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Belgica et Italica Joseph Mertens: une vie pour l'archeologie Alba in excelso locata saxo ... Obscura incultis Herdonia ab agris Atti del Convegno in memoria di Joseph Mertens Academia Belgica, 4-6 dicembre 2008 a cura di Jean-Charles BALTY Bruxelles - Brussel - Roma Belgisch Historisch Instituut te Rome Institut Historique Belge de Rome Istituto Storieo Belga di Roma

Le fasi di colluviamento tardoantiche nel Piano della Civita e la fine della frequentazione dell'abitato di Alba Fucens

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Belgica et ItalicaJoseph Mertens: une vie pour l'archeologie

Alba in excelso locata saxo ...Obscura incultis Herdonia ab agris

Atti del Convegno in memoria di Joseph MertensAcademia Belgica, 4-6 dicembre 2008

a cura di Jean-Charles BALTY

Bruxelles - Brussel - RomaBelgisch Historisch Instituut te Rome

Institut Historique Belge de RomeIstituto Storieo Belga di Roma

Le fasi di colluviamento tardoantiche nel Piano della Civitae la fine della frequentazione dell'abitato di Alba Fucens

Fabrizio GALADINI, Emanuela CECCARONI,Emanuela FALcucCI, Stefano GORI

L'evidenza di abbandono di un abitato an-tico successivamente ad un forte terremotoporta logicamente ad ipotizzare una relazionediretta tra i due eventi. Cia vale tanto pili inriferimento all'eta tarda, considerando che lacatastrofe naturale potrebbe inserirsi in unquadro di decadenza preesistente dell'insedia-mento. Un'ipotesi come questa potrebbe toc-care Alba Fucens, ove sono chiare e numeroseIe evidenze del terremoto tardoantico e ancorapili chiaro e il fatto che l'insediamento, a uncerto punto dell a sua storia e successivamenteal terremoto, fu abbandonato. Tuttavia, su unpiano generale, e opportuno sottolineare chela tesi secondo cui l'abbandono di un abitatoantico sia da riferirsi esclusivamente a un forteterremoto deve essere sottoposta ad analisi dipili ampia prospettiva. Queste devono coinvol-gere aspetti difficilmente quantificabili, comegli effetti sulla popolazione del venir menD deltessuto urbanistico ed edilizio 0 - in senso an-

ora pili ampio - la risposta delle societa anti-he aIle ovvie ricadute economiche a scala 10-ale 0 al cambiamento del tessuto relazionaleon il territorio pure sinistrato.

Le informazioni archeologiche relative adAJba Fucens sembrano alimentare l'ipotesi del-a continuita abitativa su un ampio arco crono-

.ogico plurisecolare che include il momentaell'evento sismico, secondo il modello genera-

.e dello sviluppo « verticale », in situ, degli abi-

. Tale evento sismico e attributo da Mertens (1991) al IV• 010 d.C. ; in precedenza, l'autore (Mertens, 1981) aveva:iferito di « catastrofi che si abbatterono sulla cittil alia fine

tati antichi periodicamente afflitti dalle conse-guenze dei terremoti distruttivi, suggerito - aesempio - nel lavoro di Ambraseys (2005). Ineffetti, gia Mertens (1991) cita Ie evidenze stra-tigrafiche di una continuita dell a vita nell'abi-tato di Alba colpito dal terremoto1, seppure conmodalita precarie. Tali evidenze possono esse-re affiancate I) aIle tracce di continuita abitati-va tra Tarda Antichita e Alto Medioevo discus-se nei pili recenti lavori di Redi (2001) eTulipani (2006) e II) al ritrovamento di resti distrutture abitative tarde 0 altomedievali nelpiazzale antistante il santuario di Ercole nelleultime campagne di scavo (2008-2009). Sonoaltresi compatibili con la fonte che cita l'accam-pamento di militari bizantini durante la guerragotica (Procopio, Bell. Goth., II, 7). Tutte evi-denze e vicende apparentemente successive alterremoto distruttivo. Sembra pertanto chiaroche Ie ragioni dell'abbandono definitivo e com-pIeto dell'abitato storico non siano da riferirsisoltanto agli effetti - diretti e forse nemmenoindotti e di lungo periodo - dell'evento sismicotardoantico.

In questa articolo, dopo una breve sintesisullo stato delle conoscenze relative al terremo-to che nella Tarda Antichita colpi Alba Fucens,si fornira un'interpretazione sull'origine dei se-dimenti che ricoprivano i resti archeologiciprima delle attivita di scavo. Tali successioni,risultanti dai processi sedimentari naturali e

del IV e nel corso del V secolo ». II terremoto e invece attri-buitQ al V-VI secolo da Galadini (2006) e Galadini et al.(2010).

culturali che hanno interessato l'area dell'abita-to antico, saranno descritte in dettaglio nell'Ap-pendice 1. Nella prospettiva di questa analisi,sembra utile segnalare che, dal punto di vistageomorfologico, il Piano delIa Civita - area cheospita i resti attualmente visibili delIa citta - sideve consider are come una sorta di piccolo ba-cino, cioe come un'entita fisiografica natural-mente predisposta alIa sedimentazione, in fun-zione dellecondizioni al contorno, rappresentatesostanzialmente dalla stabilita dei versantiadiacenti. L'interpretazione in termini di mo-dalita deposizionale delle varie unita stratigra-fiche che riempivano il Piano delIa Civita e ladefinizione dell'eta delIa sedimentazione forni-ranno spunti per meglio definire la storia am-bientale del sito e i suoi effetti sull'insediamen-to di Alba Fucens.

Le indagini geologiche svolte negli anniNovanta dello scorso secolo nella Piana del Fu-cino, finalizzate all'identificazione di tracce de-gli eventi sismici olocenici, consentirono di at-tribuire al V-VI secolo d.C. evidenze diattivazione delIa medesima faglia sismogeneti-ca responsabile del terremoto del 1915(Galadi-ni e Galli, 1996 ; 2001). Gli autori citati, consi-derando che i forti terremoti appenninicigenerano danni consistenti aRoma, ipotizza-rono che il terremoto del V-VI secolo d.C. fosseidentificabile in quello che poco prima del 484o del 508 d.C. danneggio seriamente il Colos-seo, attestato da due epigrafi gemelle collocateall'ingresso dell'anfiteatro.

A partire dai primi anni di questa secolo,a completamento delle ricerche geologiche,furono avviate indagini archeosismologiche,nella prospettiva di individuare tracce del ter-remoto tardoantico nelle stratigrafie archeo-logiche delIa regione marsicana. Evidenzedi un terremoto tardoantico nelle stratigrafiearcheologiche di Alba Fucens emergono

chiaramente dalle descrizioni nella letter atarcheologica dei decenni passati (soprattuMertens, 1981 e 1991) e dai giornali di sca\\:depositati presso l'archivio delIa Soprintende:::-za per i Beni Archeologici dell'Abruzzo (Berar-dinelli, 1949-1953).A Mertens si deve la citz-zione delIa scoperta dei pilastri in giacitura ccrollo lungo la cosiddetta Via dei Pilastri, de:.rinvenimento di muri collassati, del livellz-mento di aree distrutte con materiali di ripor-to. L'autore ricostruisce un quadro insediatiyofortemente colpito e condizionato dagli etfe ~del sisma attribuito al IV 0 forse al IV-V secolo(si veda la nota 1) : gli abitanti continuaronovivere nella citta in abitazioni con carattere cEprovvisorieta, fra mura diroccate, in un quadrodi degrado accentuato dalla prassi delIa spolia-zione per la trasformazione in calee dei mate-riali derivati da colonne, sculture e fregi.

Recentemente, Ie varie evidenze del terre-mota tardoantico - riportate nella letteratura 0

disponibili dai giornali di scavo - sono statecriticamente riviste da Galadini (2006) e Gala-dini et a1,(2010),cui si rinvia per informazionipili dettagliate. In sintesi, tali evidenze sono ri-assumibili nei seguenti punti : i) collassi di edi-fici al di sopra di piani pavimentali 0 stradaliancora in uso al momenta del crollo ; ii) iso-rientamento dei pilastri rinvenuti in posizionedi crollo trasversale alIa Via dei Pilastri, chesuggerisce l'improvviso ribaltamento di unagrande parete delimitante Ie tabernae in questasettore dell'antico abitato ; iii) la giacitura delIastatua di Ercole, precisamente descritta in let-teratura (De Visscher, 1961), risultante da uncrollo improvviso ; iv) la presenza in differentiedifici di ampie tracce di incendio ; v) l'enormequantita di monete rinvenute sui piani pavi-mentali, probabile conseguenza dell'improvvi-so abbandono delle strutture.

In attesa delIa preparazione di un lavoroche utilizzi Ie informazioni acquisite con Ierecenti campagne di scavo condotte dallaSoprintendenza per i Beni Archeologici tra il2006 e il 2009, Galadini et a1, (2010) hanno

Fig. 1. Veduta aerea degli scavi di Alba Fucens che evidenzia i netti limiti degli scavi realizzati dagli archeologidell'Universita di Lovanio. I tagli nei sedimenti di copertura del/area archeologica evidenziati con gli asterischi sonooggetto del presente studio. (Archivio Soprintendenza per iBeni Archeologici del/'Abruzzo).

descritto evidenze del terremoto tardoanticodesumibili dalle stratigrafie archeologiche dialtri siti della regione. Tra queste, e opportunoitare Ie tracce individuate nel corso dello scavodella villa rustica in localita Macerine, alla pe-riferia settentrionale di Avezzano (Borghesi etal., 2006 ; Ceccaroni, in questa volume), non--he nell'anfiteatro di San Benedetto dei Marsi.

In conclusione di questa breve sintesi,-"mbra opportuno sottolineare che, indipen-~entemente dall'impatto che tale evento sismi-- ebbe sugli antichi abitati, non sembra essere_ esto l'episodio naturale che porto all'abban--= no definitivo di Alba Fucens ; l'abitato conti-o ad essere frequentato in alcuni settori, in

- rma precaria e tale da non richiedere grandi_-erventi di ristrutturazione. Come si vedra-_. seguenti paragrafi, la causa dell'abbandono

definitivo del sito - ormai privo dei caratteriurbani - sembrerebbe riconducibile ad altroprocesso naturale.

Analisi di sezioni stratigrafichedei sedimenti del Piano dellaCivita

Nell'Appendice 1 vengono descritte duesezioni che, precedentemente aIle recenti cam-pagne di scavo iniziate nel 2006, rappresenta-vano i limiti degli scavi realizzati con sistema-ticita tra il 1949 e il 1979, in prevalenza adopera degli archeologi dell'Universita di Lova-nio (fig. 1).Le due sezioni (fig. 2, 3, 4 e 5), per-pendicolari tra loro, erano ubicate una all' in-terno del piazza Ie antistante il santuario di

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Fig. 3. Rappresentazione schematica della sezione del piazzale del santuario di Ercole. Le due porzioni dellasezione si sovrappongono in corrispondenza delle progressive 12 e 13 m.

Fig. 4. Panoramica sulla sezione di V'2.del Miliaria. Si noti la notevole differen-za delle caratteristiche sedimentologichetra l'unitil stratigraficamente piil. bassa(unita 3) e quelle soprastanti.

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Ercole, l'altra a ridosso della Via del Miliario.Esse costituiscono il risultato di episodi depo-sizionali sia naturali che culturali. Nell'Appen-dice 1 viene osservato che gli episodi sedimen-tari naturali possono essere considerati comeespressione dell a locale instabilita dei pendii.Pertanto essi definiscono anche aspetti di po-tenziale fragilita del territorio di interesse per ilita archeologico.

n confronto tra Ie successioni stratigrafi-he delle due sezioni analizzate nell'Appendice~evidenzia la presenza - nelle porzioni inferio-ri - di unita attribuibili a deposizione colluvia-~ee alluvionale. In effetti, sia una delle due uni-:a colluviali (unita 9) della sezione del piazzaletistante il santuario di Ercole, sia il colluvionita 3) della sezione di Via del Miliaria sono

::ati rinvenuti al di sopra dei resti archeologici. giacitura primaria. Tale posizione stratigra-:::2a e Ie caratteristiche sedimentologiche sug-5 riscono che Ie unita descritte siano l'espres-:::one di una stessa fase di sedimentazione...., urale legata alla instabilita dei versanti del- ~ano dell a Civita ; considerando il tipo di de-: siti osservati, essa dovrebbe essersi manife-

a mediante l'attivazione e la messa in posto:..:. olate di detrito.

Questa fase di sedimentazione deve averenecessariamente condizionato la frequentazio-ne. L'area che ospita la citta di Alba Fucens sitrasformo in un bacino di sedimentazione na-turale nel quale si accumularono, nel corso dirapidi episodi deposizionali non privi di ener-gia distruttiva, spessori pluridecimetrici difanghi contenenti frammenti dei materiali pilisvariati presi in carico dai versanti di alimenta-zione. I piani di calpestio originari vennerosepolti e gli edifici (0 quanta restava di essi)vennero progressivamente annegati e necessa-ria mente abbandonati. Fu questa il periodo -probabilmente di breve durata, considerandol'elevato rateo di sedimentazione - in cui la fre-quentazione del Piano della Civita termino e incui presumibilmente si innesco il processo dimigrazione verso siti pili idonei all'insedia-mento.

Le unita stratigrafiche analizzate forni-scono indicazioni approssimative suI momentain cui il Piano della Civita inizio a fungereda bacino di sedimentazione. In effetti, comedetto, i sedimenti deposti naturalmente hannorecato nelle zone pili depresse i materialicronologicamente pili svariati presenti - nonesclusivamente in superficie - sui fianchi delbacino. In generale, la deposizione colluviale,ben rappresentata lungo i versanti montuosiappenninici, e sempre difficilmente inquadra-bile dal punto di vista cronologico : Ie unita

Fig. 6. Particolare stratigrajico della sezione di Via del Miliaria. Si noti che l'unita 3 e carat-terizzata in prevalenza da frammenti di tegole, mattoni e pietre immersi in matrice sabbiosadi coloregrigio. 5i tratta di un sedimento "matrice-sostenuto" legato a deposizione "in massa".

stratigrafiche contengono elementi datanti chedefiniscono soltanto illimite cronologico infe-riore per la sedimentazione, talvolta precedenteanche di secoli il terminus ad quem. A questaregola, come si vedra, non sfuggono Ie unitastratigrafiche di Alba Fucens.

Come riportato in Appendice 1, l'unita 9della sezione del piazzale del santuario di Erco-le ha fornito un'eta radiocarbonio da un fram-mento ligneo combusto pari a 350-430 d.C.L'unita 3 della sezione di Via del Miliaria hafornito frammenti ceramici collocabili in unintervallo temporale paragonabile. Nel corsodel 2007, l'asportazione dell'unita 3 nella partepili pros sima all'asse viario consenti di portarealla luce i resti di una taberna. Nell'unita dicrollo dell'edificio, furono rinvenuti resti uma-ni ancora con parziale giustapposizione delleparti ossee. La datazione col metodo del radio-carbonio, realizzata su un femore dell'indivi-duo, forni un'eta pari a 435-491/509-517/529-607 d.C. (eta calibrata a 2 sigma; probabilitapari a 19%, 1% e 80%, rispettivamente ; cam-pione Innova DSH-508). Questa indicazione

cronologica rappresenta un terminus past quemper la sedimentazione colluviale decisamentepili recente di quanta fornito dall'unita 3 so-prastante ai resti umani. La differenza, consi-derando la distribuzione delle probabilita delladatazione assoluta, potrebbe anche esseredell'ordine dei due secoli. La datazione radio-carbonio indica che la sedimentazione collu-viale non e precedente alla meta circa del V se-colo d.C., pili probabilmente non precedente alVI secolo d.C.

Questa indicazione cronologica sembra es-sere compatibile con Ie informazioni relative alpiazzale del santuario di Ercole, relative ad uninsediamento abitativo caratterizzato dalla pre-senza di capanne di probabile eta altomedieva-Ie, di cui una scavata nel corso delle campagnedel 2008 e del 2009 e ancora inedita. Le unitacolluviali relative a questa settore del Piano del-Ia Civita (unita 7 e 9 nella sezione di fig. 3) - so-prastanti al citato insediamento - recano, comedetto, indicazioni cronologiche assai menD re-centi (IV-Vsecolo), come del resto Ie altre unitache costituiscono la sezione in oggetto.

Fig. 7. Prime fasi di scavo nell'area dell'abitato. I resti archeologici vengono alla luce dopo larimozione delle spessa coltre colluviale che riempie la parte piu depressa del Piano della Civita.(Archivio Soprintendenza per iBeni Archeologici deIrAbruzzo).

11riempimento colluviale del Piano delIaita e da considerarsi il risultato di un pro-so che ha riguardato l'intera area archeolo-a attuale, a giudicare dalle fotografie dispo-,ili dagli scavi realizzati nel corso dei passati:enni (fig. 7). In effetti, gli archeologi dell'U-'ersitti Libre de Bruxelles (2007-2009), con il)fdinamento di C. Evers e N. Massar, hannolortato alIa luce strutture pertinenti all'areaI foro, mediante l'asportazione delIa coltreUuviale presente anche in questa settorell'antica citta e tuttora visibile ai margini del-cavo (fig. 8). E' pertanto da considerarsi uti-incolo cronologico per la deposizione collu-e anche la cospicua quantita di materiale

::arnico rinvenuto in pozzi nel sito archeolo--0 attestante una probabile vitalita dell'inse-'" ento in epoca anche pili tarda, fino al VI-= ec. d.C. (Redi, 2001 ; Tulipani, 2006). I=-eriali studiati da questi autori, infatti, pro-~ 'ano da pozzi collocati negli edifici a ri--so delIa Via del Miliaria, quindi da un setto-

re certamente rico per to dai depositi colluviali,posto a poca distanza dalla sezione descritta inAppendice 1. Pertanto, come anticipato, il mo-mento delIa deposizione colluviale all'internodel Piano delIa Civita e da considerarsi certa-mente pili recente di quanta definibile sullabase delle sole indicazioni cronologiche deriva-bili dalle unita di riempimento del bacino.

1'ipotesi di una sedimentazione non pre-cedente al VI secolo e peraltro compatibile conl'unica fonte storica disponibile per questa pe-riodo, che attesterebbe la presenza di truppebizantine ad Alba Fucens nel 537 d.C. (Proco-pio, Bell. Goth., II, 7).

1'instabilita dei versanti e l'alimentazionecolluviale che hanno interessato l'antica citta, apartire da un momenta tra Tardoantico e Alto-medioevo, sono probabilmente il riflesso localedi processi che hanno agito a scala ben piliampia. In effetti, il periodo in questione estato caratterizzato da un cambiamento c1ima-tico riconoscibile attraverso altri indicatori

Fig. 8. Limite degli scavi realizzati dagli archeologi dell'Universite Libre de Bruxelles. Si noti anche inquesto caso il taglio dell'ordine del metro nei sedimenti colluviali soprastanti ai resti archeologici.

paleoambientali. La ricostruzione dei livelli la-custri tardo-olocenici di alcuni bacini dell'lta-lia centrale (Lago Fucino, Lago di Mezzano eLago dell'Accesa) ha consentito di individuarefasi di transizione ad alti stazionamenti lacustri(es. Giraudi, 1998 ; Magny et al., 2007). Indagi-ni sui depositi e sulle forme glaciali hanno per-messo di definire, a partire dallo stesso mo-mento, un avanzamento del ghiacciaio delCalderone, nella catena del Gran Sasso (si vedala sintesi di Magny et al., 2007). Si tratta sostan-zialmente di una transizione da un clima pre-valente mente umido a un clima tendenzial-mente arido. Tali transizioni climatiche - incui si registra il passaggio da condizioni biosta-tiche a condizioni resistatiche - sono, in gene-re, all'origine della instabilita dei versanti e del-Ia mobilizzazione delle coperture sedimentarie.

I dati attualmente disponibili consentonodi riferire a un periodo non precedente al VIsecolo la fine dell'insediamento nel Piano dellaCivita e l'abbandono di Alba Fucens. Consen-tono altresl di attribuire in buona parte talefine a un processo naturale, rappresentato dallamobilizzazione di coltri sedimentarie dai ver-santi del bacino e dalla naturale rideposizionenelle zone piu depresse del bacino. Tali feno-meni potrebbero inquadrarsi negli effetti delsignificativo cambiamento climatico che hacaratterizzato il periodo di transizione dallaTarda Antichita all'Alto Medioevo. In questaottica, i risultati dell'analisi dei processi sedi-mentari che hanno caratterizzato l'area di AlbaFucens rappresentano ulteriori indicazioni

sugli effetti dei cambiamenti climatici nel pae-saggio naturale dell'area appenninica; forni-scono altresi spunti per future valutazioni suIruolo che tali cambiamenti potrebbero avereavuto nella storia degli abitati antichi dell'Italiacentrale.

Appendice

La sezione nel piazzale del Santuariodi Ercole

Essa avevauna direzione NE-SO (fig.2 e 3).La sua interpretazione e stata complicata dall'e-levato numero (12) di unita stratigrafiche indi-viduate. Tra queste, Ie unita di origine culturalerisultavano prevalentemente dal riempimentodi scavi realizzati nei secoli passati per estrarremateriali in corrispondenza dell'antico pianopavimentale, in particolare Ie lastre delIa pavi-mentazione stessa, sepolte al di sotto delIa co-pertura sedimentaria. Le azioni antropichehanno ripetutamente alterato la stratigrafia na-turale, generando un quadro stratigrafico assaicomplicato, con singole unita a volte difficil-mente distinguibili.

Le unita saranno di seguito descritte a co-minciare dalla piu recente (unita 1).

Unita 1 - Sabbia sciolta, di colore marro-ne con abbondanti frammenti ceramici di di-versa origine (tegole, mattoni, vasellame) e di-mensioni e con frammenti di pietre calcaree. Aluoghi, questa unita si manifesta come un de-posito matrice-sostenuto, mentre in altre por-zioni esso e chiaramente clasto-sostenuto. None visibile stratificazione. Considerando cheesso si presenta come un sedimento sciolto,completamente privo di tracce di compattazio-ne, la deposizione dovrebbe essere avvenuta intempi relativamente recenti. Nell'insieme, Iecaratteristiche di questa unita suggerisconoche essa sia costituita da terreno di riporto,probabilmente risultante da scavi realizzati inaltri settori del sito archeologico. L'abbondantepenetrazione delle radici ha alterato l'accumulooriginario e ha causato l'incipiente pedogenesi.Lo spessore non supera i 50 em.

Unita 2 - Ghiaia e sabbia grigio-marrone.I clasti di dimensioni maggiori (fino a 20-30 em) sono di origine antropica (frammenticeramici f' (Ii niptr::l r::llr::lrp::l b,,(\r::lt::l~ Tn "lrllni

sostenuto. Subordinatamente, esso presentacaratteristiche di sedimento matrice-sostenuto.La frazione sabbiosa e spesso costituita daframmenti di malta. La giacitura di tegole emattoni definisce una stratificazione immer-gente verso NE nel settore sudoccidentale e ver-so SO nella parte nordorientale. Nel complesso,Ie caratteristiche sedimentologiche e la giacitu-ra del deposito suggeriscono che questa unitasia costituita da materiali di riporto a riempi-mento di un precedente scavo (largo almeno6 m, in base a quanta visibile nella sezioneindagata) che raggiunse il piano pavimentale,coincidente con la base della sezione. La partesuperiore dell'unita ha subito pervasiva pene-trazione di apparati radicali e incipiente pedo-genesi. Lo spessore massimo del deposito affio-rante e pari a 1,5 m.

Unita 3 - Ghiaia e sabbia grigio-marrone,con stratificazione (pendenza verso NE) pilievidente che nel caso della precedente unita.I livelli a granulometria maggiore presentanostruttura scheletro-sostenuta, mentre i depositimatrice-sostenuti sono tipici dei livelli a granu-lometria pili fine. I clasti di maggiori dimensio-ni sono rappresentati, in genere, da frammentidi tegole, mattoni e pietre calcaree utilizzateper gli edifici. I clasti di dimensioni minorisono rappresentati da frammenti di malta eresidui del disfacimento dei materiali di cuisopra. L'abbondanza dei frammenti di malta ecausa della generale colorazione grigio-chiara.La porzione esposta nel settore SO dell'affiora-mento e costituita da un accumulo caoticodi pietre calcaree angolari e frammenti ditegole. Come nel caso dell'unita 2, anche per1'unita 3 la deposizione puo essere riferita alriempimento di uno scavo che raggiunse la pa-vimentazione del piazzale. A questa proposito,si deve osservare che il limite meridionaledell'unita 3 rappresenta il prolungamento versoil basso dell'unita 2, cioe entrambi i depositi fu-rono accumulati nello stesso scavo. Questa evi-denza e Ie caratteristiche sedimentologichefanno ritenere che Ie due unita rappresentino

eventi deposizionali culturali leggermente dia-cronici, successivi alla realizzazione dello scavoe legati al suo riempimento. Cio significa che 10scavo pili recente fu realizzato approssimativa-mente in un punto che era gia stato scavato eriempito con materiali di riporto. Lo spessoredei depositi esposti eccede di poco il metro.

Unita 4 - Sabbia grossolana di coloremarrone con sabbia medio-fine. La frazionepili fine e costituita da frammenti minuti dimalta, ceramica e pietra calcarea. I1 colorecomplessivo del deposito deriva, invece,dall'abbondanza di particelle organiche. Que-sta frazione organica potrebbe essere in partedovuta all'incipiente pedogenesi - effetto delladiffusa penetrazione di apparati radicali - inparte alla presenza del sedimento di un prece-dente suolo rideposto naturalmente 0 per tra-sporto da parte dell'uomo nell'area indagata.La frazione pili grossolana, come nelle altreunita, e costituita da frammenti di pietre calca-ree e di ceramiche di varie eta. Nel complesso,non e evidente alcuna stratificazione. I depositisono generalmente matrice-sostenuti, con mi-nori porzioni affioranti con caratteristiche dideposito scheletro-sostenuto. Lo spessore mas-simo e all'incirca 0,7 m. A differenza delle uni-ta 2 e 3, l'unita 4 non riempie cavita in puntiprecedentemente scavati dall'uomo. Al contra-rio, essa ricopre l'intera area indagata, a parte isettori delle unita 2 e 3, deposte all'interno diuno scavo che interruppe la continuita latera Iedell'unita 4. Questo aspetto, nonche l'abbon-danza della componente fine del sedimento(che supporta i frammenti a granulometriamaggiore), la presenza di materiale organicopossibilmente originato da preesistenti suoli el'assenza di stratificazione (indizio di deposi-zione « in massa ») suggeriscono che l'unita 4abbia avuto orgine dal colluviamento verso ilPiano della Civita di unita precedentementedeposte sugli adiacenti versanti. Cio indica che,a differenza delle unita descritte precedente-mente, la deposizione dell'unita 4 e il risultatodi un processo naturale. Alcuni frammenti ce-

ramici rinvenuti in questa deposito, classificaticome Hayes 57, 50B, 56 e 73A, permettono didefinire il IV-V secolo d.C. come riferimentocronologico post quem per la deposizione.

Unita 5 - Alternanze di sabbie grigie emarroni con ghiaia. I clasti pili grossolani (finoa 10 cm di diametro) sono costituiti da fram-menti di pietra calcarea, mattoni e tegole. II co-lore chiaro di questa unita deriva dagli abbon-danti resti di malta cementizia. II deposito eevidentemente stratificato. Buona parte delIastratificazione immerge verso NE, cioe sembraessere il risultato di alimentazione dalla parteinferiore del versante meridionale che borda ilPiano delIa Civita. II netto limite NE di affiora-mento rappresenta verosimilmente il marginedi uno dei tanti scavi realizzati in questa setto-re nelle unita pili antiche. Esso costitul la paretedi contenimento delIa sedimentazione dell'uni-ta 5. In prossimita di tale limite, la parte alta diquesta unita acquisisce immersione verso SO.Cia indica che almeno una piccola parte di essaderiva dall'erosione delIa parete sub-verticaleincisa nelle unita 6, 7 e 9. Ogni livello dell'unita5 e costituito da sedimenti matrice-sostenuti.Cia suggerisce che i vari livelli rappresentinodifferenti episodi sub-contemporanei di depo-sizione in massa all'interno dello scavo realiz-zato nelle unita pili antiche.

Unita 6 - Frammenti grossolani (fino a10 cm di diametro) di tegole, mattoni e pietrealcaree in scarsa matrice sabbiosa. La giacitu-ra dei frammenti ad abito piatto - con facces>arallele aIle superfici che delimitano l'unita -e 10 scarso spessore (non superiore a 30 cm)suggeriscono che il deposito sia il risultato di'J.ll intervento antropico, finalizzato alIa crea-zione di un nuovo piano di calpestio. Tale ipo-:esi e stata confermata dal successivo scavo:::lell'area oltre la sezione indagata, subito a sud.=- indagine archeologica ha definito, infatti, la_ ande estensione laterale di questa sottile~ Tellocostituito di clasti a granulometria gros-~lana, apparentemente collocati in quest'area:er favorire la frequentazione altrimenti inibita

dal terre no scivoloso costituito dalle unitasottostanti alIa 6.

Unita 7 e 9 - Sabbia con ghiaia : Ie granu-lometrie delIa matrice sabbiosa e dei clasti sonopili grossolane nell'unita 7 che nell'unita 9.II colore grigio-giallastro e legato all'abbon-dante matrice sabbiosa che sostiene i clasti(frammenti di tegole e/o mattoni, di pietrecalcaree) con dimensioni non superiori a 5 cm.II tipico aspetto diamictitico suggerisce chequeste unita siano il risultato di deposizione« in mass a ». Esse testimoniano l'occorrenzadelIa sedimentazione colluviale nei settori pilidepressi e interni del Piano delIa Civita, in pre-cedenza abitati. Possono essere identificati al-meno due episodi colluviali, come indicato dalfatto che l'unita 7 sigilla un precedente scavorealizzato nell'unita 9. Un frammento di legnocombusto di grandi dimensioni, estratto dall'u-nita 9, ha fornito un'eta col metodo del radio-carbonio pari a 350-430 d.C. (eta calibrata a1 sigma, campione Beta 223843). Esso rappre-senta, evidentemente, un limite cronologicoinferiore per la deposizione dell'unita 9.

Unita 8 - Accumulo caotico di frammentidi tegole, pietre calcaree, marmi (con dimen-sioni fino a 30 cm) e ossa animali in scarsa ma-trice. Costituisce il riempimento dello scavoche fu realizzato nell'unita 9, prima delIadeposizione dell'unita 7, presumibilmente perestrarre materiali in corrispondenza delIa pavi-mentazione del piazzale.

Unita 10 - Ghiaia eterometrica grossola-na in scars a matrice, costituita da sabbia gros-solana e ghiaia fine. II deposito e clasto-soste-nuto. La matrice e costituita da frammentiarrotondati di intonaci e malta grigio chiaricon dimensioni variabili dai pochi millimetrial centimetro. I clasti di dimensioni maggiori(fino a 15 cm) sono costituiti da frammentidi tegole, ossa (anche umane) e pietre calcareelavorate. Lo spessore massimo affiorante dell'u-nita non supera i 60 cm. Nel complesso, i clastisono contenuti in lenti con immersione versoi settori pili interni del bacino sedimentario

del Piano della Civita. I clasti ad abito piattopresentano facce parallele ai limiti delle lenti 0

leggermente divergenti, con cia producendogeometrie sedimentarie che simulano stratifi-cazione incrociata ed embriciatura. Questiaspetti, considerata anche 1'assenza della matri-ce fine, suggeriscono che l'unita 10 rappresentiil risultato della sedimentazione alluvionaledovuta a un singolo episodio deposizionaleparticolarmente energetico.

Unita 11 - Sabbia grigio scura con fram-menti di legno combusti e clasti di piccoledimensioni (fino a 3 cm) derivanti dalla fram-mentazione di pietre calcaree, ceramiche e tego-Ie. Lo spessore affiorante non supera i 20 cm.II colore del deposito, 1'abbondanza di fram-menti di legno combusti e Ie tracce di bruciatu-ra sugli altri resti suggeriscono che questa uni-ta sia il risultato della rideposizione (naturale 0

culturale) di materiali che hanno subito gli ef-fetti di un incendio. Tali depositi, in considera-zione di quanta disponibile dai rapporti di sca-vo redatti da N. Berardinelli (Berardinelli,1949-1953), sono piuttosto diffusi nell'interosito archeologico. Solitamente questa « falda dibruciato » veniva individuata come una sortadi copertura al di sopra dei piani di calpestio edei pavimenti della citta. In essa, era frequenteil rinvenimento di monete e altri reperti sign i-ficativi. I rapporti di scavo forniscono indica-zioni sempre precise sullo spessore dell'unita,in genere compreso tra i 10 e i 30 cm. Un fram-mento di legno campionato per ottenere unadatazione col metodo del radiocarbonio hafornito un'eta pari a 230-350 d.C. (eta calibrata,1 sigma, campione Beta 223844). Cia rappre-senta 1'eta dei resti di una delle strutturedistrutte e costituisce un terminus past quemper la deposizione dell'unita 11. Numerosiframmenti ceramici sono stati rinvenuti all' in-terno di questa unita. Le forme piu tarde posso-no essere classificate come Hayes SOB, 60, 61e 62, attribuibili al IV-V secolo d.C.

La seziane lunga Via del Miliaria

Questa sezione (fig. 4 e 5) ha direzioneNO-SE, perpendicolare a quella precedente-mente descritta. Essa costituitsce un altro fron-te inalterato degli scavi realizzati nei passatidecenni, corrispondente alla scarpata SO deli-mitante la cosiddetta Via del Miliaria.

L'assenza di diffuse tracce di interventi discavo finalizzati all'estrazione di materiali -che invece caratterizza 1'area del piazzale delsantuario di Ercole - ha reso 1'interpretazionedell a stratigrafia locale piu semplice di quell adella sezione precedentemente descritta.

Analogamente a quanta fatto nel paragra-fo precedente, la descrizione iniziera con 1'uni-ta piu recente (unita 1) e terminera con 1'unitapiu antica (unita 3).

Unita 1 - Sabbia con ciottoli. II deposito ematrice-sostenuto : i ciottoli (dimensioni nonsuperiori ai 5 cm), costituiti da frammenti dipietre calcaree e ceramic a, sono dispersi all' in-terno della matrice sabbiosa. L'unita rappresen-ta il suolo attuale, con uno spessore massimodi 50 cm. Essa e probabilmente il risultato direcente colluviamento e successiva incipientepedogenesi. II terrazzo costituito da questaunita immerge leggermente verso la parte piuinterna del Piano della Civita.

Unita 2 - Ghiaia in scars a matrice. II de-positoe clasto-sostenuto. I clasti sono costituitida pietre calcaree (dimensioni non superioriai 15 cm) e frammenti di mattoni e tegole.Sono stati rinvenuti pochi resti ceramici. Nelcomplesso, Ie caratteristiche del deposito chia-riscono che esso e il risultato dello scarico dimateriali (derivati da edifici precedenti) all'in-terno di una buca 0 di un'incisione che intacca1'unita sottostante. Le caratteristiche ricordanoquelle di depositi particolarmente diffusi nellearee agricole appenniniche e definiti in generecome « spietramenti ». L'origine della superfi-cie basale (la natura delle piccola depressione

le ospita questa unita) non e chiara. In effetti,superficie erosiva che intacca l'unita sotto-

ante, vista suI piano delIa sezione, potrebbe;sere sia il risultato di un'incisione naturale)Vuta al deflusso delle acque suI pendio,a l'effetto di uno scavo realizzato dall'uomo.o spessore massimo affiorante e pari aIm.Unita 3 - Sabbia con ciottoli. II deposito e

latrice-sostenuto. I ciottoli, rappresentati da.·ammenti di tegole, mattoni e pietre calcaree)no pili abbondanti nella parte inferioreell'unita. La loro dimensione non supera io em. La matrice sabbiosa ha un colore predo-linante grigio-giallastro. Lo spessore massi-no affiorante e nell'ordine di 1,5 m. I fram-nenti ceramici campionati (Hayes 59, 60, 61)ono cronologicamente riferibili all'intervallo,50-450 d.C. Le caratteristiche sedimentologi-:he sono tipiche di un deposito « in massa »

fig. 6) : la deposizione e probabilmente il risul-ato del colluviamento alimentato dal versante;0 del Piano delIa Civita. L'unita 3 rappresenta.1 primo evento deposizionale al di sopra deiresti archeologici in giacitura primaria.

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