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Leonardo GENIO E VISIONE IN TERRA MARCHIGIANA ANCONA, MOLE VANVITELLIANA 15 OTTOBRE 2005 - 8 GENNAI O 2006 CATALOGO A CURA DI CARLO PEDRETTI CON L'ASSISTENZA DI SIMONA CREMANTE E MARGHERITA MELANI Saggi di Gabriella Ferri Piccaluga Enrico Ferdinando Londei Giovanni Morello Marta Paraventi Arnoldo Poma Vladirniro Valeria ae Cartei & Bianchi Editori

Leonardo, Leopardi e i loro orizzonti - Leonardo, Leopardi and their horizons

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Leonardo GENIO E VISIONE IN TERRA MARCHIGIANA

ANCONA, MOLE VANVITELLIANA 15 OTTOBRE 2005 - 8 GENNAIO 2006

CATALOGO A CURA DI CARLO PEDRETTI CON L'ASSISTENZA DI SIMONA CREMANTE E MARGHERITA MELANI

Saggi di

Gabriella Ferri Piccaluga Enrico Ferdinando Londei Giovanni Morello Marta Paraventi Arnoldo Poma Vladirniro Valeria

ae Cartei & Bianchi Editori

SOMMARIO

Introduzione CARLO PEDRETTI, 13

CATALOGO

Dipinti 1. Leonardo da Vinci e assistente,

La Vergine delle Rocce, 18 2. Leonardo da Vinci e assistente,

Maddalena discinta, 22 3. Giampietrino,

Maddalena penitente, 24 4. Giampietrino,

Madonna del latte, 26 5. Seguace di Leonardo (francese?),

San Giovanni Battista, 28 6. Giampietrino,

Santa Caterina d'Alessandria, 30 7. Bernardino de' Conti,

I Tre Santi Bambini, 32 8. Cesare da Sesto (attr.),

Madonna dei fusi (da Leonardo), 34 9. Salai sotto la direzione di Leonardo,

Gioconda nuda (Monna Vanna), 36

Disegni 10. Giovan Ambrogio Figino,

Ritratto di Leonardo, 40 11. Leonardo,

Studio per una Natività, 44 12. Leonardo,

Studio per una Natività, 48 13. Leonardo,

Studi tecnologici per il volo, 50 14. Gherardo Cibo,

Testa di cavallo (da Leonardo), 54 15. Gherardo Cibo,

Testa di cavallo (da Leonardo), 56

Manoscritti e libri 16. Cecco d'Ascoli,

L'Acerba, 60 17. Andrea da Barberino,

Guerrin Meschino, 62 18. Andrea da Barberino,

Guerrino il Meschino , 64 19-20. Leonardo,

Trattato della pittura, 66 21. Leonardo,

Trattato della pittura, 68 22. Leonardo da Vinci,

Codice sul volo degli uccelli, 70

SAGGI

CARLO PEDRETTI Urbino e il Libro di pittura di Leonardo, 77 ENRICO FERDINANDO LONDEI Pesaro: Leonardo e la Rocca Costanza, 90 GIOVANNI MORELLO Col dito al cielo, 99 GABRIELLA FERRI PICCALUGA Dalla Vergine delle Rocce ai Tre Santi Bambini, 105 MARTA PARAVENTI Maddalena, 109 ARNOLDO POMA Dalla 'Joconda" alla Joconde nue, 113 VLADIMIRO VALERIa Leonardo, Leopardi e i loro orizzonti, 119

TRADUZIONI,124

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Leonardo, Leopardi e i loro orizzonti Vladimiro Valerio*

I N UN recente studio sull'orizzonte e l'infinito in Leo­nardo da Vinci, in corso di pubblicazione, mi sono tro­

vato più volte a confrontare certe sue affermazioni con alcuni passi degli scritti di Leopardi. Sebbene io abbia dichiarato trattarsi soltanto di suggestioni, la loro ricorren­za creava un particolare stato d'animo per la loro bellezza, per le loro affinità e per i rimandi che talvolta si determi­nano. In questo breve contributo vorrei riprendere unica­mente quelle suggestioni rimandando il lettore al mio sag­gio qualora volesse saperne di più sullo specifico tema del­l'Orizzonte e dell'Infinito in Leonardo.' La parte ottava del Libro di pittura di Leonardo, giunto a noi attraverso la trascrizione fattane dal suo allievo Francesco Melzi, si intitola "Del Orizonte" e si compone di sette fac­ciate che vanno da f. 283 r a f. 286 r. Si tratta di un testo davvero breve nel quale sono raccolte le ultime considera­zioni di Leonardo sul tema dell' orizzonte, risalenti soprat­tutto al periodo francese (gli anni dal 1515 al 1518) , ma che tuttavia traggono la loro origine da un progettato testo sulla pittura risalente circa al 1490. In verità non sono pienamente convinto che siano le osser­vazioni sulla prospettiva artificiale e sulla sola pittura a por­tarlo a discorrere dell'orizzonte e quindi ad addentrarsi in sentieri che lo porteranno lontano dal punto di partenza; al contrario, mi chiedo se non siano piuttosto le riflessioni su questioni più complesse circa la forma della terra, l'influen­za della curvatura terrestre sulle livellazioni e sulla perce­zione ed altre ricerche sperimentali sull'idraulica e sulla cartografia, anche di parecchi anni precedenti al periodo francese, a condurlo a trasferire questi risultati nel campo della prospettiva pittorica. La questione, penso, rimanga aperta ed una risposta definitiva non so nemmeno se possa realmente essere rilevante per la comprensione del tema dell'orizzonte in Leonardo, che è certamente portato a maturazione al termine della sua vita. Mi sembra che sia proprio un'attitudine di Leonardo quel­la di mettere a confronto esperienze registrate in occasio­ni diverse ed in differenti ambiti di studio (forse differenti solo ai nostri occhi schermati dalla separazione disciplina-

re accademica e delle "due culture") e di creare collega­menti tra fenomeni apparentemente distanti. Quando la mente di Leonardo inizia a volare è difficile immaginare dove vada a posarsi. Ciò che viene fuori dalla lettura del capitolo ottavo è un concatenamento incessante tra le varie proposizioni, nelle quali si puntualizzano concetti precedentemente espressi in forma generale dando luogo ad un continuo accresci­mento e perfezionamento delle conoscenze del lettore. Ma ciò che qui mi preme mettere in risalto è una certa affi­nità di pensiero e di concezione che accomuna Leonardo da Vinci e Giacomo Leopardi quando si trovano a trattare temi collegati all'orizzonte e all'infinito . Nel famoso idillio L'Infinito Giacomo Leopardi mette in relazione fin dall'inizio il concetto di infinito con quello di orizzonte: "[ ... ] E questa siepe, che da tanta parte I Dell'ul­tlmo orizzonte il gvardo esclude [ ... ]," presentando que­st'ultimo nel suo doppio significato di indefinito ("ultimo orizzonte") e di illimitato ("interminati spazi"). È interes­sante notare come il termine orizzonte compaia solo in una successiva revisione del testo attraverso la sostituzione della parola "confine." Anzi, il "celeste confine" si trasforma ne "l'ulti'>no orizzonte" passando in tal modo da un freddo riferimento astronbmico (sono noti gli interessi astronomi­ci di Leopardi) ad un più umano dato percettivo: tra tutti gli orizzonti che si susseguono come sfumate quinte teatra­li egli predilige il più lontano. Con tali variazioni, orizzon­te e infinito nella poetica di Leopardi raggiungono una profonda comunione. Per secoli i termini orizzonte e infinito sono stati riferiti l'uno all'altro e, talvolta, l'uno per l'altro ma è con Leonar­do che viene messa per la prima volta in evidenza la loro stretta relazione unitamente alla doppiezza che esso assume di limite celeste e contemporaneamente terrestre; inoltre egli considera l'orizzonte nel suo duplice aspetto di indfjìni­to, quindi non come luogo fisico ma come contorno varia­bile dipendente dalla soggettività dell'osservatore, e di infini­to, cioè l'orizzonte prospettico, immagine di punti infinita­mente lontani da noi.

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, Il saggio, dal titolo L'Orizzon te e l'Infilli lo in Leonardo, è pubblicato in (' Ikhnos. Analisi grafica e sto ria della rappresentazione », 2005, pp. 11-40. , Cfr. Cha rl es Mugler, Diaionnaire historique de lo terminologie géométrique des crecs, Paris, Librairie Klincksieck, 1958, p. 315. ' Giacomo Leopardi , Storia del/a Astronomia dalla ma onginefino al/'armo 1811, in Tutle le opere di Giacomo Leopardi, a cura di Francesco Flora, Milano, Mon­dadori , 1957, pp. tl93. 894. • Francesco Algarotti, Pemieri diversi sopra malerie fi losofiche, e.lìlologiche, in Opere de/ Conte Algaroll.i, Cremona, 1782, vaL VIII , p. 187. 'Cfr. Leonardo da Vinci, Libro di Pittura, a cura di Carlo Pedretti e con trascri­zione critica di Carl o Vecce, Firenze, Giunti, 1995, p. 514.

LEONARDO, LEOPARDI E I LORO ORIZZONTI

' Giacomo Leopardi , Zihaldone, p. 1746 (20 settembre 1821), cito dall 'edizio­ne di Francesco Flora, Milano , Mondadori, 1961, p. 1124. , Itala Calvino , Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Milano , Garzanti, 1988. p. 62. " Si veda il disegno nel Codice Atlanti co, f. 363 v-c [1015 r]' {. 1490 e c. 1493-1495, con l'o rizzonte traguardato da un 'a lta torre , e i disegni presenti nel capi­tolo ottavo del Libro di pittura . ' Giacomo Leopardi , Zibaldone, p. 1431 (1 agosto 182 1), cito dall 'edizione di Francesco Flora, M ilano, Mondadori, 1961, p. 953. <O Cfr. Itala Calvino, Lezioni americane ... cito , in particolare si rimanda ad alcu­ni passaggi nel capitolo dedicato alla "Esattezza", pp. 59-63.

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L'orizzonte indefinito è in Leonardo il "limite" della nostra vista, che ci riporta all ' etimo stesso del vocabolo che ha la sua radice nel verbo greco "orizein", dal significato di porre limiti , definire, segnare un confine,2 insomma, si torna nuo­vamente al termine "confine" originariamente usato da Leopardi nella sua lirica. È interessante notare come la prima edizione a stampa del Libro di pittura di Leonardo, con il tito­lo di Trattato della Pittura, avvenisse a Roma nel 1817 e chis­sà che una sua lettura o una sua reminiscenza non siano state all' origine del ripensamento del poeta nel modificare la poe­sia realizzata nel 1819. Per quanto sia difficile provare un riferimento diretto, va notato che richiami a Leonardo sono presenti nell'opera di Leopardi ; famoso è il brano presente nella Storia della Astronomia, terminata nel 1813,3 nel quale egli discOrre della Luna nuova la cui fàccia è colpita dalla luce del sole riflessa dalla terra. Qui Leopardi cita una frase di Francesco Algarotti che lamenta "che tanti suoi [di Leonar­do] manoscritti si stiano nascosti nelle tenebre della Biblio­teca Ambrosiana, quando si fa vedere la luce a tante vecchie pergamene, a tante inezie, che altro non mostrano, che la barbarie degli andati secoli, della quale troppo siamo convin­ti" : Non è quindi del tutto peregrina l'ipotesi che, pubbli­cato solo quattro anni dopo la Storia della Astronomia, il Trat­tato di Pittura di Leonardo abbia potuto attirare l'attenzione del poeta e spostare la sua riflessione dal versante astronomi­co a quello della immaginazione e del piacere. Inoltre, l'interesse per gli aspetti più propriamente pittori­ci e descrittivi espressi nel famoso passo dell' orizzonte Etiopico, che è collocato non a caso nel capitolo dedicato all'orizzonte, (" [ ... ] e s'interpone tanta grossezza d'aria infra l'occhio e l'orizzonte ethiopico, che ogni cosa si fa bianca; e cosÌ tale orizzonte si perde di sua notizia. E que­sti tali orizzonti fanno molto bel vedere in pittura"),5 trova, ancora una volta, un riscontro in un passo di Leopardi che sembra condurci, in maniera molto suggestiva, nelle stesse regioni dell' arte visitate da Leonardo: "Per lo contrario una vasta e tutta uguale pianura, dove la luce si spazi e diffonda senza diversità, né ostacolo; dove l'occhio si perda eCo è pure piacevolissima, per l'idea indefinita in estensione che deriva da tal veduta".6 Leonardo mette insieme considerazioni sparse sull' oriz­zonte in molti suoi manoscritti collegandole anche ai con­cetti di infinito e di infinitesimo, padroneggiando la mate­ria senza esitazioni.

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Molte delle sue formulazioni non si svolgono nell 'ambito delle osservazioni o delle definizioni di ordine linguistico e tassonomico ma assumono la forma di teoremi geometrici e COITle tali vengono dimostrati con testo e figure. Così accade ad esempio, quando vuole dimostrare che la piramide visiva "de' prespettivi" copra ("abbraccia") uno spazio infinito. A tal fine introduce i du e fondamentali concetti albertiani di costruzione dei raggi visuali che par­tono dall 'occhio e di intersezione di questi con la "pariete" della rappresentazione pittorica. Le intersezioni dei raggi visuali che proiettano un punto che si allontana da noi e che giace su un piano orizzontale, non raggiungeranno mai l'altezza dell 'occhio poiché la "pariete" cd, essendo di natura geometrica, è una quantità continua e sarà divisibile all'infinito. Per quanto Leonardo affronti questi temi già nel 1492, nel manoscritto A dell'In­stitut de France, solo nel testo sull'orizzonte egli va oltre e sostiene che si potrà raggiungere l'altezza dell'occhio solo con una linea parallela ("se non una linea parallela") qualo­ra lo spaziobs, cioè la distanza tra l'osservatore e il punto da proiettare, fosse infinita. Questa trattazione è assolutamente originale e di notevole interesse poiché collega l'infinito ad una sua proiezione, cioè associa ad un punto infinitamente lontano dall'osser­vatore la sua immagine sul quadro . Qui le posizioni di Leonardo e di Leopardi si divaricano: mentre il primo cerca di capire sempre di più sull' oriz­zonte, sulla sua posizione, sulla sua variabilità e sulla sua visibilità, il secondo tende a nasconderlo a renderlo intui­bile' ma non visibile . Come ha osservato Italo Calvino, per Leopardi "la speranza e l'immaginazione sono l'uni­ca consolazione dalle delusioni e dai dolori dell' esperien­za";7 per entrambi l'esperienza è "maestra" ma con esiti totalmente diversi. Avviene così che Leonardo posiziona uomini e torri su profili circolari che individuano la peri­feria della Terra per scoprire l'orizzonte e valutarne la distanza,8 mentre Leopardi immagina "Una fabbrica una torre ec o veduta in modo che ella paia innalzarsi sola sopra l'orizzonte, e questo non si veda (corsivo mio)" al fine di produrre "un contrasto efficacissimo e sublimissimo tra il finito e l'indefinito eco eCo ec.".9 La ricerca del "certo" di Leonardo non poteva abbinarsi al piacere del "vago" e dell'indefinito che Leopardi perseguiva con altrettanta precisione. IO

Leonardo da Vinci, Libro di pittura, Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Urb. lat. 1270, parte ottava, cc. 283 v - 284 r.

Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f 76 r-b [208 r], Co 1517-1518.

Giulio Troili, Paradossi per praticare la prospettiva, Bologna, 1672, p. 77.

VJ.ÀDIMIRO VUERIO

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Leonardo, Leopardi e i loro orizzonti Vladimiro Valerio*

I N UN recente studio sull'orizzonte e l'infinito in Leo­nardo da Vinci, in corso di pubblicazione, mi sono tro­

vato più volte a confrontare certe sue affermazioni con alcuni passi degli scritti di Leopardi. Sebbene io abbia dichiarato trattarsi soltanto di suggestioni, la loro ricorren­za creava un particolare stato d'animo per la loro bellezza, per le loro affinità e per i rimandi che talvolta si determi­nano. In questo breve contributo vorrei riprendere unica­mente quelle suggestioni rimandando il lettore al mio sag­gio qualora volesse saperne di più sullo specifico tema del­l'Orizzonte e dell'Infinito in Leonardo.' La parte ottava del Libro di pittura di Leonardo, giunto a noi attraverso la trascrizione fattane dal suo allievo Francesco Melzi, si intitola "Del Orizonte" e si compone di sette fac­ciate che vanno da f. 283 r a f. 286 r. Si tratta di un testo davvero breve nel quale sono raccolte le ultime considera­zioni di Leonardo sul tema dell' orizzonte, risalenti soprat­tutto al periodo francese (gli anni dal 1515 al 1518) , ma che tuttavia traggono la loro origine da un progettato testo sulla pittura risalente circa al 1490. In verità non sono pienamente convinto che siano le osser­vazioni sulla prospettiva artificiale e sulla sola pittura a por­tarlo a discorrere dell'orizzonte e quindi ad addentrarsi in sentieri che lo porteranno lontano dal punto di partenza; al contrario, mi chiedo se non siano piuttosto le riflessioni su questioni più complesse circa la forma della terra, l'influen­za della curvatura terrestre sulle livellazioni e sulla perce­zione ed altre ricerche sperimentali sull'idraulica e sulla cartografia, anche di parecchi anni precedenti al periodo francese, a condurlo a trasferire questi risultati nel campo della prospettiva pittorica. La questione, penso, rimanga aperta ed una risposta definitiva non so nemmeno se possa realmente essere rilevante per la comprensione del tema dell'orizzonte in Leonardo, che è certamente portato a maturazione al termine della sua vita. Mi sembra che sia proprio un'attitudine di Leonardo quel­la di mettere a confronto esperienze registrate in occasio­ni diverse ed in differenti ambiti di studio (forse differenti solo ai nostri occhi schermati dalla separazione disciplina-

re accademica e delle "due culture") e di creare collega­menti tra fenomeni apparentemente distanti. Quando la mente di Leonardo inizia a volare è difficile immaginare dove vada a posarsi. Ciò che viene fuori dalla lettura del capitolo ottavo è un concatenamento incessante tra le varie proposizioni, nelle quali si puntualizzano concetti precedentemente espressi in forma generale dando luogo ad un continuo accresci­mento e perfezionamento delle conoscenze del lettore. Ma ciò che qui mi preme mettere in risalto è una certa affi­nità di pensiero e di concezione che accomuna Leonardo da Vinci e Giacomo Leopardi quando si trovano a trattare temi collegati all'orizzonte e all'infinito . Nel famoso idillio L'Infinito Giacomo Leopardi mette in relazione fin dall'inizio il concetto di infinito con quello di orizzonte: "[ ... ] E questa siepe, che da tanta parte I Dell'ul­tlmo orizzonte il gvardo esclude [ ... ]," presentando que­st'ultimo nel suo doppio significato di indefinito ("ultimo orizzonte") e di illimitato ("interminati spazi"). È interes­sante notare come il termine orizzonte compaia solo in una successiva revisione del testo attraverso la sostituzione della parola "confine." Anzi, il "celeste confine" si trasforma ne "l'ulti'>no orizzonte" passando in tal modo da un freddo riferimento astronbmico (sono noti gli interessi astronomi­ci di Leopardi) ad un più umano dato percettivo: tra tutti gli orizzonti che si susseguono come sfumate quinte teatra­li egli predilige il più lontano. Con tali variazioni, orizzon­te e infinito nella poetica di Leopardi raggiungono una profonda comunione. Per secoli i termini orizzonte e infinito sono stati riferiti l'uno all'altro e, talvolta, l'uno per l'altro ma è con Leonar­do che viene messa per la prima volta in evidenza la loro stretta relazione unitamente alla doppiezza che esso assume di limite celeste e contemporaneamente terrestre; inoltre egli considera l'orizzonte nel suo duplice aspetto di indfjìni­to, quindi non come luogo fisico ma come contorno varia­bile dipendente dalla soggettività dell'osservatore, e di infini­to, cioè l'orizzonte prospettico, immagine di punti infinita­mente lontani da noi.

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, Il saggio, dal titolo L'Orizzon te e l'Infilli lo in Leonardo, è pubblicato in (' Ikhnos. Analisi grafica e sto ria della rappresentazione », 2005, pp. 11-40. , Cfr. Cha rl es Mugler, Diaionnaire historique de lo terminologie géométrique des crecs, Paris, Librairie Klincksieck, 1958, p. 315. ' Giacomo Leopardi , Storia del/a Astronomia dalla ma onginefino al/'armo 1811, in Tutle le opere di Giacomo Leopardi, a cura di Francesco Flora, Milano, Mon­dadori , 1957, pp. tl93. 894. • Francesco Algarotti, Pemieri diversi sopra malerie fi losofiche, e.lìlologiche, in Opere de/ Conte Algaroll.i, Cremona, 1782, vaL VIII , p. 187. 'Cfr. Leonardo da Vinci, Libro di Pittura, a cura di Carlo Pedretti e con trascri­zione critica di Carl o Vecce, Firenze, Giunti, 1995, p. 514.

LEONARDO, LEOPARDI E I LORO ORIZZONTI

' Giacomo Leopardi , Zihaldone, p. 1746 (20 settembre 1821), cito dall 'edizio­ne di Francesco Flora, Milano , Mondadori, 1961, p. 1124. , Itala Calvino , Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Milano , Garzanti, 1988. p. 62. " Si veda il disegno nel Codice Atlanti co, f. 363 v-c [1015 r]' {. 1490 e c. 1493-1495, con l'o rizzonte traguardato da un 'a lta torre , e i disegni presenti nel capi­tolo ottavo del Libro di pittura . ' Giacomo Leopardi , Zibaldone, p. 1431 (1 agosto 182 1), cito dall 'edizione di Francesco Flora, M ilano, Mondadori, 1961, p. 953. <O Cfr. Itala Calvino, Lezioni americane ... cito , in particolare si rimanda ad alcu­ni passaggi nel capitolo dedicato alla "Esattezza", pp. 59-63.

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