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MONETE ANTICHE n. 64 – Luglio/Agosto 2012 3 LUCANIA: SERDAIOI (500-480 a.C.) Alberto Campana 1. Fonti letterarie e ubicazione Il nome Serdaioi, per esteso, è attestato unicamente da una famosa iscrizione in 8 linee su lamina di bronzo larga circa 15 cm, altezza 8-9 cm, spessore 5 mm, rinvenuta durante scavi archeologici a Olimpia nel marzo 1960 1 . Essa era situata fra il materiale di rifiuto del IV sec. a.C. e vicino al tesoro dei Sibariti, nell’edificio 6 della Terrazza dei Tesori di Olimpia e facente parte dell’elenco descritto da Pausania 2 . Questa lamina reca una iscrizione in alfabeto acheo arcaico, simile a quello usato sulle monete, e in dialetto dorico e cita un trattato di amicizia tra Sibari e Serdaioi con la protezione di Poseidonia (la parte tratteggiata indica la parola “Serdaioi”, Fig. 1, con relativa trascrizione delle lettere in greco classico minuscolo dell’intera iscrizione). Fig. 1 – Lamina di Olimpia con iscrizione e relativa trascrizione in greco classico Per una corretta lettura bisogna considerare che era stato usato l’alfabeto acheo. Quindi la lettera M corri- sponde all’arcaica san e la lettera I o iota ha un andamento segmentato. Ecco la traduzione della lamina 3 : “Si sono accordati i Sibariti e i loro alleati ed i Serdaioi per stringere un patto di amicizia fedele e senza inganno, per sempre; testimoni: Zeus e Apollo e gli altri dei e la città di Poseidonia”. Presso gli epigrafisti esiste un’ampia discussione relativa alla datazione dell’iscrizione. Il primo che ha rife- rito l’iscrizione l’ha datata al 530-510 a.C. 4 , ma successive discussioni non hanno escluso la possibilità di scendere alla fine del VI e inizio del V secolo 5 , quindi dopo la distruzione di Sibari del 510 a.C., ad opera dei Crotoniati. L’altra fonte relativa a Ser(daioi) è fornita dalle monete e l’epigrafia appare sovrapponibile nella forma alle corrispondenti lettere presenti nell’iscrizione di Olimpia e molto probabilmente si riferisce allo stesso nome. Dal momento che le scarse informazioni relative al ritrovamento dei rari esemplari di Serdaioi (infra) sem- brano concentrarsi all’Italia meridionale e in base alla possibile spiegazione dell’iscrizione di Olimpia, è stato de- sunto che questa popolazione fosse concentrata in un territorio fra Sibari e Poseidonia, più esattamente in tratto co- stiero della Lucania (Enotria), grosso modo tra le valli del fiume Bussento e del fiume Noce, un territorio interessa- to dalla penetrazione dei profughi sibariti dopo la distruzione della loro città. Suggestiva, ma ancora indimostrata, è l’ipotesi che tale popolo fosse ubicato specialmente in Capo La Timpa, una collina dominante Maratea, il cui sito indigeno presenta una continuità di presenza anche dopo il 510 a.C. 6 . 1 KUNZE 1961. È il più antico testo epigrafico di un trattato che ci sia pervenuto relativamente al mondo greco. La presenza dei due fori indica che era forse un sunto destinato ad essere affisso a una parete lignea per dare pubblicità all’atto e assicurargli la protezione divina. 2 Pausania XIX, 6. 3 LOMBARDO 2008, p. 49. 4 Confermata successivamente anche da JOHNSTON 1990, p.456 e 458. Per la datazione lui si è basato soprattutto sulla forma di alcune lettere, in particolare l’epsilon non caudato e con le sbarrette orizzontali, il theta col puntino al centro e il xi a croce ortogonale. 5 Come evidenziato da LOMBARDO 2008, con precedente bibliografia. Isolata resta la posizione iper-ribassista di MATTIGLY 1969, p. 210- 211, che ipotizzava una datazione alla metà del V secolo a.C., collegandola alle vicende della II (o III) Sibari. 6 GRECO 1990, p. 52.

Lucania: Serdaioi (500-480 a.C.)

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M ONETE ANTICHE n. 64 – Luglio/Agosto 2012

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LUCANIA: SERDAIOI (500-480 a.C.)

Alberto Campana

1. Fonti letterarie e ubicazione Il nome Serdaioi, per esteso, è attestato unicamente da una famosa iscrizione in 8 linee su lamina di bronzo

larga circa 15 cm, altezza 8-9 cm, spessore 5 mm, rinvenuta durante scavi archeologici a Olimpia nel marzo 19601. Essa era situata fra il materiale di rifiuto del IV sec. a.C. e vicino al tesoro dei Sibariti, nell’edificio 6 della Terrazza dei Tesori di Olimpia e facente parte dell’elenco descritto da Pausania2.

Questa lamina reca una iscrizione in alfabeto acheo arcaico, simile a quello usato sulle monete, e in dialetto dorico e cita un trattato di amicizia tra Sibari e Serdaioi con la protezione di Poseidonia (la parte tratteggiata indica la parola “Serdaioi”, Fig. 1, con relativa trascrizione delle lettere in greco classico minuscolo dell’intera iscrizione).

Fig. 1 – Lamina di Olimpia con iscrizione e relativa trascrizione in greco classico

Per una corretta lettura bisogna considerare che era stato usato l’alfabeto acheo. Quindi la lettera M corri-sponde all’arcaica san e la lettera I o iota ha un andamento segmentato. Ecco la traduzione della lamina3:

“Si sono accordati i Sibariti e i loro alleati ed i Serdaioi per stringere un patto di amicizia fedele e senza inganno, per sempre; testimoni: Zeus e Apollo e gli altri dei e la città di Poseidonia”.

Presso gli epigrafisti esiste un’ampia discussione relativa alla datazione dell’iscrizione. Il primo che ha rife-rito l’iscrizione l’ha datata al 530-510 a.C.4, ma successive discussioni non hanno escluso la possibilità di scendere alla fine del VI e inizio del V secolo5, quindi dopo la distruzione di Sibari del 510 a.C., ad opera dei Crotoniati.

L’altra fonte relativa a Ser(daioi) è fornita dalle monete e l’epigrafia appare sovrapponibile nella forma alle corrispondenti lettere presenti nell’iscrizione di Olimpia e molto probabilmente si riferisce allo stesso nome.

Dal momento che le scarse informazioni relative al ritrovamento dei rari esemplari di Serdaioi (infra) sem-brano concentrarsi all’Italia meridionale e in base alla possibile spiegazione dell’iscrizione di Olimpia, è stato de-sunto che questa popolazione fosse concentrata in un territorio fra Sibari e Poseidonia, più esattamente in tratto co-stiero della Lucania (Enotria), grosso modo tra le valli del fiume Bussento e del fiume Noce, un territorio interessa-to dalla penetrazione dei profughi sibariti dopo la distruzione della loro città.

Suggestiva, ma ancora indimostrata, è l’ipotesi che tale popolo fosse ubicato specialmente in Capo La Timpa, una collina dominante Maratea, il cui sito indigeno presenta una continuità di presenza anche dopo il 510 a.C.6. 1 KUNZE 1961. È il più antico testo epigrafico di un trattato che ci sia pervenuto relativamente al mondo greco. La presenza dei due fori indica

che era forse un sunto destinato ad essere affisso a una parete lignea per dare pubblicità all’atto e assicurargli la protezione divina. 2 Pausania XIX, 6. 3 LOMBARDO 2008, p. 49. 4 Confermata successivamente anche da JOHNSTON 1990, p.456 e 458. Per la datazione lui si è basato soprattutto sulla forma di alcune

lettere, in particolare l’epsilon non caudato e con le sbarrette orizzontali, il theta col puntino al centro e il xi a croce ortogonale. 5 Come evidenziato da LOMBARDO 2008, con precedente bibliografia. Isolata resta la posizione iper-ribassista di MATTIGLY 1969, p. 210-

211, che ipotizzava una datazione alla metà del V secolo a.C., collegandola alle vicende della II (o III) Sibari. 6 GRECO 1990, p. 52.

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2. Inquadramento storico Sulla sola scorta dell’iscrizione di Olimpia, sono state formulate svariate ipotesi sull’origine e ruolo dei

Serdaioi, che sono state passate in rassegna da POLOSA 2000 e BROUSSEAU 2010. In maniera molto succinta, rimandando ai suddetti autori per maggiori dettagli e ulteriore bibliografia precedente, le varie ipotesi possono essere riassunte in:

• Ipotesi “sarda”: i Serdaioi erano i Sardi, con i quali Sibari avrebbe stretto un rapporto di alleanza “internazionale”, regolando i commerci marittimi mediterranei, il cui punto di partenza sarebbe concentrato in Poseidonia. Tale ipotesi, pur avendo prestigiosi estimatori7, resta al momento debole, mancando sufficienti riscontri per la presenza di un’attiva e organizzata struttura sociale di Sardi all’inizio del V secolo a.C., in grado di commerciare verso l’Italia meridionale e stabilire un’alleanza con Sibariti. La stessa radice del nome appare incompatibile8. Resta poco credibile anche l’ipotesi di Serdaioi come uno dei popoli della Sardegna, fuoriusciti dall’isola e stabilitisi in Italia9.

• Ipotesi “adriatica”: i Serdaioi sarebbero gli illirici Sardaioi o Ardaioi10, che avrebbero avuto un ruolo per l’approvvigionamento dell’argento per le città achee, con conseguente relativo accordo economico. Anche questa ipotesi, nonostante la presenza di monete incuse in Dalmazia, non sembra molto probante in un’epoca posteriore alla caduta di Sibari.

• Ipotesi “siciliana”: è stata la più vecchia e fu proposta l’identificazione della zecca con Merusion (equivocando la lettura del san come una mi)11 e successivamente con la città di Sergentium (o Ergentium)12. Inoltre l’attribuzione all’area siceliota sarebbe stata sostenuta dagli stretti rapporti tipologici con Naxos. Tuttavia l’uso dell’acheo san come pure della metrologia achea adottata dalle monete dei Serdaioi non appare compatibile con l’ambiente calcidese in Sicilia.

• Ipotesi “magno-greca”: resta la più verosimile e presuppone l’esistenza in loco di una popolazione indigena col nome Serdaioi.

Secondo quest’ultima ipotesi13, i Serdaioi sarebbero una popola-zione della Magna Grecia, identificabile con una comunità indigena stan-ziata nel territorio alle sorgenti del fiume Lao. È possibile che a essi si ri-ferisse una nota iscrizione, “TOUTIKEM DIPARTEREN / TIT (?)”, su una olla di Castelluccio, in lingua osca redatta con grafia greca achea di fine VI secolo – inizio V secolo a.C.14 (Fig. 2). Infatti la definizione osca di “TOUTA” (= popolo) presuppone che una popolazione indigena italica del posto avesse già una consapevolezza etnico-politica e quindi con una struttura capace di dare origine a rapporti di alleanza con le maggiori città achee di Magna Grecia, tale da permettere l’immissione della lamina bronzea ad Olimpia. Secondo questa prospettiva, la leggenda MEP riscon-trata sulle monete sarebbe l’abbreviazione di un etnico senza legami con una precisa entità urbana, a differenza delle altre emissioni coeve della Magna Grecia, che recano nella leggenda il nome di comunità di cittadini e quindi di una pòlis.

7 Come ZANCANI MONTUORO 1962 e PUGLIESE CARRATELLI 1966. 8 Giustamente MELONI 1985 rileva come la radice del nome Serdaioi è Serd, diversa da quella Sard che sta alla base del nome Sardi

(chiamati Σαρδονιοι da Erodoto, Σαρδοι da Polibio e Σαρδιανοι da Plutarco). 9 PUGLIESE CARRATELLI 1990 e 2004. 10 MAZZARINO 1976; GORINI 1993. Isolata e fuori dal coro è l’ipotesi di CALDERONE 1963 per una identificazione con Herdonea, in Apulia. 11 SESTINI 1805, p. 7; MIONNET 1819, p. 400, SAMBON 1870, p. 339. Merusion è nota unicamente da un frammento di Stefano Bizantino (da

Teopompo, FGrH II, framm. 189). 12 DUC DE LUYNES 1856, p. 348; PAIS 1908, p. 117-121; RIZZO 1946, p. 278. 13 Sostenuta principalmente da GRECo 1990. 14 L’iscrizione è una delle più antiche e significa “onoro (?) Zeus pater del popolo”. Appare interessante che l’alfabeto osco usato nelle

iscrizioni lucane e bruzie non deriva, come quelli usati dagli Osci più settentrionali, da quello greco per il tramite dell’etrusco, ma direttamente dal greco, a indicare che i Lucani si staccarono dai Sanniti prima che costoro avessero risentito l’influsso, nel VII-VI secolo a.C., della civiltà dei dominatori Etruschi. La olla di Castelluccio sta al Museo di Berlino, ivi pervenuta da una vecchia collezione ottocentesca (Mommsen Th., Die unteritalischen Dialekte, Lipsia 1850, p.316 nota 77 e tav. XIII iscr. N. 14).

Fig. 2 – Olla di Castelluccio con iscrizione

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La comunità per la quale furono emesse le monete a nome MEP era comunque collocata nell’orbita di Si-bari e non necessariamente deve avere coniato le monete contestualmente alla stesura del trattato di alleanza, che va inserito nel riassetto degli equilibri nell’area fra Ionio e Tirreno con l’insediamento degli esuli sibariti a Laos.

Le monete con la loro articolazione in stateri e frazioni – queste ultime, soprattutto i trioboli, meno rare del nominale maggiore – devono essere inquadrate in un sistema monetario già “maturo” e destinate a un uso commercia-le in un momento successivo alla caduta di Sibari, quando il fulcro della potenza achea si era spostato a Poseidonia, nello stesso periodo in cui Poseidonia stessa aveva adottato il piede acheo, nel primo ventennio del V secolo a.C.15.

Monetazione

La monetazione dei Serdaioi è stata ampiamente trattata, seppure per lo più in semplici segnalazioni o commenti16. Pochi lavori hanno preso in considerazione la monetazione nella sua interezza17.

Il nominale maggiore, lo statere n. 1, è noto in 3 esemplari, dei quali uno frammentato, tutti provenienti da una sola coppia di conii.

1 STATERE acheo AR (7,95-7,91 g.) 500 - 480 a.C.

D/ = Dioniso nudo e barbuto stante a sinistra, tiene con la s. un lungo tralcio di vite e con la d. una coppa (kantharos); davanti, in basso, MEP; bordo lineare e a puntini.

R/ = Tralcio di vite con tre foglie e grappolo d’uva; bordo lineare e a puntini.

D1 1/1 R1 x1,5

D1 1/2 R1 x1,5

D1 1/3 R1 x1,5

HNI 1717; Garrucci tav. CXI, 9 conii diritto = 1 (D1) conii rovescio = 1 (R1) diametro = 24 mm

Conii D1/R1

1/1) Parigi, Bibliothéque Nationale, coll. De Luynes 1138 g 7,95 1/2) Londra, British Museum, BMC 1 (ex coll. Wagan) g 7,91 (rinvenuto in Calabria, a Roggiano Gravina, nel 1863) 1/3) Münzhandlung Ritter, listino PF n. 84, Luglio 2009, n. 277 g 3,30 (frammento)

15 Come giustamente sostenuto da TALIERCIO 2001. 16 ARNOLD-BIUCCHI 1993; BABELON 1907; BABELON 1924; BMC 1873; BREGLIA 1962-1964; BRUNI 1975; CAHN 1978; CUTRONI TUSA

2003; DUC DE LUYNES 1859; GARRUCCI 1885; GUARDUCCI 1982; HANSEN 1990; SAMBON 1870; ZANCANI MONTUORO 1982. 17 BROUSSEAU 2010; PANVINI ROSATi 1962; POLOSA 2000.

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Al diritto è raffigurato il dio Dioniso, nudo e barbuto, con kantharos e tralcio di vite, che sono gli attributi di questa antica divinità, il cui culto era praticato in tutta la Magna Grecia. La particolare raffigurazione trova un preciso riscontro su una pinax di Locri (Fig. 3), risalente alla prima metà del V secolo a.C.18. In esso Dioniso, questa volta ammantato, sta di fron-te a Persefone seduta in trono (identificata dal suo simbolo gallo, che tiene in mano) e reca, come sullo statere, un lungo tralcio di vite, che gli scende dietro le spalle quasi a terra.

Il dio Dioniso era definito il patrono dell’Italia19 e quindi aveva uno stretto legame con le antiche genti indigene di ceppo italico.

Al rovescio abbiamo un tralcio di vite, a guisa di particolare del lungo tralcio portato dal dio al diritto. L’esplicito riferimento all’uva e quindi al vino in un ambiente enotrio d’Italia meridionale probabilmente costituisce una sorta di tipo parlante della stessa regione, che anticamente era chiamata Oinotria. Infatti in greco il vino è scritto con il termine oinos. Naturalmente questa interpretazione implica che la comunità enotria dei Serdaioi fosse al tempo stesso “consapevolmente inclusa nella collettività enotria, e distinta all’interno del gruppo comune, come mostrerebbe il tipo parlante in qualche modo integrato e superato da una leggenda”20.

L’esemplare 1/1, di Parigi, era il primo ad essere noto ed ha una lunga storia, in parte ricostruita da BROUSSEAU 201021.

Invece l’esemplare 1/2 di Londra ha una provenienza nota e molto importante. Esso faceva parte dell’ ecce-zionale ripostiglio di “Calabria 1863” (IGCH 1887), poi disperso e che comprendeva anche 15 stateri di Tarentum (con dio su delfino/ippocampo), 1 statere incuso di Laos, 14 stateri incusi di Metapontum, 14 stateri di Poseidonia (Poseidone/Toro), 52 stateri di Caulonia (12 incusi), 66 stateri di Croton (62 incusi). Tale ripostiglio, trovato nel 1863 più esattamente a Roggiano Gravina, fu sotterrato intorno al 470 a.C., che quindi costituisce una datazione ante quem. Questo esemplare fu acquistato da Edward Wigan poco dopo il ritrovamento e passò al British Museum nel 1873.

L’esemplare 1/3, recentemente venduto, è in realtà un frammento (circa 1/3) di statere e purtroppo non si conosce la sua provenienza. È difficile stabilire se la frammentazione sia stata intenzionale, forse per ricavare una dramma, o era semplicemente una moneta rotta.

Il secondo nominale, il dramma n. 2, è noto in unico esemplare, recentemente comparso in un’asta tedesca. Al diritto c’è la testa del dio Dioniso e al rovescio viene ripreso il tralcio di vite, con poche variazioni. La leggenda dell’etnico è trasferita al rovescio.

I propugnatori dell’ipotesi “siciliana” hanno ritenuto di poter stabilire una stretta connessione tra la testa di Dioniso dei Serdaioi con Naxos. Tuttavia, come giustamente puntualizzato da BROUSSEAU 2010, tale confronto indica solo una generica affinità tipologica, indicando al più che i Serdaioi sicuramente conoscevano le dramme nassie che si erano già diffuse in circolazione, anche al di là dello Stretto, ma senza eseguire una esatta replica. Sui frazionali di Serdaioi manca sempre la corona di vite che invece cinge la testa di Dioniso di Naxos. Inoltre, come già accennato, la metrologia achea adottata da Serdaioi (e dalle altre zecche enotrie dell’epoca) non collima con il piede calcidese adot-tato da Naxos, con un dramma di 5,70 g, emesso in due successivi periodi, nel 530/520-510 a.C. e nel 510-495 a.C., che si distinguono specialmente per il diverso diametro, circa 25 mm nel primo periodo e 21 mm nel secondo (Fig. 4).

18 Conservato al Museo Archeologico di Reggio Calabria (inv. 58729, altezza 27 cm). Il primo a istituire il confronto tra lo statere di MEP e

il pinax di Locri fu RIZZO 1946, anche se questi aveva attribuito la moneta a Sergentium, in Sicilia. Esistono anche raffigurazioni di Dioniso con cantharos e tralcio di vite su vasi a figure nere e a figure rosse, anche se in questo caso il tralcio di vite risulta molto più ramificato e più ricco, estendendosi spesso anche davanti al dio, che è sempre ammantato e generalmente in moto veloce.

19 Sofocle, Antigone, vv. 1117-1118. La tragedia fu rappresentata per la prima volta nel 442 a.C., quindi solo circa 50 anni dopo la monetazione in esame.

20 POLOSA 2000, p. 54. 21 Probabilmente è lo stesso di quello descritto da Rasche (Lexicon universae rei numariae veterum et praecipue Graeorum ac Romanorum,

t. III, parte II,) nel 1788 (con un disegno fatto da Torremuzza) e ripreso da Eckhel (Doctrina nummorum, IV) nel 1792. Successivamente il SESTINI 1805, afferma che lo statere apparteneva alla collezione del barone siciliano D’Astuto (di Noto) e che era stato trovato in Sicilia. In realtà non esistono prove che sia stato realmente trovato nell’isola e, per inciso, la collezione di monete siciliane del barone D’Astuto fu venduta nel 1817 al principe di Baviera per essere donata al Museo di Monaco, ma senza lo statere di Serdaioi. Lo stesso DUC DE LUYNES 1859 scrisse che il suo pezzo fu acquistato nel 1853 a Napoli da un piccolo orefice calabrese. A causa della sua supposta origine siciliana, il De Luynes ha creduto che la zecca fosse in Sicilia, a Sergetion o Ergetion (anche se tale località è nota solo in una fonte di età imperiale, Stefano Bizantino, Tolomeo III, 4, 13 e in una iscrizione delfica della prima metà del II secolo a.C.). La collezione del duca De Luynes entrò a far parte del medagliere pubblico di Parigi nel 3 marzo 1863.

Fig. 3 – Pinax di Locri (ingr. 1/4)

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x2 Fig. 4 – Dramma di Naxos di II Periodo (510-495 a.C.)

Nomos 3/2011, n. 19 g. 5,73

2 DRAMMA acheo AR (2,37 g.) 500 - 480 a.C.

D/ = Testa barbuta di Dioniso a destra; bordo di puntini. R/ = Ramo di vite con tre foglie e grappolo d’uva; a sinistra, in basso, MEP; bordo a puntini.

D2 2/1 R2 x2

HNI -; Garrucci - conii diritto = 1 (D2) conii rovescio = 1 (R2) diametro = 16 mm

Conii D2/R2 2/1) Gorny & Mosch 169, 13 ottobre 2008, n. 10 g 2,37

La successiva frazione, il triobolo n. 3, presenta simile testa di Dioniso e al rovescio compare il solo grappolo d’uva e l’etnico è di nuovo trasferito al diritto.

Esistono almeno due varianti, la prima con testa a sinistra (n. 3a) e la seconda con testa a destra (n. 3b). È da rilevare che queste due varianti sono strettamente collegate dal comune conio del rovescio. La variante n. 3a appare essere leggermente più pesante dell’altra variante e probabilmente fu la prima ad essere coniata, subito seguita dalla variante con la testa a destra, ma è solo una mia supposizione, che non può essere suffragata per lo scarso numero dei pezzi finora noti.

3a TRIOBOLO acheo AR (1,42-1,30 g.) 500 - 480 a.C.

D/ = Testa barbuta di Dioniso a sinistra; davanti, MEP; bordo di puntini. R/ = Grappolo d’uva; bordo a puntini.

D3 3a/1 R3 x2,5

D3 3a/2 R3 x2,5

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D3 3a/3 R3 x2,5

HNI 1718; Garrucci - conii diritto = 1 (D3) conii rovescio = 1 (R3) diametro = 12 mm Conii D3/R3 3a/1) Gorny & Mosch 199, 10 ottobre 2011, n. 38 g 1,42 3a/2) Alpha Bank 9629 = Numismatica Ars Classica 13, 8 ottobre 1998, n. 164 = Leu 22, 8-9 maggio 1979, n. 6 g. 1,35 3a/3) Sternberg XXXIV, 22-23 ottobre 1998, n. 16 g. 1,30

3b TRIOBOLO acheo AR (1,24-1,19 g.) 500 - 480 a.C.

D/ = Testa barbuta di Dioniso a destra, coi capelli resi da puntini; davanti, MEP; bordo di puntini. R/ = Grappolo d’uva; bordo a puntini.

D4 3b/1 R3 x2,5

D4 3b/2 R3 x2,5

D4 3b/3 R3 x2,5

D4 3b/4 R3 x2,5 HNI 1718; Garrucci tav, CXI, 10 conii diritto = 1 (D4) conii rovescio = 1 (R3) diametro = 11-12 mm Conii D4/R3 3b/1) Nomos 3, 10 maggio 2011, n. 8 = Gorny & Mosch 185, 8 marzo 2010, n. 7 g 1,24 3b/2) Morton & Eden 51/2011,24 ottobre 2011, n. 12 = Sternberg & Apparuti XVIII, 20-21 novembre 1986, n. 21 g. 1,23 3b/3) Gorny & Mosch 190, 11 ottobre 2010, n. 31 = Gorny & Mosch 155, 5 marzo 2007, n. 13 g 1,22 3b/4) Parigi, BN, coll. De Luynes 1139 g. 1,19 La variante 3b ha lo stesso conio rovescio della variante 3a.

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Su PIRAS 1996 (n. 219), ripreso poi da POLOSA 2000 (al n. 5), è riportato il dise-gno di un esemplare, del peso di 1,25 g, della variante 3b, ma apparentemente di conii di-versi (Fig. 5) Purtroppo non è stato possibile accertare l’effettiva esistenza di questo esem-plare, che quindi deve essere escluso dal con-teggio dei pezzi noti.

L’ obolo n. 4 è noto in soli due esemplari, da una sola coppia di conii. Per le scarse dimensioni della mone-ta, scompare il grappolo d’uva, sostituito dalla leggenda dell’etnico, passato al rovescio, in direzione retrograda.

4 OBOLO acheo AR (0,45-0,31 g.) 500 - 480 a.C.

D/ = Testa barbuta di Dioniso a destra, coi capelli resi da puntini; bordo di puntini. R/ = MEP in direzione retrograda; bordo a puntini.

D5 4/1 R4 x3

D5 4/2 R4 x3

HNI 1719; Garrucci - conii diritto = 1 (D5) conii rovescio = 1 (R4) diametro = 9 mm

Conii D5/R4

4/1) New York, ANS 1991-33-1 (acquistato da Kovacs il 5 dicembre 1991) g 0,45 4/2) Numismatica Ars Classica 64, 17 maggio 2012, n. 652 = Numismatica Ars Classica 27, 12 maggio 2004, n. 61 g. 0,31

Una simile disposizione retrograda di tre lettere dell’etnico,

elette a unica rappresentazione del rovescio, si riscontra in un obo-lo, inedito, di Caulonia, del 500-480 a.C.22 che era comparso in una recente asta tedesca. Molto probabilmente sia l’obolo di Serdaioi che quello di Caulonia appartengono a uno stesso periodo cronolo-gico e mostrano strette connessioni fra le due zecche (Fig. 6).

Nell’emiobolo n. 5 le prime tre lettere dell’etnico sono disposte a raggiera attorno a un globetto, similmente a un diobolo di Caulonia (KAYΛO intorno a tre globetti con bordo incuso = HNI 2042) e a un obolo di Poseidonia (ΠOMEI intorno a un globetto = HNI 1109), che appartengono ambedue alla fase finale delle emissioni incuse di queste due zecche23.

22 Su HNI una moneta con tipi simili, un diobolo, era nota solo dal Garrucci 1885 (tav. XCI, 29) ed era stata correttamente datata al 500-480 a.C. 23 Per Caulonia il diobolo (= Noe n. 206-207) è posteriore al gruppo D degli stateri nella classificazione di Noe (The Coinage of Caulonia.

New York 1958) e in HNI è datato al 500-480 a.C., quindi poco prima dell’avvento del doppio rilievo che in quella zecca dovrebbe essere avvenuto verso il 475 a.C. mentre per Poseidonia l’obolo è datato in HNI al 530-500 a.C.

x2,5 Fig. 5 – Esemplare di triobolo illustrato su Piras 1996, n. 219, g. 1,25

x3 Fig. 6 – Obolo di Caulonia

Gorny & Mosch 165/2008, n. 1077 g. 0,69

10 M ONETE ANTICHE n. 64 – Luglio/Agosto 2012

5 EMIOBOLO acheo AR (0,26-0,18 g.) 500 - 480 a.C.

D/ = Testa barbuta di Dioniso a destra; bordo di puntini. R/ = MEP con lettere disposte a raggiera intorno a un globetto; bordo a puntini.

D6 5/1 R5 x4

D6 5/2 R5 x4

D6? 5/3 R6 x4

HNI 1720; Garrucci - conii diritto = 1 (D7) conii rovescio = 2 (R5-6) diametro = 7 mm

Conii D6/R5

5/1) Münzen und Medaillen, listino PF 406, novembre-dicembre 1978, n. 6 g 0,26 5/2) Napoli, Fiorelli 2593 g. 0,18 (forse trovato nel Sud Italia)

Conii D6?/R6

5/3) Parigi, BN, fond général 1104 g. 0,24

Anche per l’emiobolo il PIRAS 1996 (n.

220), ripreso poi da POLOSA 2000 (al n. 11), ha ri-portato il disegno di un esemplare, apparentemente di conii diversi (Fig. 7). Purtroppo, come per il trie-miobolo, non è stato possibile accertare l’effettiva esistenza di questo esemplare, che quindi non è sta-to incluso nel conteggio dei pezzi noti. In ogni caso nessun esemplare delle emissioni a nome Serdaioi è stato rinvenuto in Sardegna (comunicazione perso-nale di Enrico Piras).

Il BROUSSEAU 2010 ha il grande merito di avere rettificato un errore di CAHN 1978 (poi ripreso da successivi autori, compreso HNI, al n. 1721), il quale aveva creduto di poter identificare un nuovo e inedito emiobolo dei Serdaioi, con la particolare leggenda MEP∆ (con il delta), di proprietà di Fogg Art Museum, presso la Harvard University di Cambridge/Mass. (USA). È stato sufficiente confrontare questo esemplare con altri due, del Museo di Berna e dello Staadtliche Museen di Berlino, con la leggenda ΠOMEI, finora inediti e non censiti da HNI, per rendersi conto che appartiene alla stessa coppia di conii e quindi si tratta di una erronea lettura e tale esemplare dovrebbe essere invece attribuito a Poseidonia (Fig. 8-10). Questa emissione di Poseidonia dovrebbe risalire al 500 a.C. circa e costituisce il diretto modello ispiratore dell’emiobolo n. 5 di Serdaioi, che quindi rivela una stretta influenza di questa città achea, come dimostrato anche dal noto trattato di Olimpia.

x4

Fig. 7 - Esemplare di emiobolo illustrato su Piras 1996, n. 220, g. 0,25

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11

x3

x3

x3 Fig. 8 – Emiobolo di Poseidonia

Fogg Art Museum, g. 0,29 Fig. 9 – Emiobolo di Poseidonia

Berna Fig. 10 – Emiobolo di Poseidonia

Berlin 1846/5726

Come si può meglio evincere nella seguente tavola sinottica, tutta la monetazione di Serdaioi appare strutturata sul piede acheo-corinzio, basato su uno statere o didramma del peso teorico di circa 8,10 grammi, adottato nelle zecche achee di ambiente enotrio, come Sybaris, Croton, Caulonia e Poseidonia.

La caratteristica di tale sistema, rispetto al classico piede ponderale attico, è che lo statere era diviso in 3 dramme, anziché in due. Ne consegue che il triobolo corrispondeva a 1/6 di statere, l’obolo a 1/18 e l’emiobolo a 1/36 di statere.

Come evidenziato dal BROUSSEAU 2010, i pesi riscontrati nei pochi esemplari finora pervenuti mostrano un adeguato allineamento rispetto alla metrologia di piede acheo. Solo il dramma appare piuttosto leggero, anche se il suo peso ricade nell’intervallo ponderale osservato per le altre dramme enotrie24.

Per quanto riguarda la datazione delle monete dei Serdaioi, BROUSSEAU 2010 ha eseguito confronti stilistici, per il diametro, di 24 mm, e per il particolare trattamento della linea di bordo, specialmente con gli stateri incusi di Croton e di Poseidonia, normalmente datati al 530-500 a.C. proponendo per Serdaioi una datazione al 510-490 a.C. Personalmente non ritengo plausibile una cronologia anteriore al 500 a.C. e pertanto preferisco abbassare di circa un decennio, collocando le emissioni a nome dei Serdaioi al 500-480 a.C., allineandole alle simili emissioni di frazionali già osservati per Caulonia (Fig. 6) e per Poseidonia (Fig. 8-10).

Completamente distinta è una tardiva emissione a nome ΣΣΣΣAP∆∆∆∆Ω, generalmente attribuita a Tauromenion25, ma che invece sarebbe opera di mercenari sardi in Sicilia. Essa sarà studiata in un successivo articolo.

Tavola sinottica: le monete di Serdaioi

Periodo: 500 – 480 a.C.

Emissioni Statere

AR

Dramma*

AR

Triobolo

AR

Obolo

AR

Emiobolo

AR

Dioniso nudo s. e MEP/Grappolo con ramoscello

Testa Dioniso d./Grappolo con ramoscello e MEP

Testa Dioniso a s. o d. e MEP/Grappolo

Testa Dioniso a d./MEP (lineare e retrogrado)

Testa Dioniso a d./MEP (a raggiera)

Peso massimo

Peso minimo

Peso medio

1

7,95

7,91

7,93

2

2,37

3a-c

1,42

1,19

1,28

4

0,45

0,31

0,38

5

0,26

0,18

0,23

N. esemplari noti 3 1 7 2 3

Piede ponderale acheo 8,10 2,70 1,35 0,45 0,225

* Corrispondente a 1/3 di statere acheo 24 BROUSSEAU 2010, p. 266-267 e figura 17. L’autore evidenzia come su un campione costituito da 214 dramme (di Metaponto, Caulonia e

Laos) il picco di addensamento ponderale cade tra 2,51 e 2,65 g, quindi più vicino al peso teorico di 2,70 g, ma non mancano esemplari più leggeri.

25 Sommariamente descritta su POLOSA 2000, p. 55-57 e su CUTRONI TUSA 2003.

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio il forum LaMoneta per avere ospitato una proficua discussione su questa monetazione.