costituisce l vero profitto,VUnternehmer
ewinn.
l
profitto
iventa
quindi
qualche
cosa di molto
personale,
a differenzadella
rendita che
è solo
collegata
al
possesso
di una
cosa;
qualche
cosa
proveniente
a
nuove
combinazioni,
e
quali
Bono
1a
condizione
di
ogni
cambia'mento
conomico.
l
profitto
dun-
que
un fatto esclusivamentedinamico.
Questa
è la
cagione
per
cui
Schumpeter
nsiste
tanto sulla
nota
affermazione: Ohne
Entwicklung
kein
Unternehmer
ewinn,
ohne
Unternehmer
ewinn
keine Entwi-
cklung
(2).
Concezione senza dubbio
vera,
la
quale
tuttavia
richiede
più
che una
semplice
integrazione;
perchè
anziché
centrare 'essenza
del
profitto
n
Economia
dinamica ne mostra esclusivamente
e
condi-
zioni necessarieaffinchèn fatto si produca.
La
soluzione del
problema,
rigorosamente
oordinata
con le con-
cezioni
più
recenti
intorno
alla struttura
del
sistema
economico,
è
stata
indicata
dal
Del
Vecchio
nel suo
recente
avoro
sul
profitto
pub-
blicato
in
Die
Wirtschaftstheorie
er
Gegenwart
Vienna
1928,
3
Band,
sotto
l
titolo
Untersuchungen
ur
Theorie
des
Unternehmer
ewinnet,
pag.
Ш1)
(3).
Richiamando
a
sola
parte
che
interessa
l
nostro
tudio,
l
gran
merito
di tale
soluzione
è
quello
di
aver
indicato
quale
fonda-
mento
ed
essenza
del
profitto
l
compenso
per
i rischi
di
produzione
(1)
Cfr.:
léments
'économie
ure
éd.
défin.,agg.
93-195
la
nota
pag.
XI
dellaprefazione.
(2)
Cfr.:
J.
Schumpeter,
heorie
er
wirtschajUichen
ntwickiung
Muncnen,
li
ed., pag.
236.
(3)
Questa
oluzione
già
accennala
ella
prelazione
ei
tr
ntaleoni no
studio
el
Trevisonno,
l
problema
erroviario
taliano.
e
ferrovie
i
ferrovieri
Pescara,
909,
ag.
XV
e
segg.
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46
RIVISTANTERNAZIONALE
I
SCIENZEOCIALI
e commercialinon convenientementessicurabili,« inteso come dimi-
nuzione
del
prezzo
attuale di
un
prodotto
futuro
per
tanto
non solo
remoto,
ma
anche
incerto.Ne l'assicurazione
о
l'autoassicurazione
pos-
sono eliminare del tutto e
in
ogni
caso
questo
elemento,
pecialmente
in
economia
dinamica
». Onde la
misura
del
profitto
dipende
dalT
s-
sunzione
da
parte
delF
mprenditore
i
certi
rischi
non
conveniente-
mente
assicurabili. Così la risultante
della
rimunerazione ai
fattori
produttivi,
del
compenso
per
il
lavoro di
direzione e
del
compenso
per
i rischi non
assicurabili diventa un elemento
costitutivo
el
prez-
zo
normale di offerta
1).
ťoiché
dunque
la tendenza odierna
dell'economia
dei
mercati
è
verso a concentrazionedell'alea sulla figura
dell'imprenditore,
com-
mercianti
all'ingrosso
e al minuto
sono dal
loro canto
liberati,
о
al-
meno
tendono a
liberarsi,
dalla
maggior
parte
dei
rischi
commerciali.
Onde la loro funzione
peculativa
si
riduce ai rischi
che non
sono
eco-
nomicamente
trasferibili d altre
persone
о
ad
altre concrete
orga-
nizzazioni
(speculatori,
ssicuratori,
mprenditori).
er
questo
essi
otten-
gono
ancora
un
profitto.
Ma la
parte preponderante
della
remunera-
zione loro
è
costituita
al
compenso per
il servizio
reso
contemporanea-
mente alla
vendita,
ervizio consistente
el far
trovare
l
bene
in
quel-
la
quantità,
in
quel
momento e
in
quel luogo
più
opportuni
per
il
consumatore. l prezzo per questo servizionon può essere chiamato
profitto,
er
la
ragione
stessa
per
cui il salario è un reddito diverso
dal
profitto,
nche
se
per
il lavoratore
l
pagamento
del salario risulti
sovente
aleatorio.
L'importanza
dell'analisi ora
condotta
sta
nella
conclusione
che
se
ne
può
trarrè:
l'imprenditore,
nei
mercati
progrediti,
ppare
il
centro
dell'economia
del mercato almeno
per
quanto
riguarda
la for-
mazione delle curve
dei
gusti
e
l'assunzione dei
più importanti
ischi
commerciali e
industriali.
Questo
fenomeno
non
presenta
tuttavia
un'importanza
tale
da
as-
servire l sistema
sociale
ai
voleri
dell'imprenditore,
erchè
interven-
gonodelle forzecompensatrici roprionel campo che a primoaspetto
sembrerebberiserbato
all'imprenditore:
a
determinazione
dell'esten-
sione
della
produzione.
Ecco come
può
essere
epiegato questo punto
essenziale
di
questa
indagine.
« •
♦
L'imprenditore
come
figura
dominante del
mercato
si
approprie-
rebbe,
con l'aiuto о
con
l'asservimento
elle
banche,
dei
risparmi
(in
beni
di
consumo)
prodotti
dal
popolo
e
dei
capitali
che sono
destinati
ad uso
statico,
e li
indirizzerebbeverso
nuove
combinazioni,
col
solo
limite
segnato
dal
suo arbitrio.
Questa
sarebbe
a
maggiore
più
recen-
te scopertanel campo dell'economia. In tal modo essa avrebbe risolto
il
problema
della
causa
dei
movimenti
conomici
progressivi.
a
tesi
ha
un
certo
fondamento,
ma
non
sostanziale.
(1)
Marshall,
Principi
i
economia
IV
ed.,
trad,
t.,
pag.
340.
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studi sull'attività'
dell'imprenditoreoderno
47
Esponiamo, per meglio verificarne l contenuto, e premessee lo
evolgimento
dell'affermazione.
iciamo
in nota cosa si debba
inten-
dere
per
combinazioni
nuove,
e
quale
significato
bbia
la frase «
leva
sui
risparmi
sui
capitali
destinati d
uso
statico
(1).
Scomparsi
l'empirismo
e il
tradizionalismo nella
produzione,
le
esigenze
e
lo
spirito degli
affari
moderni,
come la loro
morale,
sareb-
bero
oggi
subordinati nteramente l
volere
dell'imprenditore,
l
quale,
guidato
dall'idea
di
potenza,
realizzerebbe
il
tipo
di
intermediario
ra
il
capitale
e
il lavoro
da
una
parte
e
il consumatoredall'altra. Si
for-
merebbe,
opratutto
n
America,
un
tipo
di
imprenditore
molto simile
al facitore
di
progetti
el
XVIII
secolo,
che
è ad
un
tempocalcolatore,
negoziatore, organizzatore
e anche filibustiere: l tipo del capitano.
Secondo
Sombart
(2)
l'anima
dell'imprenditore
moderno
è
per
l'infi-
nitamente
grande,
'infinitamente
steso.
E'
la stessa
osservazione
del
Carnegie
«
noi
speriamo
ogni
volta
di
metter
fine
al
nostro
sviluppo,
e
ogni
volta siamo
obbligati
a
riconoscere
he
qualunque
sosta
a
que-
sto
riguardo
significherebbe
egresso
(3).
La
filosofiadell'attivismo
degli imprenditori
moderni
dovrebbe
essere
ricercata
nel
sentimento
di
solitudine
e
di
abbandono
che
domina
la loro anima:
per
non
pri-
varsi
di
una
ragione
di
vita,
l'imprenditore
moderno
si
persuade
che
la sua attività
conomica,
ome
tale,
è
piena
di senso
e di
valore. Perciò
egli trova negli affari l pretestoper il piacevole impiego delle sue
forze,
e unicamente
n esse fida
per
assicurarsi successi economici.
In tal
modo allo
spirito
di
intrapresa
odierno
vengono
meno
la hone-
sty
e
la
frugality
he erano
gli
attributi
più
notevoli
dello
spirito
d'intrapresa
del
manufacturer
i
un
tempo,
l
quale già
differiva
allo
spirito
dell'artigiano
a
cui
mancava
la
passione
per
il lavoro
econo-
mico.
Giuseppe
Schumpeter
espone
in
forma
diversa
lo stesso
pensiero.
Per
lui
all'attivismo
della
massa,
la
quale
si
muove
sotto
o
spirito
del
calcolo
edonistico,
i
contrappone
'attivismodel
pioniere
dell'età
mo-
derna,
determinato
non
già
dal
calcolo
edonistico
ma
dalla
gioia
del
creare e dal desiderio di potenza sulla società. Ecco perchè oggi la
(1)
Sono
capitali
estinati
usi statici
capitali
nvestiti
n
produzioni
he
sono
n
corso
nel
momentoonsiderato.
ueste
roduzioni
ossono
hiamarsira-
dizionali
er
distinguerle
alle
produzioni
uove
n senso ssoluto.
nche l
capi-
tale
disponibile
ostituito
ai mezzi
orrenti
i
sussistenza
uò
considerarsiome
destinato
d uso
statico
ve
l
suo
impiego
vvenga
elle
produzioni
he
abbiamo
dette
radizionali.
icesi
nvece
ombinazione
uova
a
produzione
he
non esi-
steva
prima
del
momento
onsiderato.
er iniziarla ccorre
isinvestire
apitali
dalle
produzioni
radizionali
utilizzare
l
capitale
isponibile
he altrimentin-
drebbe
utto
uanto
nvestito
elle
produzioni
radizionali.hiamasinfine
leva»
il
processo er
cui alcuni
mprenditori
on 'aiuto
ei
crediti
oncessi
alle
banche
dispongono vantaggio
elle nuove ombinazioni
el
capitale
estinato
d
uso
statico. uesta evapuò anche sercitarsiui benidi consumo ome arà detto
più
avanti el testo. '
appena
a avvertireihe
queste
efinizionie sono ufficienti
per
la nostra
ndagine
on
aspirano
ffatto chiarire
'oscurissimo
oncetto
i
capitale.
(2)
W.
Sombart,
e
bourgeois
trad,
ranc., aris,
926,
ag.
205 e
segg.
(3)
W.
Sombart,
p.
cit
loc.
cit.
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http://slidepdf.com/reader/full/studi-sulla-attivita-del-imprenditore-moderno 11/16
48
RIVISTA
NTERNAZIONALE
I
SCIENZEOCIALI
direzione delle imprese non spetta più al migliore n senso economi-
co,
ma all'uomo
risultante
dal
compromesso
ra i
gruppi
capitalistici,
che
sa trattare coi
partiti politici
così bene come con
l'opinione
pubblica.
Queste opinioni
appartengono
a
quell'ordine
di
dottrine
he
fan-
no
risalire a
càusa
dei
paesaggi
da
un
equilibrio
a un
altro allo
spirito
di
intrapresa
che
anima
l'imprenditore.
Non
dunque
nei
movimenti
della
popolazione
e
nemmenonei
progressi
della
tecnica
starebbe
'es-
senza delle
crisi,
ma
nella
spinta
al nuovo e
al
grandioso
che
porta
l'imprenditore
creare combinazioni
nuove,
dalle
quali
trae
il
pro-
fitto
inché
a
concorrenzanon sia entrata
n
azione
Ohne
EntwicklungkeinUnternehmerewinn, hneUnternehmerewinnkeineEntwicklung.
Vista da
questo
lato,
ossia
quale*
piegazione
delle
crisi,
'opinione
surriferita a
però
valore
solo
in
quanto
non si
accolga
la
possibilità
di
una
teoria economica
delle
crisi;
come
ad
es.
intende
Schumpeter
quando
nega
alla teoria
delle crisi il
presupposto
edonistico.
Invece,
come
premessa
della
tesi
per
cui
gli imprenditori,
mossi
dal
desiderio di
potenza
sulla
società,
si
approprierebbero
dei
rispar-
mi in
beni
di
consumo
e dei
capitali
destinati
d usi
produttivi
tatici,
e
ne
creerebbero
dei nuovi
con
l'aiuto
delle
banche,
onde
realizzare
nuove
combinazioni,
tale
opinione
può
anche
essere
accettata.
Si
può
anzi dire che questa idea dell'attivismonon utilitaristanon è intera-mente
nuova
giacche
il
Marshall
fin
dal
1907 l'aveva
esposta,
n
manie-
ra
più
rigorosa
e
senza
il
tono
sentimentale i
certa
letteratura
cono-
mica che
fa
capa
ai
continuatori
i Marx
(1).
Seguendo
Marshall infat-
ti,
molti
uomini
di
affari
giscono
non
tanto
per
la ricchezza
n
sè
quan-
to
per
vincere
e
difficoltà
he
la
natura
oro
oppone
in
nobile
e
cavalle-
resca
gara
con
gli
altri
uomini di
affari.
Appena
è
da
avvertire
he
questa
giustificazione
ell'attività
degli
imprenditori
guadagna poco
credito
presso
l
pubblico,
mentre
dovrebbe
nvece
essere
chiarita,
per-
chè è
nel
riconoscimento
ello
spirito
cavalleresco
degli
imprenditori
che
molti
mali
potrebbero
rovare
a loro
soluzione.
Non di meno questa formamentisdell'imprenditore he in fatto
esiste è
insufficiente
d
assicurargli
l
dominio
dell'intera
economia
perchè
non
è
sempre possibile
far leva sui
risparmi
e
sui
capitali
de-
stinati
ad
impieghi
statici
mediante
l'aiuto delle
banche.
Anzitutto,
i
domanda,
è
salva la
questione
della
esitabilità delle
merci
n
seguito
alle nuove
combinazioni
produttive?
ui limiti
diversi
alla
esitabilità delle
merci,
il
Menger
aveva
scritto
pagine
bellissime
quasi
definitive,
ino
all'epoca
in
cui
presero
a
diffondersi
e
vendite a
rate
(2).
La
realizzazione moderna
del
credito
al
consumo
sembra
aver
allargato
i
limiti
alla esitabilità delle
merci
in
maniera notevo-
(1) Cfr.:A. C. Picou,MemorialfA Marshall,ondra 925, ag.323e segg.,
al
titolo ocialPossibilities
f
Economic
hivalry
Questa
arte,
ome detto el
testo,
stata
ubblicata
on
piccole
differenze
ull'Economie
ournal
el
1907.
(2)
C.
Menger,
rincipi ondamentali
i
Economia
olitica
trad,
t., Bari,
1925,
ag.
274-303.
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.
studi
sull'attività'
dell'imprenditore
oderno
49
lissima eeppure non infinita.Gli studi recenti del Seligman (1), con-
dotti con
se
vero
criterio,
ebbene non
giungano
conclusione
definitive,
consentono
non
di
meno di
sostenere
he i
limiti
economici
alla esita-
bilità
delle
merci
sono
stati
allargati.
Ciò
dunque
costituisceuna
con-
dizione di
più
alla
spinta
in
avanti dello
spirito
di
intrapresa.
Ma
bisogna proseguire
l'indagine
anche
nel
campo
del credito
alla
produzione
onde
verificare
l lato
fondamentale
della costruzione
dello
Schumpeter
costruzione
che è
stata
riesposta
recentemente n-
che
da un autore
inglese,
il
Robertson
(2).
Giusto il
parere
di
questi
autori,
se nell'Economia
statica la
moneta
è
un
semplice
mezzo di
scambio,
in
Economia
dinamica,
commerciale e non
collettivista,
ssa
sarebbe
piò
che
questo.
Il creditoaccordatodalle banche
agli impren-
ditori
agirebbe
come
un
comando sui
beni della comunità
distoglien-
doli dai loro usi о
impieghi
produttivi
tatici.
Con esso
l'imprenditore
potrebbe
aprirsi
l'ingresso
nel
mondo
dei mezzi di
produzione
nè
più
nè meno di
quanto
fàccia
l'imprenditore
olla
moneta
legale
(3).
Però
tra
i
mezzi
cosi
creati a favore
degli
imprenditori
la moneta
legale
vi
sarebbe
una
differenza
ostanziale,
perchè
mentre
quest'ul-
tima
è un
buono
sui mezzi di
produzione
e sui
beni di
consumo esi-
stenti
che non
porta
danno
al sistema bancario
qualunque
sia l'esito
della
produzione,
i mezzi
accordati
dalle
banche
agli
imprenditori,
ossia le aperturedi credito, ono buoni sui beni attuali privi di ogni
pericolo
finchéi
prodotti
futuriottenutidalle nuove combinazioni
avranno
un
valore
eguale
о
superiore
al credito
più
l'interesse
relativo.
Secondo
questi
concetti l
banchiere
dunque
non
è tanto
l'inter-
mediario
di
potere
di
acquieto
quanto
il
produttore
i
questo
capitale
particolare. Egli
sta
tra coloro
che
vogliono
realizzare
nuove
combi-
nazioni e
coloro i
quali
posseggono
mezzi
di
produzione.
In
un
certo
senso,
l
banchiere
è
delegato
dall'economia
nazionale
a
concedere
rin-
vestitura
gli
imprenditori
4).
Tutte le
banche
possono agire
in
que-
sto
senso
purché
lo
vogliano.
Di
qui
Timmensa
mportanza
della
teoria
della
moneta
e
del ere*
dito, non più circoscritti ntroproblemi di tecnica bancaria e mone-
taria,
ma
costituenti
no
dei
più
complessi
problemi
di Economia
di-
namica.
Il
ragionamento
uttavia non
corre. E' vero
che
il credito
è un
mezzo
per disporre
dei
capitali
altrui e
per
crearne
anche dei nuovi
(risparmio
forzato),
ma
vi
sono
limiti ben stretti l suo
impiego.
Un
primo
limite
è
rappresentato
all'ammontare
costituito
al ri-
sparmio
in via di
formazione,
dal
capitale disponibile
e
dai
capitati
che
man
mano
si
disinvestono
dai cicli
produttivi.
Questo
limite non
(1)
R. A.
Seligman,
he Economics
f
Instalment
ellings,
ew
York,
927,
1° vol.
(2)
D.
H.
Robertson,
anking olicy
and
the
Price
Level London
1926,
passim.
(3)
J.
Schumpeter,
heorie
er
wirtschaftlichen
ntwicklung,
p. cit, pagg.
140-207.
(4)
Schumpeter,
p. cfc,
ag.
110.
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50
RIVISTANTERNAZIONALE
I
SCIENZE
OCIALI
è disconosciutodai nostriautori.Dove invece il nostrodissenso è com-
pleto
è
intorno
all'estensione e all'efficacia
dei mezzi
forniti con
le
aperture
di credito
allo
scopo
di realizzare una
massa
di
risparmio
forzato con cui
intraprendere
nuove
combinazioni.
Se
non è nostro
scopo
l'affrontare discutere
l'intera sottilissima
costruzione
dello
Schumpeter
e del
suo continuatore
l Robertson
e ancora meno
veri-
ficarla
punto
per punto,
tuttavia
fra le molte
obbiezioni
possibili
due
sono
più
che
sufficientil
nostro
assunto,
enza uscir fuori
del
campo
delle
questioni
pratiche.
La
prima
obbiezione
riguarda
il rischio.
E'
incontestabileche
i
crediti bancari
utilizzati a
scopo produttivo
i
basano sulla fiducia.
n
vero qual'è la base del creditose non la fiducianei mutuatari?Perciò
il
primo
ostacolo che
sorge
alla concessione
del
credito è
rappresentato
dalla
garanzia
fornita
dall'imprenditore.
a
banca non
può ignorare
che la
garanzia
in
questi
casi è data
in
gran parte
dalla
posizione per-
sonale
degli
imprenditori.
ur
ammettendo
he
le
banche
possano
ca-
dere
sotto l
controllo
degli imprenditori,
i
è
sempre
a
questione
del
rischio che
corrono
depositanti.
Manterranno
questi
la
fiducia nelle
banche così
asservite,
ppure
non
sarà
più probabile
la rovina di
un
sistema
creditizio e bancario siffatto?
Altrimentinon si
spiegherebbe
a concreta elasticità dei
depositi
bancari in rapportoalle solidità delle banche. Resta con ciò dimostra-to che esiste un
primo
limite ben definito alla
possibilità
di dare
credito.
La
seconda
obbiezione è
relativa
al cosidetto
risparmio
forzato.
Su
di
esso
ha
richiamato molto
l'attenzione
'inflazione
dopo
il
1914.
Le banche
potrebbero
ttuare,
nnalzando
opportunamente
l
livello dei
prezzi,
una
larga
redistribuzione
elle
ricchezze esistenti
vantaggio
delle
classi
produttive
della
società e
a
danno
dell'aggregato
sociale
stabile
costituito
dai
risparmiatori
monetari.
Questi
sarebbero
defrau-
dati,
nel senso
che
l'ammontaredei loro
risparmi
vrebbe una
potenza
d'acquisto
in
merci
minore
di
quella
precedente
'innalzamento
del
livello generale dei prezzi. Il concettodi risparmioforzato non cor-
risponde
perciò
al senso dato di solito
a
questo
termine
prima
della
guerra,
econdo il
quale
esso
è
l'ammotare
dei
beni di consumo
dure-
voli
esistenti n
un
determinato nno
(Ricci);
ma
corrisponde
nvece
al
risparmio
creato
artificialmente all'inflazione.
Per valutare
il
significato
ratico
di
questo
processo
esposto
in
maniera molto
semplice,
mporta
richiamare
'attenzione
sul fatto
che
gli
sviluppi
della tecnica
bancaria
hanno
ormai
chiarita la differenza
sostanziale tra
uso e abuso del
credito,
il modo
di determinarla
on
sicurezza.
Le banche
non
possono
agire
oltre
certi
imiti
tecnici al
di
là
dei
quali
il
credito
anziché
promuovere
a ricchezza
e
il benessere
di un paese ne turba profondamente rapportiinterni e internazio-
nali.
Infatti,
quanto
ai
rapporti
nterni,
'aumento
del
credito,
e non
distrugge
capitali,
altera
però
i
rapporti
già
fissati
n
pro
di
una
parte
contraente
a danno
dell'altra
esso
opera
un
trasferimento
i
ricchezza
tanto
più
vasto
quanto
più importanti
ono
i
contratti
mo-
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studi sull'attività'
dell'imprenditore
oderno
51
netarî a
lungo
termine. Ove si
pensi
che la società moderna si
può
dividere in due
classi,
una
di
risparmiatori
l'altra
di
produttori
he
lavorano
in
parte
col
risparmio
altrui,
Faumento del
credito,
con l'e-
spropriazione, distrugge
a
prima
classe
e consolida la
seconda.
La
prima
classe è l'elemento stabile
della
società,
la seconda
quello
in-
stabile
о
di
selezione:
epperò
la leva forzata attraverso e
banche
im-
prime
al
corpo
sociale
un
largo
movimentodi rinnovazione
e di cir-
colazione delle sue
classi,
che
può
modificarne
eneficamente
a strut-
tura
economica
come anche
distruggerla
alterarla:
il
problema
con-
sistendo unicamente nel vedere
se,
nella
fattispecie,
l
mutamento
v-
venutonegli elementi del paese considerato bbia provocatopiù danniche
vantaggi
1).
Ad
ogni
modo,
restando nel
campo
dei
rapporti
n-
terni,
limiti
apposti
dalla
possibilità
di movimenti
ociali
all'espan-
sione
del
credito
ono
più
elastici di
quanto
sembrino
tutta
prima
in
questo
campo
Vhomo
oecanomicus
è meno
vicino all'uomo
reale di
quanto
non
siano
Vhomo
ethicus
e
Y
homo
religiosus
sicché i limiti
alla
azione
bancaria andrebbero con
maggior
precisione
ricercati
nello
studio
degli
elementi
psicologici, politici,
religiosi
che
fanno
parte
del
campo.
Dove
invece
i
limiti si
mòstrano
più
stretti
concreti nel
campo
dei
rapporti
internazionali.
Val
la
pena
soffermarcisi,
erchè
proprio
in essi sta la negazione dell'indipendenza dell'imprenditoredal mer-
cato e
la
riprova
invece che
tanto
l'imprenditore
uanto
il
mercato
sono
elementi
fra oro
collegati
n
maniera
strettissima d
inseparabile.
Supponiamo
che in
una
comunità
gli
imprenditori
iano
riusciti
d
ottenere
dalle
banche nuove
aperture
di
credito in
aggiunta
a
quelle
che
già godevano.
Questo
fatto
nevitabilmente
nvolge
un
iniziale
di-
sturbo
del livello
generale
dei
prezzi,
se la
condizione coeteris
paribus
è
rispettata;
poiché
i
nuovi
prestiti,
he
prima passano
a credito
degli
imprenditori
poi
ai
venditoridi
materie
prime
e
ai
lavoratori,
ndi
da
questi
ad
altre
persone
secondo
certi
rivoli che non
è
il
caso
di
esa-
minare,
costituiscono n
supplemento
di
potere
di
acquieto
in
mano
altruiche generaaumentodei prezzi. Con questo aumento,diminuisce
il
consumo
di
chi
gode
redditi
monetari
fissi,
icché
quella
parte
dei
beni di
consumo
che viene
in
tal
modo
risparmiata
può
essere
dedicata,
attraverso
rocessi
più
о
meno
unghi
e
complicati,
d
uso
produttivo.
l
nuovo
capitale
circolante è
dunque
dovuto
alla
riduzione dei
consumi
dei rentiers.
n
questo
senso
è
perfettamente
onforme
l
vero
il
para-
dosso
deìVHawley
secondo
il
quale
il
capitale
circolante
è dato
dal
potere
di
acquisto
in
mano
agli
imprenditori,
ato
naturalmente
he
si
possa esprimere
mediante una definizione
emplice
l
concetto
di
capi-
tale
(2).
Ove
però
la
comunitàsia
legata
da
rapporti
di
commercio
on
altre
comunità,
asate come
la
prima
sull'oro,
'attività
reatrice
di ere-
il)
Cfr.:
Pareto,
Manuale
pag.
411
e
segg.
(2)
Analogamente
. S.
Jevons
Theory
f
Political
conomy
III
ed.,
ca.
VII)
diceche
l
capitale
ella ua
formaibera
disponibile
costituitoai
mezzi or-
renti
i
sussistenza.
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52
imSTAШТЕВУ
ZIONALE
I
SCIENZEOCULI
dito delle banche è rigorosamenteimitata dal rapportotra la riserva
aurea
e le
esposizioni
bancarie,
nel
senso
preciso
che
se
l'esportazione
aurea
riducesse a
riserva di oro
in
guisa
da
non
rispettare
l
rapporto
detto la contrazione del
credito diverrebbe
nevitabile
(1).
La
possi-
bilità
di
azione
degli
imprenditori
dunque
limitata.
Se l'economia
considerata,
nziché
essere
basata sul sistema
aureo,
fosse a
corso
forzoso,
varrebbero limiti esaminati
precedentemente
(economia
chiusa).
Prescindendo
dagli
effetti ui
dà
luogo l'esportazione
di
oro,
on-
de
il
gravame
del
risparmio
forzato
è in
parte
e
temporaneamente
sopportato
dalle
comunità che
importano
'oro
(2),
alle
deficienzedel-
l'attività
risparmiatrice
i
può
rimediare oltre il limite
segnato
dal
rapporto
tra l'ammontare
della riserva aurea e il totale
delle
espo-
sizioni
bancarie,
mediante
l'adozione della
stessa
politica
bancaria
da
parte
di
un numero molto
grande
di
comunità
basate sull'oro.
Supposto
infatti
un
gruppo
di
economie auree
legate
dagli
scambi
internazionali n
cui
si
produca
una
parallela espansione
di credito
(tenuto
conto
della
latente
domanda di credito
per
ordini
accumula-
tisi
presso
gli
imprenditori
non
ancora
eseguiti), per produrre
l
ca-
pitale
circolante
he
l'attività
risparmiatrice
pontanea
non
desse,
baste-
rebbe
che
tali economie
commerciassero
sclusivamente
ra
loro
affin-
chè
fosse
escluso ogni movimentodi oro dall'una all'altra, in dipen-denza dell'avvenuta
espansione
di credito. Così verrebbemeno una
delle cause
di
riduzione del
rapporto
fra
riserve e
impegni
bancari,
e
resterebbe olo
la
causa
espansione
del
credito,
a
quale agirebbe
ma
con
intensità
minore
della
prima.
Questo
caso
è
tutt'altro
he
irrea-
lizzabile.
Se le
autorità
monetarie
di
tutto
l mondo
decidessero
di
regola-
re
nello
stesso
modo
la
concessione
del
credito,
arebbe risolto
il
più
grave
problema
dell'economia
odierna: come
creare il
risparmio
col-
lettivo. La
soluzione
di
questo
problema
sta
meno nella
faciltà d'una
azione
concorde delle autorità
monetarie
che nella
possibilità
di
una
unione internazionaledegli imprenditori ttraversoe concreteforme
di
organizzazione
nternazionale del
capitale.
Allo
etato
attuale
tuttavia
debbono
escludersi tali forme
associa-
tive.
Restano
quindi
i
limiti molto
ristretti
egnati
dal
rapporto
fra
le
riserve
uree
e
gli
impegni
bancari e
quelli
sorgenti
alle
considera-
zioni
dinamiche
e
psicologiche,
come le
speranze,
le
aspettative
di
prezzi maggiori,
ecc.,
le
quali
determinano
'entità
delle richieste di
capitale
circolante da
parte
degli imprenditori;
considerazioni
e
rap-
porto
sui
quali
il
problema
creditiziova
sempre
mpostato.
Fermati
questi
principi
sommariamente
sposti
vediamo
di
trar-
ne
la
conclusione:
se
l'imprenditore
rappresenti
n
questi
tempi
la
figuradominantedel mercato.
L'intrinseca falsità
di
questo
concetto
appare
ora
manifesta.
Per
4*-
(1)
Schumpeter,
p.
cit.,
pag.
161-165.
(2)
Cfr.,
u
questo
punto:
M.
Fanno,
Credit
xpansion
Sewings
nd
Gold
Export
n:
Ec.
Journ.,
928.
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7/21/2019 Studi Sulla Attivita Del Imprenditore Moderno
http://slidepdf.com/reader/full/studi-sulla-attivita-del-imprenditore-moderno 16/16
studi sull'attività'
dell'imprenditore
oderno
53
quanto si riferisce lla formazionedelle curvedei gustie all'assunzione
dei
rischi
industriali
e commerciali
'imprenditore
moderno
tende
a
diventare
l'elemento
centrale dell'economia
dei mercati.
Nel
compito
invece
che
più gli
sembrava
proprio, quello
di
deci-
dere
Yammontare
della
produzione
da
intraprendere,
gli
è un
ele-
mento
più
determinato he
determinante el
mercato
(monetario).
Anche
qui
il
concetto
organico
di
interdipendenza
ppare
in an-
titesi
con
ogni
concetto di
causa,
giusta
la
concezione della
Scuola
di
Losanna.
Giovanni
Demaria
RIASSUNTO
DELL'ARTICOLO
L'imprenditoreoderno endea diventare'elementoeterminanteell'e-
conomia ei mercati
er quanto
iguarda
a
formazione
elle curvedei
gusti
l'assunzione
ei
rischi ommerciali
industriali.
uest'ultimo
enomeno
llumina
singolarmente
e nuove eorie el
profitto
asate ul
rischio
on
economicamente
assicurabile.
Per
quanto iguarda
a
determinazione
ell'estensioneella
produzione,
'im-
prenditoreipende
al mercato
monetario.
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