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The Ice Carrier di Claudio Nardi «Let us cut a large chunk of ice from the Arctic ice-cap and tow it down past Corn- wall, fly on our aircraft, and tow it to the point of attack.» 1 Frase attribuita a Churchill, 1942. Isole e navi di ghiaccio In The Three Caballeros, prodotto da Walt Disney nel 1944, c’è l’episodio di Pablo, The Cool-Blooded Penguin (il pinguino freddoloso), che si trasferisce dall’Antartide alle Gala- pagos su un veliero di ghiaccio, il qua- le naturalmente si scioglie man mano che si avvicina alla meta; ma Pablito la raggiunge lo stesso mettendo in acqua una vasca da bagno e usando la doccia come propulsore. In un episodio del 1943 Superman scopre che uno strano iceberg è in realtà una corazzata tedesca mascherata e lo distrugge a pugni 2 . La nave di ghiaccio non era pura fantasia. Nonostante le trasvolate at- lantiche senza scalo del 1919 e 1927 (Lindbergh), per i voli commerciali occorrevano a quell’epoca scali intermedi e in Europa girava l’idea, po- polarizzata da un film tedesco del 1932 3 , di scali artificiali su piattafor- me oceaniche. Nel film la Flugplatz tedesca è di acciaio e cemento, ma c’era chi la immaginava di ghiaccio, molto meno complicata, molto più 1 Donald Graeme, Loose Cannons: 101 Things They Never Told You about Military History, Osprey Publishing, 2009, p. 295 («Fantasy Island»). 2 Comparsa su vari giornali americani a partire dal 29 marzo 1943. Cfr. Henry Hemming, Churchill’s Iceman: The True Story of Geoffrey Pyke: Genius, Fugitive, Spy, Arrow Books, London, 2014, pp. 374-375. 3 F.P.1 antwortet nicht (F.P.1 Doesn't Respond), di Karl Hartl (1899-1978), su sog- getto di Curt Siodmark (1902-2000), uscito nel dicembre 1932.

2015 Claudio Nardi. The Ice Carrier. H. M. S. Habbakuk

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The Ice Carrier di Claudio Nardi

«Let us cut a large chunk of ice from the Arctic ice-cap and tow it down past Corn-wall, fly on our aircraft, and tow it to the point of attack.»1

Frase attribuita a Churchill, 1942.

Isole e navi di ghiaccio

In The Three Caballeros, prodotto da Walt Disney nel 1944, c’è l’episodio di Pablo, The Cool-Blooded Penguin (il pinguino freddoloso), che si trasferisce dall’Antartide alle Gala-pagos su un veliero di ghiaccio, il qua-le naturalmente si scioglie man mano che si avvicina alla meta; ma Pablito la raggiunge lo stesso mettendo in acqua una vasca da bagno e usando la doccia come propulsore. In un episodio del 1943 Superman scopre che uno strano iceberg è in realtà una corazzata tedesca mascherata e lo distrugge a pugni2.

La nave di ghiaccio non era pura fantasia. Nonostante le trasvolate at-lantiche senza scalo del 1919 e 1927 (Lindbergh), per i voli commerciali occorrevano a quell’epoca scali intermedi e in Europa girava l’idea, po-polarizzata da un film tedesco del 19323, di scali artificiali su piattafor-me oceaniche. Nel film la Flugplatz tedesca è di acciaio e cemento, ma c’era chi la immaginava di ghiaccio, molto meno complicata, molto più

1 Donald Graeme, Loose Cannons: 101 Things They Never Told You about Military

History, Osprey Publishing, 2009, p. 295 («Fantasy Island»). 2 Comparsa su vari giornali americani a partire dal 29 marzo 1943. Cfr. Henry

Hemming, Churchill’s Iceman: The True Story of Geoffrey Pyke: Genius, Fugitive, Spy, Arrow Books, London, 2014, pp. 374-375.

3 F.P.1 antwortet nicht (F.P.1 Doesn't Respond), di Karl Hartl (1899-1978), su sog-getto di Curt Siodmark (1902-2000), uscito nel dicembre 1932.

economica e col vantaggio ulteriore di essere flottante e quindi meno vulnerabile a tempeste, cataclismi e sabotaggi. Il fisico Artur Gerke von Waldenburg convinse il governo tedesco a lasciargli effettuare un espe-rimento sul Lago di Zurigo, dove – con un telaio di corpi cavi in cui ve-niva pompata aria liquida a -190° per formare attorno una massa di ac-qua congelata – riuscì a creare un piccolo iceberg artificiale, sciolto però in sei giorni una volta spenti i refrigeratori4. E nel 1940 l’idea della por-taerei di ghiaccio circolò nei corridoi dell’Ammiragliato britannico, an-che se fu ridicolizzata da un memorandum di Nevil Shute (1899-1960), un progettista aeronautico e romanziere impiegato nella Direzione per lo sviluppo di vari armamenti5.

Peraltro l’idea non era poi così assurda, se si pensa alle quattro “spray ice islands” per ricerche petrolifere sperimentate con successo nel 1986-89 nel Mare di Beaufort. Sembrò infatti per qualche anno la tecnologia del futuro, e a determinare il suo abbandono fu solo l’imprevisto e de-stabilizzante riscaldamento dell’Artico6.

Geoffrey Nathaniel Pyke

Ma più intrigante di Disney e Superman è che proprio in quegli anni di guerra Churchill abbia dato credito all’idea di una portaerei di ghiac-cio per proteggere la rotta artica dei rifornimenti canadesi e americani

4 Nell’ottobre 1932 la rivista americana Modern Mechanix pubblicò una breve noti-zia dell’esperimento di Zurigo, corredata da una fantasiosa immagine di una futura iso-la glaciale («Ice-Island in Mid-Atlantic Proposed»). Cfr. Jan Strobel, «Das Geheimnis des Eisbergs im Zürichsee», Tagblatt der Stadt Zürich, 13 Juni. 2012. Alistair Bon-nett, Unruly Places: Lost Spaces, Secret Cities, and Other Inscrutable Geographies, Houghton Mifflin Harcourt, Boston-New York, 2014. pp. 214, 216. Id., Off the Map: Lost Spaces, Invisible Cities, Forgotten Islands, Feral Places, and What They Tell Us about the World, Aurum Press, 2015.

5 Edward Terrell, Admiralty Brief: The Story of Inventions that Contributed to Vic-tory in the Battle of the Atlantic, Harrap, London, 1958, p. 27.

6 Bonnet, 2014, cit., p. 215. Cfr. J. S. Weaver e J. Poplin, «A case history of the Nipterk P-32 spray ice island», Canadian Geographical Journal, 1997, vol. 34, Issue 1, pp. 1-25; A. Barker, G. W. Timco, Sliding resistance of grounded spray ice islands, Proceedings IAHR 2004, 2, pp. 208-216 e il rapporto della società canadese C. Core (Ice Island Study, Final Report, MMS Project No. 468, prepared for Minerals Man-agement Service US Department of Interior, August 2005).

insidiata dagli U-boote. Del resto il discendente di Marlborough arruo-lava pure astrologi7, maghi8 e illusionisti9 e si sarà fatto un punto d’onore di non ripetere con l’Ice Carrier di Geoffrey Nathaniel Pyke (1894-1948) il celebre errore di Napoleone col Nautilus di Fulton10.

“Genio, fuggiasco, spia”, come lo intitola il suo secondo biografo, Pyke ebbe una vita breve, avventurosa e amara. Ebreo londinese, orfano di padre, oggetto di mobbing antisemita in un collegio militare, studente a Cambridge, aspirante corrispondente di guerra behind the line e prota-gonista nel 1914 di una rocambolesca fuga da un lager tedesco11, mem-bro del Club17 (il circolo degli intellettuali filosovietici) e affascinato da Freud, negli anni ’20 aveva aperto una scuola modello (Malting Hou-se) basata su una pedagogia permissiva e finanziata coi lauti proventi di abili speculazioni sul prezzo del rame. Tutto era però crollato quando il cartello dei produttori americani aveva monopolizzato il mercato. An-che per Pyke l’annus horribilis era stato il 1929; bancarotta, chiusura della scuola, divorzio, perfino un breve ricovero in manicomio. Ridotto-si in un cottage di campagna affittatogli dalla cugina di Bertrand Rus-sell, Pyke aveva lanciato campagne per replicare alla propaganda anti-semita e per convincere gli operai a riattare nel tempo libero vecchie au-tomobili da mandare in Spagna in aiuto dei repubblicani. Convinto che la maggioranza dei tedeschi fosse contraria alla guerra e al nazismo, nell’estate del 1939 Pyke immaginò di dimostrarlo con un sondaggio d’opinione da condurre clandestinamente in Germania, e che organizzò effettivamente grazie a un finanziamento sovietico procuratogli dal par-tito comunista britannico. Nella sua ingenuità, pensava addirittura che Hitler ne avrebbe tenuto conto, mentre i sovietici lo consideravano utile per favorire l’adesione inglese e francese alla loro iniziativa di una coa-lizione antinazista con Urss e Polonia. Il rischioso sondaggio, iniziato da

7 Ellic Howe, Astrology and psychological warfare during WWII, Rider, 1972. 8 David Fisher, The War Magician: The True Story of Jasper Maskelyne, Corgi,

1985; Hachette UK, 2011. 9 Nicholas Rankin, A Genius for Deception: How Cunning Helped the British Win

Two World Wars, Oxford U. P., 2009. 10 W. M. Barclay Parsons, Robert Fulton and the Submarine, Columbia U. P., New

York, 1922, pp. 11-13 e 35, 44, 51. 11 Su cui scrisse un libro (To Ruhleben – and back, A Great Adventure in Three

Phases, Constable and Company, London, 1916).

una decina di rilevatori camuffati da golfisti in gita e scortati da membri del partito comunista tedesco, fu però bruscamente interrotto dalla firma del Patto Ribbentrop-Molotov e dallo scoppio della guerra12.

L’iniziativa, di cui Pyke fece rapporto al War Office, attirò l’interesse di Leo Amery (1873-1955), l’indomito veterano e uomo politico anglo-ungherese che aveva costretto Chamberlain a dimettersi e portato Chur-chill al governo di unità nazionale. Incoraggiato da Amery, Pyke volle contribuire allo sforzo bellico scrivendo di grande strategia e immagi-nando invenzioni pratiche, come montare microfoni sui palloni frenati per poter determinare la posizione degli aerei mediante triangolazione (Pyke ovviamente ignorava l’esistenza del radar).

L’Aratro e la Donnola

Dopo la fulminea occupazione tedesca della Norvegia, Pyke propose di effettuarvi continui raid con piccoli nuclei altamente mobili, in modo da costringere il nemico a impegnare ingenti forze per control-lare il territorio; dotando gli incursori di veico-li da neve (snowmobile) propulsi da cilindri a vite tipo il motore Armstead (il primo “gatto delle nevi”). L’idea fu bocciata dal Combined Operations HQ, una branca creata il 17 luglio

1940 per pianificare le operazioni speciali interforze, ma nell’ottobre 1941 fu messo a capo del CO un cugino del re, l’allora commodoro Lord Mountbatten (1900-1979), le cui competenze furono molto am-pliate includendovi il parere sulla ricerca e sviluppo in campo tattico e tecnico e l’ideazione dei mezzi speciali «per ogni forma di CO, dalle piccole incursioni all’invasione su larga scala del Continente». Mount-

12 Delle mille interviste previste dal modello Gallup, ne furono realizzate solo 232,

trasmesse a Londra tramite la valigia diplomatica. Naturalmente è dubbia la casualità del campione e quindi l’attendibilità del sondaggio, ma risultava che il 60 per cento disapprovava l’antisemitismo, che oltre un terzo si augurava la sconfitta della Germa-nia per liberarsi dal nazismo, che solo il 19% credeva possibile una vittoria contro una coalizione anglo-franco-russo-polacca e solo il 16% riteneva giustificata una guerra per conquistare il Lebensraum. Hemming, pp. 190 ss. e 416.

batten scelse come consulenti scientifici del CO Solly Zuckerman (1904-1993) e John Desmond Bernal (1901-1970), specialisti di ricerca operativa, mentre Pyke, segnalato da Amery, fu nominato direttore dei programmi, con stipendio annuo di 1.500 sterline (contro le 1.750 di Mountbatten).

Il progetto delle incursioni con motoslitte fu entusiasticamente chiosa-to da Churchill («Never in the history of human conflict will so few immobilize so many»13) e, a parte varie amenità14, Pyke fece proposte sensate, come commissionare le snowmobile in America e creare una forza speciale interalleata15. Il piano fu approvato pure dal generale George Marshall, in visita a Londra con la delegazione militare ameri-cana, e a fine aprile 1942 Pyke fu inviato a Washington per svilupparlo col nome di Progetto Plough (Aratro)16. Come motoslitta il team tecni-co, presieduto da un generale inglese, scelse un cingolato anfibio, poi sviluppato come M29 Weasel (donnola) dalla Studebaker di South Bend (Indiana). Escluso dal team, Pyke criticò la scelta e si dimise per prote-sta. Questo gesto di arroganza da parte di un dilettante senza neppure uno straccio di diploma mandò su tutte le furie il direttore della ricerca e sviluppo (OSRD) del Pentagono, il rigoroso scienziato e tecnologo Vannevar Bush (1890-1974), il quale convinse il segretario alla guerra a chiedere al capo di S. M. imperiale il richiamo di Pyke.

La ciclopica portaerei di pykrete

Tuttavia, ricoverato nella celebre clinica Mayo di Rochester per esau-rimento nervoso cronico, Pyke si trattenne in America, continuando a

13 David Lampe, Pyke, the Unknown Genius, Evans Brothers, London, 1959, p. 111. 14 Come quella che non occorreva lasciare una sentinella di guardia alla motoslitta;

bastava coprirla con un telo con su scritto in tedesco “latrina per ufficiali superiori”, in modo da mettere in soggezione le pattuglie nemiche (Hemming, p. 266).

15 Hemming, pp. 273 e 382. Composta da americani e canadesi e impiegata ad An-zio e in Provenza, la 1st Special Service Force fu la prima ad entrare in Roma. Dalle memorie di due veterani fu tratto nel 1969 il film The Devil’s Brigade, sulla presa del Monte della Difesa, tre giorni prima del primo attacco italiano a Montelungo (James A. Wood, We Move Only Forward: Canada, the United States, and the First Special Service Force, 1942–1944, Vanwell Publishing, St Catharines, Ontario, 2006).

16 Hemming, p. 297.

rimuginare una nuova idea, già da lui accennata al premier canadese come «la più grande di tutta la guerra»17. Lo spunto era stata una osser-vazione sulle proprietà del ghiaccio fatta incidentalmente mesi prima dal glaciologo austriaco (e futuro premio Nobel) Max Perutz (1914-2002)18. Durante la missione in America Pyke continuò a pensarci, e a fine settembre, tagliando corto coi suoi stessi dubbi, spedì a Mountbat-ten, con valigia diplomatica, un memorandum di 232 pagine19, in cui ipotizzava vari possibili impieghi bellici del ghiaccio e dell’acqua su-per-refrigerata, incluse gigantesche portaerei di ghiaccio naturale o arti-ficiale, in grado per dimensioni di ospitare e far decollare e appontare aerei molto più numerosi e potenti di quelli impiegati sulle portaerei convenzionali, ma anche di estendere la copertura aerea al centro dell’Atlantico e di fungere da base per attacchi anfibi in Francia e Giap-pone. In quei mesi la Battaglia dell’Atlantico e l’incursione alleata su Dieppe avevano infatti riproposto il problema di come proteggere i con-vogli e gli sbarchi nell’Atlantic gap, le aree oceaniche non coperte dal raggio operativo delle forze aeree basate a terra. La soluzione più ovvia erano le portaerei, ma ne sarebbero occorse tante, mentre la produzione di acciaio e alluminio era limitata e assorbita da altre priorità. Fabbrica-re e lavorare il ghiaccio richiedeva invece appena 1/100 dell’energia ne-cessaria per una massa equivalente di acciaio.

Non avendo tempo, Mountbatten fece studiare il memorandum al bri-gadiere Godfrey Edward Wildman-Lushington (1897-1970), bestia nera di Pyke e futuro direttore della British Petroleum, il quale, consultatosi con Bernal, concluse che l’idea dell’Ice Carrier (IC) o Bergship poteva essere sviluppata. In dicembre una direttiva di Churchill assegnò la massima priorità alla ricerca, chiosando che bisognava avvalersi di ogni

17 Hemming, p. 311. 18 Pyke l’aveva consultato nell’aprile 1942 in merito alla protezione antighiaccio

delle navi operanti nell’Artico. Rifugiato in Svizzera e poi in Inghilterra dopo l’Anschluss, allo scoppio della guerra Perutz era stato internato in Canada come un qualunque residente tedesco, ma era stato poi richiamato al Cavendish Laboratory di Cambridge e consultato dal CO circa il progetto Aratro.

19 Lampe, p. 127.

possibile risorsa della natura20 e durante l’inverno l942-43 il consiglio nazionale delle ricerche canadese coordinò vari studi preliminari, coin-volgendo pure la Montreal Engineering Company21. La sperimentazione iniziò nel febbraio 1943 nelle Montagne Rocciose canadesi (Alberta) con studi sulle tecniche di isolamento e di resistenza del ghiaccio agli esplosivi, mentre otto ignari obiettori di coscienza costruivano nel Lago Patricia un piccolo prototipo di mille t e 18x9 m, assemblando blocchi di ghiaccio fabbricati nel vicino Lago Louise22.

L’idea di spianare un iceberg era stata subito scartata, perché gli ice-berg sono sommersi per i 9/10 del loro volume e sono perciò spazzati dalle onde, col rischio di rovesciarsi improvvisamente. Inoltre, secondo le specifiche della Fleet Air Arm, una Bergship operativamente conve-niente doveva avere una capacità di 300 velivoli normalmente basati a terra23. Ciò comportava un ponte di volo di 600 x 90 m e un’elevazione di 15 m sul livello del mare, raggiungibile solo con uno scafo vuoto, con spessore di 9 m ai fianchi e pescaggio di 48, pari a una stazza di 2,2 mi-lioni di t. In teoria si poteva costruire lo scafo assemblando lastroni di ghiaccio naturale, ma erano troppo sottili per lo scopo (il loro spessore

20 Max Perutz, «A Description of the Iceberg Aircraft Carrier and the Bearing of the

Mechanical Properties of Frozen Wood Pulp upon Some Problems of Glacier Flow». The Journal of Glaciology, Vol. I, No. 3 (1948), pp. 95–104.

21 Lorne W. Gold, The Canadian Habbakuk Project, a Project of the National Re-search Council of Canada, International Glaciological Society, Cambridge, UK, 1993. L. Dayan Cross, Code Name Habbakuk: A Secret Ship Made of Ice, Heritage House Publishing, 2012.

22 I blocchi di ghiaccio poggiavano su un ponte in legno ricoperto di asfalto. Coperti da una tettoia per ripararli dal sole, erano refrigerati mediante tubazioni in cui veniva immessa aria fredda da tre compressori al freon azionati da un motore da 7.5 kW. Il lavoro fu terminato il 10 aprile, quando l’idea di usare il ghiaccio puro era già stata abbandonata. In giugno perciò fu disattivato e, rimossi gli apparati di refrigerazione, il ghiaccio si sciolse del tutto in tre anni. Sul fondo del lago erano ancora visibili nel 1985 i resti del ponte, dell’asfalto e della tettoia. Susan B.M. Langley, «Operation Habbakuk: A World War II Vessel Prototype», Scientia Canadensis: Canadian Jour-nal of the History of Science, Technology and Medicine, Vol. 10, N. 2 (31), automne-hiver 1986, p. 119-131. Sito U-Haul Venture Across America and Canada, Modern, Alberta (2015).

23 200 caccia Spitfire e 100 bombardieri Mosquito, con un equipaggio di 2.942 ma-rinai e aviatori. V. il sito U-Haul Venture Across America and Canada, Modern, Al-berta (2015).

raramente supera i 3,5 m). Inoltre gli esperimenti condotti in Inghilterra e Canada sulla resistenza meccanica del ghiaccio puro dimostravano che era strutturalmente inaffidabile e rischioso.

Ma intanto Pyke aveva impresso al progetto una svolta radicale, chie-dendo un parere al Laboratorio di ricerca sul freddo del Politecnico di Brooklyn, dove lavorava il chimico viennese Herman Francis Mark (1897-1992), lui pure espatriato dopo l’Anschluss. Esperto di materie plastiche, Mark ipotizzò che la resistenza del ghiaccio potesse essere fortemente aumentata mescolandovi fibre di cellulosa e i suoi primi esperimenti, con pasta di legno dal 4 al 14 per cento, dettero risultati tanto incoraggianti che Mark battezzò il nuovo composto piccolite e poi pykrete (da Pyke e concrete, cemento)24. Informato da Pyke, Perutz (che a suo tempo aveva frequentato i corsi universitari di Mark) proseguì la ricerca sul pykrete in un laboratorio segreto dentro un enorme mattatoio di cinque piani interrati sotto Smithfield Market, di fronte alla Cattedra-le di San Paolo.

Gli esperimenti stabilirono che il rinforzo ottimale di cellulosa (pasta di legno o segatura) era al 14%. Il pykrete era relativamente leggero (il 98% della densità dell’acqua), con un tasso di fusione relativamente len-to (a causa della bassa conduttività termica del legno) e una resistenza meccanica superiore a quella del cemento (circa 50 kg/cm2 e fino a 210 a compressione)25. Poteva essere lavorato di macchina come il legno e formato a freddo come il rame26. Essendo (pare) autoadesivo, le lastre non venivano saldate tra loro, ma semplicemente brasate, il che, se da un lato facilitava la lavorazione, dall’altro diminuiva pericolosamente la re-sistenza meccanica delle giunture 27. Il decisivo inconveniente del pykre-te era però la necessità di refrigerarlo in continuazione, perché tendeva a deformarsi a causa del proprio stesso peso (creep). E si vide che, sia pu-re usando per rinforzo la cellulosa a minore conduttività (cioè pasta di abete canadese, invece del comune pino silvestre) bisognava mantenerlo almeno a -15° centigradi.

24 Lampe, p. 129. 25 Perutz, I Wish I Made You Angry Earlier, Oxford U. P., 2002. Hemming, p. 333. 26 Hemming, p. 350. 27 Hemming, p. 338.

Il pykrete entusiasmò Mountbatten28 ridando fiato al progetto dell’IC, nel frattempo battezzato da Pyke “Habbakuk” alludendo (con erronea ortografia inglese29) al versetto biblico «nei vostri giorni è avvenuta una cosa che nessuno crederà quando gli sarà raccontata» (Habakkuk 1, 5). Secondo Pyke l’IC era pressoché inaffondabile, perché eventuali falle aperte dal tiro nemico potevano essere rapidamente turate con ghiaccio tritato e acqua solidificata mediante refrigerazione30.

Intanto si definivano meglio le caratteristiche della nave: forma ret-tangolare coi bordi smussati per ridurre la resistenza; poppa e prua in legno, fianchi rivestiti di pellicola isolante, propulsione e manovra con 26 motori elettrici montati in gondole esterne ai lati dello scafo (altri-menti il calore avrebbe compromesso la refrigerazione) e alimentati da turbogeneratori a vapore con la potenza di 33.000 BHP; velocità 7 nodi, autonomia di 7.000 miglia, consumo quotidiano di gasolio 120 t, serba-toi da 13 milioni di litri.

Pyke fu mandato in Canada con un attestato di Churchill personal-mente indirizzato al premier William Lyon Mackenzie King (1874-1950) e il governo canadese accettò di finanziare la costruzione con un milione di dollari, a condizione che fosse diretta dal genio navale ingle-

28 In seguito raccontò in un dopocena che per convincere il premier sulla resistenza del pykrete era andato a trovarlo ai Chequers mentre si crogiolava fumando il sigaro in un bagno caldo e gliene aveva buttato un pezzo nella vasca (Lampe, p. 136; Paul Col-lins, «The Floating Island», Cabinet, Issue 7, Summer 2002; Hemming, p. 351).

29 Secondo Lampe, p. 128, l’errore sarebbe imputabile al segretario, e il nome sa-rebbe stato ispirato dal Candide di Voltaire, dove però non si parla di Habacuc.

30 Hemming, p. 336. Ma non era possibile perché la falla avrebbe rotto pure i tubi di refrigerazione inseriti nello spessore dello scafo.

se senza estromettere Pyke e Bernal31. Gli ingegneri canadesi pensavano di poter approntare la prima IC nel 1944 con un costo di sole 700 mila sterline e l’impiego di 300 mila t di pasta di legno, 25 mila di pannelli isolanti di faesite, 35.000 di legname e 10.000 di acciaio. Mountbatten assicurò che Churchill aveva invitato il comitato dei capi di S. M. a pia-nificare addirittura la costruzione in serie di più IC.

Senonché in maggio giunse a Churchill un rapporto firmato dal capo delle costruzioni navali inglesi in cui si sottolineava che le stime cana-desi non avevano tenuto conto del creep e degli oneri strutturali, logisti-ci e finanziari imposti dalla continua refrigerazione del pykrete, il che raddoppiava il fabbisogno materiale ed energetico stimato, quadruplica-va il costo a 2,5 milioni ed escludeva di poter varare la prima IC entro il 1944. Pyke protestò con uno stizzito telegramma sessista a Mountbat-ten: «CHIEF OF NAVAL CONSTRUCTION IS AN OLD WOMAN. SIGNED PYKE».

Pyke si precipitò sa Londra per difendere il progetto e per il momento Mountbatten riuscì a salvarlo dall’ira funesta dell’ammiraglio trattato da vecchia zitella isterica. Durante l’estate il genio navale inglese e gli in-gegneri canadesi continuarono a lavorare al progetto insieme a Bernal e a Perutz, e in agosto sottoposero al comitato dei capi di S. M. tre varian-

31 Hemming, p. 361.

ti dell’Habakkuk: la I interamente in legno, la II (ossia la Bergship) in pykrete con rinforzi d’acciaio e di dimensioni mostruose (1.200 x 180 m) e la III simile, ma più piccola e veloce. A loro volta, fermo restando il ponte di 610 m per il decollo di 150 bombardieri pesanti, gli stati maggiori complicarono tutto pretendendo di assicurare un raggio aereo di 11.000 km e la resistenza alle maggiori onde registrate, di aumentare lo spessore dei fianchi da 9 a 12 m per metterli a prova di siluro32 e di aggiungere precauzionalmente un gigantesco timone di 30 m33.

Nel frattempo, poi, l’esigenza originaria era cessata. In agosto la Bat-taglia dell’Atlantico era infatti già sostanzialmente vinta, sia grazie al potenziamento operativo (nuovi sistemi antisom, più portaerei, maggio-re autonomia di volo con serbatoi supplementari) sia grazie alle basi ot-tenute nelle Isole neutrali (Islanda e Azzorre)34; tanto che in settembre le perdite di navi alleate scesero a 1/10 di quelle del settembre 1942.

Mountbatten fece ancora un estremo tentativo per salvare il progetto coinvolgendo gli americani. Messo da parte Pyke per evitare irritazioni pregiudiziali, fece inserire la Bergship (Habakkuk II ) tra i progetti esa-minati nella conferenza segreta interalleata di Québec del 17-24 agosto, dove gli americani accettarono di valutarla per il fronte del Pacifico, a condizione che risultasse sufficientemente economica35. Ma in ottobre Mountbatten fu trasferito in India, al comando delle forze britanniche nel Sud-Est Asiatico, e in dicembre la marina americana concluse che la Bergship era impraticabile per le difficoltà tecniche e l’enorme quantità di risorse richieste: l’acciaio risparmiato col pykrete era meno di quanto

32 Aumentando così ulteriormente la già elevatissima triassialità e conseguente fra-

gilità dello scafo. 33 Andrew Brown, J.D. Bernal: The Sage of Science, Oxford U. P., 2005, p. 231;

Hemming, p. 361. Bernal non poté tuttavia dare convincenti assicurazioni sulla tenuta nautica della Bergship né sulla sua vulnerabilità ad attacchi aerei, malgrado un appara-to c/a di 40 torrette binate da 4,5 e numerosi cannoni leggeri (Brown, p. 233).

34 Hemming, p. 366. 35 Hemming, p. 370. Per convincere gli alleati, il 19 agosto Mountbatten provocò

perfino un pericoloso incidente: esplose infatti due colpi di pistola contro un blocco di ghiaccio e uno di pykrete, ma il secondo proiettile rimbalzò sui pantaloni dell’ammiraglio King, finendo nel muro. V. Field-Marshal Lord Alanbrooke, War Di-aries 1939-1945, ed. by Alex Danchew and Daniel Todman, Phoenix Press, 2001. Pe-rutz, I Wish, cit., p. 84, riporta un analogo incidente.

ne occorreva per i refrigeratori, proibitivi pure per consumo energeti-co36. Inoltre anche nel Pacifico l’Island Hopping americano aveva assi-curato all’aviazione alleata basi insulari sufficienti; e così nel gennaio 1944 la Bergship fu definitivamente archiviata37.

Nemo Propheta

Fin dal settembre 1943 Pyke aveva cercato di salvare almeno il pykre-te proponendo di usarlo per altri scopi38, come rimorchi da assalto anfi-bio di 61x15 m e frangiflutti e pontili analoghi a quelli in cemento su cui stava lavorando Bernal e che furono poi usati per i Mulberry Har-

36 Perutz, I wish, cit,, p. 94. 37 Hemming, p. 376. 38 Proposals and inventions of Mr Geoffrey Pyke; gravity propelled ball bomb, pyk-

rete and power driven rivers", The Catalogue (ADM 1/15677), The National Archives (v. Pyke, en.wikipedia).

bours di Overlord. A fine anno Pyke presentò un memorandum sul pro-blema dello sbarco di materiali in luoghi senza strutture portuali adegua-te e con poche strade, come le isole del Pacifico e la Normandia. La proposta era di usare tubi per il rifornimento di carburante con diametro di 1 o 1,5 m, sparandovi dentro ad aria compressa il materiale (chiuso in contenitori standard) e perfino il personale (munito di respiratori e tran-quillanti)39. Non più protetto da Mountbatten, dopo lo sbarco in Nor-mandia fu messo a mezza paga: un contentino che Pyke rifiutò orgo-gliosamente preferendo continuare a lavorare gratis; finché, alla fine del 1944, le sentinelle furono istruite di non farlo più entrare40. Amareggia-to, chiese insistentemente l’appoggio dell’ammiragliato per poter bre-vettare il pykrete, ma per tutta risposta nel gennaio del 1946 i militari lo dettero in pasto all’ironica curiosità della stampa rilasciando alcuni do-cumenti e disegni relativi ad Habbakuk41.

Pyke fece ancora parlare di sé con la proposta di ecologici ed econo-mici treni a pedale operati dagli stessi passeggeri, col vantaggio di ri-sparmiare carbone e petrolio, ottimizzare le sovrabbondanti scorte di zucchero e fare fitness. La sua ultima e fatale impresa fu il tentativo di calcolare un algoritmo per organizzare in modo più equo il reclutamento delle infermiere da parte del servizio sanitario nazionale: le difficoltà matematiche e il sospetto di essere defraudato del merito acuirono la sua depressione e il 21 febbraio 1948 si tolse la vita con un flacone di sonni-fero, commemorato da un necrologio di Bernal42 e dal già citato articolo scientifico di Perutz sulla rivista di glaciologia.

Nel 1951 il chimico canadese sir Charles Frederick Goodeve (1904-1980), uno dei pionieri della ricerca operativa e dei progettisti dei siste-

39 Lampe, pp. 164, 168. Hemming, p. 377. 40 Hemming, p. 381. 41 Le immagini furono pubblicate dal London Illustrated News, 2 March 1946. Cfr.

Francis E. McMurtrie, «Strange story of H. M. S. Habbakuk», The War Illustrated, Vol. 9, N. 230, p. 774, April 12, 1946. Hemming, p. 393.

42 Bernal, «Mr. George Pyke – An Appreciation», Manchester Guardian, 25 Febru-ary 1948, p. 3 C: «He remained always the knight-errant, from time to time gathering round him a small band of followers but never a leader of big movements. Because of the very greatness of his ideas most of his life was one of frustration and disappoint-ment, but he has left behind to all who knew him and were indirectly affected by him the vision he created for making all things possible». V. Time, 8 March, 1948.

mi antisom (hedgehog e degaussing) che davvero avevano sconfitto gli U-boote, si tolse un sassolino dalla scarpa pubblicando una stroncatura postuma del progetto Habakkuk al quale si era a suo tempo invano op-posto43. Riesumati nel 1959 dalla biografia di David Lampe, Pyke, Habbakuk e il pykrete sono stati di recente oggetto di vasto interesse. Oltre alla nuova biografia di Henry Hemming (2014), a due libri cana-desi su Habbakuk (Gold 1993, Cross 2012) e a un programma radiofo-nico di un’ora della CBC (2012), circolano in rete una quantità di artico-li, video e citazioni. Nel primo romanzo della serie Darkness (1999), Harry Turtledove immagina una Habbakuk a propulsione magica im-piegata per l’invasione e la liberazione di Jelgava, uno dei dodici paesi dell’immaginario pianeta Derlavai.

A prescindere dal materiale usato, l’interesse militare delle isole arti-ficiali si è riacceso nel 1990, di fronte alle difficoltà politiche suscitate dalla richiesta americana di basi saudite per la guerra del Golfo. In pre-visione di future esigenze del Pentagono, la McDermott International Inc. di Arlington (Virginia) sviluppò in seguito il progetto di una base galleggiante modulare (Offshore Mobile Base, MOB) da poter schierare entro un mese in qualunque punto del globo. Composta di cinque modu-li autopropulsi semi-sommergibili (più stabili ai moti ondosi), la MOB è concepita per il supporto aereo e logistico avanzato, con una pista di 2 km (idonea al decollo e appontaggio dei C.17 Globemaster III a pieno carico), un porto per navi da carico e una capacità di stoccaggio di 40 milioni di litri di carburante, più le infrastrutture occorrenti per una bri-

43 Sir Charles Frederick Goodeve, «The Ice Ship Fiasco», Evening Standard, 19th

April, 1951, republished in Discovery, June, 1951.

gata pesante di 3.000 uomini coi relativi equipaggiamenti e mezzi da combattimento e da sbarco. Un rapporto dell’Institute for Defense Ana-lysis, del 2001, stimava un costo di 5-8 miliardi di dollari, pari a circa l’un per cento del bilancio della difesa44.

Nel 1985 il pykrete fu preso in considerazione per una banchina del porto di Oslo e dal 1996 le sue proprietà sono state oggetto di nuovi esperimenti scientifici45. Due cupole sperimentali di pykrete furono co-struite nel 2011 e 2014 dalle Università di Vienna e di Eindhoven. Nel 2009 i conduttori di un programma di Discovery Channel (MythBusters, N. 116 «Alaskan Special II») hanno dimostrato che una piccola barca di pykrete “povero” (ghiaccio rinforzato da semplice carta di giornale) può navigare nelle acque dell’Alaska a 25 miglia all'ora (40 km/h). E’ inve-ce fallito, ma per un errore nel montaggio del fuoribordo, un analogo tentativo effettuato a Portsmouth nel settembre 2010 dalla BBC (Bang Goes The Theory, N. 26) con una barca di ghiaccio e fibre di canapa.

Confronto fra le proprietà meccaniche dei materiali Proprietà meccaniche Ghiaccio Cemento Pykrete

Resistenza alla compressione[MPa] 3.447 17.240 7.584 Resistenza alla trazione [MPa] 1.103 1.724 4.826 Densità [kg/m³] 910 2500 980

Sia pure tardivamente, il pykrete è approdato anche nella fantascien-za. In Seveneves (2015), di Neal Stephenson, viene infatti usato per co-struire habitat a bassa orbita terrestre dove trovano rifugio gli esseri umani sopravvissuti alla rottura della Luna.

44 Jim Wilson, «Battle Island», Popular Mechanics, April 2003, pp. 92-93. La MOB

è menzionata nei videogame Command & Conquer: Red Alert 3 (EA Los Angeles, 2008) e Tom Clancy’s Endwar (Ubisoft Shangai, 2008).

45 Andreas Bastian Siddiqui, «The Mechanical Properties of Select Formulations of Pykrete Augmented with an Emulsifier in Uniaxial Compression», ENGR 059, De-cember 13, 2010. Un pykrete al 14% di pasta di legno ed emulsificante (resina di xan-than) ha raggiunto una resistenza a compressione di 30.7 MPa.