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Realizzato da: Massimo Fenu 1 www.scuoladarmi.com La difesa da coltello Perché il 90% delle tecniche che si vedono in giro non funzionano. www.Scuoladarmi.com

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La difesa da coltello

Perché il 90% delle tecniche che si vedono in giro non funzionano.

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La Difesa Da Coltello !1. Punto primo: fare chiarezza. !In questo libro NON troverai tecniche.

Questo perché le tecniche senza i principi che le fanno funzionare ed una logica che le sostenga sono assolutamente inutili. Anzi, alle volte, anche dannose. La difesa da coltello è un argomento difficile, crudo e che necessita di essere trattato con la massima chiarezza possibile. A costo di essere molto poco politically correct.

Non può essere altrimenti. Un’aggressione di coltello non ha nulla di politically correct.

Importante è sfatare subito alcuni miti. Anzi importantissimo.

La difesa da coltello è il saper aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza ad una minaccia o ad una aggressione. Questo è quanto si richiede al comune cittadino. Forze dell’ordine e militari hanno procedure differenti dettate da ruoli differenti.

L’idea romantica della difesa da coltello elegante e senza un graffio va benissimo per i film di arti marziali. Chi vive pensando di realizzare azioni da film rischia invece di ritrovarsi nelle pagine della cronaca nera. Non una bella prospettiva.

!Il perché è semplice.

!Il coltello è un’arma facile da usare, semplice da reperire, capace di infliggere ferite mortali anche se maneggiata da persone fisicamente molto deboli. A differenza delle armi da fuoco non si scarica mai e, sulla corta distanza, statisticamente è addirittura superiore nella capacità di infliggere danno di una pistola.

Aggiungici anche che è facile da nascondere e avrai il quadro completo di una delle armi più pericolose e allo stesso tempo più comuni con la quale potresti imbatterti. Pericolosa per tutti a prescindere dal corso di difesa personale che si è fatto o dal colore della cintura che si porta in palestra.

Il coltello non particolarmente è impressionabile.

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!Cosa troverai in questo e-book? !- Troverai un approccio scientifico e realistico al problema.

- Capirai perché il 90% delle tecniche che si vedono in giro non possono funzionare.

- Scoprirai in che modo la paura influisca sulle capacità di difendersi, nel bene e nel male.

- Apprenderai quali sono le linee di condotta da seguire e perché.

- Forse più importante di tutto: Ti verranno forniti gli strumenti per farti una tua opinione.

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2. Perché il 90% di quello che si vede in giro non funziona.

Il titolo di questo capitolo è provocatorio. Volutamente provocatorio anche perché, a dire il vero, è proprio il contrario. Si potrebbe dire che il 100% di quello che si vede in giro funziona. Non solo funziona ma è anche bello da vedere. Il che non guasta mai. In palestra, in un video, grazie ad un compagno collaborativo e che non pone problemi funziona e può funzionare qualsiasi cosa. Il punto infatti non è questo.

Le domande, quando vediamo una qualsiasi tecnica di combattimento, sono due:

- E’ pensabile realizzarla in situazione di stress?

- Una persona con capacità nella media riuscirebbe a riprodurla con efficacia in tempi accettabili di apprendimento?

!Il fatto che tale maestro dopo dieci anni di duri allenamenti riesca ad eseguire una particolare tecnica per il praticante medio (spesso ancor di più per quello esperto) vuol dire molto poco. In particolare se parliamo di difesa personale dove la posta in palio è più alta di una coppa in un torneo. Si. Quando si tratta della propria pelle si diventa piuttosto egoisti.

Alla luce di quanto detto, quindi perché il 90% delle tecniche che si vedono in giro non funzionano? Perché non passano non dico il test di una aggressione reale ma nemmeno quello sotto stress fatto in palestra da un comune praticante?

!Le ragioni sono facilmente individuabili:

- Le tecniche sono costruite su particolari abilità fisiche di chi le esegue.

- Le tecniche sono costruite senza tenere conto delle naturali reazioni e movimenti dell’avversario. Oppure senza prendere in considerazione un attacco realistico.

- Le tecniche sono costruite senza considerare le reazioni naturali in situazione di panico e stress. Sia in termini di quelli che sono gli schemi istintivi di difesa ( e quindi su quali movimenti montare le tecniche) sia per le ridottissime capacità che la nostra mente ha di coordinare movimenti complessi in situazioni di pericolo. (di questo ne parleremo meglio nel prossimo capitolo)

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Un grande ragazzo con la faccia cattiva fa meno paura di uno piccolo, sorridente, con un grosso coltello in mano

Per comprendere meglio quanto ho spiegato ti faccio un esempio portandoti a quella che è una situazione di vita quotidiana: l’uso della macchina. Il saper guidare se ci pensi bene è una abilità che presuppone il saper agire all’interno di un contesto che statisticamente è tra quelli in cui abbiamo maggiori possibilità di rimanere feriti, morire o causare gli stessi danni ad altre persone. Per questo chiunque, anche se a diversi livelli di competenza, una volta che consegue la patente, possiede come minimo le abilità per governare il mezzo.

!Questo avviene perché l’insegnamento alla guida rispetta alcuni parametri fondamentali:

- Il mezzo ha degli strumenti facilmente identificabili, che non richiedono particolari doti fisiche per essere utilizzati.

- I gesti che sono richiesti sfruttano gesti semplici (girare, spingere, tirare) facilmente attuabili anche sotto stress.

- La guida è insegnata e progettata per funzionare all’interno di quello che è il contesto reale di utilizzo. Il contesto non è asettico ma prevede che ci siano altri mezzi, persone, ostacoli in giro.

- L’addestramento viene fatto in un contesto sicuro ma sul campo. L’auto con i doppi comandi consente all’istruttore di guida di creare una rete di sicurezza all’interno della quale si possa imparare quelli che sono gli skill che poi andranno usati nella realtà.

!A questo punto avrai capito perché il 90% delle tecniche funziona solo in palestra. Talvolta si tratta di “macchine” che non sono state progettate per andare su strada. Altre volte che richiedono allenamenti lunghi ed abilità particolari per essere usate. Infine, il 90% delle volte, chi dovrebbe insegnarvi non vi mette all’interno di un contesto vicino al reale. In assoluta buona fede, invece di farvi sedere su una macchina e farvi andare in strada, vi mette un Joypad in mano di fronte e vi piazza davanti ad uno schermo.

Si può biasimarlo?

Anche lui ha imparato così.

!… vediamo invece cosa si può fare di realistico…

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3. L’effetto paura e come sfruttarlo. !La realtà nella difesa da coltello ha a che vedere con la paura.

Ti è mai capitato di sentire storie di ottimi combattenti in palestra paralizzati alla loro prima gara? Hai mai sentito storie simili su provetti artisti marziali incapaci di reagire di fronte ad un aggressore che li insulta urlando?

La paura gioca brutti scherzi. Esistono tonnellate di video e di eventi documentati di persone che, in preda al panico, si sono comportate in modo completamente irrazionale. C’è un perché e non è un caso.

Il nostro cervello quando viene sottoposto ad un carico di stress dovuto a pericolo (vero o considerato tale) che non è in grado di tollerare sgancia la parte più evoluta. Le persone letteralmente regrediscono a quella che è la loro natura primordiale. Si chiama sindrome delle 3 F secondo la terminologia inglese “Fight Flight Freeze response” reazione di combattimento-fuga-paralisi.

!Sarebbe a dire che, quando è in gioco la nostra vita, torniamo a quelle che sono le reazioni ancestrali dei nostri antenati ovvero:

-Fight: Attacchiamo per primi. Cerchiamo di distruggere ciò che ci minaccia.

-F l ight : Scappiamo. Cerchiamo di allontanarci il più possibile dalla minaccia.

-Freeze: Ci immobilizziamo. Sfruttiamo il primo principio del mimetismo nel caso di

un predatore. Oppure, in caso di aggressione da parte di un membro della stesse specie, ci sottomettiamo riconoscendone la superiorità gerarchica all’interno del branco.

!Questi sistemi hanno funzionato per millenni. I nostri progenitori sono sopravvissuti e sono riusciti ad evolversi grazie a questi intimi meccanismi di sopravvivenza. Purtroppo questi stessi meccanismi che magari potevano funzionare per nascondersi o fuggire da un pericoloso predatore o uccidere un serpente velenoso funzionano meno bene oggigiorno. Di sicuro paralzziarsi non è una grande risposta se siamo in mezzo alla strada in rotta di collisione con un camion.

Peccato che il nostro cervello primitivo non abbia fatto in tempo ad aggiornarsi alla vita moderna. Ancor peggio se si pensa che in queste situazioni è questa parte del cervello che prende il comando. Sempre.

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Ma non sono solo cattive notizie. La paura scatena nel nostro corpo anche tutta una serie di reazioni assolutamente positive. Così non fosse ci saremmo estinti da un pezzo. La paura ha un vero e proprio effetto potenziante in termini di riflessi, forza e resistenza alla fatica e al dolore. Così come esistono tonnellate di casistiche di persone che sono rimaste paralizzate ne esistono altre che offrono resoconti di imprese fuori dall’ordinario. Donne che riescono a sviluppare una forza incredibile per proteggere le propria prole. Uomini che benché feriti gravemente più volte riescono a continuare un combattimento o a fuggire tanto da mettersi in salvo.

Sei mai stato inseguito da un cane inferocito quando eri bambino? Non importa se andavi in palestra all’epoca, sicuramente hai fatto uno scatto degno di un campione olimpico.

Mettendo sul piatto della bilancia la paura, se da una parte potenzia le nostre capacità fisiche dall’altra prende in cambio la nostra capacità di agire razionalmente.

!Come realisticamente possiamo agire considerando le forze in campo?

Ciò che si fa è imparare a riconoscere gli effetti che la paura attiva in situazione di stress. Un allenamento corretto presuppone un lavoro contemporaneo su due piste.

1) Allenarsi alla desensibilizzazione dallo stress che causa il decadimento delle facoltà razionali in modo da mantenere il più possibile le nostre facoltà decisionali attive.

2) Utilizzare delle tecniche basate su quelli che sono gli schemi motori automatici di difesa. Tali schemi si attivano a protezione delle nostre parti sensibili senza che noi possiamo farci nulla. Se da un certo punto di vista siamo “obbligati” a far partire le nostre tecniche da questi movimenti; da un altro punto di vista ci troviamo ad aver già metà del lavoro fatto nel percorso di apprendimento. Un vantaggio a cui va sommato il fatto che si tratta di movimenti che avremo sempre a disposizione proprio quando ci servono.

Formule magiche non ne esistono.

L’allenamento a gestire lo stress di una aggressione non è ne più né meno di un quals ias i a l t ro allenamento. Esattamente come i pes i r i ch iede un approcc io ragionato e progressivo nella somministrazione dei “carichi” e delle fasi di supercompensazione durante le quali l’organismo riposa e diventa più forte. Attenzione nelle mani di chi vi mettete per questa tipologia di esercizi. Esattamente come per i pesi o qualsiasi altra

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attività un allenamento non scientifico porta inevitabilmente all’infortunio.

Le tecniche ovviamente sono importanti ma sono un supporto alla preparazione mentale che un corretto addestramento offre. Più queste rispondono a gli schemi istintivi più l’apprendimento è rapido e la messa in campo efficiente.

Il Krav Maga israeliano offre da questo punto di vista degli ottimi strumenti, come dimostra la sua diffusione sempre più capillare all’interno di forze di sicurezza e forze armate. Ciò non dimeno non è l’unica possibilità.

!Come preannunciato nell’introduzione NON parleremo di tecniche in questo manuale. Trovate una buona palestra ad un buon insegnante.

Quello che voglio fare però è darti delle linee guida che ti saranno utili a prescindere , dovesti mai trovarti in una situazione di aggressione in cui sia presente un’arma da taglio.

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4. Come avviene un’aggressione? !Come avviene un’aggressione? Quali sono le fasi che portano da un diverbio ad una rissa?Quando e come è possibile reagire?

Iniziamo con le cose ovvie: Prevenire è sempre meglio che curare.

In particolare quando si tratta di armi da taglio. In un mondo perfetto una buona prevenzione eliminerebbe alla radice qualsiasi necessità di cura. A dire il vero in un mondo perfetto probabilmente non ci sarebbe nemmeno nulla da prevenire.

In attesa dell’avvento di questo magnifico cambiamento cerchiamo di districarci in quella che è la realtà di un’aggressione con il coltello.

Ancora una volta facciamo pulizia delle fantasie e dei luoghi comuni.

Un’aggressione, qualsiasi aggressione, non inizia dal nulla. Nessun Ninja comparirà all’improvviso per aggredirvi armato di coltello senza alcun motivo. Esiste sempre un motivo e un approccio. Gli attacchi improvvisi sono quelli che non hai visto arrivare.

!Succede sempre qualcosa che genera il conflitto (alle volte è successo in precedenza) facendo in modo che due o più persone si trovino coinvolte all’interno di uno schema che rispetta sempre gli stessi passaggi. Questo conflitto, sempre psicologico in prima battuta, può degenerare in un conflitto fisico. L’utilizzo delle armi come rafforzatori di una minaccia o di una aggressione sono solo un elemento in più che non cambia la struttura in se dell’evento.

!Schematizzando:

!!L’evento scatenante produce immediatamente una situazione di confronto psicologico. A questa può seguire un’escalation che va a terminare in un’aggressione fisica così come può venire rimandata (i casi di aggressioni improvvise in altri luoghi e a distanza di tempo per vendetta). Lo stesso confronto può rimanere latente e esacerbarsi in continui confronti che alzano sempre di più il livello dello scontro sino ad una risoluzione fisica (il classico caso dei vicini di casa che si fanno dispetti a vicenda sino a venire alle mani).

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Evento Scatenante Confronto Psicologico Aggressione Fisica

!Lo stesso schema si realizza nel caso delle aggressioni finalizzate all’ottenimento di un bene. fisico o psicologico. Rapine, tentativi di stupro, vendette con lo scopo di rivalsa (far prendere uno spavento, punire). L’aggressore ha un primo confronto (anche solo con l’atteggiamento più o meno sicuro della persona ignara) in cui valuta a livello conscio e inconscio le proprie possibilità di successo ed agisce di conseguenza.

!Quando e come è necessario agire?

- E’ possibile agire prima dell’evento scatenante. Quando la situazione di un possibile scontro si presenta come possibile.

- Durante la fase di confronto psicologico. Quando il conflitto verbale può elevarsi nei toni sino a degenerare in fisico.

- Durante la fase di vera e propria aggressione fisica. Sia che si tratti di una minaccia che, gioco forza, di un attacco.

- A seguito dell’aggressione. Attivando tutte le procedure che consentono di limitare i danni ed aumentare le possibilità di sopravvivenza.

!Per ricordare questi passaggi tieni a mente questo acronimo: P.A.R.A.

- Previeni.

- Abbassa i toni.

- Reagisci.

- Assistenza.

!Nel prossimo capitolo ti spiego in dettaglio ogni fase.

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5. Prevenire l’aggressione. !Dall’evitare una colluttazione hai tutto da guadagnare.

Ovviamente in termini di rischi fisici personali. In termini di perdita di valori o rischio di vedere coinvolte persone care nell’evento.

Anche in caso di successo occorre considerare i possibili strascichi legali e gli inconvenienti dell’avere contro persone magari desiderose di vendicarsi che non hanno nulla da perdere.

!La prevenzione si attua abbandonando l’area in cui si sta per verificare il conflitto o troncandolo sul nascere con un comportamento assertivo. Sia in un caso che nell’altro perché sia possibile attuarla occorre che il tuo livello di allerta sia alto.

Non è possibile prevenire alcunché se non sei in grado di renderti conto di cosa dovresti p r e v e n i r e . E s i s t o n o d i v e r s e classificazioni dei livelli di allerta.

!Ti mostro una delle più comunemente usate.

!Livello di allerta Bianco: Siamo immersi nei nostri pensieri. Non siamo in grado di accorgerci di ciò che ci circonda. Gli eventi attorno sono in grado di sorprenderci.

Livello di allerta Giallo: Siamo coscienti del mondo circostante. In caso di un evento che differisce dal contesto possiamo agire per evitarlo o prepararci a ciò che sta per accadere.

Livello di allerta Rosso: Siamo coscienti di un pericolo imminente e siamo concentrati nel trattarlo.

!Quello che ti serve sapere di questo schema è che passare dal livello di allerta bianco a quello giallo richiede uno sforzo cosciente ed un allenamento mirato.

Senza questa attenzione nel tuo allenamento potrai anche recitare lo schema a memoria e padroneggiare le migliori tecniche di attacco o di evasione…comunque non faresti mai in tempo a metterle in atto.

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Perché è importante un allenamento che innalzi il tuo livello di allerta?

!- Perché deve poterlo fare acuendo i tuoi sensi senza farti diventare un paranoico. Davvero

non c’è nulla di più odioso, inutile e pericoloso di una persona che è pronta a scattare ad ogni soffio di vento.

- Perché deve insegnarti a rimanere lucido. Deve insegnarti a poter capire quando è opportuno pianificare la fuga e quando è necessario rimanere e affrontare la situazione.

!Deve renderti capace di proteggere i tuoi cari e di capire quando un comportamento assertivo è la scelta migliore e quando, invece, si deve agire in modo determinato.

Le soluzioni semplici di chi dice: “Quando vedete un coltello scappate sempre!” e “Quando venite minacciati con un coltello fate sempre quello che dice l’aggressore!” sono le stesse di chi vi dice che quando si vede un ostacolo bisogna sempre frenare di botto o accelerare ed evitare l’ostacolo. Ogni scelta va modulata in modo lucido in base alla situazione. Avere la “soluzione universale” è allettante ma nel migliore dei casi è una leggerezza.

Nel peggiore una fesseria.

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Abbassa il livello dello scontro. !Ci sono persone che credono che dando ragione a tutti possono uscire da ogni situazione. Purtroppo ci sono anche persone che pensano che grazie alla forza e alla prepotenza possono farsi dare ragione da tutti ed ottenere tutto quello che vogliono.

!Fare de-escalation, abbassare il livello dello scontro verbale, NON vuol dire fare da zerbini al prossimo. Significa, venendo nell’ambito che abbiamo comune con la specie animale, far capire al proprio potenziale predatore che siamo una preda difficile.

!Un esempio ti renderà subito chiaro cosa intendo.

Torna indietro alle scuole dell’obbligo. Elementari, medie, liceo. Sicuramente ricorderai qualche ragazzo che veniva preso di mira dagli altri compagni. Non importa che fosse grosso o forte. Non reagiva e quindi a punzecchiarlo non ci si perdeva nulla per cui era preso di mira dai ragazzi meno gentili.

Al lo stesso tempo forse ricorderai qualche tipetto a cui nessuno aveva voglia di rompere le scatole. Forse qualcuno ci ha provato all’inizio ma la sua reazione ha fatto passare la voglia. Perché rischiare quando ci sono prede più facili?

Accade così anche in natura. I primi che se ne vanno sono quelli che non sono in grado d i r e a g i r e . Q u e l l i c h e mostrano di non essere in grado di reagire sono preda facile e preferenziale.

L’unione perfetta di massimo guadagno con minimo rischio.

Fare De-escalation richiede freddezza e convinzione nei propri mezzi. Non esiste nessuna frase a prova di bomba, non esiste nessuna postura dissuasiva che tenga se chi la attua non è convinto dei propri mezzi.

Non si può bluffare.

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Chi attua una de-escalation cercando di abbassare i toni deve lanciare un messaggio molto chiaro a prescindere da cosa dica e da come si posizioni:

“Riconosco che tu sei più forte. Posso acconsentire ad alcune delle tue richieste ma sono disposto a combattere se oltrepassi il limite.”

Perché questo messaggio passi e funzioni devi essere convinto di quello che dici. Il contesto è ininfluente. Non importa che tu stia cercando un modo per andartene o stia chiedendo scusa (anche se magari hai ragione).

Quello che dici dev’essere vero.

Perché sia vero e quindi suoni vero al tuo aggressore potenziale il tuo allenamento deve averti portato ad avere confidenza nei tuoi mezzi.

No, spiacente, anche in questo caso non c’è nessuna scorciatoia.

Trova una buona scuola.

Trova un buon istruttore.

Nel prossimo capitolo ti anticipo cosa ti verrà insegnato.

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Reagire. !Nel caso di un’aggressione o di una minaccia di coltello reagire significa fare tutto quello che è necessario per far cessare la minaccia il tanto da consentire di abbandonare la zona di pericolo in sicurezza. Se sei assieme ad una persona cara devi mettere in conto di dover essere in grado di mettere al sicuro anche lei.

Non è carino scappare a gambe levate lasciando mamma da sola.

Fallita la prevenzione e la de-escalation la reazione dev’essere una scelta programmata e portata avanti in modo deciso considerando sempre un unico parametro:

La distanza. !Lo so.

Hai visto un sacco di film in cui l’eroe di turno sosteneva complesse sequenze di parate e contrattacchi contro un aggressore di coltello a corta distanza. Probabilmente avrai visto anche un sacco di video su Youtube di esibizioni di arti marziali simili.

Sappi che se trovi qualcuno con cui concordare gli attacchi puoi realizzare anche tu qualcosa del genere.

Ma prima di pensare di poter applicarlo nella realtà ti chiedo di fare due esperimenti.

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Il primo esperimento.

Dai un coltello in plastica ad un amico e chiedigli di colpire quante più volte possibile un bersaglio inerte. (un sacco da allenamento va benissimo).

Cronometra quanti colpi riesce a dare in dieci secondi.

Il numero che otterrai ti da un’idea approssimativa di quante pugnalate può sferrare una persona a corta distanza. Aggiungici che grazie all’adrenalina le performance fisiche migliorano ed avrai un quadro di quanto è pericoloso stare vicino ad una persona armata di coltello.

!Il secondo esperimento.

Arma un amico di pennarello (meglio lavabile) e chiedigli di aggredirti come se fosse un coltello. Tu hai il compito di bloccarlo e disarmarlo. Divertiti dopo a contare i segni che hai sul corpo.

!La morale è che a corta distanza si rischia grosso.

!Mantenere la distanza è dunque la strategia migliore e quella che da le migliori possibilità di sopravvivenza. E’ per questo motivo che la difesa a mani nude è l’ultima opzione che devi considerare.

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Queste che ti elenco sono le tre strategie possibili:

!La prima strategia è sicuramente l’uso dell’ambiente. Non dimenticare mai che le aggressioni non avvengono in un contesto asettico ma in un’area all’interno della quale ci sono persone e oggetti. Usa l’ambiente come ostacolo frapponendolo al tuo aggressore sia in modo attivo (ad esempio usando una sedia come scudo tra te e la minaccia) che in modo passivo, riparandoti dentro una macchina (o anche sotto) oppure girando dietro ad un tavolo. Guarda l’ambiente con occhi diversi, ti verranno in mente altri possibili esempi.

!La seconda strategia consiste nell’uso degli oggetti. Sia che siano cose che hai indosso che elementi che puoi reperire per colpire o da lanciare. Un buon addestramento ti abituerà ad individuare istintivamente in qualsiasi ambiente ciò che può essere utilizzato con profitto.

!La terza strategia consiste nell’uso del nostro corpo come strumento di difesa e di attacco. E’ l’ultima spiaggia ma spesso, per la natura stessa dell’attacco quella che ti troverai probabilmente ad usare in prima istanza. Le tecniche devono in questo caso essere modellate su quelle che sono le reazioni istintive di autoproduzione.

Non c’è tempo per altro.

La condizione di stress non consente altro.

!Come ho già scritto in questo e-book NON descrivo tecniche. Chiedi al tuo istruttore.

!Quello che posso dirti però è che in una strategia orientata alla sopravvivenza la sequenza da seguire è sempre quella di cercare di risalire alla strategia che consente di guadagnare distanza. La difesa a mani nude viene usata al fine di equipaggiarsi con un oggetto o per usare l’ambiente come ostacolo; Usare l’ambiente o un oggetto per far cessare la minaccia è usato per cercare una via di fuga quando possibile attuarla in sicurezza. L’obiettivo è sempre quello di scalare le opzioni usando quelle disponibili per accedere a situazioni tatticamente vantaggiose.

Bene.

Rimane solo un’ultimo aspetto da trattare. Cosa accade dopo?

Si, perché non è come nei film. Dopo un’aggressione di questo tipo non c’è una dissolvenza e un cambio scena in cui tutto è risolto.

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Assistenza !Il coltello è un’arma insidiosa prima dell’aggressione, per il suo potenziale come deterrente, durante l’aggressione, per il suo aspetto lesivo, ed anche dopo.

Perchè?

Sul momento essere colpiti da una pugnalata non è doloroso.

Esistono moltissimi resoconti di persone che si sono accorte di essere state vittima di un accoltellamento solo dopo che l’evento era accaduto. Questo si traduce facilmente in una sottovalutazione della situazione.

Trattare bene quello che succede dopo può far la differenza tra l’essere sopravvissuti e l’essere “quasi sopravvissuti”.

Per questo tieni sempre a mente che, qualsiasi aggressione tu subisca, non importa se hai visto o meno un’arma da taglio, una volta che sei fuori dalla zona di pericolo è importante richiedere assistenza.

Controlla se hai ferite ma soprattutto fatti controllare. All’interno di una colluttazione puoi venire colpito da dietro e non accorgerti nemmeno della botta.

Non fare il duro hai solo da perderci.

Chiedi assistenza a chi ti è vicino e richiedi assistenza medica.

Se hai la possibilità e le energie racconta quello che è successo in modo da avere delle persone che possano descrivere l’accaduto ai soccorritori o alle forze dell’ordine nel caso perdessi conoscenza.

Considera che a prescindere da come vada, se la prevenzione e la de-escalation non hanno funzionato, questa è una situazione che ti troverai per forza di cose a trattare.

Fai tesoro di questo modo di agire.

Potrebbe servirti anche in caso un’altra persona si trovi ad aver subito un’aggressione e sottovaluti l’evento.

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Sul credere e sul non credere. !Chiudo come ho iniziato.

L’argomento della difesa da coltello è un area difficile ed in cui tutto quello che si può fare è cercare di agire e prepararsi al meglio sulla base dei mezzi che si hanno a disposizione.

La palestra è diversa dalla strada.

Come la scuola guida per chi vuole prendere la patente. Quello che la palestra può e deve fare è preparare la persona ad avere i mezzi e l’attitudine mentale per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza.

Per questo è importante mantenere un atteggiamento di continua ricerca. Quando si trattano argomenti che toccano le nostre paure, come la possibilità di venire aggrediti da un malintenzionato armato di coltello, è molto facile affidarsi a chi ci offre una soluzione facile e comoda.

Una purché sia e ci dia l’illusione della sicurezza.

Che non accadrà mai a noi perché conosciamo “la mossa di difesa da coltello”

Per questo è importante mantenere un atteggiamento di vivida critica costruttiva.

!Mi rivolgo a te lettore.

La mia premessa è stata quella di offrirti le seguenti informazioni:

!- Un approccio scientifico e realistico al problema.

- Spiegare perché il 90% delle tecniche che si vedono in giro non possono funzionare.

- Descrivere in che modo la paura influisca sulle capacità di difendersi.

- Mostrare quali sono le linee di condotta da seguire e perché.

!Abbiamo affrontato ogni passaggio tranne l’ultimo. Te lo ricordo:

- Forse più importante di tutto: Ti verranno forniti gli strumenti per farti una tua opinione.

!Ora tocca a te.

Fatti una tua opinione.

!Buon allenamento e buona vita.

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Nota sull’autore: Massimo Fenu !Classe 1973.

Pratica arti marziali da trent’anni, insegna da venti.

Nell’arco della sua carriera ha ricoperto il più alto grado istruttore per l’IRSAM di Jeet Kune Do Kali e di Maestro di Sala per Nova Scrimia.

Al suo attivo ha la vittoria al campionato italiano di scherma di bastone e il titolo di miglior schermidore per Nova Scrimia. Una delle sue atlete ha conquistato per 4 volte di fila il titolo di campionessa italiana.

Nel Brazilian Jiu Jitsu è medaglia d’argento agli europei del 2014 e di bronzo agli open di Roma dello stesso anno.

Ha scritto un libro in collaborazione con l’istruttore dell’esercito italiano Cristiano Corona sulle tecniche di ritenzione delle armi da fuoco corte.

Al momento è maggiormente conosciuto nel ruolo di insegnante come Istruttore di Krav Maga Global. Con questa federazione si aggiorna periodicamente e partecipa ogni anno agli addestramenti riservati agli istruttori in Israele sostenendo i test per i passaggi di livello tecnico.

!Leggi il curriculum completo.

!Visita il sito www.Scuoladarmi.com per rimanere aggiornato sulle nostre iniziative.

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!Per informazioni e commenti scrivi a : [email protected]

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