16
localizzazione ed informazioni di sintesi Nel centro della valle di Fiemme, sulla destra orografica del torrente Avisio, a sud del più noto gruppo dolomitico del Latemar, sorge un massiccio montuoso cal- careo, il Cornón 1 , che ospita alle sue sommità, ad un’altitudine intorno ai 2000 metri, vaste praterie che vanno dalla val di Stava ad ovest sino alla valle di Gardonè ad est, e incise, in senso nord-sud, dalla valle del Rio Bianco e dalla Valaverta (fig. 1). Alle pendici del Cornón si trovano gli abitati di Tesero, Panchià, Ziano di Fiemme e Predazzo: quattro comunità che, nell’ambito di un’economia agro-silvopastorale, si sono spartite lo sfruttamento di tutta la montagna alle loro spalle: dai prati di quota, riservati alla fienagione, ai ripidi pendii dei versanti che sovrastano gli abitati, non coltivabili a causa della pendenza, e destinati al pascolo degli ovini da lana e dei caprini asciutti che, non dovendo essere munti, potevano essere pascolati sui terreni più impervi alla ricerca anche dell’ultimo filo d’erba. una ristrettezza di risorse che ben rappresenta la fatica svolta da sempre dall’uomo per poter sopravvivere in mon- tagna: un contesto che prevedeva lo sfruttamento di tutto il territorio a disposizione, che veniva quindi rigidamente controllato e regolamentato dalle istituzioni locali. Compito dei pastori era allora quello di mantenere il gregge nella fascia altime- trica, sovrastante gli abitati, compresa tra gli ultimi terreni destinati alla coltivazione e quelli di quota riservati alla fienagione. Capre e pecore dovevano attendere che i prati delle sommità fossero stati falciati, pascolando soltanto nelle zone intermedie della montagna, a quote più basse, tra i 1200 e i 1800/1900 metri. Solo a sfalcio avvenuto, per il restante periodo estivo, e fino al primo autunno, capre e pecore po- tevano disporre di tutta la superficie prativa. lA VAloriZZAZioNe delle Scritte dei PAStori del MoNte corNóN Marta Bazzanella* *Museo degli usi e Costumi della Gente Trentina, San Michele all’Adige, Trento www.museosanmichele.it [email protected] 1 Si usa qui il toponimo Cornón in senso estensivo, inteso come gruppo montuoso comprendendo oltre al Cornón propria- mente detto, anche le sommità delle Piz- zancae e della Pelenzana/Dos Capèl. 153 Abstract on Mt. Cornon in the Fiemme Valley (Trentino, Italy) tens of thousands of writings are found, which were painted by shepherds between the second half of the 1600’s and the first half on the 1900’s, making use of a local red ochre. The Museo degli usi e Costumi della Gente Trentina carried out an extensive ethno-archaeological field research in the area. This involved a full survey of the writings and of the shelters used by the shepherds, the collection of material culture objects, and some extensive interviewing of the last of the shepherds, so as to bring together the remains of the last 300 years of pastoralism. Keywords: Trentino – Fiemme valley, Gruppo Latemar-Cornón, Pastoralism, ethnoarchaeology, Shepherds’ writings.

La valorizzazione delle scritte dei pastori del monte Cornon

Embed Size (px)

Citation preview

localizzazione ed informazioni di sintesi

Nel centro della valle di Fiemme, sulla destra orografica del torrente Avisio, asud del più noto gruppo dolomitico del Latemar, sorge un massiccio montuoso cal-careo, il Cornón1, che ospita alle sue sommità, ad un’altitudine intorno ai 2000 metri,vaste praterie che vanno dalla val di Stava ad ovest sino alla valle di Gardonè ad est,e incise, in senso nord-sud, dalla valle del Rio Bianco e dalla Valaverta (fig. 1).

Alle pendici del Cornón si trovano gli abitati di Tesero, Panchià, Ziano di Fiemmee Predazzo: quattro comunità che, nell’ambito di un’economia agro-silvopastorale,si sono spartite lo sfruttamento di tutta la montagna alle loro spalle: dai prati diquota, riservati alla fienagione, ai ripidi pendii dei versanti che sovrastano gli abitati,non coltivabili a causa della pendenza, e destinati al pascolo degli ovini da lana e deicaprini asciutti che, non dovendo essere munti, potevano essere pascolati sui terrenipiù impervi alla ricerca anche dell’ultimo filo d’erba. una ristrettezza di risorse cheben rappresenta la fatica svolta da sempre dall’uomo per poter sopravvivere in mon-tagna: un contesto che prevedeva lo sfruttamento di tutto il territorio a disposizione,che veniva quindi rigidamente controllato e regolamentato dalle istituzioni locali.

Compito dei pastori era allora quello di mantenere il gregge nella fascia altime-trica, sovrastante gli abitati, compresa tra gli ultimi terreni destinati alla coltivazionee quelli di quota riservati alla fienagione. Capre e pecore dovevano attendere che iprati delle sommità fossero stati falciati, pascolando soltanto nelle zone intermediedella montagna, a quote più basse, tra i 1200 e i 1800/1900 metri. Solo a sfalcioavvenuto, per il restante periodo estivo, e fino al primo autunno, capre e pecore po-tevano disporre di tutta la superficie prativa.

lA VAloriZZAZioNe delle Scritte dei PAStori del MoNte corNóN

Marta Bazzanella*

*Museo degli usi e Costumi della GenteTrentina, San Michele all’Adige, [email protected] Si usa qui il toponimo Cornón in sensoestensivo, inteso come gruppo montuosocomprendendo oltre al Cornón propria-mente detto, anche le sommità delle Piz-zancae e della Pelenzana/Dos Capèl.

153

Abstract

on Mt. Cornon in the Fiemme Valley (Trentino, Italy) tens of thousands of writings are found, whichwere painted by shepherds between the second half of the 1600’s and the first half on the1900’s, making use of a local red ochre. The Museo degli usi e Costumi della Gente Trentinacarried out an extensive ethno-archaeological field research in the area. This involved a full surveyof the writings and of the shelters used by the shepherds, the collection of material culture objects,and some extensive interviewing of the last of the shepherds, so as to bring together the remainsof the last 300 years of pastoralism.

Keywords: Trentino – Fiemme valley, Gruppo Latemar-Cornón, Pastoralism, ethnoarchaeology,Shepherds’ writings.

I versanti del Cornón sono caratterizzati da ripide pareti sub-verticali modellatesiper erosione selettiva. Tra i 1200 e i 2000 metri s.l.m. numerosi sono i ripari e lenicchie formatisi sia per effetto della gravità, ovvero per il distacco di materiali allabase delle pareti, sia per l’influenza dei processi carsici; alcuni di questi ripari sonostati oggetto di una frequentazione da parte dell’uomo, legata alla ricerca di prote-zione nei confronti delle avversità atmosferiche.

Sui supporti rocciosi di colore biancastro, che separano le grandi praterie d’altaquota dalle fasce pascolive intermedie, i pastori, in stragrande prevalenza, ma anchei cacciatori e gli sfalciatori, si sono prodotti, lungo i secoli, in un’opera di graffitismo(fig. 2), istoriando la roccia con un’ocra rossa che si reperisce facilmente in noduli,in varie zone dello stesso Cornón e del Latemar. Localmente quest’ocra viene chia-mata ból. Il ból de bèssa, viene detto nel dialetto fiemmese, perché era un pigmentoche serviva a contrassegnare le pecore.

Per fare sì che l’ocra rossa attecchisse e rimanesse indelebile sul supporto roc-cioso, i pastori mungevano un po’ di latte di pecora o di capra su di una pietra piattadopodiché si sfregava il pezzo di ocra sulla pietra bagnata ottenendo una densa pol-tiglia. In alternativa al latte era usata anche la saliva o l’urina. una preparazionemolto efficace visto che le scritte sono rimaste ben evidenti per oltre tre secoli. Perpennello si usava un rametto masticato all’estremità o battuto con un sasso, per li-berarne parzialmente le fibre.

154

Fig. 1. Il Cornón visto dal lago di Stra-mentizzo (foto L. Gasperi).

le scritte

Le scritte si compongono di iniziali, frequentissima è l’iniziale del nome e cognomedell’autore seguita dalle lettere FL (abbreviazione di: fece l’anno) e dall’indicazionedell’anno; sotto o a fianco di questo compaiono spesso il mese, il giorno e il conteggiodel bestiame portato al pascolo (fig. 3). Inoltre, le scritte possono essere racchiuseda cornici di varia foggia talvolta accompagnate da disegni, simboli religiosi: cristo-grammi e croci, o da motivi floreali. Qua e là ricorrono altresì figure di animali, siadomestici che selvatici, scene di caccia, ritratti, autoritratti, messaggi di saluto e an-notazioni diaristiche.

Quasi sempre il pastore marcava il segno di casa (localmente detto nòda); questisegni familiari erano in passato molto importanti perché attestavano e distingue-vano di chi fosse la proprietà delle pecore rispetto al grande gregge, a chi apparte-nesse la proprietà degli attrezzi da lavoro e così via…

Da un punto di vista cronologico l’attività scrittoria dei pastori fiemmesi è docu-mentata dalla seconda metà del Seicento fino ad oltre la metà del secolo scorso,ovvero più o meno fino al tramonto della società tradizionale.

Nella loro morfologia le scritte presentano una variabilità che le fa distinguere,ad un primo approccio visivo, in due gruppi: a) scritte antecedenti alla seconda metàdell’ottocento e b) scritte successive alla seconda metà dell’ottocento.

Fra le scritte più antiche (fig. 4) prevalgono le sigle del nome e cognome, i segnidi casa, i pittogrammi, i simboli sacri e i conteggi dei capi di bestiame. L’autore è dif-ficilmente riconoscibile se non attraverso i segni di famiglia e la superficie di scritturaviene puntualmente delimitata da cornicette, creando spesso una sorta di piccolaedicola sormontata da una croce. Lo spazio può anche essere campito da puntini oevidenziato facendo risaltare il negativo della scritta. Sono scritte stereotipate chesembrano esprimere la volontà di marcare un territorio, di lasciare la traccia delproprio passaggio.

Nel secondo gruppo di scritte (fig. 5), quelle del tardo ottocento e del primo

155

Fig. 2. Ziano di Fiemme: esempi digraffitismo (foto M. Bazzanella).

Fig. 3. Ziano di Fiemme: scritta com-posta da segno di casa, iniziali, anno,mese e giorno del passaggio e conteg-gio del bestiame (foto M. Bazzanella).

156

Fig. 4. Tesero: scritte del primo pe-riodo (foto M. Bazzanella).

Fig. 5. Ziano di Fiemme: scritta del se-condo periodo (foto M. Bazzanella).

Novecento, le sigle, le abbreviazioni e i segni di famiglia lasciano gradatamente ilposto al nome e spesso al soprannome dell’autore, scritto per esteso e sovente ac-compagnato dall’indicazione del comune di provenienza: a dimostrazione di un’alfa-betizzazione che si fa sempre più capillare. Compaiono anche dei messaggi chevogliono fissare un evento, il freddo, la gran fame, il pericolo scampato, assieme tal-volta a una breve annotazione diaristica con essenziali dati cronologici: quando eper quanto tempo, il bene e il male dell’esperienza lavorativa, la voglia di fare festae di divertirsi, lo stato del tempo atmosferico, la ricerca di qualche pecora smarritasi,la gran fatica, la stanchezza o gli stati d’animo meno felici. Soprattutto nel Nove-cento, compaiono talvolta sparuti messaggi di natura più prettamente pubblica, cheriflettono i grandi eventi politici del tempo.

Sono più di 30.000 le pittografie e le scritte che ricoprono gli spalti rocciosi delmonte Cornón; un fenomeno che ben si ricollega con l’attività pastorale: sono propriola solitudine e i frequenti momenti di ozio a lasciare quasi inevitabilmente lo spazioall’espressione scritta, che è possibilità di comunicazione con se stessi, prima cheatto per gli altri.

Le pareti rocciose del Cornón sono state per i pastori e i cacciatori fiemmesidelle grandi lavagne, dove ogni scritta è stata curata con dedizione artistica, perchédestinata a durare e a sopravvivere agli autori e andava quindi inserita in un suospazio incorniciato, spesso anche molto in alto rispetto al sedime, che gli autori rag-giungevano con l’aiuto di pali che fungevano da improvvisate scale o grazie agli ac-cumuli di neve primaverili.

Siamo qui di fronte ad un atto intimo, fatto quasi in segreto; solo i compagni pa-stori, i cacciatori e gli addetti allo sfalcio, solo i pochi frequentatori del Cornón, po-tevano conoscere questa attività espressiva rupestre e nessuno ne parlava in paeseo in famiglia: era una sorta di pratica segreta, per salvare, più o meno consciamente,la loro esperienza in montagna dall’oblio, attraverso una pratica che scongiurava leangosce di uomini soli di fronte all’immensità della natura.

elenco delle unità fondamentali raccolte nell’area

Schede di valorizzazione2

1. Coròzo da l’Aqua, parete Mandrolina LXVII2. Salime, parete I3. Coròzo dai Nomi4. Parete Bivio Trato, attacco ferrata Sieff5. Riparo del Trato 6. Valaverta, bivio miniera Ból 7. Mandra di Dos Capèl 8. Valaverta, parete LXVII 9. Cava dal Ból, parete XXXV 10. Rio Bianco, parete LXI 11. Baito dele Bèse12. Dolae, parete XI

Sito 1 - Coròzo da l’Aqua, parete Mandrolina LXVII (fig. 6)Parete istoriata lunga 12 m e alta 5 con un aggetto di circa un metro, situata

lungo uno degli impervi canaloni che dalla località Salime conducono ai pascoli dellePizzancae. Alla base della parete è presente una delle rare sorgenti del Cornón. Lasorgente fa pensare a soste prolungate dei pastori, tali da giustificare le numerosescritte ricorrenti sulla roccia, che si datano tra il Settecento e il Novecento.

2 Le schede sono state compilate, nell’am-bito del progetto APSAT, con la collabora-zione di Luca Pisoni e Michela Palmegiani.Per unità fondamentale si intende ogniluogo o sito a cui è stata dedicata unascheda di valorizzazione. Il numero con cuisono indicate le pareti trova riscontro neldatabase delle scritte curato dal Museodegli usi e Costumi della Gente Trentina.

157

Sito 2 - Salime, parete I (fig. 7)Parete rocciosa di 4 m di lunghezza e 3 di altezza, leggermente aggettante, si-

tuata in località Salime, accanto al sentiero che risale la valle del Rio Bianco; la rocciaè caratterizzata dalla presenza di numerose scritte e disegni risalenti sia all’otto-cento che al Novecento.

158

Fig. 6. Panchià: Il riparo Coròzo dal’Aqua (foto L. Gasperi).

Fig. 7. Tesero: parete istoriata in lo-calità Salime (foto M. Bazzanella).

Sito 3 - Coròzo dai Nomi (fig. 8)Parete verticale di 20 m di lunghezza e 6-7 m di altezza con palinsesto di scritte.

La parete è interrotta da alcune fratture e l’aggetto non supera il metro di profon-dità. Il sito, detto “Coròzo dai Nomi”, è in assoluto uno dei più importanti di tutto ilcontesto del Latemar-Cornón. Le scritte sono presenti in quantità certamente con-sistente, ma sono la fattura, il pregio e il grado di conservazione che ne fanno unsito rilevante anche dal punto di vista artistico.

Sito 4 - Parete Bivio Trato, attacco ferrata Sieff (fig. 9)Parete verticale di 4 m di lunghezza per 5 m di altezza, senza aggetto e con un

palinsesto di scritte che si datano tra il Settecento e il Novecento. La parete è situatain corrispondenza dello sfociare, del cosiddetto canale “Trato”, nella pineta sovra-stante la frazione Zanon di Ziano. L’ubicazione su un punto nevralgico del pascolo,poco a monte del paese e sulla via che porta alle “Buse dei Sassi” e poi alle “Pizzan-cae”, fanno sì che le scritte siano molto numerose e spesso di buona realizzazione.

Sito 5 - Riparo Trato (fig. 10)Riparo sottoroccia parzialmente riempito da detriti con una parete aggettante di

7 m di lunghezza, 10 m di altezza e 4-5 m di profondità. Il riparo ospita un palinsestodi scritte che va dalla prima metà del Settecento alla fine dell’ottocento e sono visibilitracce di focolari recenti. L’area è stata oggetto di un sondaggio di scavo archeologiconel 2007 che ha portato alla luce tracce di cultura materiale riferibili all’epoca storica.Tuttavia la datazione C14 AMS dei carboni recuperati nel deposito ha inaspettata-mente messo in evidenza una frequentazione del posto già a partire dalla preistoria(Bazzanella, Wierer 2013).

159

Fig. 8 (a sinistra). Ziano di Fiemme: ilCoròzo dai Nomi (foto L. Pisoni).

Fig. 9 (a destra). Ziano di Fiemme: pa-rete lungo il sentiero Sieff al bivio versoil riparo del Trato (foto L. Pisoni).

Sito 6 - Valaverta, bivio miniera del Ból (fig. 11)Parete leggermente aggettante di circa 4 m di lunghezza e 6 m di altezza; ospita

un palinsesto di scritte di grandi dimensioni e si trova lungo il sentiero che risale laValaverta; la profondità dell’aggetto è di circa mezzo metro. Le scritte, non certonumerose, ma di pregevole fattura, si datano sia all’ottocento che al Novecento.

Sito 7 - Mandra di Dos Capèl (fig. 12)Parete aggettante di 7 m di lunghezza, 12 m di altezza e circa 3 m di profondità.

Sono presenti solo scritte isolate. Il riparo ospitava una struttura lignea formata daun assito di base parallelo alla roccia e da una serie di pali appoggiati alla stessa. Ilriparo è stato oggetto di uno scavo archeologico e i pali della struttura lignea sonostati datati con la dendrocronologia evidenziando precise fasi di risistemazione eutilizzo del ricovero ligneo a partire dalla seconda metà del Settecento. Anche inquesto caso le datazioni radiometriche C14 AMS dei carboni provenienti dai livelliindagati hanno evidenziato un’occupazione del riparo già a partire dalla preistoria(Bazzanella, Wierer 2013).

Sito 8 - Valaverta, parete LXVII (fig. 13)Parete verticale di alcune decine di metri alla cui base si trova una fascia istoriata

lunga circa 12 m e alta fino a 4 m. Le scritte sono decisamente numerose (risalentiad un periodo compreso tra il Settecento e il Novecento) e corredate da frequentipittogrammi, alcuni dei quali di rilevante pregio estetico.

160

Fig. 10. Ziano di Fiemme: il riparo delTrato (foto M. Bazzanella).

161

Fig. 11. Ziano di Fiemme: Valaverta,bivio per miniera del Ból (foto M. Baz-zanella).

Fig. 12. Ziano di Fiemme: il riparo Man-dra di Dos Capèl (foto M. Bazzanella).

Sito 9 - Cava del Ból, parete XXXV (fig. 14)Parete verticale alta un centinaio di metri alla cui base si trova una fascia isto-

riata di circa 3 m di altezza e 5 m di lunghezza; le scritte e i pittogrammi, datati trail Settecento e il Novecento, sono numerosissimi, ben conservati e di ottima fattura.Ai piedi della parete si trova una piccola grotta, caratterizzata dalla presenza discritte al suo interno, forse riparo temporaneo per pastori.

Sito 10 - Rio Bianco, parete LXI (fig. 15)Fascia istoriata, alta circa 2 m e lunga 6 m, situata alla base di una parete alta una

decina di metri. Le scritte e i pittogrammi sono piuttosto numerosi e nel complesso dibuona realizzazione. Qualche centinaio di metri verso nord-est si trova la malga CasèraVècia, distrutta dall’alluvione del 1966 e ricostruita nella posizione attuale.

Sito 11 - Baito dele Bèsse (fig. 16)Baita in legno per pastori caratterizzata da una pianta rettangolare di circa 10

m x 4 m; le pareti sono costruite con la tecnica a block-bau, mentre una serie di ta-vole in legno fanno da chiusura ai timpani. La costruzione è divisa in due vani: unoper il pastore, con focolare a terra (moderno) e giaciglio per dormire, l’altro utilizzatoper il ricovero di animali. Le pareti interne sono caratterizzate dalla presenza di nu-merosissime scritte intagliate nel legno, i cui solchi sono talvolta riempiti con la me-desima ocra utilizzata per realizzare le scritte su pietra.

Sito 12 - Dolae, parete XI (fig. 17)Fascia istoriata alta circa 2 m e di 10 metri di sviluppo, situata alla base di una

162

Fig. 15 (a sinistra). Panchià: rio Bianco,parete LXI (foto L. Pisoni).

Fig. 16 (a destra). Tesero: il Baito deleBèsse (foto M. Bazzanella).

Fig. 13 (a sinistra). Ziano di Fiemme:Valaverta, parete LXVII (foto L. Pisoni).

Fig. 14 (a destra). Ziano di Fiemme:zona Cava dal Ból, parete XXXV (fotoL. Gasperi).

parete verticale alta una ventina di metri. Sulla roccia sono presenti numerosescritte e pittogrammi, in qualche caso di fattura pregevole. Nei pressi, a circa 10metri di distanza, sono stati individuati i resti di una struttura semi interrata, di piantaquadrangolare, costituita da muretti in pietre a secco.

Metodologia di analisi e gruppo di lavoro

L’obiettivo generale dell’indagine svolta dal Museo degli usi e Costumi della GenteTrentina nell’ambito del progetto APSAT (Ambiente e Paesaggi dei Siti d’Altura Tren-tini) è stato quello della ricognizione topografica e della schedatura sistematica dellescritte dei pastori presenti sui comuni catastali di Cavalese, Tesero, Panchià, Zianodi Fiemme e Predazzo, al fine di aumentare le conoscenze relative all’attività pasto-rale della valle di Fiemme durante gli ultimi tre secoli. Alla ricerca, diretta da GiovanniKezich e da Marta Bazzanella, hanno partecipato: Luca Pisoni, Ilario Cavada, Seve-rino Zeni, Michela Palmegiani, Massimiliano Gabrielli, Marisa Carfora e Silvia Delu-gan; hanno collaborato inoltre Andrea Bertagnolli (ufficio tecnico forestale dellaMagnifica Comunità di Fiemme), Sandro Vanzetta, Sandro Gilmozzi, Nandi Azzolinie Klaus Kompatscher.

Gli steps attuati dal Museo degli usi e Costumi della Gente Trentina hanno quindiprevisto:

- la ricognizione sistematica di tutta l’area interessata dalle scritte (6400 et-tari) con posizionamento GPS di tutte le pareti istoriate;

- la ricognizione nella stessa area di tutte le strutture antropiche ancora rico-noscibili, dai ripari sottoroccia, ai ruderi di baite di piccole e grandi dimensioni,alle baite ancora in uso a scopo di pascolo, escursionismo o caccia;

- una parallela indagine etnografica, condotta presso gli ultimi pastori chehanno frequentato a scopo pascolivo il Cornón e autori di scritte, per indivi-duare le vie e i periodi di percorrenza delle varie zone del Cornón;

- la creazione di una banca dati con messa in rete delle schede (web-GIS delprogetto APSAT).

un’ulteriore parte dell’attività, svolta in collaborazione con Antonio Miotello eLaura Toniutti, del Laboratorio Idrogeno energia Ambiente della Facoltà di Scienze

163

Fig. 17. Tesero: Dolae, parete XI (fotoL. Pisoni).

Fig. 18 (a sinistra). esempio di scalpel-latura intenzionale di una parete isto-riata (foto Sandro Gilmozzi).

Fig. 19 (a destra). Le scritte dei pa-stori si trovano spesso lungo sentieriescursionistici, corredati di segnale-tica (foto M. Bazzanella).

164

Fig. 20. Indicazioni di particelle fore-stali accanto a scritte dei pastori (fotoM. Bazzanella).

Fig. 21. Ziano di Fiemme: l’attaccodi una via alpinistica su una paretecon presenza di scritte dei pastori.Il primo chiodo di sicura è eviden-ziato dal cerchio, le frecce indicanorispettivamente un frammento diroccia staccato intenzionalmente euna porzione di parete, usata comeappoggio per i piedi. Qui, il continuosfregamento ha quasi cancellatouna scritta (foto Sandro Gilmozzi).

dell’università degli Studi di Trento, ha riguardato la caratterizzazione chimico-fisicadei pigmenti delle scritte con lo scopo d’indagare la fonte d’approvvigionamento dellamateria prima, che conferisce la colorazione rossa alle scritte e la tipologia di le-gante eventualmente impiegato dai pastori, per la dispersione e successiva appli-cazione della stessa sul substrato roccioso (Bazzanella, Kezich 2012).

Stato di conservazione

I siti delle scritte dei pastori fiemmesi non sono facilmente raggiungibili dal fon-dovalle e ci si arriva attraverso sentieri impervi che prevedono all’incirca dalle duealle tre ore di cammino. Per questo motivo le scritte non hanno subito ad oggi attidi vandalismo o di aggiunte di graffitismo non pertinenti al mondo della pastorizia.La conservazione dei pittogrammi e delle scritte nell’area indagata si può definireabbastanza buona, soprattutto grazie all’inospitalità dei luoghi, appannaggio quasiesclusivo di cacciatori e di escursionisti esperti, essendo la pendenza delle vie di ac-cesso compresa, nella maggior parte dei casi, tra i 30° e i 45°. Vi è stato qualcheatto di rimozione di scritte, tramite la scalpellatura del supporto roccioso (fig. 18),pratica alquanto frequente e legata alla consuetudine di portare con sé un ricordodalle escursioni. Va altresì segnalata una scarsa attenzione per le pareti che ospi-tano le scritte: si trovano infatti segnaletiche moderne, riferibili alla sentieristica (fig.19), indicazioni di particelle forestali (fig. 20), nonché la presenza di una palestra diroccia (sul comune di Ziano di Fiemme), localizzata proprio in prossimità di una dellepiù belle pareti istoriate di tutta l’area, fatto questo che male si sposa con la “voca-zione” storico-etnografica che il luogo potrebbe e dovrebbe assumere (fig. 21).

Anche in località Salìme, all’imbocco della valle del Rio Bianco (vedi sopra sito 2,Salime, parete I, fig. 7), in un luogo facilmente accessibile con una comoda stradaforestale dai comuni di Tesero e di Panchià, si può notare una tabella numerica fo-restale della Magnifica Comunità di Fiemme (che indica la suddivisione forestale delterritorio), posta accanto al palinsesto di scritte ospitato dalla parete (fig. 22). In fu-turo è auspicabile che tali segnaletiche vengano apposte con maggiore cautela, eche l’autorizzazione alla realizzazione di palestre di roccia o altri interventi antropici,venga concessa con maggiore rispetto, facendo attenzione a non invadere gli spazidelle scritte dei pastori che debbono costituire un evento da tutti riconosciuto come“storicizzato” e quindi formalmente inviolabile.

Ad oggi non sono stati attuati nell’area interventi di valorizzazione relativi allescritte dei pastori ad esclusione di un libretto divulgativo uscito già nei primi anni’80 a cura del custode forestale Giuseppe Vanzetta, che per primo ha abbozzatouna prima selezione non sistematica delle scritte pastorali, e del posizionamento dialcuni pannelli informativi sulle scritte, da parte dell’amministrazione comunale diPanchià.

Il censimento e la catalogazione di tutte le scritte nell’area del Latemar-Cornón,che il Museo degli usi e Costumi della Gente Trentina ha effettuato nell’ambito delprogetto APSAT, rappresentano l’inizio di uno studio scientifico atto a restituire allaComunità fiemmese e ai suoi numerosi turisti il riconoscimento del valore storicoed etnografico che il sito indubbiamente riveste.

I dodici siti sopra segnalati sono tutti di particolare pregio e interesse in quantoospitano dei palinsesti di scritte che contengono testimonianze riferibili ad oltre duesecoli di storia. Gli agenti atmosferici, i deterioramenti involontari, l’incoscienza degliescursionisti, lo spargimento di acqua sulle scritte e il vandalismo, legato inevitabil-mente all’afflusso non controllato di un numero sempre maggiore di visitatori, fini-ranno col tempo per compromettere irrimediabilmente la lettura delle scritte. Laloro conservazione si basa dunque in principal modo sull’opera di sensibilizzazione

165

Fig. 22. Panchià, Rio Bianco: scrittedei pastori e segnaletica contempo-ranea (foto M. Bazzanella).

che le comunità locali riusciranno ad esercitare non solo al loro interno, ma anchenei confronti dei singoli turisti ed escursionisti. I siti andrebbero corredati di pannelliesplicativi installati in loco o comunque inseriti in percorsi di visite guidate facenticapo a un centro informativo. La fragilità di questo patrimonio dovrebbe imporre lacreazione di zone vietate alle persone non accompagnate da una guida ufficiale e lavisita alle scritte esclusivamente su sentieri autorizzati. Solo così sarà possibile pre-servare intatti questi archivi a cielo aperto, anche per le generazioni future.

Attuale gestione

L’area è inserita nel SIC (sito di importanza comunitaria) del Monte Cornón inAlta val Stava (IT3120128) gestito dall’ufficio tecnico forestale della Magnifica Co-munità di Fiemme.

Attualmente in valle di Fiemme sono attive le seguenti realtà museali, o culturali-conservative di natura volontaristica, che confluiranno all’interno di una rete musealelocale facente capo alla Comunità territoriale della Val di Fiemme3:

BeLLAMoNTe – Museo del nonno Gustavo CAPRIANA – Mulino-Museo della MeneghinaCARANo – Museo Casa Begna CAVALeSe – Centro Arte Contemporanea, Museo Pinacoteca della Magnifica

Comunità di Fiemme, Biblioteca Muratori PReDAZZo – Museo Geologico delle Dolomiti, Museo storico della Guardia di Fi-

nanza, Mini esposizione di lavori femminili “Te Stüa”, Centro visitatori di PANeVeGGIoTeSeRo – Centro Documentazione Fondazione Stava ZIANo DI FIeMMe – Collezione Rifugio Cauriòl e Museo della Guerra di ermanno

Deflorian in futuro a questi si potrebbero aggiungere:PReDAZZo – Museo del TrenoTeSeRo – Casa Jellici (Museo dei Presepi e del Legno di Risonanza)VAReNA – Pinacoteca (quadri del pittore Antonio Longo)ZIANo – Museo dello Sci

obiettivi di intervento e proposte di valorizzazione

Lo studio sulle scritte dei pastori fiemmesi che il Museo degli usi e Costumi dellaGente Trentina ha condotto nell’ambito del progetto APSAT non ha tralasciatol’aspetto divulgativo, presentando in numerose conferenze i risultati in fieri che lo stu-dio stava fornendo, il che ha utilmente contribuito a forgiare nella popolazione, in pri-mis quella valligiana, la presa di coscienza del valore storico ed etnografico, ma anchearcheologico, che le grandi “lavagne” dei pastori fiemmesi rappresentano.

Per il 2012-2013 è altresì in programma una mostra che intende fare sintesicritica del lavoro pluriennale svolto dal museo, nella quale si potranno anche ascoltarele videointerviste agli ultimi “pastori-scrittori” del Cornón, che si sono rivelate unafonte ricchissima di dati sulla vita, le abitudini, le pratiche e le regole dell’attività agro-silvo-pastorale su questa montagna, che oggi non è più esercitata con le stesse mo-dalità (Bazzanella et alii 2012).

Consultando il sito web www.scrittedeipastori.it si potranno trovare inoltre descri-zioni dettagliate dei progetti di ricerca condotti dal museo, numerose immagini dellescritte, nonché dei luoghi oggetto di indagine, la cronotipologia delle scritte, la schedadi catalogo usata per costruire il database, le pubblicazioni scientifiche e divulgative,e tutti i più recenti aggiornamenti.

3 Si ringrazia Silvia Delugan per la comuni-cazione.

166

obiettivo principale da raggiungere nella conservazione e tutela delle scritte deipastori del gruppo Latemar-Cornón è quello di pervenire ad una sensibilizzazionecapillare delle comunità locali attraverso mostre, conferenze, convegni sull’impor-tanza del fenomeno delle scritte dei pastori e sulla necessità che questo diventi unpolo di attrazione culturale con la realizzazione di percorsi di visita e la creazione diun centro di documentazione sulle scritte in ogni singolo comune (o di un centro didocumentazione unico facente capo alla Magnifica Comunità di Fiemme o alla Co-munità territoriale della Val di Fiemme), un polo di attrazione culturale.

Casistiche simili possono essere individuate nel parco delle incisioni rupestri dellaValcamonica in Lombardia, primo sito italiano Patrimonio dell’umanità sotto la tuteladell’unesco, e nella Vallée des Merveilles, sul Monte Bego, nel Parco nazionale delMercantour nelle Alpi Marittime francesi a nord di Nizza.

Per quanto riguarda le incisioni rupestri della Valcamonica, che sono consideratecome l’esempio di arte rupestre più importante d’europa, va segnalata una gestionedel patrimonio culturale sia da parte dei singoli comuni, sui quali si trovano le inci-sioni, sia da parte di più strutturate entità regionali/nazionali: il Parco Nazionaledelle Incisioni Rupestri di Naquane a Capo di Ponte (sulla sinistra orografica dellavalle). Il Parco di Bedolina-Seradina a Capo di Ponte (sulla destra orografica dellavalle). Il Parco dei Massi a Cemmo. La Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri diCeto - Cimbergo - Paspardo. Il Parco Comunale delle incisioni rupestri di Luine aDarfo Boario Terme. Le incisioni rupestri nel territorio comunale di Sonico. Il ParcoComunale di Sellero. Si tratta di parchi visitabili con itinerari programmati, nonchédi località con aree visitabili senza accompagnatore, ma per le quali sono disponibilivarie guide informative stampate (www.invallecamonica.it).

167

168

BiBliogrAFiA

M. BAZZANeLLA, L. PISoNI 2009, APSAT, un progetto per le scritte dei pa-stori, “Newsletter del Museo degli usi e Costumidella Gente Trentina di San Michele all’Adige”,Supplemento a SM Annali di San Michele, Anno7, n. 7, p. 5.

M. BAZZANeLLA, G. KeZICH 2012, Le scritte dei pastori della valle diFiemme, “Il progetto APSAT informa” (Notiziariodel progetto Ambienti e Paesaggi dei Siti d’Al-tura Trentini), Trento, p. 12.

M. BAZZANeLLA, G. KeZICH (a cura di) 2013, APSAT 8. Le scritte dei pa-stori. etnoarcheologia della pastorizia in val diFiemme, Mantova.

M. BAZZANeLLA, G. KeZICH, L. PISoNI 2013, Shepherds’writings and she-pherds’ life on Monte Cornón (Valle di Fiemme,Trentino): an ethnoarchaeological perspective,in F. LuGLI, A.A. SToPPIeLLo, S. BIAGeTTI (a cura di),ethnoarchaeology: Current Research and FieldMethods. Conference Proceedings, Rome, Italy,13th–14th May 2010, BAR, i.s. 2472, oxford,pp. 174-180.

M. BAZZANeLLA, G. KeZICH, L. PISoNI, L. ToNIuTTI 2010, Le scritte dei pastoridel Monte Cornón in Trentino: nuovi dati dalla ri-cerca, in L’Arte rupestre delle Alpi, Convegno In-ternazionale (Capo di Ponte, 21-24 ottobre2010), Capo di Ponte, pp. 28-31.

M. BAZZANeLLA, G. KeZICH, L. PISoNI, L. ToNIuTTI 2012, Le scritte dei pastori:tre secoli di graffitismo rupestre fiemmese inprospettiva etnoarcheologica, Catalogo dellamostra, Lavis-Trento.

M. BAZZANeLLA, M. BeRNABeI , J. BoNTADI , R. BeLLI , G. KeZICH, L. ToNIuTTI, u.WIeReR 2012, Le scritte dei pastori delle Pizan-cae in Val di Fiemme (Trentino): verso un’ipotesiinterpretativa del graffitismo pastorale alpino,Atti XXXIV Riunione I.I.P.P. (Trento), “PreistoriaAlpina”, 46 I (2012), pp. 329-339.

M. BAZZANeLLA, L. PISoNI 2010, Le scritte rupestri dei pastori della Valdi Fiemme. Seconda campagna di rilievo APSAT2010, “Newsletter del Museo degli usi e Co-stumi della Gente Trentina di San Michele al-l’Adige”, Supplemento a SM Annali di SanMichele, Anno 8, n. 8, p. 5.

M. BAZZANeLLA, L. PISoNI, L. ToNIuTTI c.s., Montagne dipinte: le scritte deipastori fiemmesi (TN) tra etnoarcheologia estudi di cultura materiale (Atti del convegno in-ternazionale “Carved mountains. engraved sto-nes. Contributions to the environmentalresources archaeology of the Mediterraneanmountains” università di Genova, Borzonasca,20-22 october), “Archeologia Postmedievale”,16 (2012).

M. BAZZANeLLA, u. WIeReR 2013, The shelters Mandra di Dos Capel andTrato and the beginning of pastoralism inFiemme Valley – Trentino, in F. LuGLI, A.A. SToP-PIeLLo, S. BIAGeTTI (a cura di), ethnoarchaeology:Current Research and Field Methods. Confe-rence Proceedings, Rome, Italy, 13th–14th May2010, BAR, i.s. 2472, oxford, 181-186.

M. GuZZo, G. PeRNA, F. ZANDoNAI 2007, Le miniere di terre coloranti delleprovince di Bolzano, Trento e Verona, in Atti delXIII convegno regionale di speleologia del Tren-tino-Alto Adige, Trento, pp. 99-130.

G. VANZeTTA 1991, Le scritte delle Pizzancae e la “cava del bol”, Calliano(TN).

ALTRA DoCuMeNTAZIoNe DISPoNIBILe

Valorizzazione dei siti con scritte pastorali e delle malghe/baite delcornón in collaborazione con Giorgio Cacciaguerra e Paola Gatti delDipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’università di Trento(DICA), è stata predisposta una cartografia della zona con segnalazionedi percorsi pedestri lungo i quali si incontrano malghe/baiti e paretiistoriate opportunamente descritte (vedi Cacciaguerra, Gatti in questovolume).

riproduzione 3d di alcune pareti istoriate del cornón: Salime I in valledel Rio Bianco (comune di Tesero) e Coròzo dai Nomi in Valaverta (co-mune di Ziano) in collaborazione con Stefano Girardi e Fabio Remondinodella Fondazione Bruno Kessler.

www.scrittedeipastori.it