16
MONUMENTI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE J_ \. BOLLETTINO ' VIII TIPOGRAFIA POLIGLOTTA VJ\TICANA 1988

Ancora sulla ricostruzione dell’“Ara dei Vicomagistri”

  • Upload
    unifi

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

MONUMENTI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE J_

\.

BOLLETTINO

'

~

VIII

TIPOGRAFIA POLIGLOTTA VJ\TICANA

1988

ANCORA SULLA RICOSTRUZIONE DELL' «ARA DEI VICOMAGISTRI »

DI

PAOLO LIVERANI

Pochi anni fa l'« Ara dei Vicomagistri » (fig. 1), uno dei più noti rilievi della prima età imperiale, è stata ristudiata da un punto di vista strutturale da M.L. Anderson in un articolo pubblicato in que­sto stesso Bollettino che apre la strada a una completa riconsidera­zione del monumento.1

Il merito di questo contributo è di aver dimostrato con un attento e puntuale esame la non contiguità delle due lastre del rilievo, con­trariamente a quanto si era creduto fino ad allora. L'autore, in base a criteri desunti non solo dal fregio figurato, ma anche dalla deco­razione «modulare » della cornice inferiore, ipotizza dunque una la­cuna di circa cm. 30 tra le due lastre e pensa che la parte mancante sia stata asportata in seguito a un danno una volta che la lastra era

Ringrazio i colleghi Alessandra Uncini e Ivan Di Stefano nonché il prof. Holscher per i proficui scambi di idee avuti a proposito di questo tema, che mi hanno permesso di puntualizzare e mettere meglio a fuoco gli spunti emersi in questo studio.

1 M. L. ANDERSON, A Proposal for a New Reconstruction of the Altar of the Vicomagistri,

in BollMonMusGallPont, V, 1984, pp. 33-54. Bibliografia essenziale: F. MAGI, in G. LIP­POLD, Die Skulpturen des vatikanischen Museums, III, 2, Berlin 1956, pp. 505-512; I. Scorr RvBERG, Rites of the State Religion in Roman Art, in MemAmAc, 22, 1955, pp. 75-80; H. KXH­

LER, Rom und seine Welt, Milnchen 1960, pp. 203-204, tav. 129; E. S1MON, in W. HELBIG, Fiihrer durch die ii.ffentlichen Sammlungen klassischer Altertiimer in Rom, I, Tilbingen 1963 (IV ed.), pp. 203-206, n. 258; H. KuNCKEL, Der riimische Genius, in RM, 20. Ergh 1974, p. 26, tav. 18; G. DALTROP, in Il Vaticano e Roma cristiana, Città del Vaticano 1975, p. 236; A. Bo­NANNO, Portraits and other Heads on Roman Historical Reliefs up to the Age of Septimius Severus,

BAR, Suppi. S. 6, 1976, pp. 47-51, tavv. 101-115; B.M. FELLETTI MAJ, La tradizione ro­

mana nell'arte italica, I, Roma 1977, pp. 283-289; G. DALTROP, in The Vatican Collections:

The Papacy and Art, cat. della mostra, New York 1982, pp. 210-211, n. 130; G. KOEPPEL, in B]b, 183, 1983, p. 63, n. 12; T. H6LSCHER, Staatsdenkmal und Publikum, Xenia, 9, Kon­stanz 1984, p. 27, figg. 35-36; R. AMEDICK, Friihkaiserzeitliche Bildhauerstile im alten Rom,

Rheinfelden 1987, pp. 20-23.

6 BOLLETTINO DEI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE

giunta nella bottega di marmorari, che aveva il suo deposito accanto al sepolcro del console lrzio.2

La prima acquisizione è certamente da considerare un dato di fatto indubitabile; la proposta che segue invece è ovviamente solo un'ipotesi, anche se sostenuta con buoni argomenti. Un ulteriore rie­same del monumento, incentrato sugli aspetti tecnici e strutturali, mi ha convinto però che è possibile proporre una spiegazione più arti­colata, che tenga conto di tutte le numerose tracce leggibili sul mar­mo, finora non sufficientemente considerate.

Prima di tutto è utile premettere alcune osservazioni metrologiche. Non mi pare infatti sia stato osservato che le misure delle due lastre si possono convenientemente esprimere in piedi romani. Se infatti assumiamo come unità di misura un piede di cm. 29,6, altezza e lun­ghezza delle lastre risultano semplici multipli di questa dimensione con oscillazioni in più o in meno, rispetto alla misura calcolabile teo­ricamente, contenute entro il centimetro (nel testo che segue la lastra minore verrà indicata con A, la maggiore con B):

cm. piedi misura teorica: cm.

altezza I04 3,5 103,6 lunghezza lastra A 176,5 6 177,6 lunghezza lastra B 295,5 IO 296

In secondo luogo vanno esaminati i fori da olivella: ciascuna la­stra ne ha uno nello spessore superiore e la A anche uno nello spes­sore inferiore all'estremità sinistra (figg. 2-4). Questi fori, come è noto, servivano ad alloggiare un sistema di aggancio per sollevare, spostare e mettere in posto lastre e blocchi con l'aiuto di un paranco o di una «capra », secondo una tecnica senza età caduta in disuso solo recen­temente con l'abbandono delle tecniche edilizie tradizionali.3 Fori si­mili sono riscontrabili anche su altri famosi rilievi romani, come quelli della Cancelleria o come quello ceretano con raffigurazioni di popoli etruschi. 4 È inutile ricordare che per loro natura questi fori debbono trovarsi al centro della lastra: i due fori superiori infatti sono centrati

2 Sul sepolcro di lrzio utilizzato come deposito marmi cfr. F. MAGI, I rilievi flavi del

Palazzo della Cancelleria, Roma 1945, pp. 37-54; A. DEGRAss1, RendPontAcc., XIX, 1944,

pp. 389-396. 3 G. LUGLI, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, pp. 228-230, fig. 43. 4 Rilievi della Cancelleria: MAGI, Rilievi, cit., figg. 4-5. Rilievo da Caere: P. Ll\'ERA­

NI, Il rilievo dei popoli etruschi: proposta di ricostruzione e interpretazione, in Il tea tro romano di

Cerveteri e il ciclo giulio-claudio, in corso di stampa.

< ;:;· o 3 I»

~· ;::!.

l (( nI.LSIQVWOOIA rn:a V11V » -INV113:AI'1 • d

"' e: '"O

" ::i. o ri

3:I::JI.HJ.N0d 3Hl3TIVD 3 rnsnw ma ONIJ.J.3TIOH 8

'rj 'rj

0i' 0i'

~ "!>

r r ~ ~ ... ... Il>

Il>

.i:c .> 3 3 Il> Il> ... ...

OQ OQ

:;· :;·

" " ~ :;·

'O i>' "

... ... 5· 5· ... ., " ,..,

z z " " ~

~

X X

< :S -- -

' :.,

IO

~ ~ ....,

~ ~

6 (( nI.LSl{)V.WOOIA ma V1IV » -INV1!'.3:1\1'1 . d

10 BOLLETTINO DEI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE

con uno scarto di appena un centimetro rispetto alla esatta metà dei rilievi.

Il foro ricavato invece nello spessore inferiore della lastra A ha bisogno di una spiegazione. È chiaro che, trovandosi sul lato inferiore e in posizione totalmente eccentrica, sarà servito quando la lastra era più lunga di quanto sia ora e non era ancora scolpita (non avrebbe senso spostare o collocare in posto il rilievo capovolto) ; fu realizzato dunque subito dopo che la lastra era stata segata dal suo blocco per gli spostamenti nel deposito della segheria o per gli spostamenti di cantiere.

Quanto alla sua eccentricità sono due le possibili spiegazioni; si può pensare che esistesse un secondo foro all'estremità opposta, segato poi via assieme a una porzione della lastra; ciò si accorderebbe con l'ipotesi di Anderson, ma la cosa non mi sembra probabile: è possi­bile trovare una lastra con due fori da olivella alle estremità (e in que­sti casi anzi la loro simmetria non deve neanche essere rigorosissima) come si vede in una lastra dei rilievi della Cancelleria, 5 questo però si verifica quando il peso della lastra è davvero notevole, non sembra dunque essere il nostro caso, soprattutto se si considera che la lastra B, lunga quasi il doppio, è stata spostata utilizzando un solo foro cen­trale. Preferisco dunque la seconda possibilità: cioè che la lastra ori­ginaria fosse più lunga sulla sinistra e che sia stata ridotta alle attuali dimensioni al momento del suo impiego per scolpirvi il rilievo. Se infatti integriamo a sinistra del foro inferiore una porzione equiva­lente a quella visibile a destra dello stesso foro, otteniamo una lastra di cm. 296, praticamente identica cioè alla lastra B, e forse addirit­tura tagliata dallo stesso blocco.

Già queste prime osservazioni mi pare conducano alla conclusione che la lastra A non abbia subìto nessun «accorciamento » sulla de­stra dopo la realizzazione del rilievo: infatti la sua lunghezza è un multiplo esatto del piede romano, il foro da olivella superiore è per­fettamente centrato, quello inferiore permette di ricostruire una la­stra originaria di r o piedi uguale a quella del rilievo maggiore ( cfr. fig. 5· I -3).

Su questo problema, tuttavia, si potrà ritornare più tardi, quando sarà terminata l'analisi degli aspetti tecnici.

S'è visto dunque che l'esame dei fori da olivella mostra come que­sti siano relativi a due fasi successive della vita delle lastre: il foro in­feriore è la prima traccia rilevabile, relativa alla lastra ancora non utilizzata nel monumento, quelli superiori sono invece relativi alla

• MAGI, Rilievi, cit., fig. 4, lastra A4 sopra (dimensioni m. 2,06 X 2,65).

P. LIVERANI - « ARA DEI VICOMAGISTRI » I I

1

2-3

4

\lm

I / ..

O~lm Fig. 5. Lastra A: successione delle fasi

prima messa in opera dei rilievi. Come si vedrà è possibile leggere altre due fasi in questi marmi, ma prima vanno considerate le altre tracce risalenti alla prima messa in opera.

È evidente il fatto che la· superficie superiore dei rilievi è stata abbassata in più tratti a gradina per adattarvi meglio una serie di blocchi (o lastre) che rivestivano la parte superiore dello stesso monu-

12 BOLLETTINO DEI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE

mento, come più volte osservato.6 Allo stesso momento risale anche quanto resta dell'alloggiamento di una grappa appena visibile in frat­tura sull'angolo superiore sinistro della lastra B: si tratta con ogni probabilità della traccia di una grappa a pi greco che « cuciva » que­sta lastra all'adiacente.

Un'altra serie di elementi è relativa invece a una terza fase, un reimpiego dei rilievi. Gli angoli esterni delle lastre mostrano una rila­vorazione estremamente rozza, direi addiriturra brutale: sono stati quasi completamente spianati i due brevi tratti dei rilievi laterali già assai bassi, quello col camillo e quello con il foculus 7 (figg. 6-7); la cornice inferiore è stata inoltre asportata alle due estremità esterne per un tratto corrispondente a quasi tutto lo spessore del fondo del rilievo. Le estremità della cornice superiore sono mancanti, ma non è pos­sibile giudicare se le fratture siano casuali o intenzionali.

Un altro intervento più ridotto, ma ugualmente rozzo, è costituito da due piccoli incavi sullo spigolo superiore del lato anteriore della la­stra B. Si tratta degli incassi per due grappe che dovevano ancorare la lastra alla struttura cui era addossata; non è possibile che siano re­lativi alla prima messa in opera dei rilievi appunto per la rozzezza dell'intervento, che altrimenti sarebbe stato realizzato in maniera più razionale, cioè, come in moltissimi altri casi simili, praticando il foro per l'aggancio della grappa al centro dello spessore, in modo tra l'altro che non risultasse visibile, e scavando una sorta di canaletto per incassare la parte rettilinea della grappa che andava a fissarsi nel muro retrostante.

Questa serie di tracce è dunque spia di un reimpiego dei rilievi al di fuori del loro contesto originale: le due lastre furono evidente­mente incassate in una parete eliminando le sporgenze laterali per il tratto di spessore da inserire nel muro e realizzando in fretta e con il minimo impegno gli alloggiamenti per delle nuove grappe, non pre­viste nella sistemazione originaria. Le imperfette connessure causate alle estremità dalla incompleta eliminazione delle sporgenze, dovettero essere mascherate con stucco o intonaco e così forse anche le grappe sul margine superiore della lastra B. Ciò non stupisce, visto che il reimpiego e la rilavorazione di rilievi ben più importanti in età suc­cessive per destinazioni anche molto differenti da quelle originarie è cosa tanto nota da non richiedere dettagliata discussione: basti pen-

• MAGI, in LIPPOLD, op. cit., p. 505; SIMON, op. cit., p. 204; DALTROP, op. cit., p. 210;

ANDERSON, op. cit., pp. 45-46. 7 MAGI, in LIPPOLD, op. cit., pp. 507-508; la RYBERG (op. cit., p. 76) interpreta il fo­

culus come trono.

P. LIVERANI - «ARA DEl VICOMAGISTRI » 13

~~ :"IW...#

~I"!".._,.._

Fig. 7. Lastra B, particolare dell 'estremità d'angolo (Neg.

XXXII-51-19)

Fig. 6. Lastra A, estremità d'angolo (Neg. XVIII-27-2)

14 BOLLETTINO DEI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE

sare per esempio all'arco di Costantino, ai rilievi di Villa Medici pro­venienti forse dall'arco di Claudio 8 o a quelli dell'arco di Portogallo. 9

Si arriva così all'ultimo periodo di vita dei rilievi prima del loro interro: furono smontati anche dalla loro nuova collocazione e por­tati nel deposito della bottega di marmorai che aveva occupato il se­polcro di Irzio. Che questi marmorai non si fossero limitati a tenerli in deposito ce lo rivelano alcuni dettagli.

Se si esamina il retro delle lastre si vede come esso sia liscio, ma si badi non lisciato, tranne che nella parte inferiore dove è visibile una fascia di pochi centimetri leggermente rilevata, dalla superficie a frattura viva; la fascia inoltre non è di altezza costante, ma decresce leggermente verso le estremità.10 La superficie posteriore si presenta dunque esattamente come è uscita dalla segheria e la fascia inferiore è un elemento tipico: le antiche (e anche solo le vecchie) seghe non erano ovviamente come le attuali a cavo elicoidale, ma erano a telaio con una lama non dentata di ferro dolce che trascinava sabbia silicea e acqua; molto spesso, arrivati quasi alla fine del taglio, l'ultimo tratto di marmo si spezzava, o veniva spezzato, lasciando questa caratteri­stica fascia.

Non si tratta tuttavia, come potrebbe credersi, delle tracce della prima lavorazione con la quale la lastra è stata separata dal suo blocco per essere avviata al cantiere.

Si osservi intanto la fascia a frattura viva sul retro della parte in­feriore della lastra A (fig. 8): come s'è detto questa fascia è normal­mente più alta al centro che ai lati a causa del fatto che i due uomini che manovravano la sega, uno per ciascuna estremità, nel tirarla verso di sé tendevano a farla inclinare leggermente verso il basso. Anche in questo caso si osserva lo stesso fenomeno, ma se questo segamento fosse stato eseguito prima che fosse asportata la parte di sinistra lunga quattro piedi della lastra originaria di cui si è ricostruita preceden­temente l'esistenza, prima cioè che fosse scolpito il rilievo sul lato an­teriore, la fascia dovrebbe avere la parte più alta verso il centro ori­ginario, in corrispondenza del foro da olivella inferiore e assai vicino al­l'estremità, cosicché da questa parte dovrebbe essere apprezzabilmente più alta che all'estremità opposta. Ciò non avviene e il punto di mas­sima altezza della fascia è invece al centro attuale della lastra.

8 KOEPPEL, op. cit., pp. 78-79, I 19-123, nn. 26-28, con bibl. 9 M. BERTOLEITI - E. LA RoccA, in Rilievi storici Capitolini, cat. della mostra, Roma

1986, pp. 21-32. 10 Altezza della fascia: lastra B, estremità d'angolo cm. 7,5, estremità opposta cm.

7,9, centro cm. 8,8; lastra A, estremità d 'angolo cm. 3, estremità opposta cm. 3,3, centro

cm. 4,5.

P. LIVERANI - «ARA DEI VICOMAGISTRI » 15

Fig. 8. Lastra A, lato posteriore (Neg. XVIII-27-21)

Sempre questa fascia permette un'altra notazione: alle estremità del rilievo, agli angoli cioè del monumento per il quale le lastre erano state realizzate, ci si aspetterebbe di vedere qualche traccia di lavo­razione che servisse a far combaciare queste lastre con quelle che vi si collegavano ad angolo retto. Non solo questa lavorazione manca, ma addirittura il sia pur lieve aggetto della fascia impedisce fisicamente una corretta connessione.

Infine si ritorni ai fori da olivella: questi, per ovvie ragioni di equilibrio, devono trovarsi non solo al centro della lunghezza, ma anche dello spessore, il che invece non avviene.

Nel caso dei fori superiori ciò può essere spiegato in quanto lo scalpellino che li ha scavati quando il rilievo era già stato scolpito avrà tenuto conto sia della minore resistenza della cornice sul lato ante­riore, sia del peso sbilanciato verso il lato posteriore a causa dell'aspor­tazione di materia operata dallo scultore su quello anteriore.

Per quel che riguarda invece il foro inferiore, precedente alla rea­lizzazione del rilievo, il fatto non si spiega se non ammettendo, come già imponevano le precedenti osservazioni, che sia stata segata via dal lato posteriore una sottile lastra. In base a ciò anzi è possibile addi­rittura calcolare lo spessore originale prima del taglio: se si misura lo spazio esistente tra lo spigolo anteriore e il foro e se ne ricostruisce altrettanto tra il foro e l'originario spigolo posteriore, si ottiene la misura di cm. 28, tanto più significativa in quanto all'incirca equi-

I6 BOLLETTINO DEI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE

valente a un piede (cfr. fig. 5.4). I marmorai del Campo Marzio dun­que utilizzarono il rilievo per ricavarne lastre più sottili 11 e quindi lo abbandonarono definitivamente nel deposito.

Al termine di questa analisi, alquanto faticosa, temo, per il let­tore, ma indispensabile, s'impongono alcune considerazioni che ten­tino di tirare le fila di quanto si è detto.

Una volta separate le due parti del rilievo, lo iato che ne risulta non è più facilmente colmabile, né anche solo delimitabile.

La proposta di Anderson aveva una seria motivazione: il fatto che le due lastre rispettivamente terminassero e iniziassero con dei suona­tori faceva pensare a una continuità della scena e suggeriva la mini­ma integrazione possibile, quella appunto di 30 centimetri. Gli argo­menti tecnici sopra esaminati non permettono di mantenere una tale ipotesi, vanno quindi tentate altre strade e ritengo siano essenzial­mente due le possibilità che si offrono, una « minimale » e una « mas­simale».

La prima e apparentemente più ovvia consiste nel ricostruire una lastra intermedia tra le due; si potrebbe pensare che il rilievo di que­sta terza porzione non pervenutaci iniziasse con dei citaredi e, dopo una serie di altri personaggi, finisse con dei flautisti. Avremmo dun­que due gruppi distinti di suonatori; la lunghezza della lastra perduta non dovrebbe essere superiore ai dieci piedi in quanto s'è visto che questa sembra essere stata la dimensione standard delle lastre impie­gate, ma possiamo anche pensare a dimensioni inferiori: per esempio calcolando che intercorrono circa sei piedi tra il mezzo flautista e il primo tibicine e poco meno tra il citaredo e il termine della proces­sione, potremmo ipotizzare una distanza simile tra citaredi e flautisti.

La seconda ipotesi è più drastica e separa totalmente le due lastre conservate; da quel pochissimo che resta sappiamo che anche i Iati adiacenti erano decorati con una scena di sacrificio, in quanto è con­servato sullo sguincio di A il resto della figura di un camillo con una patera e su quello di B il resto di unfoculus (figg. 6-7).12 Viene quindi spontaneo pensare a una struttura quadrata o rettangolare, da inter­pretare come recinto o podio di altare, decorata di rilievi sui quattro lati. Potremmo dunque addirittura ipotizzare che le due lastre fossero pertinenti a due lati diversi. Anzi considerando la disposizione degli angoli conservati la ricostruzione più plausibile è quella che pone i

11 Probabilmente in maniera un po' maldestra: è forse imputabile a questo intervento la irregolarità '{ii spessore della lastra B che varia dai cm. 24 all'estremità d'angolo ai 19,5 dell'estremità opposta. Più regolare la lastra A (cm. 23-24).

12 Cfr. supra, nota 7.

l:

P, LIVERANI - « ARA DEI VICOMAGISTRI » 17

rilievi su due lati opposti, come esemplificato nello schema della fig. g, che ha ovviamente solo valore dimostrativo e non tiene conto di eventuali aperture che interrompessero il perimetro.

Delle altre due ricostruzioni illustrate alla fig. 10 che potrebbero essere prese in considerazione e che prevedono le lastre disposte su due lati contigui, la prima va subito scartata perché inconciliabile con gli angoli conservati, la seconda non mi sembra molto probabile perché strutturalmente poco logica.

Non esistono in realtà elementi strutturali che permettano di sce­gliere tra le due possibilità. A favore della seconda, quella che dispone i rilievi su due lati opposti, si possono però portare considerazioni di altro ordine: si può osservare per esempio che la reduplicazione del gruppo dei musicisti a cui obbliga la prima ipotesi sarebbe un fatto privo di confronti; inoltre, inserendo una terza lastra tra le due con­servate, si arriverebbe a ricostruire un lato con una lunghezza piut­tosto notevole, oscillante attorno ai 7 metri, che mi pare decisamente eccessiva.13 Infine la separazione delle due lastre permetterebbe di risolvere delle difficoltà contro le quali ha sempre urtato l'esegesi. Un primo serio ostacolo era costituito dalla presenza contemporanea dei massimi magistrati, i consoli, e di un collegio di basso livello come è quello dei Vicomagistri; l'unica spiegazione soddisfacente a mio parere è quella recentemente avanzata dallo Holscher 14 che ritiene non si tratti dei Vicomagistri, ma del collegio sacerdotale del tempio dei Penati a Roma. Tuttavia, anche con questa essenzi:ile precisazione, sulla base unicamente di quanto ci è conservato non mi pare che an­cora si possa comprendere appieno a che titolo questo collegio sa­cerdotale partecipi al sacrificio al quale la processione s'appressa, né infine è chiaro chi sia il destinatario del sacrificio stesso.

Si è cercato infatti di collegare la statuetta del genio dell'impera­tore, visibile nelle mani di uno degli assistenti dei « Vicomagistri »,

con le vittime: per il genio è effettivamente appropriato il sacrificio di un toro, ma a chi sono destinate le altre vittime? La mucca per esempio farebbe pensare a una divinità femminile, ma allora ai Lari, le cui statuette sono pure visibili in mano agli stessi assistenti, non sembra sia destinata alcuna offerta, visto che non compare infatti il maiale che è normalmente loro sacrificato.15

13 Come è stato più volte notato già le dimensioni delle due lastre accostate (m. 4,72) sono vicine a quelle dei lati del podio dell'altare centrale dell'Ara Pacis.

u Loc. cit. 15 bfr. MAGI, op. cit., p. 506; SIMON, op. cit., p .• 205; RYBERG, op. cit., p. 79; FELLET­

TI MAJ, op. cit., p. 285.

I8 BOLLETTINO DEI MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE

A

B Fig. g. Ipotetico schema ricostruttivo con i rilievi sui due lati opposti del

monumento

I II Fig. ro. Schemi di ricostruzioni alternative (I impossi­

bile, Il poco probabile)

Accettare la soluzione che dispone i rilievi su lati opposti ha delle implicazioni di un certo interesse: i resti delle scene visibili nello spes­sore delle estremità angolari in tal caso non farebbero più parte di lati opposti, ma dello stesso. Il camillo con la patera, però, fa pen­sare che la scena con sacrificio sia prossima a quest'angolo, mentre a maggior ragione, la presenza del foculus conduce alla stessa conclu­sione per l'angolo opposto. La scena di sacrificio, d'altronde, è sempre il fulcro su cui gravita la figurazione, cosicché non si riuscirebbe a pen­sare un rilievo di questo tipo con due sacrifici alle estremità, se non a costo di « spezzarlo » al centro a causa dell'attrazione esercitata dagli estremi opposti. Proprio questo dunque è il suggerimento che se ne potrebbe trarre, che cioè questo lato non fosse unitario e fosse interrotto al centro da un elemento non meglio definibile (l'ingresso al recinto, la scala d'accesso al podio o un altro elemento architetto­nico?) e fosse quindi decorato alle estremità da due diverse scene di sacrificio.

A un risultato analogo si può giungere anche attraverso una strada leggermente differente, considerando cioè la direzione delle proces­sioni raffigurate, quando si accetti che come si è già detto il camillo e il foculus sui due sguinci marchino il punto di arrivo delle rispettive scene. Negli schemi della fig. 11 sono indicate graficamente le dire­zioni secondo le quali vanno letti i rilievi secondo la vecchia e le nuove ipotesi di restituzione del monumento.

Come si vede non sembra possibile ricostruire né un punto di convergenza delle processioni (se come processioni si vogliono leggere anche i rilievi degli sguinci), né una processione unica che giri nello stesso senso, a meno che non si vogliano interpretare diversamente le scene di cui facevano parte il camillo e il foculus. Queste dunque non

·--- -

P. LlVERANI - «ARA DEI VICOMAGISTRI » rg

-~

- -a b - -e Fig. 11. Schema indicante la direzione di lettura delle scene secondo la vecchia (a) e le

nuove (b, e) ipotesi ricostruttive

andrebbero lette come parte di una processione, ma appunto come scene di sacrificio a sé stanti, estranee alla processione che allora, accettando la ricostruzione b (quella cioè proposta alla fig. g), si snoderebbe in senso antiorario sui restanti tre lati del monumento, oppure solo sui due opposti di cui ci sarebbero pervenute una lastra per ciascuno. Il risultato dunque è uguale a quello esposto un momento prima, ma a suo sostegno si può ricordare anche che appunto antio­rario è il senso delle processioni lustrali come si vede sui rilievi delle colonne di Traiano e di Marco Aurelio.16

1& Colonna Traiana, scene VIII, LIII, CIII; colonna di Marco Aurelio, scena XXX: ScoTT RYBERG, op. cit., tavv. XXXVI-XXXIX.

ADDENDUM: Alla bibliografia relativa alla cd. Ara dei Vicomagistri va ora aggiunta anche la scheda di T. HòLSCHER, in Kaiser Augustus und die verlorene Republik (cat. della mo­stra, Berlino 1988), Mainz a. R. 1988, pp. 396-398, n. 224.