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Epidemiologia e prevenzione del diabete
Prof. Silvano Monarca
Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA
- CORSO DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA -
Etimologia
Il termine diabete fu coniato da Areteo di Cappadocia. In greco antico il verbo diabein (διαβαίνειν) significa attraversare: alludendo al fluire dell’acqua in un sifone, poiché il sintomo più appariscente è l’eccessiva produzione di urina. Nel Medioevo la parola fu latinizzata in diabètés.
Il suffisso mellito (dal latino mel: miele, dolce) è stato aggiunto dall’inglese Thomas Willis nel 1675 per il fatto che sangue ed urine dei pazienti dianbetici avevano sapore dolce.
Una immagine rinascimentale di Areteo di cappadocia. Fu il maggiore rappresentante della scuola pneumatica (il "pneuma" o spirito vitale conserva la sanità) eclettica (scelta del solo buono).
Storia
1685- Brunner asporta il pancreas a un cane che inizia a bere e urinare copiosamente
1869- Langerhans individua nel pancreas gruppi di cellule sparse
1889- Minkowski osserva che le urine del cane privato del pancreas sono ricche di
glucosio
1920- Banting scopre le correlazioni tra pancreas e diabete e Collip purifica l’estratto
pancreatico
1949- Levine deduce che l’insulina agisce come una chiave
1954- Sanger stabilisce la formula proteica dell’insulina
1959- Si giunge a classificare il diabete di tipo I come insulino-dipendente e quello di
tipo II come non insulino-dipendente
Il diabete era noto fin dagli Egizi ma le prime importanti scoperte iniziano
intorno al 1600
Il diabete
È un disordine metabolico ad eziologia multipla caratterizzato da
iperglicemia cronica, con disturbi del metabolismo dei carboidrati,
dei lipidi e delle proteine, conseguenti ad un’alterazione della
secrezione o dell’azione dell’insulina.
In caso di diabete
l’insulina prodotta non è sufficiente a soddisfare le necessità
dell’organismo
o non agisce in modo adeguato
Pancreas, insulina e glucagone
L’ insulina
• Ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatiche di Langherans (90 %)
• Proinsulina = pro-ormone insulina (catene A+B) + peptide C (Connecting peptide)
• Regolazione della secrezione di insulina • Secrezione stimolata dall’aumento della glicemia e dagli amino-acidi • Secrezione inibita dall’ipoglicemia e da alcuni ormoni
• Meccanismo d’azione • Attivazione del recettore insulinico situato sulla membrana delle cellule
bersaglio cascata di risposte intracellulari, in particolare ingresso di glucosio nella cellula attraverso il trasportatore GLUT-4 e attivazione di numerose vie metaboliche (essenzialmente a livello di fegato, muscolo e tessuto adiposo)
• Una volta entrato nella cellula il glucosio può essere: • Direttamente utilizzato dalla cellula se richiede energia (glicolisi) • Immagazzinato sotto forma di glicogeno (glicogenogenesi epatica) grassi (lipogenesi
nel tessuto adiposo)
insulina
Pro-insulina Peptide C
L’insulina
Catena A
Catena B
L’insulina nel metabolismo dei principi alimentari
INSULINA Carboidrati: Promuove l’assorbimento
per l’utilizzo o
l’immagazzinamento
Lipidi: promuove
l’immagazzinamento e inibisce il
rilascio
Proteine: promuove la
captazione di
aminoacidi
Effetti metabolici dell’insulina
• L’insulina è un’ ormone IPOGLICEMIZZANTE e ANABOLIZZANTE – Metabolismo glicidico:
• favorisce ingresso cellulare del glucosio (non nel sistema nervoso) • favorisce glicogenogenesi epatica e trasformazione di glucosio in acidi
grassi • inibisce glicogenolisi
– Metabolismo lipidico:
• favorisce sintesi epatica di trigliceridi • a livello del tessuto adiposo sintesi e accumulo di acidi grassi, effetto
anti-chetogeno e anti-lipolitico – Metabolismo proteico:
• favorisce ingresso cellulare di aminoacidi e sintesi proteica • inibisce il catabolismo proteico
Principali funzioni dell’insulina
I markers del metabolismo glicidico
• Glicemia – Variazioni fisologiche (a digiuno 70-110 mg/dl; aumento post-prandiale,
generalmente < 140 mg/dl; diminuzione con l’esercizio fisico)
• Glicosuria – Definizione: presenza di glucosio nelle urine
– Generalmente patologica, si verifica quando viene superata la soglia di riassorbimento renale del glucosio (circa 180 mg/dl)
– Se abbondante determina aumento del volume urinario poliuria (diuresi > 2500 cc/24h circa )
• Emoglobina glicosilata (HbA1c) – Frazione dell’emoglobina capace di legare il glucosio, utilizzata come
marker dei valori medi di glicemia nelle ultime settimane
I corpi chetonici
• Gli acidi grassi rappresentano una forma di energia alternativa al glucosio; il glucagone favorisce la beta-ossidazione degli acidi grassi a livello epatico
produzione di corpi chetonici (aceto-acetato acetone, acido b-idrossibutirico) che vengono liberati nella circolazione sanguigna (chetosi) e eliminati nelle urine (chetonuria)
• La formazione di corpi chetonici si può verificare in 2 tipi di situazioni, totalmente diverse
– Digiuno prolungato o ipoglicemia nelle urine presenza di
chetonuria isolata – Carenza insulinica profonda nelle urine presenza di glicosuria
abbondante + chetonuria
Definizione del diabete mellito
• Il diabete mellito viene definito dalla presenza di una iperglicemia cronica, secondaria a un difetto di produzione e/o di azione dell’insulina.
• L’iperglicemia cronica induce una serie di complicanze sistemiche che interessano in particolare occhi, reni, sistema cardiovascolare e sistema nervoso.
Criteri diagnostici
• Il diabete mellito (DM) può essere definito da uno dei seguenti criteri:
• In base alla glicemia
– Glicemia a digiuno > 126 mg/dl – Oppure: in presenza di sintomatologia tipica qualsiasi valore di
glicemia > 200 mg/dl
• In base al test di carico orale con glucosio 75 g (= OGTT o “curva glicemica” con misurazione della glicemia ogni 30’ per 2 ore) – Glicemia 2 ore dopo carico orale > 200 mg/dl
Altre definizioni
• Normale tolleranza ai carboidrati (NT) – Glicemia a digiuno < 100 mg/dl
– OGTT: glicemia 2 ore dopo carico orale < 140 mg/dl
• Intolleranza ai carboidrati (IGT) – OGTT: glicemia 2 ore dopo carico orale > 140
mg/dl e < 200 mg/dl
• Alterata glicemia a digiuno (IFG) – Glicemia a digiuno > 100 mg/dl
100
126
Glicemia a digiuno
Glicemia 2 ore post- carico orale
140
200
(mg/dl) (mg/dl)
DM
N
IFG
DM
IGT
NT
Classificazione del diabete mellito
Diabete di tipo 1 una malattia tipicamente AUTO-IMMUNE, anche se esistono
forme “idiopatiche”
il meccanismo principale è la profonda carenza insulinica
interessa essenzialmente bambini e adolescenti
Diabete di tipo 2 iperglicemia legata a insulino-resistenza (= difetto di azione
dell’insulina) + carenza insulinica relativa e progressiva.
interessa essenzialmente l’adulto e rappresenta la forma di
diabete PIU’ FREQUENTE
comune associazione con obesità e altre malattie
metaboliche
Altre forme di diabete mellito
• Diabete secondario – Malattie endocrine,patologie pancreatiche, farmaci..
– Alcune forme sono reversibili
• Malattie genetiche – Difetti genetici della secrezione o dell’azione dell’insulina
– Sindrome genetiche complesse con diabete
• Diabete gestazionale – > 30 % sviluppano diabete di tipo 2 nel corso della vita
Il diabete mellito di tipo 1
• Malattia auto-immune caratterizzata da infiltrazione linfocitaria (linfociti T)
delle isole di Langherans pancreatiche, seguita da progressiva distruzione
delle cellule b-pancreatiche e profonda carenza di produzione insulinica
• Fattori di rischio
– Aplotipo HLA (tipo II, in particolare DR3/4)
– Familiarità: 5-15 %
– Possibile associazione con altre malattie auto-immuni (ipotiroidismo, morbo celiaco…)
– Possibili fattori scatenanti (infezioni virali, agenti tossici..)
Storia naturale del diabete di tipo 1
Devendra D et al. BMJ 328:752,2004
I markers biologici del diabete di tipo 1
• L’auto-immunità nel diabete di tipo 1 induce la produzione di anticorpi specifici, che precedono l’insorgenza della malattia (valore predittivo) e ne confermano la patogenesi
• Trattasi essenzialmente di – Anticorpi anti-isole pancreatiche (ICA)
– Anticorpi anti-insulina (IAA)
– Altri (anti-GAD, anti-proinsulina, …)
Presentazione clinica del diabete di tipo 1
• Rappresenta < 10 % dei casi di diabete
• Una patologia dell’ età evolutiva essenzialmente bambini e adolescenti, più raramente adulti giovani (90 % < 20 anni) – Tipicamente magri – Con l’aumento dell’obesità infantile fino a 20-25 % dei nuovi casi sono
obesi
• Esordio tipicamente subacuto/acuto – Subacuto: poliurodipsia, dimagrimento – Acuto: cheto-acidosi
Fisiopatologia del diabete di tipo 1
• La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare adipose e muscolari) ad utilizzare il glucosio, con 2 conseguenze immediate:
1. Accumulo di glucosio nel plasma iperglicemia marcata
superamento della soglia renale di riassorbimento glicosuria poliuria poliurodipsia
2. Utilizzo di fonti alternative di energia • Riserve lipidiche perdità di massa grassa • Riserve proteiche perdità di massa magra (muscolare)
• Nella cheto-acidosi diabetica si associano carenza insulinica e iperproduzione di glucagone
dimagrimento
• Diabete di tipo 1
Caratterizzato dalla distruzione delle cellule B pancreatiche, (linfociti CD4+ e CD8+ e infiltrazione dei macrofagi nelle isole pancreatiche), comportando solitamente l'associazione alla insulino deficienza.
Esistono due sottoforme:
- Tipo 1A (immunomediato)
- Tipo 1B (idiopatico), senza che l'eziologia sia nota, colpisce maggiormente giovani africani e asiatici di età inferiore rispetto all'altra forma.
Comprende solo il 5-10% di tutte le forme
• Diabete di tipo 2
dovuto invece ad un deficit di secrezione dell’insulina da parte delle cellule del pancreas od alla condizione di resistenza dei tessuti all’azione della stessa insulina.
Comprende quasi la totalità dei casi, il 90-95% di tutte le forme
DECORSO E COMPLICAZIONI
Il diabete è una condizione cronica, senza cura risolutiva
Se non viene trattato adeguatamente, può comportare numerose complicanze sia nel breve che nel lungo periodo
La carenza di insulina comporta un accumulo di chetoni nel sangue e quindi una condizione di chetoacidosi nelle persone con diabete di tipo 1, e un accumulo di acido lattico nelle persone con diabete di tipo 2. In chi assume insulina invece possono manifestarsi episodi di ipoglicemia, cioè di calo improvviso degli zuccheri nel sangue, con conseguente rischio di svenimento e perdita di conoscenza.
L’impatto del diabete e delle sue complicanze
Epidemiologia del diabete nel mondo
Diabesità=diabete+obesità
Il diabete oggi e il diabete nel 2025 in Europa
Prevalenza del diabete in Italia per fasce di età e sesso. Dati ISTAT 2010
la prevalenza del diabete, riferita all’anno 2010 e stimata su tutta la popolazione, è pari al 4,9% , sale a circa il 13% nella fascia di età fra i 65 e i 74 anni, mentre oltre i 75 anni una persona su 5 ne è affetta
http://www.novonordisk.it/media/MS12/20120531/Fact_and_figure.pdf
Andamento della prevalenza del diabete in Italia: 2000-2010 (ISTAT)
Prevalenza del diabete nelle regioni italiane:ISTAT 2010
Diabete mellito - Tassi standardizzati di mortalità per regione di decesso e sesso - Anni 2002, 2004
(a) (tassi per 10.000 abitanti)
Epidemiologia del diabete: incidenza
Malati e mortalità
• • 3 milioni di italiani adulti hanno il diabete, pari al 4,9%
della popolazione totale • • Si stima che un ulteriore milione di persone abbia il
diabete senza saperlo e che 2,65 milioni di cittadini (6%della popolazione) soffrono di alterata intolleranza al glucosio (pre-diabete)
• • La situazione peggiorerà in futuro, si stima infatti che nel 2030 quasi 5 milioni di cittadini adulti soffriranno di diabete
• • Oltre 27.000 cittadini italiani fra i 20 e i 79 anni muoiono di diabete ogni anno, questo vuol dire 3 cittadini all’ora
• • Il diabete di tipo 2, relativo al 90% di tutti i casi di diabete in Italia, riduce l’aspettativa di vita di 5-10 anni
• Secondo L’Organizzazione Mondiale della Sanità, il diabete sarà entro il 2030 la quarta causa principale di morte di Europa
• • Il diabete è una delle cause principali di malattie cardiovascolari, renali, cecità e amputazione di arti. In Italia % di diabetici con:
• 10% soffre di cardiopatia ischemica • 32% soffre di neuropatia • 34% soffre di retinopatia, che può portare alla cecità • 30-40% delle persone con diabete di tipo 1 e il 5-10% di
quelle con diabete di tipo 2 sviluppano insufficienza renale con necessità di dialisi
http://www.novonordisk.it/media/MS12/20120531/Fact_and_figure.pdf
• Due terzi delle persone con diabete di tipo 1 e oltre la metà di quelle con diabete di tipo 2 non presentano un adeguato controllo metabolico
• Il 26-50% delle persone con diabete di tipo 2 non è a conoscenza delle proprie condizioni
• l’obesità è il fattore con la più forte associazione al diabete di tipo 2
• In Italia ci sono 17,6 milioni di persone in sovrappeso e 4,9 milioni di obesi
Le grandi sfide
• - rapida crescita del numero dei cittadini con dia- • bete, pre-diabete e obesità • - aumento della morbosità e mortalità legate al dia- • bete e ai suoi fattori di rischio • - crescente onere dei costi diretti e indiretti del diabete
e delle sue complicazioni per il sistema • sanitario e la società italiana • lo scarso livello di educazione al diabete e di
sensibilizzazione alla salute stanno portando a bassi livelli di conformità medica e al fallimento nel perseguire uno stile di vita sano.
Prevenzione, diagnosi precoce e cura
• • La maggior parte dei casi di diabete di tipi 2 può essere prevenuta
da un cambiamento degli stili di vita (dieta sana con una limitata quantità di grassi e 30 minuti di moderato esercizio fisico quotidiano
• • Lo Screening per il diabete e per il pre-diabete è conveniente in tutti i cittadini sopra i 40 anni
• • L’intervento precoce produce significativi risparmi nei costi sanitari a lungo termine
• • L’efficace trattamento del diabete riduce significativamente le complicanze del diabete, come infarto, ictus e grave deterioramento della vista
• Il trattamento efficace comporta un attento monitoraggio e controllo del livello di glucosio nel sangue, pressione arteriosa e dei lipidi
SINTOMI E DIAGNOSI I sintomi possono essere manifesti,
silenti o perfino assenti
Nel diabete di tipo 1 i sintomi classici, che si manifestano all’improvviso, sono quella di una eccessiva secrezione di urina (poliuria), sete (polidipsia), perdita di peso, fame costante, difficoltà nella cicatrizzazione di ferite e stanchezza.
Nel diabete di tipo 2 questi sintomi sono generalmente meno marcati. In questa forma possono anche non manifestarsi sintomi precoci e la malattia è diagnosticata solo dopo molti anni dall’insorgenza, quando sono già presenti alcune complicazioni.
Diabete Mellito Tipo 1 in età pediatrica
Incidenza del DMT1 in Europa (0-14 anni)
BASSA Macedonia 3
MEDIO BASSA Francia 6 Grecia 9
MEDIO ALTA Olanda 13 Inghilterra 18
ALTA Svezia 24 Finlandia 42
Incidenza del DMT1 in Italia (0-14 anni)
Campania 5
Lombardia 6.8
Lazio 7.9
Abruzzo 9.4
Piemonte 9.4
Marche 9.5
Toscana 10.2
Umbria 10.2
Veneto 10.7
Liguria 11.7
Friuli-VG 12.8
Sardegna 33.2
Torino 8.42
Milano 9.5
Pavia 9.5
Catania 10.2
Aosta 11.6
Patogenesi del diabete di tipo I Fattori ambientali,
alterazione cellule beta,
risposta immune
Predisposizione genetica Diminuzione progressiva del
rilascio di insulina
Diabete
b-cellule
Nascita Luna di miele
Anni
Patogenesi del diabete tipo 1
Fase Evento Agente causale o risposta
Predisposizione genetica ?
Insulto ambientale Virus? Alimenti?
Insulite Infiltrazione linfociti T attivati
Attivazione meccanismi autoimmuni Trasformazione self-non self
Attacco immunitario contro cellule ß Anticorpi contro le cellule insulari
Diabete mellito
http://www.progettodiabete.org/indice_ie1000.html
LOCUS CROMOSOMA GENE CANDIDATO IDDM 1 6p21 HLA 2 11p15 Insulin VTNR 3 15q26 4 11q13 5 6q25 6 18q21 7 2q31 8 6q27 9 3q21-q25 10 10p13-q11 11 14q24-q31 12 2q33 CTLA-4 13 2q34-q35 14 15 6q21 16 7p13
Fattori ambientali
Fattori ambientali (aumento di incidenza in popolazioni migranti, studi su gemelli, epidemie in alcune regioni, etc.):
• Infezioni virali (Echovirus, Coxsackie A e B)
• Alimenti (proteine del latte vaccino, glutine, vitamina D, altri)
• Tossine
I fattori ambientali favoriscono l’instaurarsi dei meccanismi autoimmunitari che conducono alla distruzione delle beta-cellule
Fattori AMBIENTALI Maggiori candidati:
Infezioni virali
Alimenti
Tossine
Favoriscono l’instaurarsi di meccanismi
autoimmunitari (positività di IA2 e GAD) che
conducono alla distruzione delle beta-cellule, mentre
solo raramente il danno è causato da un’aggressione
diretta delle beta-cellule da parte di essi (ad esempio
alcune tossine o alcuni virus)
IA2: anti tirosina fosfatasi
GAD:anti glutammato decarbossilasi
Diossina e diabete I
Deficit di insulina
utilizzazione di glucosio
glicogenolisi
neoglucogenesi
lipolisi DIMAGRAMENTO
chetogenesi
GLICEMIA
GLICOSURIA
POLIURIA POLIDIPSIA
DISIDRATAZIONE
CORPI CHETONICI (ur/s)
CHETOACIDOSI
SOSPETTO DIAGNOSTICO nel bambino
•poliuria
•polidipsia
•ricomparsa di enuresi
•calo ponderale
•polifagia seguita a
breve termine
da anoressia
•infezioni ricorrenti
ai genitali esterni
femminili
•ES. URINE per
ricerca di glucosio e
chetoni
• GLICEMIA e , se
possibile,
CHETONEMIA
• eventualmente
TEST DA CARICO DI
GLUCOSIO (OGTT)
Diagnosi del diabete mellito
GLICEMIA A DIGIUNO
Valore compreso
tra 110 e 126 mg/dl
Valore inferiore
a 110 mg/dl
Glicemia nella norma
Valore superiore a 126 mg/dl Diagnosi di diabete
TEST DI
TOLLERANZA
AL GLUCOSIO
Valore a due ore
< 140 mg/dl
Glicemia normale
Valore a due ore
> 200 mg/dl Diagnosi di diabete
Valore a due ore
compreso
tra 140 e 200 mg/dl Intolleranza glucidica
TEST DA CARICO ORALE DI GLUCOSIO (OGTT)
1.75 g di glucosio /Kg di peso corporeo (massimo 75g)
dosaggio: glicemia basale, 120’
NORMALE TOLLERANZA: 120’: <140 mg/dl
ALTERATA TOLLERANZA: 120’: 140-200 mg/dl
DIABETE MELLITO: 120’: >200 mg/dl
GLICEMIA BASALE:<100 NORMALE 100-110 da RICONTROLLARE 110-126 ALTERATA GLICEMIA BASALE >126 DIABETE MELLITO
FAMILIARITA’
MALATTIA POLIGENICA
Padre
Madre
Fratello
Gemello Omoz
Affetti da DMT1 ha un rischio di
sviluppare DMT1 pari a
Bambino con
7%
2-3%
2-6%
35-45%
Diabete 1, rituximab preserva cellule beta
• In pazienti affetti da diabete di tipo 1, la somministrazione di rituximab riesce a preservare parzialmente la funzione delle cellule beta pancreatiche per un periodo di un anno. È quanto pubblicato su New England Journal of Medicine da alcuni ricercatori del Diabetes Research Institute, University of Miami Miller School of Medicine. In particolare, 87 pazienti di età compresa tra 8 e 40 anni con nuova diagnosi di diabete, sono stati assegnati alla somministrazione di rituximab o di placebo al 1°, 8°, 15° e 22° giorno del trial. Dopo un anno, nei pazienti sottoposti a terapia anticorpale, rispetto al placebo, sono stati registrati livelli di peptide C, indicatore della funzionalità delle cellule beta, significativamente più elevati; valori di emoglobina glicata molto più bassi e, infine, è stata riscontrata una minore richiesta di insulina. In aggiunta, l'impiego dell'anticorpo ha fatto osservare, dal terzo al dodicesimo mese, un minore decremento della concentrazione di peptide C. I livelli di linfociti B (CD19+), diminuiti nei diabetici in seguito a trattamento con rituximab, dopo 12 mesi hanno raggiunto il 69% del valore basale. Dopo la prima infusione, un maggiore numero di pazienti è stato colpito da eventi avversi di grado 1 e 2, nel gruppo trattato con rituximab rispetto al controllo. "La scoperta che i linfociti B giocano un ruolo nella patogenesi del diabete di tipo 1 apre nuove strade terapeutiche nell'approccio alla malattia" concludono gli autori. (L.A.) New England Journal of Medicine 2009, 361, 2143-2152
Terapia insulinica
Gli scopi del trattamento insulinico del diabete mellito di tipo 1 in età evolutiva sono:
1. Normalizzare la glicemia (ottimizzare HbA1c)
2. Evitare l’ipoglicemia
3. Assicurare una buona crescita
Sedi di iniezione dell’insulina
• Addome: sede da preferire
• Parte anteriore delle cosce e glutei (quadrante laterale
esterno)
• Parte laterale delle braccia
L’iniezione dovrebbe essere eseguita iniettando per alcuni giorni nello stesso sito distanziando le sedi della somministrazione al fine di prevenire la lipodistrofia
Prospettive future
Nuove vie di somministrazione:
• Infusione continua sottocutanea
• Somministrazione per via inalatoria
• Somministrazione orale
• Terapia combinata
Trapianto di pancreas e di insule
Terapia genica
• Malattie cutanee associate al diabete
• Osteopenia
• Problemi odontoiatrici
• Cura dei piedi
• Malattie della tiroide (tiroidite di Hashimoto ed ipotiroidismo, morbo di Graves)
• Morbo di Addison
• Gastrite atrofica
• Malattia celiaca
• Altre malattie autoimmuni
• Già durante l'adolescenza (o comunque 2-5 anni dopo l’esordio del diabete) possono evidenziarsi le prime alterazioni strutturali e funzionali relative alle complicanze microvascolari.
• Nei bambini e negli adolescenti l'angiopatia diabetica è costituita principalmente dalla microangiopatia (microcircolo retinico e glomerulare)
• La neuropatia diabetica e la macroangiopatia sono le altre due principali complicanze tardive
Complicanze
Strategie di prevenzione
Le strategie in grado di prevenire e migliorare l’angiopatia diabetica in età pediatrica sono:
Controllo metabolico (terapia insulinica intensiva, DCCT)
Terapia antiipertensiva
Alimentazione
Follow-up
Il follow-up raccomandato nei bambini ed adolescenti con diabete mellito di tipo 1 include:
Valutazioni trimestrali (altezza, peso, BMI, stadio puberale, pressione arteriosa)
Valutazioni annuali (colesterolo totale, colesterolo HDL, trigliceridi, creatinina, funzionalità tiroidea, autoanticorpi anti- tiroide, markers sierologici di malattia celiaca, immunoglobuline)
Valutazioni al raggiungimento della pubertà:
fotografia del fundus e fluoroangiografia
escrezione urinaria di albumina (AER)
Diabete di tipo 2 o Diabete non insulino-dipendente È di gran lunga la forma più frequente di diabete. La produzione di insulina è inizialmente normale o superiore al normale, ma ottiene sempre minore effetto (la cosiddetta insulino-resistenza). Lo sforzo di produrre quantità sempre maggiori di insulina finisce per esaurire le cellule Beta.
Ridotta funzionalità
della b-cellula
Patogenesi del diabete di tipo II
Insulino-resistenza
Fattori
ambientali
(stile di vita)
Fattori genetici
iperinsulinemia
Ha esordio graduale e colpisce soprattutto le persone al di
sopra dei 40 anni (90% dei casi di diabete mellito)
Viene prodotta insulina in quantità insufficiente e spesso
l’organismo è resistente all’insulina
Fisiopatologia del diabete di tipo 2
• Caratterizzato da 2 elementi essenziali
– Insulino-resistenza: inadeguata utilizazione del glucosio da parte delle cellule, che non rispondono normalmente alla stimolazione insulinica; il difetto può essere di tipo pre-recettoriale, recettoriale o post-recettoriale.
– Difetto della b-cellula: anche se inizialmente relativo (la secrezione insulinica è a lungo conservata), è ormai ammesso che l’insorgenza del diabete di tipo 2 è legata a una produzione di insulina insufficiente a compensare la resistenza insulinica
Storia naturale del diabete di tipo 2
La lunga fase pre-
clinica è
responsabile di una
sottovalutazione
della malattia
e di una diagnosi
spesso tardiva
Patogenesi del diabete tipo 2 Il diabete mellito non insulino-dipendente, o tipo 2, è caratterizzato da un difetto di secrezione insulinica, con conseguente resistenza all'azione dell'insulina stessa, nei tessuti bersagli, cioè quelli su cui agisce l'insulina. Da un punto di vista descrittivo si possono riconoscere tre fasi nell'andamento clinico della malattia: 1. la glicemia è nella norma nonostante la presenza di livelli elevati di insulina, segno di resistenza all'insulina stessa; 2. si assiste ad un aumento della resistenza all'insulina con conseguente comparsa di iperglicemia postprandiale; 3. non si modifica significativamente la resistenza all'insulina, ma si assiste ad una riduzione della produzione di insulina che determina l'insorgenza del diabete.
DIABETE DI TIPO II:
Fisiopatologia:
Resistenza all’azione dell’insulina. Per downregulation dei recettori
Difetto di secrezione di insulina. Per desensibilizzazione delle b cellule.
IPERGLICEMIA
LA STORIA NATURALE DEL DIABETE
MELLITO TIPO 2
MO
RT
E
Inizio
del diabete
Complicanze
Invalidità
Fattori ambientali:
es: alimentazione
obesità
inattività fisica
Insulino-resistenza
Iperglicemia
Ipertensione
Dislipidemia
Obesità
Aterosclerosi
Retinopatia
Nefropatia
Neuropatia
Malattie coronariche
Cecità
Insufficienza renale
Amputazione
PREDISPOSIZIONE
GENETICA
FATTORI DI RISCHIO
Sei a rischio di sviluppare il Diabete (di tipo 2) se: • hai parenti diabetici (in particolare genitori, fratelli o sorelle, o figli) • sei obeso o in sovrappeso (ovvero hai il BMI, indice di massa corporea, maggiore di 25 ma anche se hai la circonferenza vita maggiore di 88 cm per le donne o di 102 cm per gli uomini) • hai la pressione alta o prendi medicine per la pressione alta • hai il colesterolo buono basso (HDL) • hai i grassi nel sangue (trigliceridi) elevati • sei donna e hai avuto il diabete in gravidanza o partorito figli superiori ai 4 kg In tutte queste condizioni è consigliabile consultare il medico al fine di eseguire una glicemia a digiuno e, se necessario, un carico orale di glucosio. Conviene poi controllare la glicemia una volta all’anno.
FATTORI DI RISCHIO
• Sedentarietà (tipica della vita urbana) e cattive abitudini alimentari, sono stati identificati come fattori di rischio.
• Un altro elemento importante è la familiarità per il diabete, che in Italia interessa il 25 per cento degli uomini e il 29 per cento delle donne.
•Nel diabete di tipo 2, uno dei maggiori fattori di rischio è l’obesità o comunque un eccessivo peso corporeo, che causano una inefficienza dell’insulina, che favorisce l’insorgenza del diabete.
L'obesità viscerale (o centrale) riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza all'insulina. Il tessuto adiposo è, infatti, in grado di produrre una serie di sostanze (leptina, TFN-α, acidi grassi liberi, resistina, adiponectina), che concorrono allo sviluppo della insulino-resistenza. Inoltre nell'obesità, il tessuto adiposo è sede di uno stato di infiammazione cronica a bassa intensità, che rappresenta una fonte di mediatori chimici, che aggravano la resistenza all'insulina.
Diabesità Secondo i dati degli Annali 2008 dell’AMD (Associazione Medici Diabetologi), due terzi delle persone con diabete di tipo 2 sono anche obesi (BMI superiore a 27) e meno del 20 % risulta di peso normale. Tra i diabetici di tipo 1 invece, è obeso “solo” un quarto delle persone.
Questi numeri fanno capire come diabete e obesità si sostengano a vicenda, e il perché, in combinazione fra loro, siano considerate la vera epidemia dei nostri tempo.
Del binomio diabete-obesità si muore, con un rischio che raddoppia ogni 5 punti di crescita del BMI: un diabetico in sovrappeso ha un rischio doppio di morte nell’arco di 10 anni rispetto a un normopeso; un obeso ha un rischio doppio rispetto ad un sovrappeso.
Il trend epidemiologico di diabete ed obesità nel mondo
SINDROME METABOLICA
SINDROME METABOLICA
La sindrome metabolica è una condizione clinica che merita particolare attenzione per via della sua gravità e diffusione. Con questo termine non si indica una singola patologia ma un insieme di fattori predisponenti che uniti insieme collocano il soggetto in una fascia di rischio elevata per malattie come il diabete, problemi cardiovascolari in genere e steatosi epatica (fegato grasso).
Per poter parlare di sindrome metabolica devono
essere presenti contemporaneamente ALMENO TRE di questi fattori di rischio:
• Pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg
• Trigliceridi ematici superiori a 150 mg/dl
• Glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl
• Colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell'uomo o a 50 mg/dl nelle femmine
• Circonferenza addominale superiore a 102 centimetri per i maschi o a 88 centimetri per le femmine
Fumo e diabete
Consequences of smoking for body weight, body fat distribution, and insulin resistance
• Chiolero et al., American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 87, No. 4, 801-809, April 2008
• Our aim was to critically evaluate the relations among smoking, body weight, body fat distribution, and insulin resistance as reported in the literature. In the short term, nicotine increases energy expenditure and could reduce appetite, which may explain why smokers tend to have lower body weight than do nonsmokers and why smoking cessation is frequently followed by weight gain. In contrast, heavy smokers tend to have greater body weight than do light smokers or nonsmokers, which likely reflects a clustering of risky behaviors (eg, low degree of physical activity, poor diet, and smoking) that is conducive to weight gain. Other factors, such as weight cycling, could also be involved. In addition, smoking increases insulin resistance and is associated with central fat accumulation. As a result, smoking increases the risk of metabolic syndrome and diabetes, and these factors increase risk of cardiovascular disease. In the context of the worldwide obesity epidemic and a high prevalence of smoking, the greater risk of (central) obesity and insulin resistance among smokers is a matter of major concern.
Active Smoking and the Risk of Type 2 Diabetes
• Carole Willi, MD; Patrick Bodenmann, MD, MScPH; William A. Ghali, MD, MPH; Peter D. Faris, PhD; Jacques Cornuz, MD, MPH
• JAMA. 2007;298(22):2654-2664. • Context Observational studies have suggested an association between active smoking and the incidence of type 2
diabetes. • Objective To conduct a systematic review with meta-analysis of studies assessing the association between active
smoking and incidence of type 2 diabetes. • Data Sources A search of MEDLINE (1966 to May 2007) and EMBASE (1980 to May 2007) databases was supplemented
by manual searches of bibliographies of key retrieved articles, reviews of abstracts from scientific meetings, and contact with experts.
• Study Selection Studies were included if they reported risk of impaired fasting glucose, impaired glucose tolerance, or type 2 diabetes in relationship to smoking status at baseline; had a cohort design; and excluded persons with diabetes at baseline.
• Data Extraction and Data Synthesis Two authors independently extracted the data, including the presence or absence of active smoking at baseline, the risk of diabetes, methods used to detect diabetes, and key criteria of study quality. Relative risks (RRs) were pooled using a random-effects model. Associations were tested in subgroups representing different patient characteristics and study quality criteria.
• Results The search yielded 25 prospective cohort studies (N = 1.2 million participants) that reported 45 844 incident cases of diabetes during a study follow-up period ranging from 5 to 30 years. Of the 25 studies, 24 reported adjusted RRs greater than 1 (range for all studies, 0.82-3.74). The pooled adjusted RR was 1.44 (95% confidence interval [CI], 1.31-1.58). Results were consistent and statistically significant in all subgroups. The risk of diabetes was greater for heavy smokers ( 20 cigarettes/day; RR, 1.61; 95% CI, 1.43-1.80) than for lighter smokers (RR,1.29; 95% CI, 1.13-1.48) and lower for former smokers (RR, 1.23; 95% CI, 1.14-1.33) compared with active smokers, consistent with a dose-response phenomenon.
• Conclusion Active smoking is associated with an increased risk of type 2 diabetes. Future research should attempt to establish whether this association is causal and to clarify its mechanisms.
Esercizio al posto dei farmaci
• Niente nomi e dosi di farmaci sulla ricetta, ma la prescrizione di una bella camminata all'aria aperta. Perché l'esercizio fisico è un vero e proprio medicinale. Partirà da questo presupposto un progetto ad hoc dell'Azienda sanitaria locale di Ferrara e dell'assessorato alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, che coinvolgerà 300 medici di medicina generale e 11 mila pazienti fra diabetici, ipertesi e anziani fragili. A tutti verrà consegnato un opuscolo sul movimento da effettuare, nonché un contapassi per 'controllare' che eseguano le indicazioni giuste. I primi risultati verranno presentati a giugno 2009, mentre quelli definitivi a giugno 2010, con le cifre sui benefici e i risparmi ottenuti."Oltre al guadagno di salute per i cittadini, che è il nostro primo obiettivo - ha spiegato ieri a Roma presentando il progetto Francesco Conconi, direttore del Centro studi biomedici applicati allo sport dell'università di Ferrara - si potranno infatti ottenere risparmi per il Sistema sanitario regionale stimati attorno ai 660 euro a paziente ogni anno, come suggeriscono i risultati di un progetto simile attivato a Perugia, dove i 200 pazienti coinvolti hanno effettuato una camminata di mezz'ora al giorno per il periodo di studio". Grazie allo sport si prevede dunque una riduzione sia del consumo di farmaci sia di altri trattamenti sanitari.
L’impatto del diabete e delle sue complicanze
Le complicanze del diabete
• La microangiopatia diabetica
– Alterazioni specifiche del microcircolo
retinopatia, nefropatia e neuropatia diabetiche
• La macroangiopatia diabetica
– Ateromatosi precoce e diffusa complicanze cardiovascolari
• Altre complicanze
– Aumentata sensibilità alle infezioni
– Cataratta
– Piede diabetico
La MACROANGIOPATIA DIABETICA
• Una forma di ATEROMATOSI istologicamente aspecifica ma precoce e diffusa, con frequente interessamento plurisegmentare delle arterie di medio calibro distali
• Fattori aggravanti: – Obesità – Ipertensione arteriosa – Fumo – Dislipidemia (in particolare ipercolesterolemia con
aumento LDL)
Insulino-resistenza e macroangiopatia
Obesità viscerale
INSULINO-RESISTENZA
DIABETE di tipo 2
Dislipidemia
LDL; HDL; TG
ATEROMATOSI ACCELERATA
Ipertensione arteriosa
Infiammazione
stato protrombotico
Stress ossidativo
Complicanze della macroangiopatia diabetica
Sono quelle dell’ateromatosi diffusa: • Cardiopatie ischemiche
– Angina / infarto miocardico
• Patologia cerebrovascolare – TIA / ictus cerebrale
• Patologia ischemica periferica (ateriopatia obliterante) – Claudicatio intermittens / ischemia acuta / gangrena
Il piede diabetico
• Una sintesi delle varie complicanze del diabete mellito: – Ischemia (macroangiopatia)
– Ridotta troficità tessutale (microangiopatia/neuropatia)
– Infezioni (batteriche, micosi..)
• Vari tipi di lesioni – Deformazioni osteoarticolari (neuropatia)
– Ulcere (origine vascolare e neurogena)
– Infezioni
– Gangrena
Esempio di ulcera diabetica
Diabete e malattie cardiovascolari
• I soggetti con diabete, però, hanno un rischio di morire per problemi cardiaci da 2 a 4 volte superiore rispetto alle persone senza il diabete. Inoltre, il diabete spesso si associa ad alterazioni del metabolismo lipidico che inducono un aumento nei livelli dei grassi circolanti nel sangue. E questa è una condizione che promuove i fenomeni aterosclerotici.
• Ictus I soggetti con diabete hanno un rischio di avere un ictus da 2 a 4 volte superiore rispetto alle persone senza il diabete.
• Ipertensione Si stima che il 60-65% delle persone con diabete siano ipertese. L'ipertensione può condizionare l'evoluzione delle complicanze a livello renale e retinico, aggravandole ulteriormente. I limiti entro i quali devono essere mantenuti i valori della pressione arteriosa nelle persone con diabete sono più bassi di quelli previsti nelle forme di ipertensione non associate al diabete.
Il diabete è come un primo infarto
• I pazienti diabetici che richiedono una terapia ipoglicemizzante hanno la stessa probabilità di andare incontro ad un evento cardiovascolare maggiore dei pazienti non diabetici con un'anamnesi di infarto miocardico. Su questa base, la necessità di una terapia ipoglicemizzante dovrebbe determinare l'inizio di un intenso trattamento preventivo per le malattie cardiovascolari. Se un diabetico va incontro ad infarto, inoltre, le sue probabilità di morte sono doppie rispetto a quelle di un non diabetico. In presenza di una terapia ipoglicemizzante, dunque, è opportuno iniziare anche una terapia antipiastrinica, con aggiunta di statine ed altri medicinali di comprovata efficacia nella prevenzione degli eventi cardiovascolari in questo gruppo di pazienti. (Circulation online 2008, pubblicato il 31/3)
Diabete e cuore: in Italia le donne rischiano di più
• Sono più anziane, convivono con la malattia da più tempo e hanno un BMI più elevato. Inoltre, si curano allo stesso modo, ma il controllo della malattia è più scadente. In media le italiane diabetiche hanno 68 anni contro i 65 degli uomini e convivono con la malattia mediamente da 11 anni rispetto ai 10 dei maschi. Le "gravemente obese" sono quasi il doppio mentre le fumatrici la metà. Uomini e donne si tengono controllati in maniera analoga, sia sul fronte delle misurazione dell'emoglobina glicata sia per quanto riguarda colesterolemia e ipertensione. Le donne ricevono pari cure ma il controllo della malattia è peggiore: il 58% rispetto al 54 degli uomini ha l'HbA1c superiore al 7%, il c-Ldl è in media 112,5 mg/dl contro 106,6 mg/dl e le donne con valori pressori superiori a 140/90 mmHg sono il 58,1%, contro il 56,1% degli uomini. «Le differenze di genere emerse ci devono far riflettere sulla necessità di personalizzare la cura, per esempio intensificando il trattamento fino a ottenere i risultati desiderati per i maggiori fattori di rischio cardiovascolari, in particolare nelle donne». (giugno 2012)
l’iperinsulinemia (insulino-resistenza) è causa delle complicanze macrovascolari, infatti determina:
sintesi VLDL;
aumento dei trigliceridi;
proliferazione di cellule endoteliali e muscolari lisce dei vasi;
ipertensione arteriosa (x riass. H2O e Na+)
Tutti questi fattori aumentano il rischio di patologie vascolari su base aterosclerotica!
Conseguenze dell’iperinsulinemia
nel diabete II:
“Il diabete è una malattia
cardiovascolare che si diagnostica
misurando la glicemia”
Y. Yarvinen
l’iperglicemia è responsabile della microangiopatia diabetica
Glicazione\ossidazione di lipoproteine, matrice e collagene;
Alterazione della permeabilità vascolare.
Conseguenze dell’iperglicemia: microangiopatia diabetica
La microangiopatia diabetica
1. La RETINOPATIA diabetica • Retinopatia semplice proliferativa
• Altre complicanze visive: glaucoma, cataratta..
“oftalmopatia diabetica” complessa con calo del visus
2. La NEFROPATIA diabetica • Glomerulopatia diabetica IRC progressiva
• Fattori aggravanti: macroangiopatia e ipertensione
3. La NEUROPATIA diabetica • Patogenesi mista: microangiopatia + danni metabolici diretti
(polioli, alterazioni della mielina…)
La RETINOPATIA DIABETICA
2 stadi evolutivi principali 1. Retinopatia semplice: dilatazione capillare,
microaneuvrismi, essudati + emorragie puntiformi
2. Retinopatia proliferante: dopo una fase “pre-proliferativa” con segni di ischemia retinica, neovascolarizzazione, fibrosi retinica complicanze acute: emorragie, distacco di retina rischio di cecità
La NEFROPATIA DIABETICA
L’evoluzione progressiva delle lesioni glomerulari può portare a IRC terminale
• 1° Stadio: Ipertrofia/ iperfunzione renale con aumento della clearance della creatinina
• 2° Stadio : Ispessimento della membrana basale glomerulare con
iperfiltrazione e microalbuminuria (20-200 ug/min)
• 3° Stadio : Nefropatia diabetica iniziale con macroalbuminuria e aumento della PA (filtrazione glomerulare normale)
• 4° Stadio : Nefropatia diabetica conclamata con IRC progressiva,
macroalbuminuria e ipertensione arteriosa • 5° Stadio : Glomerusclerosi diffusa con IRC terminale
La NEUROPATIA DIABETICA
2 aspetti • Neuropatia periferica
– Danni a carico dei nervi sensitivi + motori parestesie, ipoestesie, danni trofici, neuropatie dolorose acute--
• Neuropatia autonomica – Danni a carico del sistema nervoso autonomo Manifestazioni viscerali (gastroparesi, alvo irregolare, ritenzione
urinaria, impotenza..) Manifestazioni cardiovascolari (ipotensione ortostatica, morte
improvvisa..) Ridotta percezione dell’ipoglicemia
Complicanze oculari
• Il diabete rappresenta la maggiore causa di cecità negli adulti tra i 20 e i 70 anni. L'eccesso di zucchero nel sangue, infatti, può provocare danni irreparabili alla retina (retinopatia diabetica). È possibile prevenire la cecità intervenendo precocemente con la tecnica della fotocoagulazione laser, che è in grado di arrestare la progressione della retinopatia. In alcuni casi può portare allo sviluppo della cataratta, un'opacità del cristallino, la lente all'interno dell'occhio, che ostacola la visione.
Complicanze renali
• Il diabete rappresenta una delle cause più frequenti di insufficienza renale che impone il trattamento dialitico. È possibile identificare un'iniziale compromissione renale in fase molto precoce mediante il dosaggio dell'albumina nelle urine (microalbuminuria). Questo esame va effettuato periodicamente per poter intervenire prontamente con misure terapeutiche adeguate.
Sistema nervoso
• Il diabete può indurre alterazioni di vario tipo a livello del sistema nervoso: disturbi della sensibilità, dolori agli arti inferiori o alle mani, digestione lenta o alterazioni dell'alvo, sindrome del tunnel carpale. Negli uomini, un aspetto particolare è costituito dai problemi di impotenza sessuale. Nel caso di gravi forme di neuropatia, la mancanza di sensibilità e le alterazioni della circolazione sanguigna sono i due fattori critici che promuovono infezioni anche gravi a livello cutaneo. La scarsa sensibilità cutanea fa sì che le persone con diabete non si accorgano di piccoli graffi o punture che possono prodursi accidentalmente, anche per semplice sfregamento del piede nella scarpa. I difetti di circolazione e l'alta concentrazione di zucchero nel sangue, associati alla malattia, promuovono l'estensione e l'infezione di queste piccole ferite che possono ulcerarsi e che, nei casi più gravi, possono rendere necessaria l'amputazione dell'arto. Per questo motivo, è indispensabile prestare molta attenzione alla salute della cute, soprattutto a livello degli arti inferiori, effettuare ispezioni periodiche e, nel caso vi siano lesioni anche piccole, intervenire con prontezza.
Alzheimer: colesterolo e diabete accelerano declino
• Nei pazienti con morbo di Alzheimer incidente, la concentrazione di colesterolo totale ed LDL prima della diagnosi ed un'anamnesi di diabete sono associate ad un più rapido declino cognitivo. Per i pazienti con questa patologia sono disponibili poche opzioni terapeutiche in grado di migliorare la prognosi: il controllo delle patologie vascolari potrebbe essere un modo di ritardare il decorso della malattia. Benché già in precedenza i fattori di rischio vascolari siano stati studiati in qualità di fattori predittivi di morbo di Alzheimer, pochi studi hanno valutato la loro influenza sulla progressione della malattia. E' stato invece ora dimostrato che la prevenzione o il trattamento dell'ipercolesterolemia e del diabete potrebbero potenzialmente rallentare il decorso del morbo di Alzheimer. (Arch Neurol 2009; 66: 343-8)
Diabete gestazionale
E’ un’iperglicemia che per la
prima volta viene rilevata durante
la gravidanza (2-3 trimestre) e
scompare dopo il parto. E’
dovuta all’incapacità di aumentare
adeguatamente la secrezione di
insulina. Il difetto delle
cellule può essere dovuto ad
un'autoimmunità verso il pancreas
in una minoranza di casi, ma
spesso si manifesta come una
resistenza dei tessuti bersaglio
all’insulina.
Diabete gestazionale
L’identificazione di tale malattia metabolica nelle donne gravide è
di particolare importanza e la determinazione di una glicemia a
digiuno è largamente raccomandata in tutte le donne gravide tra le
22 e le 28 settimane di gestazione. Inoltre, in donne che appaiono
ad alto rischio per lo sviluppo della malattia (obese, con familiari
di primo grado diabetici) questo controllo deve essere effettuato il
prima possibile e ripetuto tra le 24 e 28 settimane di gestazione. In
questo caso è meglio effettuare un test da carico valutando la
glicemia un’ora dopo la somministrazione orale di 50 g di
glucosio.
Diabete gestazionale
I rischi clinici precedenti il parto per il diabete gestazionale riguardano il
feto: nelle donne con grave iperglicemia è stato infatti dimostrato un
aumentato rischio di malformazioni fetali gravi (la macrosomia, cioè
l’aumento delle dimensioni della testa del feto, è la più frequente), oppure
il parto di feto morto od altre anomalie.
Di solito la situazione metabolica si normalizza dopo il parto, ma le donne
che hanno sofferto di diabete gestazionale hanno una probabilità dal 17 al
63% di sviluppare un diabete non gestazionale negli anni seguenti. Anche il
bambino nato da queste donne vede un aumentato rischio di obesità e di
alterata tolleranza al glucosio già nell’infanzia e nella giovinezza.
I costi del diabete mellito Negli Stati Uniti la spesa sanitaria per il diabete è salita dai:
1969 2,6 miliardi di dollari
1995 98,2 miliardi di dollari
1997 137,7 miliardi di dollari
In Europa lo studio CODE-2 ha stimato i costi sostenuti per il diabete in 8 paesi
Costi sociali e sanitari crescenti
• Le logiche ed immediate conseguenze che derivano da questi dati sono:
• 1) l’aumentato carico sociale dovuto alla malattia diabetica e alle sue complicanze (cardiopatia ischemica, cecità, insufficienza renale, amputazioni degli arti inferiori)
• 2) la necessità d’interventi capaci di prevenire e\o ritardare la comparsa delle complicanze croniche del diabete mellito.
STUDIO PER RIDURRE L’INSORGENZA DEL DIABETE NEI SOGGETTI AD ALTO RISCHIO
GENETICO
È al via nel mondo ed anche in Italia lo studio TRIGR, il primo studio internazionale multicentrico di prevenzione primaria del diabete tipo 1 (giovanile, insulino-dipendente), dopo più di un
decennio di lavori atti alla creazione e perfezionamento del protocollo di studio. Si tratta di uno studio randomizzato in doppio cieco, volto a chiarire il ruolo delle proteine del latte vaccino
nell’insorgenza del diabete tipo 1. La storia
Tutto è iniziato nei primi anni ottanta a partire dagli studi effettuati sugli animali (topi NOD e ratti BB naturalmente inclini a sviluppare il diabete), i quali non sviluppavano il diabete se
alimentati dalla nascita con una dieta priva di proteine del latte vaccino. A queste evidenze si sono poi affiancati studi sull’uomo che mostravano come l’incidenza del diabete tipo 1 fosse più
alta nei paesi con elevato consumo di latte vaccino pro capite. Negli stessi anni si evidenziava anche il ruolo protettivo sullo sviluppo del diabete tipo 1 esercitato dall’allattamento al seno e
quindi dalla più tardiva esposizione alle proteine del latte vaccino. Tuttavia tali esperienze indirette e non sempre concordi nei loro risultati non erano sufficienti per attribuire al latte vaccino la responsabilità dell’insorgenza del diabete tipo 1. Da qui la necessità di uno studio controllato che facesse chiarezza sull’argomento aprendo allo stesso tempo speranze su una
possibile strategia preventiva.
GESTIONE DEL DIABETE I
•INSULINA
• AUTOCONTROLLO
DOMICILIARE
• DIETA
• ATTIVITA’ FISICA
MEZZI TERAPEUTICI per il DIABETE I
ISTRUZIONE DEL BAMBINO E DELLA FAMIGLIA
TIPI DI INSULINA INIZIO PICCO DURATA
(ore) (ore) (ore)
•ANALOGHI AD AZIONE RAPIDA pochi minuti 1-3 3-5
•INSULINA AD 0.5-1 2-4 5-8 AZIONE RAPIDA
•INSULINA AD 2-4 4-12 12-24 AZIONE INTERMEDIA
•ANALOGHI AD 2-4 NESSUNO 24 AZIONE LENTA (GLARGINA)
NB: sono in commercio miscele di insulina rapida e intermedia con le seguenti proporzioni: 10/90, 20/80, 30/70, 40/60, 50/50
MICROINFUSORE
Pompa per l’infusione di insulina, costituita da:
COMPUTER che consente la programmazione di 48 diverse velocità di infusione
SISTEMA DI INFUSIONE: pistone siringa che eroga insulina (analogo ad azione rapida) in un piccolo catetere di Teflon da posizionare sottocute mediante un ago introduttore rimovibile
La pompa-cerotto che migliorerà la vita dei diabetici
• 19 giugno 2009
• Dal congresso di New Orleans arriva la rivoluzione tecnologica per i diabetici. La pompa-cerotto senza fili e tubi, per ora usata solo per il diabete di tipo1. Sarà disponibile in Italia dall'anno prossimo.
• «Assomiglia a un mezzo uovo sodo e ha cambiato la vita di migliaia di ragazzini americani; in Italia potrebbe arrivare entro la fine dell'anno. È l'OmniPod®, la prima "pompa-cerotto" da insulina, wireless e tubeless (cioè senza tubi per erogare l'insulina), realizzata dalla Insulet Corporation, una start up americana del Massachusetts. L'OmniPod, oltre ad essere un piccolo miracolo tecnologico è anche una filosofia: il suo design (e in parte anche il nome) si ispira ai gadget della Apple ed è la prima pompa da insulina usa-e-getta, precisissima ma a bassissimo costo»
ATTIVITA’ FISICA
Una regolare attività fisica ha numerosi vantaggi non solo per i ragazzi con il
diabete ma per ogni persona.
Nel ragazzo con buon controllo metabolico, una regolare attività fisica può
indurre una considerevole riduzione del fabbisogno di insulina.
Il ragazzo diabetico può svolgere attività fisica anche a livello agonistico,
purchè in buon controllo metabolico ed esente da complicanze
L’esercizio fisico può causare ipoglicemia durante l’attività fisica e nelle ore
seguenti (attenzione all’ipoglicemia notturna!): è necessario che il ragazzo o
la famiglia sappiano modificare la somministrazione di insulina e/o
l’alimentazione in previsione di uno sforzo fisico.
Il ragazzo diabetico dovrebbe programmare la sua attività fisica e se possibile
svolgerla nei momenti della giornata in cui è meno insulinizzato (ad esempio nel
tardo pomeriggio).
OBIETTIVI dell’ISTRUZIONE TEORICO-PRATICA DEL PAZIENTE E DELLA
FAMIGLIA
•esecuzione autonoma dei controlli domiciliari, e
dell’iniezione di insulina,
•autogestione domiciliare della malattia
•capacità di risolvere le eventuali emergenze
ipoglicemiche e prevenirne la ricomparsa.
I notevoli progressi compiuti in questi ultimi anni nello sviluppo di mezzi utili alla gestione del Diabete hanno migliorato sostanzialmente la
modalità di trattamento, la qualità del controllo metabolico e della vita del bambino e la prognosi a
lungo termine della malattia (riduzione della prevalenza delle complicanze
micro-angiopatiche)
L’obiettivo più importante che il team diabetologico persegue nella gestione del DMT1 in età evolutiva è pertanto quello di ottenere il miglior controllo metabolico possibile fin dall’esordio e di fare in modo che la malattia interferisca meno possibile sulla qualità di vita del bambino e della sua famiglia
Intervenire in gruppo contro il diabete
• Gli interventi di gruppo sullo stile di vita della durata di più di sei anni possono prevenire o ritardare la comparsa del diabete per un periodo fino a 14 anni dopo l'intervento attivo. Gli interventi intensivi sullo stile di vita possono ridurre l'incidenza del diabete di tipo 2 nei soggetti con ridotta tolleranza al glucosio, ma non era finora chiaro per quanto tempo questi benefici si estendano al di là del periodo dell'intervento attivo o se questi interventi riducano il rischio di malattie cardiovascolari. Quest'ultimo punto rimane a tutt'ora oscuro. Gli interventi sullo stile di vita dovrebbero iniziare forse molto prima, quando i soggetti sono normoglicemici, onde ottenere la prevenzione primaria del diabete di tipo 2 e della sua conseguenza principale, ossia le malattie cardiovascolari. A questo proposito andrebbero applicate sia le strategie basate sulla popolazione che quelle dedicate ai gruppi più a rischio. (Lancet. 2008; 371: 1731-2 e 1783-9)
GESTIONE DEL DIABETE II
ELEMENTI ESSENZIALI DEL
TRATTAMENTO DEL DIABETE
Controllo del peso corporeo
Incremento attività fisica
Corretta alimentazione
Interruzione del fumo
Controllo Iperlipidemia
Controllo ipertensione
Controllo complicanze
macroangiopatiche
Controllo complicanze
microangiopatiche
Esercizio fisico nella prevenzione di DM tipo II
Disposizione genetica
Fattore di rischio: resistenza insulinica
DM tipo II
Fattori di rischio: •inattività •obesità •stress •dieta
Esercizio fisico regolare: • resist. insulinica • trasporto del glucosio
DM tipo II +
complicazioni
+
Esercizio fisico nella prevenzione di DM tipo II
Studi sull´insorgenza del DM tipo II (III)
05
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developing
diabetes over
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Esercizio fisico e prevenzione del diabete Pan, Diabetes Care 1997; 20:537-44
Diabete & esercizio fisico
Controllo del peso e corretta alimentazione
Controllo del peso e corretta alimentazione
Controllo del peso e corretta alimentazione
Diabete, controllo glicemico e mortalità coronarica
• Uno scarso controllo glicemico è associato ad un sostanziale incremento nel rischio di mortalità per cardiopatia ischemica nei pazienti diabetici, ma con un controllo glicemico ragionevolmente buono questo rischio è paragonabile a quello osservato nei soggetti non diabetici. Ciò si aggiunge alle ragioni per raccomandare un buon controllo glicemico nei soggetti diabetici, ed inoltre sottolinea la necessità di tenere sotto controllo al contempo gli altri fattori di rischio cardiovascolare in modo appropriato. L'analisi dell'HbA1c come variabile continua fluttuante nel tempo ha dimostrato un incremento del 30 percento del rischio per ciascuno punto di incremento dell'HbA1c nei pazienti diabetici senza malattie cardiovascolari note di base. (Eur Heart J 2009; 30: 1372-7)
Gestione del diabete
Volta a correggere lo stile di vita del paziente esaltando l’importanza di una
corretta alimentazione in associazione con l’esecuzione di un regolare
esercizio fisico
Quando tali interventi
non siano sufficienti
Terapia farmacologica Farmaci secretagoghi
(sulfaniluree): stimolano la
liberazione di insulina endogena
(tolbutamide)
Mimetici dell’incretina: stimolano la secrezione insulinica
(exenatide)
Inibitori dell’alfa-glucosidasi: rallentano l’assorbimento dei
carboidrati (acarbosio)
Farmaci insulino-sensibilizzanti
(biguanidi): aumentano la sensibilità all’insulina a
livello dei tessuti periferici e del fegato
(metformina)
Tiazolidindioni: riducono la resistenza insulinica
(troglitazone)
Insulina
L’educazione sanitaria
Una delle scoperte mediche più importanti degli ultimi vent’anni è stata l’evidenza
scientifica di poter prevenire e curare meglio la malattia con l’educazione.
“L’educazione sanitaria dovrebbe permettere ai pazienti di acquisire e di conservare le
capacità e competenze che li aiutano a vivere in maniera ottimale con la malattia.
Si tratta di un processo centrato sul paziente.
Implica attività organizzate di sensibilizzazione, di informazione, di apprendimento
dell’autogestione e di sostegno psicologico.
Essa mira ad aiutare i pazienti e le loro famiglie a comprendere la malattia e il
trattamento, a vivere in maniera più sana e a conservare o migliorare la qualità della
loro vita”.
L’educazione sanitaria ha ottenuto un riconoscimento ufficiale fin dalla pubblicazione
del rapporto dell’OMS Europa nel 1998 con cui se ne dà una precisa definizione:
L’educazione sanitaria (2)
L’educazione costituisce parte integrante del trattamento del paziente.
Riguarda la vita quotidiana del paziente e coinvolge la sua famiglia e i suoi
amici.
È un processo permanente che deve essere adattato all’evoluzione della
malattia e allo stile di vita del paziente.
Deve essere strutturata, organizzata e realizzata con mezzi educativi diversi.
È multiprofessionale, interdisciplinare e intersettoriale ed è realizzata da
operatori formati all’educazione del paziente.
Limiti dell’educazione sanitaria
I pazienti sono eterogenei per le loro caratteristiche intellettuali, sociali, culturali e motivazionali.
Imparare a vivere con la propria malattia è molto diverso da imparare qualsiasi altro tipo di
conoscenza.
Le conoscenze che si insegnano al paziente sono di natura complessa.
Il paziente può aver imparato tutto e non applicarlo.
Nei pazienti, da un lato c’è la convinzione che per i diabetici sia possibile vivere una vita del
tutto normale, dall’altro, la consapevolezza dell’impossibilità di guarire dalla malattia.
Accanto al riconoscimento dell’importanza e della necessità di operare controlli regolari, nel
paziente emerge la “voglia di trasgressione” e l’indisciplina nei comportamenti.
Spesso non è possibile raggiungere tutte le persone che si vorrebbe
L’esercizio fisico
Muscolo: glicogeno glucosio-6-fosfato Glucosio-6-fosfatasi
glucosio
piruvato
Quindi
Non c’è immissione in circolo di
glucosio prodotto dal muscolo
Tramite l’insulina, il muscolo
assorbe anche il glucosio ematico
di produzione epatica
↓ glicemia e ↓ insulinemia
Per questi motivi è fondamentale educare il paziente
diabetico incitandolo a praticare regolarmente attività
fisica
L’esercizio fisico nel diabetico
Nel
diabetico
con buon controllo glicemico: l’ipoglicemia indotta dallo sforzo si
aggiunge a quella indotta dall’insulina il cui assorbimento dalla sede di
somministrazione non si interrompe durante l’attività
con controllo glicemico inadeguato: la mancanza di insulina inibisce il
riassorbimento di glucosio da parte del muscolo senza prevenire l’aumento
della produzione di glucosio epatico
↑ glicemia, ↑ lipolisi e chetonuria
È necessario educare il paziente a gestire la terapia
ipoglicemizzante e l’alimentazione in base all’attività fisica
svolta.
EFFETTI DI UNA RIDOTTA ADERENZA ALLA TERAPIA NEI DIABETICI SUI RICOVERI OSPEDALIERI E SULLA MORTALITA' PER
TUTTE LE CAUSE
• Nei soggetti diabetici più giovani è diffusa una scarsa aderenza alla terapia, che porta a conseguenze negative metaboliche e cliniche. Sono necessari interventi per aumentare l'aderenza alla terapia affinchè i pazienti possano capire il beneficio complessivo delle prescrizioni effettuate.
EFFECT OF MEDICATION NONADHERENCE ON HOSPITALIZATION AND MORTALITY AMONG PATIENTS WITH DIABETES MELLITUS Ho PM, Rumsfeld JS, Masoudi FA, et al. Arch Intern Med 2006;166:1836-1841
Limiti dell’educazione all’esercizio fisico
Difficoltà culturali
In Italia lo sport desta molto interesse ma è poco praticato.
Passare da una cultura dell’osservazione a quella
dell’impegno richiede uno sforzo che solo un costante lavoro
da parte di un educatore può aiutare ad affrontare.
Limiti motivazionali Se il paziente non è motivato a praticare sport, difficilmente lo
farà. È importante scegliere attività che lo entusiasmino o
verso le quali sia predisposto
Difficoltà tecniche I corsi di studio non formano il medico ai fondamenti della
fisiologia sportiva e alle tecniche di allenamento
Difficoltà emotive Il paziente tende a sentirsi meno valido fisicamente rispetto
a quando era metabolicamente sano, scatta quindi la paura
dell’insuccesso
Alimentazione
Ottenere un equilibrio tra i cibi assunti, la dose di insulina e il consumo energetico
Gli obiettivi della terapia nutrizionale sono:
Ottenere un livello ottimale di lipidi nel sangue
Fornire un apporto adeguato di calorie e di nutrienti
Migliorare lo stato di salute in generale attraverso un'alimentazione ottimale
~60% calorie totali = carboidrati
~25% calorie totali = lipidi
~15% calorie totali = proteine
Consigli per l’alimentazione
Il consumo dei
carboidrati non va
limitato ma sono da
preferire quelli
ricchi di amidi
Le fibre idrosolubili
riducono la velocità di
assorbimento dei
carboidrati e possono
migliorare il
metabolismo lipidico.
Le fibre idroinsolubili
migliorano la
funzionalità intestinale
Un’introduzione
eccessiva di grassi
porta all’aumento
del tessuto adiposo
e del rischio di
malattie
cardiovascolari e di
arteriosclerosi
Fonti di proteine,
come i legumi, sono
povere di grassi,
ricche di fibre e di
carboidrati
complessi e ne va
incoraggiato il
consumo
La comunicazione dei messaggi di prevenzione
Il Piano Sanitario Nazionale 2003/2005, ha dedicato particolare attenzione ai
problemi delle malattie metaboliche e ha previsto programmi di prevenzione e di
comunicazione volti a:
sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione della malattia e
delle complicanze
comunicare l’importanza di perseguire corretti stili di vita: alimentazione
equilibrata e movimento fisico per ritardare e/o evitare la malattia
indicare i fattori di rischio e la mappatura dei centri diabetologici
sensibilizzare la popolazione al fine di non discriminare le persone con diabete
Calcola il tuo rischio di diabete 2 German Diabetes Risk Score
Deutsches Institut für Ernährungsforschung Potsdam-Rehbrücke
Please answer all the following questions and click the 'Continue' button to proceed to the next section General Physical Activity Diet Lifestyle Summary Have you ever been diagnosed with diabetes or do you have a persistently elevated blood glucose level? No Yes Dont' know
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http://drs.dife.de/test/init/en
I mezzi di comunicazione
I mezzi attraverso i quali diffondere il messaggio della prevenzione
devono essere in grado di raggiungere più persone possibili
Organizzazione di eventi Giornata mondiale del diabete
Giornata nazionale del diabete
Spot televisivi e radiofonici
Manifesti
Opuscoli informativi
Siti web
Organizzazione di campi scuola per giovani diabetici
La giornata mondiale del diabete
La giornata mondiale del diabete è una
campagna globale destinata ad aumentare la
consapevolezza sul diabete.
Il suo scopo è informare il pubblico sulle cause,
i sintomi, le complicanze e i trattamenti
associati a questa condizione patologica e vuole
essere un modo per ricordare che l’incidenza e
la prevalenza del diabete sono in costante
aumento.
Questo evento raggruppa milioni di persone in oltre 145 nazioni che
includono bambini e adulti affetti o meno dal diabete, operatori sanitari,
personalità politiche in possesso di potere decisionale e rappresentanti dei
media; tutti accomunati dallo scopo di favorire una presa di coscienza su
questa malattia.
Ogni anno la giornata mondiale del diabete è focalizzata su un tema collegato al diabete
2002 2003 2004
2005 2006
I temi della giornata mondiale
The theme for 2005 is diabetes
and foot care, a theme that
will complete the series of themes
on diabetes complications that
began in 2001. The slogan for this year's campaign is:
PUT FEET FIRST: PREVENT AMPUTATIONS
Spot televisivi, radiofonici e volantini
Sia nel 2004, sia nel 2005, lo slogan della campagna contro il diabete è
stato:
Alimentazione
sana
Moderata
attività fisica
Controllo del
peso
Spot televisivi, radiofonici e volantini (2)
Nel 2003 lo spot promosso dall'A. G. D. Italia, ha portato all'attenzione del pubblico il
problema della disinformazione come causa di emarginazione, problema che molti
diabetici vivono giornalmente.
Allo stesso tempo ha sottolineato che la persona affetta da diabete può fare molte più
cose di quanto la gente “normale” spesso creda.
Lo spot era questo Accompagnato dal volantino “facciamo luce sul diabete”
Siti web
Grazie a Internet oltre 500 mila italiani sono stati raggiunti dalla
Campagna Diabete promossa dal Ministero della Salute nel 2005.
La campagna on line è stata incentrata sul portale
www.campagnadiabete.it, affidato all'ANIAD (Associazione Nazionale
Italiana Atleti Diabetici) in nome e per conto di tutte le associazioni di
volontariato del diabete.
Essa si è articolata attraverso iniziative di comunicazione che prevedevano:
La diffusione di informazioni relative alle attività svolte dalle associazioni
La consulenza del diabetologo on line
La presenza di un motore di ricerca per permettere agli utenti di conoscere
riferimenti telefonici ed indirizzi dei centri diabetologici più vicini.
Campi scuola per diabetici
I campi scuola sono dei "momenti" di educazione ed addestramento teorico-pratici
all'autogestione della malattia. I tipi di campi organizzati sono principalmente
quattro:
Campi per genitori
con bambini di età inferiore
a sette anni.
I genitori acquistano sicurezza nell’affrontare e risolvere i
problemi
I bambini imparano ad eseguire l’esame delle urine, la
glicemia, le iniezioni, a riconoscere ed affrontare
l’ipoglicemia.
Campi educativi per
ragazzi tra 7 e 14 anni
I ragazzi imparano a gestire le gite, l’attività fisica,
l’alimentazione e si confrontano attraverso esperienze
individuali per una migliore accettazione di sé.
Campi per adolescenti I ragazzi si confrontano su sessualità, droghe, relazioni
interpersonali e con i genitori.
Campi per giovani
adulti I ragazzi approfondiscono le problematiche relative alle
complicanze, alla sessualità e alla gravidanza.
Il ruolo del Farmacista Negli ultimi anni la professione del Farmacista ha ridefinito il suo ruolo nel sistema sanitario
soprattutto negli U.S.A. dove il Farmacista partecipa attivamente a programmi di gestione e
prevenzione del diabete
La facilità di dialogo e il rapporto
di confidenza personale con i
clienti abituali permettono al
Farmacista di svolgere un ruolo
attivo nell’educazione,
nell’informazione e nell’assistenza
personalizzata al diabetico
La Farmacia è il trait-d’union ideale
tra le strutture mediche e i pazienti,
per realizzare progetti di prevenzione
veramente efficaci
I Farmacisti forniscono ai clienti
glucometri e indicazioni sul
controllo del glucosio,
consigli riguardanti
l’alimentazione e l’esercizio
fisico, il modo appropriato di
camminare e di curare gli occhi
ed eseguono anche alcuni
esami fisici
Il ruolo dei Farmacisti può essere importante nel consigliare i clienti
dopo che sono stati dimessi dall’ospedale, per individuare e risolvere
discrepanze nelle cure prescritte e sorvegliare non aderenze ai
trattamenti ed eventuali eventi avversi
La Farmacia è un luogo di
riferimento per la popolazione per
quanto riguarda tutti gli aspetti
relativi alla salute. Per il cliente essa
rappresenta una sede attendibile dove
trova messaggi, consigli e indicazioni
qualificati
Come riaffermare la figura del Farmacista
il ruolo del Farmacista nell’educazione sanitaria della popolazione è fondamentale
ma nella pratica, soprattutto in Italia, si assiste ad una scarsa attenzione verso la
sua importanza nella prevenzione e gestione delle malattie croniche. Appare
importante quindi, un maggior coinvolgimento del Farmacista nell’assistenza ai
pazienti mediante:
Formazione pre e
post universitaria
Durante gli studi, il Farmacista dovrebbe acquisire informazioni che
gli permettano di affrontare con maggiore consapevolezza le
problematiche legate al diabete e che dovrebbero essere integrate,
nel corso dell’esercizio alla professione, tramite i corsi ECM
Partecipazione alla
gestione integrata
La gestione integrata è una
partecipazione congiunta di operatori in
campo sanitario e prevede un lavoro
interdisciplinare in team la cui
componente fondamentale è proprio il
paziente
Gestione integrata del diabete
Come riaffermare la figura del Farmacista (2)
Esecuzione di
semplici controlli
Il Farmacista mediante l’esecuzione di semplici controlli quali la
misurazione della glicemia e il controllo del peso, può individuare
soggetti a rischio sui quali poter prendere precoci provvedimenti
preventivi
Utilizzo di strumenti
innovativi In Farmacia si potrebbero proiettare dei filmati o slide a scopo
educativo così da farla diventare un vero e proprio luogo di
apprendimento
Impiego di
questionari
Mediante questionari da far compilare ai clienti, il Farmacista può
conoscere il loro grado di competenza e il rischio di un futuro
sviluppo di malattia a seconda delle risposte date
Impiego di carte
del rischio
Il Farmacista potrebbe consultare queste carte insieme al cliente,
calcolare il profilo di rischio di malattia e complicanze e dare consigli
personalizzati sulla riduzione o eliminazione dei vari fattori di rischio
COME INDIVIDUARE CHI È A RISCHIO ?
Controllare la glicemia
Controllare il peso
Controllare la pressione sanguigna
IN FARMACIA SI PUÒ
Questionario on-line
…MA NON SOLO…
Si possono avere opuscoli informativi ed un professionista dietro il banco disponibile a dare consigli…..
Si possono compilare questionari che aiutino il farmacista a valutare il tuo rischio……
…ED INFINE ALCUNI ESEMPI DI CONSIGLI…
Tredici utili consigli per chi vuole fare sport
1. una regolare attività sportiva aiuta a mantenere la glicemia attorno a valori ottimali e riduce il fabbisogno giornaliero di insulina
2. scegli di praticare sport da fare in compagnia ed allenati con qualcuno che conosca la tua condizione e sappia aiutarti in caso di bisogno
3. evita sport in cui la perdita temporanea di coscienza può mettere a repentaglio la tua vita (es. immersioni)
4. l’attività sportiva va eseguita solo in condizioni di buon compenso metabolico 5. misura la glicemia prima e dopo l’attività sportiva 6. se la glicemia di partenza è inferiore a 100 mg/dl e sono presenti corpi chetonici nelle urine non
svolgere nessuna attività 7. se la glicemia iniziale è inferiore a 100 mg/dl e non ci sono corpi chetonici nelle urine mangia dei
carboidrati prima di iniziare l’attività 8. se lo sforzo fisico si protrae per più di 30 minuti, misura la glicemia e mangia anche durante
l’attività 9. ricordati di adattare la dose di insulina, secondo le indicazioni del diabetologo, alla attività sportiva 10. non iniettare l’insulina nelle zone del corpo che vengono maggiormente coinvolte nello sforzo
fisico
11. porta sempre con te zucchero o bevande zuccherate da usare subito al sopraggiungere di un’ ipoglicemia
12. impara a riconoscere i sintomi di ipoglicemia e ad intervenire prontamente per correggerla
13. controlla la glicemia anche due ore dopo la fine dell’attività, perché si possono verificare ipoglicemie anche a distanza di tempo
• Autocontrollo della glicemia
• Visite periodiche dal diabetologo
• Regime alimentare corretto
• Pressione sanguigna normale
• Peso forma
• Attività fisica regolare
• Poco stress
• Stop al fumo
Non dimenticare…..
LA DIETA PER IL DIABETICO
CHETOACIDOSI DIABETICA
IL PIEDE DIABETICO
IPOGLICEMIA E DIABETE
10 regole per avere piedi sani
1. Ispezionare i piedi ogni mattina e ogni sera per rilevare: - cambiamenti di colore, - la comparsa di tagli e/o ulcere, - gonfiori e macerazioni. 2. Lavarli ogni giorno con acqua tiepida (36-37°C) e un sapone neutro. E' consigliabile l'uso di un termometro da bagno per 3. Controllare la temperatura. L'acqua troppo calda può ustionare e causare gravi lesioni. 4. Asciugarli bene anche tra le dita con un panno morbido. Spazzole, guanti ruvidi e altri prodotti irritanti devono essere evitati perché possono danneggiare la pelle. 5. Non usare mai forbici o altri strumenti taglienti; per accorciare le unghie: usare solo la limetta. 6. Usare la pietra pomice nel caso di duroni e callosità. 7. Utilizzare scarpe adatte al tuo piede:
- a pianta larga -tacchi bassi (2-3cm per l'uomo e 3-5 cm per la donna) -se sono nuove, la prima volta, cambiale ogni 2 ore; -con suola e tomaia in pellame; -non usare mai sandali o zoccoli, o camminare sulla sabbia senza scarpe chiuse. 8. Ispezionare sempre le scarpe prima di indossarle. 7. Evitare pediluvi prolungati per evitare la macerazione soprattutto tra le dita e sotto le callosità. 9. Se la pelle è secca ammorbidirla ogni giorno con crema idratante evitando la zona tra le dita. 10. Se i piedi sono freddi: evitare tutte le fonti di calore quali: radiatori, stufette, borse d'acqua calda, coperte termiche.
La Risoluzione ONU
Si tratta della prima risoluzione per una patologia non infettiva. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha siglato il 21 dicembre 2006 una Risoluzione ritenuta una pietra miliare per il mondo del diabete
poiché riconosce che l’epidemia di diabete è una minaccia per tutto il mondo. Per
la prima volta, i governi hanno riconosciuto che una patologia non infettiva pone una seria minaccia per la salute del mondo al pari delle patologie infettive quali HIV/AIDS, tubercolosi e malaria.
La campagna “Unite for Diabetes” ha riunito la più grande coalizione sul diabete di ogni
tempo, composta dalle organizzazioni di pazienti di più di 150 paesi, dalla grande
maggioranza del mondo scientifico, molte fondazioni benefiche, organizzazioni di servizi e
industrie.
In conclusione…
È indispensabile aumentare la coscienza della gravità del
diabete, attraverso un’opera attenta e capillare di educazione
dei pazienti e occorre fornire loro le conoscenze e le
competenze necessarie per gestire la malattia
Indispensabile è anche diffondere nella popolazione non
diabetica un efficace messaggio di prevenzione per ritardare
e/o evitare l’insorgenza della malattia soprattutto in soggetti a
rischio
FAQ 1. Qual è la classificazione del diabete mellito?
2. Che differenze si trovano tra il diabete di tipo I e quello II?
3. Qual è il ruolo dell’insulina nell’organismo?
4. Qual è l’epidemiologia del diabete I?
5. Come si può prevenire e gestire?
6. Qual è l’epidemiologia del diabete II?
7. Quali sono i fattori di rischio e le complicanze?
8. Come si può prevenire il diabete di tipo II?
9. Che cosa è la sindrome metabolica?
10. Che cos’è il diabete gestazionale?
11. Qual è il ruolo del farmacista nella gestione e nella prevenzione del diabete?
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