L'economia contemporanea e la crisi internazionale

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L’ECONOMIA CONTEMPORANEA E LA CRISI INTERNAZIONALE

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Amedeo Lepore

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’evoluzione del sistema industriale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Miles e Snow (R. E. Miles, C. C. Snow, Twenty-first century careers, in M. B. Arthur, D. M. Rousseau, (a cura di),The Boundaryless Career: A New Employment Principle for a New Organizational Era, Oxford, Oxford University Press, 1996, pp.97-115) sostengono che:

- ogni tipo di organizzazione stabilisce competenze essenziali (core competence), professioni necessarie, struttura e governo delle carriere; - nel XXI secolo l’organizzazione sarà minimale, pochi imprenditori di se stessi, capaci di svolgere una molteplicità di ruoli e iniziative.

Quale modello economico per il XXI secolo? Miles e Snow

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Miles e Snow (in La carriera senza confine) individuano quattro grandi ondate nella storia dell’industria: 1.  Industrializzazione originaria 2.  Fordismo. Dalla metà dell’Ottocento al 1970 3.  Fine XX secolo: epoca postfordista 4.  Inizio XXI secolo: impresa minima

Industria: quattro grandi ondate

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

È il periodo classico, culminato nel fordismo. I principi guida dell’impresa sono:

a.  Produrre ogni cosa da sé b.  Migliorare attraverso progressivi ingrandimenti c.  Gestire il processo produttivo mediante regole

e procedure amministrative

Il fordismo. Dalla metà dell’Ottocento al 1970

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Comincia negli ultimi decenni del XX secolo. I principi guida delle imprese sono: -  produrre solo ciò che si è capaci di fare al meglio

ed esternalizzare il resto; -  migliorare attraverso lo sviluppo di una rete

collaborativa di fornitori, clienti, partner; -  i lavoratori definiscono i progressi di carriera

assieme ai datori di lavoro.

Il postfordismo. Fine XX secolo

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

È prevedibile ora la tendenza ad eliminare ogni tipo di gerarchia.

Le imprese, in particolare quelle di servizi professionali, avranno organizzazione minima, con il solo compito di facilitare l’attività di piccoli gruppi di professionisti-imprenditori.

XXI secolo: l’organizzazione minimale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Questi gruppi non dipenderanno da un capo, ma coordineranno autonomamente il lavoro. Saranno legati a mini-imprese, i cui principi guida saranno: -  essere capaci di fare ogni cosa, in ogni luogo,

in ogni tempo; -  migliorare grazie a un mix di competizione e

collaborazione; -  autogestirsi mediante l’incessante creazione di

conoscenza e affidamento di responsabilità (da cui derivano fortissimi carichi di lavoro, fino a 15 ore giornaliere).

XXI secolo: l’organizzazione minimale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’organizzazione di network

ALLEANZA INTERNA

ALLEANZA ESTERNA

Una tipica impresa di 12-15 professionisti

Project manager

Cliente principale (Es. Telecom Australia)

Partner di Joint-venture (Es. Toshiba)

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

La situazione economica dell’Italia

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’Italia e il contesto economico mondiale

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1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010

% a

/aPIL MondialePIL Area EuroPIL Italia

Previsioni RPP 2008 dal 2007

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’economia italiana: sviluppi e prospettive

-3,0

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3,0

1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010

% a

/a

PIL var.% a/a Consumi privati

Investimenti fissi lordi Esportazioni nette

Previsioni RPP 2008 dal 2007

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

I consumi privati: confronti europei

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1Q92 1Q93 1Q94 1Q95 1Q96 1Q97 1Q98 1Q99 1Q00 1Q01 1Q02 1Q03 1Q04 1Q05 1Q06 1Q07

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% y

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ear

France EMU

Germany Italy

14

Export performance (beni e servizi) (1985=100)

Fonte: Economic Outlook n°76, OECD (2005)

40

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85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06

Italy

France

Germany

UnitedKingdomUSA

Japan

TotalOECD

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Costi unitari del lavoro relativi (1995=100)

Fonte: Economic Outlook n°76, OECD (2005)

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86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04Italy France Germany United Kingdom Spain USA Japan

16

Deflatori del PIL (1990=100)

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90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05

Italy

Euro-area

USA

UnitedKingdomJapan

Fonte: Economic Outlook n°76, OECD (2005)

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Principali indicatori delle imprese manifatturiere italiane per classi di addetti

010000

2000030000

4000050000

6000070000

Valore aggiunto peraddetto

Retribuzione lorda perdipendente

Investimenti peraddetto

1-9 10-19 20-99 100-249 250+

Fonte: ISTAT, Rapporto Annuale (2002)

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Il rallentamento dell’economia italiana

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011PIL (DPEF, giugno 2007) 0,1 1,9 2,0 1,9 1,7 1,8 1,8PIL (settembre 2007) 0,1 1,9 1,9 1,5 1,6 1,7 1,8importazioni 0,5 4,3 1,8 2,5 3,1 3,3 3,4consumi famiglie 0,6 1,5 2,0 1,8 1,8 1,8 1,8spesa della PA e ISP 1,5 -0,3 1,6 0,3 0,0 0,0 0,0investimenti -0,5 2,3 2,4 1,6 1,8 2,1 2,3esportazioni -0,5 5,3 2,0 2,8 3,5 3,8 4,1LAVOROTasso di disoccupazione 7,7 6,8 6,0 5,7 5,5 5,4 5,2Tasso di occupazione 57,4 58,4 58,9 59,3 59,8 60,3 60,8

Tasso di crescita del PIL:

§  2007 dal 2% all’1,9%

§  2008 dall’1,9% all’1,5%

Il rallentamento tendenziale della crescita (1950-2004)

Ritmo di crescita dell’economia italiana nel secondo dopoguerra (tassi di variazione medi annui, prezzi costanti)

PIL in PPA PIL pro-capite Investim. Lordi

1950-73 5,6 4,9 6,6

1973-2004 2,1 1,9 1,4 1950-63 6,4 5,8 9,3 1963-73 4,4 3,8 3,4 1973-90 2,8 2,4 1,5 1990-2004 1,4 1,3 1,4

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

1946 - 51 1951 - 63 1963 - 73 1973 - 92 Prodotto interno lordo

8,4 5,4 4,8 2,7

Investimenti lordi 7,7 9,3 3,5 1,7 Esportazioni n. d. * 13,1 11,1 5,0

* Dato non disponibile

FonteISTAT. Per il periodo 1946 - 51 si tratta di stime approssimative. I dati del 1992 sono stime previsionali di fonte ministero del Bilancio e della Programmazione economica e ministero del Tesoro (1992).

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’economia italiana nel XXI secolo

¨  L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Le fragilità strutturali del sistema produttivo italiano:

Il rallentamento della produttività del lavoro.

I punti di forza:

La capacità di innovare e la competitività internazionale delle imprese italiane.

Cosa è accaduto

¨  Occorre guardare al passato recente se si vuole comprendere ciò che sta avvenendo oggi.

¨  Negli ultimi anni una serie di cambiamenti (shock) hanno mutato in modo radicale lo scenario dell’economia mondiale e dell’economia italiana.

L’economia globale

¨  Shock a livello mondiale: 1.  La globalizzazione. Non solo il mercato del lavoro

(immigrazione), ma anche i mercati dei beni e quelli finanziari (prima la crisi dei titoli dotcom e oggi quella dei mutui subprime).

2.  La rivoluzione dell’information and communication technology (ICT): cambia non solo cosa ma anche come si produce, l’organizzazione dei processi produttivi.

L’economia globale sotto stress

¨  In particolare, due shock hanno colpito tra il 2007 e il 2008 l’economia mondiale:

1.  La crisi dei mercati finanziari, iniziata ad agosto 2007.

2.  Shock ai prezzi delle materie prime e dell’energia, ancora alti.

Il contributo alla crescita

Cosa è avvenuto in Europa …

¨  Shock che hanno cambiato le “regole del gioco” (le istituzioni):

1.  Politica monetaria. La perdita della sovranità monetaria. BCE e entrata in vigore dell’euro dal 1999.

2.  Politica fiscale. Vincoli stringenti imposti al bilancio pubblico (Patto di Stabilità e Crescita) (poco spazio per una politica fiscale espansiva)

… e in Italia

¨  I cambiamenti del mercato del lavoro. Nuove forme per il contratto di lavoro (contratti atipici e lavoro temporaneo).

¨  Vantaggi e svantaggi. Hanno permesso l’ingresso sul mercato del lavoro di nuove forze e consentito una crescita occupazionale senza precedenti. Ma anche l’emergere di forme di lavoro precario.

Un problema strutturale: la produttività del lavoro

¨  Nei decenni trascorsi la crescita italiana è stata sostenuta poco dalla crescita occupazionale e molto dall’aumento della produttività. Oggi invece assistiamo ad un ribaltamento dei ruoli di queste due variabili nel processo di crescita.

¨  Nel passato il tasso di crescita dell’occupazione era basso mentre era alto quello della produttività del lavoro; negli ultimi anni, viceversa, la crescita dell’occupazione si è fatta vigorosa mentre si è quasi azzerata la crescita della produttività.

Un problema strutturale: la produttività del lavoro

¨  1980-2006: La produttività del lavoro cresce ad un ritmo dell’1.4 %. Da suddividere tra una crescita media (1,7%) del Pil e dell’occupazione (0,3%).

¨  Due fasi. 1980-1995 : Crescita della produttività del lavoro (2,2%), da ricondurre alla dinamica del Pil(2%) e alla flessione registrata dell’occupazione (-0,2%).

¨  1996-2006: Forte rallentamento produttività del lavoro (0,4%) per la ripresa dell’occupazione (0,9%) e alla crescita più contenuta del Pil (1,3 %).

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1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008

Produttività

Pil  

Occupazione

Perché la produttività rallenta

¨  Molte cause. Secondo alcuni l’entrata in vigore dell’euro. Struttura produttiva (95% piccole imprese). O il modello di specializzazione produttiva italiano (made in Italy). Globalizzazione. Oppure la scarsità di infrastrutture.

¨  Perché a partire dalla metà degli anni 90?

¨  Le riforme del mercato del lavoro.

Riforme del mercato del lavoro

¨  Liberalizzazione delle norme contrattuali per il mercato del lavoro

¨  Nuovi occupati: forme di lavoro a tempo determinato, contratti di lavoro atipici

¨  Riduzione dell’EPL (maggiore riduzione tra tutti i paesi OECD) per il lavoro temporaneo

Più Flex Minor costo lavoro Più occup.

Cosa è avvenuto

¨  Maggiore flessibilità: le imprese verso l’occupazione a bassa specializzazione

¨  Nessun incentivo all’adozione delle nuove tecnologie e delle nuove forme di organizzazione della produzione (ICT)

¨  Senza liberalizzazioni nel mercato dei beni, investimento per l’ampliamento produttivo piuttosto che per il cambiamento

¨  Risultato: una dinamica del Pil contenuta anche se accompagnata da aumenti dell’occupazione

¨  La stasi della produttività inevitabile

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1980 1985 1990 1995 2000 2005

Tasso  di  crescita  del  rapporto  capitale-­‐lavoro.  Anni  1981-­‐2006.  Fonte:  elaborazione  su  dati  Istat

media  1981-­‐1994:  3.4%

media  1995-­‐2006:  1.2%

Quello che abbiamo visto

1.  Deterioramento del quadro macroeconomico italiano.

2.  Riduzione dei tassi di crescita del Pil e della produzione industriale.

3.  Caduta della produttività del lavoro e totale dei fattori.

Una distinzione importante

¨  Questi andamenti riguardano tutta l’economia: il sistema economico, può nascondere al proprio interno andamenti contrastanti.

¨  Distinguiamo tra due settori: 1.  Uno comprende le imprese la cui produzione è

rivolta alle esportazioni; 2.  L’altro quelle che producono per l’interno.

Imprese che esportano

¨  Le imprese aperte al commercio internazionale: forte domanda proveniente dall’estero in forte espansione - economie emergenti come Brasile, Russia, India e Cina (i paesi BRIC).

¨  Si sono profondamente ristrutturate e hanno investito molto.

Cosa hanno fatto le imprese che esportano

1.  Trasformazione del modello di specializzazione Dal made in Italy (beni di consumo per la casa e per

la persona), ai beni di investimento, come le macchine e gli apparecchi meccanici (settori a forte crescita della domanda mondiale).

Strategie adottate

2.  Strategie per il made in Italy Maggiore concorrenza a livello internazionale (Cina, India)

Upgrading qualitativo

Spostamento verso l’alto della gamma qualitativa dei

prodotti esportati, prezzi più elevati

Strategie adottate

¨  Spostamento all’estero delle produzioni a più basso valore aggiunto (quelle a più alta intensità di lavoro), sfruttando forme di internazionalizzazione produttiva.

¨  Strategie di internazionalizzazione.

Non solo esportazione di beni e servizi, ma anche acquisizione di accordi di collaborazione con partner esteri, partecipazione al capitale di imprese estere, delocalizzazione di molte fasi del processo produttivo all’estero.

Le forme di internazionalizzazione

¨  L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Nell’ambito internazionale, l’impresa può adottare diverse forme di internazionalizzazione: - l’internazionalizzazione commerciale - l’internazionalizzazione produttiva - l’internazionalizzazione degli approvvigionamenti - l’internazionalizzazione della ricerca e sviluppo - l’internazionalizzazione finanziaria

Il contesto di riferimento 45

¨  Il processo di spostamento dell’asse economico mondiale verso l’Asia, che si è accelerato fortemente nel periodo 2002-2007, pone nuove domande sul processo di posizionamento dell’economia italiana nelle dinamiche di integrazione internazionale.

¨  La tradizionale attenzione politica e recenti discorsi strategici dei governo italiano sottolineano il ruolo geopolitico acquisito dai Paesi Terzi del Mediterraneo (PTM) in quanto passaggio dei traffici tra l’Europa e le emergenti potenze asiatiche. In questo scenario, l’Italia sarebbe posizionata in modo da trarne particolare beneficio.

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Il dualismo italiano

L’economia contemporanea e la crisi internazionale 47

La mappatura delle province italiane in base alle caratteristiche del ciclo economico

La dinamica del PIL: una economia “pro-ciclica”

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’economia del mondo contemporaneo e il processo di globalizzazione

1500-1840

1850-1930

1950s

1960s

La contrazione del mondo

La contrazione del mondo I

Anno Popolazione (milioni)

Tempo (anni)

1804 1,000 1927 2,000 123 1960 3,000 33 1974 4,000 14 1987 5,000 13 1999 6,000 12

L’orizzonte si riduce

La contrazione del mondo II

7 1991 Internet 13 1983 Tel. cellulare 15 1975 PC 26 1925 Televisione 22 1906 Radio 35 1875 Telefono

46 1873 Elettricità per uso familiare

Anni per penetrare nel 25% del mercato

Anno d’invenzione

La contrazione del mondo III La diffusione delle tecnologie. Numero di anni

(dall’inizio a 50 milioni di utenti)

I divari nello sviluppo economico: popolazione e PNL

I divari nello sviluppo economico: il reddito nazionale lordo (GNI per capita)

I divari nello sviluppo economico: il prodotto nazionale lordo (GNP per capita)

Una concezione di sviluppo più ampia: Amartya Sen (Indice di Sviluppo Umano - HDI)

La diffusione dei sistemi di mercato

La diffusione della democrazia

Countries’ Relative Political Riskiness (Fonte: Griffin and Pustay, International Business, 4th ed., Prentice Hall, 2005)

La malnutrizione, un’altra dimensione della povertà. Percentuale di bambini al di sotto dei 5 anni, sottopeso

Il reddito pro capite nel secolo scorso; alcuni paesi

¨  Levels of real GDP/person ($1990 international)

1900 1950 1996

UK 4593 6847 17326

USA 4114 9617 23719

West Germany 3134 4281 19622

Brazil 704 1673 5346

China 652 537 2653

India 625 597 1643

Japan 1135 1873 19582

Russia 1218 2834 4120

Africa 500 830 1220

Crafts,1999

La crescita del reddito ¨  Growth of Gdp per capita (average annual percentage chages)

1500-1820

1820-1900-

1900-2000-

1870-1900 1900-1950 1950-2000

OECD 1,2 2,0 1,5 1,3 2,6

Non OECD O,4 1,6 0,7 0,7 2,4

Eastern Europe

O,7 1,2 0,8 1,3 1,2

Latin America

O,6 1,6 1,2 1,7 1,5

Asia O,2 1,8 0,5 0,1 3,5

Africa O,4 1,0 0,1 1,0 1,0

World 0,04 O,8 1,9 1,2 1,1 2,5

Fonte:Boltho, Toniolo(1999)

La crescita nelle economie pianificate

URSS Cina

1870-1913 O,9( solo Russia)

1870-1913 0,6

1928-40 3,8 1913-36 0,8

1950-70 3,4 1950-70 2,9

Tassi di crescita del reddito procapite

Fonte: Boltho,Toniolo(1999)

Reddito pro-capite

Reddito pro-capite

0

5000

10000

15000

20000

25000

1900 1950 1996

UKUSAWGBrasileCinaIndiaGiapponeRussiaAfrica

elaborazioni su Crafts (1999)

Tassi di crescita del reddito: i diversi paesi..

Tassi di crescita del reddito

-2

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2

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10

UK USA

WGBrasile

Cina

India

Giappone

Russia

Africa

1870-19131913-50

1950-731973-96

)

elaborazioni su Crafts (1999

Tassi di crescita del reddito: i diversi periodi

Tassi di crescita del reddito

-2

0

2

4

6

8

10

1870-1913

1913-50 1950-73 1973-96

UKUSAWGBrasileCinaIndiaGiapponeRussiaAfrica

elaborazioni su Crafts (1999)

Catching up? Divergenza nel reddito pro capite fino ai primi anni ’80, modesta convergenza dopo. Catching up in linving standards, 1820-1992

N di paesi Coeff di lnYi,t t

1820-1900

Tutti i paesi 26 O,97* 6,8

Solo oecd 17 0,42 1,6

1900-1992

Tutti i paesi 47 0,17 1,2

Solo oecd 22 -0,74* -5,5

1900-1950

Tutti i paesi 47 0,31 1,6

Solo oecd 22 0,09 0,3

1950-1992

Tutti i paesi 133 0,12 0,6

Solo oecd 22 -1,43* -6.0

Nota:il segno negativo del coeff. Indica convergenza.

Fonte: Boltho Toniolo(1999 )

PRODUZIONE E SCAMBI MONDIALI DI MERCI

(1950 = 100)

0

500

1000

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2500

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1980

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1986

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1990

1992

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1996

1998

2000

Scambi di merci Produzione di merci

RAPPORTO TRA IL VOLUME DEGLI SCAMBI E DELLA PRODUZIONE MONDIALI

(1950 = 100)

50

100

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200

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350

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450

1950

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1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

Agricoltura Industria estrattiva Manufatti MerciFonte: OMC

SCAMBI E INVESTIMENTI INTERNAZIONALI

(valori in dollari USA - 1970 = 100)

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

1970

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2000

2001

Investimenti diretti esteri (afflussi + deflussi) Scambi di beni e servizi (esportazioni + importazioni)Fonte: FMI e UNCTAD

-20%

-10%

0%

10%

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70%

1949

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1979

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1985

1988

1991

1994

1997

2000

2003

Growth WorldGrowth PVDGrowth OCDE

Annual Growth rates of Exports

I tassi di crescita annuali delle esportazioni

Dinamica: le esportazioni mondiali crescono più rapidamente del PIL mondiale (1960-2000)

0

5

10

15

20

25

30

1960 1970 1980 1990 2000

wo

rld

exp

ort

s (

% G

DP

)

Dinamica: il PIL mondiale cresce più rapidamente della popolazione mondiale (1960-2000)

0

100

200

300

400

500

1960 1970 1980 1990 2000

index (

1960 =

100)

population

GDP

Dinamica: il commercio mondiale cresce più rapidamente della produzione mondiale

•  Produzione mondiale •  1981-1990: 2.8%

•  1992: 1.7% •  1994: 2.9 % •  1996: 3.2%

•  1998: 2.5%

•  Commercio mondiale •  1981-1990: 4.5%

•  1992: 5.7% •  1994: 10.5% •  1996: 5.5%

•  1998: 7 %

Fonte: ONU, 1998

Dazi doganali medi nei paesi industriali

40%

15%

4.5%

0

10

20

30

40

50

Dopoguerra anni 60 anni 90

Fonte: WTO

Dazi doganali medi di importazione dei maggiori PVS

Fonte: WTO

La crescita nel mondo (1950-1995)

Annual Average Growth Rate of GDP per Capita Growth Ratio of GDP per

capita at end to beginning

Share of World Population, 1998

More developed 2.7 3.1 20 Less Developed: 2.5 2.9 80 China 3.8 5.0 21 India 2.2 2.5 17 Rest of Asia 3.7 4.6 21 Latin America 1.6 1.9 9 Northern Africa 2.1 2.4 2 Sub-Saharan Africa 0.5 1.2 11 Source: Richard Easterlin, “The Worldwide Standard of Living Since 1800”, Journal of

Economic Perspectives, 2000.

Miracoli e disastri della crescita (1960-1990)

Annual Average Growth Rate of GDP per Worker 1960-1990 Miracles Growth Disasters Growth Korea 6.1 Ghana -0.3 Botswana 5.9 Venezuala -0.5 Hong Kong 5.8 Mozambique -0.7 Taiwan 5.8 Nicaragua -0.7 Singapore 5.4 Mauritania -0.8 Japan 5.2 Zambia -0.8 Malta 4.8 Mali -1.0 Cyprus 4.4 Madagascar -1.3 Seychelles 4.4 Chad -1.7 Lesotho 4.4 Guyana -2.1 Note: Figures for Botswana and Malta based on 1960-1989. Source: Jonathan Temple, “The New Growth Evidence”, Journal of Economic Literature,

1999.

Caratteristiche socio-economiche dei paesi più globalizzati rispetto a quelli meno globalizzati

Il reddito individuale mondiale e l’ineguaglianza nel consumo

La globalizzazione (I) L’apertura dei mercati è stata caratterizzata da una grande crescita del commercio.   Evoluzione del commercio come % del PIL.

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10

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1970

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percent

La globalizzazione (II) L’aumento è generalizzato...

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Mexico

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United States

La globalizzazione (III) …e ha luogo fondamentalmente nelle manifatture.

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Inde

x 19

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100

AgricultureManufacturing

Relazione tra commercio agricultura e industria.

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1996

1998

2000

Year

Ratio

Brazil

China

Germany

India

Italy

Mexico

Spain

USA

La globalizzazione (IV)

Le origini e l’evoluzione della globalizzazione

Una rassegna sintetica dei tassi di crescita World US UK Jap

1820-1870

0.6 1.3 1.2 0.1

1870-1913

1.3 1.8 1.0 1.4

1913-1950

0.9 1.6 0.8 0.9

1950-1973

2.9 2.4 2.5 8.0

1973-1992

1.2 1.4 1.4 3.0

La crescita media annuale del PIL pro capite mondiale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

L’economia dei paesi emergenti

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

I “PAESI IN TRANSIZIONE” Insieme di stati ex comunisti dell’Est europeo:

q  paesi che hanno avviato la transizione

q  paesi che hanno una transizione bloccata

q  la Russia

Differenze: aree di antica industrializzazione, precedente al regime comunista (Repubblica Ceca, regioni polacche) e aree rurali (Romania, Bulgaria)

Caratteri comuni: sforzo di dialogo con l’occidente europeo (costituito da stati regioni)

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

I “PAESI CHE HANNO AVVIATO LA TRANSIZIONE”

Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Lettonia e Lituania

Caratteri comuni: q  sforzo di dialogo con l’occidente europeo e specialmente con la Germania

q  ristrutturazione delle industrie (meccanica, alimentare)

q  bassa inflazione con poche eccezioni

q  elevati investimenti esteri

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

LA TRANSIZIONE BLOCCATA NELLA PENISOLA BALCANICA

Limiti alla transizione verso un’economia di mercato: q  mancanza di una preesistente base industriale q  presenza di un settore agricolo con eccessi di m.o. e bassa redditività q  instabilità politica e conflitti etnici Vantaggi verso la transizione: Ø  basso costo della m.o. che attrae investimenti esteri Ø  governi tolleranti verso le industrie inquinanti

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

RUSSIA Caratteri:

Ø  ricchezza di risorse minerarie, agricole ed energetiche

Ø  riconversione dell’apparato industriale militare

Ø  opportunità di sviluppo per il settore della microelettronica e dell’informatica

Limiti:

v  limitato mercato interno

v  spinte politiche non definitivamente equilibrate

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

MEDIO ORIENTE (ARABIA SAUDITA, BAHREIN, EMIRATI ARABI, IRAN, IRAQ, KUWAIT, OMAN, QATAR)

Ø  ricchezza di risorse energetiche

Ø  gli oleodotti accrescono l’importanza dei luoghi

Ø  area di accoglienza di immigrati pachistani, indiani, filippini

Non è solo l’economia a determinare l’importanza di un’area

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Caratteri:

Ø  accelerata crescita economica ma recente rallentamento

Ø  crescita provocata dall’apertura ai mercati e dal peso delle industrie tecnologicamente avanzate volte alle esportazioni

Ø forti investimenti esteri

Ø  modello dirigistico delle economie nazionali che rassicura gli investitori

Ø  basso costo della mo

Ø  crisi finanziaria per il forte indebitamento delle imprese industriali e per il coinvolgimento delle banche, oltre che per le rivendicazioni sinda.

Ø  passaggio nel 1997 di Hong Kong alla Cina e pressione cinese anche per il passaggio di Taiwan

Tigri Asiatiche

(Hong Kong, Taiwan, Singapore, Corea del Sud)

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Caratteri:

Ø  accelerato sviluppo ma recente rallentamento

Ø  sviluppo provocato dall’apertura ai mercati e dal peso delle industrie tecnologicamente avanzate volte alle esportazioni

Ø forti investimenti esteri

Ø  modello dirigistico delle economie nazionali che rassicura gli investitori

Ø  basso costo della mo

Ø  crisi finanziaria per il forte indebitamento delle imprese industriali e per il coinvolgimento delle banche, oltre che per le rivendicazioni sinda.

Ø  passaggio nel 1997 di Hong Kong alla Cina e pressione cinese anche per il passaggio di Taiwan

Tigri Asiatiche

(Hong Kong, Taiwan, Singapore, Corea del Sud)

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Ø  nel dopoguerra dall’economia agricola si passa a quella industriale grazie a un forte e pervasivo intervento dello stato

Ø lo stato offre a privati finanziamenti, incentivi fiscali, commesse pubbliche e protezioni doganali

Ø  presenza degli chaebol, grandi imprese oligopolistiche

Ø  mo non sindacalizzata e a basso costo, che oggi rivendica un ruolo non solo come lavoratori ma anche come consumatori

Corea del Sud

Taiwan

Nonostante l’interscambio con la Cina sia elevato questo stato rischia di diventare una regione cinese, ricca ma dipendente

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Ø  la transizione verso un’economia di mercato comporta la liquidazione di moltissime imprese pubbliche col rischio di reazioni sociali

Ø Vi sono diverse realtà: quella industriale del Nord-Est (tessile, siderurgico, trasporti); quella costiera più dinamica del Centro-Sud (Hong Kong e Shanghai) dove si hanno molti investimenti esteri; quella continentale ancora agricola; quella di Taiwan.

Ø  la quota di popolazione dedita all’agricoltura è ancora molto elevata

Ø  il reddito pro capite è molto basso da non sorreggere un buon mercato interno, ma è prevedibile una sua espansione

Cina

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Ø  gigante demografico con una struttura industriale debole che soffre le congiunture avverse

Ø  forti esportazioni di prodotti manifatturieri, nonostante il peso dell’occupazione agricola

Indonesia

Filippine v  industria nascente rivolta al mercato interno

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Ø  gigante demografico che emerge come mercato piuttosto che come produttore, tranne per le zone di Bombay e di Bangalore

Ø  molti dei suoi abitanti vivono al di sotto della sogli di povertà

Ø  la maggior parte della popolazione è dedita all’agricoltura

India

Brasile v  il Sud-Est e l’area di San Paolo sono le più vivaci

v  il Nord-Est è povero

v  dallo sfruttamento delle risorse agricole –minerarie (canna da zucchero, oro, diamanti, caffè) si è passati ad una solida base industriale (trasporti e componentistica) grazie agli investimenti esteri

v  immense aree a verde a rischio di degrado

v  le aree urbane presentano caratteristiche comuni nell’America Latina: espansione del settore finanziario, dei servizi e di alcune imprese a scapito di altri settori

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

I PAESI IN VIA DI SVILUPPO (PVS)

Negli anni ‘90:

q  ritmi di crescita superiori ai paesi industrializzati

q  sfruttamento della divisione internazionale del lavoro

q  offerta di mo a basso costo

Alcune aree restano escluse dalla ripresa economica:

ü  l’Africa (eccetto Egitto e pochi altri stati)

ü  buona parte dell’America Latina (eccetto quei paesi aderenti ad accordi commerciali: il Messico al NAFTA (con Canada e USA); Argentina Uruguay Paraguay Brasile e Cile al Mercosur)

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

LE STRATEGIE DEI PVS In passato: q  modelli di sviluppo protezionistici

q  richiesta di aiuti internazionali

q  stabilizzazione dei prezzi delle materie prime

q  attacchi alle multinazionali ritenute predatrici di risorse

Oggi: Ø  apertura dei mercati alla globalizzazione

Ø  accoglimento di capitali esteri

Ø  attrazione di imprese transnazionali

Ø  maggior peso del ruolo del privato rispetto al pubblico

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

LE STRATEGIE DEI PVS PER DIVENIRE PIÙ COMPETITIVI

v  riduzione esasperata dei salari al limite di provocare disordini sociali v  riduzione delle tasse per le imprese estere

v  riduzione dello stato sociale

v  riduzione dei controlli ambientali

Ma questi paesi devono fare i conti con l’economia finanziaria globale che provoca crisi valutarie e speculazioni

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

EFFETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE

v  sul commercio dei beni di consumo v  sul mercato dei capitali v  nonostante i flussi di emigranti il mercato del lavoro è meno globalizzabile v  aumenta la disoccupazione con poche eccezioni mondiali, perché si incorpora più tecnica e capitale che lavoro nel prodotto

Prof. Carmelo Maria Porto 121

LE STRATEGIE DEI PAESI INDUSTRIALIZZATI

v  deregulation esasperata dei mercati dei capitali e dei beni v  deregulation del mercato del lavoro per aumentarne la flessibilità

v  assoluto rilievo del settore privato

ma nell’Europa Occidentale si tenta di

q  conservare lo stato sociale

q  tutelare il lavoratore e le figure più deboli Si delinea una contrapposizione tra l’economia americana e un’economia “alternativa” (prevalentemente europea) per l’egemonia mondiale, a cui non saranno estranei i pvs anche per l’incognita demografica (in India e Cina)

Dinamismo di crescita dei paesi industriali rispetto a quelli in via di sviluppo

EMCs

OCDE

Fonte: IMF

La crescita della produzione manifatturiera nei paesi di nuova industrializzazione (1963-2002)

a 1994; b 1995; c 1996; d 1998

Fonte: Dicken (1998, Table 2.3; 2003, Table 3.6); UNIDO, www.unido.org/geostat; World Bank (2004), World Development Indicators 04, The World Bank, Washington, Table 4.1.

OCSE e PVS: quote di commercio, popolazione e PIL

0

10

20

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50

60

70

80

Trade Population GDP

OECD

LDCs

Fonte: IMF/WEO

Commercio internazionale - PVS I paesi che si sono aperti al commercio estero sono quelli che hanno avuto le performance migliori

Rapporto apertura/crescita

Ratios di apertura del commercio (XGS/GDP%)

0%

50%

100%

150%

200%

250%

300%

350%

China Hongkong Singapour Taiwan Korea Malaysia Philippines Thailand Indonesia

France= 25% Brazil= 16% India= 14% USA= 9%

1.4%

2.9%

3.5%

5.0%

0%

2%

4%

6%

1960s 1970s 1980s 1990s

I nuovi globalizzatori: crescita del PIL pro capite al procedere dell’integrazione

CinaCorea del SudHong KongIndiaSingaporeTaiwan

Cina, India, Giappone: quote % del PIL globale

China= 13% Japan= 7% India= 6%

Il PIL pro capite in quattro paesi (1820-2000)

Fonte: A. Maddison, Monitoring the World Economy 1820-1992, Paris, Organization for Economic Cooperation and Development, 1995

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

131

L’inatteso recupero asiatico

¨  Uno degli aspetti cruciali della prima parte del decennio deè rappresentata dalla forza del ciclo delle economie asiatiche.

¨  Si ricordi che nel ’97-’98 tutto il sud est asiatico era stato investito da una grave crisi.

¨  La chiave di volta sta nell’abbattimento delle barriere commerciali e nell’ingresso della Cina nel Wto.

¨  Con l’ascesa del gigante cinese il termine GLOBALIZZAZIONE acquisisce un diverso significato.

Produzione industriale dei paesi emergenti

-6.0

-3.0

0.0

3.0

6.0

9.0

12.0

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98 00 02 04 06

var % tendenziali

132

La crescita dei paesi emergenti sposta gli equilibri della crescita globale

Il Pil mondiale

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6

80 85 90 95 00 05

Var. % medie annue

Il Pil mondiale

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80 85 90 95 00 05

Var. % medie annue

Emergenti Economie avanzate

133

L’ascesa della Cina

¨  Crescita del Pil intorno al 10 per cento. ¨  Forte crescita della produttività ¨  Spostamento della popolazione dalle

campagne verso la città (industrializzazione)

¨  Alto tasso di risparmio (politiche di abbassamento della natalità).

¨  Forte avanzo delle partite correnti ¨  La Cina gioca un ruolo centrale quale

assemblatore dei manufatti prodotti in tutto il sud est asiatico

¨  Il Giappone rafforza la competitività cinese svolgendo un ruolo di fornitore di tecnologia.

Le quote di mercato

2.0

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98 99 00 01 02 03 04 05 06 07

Esportazioni in dollari in % del commercio mondiale, m.m di 12 termini

Giappone Stati UnitiGermania Cina

134

La politica del cambio dei paesi asiatici

¨  L’avanzo delle partite correnti cinesi (ma non solo) genera spinte per un apprezzamento delle loro valute sul dollaro. Queste vengono contrastate dalle autorità monetarie cinesi che mantengono una politica di cambio (quasi) fisso sul dollaro.

¨  E’ questo un caso abbastanza peculiare. Di solito è la valuta di riferimento ad apprezzarsi.

¨  La fragilità del sistema bancario domestico e il bisogno di sostenere lo sviluppo export-led del manifatturiero hanno spinto le autorità cinesi a contrastare l’indebolimento del dollaro tramite un forte aumento delle riserve.

Riserve valutarie

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300

600

900

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1500

97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 Mld di dollari

Cina Giappone

135

Lo yen debole, i carry trades e la politica anti-deflazione della Bank of Japan

Cambio reale bilaterale yen dollaro

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90 92 94 96 98 00 02 04 06

basato sui prezzi al consumo, Indice gen '07 = 100

Cambio yen dollaro

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140

150

160

1990 1994 1998 2002 2006

BA SIC D ISCOUNT & LOA N RA TE - MIDDLE R ATEFROM 7/12/90 TO 7/12/07 MONTHLY

90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 070

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6

7

Sour ce: DAT ASTREA M

136

Il boom del petrolio e dei prezzi delle materie prime

¨  La crescita dei paesi emergenti si è tradotta in un forte impulso alla domanda di materie prime.

¨  I prezzi delle materie prime sono cresciuto molto nel corso degli ultimi anni

¨  La delocalizzazione ha aumentato l’elasticità della domanda di petrolio rispetto alla crescita del prodotto globale.

¨  Si pone un problema di sostenibilità ambientale dello sviluppo asiatico

Prezzo del petrolio

0

30

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70 75 80 85 90 95 00 05

Quotazioni in dollari;

media '74-'85 media '86 - '05

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Petrolio: prezzo nominale e reale

Prezzo reale del petrolio

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70 75 80 85 90 95 00 05

Quotazioni in dollari, deflazionate con l'indice dei prezzi al consumo Usa e livello medio dei due sottoperiodi

media '74-'85

media '86 - '04

138

Il prezzo del petrolio: fondamentali e finanza ¨  Il trend degli ultimi anni

¤  Effetto finanziario – le materie prime entrano nei portafogli degli hedge funds

¤ Mismatch domanda (effetto Cina) – offerta (bassi investimenti d’inizio decennio)

¨  Le tendenze dei prossimi anni ¤ Dal punto di vista dei fondamentali di domanda-offerta i

prezzi dovrebbero restare elevati ¤ Dal punto di vista del peso della finanza, è finita la fase

liquidità abbondante e a buon mercato e questo porterà a minore pressione dei fondi sui mercati delle commodities

139

Non c’è pressione dal lato dell’offerta

¨  Ritardi negli investimenti – elasticità dell’offerta ai prezzi

Produzione mondiale di petrolio

60000

65000

70000

75000

95 97 99 01 03 05 07

mgl di barili al giorno

140

Si è ridotta la capacità di suasion da parte dei paesi occidentali

Russia -Quota sulla produzione mondiale di greggio

8.0

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13.0

14.0

95 97 99 01 03 05 07

Usa - Quota sulla produzione mondiale di greggio

6.0

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95 97 99 01 03 05 07

141

Nel lungo periodo la domanda cinese crescerà ancora molto

Consumi di petrolio

0.0

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40.0

60.0

80.0

100.0

120.0

Cina Usa Giap Ger Fra itaIndice Usa = 100

Consumi pro-capite di petrolio

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40

60

80

100

120

Cina Usa Giap Ger Fra itaIndice Usa = 100

Lo spostamento del baricentro economico del Mondo Previsione della distribuzione della produzione mondiale nel 2010

La crescita di CINA e INDIA puo’

¨  mettere a dura prova settori non marginali del nostro sistema produttivo

(es. tessile, calzaturiero);

¨  diventare, però, la grande opportunità per il sistema logistico – portuale italiano;

¨  far rinascere il Mediterraneo che potrebbe trasformarsi nell’epicentro di controllo dei traffici e della logistica europea.

144

Maggiori detentori esteri di titoli del Tesoro

americano

0 100 200 300 400 500 600 700

Giappone

Cina

Regno Unito

Paesi esportatori di petrolio

Brasile

Paesi caraibici sedi di ist f inanz

Lussemburgo

Hong Kong

miliardi di dollari a settembre 2007

L’avvicendamento dei leader globali

1500 1600 1750 1820 1900

Northern Italy Belgium

Netherlands

Dutch decline British empire

US leadership

Fonte: A. Maddison

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

La crisi finanziaria (ed economica) internazionale

ECONOMIA MONDIALE la peggiore crisi dal dopoguerra

Ø  All’origine squilibri macroeconomici (Cina, Usa, sovrabbondanza di risparmio, liquidità); nel precipitare degli eventi, la correzione di questa lontana causa si è “persa”; l’uscita dalla recessione non sarà il ritorno a un periodo di stabilità; vecchi e nuovi squilibri da cui rientrare (eccessi di liquidità e peggioramento finanze pubbliche)

Ø  Nuove priorità: normalizzare mercati finanziari, stimolare la domanda aggregata; obiettivi interrelati

Ø  Misure comuni per realizzare gli obiettivi di normalizzazione creditizio/finanziaria e sostegno domanda aggregata

Ø  Normalizzazione finanziaria, condizione necessaria per assicurare l’efficacia delle misure di sostegno della domanda

Ø  Grandfather’s recession (fine ‘800-inizio ‘900), con due differenze: globalizzazione più intensa di allora; politica economica consapevole dell’importanza di agire contro il ciclo negativo

Ø  Dimensione internazionale della crisi richiede politiche quanto più collettive e concertate tra i principali attori

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Una economia è considerata in “declino” quando assistiamo ad una diminuzione del tasso di crescita potenziale.

Per misurare il “declino” o lo “sviluppo” dobbiamo analizzare:

- la dinamica del PIL;

- le dinamiche della produttività del lavoro (rapporto tra il prodotto e il numero di lavoratori impiegati nella produzione);

- le quote di mercato delle esportazioni.

Il permanere in uno stato di declino è una situazione molto più grave di quella congiunturale.

149

Ricorrenza delle crisi Le crisi ci sono sempre state: non ci può essere economia di mercato senza le crisi. I capitalismi e i sistemi finanziari sono instabili …

•  I Bardi e i Peruzzi fallirono tra il 1343 e il 1346 perché Eduardo III non ripagò i suoi debiti

•  I fallimenti delle banche in Italia e negli USA nell’Ottocento (cfr. la prossima slide!) e all’inizio del Novecento

• Le crisi bancarie durante la Grande Depressione degli anni Trenta, in USA, Italia (la nascita dell’IRI), Germania, Austria

• Dal 1945 al 1970 fase di stabilità bancaria, ma le crisi sono esplose successivamente

150

151

Ricorrenza delle crisi

Secondo la WB, da fine anni settanta al 2002 ci sono state 117 crisi bancarie sistemiche in 93 paesi e 51 crisi minori, in 45 paesi.

Alcuni esempi (molto diversi tra loro):

¨  saving and loans americane (anni Ottanta)

¨  banche scandinave (primi anni Novanta)

¨  sistema bancario meridionale italiano (metà anni ‘90)

¨  Giappone e altre banche asiatiche (anni ’90)

152

Ricorrenza delle crisi

Caratteristiche delle crisi (Reinhart e Rogoff)

¨  Prima delle crisi: crescita dei prestiti bancari, ovvero dei debiti delle imprese, aumento dei prezzi delle azioni e delle case (evidenza di herd behavior e di “esuberanza irrazionale”/Shiller)

¨  Quando scoppia la crisi: brusca decelerazione dei prestiti, caduta della Borsa e dei prezzi delle case

¨  Le difficoltà di famiglie e imprese a loro volta si ripercuotono sulle banche

153

Ricorrenza delle crisi

Fattori che ricorrono nella crisi di oggi:

- indebitamento eccessivo: non delle imprese!, delle famiglie - cfr. paper Jappelli

-  crollo dei prezzi di Borsa in tutto il mondo (-49% in Italia nel 2008)

-  crollo dei prezzi delle case in alcuni paesi, dopo anni di forte crescita

- fallimenti e salvataggi pubblici delle banche (Northern Rock, Bearn Stearns, Lehman Brothers, AIG etc.)

154

Le novità della crisi in corso

A metà 2007 uno shock cambia le opportunità di profitto in un settore dell’economia: aumentano le insolvenze sui mutui subprime,

ma dare la colpa della crisi ai mutui subprime è come dare la colpa della I^ guerra mondiale all’attentato di Sarajevo

C’erano squilibri di fondo negli USA (Roubini e altri)

¨ Triplo deficit – pubblico, di bilancia commerciale e delle famiglie – finanziato dal resto del mondo

¨ Dopo il 2000 tassi di interesse bassi hanno alimentato la domanda di prestiti. I politici hanno favorito l’accesso al credito delle famiglie (l’obiettivo di “una casa per tutti”), contribuendo all’abbassamento delle regole

¨ L’aumento eccessivo del credito è stato favorito dalla crescita dei prezzi delle case, aumentando la disponibilità di garanzie per le banche

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Le novità della crisi in corso

L’intepretazione di Roubini era in buona parte giusta, ma ci aspettavamo un aggiustamento diverso (come insegnano i manuali di macro e molti casi del passato):

svalutazione del dollaro, riequilibrio commerciale americano, inflazione in crescita, aumento da parte della FED dei tassi di interesse, decelerazione ordinata del credito e del debito delle famiglie, riduzione contenuta dei prezzi delle case

Insomma si pensava:

a una classico ciclo negativo americano, con ripercussioni sugli altri paesi via commercio internazionale (minori esportazioni negli USA), senza crolli delle banche, salvataggi pubblici, ricapitalizzazioni, garanzie pubbliche …

156

Le novità della crisi in corso

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Le novità della crisi in corso

C’erano squilibri di fondo nell’economia mondiale, ma quattro novità li hanno trasformati in una recessione mondiale (cfr. Blanchard, 2008; Brunnermeier, 2008; Gorton, 2008).

Possiamo chiamarli meccanismi propagatori o amplificatori della crisi

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Le novità della crisi in corso

Novità 1: la crisi dell’interbancario

Dall’agosto del 2007 le banche non si prestano fondi o lo fanno a prezzi elevati. L’interbancario era da anni diventato un canale di finanziamento indispensabile per banche con difficoltà di raccolta retail

Due spiegazioni del blocco dell’interbancario

a) percezione di un elevato rischio di controparte

b) paura che la liquidità possa servire in futuro alla banca offerente

Sull’interbancario è in atto un run alla Diamond e Dybvig: tutti domandano liquidità (cfr. Rochet)

Le banche centrali hanno ampliato l’offerta di liquidità, rendendo più favorevoli le condizioni di accesso per il sistema bancario: la situazione è oggi migliorata.

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Le novità della crisi in corso

Novità 2: è la globalizzazione, bellezza!

L’impatto sistemico è analogo solo alla crisi degli anni Trenta

Dagli anni settanta le crisi bancarie (cfr. la slide precedente) avevano avuto effetti sistemici in un paese, ma senza spillovers su altri paesi. Forse le uniche eccezioni sono state le crisi bancarie asiatiche, con esternalità da un paese all’altro, legate anche al canale del cambio

Le difficoltà contemporanee di banche americane, inglesi, tedesche etc. sono una novità assoluta

Un effetto panico ha investito i titoli bancari, coinvolgendo i titoli degli altri settori e facendo crollare le Borse

160

Le novità della crisi in corso

Novità 3: cartolarizzazioni

L’aumento delle insolvenze sui mutui subprime, in corrispondenza della diminuzione dei prezzi delle case, è stato il detonatore della crisi

I mutui erano stati cartolarizzati. Società veicolo avevano acquisito i mutui, emettendo obbligazioni (asset backed securities). A loro volta le ABS erano state cartolarizzate, dando luogo a nuove passività, ad esempio collateralized debt obligations (CDOs), moltiplicando i titoli con rating AAA in circolazione

161

Le novità della crisi in corso

Novità 3: le cartolarizzazioni (segue)

Dal 2007 il mercato ha perso fiducia negli strumenti finanziari legati alle cartolarizzazioni: sono titoli con rating elevati ma da mesi impossibili da liquidare

La diversificazione del rischio in teoria raggiunta con le cartolarizzazioni si è rivelata illusoria (Rajan): spesso il rischio continuava a gravare sulle banche

162

Le novità della crisi in corso

Novità 4: soffrono di più le banche di investimento

¨ Sono in particolare difficoltà le banche di investimento: negli USA quelle sopravvissute hanno chiesto di diventare banche commerciali

¨ Le banche di investimento erano poco regolamentate

¨ L’ipotesi era che le loro attività, diversamente dai prestiti bancari, potessero essere sempre dismesse e che le loro passività (carta commerciale, obbligazioni a breve termine) potessero essere sempre raccolte sul mercato

¨ L’indebitamento delle banche di investimento era molto elevato: Adrian e Shin: correlazione tra leverage e prezzi asset. C’erano banche con attivi pari a 50 volte il patrimonio.

163

Perché le banche italiane soffrono meno?

I. Il sistema bancario è meno internazionalizzato di quello di altri paesi

II. L’innovazione finanziaria è in Italia meno diffusa che negli Usa o UK (no MEW)

III.Le banche italiane sono più prudenti e le attività di banca di investimento sono limitate: maggiore importanza del margine di interesse nel c/e

IV. Le fonti di raccolta bancaria sono stabili V. Il diritto italiano è più rigido di quello anglosassone: ciò spiega

anche il punto (ii). VI. La vigilanza ha agito prontamente (chi parla è in evidente conflitto

di interesse …); non c’è un sistema bancario ombra VII.L’indebitamento delle famiglie è contenuto e i prezzi delle case

sono cresciuti meno che in altri paesi

164

La congiuntura creditizia

Il tasso di crescita dei prestiti bancari sta decelerando …

… a causa di fattori di offerta e di domanda

Il rallentamento è più forte per i prestiti alle famiglie, in particolare per i mutui per acquisto abitazioni, che venivano da anni di forte crescita, e minore per i prestiti alle imprese

Una buona notizia: negli ultimi mesi i tassi di interesse bancari sui prestiti sono diminuiti, a seguito delle riduzioni dei tassi ufficiali.

165

La congiuntura creditizia

Prestiti bancari ai residenti in Italia (variazioni percentuali sui 12 mesi)

200820072006200520042003-2

0

2

4

6

8

10

12

14

16

-2

0

2

4

6

8

10

12

14

16

Totale "altri residenti": corretto per l'effetto delle cartolarizzazioni (dal 2004)

Totale "altri residenti": non corretto per l'effetto delle cartolarizzazioni

Famiglie: non corretto per l'effetto delle cartolarizzazioni

Società non finanziarie: non corretto per l'effetto delle cartolarizzazioni

166

La congiuntura creditizia

2003 2004 2005 2006 2007 20082

3

4

5

6

7

8

9

10

11

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

Famiglie: per acquisto abitazioni (TAEG)

Famiglie: credito al consumo (TAEG)

Società non finanziarie (totale)

Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro: nuove operazioni (valori percentuali)

167

Questioni per la discussione

Che deve fare la regolamentazione?

Che legami ci sono tra ciclo finanziario ed economia reale?

Occorre intervenire sulla remunerazione dei managers?

I vari capitalismi daranno risposte diverse alla crisi? Ci sono tendenze comuni?

Crisi finanziarie: numero di casi

Probabilità di crisi finanziaria

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

La Banca centrale europea rileva un «grave rallentamento» dell'attività economica, sia a livello globale sia nell'area euro, che ha trovato conferme nei dati delle indagini preliminari dei primi mesi del 2009. Tanto che i tecnici della Bce hanno effettuato una revisione al ribasso molto marcata sulle loro previsioni per l'economia dell'Unione monetaria: per quest'anno si attendono una recessione del Pil che si attesterà tra il 3,2 e il 2,2 per cento. Per il 2010 prevedono una «ripresa graduale» con un andamento del Pil tra il meno 0,7 o e il più 0,7 per cento. Previsioni riferite dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, durante la conferenza stampa a seguito del consiglio direttivo. Nettamente riviste al ribasso anche le stime sull'inflazione: i tecnici della Bce prevedono quest'anno una crescita media dei prezzi al consumo nell'area euro che si limiterà tra lo 0,1 e lo 0,7 per cento, ha proseguito Trichet. Per il 2010 tra lo 0,6 e l'1,4 per cento. Peraltro il numero uno della Bce ha avvertito che «non è escluso che l'inflazione segni livelli negativi» nel corso dei prossimi mesi.

Le ultime notizie sulla crisi

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Il mercato immobiliare statunitense

1300

1400

1500

1600

1700

1800

1900

2000

2100

2200

2300

May-98 May-99 May-00 May-01 May-02 May-03 May-04 May-05 May-06 May-07

unit

800

900

1000

1100

1200

1300

1400

1500

1600

1700

1800

unit

US Housing Starts (LHS)US Housing Starts, 3m mavg. (LHS)US New Home Sales (RHS)US New Home Sales, 3m mavg. (RHS)

172

Bolla immobiliare ¨  Troppa finanza nell’immobiliare – Cartolarizzazione

dei mutui e ruolo delle agenzie di rating

¨  Boom dei prezzi delle case ¨  Overinvestment nel settore delle costruzioni ¨  Scoppio della bolla immobiliare ¨  Perdite sugli strumenti finanziari legati al real estate

Stati Uniti - Vendite di nuove case unifamiliari

400

600

800

1000

1200

1400

98 00 02 04 06 08

Media mobile di tre termini; migliaia di unità, annualizzate

Usa - Investimenti residenziali

2.5

3.0

3.5

4.0

4.5

5.0

5.5

98 00 02 04 06 08

A prezzi costanti; in % del Pil

Usa - Prezzi reali degli immobili

100

110

120

130

140

150

160

170

98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08Indice dei prezzi delle case unifamiliari;

deflazionato con i prezzi al consumo; 1983 = 100

173

.....

Prezzi delle case in termini reali: 1998-2006

-5

-2.5

0

2.5

5

7.5

10U

sa Jap

Ger Fra Ita Uk

Can

Aust

Dan Sp

a

Finl Irl

Cor

Ola

n

Nor

N Z

el

Svez

Sviz

var % medie annue; elaborazioni Ref su dati Ocse

174

Crisi bancaria

¨  Perdite nei bilanci delle banche

¨  Crisi di fiducia e collasso del mercato interbancario

¨  Crollo delle banche in borsa e fallimenti bancari

¨  Dimensione globale della crisi bancaria

Usa - Tassi d'interesse

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

03 04 05 06 07 08

Interbanc a 3 mesi Fed funds

Area euroTassi d'interesse

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

03 04 05 06 07 08

Euribor a 3 mesi tasso repo

I prezzi delle banche quotate

40

60

80

100

120

140

gen-06 gen-07 gen-08

Indice MSCI - banche; Indice gen '06 = 100

Area euro Usa

I profitti delle banche

0

20

40

60

80

100

120

140

160

gen-06 gen-07 gen-08

indice MSCI - banche; forw ard earnings 12 m.; survey IBES; Indice gen '06 = 100

Area euro Usa

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Principali canali di propagazione della crisi in atto

"   Boom dei corsi delle commodities ⇒ inflazione

"   Deterioramento del clima delle aspettative ⇒ domanda

"   Minore disponibilità di credito al settore privato ⇒ liquidità

"   Difficoltà ad isolare con precisione gli effetti della crisi finanziaria

"   presenza di concause nella determinazione del ciclo economico

"   tempi di propagazione degli effetti differenziati nel tempo e nello spazio

"   componente emotiva legata alle reazioni rispetto alle notizie dei mercati

"   rallentamento significativo già dalla seconda metà del 2009… ?

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Le prospettive economiche

  2008 2009 2010

Brent - prezzo in $ var %

97,3 +33,8

43,3 -55,5

59,5 +37,4

Prezzo in $ alimentari (var.%) Prezzo in $ altri prodotti (var.%)

+33,4 -6,3

-21,5 -35,5

+2,0 +6,3

Tassi di interesse ufficiali (fine anno) - Federal Reserve - BCE

0-0,25 2,50

0,25 1,00

1,00 1,25

Cambio dollaro/euro 1,47 1,32 1,32

ECONOMIA MONDIALE: PROSPETTIVE Quali ipotesi a base della previsione? Incertezza per novità della crisi, interrogativi

su impatto misure per normalizzare mercati finanziari e sostenere domanda. Si sceglie uno scenario centrale, dove però rischi negativi superano i positivi:

misure di sostegno iniziano ad avere effetto sul ciclo nella II metà del 2009, con un’efficacia maggiore negli USA che in Europa

2008

2009

2010

PIL MONDO 3,0 -0,4 3,1

- Stati Uniti 0,8 -2,3 1,5

- Giappone -0,7 -4,1 0,8

- Area euro 0,7 -2,5 0,7

- Asia escluso Giappone 6,7 3,2 7,0

- Medio Oriente 6,4 3,5 4,6

- America Latina 4,6 -0,4 2,7

- Europa centro orientale 5,1 -1,5 2,2

Commercio mondiale 2,9 -4,9 3,9

ECONOMIA MONDIALE: PROSPETTIVE prodotto e commercio cadono quest’anno; ripresa inizia

a vedersi tra fine 2009 e inizio 2010, con più lentezza in Europa

Quando il PIL dei paesi emergenti supererà quello delle economie avanzate (2000-2050)

Fonte: Goldman Sachcs, Dreaming with BRICs: the path to 2050, in “Global economics paper”, n. 99, 2003

ECONOMIA ITALIANA NELLA RECESSIONE come nell’area euro, la recessione si è approfondita in Q4-08, lasciando una significativa eredità negativa (-1,8%) al 2009

Dal lato della domanda, la caduta di fine 2008 è stata determinata da ¨  Flessione esportazioni, penalizzate da recessione tedesca e frenata paesi emergenti ¨  Calo investimenti, per incertezze domanda e inasprimento credito ¨  Decumulo scorte, per riduzione del livello “desiderato” a fronte della cattiva e

incerta congiuntura ¨  Riduzione consumi, per calo beni durevoli che ha più che compensato andamenti

un po’ più tonici nelle altre componenti Dal lato dell’offerta ¨  Manifattura subisce in pieno l’impatto della crisi tramite il canale delle esportazioni e

del credito più difficile ¨  Si contraggono anche i servizi Prosepettiva a breve ¨  Ancora recessione ma meno virulenta, perché…

INDICAZIONI DI INIZIO 2009 spunti di miglioramento nella fiducia delle famiglie

C L IM A  D I  F ID UC IA  D E I  C O N S UM A T O R I  ( i nd i c i   d es t ag io na l i z z a t i   b as e   19 8 0 =10 0 )

65

75

85

95

105

115

125

135

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009Quadro  economico Indice  g eneraleS ituaz ione  personale

C L IM A  D I  F ID UC IA  D E I  C O N S UM A T O R I  ( i nd i c i   d es t ag io na l i z z a t i     b a s e   19 8 0 =10 0 )

85

95

105

115

125

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009S ituaz ione  corrente S ituaz ione  futuraIndice  g enerale

P R E Z Z I( s a ld i   p o nd er a t i   d es t ag io na l i z z a t i )

20

40

60

80

100

120

140

160

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009-­‐60

-­‐40

-­‐20

0

20

40

60

80

100

Giudiz i    (scala  sn) A ttese  (scala  ds)

A C Q UIS T I  E  R IS P A R M IO                                                                          ( s a ld i  po nde ra ti  de s ta g io na liz z a ti)

-­‐130

-­‐110

-­‐90

-­‐70

-­‐50

-­‐30

-­‐10

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009-­‐100

-­‐80

-­‐60

-­‐40

-­‐20

0

C onvenienza  beni  durevoli  (scala  sn)Poss ibilità  futura  del  risparmio  (scala  ds)S ituaz ione  economica  della  famig lia

INDICAZIONI DI INIZIO 2009 ma prevalgono i segnali negativi: manifattura ancora in recessione; inchieste ai minimi storici

GIUDIZI SUGLI ORDINI INTERNI PER DESTINAZIONE ECONOM ICA

( s a l d i   d es t a g i o n al i z z at i )

-­‐ 8 0

-­‐70-­‐6 0

-­‐50-­‐4 0

-­‐3 0

-­‐2 0

-­‐100

102 0

2 00 0 2 0 01 2 00 2 2 0 03 20 0 4 2 0 05 20 0 6 2 0 07 20 0 8 2 0 09

Inves t imento C o ns umo Intermedi

GIUDIZI SUGLI ORDINI ESTERI PER DESTINAZIONE ECONOM ICA

( s a l d i   d es t a g i o n al i z z at i )

-­‐ 8 0

-­‐70-­‐6 0-­‐50-­‐4 0

-­‐3 0-­‐2 0

-­‐10010

2 0

2 00 0 2 0 01 2 00 2 2 0 03 20 0 4 2 0 05 20 0 6 2 0 07 20 0 8 2 0 09

Inves t imento C o ns umo Intermed i

SCORTE DI PRODOTTI FINITI ( C i c lo   t r end )

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Investimenti C onsumi Intermedi

A T T E S E  S UL LA  P R OD UZ IO NE  P E R  DE S T INA Z IO N E  E C O NOMIC A

( s a ld i   d e s t ag i o na l i z z a t i )

-­‐ 40

-­‐ 30

-­‐ 20

-­‐10

0

10

20

30

40

2 0 0 0 2 0 0 1 2 00 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 00 5 2 0 06 2 0 0 7 2 00 8 2 0 09

Inves t imento C o nsumo Intermedi

INDICAZIONI DI INIZIO 2009 si accentuano i fenomeni di razionamento del credito alle imprese industriali

RAZIONAMENTO DEL CREDITO:

RIFIUTO DELLA BANCA E DEL CLIENTE

01234567

mar-08

apr-0

8

mag-0

8giu

-08

lug-0

8

ago-

08

set-0

8ott

-08

nov-0

8

dic-0

8

gen-

09

feb-09

Rifiuto del cliente

Rifiuto della banca

INDICAZIONI DI INIZIO 2009 recessione industriale mai così diffusa, prosegue in Q1-09 (e probabilmente in Q2-09)

INDICE DIFFUSIONE

-0,100,200,300,400,500,600,700,800,901,00

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

interno estero totale

.

PRODUZIONE INDUSTRIALE

83

85

8789

91

93

95

9799

101

103

2004 2005 2006 2007 2008 2009

dati  des tagionalizzati c ic lo -­‐trend

INDICAZIONI DI INIZIO 2009 segnali di accentuata debolezza anche negli altri settori

ORDINI E PREZZI NELLE COSTRUZIONI

0

5

10

15

20

25

2004 2005 2006 2007 2008-­‐20

-­‐15

-­‐10

-­‐5

0

5

10

15

P rezzi Ordini(s cala  di  des tra)

DOMANDA NELLE IMPRESE DI SERVIZI

-­‐20

-­‐10

0

10

20

30

40

50

60

2004 2005 2006 2007 2008 2009-­‐40

-­‐30

-­‐20

-­‐10

0

10

20

30

40

50

T endenze L ivello  (s c ala  a  des tra)

CRONOLOGIA CICLO ITALIANO il PIL prende a cadere in Q3-09, ma la contrazione è iniziata prima, nell’estate del 2007; sono passati finora 18 mesi…superata la durata del 74-75 (14 mesi) e quella media delle recessioni italiane (16 mesi)

Indicatore sintetico coincidente e fasi di contrazione

PROSPETTIVE DELL’ITALIA dopo molti anni, allineamento alle dinamiche europee: ciò avviene, in uno scenario “al ribasso”

non tanto per più forti capacità strutturali italiane, quanto per maggiore inerzia europea Motivi di minore esposizione italiana ai focolai della crisi Ø  Assenza di una vera e propria bolla immobiliare da cui rientrare Ø  Bilanci bancari meno gravidi di titoli tossici (anche tenendo conto dell’esposizione verso

Europa dell’Est) Ø  Minore indebitamento famiglie italiane rispetto ai paesi europei

Motivi di maggiore esposizione Ø  Minore possibilità di azione nel campo della politica fiscale, per i vincoli del debito pubblico Ø  Elevato peso manifattura diviene, come in Germania, fattore di amplificazione degli effetti della

recessione, perché la caduta del commercio mondiale colpisce la trasformazione Ø  Collegamento con economia tedesca, in forte regresso

Però è anche vero che Ø  L’essere parte di un’area integrata consente di attingere agli spillover degli stimoli adottati dai

paesi in condizioni migliori di finanza pubblica Ø  Ruolo manifattura può divenire motivo di relativo vantaggio quando la ripresa partirà; il

recupero del ciclo globale prenderà infatti avvio dal rafforzamento degli scambi industriali Ø  Quando Germania ripartirà, positivi riflessi sull’Italia

PREVISIONE ITALIA 2009-10 Pil -2,6 quest’anno (70% dovuto a trascinamento), +0,4 nel 2010

¨  Evoluzione condizionata dall’eredità sfavorevole del 2008 e dall’ulteriore caduta di inizio 2009

¨  L’Italia prende a stabilizzarsi nel II semestre per interruzione calo domanda mondiale ed effetti benefici da riduzione dell’inflazione su redditi famiglie

¨  Ciclo scorte potrebbe dare sbalzi al profilo congiunturale nel II semestre 2009, a correzione di reazioni “eccessive” tra la fine del 2008 e inizio 2009

¨  Nel 2010, superamento dei fattori di incertezza che frenano spesa interna e accelerazione del commercio mondiale danno luogo a lento processo di ripresa

PRODOTTO INTERNO LORDO

307.000

312.000

317.000

322.000

327.000

332.000

2004 2005 2006 2007 2008* 2009** 2010**

1,4 0,7

1,9

1,4

0,4

-­‐0,9

-­‐2,6

PREVISIONE ITALIA 2009-10 consumi, redditi personali, investimenti, esportazioni

7 4 .000

7 7 .000

8 0.000

8 3 .000

8 6 .000

8 9 .000

9 2 .000

9 5 .000

2 002 2 003 2 004 2 005 2 006 2 007 * 2 008 *

CONSUMI DELLE FAMIGLIE

181.000

183.600

186.200

188.800

191.400

194.000

2004 2005 2006 2007 2008* 2009* 2010*

0,7

0,9

1,1

1,5

-0,8 0,4

-0,5

REDDITI E CONSUMI DELLE FAMIGLIE

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

2007 2008* 2009* 2010*

R eddito  lo rdo  dis ponibile S pes a  delle  famiglie

INVESTIMENTI FISSI LORDI

62.000

63.800

65.600

67.400

69.200

71.000

2004 2005 2006 2007 2008* 2009* 2010*

1,61,2

2,70,8

-1,7

0,4

-5,7

ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI

80 .000

84 .500

89 .000

93 .500

98 .000

102 .500

2004 2005 2006 2007 2008* 2009* 2010*

3,8 1,8

6,5

4,5 -1,8

1,9-6,7

PREVISIONE ITALIA 2009-10 mercato del lavoro: la recessione investe soprattutto l’industria. Parte dell’impatto attutito dalla CIG: le ULA calano più delle teste. Avvio di un miglioramento a metà 2010 in risposta al recupero ciclico;

tasso di disoccupazione si riporta ai livelli del 2002-03

Retribuzioni pro-capite

2008 2009 2010

Industria 4,4 1,5 2,4

Servizi 4,2 1,7 1,9

TOTALE 4,3 1,7 2,0

Occupazione

2008 2009 2010

Industria (ULA) -0,9 -6,4 -0,8

Servizi (ULA) 1,2 -0,4 0,4

TOTALE (ULA) 0,4 -2,2 0,0

TOTALE (teste) 0,9 -1,0 0,2

Tasso disoccupazione 6,8 8,1 8,5

PREVISIONE ITALIA 2009-10 inflazione in forte discesa a inizio 2009, per effetti diretti e indiretti caduta prezzi energetici; continuerà a calare nei prossimi mesi fin sotto l’1% prima dell’estate; dall’autunno, dinamica tendenziale dovrebbe tornare a salire ; a 0,3 divario con area euro nel 2009 e 2010

2008 2009 2010

Prezzi al consumo 3,3 0,9 2,0

--alimentari 5,3 1,7 1,8

--energetici 10,5 -7,3 6,4

--core inflation 2,0 1,5 1,5

Prezzi al consumo (armonizzato)

3,5 0,9 2,0

Prezzi al consumo area euro

3,3 0,6 1,7

PREZZI AL CONSUMO

0,00

0,80

1,60

2,40

3,20

4,00

4,80

2005 2006 2007 2008 2009* 2010*

2,0 2,11,8

3,3

2,0

0,9

•  Data la sensibilità dei conti pubblici italiani al ciclo economico, peggioramento del disavanzo nel biennio 2009-10 •  L’aumento del deficit 2009 risente di riduzione entrate complessive, cui contribuisce un minor prelievo sulle imprese, e dell’aumento delle spese indotto dalle misure per contrastare gli effetti della crisi sulle famiglie più svantaggiate, oltre che di maggiori spese per investimenti •  Nel 2010, moderata ripresa ed effetti della manovra triennale di stabilizzazione finanza pubblica consentono frenata crescita indebitamento; corretto per il ciclo il disavanzo si riduce

2008 2009 2010 Deficit/PIL -2,7 -4,0 -3,9 Avanzo primario/PIL 2,4 0,8 1,1

Debito/PIL 106,0 110,3 111,8

PREVISIONE ITALIA 2009-10: ciclo sfavorevole condiziona la finanza pubblica

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

I dati di Angus Maddison

I dati di Angus Maddison

¨  PIL mondiale pro capite. ¨  Crescita del PIL pro capite mondiale (in termini reali) - XI-

XX secolo. ¨  PIL pro capite (dollari 1990 in PPA). ¨  PIL pro capite (1990$s). ¨  Popolazione mondiale. ¨  Produzione e popolazione mondiale. ¨  La varietà delle esperienze di crescita. ¨  Tassi di crescita e investimento. ¨  Crescita del PIL pro capite (in termini reali)

- 1870-2000.

Maddison data

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

500 1000 1500

GROWTH EXPLOSION

World GDP Per Capita

La crescita del PIL pro capite mondiale (in termini reali)

-200

0

200

400

600

800

1000

11th 12th 13th 14th 15th 16th 17th 18th 19th 20th

Growth in Per Capita Real GDP

Il PIL pro capite (dollari 1990 in PPA) Anno 0 1000 1500 1820 1995 Mondo $425 $420 $545 $675 $5,188

- Occidente $439 $406 $624 $1,149 $19,990 Europa 450 400 670 1,269 17,456 US 400 400 400 1,233 22,933 Japan 400 425 525 675 19,720

- Resto del M $423 $424 $532 $594 $2,971 Altri Europa 400 400 597 803 5,147

Latin America 400 415 415 671 5,031 Cina 450 450 600 600 2,653

Altri Asia 425 425 525 560 2,768 Africa 400 400 400 400 1,221

Fonte: A. Maddison, Monitoring the World Economy, 1995

Il PIL pro capite ($ 1990) Maddison data

Area 1 1000 1820 1998 W. Europe $450 $400 $1,230 $17,920 W. Off $400 $400 $1,200 $26,150 Japan $400 $420 $670 $20,410 Lat. Am. $400 $400 $665 $5,800 E. Europe $400 $400 $670 $4,350 Asia (Jap.) $450 $450 $575 $2,940 Africa $420 $420 $420 $1,370

World $444 $436 $667 $5,708

La popolazione mondiale Maddison data Area 1 1000 1820 1998 W. Europe 25 25 133 388 W. Off 1 2 11 323 Japan 3 8 31 126 Lat. Am. 6 11 21 508 E. Europe 9 14 91 412 Asia (Jap.) 171 175 679 3390 Africa 17 33 74 360

World 232 268 1040 5907

La varietà delle esperienze di crescita

I tassi di crescita e investimento

( a ) G r o w t h R a t e 1 9 6 0 – 1991 ( b ) I n v e s t m e n t 1 9 6 0 – 1991 South Korea

Singapore Japan Israel

Canada Brazil

West Germany Mexico

United Kingdom Nigeria

United States India

Bangladesh Chile

Rwanda

South Korea Singapore

Japan Israel

Canada Brazil

West Germany Mexico

United Kingdom Nigeria

United States India

Bangladesh Chile

Rwanda

Investment (percent of GDP) Growth Rate (percent) 0 1 2 3 4 5 6 7 0 10 20 30 40

La crescita del PIL pro capite (in termini reali)

Growth Rate (percent

per year)

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

3.5

4.0

1 8 7 0 – 1890

1 8 9 0 – 1910

1 9 1 0 – 1930

1 9 3 0 – 1950

1 9 5 0 – 1970

1 9 7 0 – 1990

1 9 9 0 – 2000

0

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

La situazione del commercio mondiale

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

Mappa dei paesi partecipanti al WTO

¤  Il sistema GATT-WTO proibisce l’introduzione di: n  sussidi all’esportazione (eccetto che per i prodotti agricoli) n  contingentamenti delle importazioni (eccetto il caso in cui un

improvviso aumento delle importazioni minacci i produttori domestici)

n dazi (ogni nuovo dazio o incremento di un dazio esistente deve essere controbilanciato da riduzioni in altri dazi volte a compensare i paesi esportatori danneggiati)

¤  Round commerciale n Un vasto numero di paesi si incontra per negoziare un

insieme di riduzioni tariffarie nonché altre misure per la liberalizzaizone degli scambi.

Politiche commerciali e negoziati internazionali

¤ Dal 1947 ad oggi, hanno avuto luogo otto round commerciali: n  i primi cinque hanno assunto la forma di negoziati bilaterali

“paralleli” (per esempio, Germania con Francia e Italia). n  il sesto accordo commerciale multilaterale, noto come

Kennedy Round, venne completato nel 1967: n  comportava una riduzione generalizzata del 50% su tutti i dazi

vigenti da parte dei paesi industrializzati, eccezion fatta per alcuni specifici settori industriali in cui i dazi rimasero immutati

n  complessivamente, il Kennedy Round comportò una riduzione media dei dazi del 35% circa.

Politiche commerciali e negoziati internazionali

n  Il cosiddetto Tokyo round (conclusosi nel 1979) comportò: n  la riduzione ulteriore dei dazi n  nuovi codici per controllare la proliferazione di barriere non

tariffarie, quali ad esempio le VER.

n Un ottavo round di negoziati, il cosiddetto Uruguay Round, si è concluso nel 1994.

Politiche commerciali e negoziati internazionali

¨  L’Uruguay Round ¤  I suoi risultati maggiori sono stati:

n  la liberalizzazione degli scambi n  alcune riforme amministrative

¨  Liberalizzazione commerciale ¤  Il dazio medio imposto dai paesi avanzati si è ridotto di quasi il

40%. n  Ancora più significativo della riduzione complessiva dei dazi è

l’accordo per liberalizzare il commercio in due settori molto importanti: l’agricoltura e l’abbigliamento.

¨  Dal GATT al OMC ¤  Molti dei dibattiti che hanno ruotato intorno all’Uruguay Round

riguardano la creazione dell’OMC.

Politiche commerciali e negoziati internazionali

¤ Quanto è diverso l’OMC dal GATT? n  Il GATT era un accordo provvisorio, mentre l’OMC è

un’organizzazione internazionale a pieno titolo. n  Il GATT trovava applicazione solo in materia di commercio di

beni, mentre l’OMC ha incluso anche regole sul commercio di servizi (l’Accordo Generale sul Commercio in Servizi (GATS)) e sull’applicazione internazionale dei diritti di proprietà intellettuale.

n  L’OMC ha una nuova procedura di risoluzione delle dispute, concepita per ridurre il tempo in cui si perviene al giudizio.

Politiche commerciali e negoziati internazionali

¨  Costi e benefici ¤ L’impatto economico dell’Uruguay Round è difficile da

stimare. n Ciò nonostante, le stime del GATT e dell’Organizzazione per

la Cooperazione Economica e lo Sviluppo indicano un beneficio per l’economia mondiale quantificato in 200 miliardi di dollari all’anno, una volta che l’accordo sarà pienamente in vigore.

n  Gli economisti tendono a ritenere troppo basse queste stime. n  I costi dell’Uruguay Round graveranno su gruppi ben

organizzati, mentre i suoi benefici saranno ampiamente diffusi tra la popolazone.

Politiche commerciali e negoziati internazionali

¨  No ad accordi commerciali preferenziali ¤  I paesi stipulano accordi commerciali preferenziali

attraverso i quali riducono i loro dazi reciprocamente, ma non nei confronti del resto del mondo.

¤  Il GATT-OMC, attraverso il principio della “nazione più favorita” (MFN), proibisce accordi siffatti. n  La costituzione di un accordo commerciale preferenziale

è permessa solo se conduce al libero scambio tra i paesi firmatari dell’accordo.

Principi del GATT-WTO (I)

COMMERCIO SENZA DISCRIMINAZIONI: Principio di non discriminazione (deriva dalla clausola MFN): se si applicano condizioni favorevoli di tassazione su un prodotto proveniente da una delle parti contraenti (cosi si chiamano gli Stati che hanno firmato il Gatt), tali condizioni vanno estese a tutti i Paesi firmatari del Gatt (Principio del trattamento generalizzato della nazione più favorita, MFN) Principio del trattamento nazionale: un prodotto estero una volta importato deve avere condizioni di vendita pari a quella di un prodotto simile di origine locale (tasse, tributi, norme, trasporti, etc.).

Principi del GATT-WTO (II)

Clausola di salvaguardia: I paesi membri possono invocare un’azione di salvaguardia (restrizione temporanea all’import) per proteggere una specifica industria nazionale da un incremento di importazioni di ogni prodotto che causa, o minaccia di causare, seri danni all’industria Le misure di salvaguardia possono essere applicate solo dopo un’accurata verifica condotta dalle autorità competenti e seguendo ben definite procedure (trasparenza – pubblicazione della procedure – e coinvolgimento delle parti). In particolare "serious injury" significa un significativo e complessivo deteroriamento della posizione dell’industria nazionale. Nel determinare se la “serious injury” è presente, le autorità devono valutare tutti i fattori rilevanti sulle condizioni dell’industria. I fattori che devono essere analizzati sono l’ammontare assoluto e relativo dell’aumento delle importazioni, la quota di mercato conquistata dall’aumento delle importazioni, i cambiamenti del livello di vendite, produzione, produttività, capacità, utilizzazione, profitti, perdite, occupazione, dell’industria nazionale. Possono concretizzarsi in misure temporanee max 4 anni (innalzamento dei dazi all’import, quote di importazione)

La Clausola di salvaguardia è invocabile in ambito WTO ad esempio in caso di DUMPING che crei una serious injury: DUMPING: è in generale un pratica di prezzo predatoria. Nel commercio internazionale si concretizza nell’azione di vendere sui mercati internazionali ad un prezzo inferiore a quello che si pratica sul mercato interno o addirittura ad un prezzo inferiore al costo di produzione. Il Dumping può essere: -  Naturale: deriva da curve di domanda con elasticità diversa nei diversi mercati (più elastica nel caso del mercato estero) -  Sporadico: i mercati sono segmentati “naturalmente” e l’impresa tenta di acquisire posizioni concorrenziali sul mercato estero rinunciando a max i profitti o accettando perdite compensate da extraprofitti sul mercato domestico – ad esempio perchè gode di posizione dominante)

Dumping

Esportazioni Vendite domestiche

Costo, C, e prezzo, P

Quantità prodotte e domandate, Q

MC

DFOR = MRFOR

MRDOM DDOM

2 PFOR

PDOM

QDOM Q

Produzione totale

1

3

WTO: Il dumping è una strategia con cui i prodotti di un Paese sono

immessi in commercio in un altro Paese ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto (Gatt 1994).

Si può ottenere la possibilità di imporre contromisure (countervailing measures) se: 1. Il dumping sia dimostrato e quantificato, confrontando il prezzo all'esportazione con il prezzo nel mercato interno del paese esportatore. 2. Dimostri che il dumping sia causa di un danno (injury). Le misure possono concretizzarsi ad esempio nella possibiità di imporre tariffe che riportino il prezzo delle merci esportate al livello di prezzo praticato domesticamente

L’economia contemporanea e la crisi internazionale

La teoria della coda lunga

Dal “fordismo” al “toyotismo”

•  Nelle economie sviluppate di mercato il sistema della catena di montaggio, tipico del "fordismo", viene sempre più sostituito da sistemi «flessibili» di montaggio modulari a rete, come quelli introdotti dall'industria automobilistica giapponese Toyota (da qui il termine "toyotismo").

•  Nelle fabbriche dei paesi in via di sviluppo, inseriti nella produzione

internazionale integrata, il lavoro continua a svolgersi quasi esclusivamente secondo il sistema fordista della rigida sequenzialità delle operazioni.

La Toyota

Il sistema post-fordista è più efficiente

Role of IT within and between firms; logistics revolution

Interazioni commerciali nell’economia mondiale

Exports in direction closed arrow(Exports in direction open arrow)

South

Asia

Latin

America

Sub-Sahara

Africa

Middle

East &

North

Africa

Austral

Asia

North

America

East Asia

& Pacific

West

Europe

East Europe

& C. Asia

28

6

1

1

1

4

1 (2) 1 (2)

4 (5)

2 (3)

3 (3)3 (4)

1 (1)

1

1 (1)

1 (1)

3 (4)

3 (3)

(1)

Intra-regional exports

75-100

4,000

>$20,000

$1,500-$20,000

$1,500

<$1,500

1,500-1,750

Purchasing Power (US$) Global population (m)

1

2

4

3

= ?

La società della conoscenza

Converged content, data & applications: RSS, Widgets, Situational Applications, Dashboards, Online Media Analysis

Converged people: Social networking, Blogs, Wikis, Personas, Knowledge communities

Converged communications: VOIP, advanced collaboration, Digital Assistants, RSS

Intellectual Capital

Intellectual Capital

Intellectual Capital

Intellectual Capital

Intellectual Capital

Intellectual Capital Intellectual Capital

Intellectual Capital

Intellectual Capital

Intellectual Capital Intellectual Capital

Fonte: http://xkcd.com/256/

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