10
1.- Il 29 dicembre 1997, durante una visita alla Rotonda di San Giorgio a Salonicco, notavo nel giardino, vicino alla porta, appoggiato ad un albero, un cippo marmoreo iscritto che attirava la mia atten- zione perché in latino e per altre ragioni. Ne feci dunque una copia e, tornato a Roma, effettuai qualche ricerca per verificare se fosse già pubblicato. Non risultandomi così, scrissi al Direttore della IX Eforia Byzantinon Archeotiton per avere maggiori informazioni al riguardo e per chiedere se fosse possibile ottenerne una foto con il permesso di pubblicazione. Tutto questo fu molto liberalmente concesso, cosic- ché, nell’accingermi a render noto il pezzo, mi piace anzitutto ringraziare il Ministero dei Beni Culturali di Grecia per l’autorizzazione, il Direttore dell’Eforia competente, Prof. Charalambos Bakirtzis, per le foto e le preziose informazioni, l’amica Dott.ssa Angeliki Strati, del Servizio Archeologico, per essersi utilmente interessata alla mia richiesta**. Il cippo in marmo (inv. BE 160-AG 2802a), alto cm 134, largo 60, spesso 22 (fig. 1), fu trovato nel 1987, riutilizzato come copertura di una tomba durante lo scavo di una necropoli paleocristiana nel sobborgo occi- dentale di Salonicco, in via Manica 14 1. . Ciò spiega la scalpellatura delle parti aggettanti di zoccolo e cimasa. Il retro fu già in origine lasciato grezzo e quindi il cippo era probabilmente addossato a parete. Date le dimen- sioni, è possibile che la collocazione originaria non fosse molto lontana dal luogo di reimpiego. Lo specchio epigrafico è inquadrato da una grossa cornice, ma l’iniziale adprecatio agli Dei Mani è scritta sul listello superiore ed alcune lettere finali di riga (4, 6, 8) sono del tutto, o parzialmente, sovrap- poste alla cornice. Si legge (fig. 2): D(is) M( ( anibus). P. Aelio Ma= rco, equiti * Epigraphica. Atti delle Giornate di Studio di Roma e di Atene in memoria di Margherita Guarducci (1902-1999) (Opuscula Epigraphica, 10), Roma 2003, pp. 231-242. ** Dedico questo contributo con gratitudine ed affetto alla memoria di Margherita Guarducci, di cui non sono stato al- lievo, ma dalla quale ho comunque imparato molto nei qua- rant’anni e più in cui le sono stato accanto: 4 come assistente volontario, 10 come professore incaricato nell’Istituto da lei diretto; 30 nella commissione per le Inscriptiones Italiae, lei come Presidente ed io come Segretario. Donna di viva intel- ligenza, eruditissima e tutt’altro che banale, le sue conversa- zioni, le sue pagine, le sue lunghe telefonate, anche quando non se ne condividevano le idee, scientifiche e non, risulta- vano sempre ricchissime e stimolanti. Ho imparato molto soprattutto dal suo modo d’impostare la ricerca, caratteriz- zato da scarsa disposizione a farsi condizionare da steccati di qualsiasi natura. Ed ho ricevuto molto anche in termini d’incoraggiamento, appoggio, affetto e simpatia umana. Se ho accettato di partecipare a queste Giornate di Studio, in un contesto sostanzialmente “altro” rispetto ai miei preva- lenti interessi, è soprattutto per testimoniare la gratitudine che non da ora sento nei suoi confronti. Spero solo di non risultare troppo inadeguato. 1 Una prima notizia della scoperta da parte di D. NALPANTES, in Arch. Delt., 42, 1987 [1992], pp. 401-403. Sulla topogra- fia della città antica vd. da ultimo M. VITTI, He poliodomike exelixe tes Thessalonikes: apo ten idryse tes eos ton Gale- rion, Athenai 1996 (sulle necropoli paleocristiane 138). V,22 - CENTURIONATO E PROMOZIONE SOCIALE IN PROVINCIA A PROPOSITO DI UN CAVALIERE ROMANO DI SEDICI ANNI A SALONICCO* <231>

149 - Centurionato e promozione sociale in provincia. A proposito di un cavaliere romano di sedici anni a Salonicco

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1.- Il 29 dicembre 1997, durante una visita alla Rotonda di San Giorgio a Salonicco, notavo nel giardino, vicino alla porta, appoggiato ad un albero, un cippo marmoreo iscritto che attirava la mia atten-zione perché in latino e per altre ragioni. Ne feci dunque una copia e, tornato a Roma, effettuai qualche ricerca per verifi care se fosse già pubblicato. Non risultandomi così, scrissi al Direttore della IX Eforia Byzantinon Archeotiton per avere maggiori informazioni al riguardo e per chiedere se fosse possibile ottenerne una foto con il permesso di pubblicazione. Tutto questo fu molto liberalmente concesso, cosic-ché, nell’accingermi a render noto il pezzo, mi piace anzitutto ringraziare il Ministero dei Beni Culturali di Grecia per l’autorizzazione, il Direttore dell’Eforia competente, Prof. Charalambos Bakirtzis, per le foto e le preziose informazioni, l’amica Dott.ssa Angeliki Strati, del Servizio Archeologico, per essersi utilmente interessata alla mia richiesta**.

Il cippo in marmo (inv. BE 160-AG 2802a), alto cm 134, largo 60, spesso 22 (fi g. 1), fu trovato nel 1987, riutilizzato come copertura di una tomba durante lo scavo di una necropoli paleocristiana nel sobborgo occi-dentale di Salonicco, in via Manica 141.. Ciò spiega la scalpellatura delle parti aggettanti di zoccolo e cimasa. Il retro fu già in origine lasciato grezzo e quindi il cippo era probabilmente addossato a parete. Date le dimen-sioni, è possibile che la collocazione originaria non fosse molto lontana dal luogo di reimpiego.

Lo specchio epigrafi co è inquadrato da una grossa cornice, ma l’iniziale adprecatio agli Dei Mani è scritta sul listello superiore ed alcune lettere fi nali di riga (4, 6, 8) sono del tutto, o parzialmente, sovrap-poste alla cornice. Si legge (fi g. 2):

D(is) M(M(M anibus).P. Aelio Ma=rco, equiti

* Epigraphica. Atti delle Giornate di Studio di Roma e diAtene in memoria di Margherita Guarducci (1902-1999) (Opuscula Epigraphica, 10), Roma 2003, pp. 231-242. ** Dedico questo contributo con gratitudine ed affetto alla memoria di Margherita Guarducci, di cui non sono stato al-lievo, ma dalla quale ho comunque imparato molto nei qua-rant’anni e più in cui le sono stato accanto: 4 come assistente volontario, 10 come professore incaricato nell’Istituto da lei diretto; 30 nella commissione per le Inscriptiones Italiae, lei come Presidente ed io come Segretario. Donna di viva intel-ligenza, eruditissima e tutt’altro che banale, le sue conversa-zioni, le sue pagine, le sue lunghe telefonate, anche quando non se ne condividevano le idee, scientifi che e non, risulta-vano sempre ricchissime e stimolanti. Ho imparato molto

soprattutto dal suo modo d’impostare la ricerca, caratteriz-zato da scarsa disposizione a farsi condizionare da steccati di qualsiasi natura. Ed ho ricevuto molto anche in termini d’incoraggiamento, appoggio, affetto e simpatia umana. Se ho accettato di partecipare a queste Giornate di Studio, in un contesto sostanzialmente “altro” rispetto ai miei preva-lenti interessi, è soprattutto per testimoniare la gratitudine che non da ora sento nei suoi confronti. Spero solo di non risultare troppo inadeguato.1 Una prima notizia della scoperta da parte di D. NALPANTES,in Arch. Delt., 42, 1987 [1992], pp. 401-403. Sulla topogra-fi a della città antica vd. da ultimo M. VITTI, He poliodomikeexelixe tes Thessalonikes: apo ten idryse tes eos ton Gale-rion, Athenai 1996 (sulle necropoli paleocristiane 138).

V,22 - CENTURIONATO E PROMOZIONE SOCIALE IN PROVINCIAA PROPOSITO DI UN CAVALIERE ROMANO DI SEDICI ANNI

A SALONICCO*

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1484 V – MILITES

Romano, q`ui´5 {vi} vixit an=

nis XVI, diebusXIIII, P. AeliusRomanus, c(enturio) leg(ionis)II Adiutricis,

10 fi lio posuit.

Nella prima riga una mano più recente ha inciso, dopo la D di D(is), una pi greca ed un omicron di cui non mi è chiaro il signifi cato. Alla r. 3 la O di Marco, dapprima scritta grande, è stata poi cancellata e riscritta molto più piccola. Il relativo, qui, fu diviso prima tra rr. 4 e 5, poi si optò per scrivere anche le due ultime lettere sulla cornice, senza tuttavia eliminare quelle già scritte in r. 5.

Il primo motivo per cui un’iscrizione del genere attira la nostra attenzione consiste, come ho già accennato, nel suo essere scritta, a Salonicco, in latino. Abitualmente, parte della linea di confi ne se-parante l’area latinofona da quella ellenofona dell’Impero romano viene fatta coincidere con la fron-tiera settentrionale della Macedonia. È vero che poi la situazione, come è stato anche recentemente osservato, risulta assai più complessa poiché esistono, per così dire, isole latine anche al di sotto di questa linea, legate in primo luogo a fatti di colonizzazione e, più in generale, di urbanizzazione lungo le grandi strade, come la via Egnazia. Resta comunque che, generalmente, la percentuale di testi latini nella Macedonia di età imperiale risulta molto modesta, anche in grandi città come Heraclea Lyncestise Thessalonica, dove gli stessi discendenti dei cittadini romani ivi stanziati preferiscono non di rado usare il greco2.

In questo caso la scarsa dimestichezza con il latino delle offi cine lapidarie locali è evidente anche nell’incerta, se non addirittura erronea, resa paleografi ca: le S sono sempre rovesce; le M sono tracciate talora con tratti esterni obliqui e quelli interni congiungentisi sul piede di scrittura, talaltra con i tratti esterni quasi diritti e quelli interni congiungentisi a mezza altezza3; la P è talora aperta, talaltra con l’oc-chiello piccolo e chiuso. Oscillazioni e incertezze si hanno anche in altre lettere. Per indicare il grado di centurione si usa, nell’abbreviazione, la C diritta invece di quella inversa. Degli errori e dei pentimenti in fatto d’impaginazione si è già detto.

Oltre che per il latino, questo monumento epigrafi co interessa però anche per l’onomastica e per la condizione dei due personaggi (padre e fi glio) che vi sono menzionati.

2 A. RIZAKIS, Le grec face au latin. Le paysage linguisti-que dans la péninsule balkanique sous l’Empire, in Actacolloqui epigraphici Latini Helsingiae 3-6 sept. 1991 habiti(Comm. Hum. Litt. Soc. Scient. Fenn., 104), Helsinki 1995, pp. 373-391; riguarda piuttosto la diffusione del latino a li-vello colto: B. ROCHETTE, Le latin dans le monde grec. Re-cherches sur la diffusion de la langue et des lettres latinesdans les provinces hellénophones de l’Empire romain (Coll. Latomus, 233), Bruxelles 1997. Su più di 1000 iscrizioni di Salonicco e dintorni registrate da C. EDSON in IG, X 2,1, Berolini 1972, le latine sono in tutto una quarantina (21, 29,

39 cfr. 287, 40, 41, 74, 112, 147, 268, 328, 331, 339, 358, 378, 380, 385, 386 bis, 554, 600, 631, 659, 661, 666, 668, 671, 688, 690, 701, 716-718, 740, 878, 880, 910, 924, 927, 932, 943, 1012, 1018). Vd. anche M. ŠAŠEL KOS, Inscrip-tiones latinae in Graecia repertae. Additamenta ad CIL, III (Epigrafi a e Antichità, 5) Faenza 1979, nrr. 219-222. Su IG, X 2, 1, 666, ritrovata nel Museo Epigrafi co di Atene, vd. ora: J.B. CURBERA, Graecolatina, in Zeitschr. Pap. Ep., 118, 1997, pp. 235-236. 3 Si confrontino le M in Marco (r. 2) e M in Marco (r. 2) e M Romanus (r. 9) con quelle di M(M(M anibus) (r. 1) e Romano (rr. 4, 9).

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22 - CENTURIONATO E PROMOZIONE SOCIALE IN PROVINCIA 1485

2. - Il padre, che ha fatto eseguire il cippo per il sepolcro del fi glio, porta il nome di P. Aelius Ro-manus e si qualifi ca come centurione della legione II Adiutrice. Il fatto che curi la sepoltura del giovane fi glio a Salonicco, mentre la legione d’appartenenza ha, dalla fi ne del I sec. d.C., il suo campo sul Danu-bio, ad Aquincum, nella Pannonia Inferior4, e che non indichi altra patria induce a credere che egli sia originario di qui e che nella città come in vari altri casi, egli continuasse ad avere la sua famiglia.

Come si sa, Thessalonica non era né municipio né colonia romana (tale diverrà almeno nominal-mente soltanto alla metà del III sec., con Decio), bensì civitas libera, statuto che di fatto metteva la città fuori della provincia, le consentiva | di avere proprie leggi e propri magistrati e dotava i suoi abitanti di una loro cittadinanza diversa da quella romana5.

I cittadini romani che si trovano in centri siffatti, o vengono da fuori in qualità di commercianti, sol-dati, magistrati, funzionari, personale dell’amministrazione (si ricordi che, nonostante quel che si è det-to, Thessalonica era capitale della provincia)6, o sono persone del luogo che godono della cittadinanza, sia in quanto l’hanno ricevuta a titolo personale, sia come discendenti di persone che di tale concessione hanno benefi ciato in precedenza.

Per la sua onomastica (P. Aelius Romanus), che non presenta alcuno dei vecchi gentilizi italici propri degli immigrati, ma è caratterizzata, oltre che da un gentilizio imperiale (Aelius) da un cognome (Romanus) di forte sapore ideologico, ed inoltre per il cognomen dato al fi glio (Marcus), in realtà un prenome, fuori posto, come tale, in un’onomastica autenticamente latina7, escluderei che il centurione appartenga ad una famiglia romana di vecchia tradizione.

Il nome è piuttosto quello di un nuovo cittadino o di un discendente di un cittadino siffatto. Come è noto, in età imperiale era prassi normale che i provinciali che ricevevano la cittadinanza romana pren-dessero il nome (ed il prenome) dell’imperatore regnante; meno frequentemente quello del governatore della provincia8. Un P. Aelius ha quindi buone probabilità di dovere la sua onomastica, in prima od in ultima istanza, ad Adriano. In un recente censimento onomastico i gentilizi romani attestati in Mace-donia sono risultati 561; gli individui che portano il gentilizio Aelius sono ben 1789. Il nostro Romanusè dunque in buona compagnia. È chiaro che non tutti gli Aelii, e neppure tutti i Publii Aelii, avranno ricevuto la cittadinanza da Adriano, il sovrano fi lelleno per eccellenza. Per questo ho scritto sopra “in prima o in ultima istanza”. Non è di fatto escludibile che anche in questo caso non si tratti tanto di un cittadino romano di prima generazione, quanto di un discendente, magari prossimo, di un cittadino di Thessalonica insignito della cittadinanza da Adriano.

4 B. LÖRINCZ, Legio II Adiutrix, in Les légions de Rome sousle Haut-Empire (Coll. Centre d’Études Rom. et Gallo-Rom., n.s., 20), I, Lyon 2000, pp. 159-168.5 F. PAPAZOGLOU, Les villes de Macédoine a l’époque romai-ne in Bull. Corr. Hell., Suppl., 16, Paris 1988, pp. 189-212.6 R. HAENSCH, Capita provinciarum. Statthaltersitze undProvinzialverwaltung in der römischen Kaiserzeit (Kaiserzeit (Kaiserzeit KölnerForschungen, 7), Mainz am Rhein 1997, pp. 104-111, 447-451.7 Vd. sotto con nt. 16.8 Con riferimento alle province ellenofone e in partico-lare alla Macedonia: D.C. SAMSARIS, L’octroi de la ci-toyenneté romaine (civitas Romana) à des individus etson expansion dans la province de Macédoine (in greco), in Makedonika, 26, 1987-88, pp. 308-353 (su Thessalo-

nica) 27, 1989-1990, pp. 327-382 (Beroea); A.B. TATAKI, Macedonian Edessa. Prosopography and Onomasticon(Meletemata, 18), Athens 1994; A.D. RIZAKIS, Anthro-ponymie et société: les noms romains dans les provinceshellénophones de l’Empire, in Roman Onomastics in theGreek East. Social and Political Aspects (Meletema-ta, 21), Athens 1996, pp. 11-29; O. SALOMIES, Contactsbetween Italy, Macedonia and Asia Minor during thePrincipate, in Roman Onomastics, cit., pp. 111-127. Vd. Ora anche A.D. RIZAKIS – S. ZOUMBAKI, Roman Pelopon-nese I, Roman Personal Names in their Social Context(Meletemata, 31), Athens 2001.9 A.B. TATAKI, The nomina of Macedonia, in Roman Ono-mastics, cit. (nt. 8), pp. 105-109. Si veda ora dello stesso an-che Macedonians Abroad (Abroad (Abroad Meletemata, 25), Athens 1998.

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1486 V – MILITES

P. Aelius Romanus ha percorso una brillante carriera militare che lo ha portato all’elevato grado di centurione della legione II Adiutrice. Si può ammettere, con Giovanni Forni, che in quest’epoca, per essere arruolato, intorno ai 20 anni, in una legione, non fosse assolutamente indispensabile possedere già la cittadinanza romana, che poteva eventualmente essere assegnata al giovane al momento del suo arruolamento10. Per la paleografi a (se pure in casi come questo alle consuete diffi coltà di una datazio-ne paleografi ca altre se ne aggiungano per i problemi, già rilevati, che il lapicida mostra di avere con l’alfabeto latino) e per altri motivi che vedremo, l’iscrizione potrebbe però anche non essere anteriore al III sec.11. Verosimilmente troppo tardi, in tal caso, perché il nome sia dovuto ad una concessione di cittadinanza al futuro centurione all’atto del suo arruolamento al tempo di Adriano. La cittadinanza poté dunque anche essere già in possesso della famiglia, avendola ottenuta un ascendente, forse il padre stesso del militare.

Conosciamo altri sei Aelii tessalonicensi nell’esercito romano12: due sono stratiotes non meglio precisati, databili al II-III sec.13, uno è un urbaniciano forse di II sec.14, tre sono legionari verosimil-mente anch’essi di II sec. e, tutti, come il nostro, nella legione II Adiutrice, di stanza, come si è detto, sul Danubio ad Aquincum15. La Pannonia non era tra le province più immediatamente confi nanti con la Macedonia, come invece la Dalmatia, la Moesia e la Thracia. È da dire però che Thessalonica era direttamente collegata con il bacino danubiano dall’importante via di comunicazione che correva lungo il percorso dei fi umi “Axio" (Vardar) e Mavrgo" (Morava). Non meraviglia dunque trovare quattro tes-salonicensi, compreso il nostro, in servizio sulle sponde del Danubio a quasi un migliaio di chilometri di distanza.

3. - Ancora più interessante del padre risulta il fi glio: P. Aelius Marcus. Si noti la conferma della trasmissione al fi glio, non solo del gentilizio, ma anche del prenome (che eventualmente anche il padre poteva aver desunto dall’onomastica paterna). All’incongruo e rivelatore uso di un prenome in fun-zione di cognomen ho già accennato: è una pratica del resto piuttosto diffusa negli ambienti di lingua greca16.

10 G. FORNI, Il reclutamento delle legioni da Augusto a Dio-cleziano (Pubbl. Fac. Filos. Lett. Univ. Pavia, 5), Milano-Roma 1953, pp. 103-115; ID., Estrazione etnica e socialedei soldati delle legioni nei primi tre secoli dell’impero, in ANRW, 2, 1, 1974, pp. 350-353 = ANRW, 2, 1, 1974, pp. 350-353 = ANRW ID., Esercito e marina diRoma antica. Raccolta di contributi (Mavors, 5), Stuttgart 1992, pp. 22-25.11 Delle 41 iscrizioni latine di Salonicco e dintorni segna-late in nt. 2, 13 sono datate da Edson nel II sec., 11 tra il II e il III, 2 nel III e 1 tra il III e il IV. Non si dispone ancora dei risultati della ricerca di Y. TOURATSOGLOU e T. BELLAS, The Dated Inscriptions from Macedonia under Roman Rule. A New Data-Processing Program, in Inscriptions of Mace-donia Third International Symposium on Macedonia, 1993, Thessaloniki 1996, pp. 185-199.12 TH. CHR. SARIKAKIS, Des soldats macédoniens dans l’ar-mée romaine, in Ancient Macedonia, 2, Thessaloniki 1977, pp. 431-464.

13 IG, X 2, 1, 853 (Ai[lio" Eijoulianov"), 856 (Ai[lio" Mev-strio").14 CIL, VI 2886 cfr. p. 3841 = IG, II 2, 1, 1038 (P. AeliusP.f.f. . f. f C[---] Quintianus) La tribù sarà stata la Cl(audia) o la Cor(nelia): G. FORNI, Le tribù romane, I, Roma 1996, p. 119 nr. 240 con nt. 128.15 CIL, III 3528 = IG, X 2, 1, 1022 (P. Aelius Claudia Lusi-machus); CIL, III 10500 = IG, X 2, 1, 1023 (P. Aelius Lupus; P. Aelius Lycus).16 Sull’argomento vd. da ultimo H. SOLIN, Latin cognominain the Greek East, in The Greek East in the Roman Contest(Papers and Monographs of the Finnish Institute at Athens, 7), Helsinki 2001, pp. 194-202 (con particolare riferimen-to ad Atene, alla Grecia centrale ed alla Lidia). Per Edessa (Marcus, Quintus, Publius): TATAKIS, Macedonian Edessa, cit. (nt. 8), 97, p. 104. Per il Peloponneso, vd. ora gli indici di RIZAKIS – ZOUMBAKI, op. cit. (nt. 8).

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22 - CENTURIONATO E PROMOZIONE SOCIALE IN PROVINCIA 1487

Ma non è questo a destare la maggior attenzione anche se si è visto che l’onomastica non è da sot-tovalutare ai fi ni di una delineazione della storia di questa famiglia. Assai più importante risulta la quali-fi ca del personaggio come eques Romanus, soprattutto se posta a fronte della giovanissima età di questi, morto a soli 16 anni e 14 giorni. Essa ci obbliga infatti a versare il documento nel magro dossier riunente gli individui di cui risulta che appartennero all’ordine equestre, il secondo livello sociale dopo quello senatorio, nonostante non avessero ancora raggiunßto la maggior età; alcuni sono addirittura infanti. In questo caso si tratta di un ragazzo morto poco prima di prendere la toga virile, che si assumeva general-mente a 17 anni. Complessivamente i casi a me noti fi nora sono 3017 così ripartiti (la loro datazione va dalla fi ne del I all’inizio del IV sec. d.C.):

anni casi anni casi16 4 6 215 3 5 414 4 4 212 2 3 110 1 2 19 2 mesi 9 18 2 infans 1

Qualche altro caso si potrebbe forse aggiungere considerando quei monumenti sepolcrali che pre-sentano l’immagine di piccoli defunti in groppa a cavalli addobbati, vestiti di trabea e con corona d’uli-vo, come se fossero in procinto di partecipare alla transvectio equitum, cioè alla solenne parata equestre che si teneva | a Roma il 15 luglio, anche se non è sempre chiaro se queste fi gurazioni alludano ad un rango effettivamente posseduto, o costituiscano prefi gurazione di una condizione che si presume sareb-be stata certamente conseguita se il bambino avesse potuto crescere18.

17 Ventidue sono elencati da S. DEMOUGIN in appendice al-l’articolo Eques: un surnom bien romain, in Ann. Sem. Studi Mondo Class. Ist. Univ. Orient. Napoli. Sez. Arch. e Storia, 2, 1980, pp. 157-169. Si possono aggiungere: 23) M. Annius Verus, il futuro M. Aurelius imp., 127, eques Romanus a 6 anni per volontà di Adriano, SHA, Marc. 4, 1; 24) Ti. Claudius Li-beralis, II sec. prima metà, praef. fabrum, equo publico, mor-to a 16 anni, CIL, VI 3512, cfr. p. 3400, 3846 = XIV 3624, Tibur; 25) M. Sulpicius Lucc[eius] Victorinus, II sec., equo publico annos n[atus] XVI, mensibus I[---], AE 1997, 155,AE 1997, 155,AERoma?; 26) T. Flavius Maritimus, 244 d.C., eques Romanus, morto a 9 mesi, CIL, III 14403, Cnidus; 27) T. Aelius Iucun-dus, III sec. prima metà, e(ques) R(omanus), vissuto 5 anni, 2 mesi e 7 giorni, ILN, II, 8, ILN, II, 8, ILN Antipolis; 28) M. Pinnius Falto-nius, M.f. Quir. Valens, III sec., equo p(ublico) dulcissima(e)memoriae infanti, AE 1990, 307, a Civitanova da Roma?; 29) Aelius Marcellinus, III sec.?, eques Romanus, morto a 10 anni, 2 mesi e 11 giorni, CIL, XIII 11834, Mogontiacum; 30) P. Aelius Marcus, III sec. ? eques Romanus morto a 16 anni e

14 giorni: è il caso che qui si pubblica.18 Si vedano su questo le importanti osservazioni di F. RE-BECCHI, Per l’iconografi a della transvectio equitum. Altre considerazioni e nuovi documenti, in L’ordre équestre. Hi-stoire d’une aristocratie (IIeIIeII siècle av. J.-C. - IIIe siècle av. J.-C. - IIIe siècle av. J.-C. - III siècle ap. J.-C.) (CEFR, 257), Rome 1999, pp. 191-214, in part. 197 sg., 201 sg. I casi da lui considerati, oltre al nr. 22 della lista DEMOUGIN (Q. Virius Q.f.f. . f. f Lucianus, CIL, VI 37103, III sec.) ed ai nrr. 24 (Ti. Claudius Liberalis) e 28 (M. M. M Pinnius Falto-nius Valens) delle mie aggiunte, riguardano C. Petronius Li-gus Virianus Postumus, 10 anni (CIL, VI 24011, II sec.), M. M. MIunius M.M.M f.f. . f. f Pal. Rufus, verosimilmente non più che quindi-cenne (CIL, VI 9752, cfr. 33815, II sec.), M. M. M Aurelius Veria-nus, giovanissimo (CIL, VI 31847, III sec.), T. T. T Flavius T.T.T f.f. . f. fPal. Verus, quindicenne ? (CIL, XIV 166, cfr. M. HEINZEL-MANN, Die Nekropolen von Ostia, München 2000, pp. 203-206; Ostia, III sec.), Anonimo, giovane? (H. WREDE, StatuaeLupercorum, in Mitt. Deutsch. Arch. Inst. (Roemisch.), 90, 1983, p. 187 tav. 66, 1 Beneventum, II sec.).

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1488 V – MILITES

4. - Che signifi cato hanno comunque queste testimonianze? Va tenuto presente che la condizione di eques Romanus, di cavaliere, a differenza di quella senatoria, non è ereditaria. Deve dunque essere attribuita caso per caso. Ma perché attribuirla con tanto anticipo rispetto a quando, facendo fronte agli obblighi militari, si poteva realmente intraprendere una carriera equestre?

È stato suggerito che una risposta possa ricavarsi, da un lato da un confronto con altre nomine pre-coci (ad esempio a far parte degli ordini decurionali), dall’altro da un esame delle situazioni che possono averle determinate19. Oltre a cavalieri precoci, abbiamo in effetti anche un certo numero di decurioni bambini o adolescenti, da 4 anni in su, comunque di gran lunga al di sotto dei 25/30 anni che erano ri-chiesti dagli statuti cittadini per l’appartenenza all’ordo decurionum20.

Queste ed altre nomine anticipate, non potendo per ovvie ragioni essere conseguenza di meriti spe-ciali dei benefi ciari, devono trarre piuttosto origine dalla volontà di premiare in qualche modo la loro famiglia di provenienza, sia assegnando anche al fi glio gli onori già ricevuti dal padre, sia tributando precocemente al fi glio ciò che al padre non si era potuto o voluto concedere. In altre parole un decurio-nato precoce poteva essere attribuito, ad esempio, o al fi glio di un membro eminente dal consiglio mu-nicipale in riconoscimento di sue speciali benemerenze, o al fi glio di un liberto, altrettanto benemerito, ma impedito dalla sua precedente condizione servile, a divenire egli stesso decurione.

Situazioni analoghe si trovano anche tra i cavalieri bambini, dove pure, nei casi in cui sono ricordati anche i padri e questi indicano la loro condizione, risulta che vi sono tra essi personaggi di spicco come decurioni municipali, patroni di città, o liberti imperiali di alto livello, comunque non pervenuti essi stessi all’ordine equestre21.

Un gruppo di attestazioni che qui particolarmente ci interessa è quello riguardante i cavalieri bam-bini, fi gli, come nel nostro caso, di militari. Un elenco di tal genere, è stato di recente prodotto ed esami-nato da S. Demougin22. Con un paio di aggiunte, nuovo testo compreso, esso risulta come segue:

nr. cavaliere padre data fonte1 T. T. T Aelius Iucundus

eq. R.anni 5

T. T. T Aelius Macrobiusbenefi ciarius consularisleg. VIII Aug.

III sec.prima metà

ILNarb. II, 8(Antipolis)

2 Aelius Marcellinuseques Romanusanni 10

Aelius Martinuscent. leg. XXII

III sec.? CIL, XIII 11134(Mogontiacum)

3 P. Aelius Marcuseques Romanusanni 16

P. Aelius Romanuscent. leg. II Adiutr.

II, fi ne ?III prima metà?

supra(Thessalonica)

19 DEMOUGIN, art. cit. (nt. 17); S. LEFEBVRE, La mort préco-ce d’un décurion de Sala: nouvelle lecture de IAM 311, in L’Africa romana, 12, 3, 1998, pp. 1123, 1137.20 Una trentina di casi sono elencati da LEFEBVRE, art. cit. (nt. prec.), pp. 1136-1137.21 Ad esempio: Ti. Claudius Secundinus (Demougin 1 = CIL, VI 1605) è fi glio di un liberto di Nerone; M. M. M Iulius

Candidianus (Demougin 18 = CIL, III 4490) è nipote di un decurio municipii Mursellae; il padre di Q. Sulpicius Luc-ceius Victorinus (agg. 25: AE 1997, 155) fu forse patrono di AE 1997, 155) fu forse patrono di AELanuvium (CIL, XIV 2120).22 S. DEMOUGIN, Tels pères, tels fi ls, in Bull. Soc. Ant. Fr., 1996 [1999], pp. 280-281.

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4 T. T. T Flavius Maritimuseques Romanusmesi 9

?cent. leg. II Parth.

244 d.C. CIL, III 14403a(Cnidus)

5 C. Iulius Nepotianuseq. R.anni 2

Iulius Valenscent. leg. VIII Aug.

III sec.? AE 1976, 494AE 1976, 494AEcfr. 1979, 432(Mogontiacum)

6 Iulius Victorinuseq. R.anni 5

Iulius Florianuscent. leg. IV Fl.

III fi ne/IV inizio? CIL, III 8156IMS I, 27IMS I, 27IMS(Singidunum)

7 M. M. M Valerius Ulpiussigno Palmyrioseq. publ.anni 8

M. M. M Valerius Valerianuscent. leg. IV Fl.

III sec. CIL, III 4327RIU 3, 637RIU 3, 637RIU(Brigetio)

Come si vede, sono praticamente tutti, come il nostro, fi gli di centurioni (uno solo è fi glio di un benefi ciarius consularis, rango peraltro che poteva essere immediatamente precedente a quello di centu-rione)23 e la datazione proposta è in genere di III sec. Questo è un ulteriore argomento che fa propendere per la stessa data anche nel nostro caso. C’è dunque una sostanziale unità nel gruppo in cui la nuova iscrizione va ad inserirsi.

Perché tutti questi (peraltro non molti) cavalieri bambini, fi gli di centurioni? Una plausibile spiega-zione è stata di recente offerta da S. Demougin nello studio già ricordato24. Nel III sec. tutti i primipili, cioè tutti i centurioni più alti in grado, erano considerati come cavalieri. Non così gli altri centurioni. Forse alcuni di questi, impediti ad accedere al primipilato, non per demerito, ma per mancanza di posti, o per altre ragioni contingenti, poterono chiedere ed ottenere, in cambio, l’accesso all’ordine equestre per i loro fi gli, nati o ancora da nascere25.

Potrebbe essere stato il caso anche del nostro centurione della legione II Adiutrice, il cui sforzo però fu reso vano, almeno in parte, dalla morte prematura del fi glio. Ma solo in parte per l’appunto, perché restava l’onore tributato alla famiglia e questo era comunque importante. La ricerca dell’avanzamento sociale, del cambiamento di rango, di uno status superiore, non è mai praticata e vissuta nel mondo romano come un fatto puramente individuale. I rapporti sociali non sono tanto tra individui quanto tra gruppi e il gruppo benefi cia dell’acquisizione individuale come l’individuo è partecipe del potere del gruppo. Un ruolo fondamentale è assegnato in questo quadro ai gruppi familiari.

23 In generale sui benefi ciarii: E. SCHALLMAYER ET AL., Derrömische Weihebezirk von Osterburken I. Corpus der grie-chischen und lateinischen Benefi ciarier- Inschriften des Rö-mischen Reiches (Forschungen und Berichte zur Vor- undFrühgeschichte in Baden-Württemberg, 40), Stuttgart 1990. Sulla loro carriera: J. OTT, Die Benefi ciarier. Untersuchun-gen zu ihrer Stellung innerhalb der Rangordnung des römi-schen Heeres und zu ihrer Funktion (Historia Einzelschrif-ten, 92), Stuttgart 1995, pp. 30-32, 57-59; U. NELIS-CLÉMENT, Les benefi ciarii: militaires et administrateurs au service del’Empire (IerIerI s. a.C. - VIeVIeVI s. p.C.) (Ausonius, Études, 5), Bor-deaux 2000, pp. 87-131. Su questo caso: SCHALLMAYER ET

AL., op. cit., pp. 43 sg. nr. 37 cfr. NÉLIS-CLÉMENT, op. cit., pp. 131, 304, 377. Altri fi gli di benefi ciarii divenuti cava-lieri; SCHALLMAYER ET ALII, op. cit., pp. 466 nr. 609, 589 sg. nr. 760.24 Supra, nt. 23.25 Non andrà forse sopravvalutata la scarsa documentazio-ne come segno di rarità di questa concessione dal momento che essa è costituita essenzialmente dalle iscrizioni di coloro che la ottennero, ma morirono bambini o giovanissimi. Non è detto che quelli che ebbero vita più lunga abbiano sempre ritenuto opportuno riportare il particolare modo in cui ave-vano avuto accesso all’ordo.

22 - CENTURIONATO E PROMOZIONE SOCIALE IN PROVINCIA 1489

1490 V – MILITES

5. - A seconda della datazione che si vorrà privilegiare, tra II e III sec., due mi sembra che siano le ipotesi di storia familiare che l’iscrizione di Salonicco, pur nella sua modestia, consente d’intravedere e di seguire nel loro dipanarsi.

Nel primo caso, qualora cioè si ammetta che sia stato P. Elio Romano stesso a ricevere la cittadi-nanza da Adriano, avremmo il caso di un tessalonicense che, grazie al servizio militare, avrebbe ottenuto una rapidissima promozione sociale | per sé e per i suoi, conseguendo l’immissione nella civitas Romanae realizzando la condizione per poter chiedere l’ordine equestre per il fi glio. È da osservare peraltro che questa sarebbe la prima attestazione collocabile già nel II sec. (anche presupponendo un arruolamento alla fi ne del regno di Adriano diffi cilmente l’iscrizione potrebbe essere posteriore agli anni 80 del seco-lo) di un fenomeno documentato per il resto non prima del III.

Nell’altra, forse preferibile, ipotesi, ammettendo cioè che Elio Romano non sia il primo della fa-miglia a godere della cittadinanza romana, lo scenario potrebbe essere diverso. Una famiglia di notabili locali, verosimilmente segnalandosi all’attenzione del governatore della provincia con mirati atteggia-menti evergetici e fi loromani, riesce ad ottenere dall’imperatore la cittadinanza. È il primo passo. Con questo la famiglia entra a far parte di quella élite tessalonicense che, ad una posizione di prestigio inter-no, unisce l’ambito possesso della cittadinanza romana. Ma si vuole andare oltre. Una via praticabile è quella della carriera militare. Elio Romano si arruola come legionario e, in considerazione della sua con-dizione d’origine, è verosimile che raggiunga il centurionato abbastanza presto. È un altro passo avanti. I centurioni sono circa 2000 in tutto l’Impero, godono di un notevole prestigio e percepiscono una paga decisamente alta: secondo calcoli recenti, da 15 a 60 volte la paga di un legionario, il che signifi ca, al tempo di Caracalla, da 54 mila a 216 mila sesterzi l’anno26. Come si è detto, i più alti in grado, i primi-pili, sono equiparati ad equestri. Ma in una legione i centurioni sono 60 e il primipilo è 1. Il nostro non riesce a raggiungere l’obiettivo massimo, ma ci va vicino. In cambio della mancata promozione fi nale chiede che il fi glio, ancora ragazzo, sia fatto cavaliere e la sua richiesta è accolta. È un altro grande pas-so avanti. Signifi ca entrare a far parte (sia pure ancora marginalmente) del secondo rango della società romana. P. Elio Marco potrà intraprendere una carriera equestre che non si sa dove potrà condurlo. Ogni buona speranza è lecita. Ma il giovane muore ed il padre lo commemora con un’iscrizione – in latino, si noti – quasi a sottolineare il possesso di una posizione che mette ormai la famiglia al di fuori e al disopra del quadro locale27. Non sembrano esserci altri fi gli su cui ripiegare e con cui ricominciare.

Restiamo con il desiderio di sapere quale delle due storie sia più vicina ai fatti realmente accaduti e quale seguito questi abbiano eventualmente avuto.

26 M.A. SPEIDEL, Roman Army Pay Scales, in Journ. Rom. Stud., 82, 1992, pp. 87-106, in part. 102; ID., Carrière mi-litaire et solde: l’exemple de M. M. M Carantius Macrinus. No-tes sur l’inscription CIL, XII 2602, in Arculiana, Recueild’hommages offerts à Hans Bögli, Avenches 1995, pp. 371-380, in part. 375.

27 Sulla tipologia dei monumenti sepolcrali in Macedonia e sull’uso in essi, del latino da parte di estranei o di macedoni ritornati nel luogo d’origine dopo aver prestato servizio nel-l’esercito: A. RIZAKIS – I. TOURATSOGLOU, Mors Macedonica, in Arch. Eph., 2000, pp. 237-281.

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NOTA COMPLEMENTARE – Alla bibliografia pertinente aggiungere CHR. LAES, Children as Offi ce Holding in the Roman Antiquity, in Epigraphica, 66, 2004, pp. 145-184.

22 - CENTURIONATO E PROMOZIONE SOCIALE IN PROVINCIA 1491

1 - Salonicco. Cippo sepolcrale di P. Aelius Marcus, eques Romanus.

1492 V – MILITES

2 - Visione ravvicinata dell’iscrizione di P. Aelius Marcus.