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I Rapporti tra Unione Sovietica e Israele Dal sogno allo sfascio Marco Giuliano Matr. M97000029 Sezione I 2 Introduzione 3 Lo sforzo bellico e i primi contatti, 1939-1945 4 Il Fattore rivoluzionario 6 La fine dell’alleanza sovietico-israeliana 14 Conclusioni 17 Bibliografia 18 Sezione II 19 L’esercito israeliano, Accademia della cittadinanza 20 Bibliografia 26 Appendice 28

I Rapporti tra Unione Sovietica e Israele Dal sogno allo sfascio Sezione I 2

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I Rapporti tra Unione Sovietica e Israele Dal sogno allo sfascio

Marco Giuliano

Matr. M97000029

Sezione I 2 Introduzione 3

Lo sforzo bellico e i primi contatti, 1939-1945 4

Il Fattore rivoluzionario 6

La fine dell’alleanza sovietico-israeliana 14

Conclusioni 17

Bibliografia 18

Sezione II 19 L’esercito israeliano, Accademia della cittadinanza 20

Bibliografia 26

Appendice 28

Sezione I

�2

Introduzione

Riguardo la nascita dello Stato d’Israele spesso, riferendosi agli anni tra il ‘45 e il ‘49, si ricordano

il grande esodo degli ebrei europei superstiti delle barbarie naziste, l’ormai nota Risoluzione 181

dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che sanciva un piano di spartizione della provincia

palestinese sotto l’allora protettorato britannico o il primo conflitto Arabo-Israeliano consumatosi 1

all’alba del 15 maggio 1948 . Tuttavia questi eventi, per quanto essenziali nella storia d’Israele, 2

descrivono fatti, mi si consentano gli aggettivi, fumosi ed esterni rispetto ad un popolo che

costruisce la sua nazione.

Pertanto il presente lavoro si propone di dare risalto ad un aspetto della nascita dello Stato d’Israele

che tuttora desta sorpresa quando lo si approfondisce per la prima volta, ovvero i rapporti tra il

movimento prima e lo Stato Sionista poi con l’Unione Sovietica. Stalin e Molotov avranno infatti

un ruolo fondamentale nel sancire la possibilità per gli ebrei di avere uno Stato in Palestina tanto

che senza l’aiuto sovietico difficilmente noi oggi potremmo parlare d’Israele . 3

Perché questo sia possibile occorre dunque considerare la questione israeliana in un quadro più

ampio delle relazioni internazionali rispetto alle quali le posizioni sovietiche non appaiono solo

“ponderate” e “comprensibili”, ma risultano configurarsi come un vero “capolavoro” della

diplomazia. L’elaborato nella sua Sezione I si struttura in un breve quadro riassuntivo dei rapporti

tra movimento sionista e Unione Sovietica dal 1939, più precisamente dall’entrata in vigore del

Patto Molotov-Ribbentrop al 1945, in paragrafo successivo dove si chiariranno gli eventi che

porteranno la diplomazia sovietica a votare in favore del piano ONU per la spartizione della

Palestina e il fondamentale aiuto della Cecoslovacchia prima e durante il conflitto tra Paesi Arabi

confinanti e Stato d’Israele; infine si cercherà di comprendere le cause che portarono alla definitiva

rottura dei rapporti tra Stato ebraico e URSS.

Vedi Assemblea Generale, Risoluzione A/RES/181 del 29 novembre 1947.1

Vedi in merito Beinin J. e Hajjar L., “Palestine, Israel and the Arab-Israel Conflict, A Primer”, in Middle East 2

Research & information project, gennaio 2001. Questo documento può esser ben considerato come esempio di quanto detto.

! Cfr. "They saved the country; I have no doubt of that. The Czech arms deal was the greatest help we then had, it saved 3us and without it I very much doubt if we could have survived the first month." D.Ben Gurion 1967, in Bialer U., “Between East and West: Israel’s foreign policy orientation 1948-1956”, Cambridge, 1990, pp. 181-182. Vedi anche Dayan A., “The communist who saved the Jewish state”, in Haaretz, 9 maggio 2006.

�3

Lo sforzo bellico e i primi contatti, 1939-1945

I primi contatti tra rappresentanza sionista e l’Unione sovietica si ebbero dopo il 1939, quando con

il Patto Molotov-Ribbentrop e il piano di spartizione della Polonia, un milione e ottocento mila

ebrei erano diventati soggetti a giurisdizione sovietica, senza contare gli altri 300.000 rifugiati ebrei

che scappavano dai territori occupati dai Nazisti di Polonia, Cecoslovacchia e Romania . Il 4

presidente dell’Organizzazione Sionista Mondiale, Chaim Weizmann, contattava infatti

l’ambasciatore sovietico a Londra Ivan Maisky per chiedere che il governo di Mosca concedesse

delle carte visa per studenti ai rifugiati ebrei , affinché questi potessero recarsi in Palestina e 5

fronteggiare da quelle posizioni il fronte Nazifascista. Emblematica, in merito alla migrazione

ebraica, appariva la risposta di Maisky a Weizmann, quando quest’ultimo gli sottolineava le

problematiche legate ad un “exchange of population” in Palestina e l’ambasciatore sovietico gli

rispondeva che spostare 2 milioni di arabi nei territori limitrofi per far posto al grosso afflusso

d’ebrei: “non era un problema, in quanto Russia gli exchange of population erano una circostanza

comune ”. 6

Solo con la violazione del Patto nazi-sovietico e l’inizio della famosa operazione Barbarossa, i

rapporti tra sionisti e sovietici si strutturarono in maniera più complessa, infatti, da un lato vi era

l’interesse sovietico nello sfruttare i leader ebraici per far pressione sulle lobby americane, affinché

Mosca potesse ricevere aiuti per affrontare lo sforzo bellico. Dall’altro lato Weizmann e David Ben

Gurion, presidente della Jewish Agency, potevano far leva sul problema degli esuli ebrei dopo la

guerra e la vicinanza dell’insediamento dello Yishuv alle idee socialiste, per ottenere l’appoggio 7

dell’Unione Sovietica alla costituzione di uno Stato ebraico nel territorio sotto mandato britannico 8

della Palestina.

Vedi Rucker L., “Moscow’s Surprise: The Soviet-Israeli Alliance of 1947-1949”, in Cold War International History 4

Project, Working Paper N° 46.

Cfr. F.T. Gusev to A.Ia. Vyshinskii (Moscow), PROPOSALS OF THE REPRESENTATIVE OF THE JEWISH AGENCY 5

IN PALESTINE ON EMIGRATION AND COLONIZATION, in Cass. F., “Documents on Israeli-Soviet Relations 1941-1953”, Londra, 2000, Part I.

Cfr. Meeting of the Jewish Agency Executive (London, 30 January 1941) in Cass. F., op. cit., Part I.6

Lo Yishuv che significa “insediamento” era il nome che venne dato al primo gruppo ebraico che si era insediato nei 7

territori palestinesi a metà del 1800. Nel 1948 era composto da circa 800.000 ebrei, principalmente agricoltori, che vivevano sulla base di un’organizzazione socialista del lavoro, e che costituirà il nucleo iniziale attorno al quale nascerà lo Stato d’Israele. Tra l’altro il Palmach era la forza militare di difesa dello Yishuv e costituì lo Stato Maggiore dell’Israel Defence Force (IDF) nei primi anni d’Israele, come si approfondirà meglio in Sezione II. Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Yishuv

Cfr. Meeting: D.Ben-Gurion - I.M. Maisky (London, 9 October 1941), in Cass. F., op. cit., Part I.8

�4

Nel 1942 due diplomatici dell’ambasciata sovietica di Ankara, Sergei Mikhailov e Nikolai

Petrenko, si recavano in Palestina per presiedere alla costituzione della V-League,

un’organizzazione ebraica che doveva fornire supporto economico all’URSS per far fronte allo

sforzo bellico . 9

Intanto nell’aprile dello stesso anno per ordine di Stalin s’istituiva a Kuybyshev, attuale Samara, il

Comitato Antifascista Ebraico (EAK) che aveva il ruolo d’influenzare l’opinione pubblica

internazionale raccogliendo materiale sui crimini di guerra dei Nazisti trasformandoli in propaganda

politica pro-sovietica. In relazione a ciò, è possibile fin d’ora anticipare che proprio il Comitato avrà

un ruolo importante anche se indiretto nella fine dei rapporti tra Israele e la Super Potenza

asiatica . 10

La svolta della questione ebraica dopo la guerra si avrà tuttavia solo dopo il 1943, al Congresso

Mondiale Ebraico di quell’anno a New York i leader sionisti producevano un rapporto in cui

sottolineavano i vari punti di contatto tra socialismo sovietico ed ebraico, rivendicavano la

nazionalità ebraica di Marx e mettevano in risalto l’assenza di veri contrasti tra sionismo e

comunismo. Ivan Maisky rimaneva il maggior alleato della causa ebraica e quando fu richiamato a 11

Mosca per iniziare ad organizzare le conferenze di pace, fece prima rotta verso la Palestina dove,

s’incontrò con Ben Gurion insieme al quale visitò due kibbutz e il distretto ebraico di

Gerusalemme, rendendosi personalmente conto del grande problema che alla fine della guerra gli

Alleati avrebbero dovuto affrontare.

Tornato a Mosca l’ambasciatore metteva difronte a Joseph Stalin e al ministro degli esteri Molotov

la scelta tra una politica estera mediorientale pro-arabica o pro-ebraica.

L’organizzazione nasceva all’interno del più ampio Hisdraut, l’organizzazione sindacale ebraica, fondata nel 1920 e 9

che durante gli anni 40 con l’aiuto dell’Unione Sovietica riuscì ad ampliare i sui iscritti e ad ottenere numerosi diritti per i lavoratori israeliani. Vedi Sofer S., “Zionism and the fundations of israeli diplomacy”, Cambridge, 1998, p. 193.

Vedi Salomoni A., “L’Unione Sovietica e la Shoah”, Il Mulino, 2007, Capitolo Sesto.10

Ivan Maisky fu uno dei più importanti diplomatici ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ambasciatore a Londra fu 11

in rapporti stretti con Winston Churchill verso cui fece pressioni per l’apertura di un secondo fronte nel Nord della Francia. La storia personale di Maisky, probabilmente lo rese particolarmente sensibile alla causa ebraica, il padre ebreo di origine polacca era emigrato agli inizi del ‘900 in Russia. Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Ivan_Maisky

�5

Il Fattore rivoluzionario

Già dopo la battaglia di Stalingrad la priorità dell’Unione Sovietica diventò mantenere lo status quo

in Europa, infatti Maisky come lo stesso Molotov erano convinti che con la Germania sconfitta e

divisa tra le potenze Alleate, Francia e Italia ridotte ad un cumulo di macerie e in ogni caso ormai

esauste per lo sforzo bellico, l’URSS sarebbe rimasta come unica potenza continentale.

La dirigenza sovietica era quindi convinta che i due rivali più prossimi, ovvero la Gran Bretagna e

gli Stati Uniti, si sarebbero comportati in maniera non dissimile dal primo dopo guerra, l’Impero

britannico avrebbe mantenuto il suo dominio sull’Occidente europeo, vedendosi però costretto a

conciliare i proprio interessi con quelli dell’URSS, mentre gli USA sarebbero tornati nel proprio

isolazionismo.

Mantenere lo status quo era in quest’ottica una mossa strategica, 40-50 anni di pace avrebbero

consentito all’Unione Sovietica di rafforzarsi al punto di non temere più aggressioni, mentre nei

territori europei sotto influenza anglo-americana questo periodo sarebbe servito ad esacerbare le

contraddizioni del capitalismo e a traghettare Italia, Francia e RFT verso il socialismo . 12

Questa stessa considerazione veniva fatta da Molotov e Stalin per lo scenario mediorientale, dal

quale l’Unione Sovietica era assente fin dal 1917. La scelta era tra l’appoggiare la causa araba

creando una grande federazione pan-araba, o appoggiare il movimento sionista e la creazione di uno

Stato ebraico in Palestina. Per comprendere le motivazioni dietro le decisioni sovietiche occorre

però fare prima una breve digressione che illustri al lettore le condizione geopolitiche di quei

territori.

Innanzitutto nel 1946 l’Unione Sovietica aveva dovuto affrontare la crisi iraniana, che influenzerà

molto, in questa prima fase, le scelte di Mosca. Dopo l’attacco nazista all’URSS, le truppe

dell’Armata Rossa avevano occupato i territori del Nord dell’Iran e le truppe inglesi quelli del Sud,

avocando a se la scusa che il territorio dell’ex impero persiano doveva essere utilizzato come porto-

gateway per trasportare rifornimenti ai sovietici. Nell’ambito di quest’occupazione già dal 1943

l’Accademia Sovietica delle Scienze aveva avviato delle trivellazioni esplorative dalle quali era

risultato che in quei territori si nascondevano grandi risorse petrolifere. A questo punto per il

Comitato Centrale del Partito, diventa imperativo riuscire ad ottenere delle licenze di estrazione per

soddisfare le necessità dell’Unione Sovietica dopo la fine guerra.

Vedi Rucker L., “Moscow’s Surprise: The Soviet-Israeli Alliance of 1947-1949”, in Cold War International History 12

Project, Working Paper N° 46.�6

Il primo tentativo fu fatto dall’allora presidente dei deputati del Consiglio dei Commissari del

Popolo, Lavrent Beria, che propose al governo iraniano un Trattato di Concessione, tuttavia

quest’ultimo ben cosciente delle pressioni di Regno Unito e Stati Uniti sul governo dello Shah,

informava Stalin e Molotov che le compagnie americane e inglesi erano intenzionate a mantenere 13

il monopolio sulle estrazioni petrolifere iraniane e non avrebbero mai permesso a terzi di riuscire ad

ottenere concessioni . 14

Consapevole di ciò Mosca sceglie allora di adottare la “party diplomacy” ovvero d’influenzare i

partiti socialisti e comunisti esteri nell’ambito del Comintern al fine di ottenere vantaggi economici,

politici o militari . Sfruttando la volontà secessionista dell’Azerbaijan e del Kurdistan, nel 1941, 15

sotto le ali del Comintern, si fonda il Tudeh , il partito comunista iraniano, nel cui ambito nel 16

settembre ’45 si forma su base provinciale il partito democratico dell’Azerbaijan (ADP) che

prometteva l’autonomia del popolo azero da Teheran . 17

Le tensioni vere tra alleati iniziano così nel novembre 1945, quando gli americani chiedono a

inglesi e sovietici di ritirare le truppe dal territorio iraniano, tuttavia il Cremlino prende tempo

vincolando il ritiro dell’Armata Rossa dai territori Azerbaijani a quello anglo-americano da Cina e

Grecia. Intanto su pressione dei deputati dell’ADP e Tudeh il governo iraniano intavolava contatti

con l’URSS alla quale avrebbe assegnato una concessione sulle estrazioni dai territori del Nord, in

cambio del ritiro delle truppe; queste trattative porteranno ad una bozza d’accordo tra Shah e Mosca

per la creazione di una joint venture petrolifera sovietico-iraniana.

A partire dal 24 marzo 1946 l’Armata Rossa inizia così il ritiro completo dall’Azerbaijan e alle

proteste dell’ADP preoccupato di non avere più la protezione militare sovietica, Stalin propone al

Tudeh di sfruttare le concessioni del governo per isolare in Parlamento le posizioni anglofile e

instaurare un futuro processo democratico. Tuttavia l’11 dicembre 1946 le truppe dello Shah

In Iran avevano concessioni le americane “Standard Vacuum”, “Sinclair Oil”, così come la “British Shell” e il 13

“cuore” delle industrie petrolifere inglesi la “Anglo-Iranian Oil Company” (l’attuale colosso energetico BP, British Petroleum). Vedi anche: Westad O.D., po.cit..

Cfr. Yegorova N.I., “The ‘Iran Crisis’ of 1945-46: A View from the Russian Archives”, in Cold War International 14

History Project, Working Paper N° 15.

Vedi Westad O.D., “The Global Cold War”, New York, 2010.15

Il partito nato nel 1941 su iniziativa Sovietica sarà uno dei fautori della nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil 16

Company nel 1951. Il partito si prefiggeva l’obiettivo di secolarizzare il paese, ed in quest’ottica riuscì ad aprire la membership anche alle donne, ma soprattutto di combattere l’imperialismo capitalista anglo-americano. Vedi Yegorova N.I., op. cit., e anche: http://en.wikipedia.org/wiki/Tudeh_Party_of_Iran#Foundation_of_the_Tudeh_Party.

Dai documenti del Politburo emerge che già nel 1943 ai tempi della Dichiarazione di Teheran, Stalin aveva intenzione 17

di fondare “Azerbaijani Democratic Party’, formato dall’élite locali del Tudeh fedeli personalmente a lui. Il Partito che nasceva con tendenze indipendentistiche avrebbe dovuto già allora rovesciare il governo filobritannico dello Shah. Vedi Yegorova N.I., op. cit., e anche Westad O.D., po.cit..

�7

entravano nei territori del Nord soffocando nel sangue le proteste dell’ADP e del movimento del

Kurdistan; ripreso il controllo sul territorio Teheran nel ’47 sotto pressione britannica decideva di

non ratificare l’accordo di estrazione con i sovietici.

In secondo luogo, nel 1949 in Siria iniziava la stagione dei colpi di Stato militari con il Colonnello

Husni Zaim, agli occhi di Molotov e Stalin, ma non solo , questo era il concretizzarsi dei tentativi 18

anglo-americani di creare un cordone sanitario contro l’espansione dell’influenza sovietica in

Medioriente. Infatti va detto che fin dalla fine della guerra il Cremlino come molte cancellerie

europee vedevano nei progetti pan-arabi della c.d. Grande Siria o della Grande Mesopotamia,

l’ultimo disperato tentativo della Gran Bretagna di mantenere un controllo diretto sulla regione

mascherandolo con il nazionalismo arabo . 19

Ad avviso di chi scrive, è stato doveroso riportare questi due episodi che meglio chiariscono la

diffidenza in particolare di Stalin nei confronti dei movimenti pan-arabi, visti come il prodotto della

rivalità imperialistica anglo-americana e come strumento per prevenire lo sviluppo dell’influenza

sovietica nel Medioriente.

Ultimo tassello dello scenario in cui l’URSS si trova a dover scegliere tra “arabi” ed “ebrei” è

rappresentato dalle valutazioni dei dirigenti sovietici sul destino dei sopravvissuti alla Shoah.

Anche dopo che l’Armata Rossa trionfalmente liberava i campi di sterminio e rivelava al mondo i

crimini nazisti, persisteva nei territori liberati il sentimento anti-giudaico. Proprio Chruščëv, capo

del governo di Kiev (’44 -’47) comunicava a Stalin la necessità, per gli interessi sovietici, che i

popoli liberati non associassero il potere dell’URSS con il ritorno degli ebrei , dello stesso parere 20

era anche il segretario generale del Partito Comunista Polacco Wladislaw Gomulka che criticò

l’accordo polacco-sovietico per il rimpatrio degli ebrei polacchi . Contemporaneamente l’EAK si 21

allontanava sempre più dal ruolo di propaganda anti-nazista per tentare di estirpare il seme

dell’antisemitismo dai popoli europei, e questo suscitava sempre maggiori diffidenze tra i dirigenti

sovietici che vedevano nel Comitato uno strumento usato dal sionismo per rovesciare il governo

sovietico e instaurare uno Stato borghese. In particolare l’uso della lingua yiddish e l’esaltazione

delle gesta dei soldati ebrei-sovietici, venivano viste come un tentativo di frantumare l’unità

Cfr. Pizzigallo M., “La diplomazia italiana e i paesi arabi dell’Oriente mediterraneo (1946-1952)”, Milano, 2008, p.18

93.

Vedi Rucker L., op. cit.19

«Non è nostro interesse che gli ucraini associno il ritorno del potere sovietico al ritorno degli ebrei», in Salomoni A., 20

“L’Unione Sovietica e la Shoah”, Il Mulino, 2007, Capitolo Sesto, p. 236. Infatti anche dopo la liberazione erano ancora frequenti i pogrom contro gli ebrei, ai quali le autorità per incapacità e per vantaggio politico non riuscivano a porre rimedio.

Vedi Ro’i Y.,“The Struggle for soviet jewish emigration 1948-1967”, Cambridge, 2002, p. 255.21

�8

nazionale sovietica in un territorio multinazionale. A partire dal 1945 l’EAK aveva infatti usato la

propaganda per fare pressione affinché si costituisse uno Stato d’Israele, e in quest’ottica le vicende

del “Libro Nero”, nel quale si denunciavano i crimini nazisti o le manifestazioni di Mosca del 4

ottobre ’48, erano viste come tentativi di trasformare la guerra antifascista in una guerra nazional-

giudaica al seguito della quale, a discapito del principio di non ingerenza negli affari interni degli

stati, il popolo ebraico si era guadagnato il diritto ad esistere e ad occupare la terra d’Israele . 22

Per quanto oggi possa sembrare un controsenso l’atteggiamento sovietico nei confronti dell’EAK,

va detto che il sionismo nell’Europa di quegli anni era percepito come il tentativo dell'etile ebraica

di conquistare il potere del governo mondiale, in quest’ottica anche le odiose tesi naziste ebbero

terreno fertile in un substrato di ignoranza e pregiudizi che vedevano già dai primi del ‘900, la

considerazione del popolo ebraico come un etnia gretta e meschina esterna alle società e ai processi

nazionali che infiammavano l’Europa fin dall‘800.

In questo scenario Molotov e Stalin, dimostrando la grandezza che solo i grandi statisti hanno

avuto, iniziano ad occuparsi della “questione israeliana”, tenendo ben presente che schierarsi

apertamente per la costruzione di uno Stato ebraico in Palestina significava perdere ogni contatto

con i partiti comunisti del mondo arabo.

Nella Conferenza Mondiale delle Federazioni Sindacali, svoltosi a Londra nel febbraio 1945,

l’Unione Sovietica votava una risoluzione in cui si richiamava la responsabilità delle Nazioni Unite

nella protezione del popolo ebraico e si consentiva che gli ebrei potessero costruire una propria

patria in Palestina. Tuttavia il governo sovietico specificò che ciò non costituiva un assenso nei

confronti della costituzione di uno Stato ebraico, ma era la semplice affermazione, di cui l’URSS si

faceva paladina, del principio di autodeterminazione dei popoli che fin dai tempi di Lenin i sovietici

difendevano contro l’imperialismo capitalista. Proprio facendo leva sulla gelosia dell’Inghilterra per

i territori palestinesi, l’Unione Sovietica più volte anche in sede ONU chiese l’istituzione di una

Commissione internazionale che sotto la guida di Mosca amministrasse temporaneamente l’area,

ma incontrò la ferma opposizione del governo britannico. Si andava così delineando la strategia di

Stalin: sfruttare le frizioni che si sarebbero inevitabilmente create tra Stati Uniti e Gran Bretagna,

soprattutto rispetto alla questione dell’immigrazione ebraica verso la Palestina, così che Mosca

avrebbe mostrato al mondo le contraddizioni del capitalismo e il suo volto imperialista.

Gli Stati Uniti su pressione delle lobby ebraiche simpatizzavano con la causa sionista e chiedevano

con insistenza alla Gran Bretagna che si concedesse il rimpatrio agli ebrei sopravvissuti

Vedi Salomoni A., op. cit., Capitolo Sesto. E anche Pinkus B., “Change and Continuity in Soviet Policy Towards 22

Soviet Jewry and Israel, May-December 1948”, in Israel Studies, Vol. 10 n°1 2005, pp. 96-123.�9

all’Olocausto, ma il governo britannico preoccupato dalle tensioni che la massiccia immigrazione

ebraica in Palestina avrebbe causato nei rapporti con gli arabi, vi si era sempre opposto.

D’altro canto anche se l’URSS rimase sempre ufficialmente ostile all’emigrazione ebraica,

sostenendo che occorreva estirpare il seme dell’antisemitismo e del fascismo e non scappare

dall’Europa, aveva di fatto concesso a decine di migliaia di ebrei di raggiungere la “loro patria”, e

contemporaneamente chiedeva in sede ONU che il Regno Unito ritirasse le proprie truppe dalla

Palestina.

Attraverso i canali diplomatici del Comintern intanto da un lato i rappresentanti dei partiti

comunisti ebrei palestinesi chiedevano all’Unione Sovietica di appoggiare la costituzione di due

Stati nazionali indipendenti, mentre i partiti comunisti arabi rifiutavano quest’ipotesi propendendo

verso l’idea di un singolo Stato in cui coesistessero i due popoli . 23

Il 28 aprile del 1947 nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite veniva discussa la Risoluzione

181 che prevedeva un piano di spartizione della Palestina in due Stati indipendenti l’uno arabo

l’atro ebraico. Stati Uniti e Gran Bretagna erano totalmente convinti che l’Unione Sovietica, visto

l’anti-semitismo latente e la posizione ufficiale che aveva assunto in merito, avrebbe certamente 24

avrebbe impedito l’approvazione della Risoluzione, ma al contrario, il rappresentante permanente di

Mosca alle Nazioni Unite, Andrei Gromyko pronunciava un discorso che coglieva letteralmente alla

sprovvista Washington e Londra. L’URSS afferma: «During the last war, the Jewish people

experienced exceptional sorrow and suffering. Without any exaggeration, [one can say] this sorrow

and suffering are indescribable. (…) Past experience, particularly during World War II, shows that

no Western European state was able to provide adequate assistance for the Jewish people in

defending its rights and its very existence from the violence of the Hitlerites and their allies. This is

an unpleasant fact, but unfortunately, like all other facts, it must be admitted. [This fact] ...explains

the aspirations of the Jews to establish their own state. It would be unjust not to take this into

Il gruppo arabo era capeggiato dalla Lega per la Liberazione Nazionale (LNL), vedi Rucker L., op. cit.23

In quegli anni infatti la stretta sui membri dell’EAK da parte del regime stalinista diventava sempre più intensa, fino 24

ad arrivare nel ‘48 allo scioglimento del Comitato e all’arresto dei sui membri. Non passarono indenni dalla repressione nemmeno le persone più vicine a Stalin, il 24 gennaio 1949 la moglie di Molotov, Polina S.Žemčužina veniva arresta con l’accusa di aver stretto rapporti con le organizzazioni sioniste e con l’ambasciatrice d’Israele Golda Maier; oltre che di essersi prestata a farsi portavoce delle richieste del’EAK. Vedi Salomoni A., op. cit., pp. 267 - 271. A tal Proposito sono anche interessanti la dichiarazione fatta dallo stesso Molotov «La Nostra dichiarazione sulla Palestina è stata accolta con molto favore dagli ebrei. Gli arabi invece sono delusi, anche se, dopo l’intervento di Gromyko alla sessione straordinaria, non speravano più che la nostra posizione potesse cambiare», in Mlečǐn L., “Perchè Stalin creò Israele”, Roma, 2008, p. 89.

�10

consideration and to deny the right of the Jewish people to realize this aspiration» , questa 25

decisione sembra sia stata presa da Molotov e Stalin solo negli ultimi giorni prima del voto a favore

del piano di partizione in due Stati nazionali distinti in territorio palestinese . 26

A questo punto l’Unione Sovietica diventa il più ardente supporter dello causa sionista, lasciando

gli Stati Uniti a dover fronteggiare l’opposizione ebraica interna che criticava la vicinanza di

Washington alle posizioni inglesi e la Gran Bretagna che doveva fronteggiare i ripetuti attacchi dei

gruppi terroristici e della guerriglia araba ed ebraica in Palestina, assumendo sempre più agli occhi

dei popoli mediorientali il ruolo di vecchia potenza coloniale e imperialista.

Dunque si stava realizzando quanto Maisky, Molotov e Stalin avevano immaginato, nonostante

decisione in Assemblea Generale costò ai sovietici la perdita di posizioni dei partiti comunisti

arabi , la creazione di uno Stato ebraico in Palestina avrebbe costituto un “fattore rivoluzionario 27

per i paesi mediorientali”. Infatti da un lato le posizioni di Regno Unito e Stati Uniti sarebbero

risultate anche grazie alla propaganda, come la chiara immagine delle contraddizioni capitaliste e

gli stati arabi che stavano lottando per l’indipendenza difficilmente si sarebbero alleate con gli

stessi paesi colonizzatori . Dall’altro lato i conflitti che sarebbero sorti tra paesi mediorientali e 28

Stato ebraico avrebbero accelerato, secondo la visione di Stalin, la rivoluzione socialista nei paesi

arabi e la transizione verso il regime comunista.

In ogni caso sosteneva il movimento sionista consentiva a Mosca di entrare nello scacchiere

mediorientale dal quale era assente dal 1917, attuando la sua strategia principale, ovvero quella di

dividere le potenze capitaliste e soprattutto d’indebolire la Gran Bretagna, diretto rivale geopolitico

ed ideologico dell’Unione Sovietica che in un solo anno perdeva due delle tre “perle” del suo

impero: l’India e la Palestina.

Dal giugno 1947 l’Haganah, ovvero il reparto armato della Jewish Agency contattò innanzitutto il

governo americano per l’acquisto del surplus di armi prodotte durante il secondo conflitto mondiale

Con queste parole il governo sovietico, smentendo quanto fino ad ora aveva dichiarato sulla necessità che gli europei 25

garantissero essi stessi la sicurezza dei propri cittadini ebraici, di fatto sancisce in modo ufficiale il diritto ma soprattutto la necessità che agli ebrei sia concesso di costituire uno Stato proprio in territorio palestinese. Vedi anche United Nations, Official Records of the First Special Session of the General Assembly, Vol I, 28 aprile-15 maggio 1947, pp. 127-135.

In merito vedi Mlečǐn L., op. cit., p.98.26

Il Partito Comunista Libanese passo da 12.000 a 3.500 membri, quello Siriano da 8.400 a 4.500, ma il prezzo più alto 27

fu pagato in Iraq dove i leader del Partito Comunista Iracheno furono arrestati e condannati a morte. vedi Rucker L., op. cit..

Vedi Shimonov R., “From Friends to Foes, the deterioration of Sovit-Israeli Relations in the Mid-20th century”, in 28

Jackson School Journal, Vol.2 n°1 2011.�11

da esportare in Palestina . Tuttavia quando nel novembre 1947 gli Stati Uniti e le Nazioni Unite 29

imposero l’embargo sulle armi verso la Palestina e i paesi confinanti, chiudendo le porte al

commercio americano, la Jewish Agency iniziò a contattare i governi dell’Europa orientale ed in

particolare la Cecoslovacchia, che inizialmente si rifiutò di vendere armi ai sionisti in quanto già

contrattava con i governi di Egitto e Siria. Tuttavia l’Unione Sovietica impose a Praga di fermare le

vendite ai governi arabi, permettendo all’Haganah di acquistare le armi cecoslovacche per un

valore totale di circa 22 milioni di dollari.

Lo Stato d’Israele che sarebbe nato 6 mesi dopo, acquistò in tutto 34.500 fucili P18, 5.515

mitragliatrici MG 34 con 10,000 munizioni da cintura, 10.000 baionette zv.24, 900 mitragliatori

pesanti zv.37, 500 pistole zv.27, 91.500.000 di cartucce 7,92x57mm, 15.000.000 di cartucce da

9mm, 375.000 cartucce da 13mm, 150.000 da 20mm e 375.000 da 7,65mm. Ma il governo d’Israele

acquisto anche 25 Avia S-199 e 61 Supermarine Spitfire Mk.IX, e proprio per la consegna di 23 Avia

S-199 fu organizzata una delle più spettacolari e famose operazioni d’acquisto, l’operazione Balak

attraverso cui si riuscì a trasportare in alcuni DC-3 e DC-4 i caccia smontati dall'aeroporto di Žatec

verso la Yugoslavia e da li verso Ekron in Palestina . 30

La scelta del governo sovietico di utilizzare proprio la Cecoslovacchia come Stato per commerciare

con l’Haganah, è dovuto a più fattori, innanzitutto era la regione europea a più alto tasso

d’industrializzazione, eredità dell’occupazione nazista ; in più come disse l’ambasciatore 31

israeliano a Praga, Moshe Yegar: “la Cecoslovacchia era il meno anti-semita tra i paesi del primo

dopoguerra”, per cui gli industriali cechi erano i più propensi a trattare affari i leader sionisti . 32

Ma l’assistenza dell’Unione Sovietica non fu solo nel commercio d’armi, Mosca s’impegnò anche

ad addestrare piloti e fanteria israeliana poiché i suoi ufficiali erano più che altro addestrati ad

azioni di guerriglia e non erano preparati a fronteggiare l’attacco di un esercito regolare.

Uno Stato è definito tale quando ha il monopolio dell’uso della forza ed esercita un potere di

governo effettivo sulla popolazione entro un determinato territorio. Alla fine del 1946 due terzi

Vedi Calhoun R.D., “Arming David: The Haganah’s Illegal Arms Procurement Network in the United States, 29

1945-1949”, in Journal of Palestine Studies, n°4 2007.

Cfr. Bialer U. e Tlamim M., “Top Hat, Tuxedo and Cannons: Israeli Foreign Policy from 1948 to 1956 as a Field of 30

Study”, in Israel Studies, Vol. 7 n°1 2002, pp. 1-80. In particolare per l’operazione Balak: http://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Balak. Vedi anche per un lista delle armi acquistate: http://en.wikipedia.org/wiki/Arms_shipments_from_Czechoslovakia_to_Israel_1947–1949

Vedi Dayan A., “The communist who saved the Jewish state”, in Haaretz, 9 maggio 2006. Tutte le armi, gli aerei e le 31

uniformi che gli israeliani acquisteranno, erano le versioni ceche delle armi aerei ed uniformi naziste, ad esempio lo stesso Avia S-199 non era altro che il frutto della delocalizzazione della produzione del Messerschmitt Bf-109 tedesco. Come vedremo nella Sezione II quest’elemento di continuità tra equipaggiamento nazista e israeliano caratterizzerà il processo di costituzione dell’IDF.

Vedi Frankovskà V., “The influence of Czechoslovakia on the Establishment of the State Israel”, 2008.32

�12

della popolazione che viveva in Palestina era di nazionalità araba, per la nascita e la sopravvivenza

di uno Stato ebraico era fondamentale l’immigrazione. Tra il 1946 e il 1948 i partiti comunisti

europei su pressione del Comintern fecero arrivare illegalmente sul territorio palestinese circa

31,500 ebrei sopravvissuti all’olocausto, mentre tra il 15 maggio ’48 e il 1951 il governo israeliano

rimuovendo ogni restrizione all’immigrazione negoziò con Romania, Polonia, Bulgaria,

Cecoslovacchia, Ungheria e Yugoslavia l’arrivo in Israele di circa 300.000 ebrei . L’Unione 33

Sovietica invece contribuì direttamente sul piano demografico sopportando l’espulsione o l’esilio di

circa 700.000 arabi palestinesi dai territori conquistati con la forza dall’esercito israeliano durante il

conflitto del 1948 . Tuttavia proprio la questione dell’emigrazione degli ebrei sovietici 34

rappresenterà uno dei punti di rottura nei rapporti tra URSS e Israele, infatti pur considerando la

stima più ottimistica del governo di Mosca, tra il 1945 e il 1955 solo a 500 (secondo le fonti

israeliane sarebbero in realtà solo 131) ebrei fu permesso di emigrare dall’Unione Sovietica verso la

Palestina.

A partire dal 1951 ci sarà un lento e costante deteriorarsi delle relazioni diplomatiche tra Mosca e

Israele che porteranno ad una rottura definitiva nel 1953 dopo la morte di Stalin. Il suo successore

Nikita Chruščëv darà infatti un nuovo corso alle relazioni internazionali sovietiche che si

avvicineranno progressivamente alle posizioni arabe in particolare del presidente dell’Egitto Abdul

Nasser, la vendita delle armi cecoslovacche alla “terra dei faraoni” del 1955 sarà proprio il simbolo

di questo cambio di rotta .35

Cfr. Pinkus B., op. cit., pp. 96-123.33

Nel dicembre 1948 l’Unione Sovietica votò contro la Risoluzione 194-III dell’Assemblea Generale delle Nazioni 34

Unite che chiedeva il rimpatrio di tutti i rifugiati arabi e il risarcimento da parte del governo israeliano per i danni da questi subiti durante al conflitto ad opera dell’IDF. Vedi in merito Assemblea Generale, Risoluzione A/RES/194(III) del 11 dicembre 1948 e in particolare anche, United Nations Bibliographic Information Sistem (UNBISNET) “Palestine - progress report of the United Nations Mediator : resolution / adopted by the General Assembly, A/PV.186”.

Vedi Laron G., “Cutting the Gordian Knot: The Post-WWII Egyptian Quest for Arms and the 1955 Czechoslovak 35

Arms Deal”, in Cold War International History Project Working Paper n°55. �13

La fine dell’alleanza sovietico-israeliana

Come illustrato nel paragrafo precedente le fine dei rapporti tra Stato ebraico e URSS saranno

graduali ma costanti, questa progressività è stata da un lato dovuta ad un susseguirsi di concause,

dall’altro il risultato di quella storica diffidenza, spesso naufragata in antisemitismo, del regime

sovietico verso le idee sioniste.

Al fine di comprendere meglio le ragioni di questo cambio di rotta nelle relazioni internazionali di

Mosca, occorre innanzitutto dividere le questioni interne all’Unione Sovietica riguardanti il

problema ebraico, dallo scacchiere internazionale. «We the Jewish Committee that represents Soviet

Jewry, cannot remain indifferent to what is happening, we are aware that British and Hitlerite

officers are assisting the Arab armies… We know that we are unable to define our relations with

Jewish state today. Some of the members of the (Israeli) government have not given us reason to

trust (them)» , questo è il comunicato che l’EAK inviava il 7 giugno 1948 al governo israeliano per 36

congratularsi della costituzione dello Stato d’Israele il 15 maggio, nell’uso di termini

come ...represents Soviet Jewry… risiedevano le ragioni della diffidenza dei sovietici verso gli ebrei

e verso il Comitato. L’EAK veniva infatti accusato di propagandare idee centrifughe dimostrando 37

l’ingratitudine del sionismo verso il sacrificio di 20 milioni di soldati dell’Armata Rossa contro il

nemico nazista ; le continue richieste di permessi degli ebrei sovietici, sempre negati, per recarsi in 38

Palestina e aiutare Israele nella guerra contro gli arabi rappresentavano proprio la prova più

lampante di questi sentimenti. Così la macchina della propaganda sovietica entrava in azione, in

quegli anni venivano ripubblicati i “Protocolli dei Savi di Sion” , utilizzati tra l’altro proprio dal 39

regime nazista per giustificare il genocidio di 6 milioni di ebrei, ma soprattutto ebbero pesanti

ripercussioni nelle relazioni tra Israele e URSS la vicenda “Doctors’ Plot”. Nove importanti dottori

ebrei sovietici furono accusati di cospirare con i servizi segreti occidentale e i movimenti

Vedi Pinkus B., op. cit., p. 113.36

In quegli anni Bakhmutsky, primo segretario distrettuale del Partito Comunista di Birobidzhan, riprendeva la vecchia 37

idea di trasformare la Birobidzhan da distretto, in una repubblica autonoma. Vedi Pinkus B., op. cit..

Cfr. Salomoni A., op. cit..38

I Protocolli dei Savi di Sion, furono pubblicati per la prima dalla polizia segreta zarista nel 1903, e tradotto in più 39

lingue durante gli anni 20’. Questi protocolli descrivevano un piano ebraico di dominio del mondo e a partire dal 1933 furono pubblicati ufficialmente dal regime nazista che ne impose l’adozione tra i testi scolastici; lo storico Norman Cohn ritene che proprio questi Protocolli furono usati come prima giustificazione dell'Olocausto. Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/The_Protocols_of_the_Elders_of_Zion.

�14

internazionali sionisti, per assassinare alcuni alti ufficiali sovietici , intanto sull’onda emotiva 40

provocata dal dilagare di questo sentimento antiebraico in URSS, l’11 febbraio fu lanciata una

bomba nei locali dell’ambasciata sovietica a Tel Aviv, provocando così la rottura di tutte le relazioni

diplomatiche tra i due paesi . 41

Dal Punto di vista internazionale, al contrario, le prime tensioni si hanno a partire dal ’49, in

particolare due furono gli eventi che caratterizzarono la fine dell'alleanza.

In primo luogo il 9 dicembre 1949 l’Unione Sovietica adottava una posizione più critica nei

confronti d’Israele votando in Assemblea Generale alle Nazioni Unite una Risoluzione per

l’internazionalizzazione della città di Gerusalemme, dichiarata unilateralmente, il 14 maggio del

1948, capitale dello Stato d’Israele. Agli occhi del governo ebraico, mentre Francia, Gran Bretagna

e Stati Uniti con la Dichiarazione Tripartita del 1950 di fatto riconoscevano e stabilivano il

mantenimento dello status quo nei territori della Palestina, le dichiarazioni di Mosca e le continue

frizioni soprattutto in merito ai permessi per i cittadini ebrei sovietici rappresentavano un segnale

d’allarme che minacciava quanto con il sangue ci si era conquistati meno d’anno prima. In secondo

luogo, la condanna dell’aggressione Nord Coreana e dell’appoggio sovietico alle truppe di Kim Il

Sung , segneranno l’abbandono definitivo “dell’Est” da parte di Tel Aviv. 42

I movimenti sionisti prima e lo Stato d’Israele poi, adottarono soprattutto tra il 1947 e il 1950 una

politica di “non identificazione” cercando sostegno sia ad Est che ad Ovest della cortina di ferro, 43

nonostante l’Unione Sovietica non avesse mai davvero appoggiato il progetto sionista, il fatto che

gran parte dei padri fondatori d’Israele fossero Russi o dell’Europa orientale e che il Partito

Comunista Israeliano, quello Marxista-Leninista di Mapam e quello dei lavoratori Mapai, fece

propendere i due paesi verso interessi reciproci . L’URSS poteva sfruttare questi partiti per 44

sottrarre posizioni alla Gran Bretagna, mentre Tel Aviv poteva sfruttare l’appoggio di una potenza

che non fosse allineata alle posizioni temporeggiatrici inglesi.

I partiti israeliani sui quale Mosca aveva una diretta influenza, Mapai in testa, erano soprattutto

votati dagli immigrati esuli della Shoah, quando questi flussi diminuirono e gli ebrei occidentali

Sulla Pravda del 13 gennaio 1953 la propaganda scriveva: «erano reclutati da una sezione operativa dei servizi segreti 40

americani l’organizzazione internazionale sionista borghese-nazionalista chiamata ‘Joint’» e «la sporca faccia delle spie sioniste è adesso completamente rivelata», in Shimonov R., op. cit..

Vedi Shlaim A., “Israel between East and West, 1948-56”, in International Journal of Middle East Studies, Vol.36 n°4, 41

2004, pp. 657-673.

Cfr. Shimonov R., op. cit..42

Vedi Shlaim A., op. cit..43

Vedi Vedi Pinkus B., op. cit..44

�15

guadagnavano sempre più posizioni in parlamento, l’Unione Sovietica vide perdere la sua unica

posizione in Medioriente, con Tel Aviv che abbandonava sempre più la sua “non identificazione”

avvicinandosi all’America di Eisenhower . 45

Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, la morte di Stalin e la successione di Chruščëv,

segnano un’inversione di tendenza nelle alleanze sovietiche. Il primo segretario del PCUS vedeva

infatti nelle proposte anglo-americane agli arabi di entrare a far parte del Middle East Command,

nel Patto di Baghdad del 1955 e nel patto di mutua difesa del 1955 tra Egitto e Siria, il tentativo di

bloccare ed accerchiare le posizioni sovietiche in Medioriente. In quest’ottica la vendita di armi agli

egiziani e in seguito ai siriani del 1955-56, rappresentava non solo un nuovo modo di vedere le

relazioni internazionali dell’Unione Sovietica da parte di Chruščëv rispetto al suo predecessore, ma

soprattutto un tentativo disperato per non dover lasciare al Blocco Occidentale una posizione

geostrategica ed energetica importante come l’area mediorientale .46

Idem45

Cfr. Shimonov R., op. cit..46

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Conclusioni

Il presente lavoro ha cercato di chiarire al meglio un aspetto poco noto della storia dello Stato

d’Israele, che ha rappresentato una geniale tattica diplomatica dell’URSS di Stalin. Al di là infatti di

constatazioni retoriche, le scelte sovietiche furono dettate, come quelle di ogni altro Stato

dell’epoca compresi gli stessi movimenti sionisti, da calcoli economici e politici al netto di ogni

ideologia. Stalin considerava gli ufficiali autori dei colpi di stato in Egitto e Siria, agenti americani,

nonostante la storia questo non l’abbia mai dimostrato, il fatto che le armi cecoslovacche-egiziane

fossero pagate dai finanziamenti americani che lo stesso Nasser aveva accettato, certo non

smentisce le tesi sugli “alleati arabi” di chi aveva riportato l’Unione Sovietica dopo 40 anni nello

scacchiere mediorientale.

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Sezione II

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L’esercito israeliano, Accademia della cittadinanza

Il presente lavoro è teso ad evidenziare le caratteristiche principali della “versione israeliana” di

esercito, ripercorrendo le tappe che hanno portato alla nascita dell’Israeli Defece Force (d’ora in

poi IDF), facendo particolare riferimento al periodo di massima criticità affrontato dall’IDF tra il

1948 e la fine degli anni 50’.

A partire dal Diciannovesimo secolo nelle società europee s’imponeva un modello d’istituto

militare c.d. dello Stato-Nazione in armi, per sfruttare la mobilitazione di massa conquistando la

lealtà dei cittadini. Nei secoli precedenti la guerra e gli eserciti erano aspetti estranei alla società,

composti infatti per la gran parte da mercenari, ma con il mutare delle condizioni politiche e sociali

gradualmente questi due elementi entrano a far parte della gestione civile della società. Stati come

la Repubblica Francese o la Prussia adottarono innanzitutto la leva obbligatoria, rendendo i propri

Stati nazioni in armi legarono poi i cittadini attorno ad un ideale comune, ossia all’uso della forza

armata per salvare l’esistenza della nazione . 47

A questo modello aderirono per anni anche gli insediamenti sionisti prima e lo Stato d’Israele poi,

vi era infatti la necessità non solo di proteggere in senso astratto la propria nazione, ma di

proteggere l’esistenza stessa di un’identità ebraica.

Proprio la componente difensiva insieme con la matrice sionista-socialista caratterizzano tutte le

istituzioni ebraiche, di cui la più importante sarà la House of Labour (HOL) , dai primi gruppi di 48

coloni che arrivarono in Palestina nella seconda metà dell’800 fino alla costituzione dell’IDF. Le

prime unità ebraiche di difesa si costituirono nell’Europa orientale per difendere i propri

concittadini dai pogrom, il gruppo più importate fu la Poale Zion (Operai di Sion) ; su queste basi 49

Cfr. Ben-Eliezer U., “Post-Modern Armies and the Question of Peace and War: The israeli defence in the “New 47

Times”, in International Journal of Middle East Studies, Cambridge University Press, Vol. 36 n°1, 2004, pp. 49-70. Vedi anche Finer. S.E., “La formazione dello Stato e della nazione in Europa: la funzione del «militare»”, in La formazione degli stati nazionali nell’Europa occidentale, nello specifico da p.135.

Il nome scelto per riunire in un unica istituzione i i vari gruppi dello Yishuv, vuole proprio denotare il carattere 48

socialista dell’organizzazione.

! Il Poale Zion fu istituito nella Russia zarista attorno al 1901 e costituiva il braccio armato del Socialist-Jewish 49Labour Party, di matrice Marxista-Leninista, negli anni seguenti venero creati partiti gemelli anche in Palestina, in America e in Europa orientale. Vedi in merito: http://en.m.wikipedia.org/wiki/Poale_Zion.

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nel 1909 in Palestina s’istituiva l’Hashomer , che doveva difendere i coloni dagli attacchi degli 50

arabi autoctoni . 51

L’Hashomer rappresenta una tappa importante nella storia dell’IDF poiché non aveva il solo

compito di difendere i coloni dagli attacchi, ma integrava anche le ideologie rivoluzionarie sioniste-

sovietiche all’organizzazione militare. Proprio per questo suo carattere politico si scontrò più volte

con l’HOL, fino a sciogliersi nel 1925. Nello stesso periodo i kibbutz mantenevano un sistema

indipendente di difesa, infatti dopo che nelle rivolte degli anni 20’ e 30’ l’Hashomer non era 52

riuscito a difendere efficacemente gli insediamenti, il Movimento dei Kibbutz Uniti aveva deciso di

fondare un’organizzazione stabile di difesa, l’Haganah . Il passo successivo nella difesa del 53

territorio fu la nascita delle Jewish Legions durante la prima guerra mondiale, questi gruppi

paramilitari supportavano lo sforzo bellico inglese sul fronte mediorientale per tentare di

conquistare dei “jolly” da spendere alla fine del conflitto e convincere il governo di Londra ad

assegnare come territorio del futuro Stato ebraico la Palestina. Le Legioni ebraiche erano divise in

più gruppi che avevano alle spalle diverse organizzazioni politiche, la più importante, che sarà

anche alla base del futuro esercito israeliano, fu la Jabotinsky, un gruppo del centrosinistra sionista,

che riuscì alla fine della guerra a influenzare le forze mandatarie al punto che le fu assegnato la

funzione di controllo della difesa britannica palestinese. Dopo le sanguinose rivolte del 1936-39,

all’interno dell’Haganah i militanti più reazionari si divisero in due gruppi l’Haganah B e il

movimento dei giovani di Jabotinsky, che insieme formarono un gruppo terrorista paramilitare

chiamato Igrun Zvai Leumi (tradotto: Organizzazione Militare Nazionale, OMN) . 54

L’Haganah, che l’HOL ricondurrà negli anni ‘30 all’interno delle sue file, sarà di fondamentale

importanza per la nascita dell’IDF, poiché a partire dal 1936 nelle sue fila si formeranno tutti gli

ufficiali del futuro esercito israeliano. Nel 1941 l’Haganah costituisce al suo interno un gruppo

d'élite formato da 4000 uomini, il Palmach , che sarà la prima unità ebraica formata 55

! L’organizzazione anch’essa d’ispirazione socialista avrà tra l’altro come fondatori membri del Poale Zion Party 50palestinese, per approfondimenti sul tipo di divise e di armamenti vedi: http://en.m.wikipedia.org/wiki/Hashomer.

Cfr. Perlmutter A., “The Israeli Army in Politics: The Persistence of the Civilian over the Miltary”, in World Politics, 51

Cambridge University Press, Vol. 20 n°4 1968, pp. 606-643.

Particolarmente violenti e premonitori di ciò che sarebbe successo nel 1948, furono le rivolte e gli atti terroristici 52

contro l’esercito britannico tra il 1936 e il 1939. Vedi Perlmutter A., op.cit., p. 613.

In merito al ruolo fondamentale svolto dall’Haganah vedi pagina 11.53

Cfr. Perlmutter A., op.cit.. In particolare l’Igrun sarà responsabile del famoso attentato del 22 giungo 1946 all’Hotel 54

King David di Gerusalemme, quartier generale del Mandato Britannico e del massacro dello Deir Yassin, il 9 aprile 1948, in cui morirono circa 700 civili palestinesi innocenti.

Per maggiori informazioni in merito: http://en.wikipedia.org/wiki/Palmach.55

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esclusivamente da militari di professione che prestavano servizio a tempo pieno e riusciranno nel

1948 a fronteggiare il primo attacco arabo nel Nord della Galilea e a Gerusalemme. Alle truppe di

Palmach fu anche ordinato dallo stesso Ben Gurion, di distruggere nel giugno del 1948 una nave, l’

“Altalena”, comandata dall’OMN nel porto di Tel Aviv; con questo ordine la Jewish Agency dava

un segnale forte e chiaro a tutti i movimenti paramilitari indipendenti che erano nati tra il ‘45 e il

’49, costituito lo Stato d’Israele, la difesa del territorio dipendeva d’ora in poi solo dal governo di

Tel Aviv.

Ben Gurion primo, Primo Ministro d’Israele d’accordo con Weizmann, primo Capo di Stato, nella

prima riunione del Parlamento, decisero di sciogliere l’Haganah e il Palmach e di far confluire le

sue forze nell’IDF che sarebbe stata retta da quei principi che più di 50 anni prima erano stati

codificati dall’HOL, ovvero costruire uno Stato socialista sulle base dei valori della fraternità,

coesione, uguaglianza, addestramento diretto da ufficiali e soprattutto subordinazione di un

comando militare unificato all’autorità civile. Lo Zahal , come è soprannominato in Israele l’IDF, 56

aveva infatti nella visione di Ben Gurion un ruolo fondamentale, a partire dal 1949 il piccolo Stato

ebraico doveva affrontare un’enorme quantità d’immigrati provenienti da diverse parti del mondo , 57

viene quindi istituita la leva obbligatoria e l’esercito deve svolgere un ruolo che nessuna istituzione

europea aveva fino a quel momento affrontato, deve infatti in pochi anni “creare” nuovi cittadini a

cui siano “inculcati”, valori e virtù spesso estranei alle culture d’origine. Per comprendere cosa

significava ciò, basta riflettere semplicemente su un problema di tipo tecnico che per quanto banale

possa oggi sembrare aveva allora un significato morale che pesava come un macigno; come

abbiamo visto precedentemente tra il 1947 e il 1950 l’Haganah prima e Zahal poi tratteranno

l’acquisto di armi e uniformi dalla Cecoslovacchia; riflettiamo dunque su cosa poteva significare

per un immigrato polacco o ungherese, appena sfuggito all’Olocausto vestire la stessa divisa e

tenere tra le mani lo stesso fucile, che meno di quattro anni prima avevano equipaggiato i suoi

aguzzini nazisti.

In virtù di quanto detto, appare quindi chiaro il ruolo fondamentale che l’IDF aveva nel

nazionalizzare praticamente un intero melting pot State, ma nonostante l’assunzione di grande

potere politico ed economico necessario per svolgere questi compiti, i militari assolveranno sempre

Zahal è l’abbreviazione popolare di Zva Ha-Haganah Le-Israel, letteralmente: “Esercito per la difesa d’Israele”, 56

anche in questo caso notiamo come persistente sia il concetto della difesa come necessità per la sopravvivenza tipica delle istituzioni israeliane.

Vedi in proposito tabella in Appendice, vediamo in particolare come la maggioranza degli immigrati tra gli anni 1948 57

e 1951 provengono da Asia (Iraq, Iran, Turchia, Yemen) ed Europa (Bulgaria, Ungheria e paesi satelliti URSS), è facile quindi immaginare differenze culturali ormai millenarie che si erano formate all’interno della nazionalità ebraica che ormai nel 1948 condivideva solo la religione.

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esclusivamente il ruolo di semplice strumento di nazionalizzazione, d’integrazione sociale e di

modernizzazione economica . Il servizio di leva veniva inquadrato come Accademia della 58

cittadinanza e per i militari s’istituirono scuole speciali con il compito di formare professionisti da 59

inquadrare nelle gerarchie dell’esercito e della politica, in particolare data l’eterogeneità degli

immigrati, di primaria importanza era l’insegnamento dell’ebraico ed in secondo luogo grande

spazio ebbe anche le unità di Nahal ovvero di militari contadini che proprio grazie all’istruzione

fornita dall’esercito diventavano agricoltori specializzati.

Una caratteristica peculiare dello Zahal era la convivenza tra potere militare e autorità civili, per

cui occorre considerare le particolari condizioni in cui Israele nasce, la sensazione di

accerchiamento e la necessità di doversi difendere con ogni mezzo per esistere, avrebbero dovuto 60

soprattutto nei primi anni di vita, far prevalere le scelte militari e l’influenza dei militari su ogni

altra istituzione, ma al contrario eccetto in talune situazioni, dove ci fu però un vuoto di potere

civile, l’IDF ha sempre avuto un ruolo subordinato e sussidiario alla società civile.

La stessa politica di difesa è stata sempre subordinata alle idee della società civile, fu lo stesso Ben

Gurion a stabilire il principio della necessaria e costante superiorità militare dell’IDF sugli eserciti

arabi, così come i punti fermi della politica estera rispetto al conflitto arabo israeliano furono

codificati dal Ministro della Difesa il Generale Moshe Dayan . Infatti nel Ministero della Difesa 61

erano confluiti tutti gli alti ufficiali dell’Haganah che avevano conservato la loro matrice socialista

e soprattutto il ruolo di subordinazione delle genti d’arme alla leadership politica; prerogative del

ministero erano la politica estera, le questioni di pace e di guerra e la nomina e promozione dei più

alti ufficiali. In questo modo Ben Gurion si assicurò la fedeltà personale della leadership civile e

militare di tutto l’apparato di difesa israeliano; gli alti ufficiali, intellettuali e finemente istruiti,

congedatisi dagli incarichi operativi confluivano nell’apparato burocratico dello Stato garantendo

così continuità all’idea della supremazia della società civile e tecnica sulla società militare. In

Vedi Seidman G., “From Nationalization to Privatization: The case of the Israeli Defence Forces”, Tel Aviv, 2008, in 58

particolare pp. 4-11.

! «The army must also serve as an educational and pioneering centre for Israeli youth – for both those born here and 59newcomers. It is the duty of the army to educate a pioneer generation, health in body and spirit, courageous and loyal, which will unite the broken tribes and Diasporas to prepare itself to fulfill the historical tasks of the State of Israel through self- realization» David Ben Gurion, in Seidman G., op.cit., p.6.

E’ la c.d. teoria dell’accerchiamento arabo vedi Perlmutter A., op.cit..60

La c.d. dottrina Dayan prevedeva 6 punti specifici alla base della nazionalizzazione dei giovani di leva: 1) l’intero 61

paese era una frontiera, 2) lo Stato d'Israele vive sotto l’ombra della distruzione imminente, 3) la politica araba d'infiltrazione è una tecnica di guerriglia contro Israele, 4) la politica d’Israele è trasformare gli armistizi in pace, 5) i fini dei raid militari punitivi contro gli arabi è quello di attirare l’attenzione delle grandi potenze sulla necessità di una pace, ed infine la più importante di tutte le regole 6) solo Zahal può difendere la sicurezza d’Israele. Cfr. in merito Perlmutter A., po.cit.. Va in oltre ricordato che il generale Dayan fu anche un comandante di compagnia del Palmach.

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questo senso infatti Israele adotta un modello tutto suo di nazione in armi, contrariamente all’Italia

post unificata o alla Francia monarchica-repubblicana-imperiale, non c’è la necessità di far

riassorbire il popolo in armi entro un esercito , poiché l’alta scolarizzazione e la nazionalizzazione 62

che il servizio di leva obbligatorio per uomini e donne garantisce, permette alla politica di 63

spiegare e non d’imporre le scelte alla nazione.

A partire dal 1953, con il progressivo allontanamento d’Israele dall’Unione sovietica e l’arrivo di

Nasser al potere in Egitto, si consumerà una lotta di potere tra l’Alto Comando dell’IDF e Ministero

della Difesa, il così detto Affare Lavon. Con la perdita di seggi in parlamento del partito Mapai , il 64

Movimento dei Kibbutz Uniti e gli alti ufficiali dell’Haganah rivendicando la loro matrice

socialista-marxista, criticarono le posizioni di Ben Gurion, allora Ministro della Difesa,

accusandolo di eccessiva burocratizzazione dell’apparato statale e di aver tradito le idee

rivoluzionarie tanto care ai coloni sionisti, costringendo così uno dei padri fondatori d’Israele alle

dimissioni. Al suo posto fu nominato Phinas Lavon, ritenuto uomo di fiducia del Mapai-Histadrut.

A questo punto i generali Dayan e Peres avendo mani libere fecero pressioni affinché prevalesse nel

governo la necessità di riarmare l’esercito e di cedere all’Alto Comando dell’IDF pieni poteri in

capo economico e finanziario, ritornando ad effettuare raid in territorio palestinese in preparazione

di un “secondo turno” di ostilità. Tuttavia le politiche del nuovo ministro furono giudicate

eccessivamente legate alle idee di Ben Gurion e l’inchiesta che istituì dopo il fallimento di diverse

operazioni di spionaggio e sabotaggio in Egitto e Siria nel 1954, fece perdere al ministro l’appoggio

dell’IDF. L’alto comando infatti accuserà Lavon di essere responsabile del fallimento di “Fiasco” 65

e di aver istituito la commissione d’inchiesta per insabbiare le sue responsabilità scaricando

attraverso l’uso di prove false tutte le colpe sull’esercito; ciò segnerà il punto più basso delle

relazioni tra civili e militari, tuttavia quando una seconda commissione d'intellettuali dell‘Università

Ebraica di Gerusalemme scagionerà Lavon da ogni colpa, il “conflitto” si risolverà a favore della

società civile con il prevalere della visione benguriana sul ruolo dell’esercito . 66

In particolare sul caso italiano vedi Mondini M.,“La nazione di Marte, Esercito e nation building nell’Italia unita”, in 62

particolare p.239, e anche “Militarismo e militarizzazione. Modelli nazionali nel rapporto tra armi e politica nell’Europa contemporanea”, e Del Negro P., “Militarizzazione e nazionalizzazione nella storia d’Italia”.

I ruoli che si assegneranno alle donne nell’IDF sarà rivoluzionario per quegli anni e influenzerà profondamente la 63

questione della parità dei sessi nella società israeliana, vedi Seidman G., op.cit., p. 8.

Alle elezioni del 1959 il partito Mapai avrebbe dimezzato i suoi voti.64

Così soprannominata per sottolineare il totale fallimento di tutte le operazioni pianificate.65

Cfr. Perlmutter A., op.cit..66

�24

Dopo il secondo conflitto arabo israeliano del 1956 infatti le posizioni degli ufficiali anziani furono

progressivamente soppiantate dall’opera di nazionalizzazione fatta negli anni precedenti sulle nuove

leve di ufficiali.

E’ tipico che nelle “nuove nazioni” l’esercito non avendo fiducia nella politica poiché ritenuta

corrotta tenti di prendere il potere sentendosi custode dello spirito nazionale, tuttavia ciò non

avviene in Israele a causa della sua peculiare storia; la comune matrice socialista, lo sviluppo di

classe politica e militare entro le medesime organizzazioni e con i medesimi ideali e la

depoliticizzazione dell’esercito, hanno fatto sì che l’IDF si sia sempre volontariamente affidata al

potere civile rimettendo in esso tutti i poteri . Le condizioni che devono esistere perché uno stato 67

diventi di tipo pretoriano sono: 1) una preminenza della cultura militare su quella civile, 2) un basso

livello d’istituzionalizzazione politica con un conseguente basso livello di sostegno alle strutture

politiche, 3) un’inefficienza o insistenza di partiti politici, 4) la mancanza di fini ed ideologie

comuni, 5) un livello basso o in declino di professionalismo; tutte condizioni assenti nella società

israeliana.

In questo senso l’esperienza di Palmach ha avuto un ruolo essenziale, poiché la separazione della

carriera militare da quella politica, il ricambio continuo di ufficiali al comando e l’alta

scolarizzazione hanno facilitato l’allontanamento dalle idee rivoluzionarie socialiste dei movimenti

dei primi coloni e dal populismo , ciò che al contrario non avvenne in Egitto e in Siria dove la 68

politica si arrende al potere militare e l’esercito diventa l’unica istituzione che merita rispetto e che

permette una “scalata” sociale.

In proposito vedi anche Levy Y. Lomsky-Feder E. e Harel N.,”From “Obligatory Militarism” to “Contractual 67

Militarism” - Competing Models of Citisenship”, in Israel Studies, Vol.12 n°1 2007, pp. 129-134, è infatti interessante il concetto di “materialist militarism” e di “convertibility”.

A supporto di quanto detto basti pensare che uno dei membri più illustri del Palmach fu Yitzhak Rabin, il leader 68

laburista israeliano autore degli accordi di pace di Oslo nel 1994 e insignito del premio nobel par la pace nello stesso anno.

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Bibliografia

Ben-Eliezer U., “Post-Modern Armies and the Question of Peace and War: The israeli defence in

the “New Times””, in International Journal of Middle East Studies, Cambridge University Press,

Vol. 36 n°1, 2004.

Del Negro P., “Militarizzazione e nazionalizzazione nella storia d’Italia”.

Levy Y. Lomsky-Feder E. e Harel N.,”From “Obligatory Militarism” to “Contractual Militarism” -

Competing Models of Citisenship”, in Israel Studies, Vol.12 n°1 2007.

Mondini M., “La nazione di Marte, Esercito e nation building nell’Italia unita”.

Mondini M., “Militarismo e militarizzazione. Modelli nazionali nel rapporto tra armi e politica

nell’Europa contemporanea”.

Perlmutter A., “The Israeli Army in Politics: The Persistence of the Civilian over the Miltary”, in

World Politics, Cambridge University Press, Vol. 20 n°4 1968.

Seidman G., “From Nationalization to Privatization: The case of the Israeli Defence Forces”, Tel

Aviv, 2008, in particolare pp. 4-11.

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CBS, STATISTICAL ABSTRACT OF ISRAEL 2012 למ''ס, שנתון סטטיסטי לישראל 2012

לפי תקופת עלייה, עולים(1),ארץ לידה וארץ מגורים אחרונה

IMMIGRANTS(1), BY PERIOD OF IMMIGRATION, COUNTRY OF BIRTH AND LAST COUNTRY OF RESIDENCE

Period of immigration תקופת עלייה15 V

2011 2011 2010 2000- 1990- 1980- 1972- 1961- 1952- 1948-2009 1999 1989 1979 1971 1960 1951

ארץמגוריםאחרונה COUNTRY OF BIRTH ארץ לידה

LASTCOUNTRY OF RESI- DENCE

GRAND TOTAL 16,892 16,892 16,633 268,274 956,319 153,833 267,580 427,828 297,138 687,624 סך כוללAsia - total 1,104 786 970 30,434 61,305 14,433 19,456 56,208 37,119 237,704 אסיה - סך הכל Iran 46 60 52 1,734 . . 8,487 9,550 19,502 15,699 21,910 אירן Afghanistan - - . . 14 . . 57 132 516 1,106 2,303 אפגניסטן India(2) 41 49 58 1,225 1,717 1,539 3,497 13,110 5,380 2,176 הודו(2) Turkey 104 108 134 911 1,095 2,088 3,118 14,073 6,871 34,547 טורקייה Israel - 201 254 1,389 954 288 507 1,021 868 411 ישראל Lebanon . . 5 . . 41 . . 179 564 2,208 846 235 לבנון Syria - . . 4 37 . . 995 842 3,121 1,870 2,678 סוריה China 6 8 4 92 192 78 43 96 217 504 סין Iraq - . . 5 214 . . 111 939 3,509 2,989 123,371 עירק Yemen(3) 17 17 13 106 . . 17 51 1,066 1,170 48,315 תימן(3) Other countries(4) 17 22 30 200 7,362 594 213 349 103 1,254 ארצות אחרות(4) USSR (former) 871 313 412 24,471 49,524 בריה"מ (לשעבר) Asian republics רפוב' אסיאניות Thereof: מזה: Uzbekistan 270 96 131 8,686 15,973 אוזבקיסטן Georgia 187 45 119 3,647 7,609 גאורגיהAfrica - total 2,934 3,476 2,557 35,762 48,558 28,664 19,273 164,885 143,485 93,282 אפריקה - סך הכל Algeria . . 167 186 1,996 1,317 1,830 2,137 12,857 3,433 3,810 אלג'יריה Ethiopia 2,666 2,666 1,652 27,441 39,651 16,965 306 98 59 10 אתיופיה South Africa 174 202 266 1,792 2,918 3,575 5,604 3,783 774 666 דרום אפריקה Lybia - 5 5 37 . . 66 219 2,466 2,079 30,972 לוב Egypt, Sudan . . 14 26 166 176 352 535 2,963 17,521 16,024 מצרים, סודן Morocco 40 193 223 2,286 2,623 3,809 7,780 130,507 95,945 28,263 מרוקו Tunisia 46 210 186 1,925 1,251 1,942 2,148 11,566 23,569 13,293 תוניסיה Other countries(4) 4 19 13 119 888 125 544 645 105 244 ארצות אחרות(4)Europe - total 9,286 9,457 9,465 163,213 812,079 70,898 183,419 162,070 106,305 332,802 אירופה - סך הכל Austria 19 15 27 171 317 356 595 1,021 610 2,632 אוסטרייה Italy 94 87 92 356 595 510 713 940 414 1,305 איטליה Nordic countries(5) 35 36 39 332 1,071 1,178 903 886 131 85 ארצות צפוניות(5) Bulgaria 33 33 27 640 3,673 180 118 794 1,680 37,260 בולגריה Belgium 175 137 169 865 891 788 847 1,112 394 291 בלגיה USSR (former) 6,354 7,045 6,746 137,702 772,239 29,754 137,134 29,376 13,743 8,163 בריה"מ (לשעבר) European repub- רפוב' אירופאיות lics and n.s. ובצ"נ Thereof: מזה: Ukraine 2,051 671 563 49,498 114,406 אוקראינה Russian Federation 3,678 910 790 49,650 91,756 רוסיה Germany 97 75 116 1,037 2,150 1,759 2,080 3,175 1,386 8,210 גרמניה Netherlands 40 47 43 393 926 1,239 1,170 1,470 646 1,077 הולנד Hungary 128 134 105 918 2,150 1,005 1,100 2,601 9,819 14,324 הונגריה Yugoslavia 8 8 11 294 1,894 140 126 322 320 7,661 יוגוסלביה (former)(6) (לשעבר)(6) Greece 8 6 4 50 121 147 326 514 676 2,131 יוון United 485 400 523 3,735 4,851 7,098 6,171 6,461 1,448 1,907 הממלכה Kingdom המאוחדת

4.4

- 235 - IMMIGRATION עלייה והגירה

Appendice

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