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v Crusrppn Foscnzu La Spagna e i suoi domini nei trattati politici di Antonio Perez Segretario di Statodi Filippo II nel secolo in cui queste figure eb- bero u-tr"centralità politica e poteri discrezionali notevolil, prima di subireil ruolo preminentedei nvalidos), Potente uomo di corte, cadu- to in disgrazia,poi, per vicende intricate ed intriganti da inserire nel novero delle lotte trafazioni politiche, per altrettante complesse que- stioni personali non estranee ai fami politici e per eccesso di persona- lità, Antonio Perezprodussevari trattati durante il carcere,l'esilio e nel lassodi tempo che coincisecon la fine del regno di Filippo II e l'awento del nuovo sovrano Filippo III2. Che cosarappresentano questi saggipolitici? Una nmeditation de sa captivitér3, una meditazione dal suo esilio francese per ottenere dal nuovo re il permesso di rientrare in Spagna, oppure, come maliziosa- mente ha scritto J. M. Guardia nell'introduzioneall'edizione ottocen- tescafranco-ispanicadel trattato politico L'art degouuerner scritto dal Perez, un tentativo di entrare a far parte del suo gabinetto?Più in buo- na fede, questi saggisi possono anche considerareil contributo di un espertoe navigato politico della corte asburgica, profondo intenditore della realtà spagnola ed europeain generale. I ;.H. Ellrorr, La Spagna imperiale. 1469-1716, Bologna 1989, p' 226. Siveda anche J.A. EscuoEno, Las Secreterias de Exad 1 dcl Despacho (1474-1724)' Madrid 1969,4 w., che è la prima ricostruzione ru qrr.ti, carica politico-amministrariva. 2 Su Perez cfr. S. Br,nvuosz oE CRstno, Antonio Perez, secretario dc Estad.o del rey FelipeII, Madrid 1841; F. MtcNEr, Antonìo Perezet Philippe II,Patis 1846; G. Ma- vlNóN, Antonio Perez (El hombre,el drama, la epoca),Madrid 1952- 3 Introduzione di l. M. Guardia a A. Plnsz, L'art dz gouuerner. Discours adressé a Philippe III (1598), Paris1867,p.1. 69

La Spagna e i suoi domini nei trattati politici di Antonio Perez, in M. MAFRICI (a cura di), Rapporti diplomatici e scambi commerciali nel Mediterraneo moderno, Soveria Mannelli, Rubbettino,

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Crusrppn Foscnzu

La Spagna e i suoi domininei trattati politici di Antonio Perez

Segretario di Stato di Filippo II nel secolo in cui queste figure eb-bero u-tr" centralità politica e poteri discrezionali notevolil, prima disubire il ruolo preminente dei nvalidos), Potente uomo di corte, cadu-to in disgrazia, poi, per vicende intricate ed intriganti da inserire nelnovero delle lotte trafazioni politiche, per altrettante complesse que-stioni personali non estranee ai fami politici e per eccesso di persona-lità, Antonio Perez produsse vari trattati durante il carcere, l'esilio enel lasso di tempo che coincise con la fine del regno di Filippo II el'awento del nuovo sovrano Filippo III2.

Che cosa rappresentano questi saggi politici? Una nmeditation desa captivitér3, una meditazione dal suo esilio francese per ottenere dalnuovo re il permesso di rientrare in Spagna, oppure, come maliziosa-mente ha scritto J. M. Guardia nell'introduzione all'edizione ottocen-tesca franco-ispanica del trattato politico L'art de gouuerner scritto dalPerez, un tentativo di entrare a far parte del suo gabinetto? Più in buo-na fede, questi saggi si possono anche considerare il contributo di unesperto e navigato politico della corte asburgica, profondo intenditoredella realtà spagnola ed europea in generale.

I ;.H. Ellrorr, La Spagna imperiale. 1469-1716, Bologna 1989, p' 226. Siveda

anche J.A. EscuoEno, Las Secreterias de Exad 1 dcl Despacho (1474-1724)' Madrid

1969,4 w., che è la prima ricostruzione ru qrr.ti, carica politico-amministrariva.2 Su Perez cfr. S. Br,nvuosz oE CRstno, Antonio Perez, secretario dc Estad.o del rey

Felipe II, Madrid 1841; F. MtcNEr, Antonìo Perez et Philippe II,Patis 1846; G. Ma-

vlNóN, Antonio Perez (El hombre, el drama, la epoca),Madrid 1952-3 Introduzione di l. M. Guardia a A. Plnsz, L'art dz gouuerner. Discours adressé a

Philippe III (1598), Paris 1867,p.1.

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Oert<1, cotroscctrclolo a fìlttclo, si lltril 1)e'nsilr'(, lrcrrc r'lrc stcssc rnc{i-tando un ritorno in grande stile sulla sccrra p.liri.rr slxrg.ola clopo piùrdi una mortificazione ma anche dopo aver brigat,, ,li.,irror.r, rnànipo-lato, ordito tresche, e dopo aver conosci,rto p.riino il carcere e la tortu-ra. Abituato, com'era stato, ad essere al centro del potere, a dispensarloe ad usarlo con raffinata scaltrezza, voleva presentarsi al nuovo sovranousando I'arma più intelligente nelle sue mani: scrivere dei saggi poliricimirati, sotto forma di trattati o di aforismi, con i quali dare piova dellesue qualità, della sua cultura e delle sue conoscenzè politiché, affinatesiin oltre trent'anni di attività negli ambienti di corte. In sosranza, perezstaya tentando la strada della completa riabilitazione. Operazione chenon gli sarebbe riuscita, perché I'ex braccio destro di Filippo II sarebbemorto povero in esilio, a Parigi, nel 1611. Conclusione indegna per unuomo che aveva saputo tessere relazioni a largo raggio e cheàveva avu-to notevoli responsabilità politiche.

- Figlio illegittimo di Gonzalo Perez, funzionario della segreteria di

Filippo II, nel 1566, alla mone di Gonzalo, gli fu riconosciuta la re-sponsabilità del dipartimento del Sud. Fu sttètto alleato di Ruy Gó-mez de Silva, principe di Eboli, e, alla sua morre, nel l573,AntonioPerez,gli subentrò come capo della fazione che si era da sempre con-traddistinta per essere in forte contrapposizione con il duca d'Alba. Inquesta veste egli si occupò della vicenda dei Paesi Bassi e, d'accordo -come pare - con il re Filippo II, nel 1578 assoldò ffe assassini e feceuccidere I'Escobedo, che aveya scoperto un intrigo tra il Perez e la ve-dova del principe di Eboli a fayore dei ribelli olandesi.

Questo omicidio fu I'inizio dei guai perPerez, in quanro, dopo es-sere stato confinato tra il 1580 ed il 1590 e sorroposro a severe iestri-zioni della sua libertà, fu rorturaro. Riuscì a fuggire dal carcere ed ascappare verso l'Aragona, ponendosi sotto la protezione dell'organo digiustizia aragonese. Nel 1591, menrre veniva trasferito al carcere del-I'Inquisizione, fu liberato dalla folla. A seguito di questo evenro, si po-se a capo di una rivoluzione contro il sovrano, con I'obiettivo di ira-sformare l'Aragona in una repubblica di tipo veneziano, ma sotto ilpanonage politico francese. Quando Filippo inviò I'esercito per sedarei tumulti, Perez dovette riparare in esilio, in Francia (novem6re l59I),dove poi sarebbe morro.

La storiografia è stata spesso severa nei suoi confronti; Sir Elliott,ad esempio, lo ha definito (vanitoso, subdolo e asruto) e, poco oltre,(sempre avido di denaror, e capace di non tirarsi indietro ndavanti alla

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venclitlr cli segrcti cli Strtrou'', [)rc$ttpl)olìcttcl<l ttna venalita ed un mar-

cirto intcrcssc pcr il lucr<t. Ma qucsto severo giudizio, non-semPre con-

diviso e probabilrnente merirevole di ulteriori approfondimenti, non

pr"rò costituife una sorta di pregiudiziale nei confronti del suo operato

e dei suoi scritti, che restanò lucidi come testimonianze coeve e di in-

dubbio interesse storico.un fedele servitore della causa spagnola, ecco cosa intende appari-

re al nuovo re Antonio Perez, pronto a mettersi il burrascoso Passatoalle spalle. I politici di lungo .ótso, in fondo, senrono di essere prede-

stinaii all'esercizio del potére anche oltre il proprio temPo, perché si

considerano come dei rot.-, dei grandi, ai quali si deve sempre ri-

spetto e sono sorretti da un grande senso del dovere).

Nell'introduzione alla edizione del 1867 de L'art de gouuerner, alla

quale ho appena fatto riferimenro - un tratraro politico datato 1598,

utile .ome ulteriore fonte per approfondire le sue valutazioni - J' M'

Guardia, curatore della pubbli cazione, aveva avuto parole di apprezza-

mento per i pubblicisti ndu vieux tempso del calibro di Antonio Perez,

considerati iome dei maestri nell'arte di osservare gli awenimenti e

capaci di scrivere opere durevoli. Essi, a suo giudizio, erano.stati in

grado nei loro saggi di esprimere le impressioni, i sentimenti, le idee e

i. ,r.d,rt. dei coniàmporanei; (acreurs ou témoins - scriveva Guardia -

ils parlent de ce qu ili ont vu, raisonnent en connaissance de cause, et

le plus souvent avec compétencer6. E, riferendosi proprio al Perez:

uconseiller iudicieux.t haidi, il nécrit pas un roman politique, il ne

propose poirrt ,.rtr. utopie, un programme irréalisable. S'inspirant des^f"iti,

il présente le tableau de la situation, ni chargé, ni flatté, et au

prince de\,.r,, roi il signale le mal et indique les remèdes efficacesrT.

Non sono considérazionifatte per riabilitare un genere,la trattati-

stica, che invero non era caduto in disuso, né di legittimare la sostanza

della scelta editoriale e culturale del curatore di pubblicare, a distanza

di circa tre secoli, con resto spagnolo in calce, il saggio di un potente

politico della corte spagnola, ma di un operazione che doveva servire,

à metà dell'Ottocento,à mettere il dito nella piaga delle contraddizio-

a 1.H. Elt-torr, La Spagna imperiale, cit., p. 304.5 Sul senso del doveie che animò Filippo II e la sua corte segnalo il saggio-recen-

sione di M.J. RoDRIGUpz Serceoo, Incubi ed enigmi: alcune recenti biografie di Carlo

Ve Fihppo11, in "Storica", X\,TII' 2000, pp. 119-141.6 iinodutiorc di l. M. Guardia a A. Ppnrz, L'art de gouuerner, cit', p' )OO{V7 Ibid.em.

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ni del s istema pol i t ico spagnolo, sop'a(tutro rrcl srn nlorì ìcnto dimaggiore splendore (piìr letterario che polirico-cc.'.nric', in verita),e ad. esaltare la capacità francese di utilizzare quelle conrrirddizioni periniziare una graduale erosione della leadership spagnola nell'Europa difine Cinquecento.

lJn processo di erosione culminato, nel secolo successivo, nel de-potenziamento della monarchia asburgica, a tutto beneficio del "sole"francese e del suo sostanziale primato nell'area mediterraneas. Inoltre,Perez si era rivelato un prezioso amico dei transalpini e, nel momentodecisivo del suo sconrro con Filippo II, aveva ritenuto che non vi fossemigliore

-soluzione che allearsi o diventare collaboratore del peggior

nemico della Spagna.Solida cultura umanisra, senso della professionalità, discrezione e

religiosità possono essere considerati i suoi valori ideologici e cultu-ralie. È sraro capace di tener dietro alle note diplomaticheille carte distato, ma anche, e forse soprattutto, di essere regista di intricate vicen-de politiche , cap3ci di incidere sulla storia spagÀola ed europea di fineXVI secolo. Per I'ex segretario valgono bene leiuccessive consid erazio-ni di J.M. Guardia, che lo repurava implicitamenre un uomo dotatodi grande spirito prarico, capace di vedere la realtà senza illusioni esenza pregiudizi.

La sua vicenda politica si collega al caramere personale del rappor-to con il sovrano, tipico dei segrerari, e al ruolo che ebbe nella ben no-ta lotta tra gruppi_familiari e fazionali, che fu uno dei crogiuoli del di-battito politico e della gestione del potere nella spagna ciÀquecentescae post-cinquecentesca. Di questa lofta, come detto, perez non fu unasemplice pedina, bensì un forte punto di riferimento, disinvolto, alpunto da diventare un leader. E come turti i leader non gli mancaronole- idee, i progetti, i disegni, le alleanze strategiche, ed eb*be una chiaraidea del suo ruolo nello scacchiere delle aileànze e dei veti incrociatifra gruppi di fazioni e li fece pesare nell'arco delle sua carrierapolitica.

. Diego de Saavedra Fajardo, da illustre giurista quale era, avrebbedato nel 1643 una splendida definizione d.1 "segr.tario", ritenendolonel compis del principer, indicando con ciò la {rusterza,la precisione

8 sull'antagonismo franco-ispanico e sulle sue conseguenze per il continente eu-ropeo, cfr. G. Garasso, Snr.ia d Europa,lI: EtA moderna, É.oma-Bìri 1996, cap.y.

e cft. A. Musr (a cura di), stato e pubblica amminisnazione nell'ancien régime,Na-poli1979, pp. 112 sgg.

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rrr i l l i r rrctr icu de, l st to operi t to r t l l ' i t t tcr t to clc l l l t corte, che r ichiedeva ca-

llrrcirà cli ntccliaziottc, cltralità ttcll ' ltziottc politica, conoscenza e aP-profìrnclinrctrto di tuttc Ic tematiche interne o legate alla sfera della po-iir i..

"rt"r,,. Nella valutazione del Saavedra, infatti, il segretario aveva il

rrrrrrpito di consultare, disporre e perfezionare le materie ed aveva unrluplice ruolo, (es una mano de la voluntad del principe y un instru-rììerìto del su gobierno)> e, poco olúe, precisava con ulteriore acc:uîatez-z,1l (su pluma es también compós; porque no sòlo ha de escribir, sinomedir y ajustar las resoluciones, compasar las ocasiongl y los tiempos,para que ni lleguen antes ni después las execucionesrl0. Insomma, unruolo di "giustezzì', che riguardava persino i tempi di intervento, oltre

che, naturalmente, le modalità, gli aspetti sostanziali e formali' Un uÉficio, quello del segretario, che se non si poteva ritenere parte dellamaestà del principe, lo si doveva considerare come il suo riflesso.

Osservazioni che lasciano ampiamente trasparire quale importan-te funzione avesse avuto il Perez nel complesso scacchiere politico del-la monarchia asburgica. In effetti, Perez ebbe tutte queste peculiari ca-ratteristiche, lo dimostra il lungo tempo in cui rimase ai vertici dellapolitica spagnola. Ciò, è orvio, non ci impedisce di individuare taluneiue lacune di giudizio, qualche sbrigativa osseryazione a beneficio dialtre che meglio poteyano rispondere alla sua esigenza di accentuaredelle valutazioni, per ragioni più personali che politiche.

Le note che qui propongo costituiscono una prima analisi di unsuo scritto politico dedicato al futuro Filippo III, concepito sotto for-ma di Precetti o di aforismill. Unopera di non faclle datazione, cheGeoffrey Parker colloca temporalmente qualche anno dopo la pubbli-cazione della sua open Cartas y Relaciones (1592, secondo Parker, o1594, secondo il Mignet), ma che, per i contenuti e per esPressa am-missione dell'autore, potrebbe arrer avuto vari rifacimenti che ne im-pediscono una esatta cronologial2. Tuttavia, dovrebbe cadere tra il1594 edil 1598.

10 Cfr. Diego de Seavnonq Felanoo, Idea de un principe politico cristiano (1585-

1648), acura di Q. Aldea Vaquero, Madrid 1976, empresa 56. Si veda anche Biblioteca

d.e autores espanoles, t. )O(V, Madrid 1947.11 Il manoscritto è depositato presso l'Archivio di Stato di Napoli.12 Scrive infatti Perez nei Precetti rivolgendosi al principe Filippo, futuro sovrano:

oDunque fra tanto legga VS. questo scritto tumultuario, il quale nella pasca prossima

sp.ro iipigli".e, et al'hora ci usero maggior industria togliendo, o aggiungendo doue

sara necèsiario,, cfr. A. Prwz, Summa de preceptos, cit., cap. )OC(I, ff.289 sgg.

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Malgrado la fbrmula adottata clall 'autorc, clitlrorrtt'c dci pru'ctti1'ttt-litici di i"t"tt.t. generale, egli inserisce le sue ossct'vrtziotti tlel conte-

sto europeo di fine XVI secolo, entrando nel vivo dell'azione politica

della monarchia spagnola. Per questo motivo, mi sembra ragionevole

inquadrare brevemente sul piano politico mediterraneo ed internazio-

nale il periodo che precedette I'uscita di scena di Filippo II, perché la

chiave di volta per interpretare gli spunti politici di Antonio Perez va

cercata in quel lasso di temPo, racchiuso negli anni tra il 1591 ed il

1 598.Intanto, com'è noto, nel L589 era salito sul trono di Francia un

ugonotto, Enrico IV, portando al suo momento culminante una crisi

r.ligior", politica e sociale che attanagliava la Francia. La degenerazio'ne della situazione francese aveva dato a Filippo II il pretesto Per un

intervento militare, che il re aveva rcalizzato nel 1591, progettando

I'invasione della tradizionale nemica della Spagna. La conversione al

cattolicesimo di Enrico IV aveva fatto venire meno le condizioni per

questo intento, il re francese era entrato nell'alveo cattolico e, almeno

d"l pt'r.tto di vista religioso, non Poteva essere più considerato un ne-

micó. La successiva pace di Vervins del 1598 sancì, per I'appunto, il

riconoscimento dell'accordo religioso, anche se restava in piedi il pro-

blema politico. Quel trattato sarebbe stato I'ultimo atto decisionale di

rilievo del sovrano, in procinto di passare la mano.Consideriamo anche questi alri fattori: mentre Francesi e Spa-

gnoli erano stati in guerra, Olandesi ed Inglesi avevano dato una forte

accelerazione alla propria politica imperialista, - e di questo Pare non

accorgersi molto Perez!-; il papato aveva brigato sin dal 1595 per una

pacifiiazione franco-spagnola, attuando, così, una politica tendenzial-mente equidistante;Yenezia continuava a riawicinarsi alla Francia; il

granducato di Toscana frnanziavala politica di Enrico IV. Ciò può far

-omprendere

la diffidenza verso gli Stati regionali italiani che serpeg-

giava negli ambienti di corte di Filippo II. Inoltre, certe prospettive di

p".. ",rrèbbero

trovato terreno fertile nell'atteggiamento di Roma, che

,t"rr" *.tt"ttdo la sua strategia, occupandosi dei musulmani piuttosto

che degli eretici, anche per I'evidente pericolo che poteva provenire a

seguito della pace che dal 1590 avevano raggiunto turchi e persiani.Pace che liberava I'attenzione dei primi verso I'Occidentet''

13 Cfr. F. Bneuopr, CiuiltA e imperi drl Mediterraneo nell'eta di Filippo II,II''tori-nol976,pp.131l sgg.

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Sc lrr pol i t ic l di I r i l ippo l l i tvc 'vrt t rovl l to trc l carattere del s istema

irnpcriirlc il sLlo col)lìotiito piir l l l l lrca.to, - rlon a caso' la stessa tratta-

zi'irc .li Aurorìio Percz si dtve considerare in qualche modo parte in-

rcftr.iìnrc di questa visione politico-cuhurale -, altri elementi avrebbe-

r.,,'.ar"tt.riri"to lo scenarià politico spagnolo a cavallo tra il Cinque-

ccnto e I'inizio del secolo successivo.-- ntt. grandi guerre di fine XW secolo avrebbe fatto seguito yra fa-

se di pacífic azíone generale che avrebbe interessato quasi tutta I'Euro-

pa. Là Spagna, go,rér.t"t" da un re indolente, Filip.po III, e da un mi-

I.rirtro l" .,ri "t-"

migliore sarebbe stata la diplomazia, si sarebbe

,rrrifor^"," a quella ché si può definire una corrente generale. Lidea

che prevale è Àantenerelo-status quo, ossia conservare, in una situa-

,io* ai pace obiettivamente piu- agevole, I'egemonia spagnola nel

Mediterraneo ed in EuroPa.

Queste brevi coordinate del periodo politico ci permettono di con-

,,"a"È come perez possa essere pàrimenti considerato un interprete del

sisrema spagnolo e delle sue molteplici implicazioni ed un antesignano

proprio di {ueil'elite pacifista che avrebbe agito nel primo,decennio del

,-r,ro.ro ,."oio. Si tratia di due asperri ben importanti del suo maturo

credo politico, dietro cui sembrano celarsi, per un verso,.le.aspettadve

dell'ex politico di cone, rispertoso (almeno nei suoi scritti) delle esi-

g."r. p".-inenti della Spagn1,.l P.l.dlt9 verso, la stanchezzadell'uo-

iro, prorr"ro dai continui cAnflitti telici del suo paese e alquanto logo-

,"ro àdl. vicissitudini personali. Forse, quel pacifismo è.{l interpretare

come strumentale, peiplacare le agitate acque-della.politica euroPea e

creare condizioni iàonèe per il suo ritorno alla politica, f-orse.è una

oroiezione lesittima . ,.rriit" del suo spirito di mediazione e del suo

anelito alla cJncordia, in quanto capo di una fazione storicamente vo-

tata al negoziato e al rispetio delle prerogative locali'

L La Spagna

La Spagna di fine cinquecento_tratteggiata.da Perez.rivela le pecu-

liarità di ,i"o Stato attraèrsato da contraddizioni politiche che ne

condizionavano il ruolo nello scenario continentale. Dunque, uno dei

suoi primi obiettivi era consolidare gli antichi equilibri che.presuppo-

,.rr"rro la forte presenza della spagna quale paese nodale nella struttu-

razionedelle alleanze e delle relazioni euroPee'

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v^ L,ra opiri<lnc djffirsa, ran'rmeura pr.Pri, i l l l.r.cz, c'lrc il r.cg'o di

spagla non avesse le condizioni per dete'rerc:llìcol'ir a lrrrrg' il prima-to politico in Europa e che fosse destinato a soccombe r". Ciò per alcu-ne ragioni che egli passa in rassegna, ritenendole cause in parte condi-visibili ma anche superabili mediante una serie di correttivi da appor-tare alla politica spagnola.

Innanzitutto, la dispersione dei suoi domini - situati tra mondonuovo, le isole, l'Italia, la Germania inferiore e I'Africa - era conside-rata uno dei principali motivi di debolezza politico-militare. La conti-guità territoriale da sempre era invece la base per la conservazione diun impero che, all'elemento terriroriale assommava sosranziali diffe-renze legate alla lingua, alla varietà delle popolazioni e finanche allediversità climadche.

A rendere il quadro instabile per la Spagna concorrevano le nume-rose "nazioni" nemiche che la cosrringevano a plurimi sforzi bellici sufronti e contesti politici anche molto diversi ira loro, con I'evidentedebilitazione di quella compattezza che era sinonimo di potenza diuno Stato e, sopratturto, del riconoscimento da parte dei nemici diquesra Porcnza.

Il re di Spagna, infatti, sono parole diPerez, nff guerra con diuer-si, ne mai ha tutte le sue forze congiunte in un campo aperro, con ilche la sua spada ammazza se sresso"nl4. Dunque, ,rnà d.il. coipe deisovrani spagnoli era srara quella di muovere guerra a paesi nremàtissi-mir, avendo vicini nemici quali Inglesi, Francesi, le Fiandre e, forse,gli stati italiani, verso i quali Perez aveva un atteggiamento di circo-spezione e di prudente aperrura, come vedremo meglio ffa breve.

Tirttavia, I'ex segretario di stato, pur valutando con molta attenzio-ne tutti questi elementi, assai discussi negli ambienti diplomatici e nellecorti europee, riteneva che vi fossero altri fattori che dovessero enffarein gioco per una valutazione più ampia ed esauriente del panorama eu-ropeo. In primo luogo, Perez calcavala mano su due aspetii: I'assenza diuna coesione fra i nemici della Spagna e la presenza nell'area italiana diun collante religioso come deterrente per loìcoppio di guerre in funzio-ne antispagnola. Nel primo caso, Perez riteneva che le divisioni tra i ne-mici della monarchia spagnola fossero sotto gli occhi di tutti. Il re diFrancia e il re d'Inghikerra, per palesi motivazioni religiose, non avreb-bero potuto mai essere concordi. La stessa Francia .r"àil"ni"t" da frat-

1a A. Prnrz, Summa de preceptos, cit., cap. XIX, ff. 150 sgg.

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trrre tfir cattolic:i c ltr0tcstltnti, ittOltl 'c, ltPPitrivl singol:rre, sostiene Perez'clre irr csslr vi fosscro nrolti vcscovi potenti che non desideravano affatto[u rovirra clclla Spagna. I protestanti apparivano molto disgregati tra lo-ro, c, per que.sto motivo, la Germania, frammentata in piccole repubbli-c,hc, unon può apportare nocumento alcunool5, sono sue parole.

Per quanto riguarda gli italiani in generale, e più nello specifico,toscani e veneziani, a giudizio di Perez mai avrebbero congiunto le ar-mi contro il re di Spagna nse prima non sono da lui offesi apposta econ grande ingiuriar16, quindi se non provocati' né il pontefice avreb-be mai permesso di muovere guerra ad un re cattolico. Dunque, lacoesione religiosa rappresentava, nella visione del politico spagnolo enello spirito della controriforma, un forte impedimento per azioni co-muni degli italiani. Ma, la penisola, appartenente o meno al regnospagnolo, è più attentamente esaminata daPerez in un contesto poli-tico piìr complesso, che richiama alla mente quel carattere di interrela-zione fra Spagna e i suoi domini, che la storiografia più recente ha in-teso elaborarelT. Vi ritornerò fra breve.

Più consistente gli appafe il timore per alcune specifiche lacunespagnole sul piano della innovazione tecnologica e della strategia mili-tare. Infatti, I'aver abbandonato i tradizionali metodi di organizzarelebattaglie con le consuete ed affìdabili armi, ossia, lance, spade, cavalli,a beneficio di armi <potenti> ma da utilizzarc in un'opera di difesaspecialistica, cioè limitatamente a forúficazioni e presidi, gli appareurioggettiva debolezza strategica, che impediva alla Spagna di com-battere in campo dperto i suoi nemici e dimostrare quella superioritàche, nella logica del Perez, - e non poteva essere diversamente - si ac-quisiva solo con I'uso della forza.

Insomma, la supremazia si conquistava con strategie militari effi-cienti e che dovevano tendere a consolidare il controllo sui territori,ma dipendeva ancora più da dimostrazioni di effìcienza bellica negliscontri frontali e nelle epiche battaglie uis a uis.

Infine, I'Inghilterra, alla quale sembra che Perez non desse eccessi-vo peso, perché non gli appaúva in grado di turbare eccessivamente lapolitica spagnola, malgrado la clamorosa disfatta dell'Inuincible Arrna-d.a. Perez, denunciando una certa approssimazione, non riscontrabile

l< rr . I- '1014em-\6 lbidem.17 Si veda in proposito A. Musl, L'halia dei uiceré,Napol|2000.

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altrove nel manoscri t to, vedc gl i inglcsi ur inclr i t ts i i t t t t t t ' ist t l l t , c - Pro-segue - I'esperienza dimostra che ul'lsolatri cli rldo sogliotto stabiliredominio nell'estero continente)), per cui gli appalivano più intenzio-nati a mandare le navi nà predareo, che a muovere guerra ad uno Statopotente come la Spagna.

Tuttavia, ciò che avrebbe dovuto senz'altro impedire il nuovo respagnolo era la possibile intesa degli inglesi con olandesi, svedesi, da-nesi, norvegesi, perché, se si fossero alleati, avrebbero Potuto accor-darsi per un attacco alla Spagna. Ma, ancora una volta, Perez puntaI'indice sul fatto che tutti questi Stati fossero alquanto discordi, per leconsuete ragioni religiose.

Per comprendere meglio i Precetti di Antonio Perez occorre fareancora un riferimento ad altre sue considerazioni di carattere generale,nelle quali si intravedono i segni distinguibili di una linea politica noncostruita su fondamenti teorici. In fondo, è proprio questo che rendeI'ex segretario di stato una preziosa fonte: non si è al cospetto di unastratto teorizzatore di regole politiche. Sono, invece, le sue, conside-razioni cui poter dare un valore, per così dire, esegetico, da calare hicet nunc nella vicenda dello Stato spagnolo di fine secolo. Sono, quin-di, analisi desunte da un vissuto politico, che tengono conto di unacentralità e persino di una superiorità ispanica, di una sua forte iden-tità nel contesto europeo che occorreva rinsaldare.

Per questo motivo, la sua Spagna doveva tendere a creare una forteunione con le altre nazioni, mediante la religione, innanzitutto, maanche utilizzando le arti, le scienze e la lingua. Dunque, occorreva PerPerez un rapporto sinergico con gli alleati politici e con i propri domi-ni sulla base di elementi unificanti che riflettessero comuni tradizioni.Inoltre, egli trovava il pretesto per sollecitare la monarchia ad incorag-giare gli altri Stati alleati della Spagna a navigare verso il mondo nuo-vo per raccogliere tesori, come già stavano facendo i genovesi, percreare opportunità nuove di arricchimento economico, elemento ba-silare per rinsaldare i rapporti di coesistenza con la Spagna.

Ma è soprattutto in uno degli ultimi passaggi del cap. XIX deisuoi Precetti, che Perez sofferma l'attenzione su un punto veramentenodale. Queste le sue significative parole: nDunque lil re di Spagna]moderi ogni cosa acciò sempre un Regno habbia bisogno dell'opera,et agiuto dell'altro accio restino in questo modo congiuntir18. Lex se-

18 A. Prnrz, Summa d.e preceptos, cit., cap. XIX, ff. 150 sgg.

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grcrrrr.io di stlto dcliucrr.irr.tlttcsttt tttttdo la trcccssittl cli utrir reciprocita

inilit,,r. c,d ccrrnonricrr frl l i Spagnir c i su,i alleati, necessaria-per assi-

crrrrrf.c clre la c'csionc trov:rsse nil reciproco aiuto uno stimolo adac-

r.resr.crsi c a tliventare un punro fermo e stabile nelle relazioni politi-

r:lrc.. l,e r ffrarurare quesra réciproca sinergia, era indispensabile che il re

Iosse scrnpre molto equilibraio nelle relazioni_con gli altri Stati.( loniè intuibile, ,i ,r",," di un concetto che lascia intendere come

rref lir logica strategica di Perez dovessero trovare ampio spazio lo scam-

bio viclndevole Jd una sorta di mutuo soccorso per affrontare crisi

politiche che potessero riguardare la Spagna o suoi alleati. La nozione

Itoriografica ài ,irr.*" tlp"gttolo si.règg1 anche su quesd elementi'

nrr, rJr,r" sillogismi di soitalsi può dirèihePereznutrisse forte l'idea

;i;rir-" qual"siasi forma di isàlamento politico della Spagna nello

scenario .*op.o e che questa condizione di reciproco sostegno non

iÀrr. ,if.rit" ,olo agli alieati politici, ma anche ai domini fPagnoli.Un idea di consociàzione chè, senza dubbio, doveva implicare gli

aspetti militari, ma che andava esresa anche alle arti e alle scienze.*-' ó,rrrqrr., .-ifior" la percezione di un sistema di unità dinastica ba-

sato sulla'concordia e l'Lnione, chiavi di volta delle sue argomentazio-

,ri. V.dr.-o anche come il miglior regime possibile per la Spagna'

nell'ottica di Antonio Perez, fosi t"ppi.r.ntàto da questo sistema di

unità dinastica accompagnato da plausibili autonomie regionali.

2. Il Portogallo

Questa predominante idea di unità è dunque \" Wi" continuo

del p ,., e Éondiziona ogni suo ragionamento sui singoli domini e su-

eli alffi Stad europei, riénendo tJe necessità una pregiudiziale per le

]or,i fur,rr. della monarchia spagnola e del nuovo sovrano' Anche le

riflessioni sul Portogallo - annesso alla Spagna nel 1580 -, risentono

di questa esortarion"e a rrovare gli elemenìi di coesione e non quelli di

drfiercnziazione, a partire proprio dalla penisola iberica'

Difatti, perez éra del parere che il nuovo re dovesse rendere con-

cordi Castigliani, Aragonési e Portoghesi, utilizzando due meccanismi

ben noti "lT'.rpor.r,!

pofitico del-partito filoebolista: una saggia ed

equa distribrrior. di riffici, incarichi e occupazioni politiche in seno

"li".ort., ed una politica matrimoniale volta ad imparenLl5 Sli yi

"gli A"i.'M", r.l càso del Portogallo, senza prescindere dall'idea di in-

v

79

I

ill i

I

t rodtu ' rc in r l r r r ' l l r r tc l r ' : r to l l r 'g i e 'usr ' r r r in:rrr , l i s , , l r l , r t i , , to11:r t i ( ' l l r . r ì ì i r r r ,quindi , scl lza r i l l t - t l ìc i l t rc ecl t l r r c()r ì t f ( ) l lo lor t r 'srr l t . . . r l i to l io r ' ; r r l r r r r ; romogeneitànel campo giur ic l ico, l )c lcz r i t t ' r rr .v;r . l r r .s i r l .vcssc 1'rcr.st .guir-e.finanche la comunione delle navigazi.' i rrrr l)'rr.ghcsi c Sp:rgnoli19. Una sinergia che gli appariva determinant.,

"n.hà come r.ico-

noscimento delle implicite qualità e dell'esperienza che i portoghcsiavevano acquisito nei viaggi e nei commerci marittimi.

Nel trattare quesra mareria, nella quale peraltro Perez si era adden-trato con la consueta meticolosità perché era srato segretario degli affa-ri portoghesi, il politico di origine aragonese partiva dal consuelo pre-supposto che in quei rerritorio occorresse praticare una polirica rispet-tosa delle leggi tradizionali del Portogallo e del suo sisrema di governo.Questa è una conferma, come ha opportunamenre rilevato Elliott, chela contrapposizione tra albisti ed ebolisti, ossia tra un centralismo esa-sperato e coloro che volevano mantenere le autonomie locali, pur conla scomparsa dei leader delle rispettive fazioni, fosse un problema cul-turale ancora ben presente in seno alla monarchia spagno1a2o.

Perez riteneva, dunque, che nel rapporto con il Portogallo si do-yesse puntare ad una maggiore integrazione che presupponeva - pareevidente - un certo rispetto delle autonomie locali è i"ppr.re.tt".,r"una prospettiva da perseguire con impegno.

Questa posizione gli permetteva di rimarcare una chiara differen-ziazione rispetto alle decisioni assunte da Filippo II. Infatti, le mag-giori accuse che dal Portogallo erano pervenute al soyrano sp"gtroloriguardavano proprio il fatto che Filippo andasse raramente a viiitarequel territorio, non concedesse uffici e mercedes ai suoi nobili e fossesempre circondato da castigliani2l.

Affiora il realismo politico di Perez: il sistema più effìcace per otte-nere ragionevolezza dalle famiglie portoghesi più in visra e per assicu-rare consenso politico alla monarchia spagnola era incorporarle, incar-dinarle nell'organizzazione ispanica, riconoscerne le capàcità.

D'altra parte, come avrebbe sottolineato anche n.l r,ro scritto del1598 indirizzato al re Filippo III, al quale ho già fatto riferimenro, pe-rez indicava i portoghesi come un popolo orgoglioso, nemico delledominazioni straniere (y que se desdena de paracérle que està sujeto à

re lui, cap.W.20 Cfr. J.H. ELLToTT, La Spagna imperiale, cit., p.322.21 lui, p.325.

BO

( i t , , t r l l , r , , " , t . r l ; r l r i t r l r lo ,r . l l rv. ' r ' t ' ' r 'orr i l l r rr t I t ' io t t ' t t r t t ' : t [ ) lx) f(() l l t tsat<r

E1 nt! t . t l ,p() t t () l ) i l t ' t l ( ' t i to, t ' l t . ' , 1rt ' r ' ì r , t 'ssi l ì ( ) l l : lVevît l ( ) p() t t l tO costruire

, , , r r r l n, , \ , t iuì() s l ) i lgr ì ( )1, , ' l l . ( l t t l rd iz, i< l t t i chc consigl iavano prudenza e

5ì l l ! , l i ( . i / , r . I l t t .nrpo t le l la scrrrpl icc nrcdiazione - sembra vogl ia dire Pe-

tt't (' l.r l)irssiu(), oll bisognavlì platicare una maggiore apertura poli-

rrr . r r l r t ' r r t ' tcssi l r tv l t c l i leut i r iconoscimenti mater ial i .

l. I 'ltrrlirt

l ', vetrirtrno all 'Italia. nl-a Spagna non ha gente piìr amica dell'Ita-

li;rrri, lrcr il che è conueniente cÉe si conse.,ti l" t,t" benevolenzar24.( lrsì llcrez nel suo manoscritto. Sono le parole di un esperto nelle vi-

t t.rrtlc ittliane per via della sua attiva presenza nel Consiglio d'Italia,

,l,,vc' avcva maturato I'idea di inglobare in modo più uniforme gli Sta-

ri rcgionali italiani nell'impero filippino. Ancora una volta è il conte-

.t,, rìclla sua globalità ad essere esaminato, non solo, ma anche la peni-

sola è calata à['i.rt.tno dello scacchiere europeo, a dimostrazione che

l'ltalia restasse un punto strategico rilevante per la politica continenta-

lc della Corona spagnola.Milano. N"poli sono naturalmente i due domini sui quali si soÈ

ferma con maggi,ore arrenzione; Perez è del parere che si dovesse inter-

venire diminuendo i tributi, aumentando la popolazione e istituendo

seminari nei quali formare (persone perite delle arti liberali e militari

ritinentissime della religione catholicau25. The azioni che avrebbero sti-

molato le economie locali e ridotto il peso di un fiscalismo che, se non

più oppressivo ch.e altrove, cerramenre si rivelava dannoso- per le risor-

se non cerro cosptcue delle popolazioni e sopfattutto perché creava un

malumore collettivo nei confronti della dominazione spagnola.

Resta evidente la preoccupazione per i Turchi26 ePerez era del pa-

rere che occorresse "i...ttn"t.

il controllo sul territorio aumentando

22 Cfr. A. Puxpz, L'art de goua€rner, cit.' p. 44'23 uAcostumbrado à tratar con su rey como con igual,, sono le significative parole

che usa Perez per indicare la natura del rapporto che i portoghesi avevano avuto con i

propri re (Ibidem).- 24 Cfr.A. Penrz, Summa de preceptos, cit., cap. )O0.

25 lbidt*.26 Cfr. G. CoNrcrro, Il uiceregno di Napoli e la lotta na spagnoli e turchi nel Medi'

terrlneo,Napoli 1987.

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l : r r l i l i ' .s l r dr ' l l r 'c .st t ' t ' i r r ' r ' t . r r r r . l r l ; r r t l , r ; r t ,sr l rz i ' r r r . . l . . l l t . 1, , r r l r .* . , i r r t t . rvcr l t t l c l tc c l<lvcv, t css(.r ' ( , ( . ( r r ì r r ì r r r , . . r , , , . . . r . . .1. . . -reattività a.'. o,o"ììli:,:;ìIi';Til,l'.:1.:lll'lil;iii'::l:i,;1l i ,il:ìlf,iilIco' Concordia, unità' volevano dire anclre corrclivision..li .r,r corììun(,progemo di difesa militare.

. 9r." qualche denaglio in più, perez si sofferma sulle due isole mag,giori che, come da copione, avrebbero dovuto .rr.r. pr.r.r,r",. .,r,,torri sistemate nelle adiacenze dei porti, per rendere più àfficace il siste_ma.di-pattugliamento ed awistam.nto ,ur ,.r"r.,

-à.h. "nd"*'o "r-tresì difese meglio con uriarmata <che si conserui perperuame nter27., La sinergia tra le decisioni prese per_ 19 isole e la più complessiva

realtà politico-militare italianaìpp"è d.[rr."t" ..";;" ;;r|i.ol"r.attenzione daPerez, in quanto egliriteneva che un .r.r.iro'b.r, ,t.rrr-turato, capace di una rq.!g1 vigilanza, avrebbe garantito non solo lasicurezza delle isole, ma dell'intàra penisola. E, ari.ora .rrr",rolo, p.r.,insiste sulla necessità della prrp^r^iione deile nuove l.rr., mJi".rt. r,i-stituzione di useminarij nauali, nei quali inviare giovani

-.or l. galere,

acciò imparino I'arte marinaresca,.In .queste isole, poi, perez sollecitava la soppressione dei baroni(essendono d'ingegno inclinati alla tirannid.r. Làrr"..o .r" Jir.tto

"rbaronaggio locale, al punto che egri iporizzava un rimescoramenrodelle famiglie aristoc.raiiche, sosrenàd" queile che per rr"Jirior. .r"-no srare sempre vicine alla corona d'Aragona e potando i rami diquelle casare arroganti e prepotenri, sostitu"endol. àor baroni di altre3a{onj. In particolar modo famiglie spagnole da inviare in sicilia.din Sardegna, ed a cui afÍìdare uffici e .neg"otiationir.

. , Unlvolta di piir emerge quesra idea di integrazione politica e so-

crale, grà sottolineata nel rapporto con i portoghesi. solà una strettainterazione fra italiani e spagnoli basata r,ri ,i.oíor.imenro ai primi diun.ruolo politico, sull'affidàmento di responsabilirn

"-Ài"iitr"tirr.,sulla gestione di cariche e uffici vendibili pot.rr" assicurare il necessa-rio equilibrio. La fedeltà_alla monarchia, sigiocava, per così dir., ,ro'solo sul piano della idealità, ma anche, . drr. ,oprl*,rr., *ipi"rodei favori, delle clientele, delle gratificazioni accordate.

Ma la realtà italiana gli appàre condizionata da alcuni fattori. I do-mini che non apparten.v"no dir.tt"-..rte alla Spagn", p., p".r* d.ll"sua potenza, erano nistigati ad odio de Spagnoli", p.i.,riavrebbero

27 A. Ppxpz, Summa de preceptos, cit., f. 478.

82

l rnt l to.otrv i t t t . ' l ' r ' l , t l ; t ; t t t t i , r l , l i r rv, t , l t ' l t ' i l t l r t t l t to t l i Mi l l t l to, l leru; , , ' r r , , , , ' ,1rr , ' l l : r st t ' l t t t 'g i t ; t to l r t igrr i t ì t t : l ' l ' i to l ' i r t lc c l tc t 'c l lc lcva i l nord

, i , , l l ' l r , r l i , r s i l ro rr l l t ' l i i :ur t l rc t t l to blocrco pt l l i t ic t l v i ta lc per Ia Spagna.( i r , rrr , r l rol i t i t l l : rc i lnre t t t t r l isolvi [ r i lc, a giucl iz io di Perez, con I ' insedia-

ur(. l l ( ) . l i pr. ,s ic l i r r t i l i tar i nci confìni del ducato mi lanese, con i qual i

Irnr,r t(.slit ,rtl ttn'cvctrtualità del genere. Inoltre, occorreva SPostare

trrlo il firrrlcrrto cd i beni dei sudditi in cittir ben difese da ninstru-

rrr,.rrti lrrt'cclranicio che, in questo caso, si sarebbero rivelati preziosi

lx'r's()ttlallc ad un possibile assedio francese.f 'r'rcz ipotizzava anche un rapido intervento da parte di Genova,

,,;rrrissirrra L port"r agiuto, e di Napoli, a patto che il sovrano si deci-

.l,.ssr,a raflòizare la flotta per conquistare il predominio del mare, per-

.lri,, sono sue parole, nquello il quale è padrone del mare insieme an-

t onr puc\ dar legge alla terra congiuntar.IÍ primato

-d![. "ie

del maie come imprescindibile strada per il

1,ri,n,iio politico, quesro, in sintesi, il messaggio che Perez intendeva

i,,l. p"rr"i.. Se il Mediterraneo aveya conosciuto oramai un evidente

.l..i"rr"-.nto politico, non di meno restava decisivo per le sorti della(lorona asburgica e ciò ne giustificava pienamente un interesse'

Accanto a questa iniziativa squisitamente militare, il sovrano spa-

gnolo avrebbe io,ruto agire in viJdiplomatica con il papa, il cui ruolo

i.rt",r" centrale. perez osservava, infatti, come in Italia non nsi muta

dominio senza il suo intervento> e che dunque occorresse avere un

rapporro stretto con il pontefice, anche per le evidenti ed imprescindi-

bili ragioni di natura religiosa.Còsì come gli sembrava indispensabile fomentare le discordie dei

principi italiani come da lezione tacitiana: con la concessione di be-

"efici; l" riduzione sisrematica del potere baronale; ipotizzando finan-

che I'utilizzazione di nobili veneziani come giudici nelle Fiandre, per-

ché in quel territorio essi sarebbero stati ben accolti rispetto ad un e-

ventuale presenza di magistrati spagnoli.

4. Le Fiandre

Infine, le Fiandre e la Germania inferiore. Perez mantiene una po-

sizione politica coerente con la sua storia di fedele alleato di Ruy Gó-

mez de Silva, principe di Eboli, e ricalca la linea assunra nella nota

querelle di quest'ultimo con il duca d'Alba proprio nella gestione delle

83

l ; i l l t r t l r t ' . l ) t ' t ' l : t l t t , t 'g l i s ,st i . r r t ' t l r t ' i l srvr , r r r , , . r ' r , , l r l r t , t l ,vrr t ' ( ,v l r : r ( .t l 'c prrovvcdi l l ìc l ì t i c l ì ( ' .s i s l t lcb[ l t ' r r r r iv t ' l : r r i ; r l .1rr ; r r r r , inrpr.ut l t , r r r r , s, ,prat tut to.r ìe l la logica c l i rc 'ctrpclalc i r . i r re l l i f ì , r i r r r r r inglr i : ' r ) I ' i r r r r . , , l , rz ione.del l ' Inquisiz ione nel la Fiandrc; 2) r ' i r rrrrr i r . r i . , , . r . j . r i t r i i rut i r t , . , , . , ,dinari e il rastrellamento di queste risorse con la forza:3).rr"rri,.. l,.popolazioni locali con la minaccia di una guerra.

Questo la dice lunga su quanto pereJ considerasse delicata la situazione nelle Fiandre; non

" ."ro insisteva sul fatto che il nu'vo rr.

ÍX:r::l*lperare la sovranità perduta in quei terrirori,

" p".tir..l"l_

l 'u landa, del la quale ammirava l 'esperienza mari tr ima É lo spir . i r , ,mercantile. La sua posizione g.ogr"À., e ra úcchezza commercial.,poi, la rendevano politicamentÉ d.1ir;u, per fronreggi"r. tl irr*t it,..rr.'erez

non eslrava a sosrenere che Ia situazione chàii .." .ràt" fosr.

*::_o^'::]p.'lT.ir. all'imprude nza dei

"".i

-g."*""ìJip"groti

che erano stati inviati per sedare la ribellione.

.I.popoli delle Fiandre gri apparivano per narura incrini aila ribertà,ntalche - scriveva Perez - mai nluno rt tr5rrl. ha potuto qu.lii go,r.r-nare con l' lmperio senza I'arti politiche,28. O..Jrr.ur, a-unor., _._drare, anche a cosro di rimetterci parre deila propria autorirà'e sovra-nità politica' I fiamminghi gri apparivarro nri..rtiori, ui-i.nli,

-"-gnatori, impatienti, indiscreii, sanguigni, e liberalir, gli qpagnoli, in_vece, (asruti, circospetti, sobrij, teÀpeiati, patienti, dil.r.ii,"_"linco_nici, auari, seueri e grauir.

.per'questà moti,no, gli,._b;;;;ffiossibi-le che rra ranre didrenre dí roriumi si;;;.rr. cosrruire una usimilitu-dine d'animi>, che solamente l,unionà deila religio;;;;ìlLp.r"avrebbero potuto far conseguire2g.

Non esita, Perez, trattando le Fiandre, ad. artaccare la politica diFilippo^Il in quelle province. Il re, infatti, aveva sprecaro inutilmenterisorse finanziarie in una guerra con la quale non

"*rr" orr..r,rio

"t.r'risulrato, ma anzi aveva irritato ir nemiio, "uir,r".raoto "ì"",*pp"*ianche militarmente alla.Spagna ed a resrare unito malgr"ao ì.'airr.-

renze-religiose che avrebbe.ro potuto condizionarne l" .i.r.oJi" pori-tica' Per quesre ragioni, gli appariva der tutto vano combattere unarunga ed

:st:nu.1nrc guerra conrro i fiamminghi.

. Le principali risoluzioni alternative che lgli suggeriva si possono

così sintedzzare:

28 A..PERl,z, Summa de preceptos,cit., cap. )O(UI.- '10taem-

B4

. . , r , r l r i l i l t ' .1. . i 1,r t 's i . l i rn i l i t : r t i r r . ' l l . ' t : , l r r r r t l i t i t t ì t lc ' l lc l ì i r t t lc l rc, pcr

l , i t . , , '1 l i t , ' l , t lo l t t ' ( ' t ( )s l : t l l l ( ' l ) l ( 's( ' l lz l l t l t ' l l r l St : r t< l spl tgr t t l l t l ;. , , l . r r l i t , r r , . , l , r l r r . ' r r i ro l ' i ' g l i crct ic i , pcrché r i tencva che uno dei

i t y r l \ ' r l , . rs i l , r r i t l t ' l l 'opposiziorrc clc l le I ì iandre consisteva, per l 'appun-

r l , rrr . l l ' , rsst.rrz;r r l i t l r rc l i l i c lctr tct ' t t i uni f icant i , ossia nl 'unione del la Re-

Ir1,,r , ,n, ' , ' . l t ' l l ' l t t r l rcr i t t , , a i c luir l i p i ì r vol te si era r ichiamato;

' inu,,,l,rrr..jrlci lrredicatori naturali ndedicati alla Religion Catho-

Ir,,r,, , ', ,,,1., ,kr1to .,t.,tup.r" di proselitismo in questa direzione,- util iz-

r,r (. ,1r( lr.. l ',rr.rir,r dell' inquisizione, avendo cura di cambiarne il nome

Ir('| |r()|r s(it(ctlltl 'c I'opposizione delle popolazioni locali;. slirrrol.rc, ,rnche in questo caso, i sudditi delle Fiandre a naviga-

r. 'v( ' r 's() i l t t t<lndo nuovo;. introclurre funzionari e giudici germanici o italiani, considerato

l';rrtt.ggirrrncnto di ostilità che i Fiamminghi avevano nei confronti del-

l , r Slxtgtrr t .

Ma la parola,chiave della politica spagnola nelle Fiandre è senz'al-

tro lt riconciliazione, da conseguire mediante matrimoni tra donne del

l)osro e nobili spagnoli, invitando i Fiamminghi a.partecipare.all'espe-

i.i"r-rr nel mondo nuovo, rendendoli parrecipi del sapere filosofico,

rììrìtematico e nel campo dell'astrologia. Riconciliazione che doveva

cssere, tuttavia, "..o-p"gtt"ta

da striscianti azioni volte ad alimentare

tutte le possibili discordie inrerne, delle quali la Spagna avrebbe dovu-

,o "ppràfir,

arc.Lariconciliazione - è opinione di Perez - doveva esse-

re ànseguira sopramutto con un diverso atteggiamento politico da

parte d.gli spagnoli, che avrebbero dovuto essere rispettosi di tutti i

parrr e convenztonr stipulati con i Fiamminghi. Lesp.erienza maturata

con il duca d'Alba appariva un monito per la monarchia a non alterare

le ncapitulationi, con quella popolazione per non esacerbare gli animi.

c^oesione religiosa come coesione politica, riconciliazione, inte-

grazione; a riflettàre bene, questi sarebbero stati alcuni pilastri anche

iella élite pacifista che si sarèbbe imposta con Filippo III, della quale,

in una ceria misura , Perez può essere considerato, come già detto, un

antesignano. Nella ,u" otti.", tutravia, volere la_ pace non significava

l"rror"i. sempre per la pace, ma sfrutrare le debolezze altrui per rinsal-

dare il ruolo della Spagna in Europa.

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