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1 INDICE NOTA SUI CRITERI DI TRADUZIONE/TRASLITTERAZIONE 2 INTRODUZIONE 3 1. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ, UN LETTERATO ARABO SINGOLARE 6 1.1 Alcune notizie biografiche 8 1.2 Il contesto letterario arabo del XX secolo 11 1.3 ʻĪsā an-Nāʻūrī, uno scrittore impegnato e prolifico 12 1.4 ʻĪsā an-ʻūrī e il rapporto privilegiato con l’Italia 14 2. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ E IL MOVIMENTO LETTERARIO GIORDANO 18 2.1 La Giordania tra problemi d’istruzione e di autoespressione 18 2.2 Il movimento letterario giordano 19 2.3 L’esperienza della rivista al-Qalam al-Ğadīd 21 2.4 Il contributo di ʻĪsā an-Nāʻūrī tra cultura e critica letteraria 23 2.5 ʻĪsā an-Nāʻūrī e il campo inesplorato della traduzione 27 3. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ E LA QUESTIONE PALESTINESE 29 3.1 Un difficile momento storico 30 3.2 Gli effetti della Nakba sul movimento poetico 32 3.3 Gli effetti della Nakba sul genere del racconto breve 35 3.4 ʻĪsā an-Nāʻūrī e la trilogia incompiuta 36 CONCLUSIONI 41 RINGRAZIAMENTI 42 BIBLIOGRAFIA 44

Il caso Isa An-Nauri: l’uomo, le opere e l’eredità letteraria

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1

INDICE

NOTA SUI CRITERI DI TRADUZIONE/TRASLITTERAZIONE 2

INTRODUZIONE 3

1. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ, UN LETTERATO ARABO SINGOLARE 6

1.1 Alcune notizie biografiche 8

1.2 Il contesto letterario arabo del XX secolo 11

1.3 ʻĪsā an-Nāʻūrī, uno scrittore impegnato e prolifico 12

1.4 ʻĪsā an-Nāʻūrī e il rapporto privilegiato con l’Italia 14

2. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ E IL MOVIMENTO LETTERARIO GIORDANO 18

2.1 La Giordania tra problemi d’istruzione e di autoespressione 18

2.2 Il movimento letterario giordano 19

2.3 L’esperienza della rivista al-Qalam al-Ğadīd 21

2.4 Il contributo di ʻĪsā an-Nāʻūrī tra cultura e critica letteraria 23

2.5 ʻĪsā an-Nāʻūrī e il campo inesplorato della traduzione 27

3. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ E LA QUESTIONE PALESTINESE 29

3.1 Un difficile momento storico 30

3.2 Gli effetti della Nakba sul movimento poetico 32

3.3 Gli effetti della Nakba sul genere del racconto breve 35

3.4 ʻĪsā an-Nāʻūrī e la trilogia incompiuta 36

CONCLUSIONI 41

RINGRAZIAMENTI 42

BIBLIOGRAFIA 44

2

3

NOTA SUI CRITERI DI TRADUZIONE/TRASLITTERAZIONE

Ho optato per il sistema di traslitterazione scientifico internazionale stabilito

dall’Organizzazione Mondiale per la Normazione, i.e. ISO 233, nonostante non faci-

liti la lettura e la riconoscibilità dei nomi a un pubblico non specialistico ho ritenuto

importante utilizzare un metodo il più possibile rigoroso.

Per i luoghi geografici si è adottata la grafia correntemente utilizzata in italiano.

Tuttavia, per quei nomi a cui non si è potuto risalire alla dicitura italiana per la loro

ridotta importanza geografica si è utilizzato anche qui la traslitterazione scientifica.

I titoli dei libri e dei giornali sono stati tradotti in italiano da me, anche se accom-

pagnati dal nome arabo traslitterato, e non scritti in lettere arabe, per motivi grafici

d’impaginazione. Mentre, per quanto riguarda le citazioni da testi in lingua araba si è

preferito citare il testo in lingua e riproporne la sua traduzione nelle note, così che un

pubblico arabista potesse godere del testo originario tanto quanto un pubblico non

specialistico delle note.

In fine, nella bibliografia, data la considerevole quantità di testi in lingua araba e

la limitata fruizione derivante dall’utilizzo del sistema ISO 233, ho deciso di riporta-

re il nome dell’opera in tre modi differenti, nello specifico in lingua araba, traslittera-

to e tradotto in lingua italiana.

4

INTRODUZIONE

La letteratura araba è ancora scarsamente conosciuta dai lettori occidentali, nono-

stante l’ampia conoscenza di molti si potrà presto intuire che gli unici scrittori arabi

che si ricordano, all’interno di un pubblico non specialistico, sono pochissimi e ri-

stretti quasi sempre a quei pilastri la cui produzione letteraria si riscoprì degna di

premi Nobel, come il caso di Naguib Mahfuz. Inoltre, non è di secondaria importan-

za sottolineare la mancanza di un numero adeguato di traduttori per una lingua dalla

letteratura così cospicua, cosa che non ha certamente giovato alla sua diffusione.

L’obiettivo che ci si è dunque posti nella stesura di questo elaborato è stato quello

di far conoscere al pubblico italiano la figura di uno di quelli scrittori pochi noti del

panorama letterario arabo e non ancora avvicinato da alcun traduttore in lingua ita-

liana, ovvero ʻĪsā an-Nāʻūrī. Recentemente rivalutato e tema centrale di conferenze e

convegni in Giordania, diversi critici e molti dei nostri scrittori, orientalisti e arabisti

del secolo scorso hanno sottolineato la sua importanza e singolarità all’interno del

panorama letterario arabo.

La scelta è ricaduta su questo intellettuale per diversi motivi. In primo luogo è

fondamentale citare l’esperienza diretta e la stretta amicizia che lo hanno legato alla

cultura italiana e all’Italia in generale. Fu uno dei pochissimi scrittori arabi a cono-

scere la nostra lingua, la nostra letteratura e molti dei nostri letterati e accademici più

importanti. Mosse i primi passi per approfondire una reciproca conoscenza fra la

sponda Sud e Nord del Mediterraneo, noto fra gli arabisti occidentali e fra gli arabi

per le sue conferenze e le sue divulgazioni.

In secondo luogo, esiste pochissimo materiale in lingua italiana su di lui, e quel

poco che c’è descrive solamente la sua vita e ne elenca i successi. Malgrado l’iniziale

difficoltà è stato un grande stimolo l’adoperare direttamente fonti e materiale in lin-

gua araba. Capitandomi tra le mani un suo libro di poesie ne ho voluta tradurre una

per ogni capitolo, che avesse un argomento coerente con ciò di cui si sarebbe parlato

nelle pagine seguenti, in modo tale da avere una testimonianza diretta e specifica del-

la sua arte all’interno di un lavoro omnicomprensivo su di lui, i suoi lavori e la sua

eredità letteraria.

In ultimo luogo, non meno importante, ha giocato un fattore fondamentale il fatto

che questo autore fosse giordano, nutro, infatti, un profondo legame con quella terra

e durante i miei anni universitari la mia esperienza di studio e di vita in Giordania si

5

è dimostrata di basilare importanza per mio arricchimento sia interiore che accade-

mico. Non c’è soddisfazione più grande nello studiare una lingua se non quella di in-

contrare una persona che in questa è madrelingua e che si sta cimentando nella tua, e

ʻĪsā an-Nāʻūrī è stato uno di questi.

Il presente lavoro si propone di approfondire il ruolo e le opere di ʻĪsā an-Nāʻūrī

per un pubblico italiano, a fronte di un importanza evidente del suo operato che non è

ancora stata trattata in altri lavori nella nostra lingua. Attraverso l’utilizzo di testi in

lingua araba e la traduzione di alcuni estratti delle sue opere, delineerò le sue capaci-

tà letterarie e metterò in evidenza il ruolo fondamentale che ha avuto in patria e

all’estero. La struttura dell’elaborato si divide in tre capitoli centrali seguiti da una

conclusione in cui si evidenziano i campi e i libri di questo scrittore che si aprono per

nuove e future ricerche, e che non si è potuto trattare in questa sede per la sproposita-

ta estensione.

Il primo capitolo espone un quadro generale della vita, la sua infanzia, gli avve-

nimenti che lo hanno segnato e i suoi lavori, contestualizzati all’interno del panorama

storico e letterario del tempo. È in questa sezione che si tratterà approfonditamente

del suo particolare rapporto con l’Italia, dei motivi per cui sia da considerarsi uno dei

maggiori ponti culturali fra le nostre culture e dei suoi sforzi notevoli nella divulga-

zione e nella traduzione dall’italiano all’arabo. Dobbiamo infatti a questo letterato se

al giorno d’oggi troviamo in diverse città del Vicino Oriente centri culturali di lingua

italiana, come il Dante Alighieri di Amman. Il suo lavoro rese permeabile le univer-

sità alla nostra lingua e tramite i loro nuovi corsi diede inizio a diverse generazioni di

studenti laureati in lingua e letteratura italiana.

Nel secondo capitolo si affronterà la figura di an-Nāʻūrī come poeta e scrittore

all’interno del più ampio movimento letterario giordano, mettendone in evidenza il

suo fondamentale contributo per la nascita e lo sviluppo. Si riassumerà la sua breve

esperienza editoriale, la sua teoria riguardante la critica letteraria e i primi passi verso

il mondo della traduzione, allora pratica ancora inesplorata.

In fine, nel terzo capitolo si analizzeranno le opere di an-Nāʻūrī che hanno come

cornice la questione palestinese, riassumendo brevemente il periodo storico e gli av-

venimenti salienti, si ripercorrerà il dramma della Nakba che lo ha toccato personal-

mente da vicino e il cambiamento nel suo impegno nella scrittura dopo questo even-

to. Inoltre, si esamineranno i vari filoni letterari scaturiti dalla débâcle araba e a qua-

le di questi il nostro amico abbia aderito.

6

Fu tra i pochi intellettuali giordani ad essere conosciuto all’estero e ricevette più

onorificenze presso paesi stranieri che presso il suo, spero vivamente attraverso que-

sto modesto elaborato che gli si possa accreditare un ulteriore riconoscimento presso

un pubblico maggiore.

7

1. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ, UN LETTERATO ARABO SINGOLARE

ديــجــدي مــول

صــى ولــ)الأي(ــانــثــالد الــيــد مــيــة عــبــاســنــمــر: بــغــدي ال

ي يــولــدرج حــار يــاأ

م ذاك ع دد؟ــجــري تــمــاأ

يــنــبا اــك يــامــغــوذا ب

م ال رد؟ــغــزار يــهــاأ

اــهــتــحــت ــرة فــا زهــي

يــنــيــعــاة لــيــحــد الــي

هاــيــن فــســحــر والــطــعــال

ة الــســم .نــديــوالــر

عــيــدء ربــاك بــامــع

حأيــيــى ربــلــا

أعــنــع وا

دوــبــك تــحــضــن تــيــوح

ع ــضــتــوردة تــك و

راك ق اــيــحــتــي فــربــاأ

يــالــيــي خــي فــتــولــفــط

ح .يــوالــخــيَّ الــنــى ســلــاأ

ســان داــيــر وئــيــي اأ

يــواتــطــة خــلــيــقــث

8

ن اــفــيــفــو خــطــخــت تــواأ

.اةــيــحــق الــريــى طــلــع

ري ــمــرك عــمــعــدى لــف

يــنــب مــلــقــة الــبــا حــي

يــصــقــك تــنــة مــمــســبــف

ق ي!ــنــي عــومــمــى هــســاأ

Mio figlio Mağdī

(A mio figlio, il più piccolo, per il suo secondo compleanno)

Maggio si sta avvicinando pian piano

o è la mia vita che si ripete?

Figlio mio, questo è il verso del cervo

o è l’usignolo che cinguetta?

O fiore sbocciatosi

sotto i miei occhi per mano della vita,

hai in te il profumo e la bellezza,

gioia di due genitori.

I tuoi due anni sono l’inizio della primavera,

la più dolce e fiorente delle primavere,

quando ridi sembri

una rosa che profuma.

Ti vedo vicino a me e mi fai rivivere

la mia infanzia nella mia immaginazione,

più dolce della mia anziana età.

Mentre io cammino lentamente

con passi pesanti,

tu percorri agilmente

la strada della vita.

La mia vita si sacrifica per la tua,

mia amata creatura,

un suono tuo allontana da me

le mie inquietudini più forti!1

1 ʻĪsā an-Nāʻūrī, ʼAnāšīd ʼUḫrā, munšawrāt dāʼira aṯ-ṯaqāfa al-funūn, Amman 1983, p. 44.

9

1.1 Alcune notizie biografiche

ʻĪsā an-Nāʻūrī nacque nel villaggio di Fuḥaīṣ a nord-ovest di Amman nel 1918 da

una famiglia cristiana povera e visse un’infanzia dura. Quando compì undici anni la

sua famiglia lo mandò a studiare al seminario patriarcale latino di Gerusalemme, do-

ve, fra altre cose, venne iniziato allo studio della lingua italiana. Fu in questa scuola

che si rivelarono per la prima volta le sue abilità letterarie, iniziò a comporre poesie e

a fare semplici traduzioni dalla lingua inglese. Ma il suo animo non sopportava le li-

mitazioni della scuola cattolica e la rigidità del suo sistema. Per questi motivi

l’abbandonò dopo soli quattro anni e si imbatté in un periodo difficile della sua vita,

diviso fra Palestina occupata dalla Gran Bretagna e l’allora Emirato di Transgiorda-

nia, durante il quale fu sul punto di perdere la vita più volte, come racconta lui stesso

nell’interessante libro aš-Šarīṭa al-ʼAsūad (“Il nastro nero”):

ــم الــصــخــر ن يــحــط ر عــلــيــه فــي طــراوة الــســن اأ نـــا إنــســان قــد ،اأــت ال ا ــمــهــنــرج مــخــتــســي يــكــل ،اــمــدهــه وحــديــيــد بــديــحــويــفــت

كــا يــمأيــم مــس...وكــبــلــا يــرب ومــشــا يــل ومــا ي ــرت بــبــام عــن اأ

لــســتــمــا الــهــيــفدت ــســذه حــي هــتــلــرحــي مــف نــيــو أم ل ــهــن ل

2.ونــوعــجــي

E in questo modo descrive la sua vita mentre lavorava ogni giorno in un ristorante

di Gerusalemme per cercare di mantenersi dopo aver lasciato gli studi:

ســنــك شــجــفــل الــبــظ قــقــيــتــت اأأي ــري فــجــحــم الــحــفــل الــعــر ل

هــث ،ولذــفــن الــوع مــنــصــمــر الــيــبــكــرن الــفــال اي ــشــيء الــم اأ

ك ،رةــيــبــل كــلــي حــوة فــهــقــوال مــنــواأ رض و اأأل ــبــا قــهــحــســس ال

ن ي غ ،خــبــطــمــي الــار فــهــنــل الــمــداأ عــبــاأ ون ــحــصــل الــســواأ

2 “Sono stato predestinato da Dio a frantumare la roccia durante i miei anni più fragili, a sbriciolare il

ferro con le mie nude mani per estrarne ciò di cui mangiare, bere, vestirmi…e ho trascorso tanti giorni

nel corso della mia vita ad invidiare i mendicanti perché loro non erano affamati”. ʻĪsā an-Nāʻūrī,

Muḫtārāt min ʼAdab ʻĪsā al-Nāʻūrī, dār al-kanadī lil-nashr wa-al-tawzī, Irbid 2002 ,p. 597.

10

قــلــحــوالأق ،داحــل وال والــبــطــاطــا والــجــزر ل ــصــبــر الــش ــواأ

مــنــهــا وجــبــتــاأ.وغــيــرهــا لــكــي تــهــيــا

3

An-Nāʻūrī utilizzava il suo tempo libero nei suoi primi lavori e al ristorante per

leggere tutto quello che gli capitava tra le mani, dai libri alle riviste, e succedeva

spesso che i suoi colleghi di lavoro lo deridessero senza preoccuparsene, come lui

stesso racconta:

قــول ،رــجــحــى والــصــحــوك والــســال ىــلــت عــفــزح ن ــنــم اأأط ل

مــريــطــال ســنــوك ،ةــحــي واضــامــق اأ ر ــبــي صــر فــيــت اأ

ن ،دةــيــوحــي الــتــزيــعــت تــانــو ك ،مــيــمــصــوت شــواأ ق ــريــق طــا اأ

ى ــلــر عــيــســالــًا بــيــراض ،رارةــل مــكــض بــيــضــحــن الــم

نــه ،وكــشــة والــبــهــتــلــمــر الــيــامــســمــال نــقــت واثــنــي كــنــو اأ ي ــنــًا اأ

حــسأ4دارة.ــل جــكــة بــمــريــكــي الــتــيــانــســق إنــقــا

ʻĪsā an-Nāʻūrī passò dal lavoro nei ristoranti ad un lavoro nella pubblica istruzio-

ne, divenne insegnante di Lingua e Letteratura Araba in alcune istituzioni cattoliche,

tra cui la scuola Barām Allah e la scuola Terrasancta dei frati francescani di Gerusa-

lemme.

La sua figura iniziò a innalzarsi in un mondo diverso da quello passato, prese a

frequentare gli scrittori palestinesi e a trarre vantaggio dal suo rapporto con gli intel-

lettuali, ma queste relazioni non durarono a lungo. In poco tempo sopraggiunse la

Nakba e an-Nāʻūrī si ritrovò ad essere un profugo insieme a tutti i rifugiati palestine-

si, costretto a fuggire nel Regno di Transgiordania, così denominato dopo

l’indipendenza dalla Gran Bretagna alla fine della seconda guerra mondiale, che dal

3 “Mi svegliavo prima dell’alba per accendere le braci del forno grande in acciaio, poi preparavo il tè e

il caffè in grosse marmitte, spazzavo e lucidavo per terra prima di iniziare il lavoro da fornaio, lavavo

le stoglie, le pentole e i bicchieri, sbucciavo e preparavo le cipolle, le patate, le carote e altra verdura,

poi indossavo la divisa da lavoro”. Ibid., p. 605. 4 “Mi muovevo sulle spine e sulle pietre, ma non mi scoraggiavo perché la strada davanti a me era

chiara e io camminavo con pazienza e risolutezza. Attraversavo una strada alle pendici di un monte di

amarezza, contento di camminare sui chiodi infiammati e sulle spine, ero fiducioso di realizzare ciò

che meritavo dalla mia vita generosa”. Ibid., p. 547.

11

1949 verrà chiamata Giordania, dopo il referendum voluto dal sovrano Abdullah I,

dove la sua vita e il suo entusiasmo lo fecero diventare amico intimo degli scrittori e

dei letterati locali.

Qui successivamente divenne insegnante di lingua e letteratura araba presso le

scuole cattoliche di Amman. Dopo essere stato per tre anni segretario e ispettore del-

le scuole dell’Unione Cattolica di Giordania, nel 1954 venne chiamato a ricoprire la

carica di segretario della Commissione per l’arabizzazione, la traduzione e la pubbli-

cazione presso il Ministero della Pubblica Istruzione giordano. Lavorò in questo ruo-

lo inizialmente come corrispondente per il ministero, ma dopo che gli furono ricono-

sciute importanti capacità letterarie venne mandato in Italia per sei mesi con una de-

legazione, a spese dell’UNESCO, nel 1964.

Sfruttò questo tempo per migliorare la sua conoscenza della lingua italiana e per

studiare la letteratura italiana moderna e gli scrittori contemporanei. Si cimentò nella

traduzione dall’italiano all’arabo e dall’arabo all’italiano. Oltre alla lingua italiana

an-Nāʻūrī conosceva alla perfezione sia il francese che l’inglese e prese a tradurre da

queste due lingue verso l’arabo e viceversa.5

Lavorò al Ministero della Pubblica Istruzione fino al 1976 quando venne nomina-

to per incarichi di maggior rilevanza. Infatti, quando il Governo decise di fondare

l’Accademia giordana della Lingua Araba nel 1976, si scelse ʻĪsā an-Nāʻūrī come

suo direttore generale, questa carica comprendeva diverse attività, ma non era un la-

voro scevro di problemi, così che fu costretto a presentare le proprie dimissioni nel

1985.6

Nello stesso anno partì per Tunisi dove fu invitato a partecipare al festival per i 30

anni di pubblicazione della rivista al-Fikr al-Tūnisiyyah (“Pensieri tunisini”), ma il 3

Ottobre, durante i festeggiamenti, rimase vittima di un attacco di cuore. Morì con la

penna in mano, prima di avere il tempo di presentare il suo discorso. Morì lontano

dalla sua gente e dal suo paese, dopo un lungo viaggio burrascoso che fece per poter-

si esprimere liberamente, per parlare di nazionalismo e di letteratura pregevole.7

ʻĪsā an-Nāʻūrī non conseguì mai un diploma di scuola superiore e nonostante la

sua cultura da autodidatta si guadagnò ampia fama in molti stati arabi e in Europa,

certamente più di qualsiasi altro scrittore giordano. Per la sua importanza fu chiamato

5 De Simone A., “Notizie bio-bibliografiche su ʻĪsā al-Nāʻūrī”, «Oriente moderno», Anno 50, Nr.9

(Settembre 1970), p. 589. 6 Samīr Qaṭāmī, ʻĪsā an-Nāʻūrī fī Rūāīātihi wa Sīratihi al-Ḏātiyyah, dār al-kanadī lil-nashir wa at-

tawzī, Irbid 2006, pp. 1-5. 7 Ivi.

12

a tenere conferenze sulla letteratura giordana nelle università di moltissimi paesi: in

l’Italia, Spagna, Unione Sovietica, Germania, Austria, Ungheria e Bulgaria. Il suo

ampio successo all’estero ha fatto diventare molte persone invidiose di lui, si creò

diversi oppositori all’interno del panorama culturale giordano, che lo attaccarono du-

ramente, discusse ampiamente con altri letterati tramite gli articoli sui giornali.8

Fu tra i pochi intellettuali giordani ad essere conosciuto all’estero e ricevette più

onorificenze presso paesi stranieri che presso il suo. Diverse furono gli onori conferi-

tigli in Italia, tra i quali troviamo: la medaglia culturale d’argento del ministero degli

Affari Esteri nel 1963, la nomina a Cavaliere ufficiale dell’Ordine al merito della

Repubblica italiana del 1964, il premio “Uliva d’argento” del Centro di cultura medi-

terranea a Palermo del 1976 e la laurea honoris causa all’università della stessa città

nello stesso anno.9

Alla sua morte, sua moglie e i suoi figli decisero di donare la sua sostanziosa bi-

blioteca personale all’Ambasciata Italiana ad Amman, dov’è tutt’ora, oltre ad inte-

ressantissimi volumi sulle letterature di tutto il mondo, spiccano le lettere della corri-

spondenza tra an-Nāʻūrī e alcuni letterati italiani quali Montale, Quasimodo e Calvi-

no.

1.2 Il contesto letterario arabo del XX secolo

La letteratura araba per lunghissimi secoli aveva scelto la poesia come sua forma

espressiva privilegiata, diversamente dalla storia della letteratura occidentale non ve-

diamo nel Vicino Oriente forme stilistiche diverse da questa fino all’arrivo di Napo-

leone in Egitto. Il romanzo è una forma artistica europea moderna che si trasferì nella

letteratura araba durante il XX secolo e che ha inizialmente influenzato alcuni intel-

lettuali e scrittori arabi in Egitto e in Libano, i quali hanno cercato di imitarne la

struttura e i contenuti, ma che non sono riusciti a sbarazzarsi dell’inclinazione peda-

gogica, dello stile predicativo e della ridondante oratoria tipicamente arabe, tutte ca-

ratteristiche che si possono facilmente riscontrare dall’inizio dell’esperienza roman-

zesca fino agli anni trenta del secolo scorso.10

Bisogna riconosce che il genere del romanzo è un’arte complessa che richiede allo

scrittore conoscenza, una ricca esperienza, una grande cultura e una profonda com-

8 Ivi.

9 Baldissera E., “ʻĪsā al-Nāʻūrī”, Quaderni di Studi Arabi, vol. 3 (Istituto per l’Oriente C. A. Nallino:

1985), p. 109. 10

Samīr Qaṭāmī, Op. cit., p. 6.

13

prensione della psiche umana, giacché deve essere in grado di delineare i personaggi

principali e di spiegarli approfonditamente. Per diversi motivi, queste condizioni non

furono disponibili se non in una fase successiva nel mondo arabo, quando, come ri-

sultato dell’allargamento degli scambi culturali, la vita sociale ed intellettuale si svi-

luppò a pieno e le relazioni fra i letterati si intrecciarono le une con le altre. Per que-

sto motivo non sarebbe giusto criticare gli scrittori di inizio secolo secondo gli stan-

dard del romanzo del tardo secolo, poiché quest’ultimi appartengono ad un gruppo

di scrittori che hanno vissuto in un’ambiente culturalmente ricco, che pullulava di

conoscenza, arti e critica.11

Da questa prospettiva non potremmo trattare la letteratura e il romanzo in Giorda-

nia visto che nel momento in cui iniziavano a comparire i primi buoni lavori di narra-

tiva in Egitto e in Libano, verso la fine del XIX secolo, in Giordania il romanzo non

si conosceva ancora, cosa che perdurerà fino a metà degli anni venti del XX secolo.

Nonostante questo è interessante vedere come ʻĪsā an-Nāʻūrī ha sviluppato

all’interno della sua esperienza letteraria il tema del romanzo. Sebbene vivesse in un

ambiente culturale misero ha saputo cogliere le influenze esterne per migliorare i

suoi scritti, fino a raggiungere degli ottimi risultati nella seconda metà del XX seco-

lo.

1.3 ʻĪsā an-Nāʻūrī, uno scrittore impegnato e prolifico

Si è detto che ʻĪsā an-Nāʻūrī non era un accademico né un intellettuale di ampie

conoscenze culturali, letterarie o di critica, né una persona profondamente informata

sulle altre culture. Era un uomo che si era formato da solo tramite letture limitate su

giornali, libri e riviste che si trovava ad avere in mano, non aveva in metodo preciso

per selezionare le sue letture e quindi non c’è da stupirsi se ritroviamo eco di questa

sua anomala formazione nella sua letteratura. Si esprimeva in uno modo suo proprio

e diceva di scrivere innanzi tutto per servire la comunità e la gente, questo suo inten-

to lo esponeva nelle introduzioni delle sue opere.

An-Nāʻūrī non era fra coloro che condividevano la teoria della torre d’avorio,

della letteratura per la letteratura soltanto, né per la letteratura ornamentale. Era piut-

tosto per una letteratura utile e accessibile dal popolo, che servisse uno scopo e ri-

svegliasse le coscienze, come si legge nell’introduzione del suo romanzo Bait

Warā’a al-Ḥudūd (“Una casa oltre confini”):

11

Ibid., p. 7.

14

رــى الــي إلــومــود قــقــيــذي ســل الــرجــى الــإلأل ــيــلــة و إكــي ــحــت ،ثا

د عــشــذي تــد الــاهــجــمــب الــعــشــى الــو إل دــالــد خــجــم ن ــر

رض 12اء.ــة ورجــزيــعــن تــة مــقــدف ،هــاأ

E aggiunge nella presentazione del romanzo Ğirāḥ Ğadīda (“Nuove ferite”):

مــإل ق ــمــن عــد مــمــتــســتــي ســتــة الــحــريــجـــة الــيــربــعــي الــتــى اأ

مــمــزيــراح عــجــال شــضــة اأ ا ــهــراحــون جــكــتــي ســتــد و الــى و اأ

ر قــثــاًل لــيــبــدة ســديــجــالأ13ب.ــريــا

E ancora una volta nella prefazione del libro Māris Yaḥruqu Ma‘addātuhu (“Mar-

te brucia le sue armi”):

دق ــصــود بــعــســـن يــذيــال ةــيــافــصــة الــلــيــبــوس الــفــنــى ذوي الــإلادة ــعــســق الــيــقــحــتــو ل ،المــســة و الــحري ــة الــدمــخــالص لــوإخق ،ةــريــشــبــال م هــاأ 14ة.ــروايــذه الــد

ʻĪsā an-Nāʻūrī cominciò a pubblicare le sue opere e ad emergere come scrittore in

Giordania durante il secondo dopoguerra, un momento in cui il racconto arabo rag-

giungeva il suo pieno sviluppo. Durante la sua vita collaborò a vari giornali e riviste,

in particolare modo con i quotidiani di Amman ar-Ra’y (“L’opinione”) e ad-Dustūr

(“La costituzione”), dove curava una rubrica letteraria, spesso con argomenti di lette-

ratura italiana, e la rivista Libanese al-ʼAdīb (“Il letterato”). In seguito si affermò

12

“All’uomo che guiderà il nazionalismo verso la vendetta, felicitazioni e gloria eterna, e al popolo

combattente che ha vagato sulla Terra in cerca di casa, in un getto di conforto e di speranza”. ʻĪsā al-

Nāʻūrī, Bait Warā’a al-Ḥudūd, munašwarāt ‘ūaīda, Beirut 1959, p. 1. 13

“Alla mia comunità araba offesa, che trarrà dalla profondità delle sue ferite la determinazione più

penetrante e più intensa, e le cui nuove ferite saranno il cammino verso una vicina vendetta”. ʻĪsā al-

Nāʻūrī, Ğirāḥ Ğadīda, sar as-sīāḥa, Beirut 1967, p. 1. 14

“A coloro dalle anime nobili e pure, che cercano con verità e sincerità di servire la libertà e la pace

per realizzare la felicità umana, presento questo racconto”. ʻĪsā al-Nāʻūrī, Māris Yaḥruqu

Ma‘addātuhu, an-nāšir dār al-mu‘āf, Cairo 1955, p. 1.

15

come importante protagonista del panorama letterario arabo con la pubblicazione

della rivista al-Qalam al-Ğadīd (“Il nuovo calamo”), nel 1952, di cui fu proprietario

e direttore.15

È proprio negli anni cinquanta, con la pubblicazione di due raccolte di racconti

che ricevettero giudizi molto positivi dalla critica letteraria (Tarīq al-Šawk “Sentiero

di spine”, del 1955, e Ḫallī al-Sayf Yaqūl “Lascia che parli la spada” dell’anno se-

guente), che ʻĪsā an-Nāʻūrī si afferma pienamente e notoriamente come scrittore nel

panorama letterario del mondo arabo.16

Con il passare degli anni e con la sua costante partecipazione a diversi congressi

internazionali di letteratura, il suo nome cominciò ad essere conosciuto negli ambien-

ti intellettuali del Vicino Oriente, lavorando molto anche per la radio – mezzo di co-

municazione estremamente importante per l’epoca – e per la televisione scrivendo di

suo pugno diverse conversazioni e programmi letterari, sia in Giordania che altro-

ve.17

An-Nāʻūrī fu il più dinamico intellettuale e scrittore giordano e indubbiamente il

più prolifico per produzione, pubblicò all’incirca cinquanta libri nei campi della poe-

sia, del racconto breve, del romanzo, della biografia, della traduzione, degli studi di

ricerca, della critica letteraria e della letteratura per l’infanzia.

Ci sono, inoltre, ancora dei manoscritti inediti a cui stava lavorando mentre venne

a mancare. Pubblicò innumerevoli articoli e saggi su giornali e riviste, stampò molti

dei suoi libri fuori dalla Giordania: in Egitto, Libano, Siria, Tunisia, Libia e anche in

Italia e ne tradusse alcuni in altre lingue.18

1.4 ʻĪsā an-Nāʻūrī e il rapporto privilegiato con l’Italia

Come è stata detto in precedenza, ʻĪsā an-Nāʻūrī era stato iniziato allo studio della

lingua italiana già durante i suoi studi superiori, che però abbandonò presto. Ebbe

una seconda e più importante possibilità nel 1964 quando vinse una borsa di studio

dell’UNESCO e poté frequentare l’università di Palermo per sei mesi.

Questa singola esperienza rientra in un più ampio movimento che stava caratteriz-

zando l’Italia all’inizio degli anni sessanta. Tra il 1960 e il 1980 si va accrescendo un

flusso di studenti giordani e palestinesi con passaporto giordano che arrivavano nel

15

De Simone A., Op. cit., p. 590. 16

Baldissera E., Op. cit., pp. 108-109. 17

Oman G., “Ricordo di ʻĪsā al-Nāʻūrī”, «Oriente moderno», Nuova Serie, Anno 6 (67), Nr. 7/2 (Lu-

glio-Dicembre 1987), pp. 182-183. 18

Samīr Qaṭāmī, Op. cit., pp. 1-5.

16

nostro paese per studiare nelle nostre università finanziati da borse di studio del Mi-

nistero della Pubblica Istruzione, in un periodo di aperture e di politiche pro-arabe da

parte del governo.

È necessario ricordare che in Giordania all’inizio degli anni sessanta c’erano po-

che università, e quelle poche non bastavano per accontentare la domanda interna di

iscritti. In questo periodo pochi paesi europei, tra cui l’Italia, inaugurarono un ven-

tennio di politiche all’insegna della multiculturalità e dell’accoglienza. Non solo

giordani/palestinesi, ma anche diverse migliaia di egiziani, siriani e iracheni approfit-

tarono di questa apertura istituzionale. La maggioranza degli studenti si concentrava

su discipline e facoltà scientifiche, ma è doveroso ricordare anche un discreto nume-

ro di artisti moderni iracheni tutti formatesi negli atenei italiani.

An-Nāʻūrī, dopo la sua avventura italiana, era solito visitare le scuole superiori

giordane a consigliare agli studenti in procinto di scegliere una nazione straniera per

proseguire i proprio studi di prediligere l’Italia fra le mete estere di formazione, per

la qualità dell’insegnamento e per la lingua italiana stessa, che a suo dire era molto

simile all’arabo classico.19

L’Italia fu una preziosa precorritrice di un dialogo euro-arabo sviluppatosi durante

gli anni settanta, dialogo che ha compiuto un lavoro non indifferente sul piano della

cooperazione multilaterale fra i paesi della Lega Araba e quelli della CEE nei più

svariati campi; lavoro che avrebbe dovuto dare frutti interessanti, se gli accordi di

Camp David (1978) non avessero causato un netto blocco.

Successivamente, negli anni ottanta, il flusso di studenti arabi subì un improvviso

arresto. Da un lato, cambiarono le regole sull’immigrazione e sulle borse di studio

per gli studenti arabi in seguito agli attentati dell’aeroporto di Roma-Fiumicino e di

Schwechat di Vienna (1985), compiuti da terroristi palestinesi. Dall’altro, contempo-

raneamente alla brusca chiusura delle frontiere italiane ed europee, altri paesi inizia-

rono ad attuare politiche pro-arabe, come le Filippine e l’Afghanistan, che ovviavano

ad un livello educativo inferiore con un costo della vita bassissimo, rendendo quindi

maggiormente vantaggioso per gli studenti andare a vivere in quei paesi rispetto ad

altri. 20

19

ʻĪsā an-Nāʻūrī, Muḫtārāt min ʼAdab ʻĪsā an-Nāʻūrī, dār al-kanadī lil-nashir wa at-tawzī, Irbid 2002,

p. 16. 20

Ḥasan ʼAḥmad al-Būraī, “La lingua italiana e la sua diffusione in Egitto”, in L’uomo, la società e lo

stato nella reciproca visione della cultura araba e italiana, atti del Convegno La presenza culturale

italiana nei paesi arabi: storia e prospettive, Sorrento, 18-20 Novembre 1982, a cura di Vincenzo Stri-

ka, Roma, Istituto per l’Oriente, 1984, p. 156.

17

Sono anni in cui ʻĪsā an-Nāʻūrī, nonostante gli avvenimenti storici, si dedica alla

divulgazione della cultura italiana nel Vicino Oriente, in particolare in Giordania. Da

sempre l’unico paese sull’opposta sponda del Mediterraneo in rapporti speciali con

l’Italia era stato l’Egitto. Le migrazioni di ingegneri italiani e delle loro famiglie in

vista della costruzione del canale di Suez avevano col tempo creato una discreta mi-

noranza italiana in alcune città, prima fra tutte Alessandria. Molte di queste persone

avevano deciso, una volta terminato il progetto, di rimanere in Egitto e questa migra-

zione aveva così dato un forte impulso ad accademie e scuole di lingua italiana come

l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo, l’Istituto Don Bosco e la scuola Dante Alighie-

ri.

Nel Convegno di Sorrento sulla presenza culturale italiana nei paesi arabi tenutosi

in Italia nel 1982, al quale partecipò anche an-Nāʻūrī, Ḥasan, ʼAḥmad al-Būraī parla

in questo modo:

Negli ultimi anni è notevolmente aumentato in Egitto l’interesse per lo studio della

Lingua italiana e i vari corsi organizzati dai suddetti centri sono frequentati non solo

da giovani studenti ma anche da professionisti, ufficiali dell’esercito e della polizia,

professori universitari e da quanti desiderano apprendere il dolce idioma di Dante. È

auspicabile che maggior incremento venga dato anche all’insegnamento della Lettera-

tura italiana, campo di studi che noi arabi sentiamo il bisogno di conoscere meglio.

Sarebbe anzi opportuno incoraggiare vieppiù quanti si dedicano alle traduzioni di ope-

re dall’italiano in arabo per permettere a tutti gli arabofoni di avvicinarsi a questa let-

teratura così ricca di capolavori d’arte. […] Vanno inoltre intensificati i rapporti cultu-

rali tra l’Italia e l’Egitto perché è attraverso una intensa e vivace collaborazione cultu-

rale tra due nazioni amiche che si rafforzano i vincoli di stima e di comprensione reci-

proca e si risolvono anche i gravi impegnativi problemi politici ed economici.21

In un momento in cui nel Vicino Oriente quelle egiziane erano le uniche istituzio-

ni che approfondivano la cultura e la lingua italiana, an-Nāʻūrī seppe veicolare un

importante contributo linguistico al dì fuori del monopolio egiziano aprendo

l’università giordana all’insegnamento di questa lingua. Grazie al suo apporto al

giorno d’oggi sono presenti in tutta quest’area molti centri di studio e insegnamento,

aiutati a crescere negli anni anche dalle nostre ambasciate.

La sua partecipazione a questo processo non si deve soltanto alla singola espe-

rienza in Italia, ma anche e soprattutto al suo profondo amore per questa cultura. A

21

Ibid., pp. 208-209.

18

dimostrazione di ciò riportiamo una poesia di Edmondo De Amicis che stava partico-

larmente a cuore a ʻĪsā an-Nāʻūrī, lo scrittore stesso l’annovera tra le sue poesie pre-

ferite e ne offre una notevole traduzione in lingua araba per i fruitori suoi connazio-

nali nel libro ʼAnāšīd ʼUḫrā, tant’è che dice “avrei voluto poter scrivere io stesso

queste parole”:22

مأ ال

نــســحــن الــمــز ر الــي ــغــا يــس دومــيــل

و صــول ال يــالــيــلــروف الــدمع اأ

مــمــع ن ،اــامــون عــتــي ســر اأ يــو اأ

راه ل.اــمــجــال الــثــا ال مــل اأ

La Madre

Non sempre il tempo la beltà cancella

O la sfioran le lacrime e gli affanni,

Mia madre ha sessant’anni

E più la guardo e più mi sembra bella.23

22

ʻĪsā an-Nāʻūrī, ʼAnāšīd ʼUḫrā, munšawrāt dāʼira aṯ-ṯaqāfa al-funūn, Amman 1983, p. 72. 23

Ivi.

19

2. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ E IL MOVIMENTO LETTERARIO GIORDANO

ن ا...ــاأ

لــســ)وتأنــي : مــنــا ت :(ــلــقــت؟ فــن اأ

يــغــصــل وياــمــجــد الــبــعــر يــاعــش

اً ــعــريــب ســيــجــتــســيــف ٬داهــنــل

اً ــعــيــرام ربــغــع الــري مــمــان عــك

ح ًا!ــعــيــى ربــقــبــاة تــيــحــب الــواأ

٦٧٩١/٦١/١1

Io…

(Mi chiede: chi sei? Così risposi:)

Un poeta che venera la bellezza e dà ascolto

al suo richiamo, che ben disposto risponde velocemente.

I miei anni sono stati accompagnati dall’amore ardente di primavera,

e io amo la vita che rimanga primavera!

2.1 La Giordania tra problemi d’istruzione e di autoespressione

Durante gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso, la Giordania e tutto il Vici-

no Oriente andarono incontro a diversi mutamenti sociali, l’avvento al potere di un éli-

te indigena portò ad una rapida diffusione dell’istruzione. La creazione di un cerchia

intellettuale per mezzo di un’istruzione superiore era un processo già iniziato molto

tempo prima in alcuni paesi arabi ma con la vittoria dell’indipendenza il ritmo accele-

rò. Nel mondo arabo all’inizio degli anni quaranta vi erano una mezza dozzina di uni-

1 ʻĪsā an-Nāʻūrī, ʼAnāšīd ʼUḫrā, munšawrāt dāʼira aṯ-ṯaqāfa al-funūn, Amman 1983, p. 26.

20

versità, per lo più piccole e dirette da stranieri, ma già nel 1960 si erano moltiplicate

diventando più di venti, per tre quarti nazionali.

L’istruzione delle masse popolari fu uno dei primi obiettivi che i nuovi governi si

posero, e al quale destinarono una notevole percentuale delle loro risorse. Per acco-

gliere più studenti possibili vennero aperte in fretta diverse scuole, ma le classi erano

troppo numerose per un insegnamento efficace e la maggior parte degli insegnanti non

erano preparati per il loro lavoro. Vi era una tendenza a concentrarsi sull’istruzione

accademica che avesse sbocchi negli impieghi governativi e nelle libere professioni,

piuttosto che sulla formazione tecnica o professionale.2

Con questa nuova attenzione rivolta all’istruzione occorreva uniformare un sistema

scolastico, ereditato dall’esperienza mandataria britannica, che era caratterizzato da

una varietà di scuole diverse: pubbliche, private, moderne, islamiche, alcune in cui si

impartivano gli insegnamenti in arabo e altri in cui l’insegnamento avveniva in una

lingua europea. La tendenza più diffusa fu quella di procedere verso l’arabizzazione

delle scuole.

Fu grazie al diffondersi dell’alfabetizzazione e dell’interesse per gli affari pubblici

che i quotidiani conobbero una maggiore circolazione ed assunsero una maggior im-

portanza nella formazione di un’opinione pubblica e di un élite d’intellettuali locali

che si stava cercando di istruire nel nuovo sistema scolastico riformato. L’avvento di

tutti questi mutamenti sociali e del moltiplicarsi degli organi di stampa portò alla fine

degli anni quaranta ad una rivoluzione poetica, soprattutto tra i giovani poeti di Siria,

Libano, Palestina e Giordania.3

2.2 Il movimento letterario giordano

La tradizione poetica del popolo arabo è stata, è e sarà, almeno per le prossime ge-

nerazioni, il genere letterario dominante. Alcuni fattori politici e socio-culturali hanno

dotato i giordani di diverse caratteristiche loro proprie, anche se non è completamente

giusto guardare alla letteratura giordana moderna e contemporanea separatamente dal-

la corrente letteraria araba generale. Durante la prima metà del XX secolo, i poeti ro-

mantici arabi, sotto l’influenza occidentale, deviarono dalla tradizione ornamentale e

iniziarono a scrivere una poesia semplificata usando un linguaggio più in sintonia con

la vita moderna. Sottolinearono l’importanza delle emozioni (wuğdān) nelle loro opere

2 Hourani A., Storia dei popoli arabi. Da Maometto ai giorni nostri, Trad. di Brugnatelli Vermondo,

Arnaldo Mondadori Editore, Milano 1992, pp. 388-396. 3 Ivi.

21

attraverso la sperimentazione di diverse tecniche, immagini e idee a dispetto di dure

opposizioni.4

La Giordania ha prodotto uno scarso numero di romanzi e opere teatrali in confron-

to alla poesia. Le raccolte di racconti brevi scritte dagli anni cinquanta ad oggi hanno

tristemente sofferto di una grave mediocrità stilistica, fra le poche eccezioni è impos-

sibile non citare ʻĪsā an-Nāʻūrī.5

An-Nāʻūrī emerge come figura importante all’interno del gruppo degli intellettuali

che hanno contribuito all’arricchimento e allo sviluppo del movimento letterario in

Giordania. I suoi scritti hanno sia accresciuto il movimento che influenzato in diversi

campi altri autori appartenenti ad esso, dalla poesia al romanzo, dalla traduzione alla

critica letteraria. Nonostante il grande rilievo di queste opere, esse hanno ricevuto

sempre attenzione da pochi specialisti mentre i suoi studi riguardanti la letteratura e i

suoi saggi di critica letteraria non hanno mai guadagnato la simpatia di un folto pub-

blico di lettori, in parte anche per la mancanza di disponibilità dei suoi scritti. Infatti,

alcune delle sue opere più importanti in questo campo sono rimaste incompiute o non

pubblicate per il sopraggiungere improvviso della sua morte. È stato però osservato

che la singola attività di ʻĪsā an-Nāʻūrī nel campo della scrittura è la più vasta in ter-

mini quantitativi fra gli scrittori giordani.6

Il movimento culturale in Giordania ha avuto origine in ritardo in confronto agli al-

tri movimenti culturali dei paesi arabi limitrofi per due diverse ragioni che Fawāz

ʼAḥmad Ṭūqān, importante figura del mondo accademico giordano, descrive in questo

modo:

وضــبــســة بــمــالــعــات الــريــحــن الــد مــحــالأة ــيــاســيــســاع الــب ال

ولــة هــربــطــضــمــال ي ــافــقــثــادل الــبــتــلات اــانــكــص إمــلــقــوت ٬اــهــو اأ

ة ــيــنــوطــة الــركــحــي الــزر فــجــد والــمــب الــبــســح بــتــفــنــمــال

7ي.ــانــثــل الــامــعــو الــة هــارضــعــمــة والــيــوالــمــال

4 Alwan B., “Contemporary Palestinian and Jordanian Literature”, Books Abroad, v. 46, n.2 (1972),

pp. 218-225 5 Ivi.

6 Ğawdy Fāris al-Buṭāyna, ʻĪsà an-Nāʻūrī wa Ğuhūduhu fī Mağāl ad-Dirāsāt al-ʼAdabiyyah wa an-

Naqdiyyah, ṭubi’a bida’amy min wazāra aṯ-ṯaqāfa, Amman 2010, p.2. 7 “I limiti della libertà dovuti dalle tumultuosa condizione politica erano la prima causa, la contrazione

dei potenziali scambi culturali a causa della corrente politica nazionalista e della sua opposizione sono il

22

Non era solo una complicata situazione politica, ma era presente anche una limitata

libertà di stampa e di pensiero, come sottolinea ʼUsāma Fawzī Yūsuf, ad ostacolare la

nascita gli scambi culturali:

م ٬رــشــنــل الــائــدرة وســنأى ــلــارًا عــصــرض حــفــان يــذي كــر الــال

ب.ــواهــمــال ى ــاد إلــفــنــن الــن مــكــمــتــي تــتــة الــبــوهــمــت الــانــك

بــاجــفــت ،اــهــاجــتــر نــشــنــة لــيــومــيــف الــحــصــدى الــإحأذف ــحــا

هــســح، يــنــفــا الــهــلــمــن عــل مــخــم ذه ــي هــن فــيــلــعامــواء الــب اأ

ي ــهــتــنــي ،الً ــوصـــتــًا مــاطــبــق إحــلــخــذا يــان هــوك ،فــحــصــال

ح ــواضــار الــســحــب النــانــى جــذا إلــر. هــشــنــن الــا عــهــامــجــاحــب

8ف.ــحــصــذه الــع هــوزيــي تــف

Questo atteggiamento di ostracismo culturale, diffuso in molte redazioni di impor-

tanti giornali, portò la maggior parte degli scrittori a rifiutarsi di apportare qualsiasi ti-

po di modifica ai propri articoli, arrivando allo sciopero. Sciopero che costrinse molte

riviste e periodici, che non soddisfacevano le richieste degli intellettuali, alla chiusura,

come le riviste al-ʼAdab (“La letteratura”) e al-‘Arab (“Gli arabi”).

Tra le poche riviste in Giordania che continuarono ad essere pubblicate abbiamo la

siriana al-Ğazīra (“L’isola”) e la rivista di ʻĪsā an-Nāʻūrī al-Qalam al-Ğadīd (“Il nuo-

vo calamo”).9

2.3 L’esperienza della rivista al-Qalam al-Ğadīd

Il bisogno di far parte del movimento culturale giordano e la grande passione per la

letteratura in ogni sua derivazione convinsero ʻĪsā an-Nāʻūrī ad avventurarsi nel 1952

in una nuova e coraggiosa, visto i tempi, esperienza editoriale. Il primo numero uscì in

secondo fattore”. Fawāz ʼAḥmad Ṭūqān, al-Ḥarakat aš-Ša‘riyyah fī al-ʼUrdun Ḥattā ‘Ām 1977,

munšawrāt šaqīr wa ‘akša muṭba’a kitābukum, Amman 1985, p. 23. 8 “La scarsità dei mezzi di stampa, e le istruzioni delle autorità che imponevano l’embargo dei talenti. Il

talento era ciò che rimaneva immutato nonostante la fine della produzione di un giornale, si rimaneva

sorpresi quando venivano cancellate parti dai lavori artistici, secondo i capricci dei dipendenti di quei

giornali. Ciò creava una frustrazione continua e portava all’avversione verso la pubblicazione. Era inol-

tre evidente la diminuzione della distribuzione di questi giornali”. ʼUsāma Fawzī Yūsuf, Madḫal ʼIlā al-

Qiṣṣa al-Qaṣīra fī al-ʼUrdun, munšawrāt mağalla al-fikr, Beirut 1981, p. 16. 9 Ğawdy Fāris al-Buṭāyna, Op. cit., p. 6.

23

autunno e il suo amico Sulaīmān al-Mūsā scrisse riguardo alle circostanze della pub-

blicazione di quella rivista:

ه ــح لــريــصــتــب الــلــطــة بــيــلــداخــى وزارة الــوري إلــاعــنــدم الــقــت

دبــلــجــدار مــإصــب ك ــلــي تــوف ،د(ــديــجــم الــلــقــم )الــاســة بــيــة اأ

ثأنــتــســوزارة تــت الــانــاء كــنــال

أي الــس بــا ع ــابــتــرات الــابــخــراأ

دم ــعــادة بــيــقــن الــواب مــجــان الــوك، شــيــجــادة الــيــقــل

ســلــة عــلــجــمــدار الــإصــح بــريــصــتــى الــلــة عــقــوافــمــال ن ــى اأ اس اأ

وري ــناعــى الــضــة. ومــيــنــر وطــيــول غــيــمــم بــهــتــوري مــاعــنــال

وزارة ــس الــلــجــر مــيــرتــكــة ســعــمــد جــعــه ســقــديــى صــــإل

مــه بــدثــات وحــوعــبــطــمــب الــراقــومأة ــعــمــد جــعــان ســك ،رــال

ل وزارة ــيــوكــا بــيــفــاتــل هــصــاتــه فــن بــظــن الــســد حــنــع

عــنــإن ،هــال لــح وقــلــفــمــاض الــة ريــيــلــداخــال ،داً ــيــه جــرفــي اأ

ع نــواأ ي حــي إلــمــتــنــه ل يــرف اأ هــت لــســيــول ٬يــاســيــزب ســى اأ

و ،ةــيــلــداخــى وزارة الــوري إلــاعــنــاد الــة وعــيــنــر وطــيــول غــيــم

10ده.ــي يــة فــلــجــمــدار الــإصــح بــريــصــتــا إل والــادرهــغــم يــل

An-Nāʻūrī aveva bisogno di soldi per la pubblicazione del suo primo numero, chie-

se aiuto a suo padre, dal quale prese in prestito mille dinari, e in aggiunta raccolse le

partecipazioni dei suoi amici. Pure lui tagliò una parte del suo salario in vista di questo

10

“ʻĪsā an-Nāʻūrī presentò al ministero dell’interno la richiesta di autorizzazione per la pubblicazione di

una rivista letteraria dal nome al-Qalam al-Ğadīd e nel mentre il ministero si informava sull’opinione

della sezione dei servizi segreti. Questi risposero che non erano d’accordo con la domanda di autorizza-

zione per la pubblicazione di un giornale in quanto ʻĪsa era accusato di tendenze antigovernative. Così

ʻĪsa andò segretamente dal suo amico Sa‘ad Ğumu‘a, segretario del consiglio dei ministri e garante del-

le pubblicazioni, e gli disse dell’ordine contro di lui. Sa‘ad Ğumu‘a aveva una buona opinione di ʻĪsa

così che contattò telefonicamente il sottosegretario del ministero dell’interno Riāḍ al-Maflaḥ per dirgli

di lui, sperando di riuscire a dare ad ʻĪsa l’autorizzazione per la pubblicazione della rivista sotto la mia

tutela, dal momento che lo conoscevo bene e sapevo che non apparteneva a nessun partito politico e che

non aveva tendenze antigovernative. Così ʻĪsa tornò al ministero degli interni e non se ne andò finche

non ebbe l’autorizzazione per la pubblicazione della rivista in mano”. Sulaīmān al-Mūsā, ʻĪsa an-Nāʻūrī

fī Ḏikrāhi as-Sādisa, al-mağalla aṯ-ṯaqāfiyyah, n.6 (1991), p. 327.

24

scopo e dedicò tutti i suoi sforzi e il suo tempo alla rivista. Questo non senza risultati,

infatti quest’esperienza editoriale vide la partecipazione di numerosi amici e letterati

del mondo arabo e non.

Al-Qalam al-Ğadīd fu la prima rivista di letteratura in Giordania ad oltrepassare i

confini di tutti i paesi arabi fino a raggiungere gli emigrati in America e in Africa, toc-

cando anche le mani di numerosi orientalisti in diversi paesi europei. Nonostante que-

sto periodico riuscì a catturare l’attenzione e i complimenti di molti intellettuali e scrit-

tori del Vicino Oriente vide la propria pubblicazione interrompersi dopo un solo anno

per mancanza di fondi e per l’emanazione di una legge sull’editoria del 1954 il cui te-

sto richiedeva che ci fosse come capo editore un professore universitario.11

Con i suoi sforzi e pochi soldi, non ché possibilità limitate, an-Nāʻūrī ha introdotto

un’esperienza letteraria eccellente che è ancora ricordata dai gruppi letterari con stima

e ammirazione.12

Dopo di questa altre riviste hanno provato a riempiere il vuoto all’interno del mo-

vimento letterario giordano lasciato dall’esperienza di an-Nāʻūrī. È importante ricorda-

re il quindicinale al-ʼAfq al-Ğadīd (“Il nuovo orizzonte”), lanciato dal quotidiano al-

Manār (“Il faro”), pubblicato a Gerusalemme sin dal 1961, e il mensile ‘Ifkār (“Rifles-

sioni”) nel 1966, edito dalla Fondazione della Cultura e delle Arti all’interno del Mini-

stero dei beni e delle attività culturali. In particolar modo quest’ultimo periodico ri-

spondeva al bisogno di una rivista culturale in Giordania di alto livello, che potesse es-

sere un punto di riferimento per il movimento intellettuale giordano e che raggiunges-

se diversi paesi arabi.13

2.4 Il contributo di ʻĪsā an-Nāʻūrī tra cultura e critica letteraria

Al-Qalam al-Ğadīd fu solo il primo di diverse esperienze con le quali an-Nāʻūrī

contribuì all’arricchimento del movimento letterario giordano. Primo fra tutti è impor-

tante citare i suoi studi letterari, dal momento che aveva enormi interessi nel campo

della letteratura araba e giordana in particolare.

Nel 1950 pubblicò al-Ğadīd fī al-ʼAdab al-‘Arabī al-Mu‘āriṣ (“Il nuovo nella lette-

ratura araba contemporanea”), ristampato dopo qualche mese dalla sua prima pubbli-

cazione per essere studiato all’interno dei programmi scolastici, voluto dal ministero

11

Ibid., p. 247. 12

Samīr Qaṭāmī, ʻĪsā an-Nāʻūrī fī Rūāīātihi wa Sīratihi al-Ḏātiyyah, dār al-kanadī lil-nashir wa at-

tawzī, Irbid 2006, pp. 1-5. 13

Ibid., p. 248.

25

della pubblica istruzione. Il libro trattava tutti gli aspetti letterari dai quali lo studente

poteva trarre beneficio, prendeva in considerazione diversi stralci di libri i cui argo-

menti vertevano sulle finalità umane, nazionalistiche, sociali o morali adatte ad un

pubblico di ragazzi. Nel 1972 partecipò al libro aṯ-Ṯaqāfatunā fī Ḫamsīn ‘Āmā (“La

nostra cultura in cinquant’anni di storia”), un saggio sulla storia della letteratura in

prosa in Giordania.14

Per il grande interesse che an-Nāʻūrī nutriva per la letteratura degli scrittori tran-

sgiordani, quella che spesso era solito chiamare “la sua sponda del fiume”, fu il primo

a suggerire l’idea di un tributo a Ḫalīl as-Sakākīnī, un insegnante ed un poeta che di-

venne famoso per le sue idee nazionaliste e per il suo metodo d’insegnamento. Fondò

una scuola nel 1909 dove introdusse un sistema educativo progressista: non c’erano

voti o punizioni per gli studenti, ma si dava grande importanza all’insegnamento mu-

sicale e all’atletica. In un periodo in cui il mondo arabo era ancora sotto dominazione

ottomana, as-Sakākīnī introdusse nuovi metodi d’insegnamento della lingua araba che

andavano a sostituire l’insegnamento obbligatorio della lingua turca. Nacque a Geru-

salemme ed è ricordato anche per le sue battaglie per i diritti dei palestinesi durante gli

anni in cui le migrazioni ebraiche cominciavano a far insorgere i primi problemi socia-

li. ʻĪsā an-Nāʻūrī e diversi amici del defunto Ḫalīl as-Sakākīnī, consapevoli del suo

grande merito, si unirono in un comitato in sua memoria che pubblicò nel 1957 il libro

Ḏikrā as-Sakākīnī (“Il pensiero di as-Sakākīnī”) e nel 1962 al-Mağmū‘a al-Kāmila

(“La collezione completa”) degli scritti di as-Sakākīnī. Nel 1985, invece, an-Nāʻūrī

stesso scrisse un libro dal titolo Ḫalīl as-Sakākīnī ʼAdabīān wa Murbīān (“Ḫalīl as-

Sakākīnī letterato ed educatore”).15

Oltre a queste collaborazioni, an-Nāʻūrī scrisse numerosi saggi riguardo le letteratu-

re arabe e straniere, pubblicò nel 1959 ʼAdab al-Mahğar (“Letteratura d’emigrazione”)

e questo fu il primo volume completo sugli scrittori emigrati e sulla loro letteratura,

era il risultato di lunghi anni di corrispondenza con scrittori emigrati e un’introduzione

per il lettore arabo a coloro che erano stati esiliati dai loro stati. Fino al giorno d’oggi

rimane uno dei libri più importanti e il più completo sulla letteratura d’emigrazione,

tant’è che dalla sua prima pubblicazione ad oggi ne sono state richieste moltissime ri-

stampe.16

14

Ğawdy Fāris al-Buṭāyna, Op. cit., p. 3. 15

Ivi. 16

Samīr Qaṭāmī, Op. cit., pp. 1-5.

26

A causa del gran numero di pagine del libro, dovute alla sua alta accuratezza, pre-

sentava non poche difficoltà di fruizione agli studenti, per questo motivo an-Nāʻūrī

rielaborò un’edizione dal numero ridotto di pagine dal titolo Naẓra ʼIğmāliyyah fī al-

ʼAdab al-Mahğarī (“Introduzione alla letteratura d’emigrazione”) in modo tale che po-

tesse essere facilmente usata anche nelle scuole.

Successivamente a questi studi, il suo interesse per la letteratura d’emigrazione con-

tinuò duraturo nel tempo e nel 1976 pubblicò il libro al-Mahğarīāt (“Migrazioni”) che

conteneva diversi articoli sulla letteratura d’emigrazione estratti dai giornali, dalle ri-

viste e dalle trasmissioni radiofoniche arabe a cui lui aveva partecipato trattando di

questo argomento. Il suo nome divenne così riconosciuto con questo nuovo campo di

studi da lui esplorato che, come lui stesso affermò:

ن بــرنــتــقــي مــمــاس دب الــًا اأأدب الــري واســجــمــال

أري ــجــمــم ال

17ي.ــمــاســًا بــرنــتــقــم

È importante sottolineare che le caratteristiche e le peculiarità della letteratura

d’emigrazione influenzarono le opere successive di an-Nāʻūrī, e in particolar modo le

sue pubblicazioni umanistiche.18

Fu un autore prolifico anche nel campo degli studi delle letterature comparate, par-

ticolarmente attento alle opere straniere, un’attenzione che si tradusse in un libro ine-

dito dal titolo Šaṭaḥāt ma‘a al-ʼAdab al-ʼAğnabiyyah (“Passeggiate con la letteratura

straniera”) dove parlava parallelamente di diverse letterature: greca, italiana, rumena,

ungherese, bulgara, spagnola, russa, cinese e americana. Due degli ultimi articoli del

manoscritto sono dedicati agli orientalisti e agli autori arabi che scrivevano in lingue

straniere.19

Del 1966 è ʼAdbāʼ min aš-Šarq wa min al-Ġarb (“Scrittori d’Oriente e

d’Occidente”), una summa delle sue infinite conoscenze letterarie, del quale an-Nāʻūrī

stesso dice a proposito:

17

“Il mio nome era in correlazione con la letteratura d’emigrazione e la letteratura d’emigrazione con il

mio nome”. Ğawdy Fāris al-Buṭāyna, Op. cit., p. 4. 18

Ivi. 19

Ibid., p. 5.

27

ة ــبــتــكــمــه الــوعــن نــدًا مــريــدًا فــيــزال وحــذا ل يــي هــتــابــتــك

20ة.ــيــربــعــال

In questo scritto non si può non notare una stretta familiarità con la vita di molti

scrittori e poeti, sia arabi che non, e una profonda conoscenza dei loro libri.

Tra tutte le letterature quella riguardante la lingua italiana aveva un posto di riguar-

do all’interno delle sue ricerche, pubblicò nel 1981 un libro dal titolo Dirasāt fī al-

ʼAdab al-ʼIṭālī (“Studi sulla letteratura italiana”) nel quale parla e traduce un’antologia

della letteratura italiana dall’epoca di Dante Alighieri, con la sua Divina Commedia,

ad Ungaretti e Quasimodo.

Se da un lato fu il pioniere degli studi d’emigrazione e delle letterature straniere,

dall’altro non era meno interessato alla letteratura all’interno del mondo arabo, tanto

che ci ha lasciato due manoscritti: Dirasāt fī al-ʼAdab al-‘Arabī al-Ḥadīṯ (“Studi sulla

letteratura araba moderna”) e Ma‘a aṯ-Ṯarāṯ al-ʼAdabī: Buḥūṯ wa Niẓarāt (“Eredità

letteraria: ricerche e spunti”) nei quali tratta di diversi scrittori e poeti arabi degli anni

precedenti. In questi manoscritti c’è una sorta di innovazione nel suo stile di scrittura,

mostra le proprie opinioni attraverso racconti e dialoghi. Nella maggior parte dei capi-

toli parla della letteratura e della poesia andalusa, per la quale però non nutriva grossa

simpatia.21

Un altro campo in cui ʻĪsā an-Nāʻūrī si avventurò prima di molti altri fu la critica

letteraria. Si può dire che studi seri di critica letteraria in Giordania cominciarono dopo

la metà degli anni settanta, in quanto prima d’allora i critici letterari non si impegna-

vano a giudicare un testo in sé e per sé, perdevano di vista l’opera letteraria per con-

centrarsi sullo scrittore.22

È doveroso ricordare che fra i critici giordani vi erano anche quelli con una mentali-

tà aperta verso la cultura, che proponevano una critica sana, ma purtroppo erano trop-

po pochi e non partecipavano in maniera efficace al dibattito letterario. Per questo mo-

tivo molti scrittori sopperirono loro stessi a questa mancanza, definendo e spiegando la

propria letteratura ai loro lettori, fra questi ci fu lo stesso an-Nāʻūrī, che parla in questo

modo del ruolo aggiuntivo che ricadeva sugli scrittori:

20

“Questo mio libro è rimasto unico nel suo genere nella biblioteca araba”. Ivi. 21

Ibid., p. 3. 22

Ibid., p. 18.

28

دبــقــنــم دروب الــيــغــن تــيــخأدون ــاقــنــت الــبــثــوي ،يــد ال

صــل عــامــكــم الــزهــجــع ن ــم ،هــاتــزمــلــتــســه ومــولــن إدراك اأ

ن ــا ومــهــقــمــوع، ةــافــقــثــة الــعــوس ،ةــفــاشــكــالرة ــظــنــق الــمــع

م ــالــعــي الــوف ،اــدنــنــال عــحــو الــا هــمــك ،ةــزاهــنــرد والــجــتــال

ديــبــصــي ،هــلــي كــربــعــالأف ــشــى كــلــادر عــقــده الــو وحــب هــح ال

ــمــلــو ع ،هــســفــنأ23راء.ـقــللـي ــدبه ال

2.5 ʻĪsā an-Nāʻūrī e il campo inesplorato della traduzione

Intorno alle metà del XIX secolo la traduzione non era molto diffusa in Giordania

per ragioni diverse: la mancanza della conoscenza da parte degli scrittori giordani del-

le lingue straniere, la mancanza di appropriati mezzi di stampa e per le spese in cui in-

correvano i traduttori nella pubblicazione dei libri tradotti. Tra i pochi scrittori interes-

sati alla traduzione vi era ancora una volta ʻĪsā an-Nāʻūrī che, fin dai suoi primi studi

scolastici alla scuola cristiana di Gerusalemme, aveva perfezionato durante la sua vita

diverse lingue straniere ed era interessato particolarmente al campo della traduzione in

italiano, francese, inglese e spagnolo.

Nel 1954 viene chiamato a ricoprire la carica di segretario della Commissione per

l’arabizzazione, la traduzione e la pubblicazione presso il Ministero della Pubblica

Istruzione giordano. Grazie a questa posizione prestigiosa e al suo lavoro di traduttore

poté stringere amicizia con molti orientalisti, poeti, scrittori ed editori stranieri, tra i

quali è doveroso citare due celeberrimi nostri orientalisti quali Umberto Rizzitano e

Francesco Gabrieli.

Non c’è alcun dubbio che tra gli scrittori arabi an-Nāʻūrī fosse il più conosciuto dai

letterati stranieri, come lui stesso ne era consapevole:

23

“Quando i percorsi della critica letteraria si annuvolano e i critici si dimostrano incapaci di analizzare

le attività e gli scritti con un profondo sguardo rivelatore alla luce della loro cultura e di approfondire

con imparzialità e integrità, come ci ritroviamo noi ora, in tutto il mondo arabo, è lo scrittore a diventare

colui che è in grado di svelare sé stesso e il suo lavoro letterario al lettore”. ʻĪsā al-Nāʻūrī, “Tağrabatī fī

al-‘Amal al-Qiṣaṣī wa ar-Rūāʼī”, mağalla ʼafkār, n.39 (1978), p. 32.

29

ن ــيــتــوعــوضــمــة الــروايــة والــصــقــال الــجــي مــت فــاركــد شــقــل

كــهــلــعــل لــب ،رةــيــبــة كــاركــشــن مــيــتــمــرجــتــمــال ن ــر مــثــا اأ

كــاركــشــمأبــن مــريــثــة ال ردن.ــتــفــاء ضــنــن اأ

أ24ي ال

Ed è proprio questa sua profusa attività di conferenziere e di traduttore in diverse

lingue che gli ha permesso di porsi come tramite privilegiato nei rapporti culturali fra

le due sponde del Mediterraneo. Se da un lato Isa si impegna nel far conoscere agli

arabi alcuni degli aspetti di maggior importanza della letteratura italiana tramite artico-

li, traduzioni e conferenze, dall’altro, presenta e riassume agli italiani non specialisti

un panorama quanto mai vario, ovvero la cultura e la poesia araba contemporanea, tra-

ducendo in italiano alcune importanti poesie dei poeti palestinesi più noti. Prime fra

tutti le due poetesse palestinesi Salmā al-Ḥafār al-Kubarī e Fadūā Ṭūqān, che an-

Nāʻūrī per primo tradusse nella nostra lingua.25

Una sempre maggior padronanza dell’italiano lo porta dalla traduzione di piccoli

brani e racconti brevi al suo primo lavoro consistente, Fontamara di Silone, seguito da

Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e da Uomini e no di Elio Vittorini. Divenne un

noto italianista, invitato ai convegni di letteratura italiana e a quelli di studi italo-arabi,

e un frequentatore assiduo del nostro paese e dei nostri maggiori letterati, fra i quali

Ignazio Silone, Giuseppe Ungaretti, Dino Buzzati, Alberto Moravia, Elsa Morante,

Italo Calvino e Salvatore Quasimodo.26

24

“Ho partecipato nel campo del racconto breve e del romanzo e ho tradotto molto di entrambi, forse

sono stato colui che ha più partecipato in quest’arte tra quelli della West Bank”. Ibid. 25

De Simone A., Notizie bio-bibliografiche su ʻĪsà al-Nāʻūrī, Oriente moderno, Anno 50, n.9 (1970),

pp. 590-591. 26

Baldissera E., ʻĪsà al-Nāʻūrī, Quaderni di Studi Arabi, v. 3, Istituto per l’Oriente C. A. Nallino

(1985), p. 109.

30

31

3. ʻĪSĀ AN-NĀʻŪRĪ E LA QUESTIONE PALESTINESE

الم...ــس

رق ــهــي ت ــتــاء الــدمــم الــرغــب

قــزهــي تــتـوس الــفــنــم الــورغ

ونــجــســول الــود وهــيــقــم الــورغ

نــيــعــامــطــرة الــابــبــجــم الــلــوظ

راتــائــطــع والــدافــمــم الــرغــب

اةــغــطــون الــرمــجــمــا الــرهــخ ــســي

رونــقــه الــدتــيــا شــدم مــهــتلــ

ل الــعــالــك بــتــفــوت نــيــوادعــزَّ

رى ال المــظــف الــلــع خــطــســر يــجــفــاأ

رى البــبــعــف الــلــوخ امــســتــوس اأ

وــمــنــق تــابــزنــاء الــدمــت الــحــوت

مــلــر ســشــنــر و ت ــطــح عــفــنــيــف

اةــغــطــى الــنــفــيــس

روبــحــى الــنــفــوت

وبــلــقــو الــلــحــوت

1وب.ــعــشــن الــيــب بــحــر الــصــتــنــو ي

1 ʻĪsā an-Nāʻūrī, ʼAnāšīd ʼUḫrā, munšawrāt dāʼira aṯ-ṯaqāfa al-funūn, Amman 1983, p. 14.

32

Pace…

Nonostante si sia sparso del sangue

e le anime martoriate;

nonostante le manette, l’orrore delle carceri

e l’ingiustizia dei potenti avidi;

nonostante i cannoni e gli aeroplani

che i criminali feroci utilizzano

per distruggere ciò che i secoli hanno eretto,

per massacrare gli innocenti e gli indifesi,

io vedo sorgere l’alba dopo le tenebre,

e dietro all’infelicità vedo sorgere il sorriso.

Da sotto il sangue fioriscono i gigli,

il profumo si espande e si trasmette la pace.

i tiranni spariranno,

le guerre spariranno,

i cuori saranno più docili

e trionferà l’amore tra le genti.

3.1 Un difficile momento storico

Durante la seconda guerra mondiale, l’immigrazione ebraica in Palestina, comin-

ciata sul finire del XIX secolo, era stata di fatto impossibile, ma quando la guerra fu

prossima alla fine, divenne evidente che i rapporti di forza erano cambiati rispetto al

primo dopoguerra. Gli arabi di Palestina erano meno di prima e non nelle condizioni

di presentare un fronte unito, la costruzione della Lega Araba, con il suo impegno a

favore dei palestinesi, sembrava offrire loro una forza che si rivelò illusoria. Gli ebrei

residenti in Palestina, per parte loro, erano uniti da forti istituzioni comunitarie, molti

di loro avevano avuto un addestramento militare nell’esercito inglese durante la guer-

ra ed avevano un sostegno più ampio e determinato da parte di altri ebrei di altri pae-

si.2

Il governo britannico, pur essendo consapevole degli argomenti a favore di una

rapida e massiccia immigrazione ebraica, era anche consapevole del fatto che essa

avrebbe portato alla richiesta di uno stato ebraico, e che ciò avrebbe suscitato una

forte opposizione da parte degli arabi, che temevano di essere assoggettati e spode-

stati. Tentativi di accordarsi su una linea di condotta pacifica fra le due entità non

2 Hourani A., Storia dei popoli arabi. Da Maometto ai giorni nostri, Traduzione di Brugnatelli Ver-

mondo, Arnaldo Mondadori Editore, Milano 1992, pp. 358-359.

33

portarono ad alcuna conclusione, dal momento che nessuna linea di condotta propo-

sta per la spartizione della Palestina incontrava l’approvazione contemporanea degli

ebrei e degli arabi, e il governo britannico era restio ad imporre una linea di condotta

che non avesse questa duplice approvazione. Nell’impossibilità di trovare una linea

di condotta comune ad entrambe le parti, la Gran Bretagna decise di ritirarsi dalla Pa-

lestina entro il 14 Maggio 1948, sperando che l’approssimarsi del ritiro inducesse le

parti in causa a qualche tipo di accordo. Man mano che si avvicinava la data,

l’autorità britannica veniva meno e scoppiavano diversi combattimenti in cui gli

ebrei ebbero presto la meglio. Ciò, a sua volta, portò alla decisione di intervenire da

parte degli stati arabi confinanti, in questo modo una serie di conflitti locali si tra-

sformò in una vera e propria guerra.3

Il 14 Maggio 1948 la comunità ebraica dichiarò la propria indipendenza come sta-

to di Israele, che venne immediatamente riconosciuto dagli Stati Uniti e dalla Russia,

mente forse egiziane, giordane, irachene, siriane e libanesi penetravano nelle parti a

maggioranza araba del paese. In una situazione in cui non vi erano frontiere stabili né

una netta divisione delle popolazioni, si ingaggiarono combattimenti tra il nuovo

esercito israeliano e quelli degli stati arabi, alla fine dei quali Israele riuscì ad occu-

pare la maggior parte del paese, nei nuovi confini aveva annesso il 75% del territorio

palestinese. In un primo momento per motivi prudenziali, e successivamente a causa

del panico e delle deliberata linea di comportamento dell’esercito israeliano, quasi i

due terzi dei componenti della popolazione araba lasciarono le proprie case e diven-

nero profughi.4

Nei vent’anni che seguirono la popolazione di Israele continuò a crescere, soprat-

tutto grazie all’immigrazione, stemperando la popolazione araba che nel 1967 era pa-

ri al 13% della nazione. La forza economica di questo piccolo stato si era accresciuta,

in particolare grazie agli aiuti degli Stati Uniti, e questo gli permetteva di costruire

nuove forze armate. Israele sapeva di essere militarmente e politicamente più forte

dei suoi vicini arabi e di fronte alle minacce di questi vicini la condotta migliore era

quella di dar una dimostrazione della propria forza. Tra le motivazioni che spingeva-

no lo stato ebraico vi era anche la speranza di conquistare il resto della Palestina e di

terminare la guerra lasciata a metà nel 1948. Tutte queste linee si trovarono a con-

vergere nel 1967, dopo un escalation di tensioni, temendo un imminente attacco da

3 Ivi.

4 Ibid., p. 360.

34

parte araba, Israele il 5 Giugno attaccò l’Egitto e in solo sei giorni di combattimenti

gli israeliani fecero ingenti conquiste territoriali e sconfissero le armate arabe.5

Quella che viene ricordata come la Guerra dei sei giorni cambiò gli equilibri di

forze nel Vicino Oriente. La sconfitta lampo segnò la superiorità politica e militare

d’Israele, ma il risultato più importante nel lungo termine fu l’occupazione israeliana

di ciò che era rimasto della Palestina araba. Aumentò il numero di palestinesi profu-

ghi o sotto amministrazione israeliana, questo rafforzò il senso d’identità palestinese

e la convinzione che si diffondeva tra di loro di poter contare solo su sé stessi.6

L’opinione pubblica dei paesi arabi fu profondamente scossa da questi avveni-

menti che passarono alla storia rispettivamente con il nome di Nakba, la catastrofe, e

Naksa, la sconfitta. È da questo momento che si inizia a parlare di questione palesti-

nese; i campi profughi, una popolazione privata della sua terra e il dramma umano,

da qui in avanti, rappresenteranno i temi principali della letteratura araba.

3.2 Gli effetti della Nakba sul movimento poetico

La Nakba del 1948 e la seconda sconfitta del 1967 influenzarono il nascente mo-

vimento culturale giordano e al contempo richiamarono molta attenzione politica. La

comparsa di poeti e di scrittori interessati alla poesia sociale e politicamente impe-

gnata era il risultato delle trasformazioni prodotte dalla guerra sul tenore di vita e

dalla fuga di un numero considerevole di persone dalla Palestina verso altri territori.

Da dopo il 1948 inizia a comparire una letteratura di tipo sociale, con tematiche

ricorrenti, quali la nostalgia della propria terra natia, che porta ad un cambiamento

dei soggetti poetici importante, favorito soprattutto dalla presenza di un nutrito grup-

po di lettori toccato dalla questione palestinese. La maggior parte degli scrittori

“giordani” di oggi, sia che risiedano in America, a Beirut, a Damasco, al Cario o a

New York, proviene dalla Palestina e ha le proprie radici in quella terra, pertanto non

ci stupisce che la Nakba abbia influenzato i loro scritti per diversi decenni dopo

l’accaduto.7

Il movimento poetico è maturato in Giordania in ritardo rispetto ad altri paesi ara-

bi come l’Egitto o il Libano, per diverse ragioni relative alla mancanza di libertà di

stampa, alla carenza di mezzi di pubblicazione, alla scarsità di critici specializzati e

5 Ibid., pp. 410-411.

6 Ivi.

7 Alwan B., “Contemporary Palestinian and Jordanian Literature”, Books Abroad, v. 46, n.2 (1972),

p. 218.

35

all’insorgere del problema palestinese. I cambiamenti della sicurezza, delle politiche

sociali e dell’economia sono emersi come temi poetici di quegli autori che si sono in-

teressati alla questione palestinese e che hanno aumentato la quantità di poesie su

questo argomento.8

Negli anni settanta il movimento poetico giordano attraversò un periodo di reces-

sione culturale, come effetto dell’emigrazione di molti scrittori all’estero. Per ovviare

a questa mancanza si diffuse il fenomeno dei gruppi letterari, mentre da parte del go-

verno si cercò di trovare una soluzione al problema istituendo nel 1977 il Ministero

della Cultura, un organo che avrebbe dovuto lavorare duramente per la crescita e lo

sviluppo del movimento letterario. Fawāz ʼAḥmad Ṭūqān riassume quel periodo

d’attività poetica in Giordania nel modo seguente:

م رت ــيــغــه وتــتــيــوعــن ،د ازدادتــقــر فــعــشــة الــيــمــن كــا عــاأ

ســعــل ة ــيــاســيــســة والــيــاعــمــتــرات الجــريــغــتــا الــهــنــاب مــبــدة اأ

دوات الــوافــة وتــئــجــافــمــة الــاديــصــتــوالق رًا ــوفــر تــشــنــرت اأ

ل عــبــوت ــا،حــواض دت إلــتــل الــوامــعــن الــن مــيــلــامــدُّ ى ــي اأ

ن ــد مــحــا الــمــو ه ،اً ــقــابــة ســيــافــقــثــة الــركــحــف الــلــخــت

م، يــافــقــثــادل الــبــتــص الــلــقــوت ،ةــامــعــلات اــريــحــال رة ــتــا فــاأ

ردن فــد غــقــات فــنــيــعــبــســالأراب ــطــة الضــي دوامــرق ال

ى ــلــك عــج ذلــائــتــن نــان مــو ك 0790 -0791ي ــامــل عــداخــال

ن هــوصــصــر خــعــشــالًا وــومــمــة عــيــافــقــثــة الــركــحــال ر ــجــًا اأ

ردن عأي ــتــروف الــادت الــو ع ،راءــعــشــاب والــتــكــن الــدد مــال

ث رت ــشــتــوان ، ىــضــا مــمــيــا فــبــلــة ســيــافــقــثــة الــركــحــرت في الــاأ

ث ــيــوح 0799ى ــتــرة حــتــفــت الــا زالــة ومــيــلــلــشــرة الــاهــظ

8 Ğawdy Fāris al-Buṭāyna, ʻĪsà an-Nāʻūrī wa Ğuhūduhu fī Mağāl ad-Dirāsāt al-ʼAdabiyyah wa an-

Naqdiyyah, ṭubi’a bida’amy min wazāra aṯ-ṯaqāfa, Amman 2010, p. 11.

36

س والــيــاع والــيــضــم مــرهــعــي شــد فــجــنأب و ــحــق والــلــقــا

9وة.ــهــشــال

All’interno del movimento poetico si generarono tre tendenze artistiche:

Una direzione fu presa dai poeti della Nakba che cercarono di imitare l’eredità

della poesia antica, tra questi poeti troviamo Maḥmud ar-Rašidān nella sua rac-

colta Hams Ḏikrīāt (“Il mormorio dei pensieri”) e ʻĪsà an-Nāʻūrī che pubblicò

diverse raccolte di poesie Yā ʼAḫī al-ʼInsān (“O fratello mio, essere umano”),

ʼAnāšīdī (“La mia composizione di poesie”), ʼAnāšīd ʼUḫrā (“Un’altra compo-

sizione di poesie”) e Humsāt aš-Šalāl (“I mormorii della cascata”), con queste

opere dimostra di avere contribuito al movimento poetico giordano e la sua in-

fluenza sulle collezioni di poesie che sono state pubblicate da altri autori non

può essere ignorata;

Una seconda direzione fu quella dei poeti innovatori che cominciarono a spe-

rimentare la poesia moderna tramite l’uso di nuove tecniche e stili, come

Fadwā Ṭuqān nella sua raccolta ʼA‘ṭinā Ḥubbān (“Dateci amore”) e

Wağdatuhā (“La sua forte emozione”), o come Tīsīr Subūl nella sua raccolta

ʼAḥzān Ṣaḥarāwiyya (“Dolori deserti”);

L’ultima direzione si pone tra le due precedenti, tra moderno ed antico, trovia-

mo dei poeti che scrivono le loro poesie seguendo schemi tradizionali ma tra-

smettendo sentimenti e riflessioni moderni, come Rāḍa Ṣudūq nella sua raccol-

ta Kāna lī Qalb (“Avevo un cuore”).10

9 “La quantità di poesie aumentò, e per quanto riguarda la qualità delle poesie cambiò per diverse ra-

gioni tra le quali gli improvvisi cambiamenti sociali, politici ed economici. Divennero disponibili

strumenti di pubblicazione noti precedentemente e due dei fattori a causa del ritardo del movimento

culturale cambiarono, uno di questi era la libertà e il secondo era la restrizione degli scambi culturali.

Durante gli anni settanta la Giordania sprofondò in un vortice di turbolenza interna, in particolare nel

1970-1971, ciò influì sul movimento culturale in generale, e sulla poesia in particolare, poiché abban-

donarono la Giordania molti scrittori e poeti. Questa condizione influenzò il movimento culturale ne-

gativamente che vide diffondersi la paralisi culturale, che continuò fino al 1977, quando troviamo nei

contenuti delle poesie la perdita, la disperazione, l’ansia, l’amore a la libido”. Fawāz ʼAḥmad Ṭūqān,

al-Ḥarakat aš-Ša‘riyyah fī al-ʼUrdun Ḥattā ‘Ām 1977, munšawrāt šaqīr wa ‘akša muṭba’a kitābukum,

Amman 1985, pp. 31-36. 10

ʼIbrāhīm Ḫalīl, aš-Ši‘r al-Mu‘āṣir fī al-ʼUrdun, dirāsāt muṭābi‘ ğami‘iyyah ‘amāl al- muṭābi‘ at-

ta‘āwaniyyah, Amman 1975, pp. 4-7.

37

Un’ulteriore caratteristica che possiamo riscontrare nella poesia di questo periodo

è l’interesse per la vita quotidiana, per i villaggi, la campagna e l’uso da parte della

maggior parte degli scrittori nelle loro poesie di frasi tratte dal repertorio musicale

delle canzoni popolari. Alcuni critici hanno provato ad identificare questa categoria

di poesie con il termine di “poesie locali”, tra questi il professor ‘Abdul al-Fattāḥ an-

Nağğār che scrive:

لــعــراء بــعــشــض الــعــدام بــجــتــاسأو ، ةــيــامــعــاظ الــفــض ال

غــع مــاطــقــم ردنــيــبــعــان شــن اأ ن ،مــدهــائــصــي قــف ــ،يــة اأأل

مــقــائــل عــكــشــد يــك قــذل ردنــو كــي ولــقــلــتــمــام الــا اأ إذ ،اــيــان اأ

ن ل غ ،ةــئــيــن بــكــاأأي ــت فــمـــهــة إذا فــيــبــعــشــي الــانــوال

ردنــئــيــبــالأات ــئــيــبــن الــا مــرهــيــي غــم فــهــفــد ل تــقــف، ةــيـــات ال

حــف، اً ــيــلــحــر مــعــشــى الــقــبــا يــمــم ،ةــيــربــعــال ن ــســي اأ

حأار ــشــتــول دون انــحــوي، ةــيــمــيــلــرس اإلقــكــوي ،والــال

ردن.ــب خــعــشــالأ11ارج ال

3.3 Gli effetti della Nakba sul genere del racconto breve

L’attività del racconto breve in Giordania fu incoraggiata dai circoli, dalle confe-

renze sulla letteratura e dal ruolo dei giornali, che dipendevano dalla poesia e dai

racconti brevi pubblicati su di essi per la loro diffusione. Il racconto breve, comparso

in Giordania nei primi anni cinquanta, fu suggestionato dagli eventi del 1948 come il

movimento poetico. Anche in questo caso gli scrittori si focalizzarono principalmen-

te sui temi quali la questione sociale e la questione palestinese.12

11

“Alcuni poeti hanno utilizzato nelle loro poesie alcune parole dialettali, prese dalle canzoni popolari

giordane. Questo poteva però essere un ostacolo davanti ai destinatari, anche se erano giordani, perché

potevano esserci parole che non erano prese dal loro ambiente, le canzoni popolari venivano così capi-

te solo in Giordania e non venivano capite in altri posti, in altri ambienti arabi. Questa poesia rimase

un fenomeno locale e, in condizioni migliori, gettò le fondamenta del Particolarismo che però non si

diffuse tra coloro che vivevano al dì fuori della Giordania”. ‘Abdul al-Fattāḥ an-Nağğār, at-Tağdīd fī

aš-Ši‘r al-‘Urdunī (1950-1978), al-mağalla aṯ-ṯaqāfiyyah, n.6 (1991), p. 215. 12

Ğawdy Fāris al-Buṭāyna, Op. cit., p. 15.

38

Durante gli anni sessanta prevale l’influenza della corrente realistica, ma solo ne-

gli anni settanta vediamo comparire un movimento contemporaneo, più attento

all’uso di espedienti letterari nuovi, quali il monologo interiore, i simboli e i dialoghi

parallelamente all’uso di una struttura esterna tradizionale.13

Fra gli scrittori di questo periodo troviamo ʻĪsā an-Nāʻūrī il quale usa spesso come

argomento nei suoi racconti brevi la figura del rifugiato. Ritrae il dolore del dramma

palestinese, la disperazione e l’amarezza costituiscono i sentimenti delle sue raccolte

di racconti brevi quali Ṭarīq aš-Šawk (“Il cammino di spine”) del 1955, Ḫallī as-Saīf

Yaqūl (“Lascia che la spada parli”) del 1956, ‘Āʼid īlā al-Maīdān (“Ritornando dal

campo di battaglia”) del 1961 e ʼAqāṣīṣ al-ʼUrduniyyah (“Storie giordane”) del 1967.

È necessario ricordare che durante gli spiacevoli avvenimenti del 1948, an-Nāʻūrī

si trovava in Transgiordania e fu lui stesso testimone dei campi profughi e del dram-

ma umano. Questa esperienza influenza i suoi racconti in termini di argomenti e di

protagonisti, emergono scritti in cui si parla di tende, rifugiati, vagabondaggio e di

lotta per la sopravvivenza.14

3.4 ʻĪsā an-Nāʻūrī e la trilogia incompiuta

L’arte narrativa araba degli anni quaranta e cinquanta fu influenzata dagli eventi

politici e sociali che stavano accadendo nella regione allo stesso modo della poesia e

del genere del racconto breve. Nonostante la comunanza di temi e soggetti, il roman-

zo arabo era caratterizzato da uno stile documentaristico, che attingeva informazioni

dai documenti storici riguardo ad un ambiente specifico per poi incorporarlo

all’interno del materiale narrativo.15

Tra tutti gli scrittori arabi, ʻĪsā an-Nāʻūrī è stato indubbiamente colui che parteci-

pò in maniera superiore a molti altri scrittori nel campo del romanzo riguardante la

questione palestinese. Nella prefazione di Ğirāḥ Ğadīda (“Nuove ferite”) troviamo

scritto:

ت وراء ــيــوان "بــنــعــة بــي روايــرت لــهــظ 0797ام ــي عــف

ســمــة الــك روايــلــت تــانــك ، دود"ــحــالأة ــيــنــيــطــلســفــاة الــا

13

ʼAmīna al-‘Adwān, Dirāsāt fī al-ʼUrdun al-ʼUrdunī, al-mağalla aṯ-ṯaqāfiyyah, Amman 1976, pp.

27-30. 14

Fawāz ʼAḥmad Ṭūqān, Op. cit., pp.11-29. 15

Ğawdy Fāris al-Buṭāyna, Op. cit., p. 17.

39

ولأحــفــد وقــوق ٬ىــال ت ــل ــوظ ، 0791ام ــد عــنــا عــهــداثــت اأ

ديــشــمــوع الــمــع جــر مــظــتــنــة تــروايــال ن يــر يوم ــيء الــجــن اأ

ســمــا ولــهــة لــايــهــه نــيــع فــوضــتأة ــروايــذه الــم. و هــهــاتــا

يــصــاقــزال نــا تــا مــهــنــكــو ل –ة ــلــمــكــي تــدة هــديــجــال ًا ــضــة اأ

ولــكأال ــا طــهــنــد مــدة ل بــيــعــســة الــايــهــنــار الــظــتــان يــف ٬ىــال

خ ــا تــمــهــوم، نــزمــالأة ــروايــت الــانــة. وإذغ كــدالــعــق الــيــقــحــر تــا

ولأســمــرة لــغ ــصــورة مــى صــال

أي ــنــيــطــســلــفــب الــعــشــاة الــا

يــيــغــص –ورة ــي صــة هــروايــه الذــإن هــف ٬دهــوح –ًا ــضــرة اأ

ســمــلأم ــا

أســة بــيــربــعــة الــاة ال

أســمــت الــانــا. كــرهــا

أولــا

أى ــاة ال

ســمأســوم مــيــوهذه ال ٬دــر واحــيــغــب صــعــاة شــا

أم ــا رة ــيــبــة كــاة اأ

م ــا. هــهــوبــعــل شــكــبأى ــلــوي عــطــنــن تــراح لـــجــي الــتــالة ــذه ال

ة الــها عــور بــثــتــها ســن ــكــول ٬ةــلــامــة خــلــيــها ذلــراحــج راح ــجــز

د ــذي ل بــادل الــعــر الــيــبــكــام الــقــتــى النــا إلــهــعــدفــوت ٬ماً ــتــح

16ه.ــنــم

È evidente un certo entusiasmo e un certo slancio nell’uso di questo linguaggio

che influenzerà la struttura del romanzo e si rifletterà nei punti di vista, nello stile,

nei movimenti dei protagonisti e nei loro dialoghi.

Quando an-Nāʻūrī arriva in Giordania dopo la Nakba palestinese nel 1948 la sua

capacità critica, la sua sensibilità del genere romanzesco e i suoi stili non sono ad un

livello molto elevato, nonostante questo entusiasmo, la grande oratoria e il sentimen-

16

“Nel 1959 pubblicai un romanzo dal titolo Bayt Warā’a al-Ḥudūd, era un romanzo che parlava della

prima tragedia palestinese e si fermava agli eventi del 1948. Il libro rimase ad aspettare con le folle di

gente senza casa che arrivasse un giorno in cui si fosse messa fine ai massacri. Questo nuovo racconto

invece è il seguito – ed è forse incompleto come il primo romanzo- nell’aspettare una fine felice che

dovrà arrivare, non importa fra quanto tempo, non importa quanto sia il ritardo per il raggiungimento

della giustizia. Quindi il primo romanzo è una rappresentazione in miniatura del dramma esclusiva-

mente del popolo palestinese, mentre questo romanzo è un ritratto –anch’esso piccolo- della tragedia

del comunità del mondo arabo e delle sue famiglie. È una comunità ricoperta di ferite che non si pie-

gherà su di esse umiliata e inerte, ma insorgerà con onore e spingerà verso una grande e giusta rappre-

saglia che ci deve essere”. ʻĪsā an-Nāʻūrī, Ğirāḥ Ğadīda, dar as-sīāḥa, Beirut 1967, p. 12.

40

to sono elementi presenti in tutto ciò che scrive, dalla poesia alla prosa. Sotto

l’influsso di questo spirito scrive i suoi primi 3 romanzi: Māris Yaḥruqu

Ma‘addātahu (“Marte brucia le sue armi”), Bait Warā’a al-Ḥudūd (“Una casa dietro

i confini”) e Ğirāḥ Ğadīda.

Il suo primo romanzo Mārs Yaḥruq Muʻaddātini è del 1955 ed è ambientato in

Italia nel periodo dell’Impero romano. Per tutto il libro il tema principale è il richia-

mo alla pace fra i popoli, non inganni l’ambientazione europea, il tema centrale trae

spunto dal ben più vicino dramma palestinese. Questo romanzo si presenta fragile dal

punto di vista narrativo e risente della debolezza e della mancata esperienza di un

narratore alla ricerca della sua maturità artistica.

Maturità che fiorisce appieno nel suo secondo romanzo Bait Warā’a al-Ḥudūd17

(1959) che, meno simbolicamente del primo, riprende la questione palestinese, e che

doveva essere assieme al primo romanzo una trilogia, rimasta però incompiuta, quasi

a significare l’ancora molta strada da fare verso la risoluzione della questione pale-

stinese.

Quest’opera è uno dei molti romanzi che narrano della Nakba del 1948. A Giaffa

ci sono due famiglie palestinesi che vivono in pace e serenità, ma con lo scoppiò del-

le ostilità i giorni che precedono la Nakba portano all’uccisione del padre di una del-

le due famiglie sulla soglia di casa, costringendo la moglie e i due figli Karīm e Naẓīr

a scappare dalla morte e dall’inferno degli scontri su una nave affollata di profughi

verso Beirut. Nel mentre l’altra famiglia, composta dal padre e dalla figlia Fāʼiza,

rimangono a Giaffa. Lontano dalla propria patria occupata cresce l’amore nel cuore

di Karīm, che vive dei suoi ricordi con Fāʼiza. Dopo cinque anni di esilio forzato il

fratello più piccolo, Naẓīr, ritorna per finire ucciso sulla soglia di quella che era la

sua casa, ora occupata da una famiglia di ebrei. Lo riesce a scorgere Fāʼiza, prima

che esali l’ultimo respiro, e lui le si presenta dicendole che suo fratello Karīm

l’aspetta ancora.

ʻĪsā an-Nāʻūrī rappresenta gli avvenimenti della Palestina durante il mese di Apri-

le del 1948, la Nakba è stata un’umiliazione per la popolazione palestinese, per il ter-

rorismo e i massacri, per il diffondersi della distruzione e degli incendi, per tutta la

cittadina di Giaffa. Riporta anche la tragedia del padre di Karīm e della fuga della

17

Italo Calvino così si espresse sull’opera con l’autore: “Ho letto la versione italiana di Bayt warā'a

al-ḥudūd e sono rimasto impressionato dalle scene suscitate, dalla cornice di un ambiente familiare

colpito da eventi storici crudeli e iniqui. Questo tuo romanzo, contrassegnato da un'estrema semplici-

tà, ha stimolato la mia meraviglia e la mia simpatia”. Da una lettera personale del 29/03/1973 citata in

ʻĪsà an-Nāʻūrī, Naḥwa Naqd ʼAdabi Muʻāṣir , wazāra aṯ-ṯaqāfa, Libia-Tunisia 1981, p. 130.

41

sua famiglia, costretti a scappare a Beirut, descrive le durissime condizioni in cui vi-

vevano i profughi in questa città e il ritorno del ragazzo più giovane a Giaffa che ca-

de morto sulla soglia di casa occupata da una famiglia di ebrei stranieri.

An-Nāʻūrī punta a fotografare i rovesci della Nakba sulla popolazione palestinese,

il romanzo tocca temi sensibili, anche e soprattutto alla luce dell’esperienza diretta

dello scrittore. Lo scrittore viveva in Transgiordania nel 1948 e descrive tramite

quest’opera gli eventi durante la sua permanenza a Gerusalemme, la sua fuga verso

la Giordania con gli altri profughi, tutto ciò che lesse sugli orrori che colpirono le

famiglie palestinesi nelle altre città e la mobilitazione dell’interesse pubblico per sal-

vare la Palestina.18

Il racconto è scritto in prima persona, usa uno stile diretto, una lingua semplice e

chiara, specialmente nell’ultimo quarto del libro, ma questo espediente rende l’opera

piena di troppi dettagli che non servono all’obiettivo dell’immediatezza, e indeboli-

scono la crescita dei personaggi e la loro evoluzione. Il romanzo, inoltre, non è privo

di coincidenze poco convincenti, interferisce anche l’uso di uno stile troppo da predi-

cazione, nonostante sembra comparire in tutti i lavori di an-Nāʻūrī come sua peculia-

rità.

Se Bait Warā’a al-Ḥudūd è un’opera che parlava della Nakba, Ğirāḥ Ğadīda parla

della Naksa, o della seconda parte di Bait Warā’a al-Ḥudūd dal momento che è col-

legata al primo romanzo. Lo scrittore ritorna a parlare dell’eroe Karīm, già protago-

nista del romanzo precedente, ora soldato dell’esercito giordano ferito e ricoverato su

un letto d’ospedale ad Amman, in seguito alle ferite riportate dal napalm durante la

Guerra dei sei giorni del 1967.

ʻĪsā an-Nāʻūrī scrisse questo romanzo nel mese in cui scoppiò la guerra, ne uscì

una foto disordinata, infiammata di emozioni, un’opera spontanea e diretta che aveva

lo scopo di mobilitare l’attenzione e di infiammar l’odio della nazione per lavare via

la vergogna della sconfitta degli eserciti arabi.

An-Nāʻūrī raccoglie i dettagli dei suoi libri dai racconti delle condizioni dei ra-

gazzi palestinesi, descrive le relazioni e i legami fra questi ragazzi e il loro combatte-

re nell’esercito giordano. Mostra attraverso gli eroi di questo esercito e attraverso i

18

Samīr Qaṭāmī, ʻĪsā an-Nāʻūrī fī Rūāīātihi wa Sīratihi al-Ḏātiyyah, dār al-kanadī lil-nashir wa at-

tawzī, Irbid 2006, p. 14.

42

Fedayn palestinesi la debolezza delle capacità degli eserciti arabi disorganizzati e la

superiorità israeliana in ambito militare.

In questo romanzo prevale uno stile realistico-documentaristico, si concentra sui

fenomeni sensoriali e sulle notizie dei giornali. Lo stile di narrazione usato porta

l’opera ad essere più strutturalmente vicina ad un saggio politico piuttosto che

un’opera narrativa, lo scrittore è più interessato ai pensieri invece che ai lati tecnici

anche se comunque nello scrivere non giudica le scelte politiche contemporanee, il

risultato è comunque un libro più debole del precedente.

Questo romanzo sarebbe potuto essere migliore dei precedenti se ci fosse stato

abbastanza tempo, ma lo scrittore ha cominciato la trama in medias res, facendo affi-

damento ai ricordi e al recupero della prima opera, infatti Karīm ripensa ai suoi ri-

cordi con Fāʼiza, con il vicino di casa che aveva lasciato da piccolo e con i suoi amici

con i quali aveva formato una cellula di comando durante l’aggressione dell’Egitto.

Non sviluppa adeguatamente i conflitto psicologico dei suoi personaggi, la sua narra-

zione cede al suo entusiasmo retorico, determinato ed estremamente emotivo.

È una narrazione di impeto che sottolinea il suo legame emotivo con la cronaca

palestinese e il suo sentirti toccato in prima persona dagli avvenimenti. Questi ro-

manzi non sono che un modo per an-Nāʻūrī di consapevolizzare la popolazione su

una faccenda che gli stava molto a cuore, con stesso scopo scrive diversi racconti e

non è certamente il solo. Moltissimi altri scrittori hanno usato ingenti quantità

d’inchiostro attorno a questo argomento, creando un tornito filone di letteratura dedi-

cato esclusivamente al dramma palestinese. D’altronde una vicenda così importante

non poteva passare inosservata dagli intellettuali del Vicino Oriente e non.

43

CONCLUSIONI

Il presente elaborato si proponeva di approfondire il ruolo e le opere di ʻĪsā an-

Nāʻūrī per un pubblico italiano, a fronte di un importanza evidente del suo operato

che non è ancora stata trattata in altri lavori nella nostra lingua. Attraverso l’utilizzo

di testi in lingua araba e la traduzione di alcuni estratti delle sue opere, si sono evi-

denziate le sue capacità letterarie e messo in evidenza il ruolo fondamentale che ha

avuto in patria e all’estero.

Si è riproposta la traduzione di tre poesie emblematiche che ci hanno fornito uno

sguardo privilegiato sull’autore, rendendoci in grado di toccare la sua sensibilità e la

sua arte in prima persona. Si è inoltre approfondito il suo ruolo chiave all’interno del-

lo sviluppo del movimento letterario giordano e nelle relazioni culturali tra l’Italia e

il mondo arabo. Per finire, si è ritenuto importante trattare nell’ultimo capitolo

l’influenza che ha avuto la Nakba sullo stile di an-Nāʻūrī preso come esempio per

un’intera generazione di poeti e scrittori.

L’interesse per ʻĪsā an-Nāʻūrī da parte degli arabisti italiani non è ancora stato

colmato in maniera soddisfacente dalla letteratura e dalla critica, l’argomento che

tratta questo elaborato è innovativo e si muove all’interno di un campo di studi ine-

splorato. Nonostante sia un’introduzione generale, si aprono ampi margini di spunti

per future ricerche nella manualistica di genere. La stessa difficoltà che ho avuto in

prima persona nel trovare del materiale in una qualsiasi lingua occidentale sottolinea

la molta strada ancora da compiere verso un approfondimento dovuto di un autore di

così grande interesse.

Innanzi tutto occorre tradurre le sue opere, prime tra tutte le sue raccolte di poesie

ʼAnāšīd e ʼAnāšīd ʼUḫrā, e in secondo luogo i suoi romanzi che hanno come sfondo

il dramma palestinese: Ğirāḥ Ğadīda e Bayt Warā’a al-Ḥudūd. Di grande interesse

per un pubblico occidentale sono inoltre i suoi studi sulla letteratura araba

d’emigrazione, opere che possono essere consultate soltanto in lingua araba nono-

stante la loro profondità di analisi e la loro ampia trattazione che li renderebbero testi

di divulgazione interessanti per qualsiasi arabista.

Molto è ancora da fare, ma con il presente elaborato si è cercato di offrire un mo-

desto spunto per ulteriori studi, nella speranza che i futuri arabisti si muovano verso

la traduzione e la divulgazione delle sue opere in misura tale da eguagliare il suo pro-

fondo impegno profuso nei confronti della nostra cultura e letteratura.

44

45

RINGRAZIAMENTI

Le persone che vorrei ricordare e ringraziare per avermi aiutato sia nella stesura di

questo elaborato sia per la loro importanza negli ultimi mesi sono diverse.

Desidero innanzi tutto ringraziare il Professor Giovanni Domenico Benenati per

l’ottimo rapporto instaurato con gli studenti e con me, per l’aiuto e l’idea

dell’argomento di questo elaborato, per i suoi aneddoti dei pomeriggi passati a pren-

dere il tè con ʻĪsā an-Nāʻūrī ad Amman, per i suoi racconti di vita in Giordania e qua

e là nel mondo arabo, ma soprattutto per le lezioni di lingua e per avere dato una

struttura coerente alla mia grammatica araba. Prova vivente che si può imparare que-

sta lingua “facile”, in fin dei conti.

I miei ringraziamenti vanno inoltre anche al Professor Giulio Soravia per il suo

lavoro da correlatore e per i suoi corsi sulla letteratura araba, di cui ho un bellissimo

ricordo.

Vorrei inoltre ringraziare la mia famiglia tutta, in particolare i miei genitori e mia

nonna, che mi hanno sostenuto e permesso di arrivare a questo obiettivo, ognuno a

suo modo, a tutti loro devo moltissimo. Certe volte occorre andare in Erasmus per

accorgersi di quello che si è lasciato a casa.

ري شــاأ ن اأ ذا ــهــدا لــد جــيــفــان مــذي كــال ولــزغــل الــهــس يــقــديــر صــك ــد اأ

نــل كــدتــاعــســمــل نــكــي مــل اذا دا،ــة جــم ــهــه مــدتــاعــســت مــانــث، كــحــبــال

كــنــنــكــمــي ن اأ .يــثــحــبب ــتــي اأ

ش شــتــقــديــر صــك ــو اأ ر ــي فــتــربــجــت تــانــًا، كــضــن ايــيــهاــواق شــي اأأدن ي ال

ول لســبــســـالأ ةــافــيــض نــســحان ــة وكــيــربــعــة الــغــلــة الــرار دراســمــتــب ال

س شــنــيــمــة ثــديــو هــك هــرتــاأ صــة مــقــديــص يــه ة. اأ ة ــلــض ــفــمــي الــائــدقــن اأ

ام".ــغــة "بــلمــكــوري ولــاعــنــى الــســيــد عــائــصــة قــمــرجــالل تــي خــت لــمــودع Inoltre, quest’avventura all’interno della facli non sarebbe stata la stessa senza Lo-

rena Gazzotti, Andrea Stegani e Giorgia Masetti, grazie per il reciproco sostegno, per

le risate, per gli aperitivi e le cene all’Adal.

Un grazie va alle mie compagne di squadra, in particolare a Lara Codeluppi, Giu-

lia Morelli, Giulia Marini e Giulia Dondi, splendide persone che ho potuto incontrare

46

sulla terra rossa e a cui devo molto di quello che sono oggi. Grazie per i pianti, le ri-

sate e il sostegno.

Voglio ricordare inoltre due persone che considero i miei fratelli acquisiti, un gra-

zie va a Ferrante Grasselli e a Matteo Ranellucci per il ruolo che per me hanno avuto

da molti anni a questa parte, grazie per le infinite chiacchierate.

Voglio ringraziare anche le mie “comari”, Federica Braglia, Silvia Panisi, Laura

Smeraldi e Cecilia Catellani, che mi guardano ancora strano quando parlo in arabo

ma che mi sono accanto da quando ero giovanissima e punk.

Devo molto, inoltre, anche a Ilaria Compagnoni e Sarah Sadik che mi hanno aiuta-

to durante un lungo e freddo anno di Erasmus a Manchester, senza di voi non ce

l’avrei mai fatta. Grazie.

E per ultimo, ma forse il più importante, vorrei ringraziare Andrea Jacopo Ronga.

Il caso ha voluto che mi fosse accanto durante tutti questi tre anni di studio, che mi

supportasse e sopportasse. Siamo cresciuti assieme e in tutta questa strada mi è stato

di grande aiuto e sostegno, anche per la realizzazione di questo elaborato. Grazie.

ن نــريــابــصــال عــم هللا إن 1م.ــدهــت واحــواأ

1 Allah sta dalla parte di coloro che portano pazienza e tu sei uno di questi.

47

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ʻĪsā an-Nāʻūrī, Antologia della letteratura di ʻĪsā an-Nāʻūrī, casa editrice “dār al-

kanadī”, Irbid 2002;

س • ردن، ــرة فــيــصــقــة الــص ــقــى الــل إلــدخــف، مــوســوزي يــة فــامــاأأي ال

؛ ٦٧٩٦روب ــيبــ، رــكــفــة الــل ــجــمــنــشــورات م ʼUsāma Fawzī Yūsuf, Madḫal ʼIlā al-Qiṣṣa al-Qaṣīra fī al-ʼUrdun, munšawrāt

mağalla al-fikr, Beirut 1981;

ʼUsāma Fawzī Yūsuf, Introduzione al racconto breve in Giordania, casa editrice

“mağalla al-fikr”, Beirut 1981;

فــي روايــاتــه وســيــرتــه الــذاتــيــة ، عــيــســى الــنــاعــوري ، يــامــطــر قــيــمــس •

؛١٢٢١ دــ، إربر الــكــنــدي لــلــنــشــر والــتــوزي دا

Samīr Qaṭāmī, ʻĪsā an-Nāʻūrī fī Rūāīātihi wa Sīratihi al-Ḏātiyyah, dār al-kanadī lil-

nashir wa at-tawzī, Irbid 2006;

Samīr Qaṭāmī, ʻĪsā an-Nāʻūrī nei suoi racconti e nella sua biografia, casa editrice

“dār al-kanadī”, Irbid 2002.

Libri in lingua italiana

AL-BŪRAĪ Ḥasan ʼAḥmad, “La lingua italiana e la sua diffusione in Egitto”, in

L’uomo, la società e lo stato nella reciproca visione della cultura araba e ita-

liana, atti del Convegno La presenza culturale italiana nei paesi arabi: storia e

prospettive, Sorrento, 18-20 Novembre 1982, a cura di Vincenzo Strika, Roma,

Istituto per l’Oriente, 1984;

HOURANI Albert, Storia dei popoli arabi. Da Maometto ai giorni nostri, Traduzio-

ne di Brugnatelli Vermondo, Arnaldo Mondadori Editore, Milano 1992.

50

Articoli di riviste in lingua araba

دوان •أمــيـن ال ردنــي ٬اأ

أردن ال

أفــكــار، رقــم ،دراســات فــي ال

أــة ال الــمــجــل

(؛٦٧٩١) ٧٩ ʼAmīna al-‘Adwān, Dirāsāt fī al-ʼUrdun al-ʼUrdunī, mağalla ʼafkār, n.47 (1976);

ʼAmīna al-‘Adwān, Studi sulla Giordania giordana, rivista “mağalla ʼafkār”, n.47

(1976);

ب • ردنــعــشــي الــد فــديــجــتـار، الــجــنــاح الــتــفــد الـاأأ(، ٦٧٩٩ -٦٧١٢ي )ــر ال

(؛٦٧٧٦) ١م ــة، رقــيــافــقــثــة الــل ــجــمــال ‘Abdul al-Fattāḥ an-Nağğār, “at-Tağdīd fī aš-Ši‘r al-‘Urdunī (1950-1978”), al-

mağalla aṯ-ṯaqāfiyyah, n.6 (1991);

‘Abdul al-Fattāḥ an-Nağğār, “Il rinnovamento della poesia giordana (1950-1978)”,

rivista “al-mağalla aṯ-ṯaqāfiyyah”, n.6 (1991);

ي، ــروائــي والــصــصــقــل الــمــعــي الــي فــتــربــجــوري، تــاعــنــى الــســيــع •

فــكــارأــة ال (؛٦٧٩٩) ١٧، رقــم الــمــجــل

ʻĪsā an-Nāʻūrī, “Tağrabatī fī al-‘Amal al-Qiṣaṣī wa ar-Rūāʼī”, mağalla ʼafkār, n.39

(1978);

ʻĪsā an-Nāʻūrī, “La mia esperienza nel racconto breve e nel romanzo”, rivista

“mağalla ʼafkār”, n.39 (1978);

ة ــل ــجــمــالفــي ذكــراه الســادســة، وري ــاعــنــى الــســيــع ،ىــوســمــان الــمــيــلــس •

(؛٦٧٧٦) ١م ــة، رقــيــافــقــثــال Sulaīmān al-Mūsā, “ʻĪsā an-Nāʻūrī fī Ḏikrāhi as-Sādisa”, al-mağalla aṯ-ṯaqāfiyyah,

n.6 (1991);

Sulaīmān al-Mūsā, “ʻĪsā an-Nāʻūrī nel suo sesto anniversario”, rivista “al-mağalla

aṯ-ṯaqāfiyyah”, n.6 (1991).

51

Articoli di riviste in lingua italiana

BALDISSERA Eros, ʻĪsā al-Nāʻūrī, Quaderni di Studi Arabi, v. 3, Istituto per

l’Oriente C. A. Nallino (1985);

DE SIMONE Adalgisa, Notizie bio-bibliografiche su ʻĪsā al-Nāʻūrī, Oriente moder-

no, Anno 50, n.9 (1970);

OMAN Giovanni, “Ricordo di ʻĪsā al-Nāʻūrī”, «Oriente moderno», Nuova Serie,

Anno 6 (67), N. 7/2 (Luglio-Dicembre 1987).

Articoli di riviste in lingua inglese

ALWAN Bakir, “Contemporary Palestinian and Jordanian Literature”, Books

Abroad, v. 46, n.2 (1972).