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引きこもり
Il termine “hikikomori” è di recente creazione. Fu lo psichiatra giapponese Saitō Tamaki a utilizzarlo per la prima volta, come traduzione della espressione inglese social withdrawal. Egli utilizzò questa parola per indicare un fenomeno sempre più diffuso in Giappone: l’autoreclusione volontaria nella propria casa di adolescenti e giovani. Era il 1998. Saitō definì in questo modo il fenomeno hikikomori: «Una condizione (..) che riguarda coloro che si rinchiudono nella propria casa e non partecipano alla vita sociale per minimo sei mesi ma che non sembrano soffrire di altri problemi psicologici preesistenti»
SAITŌ Tamaki, - Hikikomori, adolescence without end (1998/2013)
L’hikikomori: • ha uno stile di vita centrato sulla propria casa; • ha un ritiro completo dalla società che supera i sei
mesi; • presenta un rifiuto scolastico e/o lavorativo; • al momento di insorgenza del fenomeno non viene
diagnosticata schizofrenia, ritardo mentale, autismo o altre patologie psichiatriche rilevanti.
È importante notare che i soggetti con ritiro o perdita di interesse per la scuola o il lavoro che continuano a mantenere relazioni sociali non vengono considerati hikikomori.
Hikikomori: gli “eremiti della camera da letto”
Il Ministero per la Salute e il Welfare ha stimato (2010) che il numero degli hikikomori in Giappone sia compreso tra 260.000 e 696.000
La ricerca del Ministero della Salute Giapponese del 2003 Il Ministero della Salute giapponese pubblica nel 2003 uno studio sistematico sull’hikikomori. Pur affermando che la condizione di hikikomori non può essere considerata una sindrome, definisce delle linee guida che ne facilitano l’individuazione.
Hikikomori non è una sindrome ma un fenomeno psicosociale
Le linee guida del Ministero della Salute Giapponese del 2010
Hikikomori è un fenomeno psico-sociale. Tra le sue caratteristiche c’è il ritiro dalle attività sociali e il rimanere a casa quasi ogni giorno per più di un anno e mezzo. Il fenomeno hikikomori può coinvolgere bambini, adolescenti e adulti sotto i 30 anni. Anche se l’hikikomori è definito come una condizione non-psicotica, è preferibile tenere a mente che pazienti schizofrenici possono essere inclusi in questo raggruppamento fino a quando non viene formulata la diagnosi di psicosi.
Hikikomori non è una sindrome ma un fenomeno psicosociale
I comportamenti dell’hikokomori rientrano nelle categorie diagnostiche esistenti del DSM
Esiste un hikikomori primario (senza sintomi) e uno secondario (con sintomi)
Hikikomori è una sindrome culturalmente determinata (Culture-bound syndrome)
Hikikomori è una nuova forma di disordine mentale (da inserire nel DSM5)
Sviluppo del dibattito sul fenomeno hikikomori in Giappone 1998 - 2015
HIKIKOMORI: E UNA MALATTIA?
Se osserviamo le diverse descrizioni degli studiosi notiamo che, a partire da quella di Saitō molte hanno in comune il fatto che non caratterizzano hikikomori come una malattia mentale o un suo sintomo:
Hikikomori e uno stato in cui le persone si isolano per più di sei mesi dentro casa e limitano il numero di cose di cui hanno bisogno o di cui pensano di aver bisogno. […] Hikikomori in sé non è un sintomo che accompagna un disturbo mentale. (Isobe Ushio, 2004) Gli hikikomori sono persone che tipicamente abbandonano la maggior parte delle attività sociali e si ritirano nelle proprie stanze o nelle proprie case per lungo tempo, anche se i genitori non ne comprendono le ragioni. Hikikomori in Giappone è definito come uno stato non causato da qualche malattia mentale (Ogino Tatsushi, 2004) Hikikomori è una situazione nella quale persone di almeno quindici anni si isolano nella casa dei genitori per un periodo maggiore di sei mesi per ragioni che non hanno a che fare con disturbi mentali e non sono in grado di partecipare alle attivita sociali. (Ogi Naoki, 2007)
Salute fisica
Salute psicologica
Relazioni sociali
Relazioni con l’ambiente
Qualità della vita
Le conseguenze dell’isolamento
Via via che il tempo passa un adolescente in isolamento tende a sviluppare sintomi di malessere sia fisici che psicologici, riducendo sempre più la qualità della sua vita (Khan & Lo, 2014 – 588 soggetti)
I principali segnali di disagio psicologico che si sviluppano con il ritiro
Assenze scolastiche
Paura degli altri
Disturbi ossessivi - compulsivi
Insonnia e inversione
giorno-notte Mancanza di
comunicazione Regressione
infantile
Violenza domestica
Depressione e pensieri suicidi
La vergogna
Hikikomori e schizofrenia
Molti dei sintomi associabili a schizofrenia, come il fallimento dei propositi individuali, la scarsa igiene personale, l'incapacità di iniziare e continuare attività con un obiettivo, la diminuzione dello spettro di intensità delle espressioni emozionali, sono presenti anche in molti casi di hikikomori. Quando la malattia non e in uno stato avanzato, può essere difficile distinguere.
Saitō prova a sintetizzare quelle che per lui sono le differenze: • innanzitutto ritiene che mentre è possibile immedesimarsi e provare
simpatia nei confronti dei sentimenti di uno hikikomori, che di solito sono sempre la conseguenza di una situazione in cui causa ed effetto hanno una logica, al contrario è difficile mettersi nei panni di chi soffre di schizofrenia, perché si provano sensazioni poco coerenti, come se si avvertisse che c‘è qualcosa che non va.
• Per Saitō la più grande differenza sta nella possibilità di comunicare. Non importa quanto uno hikikomori sia riservato o timido, di solito si riesce a capire ciò che pensa e ciò che vorrebbe dire e fare partendo dalle espressioni facciali o dai comportamenti. Nei casi di schizofrenia, invece, comunicare è più difficile perché spesso la persona assume atteggiamenti che non sono logici o sono bizzarri e ripetitivi.
• Inoltre, mentre gli hikikomori solitamente hanno il nascosto desiderio di entrare in contatto con gli altri ma non ci riescono, gli schizofrenici evitano la comunicazione e non hanno interesse nel ricrearla.
950 specialisti consultati (psicologi, psichiatri, psicoterapeuti). Campione: 77 + 5 che non hanno mai avuto pazienti con il problema del ritiro sociale
Gli hikikomori In Italia – dati da una ricerca (Braidotti, 2013)
Le cause
•Relazioni familiari
•Attaccamento madre - figlio
Famiglia
•Bullismo •Pressione scolastica per i risultati
Scuola •Aspettative sociali
•Crisi economica
Società
1.Le aspettative sociali per una educazione prestigiosa, appannaggio però di pochi sommato alla difficoltà di inserimento lavorativo dovuta alla stagnazione economica
2. La pressione scolastica (ritmi e carichi di lavoro piuttosto duri) sommata al diffuso fenomeno del bullismo
3. Il morboso rapporto madre-figlio sommato alla assenza del padre.
Scuola Nella storia personale di questi adolescenti si possono riscontrate degli elementi anamnestici comuni tra i quali: difficoltà scolastiche, esperienze di bullismo, storie di scherno e derisione, esclusione da parte dei compagni, episodi relativi al rapporto con gli insegnanti.
La scuola
Sviluppo e ritiro sociale nell’infanzia e nell’adolescenza
Fattori biologici e temperamentali
Relazione intersoggettiva m/b
Attaccamento
Interazione con i pari Krieg & Dickie, 2011
Esplorazione
3) CONSOLIDAMENTO DELL’INDIVIDUALITA’ E INIZIO DELLA COSTANZA DELL’OGGETTO EMOTIVO
2) RIAVVICINAMENTO
1) SPERIMENTAZIONE
Euforia nell’esercizio delle funzioni autonome
(Vi sono molte prove a sostegno che la VERGOGNA abbia origine
durante la fase di sperimentazione [Schore, 2003] )
FASE DI SEPARAZIONE -
INDIVIDUAZIONE
Il bambino segue la madre come un’ombra e se ne allontana
all’improvviso aspettando di essere rincorso e ripreso in braccio
M. Mahler La nascita psicologica del bambino
Hikikomori come difesa
Tratto e modificato da Maurice Corcos, 2014
La stanza come RIFUGIO DELLA MENTE «Il rifugio funziona come una zona della mente in cui non si deve affrontare la realtà, in cui le fantasie e l’onnipotenza possono esistere senza controllo, e qualunque cosa è permessa. E’ spesso questa la caratteristica che costituisce l’attrattiva del rifugio»
da Psychic retreats - John Steiner, 1993
«Durante l’infanzia degli hikikomori la madre fallisce nella sua funzione come contenitore sufficiente delle emozioni del bambino. Ciò incoraggia la formazione di organizzazioni patologiche della personalità come ad es. il ritiro sociale (o rifugio della mente [da Steiner])»
T. Ogawa, 2012
La differenza tra ritiro e capacità di essere soli
«Una persona può essere in completo isolamento eppure non essere capace di essere sola»
Io
Io sono
Io sono solo
L’individuo si struttura come unità
L’individuo non solo ha forma ma anche vita
Consapevolezza da parte del bambino della continuità della
esistenza della madre
Sebbene molte esperienze contribuiscono alla capacità di essere solo, ve n’è una che è fondamentale (..) questa esperienza è quella di essere solo, nei primi mesi e nei primi anni, in presenza della madre.
Winnicott, 1958
Winnicott, 1958
Il ritiro è una difesa contro la paura o l’angoscia persecutoria e contro il potenziale pericolo di perdita della propria identità che si potrebbe confondere con quella della persona da cui ci si ritira. La solitudine benigna riflette la tolleranza della ambivalenza e l’abilità di condividere la solitudine , che è l’abilità di essere solo in presenza di un’altra persona anch’essa sola e percepita come sola.
Galanaki,2014