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GIUSEPPE_Q_LUFFO

L A V IS IONE UL TIMA

DE LLA

I T A N U OV A

(Genesi interna della Divina .Commedia)

PALERMO

STAR . T I P . C . L o CA STO

Via Re su l tana 18

1899

ALLA MEMORIA CARISSIMA

M IO G EN ITORE

own, com’è noto , fu ron le fila che concorsero

a formare la Div ina Commedia; molt i i mot ivi,che

,facendo energ icamente vibrare l e corde p iù

in t ime de l cuore d i Dante, lo lanciarono in quel

ca ldo lavorio, che d iede i l più gran monumen to

alla nostra letteratura.

Come quasi tu tte le grand i Opere poetiche,

i l d ivin Poema venu e preparandos i e formandosi

a poco a poco; l’idea

'

embrionale s’andò travisando, crebbe

cogl i a nn i,con l’arte, con la sc ie n za d i Dan te; l

’opera s i

rese semprepiù cara, quanto p iù interessanti e p iù com

plessi furon gl i element i, che vennero ad al largare il

germe primit ivo , al la fine d ivenendo precipuo scopo de l

l’afl

'

annata vita del l’artista .

L’ul t imo capo del la Vi ta Nuova annunz ia già u n

’in

LA V I S IONE ULTIMA

te nz ione ed un’ idea per ce rt i rig u ard i determinata un

disegno,che io non credo mol to lontano da quello

,che

po i ebbe definitiva esecuzione nella Commedia .

Tutto allora non poteva avere un contorno ed un co

lore s icuramente stab i l ito, ai particol ari certamen te non si

badava; ma eran previ ste le l inee general i della Comme

d ia, tu tte eccetto Laparte pol i ti ca, e ciò che fu conseguenzade lle t ri5t i peregrinazion i dell

’esi l io . Qu esto noi c i pro

poniamo d i provare , ed a questo giungeremo, dopo d i

ave r ved u to se ne lla canzone Donne ch’avete intelletto

d’amore c i sia veramente l’an nu nz io d i un poema , e

quando avremo stab i l i to in qu al’epoca de lla v i ta d i Dante

s i debbano porre i grand i viz i ed i l princip io de i filosofic i

stud i .

Pare che i l primo germe de lla Divina Commed ia sia

annunziato ne i vers i troppo n0ti

E ch e d irà n e l l inte rno a’ ma lnati

lo v id i la spe ranza de’ beati (1)

Questa Opin ione, g ià abbracciata dal Dionisi , dal Tom

masco, dal Fraticel l i , dal Giul ian i, è accolta decisamente

dalla maggior parte de i cri t i c i con temporanei .

Ora ed in passato però non son mancati i d issid ent i

(1) Cfr. cnu z . Donne ch’ave te inte l le tto d’

amore

DELLA V I TA NUOVA 7

Siti dal 1856il ! egele ( t) credette che non sOlo queidue vers i, ma tu tta la strofa fosse d i data pos teriore al

re sto del la canzone, e n ella stessa v ia lo segu iva i l TO

de sch in i Con tro d i loro però si son por tat i varî dé

cisivi argomenti : s’è detto che, tolta quella stanza, mol t i

pass i della canzone resterebbero senza sign ificato , che ad essa

alluse Cino nei vers i pe r la morte d i Beatr ice , che infin e

i manoscritt i fanno concordemente con traria te stimon ian za

Il ! i tte 3) poi in te rpe trò inf erno permondo emalnati peruomini di qu esta terra . Non ha avuto però neanco l u i Ior

tuna, giacchè s’è v i sto che Dante non ch iama ma i inf emo

qu e sta terra, e che d ice malnata solo la gen te pu n i ta ne l

c ieco mondo, esclusi gl’ignav i, che son dett i solo sciagu

rati (cfr. I n f. V. 7; XVII . 76; XXX. 48; XXXII. 3;

e I I I .

L o Sche rillo agg iunge inoltre che, cosi in tendendo,avremmo u n modo d i d i re assai i rregolare : soff rite in

pace, d i rebbe agli angioli Idd io,che Beatrice resti ancora

la(c ioè ne lmondo), ove c’è uno

,ch e d irà nell’inferno (Ossia

ne l mondo) : lo vid i De l resto Dan te s’era g ià

da molto tempo vantato d i vedere la su a Beatri ce,qu ind i

quel futuro dirà sarebbe incomprensib i le ; e Dio non avrebbe“

(1) Dan te A l igh ie ri s Le be n und ! e rke , lena 1856,pag. 106.

Sc ritti su Dante. 1872 , v. I .,p. 276 e segg.

(3) Dante A ligh ie r’s lyr isch e Ge d ich te e tc. Leipz ig , 1842, Awn er

kungen v. I I.p. 22 e cc.

I .A V I S ION E U L T IMA

detto poi malnati tu tt i gli u omin i de l mondo, se è vero

che qualcuno non meri ta la dannaz ione e te rna.

Il D’A ncona ne lla su a splend ida ed iz ione della Vita

N uova mise fuor i u na i nterpetrazione d iversa dalle pre

ceden ti . Quei vers i non vogl iono d ir a ltro, d ice l’egreg io

pro fessore (p. se non che Dante porrà van

tarsi d i aver eg l i solo fra gl i u omin i v is to e conosc i uto

in terra colei , ch’è speme , speran za dei beati . Vi e ra

tanta d istanza tra Beatrice e Dan te che a lu i doveva

bastare la gloria, forni to i l s uo mortale pel l egrinagg io,d i poter d ire ai peccatori come lu i : Io però ho avuta la

graz ia d i vedere in terra colei, che i beat i desideravano

in cielo . Vi è qu i u na esageraz ione poet i ca, u na espres

a sione d’umiltà debi ta d inanz i alla giust iz ia di Dio ed a lla

d iv in ità d i Be a trice, ma non u n accenno al Poema

. Questa opinione h a trovato segu ac i i l Casin i (1) ed il

Balbi mentre ha av u to Oppos i tor i i l Colagrosso

lo Sch e ri llo (4) e d al tri . In ve ro e ssa va incontro a mol te

d ifficoltà . Come può mai pe n sars i che Dio lasc i insod

d isfatti i suoi bea t i pe r u n ma lvagio de l la terra, già de

stinato al le pene del l’in fe rno

1) L a V ita N u ova d i Dan te — ed iz . d e l 1885, p . 90

2 ) Bu l le tt ino de l la Soc ie tà dan te sca it t lian a , N u ova Se rie , v. 4 ,p . 8 .

3) Il primo acce nno d i Dan te al su o poema, n e gl i Stu d i d i le tte

ratu ra ita l ian a, 1891, pp . 55—69.

4) L a morte d i Bea trice , 1890, pp .

DELLA V I TA NUOVA

Nè si comprende poi come Dante si faccia decretare

dall’e te rno in fal l i bi le G i ud ice qu el l u ogo d i pena, g iacché

ciò con trad ire bbe a quan to avea r ipetuto in riguardo agli

effett i de lla bel tà ed umi l tà d i madonna , a cu i, d ice ,

h a D io pe r maggior graz ia datoCh e non pu ò ma l fin ir ch i le h a par lato (1)

Del resto non s i av rebbe con quella interpet razione

un atto di umi ltà,deb i ta d i fron te a Beatrice, chè non è

atto d’umiltà ri ferire u na sen tenza d iv ina

,fe rma ed ina l

te rabile ; e tu tt’a ltra impressione doveva fare all

’i ll ibata

creatura, nemica d’ogn i noia un Dante, giud ica to in

qu e l modo dalla giu sta parola d i Dio .

M a i l D’A n cona pare che p iù tard i non tenesse per

la su a in terpetrazione tutta la possibi le s icu rezza, se n e l

Manuale d i let teratura i tal iana, che compilò insieme a l

Bacci, d ice L’idea della Commed ia dovette venire

a Dan te d i buon’ora,e, se i l germe non è g ià n e lla

canz .

‘Donne cb

’awte intelletto d

’amore, è certamente nella

e vi sione finale de l la Vi ta N uova

Più recentemente lo S che ri llo (3) ha credu to che i

due versi,i qua l i accennano ad un viagg io oltramondano

sieno stat i sost i tui t i ad altri intorno al 1292

1) Cfr . can z . « Donne , ch ’ave te inte l le tto d’

amore

(2) 1892, p. 194.

(3) L a M orte d i Beatr ice 1890; p iù tard i man tie ne la su a ipote s i ; cfr . A lcu n i cap i tol i de l la b iografia d i Dante — 1896p . 336e segg.

LA V I S ION E ULTI MA

M a giova qui notare la sua conclusione. Egl i s crive : « Sono

i l primo a riconoscere che a sostegno d i u na tal con

« ge ttu ra mancano quegl i argoment i,che riescono a

tranqui llare le cosc ienze p iù sch ifiltose ; t u ttavia mi

. sembra che essa abbia i l vantagg io di e vitar qu egl i sco

gl i, contro cu i tu tte le al tre fin’ora proposte s’ incon

trano .

N o i adunque, giacchè non vengon mess i innanzi seri

argoment i i n appoggio d i que lla congettura rammen

tando prima che contro d i essa stanno unanimemen te i

cod ic i, discuteremo le ob iezioni , che l’egregio professore

fa al vero senso d i qu ei versi, cioè gl i scogli, nei qual i,secondo lu i, questo s

’incontra .

Dice egl i infatt i che non si comprende come mai a

Dante s ia venuta l’idea de lla Commed ia, prima che Bea

trice morisse, e che non s i può mettere in rapporto u n

primo accenno al Poema e po i u na v is ione d i esso.

Però queste d ifficol tà non esistono,se si pe nsa che la

v is ione ultima del la Vi ta Nu ova riguarda l’ idea d i un

lavoro in gran par te d iverso dal l’a l tro, prima accennato.

In que5to, pu ta caso, c i sarà i l d i segno d i cantare i n

versi lat in i u na v is ione de l genere d i quelle , che i mo

nac i rozzamente scrivevano in prosa, c i sarà , se s i vuole,i l progetto d i descrivere i l solo inferno ; men tre ne lla

v isione lo schema s i muta , centro dev’ essere Beatrice,

tutto deve mi rare a lla glorificazione d i lei, ed i l viaggio

non sare bbe che la bella forma de l poema, giacchè maggiore impor tanza dovrà avere 1’ e leme n to sc ient ifico. In

DE LLA V I TA NUOVA

essa non s i tratta d i vantarsi coi malnat i d’aver visto ed

amata in terra u na donna desiderata tanto dai celesti;ma s ibbene si potrà vantare

,perchè andrà a rivedere

la Be atrice in c ielo con un’importanza de l tutto speciale,

del tu tto n uova.

M a segue lo Sch e rillo e d ice : A che fine sarebbe

i l poeta sceso tra la gen te perdu ta, p rima d i smarrirs i

n el la se lva,e viven te ancora la su a donna ? M a, do

mando io, a qua l fine i cen to,i mille avevano fatto (dico

con la fantasia ) un simi le v iaggio ? ( I ) Quas i n essun

d’ess i affermò d’ave rlo sostenu to per rivede re l’aman te g ià

morta,e d’

al tro lato mol ti non erano stat i gran peccatori,nè d issero che erano andat i almondo d i là per rendersi puri

spir i tualmente . Perchè l’ob iezione avesse valore, b isogne

rebbe d imostrare che comunque si pensi prima della

morte d i Beatrice , prima de i grav i peccat i nessun mo

t ivo avre bbe potu to immaginare Dante,pel qu a le volesse

fingere d’aver fatto u n v iagg io oltramondano.

Ciò non s i è d imostra to, nè s i potrà g iamma i d imo

strare, qu ando ci sono mol ti ssimi esemp i, che provano i l

contrario.

M a un’a l tra obiez ione, in apparenza più grave, ora vien

messa avanti . Si Oppone Perchè i l poeta av rebbe detto

(1) Cfr.: P. V i l lari , An tiche le ggende e trad iz ion i ch e i l lu stranola Div ina Commed i a Pisa 1865.

— A . D’Ancona , I P re cu rsori d i

Dan te , F ire n z e 1874 .— Pi0 Raina , L a Ge ne s i de l la Divina Comme d ia

(Estratto da L a V ita I ta l iana n e l T re cen to) M i lano 1895.

12 L A vrsrom: ULT IMA

ai malna t i lo v id i la spe ranz a de’bean se madonna,

a d ispetto degl i ange l i del u s i,fo sse an cora v iva , cosi da

poterla vedere tu tt i i g iorni in casa e per le v ie d i Pi

renze O si preparava, fin dacchè quella poveretta aveva

poco p iù d i vent i ann i, a scriverne l’oraz ione fune bre?»

M a invero Dante non s i preparava a scrivere nessuna

oraz ione funebre; s i proponeva d i fare un’opera, che non

doveva aver molta relazione con Beatrice e forse solo

per quelle brev i parole, ch’egl i avrebbe detto ai ma lnat i .

M a esse suppongono la morte del la cara donna ! E qua l

meravigl ia ? Si vogl ion d imenticare i versi preceden t i a

quest i d ue in d iscussione? Lo Sche rillo con tutt i gl i a ltri

cri tic i ha vedu to ivi i l present imento d i Dante che Be a

trice non sarebbe stata an cora per mol to tempo sul la

terra ( I ) . Finge infatt i i l poeta che Idd io avesse conce

du to sol u na d ilazione per la morte d i madonna, g iacchè

i beat i domandavano incessan temente la graz ia d’ave rla

fra l oro. Dio stesso aggiu nge che l’Al ighie riperder lei

s’attende .

Qu esta è u na finzione poet icape r esaltare il preg io, larari tà. di Beatrice, tors

’anco è u n a creden za effetto de l

preg i ud iz io che le cose assa i bu one si ferman poco su l la

triste terra, e qu ind i da questo pun to d i v i sta non po

(1) Q u es to pre se n timen to de l re sto apparisce in mo l ti luog hi de l laV ita N uova. A nche i l Pe trarca mostra in pare cch i son e tt i d i

pave n

tare la morte immatu ra d i Lau ra, cfr. son.: Q u e 5t’an ima ge nti l , ch e

si — e l’a ltro : « R imau si add ie tro i l sesto.!edmo anno

DELLA V ITA NUOVA

teva fare ca tt iva impressione alla pia donna. Comunque

però, se non s i e s i ta a credere che poco pr ima d i qu e i

due vers i i l poe ta fing e d i sapere che fra non mol to Be a

trice“

mori rebbe , perchè c i dobbiamo merav igl iare che egl i

stesso, nella me des ima Stanza, faccia d ire a Dio che, quando

fra alcun i ann i scriverà i l suo poema, madonna sarebbe

in cielo a godere gl i splendori e le feste degl i angel i e

dei beat i, sodd isfatt i n e l loro unico desiderio ?

Adunque neanco questa , che è l’ult ima obiez ione de llo

Sche rillo (e non d i lu i solo) c i sembra di molto peso .

Per compiere la breve storia del le opin ioni contrarie,

alla nostra, dobb iamo accennare a que l la nuov issima del

Mazzon i ( I ), la qua le , accettata già da u omin i egre gi

qual i il Gorra il Par is i l Parod i minacc ia d i

ottenere un qualche su ccesso .

Il Mazzon i interpreta : Abbiate ancora pazienza, o

mie i d i lett i (così Dio a i beat i che lo supplicano

lev i Beatrice su da lla Terra,

n e l Parad iso) l’ora

de l la morte d i le i non è per anche scoccata , ed

. è giu sto ch’ella s i r imanga un al tro poco a far

(1) I l pr imo acce nno a l la Div ina Comm. Be rgamo 1897;— e

Bu l l e tt ino d e l la Soc ie tà dan te sca i ta l iana; N uova se r ie , vol. V,pag. 177.

(2) Eg id io Gorra — l l pr imo acce nn o a l la Div ina Comm. ? Pia

cenz a 1898 .

(3) G . Paris — Roman ia 1898 , pp. 151-152 .

(4) E. G . Parod i — Bu l le ttino de l la Soc ie tà dan te sca i ta l iana, N uovaSe r ie , vol. V. pp. 73, 74.

DE LLA V I TA N UOVA

della bella fiorent ina . Questo supporrà certamente la nuova

interpretazione, altr iment i s i dovrebbe apriori condannare .Posto ciò, non possiamo concedere c he in quei vers i s i

parl i dei cuori villani, i qual i sarebbero andat i irremissibil

mente alle pene infernal i, ed a cu i Dante non voleva che

la su a canzone fosse palese, perché certamente non avreb

bero potuto compre nde rla , e ne avrebbe ro deriso l’au tore .

E non lo con ced iamo, perchè costoro, secondo lo stesso

Al ighieri , non po tevano innalzars i tan to da pensare, come

i beati de ll’Empireo, che Beatr ice e ra .cosa d i c ielo, scesa

dal c ielo tra gl i uomin i a mostrare un miracolo e

da aspettars i d i aver la a perdere, , sempre ch e parago

navano sè con lei Quando madonna va per v ia, d i ce

Dante,

Gitta n e'

cor v i llan i Amore u n ge lo ,

Pe r ch e ogn i lor pe nsiero aggh iacc ia e père ;

cioè innanzi a lla bel la fioren t i na anco i cuor i v i l lani sen

ton corrers i per le vene un gelo,per cu i in quel mo

mento non possono concepire i cattivi pensieri , che son

propr i d i loro. M a niente più di questo , che dal tronde

non poteva sp ingerl i a pensare su lle cose del parad iso,a giud icare d el le sort i oltramondane d i Beatric e, a con

cepire la miss ione d i questa reden trice deg l i uomi n i a

parago nare sè stessi con l e i e sent i rs i troppo miser i e

debol i ; no , perché alt rimenti non sarebbero stati cuori

villan i al trimenti non sarebbero stati tal i che per

LA V I S IONE ULTIM A

se n te n za d i Dio non s i rimetterebbero sulla buona v ia, e

cadrebbero indub itatamente ne l la vall e bu ia dell’in ferno .

Il Gorra dal canto suo vede che i v i l lan i non possono

esser tal i da med i tare intorno alle sort i loro e d i Be atrice

d i là dalla tomba, ed interpre ta (p . 15) L’u omo v illano,

cioè malvagio e d isd egnoso, ch e nonpu ò soff ri re la v ista

d i Be atrice‘

,c che d inanzi a le i sen te corrers i nelle

vene un gelo d i morte, o che muore, senza ch’ella abbia

. su d i lu i virtuosamente opera to ,sa che deve pe rdere

Beatrice perderla (p . 17) mon tanto pe rché c i deve fu g.girla , quan to perché egl i sa che ella ,

che'

e contra ria

di tu tte le noie, fin i rà col lasciarlo i n balia de i suoi v iz i ,. 0 della su a a lterigia, e coll

’abbandonarlo per sempre a l

suo dest ino

Quest’ult ime parole sembran d i re che i villan i com

prendevano l’azione sa l utare che Beatr ice av re bbe po tu to

avere sulla loro a lterig ia e s u i loro viz i , sebbene po i in

fa tto non ne avesse . Eb bene . Se i l Gorra scrive (p . 16)che i vi llan i, appun to perchè l’occh io non s

’a

derse in a lto, fisso alle cose ter rene, sono incapaci d i ogn i

concepimento, che possa cond u rre a virtù come può

credere che ess i riflettano sul la Spi r ituale salvezza che

avrebbe pa tu to procurar loro la vista di Beatrice? Questa

r iflessione non dovrebbe necessariamente sp ingerl i a pen

sare sulle loro sort i oltramondank e, come conseguenza,su quelle d i madonna ? Come poi è possib ile che ess i,

compre ndendo la perfid ia e la miseria d i se stessi

non carez zino l’illus ione d i poter p i

DE L L A vrra nuova 17

gl iare con l’aiuto d i Beatr ice la v ia retta della virtù e

della bontà

Inoltre lo stesso Gorra d ic e altrove (p . 14) che i vil

lan i si rammaricano d i comprendere troppo tardi (nel

l’in ferno) i l beneficio perdu to quel lo, cioè, che avrebbe

potu to apportar loro Beatrice . M a se lo compre sero troppotardi nel l

’inferno, qu and’e rano in questo mond o non do

v e ano comprenderlo .

Per queste ragion i adunqu e no i non vorremmo attr ibu ire

a qu elle parole del Gorra alcuna al lusione alla ci rcostanzache anche i v i l lan i vedevano nella Portinari la reden

trice degl i u omini . Del resto in tal caso s i farebbero

innanzi d ifficoltà assa i p iù serie per la nuova in te rpe trazione. Come potevano pensare i vi llani che avrebbero

perdu to Beatrice , se non avevano nessuna relaz ion e con

lei ? Se neppur vedendola pe r l e v ie st imavano d i po

terneprofittare per la loro sa lve zza eterna ? Perdere pro

priamen te s ign ifica resta r privo d i u na cosa cheprima si

aveva ,e ciò non - s i può riferire in alcun modo a lle re

lazion i tra i ma lvagi e Beatr ice ( I ).

In che maniera poi coste i fin irà coll’abbandonare i v i llan i

per sempre al loro destino? Quando non l i aveva ancora

abbandonato, incon trandoli, gettava u n gelo ne i loro mal

vag i cuori . Or se ciò avven iva sempl iceme n te i ncontran

(1) I l Gorra e sc lu de ch eperder le i si possa rife r ire a l la morte d iB e atr ice .

18 L A vrsronu U L T…da l ipe r via, e se Beatr ice restava in vita (giacché i l Gorrae sclu de da quella canzone qualunque accenno al la morte

d i lei) come mai la su a azione su i malvagi pa re va v e nir

meno, come mai essa poteva, restando in v i ta, abban

dona rliper sempre a l loro destino O si de ve credere

(contro tu tto ciò che d ice Dan te nella Vi ta Nu ova) che

Beatrice mettesse la su a volon tà , e si servisse coscie n

temente d i tu tt i i suoi mezzi pe r red imere l’umanitàdal viz io ?

Un al tro argomento sta con tro la recen te interpreta

z ione. Gli u lt imi tre versi d i quella stanza sono in ma

n ife sta corrispondenza con ipre cede n ti ; in fatt i leggiamo

Sola p ie tà nostra parte d i fe nde ;Chi par la Idd io, ch e d i madonna in te ndeDi le tti mie i , or soffe rite in paceCh e vostra speme sia qu an to mi p iaceLà

,ov

’e a lcu n ch e pe rde r le i s’

atte nde .

E ch e d irà n e l l’infe rno a’maln at i

lo vid i la spe ranz a de’ beat i.

I l ché del secondo verso d ice ch iaro che subi to dopo

vien dimostrato col fatto com’era veramente la p i età d i Dio

quella che difendeva la nostraparte, e quind i i tre ult imivers i ci verrebbero a sign ificare che s i tratta della pietà

verso colu i o coloro i nd icat i da qu e ll’a lcu n . Allora con la

nuova interpretaz ione si verrebbe a questo, che i l Padre

de i ciel i non con tenta i bea t i per p ietà d i que ll i che

andranno senza dubbio al le pene infernal i e lascia

DELLA V ITA NUOVA

Beatrice in terra specialmente pe i cuor i vil lani, a cu i labellezza e l

’umi ltà d i le i non g iovano affatto .

Ciò è strano e decisame nte condanna i l recentiss imo

tentativo, per quan to venga da cri tic i egregi.

Ancora un’a ltra osservazione ed avrò fini to su qu esto

argome n to. Il verso : lo v id i la speranza de i beati o— S i

presta male all’in te rpre taz ione del Gorra, a cu i

, correg

ge ndosi consente il Mazzoni .

No,non possiamo decisament e veder là un rammarico

,

un pent imento de i malnat i per non ave rprofittato de lla

v ista mi racolosa d i Beatr ice . Co lu i che s’ottendeva di

perder lei avrebbe detto n e ll’I n fe rno : io vidi la speranza

dei beati; per costu i adunque Beatrice non e ra a l tro che

u nameravigl ia, la quale i celest i spir i t i speravano d’aver

con loro. Non è de tto che fosse mezzo d i salv ezza spi

ri tuale ; e se mai coloro che l’u divano pensavano a ram

marica , esso, data quella frase, potea sol riferi rs i al fat to

che i malvag i fiorentin i da quest o mondo, i n c u i potevan

godere della vista beat ifica d i u na celeste meravigl ia eran

cadut i ove tu tto e ra tetro , tutto doloroso in eterno .

L’ idea del non aver sapu to profittare della missione

terrena d i Beatr ice potrebbe sorgere da quell e parole, se

invece d i speranza dei beati, c i foss e redentr ice, sa lu te deimortali, un motto insomma, che potesse su gge r irla fac i l

mente.

Il tentat ivo del Mazzoni adunque non può avere, io

credo, sorte migl iore d i molti al tr i già definit ivamente

fa l l i t i .

LA V I SIONE ULT I MA

Concludendo qu i nd i sul lavoro che da ci rca mezzo

secolo si è fatto intorno a quei versi oscu ri,cred iamo

po ter d ire che la sola in terpretazione , la quale non va

in con tro a sc ri i inconvenient i , è qu ella che v i trova u n

accenno ad un poema, riguardante un v iaggio d i Dan te al

mondo di là. E se in fattopiù tard i egli s i d iede ad un’o

pera d i quella specie , se i temp i e l’indole de ll’A ligh ie ri

(cfr . tu tta la Vi ta N u ova) tendevano a s ifiatte vi sioni,

perchè non acce ttarla ? Pe rchè se avesse in teso parlare

d i u na visione, egl i l’av rebbe, secondo i l suo costume,

espressame nte annu nz iata d ice i l Gorra

M a la vi s ione, qu ando Dante scr isse quei versi , s i finge

non essere an cora avven u ta : Idd io , ch e legge n e l fu tu ro,

annu n zia in c ielo che il poeta fioren tino visi terà l’I n fe rno,qu ind i costui

,secondo la fin z ione, non sa nulla, e non può

parlarnemol to chiaramente e pe r suo conto nella poesia;nel commento neanco , g iacchè fu scr itto quando il primo

d isegno e ra stato mu tato ,ed egl i s i proponeva d i far

corrispondere al la profezia d iv ina la vis ione ult ima del

libello amoroso.

U n precoce d isegno adunqu e de l la Div ina Commed ia

e ra, secondo noi, nella mente d i Dan te sin da qu ando

scriveva la famosa canzone , ch e in iz iava i l dolce sti l nuovo.

(1) Op. c i t. pp . 17-18.

DELLA vm. «uova 21

M a se quel breve e vago accenno d i cu i tan to abbiam

dovu to parlare ci con cede d i affe rmar questo, non ci per

mette certo d i andar più ol tre. Come infatt i stab i l i re consicu rezza le l inee e d i l imi t i precis i d i que lla primi ss ima

idea del Poema ? Solo possiamd ire che I’Aligh ie ri s i proponeva d i can tare u na vis ione del mondo d i là o a lmeno

della val le bu ia. Egl i aveva certamente letto i l racconto

infernale de ll’En e ide , e , sebbene non molto prat ico d e lla

l ingua lat ina pure dovette sen t i rn e ed ammi rarne i p iù

notevoli p reg i anz i la gran d iffere n za con le toz z e vision i ,scrit te dai monac i med ieva li . E volle probab i lmente far

questo d i n uovo,cioè comporre anche lu i u na v is ione

sul l’esemp io in generale d i quelle, che al lora andavano per

le man i d i tu tt i , d i quelle che venivano financo rappre

sentare sulle p iazze; ma con verso virg i l iano, con u na

veste veramente classica; e sebbene a c iò non fosse al lora

del tutto adatto, pure sperava d iventar lo fra qualche

tempo .

Che i l lavoro poi doveva essere scritto in lat ino ce

lo d i cono con sicurezza le op inion i letterarie del capo

venticinque del la Vita Nuova, ove s i ammette l’uso del

volgare solo in ma ter ia d’amore.

M a non doveva arres tars i qu i l’idea g iovanile d i Dante ;

a ltr i mot ivi ad un’i sp i raz ione d i ben più gagliarda e ffi

(1) Cfr. Conv . IL , 13.

DELLA vm NUOVA 23

Da prin c ip io in fatti !e qu i seg u i remo un po’ i l D’An

cona quell’amore non s i allon tana troppo da un forte

afie tto, che poteva avere stanza in qualunque c uore gen

t i le d’al lora; ma ben presto sub isce u n primo a ffinamento,

l’amata d ive n ta un nuovo mi racolo isp iratrice d i ogn i

pensiero g iusto e sal utare, ogn i fel ic i tà dell’aman te non

è posta che nel lodarla . M a Beatrice muore : l’an imo de l

poeta , severamen te pensoso e mist ico, che a l imen ta solo

per forza in t ima l’amore, s i esa lta . D’ora innanzi la men te

d i lu i e l’affe tto s’innalz ano al le cose eterne, a ll

’e s ta tica

con templazione degl i occh i succede la fan tas iosa con tem

plaz ion e de l l’intelletto, e la brumale trasparenz a de l lo spir i to d i Beatrice trasvola con passo d iv ino innanzi a lla

fantasia de ll’addolorato, a cu i pare v e de rla ol tre la sperachepiù larga gira , fre i beat i cori, pie na di l u ce e d i graz ia (c fr. Vita Nuova c.

Siamo qu ind i, per effetto principalmente d i qu ella tr i31e

sventura, vicino al momen to . in cu i Bea trice si con fonde

nella fantas ia d i Dante con le astrazion i del simbolo.

M a

per venire a l la ch iara i dea d i qu e5to ci vollero gl i stud i

fi losofici,che ne d iedero l’esempio .

Ciò vedremo p iù tard i .

Discorso su Beatr ice,L ivorno 2.a ed iz . 1880 pp . XLIV XL lX.

LA V I S IONE ULT IMA

L’in tonaz ion e contri ta d i Dante n e lla Commed i a e

la ragione principale del misti co viaggio fu rono ispi

rate da u n periodo d i v i ta viziosa e bassa . Inve ro la ten

zon e poet i ca con Fa re se i l sonetto di rimprovero d i

Guido Cavalcan t i le paro le d i Forese n e l P u rgato

rio i rimproveri d i Beatr ice (4) son prove ind iscu

t i bi l i d i u na vi ta triste per ogn i rig u ardo .

Essa, s’è detto, deve necessariame n te s tare in u n pe

riodo tra la morte d i Be atr ice e quella d i Forese

(lugl io compagno d i v iz i o. Noi però tenteremo

d i rendere ancora più angu3ti tal i confin i .

Del dolore per!

la morte del la cara donna in vero,e

conseguentemente de lla v ita triste e negle tta pel ricordo

d i le i, non é a dub i tare . Tu tto ques to tempo ci v ien e

ri tratto a largh i sch izz i ne l la Vi ta Nu ova (cc. 31-5donde apprendiamo che durò sempre costante ed uguale

sino ad alquanto tempo da po l’ann iversario della morte

d i madonna. Se questa dunqu e morì nel Giugno del 1290

(1) Cfr. Is idoro De l Lu ngo : Fa re se Donat i e la poe s ia mondana d iDan te

,in Dino Compagn i v . H . , e L a tenzone d i Dante con Fa re se

Donati,in Dan te n e i temp i d i Dan te .

(2) Cfr . D’Ovidi0 : S u l sone tto di r improve ro d i Cava lcant i a Dan te

— N uova A n tolog ia , 16 Giugno 1896.

(3) C. XX…; v. 115 e tc.

(4) Pu rg. c .c. 30-31

DE L LA V ITA NUOVA

è ce rto che d i un pe riodo d i viz i s in verso la fine del

1291 non deve parlarsi .

In riguardo al l’al tro estremo c i a i uta grandemen te i l

Conviv io . I v i Dante c i parla delle sue occupaz ion i in

te lle ttu ali, tra la data della canzone : Voi che intendendo

il terzo ciel movete sino a q ualche tempo dopo il 1296

In q u e sto periodo fu sempre ded ito a scri i stud i filoso

fici con u n fervore e, qu as i d i re i con u n’an sia che fa

merav igl ia . L’amore della filoso fia d ic e (II . in

me cacciava e d ist ruggeva ogn i a ltro pensiero

esso, trovando la mia v i ta d isposta al suo ardore , a

gu isa di fuoco d i p icc iola, in gran fiamma s’acce se

,si cchè

non solamen te veggh iando , ma dormendo l ume d i cole i

(della filosofia) nel la mia mente e ra gu idato ( III . 1)

Oh quante nott i furono che gl i occh i dell’a ltre

persone ch iusi , dormendo si posavano che l i mie i

nell’abitacolo del mio amore fisame n te mi ravano !

A cag ione d i questo s tud io cosi febbri le,c i racconta

(Conv . III. 9) che ebbe a soff ri re lunga malattia agli

occh i nell’anno stesso , i n cu i pu bbl icò la seconda can

z one del Convivio

In tutto questo tempo adunque non entrano i v izi,i

(1) L a seconda canz on e non segu e immed iatamen te la prima, pe rchètra e sse du e fu scr itta u na ba l lata

,in cu i s i can tano le d ifficol tà deg l i

stu d i fi losofic i: (I I I . 9) qu ind i fac i lmen te sarà stata scritta ne l 1295.

LA V I SIONE ULT IMA

qual i, com’è na to, furono così grav i , che per e ss i i l ca

val ier Cava lcanti sdegnava visi tarlo

M a qual data dobbiamo attribu ire a lla prima can zone

de l Convivio ?

Essa è rammentata n e l Parad iso (VIII . 37) da Carlo

Martel lo, i l quale fu i n Firenze n e i primi mesi del 1294

(quando probab i lmente la conobbe) e morì nel 1295.

Dev’essere quind i anteriore a lme no a qu e st’ul tima da

ta In ciò concordano le ind icaz ion i del Conv iv io,

secondo le qual i v ide la l uce trenta mesi dopo la morte

d i Be atrice, p iù i l tempo che la S tella d i Venere im

p iega a rivolgers i due vol te in quel suo cerch io che

la fa parere serot ina e mattu t ina, secondo i due d ivers i

temp i Ebbene, sia che i du e g iri d i Ven e re debbano

calcolars i equ ivalent i a ven t i tre mesi ovvero a qua ttro

centocinquanta giorn i, non sipu ò an dare al d i là del 1294.

M a questa data non c i r ivela ancora i l momento primo,in cu i Dante s i d iede agl i stud i filosofici, s ibbene que l lo in cu i

cominciò tan to a sen t i re del la dolce zza di qu e l la scienza,che i l suo amore cacciava e d i struggeva ogn i altro pen

siero (3) Ed a questo pervenne non solo dopo che dal la

(1) Cfr. son . « l'vegno i l giorno a te infin i te volte e pe r la in

te rpre taz ione D’Ovid io art. c it ., loc. c it .

(2) Cfr. Cardu cc i ; Stud i le tte ru i,R ime d i Dan te — D'

A ncone ,

Discorso su Beatr ice p. LXVI N . ! i tte . Prol egome n i a l la V itaN aova p. XIII. N .. ecc . ecc.

(3) Conv. I l. 13.

DELLA V ITA NUOVA 27

le tt u ra del l ibro d i Boe zio e d i a ltr i ebbe gagl iarda im

pulso a stu diare filosofia, ma anco dopo aver frequentato

le scuole dei rel ig ios i e le d isputaz ion i de i filosofan ti

Or Dante vorrebb e far cred ere che questo periodo d i

preparaz ione, d irei quasi, al le canzon i filosofiche (durante

i l qua le certamente non stanno i gravi vizi) sia durato

trenta mesi, ma la cr it ica ha dovu to ammettere ch’egl i

abbia esagerato per nascondere l’amore per la donna p ie

tosa (z); anzi qualcuno ha messo avant i l’i po tes i che i l

tr'

enta s i debba cambiare in tre . Noi quind i cred iamo

essere d iscret i,prendendo la fine del 1293come termin e

estremo,a cu i possa arrivare un periodo d i quella spec ie

d i viz i,rinfacciati da Fa re se nei famosi sonett i

Così, per qu el triste pe riodo siamo arrivat i a trovar e

con tu tta s icu rezza du e l imi ti non molto lontan i fra loro,c ioè la fin e del 1291 e

.

quel la del 1293.

M a noi cred iamo ancora che esso cada ci rca nel tempo

accennato nella Vita Nuova dal l’epi sod io della donna

pietosa : qu e s t’amore fu i l mot ivo prima , per cu i s i a l

lon tanò da Beatrice; ma, u na volta d ivagato e p r ivo d i

quel pensiero celeste, che lo menava in d ri tta parte

Volto p iegò nella v ia de i viz i, i qual i accompagna rono

quell’amore inquieto e, se s i vuole, lo segu i rono anche

pe r poco.

(1) Conv. I l. 13.

(2) Cfr. q u i p. 32 N.

gata ria ( r) , rispond endo a Beatrice

L e pre senti coseCol fa lsa lor p iace r va lse r mie i passi,T os to ch e i l vostro v iso si nascose , (2)

g iacché ripugna al senso comune riferire quel tosto ad

u na d istanza più lunga d i quindici mes i, quanto almeno

sta lontana dal la morte d i Beatrice la v ista della donna

genti le .

Del resto entro la Vita Nuova e dopo quell’ ep isod io

non s i può porre a lcun pe r i odo d i trav iamento. giacchè

a leggerne gli u lt imi capitol i l i trov i pien i d i tutta la de

va zione e del ricordo più affettuoso per la morta donna ;

(1) XXXI, 34-36

(2) L’Opin ion e d i coloro ,

i qu a l i cre dono ch e i rimprove ri d i Beatrice e qu indi la con fe ss ione d i Dan te s i ri fe r iscano a l lo stu dio de l lafi losofia e d a l l e occu paz ion i pol i tiche , è e rrata. Propr i o Be atr ice gli

manda in a iu to la Fi losofia , l1 qu al e d e v e condu rlo a le i . EpOi qu e stasc ienz a è de tta ne l Conv iv io fig l ia d i D io fig l ia d e ll

’lmpe ratore

de l l’u n ive rso (l l .L a parte c ipaz ione a l le pu bb l iche gare d ivenne ve rame n te appass io

nata pe r Dante dopo i l 1300, qu ando c ioè non de v e e sse rc i p iù ne l la

v i ta d i lu i (a lme no se condo la finz ion e ) motivo a lcu no d i r improve ro

da parte d i Be atr i ce . Inol tre è assu rdo ch e a l poe ta sembrasse cosa

cattiva pe r u n bu on cr is tiano i l vole r dare mig l iore ord in ame n to a l la

cara patria.

DELLA V I TA NUOVA 29

nè si può supporre che la « tr ibolazione del capo qu a

ran tes iwa , i l sonet to d i ritorno a ll’amore d i Beatr ice, i l

sonetto a i pe llegrin i, che l i invi ta a lacrimarepe r lamorted i madonna, qu el proponimento dell

’ul timo capo, espresso

in termin i mol to deci s i,nasco ndes sero sotto il periodo

p i ù bru tto della v i ta d i Dante,i l torto magg iore , che

e g l i abbia potu to fare alla sacramemoria del la su a donna.

Il creder ques to, se nza po i ser iamen te d imostrarlo , è

fa re un grave ingiust ificato in su lto a lla memoria del gran

padre Al ighieri .

Se si sostiene po i che il per iodo d i cu i parl iamo cada

dopo la Vi ta Nuova (prima, s’intende

,del 1293) si deve

ammette re che quel solen ne propon imento in fine d i essa

sia cosa da burla , giacchè dapo poch issimo tempo (1)i l poeta s i dà del tutto a l la d imen t i canza d i Bea trice ed

a i vizi . In que sto caso la figura d i Dante d iventerebbe

assa i t r iste. Infa tt i s i allontana u na pr ima volta dalla su a

donna e questo a l lontanamento poi ch iama mal vag io

deside rio v ile des ider io vana ten tazione un bel

g io rno si pente del suo secondo amore e vuole f ra i

rinnovat i affanni , pubbl icamente mostrare che tutto è fi

ni to, e che egl i con devoz ione mi rabi le è tornato a p ian

gere per Beatr ice persiste per qu a lche tempo in que

1) L a V ita N uova non potè e sse r comp i ta pr ima de l la fine de l 1292

o de l pr inc ip io d e l 1293, cfr. S cartan in i, B anto logia, pp. 278—280;

se nza pe rò con ce de re ch e essa s ia stata scr itta in du e ripre se .2) V. N . 40

DE LLA vrra NUOVA 31

a l 1293 (1) Dante non amò , dap0 Beatrice ,che la

sola donna pietosa. Così in tenderemo appianare le d iffi

coltà accennate, ed ind irettamente agg iungeremo forse

un altro argomen to a qu ella nostra Opin ione.

Apprend iamo adunqu e dal Conv iv io (2) ch e i l poeta ,dovendo can tare per la fi losofia s i decise a rivesti re i l

su o concetto d i u na'

be lla menzogna, finse cioè d i cantare

pe r l’amore inquieto del la Vi ta Nuova. Da coloro ih

fa tt i che avre bbero letta la canzone non s i sarebbe

data fede, d ice , « al la sentenza vera come al la fitt i z ia,perocche d i vero si cre de a del t u tto che d isp0510 fossi

.. a quello amore (per la donna pietosa, d i cu i avevaparlato) , che non si cre de a d i qu esto (per la filosofia)D u nqu e , quan do scrisse la prima can zone

'

allegorica . gl i

amic i , i con temporanei d i lu i non potevano cre dere al tro

che qu esto,c ioè che egl i fosse in namorato, e qu ind i can

tasse per qu ell a donna del la Vi ta Nu ova .

Come, al lora, possiamo noi pensare ad a ltro affetto im

med iatamen te p05te riore ?Leggiamo pure nel Conv iv io d ico e d affe rma che

la donna d i cu i m’innamora i appresso la primo amore

la filosofia e se poi sappiamo che i due amori

(I ) I nostr i argome nti potre bbe ro va le re an che pe r u n po’p iù tard i,ma qu e sto non c

’importa c fr . qu i p. 27.

(2) il. 13.

(3) Il. 16.

32 L A V I SIONE ULT I M A

per la donna p ietosa e per.

essa fi losofia,sebbene d i

st in t i ed u na dopo dell’altro ,furono da Dante confusi

i n uno e che i l secondo durò senza inte rruzione sino

a dap0 i l 1295, dobbiamo certamen te a ffermare che

prima delle canzon i al legoriche e per tu tto il periodo d i

esse u na sola volta i l poeta s i al lontanò dal pensiero

amoroso d i Beatr ice, cioé quando sospi rava per ladonna

pietosa .

Dal fatto poi che , qu ando sc risse il Convivio, mostrò

vergognars i solo del l’amore per la donna della Vi ta

Nuova e non d i qu e llo più grave e turpe per la P ie tra ,ch iamiamola cosi , de lle canzoni p ie trose s i deve de

durre o che queste s i ri feriscono al la donn a gen ti le,o

che prima del Conviv io non esistevano .

Posto adunque che sino a tu ttO i l 1293 u na sola volta

per u na sola donna i l nostro poeta venne meno al l’amore

d i Beatrice, su lle .can zon tpi e trose o poss iamo conch iuderecosi O e sse sono posteriori al periodo d i v i z i

,o sono apo

crife , o v’è ri tratta u na fase del l’amore per la donna

gent i le de lla Vita N u ova . Ven i re a d iscutere accurata

men te d i quest i t re casi,per dare a qualcun d’essi la

preferenza, non è nel proposi to d i questo lavoro . Diffi

(1) I l le ttore sa ce rtamente ch e Dante vuole ne l Convivio nasconde reil suo amore pe r la donna ge n t i le , con fonde ndolo con qu e l lope r lafi losofia; c ioè finge ndo ch e qu e l la donna fosse s tatape r l u i solame n tei l s imbolo de l la fi losofia. Cfr . Cardu cc i

,

— Stu d i le tte rari, R ime d i Dante

V I p. n o.— D

’Ancona; Discorso su Beatr ice p . LXXIII.

DE LLA VI TA NUOVA

c i le però ci semb ra che si possa accettare il prima . Di

qu e l la passione a buon d iri tto scr isse l’Imbrian i (1) che fu

prodotto d i u na vernata tempesta, in cu i un amore tre

mendo imperversa , ed in cu i per calmarsi , per d istrars i ,. quas i imponendosi de i romp icol l i, ten tò Dante metri

a rdui e compl icat i, nel badare ai qual i si calmava a lcun

poco i l sangue bollen te

Or,è possib ile che egl i cantasse d i un tale amore,

q u ando si e ra già vergognato d i que llo per la donna pie

rosa ? ! Quando e ra nel la vi ta pol it ica (2) e doveva aver

cura d i acqu istarsi fama d i pruden te e savio ? ! Quando

si e ra da poco tempo Sposato , o s i accingeva a sposare ? !

Quando n e lle poesie della rectitudo (3) t rattava con ro

bu ste z za ed elevatezza d i spiri to tante seri e quest ioni mo

ra l i ? !

N é s i pu ò credere d’a ltro lato che le r ime p ie

trose s ieno state composte n e ll’e s ilio, g iacchè stan

no a n egarla l e riflession i del Carducci del G a

(1) Su l le canz on i p ie trose d i Dan te ne gl i Stu d i dan tesch i p . 547.

(2) L’A ligh ie ri in iz iò la su a carr ie ra pol itica ne l 1295. In fatti n e l

6 lu gl io d i e sso anno consig l iò u na provv is ione in r igu ardo ad a lcu n i

camb iame nt i da in trodu rre neg l i ord inamen ti d i g iu st iz ia ; e ne l

14 d icembre poi parte c ipò a l l’e le z ione b imestra le de i priori .

(3) Cfr . G aspa ry : S ta r. le tt. it. trad . ! ingare l l i 1887 p . 221.

(4) Op. c it. art. c it . V I p. 204.

34 L A VI SIONE ULT IM A

spary de ll’Imbrian i del D’

A ncona e del Bacci 3)e d i al tr i .

In riguardo all’au te n ticità d i esse po i s i è scrit to da

p iù d’u na ma forse ancora si può d iscu tere e fare u n

lavoro p iù accu rata e ponde rato d i qu ell i che esistono.

Se questo lavoro s i facesse e si ven isse, come è p robabi le ,al le medesime conclus ion i de ll’1mbrian i, se si g i ungesse ,d ico

,a provarn e megl io l’au ten t ic i tà al lora noi non

avremmo la stessa ripu gnanza della magg ior parte de i

crit ic i per credere che quelle can zoni r i traggano u na

fase nell’ep i sod io del la donna p ietosa, u na fase posteriore

certamente a quelle d i cu i è accenno ch iaro nei q u attro

sonett i della Vita Nuova

Con tro siffatta idea però (lo nato specialmen te per ca

l oro i qual i credono au tentic i que i versi) s i potrebbero

muov ere due d ifficoltà

Se quell’ep isod io durò alquant i di i qual i con le

(1) Op. c i t. p . 232.

0P c it P. 44»

(3) M an . d i le tt..

it. F irenz e 1892 v. p. 186.

(4) Sono indu bb iamen te au ten t ich e , secondo l’ Imbrian i , le can z

Così ne l miopar lar voglio esser aspro;— .Amor , tu vedi ben che qu esta

don na ; — I o son ven uto a lpu nto de lla f oto; —.A Ipoco g iorno ed a l gran

cerch io d’ombra (semina).

(5) Non son fra qu e sti i l Cardu cc i (cfr . Op. c i t. art. c it. V I . p. 228

— ll De Chiara (L a Pie tra d i Dan te e la donna pie tosa).

C slrar Ba lle (Dante’s Beatr ice in Le ben u nd in de r Dich tung , Be rlin.

DELLA V I TA NUOVA

opinion ipiù probabil i non giungerebbero a tre mesi, come

in tale' spazio d i tempo pOté svolge rs i del tutto u n a'

profond issima passione, come a llora furon pu bbl icat i oltre

a quei sonett i del l ibel lo amoroso a l tri parecch i com

pon ime n ti poet ic i ?L a donna gentile poi s i mostrò pietosa del dolore d iDan te , e, almeno in prin cip io, qu ando vedeva l’afi

'

annato

poeta, s i faceva d i un color pall ido quas i come d’amore : ;

al contrario l’altra donna pare s i sia mostrata dura e

superba. Anzi c’è d i p iù : l’i ntonazione del icata ed

affettuosa de i sonett i della Vi ta Nuova non corrisponde

per nu lla a q uella impaz iente e sensuale delle rime pie

I I‘

OSC

Al la prima obiez ione però ris pond iamo che Dante potè

a ttenuare ne lla su a opera giovan i le non solo la forza, ma

anche la du rata d i u n affetto del qua le s’era g ià ve rgognato(t ),e che più tard i volle nascondere, specialmen teperchè qùesta avven iva 111 un l ibro in cu i voleva ri trarre i l suo

amore per Beatrice, pur iss imo amore, sostenuto solo dalla

memoria , e che g ià s i presentava al la su a me nte come

un v incolo sacro ed eterno. Inoltre qu e l l’ep isodio c i v ien

descritto in qu attro capitol i della Vita Nuova; ma quando

i l poeta c i d ice (2) che il suo cuore cominc iò doloro

samente a pen t i rs i del des iderio, a cu i cosi vi lmen te s

’aveva

(1) Cfr. V. N. c. 40

(a) V. N . c. 40

LA VI SION E ULTI MA

lasc iatoposse de re alqu an t i d i contro la costanza de l la

ragion e ., si riferisce solo a quan to racconta nel l’u lt imo di

ess i,giacchè solo iv i i l cuore èpossedu toda l desider io della

donna gentile. P rima e ra tan to lung i da ciò che redar

gn iva gl i occh i, i qual i s i d ilettavano già troppo d i ve

de rla

Anche volendoci attenere adunque al la Vita Nuo

va dobb iamo d ire che gl i alquant i di non

s i debbono riferire a tutto l’ep isod io, ma solo al pe riodo

in cu i l’amore d ivenne molto forte . Quind i tre 50

nett i di quel l ibello e qualcuna del le canzon i pietro

se : (giacché non tu t te rivelano u na fiamma sma

n iosa come quella che incominc ia Così nel mio parlar

vogl io esser aspro pa teron nascere quando i l poeta,

pur cominciando a nutrire in cuore la n uova pass ion e ,

non s i e ra del tu tto abbandona to ad essa .

L a seconda d ifficoltà poi neanco è grave.

Dal l ibello amoroso non pu ò trars i la si cu rezza che ladonna genti le amasse l’A ligh ie ri , giacchè se pure, se ma i

l e parole del capo trentasette, c ioè i l fatto che qu ando

colei lo vedeva, si f ace va di u na v i sta pietosa e d i u n

color pal l ido come d’amore pote sse rivelare i l sospetto

in Dante d i essere amato, si potrebbe su bito aggi u ngere

(1) c. 38.

(2) Ciò del resto non è n e ce ssario e n emmeno giu sto se si am

me tte ch e Dan te in qu e l l’e p isod io non 6 de l tu tto sincero.

DELLA V I TA NUOVA

ch’egli pa tè da pri ncip io ingannarsi come pur troppo

avv iene spesso in ciò a coloro che han poca esper ienza .

M a concedendo che la donna a l lora ave ssse avu to qua l

che sentimento d i simpat ia per lu i , non ne segu ita che

poi doveva esser procl ive a con ten tare u na pass ione sen

suale : accadde che, quando s i accorse d i che indol e fas

se l’amore d i Dante per le i, si r i ti rò e mostra ss i disde

gnosa e sch iva. Se pur non conobbe ciò, d ietro un

primo capricc io, u n a prima vani tà, dovette pensar me

gl io e pent i rsi .

Comunqu e , a conferma de l mu tamento della donna,

io trovo in u na delle canzon i pietrose (1) la test imo

n ianza che essa s i mostrò severa , quando s’accorse ch e

Dante n’era veramen te innamo r ato. Il poeta infatt i , fin

gendo d i parlare ad Amore, canta

E poi s'accorse ch’e l l

’e ra mia donna,

P e r la tu a ragg io ,ch e al volta mi lu ce .

D’ogn i c ru de lit à s i fe ce donna.

L a d ifferenza poi che c’è tra l i ntonaz ione garbata e

pul ita de i sonett i della Vi ta N uova e quella mol to d iversa

delle rime pietrose non pu ò meravigl iare, quando s ipensi che li son man i festa t i i primi passi , che ,

al

lontanando Dante dal la su a Beatrice , lo condussero

ad a ltro amore , i l pr ima sent imento d i un an imo

(1) G anz . Amor , tu ve d i ben ch e qu esta donna

DELLA V ITA NUOVA 39

lare , senza ch e ne abbia u n piccolomot ivo, d i c iò che lo

d iso nora?

Se po i qu an to noi pensiamo corrisponde al la realtà ,la tribolaz ion e del capo qu aran te simo è i l ri torno

d i Dan te a l ret to sent iero della v ita; ed in esso la parte

principale Spe t ta a Beatri ce a cu i po i i l poeta se n e

mostrerà sempre riconoscen te . I v i parla solo del pent i

men to del secondo amore , non de l la su a vita bassa e

v i z iosa, perchè prima non ha parlato che d i q u ell’amore .

A l serio pen t imento seg u ono ne l la Vi ta N u ova due

sonetti . Quello a i pellegrin i (1) ci fa pensare che la v i

s ione dell’u ltima capo s ia avvenu ta d i sett imana san ta,appunto quando è immaginato i l v iaggio oltramondano

della Commed ia .

A propos ito d i qu ei pellegrin i Dante d ice che s i recava

no a Roma in quel tempo che mol ta gente va per vedere

quel la Immagine benedetta, la quale Gesù Cristo lasc iò

a noi per esempio del la s u a bell iss ima fig u ra Q u e

ste parole, che diedero già occas ion e d i attribu i re falsa

men te al l ibel lo amoroso la data de l 1300, fu rono i llu

( I ) c . 41.

(2) V. N . c. 41.

LA V I SIONE ULTIMA

strate e spiegate con molta acu t e zza e dottr ina da P io

R aina ( I ), i l quale g iunse a l la concl u s ione che un gran

concorso d i pellegrin i a Roma per vedere la Veron ica

e ra i n Genna io (nella seconda dome nica dopo l’Epifan ia)

e nella se tt imana santa d’Ogn i anno ; ma che ,

se bb ene

arduo s ia dec idere, tu ttav ia l’allu s ione d i Dan te si dev e

ri feri re forse a l la seconda ricorrenza .

Agl i argomen t i del R aina se n e po trebbe agg i u nge re

qualche altro . Chi d ice : In qu e l tempo che molta gen te

va per v e dere la Veron ica ind ica certamen te che u na

sola vol ta a ll’anno i l gran concorso a Roma e ra mot iva to

dal l’oste n z ion e d i quell’ immagine , o‘

almeno che cosi

dicevasi.

Se anche al tre volte l’accorre re d e l la gente avve

n iva sol per vedere quella sacra rel iqu ia, Dan te non

avrebbe det to in qu el tempo, ma in u no di qu ei tempi oal trimen t i .

Infatt i nella solenn i tà del Genna io la Veronica non

en trava che per la finestra,come d ice i l R aina .

Si commemoravano le Nozze d i Cana, ma s iccome a que

ste partecipò la Vergine,e v i fu invitato Gesù

,parve

ragionevo le far ven ire solennemente da S . P ietro, por

tata dai canonic i infra capsam ex au ra e t argento et la

pidibu s pre tiosis, ad hoc spe cialite r fabre factam, l’imma

(1) P e r la data de l la V ita N uova e nonpe r e ssa sol tan to in C ior

nale stor ico le tt. it. 1885. p. 113 e segg.

DE LLA V I TA NUOVA

g ine del Salvatore, fidelibuspopu lis qu i ad bas nuptias

celebrandas convene rint desiderabili ter ostendendo ( I ). Il papa

in persona i nterven iva coi card inal i , celebrava la messa,e, dopo aver pred icato in torno a lle Opere d i misericord ia,n e d ava l’esempio con u na copiosa elargiz ione . Nè ch i

fosse rimasto escluso dall’e lemosina se ne sarebbe tornato

a man i vuote,g iacchè ognuno degl

’in te rve n u ti avrebbe

goduto un anno d’indu lge n za.

Du nque,a lme no apparentemente, s i andava per cele

brar le Nozze d i Cana e si vedeva non solo i l S u

dario ma s i sen t iva la pred ica de l papa '

s i otte n e

vano cen to g iorn i d’indu lge n za. Questo non può e s

sere qu ind i il tempo ind icato da Dante ; re ste re b

bero le tre osten z ion i del la se ttimana santa ,le q u al i

in origine dovevano e ssere l imi tate al solo Venerd i. Ecco

infatt i qua l’e ra veramen te i l g iorno del Su dar io, i l g iorno

in cu i Cristo impresse sul panno la su a figu ra d iv ina .

Così del resto s i g iu d icava anche al lora, giacchè se fra i ca

le ndar i, come‘

mora i l R aina, ce n e sono a lcun i che me ttono

la festa d i 5. Veronica a l quattro febbra io, che vorrebbe

essere il g iorno della su a morte,… a ltri

,come avve r

tono i Bolland ist i (fe bbr . I, re fe ru n t eam XXV

(1) Da un’epis tola d

’I nnocenzo l l l , fondatore d i qu e sta fe sta. Cfr .

Balu z e Ep ist. I nn . l l l,Il, 99 (ep. Co l l . Bu l l . SS. Ecc l . V at. I . 89.

Ved i Raina art. c it. loc . cit. p.138 N r

(2) Cfr. le parole sa pra c itate fide libu s papu l is qu i ad h as nuptias ce lebrandas convene rint e tc.

42 LA V I S IONE U LTIMA

. M artij , rat i eo d ie Christum, pro salu te hominumpassum, suam tum S . V e ron icae e ffig iem de disse

I l capo qu aran tu no della Vita Nu ova adu nqu e con

t iene con tutta probab i l ità un’a llusione a pe l le grin i che

s i recavano a Roma per vede re i l Sudar io n e l mercole di,

giove dì e ve ne rdì san to . Qu an do li v ide Dan te,non e ra

incominciata certamen te qu el la se tt imana ,g iacchè per

andare da Firenze a Roma, ,n e ll

’u ltimo de ce nn io de l se

colo XIII, s i doveva impiegar parecch io .

Concedendo perciò al raccon to de l capo quaran tadue

sette g iorni,giung iamo per la v is ione a poco prima del la

Pasqua. Tutto questo è con fortato dal fatto ch e i l v iagg io

della Commed ia avviene pure d i sett imana san ta.

A preparare la v is ion e ultima della Vi ta Nuova

concorsero pure, secondo noi i primi ss imi stu d i filoso

fic i. Di essi Dante c i ha lasc iato alcu ne tracce,le qua l i

c i permetteranno d i affermare che furon fatt i ancora

prima d i quel propon ime nto in fin e del l ibe l lo amo

roso

Ci d ice ( I ) invero che dapo alquan to tempo della

morte d i Beatrice la su a mente , che s’argome n tava d i

sanare, provvide (poiché nè i l suo nè l’a lt ru i consolare

(1) Conv. I l,13.

DEL LA V I TA NUOVA

valea) ri tornare al modo,che alcu no sconsolato avea

tenu to a consolarsi . E si mise a legge re quello non

conosciu to da molt i l ibro d i Boez io, ne l qua le,catt ivo

e d isacciato,consolato s’aven . E u dendo ancora che

Tu ll io scri tto avea un altro l ibro, nel quale, trattando

de ll’amisrà

,avea toccato parole della consolazione d i

Lelio nella morte d i si mise a leggere quello

M a, mentre cercava solamente d i consolarsi trovò cosa,

che decise,d ire i qu asi del suo corso d i S tud i, facendo lo

ded icare per lungo tempo alla filosofia : io d ice,che cercava d i consolar me

,trova i non solamente a l le

mie lacrime r ime d io, ma vocabol i d’au tori

,d i sc ienze

e d i l i bri , li qual i considerando, giud icava che la filoso

fia ch’e ra donna di qu est i au tori , d i queste scienze,

d i q u est i l ibr i,fosse somma cosa (1) e l’amore per es

sa ch e immag inavo come u na bella donna, trovando

la mia v i ta d i sposta al su o ardore , a guisa d i fuoco

d i p icciola i n g ran fiamma S’accese : sicché non so

lamente veggh iando, ma dormendo lume d i costei nel la

mia tes ta e ra g u idato Qu ind i avvenne che Boe

z io e Tu l l io inv iarono me nell’amore, c ioè nello stu dio

d i que s ta donna gent i l i ssima filosofia

Quando poi g li bale nò l’idea del Poema, si d iede con

(1) Conv. I l. 13.

(2) Conv. l l l . 1.

(3) Conv . I l. 16.

LA V I S IONE ULT I MA

tutto pote re a stud iare solpe r e sso . Sc rive : d i ve n ire a.ciò (ossia a parlare p iù d egnamen te d i Bea tri ce) io stu dio

quanto pa sso, si com’ella sa veracemente

Ora su questi ed altri dat i bas iamo alcu ne conseguenze .

Se infatt i le d iffici l i ope re d i Boe zio e d i Ci ceron e fu

rono prese da Dan te unicamen tepe r consolarsi , e se d’a ltra

parte è noto che a breve d istanza d i tempo (2) fece

i l proponimento d i s tu d iar molto per fare i l Poema

della glorificaz ione d i Beatrice , aggiungendo che a t ale

stud io attendeva ancora parecch io tempo appresso e

(I ) V. N . C . 43.

(2) In fatt i Dan te pon e i l pr in c ip io d e i su o i s tu d i fi losofic i tre n tame s i p rima de l la canz V o i ch e in te nd e ndo i l te rzo c ie l move te S .: qu es ta fu scritta e n tro i l 1294 (cfr. qu i p . and iamo con

l'in iz io deg l i stud i a l 1292 c irca o me g lio con s id e rando e sage ra to

il tre n ta mes i, a l 1293.

N e l la V i ta N uova corri5pond e n tu n e n te abb iamo i l capo tre n ta

c inqu e , ch e acce nna u n fatto d e l G iu gno 1291, poi (c . 36) u n a l

quanto tempo,a l qu a le segu e 1

’e p isod io d e l la donn a p ie to sa ch e

d u rò pare cch i me s i , a qu a lche in te rva llo c iò ch e s i n arra ne i cap i

quarantu no e qu aran tadu e , e finalme n te l‘

a v is ion e fina le .

(3) Si r i le va dal capo 43de l la V i ta N u ova, ove u sa i l passato,r i

fe re ndosi al tempo in cu i e bbe la v is ion e e fe ce i l propon ime n to

(apparve , v id i , f ece roproporr e), e poi i l pre se n te ave ndo rigu a rdo a l

tempo in cu i stud ia e spe ra d ir d i le i (stud io quan topossa spe ro d i

dire di le i). Anco ne l capo 29 acce nna a qu e l propon ime n to d ic e ndo : « Ancora non sare bbe su ffic ie n te la mia pe n na a trattare Su fficien

teme nte d i c iò (de l la morte d i Beatrice ). Qu e sto ind ica ch e i l propon imen to fu fatto pr ima di scrive re la Vi ta N uova.

DE LLA V I TA NUOVA

ch e quel proponimen to avvenne almeno due ann i do po la

morte del la Port inari, quando n on poteva essere ancora

nel periodo più acu ta del dolore, ne dobbiamo conch iu

dere che la l e ttu ra d i quei l ibri fi losofic i fu a nte

riore a lla nota vis ione . L’u lt imo capo del l i bello

amoroso invero non c i rivela affatto che Dante fosse in

tale stato psicolog ico, da esse r poco dopo costret to ad

abbandonare ogni suo più caro lavoro per attendere a

consolars i : egl i fa i l gran propon imento d i scrivere

un’opera grande e studia sol pe r essa, compone la

Vita Nuova,quas i per prepararn e l’i ntel l igenza, an

nunzia pu bblicamente i l suo progetto , è in grande

en tusiasmo, chiama anche in tes t imonio Beatrice per

d i re ch e non ha altro pensiero,e, se questo è, non

possiamo credere ch e fosse allo ra ed ancor poco tempo

dopo tale,che a len irgli l

’affanno nè i l suo nè l’a ltru i

consola re valea anzi che sia stato costretto a tralasciare

que i cari stud i per attendere a l la su a consolazi one .

E s i na ti che i l racconto del Conv iv io I ) esclude non

solo un improvv i so r incrud imento d i dolore; ma, quel che

più importa,esclude che prima d i quella lettura confor

tatrice fosse occupato in lavori seri e grad iti .

Inoltre,se mai Dante aveva an cora bisogno d i u n

conforto, doveva trovarlo n el lo studio per ademp iere i l

suo pr0posito d i cantar d i Beatr ice quel che non fu

(1) Il, 13.

DELLA V ITA NUOVA

l i suoi occh i pare ano du e cose,che desiderassero pur

d i p iange re, e spesso avve n ia che per la lu nga con

tin u are de l p ian to d intorno loro S i face a u n colore

pu rpu reo, qua le appari r su ole per a lcu n marti re che

a l tri r iceva ( I ) . M i l ita in d ifesa i l con fron to con la

Commedia,g iacché come q u i all

’errare pe r la selva O

scura t ie n d ietro l’a i u to de lla fi losofia (Virgi l io), così

ne lla v i ta d i Dante, ch e , come è noto

,trova in qu el la

de i riscon tri,

al pent imen to de i v iz i deve corr ispon

dere il princ ip io degl i stu d i filosofici . Si può ag

gi u ngere che,se qu e sto è inclu so nel periodo d i tempo

abbracciato da lla Vi ta N u ova,non c e al tro mome nto ,

con c u i s i possa far coincidere . Infatt i s’ è volu to pen

sare al l’episod io de lla d onna pietosa ,ma al lora s i do

v rebbe prestar fede al piccolo inganno del Conv iv io,che nasconde qu el l’amore Certamente i s eri S tud i

non potevano andar d i pari passo con u na pass ion e

poco tranqu i l la e con un periodo d i trav iamen ti , che fu

amaro ricordo d i tu t ta la v ita .

( I ) C. 40.

(2) Cfr. qu i p. 32, N .

Du nque l’i n izio deg li stud i filosofic i è anteriore alla

nota v is ione . Fra l’uno e l’al tra non dovette stare però

che breve tempo, come s i è detto nella nota seconda a

pagina qu arantaquattro . In conferma s i può aggi u ngere

che i dne cap i toli de lla Vi ta Nu ova i q ua l i inte rcedono

tra i l rinnovamento d i dolore e d il proposi to finale non

dan ma t ivo a sospettare che abbraccino lungo spazio , e

che i l l ibello amoroso come apparisce ch iaro a ch i

legge , fu scri tto , qu ando Dan te poco aveva stu d iato di

fi losofia, e qu ind i non e ra procedu to molto ol tre la le t

tu ra dei due l ibri d i Boezio e d i Marco Tull io

Nè è improbabi le che, q u and

’e bbe la n a ta v rsron e , a

quest i ancora attend e sse,s ia perchè a leggerl i dovette so

ste n e r fat ica grande ( I ), e v i impiegò qu ind i parecch io

tempo, s ia perchè, data l’ammi razione che gl i de starono (2)

e l’uso frequente che fece de lle loro dott rine,è mol to

faci le che v i fosse tornato sa pra

M a se Dante fece i l noto di segno , quando viva e ra in

lu i l’impressione destata dall’opera d i Boezio , io penso

(e i l mio pensiero metto avant i come u n’ip01e si) che

questo l ibro ne s ia stato 1’i sp i ratore , o che almeno v i

abb ia avuto larga parte.

DELLA V I TA NUOVA

Trovo infatti nel De Con solatione ph i1050ph iae quas itu tta l’allegoria fondamentale de l la Commed ia, e che l

’au

tore vi si rivela in cond izion i psicologiche , che corri spon

dono a quell e d i Dan te , q u ando la leggeva .

A noi conv ien q u ind i acce nn arn e il contenuto, per ve

dere ciò più ch iaramen te .

Boezio,ba les tra to dal la fortuna e ridotto a penare in

u n carcere oscuro ,cade in profondo letargo ( I ) ; e

po ichè ha già dime n ticato la vecch ia su a amica,madonna

Filosofia. che u n a volta lo con fortava e reggeva n e l d i

r i t to cammino, scacc ian do dall’animo di lu i ogn i desiderio

d i mortal cosa s i abbandona in te ramente al pensiero

delle van ità te rrene , e non fa altro ch e p iangerne la

perd ita. M a ecco in tan to male l’a i uto : i comparisc e la

su a donna la quale gl i d ice tune i lle es,qu i

nostro qu ondam Iacte n u tritu s,nostris e du catu s alime n tis

i n vi ri l is animi robu r e vase ras ? A tqu i tal ia con tu le ra

mu s arma,qu ae , nis i prior ab ie c isse s , inv icta te firmitate

t u e re n tu r. Agnosc isn e mc ? Qu id taces Pudore an stu

pore silu isti E postagl i la mano su l petto soggiu nge

L e thargum pat itu r, commu n em in lu sarum me n tium

I . pr . 2 .

(2) L. I . 4.

Qu an ta somig l ianza c i sia tra la pre s e n tazione sce n ica d i Be atr ice in Dan te e d e lla fi losofia in Boe z io ve d i in : L e Gu i de d i Dantee d i Boez io; M u rar i . Giorna le dan te sco, anno l l l , p. 196.

(4) L. I,pr. 2.

50 L A VI S IONE ULTIMA

morbum. Su i pau lispe r oblitu s e st re cordabitu r facile,siqu idem nos ante cognove rit

Al lora gl i terge gl i occh i,off u sca t i dalla nebbia delle

cose terrene ( I ), si che Boezio possa riconoscerla; infatt i la

riconosce egl i,e d ice : qu id tu in has ex ilii nostr i solitu

d ines, o omniummagi5tra v irtu tum,supe ro card ine de lapsa,

ven ist i Venni in tu o a iu to risponde la donna; poi

gl i ch iede la con fess ione delle cose su e , e, quando co

nosce che e ra in a ffanno, perchè non aveva pa tu to sapportare la perd ita d i certe vani tà terre ne, come la potenza, le

r icchezz e etc ., a cu i egl i aveva posto grande amore,u sa

pe r gu arirlo il seguen te metodo : incominc ia a mostrare

con larghe d imostrazion i qu anto mu tevol i e caduch i s i eno i

ben i che dà la fortu na Voi miseri mor tal i d ice con

tinu ando v i affaticarepe r ottenere 0 ricchezza od onori

O po tenza o glor ia O piaceri, crede ndo d i pote rv i trovare

la fel ic ità tan to bramata; ma ess i sono a c iò del tu tto

insufficien t i anz i non servono che ad allon tanarv i dal

vero be ne, ed a far cadere qu ind i ne i v iz i . Ess i sono in

sè S tessi misera cosa e da d isprezzarsi ess i s tanno

avviluppat i i n molt i ma l i L a vera bea ti tud ine i nvece

(1) L . I ,pr. 2 .

(2) L. I l 111. 3 e tc .

(3) L. I lpr. 5 e tc .

(4) L. I lpr. 4.

(5) L. I llpr . 8 .

DEL LA V I TA NUOVA

è posta in Dio,i l sommo bene

'e Dio,qu ind i deve ripu

tars i fe l ice colu i che, non cu rando le cose terrene , s i dà

a lla contemplazione d i que lle immutabi l i ed e terne.

Hae c e rit vob is requ ie s l aborum,

H ic portu s p l ac ida mancu s qu ie t e ,H oc pate ns u nummise ris asilum.

N on qu idqu id T argu s au re is h aren is

Donat au t He rmu s ru t i lan te r ipaA u t Indu s ca l idopropinqu u s orb iCand id is miscen s virid e s lapillos ,I n lu stre n t aciem magisqu e cae cos

lu su as condu nt an imos tene bras .

H oc qu idqu id p lace t exc itatqu e me n te slnfimis t e l lu s a l u ir cave rn isSp le ndor qu o re gitu r v ige tqu è coe lumV itat obscu ras an imae ru inas.Hanc q u isqu is pote rit n otare lu cem,

Cand idas Fhoeb i rad ios negabit

Quando po i gl i ha most rato qu ale s ia la fa lsa e la

v era beat i tud i ne ,la Fi losofia afferma che i v iziosi non

saran mai sen za pena, nè la v i rtù senza premio e d ice

che s i farà su a g u ida n e l v iaggio che deve in traprendere

per tornare a lla ve ra pa tr ia,c ioè al ve ro bene , pinnas

e t iam tu ae me n t i,qu i bu s se in altum tolle re pa ssit, ad

figam,u t pe rtu rba t ion e depu lsa sospe s i n patriam meo

( I ) L. Ill rn . 10.

LA V I S IONE ULT I MA

du ctu,me a se

'

mi ta,meis e t iam ve h ic u lis re ve rtaris ( I ).

E prima d i intraprendere l’acce n nato viaggio, i l quale non

consiste in immag in i, ma in u na serie d i d imostraz ion i

filosofiche,

p innae volu cre s mih i ,Qu ae ce la: consce ndan t pol i .Quas s ib i cum ve lox me ns indu it,T e rra : pe rosa de spic it,A e ris immens i supe rat globum,

N u be squ e poste rgum v ide t,Q u iqu e ag i l i motu ca le t ae th e r is,'

I’

ransce nd it ign is ve rt icem,

Done c in astrife ras su rgat domosPhoe boqu e coniu ngat v iasA u t comite tu r ite r ge l id i se n isM i le s coru sci s i de r is,V e l quocu nqu e micans noxpingitu r,R e cu rrat astr i c ircu lumA tqu e u b i iam exh au sti fu e ri t satis ,Polum re linqu a t extimum

Dorsaqu e ve loc ispremat ae th e risCampos ve re ndi lumin is.H ic regum sce ptrum domin u s tene n t

Orbisqu e habe n: s tempe rar

E t volu crem cu rrnm stabil is reg it

R erum coruscu s arb i te r.I-I u c te si redu cem re fe rat v ia

,

(1) L.IV pr. t .

(a) L. lV rn . 1.

DELLA V ITA NUOVA

Qu am nun c re qu iris immemor

Hae c, d ice s, memin i, patr ia e st mih i,

H in e ortu s, h ic sistam gradum.

Qu a d s i te rrarum p laccat tib iN octem re lictam vise re ,Q u n s mise r i torvos popu l i time n t ,Ce rn e s tyran nos e xu

‘e s .

Qu i nd i mostra la donna in quale in felici tà,in qu ale

miseria sono i v iz iosi,i qual i si debbono rigu ardare p iù

in fe lici,qu ando in terra non son punit i ,mos tra che i buon i

son veramente Dei ( I ), e po i viene a parlare de l la sem

plicità del la provv idenza , dell’ord ine del fato , dei casi

subi t i ed avve n imen t i repent in i de lla cogn iz ione e pre

dest inazione d i D io,d e lla l ibertà de ll’arbitrio

,e conch iu

de : Quae cum ita si nt manet intemerata mortal ibu sarb i tr i i l ibertas, nec in iqu ae leges sa lu t is omn i ne cessi

tate vu lu n tatib u s proemiapoe naspr0pon u n t. Manet et iam

spectator de supe r cu nctorumprae sciu s Deus vision isqu e

ei us praesens semper aetern i tas cum nostrorum actu um

futura qu alitate concu rrit bonis praemia mal is supplicia d ispe

'

n san s . Nec frustra su nt in Deo posi ta spes

pre ce squ e quae cum rectae sunt inefficaces esse non

possu n t. Adve rsamin i ig itur v itia col ite v irtu te s ad

rectas spes an imum sublevate, h umile s preces in exce lsa

porrigite . Magna vob i s e st, s i d issimulare non vu ltis ,

L. IV. Pr 2. s. 4

DEL LA V ITA NUOVA 55

Per esempio, in Dan te c i son le fiere, che imped iscono

al v iz ioso ch e è nella selva oscu ra d i sal i re

i l d i l e ttoso mon tech

’è pr inc ip io e cag ion d i tu tta g io ia ,

in Boezio n ien te d i qu esto; ma che cosa potran ma i rappresen tare q u e i pern iciosi an imal i dan te scl1i se non qu alche

cosa d i molto v ic ino a l la cu pid ig ia delle ricchezz e (lu pa) ,degl i onori

,po tenza e gloria (leone ) e de i piaceri (lonza),

che se condo Boez io son tu tte le cau se d i trav iamen to ?

In que st’ultimo però agli animal i son paragonat i i v iziosi; e

notiamo d i passagg io ch e iden t ic i paragon i fa Dan te n e l P u r

gator io qu ando G u ida de l Duca parla de lla triste val le

a ttraversata dall’A rno. Dice infatt i madonna filosofia (2)u f quem trans formatumv i tiis v ideàs hominem

ae s timare non pa ssis. Avar it ia ferve t alie narum opumv iole n tu s e reptor ? lu p i s imilem d ixe ris . Ferox atqu e

inqu ie s l in gnam litig iis exercet ? cani comparab is . Insid iator occu ltu s su bripu isse frau d ibu s gau det ? vu lpic n lise xae qu e tu r.… Fa e d is immu nd isqu e lib id in ibu s imme rgitu r ?

sord idae su is Voluptate

( I ) L . XIV ,v . 37 e se gg.

(2) L. IV ,pr. 3

Ond’h anno si mu tata lor natu ra

Gl i abitator de lla mise ra va l l eCh e par ch e Circe g li ave sse 111 pastu ra.

T ra bru tti porc i , p iù de gn i d i ga l le ,Ch e d’

a ltro c ibo fatto in uman u so,

Dirizza pr ima i l su o pove ro cal le .

Botol i trova poi, ven endo g iu so,

R ingh ios i p iù ch e non chiede lor possa ,Ed a lor

,d isdegnosa , torce i l mu so.

Vass i cade ndo,e , qu an to e l la p iù i ngrossa,

T anto p iù trova d i can fars i lu p iL a ma lede tta e sve n tu rata fossa.

Disce sapoi pe r p iù pe lagl1i cu pi ,T rova le volp i, si p ien e d i frodaCh e non temono ingegno ch e le occup i .

Cont inuando il nostro con fron to, not iamo che, come

Dante è salvato dalla v i ta peccaminosa, in cu i, andando

d ietro a false immagin i di ben i, e ra caduto, come è sal

vato, d ico, per mezzo del la filosofia, così pure per la fi

losofia è salvato Boezio dal dolore e da lla confus ion e

mortal e, in cu i si trovava mi seramente immerso.

I l r imed io che la fi losofia u sa per sa lvar Dante e

quello che adotta con Boezio s i d ist inguono solo in

questo, che identico insegnamen to circa v iene all’u na

DELLA V I TA NUOVA

dato per mezzo de lla v ista con immagin i e rappresen

tazion i , all’altro con rag ionamen t i .

Che pen sa in fa tt i mostra re la ve n e randa donna a l ro

man fi losofo ? Che son mi seri coloro che s i al lon tanano

da Dio,per segu ire false immagin i d i ben i, e vera

mente Dei coloro che invece lo r iconoscono e l’a

mano . Ciò non è mol to d iverso dal mezzo che Virg il io

u sa per salvare l’A l igh ie ri. N e ll

’in fe rno in fatt i e n e l

pu rgatorio fa vedere la mi seria grande,i grav i tor

men t i d i ch i s i d ie de ai beni van i, niente o poco

badan do a l Signore dei Ciel i , n e l parad iso la fel i

ci tà d i coloro,ch e da esso non trav iarono. M a n e lla

Commed ia , S i d irà, ci sono altri eleme n t i : per esem

pio le idee del De M ona rch ia quel le che furono

ispirate dagl i stud i teologici e tc. Certamente , ma n è

da noi nè da al tr i s i può credere che n e l 1292

o nel 1293 i l d isegno de l gran Poema fosse prev isto

in tu tto uguale a quello che fu defin i t ivamen te s ta

bi l ito dopo i l 1300 . I lungh i s tud i, le esperienze de lla

v i ta g irovaga de ll’esi lio dove vano ampl iare e d in qua lche

pu nto modificare l’an t ico proge tto . L a d iffe renza po i

nella forma d i qu e ll’ insegnamen to d i legg ie ri può avere

anco la su a spiegazione : Dante aveva g ià ideato d i

descrivere un v iagg io al mondo 01 là , e poi fu quella

su a idea, che ve nne a l largata e mod ificata . Del resto ,anco

,se non avesse fatto prima que l d isegno, è molto pro

babile che, da po la let tura de l l ibro d i Boez io, per la for

ma del suo poema, av reb be pensato ad un viaggio

88 L A VI S ION E ULT IMA

pe i tre regn i oltramondan i , perchè se eg l i pre se

molto da al tri,su t u tto volle imprimere i l suo suggello

d’art ista, tutto ord i nò a certe sue ved u te e d in tend i

menti, e perchè la qu ist ione v iva de l secolo XI I I e ra i l

mondo d i là, la vita e terna, ch e come un oscu ro fan

tasma, stava sempre i nnanz i a l la me n te d i ognuno ed

a l la cu i rappresen tazione si ricorreva da ch iunqu e

volesse correggere. De l resto Dante si e ra i ndugiato ,come mostra tu tta la Vi ta Nu ova in isce n e infernal i e

d i parad iso, su malnat i e su be ati , sul la salvezza e su l la

morte Spirituale c iò che pote va costi tu i re la prepara

z ione alla forma del suo poema .

Paragonando ancora ri le v iamo che tan to Boez io qu an to

i l fiore n tin poeta muovono nelle Opere da i casi d e lla pro

pria vita, i qual i d i conseguen za v i han parte importan te .

Or è per questo che noi possiamo g i u d icare necessarie

alcune differenze . Così , ad esemp io, i l prima s i trova inletargo pel pro fondo dolore cagionato da l la pe rd i ta de lle

ricchezze, del la gloria e della c ara l ibe rtà. Dan te invece s i è

smarrito n e lla selva de i viz i . Ebbe ne , qu e ste c i rcos tanze ,quantunque tan to d ifferent i fra loro, pu re son colle ga te dal

fatto che tutte e du e apparte ngono a ll’elemen to pe rsonale ,che forma i l pun to di partenza nel la materia del le due opere .

Lo stesso si potrebbe d i re d i qualche al tra p iccola d ivers i tà .

Boezio poi venne a conoscere che causa vera del suo

grande affanno e del su o l etargo e ra stato 1’ al lontana

mento da u na u na donna s imbol i ca, a cu i egl i g ià prima

s’era ded icato, e d e ra v i ssu to assa i fel ice. Dante invece pen

DELLA V I TA NUOVA 59

sava ch e il sonno i l conseguente smarri rs i ne lla tri

ste se lva ed i l suo affanno e rano avvenuti , perchè s i

e ra allon tanato da Beatrice.

Come vede te, doveva egl i paragonare i l suo stato con

quello del fi losofo romano , e poichè cercava conforto, e

d ice che lo trovò nel l i bro d i lu i, ne accolse certo (ed

in gran parte po i trattenne) gl i ammae strame n ti, i qual i

g li ri usc irono del tu tto nuov i ed inaspettat i . Qu ella le t

tura fu come la scoperta d i u na bella reg ion e scono

sc iuta ( I ) , si sen tì sol levato al d i sa pra della volgare

gen te,giacchè ben vedeva al la fine qua l fosse i l vero in

ten to del l’uomo giu s to e saggio,be n conosceva i l valore

de i ben i d i quaggiù, che gli u omin i stolti e vani me t

teano sugl i altari , ed arde ano loro incen si .

Non è d u nqu e assa i probabi le che in qu e ll’e n tu siasmo

volesse mettere a profitto de l poema che già da qualche

tempo andava escogi tando le n uove idee ed i nuovi

trovat i,Specialmen te che essi gl

’indicavano il modo di

glorificare la su a donna , come ma i s’e ra fatto per al

cuna,la su a Beatrice, d ico, che e ra s tata anche causa in

d iretta, per cu i aveva dovuto leggere q u e ll’au reo l ibro d i

Boezio Certo un grande en tusiasmo e la scoperta d i gran

d i novi tà ci r ivela p u re l’ul timo capo della Vi ta Nuova, certo

i l fondo allegor ico della Commed ia non se lo formò da

sè a poco a poco, progre dendo negli stu d i filosofici,

(I ) Conv. I l. 13.

LA V IS IONE ULTIMA

ma, in l inee genera l i, gli ve nne i n men te tutto in te ro,

in u na volta, appun to pe rché e ra un tema tra ttato g ià

ci rca nella stesso modo da molti l ibri . Nessuna mera

vigl ia adunque che rich iamasse l’an t i co suo d isegno o

da un certo punto d i vista, e da poeta, pensasse svolgere

un argomento trascurato nell’opera d i Boez io , qu ando,pe re semp io, in que sta leggeva: ( I ) Q u ae so

,inqu am (parla

Boezio al la Filosofia) , te u u llan e an imorom suppl ic ia

post de f u nc1um morte corp u s re linqu is ? E t magna

quidem, inqu it, quorum al ia poenal i ace rb itate a l ia

vero purgatoria d ement ia exe rce ri puto . Sed n u nc de

h is d isse re re consi li um non e st

D’al tro lato i l ri feri re in certo modo le nuove ide e a i

propri cas i trovava in Dan te larga preparazione perchè

nella Vita Nuova aveva g ià descri tta madonna come

u na redentrice su a e del genere umano. Essa che é

nuovo mi racolo d ice i l poeta, fa nascere nel cu ore

ogn i dolcez za, ogn i pensiero umi le, onde è bea to ch i

la vede .

Qu ando trova a lcu n ch e degno sia

Di vede r le i , qu e l prova su a v irtu te ;Ch è g l i add ivie n c iò ch e gli dà sa lu te .

(I ) L. IV ,pr. 4.

DELLA V I TA NUOVA

Chi poi le ha parlato non può mal finire e, an

dando per v ia,

Gi tta ne i cor v i l lan i amore u n ge lo,

Pe rchè ogn i lor pe ns ie ro aggh iacc ia e pé re .

Qu ind i nella men t e d i Dan te non ci poteva essere un

salto,ma un leggie ro progresso d’idee

,se , le gge ndo l

’opera d i

Boe zio , pe n sava d i scriv e re ch e la morta Beatrice dall’Empi

reo badasse a salvarlo, r imette n dolo sul verace cammino,che seguiva , quando aveva i l d i le i con forto .

U n l ibro ad u nque che ha con l’allegoria della Com

med ia molt i ed importan t i r iscontr i leggeva a d aveva fin ito

d i leggere da poco tempo i l g ran poeta, quando fece i l

noto di segno ; Questa coinciden za e quella stret ta somi

glian za ci han fatto pensare ch’essa abbia tratto ispi ra

z ione o almeno molt i argomen t i importan t i dal l’Operad i Boezio; e mettendo avan t i qu esta ipotes i aspett iamo

ch i voglia con seri argoment i correggerc i O renderc i

del tutto sicu r i .

Andando innanzi vedremo,indipe nde n teme n tè da quanto

abbiam detto a propos ito de l l ibro d i Boez io, se n ella

vis ione u lt ima della Vita Nuova vi sia i l progetto d i

fare u n’ape ra in parte anco do ttrinale. Ciò corrisponderà

al nostro propos ito, ma ind irettamente con far1e rà l’i po

tesi d i sopra.

DELLA V ITA N UOVA

Poema) si allargò in u na v is ione compiu ta d i t u t t i e tre

i regn i oltramondan i Qu esto solo ? Ed allora come s i

sp iega che Dan te deve d i re d i Beatrice quel che non fu

mai d etto d’alc u na ? S e immag in iamo il proget to del l’o

pera proprio in que i confin i, non s i capisce q u e l che pen

sava d ir d i nu ovo : av rebbe forse scri tto che n e l suo

v iaggio aveva trovato madonna in parad iso, nel coro de

gl i angel i e de i beat i ? M a i n q u esto caso i l n u ovo , i l

grand ioso rig u arde rebbe lu i solo, al qu ale e ra s tata con

cessa la grazia d i pe rcorrere i l regno della morta gen

te , per poter rivedere la gloriosa Beatrice . Ch i infat t i fra i

poeti d i quei tempi non av rebbe detto che l’aman te ,se g ià morta fosse in parad iso ? E Cina non rimprove ra Dante , perché n e l Poema s’era d ime n tica to d i parlare del la gloria ce les te d i Se lvagg ia ? (1) E Dante stesso

non ricorda più volte nella Vita Nu ova che Beatrice e ra

I ta… I n l’a l to c ie lo

N e l re ame ove g li ange l i hanno pace

M a la nov ità i l grand ioso poteva co nsiste re n e l de

scrivere madonna in c ie lo qu anto più potesse glor iosa e

sple nd ida l Be ne ; ma neanco qu e s to po teva a Dan te sem

brare u n gran trovato n è cosa per cu i avrebbe can ta to

d i colei qu el che mai fu d e tto d’a le nna.

(1) Cfr. san . In fra g li a l tr i d i fe tti de l l ib e l lo

64 L A V I SIONE ULT IMA

Già aveva descritto Beatr ice ce leste con colori assa i

vivi, sebbene brevemente, i n quel sonetto della Vita N u ova ,

ove finse che il suo pens iero fosse sa l i to

In fatt i canta

Oltre la spe ra, ch e più larga g ira,Passa i l sosp iro ch

'

esce de l mio core

In te l l ige nz a n uova , ch e l’Amore

Piange ndo me tte in lu i,pu r su la tira.

Qu and'e i è g iu n to l à dov’e l de s ide ra ,

Vede u na donna , ch e r ice ve Onore

E lu ce si, ch e pe r la su a Sp le ndoreL a pe re grino sp ir i to la mi ra .

V e d e ln ta l,ch e

, qu ando il mi r id ice ,la non lo in te ndo ,

si pa r la sotti leA l cor do le n te , ch e lo fa parlare .

M a,a prescindere da questo già i relig iosi da tanto

tempo nella letteratura ascet ica , come s’e ran trattenu t i

frequen temente nelle descriz ion i d i pene , a cu i doveva

essere stato posto nell’altra v i ta qu e sto o qu e l peccatore ,

cosi avevano d ip in to con t u tt i i colori più attraent i e

caricat i i premi e le g io ie d i cu i e ra andata a gode re

questa o quella santa vergi ne . Nè Dan te av rebbe a llora

potu to immaginare d i poter ritrarre la su a Beatrice con

t inte p iù fulg ide d i q uelle con cu i le fantas ie dei crist ian i

(I ) C. 42

DELLA V I TA NUOVA

si eran da te a descrivere l’immacolata Maria,gode n te i n

cie lo accan to al glo r ioso su o figlio

l ve ro 'e ch e i l n u ov o i l grand ioso doveva anche a l

lo ra consister e n e l vole r rappres‘en tare l’aman te non solo

come donna re ale , già sal ita al la cele ste beat i tud ine,ma

pure come simbolo della Teolog ia o della Somma Sa

pie n za o d’al tro , e n e l d ire ch e non S tava inoperosa per

la salvezza de l suo caro , ma lo faceva ravvedere dal la tr i5te

vi ta col mostrargl i la morta gen te, e per lu i dava da

fare al L imbo ed all’Empireo.

Tu tto ciò per fe rmo non s’era mai detto per alcu na

donn a d i qu esta te rra .

Seg u e i l D’Ov idio : Qu e l la ch i u sa (de lla Vi ta N u ova)

cosi mis te riosa e solenne e d in sieme così sempl i c e e

commove nte r ivela che l’amante derel itto ha avu to u na

con solazione insol ita ,ed i l poe ta u n lampo d i gen io,

per cu i l’ope ra da lu i vagh eggiata gl i cre scerà d i ma le

e d i ard imento . I l tema h a acqu istato ben altra attrat

t iva, e gl’in fonde ben altra Iena ; ma ins ieme lo sgo

men ta , gl i fa sent i re che v i dov rà con sacrare tu tta la'

v i ta la qu ale pe r bastarv i non dovrà esse re bre ve ,e

ch e , fini ta che sia l’o pera, non gl i re sterà che ripete re

(I ) Poteva s ibben e cre de re ch e l’avre bbe de scri tta con arte pe r fe tta

e come n e l nos tro volgare non s’e ra mai fatto,

ma la qu e st ion e èch e Dan te non par la d i arte : eg l i de ve d i re d i le i quel ch e non fu

de tto d’a lcu na .

66 L A V I S IONE ULTI M A

i l voto del vecch io Simeone Ce rto, tu tto qu e sto r i

ve la il cap i tolo ult imo d el l ibello amoroso . M a esamin iamo

p iù min u 1ame n te la ca sa : ne lla prima ide a d i can tare u n

v iagg io ol tramondano 0 c i e ra già u na de scr iz ion e de i

tre regn i O almeno de l solo In fe rno. N e l pr ima casa

avremmo che Dan te quando e bbe q u e l lampo d i ge

nio alla fine della Vi ta Nuova non agg iu nse al pro

getto dell’opera su a che l’ide a d i e saltare Beatrice ,d i

ord inar tutto a lla glorificaz ione d i le i. N e l secondo caso

oltre a questo avrebbe dovu to an co ra aggiu ngere le can tiche

de l P urgatorio e de l Parad iso . Or in ambedu e le ipotes i

a Dante g ià ven tottenne, a lu i che aveva fatto le n u ove

rime, questa non poteva parere Ope ra, a cu i av rebbe consa

crato tu tta la v ita, la quale pe r bas tarv i non doveva e ssere breve . . Giacché i n quest i confin i la Commed ia non

sarebbe stata che d i piccola mole, in fatt i non poteva e s

se re i la parte fi losofica e teolog ica qu ind i non solo

I’allegoria gene rale, ma anch e tu tt i q u e i lu ngh i rag iona

men ti sc ient ifici che Dan te fa con Virgi l io, con S tazio,con Beatrice; ino ltre la parte pol i ti ca, tu tta la rappre se n

taz ione del mondo reale c ioè molt iss imi degl i ep isodi ,quei che furono ispi rati dal le v iciss i tu d in i po l i ti che e dalle

infel ic i peregrinaz ion i dell’esi l io .

Ed agg i u ng i che con tal d isegno ,poichè cen tro e d

ispi ratore sarebbe s tato l’affe ttope r Be atrice , doveva , comeosserva con molta acutezza i l D’Ov id io

,ri correre forse

al volgare .

E assa i p iù log ico adunqu e credere ch e l’opera idea ta

DELLA V lTA NUOVA

fosse più grande e fat i cosa ,c ioè che v i dovessero aver

larga parte gl i stu d i sc ien tific i, in que l tempo qu as i del

tu tto in esplorat i da Dan te .

E che la filosofia entrasse sin d’al lora ne l d isegno

de l Poema s i può ancor dimostrare ricorrendo ad un fa

ci le ragion amen to . M osrra i l poeta n e l capo quarantesimo

de lla Vi ta Nu ova d i non avere al tro pensiero che l’opera

g ià ide a ta , d i non stu d iare che per potervi can tar d i ma

donna qu el che non fu detto mai d’alcu na . Di ven ire

a c iò d ice,io studio qu anto posso , si com’ ella sa

ve racemen te Or se noi conosce ssimo come voleva ve

n ire al su o scopo, che stud i facesse per arrivarci, avrem

mo ce rto u n val ido e s icu ro a iu to per trovare d i che

indole circa in pe nsato il lavoro. Ebbene, ci è noto che

da a lcu n tempo prima del suo proponimento sin quasi

al l’esil io st u d iò sol fi losofia e con ta le volon ta'

e

sacrificio ,da correr pe ri colo d i accieca re. Se dunque

pe nsava che per pote re scr ivere i l Poema prima d i tu tto

dove va s tu d iare fi losofia ,e se in essa persistette tanto

tempo, n essu n d u bbio che la Commed ia sin d’al lora fu

ide ata come u n’opera dottrina le .

LA VI S lON E U L T I M A

Qual i furono a l tempo dell’ u lt ima v is ione della Vi ta

Nuova i limi t i del v iaggio dan te sco ? ( I )Edoardo Col i, i n un be l vol ume scri tto con is t ile

smagliante e d e fficace , ma non cos ì che q u alche vol ta non

s i possa accu sare d i su perfic ial i tà , c re de (3) che a l lora i l

proposito del poeta riguardasse solo il sole nne incon tro de l

Parad iso te rre stre . Egli parte dall’ide a che i l primo fantasma

idolegg iato dovette essere i l ravv icinamen to,la singolar

graz ia, la rigenerazione : u n a sal ita sempre più sn e lla su

per i lmon te perd u to nella sol itu d ine ce ru le a, e Be atrice

al l’incontro che scende su lla v e tta r id e n te e fe l ice Segu e

portando alcu ne rag ion i per d imostrare ch e il luogo più

adatto per l’incon tro e ra i l Pa rad iso te rre stre , e quind i v iene

a lla conclusione a cu i acce nnammo.

M a perchè dobbiamo cre de re che il primo fan tasma

idolegg iato dall’A ligb ie ri dove tte e sse re la rige ne raz ione ,la s ingolar graz ia, i l ravv ic iname n to l l Co l i ch iaramen te

non ce lo d ice.

Noi però nel corso delle nostre d iscussion i s iamo ar

(I ) N oi abb iam qu a e l à in ce rto modo r isposto a ta l domanda

ma ora ci sarà dato mostrare e rron e e opin ion i d ive rse. de l la nostra .

(a) I l Parad iso te rre stre dan te sco— F ire nz e 1897.

(3) p. 220.

DELLA V I TA N UOVA

rivati a stab il i re che nel poema ideato in fine del la Vi ta

Nu ova doveva trovar larga parte l’elemento filosofico,e

che q u esto av e va dei rapport i con l’ope ra d i Boezio.

Qu ind i possiamo conch iud e re rag ione volmen te ch e ne l

primo fantasma c’e ra la rigenerazione d i Dan te pe r

mezzo d i Be atrice . Costei o ltre ad essere la gent i l

fiore n t ina , dove va rappre se n ta re q u alche cosa più impor

tan t e de lla filosofia, pe rchè il poe ta pe n sava scr iv e r d i

le i q u e l che non fu d e tto d’

a lc u na , me n tre d i u na

femin a (non però re a le ) s imbo le ggian te q u e lla sc ie nza

n’av e va parlato Boe z io e pe rchè poco più tard i d ie de

anch’egl i u n tal simbol o a l la donn a p ietosa .

M a dal dire che la r igeneraz ione dov e tte av e r parte

an co prin cipale n e ll’0pem ideata in fine della Vi ta Nu ova

,

all’affe rmare che qu esta con s is te tte solo nel l’incon tro del

P u rgatorio c i corre molto . L a rigen e razione quant i

part icola r i non po rta n e cessariamen te se co ! Perchè in

fa tt i Be atri ce doveva salvar Dan te ? Come procu rò ed

e ff e ttu ò qu e s ta Spiri tu ale sa lve zza ? Non certamen te

per u n fiat o pe r semplice isp irazione giacchè allora

ad eleme n to dottr ina le ( I ) non av re bbe dovu to pen sare,ovv e ro non avrebbe scri tto d i le i qu e l che non fu detto

mai d’alc u na.

Attorno a qu el nucleo ad u nqu e dovev a n ecessar iamente

(I ) I l Col i crede man i fe stame nte ch e qu esto ebbe parte ne l la v is ione .

DELLA V I TA NUOVA

par te l'

e lemen to filosofico , e ch e q u esto doveva te n e r

mol to al De Con so la tion e ph ilomph iae non sappiamo

fare a me no d i cre de re che anche a l lora eg l i in tendesse

de scr ive rc i i tre re gn i d e lla morta gen te ; spe ci e per

chè ad u n’0pe ra su q u e sto argome n to circa avea g ià

pr ima pe n sato, e pe rchè, c re de ndo a ltrime n t i,come abbiam

v isto, si va incon tro a se r ie obie z ion i .

Ecco adu qu e qual i erano al la fine della Vi ta N u ova le

l in e e gen e ra li d e l la Comme d ia, ma sol prev i3te d i sfuggita ,non ponde ra te , n è ana l izz a te

Be at r ice , s imbolo più nobi le d i q u e l lo de l la fi l osofia,

dov e va Operare la rede n z ione de l su o aman te g ià smar

rito ne lla v i ta peccaminosa . A ciò g l i avrebbe mostrato

gl i effett i oltramon dan i de i v i z i e del le v i rtù,cioè gl i

affan n i d i ch i n e l mondo andò d ie tro a lle fal se immagin i

d i fe l ic i tà,e d i gau d i d i ch i amò il v e ro ben e . In que l la

prima ide a ce rtame n te Dan te e ra be n lon tan o dal vo le r

pre sen tare g li u omin i con tu tta qu el l’ampiezza d i v e

d u te,con q u e l real ismo de lla Comme d ia, giacchè q u i , ol tre

a ll’allegoria ,mirano prin cipalmen te a c iò i n umerosi epi

sod i , che furono ispirat i da l le s u e fu ture v icende da lla

su a v i ta g irovaga . Forse allora ta tto doveva essere pe rson ale tu tto doveva rigu ardare Beatrice e lu i , . e q u e l

conce tto subl imemen te a ltru ist ico d i fars i maestro agl i

LA V I S IONE UL T I M A

u omin i, e concorrere c on l’opera su a a ricondurl i al vero

bene,cioè a Dio, ed al la pace non doveva esser ch iaro

n ella su a Cosc ienza .

Tutta la parte p ol it ica e teolog ica de lla Commed ia

aggiungers i mol to più tard i a