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DISCI DIPARTIMENTO storia culture civiltà Archeologia Pdf concesso da Bononia University Press agli autori per l'espletamento delle procedure concorsuali

L'abitato punico-romano di Tharros (Cabras-OR): i dati di archivio, in A.C. Fariselli (ed.), Da Tharros a Bitia. Nuove prospettive della ricerca archeologica nella Sardegna fenicia

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DISCIdipartimento

storia culture civiltà

Archeologia

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Collana DiSCi

Il Dipartimento di Storia Culture Civiltà, attivo dal mese di ottobre 2012, si è costituito con l’aggregazione dei Dipartimenti di Archeologia, Storia Antica, Paleografia e Medievistica, Discipline Storiche Antropologiche e Geografiche e di parte del Dipartimento di Studi Linguistici e Orientali.

In considerazione delle sue dimensioni e della sua complessità culturale il Dipartimento si è articolato in Sezioni allo scopo di comunicare con maggiore completezza ed efficacia le molte attività di ricerca e di didat-tica che si svolgono al suo interno. Le Sezioni sono: 1) Archeologia; 2) Geografia; 3) Medievistica; 4) Scienze del Moderno. Storia, Istituzioni, Pensiero politico; 5) Storia antica; 6) Studi antropologici, orientali, storico-religiosi.

Il Dipartimento ha inoltre deciso di procedere ad una riorganizzazione unitaria di tutta la sua editoria scien-tifica attraverso l’istituzione, oltre che di una Rivista di Dipartimento, anche di una Collana di Dipartimento per opere monografiche e volumi miscellanei, intesa come Collana unitaria nella numerazione e nella linea grafica, ma con la possibilità di una distinzione interna che attraverso il colore consenta di identificare con im-mediatezza le Sezioni.

Nella nuova Collana del Dipartimento troveranno posto i lavori dei colleghi, ma anche e soprattutto i lavori dei più giovani che si spera possano vedere in questo strumento una concreta occasione di crescita e di matura-zione scientifica.

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Bononia University Press

Da Tharros a BitiaNuove prospettive della ricerca archeologica

nella Sardegna fenicia e punica

Atti della Giornata di Studio, Bologna 25 marzo 2013

a cura diAnna Chiara Fariselli

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Bononia University PressVia Farini 37, 40124 Bolognatel. (+39) 051 232 882fax (+39) 051 221 019

© 2014 Bononia University Press

ISSN 2284-3523ISBN 978-88-7395-959-5

[email protected]

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

In copertina: la torre spagnola sulla collina di San Giovanni vista dalla necropoli meridionale di Tharros (foto A.C. Fariselli)

Progetto grafico: Irene SartiniImpaginazione: DoppioClickArt - San Lazzaro (BO)

Stampa: Global Print - Gorgonzola (MI)

Prima edizione: settembre 2014

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Sommario

Presentazione 1Giuseppe Sassatelli

La ripresa delle indagini della Soprintendenza per i Beni Archeologiciper le province di Cagliari e Oristano a Bithia 5Marco Edoardo Minoja, Carlotta Bassoli

Ricerche archeologiche e strategie di conservazione nella “necropoli meridionale”di Tharros – Capo San Marco: lo scavo del 2012 19Anna Chiara Fariselli

AppendiceValutazioni archeometriche preliminari su scarabeo e laminetta metallica 30Mariangela Vandini

La necropoli fenicia e punica di Tharros – Capo San Marco:nuove ricerche per la ricostruzione di un paesaggio funerario in 3D 33Federica Boschi, Michele Silani

Le cave di arenaria dell’area di Tharros: risultati preliminari di una ricercaarcheologica e archeometrica 53Carla Del Vais, Silvana M. Grillo, Stefano Naitza

L’abitato punico-romano di Tharros (Cabras-Or): i dati di archivio 75Melania Marano

Bibliografia 95

Autori 103

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Come noto, l’abitato punico-romano di Tharros è ubicato nei pressi di San Giovanni di Sinis, frazione di Cabras (OR), nella propaggine sud della Penisola del Sinis (Fig. 1). In particolare, i quartieri resi-denziali occupano il declivio orientale della collina della Torre di San Giovanni, l’area centrale posta nei pressi del tempio “delle semicolonne doriche”, e quella orientale tra le Terme nn. 1 e 2, prospicienti la costa del Golfo di Oristano, dove sono sopravvissuti solo alcuni lacerti di pavimentazioni e di muri, oltre ad alcuni tratti di murature identificati all’interno delle due strutture, parzialmente risparmiati dalla realizzazione degli edifici di epoca posteriore1.

La ricerca in atto nel settore abitativo muove dall’esigenza di comprendere dettagliatamente l’im-pianto urbano di età punica e romana, in modo da poterne ricostruire in senso diacronico l’evoluzione dell’edilizia privata, l’organizzazione di ciascun isolato, il rapporto esistente fra le architetture residen-ziali e gli apparati idrico e viario originari2. La prima fase dell’indagine concerne appunto i documenti di archivio relativi alle diverse investigazioni archeologiche succedutesi nell’ampio contesto cittadino.

L’individuazione dei quartieri residenziali è avvenuta nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ad opera di Gennaro Pesce, Sovrintendente alle Antichità di Cagliari, il quale si è servito per le operazioni di scavo della collaborazione del Primo Assistente signor Francesco Soldati e del Re-stauratore signor Salvatore Busano, per mezzo di finanziamenti ricevuti dalla Cassa del Mezzogiorno

* Desidero ringraziare la Professoressa Anna Chiara Fariselli per il coinvolgimento nella Giornata di Studio e per aver ospitato il contributo nel presente volume. Sono altresì grata al Soprintendente Dottor Marco Edoardo Minoja, per avermi concesso l’autorizzazione allo studio del materiale d’archivio; al Dottor Alessandro Usai e alle Signore Luciana Carta e Mariella Maxia della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano per il supporto ricevuto durante la consultazione dei documenti. I documenti presentati in questa sede sono editi su concessione del MiBACT – Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano.

1 Pesce 1966b, p. 87.2 Tale ricerca rientra nel progetto di Dottorato di Ricerca di chi scrive, nell’ambito della Scuola Dottorale Interateneo

in Storia delle Arti (XXVIII Ciclo) presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università IUAV di Venezia e l’Univer-sità degli Studi di Verona, in collaborazione con l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna (cattedra di Archeologia fenicio-punica – Professoressa A.C. Fariselli).

L’ABITATo puNICo-romANo DI THArroS (CABrAS-or):I DATI DI ArCHIVIo*

Melania Marano

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e con alcuni contributi statali e regionali3. Dall’analisi dei diari di scavo di G. Pesce è stato possibile ri-costruire ognuna delle campagne archeologiche che si svolsero in quegli anni, susseguitesi con cadenza annuale tra il 1956 e il 19634, le quali misero in luce grossomodo l’area d’abitato oggi visibile (Fig. 2). Il sito è stato nuovamente oggetto di scavo negli anni Ottanta del secolo scorso, con la realizzazione di un saggio in un settore ubicato a sud dell’abitato5. Infine, l’area ha subito alcuni interventi occasionali negli anni Novanta del secolo scorso e nella prima decade di questo secolo, che hanno tuttavia riguar-dato soltanto alcuni settori di estensione limitata6.

Noto fin dal XIX secolo attraverso le molteplici esplorazioni, ufficiali e clandestine, che coinvolsero in special modo la necropoli di Capo San Marco7, l’abitato di Tharros è stato quindi interessato da indagini programmate dal 19568. Iniziata il 16 giugno e conclusasi il 20 ottobre9, la prima campagna

3 Cartella “Comune di Cabras Loc. Tharros città punico-romana dal 1964 al 1965” – Archivio Storico della Soprin-tendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, da ora denominato Assaco.

4 G. Pesce ne dà notizia in: Pesce 1958, pp. 307-372; Pesce 1966b. In letteratura i primi scavi sono attestati fino al 1964, ma non è stato rintracciato alcun tipo di documentazione successiva al 1963.

5 Assaco-Busta “Tharros (1994-1995)” – Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari) 3.1,2” – Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988”.

6 Assaco-Faldone “Cabras. Tharros. Documentazione archeologica di scavo. Lavori impianto videosorveglianza e antintrusione. Impresa O. Murgia”.

7 Per una trattazione completa degli scavi ottocenteschi che hanno interessato la necropoli di Capo San Marco si veda Del Vais 2006. Dalla trattazione si evince che già al tempo delle indagini archeologiche svolte negli anni 1885-1886 dal Regio Soprastante agli scavi di antichità Filippo Nissardi vi erano limitate speranze di rinvenire tombe non ancora violate dagli scavatori clandestini (Del Vais 2006, pp. 7, 36-39 documento n. 4). Si vedano anche: Fiorelli 1884, 1886, 1887; Spano 1851, 1861.

8 Cfr. supra.9 Pesce 1966b, p. 80.

Fig. 1. Abitato punico-romano di Tharros (da http://www.sardegnageoportale.it/webgis/fotoaeree/).

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di scavo coinvolse parte dell’area a est della Torre di San Giovanni e i settori prospicienti la costa del Golfo di Oristano, precisamente quelli occupati dalle Terme nn. 1 e 2. Di questa impresa lo scavatore stesso illustra chiaramente le finalità: «con n. 10 operai ho iniziato inoltre un saggio di scavo a Sud-Sud-Ovest della torre in modo da rendermi esatto conto se in questo tratto si estendesse l’acropoli o se avesse inizio la necropoli»10. In realtà, nei giornali di scavo, dopo l’iniziale lavoro di preparazione durato pochi giorni, non si rintraccia più alcuna notizia relativa a tale saggio, per cui è presumibile che sia stato abbandonato in favore del trasferimento delle indagini in altre aree più proficue11.

Nel dettaglio, a est della collina fu scavato il Castellum aquae12, estendendo l’intervento verso sud e nord, e fu rintracciata parte della strada che costeggia l’edificio lungo il lato occidentale, in alcuni tratti purtroppo lacunosa dei lastroni basaltici. L’esplorazione interessò anche le aree occidentale e orientale poste oltre l’asse stradale nelle quali vennero individuati alcuni lacerti di muri pertinenti a strutture che tuttavia non furono integralmente indagate in questa campagna di scavo13.

Per quanto riguarda il settore prospiciente il Golfo, lo scavo ha portato alla definizione dei singoli am-bienti delle strutture termali, procedendo per le Terme n. 1 dagli ambienti centrali verso quelli posti a nord

10 Assaco-Giornale di scavo del 18 giugno 1956 (Faldone 114. “Tharros G. di scavo dal 18-6-56 al 26-7-1956 Blocco n. 1).11 Assaco-Faldone 114. “Tharros G. di scavo dal 18-6-56 al 26-7-1956 Blocco n. 1”.12 Sul Castellum aquae si vedano anche Giorgetti 1997, 1999; Idili 2001.13 Assaco-Faldone 114. “Tharros G. di scavo dal 18-6-56 al 26-7-1956 Blocco n. 1”; “Tharros Blocco n. 2 Dal 27.07.1956

al 25.08.1956”.

Fig. 2. Planimetria del sito di Tharros (da Pesce 1966b, Planimetria generale degli scavi anno 1965).

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e a sud, e per le Terme n. 2 dai vani sopravvissuti nei pressi della costa, allargando l’indagine verso l’area centrale, con successiva esplorazione dei settori sud-occidentale e nord-occidentale. Venne avviata anche l’indagine sugli assi viari nei pressi dei due edifici termali14. Questi, al tempo dell’intervento risultavano separati da un’area non ancora indagata, che impediva il ricongiungimento della strada posta tra l’uno e l’altro complesso termale. In particolare, risultò essere la via a ovest delle Terme n. 1 quella meglio con-servata, con un ampio tratto di lastricatura in posto: questa fiancheggiava il muro della struttura termale in senso N/S per poi proseguire verso ovest e verso sud, in direzione rispettivamente del tempio “delle semicolonne doriche” e della zona inesplorata antistante le Terme n. 2 (Fig. 3). Nei pressi di quest’ultimo edificio, invece, mancando gran parte del basolato stradale, vennero seguite le cloache per lunghi tratti: precisamente furono messe in luce quella che fiancheggia l’edificio termale lungo il lato occidentale e quel-le secondarie che con essa si intersecano a nord e a sud, entrambe dirette verso il Golfo di Oristano (Fig. 4). Tali percorsi portano quindi a ritenere che in questi stessi tratti fossero presenti alcuni degli antichi assi viari secondari, di cui si sono preservati rari blocchi della pavimentazione in basalto, essendo le cloache15 realizzate generalmente al di sotto del piano stradale, come è osservabile anche in altri punti dell’abitato.

La seconda campagna di scavo ebbe inizio il 18 febbraio 1957 e terminò il 16 marzo dello stesso anno: l’obiettivo fu quello di mettere in luce il tratto di strada che dalle Terme n. 1 conduceva al cosid-

14 Assaco-“Tharros Blocco n. 2 dal 27-07-1956 al 25-08-1956”; “Tharros Blocco n. 4 scavi eseguiti: dal 22-09-1956 al 20-10-1956”; Faldone 114. “Tharros G. di scavo dal 18-6-56 al 26-7-1956 Blocco n. 1”.

15 Sul sistema fognario dell’abitato di Tharros si veda inoltre: Mazzucato, Mezzolani, Morigi 1999.

Fig. 3. Pianta della stra-da che fiancheggia a ovest le Terme n. 1 (da Assaco-Faldone Scavi Pesce. Foglio sparso).

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detto «edificio a Est della Torre di San Giovanni», per una lunghezza di 98,5 m e una larghezza da 2 a 4,65 m. Il lastricato, purtroppo, non era in perfetto stato di conservazione: risultò infatti sempre più lacunoso a mano a mano che si proseguiva verso nord, in direzione del Castellum aquae16. Nei giornali di scavo si fa spesso riferimento all’«edificio a Est della Torre di San Giovanni»: può ritenersi che si possa trattare dello stesso Castellum aquae essendo questo l’unico impianto architettonicamente dif-ferente rispetto agli altri edifici presenti, tutti a carattere residenziale, e quindi distinguibile tanto da essere considerato come punto di riferimento nell’ubicazione dei saggi.

L’intervento sugli assi stradali impegnò anche la successiva campagna di scavo, iniziata nel maggio del 1958 e prolungatasi fino al mese di settembre. Gli assi viari in esame furono quelli già indagati negli anni precedenti, ma non ancora ultimati, quindi la via che dalle Terme n. 2 conduce al Castellum aquae e quella che da quest’ultimo edificio si dirige verso la struttura termale n. 1, interessando anche le mu-rature che su di essi si affacciano, con i relativi ambienti17 (Fig. 5). In particolare, si inaugurò l’esplora-zione del quartiere residenziale posto a sud del Castellum aquae, sul lato orientale della strada, con la

16 Assaco-Busta 12.17 Assaco-“Tharros Campagna di scavo dal 5.5 al 4.7.1958”, “Tarros - scavi - 1958 dal 5-7 al 30-7-1958 Blocco n. 2”,

“Tarros - scavi - 1958 dal 31-7 al 4-9-958 Blocco n. 3”.

Fig. 4. Pianta delle Terme n. 2 (da Assaco-Faldone Scavi Pesce. Foglio sparso).

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progressiva individuazione dei vani più esterni prima e di quelli più interni poi, oltre a tre cisterne18, due delle quali rispettivamente descritte come «[…] piccola cisterna di forma quadrata misura m. 1,77 x m. 1,45 le pareti incorniciate in pietrame poco visibile a causa dell’intonaco»19 e «[…] cisterna di forma ovoidale lunga m. 3,62 larga m. 1,28… la parte superiore dell’orlo bene intonacata con intonaco costituito da sabbia cenere e calce tipicamente Punico»20.

In un secondo momento, si decise di ampliare il saggio verso est, con l’avvio dell’esplorazione del tempio “delle semicolonne doriche”, includendo anche gli ambienti circostanti individuati sui lati nord, sud ed est, questi ultimi raggiungibili dal tratto di strada su cui tale settore si affaccia e che, dalle Terme n. 1, permette di raggiungere l’impianto termale n. 221. Inoltre, fu iniziata l’esplorazione della strada posta oltre il lato orientale del Castellum aquae, coinvolgendo anche alcuni vani ubicati a Oriente del medesimo asse stradale. Dalle riflessioni di G. Pesce e dei suoi assistenti si evince che le Terme n. 2 era-no state edificate al di sopra di altre strutture più antiche22, rappresentate ormai da pochissimi ambienti o da alcuni lacerti di muri, pertinenti a magazzini, botteghe e abitazioni (Figg. 4, 6). A conferma di ciò, in questo stesso anno, si aprì un piccolo saggio 60 m a sud dell’edificio termale nel quale si misero in luce alcuni tratti di muri, in modo da «[…] mettere in evidenza il modo in cui in epoca Fenicia o

18 Per una trattazione completa sull’apparato idrico del sito si vedano anche: Acquaro, Francisi, Mezzolani 2002; Bultrini, Mezzolani, Morigi 1996; Mezzolani 1997.

19 Assaco-Giornale di scavo del 19 giugno 1958 (“Tharros Campagna di scavo dal 5.5 al 4.7.1958”).20 Assaco-Giornale di scavo del 20 giugno 1958 (“Tharros Campagna di scavo dal 5.5 al 4.7.1958”).21 Assaco-“Tarros - scavi - 1958 dal 31-7 al 4-9-958 Blocco n. 3”.22 Acquaro, Mezzolani 1996, p. 31. Tale riconversione del settore, attestata anche per quello occupato dalle Terme

n. 1, è da imputare a un periodo compreso tra la seconda metà del II secolo d.C. e l’età severiana (Spanu, Zucca 2011, pp. 55-56).

Fig. 5. Veduta del settore centrale e in parte di quello alle pendici della collina della Torre di San Giovanni (foto M. Marano).

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Punica solevano ricavare ambienti per abitazioni o magazzini adiacenti alla spiaggia»23. Dalle notizie pervenute non si deduce in quale precisa area dell’abitato queste strutture fossero ubicate ma l’osserva-zione delle foto aeree rende plausibile che si tratti delle evidenze archeologiche percepibili poco più a Meridione del complesso termale n. 2 (Fig. 1).

Ripresi i lavori tra i mesi di gennaio e marzo del 1959, si ampliò verso Settentrione l’esplorazione dell’asse stradale che conduce dalle Terme n. 2 al Castellum aquae, con la messa in luce dei muri dei vani adiacenti, e si proseguì lo scavo del tempio “delle semicolonne doriche”, dell’adiacente cisterna e della strada con direzione est-ovest posta immediatamente a sud dell’impianto templare (Fig. 2). Il dato di maggior interesse che si ricava da questa campagna, nota purtroppo solo parzialmente dai diari di scavo, riguardò la scoperta di un muro delimitante la strada a nord-ovest della Terme n. 2, sul quale fu osservato un tratto di intonaco sopravvissuto in corrispondenza della parte superiore della parete, con tracce di decorazione in colore rosso su fondo più chiaro24. Mancano, tuttavia, informazioni pre-cise in merito a eventuali raffigurazioni, non essendo «[…] ben visibile a causa che è umido non in condizione di essere pulito»25.

A quest’ultima campagna di scavo seguì un periodo utile all’ottenimento di nuovi finanziamenti, che permisero la ripresa dei lavori non prima del mese di maggio del 196026. Questi perseguirono gli stessi obiettivi precedentemente fissati: l’allargamento dell’area nota a nord-est della Torre di San Gio-vanni e il ricongiungimento dei settori messi in luce nelle precedenti campagne di scavo. Si proseguì nell’esplorazione dei due assi viari che si dipartivano dalle Terme n. 2 verso nord, l’uno in direzione delle Terme n. 1 e l’altro del Castellum aquae. In particolare, nel primo caso si procedette nell’indagine degli ambienti adiacenti alla cloaca che si dirigeva verso il mare, a nord delle Terme n. 2 e a sud delle Terme n. 1. Nel secondo caso, si completò l’esplorazione della strada e dei vani posti oltre il battente orientale, a Meridione di quelli scavati nel 195827, secondo lo scavatore tutti a carattere residenziale (Fig. 2). Contestualmente, si procedette nella messa in luce di alcuni degli assi stradali, tra i quali due che si incrociano a nord-ovest del Castellum aquae, comprendendo anche l’area da questi delimitata occupata da alcuni ambienti relativi a strutture di carattere abitativo; e altri due che si diramano dai precedenti28. Dalla descrizione fornita, sulla scorta della documentazione grafica, sembra che le pri-me due strade corrispondano a quella che fiancheggia il Castellum aquae lungo il lato occidentale e

23 Assaco-Giornale di scavo del 10 giugno 1958 (“Tharros Campagna di scavo dal 5.5 al 4.7.1958”).24 Assaco-Faldone “Giornali di scavo 1948-1963”.25 Assaco-Giornale di scavo del 6 marzo 1959 (Faldone “Giornali di scavo 1948-1963”).26 Assaco-Giornale di scavo del 18 maggio 1960 (“Tharros dal 18-5-1960 all’1-7-1960”).27 Cfr. supra, pp. 79-80.28 Assaco-“Tharros dal 18-5-1960 all’1-7-1960”, “Giornale di scavo dal 5-9 al 29-10-960”, “Tharros dal 21-11-60 al

30-11-60”.

Fig. 6. Vedute dei resti delle strutture abitative nei pressi delle Terme n. 2 (foto M. Marano).

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al decumano che da esso prosegue in direzione ovest, e che gli ulteriori due assi viari siano quelli che delimitano il medesimo isolato sui lati occidentale e meridionale (Fig. 2).

Per quanto riguarda la campagna di scavo del 1961, il mancato reperimento del diario di scavo non consente di essere certi circa il preciso periodo di svolgimento. Tuttavia, grazie al recupero di alcuni dise-gni29 realizzati durante le indagini è possibile sia attestare l’effettiva realizzazione degli interventi arche-ologici, svolti usualmente con cadenza annuale, sia ipotizzare una demarcazione dei settori interessati: si deduce che nel periodo estivo, certamente nel mese di giugno, sia stato indagato parte del sistema idrico del sito, in particolare alcuni pozzi e una cisterna ubicata nell’edificio n. 64, a sud del tempio “delle se-micolonne doriche”, la cui esplorazione era già iniziata nel corso della campagna precedente (Fig. 13). Per quanto riguarda i pozzi, uno presenta un’imboccatura rettangolare con pareti rivestite da blocchi squadrati di medie e grandi dimensioni; il secondo, dall’imboccatura di forma circolare, mostra le pareti rivestite da filari di blocchi di piccole dimensioni; infine, un terzo, con un’ampia apertura rettangolare, presenta pareti rivestite di blocchi di piccole e medie dimensioni e una profondità inferiore ai 2 m.

Notizie più dettagliate sono pervenute riguardo alle due campagne di scavo successive, l’una do-cumentata dal mese di ottobre e conclusasi nel dicembre del 1962 e l’altra iniziata nel maggio e atte-stata fino al mese di luglio del 1963, durante le quali si portarono a termine alcuni degli obiettivi già delineati: nella prima proseguì l’esplorazione a sud del Castellum aquae, oltre il battente occidentale della strada che conduce alle Terme n. 2 e a sud dell’asse viario che corre in direzione est-ovest, ubicato nel settore abitativo posto lungo il declivio orientale della collina, già indagato nel 1960 (Fig. 7)30. In

29 Archivio Grafico della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano (da ora de-nominata Agsaco)-Disegni nn. 131, 132, 133, 141; Assaco-Faldone 114. “Tharros Blocco n. 3 scavi - eseguiti - dal - 25-8-1956 al 21-9-1956” pianta.

30 Cfr. supra, p. 81.

Fig. 7. Collocazione delle aree indagate nel 1962-1963 (da http://sardegnageoportale.it/webgis/fotoaeree/modificata da M. Marano).

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tale area sono state identificate dieci strutture, di cui otto interpretate come abitazioni e due come botteghe31, oltre ad alcuni ambienti poco più a meridione, dove però lo scavo non è stato ampliato per mancanza di fondi32. Per tale motivo difettiamo d’informazioni riguardo agli edifici di pertinenza e alla disposizione interna degli spazi.

Contemporaneamente, furono portate avanti la ripulitura e una prima indagine nei pressi del to-fet33, proseguita anche nella seconda delle due campagne di scavo, quando si concluse anche l’esplora-zione nel suddetto settore residenziale (Fig. 7)34.

Ultimate tali indagini, il contesto abitativo non è stato più oggetto di scavi, a causa della mancanza di finanziamenti, pur richiesti dallo stesso G. Pesce alla Cassa del Mezzogiorno, fino agli anni 1987-198835, quando ripresero da parte della Soprintendenza in un’area prospiciente il Golfo di Oristano, demarcabile a sud dell’abitato36. Il primo di questi interventi previde lo scavo di un’area di 10 x 20 m, in cui furono portati alla luce alcuni vani rettangolari affiancati ottenuti con la cavatura dell’arenaria e separati da diaframmi risparmiati nella roccia, tecnica similare a quella impiegata per la costruzione del tempio “delle semicolonne doriche” (Fig. 8)37. In un settore più occidentale e separato dal prece-dente per mezzo di un percorso ricalcante probabilmente un antico tracciato stradale, sono emersi altri quattro ambienti, indicati con le lettere A, B, C e D, anche questi ricavati nella roccia: nel vano A venne messo in luce uno strato esteso di embrici e coppi poggianti su un battuto di argilla che ricopriva la roccia; nel B fu osservato un battuto simile al precedente; negli altri due vani, per i quali era visibile solo la delimitazione orientale, venne individuato uno strato di riempimento dovuto a crolli e a terreno scivolato da Occidente (Fig. 8). Nell’ultima di queste indagini, lo scavo fu ampliato di 20 x 5 m verso ovest, individuando integralmente i diaframmi di delimitazione dei vani precedentemente messi in luce, ricavati nella roccia e completati anticamente nei tratti mancanti da una muratura in pietrame e malta di fango. In un secondo momento, l’attenzione si focalizzò sugli ambienti A e B: per il vano A è stata avanzata l’ipotesi di una fase di utilizzo durante la quale il piano di calpestio doveva essere costi-tuito dal battuto di argilla, identificato già nella precedente campagna di scavo, sistemazione avvenuta intorno al I secolo d.C., e i muri dovevano essere stati elevati al di sopra di diaframmi scavati nella roc-cia. A questa fase dovette seguire l’abbandono in data da precisare, il successivo crollo di una copertura, realizzata con tegole e coppi, e delle murature; infine, un’attività di spoliazione del materiale edilizio. Per il vano B, il pavimento era in tutto simile al precedente, coperto da materiale di crollo che, una vol-ta rimosso, permise anche il riconoscimento di un muro posto nella parte centrale, che aveva diviso lo spazio in due ambienti, e di un focolare quadrangolare delimitato da lastre di arenaria, una delle quali in posto, nell’angolo nord-occidentale (Fig. 8). Inoltre, emersero un muro con un’apertura munita di soglia, pertinente probabilmente a due ulteriori ambienti, di cui uno all’esterno del vano A, e l’altro a nord dell’ambiente D, zona in cui doveva essere presente un’ulteriore stanza. Sulla base di tali dati, sembra possibile affermare che tale settore fosse tagliato da una strada e costituito da quattro ambienti integralmente indagati e da altri tre non esplorati, per i quali si ipotizzò una destinazione abitativa38.

31 Si tratta degli edifici indicati da G. Pesce nella pianta finale con i nn. 17, 18, 19, 20, 33, 34, 35, 36, 37 e 38, tra cui i primi due interpretati come botteghe, tutti gli altri come abitazioni (Pesce 1966b, pp. 107-111, 118-124).

32 Ivi, p. 111.33 Per gli scavi successivi che hanno interessato il tofet si veda da ultimo, con la bibliografia ivi riportata, Acquaro

1987, pp. 75-79.34 Assaco-“Tharros Campagna di scavo dal 5.10.62 al 7.12.62 e dal 16.5.63 al 8.6.63”.35 Prima di tale data si è a conoscenza di un intervento clandestino svoltosi il 7 marzo 1982, di cui dà notizia il Gruppo

Giovanile di Tharros, che ha interessato l’area del tempio “delle semicolonne doriche”, e ha portato in luce un tubo di piom-bo collegato con la vicina cisterna (Assaco-Cartella 29. “Progettazione Tharros 1974-1981”).

36 Le operazioni sul campo vennero realizzate dalle ditte A. Caddeo prima e A. Cannas poi, con la supervisione del Dottor P. Bernardini e del Signor Antonio Zara (Bernardini 1996, p. 97).

37 Acquaro 1991, p. 549.38 Bernardini 1996, pp. 97-99; Assaco-Busta “Tharros (1994-1995)” – Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros

(Documenti Vari) 3.1, 2” – Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988”.

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Gli interventi nell’area residenziale ripresero nel 1994, contestualmente alle ricerche sulla collina di Murru Mannu, e riguardarono il sistema di approvvigionamento idrico, oltre a un tratto di cloaca posto sotto il cardo maximus. In relazione a questa fase va ricordato lo scavo di una cisterna non molto distante dal suddetto cardo, costituita da un braccio orientato in direzione est-ovest e da un altro per-pendicolare al precedente che s’innesta lungo l’asse mediano. Tra i rinvenimenti, risultano di un certo interesse i numerosi lacerti di intonaco, provenienti dal settore più occidentale, sui quali sono stati osservati alcuni motivi fitomorfi resi in azzurro, giallo e rosso su fondo chiaro39.

Successivamente a tali indagini, l’abitato di Tharros non fu più oggetto di un’analisi archeologica programmata, ma venne interessato da alcuni interventi occasionali e legati a esigenze manutentive circostanziate. Fra i più rilevanti si segnalano quelli svolti tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, quando si realizzarono alcune trincee in concomitanza della messa in opera dell’impianto di video-sorveglianza e antintrusione nel parco archeologico. Oltre a settori selezionati della collina di Murru Mannu, tali operazioni coinvolsero anche alcuni tratti nei pressi degli assi viari dell’abitato. In parti-colare, vennero realizzati tre saggi di scavo: due a ridosso della parete est del Castellum aquae e uno nei pressi della via che porta alle Terme n. 2, indicata come Via delle Cisterne. Nel primo caso, fu realizzato un saggio di 1 x 1 m nel quale venne portato alla luce un lembo di muratura e un secondo in un’area posta tra il cardo maximus e la via cosiddetta delle Terme n. 3 dove furono individuate alcune strutture abitative parzialmente crollate e lacerti di mosaico40. Nel secondo saggio, di 2 x 2

39 Del Vais et al. 1995, pp. 193-194; Del Vais, Mattazzi, Mezzolani 1995, pp. 133-136.40 Nel corso di tali indagini sono state recuperate anche numerosissime tessere musive policrome frammiste al terreno

di scavo pertinenti a mosaici che purtroppo non si sono preservati (Assaco-Faldone “Cabras. Tharros. Documentazione archeologica di scavo. Lavori impianto videosorveglianza e antintrusione. Impresa O. Murgia”).

Fig. 8. Pianta di scavo del 1987-1988 (da Agsaco, n. 109).

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m, furono riscontrate ulteriori strutture murarie, in parte danneggiate e lacunose, pertinenti a edifici abitativi41. Infine, nel corso del terzo scavo l’esplorazione fu portata avanti su diversi fronti, interes-sando l’area a est e a ovest della via delle Terme n. 3, dove si individuarono alcuni apparati murari e altri lacerti di mosaico pavimentale e un’area a est del Castellum aquae, dove si identificò un residuo pavimentale in battuto di calce42.

Per quanto concerne le indagini archeologiche condotte da G. Pesce, si coglie l’assenza di un’ana-lisi di tipo stratigrafico dei riempimenti, che possiamo imputare al diverso approccio metodologico in uso in quegli anni. Va però tenuto in considerazione anche il fatto che ogni contesto risultò già sconvolto e coperto da terra di ricolmatura, come riferiscono G. Pesce e i suoi assistenti, affermando «[…] in ogni luogo abbiamo colmature alla rinfusa dimodoché dolente non mi è possibile fare anche un piccolo tratto di scavo stratigrafico»43. E ancora «[…] con il terreno come noi incontriamo, non ho la possibilità di poter fare almeno poche righe, dico poche righe su di un tratto che mi sia possibile fare uno scavo stratigrafico»44. La mancanza di una stratigrafia intatta è stata attribuita dallo stesso studioso a una fase di spoliazione dei materiali edilizi del sito45, evento cui vengono riferiti anche alcuni cumuli di lastre basaltiche rinvenuti accatastati lungo gli assi viari. Nonostante ciò, per alcune aree sono attestati tentativi di scavo stratigrafico: un esempio è dato dal terreno di colmatura che co-priva la cisterna ubicata a ovest del Castellum aquae, scavata nel 1956, dove sono stati documentati e asportati sei distinti strati, per una potenza complessiva di 2,72 m: «m. 0,3 terreno vegetale, m. 0,80 pietrame con cocci, m. 0,50 cenere carbone e cocci, 0,20 terriccio e cocci, 0,12 cenere e carbone, 0,8 strato battuto di argilla giallognola»46.

Nel corso dei primi scavi, nonostante l’assenza di un generale approccio stratigrafico, fu possibile intuire la sovrapposizione di più fasi di vita dei settori residenziali: è senza dubbio evidente là dove la destinazione d’uso venne del tutto modificata rispetto a quella originaria, come nei pressi delle Terme n. 2 (Fig. 6), e dove invece gli edifici abitativi continuarono a svolgere la medesima funzione nel corso dell’occupazione dell’abitato. Nel primo caso sono ancora visibili alcuni tratti di murature e ambienti pertinenti ad abitazioni più antiche ubicati all’esterno e all’interno dell’edificio termale: alcuni esempi sono dati da un tratto di muro ubicato tra la parte centrale della struttura termale e la strada non molto lontana sul lato settentrionale, e dagli ambienti nn. 23, 9, 18, 19, 30 e 31 (Fig. 4), scavati nel 1956, pertinenti il primo all’abitazione n. 81 e gli altri agli edifici nn. 83 e 84, interpretati come botteghe (Fig. 2)47.

Nel secondo caso, è noto che dopo l’epoca punica gli edifici residenziali subirono dei rifacimenti, rintracciabili in alcuni tratti: è possibile osservare l’innalzamento di nuove murature in età romana, che sfruttano quelle puniche come fondazione, come risulta evidente da uno schizzo realizzato nel corso dello scavo del 1958 e riferibile a un ambiente ubicato nel quartiere a sud del Castellum aquae e a ovest del tempio “delle semicolonne doriche” (Fig. 9). È inoltre da notare la sovrapposizione, os-servata nel corso dei primi interventi, di due livelli di pavimentazione, d’età romana e d’età punica, in diversi punti del sito, come nell’abitazione n. 45 e in un altro vano non precisamente individuabile48, ma ubicati entrambi a ovest della medesima struttura templare, dove quindi è ancora percepibile l’in-nalzamento del piano di calpestio.

41 Assaco-Faldone “Cabras. Tharros. Documentazione archeologica di scavo. Lavori impianto videosorveglianza e antintrusione. Impresa O. Murgia”.

42 Ibidem.43 Assaco-Giornale di scavo del 25 novembre 1960 (“Tharros dal 21-11-60 al 30-11-60”).44 Assaco-Giornale di scavo del 20 ottobre 1960 (“Tharros dal 21-11-60 al 30-11-60”).45 Assaco-“Giornale di scavo dal 5-9 al 29-10-960”.46 Assaco-Giornale di scavo del 20 settembre 1956 (Faldone 114. “Tharros Blocco n. 3 - scavi eseguiti dal 25-8-1956

al 21-9-1956”).47 Pesce 1966b, pp. 156, 159.48 Ivi, p. 129; Assaco-Giornale di scavo del 2 luglio 1958 (“Tharros Campagna di scavo dal 5.5 al 4.7.1958”).

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Va tenuto presente che tali resti rappresentano solo lo scheletro delle antiche abitazioni, in quanto le murature dovevano essere ricoperte d’intonaco, mentre i pavimenti, in alcuni casi, dovevano essere decorati a mosaico. Dalla documentazione di scavo è possibile ricostruire la distribuzione spaziale di tali testimonianze: per quanto riguarda i resti di intonaco, non sempre sono stati rinvenuti in posto, essendo ridotti, nella maggior parte dei casi, in frammenti, a volte con tratti policromi sopravvissuti, identificati nel riempimento dei vani. I lacerti che si sono preservati, come mostra la pianta elaborata (Fig. 10), sono stati individuati negli isolati a ovest (nelle case nn. 5, 8, 11 e 15) e a sud-ovest del Castellum aquae, nella bottega n. 17 e nelle abitazioni nn. 19, 20, 3349, 34, 35, 36 e 38, lungo il tratto di strada che fiancheggia verso nord il medesimo edificio; a ovest (negli edifici nn. 45, 46, 48, 51 e 53), a sud (nelle strutture nn. 55, 63 e nei pressi delle nn. 66-67-68) e in un ambiente a est del tempio “delle semicolonne doriche”; a nord (nei complessi nn. 69 e 79) e a est delle Terme n. 2, non lonta-no dalla costa (nella casa n. 81); infine, in alcuni ambienti delle Terme nn. 1 e 2. I resti riconosciuti nell’edificio termale n. 2 sono i più cospicui e sono stati evidenziati su una delle pareti dell’ambiente

49 Dai dati di scavo appare evidente che i frammenti di intonaco pertinenti alle tre abitazioni nn. 19, 20 e 33 andarono completamente distrutti nel corso dell’esplorazione ma, da un’osservazione autoptica, risulta che nel vano di fondo dell’edi-ficio n. 20 sono sopravvissuti alcuni tratti di colore rosso sulle pareti settentrionale (nella parte bassa del muro, non lontano dal pavimento), meridionale (nel centro e nel settore più basso) e orientale (sia alla destra che alla sinistra del varco di ingresso all’ambiente), quest’ultima caratterizzata anche dalla presenza di un breve tratto di un riquadro di colore bianco nell’angolo sud-orientale, oltre a numerosi frammenti staccatisi nel corso del tempo e osservabili sul terreno depositatosi nel vano.

Fig. 9. Prospetto delle muratu-re romane impostate su quelle puniche (da Assaco, “Tarros - scavi - 1958 dal 5-7 al 30-7-1958 Blocco n. 2”).

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indicato in pianta (Fig. 4) con il n. 4; sui gradini di accesso della vasca A, a ovest del vano n. 8; sui gradini e sulla parete absidata della nicchia B del suddetto vano; lungo il battente sud-occidentale della strada secondaria, indicata con il n. 15; su una delle pareti della vasca n. 21; nei vani nn. 10, 11, 13, 14, 22, 26 e 27. Alcuni di questi lacerti presentano tracce di policromia, anche se purtroppo non sono distinguibili, nella quasi totalità dei casi, i motivi che dovevano esservi raffigurati: oltre ai pochi lacerti già citati e individuati nel 199450, si sono conservati alcuni frammenti decorati in colore rosso, nero, giallo, verde e marrone, provenienti da un tratto di strada che fiancheggia, lungo il lato nord-occidentale, il Castellum aquae, da un vano dell’edificio n. 52 e dagli ambienti nn. 14 e 27 delle Terme n. 251. Vanno segnalati anche i rarissimi frammenti reperiti nei pressi del quartiere residenziale ubicato sul declivio orientale della collina i quali presentano tracce di graffiti raffiguranti in un caso una figura umana e nell’altro un occhio52.

I resti musivi, invece, sono molto meno rappresentati, come risulta evidente da una foto realiz-zata nel corso dello scavo del 1961 in cui è osservabile un breve tratto documentato (Figg. 11-12). I pochi residui rintracciati in situ nel corso delle prime indagini archeologiche sono stati rinvenuti

50 Cfr. supra, p. 84.51 Assaco-Giornali di scavo del 02 ottobre 1956, del 05 ottobre 1956, dell’11 ottobre 1956 e del 14 luglio 1958 (“Thar-

ros Blocco n. 4 scavi eseguiti: Dal 22.09.1956 al 20.10.1956”; “Tarros - scavi - 1958 dal 5-7 al 30-7-1958 Blocco n. 2”).52 Assaco-Giornale di scavo del 18 ottobre 1960 (“Giornale di scavo dal 5-9 al 29-10-960”).

Fig. 10. Carta di distribuzione dei resti di intonaco (da Pesce 1966b, Planimetria generale degli scavi anno 1965, rielaborata da M. Marano).

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nelle vicinanze delle Terme n. 2 (nei pressi degli edifici nn. 64 e 65), in alcuni ambienti del suddetto edificio, a ovest (nel complesso n. 45) e a sud-ovest del tempio “delle semicolonne doriche” (nelle strutture nn. 59 e 61). A questi vanno aggiunti i rinvenimenti di tessere sporadiche, di cui alcune in ossidiana, purtroppo frammiste al riempimento archeologico, rinvenute in un vano nell’isolato a ovest del tempio “delle semicolonne doriche”, a est e all’interno del Castellum aquae, a nord-est delle Terme n. 2 nell’edificio n. 74 (Fig. 11); e altre in calcare scuro e chiaro, e in vetro grigio, atte-state unicamente nei pressi del Castellum aquae. Di maggior interesse risultano essere i rinvenimenti musivi riscontrati negli ambienti delle Terme n. 2, per il discreto stato di conservazione: la miglior preservazione ha permesso agli scavatori di osservarne la policromia, come nel caso dell’ambiente n. 8, in cui si attestano disegni geometrici realizzati con tessere bianche, nere e gialle. In particolare, nei pressi della parete sud-orientale di tale ambiente era presente un mosaico a larghe fasce di cui la prima, adiacente alla parete, realizzata con tessere bianche; la seconda rappresentata da alcuni motivi descritti come «croci uncinate» dagli scavatori, rese con tessere nere su un fondo bianco; e la terza in cui furono adoperate tessere di colore bianco53. Un altro esempio si riscontra in uno de-gli ambienti parzialmente preservati a ridosso della costa, indicato nella pianta di scavo con il n. 2, dove è stato identificato un disegno geometrico a grandi cerchi realizzati con tessere nere circondato esternamente da rombi di tessere di colore giallognolo54. È del tutto plausibile che le aree pavimen-tali mosaicate dovessero essere più numerose rispetto a quelle percepibili dalla documentazione di

53 Assaco-Faldone 114. “Tharros Blocco - n. 3 scavi - eseguiti - dal 25-8-1956 - al - 21-9-1956”.54 Ibidem.

Fig. 11. Carta di distribuzione dei resti musivi (da Pesce 1966b, Planimetria generale degli scavi anno 1965, rielaborata da M. Marano).

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scavo, specialmente se si tiene in considerazione anche ciò che è andato perduto nel corso del tempo. Un caso di distruzione, da imputare ad atti vandalici, risulta documentato da una lettera inviata dal Consigliere Regionale Lucio Abis all’assessore alla Pubblica Istruzione, Assistenza e Beneficenza, Pierina Falchi, in cui si attesta la devastazione quasi totale di un intero pavimento mosaicato55, per il quale però non abbiamo nessuna possibilità di identificare la collocazione.

Dall’analisi della documentazione grafica esistente in letteratura e allegata ai diari di scavo del-le prime indagini archeologiche appare evidente la discordanza nella numerazione delle differenti strutture. La difficoltà si connette forse al fatto che la rielaborazione d’insieme avvenne unicamente alla fine dell’ottava e ultima campagna di scavo condotta da G. Pesce, riunendo gli ambienti indivi-duati e singolarmente numerati tra il 1956 e il 1963 in nuclei più grandi. Tale discordanza ha reso assai complessa l’identificazione dei settori indagati, ma, con un confronto accurato tra la pianta generale e quelle parziali realizzate in corso di scavo, è stato possibile ricostruire la successione delle indagini che hanno interessato il sito, localizzando puntualmente ogni intervento. Risalta imme-diatamente all’occhio come le strutture abitative individuate siano molto lacunose sia nell’apparato murario sia pavimentale: ciò rende particolarmente arduo definire l’effettiva pertinenza di ciascun ambiente e le caratteristiche salienti di ognuno.

Un altro problema si è riscontrato anche a proposito del riconoscimento, nelle emergenze archeo-logiche oggi in vista, della cisterna rinvenuta nel novembre 196056 e collocata da G. Pesce sotto il piano di calpestio di tre ambienti pertinenti all’edificio n. 64, dove la pavimentazione risultava parzialmente lacunosa. Suggestiva è la presenza, su uno dei lati maggiori della cisterna, di un graffito, realizzato sull’intonaco d’impermeabilizzazione, raffigurante un felino posto di profilo (Fig. 13), di cui G. Pe-sce dà notizia nella sua rielaborazione finale57. La descrizione fornita dallo scavatore accosta i vani del complesso ad altri due che sembrerebbero essere serviti dalla medesima cisterna58, anche se è plausibile pensare che tali strutture possano essere state osservate e analizzate anche in un secondo momento.

55 Assaco-Faldone “Giornali di scavo di Tharros. Interrogazione Abis. 5 settembre 1957”.56 Assaco-Giornale di scavo del 26 novembre 1960 (“Tharros dal 21-11-60 al 30-11-60”).57 Pesce 1966b, p. 136.58 Assaco-Giornale di scavo del 29 novembre 1960 (“Tharros dal 21-11-60 al 30-11-60”).

Fig. 12. Veduta di un tratto di mosaico (da Afsaco, n. 6401).

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Suggestivo appare anche il rinvenimento di un cospicuo numero di «frammenti di flauto»59, per la maggior parte realizzati in osso60, eccettuati due esemplari in avorio61: la descrizione degli elementi fornita dai diari di scavo purtroppo riguarda solo la lunghezza e il diametro delle parti preservate e solo in un caso, ritrovato nei pressi del tempio “delle semicolonne doriche”, si fa riferimento alla presenza di «[…] 3 forellini allineati di forma quadrata larg m. 0,06 x m. 0,06»62, caratterizzazione che avvi-

59 Purtroppo per molti di questi frammenti non viene fornita alcuna informazione sul materiale in cui sono stati rea-lizzati. Sono stati rinvenuti nei pressi della strada confinante con il Castellum aquae (Assaco-Giornale di scavo del 09-08-1956); a sud delle Terme n. 1 (Assaco-Giornali di scavo del 30-09-1960, dell’01-10-1960, del 12-10-1960 e del 15-10-1960); nel quartiere posto a sud del tempio “delle semicolonne doriche” (Assaco-Giornali di scavo del 26-11-1960, del 29-11-1960 e del 30-11-1960); nel settore residenziale occidentale (Assaco-Giornali di scavo del 09-10-1962, del 21-11-1962, del 03-12-1962, del 06-06-1963, del 12-06-1963 e del 18-06-1963) e in alcuni punti dell’abitato non precisamente individuati (Assaco-Giornali di scavo del 13-10-1960, del 18-10-1960, del 20-10-1960, del 21-10-1960, del 22-10-1960, del 27-10-1960, del 22-11-1960, del 25-11-1960, del 18-06-1963, del 27-06-1963, del 28-06-1963, del 03-07-1963, del 05-07-1963, dell’11-07-1963 e del 18-07-1963).

60 I reperti realizzati in osso provengono dalle Terme n. 2, precisamente dagli ambienti nn. 1 (Assaco-Giornali di scavo del 28-07-1956 e del 30-07-1956), 15 (Assaco-Giornale di scavo del 16-07-1958), 27 (Assaco-Giornale di scavo del 12-10-1956); dall’area prospiciente il Castellum aquae (Assaco-Giornali di scavo dell’11-08-1956 e del 28-05-1960); dal set-tore a sud delle Terme n. 1 (Assaco-Giornale di scavo del 16-06-1960); dal settore abitativo occidentale (Assaco-Giornali di scavo del 03-06-1963 e del 25-06-1963); e infine, dall’area del tempio “delle semicolonne doriche” (Assaco-Giornale di scavo del 13-08-1958). Inoltre, sono documentati alcuni frammenti il cui luogo di rinvenimento non è stato precisamente definito (Assaco-Giornali di scavo del 22-07-1958, del 23-07-1958, del 25-07-1958, del 14-06-1960 e del 25-06-1963).

61 Nei diari di scavo di G. Pesce è stato individuato un unico reperto realizzato in avorio, rinvenuto tra gli ambienti nn. 1 e 2 delle Terme n. 2 (Assaco-Giornale di scavo del 10-08-1956). Successivamente, negli anni Novanta del secolo scorso, L.I. Manfredi dà notizia di due elementi cavi con fori realizzati nel medesimo materiale rinvenuti nel corso degli scavi ar-cheologici diretti da G. Pesce (Manfredi 1990, p. 108, tav. XXX, E14-15).

62 Nel testo originale : Assaco-Giornale di scavo del 13 agosto1958 (“Tarros - scavi - 1958 dal 31-7 al 4-9-958 Blocco n. 3”).

Fig. 13. Rilievo della cisterna ubicata nell’edificio n. 64 (da Agsaco, n. 141).

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cina effettivamente tale oggetto all’interpretazione fornita da G. Pesce (Fig. 14, a)63. A tali reperti è possibile avvicinare due frammenti in osso lavorato, identificati nei pressi della strada posta a sud-ovest delle Terme n. 2, per i quali lo scavatore non ha proposto un’interpretazione di tipo funzionale, ma che presentano «[…] delle cavità circolari nella parte superiore in globetto lung. m. 0,095»64. Dallo studio realizzato da L.I. Manfredi si rileva che alcuni frammenti in osso presentano dei fori passanti circolari (Fig. 14, b). Il quantitativo elevato di reperti di tale genere in contesto residenziale piuttosto che ri-tuale può apparire alquanto anomalo e permette di fare alcune considerazioni: va innanzitutto tenuto presente che alcuni dei frammenti rinvenuti potessero essere pertinenti a oggetti di natura diversa e destinati ad altri usi, come cerniere di mobili65 o elementi connessi ad attività di tessitura66; invece, per gli elementi avvicinabili ai flauti dovremmo anche tener presente che il terreno di riempimento è stato considerato sconvolto per cui tali oggetti potrebbero essere stati rinvenuti fuori contesto rispetto al luogo del loro originario abbandono. Inoltre, tra i reperti confrontabili67, si notino quelli rinvenuti a Ibiza, del tutto simili a due dei reperti di Tharros, per i quali è stata proposta un’interpretazione come flauti68. Non sfugge l’interesse dei dati tharrensi che potrebbero correlarsi, ad esempio, alla presenza di una bottega artigianale in uno dei quartieri dell’abitato.

Merita attenzione anche il recupero di resti faunistici, in particolare quello di un discreto quanti-tativo di denti ritenuti “di cinghiale”69. In alcuni casi questi presentano tracce di lavorazione, come, ad esempio, due esemplari – di cui uno con tracce di incisioni70 – rinvenuti in ambienti posti nel quartiere residenziale lungo il declivio orientale della collina71. Non è da escludere la possibilità che si trattasse di denti di suini, sia perché, in assenza di un accurato studio archeozoologico, a un mero esame autop-tico la similarità delle superfici dentali non consente di distinguere gli uni dagli altri; sia sulla base del raffronto con i dati emersi dall’analisi moderna dei resti faunistici provenienti dalla collina di Murru Mannu, dove è attestata la presenza di un unico cinghiale72.

Di notevole interesse risultano essere anche i resti ossei pertinenti ad alcuni individui umani, re-cuperati dal terreno di riempimento, al tempo dei primi scavi. In particolare, in uno degli ambienti delle Terme n. 1 « […] si è rinvenuto un teschio ben conservato e gettate alla rinfusa tutte le altre ossa […]»73 e «[…] si rinvenivano ancora 4 teschi con solo due ossa lunghe, poche vertebre e poche costole […]»74, associati ad alcuni oggetti di corredo come «[…] un framm.to di strigile di bronzo, assai ossi-

63 Pesce 1961a, col. 398, n. 24, fig. 36 in alto; Manfredi 1990, p. 109. Sulla musica nel mondo fenicio-punico si veda Fariselli 2007.

64 Assaco-Giornale di scavo del 15 settembre 1956 (Faldone 114. “Tharros Blocco - n. 3 scavi - eseguiti - dal - 25-8-1956 - al - 21-9-1956”).

65 Si ricordano alcuni frammenti con foro passante conservati presso il British Museum di Londra e provenienti dalla Tomba n. 20, del tutto simili a quelli presi in esame in questa sede e interpretati come parti di mobilio (Barnett, Mendleson 1987, p. 199, pl. 113. 20/40-43).

66 Manfredi 1990, pp. 108-109. Cfr. per elementi attestati in contesti etruschi, Caretta 2006, pp. 97-98, figg. 12/12, 13, 18, 21; 14.

67 Per altri rinvenimenti simili a quelli tharrensi si veda Manfredi 1990, pp. 108-109.68 Vento Mir 1985, p. 110, fig. 40: M.E.-EI/66, 79, 80; p. 111.69 Tali resti sono stati individuati nei pressi del Castellum aquae (Assaco-Giornali di scavo del 30-06-1956, del 20-

07-1956, del 25-07-1956, del 29-05-1958, del 16-06-1960 e del 25-06-1960); presso le Terme n. 2, precisamente nel corso dello scavo della strada che fiancheggia l’edificio (Assaco-Giornale di scavo del 12-07-1956), a ovest dell’ambiente n. 9 (Assaco-Giornale di scavo del 30-08-1956), e nel vano n. 27 (Assaco-Giornale di scavo del 12-10-1956); nell’area tra gli edifici termali nn. 1 e 2 (Assaco-Giornali di scavo dell’08-09-1960 e del 20-09-1960); in una delle abitazioni del settore occidentale (Assaco-Giornale di scavo dell’08-10-1962); e infine, in uno dei vani centrali del quartiere posto a ovest del tempio “delle semicolonne doriche” (Assaco-Giornale di scavo del 28-06-1958).

70 Assaco-Giornale di scavo del 16 giugno 1960 (“Tharros dal 18-5-60 all’1-7-60”).71 Assaco-Giornali di scavo del 16 giugno 1960 e del 25-06-1960 (“Tharros dal 18-5-60 all’8-7-60”).72 Farello 2000, pp. 293-300.73 Assaco-Giornale di scavo del 21 giugno 1956 (Faldone 114. “Tharros G. di scavo dal - 18-6-56 al - 26-7-1956 - Blocco n. 1”).74 Ibidem.

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dato lungh. m. 0,085, n. 1 anello di bronzo, con castone pure di bronzo […]»75. Inoltre, presso le Terme n. 2 sono state identificate tre inumazioni, una in uno degli ambienti posti nell’angolo nord-orientale, a sud della cloaca che si dirige verso la costa; e le altre due in uno dei vani centrali. In particolare, una di queste ultime, individuata nell’ambiente n. 11, «[…] non è altro che la deposizione con all’interno i resti di un inumato, la deposizione si presenta con solo due lastre di arenaria a copertura verso i piedi, i muretti laterali costituiti di sottili lastre di arenaria in N. 4 per parte […]»76 e «[…] la posizione testa a N.OV piedi a S.E i resti scheletrici un po’ in disfacimento, se ne è potuto ricavare la esatta disposizione ossea per la documentazione fotografica, il teschio assai danneggiato coricato sul lato destro, le braccia bene allineate le cui mani sono adagiate sul bacino assai scomposte le falangi […] le gambe con i piedi bene allineati lung. dei resti scheletrici m. 1,62»77. Di tale individuo, dichiarava G. Pesce, «[…] il ba-

75 Ibidem.76 Assaco-Giornale di scavo del 04 settembre 1956 (Faldone 114. “Tharros Blocco - n. 3 scavi - eseguiti - dal 25-8-1956

- al - 21-9-1956”).77 Ibidem.

Fig. 14. a: elemento di flauto rinvenuto nei pressi del tempio “delle semicolonne doriche” (da Pesce 1961a); b: elementi in avorio con foro passante (da Manfredi 1990).

a

b

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L’abitato punico-romano di tharros (Cabras-or): i dati di archivio 93

cino assai largo ci fa pensare a un sesso femminile»78. Una destinazione del tutto simile è da attribuirsi a un piccolo vano posto alle spalle degli ambienti pertinenti all’edificio n. 46, in cui si è ritenuto fosse stato realizzato un sarcofago che doveva ospitare il corpo di un inumato79. Al momento del rinveni-mento, per alcuni di questi resti si ritenne che «[…] data la loro disposizione [non si trattasse] di sepol-ture vere e proprie, ma in epoca antica, siano stati rinvenuti in altra parte, ma per non disperderli e per rispetto, siano stati nuovamente interrati […]»80. Certamente un dettagliato studio dei resti ossei e dei corredi permetterebbe di avere maggiori dati su tali deposizioni e sull’uso, all’epoca del seppellimento, dei vani in cui sono stati rinvenuti.

Dal punto di vista del dato strutturale, negli anni Novanta del secolo scorso va segnalato il tentativo di M. Falchi di creare una tipologia di case tharrensi. La studiosa segnala quattro tipi strutturali (Fig. 15): 1) corridoio laterale e cortile decentrato; 2) cortile frontale e ambienti retrostanti; 3) pianta bi-partita costituita da due ambienti allungati e affiancati; e 4) pianta allungata, con vani giustapposti81. Osservando la planimetria realizzata da G. Pesce e dai suoi assistenti (Fig. 2) e analizzando i giornali di scavo si evince che la situazione è molto varia. Va tenuto presente anche che le murature al momento del rinvenimento sono risultate essere molto lacunose, motivo per cui oggi risulta complesso anche soltanto demarcare i singoli nuclei abitativi rispetto alle piante tracciate al tempo degli scavi, e ancor più ricostruirne le fasi di vita. È rilevante notare, al riguardo, che un tipo di abitazione isolato da G. Pesce e dai suoi assistenti al tempo dei primi scavi archeologici, sembra sparito dalla letteratura moder-na. Si tratta di una struttura con un lungo corridoio centrale dal quale si accede a sei ambienti, tre per lato. Tra questi i due più vicini all’ingresso sono interpretati dallo scavatore l’uno come cucina e l’altro come vano preposto ai servizi igienici. Uno di più grandi dimensioni, posto frontalmente all’entrata, dal quale si accede a una veranda laterale ubicata oltre la parete nord, era destinato, secondo lo studio-so, a funzioni conviviali (Fig. 16). Purtroppo, allo stato odierno, non è possibile fornire maggiori in-dicazioni per questa abitazione, né di tipo cronologico, non essendo pervenute informazioni di scavo, né sul settore dove doveva trovarsi, data l’assenza di ogni riferimento nella pianta stessa e nei giornali di scavo reperiti. Osservando, però, che l’ingresso era posto lungo il lato orientale e tenendo presente che generalmente questo era ubicato su un asse stradale, sembra possibile che la residenza in questione

78 Ibidem.79 Assaco-Giornale di scavo del 25-06-1958 (“Tharros Campagna di scavo dal 5.5 al 4.7.1958”).80 Assaco-Giornale di scavo del 21 giugno 1956 (Faldone 114. “Tharros G. di scavo dal 18-6-56 al 26-7-1956 Blocco n. 1”).81 Falchi 1991, p. 30.

Fig. 15. Proposta di tipologia di case tharrensi (da Falchi 1991).

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dovesse trovarsi in uno dei quartieri le cui case presentavano l’accesso sul medesimo lato, affacciato su un asse viario. Tali caratteristiche sono osservabili nel settore abitativo ubicato alle pendici della collina di San Giovanni, precisamente quello posto oltre il battente occidentale del cardo che fiancheggia il Castellum aquae e che giunge fino alle Terme n. 2 (Fig. 2), solo parzialmente indagato in quest’ultimo tratto. A una prima osservazione autoptica di tale settore, però, il tipo di abitazione non è stato riscon-trato per cui sarà necessaria una verifica sul campo dell’intera area abitativa, al fine di rubricare anche questo genere di residenza all’interno dell’abitato.

Anche se è stato solo grazie al reperimento dei giornali di scavo che si sono compiuti la ricostruzione sistematica delle indagini ufficiali e il recupero dei dati sulle strutture scavate, non si potrà prescindere, nell’immediato futuro, da un’analisi autoptica degli apparati lapidei sopravvissuti al fine di elaborare una tipologia unitaria delle abitazioni presenti e tentare di percepire e ripercorrere le trasformazioni verificatesi in ogni fase di occupazione degli edifici, ove possibile, attraverso la stratigrafia muraria.

Fig. 16. Tipo di abitazione individuato da G. Pesce (da Assaco-Faldone Scavi Pesce. Foglio sparso).

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